corriere della sera - 19 aprile 2016

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  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    In Italia EURO 1,50 ANNO 141 - N. 93MARTEDÌ 19 APRILE 2016

    di Paolo Mieli

    Q  uale miglioreopportunità diquellapresentatasi inquesti giorni ai

    laburisti inglesi per dare una vigorosa spallata a David

    Cameron? Il primo ministroconservatore è alle prese conun vistoso crollo nei sondaggidopo esser stato costretto adammettere che suo padre eracoinvolto nello scandalo venuto alla luce con i PanamaPapers; mezzo partito gli si èrivoltato contro e si èschierato con il sindaco diLondra, Boris Johnson, che —in compagnia di Nigel Faragee George Galloway — il 23giugno voterà No allapermanenza della GranBretagna nell’UnioneEuropea. Ed è evidente cheun’uscita di Londra dalsistema continentalesegnerebbe la fine politica diCameron. Un’occasione d’oroper il capo laburista Jeremy

    Corbyn, un idolo del popolodi sinistra in particolare deipiù giovani (il romanziereDavid Peace ha detto che basta «andare nei pub oscendere in strada» per capireche «gli elettori oggi voglionolui»): è un socialista vecchiamaniera, ha in programma lanazionalizzazione delle lineeferroviarie, ha divorziato dallaprima moglie che rifiutava dimandare i figli a una scuolapubblica, ha auspicatoaddirittura un «compromessopolitico» con l’Isis. I suoisupporter gli hanno suggeritodi approfittare del momento esferrare a Cameron un colpomortale. Corbyn oltretuttoavrebbe le carte in regola percompiere questo passo:quarantun’anni fa, nel 1975,

     votò addirittura control’adesione del suo Paese allaComunità economicaeuropea, è sempre stato unconvinto euroscettico, hasostenuto in più occasioni chela Ue soffre di un «deficit didemocrazia».

    continua a pagina 26

    LA LEZIONEINGLESEALLE DESTRE

    L’emergenza Giallo sul naufragio. La Somalia: diretti verso la Sicilia. Gentiloni: i muri non servono

    «Centinaia di morti in mare»Migranti, sì europeo al piano di Renzi. Ma la Germania frena sugli eurobond

    Brasile Temer (con signora) nel dopo Dilma

    Lo sgambetto dell’uomo in grigio

    D opo l’impeachment della presidente Rousseff, in Brasile si stacompiendo lo sgambetto di Michel Temer, 75 anni, il vicepresidente cheassumerà i poteri. Di lui, oltre all’estrema flessibilità politica (la presidente loha definito «traditore»), si ricorderà la compagna 32enne Marcela Araujo (di43 anni più giovane di lui) e il discorso da leader anticipato su WhatsApp. (Da sinistra: Dilma Rousseff, Michel Temer e Marcela Araujo) a pagina 14

    di Rocco Cotroneo

    GIANNELLI

    La ministra Boschi «Emiliano? Quorum fallito anche in Puglia»

    «Un referendum sbagliatoha provocato costi per tutti»

    L’ANALISI DELL’IPSOS

    Alle urne metà dei 5 Stelledi Luca Comodo a pagina 8

    IL VIAGGIO A RIAD

    Obama, i sauditie la lotta all’IsisSulle traccedi un’alleanza 

    D omani il presidente degliStati Uniti arriva a Riad,dove incontrerà il re Salman.

     Un colloquio spigoloso,nel quale peseranno l’accordo

    sul nucleare tra Usa e Iran,percepito dai sauditi come unasconfessione dell’equilibriogeopolitico ed economicoregionale e il veto di Teheran,che ha affondato il verticedi Doha sui prezzi petroliferi.Sullo sfondo, la nuova leggesulle vittime del terrorismoche potrebbe toccare ancheesponenti del governo di Riadresidenti negli Stati Uniti.

    a pagina 27

    di Giuseppe Sarcina

    L’ATTENTATO SU UN AUTOBUS DI LINEA

    Israele, torna il terrore

    T orna l’incubo kamikaze a Gerusalemme:una bomba esplode su un bus di linea senzapasseggeri. Le fiamme si propagano a un altromezzo: almeno 16 i feriti. La Jihad islamica an-nuncia una nuova fase. a pagina 15

    di Davide Frattini

    N uova strage nel canale di Sicilia: «Affondatoun barcone con centinaia di somali». I traf-ficanti di uomini puntano sulla rotta dall’Egitto.La Germania intanto frena sugli eurobond.

    da pagina 2 a pagina 5 Coppola, Tebano

    I l referendum sulle trivella-zioni e il quorum non rag-giunto. «Questo non era un vo-to a favore o contro il governo,né un referendum politico, loabbiamo detto dall’inizio». Laministra Maria Elena Boschi, ilgiorno dopo le urne, dice alCorriere: «La consultazione

    non ha coinvolto la maggioran-za degli italiani e ha comporta-to comunque un impegno e co-sti per tutti. Io il quesito l’ho in-terpretato così: volete o non vo-lete continuare a garantireundicimila posti di lavoro?».

    a pagina 7e da pagina 6 a pagina 8

    di Maria Teresa Meli

    Se Spalletti sfida il Marchese del GrilloL’allenatore toscano, Totti e le insidie della «magica» romanità. Una cena per chiarire

    C’ è qualcosa di più del cal-cio nella lite tra LucianoSpalletti e Francesco Totti.Spalletti ha preso di mira il

    simbolo della romanità calci-stica, il Pupone, per non farsiabbindolare dalla Capitale. Neha fatto la sintesi dello scon-fittismo giallorosso e del lan-guore delle ore piccole, della bella vita, della pigrizia. Tra idue va in scena uno spettaco-lare duello antropologico cheora aspetta un chiarimento.

    alle pagine 42 e 43 Valdiserri

    di Pierluigi Battista

    I fedifraghi sono avvertiti: per smascherare le scappatelle,niente investigatori privati oamici che fanno la spia. Oraagli avvocati divorzisti bastasfogliare le foto su Facebook.

    a pagina 23

    di Greta Sclaunich

    AVVOCATI DIVORZISTI

    INFEDELI TRADITI

    DA FACEBOOK

    M arxista non pentito, Fau-sto Bertinotti rievoca ilTogliatti del discorso ai catto-lici a Bergamo nel 1953 per spiegare il rapporto con JuliánCarrón, leader spirituale di Cl.

    a pagina 11

    di Cesare Zapperi

    PARLA BERTINOTTI

    «HO RITROVATO

    UN POPOLO IN CL»

    IDEE INCHIESTE

    OrizzontiTecnologia e futuroIl capoufficiodiventerà un robot

    di Massimo Gagginel supplemento

    In edicola

        A    F    P    /    E    V    A    R    I    S    T    O     S

        A

    Strategie a confronto

    di Fiorenza Sarzanini e Danilo Taino

    Il bello dell’Italia Un Paese da sognoche non sa vendersi

    di Roberta Scorranesealle pagine 24 e 25

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    2   Martedì 19 Aprile 2016 Corriere della Sera

    Primo piano Immigrazione

    I superstiti: noi, a picco nel buioSi teme una strage: sul barcone centinaia di somali, sarebbe affondato di notte

    Sei morti nel Canale di Sicilia. I trafficanti ora puntano sulla rotta dall’Egitto

    Un anno fa

    Il 18 apriledel 2015 nelCanale di Siciliasi capovolge unbarcone dilegno di 21metri. Solo 28 isopravvissuti,tra 700 e 800le vittime: è lapiù grandetragedia dimigranti nelMediterraneodi cui si ha

    notizia

    La Procura diCataniaipotizza che ilnaufragio siastatoprovocato dallospostamento abordo dellepersone, «in unnumerosproporzionatorispetto alledimensioni»dell’imbarca-zione, e allemanovre erratenel tentativo diaccostamentoa un mercantile

    Tra i 28

    sopravvissuti,ci sarebberoanche duescafisti,attualmentesotto processoa Catania

    Proprio inquesti giornistannoiniziando leoperazioni direcupero delloscafo

    L’unica traccia rimasta di lo-ro è il racconto dei superstiti,ancora frammentario e incer-to. Sarebbero tra i 200 e i 300 iprofughi e migranti, soprat-tutto somali, etiopi, sudanesied egiziani, morti in un nuovonaufragio il 12 aprile mentrecercavano di raggiungere l’Ita-lia dopo essere partiti da Egit-to e Libia. Affogati nella nottenel pieno del Mediterraneoquando la nave su cui li stava-no trasferendo i trafficanti (giàaffollata di 300 persone) si sa-rebbe rovesciata.

    «Sulla barca eravamo 500,in maggioranza somali, solo in

    23 siamo sopravvissuti — haraccontato al sito di Mogadi-scio Goobjoog News  Awal e Warsame, una dei pochi scam-pati al naufragio —. I supersti-ti, compreso me, hanno usatopezzi di legno presi dalla barcache si è capovolta per tenersi a

    galla prima di essere soccorsi.Siamo partiti dall’Egitto, e pre-cisamente da Alessandria, il 7aprile e la barca si è rovesciatail 12 aprile. Ma siamo stati sal- vati da una nave filippina a lar-go di un’isola greca solo 5 gior-ni dopo».

    Notizia del naufragio è statadata anche dalla Bbc, che haraccolto le testimonianze di 41 persone appartenenti a ungruppo di 240 migranti e rifu-giati salpati però dal porto li- bico d Tobruk, ora sull’i solagreca di Kalamata, dove sareb- bero state portate dai soccorri-tori. Hanno raccontato che al-l’inizio si erano rifiutati di es-sere consegnati alla guardiacostiera greca, perché eranodecisi ad arrivare in Italia.

    Né l’Alto commissariatoOnu per i rifugiati, né le auto-rità italiane e greche hanno almomento potuto confermarequanto successo e anche la

    guardia costiera libica ha fattosapere di non avere informa-zioni sulla vicenda. Una prima

    ricostruzione arriva però dalgoverno somalo. «Non abbia-mo un numero certo di morti,ma stimiamo che sia tra i 200 ei 300» ha detto all’agenziaReuters il ministro dell’infor-mazione di Mogadiscio Moha-med Abdi Hayir, aggiungendoche sarebbe stata coinvoltauna nave su cui si trovavano

    500 persone, che tra le 200 e le300 di queste erano somali eche «la maggioranza di loro èmorta».

    Nell’incertezza dei fatti, ap-pare sicura la ripresa della rot-ta egiziana: dopo la chiusuradi quella balcanica e la limita-zione degli sbarchi in Greciacon l’accordo tra Ue e Turchia,

    i profughi cercano la via d’ac-cesso all’Europa dal Nordafri-ca. Ora però il caos crescentein Libia fa privilegiare le par-tenze da Alessandria, in parti-colare per chi proviene dal-l’Africa Orientale attraverso ilSudan. Secondo Frontex, amarzo sulle isole greche sonoapprodati 26.450 migranti,

    meno della metà rispetto almese precedente, mentre sul-le coste italiane si sono contati9.600 arrivi, oltre il doppio ri-spetto a febbraio (e molti dipiù dei 2.283 dello stesso me-se nel 2015). Dei 520 scafisti ar-restati nel 2015 ben 150 eranoegiziani, ma i fermi di traffi-canti nel Paese nelle ultimesettimane si sono moltiplicati:in molti ieri hanno temuto chel’aumento delle partenze po-tesse essere una risposta alleaccuse dell’Italia al governodel Cairo per l’omicidio di Giu-lio Regeni, ma le autorità loca-li stanno collaborando per fer-

    mare i trafficanti.La nuova tragedia del Medi-terraneo è «una ragione in piùper noi per dire all’Europa chein questo momento non deveinnalzare muri — ha com-mentato il ministro degli Este-ri Paolo Gentiloni —, ma mol-tiplicare i propri sforzi». Lanotizia arriva a una anno esat-to dal naufragio tra la Libia e diLampedusa in cui morironoalmeno 700 persone. Ieri unanave della Marina è salpata per aiutare la ditta incaricata delrecupero del relitto, adagiato a370 metri sotto il livello delmare, con ancora molti dei re-sti delle vittime.

    Inatto a Lampedusa è arriva-ta la nave Aquarius che ieri nelCanale di Sicilia ha salvato 108persone disperse su un gom-mone. A bordo c’erano i corpidi sei persone: per loro non c ’èstato niente da fare.

    Elena Tebano© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Spagna

    Rep.

    Ceca

    NorvegiaSvezia

    Lituania

    Lettonia

    Polonia

    Estonia

    Danimarca

    Portogallo

    Austria

    Belgio  Germania

    Francia Ungheria

    Malta

    Paesi

    Bassi

    Slovenia

    ITALIA

    Svizzera

    Slovacchia

    Romania

    CiproMarocco

    LibiaMediterraneoCentrale

    Egitto

    Sudan

    Etiopia

    Somalia

    Algeria

    Turchia

    Macedonia

    SerbiaBulgaria

    Croazia

    SiriaTunisia

    Irlanda

    Regno

    Unito

    I percorsiGli ingressi illegaliin Europa

    La nuova rotta

    Fonte: Eurostat; Frontex; The Economist

    BalcaniOccidentali

    GLI ARRIVI NEL 2015

    MediterraneoOrientale

    MediterraneoOccidentale

    Area Schengen

    Ue non Schengen

    Schengen non Ue 

    Le partenze dall’Egitto

    885.386

    764.038

    153.946

    7.164

    d’Arco

    Il racconto«Mi sono salvatoaggrappato a dei pezzidi legno. Poi è arrivatauna nave filippina»

    Dal crollo del governo centrale, nel 1991,la Somalia è in guerra civile. Gli islamisti di Al Shabab,(legati ad Al Qaeda) controllano il Sud e il Centro,il governo riconosciuto dall’Onu solo la capitale

    Mogadiscio, spesso teatro di attentati.E la siccità mette in ginocchio il Paese

    La guerra civile e la siccitàMogadiscio bersaglio di attentati

    Le crisi nell’Africa dell’Est

    Somalia

    Conquistata dopo l’indipendenza dall’Etiopianel 1993, l’Eritrea ha vissuto conflitti con Yemen,di nuovo l’Etiopia e Gibuti. Il Paese è in manoda 23 anni al dittatore Isayas Afeworki

    che ha e imposto la leva indefinita a uominie donne e imprigionato 10 mila oppositori

    I conflitti dopo l’indipendenzaLa dittatura dura da 23 anni

    Eritrea

    Nonostante l’Etiopia abbia una delle economiepiù in crescita dell’Africa, deve affrontare la peggioresiccità degli ultimi dieci anni. Dalla morte di MelesZenawi, a lungo primo ministro, nel 2012 il Paese

    è destabilizzato da attacchi armati di secessionistie di gruppi armati provenienti dal Sud Sudan

    Secessionisti e gruppi dal Sudanhanno destabilizzato il Paese

    Etiopia

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    Corriere della Sera Martedì 19 Aprile 2016 PRIMO PIANO 3

    LA STORIA DI AWET

    Il deserto, la Libia, poi in mare«E mio figlio aveva 15 giorni»

     Uno tra tanti, Awet, che orasorride timido al tavolo giallodello spazio per i bambini diun centro milanese, i disegnialle pareti e i tricicli di plastica.Ha riposato, ha mangiato pa-sta e polpette per cena, indos-sa una camicia a righine azzur-re che pare nuova, ma è ancorastremato. «Sono in viaggio daquattro anni».

    Se n’è andato dall’Etiopiapoco più che ventenne, assie-me a una moglie altrettantogiovane. Non ha potuto studia-re, racconta, perché quandoera in prima media la scuola ècrollata. Poi il padre è stato uc-ciso e gli hanno portato via laterra. Dice che nella regione dacui viene, l’Oromia, c’è unaguerra civile «di cui non parlanessuno»: «Non avevo speran-za». Ha faticosamente raccolto300 dollari, allora, e con la mo-

    glie Awet ha pagato i traffican-ti e varcato la frontiera con ilSudan. I soldi son finiti e per 

    quasi tre anni il viaggio si è fer-mato qui: «Pascolavo le peco-re, mia moglie faceva la came-riera, vivevamo nascosti in un villaggio». Fino a che «propriocome le pecore» li hanno cari-cati su un camion e li hannodepositati in Libia: erano riu-sciti a raccogliere i dollari suf-ficienti per altri passeur.

    I racconti dei soggiorni inLibia sono tutti atroci: lavoroduro, molta paura, molti abu-si. Awet fatica a parlarne, siconfonde con le date. Si è ar-rangiato come muratore per un po’. «Avevamo preso un ap-partamento in affitto a Benga-si». Quando una notte la poli-zia ha fatto irruzione: «Ci han-no derubati e arrestati». Don-ne, uomini, ragazzini, tuttiassieme, per cinque mesi incella, finché un giorno «hosentito che sparavano contro

    la prigione, le guardie sonoscappate, ci hanno abbando-nati lì, e ci siamo liberati».

     Altri mesi di lavoro per cer-care di guadagnare il costo del biglietto, la giovane moglie in-tanto è incinta. Awat contatta itrafficanti, 4.000 dollari per due passeggeri, quasi tre. Gliscafisti libici li trasportano inuno degli appartamenti cheusano come base: «Eravamo480, stretti, per oltre un me-se». Per la maggior parte afri-cani, qualche mediorientale. Vi davano da mangiare? «Solochi aveva soldi poteva permet-terselo».

    Lui molto poco, e quel cheriesce lo dà alla moglie che èarrivata alla fine del nono me-se di gravidanza, e adesso haanche le doglie. «Ho chiesto diportarla in ospedale ma mihanno detto di no. Allora hapartorito in quella casa, conl’aiuto di altre donne che ave- vano già avuto figli e sapevano

    come si faceva».Il bambino ha appena 15giorni quando arriva l’allerta:

    tenetevi pronti a partire. Li ca-ricano in auto, un’ora di viag-gio, raggiungono la costa e ve-dono una barca da sette perso-ne che gli scafisti intendonocaricare di 120 passeggeri, tuttietiopici ed eritrei. «Io non vo-levo salire lì con il bambino

    così piccolo, ma ci hanno mi-nacciato con bastoni e pisto-le». Giubbotti di salvataggio vene hanno dati? «Solo a chi pa-gava 100 euro». E Awat e la suafamiglia non ne avevano più.

    Cinque ore di navigazione elasciate le acque libiche «ci hatirati a bordo una nave», cheha raccolto altri migranti e in-fine è sbarcata in Sicilia. Lì ilneonato è stato ricoverato per due settimane. Ora sta bene, econ i genitori è arrivato l’altrasera in treno a Milano, sullastrada verso la Germania, as-sieme ad altri 72 che affollanol’«hub» gestito dalla Fonda-zione Progetto Arca nell’ex do-polavoro ferroviario. Centronato con la crisi siriana, s’eraun po’ svuotato, è pieno dinuovo e si prepara all’ennesi-ma «emergenza». Questa voltaafricana.

    Alessandra Coppolaterrastraniera

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

     La parola

    ASILO

    In Italia il diritto di asilo è garantitodall’articolo 10 della Costituzione: «Lostraniero, al quale sia impedito nel suoPaese l’effettivo esercizio delle libertàdemocratiche garantite dalla Costituzioneitaliana, ha diritto d’asilo nel territorio dellaRepubblica». In relazione alla particolarecondizione, può essere riconosciuto alcittadino straniero lo status di rifugiato o

    può essere accordata la misura di tutela diprotezione sussidiaria.

    Vivevamonella guerracivile:io e miamoglie nonavevamosperanze

    Ci hannoportati inLibia comele pecore,poi ci hannoderubatie arrestati

    Stremati

    Un gruppodi migrantisoccorsidalla Guardiacostieragiunti ieri aLampedusa

  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    4   Martedì 19 Aprile 2016 Corriere della Sera

    Primo piano  Immigrazione

    No tedesco agli eurobond per i migrantiRenzi: «Ci dicano cosa vogliono fare»Germania contraria a strategie basate su più debito. Ma da Bruxelles c’è apprezzamento

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

    BERLINO  Il governo tedesco ècontrario a finanziare con de- bito le spese per affrontare lacrisi dei rifugiati. Per questo,ieri, ha detto di no a uno deipilastri della proposta italianaavanzata nel fine settimanaper un patto Ue sull’immigra-zione: quella che riguardal’emissione di eurobond .

     Una contrarietà limitata allaparte economica della strate-gia proposta da Roma: il restoè in via di valutazione, a Berli-no, e in generale si nota che idue Paesi hanno interessi eidee non dissimili sulla gestio-ne del problema. L’opposizio-ne a caldo della Germania nonè però piaciuta a Matteo Renzi.«Se la Merkel non è d’accordoe i tedeschi hanno soluzionidiverse — ha detto — ce le di-cano, noi non siamo affezio-

    nati a uno strumento piuttostoche a un altro, ma questo è unproblema che deve risolverel’Europa».

     Anche la cancelliera è de l-l’idea che la questione sia eu-ropea e che solo a quel livellopossa essere risolta. La diffe-renza di vedute — se si preferi-sce di filosofie — è sul mododi finanziare i salvataggi inmare, l’integrazione e l’aiuto aiPaesi di partenza dei profughi.Su questo, la Germania man-tiene la sua posizione: piutto-sto che deficit, una tassa sulla benzina, come già ebbe a pro-porre il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble.

    «Il governo tedesco non ve-de alcuna base per un finan-ziamento comune dei debitiper le spese degli Stati membriper la migrazione», ha detto ilportavoce di Angela Merkel,Steffen Seibert. Non si tratta diun no al cosiddetto «migra-tion compact», la strategiaproposta da Matteo Renzi. Sei- bert ha assicurato che Berlino«esaminerà in modo appro-fondito» il merito della propo-sta. E altrettanto ha detto,sempre ieri, il braccio destrodella cancelliera, Peter Altme-

    ier, che è anche il coordinatoreper la crisi dei rifugiati, al sot-tosegretario italiano all’Inter-

    no Domenico Manzione du-rante un incontro a Berlino. Lostesso ministro degli Esteri Pa-olo Gentiloni ha registrato in-teresse sulle proposte italiane,apprezzata a Bruxelles dal pre-sidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. E — hadetto Gentiloni — la propostasugli eurobond e su tutto il re-sto «pare che sia guardata conattenzione anche dal governotedesco».

    Il quale governo, però, vuolelavorare assieme all’Italia, an-che per quel che riguarda larotta dei profughi che interes-sa direttamente il nostro Pae-se, ma all’ortodossia dello zerodeficit di bilancio non vuolerinunciare. La differenza diimpostazione tra Berlino e Ro-ma si riassume nel fatto che ilgoverno tedesco finanzia lacrisi dei rifugiati grazie al pro-prio surplus di bilancio, il go-

     verno italiano chiede invece difinanziarla con più flessibilitàdei conti pubblici (deficit) ocon eurobond (debito). Ieri,Manzione ha spiegato che laproposta di Roma va oltre lamera gestione del salvare edell’integrare i profughi: in-tende sviluppare una strategiadi lungo periodo con i Paesi dacui i migranti partono, e que-sto sarebbe il senso pieno del-la proposta di eurobond.

    L’impressione è che tra idue governi non ci sia ancorachiarezza sul significato dellaproposta italiana: oggi, per parlarne, si incontreranno aRoma i due ministri degli In-terni, Angelino Alfano e Tho-mas de Mazière. Berlino, però,una chiarezza la ha: non inten-de lavorare a debito.

    Danilo Tainotwitter@danilotaino

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    DifferentivisioniIl presidentedel ConsiglioitalianoMatteo Renzia colloquio conla cancellieratedescaAngela Merkel

     La parola

    EUROBOND

    Termine economico concui si indica l’ipoteticaemissione congiunta dititoli di Stato garantiti datutti i Paesi dell’eurozona;titoli che verrebberoemessi da una Agenziaeuropea per il debitoappositamente creata.L’eurobond consentirebbedi trasformare il rischio

    individuale dei singoliPaesi in frazioni di rischiocollettivo, e l’istituzione diun mercato di dimensionitanto imponenti dovrebbemettere al riparo dalrischio di attacchispeculativi, frequenti suiPaesi con una situazioneeconomica più fragile.

    Chiarezza

    L’impressione è che trai due governi non ci siaancora chiarezza sullaproposta italiana

    Presidente Lucrezia Reichlin

    Nasce a Ortigia la Business schoolper le due spondedel Mediterraneo

    La sfida di costruire unascuola per manager con ilcervello in Sicilia e il cuoreoltre il Mediterraneosi gioca a Siracusa.Con la Ortigia Business Schoolche ieri, come primo evento,ha chiamato il braccio destrodi Ban Ki Moon, l’irlandesePeter Sutherland,rappresentante speciale delsegretario Onu. Pronto, dopola vista di trincee come Calais,a stilare una sorta di tabella

    della solidarietà.L’Italia ai primi posti conGermania e Svezia. Meno gli Usa. Ancora meno Francia eInghilterra. In coda tanti altri.Fino all’Austria o all’Ungheriadelle barriere.Simboli di «una negazionedell’essenza delle cose in cuidiciamo di credere»,cioè di una Europa senzafrontiere. Con prevedibiledanno «da 50 a 150 miliardil’anno». Offrendo così ilprimo grande tema diriflessione alla platea dellanuova Scuola presieduta daLucrezia Reichlin,l’economista della LondonBusiness School.Si andrà a regime il prossimoanno, come dice, dopo la

    raccolta fondi.Obiettivo dichiarato, unaformazione utile alle duesponde del Mediterraneo, marivoltando la logica della fugadi cervelli: «L’ambizione èavere qui il meglio delmondo».

    F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    Corriere della Sera Martedì 19 Aprile 2016 PRIMO PIANO 5

    La strategia

    di Fiorenza Sarzanini

    L’Italia decisa a proseguirePiano per quote di ingresso

    e formazione professionaleSi prevede che il flusso di migranti economici possa durare decenni

    ROMA 

    L’Italia va avanti, il pianoper l’Africa rimane una priori-tà. Perché a fronte del «no» diBerlino all’utilizzo degli euro- bond per finanziare gli inter- venti in materia di immigra-zione, c’è il «sì» convinto deileader dell’Unione Europeaall’intervento diretto nei Paesid’origine. E dunque la linea èdecisa: si discuterà sullo stru-mento finanziario più adatto,ma non ci sarà alcun passo in-dietro rispetto al progetto. La

    delegazione diplomatica aBruxelles, in accordo con iministeri dell’Interno e delleFinanze, ha messo a punto le

    «misure» per favorire l’accor-do con gli Stati da cui partonogli stranieri. E adesso la paro-la d’ordine è fare in fretta. An-che perché in Italia nei Cie, iCentri di identificazione edespulsione, ci sono appena250 posti e dunque organizza-re i rimpatri è pressoché im-possibile visto che la leggeimpone il passaggio nellestrutture prima del rientroforzato nello Stato di apparte-nenza. Fino allo scorso annola media era di 50 rimpatri asettimana, ormai si viaggia supoche decine di stranieri almese e comunque con prov- vedime nti estem pora nei. Inaccoglienza nelle strutture cisono oltre 110 mila fra uomini,donne e bambini. E il loro nu-mero certamente aumenteràentro breve.

    La rotta del Mediterraneo

    Dopo l’intesa raggiunta aBruxelles con la Turchia per far rientrare i profughi arrivatiin Grecia e la chiusura di fatto

    della rotta balcanica, l’even-tualità più concreta è che chiscappa dalle guerre scelga un

    altro percorso e dunque lastrada che passa proprio per l’Africa e arriva da noi attraver-so il Mediterraneo. Sono cen-tinaia di migliaia di personedisposte a tutto pur di riuscirea raggiungere l’Europa, che sisommano a chi già da mesi èsulle coste della Libia e del-l’Egitto. Tutti in attesa di im- barcarsi pure su mezzi di for-tuna, rischiando la vita per in-seguire la speranza di trovareuna sistemazione definitiva.Tra loro tantissimi migrantieconomici, che non hanno di-ritto all’asilo ma tentano co-munque la traversata convintiche alla fine riusciranno a nonessere rimpatriati.

    Sono i dati relativi agli sbar-chi di quest’anno a dimostrareche gli arrivi dall’Africa non ri-guardano soltanto chi ha di-ritto all’asilo. Le regole fissate

    in Europa impongono infattiil riconoscimento automaticodello status di rifugiato sol-tanto a siriani ed eritrei, men-tre per gli altri il rilascio delpermesso non è affatto scon-tato. Tra il primo gennaio e il18 aprile 2016, su 24,948 per-sone giunte sulle nostre coste,soltanto 1.579 erano eritree,mentre non si registra alcunsiriano.

    Erasmus, nuove quote,formazione

    Il problema di fronteggiareun esodo così imponente è ben spiegato nel documentotrasmesso all’Unione Europeaquando si sottolinea come «lacomplessità di una tale sfida èlegata alla natura mista deiflussi (sia rifugiati e migrantieconomici). Le azioni intra-prese nel percorso orientalehanno a che fare con flussi mi-sti con una maggiore compo-nente di rifugiati a causa della

    guerra civile in Siria. I flussi at-traverso il percorso del Medi-terraneo centro occidentalesono invece composti princi-

    palmente da migranti econo-mici e si prevede che possanoproseguire nel medio-lungotermine. L’Unione Europeadovrebbe quindi essere prontaad affrontare entrambe le sfi-de — tenendo conto che quel-la dei migranti economici èprevisto possa durare decenni— così come l’apertura di altripercorsi possibili».

    Nel piano messo a puntodall’Italia, esaminato in questeore a Bruxelles ma anche nellecancellerie dei vari Stati, sonoprevisti veri e propri incentiviche si traducono in «quote diingresso per i lavoratori, infor-mazioni sulle opportunità dilavoro in Europa per i Paesi cit-tadini terzi, misure di pre par-tenza (tra cui lingua e forma-zione professionale in collabo-razione con le imprese euro-pee pronte a impiegaremanodopera dai Paesi terzi,incontro tra domanda e offertadi posti di lavoro, l’integrazio-ne professionale e sociale de-gli Stati membri, i programmiErasmus plus per studenti e ri-

    cercatori host»[email protected]

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Gli sbarchi

    d’ArcoFonte: ministero dell’Interno

    24.948 I migranti approdati sulle coste italianedal 1° gennaio 2016 a ieri

    DOVE SONO

    (al 30 gennaio 2016)

    Lombardia

    13%

    Sicilia Lazio Piemonte Campania

    12% 8% 8% 8%

    EritreaNigeriai3.582

    SomaliaGambia

    2.718

    SenegalSudan

    1.055Mali

    1.691

    Guineai

    1.919

    Marocco

    861

    Costad’Avorio

    1.900

    1.579

    2.215

    1.871

    D A D O V E A R R I V A N O 

    I primi10 Paesial 18 aprile2016

     La parola

    FRONTEX

    L’Agenzia europea per la gestione dellacooperazione internazionale alle frontiereesterne degli Stati membri dell’UnioneEuropea (Frontex) è un’istituzionedell’Unione Europea il cui centrodirezionale è a Varsavia, in Polonia.Il suo scopo è il coordinamento del

    pattugliamento delle frontiere esterneaeree, marittime e terrestri degli Stati Ue.

    In salvoMigrantiafricanitratti in salvodalla guardiacostieramaltesesbarcano alporto diMessina, inSicilia, il 15aprile scorso( Afp/Giovanni

    Isolino)

    No a passi indietroSi discuterà sullostrumento finanziariopiù adatto, ma non cisaranno passi indietro

    La vicenda

    La propostaitalianadi un pianoper l’Africaè stataaccettatada Bruxelles,ma laGermaniadice «no»alla possibilità

    di ricorrereagli eurobondper finanziarel’emergenza

    Ora sidiscuteràdegli strumentifinanziari piùadatti.Nel pianosono previstiincentivi comele quotedi ingressoper i lavoratorie misure prepartenza comel’insegnamentodella lingua e laformazioneprofessionale

    Intantoè aumentatoil numerodegli sbarchi.SecondoFrontex,il mese scorsola rotta delMediterraneocentrale cheporta i profughisulle costeitaliane haregistrato9.600 arrivi,oltre il doppiorispettoa febbraio

    Flussi mistiLa complessità dellasfida è legata alla naturamista dei flussi (rifugiatie migranti economici) 

    ive you play

  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    6   Martedì 19 Aprile 2016 Corriere della Sera

    Politica

    Ricorso sulle trivelle. Il premier: finita 70 a 30Dopo l’insuccesso di domenica, i comitati chiedono di bloccare 5 concessioni entro le 12 miglia Renzi critica i promotori: il popolo ha parlato. Se perdo a ottobre sulle riforme vado a casa 

    ROMA  Archiviato il referendumsulle trivelle, con una coda di

     veleni e di ricorsi, già ci si pre-para alla consultazione popola-re sulla Costituzione previstaper ottobre. I «partiti» in cam-po sono gli stessi: i «governati-

     vi» e gli «ant igover nati vi», irenziani e gli antirenziani, chegià oggi, al Senato, si confron-teranno sul filo dei numeri: inserata si votano le due mozionidi sfiducia presentate dal M5Se dal centrodestra dopo le di-missioni del ministro FedericaGuidi rimasta incagliata (nonindagata) nella inchiesta sulpetrolio in Basilicata. Ma il pre-mier Matteo Renzi commentacon un’alzata di spalle: «Mozio-ne di sfiducia? Ne presentano

    una ogni 15 giorni».Il risultato del referendumabrogativo promosso dal comi-tato No Trivelle è stato netto.Con l’affluenza inchiodata al31.18% (quasi 20 punti sotto lasoglia di validità), sono risulta-ti inutili i 13.334.754 Sì (85%) e i2.198.813 No espressi dagli elet-tori. Tuttavia i Sì e i No, som-mati, porta a 15 milioni 533 mi-la 367 il numero degli italianiche hanno disatteso l’indica-zione del premier di disertarele urne. Troppo pochi per ab-

     battere il muro del quorum maanche un pacchetto di mischiache verrà riproposto alle Am-ministrative e al referendum diottobre. E Renzi anche su que-sto non concede molto agli av-

     versari: «La partita del referen-dum è finita 70 a 30, il popoloha parlato... ora impegniamocia tenere pulito il mare, magarioccupandoci di depuratori, co-sa che dovrebbero fare le regio-ni».

    Ma il comitato No trivellenon si dà per sconfitto. E conun colpo di coda ha annunciato

    che presto partirà un ricorso alministero dello Sviluppo eco-nomico per chiedere il bloccodi 5 concessioni estrattive en-tro le 12 miglia. Secondo EnzoDi Salvatore, estensore dei que-siti, «le concessioni sono sca-dute da anni. Le aziende petro-lifere stanno continuando aestrarre senza autorizzazione».

    Sul fronte governativo, però,questa mossa non suscita pre-occupazione: «Hanno già par-lato gli italiani, non c’è altro daaggiungere», ha detto il sotto-segretario alla Presidenza LucaLotti. Eppure i No Triv si prepa-rano a quella che immaginanocome la rivincita di ottobre:«Alle Amministrative e al refe-rendum di ottobre Renzi non

    potrà attribuirsi i voti di chi re-sta a casa...», osserva AlfredoD’Attorre (Sinistra Italiana).Roberto Fico (M5S) dà del «bu-giardo» al premier quando af-ferma «che col referendum sisono sprecati 300 milioni» per i seggi: «Non è vero. La leggenon vieta e non dice nulla circalo svolgimento contestuale delreferendum e delle elezioniamministrative. Ma per fareuna semplice leggina il gover-no non ha trovato né il temponé il modo». Renzi, in serata alTg1, ripete il suo mantra: «Il re-ferendum di ottobre non ri-guarda il governo ma se si vuo-le cambiare la Costituzione erendere più semplice la politi-ca. Certo se perdo vado a ca-sa...». Sfida accettata dai comi-tati per il No, guidati da Ales-sandro Pace, che hanno pre-s e n t a t o i l q u e s i t o p e r  raccogliere le firme (500 mila)necessarie per indire, con lamodalità «popolare», il refe-rendum confermativo.

    Dino Martirano© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Alle urne

    Valled’Aosta

    Piemonte

    Lombardia

    TrentinoAlto Adige

    FriuliVenezia

    Giulia

    Veneto

    Emilia Romagna

    Toscana   Umbria

    Marche

    Abruzzo

    Molise

    CampaniaBasilicata

      Puglia

    Calabria

    Sicilia

    Lazio

    Sardegna

    Liguria

    34

    32,7

    30,5

    25,232,2

    37,8

    30,8

    34,3

    28,4

    34,8

    35,4

    32,7

    26,1 50,2 41,7

    26,7

    28,4

    32

    32,3

    31,6

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           1       8 ,       6

           8       1 ,       4

           1       4 ,       2

           8       5 ,       8

           8       3 ,       9

           1       6 ,       1

           7       9 ,       6

           2       0 ,       4

           8       3 ,       7

           1       6 ,       3

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           1       4 ,       4

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           8       0 ,       3

           1       9 ,       7

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           1       6 ,       5

           8       2 ,       8

           1       7 ,       2

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           1       1 ,       7

           8       8 ,       3

           1       1 ,       7

           9       0 ,       7

           9 ,       2

           9       1 ,       5

           8 ,       5

           9       5 ,       1

           4 ,       9

           9       6 ,       4

           3 ,       6

           9       3

           7

           9       2 ,       5

           7 ,       5

           9       2 ,       4

           7 ,       6

    si   no

    Percentualevotanti

    I risultati

    Italia

    32,15Estero

    19,73Nel complesso

    31,2

    Corriere della Sera

    L’affluenza nelle regioni(dati in %)

       I    T   A   L   I   A

    Il quesito

    Il testo delreferendumdella scorsadomenicachiedeva aicittadini difermare letrivellazioni emettere finealla ricerca eall’estrazione dipetrolio e gasnei mari italiani,entro il limite di12 miglianautiche chedefiniscele acque

    territoriali

    Di norma, leconcessionihanno unadurata ditrent’anni; lacompagniaconcessionariapuò chiedereuna primaproroga di diecianni e altre duedi cinqueciascuna. Lalegge diStabilità 2016,però, parla di«vita utile» delgiacimento,allungando laconcessioneall’infinito

    Gli sconfitti «Dare ascolto a chi ha votato»La sinistra disorientata dal kolancia l’allarme sulle comunali

    di Monica Guerzoni

    ROMA Aver spinto gli elettoridentro i l pozzo nero del-l’astensione è stato un «graveerrore» e Renzi rischia di pa-garne il prezzo alle ammini-strative. È questo il monitoche la minoranza del Pd spe-disce a Palazzo Chigi all’indo-mani del referendum sulle tri- velle, i cui nume ri vengon oletti come un passo falso delpremier o una vittoria di Pirro.

    «Se sei la sinistra — è il ra-gionamento di Gianni Cuper-lo — non devi avere paura delgiudizio dei cittadini. Se inve-ce lo temi, rischi tu stesso dicreare le condizioni per unasconfitta». E poiché a giugnoandranno al voto oltre diecimilioni di persone, la mino-

    ranza preme perché il segreta-rio — invece di puntar drittoai comitati del sì al referen-dum costituzionale di ottobre— scenda in campagna eletto-rale per conquistare le città.

    La vittoria del Pd è a rischio,è il timore della sinistra. Nonsolo a Roma, o a Napoli, maanche nell’«Italia profonda».La reazione del premier con-

    tro chi ha votato ha gettatosconcerto nella minoranza,dove si pesa il fronte dei «di-sobbedienti» al leader. «Oltre16 milioni di italiani h anno vo-tato e vanno ascoltati» twittaRoberto Speranza, contentoperché la sua Basilicata ha rag-giunto il quorum diventandola nuova «Stalingrado d’Ita-lia».

    In vista delle prossime bat-taglie (e del congresso) la sini-stra guarda con attenzione aquei 13 milioni di elettori che,

     votando sì, hanno disubbiditoalla linea del governo. MiguelGotor è convinto che l’esultan-za di domenica notte abbia co-perto il «prezzo politico na-scosto» che Renzi dovrà paga-re, dopo aver incitato la basedem a tenersi lontana dalleurne: «A Renzi, che gioca alpiccolo chimico con la malat-tia delle nostre democrazie,ricordo che nessuna vittoria sipuò fondare sull’astensione.Smetta di fingere che le am-ministrative non ci siano...».

    Se più di un terzo degli elet-tori del Pd è andato a votare, fadi conto Federico Fornaro, vuol dire che la posizione del-la minoranza era giusta: «Ab- biamo dato ra ppresentanza auna parte significativa del-l’elettorato, che ha respinto leindicazioni del premier».

    Cuperlo ha trovato «grave efuori luogo» l’auspicio di Lo-renzo Guerini, che invocava«un risultato ancora miglioredelle aspettative» per il fronteastensionista: «Irridere chi è

    andato a votare è segno discarsa lungimiranza. Non èelegante che il principale par-tito del Paese levi i calici quan-do la gente non va a votare». Eun consiglio a Renzi lo offreFrancesco Laforgia: «Se ogni

     volta tu stess o dai la lett urache c’è un pezzo di Paese che vuole f arti fuori, prima o po iquella partita rischi di perder-la». Brutto clima. Tanto che Vannino Chiti, dispiaciuto per le parole «intrise di troppa de-magogia» del premier, glichiede di abbassare i toni:«Seminare vento porta sem-pre a raccogliere tempesta».

    La sinistra non ha digerito il«ciaone» con cui Ernesto Car- bone ha preso in giro i fautoridel «Sì». Per Gotor, al Nazare-no «c’è un problema di classedirigente» se un deputato chesiede in segreteria «si permet-te di sbeffeggiare» gli stessielettori che decreteranno la vittoria (o la sconfitta) di Salao di Giachetti: «Perché schiaf-

    feggiare per arroganza e insi-pienza pezzi del nostro eletto-rato?». Moniti e avvertimentiin linea con le considerazionidel leader della Fiom. «Fossiin Renzi sarei meno tranquilloe baldanzoso — è l’avviso diMaurizio Landini — Perchénon ha il consenso della mag-gioranza del Paese».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

     A Milano i due big vanno oltre la linea dei rispettivi partiti

    Sala ai seggi, Parisi diserta. I candidati «disobbedienti»

    Candidati «disobbedienti». I due principalicompetitor alla poltrona di PalazzoMarino, Giuseppe Sala (f oto) e Stefano

    Parisi, nel referendum di domenica hannotrasgredito le indicazioni dei loro riferimentipolitici, facendo ciascuno quello che ci siaspettava che avrebbe invece fatto l’altro. E cosìil candidato del centrosinistra Sala è andato a

     votare (e a votare no) come non ha invece fatto ilpremier Matteo Renzi. Parisi invece ha scelto didisertare le urne, non seguendo le indicazionidi alcuni dei suoi principali sostenitori, acominciare dal leader della Lega, Matteo Salvini.E forse entrambi volevano dare lo stessosegnale: che sono indipendenti da partiti esegretari. (e.so.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

    CuperloSe temiil giudiziodei cittadinirischitu stessodi creare lecondizioniper una sconfitta 

    GotorUna vittorianon può basarsi

    sulla astensioneRenzi nonfinga chele comunalinon ci siano

    15,8milioni

    gli italianiche domenicasi sono recatiai seggiper votareal referendumsulle trivelle

  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    Corriere della Sera Martedì 19 Aprile 2016 POLITICA 7 

    ROMA Emiliano dice che in Italia non c’è de-mocrazia perché questa maggioranza è stata votata da meno gente di quanta abbia votatoper il referendum.

    «Capisco che chi perde un appuntamentoelettorale o, come in questo caso, un referen-dum, cerchi mille interpretazioni per dimostra-re che non ha perso. Vedo che Emiliano sta im-piegando tutta la sua fantasia, però onestamen-te, la verità dei fatti è questa: si è votato per unreferendum che riguardava un argomento speci-fico e che evidentemente non interessava allamaggioranza degli italiani. Il referendum non haraggiunto il quorum nemmeno in Puglia, percui, se dovesse valere il ragionamento di Emilia-no, io mi preoccuperei per lui, come presidentedi regione, visto che non ha il 50 più uno per cento nella sua terra. Comunque, questo non eraun referendum sul governo, né un referendumpolitico. Lo abbiamo detto dall’inizio. Se adesso— finito il referendum — le regioni promotricisi occupassero di sistemare i depuratori e ridur-re le liste d’attesa nella sanità penso che sarem-mo tutti più felici».

    I referendari dicono che dovete tenere con-to dei 13 milioni dei «Sì».

    «È stato lo stesso Renzi a dire che si ripartetutti insieme tenendo conto anche degli italianiche hanno votato per il “sì” e credo che questopossa essere uno stimolo per noi per fare anco-ra di più in tema di strategia energetica sullefonti alternative. Sapendo però che abbiamouna buonissima base di partenza, perché l’atti-

     vità del governo è già incentrata sulle rinnova- bili, tant’è vero che in questo campo abbiamorisultati addirittura superiori a quelli dellaFrancia e della Germania. Domenica però nonsi votava su questo tema. Il referendum, chec-ché ne dicano i promotori, non era sulle ener-gie rinnovabili. Io il referendum l’ho interpreta-to così: volete o non volete continuare a garanti-re undicimila posti di lavoro? Questa è la ragio-ne per cui abbiamo scelto di astenerci».

    Ernesto Carbone ha irriso i referendari conuno «Ciaone» su Twitter.

    «Nessuno ha irriso chi ha partecipato e votatoal referendum, anzi nutriamo massimo rispettoper chi si è recato alle urne. Il “Ciaone” che alcu-ni hanno utilizzato era un modo di ironizzare,che tra l’altro spesso si usa nella comunicazionedei social, rivolto a una parte della classe diri-gente che ha promosso il sì e non all’elettorato. Alla cla sse dirigente delle regioni che ha pro-mosso un referendum che non ha coinvolto lamaggioranza degli italiani e che ha comportato

    comunque un impegno e dei costi per tutti i cit-tadini. Poteva essere evitato il “Ciaone”? Certo.Ma che quelli del “vaffa day” o chi ci ha definito venditori di pentole adesso facciano gli istitu-zionali e si scandalizzino per un “Ciaone” la dicelunga».

    Ora tocca al referendum costituzionale.«Si tratta di due referendum molto diversi.

    Quello d’autunno non è su un tema specialisti-co, come la proroga delle concessioni per le tri- velle, perciò ci auguriamo che ci sia una grande

    partecipazione. Noi abbiamo fortemente volutosin dall’inizio questo referendum che prevedeun sì o un no secco senza quorum di partecipa-zione, perché riteniamo che su un tema checoinvolge 40 articoli della nostra Costituzione,non si possa non sentire l’opinione dei cittadiniperché riguarda il futuro di tutti noi. Tant’è veroche il governo ha scelto di promuovere il refe-rendum quando c’era un’amplissima maggio-ranza in Parlamento, nella fase in cui non soloFI era con noi ma anche la Lega aveva votato sìin commissione. È una scelta che confermiamoe i nostri parlamentari raccoglieranno le firmeper chiedere il referendum».

    Tutte le opposizioni stanno raccogliendoinsieme le firme...

    «La loro è ormai una alleanza strutturata: tut-ti contro il governo. Sarà bello vedere insiemeSalvini e Vendola, Grillo e Brunetta e Berlusco-ni. Noi siamo convinti che gli italiani sapranno benissimo da che parte stare».

    Se la minoranza del Pd si schiera per il no?«A differenza di altri partiti noi non cacciamo

    nessuno; lo abbiamo dimostrato anche concreta-mente respingendo le dimissioni che aveva pre-sentato Walter Tocci in Senato quando non ha vo-tato le riforme costituzionali in Aula. Insomma,non siamo quelli che espellono. Il Pd, però, si im-pegnerà al cento per cento per il si a una riformache il partito ha votato compattamente in Parla-mento. Sinceramente, troverei singolare se poinon ci fosse lo stesso tipo di impegno nel vincereil referendum e nell’organizzare i comitati per ilsi soprattutto da parte di senatori e deputati chehanno approvato il ddl in Aula».

    I comitati saranno l’embrione del Partitodella nazione?

    «Macché! Ci sarà un comitato nazionale cheovviamente non sarà coincidente con il partito.Del resto tutti i comitati referendari sono sem-pre extra partito, fermo restando che il Pd, at-traverso la sua organizzazione, sosterrà la cam-pagna del sì, così come faranno gli altri partitiche hanno concorso alla riforma: da Ncd, SceltaCivica, Ala...Io credo che i comitati sarannoun’occasione straordinaria per allargare la par-tecipazione dei cittadini».

     Vi volete dare la legittimità popolare con ilreferendum?

    «Al di là del fatto che in un sistema parla-mentare noi siamo perfettamente legittimatidal Parlamento che ci ha dato la fiducia, è ovvioche se dovessero vincere i no, il nostro governo,che è nato per fa re le riforme, non potrebbe farefinta di niente. Se invece passeranno i sì, si an-

    drà avanti fino alle elezioni del 2018. Ma le stes-se domande ci venivano fatte prima delle euro-pee del 2014 e abbiamo fatto un risultato stori-co: mi piace questa riflessione sulla legittima-zione popolare: porta bene».

    Le Amministrative saranno una prova dif-ficile.

    «Non più di altre sfide. Ce la giochiamo intutte le città. Non ci sono risultati scontati. Sap-piamo che non partiamo avvantaggiati nellegrandi città perché comunque a Milano non c’èun sindaco del Pd, anche se c’è un’alleanza dicentrosinistra, a Napoli non c’è una nostragiunta e a Roma sappiamo come è andata. Mace la giocheremo, sapendo che per il governo la vera sfida decisiva è quella del referendum».

    Lei non si sente un po’ un bersaglio usatoper colpire il governo?«C’è una rassegna stampa abbastanza volu-

    minosa su di me. Ci sono più articoli su di meche sull’immigrazione, che è un tema fonda-mentale per il Paese, e questo è impressionan-te. Però tra la gente normale, quando camminoper strada o vado a fare la spesa, mi trovo a mioagio senza difficoltà o contestazioni. Anzi, midicono di non mollare».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    di Massimo Franco

     La Nota

    VITTORIA NETTAMA DA GESTIRESENZA IRRITARE

    GLI SCONFITTI PD

    Con una punta di fatalismo, l’expresidente della Commissione europea,Romano Prodi, ha liquidato lepolemiche post-referendum

    commentando: «Il Paese è fatto così». Eppure,nello scontro seguito alla bocciatura del votosulle trivellazioni, sono emerse duecaratteristiche aggiuntive. La prima riflette ilmodo strumentale col quale la minoranza delPd ha affrontato il referendum. Ha cercato lasaldatura con le opposizioni, sperando dicolpire Matteo Renzi e il suo governo,favorevoli all’astensionismo: operazionemiseramente fallita. Ma anche il premier, forse,sopravvaluta il proprio ruolo.

    Il non voto, che Palazzo Chigicomprensibilmente legge in chiave di partito,avrebbe vinto comunque, visto il tema sulquale si era chiamati a decidere. Anzi, non è daescludersi che la radicalizzazione del confrontoabbia portato alle urne più gente di quantasarebbe andata senza le liti tra Renzi e il fronteantigovernativo. E questo porta alla secondariflessione, legata allo strumento referendario.Ormai è chiaro che si tratta di un istituto in

    crisi. Nato all’inizio degli anni Settanta de lsecolo scorso per grandi battaglie comedivorzio, nel 1974, e aborto nel 1981, ha poi

     vissuto una rinascita coi referendum elettorali:prima quello di Mario Segni nel 1991, poi quelliradicali del 1993.

    Sono state le ultime vampate di unostrumento di democrazia diretta, svuotatodall’abuso che ne è stato fatto. E dopo lepercentuali bassissime di ieri, appena sopra il32 per cento, si ripropone il tema di comeregolamentarlo. Il tema è quello di conciliare la

     voglia di cambiare le leggi dal basso, conl’esigenza di non imporre al corpo elettorale dipronunciarsi su temi troppo settoriali e astrusi.Eppure, M5S, di FI e avversari di Renzi nel Pd

    rilanciano. Puntano a sconfiggere il governo inquello istituzionale di ottobre sulle riforme,tentando una seconda spallata dopo quellaappena fallita. Gli oltre 15 milioni di elettori checomunque sono andati a votare sulletrivellazioni vengono presentati come unasorta di avanguardia dell’armata anti-premier.La sconfitta di domenica viene così rimossa esostituita da una nuova offensiva: confidandomagari in un insuccesso del partito del premieralle Amministrative di giugno in grandi cittàcome Milano, Roma e Napoli.

    I toni usati dallo stesso Renzi e da alcuniesponenti a lui vicini possono rivelarsi adoppio taglio. La tesi secondo la quale «lademagogia non paga» e che col referendumsono stati buttati 300 milioni di euro, èdifficilmente contestabile. Non vedere, però,che in questo modo Palazzo Chigi puòesacerbare la minoranza del Pd alla vigilia dielezioni già difficili, è assai rischioso: sebbenegli avversari sottovalutino l’immagine di novitàche le riforme, al di là del loro merito,proiettano sul referendum prossimo venturo.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Le nuove sfideChi ha perso cerca di rilanciarein vista del referendum di ottobrema sarà decisivo il passaggiodelle Amministrative di giugno

    L’INTERVISTA MARIA ELENA BOSCHI

    «Dal referendum costi per tutti

    Le Regioni ora pensino alla sanità»La ministra: Emiliano ha perso e nella sua Puglia non ha avuto neanche il quorum

    L’altra consultazioneLa consultazionedi ottobre? Nel Pdnon cacceremo nessuno,ma sarebbe singolarese non ci fosse impegno

    a vincere da partedi chi ha votato il ddlGli altri tutti contro: saràbello vedere insiemeSalvini, Grillo e Vendola 

    I comitatiAlle Comunali ce la giochiamo. Ma lavera sfida è a ottobre: con i comitati siallarga la partecipazione dei cittadini

    Chi è

    Trentacin-que anni, nataa Montevarchima cresciuta a

    Laterina,piccolocomune dellaprovincia diArezzo dove lasua famigliarisiede dagenerazioni,Maria ElenaBoschi dal 22febbraio 2014è ministro perle Riformecostituzionali ei Rapporti con ilParlamentocon delegaall’attuazionedel programmadi governo

    Maturità

    classica,laureata inGiurisprudenzaall’Università diFirenze, halavorato comeavvocatocivilistaspecializzata indirittosocietario

    Ha esorditoin politica nel2008 comeportavoce delcandidatosindaco diFirenze MicheleVentura, allorasfidante diMatteo Renzi

    La visita  La leader dem Usa e l’ambasciatore

    Nancy Pelosi a Palazzo Chigi e da Mattarella 

    Giornata romana, ieri, per Nancy Pelosi. Dopo la visita al Quirinale, dove haincontrato il presidente Sergio Mattarella, la capogruppo democratica allaCamera Usa, accompagnata dall’ambasciatore americano John R. Phillips(nella foto Eidon), si è recata a Palazzo Chigi ospite del premier Matteo Renzi.

    di Maria Teresa Meli

  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    8 POLITICA Martedì 19 Aprile 2016 Corriere della Sera

    Il deputato Ernesto Carbone e la polemica sui social

    «Il mio “Ciaone”? Non mi scuso, su Twitter serve sintesi»

    R O M A   L ’ i n v e n t o r e d e l -l’hashtag #Ciaone — il depu-tato Ernesto Carbone da Co-senza di anni 41: ex prodia-no, ex dalemiano, ex lettia-n o , o r a a r r u o l a t o t r a iguardiani del renzismo — sene frega delle polemiche («Iltweet contro i promotori diquell’inutile referendum sul-le trivelle lo riscriverei iden-tico»), le polemiche anzi loesaltano, gli viene da ridere,dice che in politica ti attacca-

    no quando sei nuovo, vin-cente, quando piaci e del re-sto anche lui è sicuro di pia-cere con la sua camicia bian-c a a p e r t a f i n o a l t e r z o botton e (pur e a Monte cito-rio, se fa caldo), il petto villo-so, la barba curata e una pa-della di orologio prezioso alpolso che consulta — talvol-ta nervosamente — se i lavo-

    ri parlamentari vanno un po’troppo per le lunghe e all’ho-tel Locarno, invece, l’aperiti- vo è già partito.

    Due spritz al tavolo 3.Pizzette e pistacchi al 4.Ernesto dov’è? Sarà mica

    andato al bar del Fico? Va così: sempre in g iro —

    tra impegni di partito e Romagodona (cit. Dagospia) — epoi la domenica pomeriggioche resta a casa, accende ilcomputer, apre Twitter ecombina un pasticcio.

    Ha cinguettato (mentre co-

    minciava ad esser chiaro cheil referendum non avrebberaggiunto il quorum): «Pri-ma dicevano quorum. Poi il40. Poi il 35. Adesso, per loro,l’importante è partecipare#ciaone».

    Polemiche, bufera media-tica in un miscuglio di indi-gnazione e rabbia.

    «Veramente io polemizza- vo co n i p romotori del refe-rendum, con Emiliano, conSalvini, mica con chi stavaandando a votare...».

    Non si capiva.«Sa, su Twitter hai a dispo-

    sizione solo 160 caratteri..».Sono 140.«Ecco, appunto, anche me-

    no: mica potevo scrivere i no-mi e i cognomi di tutti».

    Però non si fa: lei rappre-senta le istituzioni, un po’ digarbo, no?

    «Garbo? No, scusi: io ri- vendico il diritto di no n vota-re e di polemizzare».

    È ancora in tempo: chiedascusa, capita a tutti di scrive-re un tweet sbagliato.

    «Ah ah ah! Ma allora nonha capito? Non-ci-pen-so-pro-prio».

    #Ciaone, comunque, fa in-nervosire. Come le è venuto?

    «Oh, beh… è semplice. Mel’ha insegnato mia figlia. Da

    qualche settimana, ci salutia-mo così».Da domani, anche all’Hotel

    Locarno.Ciaone di qua, ciaone di là.E lui, Carbone, come sem-

    pre senza un filo di imbaraz-zo. Anche perché, come ripe-te spesso, «Siam mica qui per asciugare i capelli con l’Ipho-ne» (che in sé non è una bat-

    tuta pazzesca: ma al secondogin-tonic, forse, lo diventa).

     Wikipedia: Ernesto C arbo-ne, membro della segreterianazionale del Pd, dove è re-sponsabile pubblica ammi-nistrazione e Made in Italy. Un paio di vicende giudizia-rie concluse brillantemente,una curiosa precisazione sulsito www.romanoprodi.it:«Carbone non è mai stato as-sistente del Presidente Prodialla Commissione Ue né èmai stato responsabile della“Fabbrica del programma”».

    Mai smentita la storia che

    sia diventato amico di Mat-teo Renzi perché gli prestavala Smart. Una stupida perfi-dia. Agli aperitivi, un classi-co.

     Al tavolo 3 voglion o un al-tro spritz.

     Al 4 asp ett ano anco ra lepizzette.

     Avete visto Ernesto?© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Il tweet

    «Primadicevanoquorum. Poiil 40. Poi il 35.Adesso,per loro,l’importanteè partecipare#ciaone». È la

    frase postatasu Twitterda ErnestoCarboneLessico familiare

    Come mi è venuto inmente? Me lo hainsegnato mia figlia, daun po’ ci salutiamo così

    La scelta per il referendumIntenzione di voto Mezzo di informazione prevalente

    d’ArcoFonte: Ipsos

    Sondaggi condotti da Ipsos nelle settimane precedenti il voto referendario per un totale di circa 9.000 interviste (su circa 42.000 contatti) condotte con metodologia mista (CATI/CAMI/CAWI)tra il 21 marzo e il 7 aprile 2016. Il documento informativo completo su www.sondaggipoliticoelettorali.it

    Totale

    69% 31% 77% 23% 51% 49% 70%72 28

    69 31

    69 31

    66 34

    71 29

    30%

    71% 29% 77% 23% 64% 36% 77% 23%

    Pd M5S Lega

    dati in %

    Solo televisione

    Prevalentemente televisione

    Prevalentemente quotidiani

    Prevalentemente Internet

    Prevalentemente radio

    Forza Italia Area popolare Sinistra Altri, incerti, non voto

    N on vo ta nt i V ot an ti

    Alle urne metà dei Cinque StelleTra gli elettori pd meno di uno su 4Al voto il 36% di chi sostiene la sinistra, il 30% per Forza Italia e Lega 

    L’analisi

    Il referendum appena con-cluso si era caricato di si-gnificati e attese che pocoavevano a che fare col me-

    rito della consultazione. Da unlato una motivazione politica:una forte valenza antigoverna-tiva (più precisamente anti-renziana), una sorta di provagenerale per il referendum co-stituzionale. Dall’altro lato unaspinta «regionalista». Il fattoche a promuoverlo siano statenove Regioni fa infatti pensareanche che ci sia un tema di at-tribuzione di competenze tra illivello centrale e quello locale. Altro elemento forte al centrodel prossimo referendum. In-fine il conflitto interno al Pd,

    di cui il governatore della Pu-glia, nonché uno dei più attivipromotori della partecipazio-ne, Michele Emiliano, è unprotagonista.

    Diventa quindi interessantecercare di capire chi ha parte-cipato al voto, per verificarel’impatto della campagna, cheè stata peraltro molto in sotto-tono.

     Abb iam o quin di lavo ratosui nostri sondaggi precedentiil voto, un campione nutrito dicirca 9.000 interviste condottetra la fine di marzo e i giorniprecedenti il voto.

    Sono stati gli elettori penta-stellati più degli altri a parteci-pare al voto. In questo gruppodi elettori, poco meno dellametà (47%) si è presentato aiseggi. È lecito pensare che traquesti elettori si siano som-mate due motivazioni: quellapolitica (dare un segnale fortea Renzi) e quella ambientali-sta. Tra gli elettori grillini in-fatti la sensibilità ambientale èpiù elevata della media e non acaso è stato uno dei collantiiniziali del Movimento.

     A distanza arrivano gli elet-tori di sinistra. In questo casola partecipazione, pur consi-stente, è stata più bassa rispet-to ai pentastellati: il 36% si èpresentato ai seggi. Negli elet-tori di sinistra albergano moti- vazioni sostanzialmente simili

    a quelle degli elettori di Grillo:l’insofferenza per Renzi el’orientamento ambientalista.

    Seguono gli elettori del cen-trodestra, Forza Italia e Lega.Gli elettori berlusconiani fan-no registrare un’affluenza vici-na alla media, il 30%. Non è il-legittimo pensare che in que-sto caso la motivazione preva-lente sia stata la voglia dimandare un segnale critico alpresidente del Consiglio. Sitratta infatti di un segmentoelettorale dove la sensibilitàambientalista è meno consi-stente della media. Lo stesso sipuò dire per gli elettori leghi-sti, tra cui la partecipazione siattesta al 29%.

     Agli ultimissimi posti gli al-tri. Gli elettori delle forze diarea governativa hanno aderi-to massicciamente alla lineadell’astensione: solo il 23% de-gli elettori democratici e lastessa percentuale tra gli elet-tori di Area popolare hanno ri-tenuto di presentarsi ai seggi.Colpisce indubbiamente il da-to degli elettori Pd: per quantoquesto referendum sia statonon solo promosso ma ancheesplicitamente sostenuto daesponenti di primo piano del-

    la minoranza e da uomini dilargo seguito popolare comeMichele Emiliano, i risultatisono stati marginali. Sembraquindi che l’utilizzo del refe-rendum ai fini di una «conta»interna non abbia prodotto ri-sultati.

    Le motivazioni che abbiamo

    individuato sembrano esserepiuttosto trasversali. È interes-sante infatti notare che glistrumenti di informazionehanno avuto un effetto secon-dario sugli orientamenti allapartecipazione. L’unica diffe-renza apprezzabile emerge in-fatti per il gruppo di elettori

    che utilizza Internet comestrumento prevalente di infor-mazione, dove la partecipazio-ne sale al 34%. Ma è anche undato piuttosto scontato. Tra gliinternettiani infatti tendono aessere maggiormente rappre-sentati gli elettori del Movi-mento 5 Stelle e a essere piùpresente (anche per un’età piùgiovane) la sensibilità per l’ambiente. All’estremo oppo-sto troviamo il gruppo di colo-ro che si informano esclusiva-mente attraverso la televisio-ne, dove la partecipazionescende al minimo: 28%. Quitroviamo un’età più elevata euna sensibilità ambientalistameno spiccata. Ma in entram- bi i casi non si tratta di diffe-renze macroscopiche.

    Insomma, posto che questoreferendum per alcuni dovevaservire per riscaldare i motoriin vista della consultazionesulla riforma costituzionale, senon è una falsa partenza pococi manca. Per l’autunno biso-gnerà trovare motivazioni,compattezza e strumenti piùsolidi.

    Luca ComodoDirettore Ricerche politiche Ipsos

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    37%L’affluenza

    registrata aViggiano, dovesorge il centroOli dell’Enial centrodell’inchiestasul petrolio,ben sottola mediaregionale

    59%La quotadi elettoririspetto agliaventi dirittoraggiuntaa Calimera(59,47%, perl’esattezza), inprovinciadi Lecce: recordnazionale

     «Diventi monumento nazionale»

    Il piano dei renziani per casa Gramsci

    Eadesso i renziani

     vogliono che la casadi Antonio Gramsci a

    Ghilarza (nella foto), inSardegna, diventimonumento nazionale.

     Una mossa dal forte valoresimbolico per un Pdaccusato, da sinistra, diaver virato verso il centro.

    La proposta di legge approdata ieri nell’Aula della Cameraporta la prima firma della deputata sarda Caterina Pes,convinta che Ghilarza sia «una delle capitali morali d’Italia».E che «l’opera omnia di un intellettuale puro non può esserepatrimonio di un solo p artito, ma deve far parte della storiacivile del Paese».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Le scelte

    Il fronte deipartiti che sisono schieratiper il «sì» alreferendumdi domenicasulle trivellesi è rivelatoestremamenteeterogeneo

    La lista,infatti,includevail Movimento5 Stelle,formazioni

    di sinistracome Sinistrae libertà,Possibile eVerdi, nonchépartiti di destracome la LegaNord di MatteoSalvini e Fratellid’Italia diGiorgia Meloni

    Il Partitodemocraticosi è schieratoufficialmenteperl’astensione,posizionesostenuta conforza dallostesso MatteoRenzi, anche

    se non èmancato unfrontedissidente chesi è recato alleurne per votare«sì»

    Divisa, al suointerno, ancheForza Italia

    Chi è

    Cosentino,41 anni, inParlamentodal 2013,ErnestoCarboneè membro della

    segreterianazionaledel Pd, dove èresponsabilepubblicaamministra-zione e madein Italy

    di Fabrizio Roncone

  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    Corriere della Sera Martedì 19 Aprile 2016 POLITICA 9

    L’intervista

    di Marco Galluzzo

    Tiscar e le «pressioni»:non sono così potenteda far nominare Lo BelloIl vicesegretario di Palazzo Chigi: sbigottito dall’inchiesta di Potenza

    ROMA Le va di parlare?«Di cosa?». Avrà letto i giornali, il suo

    nome emerge dalle carte del-l’inchiesta di Potenza, sullostoccaggio del greggio.

    «E cosa dovrei dire?».Non sarà la prima chiama-

    ta di giornalisti che riceve, eforse nemmeno l’ultima.Non credo sia una giornatanormale per lei.

    «E invece le assicuro che ènormalissima, non mi ha an-cora chiamato nessuno, lei è ilprimo».

    Forse lo faranno dopo dime.

    «Non ho nulla da c ui dover-

    mi difendere».Beh però dalle carte del-l’inchiesta di Potenza emer-ge un suo interessamento...

    «Magari fosse vero...».Il tono della conversazione è

    molto pacato, Tiscar si mostrasorpreso ma a tratti anche,quasi, divertito.

    I magistrati credono chelei si sia mosso per aiutareLo Bello. O almeno così han-no ricostruito, sulla base diintercettazioni telefoniche.

    «Sarei il primo a essere sor-preso se fossi davvero così po-tente da aiutare un’icona del-l’antimafia a diventare presi-dente di Unioncamere, la real-

    tà è diversa».Raffaele Tiscar, detto Lele,

    classe 1957, oggi vicesegreta-rio generale di Palazzo Chigi,fra gli altri un passato da parla-mentare e da manager, prendeimmediatamente la chiamatache gli gira la sua segretaria,che a sua volta ha passato ilcentralino della presidenzadel Consiglio. È molto cortese,disponibile, dice di non avere voglia di parlare di una cosache più che altro gli provocaun sorriso di disincanto, maaccetta di scambiare qualche battuta.

    Il suo nome viene fatto nel-le carte dell’inchiesta di Po-

    tenza, avrebbe in qualchemodo aiutato Ivan Lo Bello,

    numero due di Confindu-stria, ex capo degli impren-ditori siciliani, indagato per associazione a delinquere, adiventare presidente diUnioncamere, questo so-stengono i magistrati.

    «Gli inquirenti facciano illoro mestiere, serenamente».

    Laureato in Scienze Politi-che, a Firenze, estrazione ciel-lina, per dieci anni consigliere

    comunale a Firenze, giovanedeputato democristiano con10 mila preferenze nella legi-slatura troncata da Tangento-poli, già country manager del-la multinazionale franceseLyonnais des eaux, Tiscar haun curriculum quasi stermina-to, ed è conosciuto come per-sona integerrima e molto ri-servata.

     A Palazzo Chigi si dice di luiche sia entrato in rotta di colli-sione, nel primo periodo delgoverno Renzi, con più di unmembro del cosiddetto «gi-glio magico». Nel suo curri-culum c’è anche la direzionegenerale energia e reti in Re-

    gione Lombardia, nella stagio-ne Formigoni, ma soprattutto

    c’è la fama di un tipo schivo,che ha un rapporto fiduciariocon Renzi, cui riporta diretta-mente, che personalmentel’ha voluto alla presidenza delConsiglio dei ministri e a cuiha affidato molti dossier diprimo piano. Alcune cronachegli attribuiscono una vita qua-si monastica.

    Ma lei Lo Bello lo conosce?«Certo, ci siamo incontra-

    ti».Quando?«Sempre per ragioni istitu-

    zionali, io non faccio vitamondana».

    Quante volte?«Tre o quattro volte».E cosa pensa della vicenda

    in cui è rimasto coinvolto?«Io credo che sia una perso-

    na perbene».Gli inquirenti la pensano

    diversamente.«Guardi io credo che sia tut-

    to francamente incommenta- bile».

    Forse c’entra anche questonuovo reato del traffico di in-fluenza, introdotto da Monti.Sta provocando qualche cor-

    to circuito. O no?«Che vuole che le dica».Quello che vuole.«Io ritengo che qualsiasi

    persona di buon senso può so-lo sorridere pensando che iomi rivolgo ad Antonio Samari-tani per aiutare Lo Bello a di- ventare presidente di Unionca-mere, non sono mai stato cosìpotente».

    Insomma, il suo nome èstato fatto in modo ina ppro-priato.

    «È veramente una tes istrampalata. Credo che si stiaesagerando, sono allo stessotempo sbigottito e divertito>.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sul mionomecredoche si stiaesagerandoMi pareveramente una tesistrampalata

    Chi è

    RaffaeleTiscar,59 anni, èvicesegretariogenerale dellapresidenzadel Consigliodal 12 maggio2014. È stato

    dg dell’Alerdi Milano

    «Icona antimafia»«Conosco il numerodue di ConfindustriaÈ un’icona antimafia

    e credo sia perbene»

    Unioncamere:sul presidentenessuna interferenza 

     L’elezione

    Nessuna interferenza nellascelta di Ivan Lo Bello al vertice di Unioncamere.Per rispondere alleindiscrezioni circolate neigiorni scorsi su presuntiinterventi a favoredell’industriale siciliano,l’ente richiama i propriregolamenti. Il presidentedi Unioncamere, recita unanota ufficiale, «secondol’articolo 5 dello Statuto,

     viene eletto a scrutiniosegreto in un’Assembleadai 103 presidenti delleCamere di commercioitaliane che lo scelgono fracoloro che hannopresentato regolarecandidatura almeno 30giorni prima dellariunione. Seguendo questaprocedura, l’attualepresidente di Unioncamere, Ivan LoBello, è stato eletto loscorso 22 giugno 2015.Non è pertanto prevista,nel processo elettivo sopradescritto, la partecipazionedi attori istituzionali dialtra natura». Ilriferimento è ad alcuniarticoli che raccontavano

    come il vice segretariogenerale della presidenzadel Consiglio dei ministri,Raffaele Tiscar, avrebbeaiutato Lo Bello a risolvereun problema interno a Unioncamerespianandogli così la stradaper ottenere la presidenza.

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    Napolitano:intercettazioni,maturi i tempiper la riforma 

     L’appello

    ROMA «Penso che sia piùche matura l’esigenza diapprovare la riforma delprocesso penale con lanorma di delega perriformare le regole echiarire i termini dicomportamento sulleintercettazioni e sulla loropubblicazione». Lo ha dettoil senatore a vita GiorgioNapolitano che èintervenuto a Rebibbia agli

    «Stati generalidell’esecuzione penale»organizzati dalGuardasigilli AndreaOrlando: al ministro — cheha incassato alla presenzadel capo dello Stato, SergioMattarella, i complimentidel vice segretario generaleper il Consiglio d’Europa,Gabriella Battaini Dragoni,per come è stata affrontatanegli anni l’emergenzasovraffollamento nellecareri — Napolitano hariconosciuto che «l’Italia hafatto sensibili progressi».Invece, l’ex capo dello Statosi detto preoccupato per gliscontri anche aspri nelrapporto «cruciale trapolitica e giustizia»:

    «Faccio un appello a tutte leforze responsabili dellapolitica e della giustiziaperché mettano un freno aquelli che sonoarroccamenti, invasioni dicampostrumentalizzazioni».

    D.Mart.© RIPRODUZIONE RISERVATA

  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    Corriere della Sera Martedì 19 Aprile 2016 POLITICA 11

    L’intervista

    di Cesare ZapperiBertinotti: il movimento operaio è mortosolo la Chiesa sta cercando di reagire«In Cl ho ritrovato un popolo. E Carrón ci fa riflettere sulla natura del potere»

    MILANO «L’eutanasia del movi-mento operaio ha disperso lamemoria di cosa è stato il dia-logo con il mondo cattolico».Fausto Bertinotti parte da qui,rievocando il Togliatti del di-scorso ai cattolici a Bergamonel 1963 e le esperienze postconciliari degli anni Sessanta,per spiegare in quale contestonasce il rapporto con JuliánCarrón, leader spirituale di Co-

    munione e liberazione. L’exsegretario di Rifondazione co-munista, marxista non penti-to, la scorsa estate è intervenu-to al Meeting di Rimini e inqueste settimane ha parteci-pato in diverse città (le ultimeImola e Cremona) alla presen-tazione del libro del successo-re di don Giussani, La bellezzadisarmata.

    Da cosa nasce il suo inte-resse per il mondo cattolico?

    «Bisogna affacciarsi sul-l’abisso per scongiurare il peri-colo. Oggi il rischio di una ca-tastrofe è avvertito solo dallecoscienze più radicali, sociali ereligiose. La politica, invece, siè chiusa in una corazza di ovat-ta che le impedisce di vedere.Quella che avanzo è una nuova

    istanza di dialogo con unmondo che ha tanto da dirci».Quale è stato, per dirla alla

    don Giussani, il suo «nuovoinizio»?

    «Due anni fa scrissi un li- bro, frutto di una conversazio-ne con don Roberto Donadoni(direttore editoriale di Marcia-num), che intitolammo Sem-pre daccapo. La mia parabola

    parte da quel libro, che avevala prefazione del cardinalGianfranco Ravasi, e arriva auna settimana fa con un dibat-tito con l’arcivescovo di Bolo-gna Matteo Zucchi, un incon-tro tra posizioni radicali, avve-nuto, pensate un po’, dentroun palazzo occupato…».

    Ma c’è stato anche altro. «Sì, ho accettato l’invito da

    parte di alcuni vescovi, comequelli di Nola e Ascoli, a parla-re dell’enciclica Laudato sii».

    Il rapporto più stretto è

    nato con Comunione e libe-razione. Perché?«L’incontro è nato nel qua-

    dro della crisi di civiltà di cuiho detto, con una economiache spinge sempre più l’acce-leratore sulla disumanizzazio-ne del lavoro. Per uscirne serveun dialogo tra diverse fedi. Ilproblema della politica, se vo-gliamo vederla da questo ver-

    sante, è che, distrutte le ideo-logie si è ritrovata depredata,priva di riferimenti. Il dialogocon chi ha una fede può esserela scintilla che ridà speranza».

    Tra lei e Cl chi ha presol’iniziativa?

    «Il primo contatto è avvenu-to con i referenti di Cl di SestriLevante, tre anni fa, per un di- battito estivo. Sembra va unodei tanti incontri e invece…».

    È arrivato l’invito a Rimini.«Dove ho trovato molto di

    più e di diverso di quel che mi

    aspettavo. Anzitutto, il popolo.Ricordo che per Gramsci l’in-

    tellettuale può pensare di rap-presentare il popolo solo secon questo vi è quella che luichiamava “una connessionesentimentale”. Lì l’ho trovata».

    E cos’altro l’ha colpita?«La capacità di prevedere il

    futuro. Valeva per don Giussa-ni ieri (memorabile la sua de-nuncia della crisi del rapportotra Chiesa e popolo pur quan-do le chiese erano piene) co-me per don Carrón oggi».

    I suoi ultimi richiami sonostati forti.

    «Anche nel recente inter- vento sul Corriere (24 marzo),ha ricordato che il cattoliconon si deve far scudo del pote-re temporale ma far prevalerela testimonianza, quella chepapa Francesco chiama mise-ricordia. Trovo elementi di si-militudine con la crisi del mo- vimento operaio. Anche la si-nistra deve riqualificarsi nella

    società senza far leva sul Parla-mento o il governo. Carrón e ilPapa mettono l’accento sul-l’abbandono della corazza delpotere. Proprio il rapportosbagliato con il potere e le isti-tuzioni è causa ed effetto dellosmarrimento dell’identità dicui soffre la sinistra».

    Forse Carrón è arrivato aqueste conclusioni dopo gliscandali che hanno investito

    uomini vicini a Cl. «Le sue parole, che a qual-cuno non sono piaciute, ci co-stringono a riflettere sulla na-tura del potere. E del resto, co-sa sta facendo Bergoglio con laCuria? È il movimento operaioche non si interroga per nien-te. La distanza tra questi duemondi è drammatica».

    Sinistra l’è morta?«Sì, la sinistra politica è

    morta. Come istanza di ugua-glianza continua a vivere nellacultura e nel sociale. E riaffioranel campo delle nuove formedi organizzazione comunitariadella società (associazioni,movimenti, autogoverno dellavoro). Qui e là rivedo espe-rienze che mi ricordano quelledelle società di mutuo soccor-

    so e delle leghe territoriali. Se-gno che un terreno da coltiva-re c’è».

    Si sente folgorato dalla fe-de religiosa?

    «No, questo sarebbe la ne-gazione del dialogo che deveessere tra diversi. Se uno pen-sa di farsi cooptare vuol direche non ha identità».

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    La fede«Io folgorato dalla fede?Sarebbe la negazionedel dialogo che deveessere tra diversi»

    Sul palco Fausto Bertinotti, don Julìán Carrón e Paolo Mirri a Cremona (foto da «La Provincia» di Cremona)

    L’incontro

    FaustoBertinotti, 76anni, è statosegretario diRifondazioneComunista dal1994 al 2006e presidentedella Camera

    dei Deputati dal2006 al 2008

    Da tre anniha intrapresoun vivacedialogo conil mondocattolico e inparticolare conComunione eLiberazione

    La scorsaestate è statoospite delMeeting diRimini e oraè impegnatonellapresentazionein diverse città

    del libro diJulián Carrón

    Il problemadella politi-ca è chedistrutte leideologie siè ritrovatadepredata,

    priva diriferimentiIl dialogocon chi ha una fedepuò esserela scintillache ridàsperanza 

    La sinistracomeistanza di uguaglianzariaffiora,anche se

    ignorata,nel campodelle nuoveforme diorganizza-zionecomunitariadella società

    Il sondaggio incuboper il centrodestra:Bertolaso quinto al 6%FI sarebbe al 5 per cento e Meloni davanti a GiachettiPressing su Berlusconi perché scelga la leader di FdI

    ROMA Lo aspettavano tutti, co-me fosse il responso dell’ora-colo, e alla fine il sondaggio di Alessandra Ghisleri — quellodal quale, nella vulgata di que-sti giorni, dipendono le sortidel centrodestra a Roma — èarrivato. E, anche se dentroForza Italia fanno di tutto per tenerlo «top secret», i risultatisono clamorosi. Il primo datoè una conferma: Guido Berto-laso, l’uomo scelto da SilvioBerlusconi per «risollevare laCapitale», non va neppure aspinta. Allo stato attuale, l’ex

    capo della Protezione civile èinchiodato al 5% come lista diFI e al 6% come candidato,quinto in classifica, dietro an-che (e di molto) ad Alfio Mar-chini, accreditato di un 12-13%.

    Per gli «azzurri», una mezzaCaporetto. Qualcuno si lasciascappare: «Se oggi siamo al5%, significa che chiudiamo al4, o anche sotto: un solo consi-gliere comunale eletto, lo stes-so Bertolaso, nessuno dei Mu-nicipi. È la morte del partito». Altri evocano «la ridotta della Valtel lina » di muss olin ianamemoria: «Possiamo pureprovare l’ultima difesa, a pattoperò di trovarci qualcuno di-

    sposto a combattere...». E non,come successe al Duce nel ‘45,un numero esiguo di uomini.

    Ma l’altro dato, ancora piùimportante, è che — con Vir-ginia Raggi del MovimentoCinque Stelle in testa («ma se vince un ca ndidato contrarioalle Olimpiadi, non potremopiù organizzare i Giochi del2024 a Roma», ammonisce ilpremier Matteo Renzi) — per il secondo posto, e quindi per il ballottaggio, Giorgia Meloniavrebbe scavalcato il candida-to di centrosinistra Roberto

    Giachetti. Quanto? Non dimolto, ma il sorpasso — neisondaggi, s’intende — pareessersi concretizzato. Se finoalla settimana scorsa, infatti, il vicepre sidente della Camerapiddino era al 21,5-22% e laleader di Fratelli d’Italia intor-no al 20%, oggi la situazionesarebbe ribaltata.

    Nonostante «l’embargo», lanotizia del sondaggio da ierisera circola anche tra FdI. Unodegli esponenti locali del par-tito, Francesco Lollobrigida,cognato di Giorgia, posta suFacebook una foto con la lea-der e con Maurizio Gasparriche, in uno studio televisivo,

    contemplano i rispettivi cellu-lari: la Meloni sorride, Gaspar-ri no. E Lollobrigida scrive:«Forse hanno letto gli stessidati...».

     A questo punto, nel centro-destra quasi tutti si aspettanoche Berlusconi — nonostanteil comunicato di sostegno del-l’altro giorno — faccia ritirareBertolaso dalla corsa ma l’ex

    La vicenda

    Il 12 febbraioGuidoBertolaso, 66anni, dopo unvertice traSilvioBerlusconi,

    Matteo Salvinie GiorgiaMeloni, vieneindicato comecandidato delcentrodestra

    Il 16 marzoGiorgia Melonirompel’accordocandidandosicol sostegnodella Legadi Salvini

    premier spera che sia «il dot-tor Guido» a toglierlo dall’im-paccio. Un problema in più, vi-sto che Bertolaso, a mollare,non ci pensa proprio. Ma è suquello che farà poi Berlusconiche la discussione si apre. Tut-ta Forza Italia spinge perché ilCavaliere metta da parte l’or-goglio personale e appoggi laMeloni, che avrebbe a questo

    punto serie possibilità di vitto-ria. Ma Berlusconi (che oggidovrebbe essere a Roma) an-cora non ha deciso. Il tempo,però, ormai è scaduto: domanic’è il tavolo nazionale sulleamministrative e tutti i nodi, aquel punto, dovranno esseresciolti.

    Ernesto Menicucci© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cinque Stelle

    Di Battista benediceDi Maio premierRaggi da CasaleggioROMA (al.t.) «Di Maio? È ungrande, lavora 18 ore al giorno:non è che lo sponsorizzerei, dipiù. Sarei fiero e orgoglioso diaverlo come candidatopremier». Alessandro DiBattista aggiunge un tasselloall’incoronazione di Di Maio aleader. Nonostante lesmentite d’obbligo e unmalumore serpeggiante tra ipeones (soprattutto senatori),perplessi su una struttura chesi forma con un gioco disquadra sotterraneo. E che vede al vertice Beppe Grillo,affiancato da DavideCasaleggio. Non è un caso cheieri la candidata sindaco diRoma, Virginia Raggi, abbiadeciso, senza avvertire icolleghi romani, di andargli arendere omaggio a Milano(nella foto). Lei ridimensiona:«Casaleggio ha un ruolo digaranzia». È più di unsospetto che la Raggi abbiasottoposto a Casaleggio alcuni

    nomi di una sua eventualegiunta. Intanto Di Maio halanciato una serie di viaggi, ilprimo è a Londra, oggi edomani.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

  • 8/18/2019 Corriere Della Sera - 19 Aprile 2016

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    La prima mossa di Atlante, sostegno alla Popolare VicenzaOggi il prezzo dell’aumento di capitale dell’istituto veneto. Rimborsi, nei prossimi giorni il decreto

    Il consiglio di amministra-zione della Banca Popolare di Vicenza fino a tarda ora non hatrovato un accordo sul prezzo acui offrire le nuove azioni della banca nell’opera zione di au-mento di capitale da 1,763 mi-liardi di euro che condurràl’istituto veneto alla quotazio-ne in Borsa il 3 m aggio.

    Il consiglio si è riunito ierialle 20 con l’intenzione di dareil via all’operazione di avvici-namento alla Borsa. Ma i det-tagli sul prezzo hanno accesoun vivace confronto. Di sicurosi sa che l’operazione diluiràpesantemente gli attuali soci.

    Il prezzo delle nuove azionidella Popolare di Vicenza ap-pare lontanissimo sia dai 6,3euro fissati dalla banca comecontrovalore del diritto di re-

    cesso al momento della recen-te trasformazione in spa, siadai 62,50 euro a cui la Vicenzamise in vendita le proprieazioni in occasione dell’ultimo(contestato) aumento di capi-tale dell’agosto 2014. Un’amaradisillusione per i quasi 120 mi-la soci della banca, ma unicapossibile via d’uscita visti itempi strettissimi.

    L’operazione, che oggi do- vrebb e ottene re il via libe radella Consob, sarà presentatadomani a Milano.

    Nel frattempo Unicredit —che si era fatto garante del col-locamento fino a 1,5 miliardi— ha coinvolto il fondo Atlan-te, gestito da Quaestio sgr, inun accordo di sub underwri-ting , cedendo di fatto al fondosalva-banche l’onere di sotto-

    scrivere la porzione di aumen-to di capitale che non sarà pre-notata dal mercato.

    Dopo l’aumento della Vicen-za toccherà a Veneto Banca(con garanzia Imi-IntesaSanpaolo) raccogliere tramaggio e giugno un miliardodi euro per chiudere i conticon il passato e arrivare a quo-tarsi in Borsa prima dell’estate.

    Con genesi diversa, ma diuguale importo (un miliardo),l’operazione che attende ilBanco Popolare prima di dareil via alla fusione con la BancaPopolare di Milano. Sul frontedei risparmiatori, entro la set-timana il Consiglio dei mini-stri dovrebbe pronunciarsi suirimborsi ai sottoscrittori delleobbligazioni subordinateemesse dalle quattro banche

    salvate lo scorso novembre(Popolare dell’Etruria, BancaMarche, CariFerrara, CariChie-ti). Sono circa 10.500 le posi-zioni aperte, per un ammonta-re totale di 339 milioni di euro.Proprio sulla base di questastima, il governo ha allargatola capienza del fondo che staistituendo dagli iniziali 100milioni ai 300 milioni di euro,in modo da poter dare ristoroai risparmiatori. Soprattuttoalle fasce più deboli: è infattiallo studio la possibilità di unrimborso quasi «automatico»per quanti dispongono di unreddito annuale lordo fino a 21 mila euro e hanno investito ci-fre «limitate». Per chi non ri-spetta entrambi i prerequisitisi profila invece l’intervento diun arbitro conciliatore e si an-

    drà a decidere caso per caso,fissando un tetto a centomilaeuro. Oltre, è previsto un iter più complesso.

    Sull’altro spinoso frontedelle sofferenze bancarie, si èespresso in audizione alla Ca-mera il vice direttore generaledi Bankitalia Luigi Federico Si-gnorini: «La questione dell’in-cidenza delle sofferenze èestremamente importante per la visione dei mercati finanzia-ri sullo stato di salute dell’Ita-lia». Ma, dice Signorini, a que-sto problema è stata data «piùimportanza di quella che ha»,anche perché i crediti «sonoassistiti da garanzie superioria quelle di altri paesi».

    Stefano Righi@Righist

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    Lo scenario

    di Federico Fubini

    Quell’errore sulle sofferenzecostato all’Italia dieci miliardiLe stime (sbagliate) dei crediti nel crac delle quattro banche e gli effetti per il sistema

    Il caso bancheI numeri della Popolare di Vicenza

    La perdita dell’ultimo esercizio

    L’aumento di capitale

    Il salvataggio e i rimborsi Le sofferenze

    d’ArcoFonte: dati societari

    Clienti delle4 banche