corr economia 20140113

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LUNEDÌ 13 GENNAIO 2014 www.corriereconomia.com ANNO XVIII - N. 1 Distribuito con il Corriere Della Sera non vendibile separatamente Direzione, Redazione, Amministrazione, Tipografia Via Solferino 28, Milano 20121 - Tel. 02.62.82.1 S .63.79.75.10 Bonino Non solo diplomazia Convinceremo gli investitori IL PUNTO I l lamento non aiuta Puntiamo su noi stessi e la ripresa arriverà A fine 2013 la crisi ha compiuto sei anni. Ogni anno sembrava quello buono per la svolta; invece si sono accumulati licenziamenti, bancarotte e sempre meno speranze di recupero. È stata la transizione più radicale, più strutturale, più antropologica cui la mia generazione abbia assistito. E si è accompagnata al terrore di un tempo senza promesse. A un venire meno della stessa idea di futuro. Ad una convinzione che i famosi calabroni del made in Italy – fatti i conti con la legge di gravità – fossero definitivamente caduti a terra. Ad un tramonto anche della leggenda italica che con un colpo di reni ai tempi supplementari si potessero sempre evitare baratri e catastrofi. La crisi non è stata solo macroeconomica e finanziaria. Le concause aziendali sono state molte: chi veniva da un mercato troppo a lungo ristagnante; chi presentava debolezze in ambito tecnologico o organizzativo; chi correva senza il necessario patrimonio; chi aveva lasciato il volante in mano a patriarchi conservatori, testardi e disinformati; chi troppo legato ad un unico cliente o fornitore. In questi anni di souplesse e di decadenza abbiamo però anche accumulato energia e forza inespressa. Accanto al malessere, alcune aziende sono riuscite a metabolizzare l’occasione di trasformazione: sono stati cancellati lussi, illusioni, privilegi, sovrastrutture, burocrazie. E ora che qualche barlume illumina la ripartenza, che qualche filo d’erba è rispuntato, lo spirito di iniziativa è pronto per straripare, per convogliare verso un nuovo obiettivo. I gruppi medi e medio-grandi dei settori della moda, del design, dell’agroalimentare, dei macchinari, del farmaceutico, delle forniture medicali, della progettazione — che poi sono la vera locomotiva nazionale — stanno assicurando al sistema italiano una rinnovata vitalità. DI SEVERINO SALVEMINI Fisco Nel 2014 si prende altri due giorni Al lavoro per le tasse fino al 21 giugno DI MASSIMO FRACARO, GIUDITTA MARVELLI E ANDREA VAVOLO D ue giorni di lavoro in più per arrivare al traguardo della liberazione fiscale. Il calcolo del Tax Freedom Day, rea- lizzato come ogni anno in collabo- razione con Cgia Mestre, rivela che un quadro con uno stipendio da poco più di 48 mila euro l’anno do- vrà lavorare fino al 21 giugno (nel 2013 era fino al 19) per saldare i conti con l Erario. ALLE PAGINE 20 E 21 Credito Mps, Bpm, Carige Riparte la caccia a 4,3 miliardi di euro DI STEFANO RIGHI A PAGINA 8 Fonte: 73% 25% 2% S. Franchino Le tasse da pagare nel 2014 saranno... sicuramente di più come lo scorso anno di meno come sostiene il governo 1 Il sondaggio Matricole Alibaba, Pinterest, Dropbox e... Hi-tech Vince a Wall Street Ecco tutte le nuove Twitter DI COMETTO E SCLAUNICH L’ Asia va alla conquista di Wall street. Alibaba, il sito cinese di ecommerce che vale da solo circa 100 miliardi di dollari, sarà l’apripista. Ma nel 2014 so- no previsti molti arrivi eccellen- ti. Tra le Ipo a stelle e strisce nel 2014 è previsto il debutto di Pin- terest (il social basato sulle im- magini), Dropbox (archiviazio- ne e condivisione di file), Spotify (radio online personalizzata) e tanti altri. Il 2013 è stato un anno d’oro con quotazione record e prezzi saliti in media del 77%. Si sta gonfiando un’altra bolla? ALLE PAGINE 2 E 3 DI BIANCA CARRETTO E DANIELE SPARISCI D opo la realizzazione del «sogno» — salire al 100% di Chrysler — per Fiat inizia una sfida più impegnativa, che va dal rilancio dell’Alfa Ro- meo all’espansione in Cina, alla ripartenza del- l’Europa. La road map inizia oggi al North Ameri- can Show, la più importante vetrina Usa. Intanto, l’America si è chiusa alle spalle la recessione. ALLE PAGINE 4 E 5 Disegno di S.Franchino Azioni, bond, casa, fondi: la guida pratica e facile per investire in sicurezza ALLA PAGINA 22 I l made in Italy di nuovo nel mirino del fondo Emerisque SACCHI A PAGINA 13 R iorganizzare la rete diplomatica «non significa trasformare gli ambasciatori in piazzisti, ma affiancarli con professionisti preparati a convince- re gli investitori stranieri della bontà del rischio Italia». Emma Bonino, ministro degli Esteri, spiega come l’Italia diventerà più attraente dopo aver in- contrato fondi sovrani e top manager stranieri. A PAGINA 7 Affari Esteri Emma Bonino Compagnie aeree Alitalia e le altre, se fallire fa bene DI ALESSANDRA PUATO A PAGINA 10 Intervista Ecco come attrarre nuove risorse MODA IN EDICOLA DI PAOLO VALENTINO Previsioni Dai cellulari alla tv: chi sale e chi scende Sarà l’anno della tecnologia da indossare. Continuerà la feb- bre per i tablet e gli smartphone con guerra dei prezzi. La Cina sorpasserà gli Usa. CON ARTICOLI DI SOTTOCORONA TORELLI E TRIULZI ALLE PAGINE 15, 16 E 17 DI PAOLO OTTOLINA Chrysler I veri piani di Marchionne La leadership si decide in America Detroit Da oggi fino al 26 gennaio il North American Show CONTINUA A PAGINA 10

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  • LUNED 13 GENNAIO 2014 www.corriereconomia.comANNO XVIII - N. 1 Distribuito con il Corriere Della Sera non vendibile separatamente

    Direzione, Redazione, Amministrazione, Tipografia Via Solferino 28, Milano 20121 - Tel. 02.62.82.1 S .63.79.75.10

    Bonino Non solo diplomaziaConvinceremo gli investitori

    IL PUNTO

    Il lamento non aiutaPuntiamo su noi stessie la ripresa arriver

    A fine 2013 la crisi ha compiuto seianni. Ogni anno sembrava quellobuono per la svolta; invece si sonoaccumulati licenziamenti, bancarotte e sempre meno speranze di recupero. stata la transizione pi radicale, pi strutturale, pi antropologica cui la mia generazione abbia assistito. E si accompagnata al terrore di un tempo senza promesse. A un venire meno della stessa idea di futuro. Ad una convinzione che i famosi calabroni del made in Italy fatti i conti con la legge di gravit fossero definitivamente caduti a terra. Ad un tramonto anche della leggenda italica che con un colpo di reni ai tempi supplementarisi potessero sempre evitare baratri e catastrofi. La crisi non stata solo macroeconomica e finanziaria. Le concause aziendali sono state molte: chi veniva da un mercato troppo a lungo ristagnante; chi presentava debolezze in ambito tecnologico o organizzativo; chi correva senza il necessario patrimonio; chi aveva lasciato il volante in mano a patriarchi conservatori, testardi e disinformati; chi troppo legato ad un unico cliente o fornitore.In questi anni di souplesse e di decadenza abbiamo per anche accumulato energia e forza inespressa. Accanto al malessere, alcune aziende sono riuscite a metabolizzare loccasione di trasformazione: sono stati cancellati lussi, illusioni, privilegi, sovrastrutture, burocrazie. E ora che qualche barlume illumina la ripartenza, che qualche filo derba rispuntato, lo spirito di iniziativa pronto per straripare, per convogliare verso un nuovo obiettivo. I gruppi medi e medio-grandi dei settori della moda, del design, dellagroalimentare, dei macchinari, del farmaceutico, delle forniture medicali, della progettazione che poi sono la vera locomotiva nazionale stanno assicurando al sistema italiano una rinnovata vitalit.

    DI SEVERINO SALVEMINI

    Fisco Nel 2014 si prende altri due giorniAl lavoro per le tasse fino al 21 giugnoDI MASSIMO FRACARO, GIUDITTA MARVELLI E ANDREA VAVOLO

    D ue giorni di lavoro in piper arrivare al traguardodella liberazione fiscale. Ilcalcolo del Tax Freedom Day, rea-lizzato come ogni anno in collabo-razione con Cgia Mestre, rivela cheun quadro con uno stipendio dapoco pi di 48 mila euro lanno do-vr lavorare fino al 21 giugno (nel2013 era fino al 19) per saldare i conti con l Erario.

    ALLE PAGINE 20 E 21

    CreditoMps, Bpm, CarigeRiparte la cacciaa 4,3 miliardi di euroDI STEFANO RIGHI

    A PAGINA 8Fonte:

    73% 25%

    2%

    S. F

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    hino

    Le tasse da pagare nel 2014saranno...

    sicuramentedi pi

    comelo scorso

    anno

    di menocome

    sostieneil governo

    1 Il sondaggio Matricole Alibaba, Pinterest, Dropbox e...

    Hi-tech Vince a Wall StreetEcco tutte le nuove TwitterDI COMETTO E SCLAUNICH

    L Asia va alla conquista diWall street. Alibaba, il sitocinese di ecommerce che vale dasolo circa 100 miliardi di dollari,sar lapripista. Ma nel 2014 so-no previsti molti arrivi eccellen-ti. Tra le Ipo a stelle e strisce nel2014 previsto il debutto di Pin-terest (il social basato sulle im-magini), Dropbox (archiviazio-ne e condivisione di file), Spotify(radio online personalizzata) etanti altri. Il 2013 stato un annodoro con quotazione record eprezzi saliti in media del 77%. Sista gonfiando unaltra bolla?

    ALLE PAGINE 2 E 3

    DI BIANCA CARRETTO E DANIELE SPARISCI

    D opo la realizzazione del sogno salire al100% di Chrysler per Fiat inizia una sfidapi impegnativa, che va dal rilancio dellAlfa Ro-meo allespansione in Cina, alla ripartenza del-lEuropa. La road map inizia oggi al North Ameri-can Show, la pi importante vetrina Usa. Intanto,lAmerica si chiusa alle spalle la recessione.

    ALLE PAGINE 4 E 5

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    Azioni, bond, casa, fondi:la guida pratica e facile per investire in sicurezza

    ALLA PAGINA 22

    Il made in Italydi nuovo nel mirino del fondo Emerisque

    SACCHI A PAGINA 13

    R iorganizzare la rete diplomatica non significatrasformare gli ambasciatori in piazzisti, maaffiancarli con professionisti preparati a convince-re gli investitori stranieri della bont del rischioItalia. Emma Bonino, ministro degli Esteri, spiegacome lItalia diventer pi attraente dopo aver in-contrato fondi sovrani e top manager stranieri.

    A PAGINA 7

    Affari EsteriEmma Bonino

    Compagnie aereeAlitalia e le altre,se fallire fa bene DI ALESSANDRA PUATO

    A PAGINA 10

    Intervista Ecco come attrarre nuove risorse

    MODAIN EDICOLA

    DI PAOLO VALENTINO

    PrevisioniDai cellulari alla tv:chi sale e chi scende

    Sar lanno della tecnologiada indossare. Continuer la feb-bre per i tablet e gli smartphonecon guerra dei prezzi. La Cina sorpasser gli Usa.

    CON ARTICOLI DI SOTTOCORONATORELLI E TRIULZI ALLE PAGINE

    15, 16 E 17

    DI PAOLO OTTOLINA

    Chrysler I veri piani di MarchionneLa leadership si decide in America

    Detroit Da oggi fino al 26 gennaio il North American Show

    CONTINUA A PAGINA 10

  • 2 CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014

    La stanza dei bottoni a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa

    Monti, addio Tasi: il Professore vola a LondraChicco Testa fa Winston Churchill. E Romiti cerca manager che sappiano il cinese

    A lle bizze di Palazzo,dove la sua Scelta ci-vica sta combatten-do la battaglia contro la Ta-si, Mario Monti preferisceil pi familiare ambientelondinese della Alumni-Bocconi. Lassociazione de-gli ex bocconiani di stanza aLondra, guidata dal capo diBlackrock Stefano Donati,ha deciso di inaugurare ilnuovo anno organizzandouna cena di gala con lexpremier, oggi presidentedellateneo milanese, ospitedonore. I tavoli (prezzi po-

    polari per gli ospiti: da 55 fino a 140 sterline a testaper chi deve rinnovareliscrizione al club) sonoandati tutti esauriti. Ad ac-cogliere questa sera Montial Royal Academy of ArtsRestaurant, che ospiter ilgala, ci saranno il suo consi-gliere diplomatico ai tempidi Palazzo Chigi, PasqualeTerracciano, promosso nel frattempo ambasciatorenel Regno Unito, e un centi-naio di ex alunni ai quali stata riservata anche unasessione post prandiale di

    Q&A con lex primo mini-stro.

    ***Il Professore non tutta-

    via il solo nel suo partito acoltivare interessi lontanodai Palazzi. Mercoled sera,al Teatro Parioli di Roma,lex sostituto procuratore edeputato di Sc, nonch que-store della Camera, StefanoDambruoso, insieme alsuo capogruppo a Monteci-torio, Andrea Romano,porteranno in scena Col-pevole o innocente?, il ci-clo di processi ai personag-

    gi storici ideato dallasso-ciazione culturale Prospec-tus, che dopo aver messoalla sbarra a Milano Gali-leo Galilei e Ippocrate,sbarca a Roma per occupar-si di Sir Winston Chur-chill, impersonato per loc-casione dal manager ver-de Chicco Testa. Dam-bruoso sar presidentedella Corte, Romano il di-fensore e il giudice del Tarcampano, Sergio Zeuli in-terpreter laccusa. Testi-moni deccezione: la giorna-lista Myrta Merlino e labanchiera del Papa,Francesca ImmacolataChaouqui.

    ***Lappuntamento per il

    15 gennaio in Assolombar-da per il quarto Careerday organizzato dalla Fon-

    dazione Italia-Cina presie-duta da Cesare Romiti perfavorire lincontro tra leaziende italiane che voglio-no sfondare in Asia e giova-ni laureati cinesi e non. Ilmercato cinese non pi ilBengodi di qualche anno fae di conseguenza la qualifi-cazione del personale de-cisiva per competere con glialtri Paesi europei esporta-tori, in primo luogo i fran-cesi. Avere alle proprie di-pendenze un giovane ma-nager bilingue (cinese e ita-l i a n o ) p u f a r e l adifferenza. Tra le aziendepi affezionate ai Careerday ci sono Max Mara, Vi-bram ed Elica ma questan-no ci saranno tre importan-ti new entry: Technogym,Ferragamo e Bialetti.

    R PRODUZ ONE RISERVATA

    Volti Mario Monti. A sini-stra: Francesca Chaouqui e (in basso) Chicco Testa

    Ansa

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    esse

    N o, non ci sar nessunabolla tech. E quelli cheinvece la danno perimmediata non san-no di cosa stanno parlando. In-tervistato dal Wall Street Jour-nal Marc Andreessen, guru del Web e venture capitalist del set-tore tech, non ha dubbi: lo sbarcoin Borsa delle aziende legate aInternet e ai social non ha nientea che vedere con la bolla del2000. Di analisi (e rassicurazio-ni) per ce n bisogno, perch inumeri raccontano unaltra sto-ria. Secondo la societ di analisiBirinyi Associates, che ha messoin fila tutte le Ipo del settore dal1997 ad oggi, il 2013 stato lan-no doro per le aziende internet esocial in Borsa: ben 26 si sonoquotate (per un valore totale di5,39 miliardi di dollari), segnan-do un picco rispetto agli anniprecedenti. Il core-business? A360 gradi: si occupano di ecom-merce ma anche di advertisingonline, cloud, cyber sicurezza,pagamenti online, mobile, solu-zioni per web hosting e creazio-ne siti.

    ParagoniNel 2012 le Ipo erano state so-

    lo 17, ma lo sbarco a Wall Streetdi Facebook (che da solo valeva 5miliardi) aveva portato il totaledegli investimenti a 18,3 miliardidi dollari. Una cifra monstre, so-prattutto se comparata a quelle di una decina di anni fa: nel 1999si quotarono 188 societ per untotale di 15,86 miliardi, nel 2000invece le 89 aziende diventatepubbliche raggiunsero comples-sivamente 9,58 miliardi.

    Le bolle sono fenomeni spe-cifici legati alla psicologia dimassa. Ora non c nulla del ge-nere: stiamo parlando di un nu-mero di aziende piuttosto picco-lo, analizza Andreessen. Picco-lo ma remunerativo: ad aver in-vestito in tutte le 26 aziendequotatesi nel 2013 si sarebbe

    guadagnato un buon 77,84% se-condo i calcoli del Birinyi Asso-ciates. La pi interessante, conun ritorno sugli investimenti chesu base annuale dovrebbe arri-vare a sfiorare il 230%, quelladi Qiwi, societ che si occupa dipagamenti virtuali. Pure Twitter,che al debutto sui listini avevafatto tremare gli investitori, do-vrebbe reggere: ci si aspetta un+133% sugli investimenti in 12mesi. Ma, al di l delle proiezionia lungo termine, gi le prime set-timane fanno ben sperare: in unmese il valore delle azioni salitodel 72,88% e a inizio gennaio dai26 dollari iniziali sono arrivate asuperare i 60 per poi scendereun po. Performance simili le

    hanno registrate anche FireEye,societ che si occupa di cyber si-curezza (da 20 a 60 dollari per azione in 4 mesi), RocketFuel,azienda di digital advertising (da29 a 59 dollari per azione in 4mesi), la piattaforma di cloudMarketo (da 13 a 41 dollari perazione in 7 mesi), i due siti cinesi58.com (da 17 a 40 dollari in duemesi) e Autohome (da 17 a 32dollari in un mese).

    Stando alle proiezioni di Bi-rinyi, ben 10 societ su 26 po-trebbero far raddoppiare gli in-vestimenti degli azionisti nel gi-ro di un anno, mentre un altrogruppetto di sette dovrebbe rea-lizzare crescite dal 67% al 99%.Chi ha puntato sulle societ sba-gliate subir perdite importanti:Tremor Video, la peggiore, do-vrebbe segnare un -46,40% in unanno. Le altre tre che arrancano(Marin Software, YuMe, Li-ghtInTheBox) invece scendonorispettivamente del 26,50%, del15,56 e dell11,47%.

    Prospettive Insomma, un settore da tene-

    re docchio. Soprattutto perchpure nel 2014 ci si aspetta il de-butto di una serie di matricole dirazza. Per esempio la cinese Ali-baba, colosso dellecommerceche non solo in corsa per diven-tare la leader mondiale del retail(dovrebbe scalzare WalMart dalprimo posto entro il 2016) ma hapure messo un piede nel settoresocial alleandosi con Sina, ilTwitter cinese. Da mesi si preve-de il suo sbarco in Borsa e i detta-gli dellIpo sono da urlo, con unavalutazione che potrebbe arriva-re fino a 100 miliardi di dollari.La Cina ed i suoi colossi sarebbe-ro cos al centro dellattenzione,ma gi osservando la lista delle Ipo del 2013 le societ asiatichebalzano allocchio: su 26 ben ottonon sono americane, e di questesei sono cinesi (poi ce n unaisraeliana e una francese).

    Tra le Ipo a stelle e strisce inarrivo nel 2014, invece, ci potreb-bero essere Dropbox, Box, Ever-note (tutte e tre si occupano diarchiviazione e condivisione difile) e Pinterest, il social basatosulle immagini. Nei prossimimesi, inoltre, potrebbe muovere iprimi passi a Wall Street ancheSquare, la startup per i paga-menti via smartphone del fonda-tore di Twitter Jack Dorsey. Mac chi guarda con interesse purea Uber (servizio di trasporto pri-vato), Shazam (app che ricono-sce brani musicali), Spotify (ra-dio online personalizzata). Chis-s che, dietro al rifiuto di Evan Sp i e gel d i ve n d e re l a s u aSnapchat a Facebook, non ci siail progetto di un imminente esor-dio in Borsa dellapp di messag-gistica. Per quanto riguarda i vi-deogiochi in lizza per la quota-zione ci sarebbero due grandinomi: da un lato la britannicaKing (che ha firmato Candy Cru-sh Saga) dallaltro i finlandesi diRovio (inventori degli uccelliniarrabbiati di Angry Birds).

    R PRODUZIONE RISERVATA

    Lultimo boomLe matricole internet che si sono quotatea Wall Street nei vari anni

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    Le debuttantidel 2013

    ChannelAdvisor, LightInTheBox,RetailMeNot, Zulily, 500.comMarin Software, YuMe,Rocket Fuel, Criteo

    58.com, Autohome

    Twitter

    Tremor Video

    Textura

    RingCentral

    FireEye, Barracuda Networks

    Mavenir Systems, Sungy Mobile

    Xoom, Qiwi

    Ecommerce,couponing, retailAdvertisingonline e digitale

    Portali

    Social

    Video

    Servizi per industria online

    Servizi telefonici

    Soluzioni per web hostinge creazione siti

    Protezione e cyber sicurezza

    Mobile (infrastrutture e prodotti)

    Pagamenti online

    Cloud Marketo, Cvent

    Endurance international,Wix.com

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    188 record

    18.282 recordLa nuovacaricaEcommerce Alibaba

    Social Pinterest

    Cloud Dropbox, Evernote, Box

    Giochi King, Rovio

    Musica Spotify, Shazam

    Trasporti Uber

    Pagamenti via smartphone Square

    Messaggistica Snapchat

    Le matricole previste per il 2014

    77,84%Il guadagno medio

    in 12 mesidi quotazioni.Solo in 4 sono

    in negativo

    Trend Nel 2013 hanno guadagnato il 77%. E se scoppia la bolla?

    Internet Alibaba guidala corsa delle matricoleWall Street diventa hi-techIl sito cinese di ecommerce vale da solo 100 miliardiIn lizza nel 2014 Pinterest e i dolcetti di Candy CrushDI GRETA SCLAUNICH

    In due anni debutti per 24 miliardi. Sempre pi matricole dallAsia

    IMPRESE & FINANZAUomini, storiee strategie

  • CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014 3

    IMPRESE & FINANZALa storia

    Uomini, storiee strategie

    High-tech Il social compie dieci anni e si comporta come un big quotato: insegue i profitti

    Facebook Una rivincita (m0bile )Zuckerberg sorprende e cresce grazie alla pubblicit su tablet e cellulari Cos il titolo risalito del 200% dai minimi. Ma i giovani lo amano ancora?DI MARIA TERESA COMETTO

    Im Ceo, Bitch!, dichia-rava il ventenne MarkZuckerberg sul bigliet-to da visita della suaneonata azienda (in italiano suone-rebbe Sono il Capo, Scemo!). Era ilsuo modo goliardico di prendere ingiro il tradizionale mondo del busi-ness e mostrarsi lontano da WallStreet. Facebook non stata creataoriginariamente come unazienda,insisteva il giovanissimo ceo (chiefexecutive officer o amministratoredelegato) parlando ai potenziali inve-stitori. Ma dieci anni dopo il lancio del suo social network avvenuto il 4febbraio 2004 dal dormitorio di Har-vard, la prestigiosa universit dove studiava Informatica e Psicologia Zuckerberg diventato un vero ceo,impegnato non solo a perseguire isuoi ideali (come Internet accessibilein tutto il mondo), ma anche al fattu-rato e ai profitti della sua azienda. Ese il 29 gennaio, quando annuncer irisultati 2013, soddisfer o addirittu-ra superer le aspettative degli anali-sti, Wall Street lo incoroner come ilmiglior ceo nel settore tecnologico dellultimo anno, nonostante non ab-bia ancora 30 anni (li compir il pros-simo 14 maggio).

    AtteseLe attese del mercato sono per un

    balzo allins di oltre il 40% del fattu-rato, dai 5 miliardi di dollari del 2012a 7 miliardi; e per un raddoppio deiprofitti nel quarto trimestre rispettoallo stesso periodo di un anno fa. Larisalita delle quotazioni di Facebookdai minimi toccati dopo lIpo (Initialpublic offering, offerta pubblica ini-ziale) del maggio 2012 ha gi antici-pato le buone notizie: scese a 22 dol-lari lo scorso giugno dai 38 dollaridel prezzo iniziale, le azioni sono oraquasi a 60 dollari. E con una capita-lizzazione di Borsa di 144 miliardi didollari, la fortuna personale di Zuc-kerberg oggi vale attorno ai 20 mi-liardi.

    Gran parte della crescita dellulti-mo anno dovuta alla svolta impres-sa a Facebook da Zuckerberg dopo ilflop dellIpo: il baby ceo si era resoconto allora di non potersene infi-schiare delle aspettative e delle rea-zioni degli investitori, perch comeha raccontato il Wall Street Journalin un recente lungo articolo le azio-ni svalutate deprimevano anchelumore degli ingegneri e dei pro-grammatori di Facebook pagati conle stock option. E Zuckerberg ha capi-to inoltre di doversi rapidamente

    adattare al cambiamento di uso delsocial network da parte dei suoi uten-ti, sempre pi spesso connessi nonpi da un desktop ma da uno smar-tphone.

    La priorit del ceo diventata cosfar soldi, davvero; e per raggiungerelobbiettivo il mezzo individuato sonostate le inserzioni pubblicitarie inte-grate nelle news degli amici, viste so-prattutto sul piccolo schermo. Mobi-litati i suoi pi fidi collaboratori inparticolare lingegnere AndrewBoz Bosworth, suo ex insegnantead Harvard la nuova strategia hafunzionato. Almeno 3 miliardi di dol-lari del fatturato 2013 dovrebbero ve-nire dalla pubblicit su apparecchimobili, secondo le stime degli anali-sti, e questo senza aver infastiditotroppo gli utenti, dicono i 35 milasondaggi quotidiani che Facebook re-alizza fra i suoi seguaci.

    Ma Zuckerberg non pu dormiresugli allori e le sfide che ha di frontesono molteplici. Per continuare ad at-tirare gli investimenti pubblicitari de-ve mostrare che il suo social network

    sempre il pi usato e amato al mon-do: aver raggiunto 1,2 miliardi diutenti non basta, se i giovani comin-ciano a non ritenerlo pi cool (di mo-da) e a cercare qualcosa di nuovo, co-me il responsabile finanziario di Fa-cebook David Ebersman ha lasciatointendere lo scorso ottobre commen-tando i risultati del terzo trimestre. Eaver cercato (invano) di comprareper ben 3 miliardi di dollari Snapchat lapplicazione per scambiarsi fotoche scompaiono in pochi secondi, ul-tra popolare fra i giovanissimi con-ferma la preoccupazione di Zucker-berg di non perdere lamicizia delle nuove generazioni.

    RispostaUna r isposta di Facebook a

    Snapchat il nuovo servizio di mes-saggi di Instagram, la app per condi-videre foto comprata nel 2012 e cre-sciuta fino a 150 milioni di utenti atti-vi al mese; ma probabilmente dovrinventare qualcosaltro di nuovo pertenere il passo con la concorrenza.Altro problema caldo quello della

    privacy. Zuckerberg ha ammassatouna quantit enorme di informazionisui suoi utenti e lo scandalo del data-gate ha rivelato quanto la loro riser-vatezza sia relativa, a causa del pro-gramma di sorveglianza dellagenziaamericana per la sicurezza (Nsa). Daagosto Facebook pubblica un Rap-porto sulla trasparenza in cui dichia-ra quante richieste di dati sugli utentiriceve dalla Nsa, sperando cos dimantenere la fiducia del pubblico ecercando di opporsi agli eccessi di in-trusioni governative.

    Il lato positivo della massa di in-formazioni accumulate sul social lapossibilit di usarle da parte deglistessi utenti attraverso il motore di ri-cerca interno Graph search, peresempio per trovare un certo risto-rante che piace agli amici. disponi-bile per ora solo sul pc, ma dovrebbeessere presto lanciato anche sugli ap-parecchi mobili e, secondo Masha-ble, potrebbe diventare la novit piinteressante del 2014.

    @mtcometto RIPRODUZIONE RISERVATA

    La pi grossa

    Fonte: Birinyi Associates

    Jonathan LuChief Executive Ofcer,Alibaba Group

    La pi rischiosa

    Tremor Video

    La pi promettente

    pagamenti online

    piattaforma video online

    Sigla: TWTRIpo: 1,82 miliardi di dollari(novembre 2013)Prezzo iniziale azioni: 26 dollariPrezzo attuale: 57,20 dollari Differenza: +120%

    Sigla: TRMRIpo: 75 milioni di dollari(giugno 2013)Prezzo iniziale azioni: 10 dollariPrezzo attuale: 5,09 dollari Differenza: -49,1%

    Sigla: QIWIIpo: 229,6 milioni di dollari(maggio 2013)Prezzo iniziale azioni: 17 dollariPrezzo attuale: 54,11 dollari Differenza: +218%

    TremorVideoLa societ

    stata bocciatada Wall Street

    Qiwi

    Twitt

    er

    Alibaba(Cina, 1999)

    colosso ecommerce,la valutazione

    potrebbe arrivareno a 100 miliardi

    di dollari

    Dick CostoloChief Executive Ofcer,

    Twitter

    Twitter(Usa, 2006)

    social da 140 caratteri,ha superato a ne 2013

    i 200 milioni di utentiattivi mensili

    Bill Da

    y

    Chief E

    xecutiv

    e Ofc

    er,

    Tremo

    r Video

    1 4 4Miliardi di dollari

    la capitalizzazionedi Borsa

    di Facebook

    Gli utenti attiviDati in miliardi

    I ricavi

    Promosso a Wall Street

    Dati in miliardi di dollari

    1,00,80,60,40,2

    0 I trim.2012

    II trim. III trim. IV trim. I trim.2013

    II trim. III trim.

    I trim.2012

    II trim. III trim. IV trim. I trim.2013

    II trim. III trim.

    Mark Zuckerberg,29 anni, ceo di Facebook

    il suo patrimonio personale

    vale 20 miliardi di dollari;nel 2013 stato il numero1nella classica dei lantropi

    americani con 1 miliardodi dollari dati in benecenza

    Mobile Desktop

    2,0

    1,5

    1,0

    0,5

    0

    60

    40

    202012 2013

    +50%dallinizio

    delle quotazioni

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  • 4 CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014

    Il mercato delle quattro ruoteItalia & America

    Industria

    Strategie Dopo laccordo tutte le sfide pratiche della fusione. LItalia nelle vendite pesa meno del 10%

    Fiat Chrysler Promossa in finanzaIndustria e modelli i test decisivi Parte dal Salone di Detroit il cammino del gruppo. Investimenti per 9 miliardiLe sfide di Marchionne: il rilancio Alfa, la forza di Jeep e Dodge. La partita BrasileDI DANIELE SPARISCI

    LA RIPRESA Le vendite di auto negli Usa, in milioni

    Dicembre

    Da inizio anno

    2013

    1,360

    15,594

    2012

    1,356

    14,492

    Var. %

    0,3%

    7,6%

    LA CLASSIFICA

    GM

    Ford

    Toyota

    Chrysler

    Honda

    Hyundai Gr.*

    Nissan

    VW Group

    Subaru

    * Inclusa Kia

    DA TORINO A DETROIT

    * Incluse Comau, Teksid, Marelli oltre a Ferrari e Maserati** Occupati al 30 settembre 2013

    Ricavi netti (mld)

    Risultato operativo (mld)

    Risultato netto (mld)

    Auto vendute (mln)

    Dipendenti

    20

    -0,979

    -2

    1,778

    46.531

    Fiat2003

    88

    3,5 - 3,8

    0,9 - 1,2

    4,4

    214.836**

    Fiat-Chrysler2013*

    Fonte: elaborazione CorrierEconomia

    2.768.078

    2.493.918

    2.236.042

    1.800.368

    1.525.312

    1.255.962

    1.248.420

    611.512

    424.683

    2.595.717

    2.250.165

    2.082.504

    1.651.787

    1.422.785

    1.260.606

    1 141.656

    615.321

    336.441

    7,3%

    10,8%

    7,4%

    8,9%

    7,2%

    0,0%

    9,4%

    -0,6%

    26,2%

    2013 2012 Var. %

    1 La mappa

    un giocatore ma diconoche ami il rischio calcola-to. Non lazzardo. SergioMarchionne davanti a untavolo con le carte in mano e unavalanga di fiche a forma di mac-chinina il ritratto che il FinancialTimes gli dedica a pochi giornidallaccordo con Veba. Instancabi-le negoziatore, attento ai minimidettagli, capace di condurre lulti-ma e decisiva partita con il sinda-cato americano in un resort dellaFlorida pochi giorni prima dellafine dellanno. Quando anche gliamericani staccavano la spina,mentre lui no. Continuava a lavo-rare a quel sogno che coltivavada quattro anni e mezzo come hascritto ai 300 mila dipendenti delgruppo allindomani dellannun-cio.

    SognoOra il sogno si realizzato,

    ma le sfide sono tuttaltro che fini-te. Anzi, come fa notare il quoti-diano finanziario britannico chepure non gli risparmia critiche, ilcammino di Fiat-Chrysler entra inuna nuova fase, forse la pi delica-ta. Gli investimenti sui nuovi pro-dotti e sulle fabbriche (si parla di 9miliardi), il rilancio dellAlfa Ro-meo, il polo del lusso in Italia,lespansione sul mercato cinesedove il gruppo indietro rispettoalla concorrenza, la ripartenza del-le vendite in Europa che gli anali-sti danno per sicura questanno.Tutti tasselli di una road mapche inizia da Detroit: qui Mar-chionne atteso allapertura delNorth American Show (al via og-gi), la pi importante vetrina perlindustria americana e non solo. la prima uscita pubblica dopo lin-tesa con Veba nel palcoscenico dicasa. Perch numeri alla manoemerge tutto il peso della Chryslernella nuova societ che prender forma dopo la fusione. A livello divendite lItalia conta meno del10% sul totale, 4,4 milioni di unitcirca che valgono il settimo postonella classifica mondiale dei pro-duttori automobilistici.

    KlondikeIl grosso dei profitti arriva dagli

    Stati Uniti. Leconomia si rimessain moto, le immatricolazioni sonotornate quasi ai livelli pre-crisi su-perando quota 15,6 milioni. Chry-sler ha agganciato la ripresa regi-strando quarantacinque mesi con-secutivi di crescita. Se in Europa leconsegne di Fiat sono destinate asuperare le 700 mila unit i daticomplessivi sul 2013 si conosce-ranno il 16 gennaio dallaltraparte dellAtlantico la bilancia se-gna un milione e 800 mila veicoli,il 9% in pi dellanno precedente.

    Ma a leggere i dati emergonoalcune indicazioni importanti: la forza della Chrysler deriva in largaparte dal formidabile contributodei marchi Ram, Jeep e Dodge. Inparticolare Dodge conta per quasi600 mila pezzi, cio un terzo del totale delle immatricolazioni.

    Insomma i mezzi di taglia XXL,suv e pick-up, vanno molto megliodelle automobili, come conferma-no ancora una volta i numeri: 1,24milioni per i primi, 551 mila circaper le seconde. Ecco perch a De-troit considerano fondamentale illancio della nuova Chrysler 200che sar presentata al Salone diDetroit. Il brand capofila ha chiu-so il 2013 con una contrazione del2% per un totale di 302.492 pezzi.

    Fra i critici c chi sottolinea leperformance negative di Fiat(-1%), legate al crollo di venditedella 500 (-18%). Compensato so-lo parzialmente dallo sbarco della500L che ha raccolto 7.402 clienti.A conferma che commercializzarevetture piccole oltreoceano im-presa difficile. Discorso inverso

    per la Jeep: il marchio off-road hastabilito un nuovo record storicoconsegnando 731.565 macchine intutto il mondo. Un risultato anco-ra pi incoraggiante se si conside-rano alcune difficolt. Il ritardonel lancio della nuova Cherokee per un problema, poi risolto, di

    messa a punto del cambio hapesato sui conti del terzo trimestree lasciato a secco i concessionari.La Jeep uno dei pilastri del grup-po: Marchionne lo considera unodei brand globali insieme ad AlfaRomeo. Questanno partir la pro-duzione in Cina per il mercato lo-

    cale e in Italia a Melfi.

    Spine europeeLa crisi ha colpito durissimo,

    non solo la Fiat ma tutti i costrut-tori generalisti tranne la Volkswa-gen. Il Lingotto ha perso quote dimercato finendo dietro a Bmw, al

    settimo posto. I conti continuano aessere in rosso, il piano industrialeatteso per aprile far luce anchesulle strategie continentali. Dauna parte il lusso di Alfa e Masera-ti, dallaltro il marchio Fiat alleprese con una trasformazione:prodotti a valore aggiunto derivatida Panda e Cinquecento. Perch,secondo lo stesso Marchionne,non ha pi senso competere in al-tri settori dove si guadagna po-chissimo.

    BrasileIn Sud America lanno che si

    appena aperto cruciale. Entrerin funzione la seconda fabbricabrasiliana, quella di Pernambucocon una capacit produttiva di 250mila veicoli lanno. A dirigerla Stefan Ketter, uno dei manager al-linterno del Gec, il consiglio stra-tegico del gruppo. La Fiat dovrdifendere un primato che in Brasi-le dura da dodici anni.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    1 La battaglia nellalto di gamma

    Il lusso parla solo tedesco: numeri record per Audi, Bmw, Mercedes e Porsche

    T empo di bilanci, di classifiche e di previsioniper i produttori del lusso made in Ger-many. Non sar facile ripetere una stagione co-me quella appena passata per Audi, Bmw e Mer-cedes. Tutte e tre hanno registrato record di ven-dite assoluti. A Ingolstadt, quartiere generale del-la Casa degli anelli, hanno sfiorato il milione e600 mila pezzi (1,57 per la precisione) grazie alleperformance della Cina (+21%) e degli Stati Uniti

    (+13,5%). Mercedes cresciuta complessiva-mente del 10,7% con un milione e 462 mila im-matricolazioni. La domanda di vetture compatte della famiglia della Classe A e B schizzata del 64%. Sul gradino pi alto del podio si piazzerBmw, che non ha ancora reso noti i dati per il2013. Le previsioni parlano di un milione e 770mila pezzi (inclusi i marchi Mini e Rolls-Royce), numeri enormi per un costruttore premium. E

    che dire della Porsche? Ha chiuso il 2013 con pidi 162 mila vetture. gi considerato il marchiopi redditizio al mondo, con margini superiori al20% e questanno potrebbe tagliare il traguardodelle 200 mila unit con larrivo del suv compattoMacan. Con quattro anni di anticipo rispetto aipiani. Ed stato un anno doro anche per la Rolls-Royce 3.630 macchine- che presto potrebbeaggiungere benzina con un inedito suv.

    Lanalisi

    I Btp, le banche e i veri conti del nostro debitoEcco perch la discesa dello spread unultima occasione da non sprecare

    I l nuovo anno ci haportato uno spreadsotto i 200 punti basema, ancor pi importan-te, tassi sui Btp decen-nali sotto il 4%. In termi-ni reali in realt siamo inlinea con le medie delpassato: anzi con unin-flazione ormai prossimaallo zero ci sarebbe spa-zio ancora per qualchelimatura dei tassi nomi-nali rispetto allattuale3,9%.

    Le conseguenze sonotutte positive per lau-

    spicato e tanto sospiratorimbalzo delleconomiaitaliana, che a molti pareormai un miraggio. Losono ovviamente ancorpi per i conti pubblici:ma solo se si sfrutterquesta probabilmen-te ultima occasioneper ridurre lesorbitantedebito pubblico e caricofiscale e non per trasfe-rire, ancora una volta, aspesa pubblica i risparmiche ne derivano.

    Il costo medio per ilTesoro attualmente pari

    al 4,2% quindi desti-nato nei prossimi mesi acalare, tenendo perconto che la vita mediaresidua dei titoli pubblici leggermente superioreai sei anni e quindi il calosar necessariamentelimitato e graduale.

    Ma c un altro gran-dissimo beneficio su cuisi focalizza meno lat-tenzione: la crescita divalore dei Btp in porta-foglio alle banche ed aiprivati nellultimo anno.Il cosiddetto fenomeno

    della balcanizzazionedei debiti pubblici del-leurozona, che ha ri-guardato in modo parti-colare il debito italiano,ha portato la quota inmano agli investitoriesteri, pari al 44% a fine2010, allattuale 34%.Ci significa che supera-ta la fase pi critica cheha messo a serio rischiola stabilit del sistemabancario italiano alla fi-ne del 2011, il calo deitassi r iscontrato nel2013 andato soprat-

    tutto a vantaggio deglioperatori domestici chene detengono oltre dueterzi. Se si pensa che ilsistema bancario nazio-nale ha attualmente inportafoglio oltre 200 mi-liardi solamente di Btpquesto comporta che ilmaggior valore in porta-foglio in un solo anno siconti in molti miliardi dieuro. Questo rende me-no amara la pillola rap-presentata per le banchedai debiti in sofferenza:rispetto alla f ine del

    2009 sia i debiti inca-gliati che quelli inesigibilisono infatti quadrupli-cati in termini relativi.Questo quadro per for-tuna negli ultimi mesi si stabilizzato.

    La maggiore rilassa-tezza sul fronte dei bi-lanci grazie alle plusva-lenze implicite sui bondpu far sperare nel 2014in un atteggiamentomeno apprensivo sulcredito alle imprese esulla concessione deimutui alle famiglie. Ma il

    tutto resta assai precarioe quindi sempre pinecessario evitare ditrasformare questo divi-dendo per il sistema Ita-lia in una nuova fonte dicrisi e di volatilit.

    Quando si pensa coninsensata leggerezza ascenari che prevedonolabbandono delleuro sidovrebbe anche ricor-dare che ventanni fa,con un debito di entitpari al 45% e di duratamedia pari alla metdellattuale, il Tesoro pa-gava qualche miliardo inpi di interessi rispetto aquelli che paga attual-mente. Basterebbe que-sto dato per dire che tor-nare indietro sarebbefolle.

    R PRODUZ ONE RISERVATA

    di CARLO MARIA PINARDI

    Famiglia John Elkann, presidente del gruppo torinese

  • CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014 5

    Il mercato delle quattro ruoteLa grande kermesse di Detroit

    Industria

    LE VENDITEDI FIAT-CHRYSLERIl consuntivo 2013

    * Primi 11 mesi e compresa Italia

    S. A

    valtr

    oni

    ITALIA

    374.

    217

    Usa

    1.80

    0.36

    8

    Europa

    673.

    634*

    Brasile

    762.

    950

    Trend Nel 2013 lo zio Sam ha immatricolato 15,6 milioni di auto, con una crescita del 7,6% e un boom di interesse

    Usa Addio crisi, la sfida tutta a stelle e strisceDa GM a Fiat Chrysler, da Ford ad Audi, da Lexus al lusso delle europee Mercedes e Bmw: i piani dellindustria negli States che ora amano non solo i suv ma anche le 500 e le Mini DI BIANCA CARRETTO

    S ono passati solo quat-tro anni dallepoca incui sembrava che lin-dustria americana del-lautomobile fosse spacciata. Il2013 si chiuso con 15,6 milio-ni di vetture immatricolate, il7,6% in pi rispetto allannopassato. Anche le ultime trac-ce di recessione sono alle spal-le, General Motors ha visto lesue vendite progredire del7,3% grazie al lancio di 18 mo-delli, alcuni assolutamentenuovi, altri rivisitati, Ford addirittura cresciuta del10,8%, il miglior dato dal 2006:il suo pick-up F-150 il veicolopi venduto negli Stati Unitiper il 32 anno consecutivo,con le consegne salite del 18%.

    Ma sul fronte sportivo cheil marchio dellOvale Blu pun-ta per continuare a destarelattenzione. Ad esempio conla mitica Mustang che, natanel 1964, indica come uniconapossa rimanere se stessa pursubendo una profonda evolu-zione in campo tecnologico.

    SfilataPer Chrysler la storia an-

    cora diversa, quattro anni diintegrazione con litalianaFiat, avvenuti sul campocome hanno scritto il presi-

    dente John Elkann e lammini-stratore delegato Sergio Mar-chionne ai dipendenti, dopolacquisizione del 100% delleazioni del costruttore ameri-cano da parte di Fiat.

    Sono state consegnate 1,8milioni di Chrysler, il 9% inpi rispetto al 2012, con lanuova Jeep Cherokee che insoli due mesi ha venduto oltre25 mila pezzi, la prima vetturaa vocazione mondiale delgruppo, attualmente prodottaa Toledo, potrebbe essere co-struita anche in Cina dal pros-simo anno.

    Al Salone di Detroit, dal 13al 26 gennaio, viene presenta-ta la berlina Chrysler 200 che,per, non verr esportata inEuropa, pur dimostrandosi dicarattere e qualit compatibilicon il nostro Continente. I co-struttori stranieri hanno otte-nuti risultati variegati sullostrategico mercato americano.Toyota, con 2,2milioni di vei-coli, presenta un pi 7%, Nis-san, ancora meglio, un pi9,4%, Volkswagen stata inve-ce penalizzata dalla ristruttu-razione in corso della sua filia-le americana, per cui ha subitouna flessione del 7%.

    Gli analisti prevedono un2014 ancora pi favorevole: levendite potrebbero superare i16 milioni di veicoli, ma la pas-

    sione degli americani per lau-tomobile passa attraversonormative che prevedono unacostante riduzione dei consu-mi, legata alla contemporaneadiminuzione dei volumi e deipesi dei veicoli.

    Negli Stati Uniti si riscontraormai una rivoluzione cultu-rale nel rapporto tra luomo ela macchina, anche le strade,pur conservando per noi euro-pei, dimensioni dilatate, han-no cambiato aspetto, princi-palmente nelle grandi citt. Ilpossesso di una vettura di duetonnellate, con motore da 5mila cc, non pi la dimostra-zione di uno status symbol.

    Nel 2020 Ford aspira a sfio-rare il 70% delle sue venditecon auto che montano propul-sori a 4 cilindri. Una tendenza

    che dimostra il cambiamentoavvenuto in una societ pi re-sponsabile, attenta ai risvoltiecologici ed economici. Esisteormai unAmerica che amacircolare con la piccola Fiat500. Rimangono intoccabili,comunque, i grossi pick-up egli imponenti suv, le auto per illavoro e per la famiglia, consi-derando le distanze dellim-menso Paese.

    LussoTra i marchi del lusso Mer-

    cedes ha battuto, nel 2013, la sua storica rivale Bmw per3.248 unit, immatricolandoquasi 313 mila veicoli, il 14% inpi rispetto allanno preceden-te, primato che aveva personel 2000. Grande merito diquesta escalation del brand

    della Stella va al successo dellanuova CLA, che arrivata acirca 15 mila pezzi, affiancatadal gradimento per la Classe Sed E e allaccresciuto migliora-mento della soddisfazione deiclienti. Il capo di MercedesBenz Usa, Steve Cannon, hagi dichiarato che i prossimimodelli in arrivo permette-ranno di conservare questaposizione di testa anche nel2014. Da parte sua Bmw recri-mina la poca disponibilit diX5 come causa del sorpasso,ma conta sullarrivo della vet-tura elettrica i3, della nuovacabrio serie 2 e del crossoverX4, per rimontare.

    ProiezioniLexus, il marchio alto di

    gamma di Toyota, si classifi-

    cato al terzo posto , dopo esse-re stato, sino al 2011, per undi-ci anni consecutivi, al primo.Audi lancia la sua sfida pun-tando tutto sui motori dieselche pur essendo ideali per isuv, non hanno mai conqui-stato il cuore degli americani.Un concept di un suv compat-to esposto al Salone di De-troit con la sigla Q1, linee tesee sportive, in stile coup, do-vrebbe sviluppare questa scel-ta. Ma il 2014 lanno di Mini(ha venduto, nel 2013, in Usacirca 66 mila pezzi ) che inizie-r la commercializzazione del-la sua terza generazione.

    Chi invece pu vantarsi diun successo raramente regi-strato in campo automobilisti-co Maserati, che a dicembreha visto le sue vendite pi chetriplicate negli Stati Uniti, ilsecondo mercato del mondo,dopo la Cina. Il brand del Tri-dente ha venduto 1.053 veicoli,con una crescita del 216,2%.Con le nuove Quattroporte eGhibli, costruite nello stabili-mento torinese di Grugliasco,ha registrato un aumento,sempre negli Usa, del 74,7%con 4.768 veicoli. Anche per laFerrari un 2013 positivo, 180vetture consegnate a dicem-bre (+5,9%), 2.053 nellinteroanno (+8,6%).

    R PRODUZIONE R SERVATA

    Ford Alan Mulally

    General Motors Mary Barra

    Fiat ChryslerSergio Marchionne

  • 6 CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014

    Verso lUnione Bancaria La maggior severit richiesta agli istituti potrebbe accelerare la tendenza verso un altro credit crunch

    Basilea 3 Come far arrivare i soldi alle impreseI vincoli per il credito e la zona franca per le Pmi. Ma Draghi avverte: nuova liquidit solo se verr investitaDI STEFANIA TAMBURELLO

    C he il problema del credito, omeglio del non credito, alleimprese sia prioritario nonlo segnalano solo i dati dellaBanca dItalia che hanno registrato uncrollo del 6% dei prestiti in novembre.Lo dicono, e non da ora, le autoritmonetarie a Roma come a Bruxelles ea Francoforte. Il presidente della Bce,Mario Draghi, in particolare, lo hasottolineato nel suo intervento del 16dicembre scorso al Parlamento euro-peo spiegando che le misure anchenon convenzionali prese dalla Bce edin particolare le decisioni sui tassi diinteresse hanno affrontato le distor-sioni, alleviato pressione sui finanzia-menti delle aziende non finanziarie eaiutato le piccole e medie imprese.Quelle imprese che in Italia, avevasottolineato in un intervento prece-dente, ricevono finanziamenti trop-po pochi e troppo cari.

    Relazione deboleLa Banca centrale europea in realt

    dopo labbondante immissione di li-quidit alle banche con le due opera-zioni di Ltro tra fine 2011 e inizio 2012,poco ha potuto fare per deviare i suoiprestiti verso leconomia, un compitoquesto, quello di fare prestiti, che haspiegato ancora Draghi attiene allescelte del singolo intermediario. Gio-ved scorso, poi, nella prima conferen-za stampa del 2014 il numero uno del-la Banca centrale europea tornato arassicurare su nuove misure espansi-ve della Banca centrale semmai ce nefosse bisogno. Ed in precedenza avevadetto che una possibile nuova opera-zione di iniezione di liquidit sar fat-ta solo a fronte di un impegno ad im-piegare i fondi nelleconomia reale.

    Lobiettivo non facile perch con-tro lespansione dei prestiti giocano lacrisi che non finita, ed i cui effettipersistono soprattutto in Italia non-

    ch, assieme, le stesse misure anticrisicome le nuove regole di Basilea 3 chepuntano a rafforzare i patrimoni dellebanche ma che proprio per questo de-terminano una riduzione delle risorsedisponibili per il credito alleconomia.

    Il nuovo accordo internazionale,denominato appunto Basilea 3, en-trato in vigore il primo gennaio anchese si pu dire che il mercato abbia giscontato, favorendone lanticipata ap-plicazione, le nuove regole. Le banchehanno gi varato gli aumenti di capi-tale per rimettersi in linea gli istitutiitaliani sono gi in regola con i nuoviparametri e sono gi a buon puntonegli adeguamenti strutturali richie-sti dai nuovi paletti sulla liquidit elindebitamento. Nei prossimi giorni lAbi dar tutte le istruzioni necessa-rie per accogliere le novit procedura-li e di vigilanza, ma il pi negli istitutidi credito, come si detto, stato gifatto. La questione che allavvio uffi-ciale di Basilea 3 si aggiungono gli

    vit dellattivit bancaria, spiegaleconomista Franco Tutino, che hastudiato a fondo il processo di Basilea3. Il rispetto di parametri pi severidel capitale riduce dunque le disponi-bilit di impiego mentre lattenzioneal rischio aumenta la prudenza nelconcedere prestiti alle aziende, so-prattutto alle medie e piccole. In ter-mini pratici tutto ci vuole dire che lebanche, come del resto stanno gi fa-cendo, chiederanno il rientro dei fidipi a rischio o comunque di clientinon graditi e saranno ancora menogenerose di prima nel fare credito.

    Il prossimo pericoloAnche Draghi, nella conferenza

    stampa di gioved a Francoforte, lo hariconosciuto. Ci potr essere, ha detto,una ulteriore stretta creditizia nel bre-ve termine, ma ci sar anche, a fine2014, un sistema bancario pi sano epi solido e si avr la riapertura deimercati dei capitali alla raccolta dellebanche. Nel frattempo per, complicela crisi ed i ritardi, in particolare inItalia, della ripresa economica, i pre-stiti alle imprese e famiglie resterannodifficili. Anche se qualcosa in pi perneutralizzare quantomeno limpattodei parametri di Basilea 3 sulle Pmi, stato in realt fatto con la decisionedel Parlamento europeo di non appli-care i nuovi standard pi restrittivi aicrediti erogati alle imprese fino a 1,5milioni. per tutto da vedere quantoquesti accorgimenti riusciranno ad al-leggerire la situazione delle Pmi. An-che perch da chiarire quanto delcredit crunch sia dovuto al calo degliinvestimenti e della domanda e quan-to allazione prociclica di Basilea 3. Cisono peraltro delle cifre che possonoaiutare nellanalisi del fenomeno e lefornisce lAbi indicando landamentoriflessivo dei prestiti anche nei Paesiin cui leconomia ha continuato a tira-re, come la Germania.

    R PRODUZ ONE RISERVATA

    Usa Molti istituti locali americani rischiano il tracollo per rispettare le nuove regole. Cos lAbi americana ha fatto ricorso contro la Fed

    Zion Attacco alla Volcker rule dal lontano Utah La nuova legge vieta operazioni strutturate. La banca, fondata dai mormoni, si scaglia contro la Fed

    A ppena approvata, dopo tre anni disofferte diatribe, la Volcker rule stagi perdendo dei pezzi. E questoproprio mentre il ministro del Tesoroamericano Jacob Lew sta facendo pressio-ne sui partner europei perch adottinonuove regole bancarie come quelle previ-ste dalla riforma finanziaria Dodd-Frank compresa appunto la Volcker rule perprevenire crisi finanziarie simili a quelladevastante del 2008.

    Questa settimana infatti attesa la pri-ma modifica alla norma che prende il no-me dallex governatore della Federal re-serve Paul Volcker, il suo primo promoto-re: entro il 17 gennaio la Fed (Banca cen-trale Usa) e altre due autorit finanziarieamericane (la Fdic, Federal deposit insu-rance corporation e lOcc, Office of thecomptroller of the currency) devono de-cidere se cancellare il divieto alle banchedi investire nei Cdo (Collateralized debt obligation) basati sui Trups (Trust pre-ferred securities).

    Lha chiesto lassociazione americanadei banchieri Aba (American bankers as-sociation) dopo lo scoppio del caso Zions,la maggiore banca dello Utah fondatadal mormone Brigham Young nel 1873 eceduta negli anni Sessanta del secoloscorso alla Keystone Insurance and Inve-stment Company che lo scorso dicem-bre ha dichiarato che per rispettare il di-vieto dei Trups Cdo avrebbe dovuto sva-lutare di 387 milioni di dollari il suo por-tafoglio titoli. Secondo Aba quasi 300 altre banche locali americane sono nellestesse condizioni della Zions, con il rischio

    zioni che le possono portare al fallimentocostringendo il governo a usare soldi pub-blici per salvare i depositi dei risparmia-tori. Ma la definizione pratica di quelprincipio si rivelata molto complessa e cisono voluti tre anni dallapprovazionedella riforma finanziaria nel 2010 fino alloscorso 10 dicembre per lapprovazionedefinitiva delle nuove regole. Fra queste c anche il bando dei Cdo basati suiTrups, che sono titoli con caratteristiche

    ibride fra obbligazioni e azioni e offronoalcuni vantaggi fiscali e contabili.

    Soprattutto le banche locali americaneavevano sia emesso Trups Cdo sia investi-to parecchio in questi titoli prima del2008. Poi anche questi derivati si sonosvalutati con la crisi e per questo sono ri-masti nei loro portafogli nella speranza diuna ripresa o con lintento di tenerli finoalla scadenza. Ma non sono titoli perico-losi secondo lAba, che ha querelato laFed, la Fdic e lOcc per il danno che la Vol-cker provocherebbe ai bilanci delle ban-che costrette a venderli oggi. Resta il fattoche sono strumenti complessi e difficilida valutare, come mostra il caso di Zions.

    Dal suo ultimo bilancio pubblico (al 30settembre 2013) emerge che la banca del-lo Utah possiede Trups Cdo per 1,23 mi-liardi di dollari: ma questa una valuta-zione teorica, tanto che la stessa banca hadichiarato che per venderli sul mercato aiprezzi reali deve scontarli di circa unterzo.

    Oltre cinque anni dopo la crisi finan-ziaria, insomma, c ancora incertezza sul-la vera salute finanziaria di certe banche.Eppure la Fed e le altre autorit sembranofavorevoli ad accogliere la richiesta del-lAba e a togliere i Trups Cdo dalla listadei derivati vietati dalla Volcker rule.

    Unaltra fetta dellindustria finanziariascontenta dellimpatto delle nuove regolecomprende sia le banche sia i gestori difondi impegnati nelle transazioni tender-option, in cui prendono prestiti a breve termine per investire in bond municipali alunga scadenza, sperando di guadagnaresulla differenza fra i tassi pagati e quelliincassati. La Volcker rule vieta alle grandibanche anche queste operazioni e il loromercato quindi destinato a prosciugarsi.

    MARIA TERESA COMETTO

    mtcometto RIPRODUZIONE RISERVATA

    di perdere in tutto 600 milioni di dollari.Cdo una sigla diventata tristemente

    famosa durante la grave crisi finanziaria del 2008: un tipo di titolo derivato ba-sato su debiti di varia natura. I Cdo di al-lora erano fatti di tranche di mutui immo-biliari: quando il mercato della casa crolle i debitori meno affidabili (i cosiddettisubprime) smisero di pagare le rate deiloro prestiti, gran parte dei Cdo divennecarta straccia o tossica, creando buchiprofondi nei bilanci delle istituzioni che lipossedevano. Armi finanziarie di distru-zione di massa, li aveva definiti il Sag-gio degli investimenti, Warren Buffett.

    Cos i Cdo sono finiti nel mirino dellaVolcker rule, il cui principio generale vietare alle grandi banche di scommette-re il proprio capitale in rischiose opera-

    1 La mappaDa Salt Lake City, sede di Zions Bank, alla capitale Washington

    Utah

    Salt Lake City

    Washington, DcS A

    FrancoforteIl presidente della Banca centrale euro-pea, Mario Dra-ghi.Limpatto dei parametri degli accordi di Basi-lea 3 sar pi soft per le pic-cole e medie imprese, dopo la decisione del Parlamento europeo che esclude le Pmi dalla applicabi-lit degli stan-dard pi re-strittivi sui cre-diti erogati fino a 1,5 milioni di euro

    SaggioPaul Volcker, 86 anni, stato presi-dente della Federal re-serve sotto le amministra-zioni Carter e Reagan (1979-87).Si battuto recentemen-te perch le banche non effettuino in-vestimenti speculativi

    1 GlossarioVolcker rule Chiamata cos perch lex governatore della Federal reserve Paul Volcker fu il primo a proporre nuove regole per vietare alle grandi banche di scommettere il proprio capitale in rischiose operazioni di trading. Fa parte della riforma finanziaria Dodd-Frank del 2010, ma stata pubblicata solo nel dicembre 2013.Cdo (Collateralized debt obligation) Titoli strutturati con caratteristiche ibride fra obbligazioni e azioni; sono investimenti vietati alle banche dalla Volcker rule.

    1 Gli altri numeri

    Quei 119 miliardidi rate sospesea famiglie e Pmi

    B anche nel mirino (anche) delpresidente della Bce, MarioDraghi. I numeri non lasciano spa-zio a interpretazioni, il calo del 6 percento nelle erogazioni nel mese dinovembre 2013 si aggiunge alla sequenza registrata nei mesi prece-denti. Ma allinterno di una tenden-za evidente e protratta, il sistema bancario italiano si trova spesso tradue fuochi. Lo ammette lo stessoDraghi, tanto pi che le nuove rego-le di Basilea 3 potranno acuire neiprossimi mesi il credit crunch.

    Nonostante ci le banche italia-ne continuano a svolgere un ruoloinsostituibile nel tamponare situa-zioni spesso al limite della sosteni-bilit. Lo confermano i dati del set-tore, forniti dallAbi. Dal 2009, daquando cio i morsi della crisi inter-nazionale si son fatti famelici anchein Italia, il totale delle sospensionidelle rate dei prestiti a famiglie ePmi, hanno raggiunto i 119 miliardidi euro. A questa somma non indif-ferente si aggiungono i 732 milionidi euro di debito residuo sospesi per18 mesi a 7.605 famiglie dal luglio2013, attraverso il nuovo Fondo disolidariet, sostitutivo della mora-toria Abi sui mutui. In particolare,con la moratoria dei mutui alle fa-miglie sono stati sospesi 98.158mutui, per un controvalore di 10,9miliardi di debito residuo.

    STEFANO RIGHI R PRODUZ ONE R SERVATA

    adempimenti richiesti dalle indaginidella Bce in vista della partenza, ilprossimo novembre, della Vigilanzaunica. Una serie di esami e verifiche una sorta di due diligence dei bilan-ci delle banche e della loro capacit aresistere ad eventuali nuovi stress fi-nanziari che comporter una maggio-re selettivit nella politica del creditogi in restrizione per la crisi e per leregole di Basilea.

    Siamo di fronte al congiunto ope-

    rare da un lato degli effetti della crisieconomica su imprese e famiglie, dal-laltro della regolamentazione che lebanche sono chiamate a rispettare.Basta pensare al peso delle rettifichesu crediti e alla pi incisiva richiestadelle regole di Basilea 3 per un capita-le pi elevato e di migliore qualit. Nederivano, inevitabilmente, spinte allariduzione dei rischi e alla conseguenterivisitazione delle politiche di credito,il tutto aggravato dalla scarsa redditi-

    LE PARTITE A RISCHIO Valore aggregato dei primi 10 istituti italianial 30 settembre 2013 (e variazione su 2012)

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    Dopo un dibattito durato tre anni, le nuove regole sono state approvate solo lo scorso 10 dicembre

    I nodi del creditoI grandi temi internazionali

    Primo Piano

  • CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014 7

    Intervista Venerd il titolare della Farnesina ha incontrato i top manager di grandi multinazionali e fondi sovrani riuniti nellIbac.

    Bonino Non siamo un outlet, ma un buon investimentoIl ministro degli Esteri: serve una nuova cultura. Vendere pu valorizzare i nostri asset. Il ruolo delle ambasciateDI PAOLO VALENTINO

    T ra la sirena stan-ca, lo squalo fa-melico e il delfinointelligente, EmmaBonino per lItalia sceglie de-cisamente la terza immagi-ne. La prima lha usata SirMartin Sorrell, presidentedellInternational BusinessAdvisory Council (Ibac) perdescrivere il modo in cui og-gi viene percepito nel mondoil nostro Paese. La seconda quella che alcuni ci consiglia-no per invertire la rotta e tor-nare ad attirare investimentidallestero. Ma il delfino, spiega il ministro degli Este-ri, lanimale cui ispirarsi:Robusto, agile, intelligentee molto elegante, esprimebene la nostra identit.

    Venerd scorso, Bonino haospitato alla Farnesina unariunione dellIbac, lorgani-smo composto dai top mana-ger di grandi multinazionalie fondi sovrani, che ha la fun-zione di suggerire bestpractices per attrarre inve-stimenti, migliorare la quali-t della vita, sviluppare tec-nologie e infrastrutture, inmodo da rendere pi compe-titiva unarea a livello inter-nazionale. Era per la primavolta che un incontro delCouncil fosse dedicato non a

    una citt, com successo inpassato per Londra o Roma,ma a un sistema Paese, incollaborazione con il gover-no nazionale.

    stata una discussionemolto franca dice EmmaBonino nellintervista a Cor-rierEconomia . Per esem-pio gli investitori gi presentiin Italia hanno sottolineatogli aspetti positivi della loropermanenza. Gli altri hannoapprezzato il nostro progettoDestinazione Italia, perchne condividono lindividua-zione delle criticit e le solu-zioni indicate per cominciarea superare quelle pi impor-tanti. Com noto, anche gra-zie alle indicazioni ricevutedalla consultazione online,abbiamo deciso di privile-giarne 10 su 50, cercando diaffrontarle in tempi rapidi.Sette di queste sono gi stateoggetto di normative del de-creto legge di dicembre. Il di-battito ha confermato che cconsenso su quali siano iproblemi.

    Ce li elenca, in ordinedimportanza?

    In generale, secondoSorrell, lostacolo principale la rigidit del mercato dellavoro. Ma in tanti hannomesso laccento sullincertez-za totale di tempi e procedu-re, prima ancora della buro-

    crazia: quanto dura una pra-tica, quanto ci vuole per ave-r e u n p e r m e s s o ounautorizzazione. A tal pro-posito, la cosa pi apprezzata stata la riforma della confe-renza dei servizi prevista dal

    decreto. Laltra questioneemersa che, oltre a mag-gior coraggio da parte degliinvestitori, ce ne vorrebbe dipi anche da parte dei nostri,che non sempre sono dispo-sti al rischio e preferisconoaree, per cos dire, protette.

    Si parlato di resistenzedi alcuni poteri allingres-so di investitori stranieri inItalia. Ne abbiamo avutoesempi con Finmeccanica eil progetto di vendere alcu-ni asset importanti come

    Ansaldo Energia, o conlannuncio del governo divendere quote residue diEni o Enel. Dove si annida-no le resistenze pi forti?

    Non c dubbio che siaparte della cultura di questoPaese lidea che occorra unaforte industria di Stato. Sechiedi in giro quali siano i co-siddetti settori sensibili, inpratica tutti i comparti sem-brano esserlo. La scorsa esta-te, quando Loro Piana decisedi vendere e nella stessa set-

    timana venne annunciata lavendita di Cova, la storica pa-sticceria di Milano, la reazio-ne generale fu: ci rubano igioielli. quella che io chia-mo la sindrome di Fort Apa-che, al cui opposto sta unal-tra sindrome tipicamenteitaliana: quella delloutlet,prego venite, compratevi tut-to. LItalia ha sempre oscilla-to tra questi due estremi.Non sar facile cambiarementalit, specialmente in tempi di crisi. Ma occorre faravanzare una nuova cultura,che vede anche nella venditala possibilit di valorizzare inostri asset. E le resistenzenon vengono solo da sinistra.Non che la destra sia statacos liberale in Italia. Guardialle municipalizzate.

    Sorrell ha parlato di unabuona strategia, sottesa aDestinazione Italia, ma diproblemi ancora da risol-vere quanto a struttura ecomunicazione. Come cimuoviamo?

    Prevediamo per esempiodi avere un dipartimento diInvitalia dedicato solo allat-trazione degli investimenti.

    E quale sar il ruolo del-le nostre ambasciate?

    Noi cerchiamo di far pas-sare il concetto che una cosa lexport e unaltra attrarreinvestimenti in Italia. Com-

    portano due professionalit diverse. Riorganizzare e rio-rientare la rete diplomaticanon significa trasformare gliambasciatori in piazzisti, maaffiancarli con figure profes-sionali, che siano specifica-mente preparate a convince-re gli investitori stranieri del-la bont del rischio Italia. Po-trebbero per esempio nonessere diplomatici di carrie-ra, dislocati in alcuni mercatistrategici, facilmente indivi-duabili. E non parlo solo deiBrics, ma anche di Paesi co-me lAngola e il Senegal in Africa, o la Birmania inAsia.

    Linstabilit politica stata citata come una dellepreoccupazioni dei poten-ziali investitori in Italia.Che tipo di rassicurazioniavete dato lei e il premierLetta?

    Nessuno pu garantirenulla. La situazione italiana quella che . Ma noi avevamodue strade: o non facevamonulla perch non abbiamo 5anni assicurati davanti, ovve-ro usavamo bene il tempoche abbiamo. Quanto dure-remo non lo sa nessuno. Maabbiamo iniziato un proces-so, nella speranza che chiverr dopo possa continuar-lo.

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    Una cosa lexport, altro portare nel nostro Paese capitali esteri

    Farnesina Emma Bonino, ministro degli Esteri

    Se chiedi in giro quali sianoi cosiddetti settori sensibili, in pratica tutti icomparti sembrano esserlo. Le resistenze nonsono solo a sinistra

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    I nodi della ripresaI protagonisti

    Primo Piano

  • 8 CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014

    Fondazioni

    Nel mirinole prossimecedole

    D allesercizio 2008, iniziodella crisi in Italia, la multiutility A2A ha pagato dividendi per complessivi 0,302 euro per azione, evidenziando un rapporto dividend/yeld che ha raggiunto, nel 2010, l8 per cento. Nello stesso periodo, il totale dei dividendi distribuiti dal Monte dei Paschi di Siena ha sommato 0,0703 euro. Sette centesimi contro trenta. Il responsabile della finanza del Montepaschi (cfo), Bernardo Mingrone, in occasione di una conference call con gli analisti finanziari, lo scorso 7 ottobre, ha evidenziato come Mps, che non ha pagato cedola a maggio, non si aspetta di poter pagare dividendi nel brevissimo termine. Il parallelo tra A2A e Mps sul tavolo della Fondazione Cariplo. Lente milanese, che controlla circa l1 per cento della multiutility lombarda, stato da pi parti indicato come il naturale acquirente di quelle quote, pari a circa il 5 per cento del capitale di A2A, messo in vendita dai comuni di Milano e Brescia. Ma la Fondazione milanese ha

    smentito di avere al vaglio un dossier su A2A: non ha intenzione di aumentare la propria quota. Mentre rimane in discussione il possibile intervento nel Monte dei Paschi. Una libera scelta. Di sicuro le fondazioni coinvolte nello studio delloperazione-Mps stanno considerando tutte le variabili. Non ultima il dettato della stessa legge istitutiva delle fondazioni, che raccomandava la progressiva uscita degli enti dal capitale delle banche conferitarie. LItalia il paese delle acrobazie giuridiche e gli ultimi anni sono stati caratterizzati da molte acrobazie finanziarie, per cui tutto possibile. Ma enti che lamentano difficolt di erogazione (recente il caso di Carige), non possono ignorare il fatto che a fronte di un auspicabile guadagno in conto capitale le prospettive di redditivit di Mps, sono al momento modeste. Lultimo dividendo stato pagato nel 2011 e difficilmente si vedranno cedole a breve. Lo ammette lo stesso management senese.

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    Tra governance e conti Domani giornata decisiva per il futuro senese di Profumo. Tra i casi a rischio, la Banca delle Marche

    Banche Anno nuovo (vecchia) caccia ai capitali Rari segnali di ripresa, mentre le nuove regole europee impongono maggiore solidit. Il nodo sofferenzeDI STEFANO RIGHI

    A n n o n u ovo , v i t anuova? Diff ici lecredere che bastivoltare pagina al ca-lendario per veder risolti, dicolpo, i non pochi problemiche il mondo italiano del cre-dito si trascinato per tutto il2013. Rettifiche su crediti,sofferenze in aumento, neces-sit di capitale a cui si aggiun-gono problemi di governan-ce, tanto che lanno si chiusocon unattivit del tutto inu-suale: il 20 dicembre lassem-blea della Popolare di Milanoha eletto Piero Giarda presi-dente; il 28 dicembre lassem-blea del Monte dei Paschi diSiena ha bocciato tempi emodi del piano di riassettoproposto dal managementcontrapponendo, in un derbytutto senese, gli interessi del-la banca, guidata da Alessan-dro Profumo e Fabrizio Viola,a quelli delle fondazione, pre-sieduta da Antonella Mansi.

    Ma stato un fine anno digrande attivit anche per ilservizio di Vigilanza dellaBanca dItalia, alle prese connon poche situazioni a ri-schio. Non solo Genova eMontebelluna, dove Carige eVeneto Banca stanno corren-do ai ripari, ma anche diversialtri centri sono in fibrillazio-ne.

    Tra tutti spunta la Bancadelle Marche, che ha attiratolattenzione di tre diverse pro-cure: Ancora, Roma e Peru-gia. Sotto la lente dei magi-strati gli esercizi 2011 e 2012:sembra siano finiti nel regi-stro degli indagati una quin-dicina tra ex manager ed examministratori. A far chia-rezza ha contribuito il nuovodirettore generale, LucianoGoffi, che ha presentato pidi un esposto alla magistratu-ra. Ma la situazione ancorapesantissima: la banca com-missariata dallo scorso otto-bre e si teme un buco a bilan-cio vicino al miliardo di euro.

    Altra citt in difficolt sulfronte del credito Ferrara,dove la Carife commissaria-ta. A fine anno ha lasciato ildirettore generale DanieleForin e listituto al quartobilancio in rosso consecutivosu cui pesano le svalutazionidei crediti, nonostante un au-mento di capitale da 150 mi-lioni e la messa in vendita didiverse partecipate non core.

    Non mancano i piccoli cen-tri: la Popolare di Marostica, in provincia di Vicenza, va inassemblea domenica prossi-ma, lex direttore generaleGianfranco Gasparotto si pre-senta con una lista contrap-posta al presidente uscenteGiovanni Cecchetto e, compli-ce una governance articolata,potrebbe tornare in sella do-po il defenestramento deimesi scorsi e il fallimento del-le trattative con la Banca del-lAlto Adige Volksbank.

    Fortunatamente i pigrandi stanno meglio: Uni-credit e Intesa Sanpaolo sem-brano al sicuro anche dalleprossime severe verifiche del-la Bce sulla qualit degli atti-vi, sulla dotazione di capitalee sulla liquidit. Ma domanisi ricomincia: sono convocatii consigli di amministrazionedi molti istituti di credito. Do-po le parole, spazio ai fatti.

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    MONTE DEI PASCHI DI SIENA

    Il Monte torna a casa. E si concentra sulla ToscanaN el 2008 il patrimonio della fondazione Mps sommava 6miliardi di euro. Oggi siamo a 600 milioni. La banca, im-pegnata nei confronti dello Stato italiano da un prestito obbli-gazionario di 4 miliardi (Monti bond), deve affrontare un au-mento di capitale da 3 miliardi di euro che la fondazione haottenuto di rinviare almeno a met maggio, sperando nel frat-tempo di recuperare denaro cash che le permetta di mantene-re una posizione di rilievo tra gli azionisti dellistituto di credito.Dopo il duello vinto dalla fondazione in assemblea e non po-teva andare diversamente visto il ruolo di primo azionista domani si riunir il consiglio di amministrazione della banca.Fabrizio Viola, a cui stata offerta la guida della Banca Popo-lare di Milano, rimarr a Siena. Alla Banca dItalia non piaccio-no i salvatori della Patria e soprattutto a Siena ci sono an-cora molte cose da sistemare. Anzitutto la posizione di un pre-sidente ingombrante come Alessandro Profumo.

    Entrato in rotta di collisione con Antonella Mansi, numerouno della Fondazione, ora Profumo deve trovare il modo di de-

    clinare il proprio impegno senese: cosa vorr fare nei prossimimesi? Cosa potr fare? Il cda di domani offrir le prime rispo-ste.A fianco delle spinose questioni legate alla governance e alruolo della fondazione come rappresentante delle ammini-strazioni senesi chiss cosa facevano quei pubblici ammini-stratori negli anni scorsi la banca ha bisogno di ritrovarerapidamente redditivit, ed su questo fronte che si sta impe-gnando Viola. A presidiare il Nordest, dopo il buon lavoro di Giuseppe Menzi, che ha raggiunto let della pensione, arri-vato Massimo Fontanelli a guidare Antonveneta. La banca pa-dovana, fusa in Mps e declassata ad Area territoriale del grup-po senese, indicata da alcuni come la causa dei guai di Siena,quando in verit listituto veneto ha pagato le conseguenze dicomportamenti al vaglio della magistratura.Il futuro del Monte dei Paschi, la pi antica banca al mondo, da scrivere. Fallita la campagna dItalia (da Banca 121 nelSalento a Biver in Piemonte, fino ad Antonveneta) ora il Montesembra destinato a un ridimensionamento. Quello patrimo-niale c gi stato, quello territoriale in arrivo.

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    Gli equilibri nel mondo del creditoI riflessi domestici

    Finanza

    3.000MILIONI DI EURO Limporto atteso dellaumento di capitale

    Mps Fabrizio Viola

    BANCA POPOLARE DI MILANO

    La guerra di Piero e le attese del mercatoI l puzzle si sta componendo. Lentamente, ma ormai in ma-niera netta. Con ogni probabilit non sar Fabrizio Viola aguidare la ripartenza della Banca Popolare di Milano. Il primocandidato alla carica di amministratore delegato, con il bene-stare della Banca dItalia e la benedizione di Andrea Bonomi,primo azionista dellistituto dove ancora vige il voto capitario, Giuseppe Castagna, gi responsabile della Banca dei Territo-ri di Intesa Sanpaolo. Staccato, nelle valutazioni dei bookmaker,Fabio Innocenzi, oggi in Ubs Italia.

    Dopo lassemblea di fine anno, il percorso delle nomine (perla presidenza del consiglio di gestione si gioca un derby acca-demico tra Mario Anolli della milanese Cattolica e Giorgio DiGiorgio della romana Luiss) strategico e delicatissimo, ma altempo stesso non pu protrarsi troppo a lungo. La banca ret-ta ad interim da Davide Croff, ma la delicata situazione richiedeuna continuit di guida e di vedute. Bpm stata portata in li-nea di galleggiamento da Piero Luigi Montani, dopo perdite pesanti e consistenti svalutazioni degli asset, ma la situazione

    permane delicata. Anche dal punto di vista patrimoniale. Re-stituiti i Tremonti bond, si profila la necessit di un aumento dicapitale da 500 milioni di euro suggerito dalla Banca dItalia,anche in vista della Asset quality review della Bce.

    Soprattutto va riformata la governance: lattacco alla baio-netta di cui stato pragmatico protagonista Bonomi si risol-to con poco. stata fatta pulizia di molte situazioni che si era-no sedimentate negli anni, ma Bonomi non ha ancora rag-giunto il proprio obiettivo. Ora la volta di Giarda e della suacapacit di mediatore: lui che deve trovare la quadra tra lanima popolare di una banca carica di storia e le richieste dimodernit che vengono dai mercati dei capitali e dai soci in-ternazionali. questa la sfida del 2014 per un istituto che datempo vive una situazione paradossale e, per molti versi, lon-tana dalla realt degli altri istituti di credito, popolari e non. Lasintonia dei vertici dellistituto con i sindacati nazionali dei la-voratori, unitamente allo svuotamento di alcune sacche di re-sistenza interna, inducono a pensare che i tempi siano maturiper latteso cambiamento. Ma la cronaca insegna che in Bpmpu (sempre) accadere di tutto.

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    500MILIONI DI EURO Limporto atteso dellaumento di capitale

    Bpm Dino Piero Giarda

    BANCA CARIGE

    In cerca di liquidit per evitare laumentoL a fotografia della crisi di Banca Carige nella posizionedella sua principale azionista, la Fondazione Carige. Lentevive un momento di tale difficolt che stanziamenti gi delibe-rati, per un totale di 20 milioni di euro, non hanno assistenza dicassa e saranno dilazionati nel tempo: versati a rate. Non ci sono soldi. Anche a Genova infatti, come a Siena, la crisi delcredito si gioca pur con dimensioni diverse su un doppiobinario: gli errori della banca, le casse vuote dellazionista fon-dazione.

    Piero Luigi Montani a fine 2013 ha lasciato di corsa la Po-polare di Milano ed tornato nella sua citt, nel tentativo disalvare il salvabile, come gli gi riuscito in un paio di occasio-ni. Ma la situazione complessa. Lo sa bene anche il neo pre-sidente, Cesare Castelbarco Albani, alle prese con la pesanteeredit lasciata da Giovanni Berneschi. Sulle ultime gestioni pi che la Banca dItalia sta oggi indagando la magistratura.La quotidianit scandita dalla necessit di ritrovare redditi-vit e soprattutto capitale e liquidit. Servono 800 milioni. Per

    ora se ne sono trovati un centinaio, vendendo la Sgr di casa adArca. Un aumento di capitale (lennesimo) al momento im-probabile per lintera cifra.

    Si cerca di vendere, ma gli asset pi sostanziosi, le due com-pagni di assicurazione Vita e Danni, sono sotto scacco. La ve-ronese Cattolica si gi pronunciata: non interessata allapartita. Generali in Italia non ha spazi di manovra. UnipolSai alle prese con una complessa fusione. Lunico segnale di inte-resse concreto viene dal gruppo belga Ageas, ma subordina-to a due fattori. In primis, alla trattativa della stessa Ageas conUnipolSai per acquisire Milano assicurazioni, boccone ben pigoloso. In secondo luogo, alla lunga ispezione dellIvass a Ge-nova. Finch non sar conclusa, finch non saranno chiari i profili di rischio insiti nelle due compagnie, gli interessi di Age-as e di cento altre possibili acquirenti, resteranno nel libro deidesideri. Cos, su Castelbarco e Montani rischia di abbattersi lascure della Bce e della temutissima Asset quality review. E iltempo diviene un fattore ogni giorno pi importante. Montaniprocede con laccetta nel tagliare i costi e nelloperazione dipulizia del bilancio. Ma da solo non pu farcela.

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    800MILIONI DI EURO La necessit di rafforzamento patrimoniale

    Carige Piero Luigi Montani

    VENETO BANCA

    Asset in vendita e un partner (gi) alla portaU n bond triennale da 350 milioni di euro riservato aglioperatori specializzati e sottoscritto in poche ore, anchedallestero, la migliore notizia arrivata negli ultimi mesi daMontebelluna, sede di Veneto Banca.

    Il gruppo, cresciuto attorno allesuberanza di VincenzoConsoli, sta attraversando una delicatissima fase della pro-pria crescita, che potrebbe non essere pi completamenteautonoma. I termini della vicenda sono stati svelati sulle pa-gine del Corriere del Veneto da Federico Nicoletti, che ha ripor-tato gli esiti della lunga ispezione della Banca dItalia.

    Listituto centrale, visti i conti, chiede a Veneto Banca divalutare integrazioni con altre banche. Il nodo la soliditpatrimoniale. Lindicatore Common equity Tier 1 (Cet1) , se-condo gli ultimi dati disponibili, al 6,92 per cento. Dovr es-sere al 9,5 per cento entro il prossimo 30 giugno. Come fare?La strada dellaumento di capitale non praticabile. Gli oltre60 mila soci dellex Popolare di Asolo e Montebelluna hannogi mal digerito il mancato stacco del dividendo dello scorso

    maggio. Difficile, al momento, ipotizzare una cedola fra quat-tro mesi, visto che ai 40 milioni di rosso nel 2012 se ne sonoaggiunti 38 nel primo semestre 2013 e che ora i vertici dellabanca ammettono che il risultato dellintero ultimo eserciziopotrebbero essere inferiore alle originarie attese.

    Con simili premesse impensabile oggi chiedere ulteriorisacrifici ai soci. Per cui la strada diversa: si convertir in azioni il prestito obbligazionario da 350 milioni in scadenza,recuperando 135 basis point. E si attenderanno poi gli esitidella messa in vendita di Banca Intermobiliare (Bim). Venetobanca infatti controlla il 71,3 per cento della quotata Bim econta di ricavare dalla cessione dellistituto torinese almenoquel centinaio di basis point che la porterebbero a ridosso del9,5 per cento di Cet1 richiesto dalle autorit di vigilanza. Manon semplice: Bim informalmente sul mercato da pi diun anno. Il momento particolare: oggi ai tavoli delle tratta-tive chi compera che fa il prezzo, in qualsiasi settore, ban-cario compreso. Vincenzo Consoli e gli amministratori di Ve-neto Banca lo sanno bene. Ma Banca dItalia stata chiaris-sima.

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    350MILIONI DI EURO Limporto delbond che verr convertito

    Veneto Banca Vincenzo Consoli

    Cariplo Giuseppe Guzzetti

  • CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014 9

  • 10 CORRIERECONOMIA LUNED 13 GENNAIO 2014

    Flop & consolidamentoLesempio delle compagnie aeree straniere

    Imprese

    1 I tre casi esteriMercato del trasporto aereo, milioni di passeggeri

    Si fonde con British AirwaysNasce Iag (International Airlines Group)Iag registra perdite per 885 milioni di euroPasseggeri transitati sullaereoporto di Madrid, 2010-12Passeggeri transitati sullo scalo di Barcellona, 2010-12 Fo

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    01994 2002 2005 2012

    Crossair/SwissSwissair Altri vettoAltri vetto45

    40

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    01994

    Ppar

    ra

    201020112012-9%

    +20%

    2002

    2005+64%

    + 44%

    Fallisce e si fonde con Crossair diventandoSwiss International Air LinesViene assorbita dal gruppo LufthansaPasseggeri per chilometri volati, 2005-12*Passeggeri transitati sullo scalo di Zurigo, 2002-12

    n British Airways2006 2010 2011 20122012

    30

    25

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    10

    55

    02002 2005 20122002 200

    si fonde con Crossair diventando

    Iberia Spagna Swissair Svizzera

    Fallisce e nasce SN Brussels AirlinesSN Brussels Airlines si fonde con Virgin ExpressIl gruppo Lufthansa diventa socio al 45%Passeggeri per chilometri volati nel 2005-2010*Passeggeri transitati sullo scalo di Bruxelles nel 2002-12**

    200120072009

    +62%+36%

    25

    20

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    5

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    25

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    15

    10

    5

    01997 201220072001 2009

    Sabena Sn Brussels Altri vettori

    e nasce SN Brussels Airlines201220072001 2009

    Sabena Belgio

    IL PUNTO

    Per la ripresapuntiamosu noi stessi

    Basta piangere! allora, come esorta Aldo Cazzullo, e avanti emulando le imprese che hanno saputo reagire. Sono quelle che una volta il Censis chiamava resilienti, intendendo con ci la capacit di riconoscere e fronteggiare linatteso (la resistenza agli urti) e di mantenere un habitus di attenzione fluttuante verso gli eventi (il rafforzamento delle proprie capacit di risposta). Sono le imprese che, uscite dal tunnel depressivo senza aspettare che sia il contesto esterno a sbloccare positivamente le condizioni, hanno scommesso su un tragitto evolutivo proprio, riconoscendo la forza delle proprie competenze distintive e abbandonando un raggio di azione troppo ampio (le differenziazioni, gli sbandamenti e le inutili distrazioni delle decadi scorse). Sono le imprese che hanno approfittato di un mercato stordito per rafforzarsi con acquisizioni e con aggregazioni. In queste organizzazioni virtuose la leadership ha delineato unagenda pi chiara e propositiva. Il modello delluomo solo al comando stato superato dalla squadra direttiva e dalla coesione dellintera cultura aziendale. Uno stile di direzione pi determinato e rassicurante ha infuso nuova fiducia al personale, energizzando gli individui. Gli intenti strategici si sono pi delineati, attraverso una rivincita della pianificazione di lungo periodo (anche se consapevoli delle insidie della predeterminazione) e ci si rifocalizzati su quei mercati che non incoraggiano vane ambizioni. Dopo un ventennio di ubriacatura di traguardi finanziari basati sul prezzo delle azioni, sui valori dellintangibile e dei redditi pro forma si rivalutata lattenzione al ruolo della manifattura e dei servizi reali. stata una sana disintossicazione del management rispetto alla confusione metodologica che distorceva le decisioni aziendali, partendo dallassunto riduzionistico che gli unici portatori di interesse fossero i possessori delle azioni. E ci ha rimesso anche in gioco il ruolo del territorio, perch le aziende oggi pronte al rimbalzo sono consapevoli che il loro livello di competitivit e di creativit dipende soprattutto dalla qualit dellambiente in cui sono immerse (il famoso genius loci con lintelligenza di mestiere incorporata). La crisi non (ancora) finita. Siamo seduti sul cratere del vulcano. Non dobbiamo per rimanere immobili a constatare le nostre cicatrici sociali. Come le imprese che ce la stanno facendo, rilasciamo muscoli e spirito e rialleniamoci per la nuova corsa. Il rischio pi grosso oggi quello di non rischiare. E speriamo che i giovani fili derba riescano a bucare la neve dellinverno.

    SALVATORE SALVEMINI R PRODUZ ONE RISERVATA

    SEGUE DALLA PRIMA

    Confronti La ricerca dellIstituto Bruno Leoni sui precedenti in Belgio, Svizzera, Spagna, Olanda, Ungheria, Lituania

    Alitalia E se fallisse? Si vola lo stessoDopo SwissAir, Sabena, Klm gli scali nazionali hanno aumentato i passeggeri. Effetto low costDI ALESSANDRA PUATO

    L Alitalia? Se anche fal-lisse domani, gli italianicontinuerebbero a vola-re. E laeroporto di Fiu-micino a far transitare turisti. Nien-te fine del mondo, insomma (se siriesce a prescindere dallimpattooccupazionale). la tesi dellultimaricerca dellIstituto Bruno Leoni(Ibl), che ha analizzato i casi esteridi Belgio (Sabena), Svizzera (Swis-sair), Spagna (Iberia), Ungheria(Malev), Lituania (FlyLal), Olanda(Klm). Conclusione: dove altrecompagnie aeree di bandiera sonofallite, o si sono fuse, i cittadini han-no continuato a viaggiare e gli scalidi riferimento a lavorare, recupe-rando dopo un momento iniziale difrenata. Il governo ha detto checera un problema dinteresse na-zionale con Alitalia, che se fosse fal-lita sarebbe diminuito il turismo e iltraffico sugli aeroporti dice Car-lo Stagnaro, direttore ricerche diIbl . Lesperienza di compagnieestere smentisce questa tesi. Nor-malmente il traffico rientra. suc-cesso in Svizzera e in Belgio, dove ilvettore aveva oltre il 50% del mer-cato. In Italia Alitalia-AirOne vale il20-21%, anche se chiudesse conti-nueremmo a viaggiare.

    Per lAlitalia con le pubblichePoste come socio oggi il giornodella ripartenza. Lassemblea degliazionisti dovrebbe nominare ilnuovo consiglio, confermando perun anno Roberto Colaninno allapresidenza e Gabriele Del Torchio

    amministratore delegato e aprendoa due new entry dalle Poste (attesiAlessandro Zurzolo, direttore fi-nanziario, e Paolo Luca StanzaniGhedini, capo pianificazione strate-gica). Il tutto in attesa che arrivilauspicato socio arabo, lEthiad cheper oggi ha in programma una con-ferenza stampa a Zurigo e di Alita-lia potrebbe acquisire fino al 49%.Ci si attende la formalizzazione del-la proposta entro la primavera.Ethiad? Benissimo dice UgoArrigo, docente di Finanza pubbli-ca allUniversit Bicocca, che conLucia Quaglino ha curato lanalisiIbl .Ha mezzi per investire sulletratte intercontinentali. Ma potreb-be ridurre i voli domestici o intra-europei. Limpatto occupaziona-le? C, ma altro personale verreb-be assunto: anche non italiano.

    Zurigo e Bruxelles In Svizzera, Swissair fall nel

    2002 e si fuse con Crossair, diven-tando Swiss International Airlines.Nel 2005 fu assorbita da Lufthansa.Da allora al 2012, dice la ricerca Ibl,i passeggeri transitati sullaeropor-to di Zurigo sono cresciuti del 44%(da meno di 14 milioni a quasi 25)ed salito del 64% lindice Rpk(Revenue Passengers Kilometres), che misura il numero di viaggiatorisui chilometri volati. La Swiss al-linizio recupera due terzi dei pas-seggeri e, nel 2006, anche lultimoterzo, commenta la ricerca.

    In Belgio, Sabena fall nel 2001 .Nacque Sn Brussels Airlines, che

    nel 2007 si fuse con Virgin Express.Nel 2009 entr, anche qui (al 45%),la salvifica Lufthansa. Allinizio,anche il traffico sullo scalo di Bru-xelles diminuisce: i passeggeriscendono da 21,6 milioni nel 2000 a14,4 milioni nel 2002. Ma dal 2002riprende a salire: +36% al 2012, a18,8 milioni. Lindice Rpk dellacompagnia salito del 6,77% nel2009-2010 e del 62% nel 2005 -2010.

    La Spagna un caso a s. Iberia

    si fonde nel 2010 con British Ai-rways e lanno dopo nasce Iag. Tut-to marcia fino al 2012, quando Iagva in rosso per 885 milioni: A cau-sa delle perdite di Iberia e dei mi-nori profitti di British Airways,sottolinea la ricerca. Lindice Rpkdella compagnia nei due anni dopola fusione negativo, -6,2%. E nellostesso periodo i passeggeri su Ma-drid calano del 9% a 45,1 milioni(+20% quelli dello scalo low cost di

    Barcellona): ma un valore pi altodel 2005 e pari al 2006: la discesa cominci allora. Pesa la crisi, fortein Spagna. Dopo il marcato calotra il 2010 e il 2011 di Iberia dicelo studio Iag stata in grado direcuperare i passeggeri dellexcompagnia di bandiera spagnola.

    Lanalogia di MalevAltri casi: in Olanda laeroporto

    di Amsterdam-Schipol ha aumen-tato i passeggeri del 15%, dopo lacessione di Klm ad AirFrance nel2003. In Lituania la FlyLal fu priva-tizzata nel 2005, ma su Vilniustransitano oggi 2,2 milioni di pas-seggeri, contro gli 1,3 del 2009. In-fine c lUngheria con la Malev, cheha qualche analogia con Alitalia.

    Fall nel febbraio 2012, dopo chelUe le impose di restituire gli aiutidi Stato ricevuti fra il 2007 e il 2010,su ricorso della concorrente lowcost Wizzair. Nel 2007 era stata pri-vatizzata cedendola per unine-zia, dice Ibl, a un consorzio russo.Poi fu acquisita da una banca russae quindi rinazionalizzata, dopo cheil traffico passeggeri era crollato.Oggi il 51% del traffico di Budapest coperto da Ryanair e Wizzair, cheha assorbito parte dei dipendenti diMalev. La chiusura di Malev hacausato una perdita di 2,8 milionidi passeggeri in Ungheria negli 11mesi 2012 stima Arrigo . Diquesti 2,4 sono stati recuperati e 0,4perduti. Sono stati salvati sei pas-seggeri su sette grazie ai vettori lowcost. Com successo in Italia.

    R PRODUZ ONE RISERVATA

    BoardRoberto Colaninno: dovrebbe essere ri-confermato presidente di Alitalia.A destra, Massimo Sarmi, a capo delle Poste

    Quote di mercato del trasporto aereo nel PaeseQuote di mercato del trasporto aereo nel P70%60%50%40%30%20%10%

    0%

    2004

    2005

    2006

    2007

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    2010

    2011

    2012

    Compagnie low cost

    Paese

    AlitaliaAlitalia+AirOne

    Altre compagnietradizionali Fo

    nte:

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    1 Il boom delle tariffe scontate

    Industria Safran in pole position per rilevare la divisione del gruppo controllato da Finmeccanica. Servirebbe pi peso in Arianespace

    Avio spazio Sempre pi in orbita franceseIl successo di Vega (per ora) non bastato

    I l futuro del ramo spazialedi Avio dopo la cessionedel settore aeronautico aGeneral Electric e lunghe trat-tative segnate da incertezzepolitiche, vicino ad esseredefinito. Linizio del nuovo an-no sar propizio essendo or-mai chiariti i ruoli dei preten-denti. Considerata fuori giocoThales, tra i francesi restanoin gara Eads/Astrium e Sa-fran, questultima da semprepi combattiva e determinata.Ma lincertezza da sciogliere da parte italiana dove la politi-ca, attraverso Finmeccanica,deve decidere se il Paese in-tende impegnarsi nella pro-duzione di lanciatori spaziali.La risposta sembrerebbe in te-oria scontata visto che lAgen-

    zia spaziale italiana Asi ha fi-nanziato da ventanni la co-struzione del nuovo piccololanciatore Vega diventato poieuropeo e garantendo il 60%delle risorse necessarie. Vega,dopo i primi due lanci di suc-cesso ha dimostrato di essereil lanciatore pi moderno e af-fidabile della sua classe.

    Il futuro prossimo statointanto garantito da un con-tratto di 280 milioni di euro daparte di Arianespace, la socie-t che gestisce i lanci dalla ba-se spaziale in Guyana, alla so-ciet Elv (controllata per il70% da Avio e per il 30% dal-lAsi e fornitrice del vettore)per la produzione di dieci lan-ciatori. La firma avvenutadurante lultimo summit fran-

    co-italiano sotto gli occhi deipresidenti Enrico Letta eFrancois Hollande. Avio spa-ziale ricever gi nei prossimimesi una prima quota di 90milioni per avviare la realizza-zione mentre limporto com-plessivo di sua pertinenza intorno al 40 per cento del to-tale del contratto. Il restanteva alle altre industrie europeecoinvolte. I dieci vettori ordi-nati si aggiungono ai cinquechiesti dallagenzia europeaEsa nel 2010 (gi sulla catenadi montaggio) e insieme ga-rantiranno lattivit di Vega si-no 2019. La scelta azzeccata disostenere il progetto compiu-ta a met degli anni Novantadal ministro della RicercaUmberto Colombo si tradot-

    ta nella prospettiva voluta: unveicolo di trasporto spazialeadatto ad essere commercia-lizzato.

    Ora ci impegniamo nellosforzo di rendere il nuovo pic-colo lanciatore sempre picompetitivo nel mercato spiega Stephane Israel, ammi-nistratore di Arianespace .Siamo convinti di disporre delvettore pi adeguato e affida-bile al lancio di satelliti scien-tifici e per losservazione dellaTerra e quindi di essere com-petitivi sulla scena internazio-nale.

    importante continuaIsrael mantenere in Italia lacapacit tecnologica e produt-tiva acquisita. Ma altrettantodeterminante che lItalia, co-

    me Paese, abbia interesse asupportare i vettori europeigarantendo in questo modoun giusto ritorno allindustrianazionale.

    Proprio il successo di Vegae lavvio della sua produzionepone tuttavia un problemache dovr essere affrontato fi-nalmente con la necessariadecisione. Perch accade che

    da una parte siamo i fornitoridel razzo Vega e dallaltra sia-mo praticamente inesistentinellazionariato della societArianespace che lo gestisce.Oggi c solo una quota de3,5% detenuta da Avio mentreil controllo saldamente inmano francese (35% lagenziaspaziale Cnes pi 27% traAstrium e Safran). Quindiogni decisione governata daParigi che in alcuni casi po-trebbe non essere sempre edel tutto favorevole a Vega.Arianespace lancia infatti dal-la Guyana anche il vettore rus-so Soyuz che in certi casi, so-vrapponendosi per una partedelle capacit, sarebbe un po-tenziale concorrente. Percigli interessi di Arianespacepotrebbero non coinciderecon quelli italiani e, quindi, per tutelarli sarebbe urgenteun nostro peso maggiore nel-lazionariato.

    Lanno scorso il presidentedellAsi Enrico Saggese aveva compiuto dei passi in tal senso

    incontrando anche una certadisponibilit francese. Ma poiil taglio dei fondi in agenzia(servivano circa 20 milioni dieuro) e il cambio della guidain Arianespace ha fatto accan-tonare la prospettiva che perora diventa urgente oltre chenecessaria proprio per proteg-gere meglio gli investimen