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Centro Studi C.N.I. 1 novembre 2016

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Centro Studi C.N.I. 1 novembre 2016

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. 1 novembre 2016

Pagina I

SISMA

Le mini-faglie che rendono l'Italia fragileStampa 01/11/16 P. 1 Mario Tozzi 1

SISMA UMBRIA

Settis: l'arte abbandonata dalla politicaStampa 01/11/16 P. 1 Michela Tamburrino 4

TECNOLOGIA

Il wi-fi estremo è italianoCorriere Della Sera 01/11/16 P. 24 Massimo Gaggi 7

ISTRUZIONE

Il Classico è meglioCorriere Della Sera 01/11/16 P. 23 Antonella DeGregorio

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S, T )1E N/J.. )

Lemini-faglieche rendonol'Italia fragile

MARio Tozzi

Non sappiamo ancoraquale sarà l'evoluzio-ne di questa crisi si-

smica, ma sappiamo che iterremoti italiani hanno ca-ratteristiche talmente pecu-liari da renderli del tutto di-versi da quelli giapponesi oandini, così come pure daquelli californiani o turchi.

CONTI NUA A PAGINA 11

LA STAMPA

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Sisma Pagina 1

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Il paradosso dei sismi italianiMeno potenti, ma più distruttiviScenario quasi unico al inondo fatto di mini-faglie e di epicentri a poca profondità

MARIO TozziSEGUE DALLA PRIMA PAGINA

L origine del terremoto èsempre la stessa: unoscarico repentino di

energia accumulata dalla roc-ce nel tempo. E, in ultima ana-lisi, il gioco reciproco delleplacche tettoniche (se si eccet-tuano i terremoti vulcanici), incui si può considerare scompo-sta la crosta terrestre. Ma ec-co che, già sotto questo profilo,i terremoti italiani sono carat-teristici, perché non entra ingioco solo la placca africanache si infila sotto quella euro-pea. Ci sono blocchi più piccoli(microplacche), come quelloadriatico e quello siculo-ibleo,che complicano l'interazionefra le placche più grandi, tantoda indurre terremoti fra i piùdisastrosi della Penisola, sep-pure dimenticati, come quellodi Catania del 1693. Non solo:le velocità di interazione nelMediterraneo sono minori diquelle sudamericane o giappo-nesi e dunque le energie in gio-co sono più basse e le magnitu-do, di conseguenza, più picco-le. In Italia non si è mai supera-ta magnitudo 7,5 Richter, an-che se nessuno potrebbeescludere questa eventualità. Iterremoti più forti mai regi-strati al mondo sono, invece, dimagnitudo 9 Richter, in Giap-pone, Indonesia e Cile, non nelMediterraneo.

Non è però soltanto questio-ne di magnitudo, da noi gene-ralmente più basse, e di plac-che tettoniche, da noi più

frammentate, ma è anche que-stione di faglie, di orografia edi terreni. In Italia, infatti, nonè riconoscibile una grandestruttura che origina i terre-moti, come la faglia di San An-dreas (in California) oppurequella della Valle del Giordanooppure quella nord-anatolica.Nei primi due casi si tratta difaglie lunghissime (centinaiadi km): «faglie trasformi» (co-me si chiamano), in cui le plac-che scorrono le une accanto al-le altre, suscettibili di genera-re sismi di magnitudo 7,5-8 Ri-chter. Oggetti geologici nonpresenti sul nostro territorio,dove generalmente, i terremo-ti derivano da faglie di lun-ghezza limitata (20-40 km),che sono spesso interrotte daaltre faglie più corte, fino acomporre un quadro comples-so. Perlopiù, poi, sono faglie at-traverso cui l'Appennino si as-sesta a quote topografiche in-feriori, con un movimento inverticale, non uno scorrimen-to laterale.

Abbiamo dunque strutturegeologiche a scala più ridotta emeno energie sismiche, perchéda noi i terremoti fanno più vit-time e danni che in Giappone oin California? Una prima rispo-sta può essere che l'Italia è unPaese di montagna e questo èun fattore che aggrava i danni.Ma le montagne ci sono pure inGiappone e nelle Ande. Un'altracausa è la scarsa profonditàipocentrale dei terremoti italia-ni, che difficilmente superano i30-40 km di profondità e, anzi,si attestano attorno ai 10 km.Le onde sismiche, dunque, nonsi attenuano perché attraversa-no uno spessore meno cospicuodi rocce rispetto a quanto acca-de, per esempio, in Giapponeoppure in Cile, dove gli ipocen-tri sono a centinaia di km diprofondità. Poi ci sono le rocce:spesso edifici e paesi vengonodistrutti dall'«effetto-sito»,l'amplificazione che le onde si-smiche subiscono in corrispon-denza di terreni più «molli».

Ma quello che conta di più èil patrimonio edilizio: vetusto epoco controllato. Il terremotodistrugge abitazioni rurali dicollina fatte con ciottoli di fiu-me e malte scadenti oppurecostruzioni più recenti in ce-mento armato, però mal pro-gettate e peggio realizzate. In-fine sembra anche esserciun'incapacità, tutta italiana, diimparare da secoli di catastro-fi: in ogni Paese a rischio sismi-co, prima o poi, si cambia rot-ta, magari dopo un terremotodevastante, come negli Usa(dopo San Francisco, 1906) oin Giappone (dopo il 1855 e il1923). Da noi nemmeno il ter-remoto del 1908 è stato suffi-ciente: qualche regola un po'più rigida, a cui ha fatto segui-to soltanto una più raffinatacapacità di deroga. In tutti i ca-si le energie sprigionate dainostri terremoti, per quantoridotte e frammentate allascala italiana, sono ancora piùche sufficienti a devastare unPaese costantemente impre-parato.

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perché di due ina *

Il terremoto dell'atto ieri, alle 7.40, ha avutomagnitudo Richter 6.1 e «magnitudomomento» 6.5: a chiarirlo è l'Istituto Nazionaledi Geofisica e Vulcanologia, che spiega che,mentre il primo valore è molto rapido dacalcolare e abbastanza affidabile per iterremoti fino a magnitudo 6, l'altra cifrafornisce, invece, una stima più accuratadell'energia rilasciata dal sisma. La magnitudoRichter si calcola in pochissimi minuti e, unavolta comunicata alla Protezione Civile e allapopolazione tramite web e social media,permette una mobilitazione rapida.

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Lo s . ,ss os - ` . . . ` `co«Di fronte a un evento drammatico,potenzialmente letale, non atteso e nonprevedibile, si può configurare la sindrome delDisturbo post-traumatico da stress»: aspiegarlo è Michele Cucchi, direttore sanitariodel Centro Medico Santagostino di Milano. «Ifattori di rischio - ha precisato - sono l'esseredonna e la giovane età, oltre a sintomi d'ansia opatologie ansiose pregresse, e poi una bassacondizione sociale ed economica». Per fortuna- ha concluso - la medicina prevede «variinterventi, sia di tipo psicologico sia di tipofarmacologico».

Lo sciamesismicotra Umbriae Marchenellasimulazionein 3D

Tra i borghi più colpiti dal terremoto di domenica mattina c'è Norcia

72oscosseSono quelle registratedall'altroieri mattina, traMarche e Umbria : una sola èstata superiore allamagnitudo 5, mentre quelledi intensità tra 4 e 5 sonostate 18 . Altre 403 non hannosuperato i 3 gradi

È la temperatura che si toccadi notte nelle zone del sisma,come a Norcia: a causadell'indebolimento dell'altapressione giovedì e nelweekend tornerà ilmaltempo . Dormire nelletende sarà difficile

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INTERVISTA

Settis: l'arteabbandonata

dalla politicalu lll:L: `l' wst ItitINo

Va in briciole la memo-ria della nostra sto-ria. Dunque, il senso

stesso della vita, quello cheeravamo, il perché di comesiamo. Perdita dal valore in-commensurabile , danno ir-recuperabile, oblio per legenerazioni a venire».Estremizzando il pensierodi Salvatore Settis, archeo-logo e storico dell'arte dichiara fama , già direttoredella Normale di Pisa e pre-sidente del Consiglio supe-riore dei Beni culturali, siarriva alla distruzione dellanostra identità.

CONTINUAA PAGINA 10

LA STAMPA

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Settis: la nostra identità in briciolepaghiamo 20 anni di ritardi politici"Mancano storici dell'arte e carte geologiche aggiornate. Il ponte di Messina? Una follia"

MK:tiF,1J4 TJ0.MBtlltRtNqROMA

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Professore, tanto rischiamo?«Sta sparendo un pezzo di noistessi, della storia d'Italia. Labasilica di San Benedetto aNorcia, simbolo del mondocristiano di cui resta solo lafacciata, è un esempio nitido».

Si può intervenire?«Considerando l'imprevedibi-lità di questi fenomeni, biso-gna capire come ci si sta muo-vendo. Io non ho dubbi sul fat-to che ci si adoperi, ma pur-troppo i funzionari di storiadell'arte sono pochissimi enon possono essere dove ser-ve. Qui paghiamo i vent'annidi non assunzioni ai Beni cul-turali. Se non ci sono storicidell'arte in grado d'accorreresubito sul posto e di distingue-re un monumento del Medioe-vo da una casa di dieci anni fa,non andiamo da nessuna par-te. Anni di negligenza da par-te di tutti i governi. Affidarel'inventario a un incompeten-te è come far curare un malatoda uno che medico non è».

Questo a sciagura avvenuta.E per scongiurarla?

«Il secondo aspetto riguardala prevenzione. Complicataperò possibile. I monumenti sidevono consolidare comin-ciando dalle zone più indizia-te. Noi italiani siamo generosi,interveniamo di cuore nell'im-mediato, poi ce ne dimenti-chiamo. Fino al prossimo di-sastro. Manca una carta geo-logica aggiornata per quantoriguarda il 40% del territorioitaliano. Fa fede quella diQuintino Sella, che è dell'800.Un'impresa rinnovatrice inquesto senso era stata avviatama poi bloccata dal governoMonti che non la ritenne unapriorità... Se le risorse non cisono, vanno trovate e subito».

Difficile capire dove insiste-re.

«L'Italia è il terzo Paese almondo per evasione fiscale,154 miliardi di tasse non paga-te secondo la stima della Con-fcommercio. Ci attestiamo su-bito dopo Messico e Turchia.Dati che parlano chiaro, signi-fica che copriamo l'evasione».

Denaro che potrebbe essereutilizzato nella messa in sicu-rezza . Manca la mentalità?

«Il problema è che continue-ranno a esserci gli italiani conla pessima abitudine di af-frontare la questione su duepiani di realtà: la realtà vera èche siamo in un Paese forte-

mente incline a questi feno-meni, quella finta è che nonsiamo zona sismica e dunquedisponibile anche a ipotesi az-zardate come il ponte sulloStretto di Messina. Progettoquanto mai bizzarro, conside-rando quanto sia a rischio il si-to dove il ponte stesso dovreb-be sorgere. Il terremoto del1908 in 37 secondi distrusseMessina e Reggio; metà della

So che ora qualcosasi muove ma affidarel'inventarioa un incompetenteè come farsi curareda un non medico

Lunica grande operache serve all'Italia è lamessa in sicurezzaSpero che questodramma facciarinsavire chi di dovereSalvatore Settisarcheologoe storico dell'arte

popolazione della città sicilia-na e un terzo di quella dellacittà calabrese perse la vita.Non che debba succedere an-cora, ma non tranquillizza».

Lei ci dice che, in assenza diun reale problema economi-co, si tergiversa . Non si af-fronta la questione . Per sciat-teria, perché la si sottovalu-ta. O peggio.

«Il vero nodo sta nelle prioritàche ci diamo. Si costruisconoe si progettano grandi opere egrazie a queste si blocca l'Ita-lia. Penso al Mose che per cor-ruzione costò due miliardi piùdel previsto, con tutto quelloche è seguito, grandi opereche appestano l'Italia. Quan-do l'unica grande opera è lamessa in sicurezza del territo-rio, perciò dei cittadini. Equando si parla di manodope-ra che si potrebbe impiegare,si parla della stessa utile pererigere un ponte o per costru-ire una nuova autostrada làdove non serve. Prendiamo lafrana di Giampilieri vicino aMessina, 37 morti e la condan-na degli amministratori locali.L'allora responsabile dellaProtezione civile Bertolaso di-chiarò che ci sarebbero volutidue miliardi per intervenire,soldi che non erano disponibi-li. Contestualmente avvertìche il ponte sullo Stretto si sa-rebbe fatto. Ecco, bisognereb-be capovolgere queste priori-tà dando lavoro ai cittadini,uno dei princìpi della nostraCostituzione, e ai giovani di-soccupati che potrebbero ge-stire le opere risanate. Sperosolo che il trauma faccia rinsa-vire chi di dovere».

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"Ricost i remo la basilica di San Benedetto"MARIA COREI

«Ricostruiremo la basilica di San Bene-detto», assicura Gisella Capponi, direttri-ce dell'Istituto Superiore di Conservazio-ne e Restauro. Una promessa ribadita an-che dal premier Renzi: «La chiesa di SanBenedetto ritornerà. Tutti noi sappiamoche quei simboli del terremoto devono tor-nare, così come la chiesa di Assisi».

Intanto, continua Capponi, «è il tempodella messa in sicurezza della facciata edel recupero delle macerie, ognuna delle

quali è un bene culturale. Non c'è tempoda perdere». Tra i primi atti, la numera-zione di ogni pietra rimasta «in elevato»,per evitare che altri crolli rendano ancorapiù difficile la ricostruzione. «Come per gliscavi archeologici, quando c'è bisogno diricomporre alcune parti, si devono studia-re le modalità del crollo». Si procederà co-me per il Duomo di Venzone distrutto nelterremoto del Friuli, quando le pietre ven-nero raccolte una per una, censite e riposi-zionate dopo averle ricomposte a terra inun grande prato. Perché non esiste una

mappatura «di sicurezza» delle pietre, os-sia fatta in previsione di crolli nelle zonesismiche. La numerazione si effettua solonel caso ci sia la necessità di smontarequalche pezzo di muro per restaurarlo.Per prima cosa si costruirà una tettoia perriparare quel che resta della chiesa, poi cisaranno da fare lavori strutturali. Ad aiu-tare architetti e restauratori, spiega Cap-poni, c'è una mole di documentazione rac-colta durante il «grande intervento fattoin occasione del Giubileo del 2000».

O BYNC NDALCUNIDIBITfIWSEBVAN

La basilica diSan Benedettodi Norcia,crollatadopo ilterremotodi magnitudo6.5 cheha colpitoil Centro Italiadomenicamattina

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Il wi-fl estremo è italianoLa tecnologia per trasmetteredai treni ad alta velocità o perraggiungere le viscere della terra?È stata ideata da tre giovaniconnazionali. E conquista gli Usa

New YORK Quando, più di diecianni fa, Cosimo Malesci, tosca-no di Portoferraio, si laureò inIngegneria oceanografica alMit di Boston, sognava di co-struire droni sottomarini capa-ci di mimetizzarsi tra i pesci.Ma la vita, si sa, spesso ha pro-getti diversi. Soprattutto se cer-chi di cavalcare tecnologie inrapida evoluzione. E così Cosi-mo, insieme al fratello Umber-to, anche lui ingegnere laurea-to al Mit (Massachusetts insti-tute of technology) ma in Infor-matica, e Andrea Orioli, altroinformatico uscito dal Politec-nico di Milano, si ritrovò a svi-luppare una tecnologia wi-fiinnovativa per la videosorve-glianza che è alla base del suc-cesso di Pluidmesh: una dellepoche startup italiane che sonoriuscite a diventare una presen-za industriale stabile tanto inEuropa quanto negli Stati Uniti.Un esempio «virtuoso» di ita-liani che hanno sfondato al-

LeL`azienda ha ottenuto iprimi contratti e hatrovato i capitali percrescere negli Usa

l'estero ma senza «fuga deicervelli», visto che quello diFluidmesh resta nella Penisoladove viene svolto gran partedel lavoro informatico, a parti-re da quello sugli algoritmi.Ma lo sviluppo di quest'azien-da che oggi offre una tecnolo-gia molto avanzata di trasmis-sione dati e immagini da mez-zi in movimento veloce adotta-ta perfino da Cisco Systemsche, nei «pacchetti» che offreai clienti, l'ha preferita allapropria, è una storia soprattut-to a stelle e strisce. Perché ènegli Usa che l'azienda ha otte-nuto i primi contratti impor-tanti e ha trovato i capitali ne-cessari per crescere (i princi-pali azionisti adesso sono duefondi di private equity di Chi-cago), ma soprattutto perché- cosa che capita solo inAmerica - il suo successo ènato da un fallimento.

«Avevamo partecipato colnostro progetto alla gara tec-nologica annuale indetta dalMit, la nostra università», rac-conta Cosimo che oggi si oc-cupa del marketing in tutto ilmondo e delle vendite ai clien-ti americani, mentre il fratelloUmberto è ad di Fluidmesh inItalia. «Fu un disastro: nonriuscimmo a passare nemme-no la prima fase eliminatoria:la nostra idea parve campatain aria, impraticabile». Ma idue Male sci, Orioli e un quartosocio poi uscito di scena, deci-sero di andare comunqueavanti da soli e trovarono po-tenziali clienti molto interes-sati alle loro idee. «Comin-ciammo quasi per gioco - ri-corda Cosimo - con le teleca-mere per il campus del Mit,poi un amico ci dette un picco-lo contratto per il sistema disorveglianza di un magazzi-no». Quindi il salto di qualitàquando l'impresa riuscì a svi-luppare un sistema in grado di

trasmettere immagini stabilida mezzi in movimento anchead alta velocità. Oggi, ad esem-pio, tutti i 36 traghetti dellaNew York Waterways sono col-legati alla terraferma attraver-so sistemi Fluidmesh.

In Italia il contratto più im-portante siglato dalla società èstato quello per lo scalo marit-timo di Porto Marghera, men-tre la tecnologia di trasmissio-ne da mezzi in movimento è al-l'esame di un paio di operatorieuropei che gestiscono treni adalta velocità. E ïl sistema Fluid-mesh è attualmente in speri-mentazione su un treno-labo-ratorio in Italia: un Frecciaros-sa che ne valuta le capacità lun-go la linea Milano-Torino-

Ma sono le Americhe chestanno dando le maggiori sod-disfazioni ai tre imprenditori eai loro 5o ingegneri e matema-tici: sono arrivati contratti perreti ferroviarie americane co-me quello per BART, Il sistema

di trasporto su rotala della Baiadi San Francisco, ma la tecno-logia wi-fi della società italia-na, che funziona anche sottoterra, è stata adottata anche dadue miniere del Perù che la uti-lizzano perle comunicazioni inremoto. Presto, però, per que-sta via si potranno anche diri-gere gli scavi fatti utilizzandorobot al posto dei minatori incarne ed ossa. Altri impieghi increscita sono quelli agricoli.

La soddisfazione più grossaper questa startup ormai sta-gionata è, però, venuta da CiscoSystems: il gigante delle retiche offre servizi informatici in-tegrati alle imprese. La società,che propone, in modo partico-lare, sistemi integrati per la si-curezza alle ferrovie, ha con-frontato dieci diversi sistemi ditrasmissione compreso il suo equello di altri giganti comeMotorola. Alla fine l'ha spunta-ta la piccola società italiana.Che, poi, tanto piccola, ormainon è più.

Massimo GaggiR I PRO DUZIONF RiR RVA'A

Tecnologia Pagina 7

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Fondatoù

Dall'alto

verso il basso,

Umberto

e Cosimo

Malesci e

Andrea Orioli:

nel 2005

hanno fondato

la Fluidmesh.

Alla creazione

della società ha

partecipato

un quarto socio

poi uscito

di scena

Fluidmeshsi basa su unatecnologiawi-fiinnovativa

perla video

sorveglianza,

in grado di

tracciare

anche mezzi in

movimento

ad alta velocità

come treni e

traghetti e

persino

trasmettere in

profondità

sotto terra

L'azienda haavutoparticolaresuccesso negliStati Uniti.Tra i principaliazionisti siregistrano duefondi di privateequity diChicago.Fluidmeshha clienti ecommessesia in Italia chenegli Usa

CosimoMalesci èlaureato inIngegneriaoceanograficaal Mit di Boston(foto grande, ilcampus) e oggisi occupa delmarketing dellasocietà

UmbertoMalesci èlaureato inIngegneriaal Mit. Èamministratoredelegato

Oriolièlaureatoin Informaticaal Politecnicodi Milano

milale startup

registrate

in Italia a fine

giugno 2016

Sotto terraDue miniere del Perùutilizzano questatecnologia per lecomunicazioni in remoto

Tecnologia Pagina 8

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Classicoè meglìo

La ricerca di Almalaurea:non è la scuola delle élitee prepara a tanti lavoricon voti più alti alla laureaanche in ambito scientifico

pagina a cura diAntonella De Gregorio

Le prospettive di lavoroL'indagine, che Dionigi ha

Scientifici comunque pareg-giano (102,1)».

Tradurre dal grecoMa allora quel gregge sem-

pre più sparuto (dimezzato inmeno di dieci anni) che hascelto il Classico - 6 ragazzi

su loo, nel 2016 - ha più van-taggi o svantaggi? Domandache ciclicamente torna e ripor-ta alla querelle sull'utilità delClassico e di alcune sue prero-gative. I sostenitori ne apprez-zano metodo e organizzazio-ne. E quel meccanismo di logi-ca che è la traduzione e costi-tuisce un esercizio unico,sostiene Massimo Cazzulo,grecista e docente al Tito Liviodi Milano: «Tradurre un testoclassico significa mettere inatto un ragionamento com-plesso che stimola i processianalitici, sintetici, intuitivi,gnoseologici, che induce a im-postare un'ipotesi di lavoro esottoporla, poi, a critica per ve-dere se funziona. Questo spie-ga perché gli studenti del Clas-sico ottengono risultati eccel-lenti anche in materie lontanedalla classicità».

illustrato in anteprima al Cor-

a quali processi epetizioni: per salva-re il liceo classicobasterebbe guarda-

re i numeri. Quelli del voto dilaurea degli ex liceali, innanzi-tutto: qualunque facoltà scel-gano, hanno punteggi pïú altidei colleghi: 10,, di media,contro 103 di chi esce dalloScientifico e 99,7 di chi ha stu-diato a un Tecnico. O quellisulla regolarità degli studi: inlinea con i diplomati scientifi-ci e davanti ai tecnici. La moti-vazione, poi: il 40,3 dei laure-ati con formazione classica siiscrive all'università spinto dainteressi culturali, contro il32,3 dei laureati con matricescientifica e il 27,8 di coloroche hanno un diploma tecni-co. Basta, questo, a raccontareil Classico come la scuola che«tiene» di più? Ne è convintoIvano Dionigi - latinista, exrettore dell'Università di Bolo-gna, presidente di Almalaurea- che ha fatto analizzare dalConsorzio le performance uni-versitarie dei diplomati alClassico in tutti i corsi.

cc »II confronto con i testiclassici attiva processianalitici, sintetici,intuitivi e gnoseologici

riere e che ha sondato 270 milalaureati nell'anno solare 201,,sfata molti luoghi comuni. In-tanto, che il Classico sia lascuola dei «figli di papà»: lo èstato forse fino al 1969, quan-do era l'unico che dava accessoa qualsiasi facoltà. «Oggi è an-cora vero che chi viene dalClassico gode di un contestosocio-culturale più avvantag-giato, ma il dato del 33,89. pro-veniente dalla classe mediaimpiegatizia, sommato al 13,7della classe del lavoro esecuti-vo, smonta l'equazione», diceDionigi. Poi, che offra prospet-tive di lavoro circoscritte: i di-plomati al Classico svolgonolavori in ogni ambito, da Fa-biola Gianotti, direttrice delCeni di Ginevra, al regista Ga-briele Salvatores.

L'accesso alle facoltàInfine, resiste il luogo co-

mune che agli studenti delClassico risultino più ostichele facoltà scientifiche. A Bolo-gna, per dire, quelli iscritti aMedicina battono i colleghidello Scientifico quanto a me-die, voto di laurea e regolaritàdi studi.

Lo stesso a Roma, alla Sa-pienza, e al Politecnico di Mi-lano, dove il rettore, GiovanniAzzone, ha elogiato gli ottimirisultati dei diplomati classici.In generale, dice Dionigi «i vo-ti di laurea sono più elevati, intutti i 1, raggruppamenti di-sciplinari esaminati, tranneingegneria, dove Classici e

Le critiche e gli appelliCome si sia arrivati a mette-

re all'angolo un liceo che ci èstato invidiato da mezzo mon-do richiederebbe un libro. Trale pagine, comparirebberoprocessi, appelli e da ultimoanche una task force per rilan-ciare l'indirizzo di studi(taskforceperilclassico.it). Vadetto che le critiche nasconodall'esterno, non dall'interno:chi lo ha scelto, in 74 casi sucento lo rifarebbe. Lo confer-mano i dati di Almadiploma,la branca di Almalaurea dedi-cata alla scuola superiore.

L'esigenza di un rilancio«Non si tratta solo di difen-

derlo ma di riflettere», diceIvano Dionigi. Per un rilancio,Dionigi invoca innanzitutto unpieno riconoscimento dell'im-portanza del latino e del greco.Poi, «anziché semplificare esostituire, come è stato sugge-rito, potenziare. Dilatando gliorari scolastici, rivedendo icompiti a casa, pagando il giu-sto gli insegnanti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Istruzione Pagina 9

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LO STUDIOI laureati* Ltceo Sderttí`

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LA SCELTALe scuole superiori scelte dagli studenti'tafani per l'anno scolastico 2016-17

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II voto di diploma(medie, us milesimi)

Le motivazioni nella sceltadel corso di laurea ((dati in %)

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La regolarità negli studi (dati n %)

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«Così mi aiutò a capire Scienza delle costruzioni»rancesco Dal Co, storico dell'Architettura,

- direttore della rivista Casabella, docenteall'Iuav di Venezia e, nel'9o, direttore della

zione Architettura della Biennale, è un.onvinto sostenitore del liceo Classico.

Che cosa pensa delle ricorrenti critiche aquesto indirizzo di studi?

«Un'aggressione che va interrotta: si rischiadi perdere la specificità della cultura del nostroPaese».

Perché si deve conservare il latino?

«Perché imparare le lingue antiche richiedelo stesso che serve per la matematica: costanza,logica, rigore. Richiamando la definizione diun grande del `goo, Adolf Loos: "L'architetto èun muratore che sa di Latino"».

Lei si è diplomato al Classico Marco Polodi Venezia . Difficoltà poi?

«Qualcuna, per gli esami di calcolo e analisi.Quando ho provato ad applicarne i metodi allaStatica e alla Scienza delle costruzioni,difficoltà sparite». 0 smaoouaoF. s' ovo'A

tho, ingegnere

«Si impara a concentrarsi su materie impegnative»Paolo Enrico Colombo, manager di Txt e-

solutions, «alumnus» dei Politecnico diMilano, laurea in ingegneria elettronica,

ha frequentato il Classico negli anni 70.Poi ingegneria . Come mai?«Pensavo a Giurisprudenza, poi al 4 ° anno

ho scoperto una passione per l'informatica e letecnologie».

Difficoltà?«L'impatto è stato pesante, ma il Politecnico

organizzava corsi per chi non veniva dallo

Scientifico. Poi ho sempre seguito le lezioni».Vantaggi e lacune del classico?«Vantaggi: poche materie, impegnative, su

cui concentrarsi, Lacune: disegno, è stato unoscoglio. E poi le poche ore di lingua straniera».

Cosa porta dei due percorsi?«Del classico l'abitudine a guardare ì

contorni di un problema. Di quello matema-tico, la capacità di ragionare in termini nume-rici. E di mio ci ho messo l'approfondimentoeconomico». üJ R!c>Ol117,:n'!: Ri57RvArA

«Medici migliori, perché sanno come studiare»1 1 ugenio Gaudio, docente di Anatomia e

Rettore della Sapienza di Roma ci con-ferma che gli studenti che vengono dal

Classico hanno migliori risultati all'Università.Anche a Medicina?«S3 è così: per voti, frequenza e rapidità di

percorso hanno esiti migliori. Anche perchéquello italiano è un percorso basato su un ap-proccio sistematico organico, non sul problemsolving anglosassone. Chi fa Medicina partedalle materie di base (Biologiia, Fisica, Chimi-

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ca), poi arriva alle materie cliniche. Gli studentidel Classico sono preparati a studiare, recupe-rano in fretta eventuali difficoltà ad applicare».

Capita che i «classicisti» lascino gli studi?«d meno motivati o chi ha un'idea della pro-

fessione medica e delle aspettative che noncorrisponde all'esperienza che si trova a fare».

Lei è ex del Classico : ha avuto difficoltà ?«No, ma i miei colleghi erano più avanti con

il programma e a primo anno ho seguito deicorsi integrativi». 0 a RODO D''vE R,SfRVATA

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