introduzione - corriere della sera

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11 INTRODUZIONE Ragione e sentimento: una felicità mozartiana di Dacia Maraini Un racconto che si snoda serpentino e felice, con gli alti e bassi di una voce gioiosa dalle intonazioni perfet- te. Ironica, affettuosa verso i suoi personaggi, indignata ma senza cipiglio verso l’ipocrisia sociale, attenta alle regole complicate delle alleanze matrimoniali ma mai complice di un pensiero autoritario, Jane Austen ha un piglio decisamente mozartiano. Niente di più lieto e di più grave. Una casa in cui si muovono tanti figli, nipoti, cugini, ospiti inattesi, e in cui gli interessi degli uni si intreccia- no a quelli degli altri, senza creare ingorghi irreparabili, senza suscitare conflitti laceranti. Il dolore ha il suo po- sto in questi intrecci, ma non è mai disperato. L’amore è sapienza strategica, senza diventare mai volgare cupi- digia. Le ragioni della «roba», come direbbe Goldoni, sono valutate e prese sul serio, senza mai pensare di sa- crificare a essa la propria dignità. È stato scritto che Jane Austen in questo romanzo ha voluto ricalcare la fiaba di Cenerentola: una sorel- la buona fra due sorelle cattive. Cenerentola che lava i pavimenti, che scopa per terra, che cucina per tutti e osserva il mondo dalla finestra. Cenerentola, trattata 0020.testo.indd 11 0020.testo.indd 11 13/06/2013 11:14:29 13/06/2013 11:14:29

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INTRODUZIONE

Ragione e sentimento: una felicità mozartiana

di Dacia Maraini

Un racconto che si snoda serpentino e felice, con gli alti e bassi di una voce gioiosa dalle intonazioni perfet-te. Ironica, affettuosa verso i suoi personaggi, indignata ma senza cipiglio verso l’ipocrisia sociale, attenta alle regole complicate delle alleanze matrimoniali ma mai complice di un pensiero autoritario, Jane Austen ha un piglio decisamente mozartiano. Niente di più lieto e di più grave.

Una casa in cui si muovono tanti fi gli, nipoti, cugini, ospiti inattesi, e in cui gli interessi degli uni si intreccia-no a quelli degli altri, senza creare ingorghi irreparabili, senza suscitare confl itti laceranti. Il dolore ha il suo po-sto in questi intrecci, ma non è mai disperato. L’amore è sapienza strategica, senza diventare mai volgare cupi-digia. Le ragioni della «roba», come direbbe Goldoni, sono valutate e prese sul serio, senza mai pensare di sa-crifi care a essa la propria dignità.

È stato scritto che Jane Austen in questo romanzo ha voluto ricalcare la fi aba di Cenerentola: una sorel-la buona fra due sorelle cattive. Cenerentola che lava i pavimenti, che scopa per terra, che cucina per tutti e osserva il mondo dalla fi nestra. Cenerentola, trattata

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Indie Occidentali come cappellano nel suo reggimento e là morì di febbre gialla, con un dolore dell’amico e patrono, il quale dichiarò poi che se avesse saputo del fi danzamento non gli avrebbe permesso di viaggiare in un simile clima. Questa piccola tragedia domestica cau-sò un grande e duraturo dolore alla ragazza colpita e non poté non gettare un’ombra di malinconia su tutto il gruppo. La partecipazione di Jane fu probabilmente, data la sua età e il suo amore per la sorella, la più pro-fonda di tutte.»

In quanto a Jane: «Cassandra raccontò, dopo la mor-te della sorella, che in un periodo che erano al mare conobbero un gentiluomo il cui fascino personale, la cui intelligenza e i cui modi erano tali che Cassandra lo ritenne degno di avere e forse dunque di guadagnare l’amore di sua sorella Jane. Quando si lasciarono egli espresse l’intenzione di vederle presto di nuovo. E Cas-sandra non aveva dubbi sul motivo. Ma non si rividero mai e presto arrivò la notizia della sua morte improvvi-sa. Io credo che, se Jane provò mai amore, fu per questo gentiluomo senza nome, ma la conoscenza era stata bre-ve e io non so se i suoi sentimenti furono tali da intac-care la sua felicità».

Il ritratto che fa Jane di Marianne ha qualche so-miglianza con l’autrice. Anche se considero un errore cercare nei personaggi gli autori. Che sono altrove, ap-pollaiati su un ramo a osservare ciò che accade nella grande foresta dei propri contemporanei. Marianne ci è subito simpatica, non perché sia una donna perfetta, ma al contrario proprio per le sue debolezze, raccon-tate con una ironia gentile e affabile, con un affetto e una simpatia che non vengono mai meno. Marianne la sventata, Marianne l’innamorata, Marianne la candi-

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da, Marianne l’imprudente. Certamente Marianne è in parte una proiezione di Jane Austen ma, come scri-ve Sandra Petrignani in una bella prefazione al libro uscito nel 1991 da Theoria, Elinor e Marianne posso-no essere lette meglio come due aspetti del carattere di Jane: «Che l’affi nità fra le due stia a cuore all’autrice almeno quanto la contrapposizione lo dimostra la scel-ta di quelle parole rivelatrici “sense and sensibility”, che in comune hanno molto più della radice. Hanno la qualità di essere due elementi imprescindibili della co-noscenza, che passa attraverso i sensi per essere inter-pretata attraverso l’emozionalità, l’intuito, l’esprit del-la persona».

La saggezza di Jane Austen raccontatrice di storie sta nel fermarsi al punto giusto. Con un piede sul burrone. Savia e prudente quanto basta. Le tante vicende amo-rose, i desideri, le aspettative, gli inganni, le scoperte, gli svelamenti, fanno parte di una danza goldoniana che si conclude sempre con un lieto fi ne: un matrimo-nio d’amore. Ma che non disdegna la proprietà: una bella casa, anche se modesta, una carrozza, un reddito discreto per vivere con dignità.

I suoi romanzi terminano giudiziosamente prima del matrimonio: la porta proibita oltre la quale è meglio non indagare. L’eros è un gioco che nasce, matura e si conclude prima del patto coniugale. Chi, pochi anni più tardi, aprirà quella porta, racconterà faccende cupe e dolorose. Sto parlando delle sorelle Brönte.

Il romanzo, uscito quando Jane aveva trentacinque anni, pare sia stato scritto molti anni prima, addirittu-ra quindici anni prima, quando Jane era una ragazza. Il manoscritto pare si fosse perso e lei l’ha recupera-to nella memoria. Prendeva il nome dalle due sorelle:

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Elinor e Marianne. Il che dimostra quanto fosse fedele a se stessa e ai suoi motivi la scrittrice Jane, la quale, anche nei seguenti romanzi di successo, ha mantenuto il tono leggero e beffardo, tenero e divertito dei suoi primi scritti.

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