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- 1470 - CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869 TORNATA DELL'I! MAGGIO PRESIDENZA DEL PRESIDENTE AVVOCATO GIUSEPPE BIANCHERI "SOMMÀRIO. Atti diversi — Richiesta della facoltà di procedere contro il deputato Casarini. = Votazione a squittitilo segreto sopra il progetto di legge approvato ieri per articoli per Vautorizzazione dei contratti di vendita di beni stabili a trattativa privata. = Discussione del bilancio della guerra pél 1870 — Domande e osservazioni dei deputati Dotta e Gasati, e dichiarazioni del ministro e del relatore Farini — Considera- eioni, domande e istanze dei deputati Tenani e D'Ayala circa il ritardo della chiamata di una parte della classe del 1848 e sull'interpretazione della legge sulla leva — Il relatore Farini espone le opinioni della maggioranza della Commissione, e quelle contrarie alle proposte del Ministero — Parole dei deputati Corte, Valerio, Drignone e del ministro in difesa dell'operato del Ministero a quél riguardo — Osservazioni dei deputati Bertolè-Viale e Grifftni Paolo in appoggio della Commissione e del deputato Tenani — Proposizione del deputato Araldi, e chiusura della discussione — Sull'ordine della discussione e sulla proposta, parlano il presidente del Consiglio, il ministro per la guerra ed i deputati Drignone, Dertolè-Viale, Araldi, Battazzi e Donfadini L'ordine del giorno è approvato, e la discussione generale è chiusa — Osservazioni sulla chiusura, dei deputati Massari G. e Casati, e risposte del presidente e del presidente del Consiglio. Risultamento dello squittinio sopraccennato. — Convalidazione dell'elezione d'Iglesias. — Lettura di ima proposizione del deputato Corte per la nomina di una commissione parlamentare d' inchiesta circa % lavori* dello scavo della galleria di Staletti in Calabria. La seduta è aperta al tocco e mezzo. MACCHI, segretario, dà lettura del processo verbale della tornata antecedente, il quale è approvato ; indi espone il sunto delia seguente petizione : 12,988. La Giunta municipale del comune di Alanno, provincia di Teramo, propone modificazioni alla legge sull'amministrazione comunale e provinciale concer- nenti le elezioni dei consiglieri provinciali, il riparto fra i diversi comuni del mandamento delle spese car- cerarie, ed all'articolo 268 della legge organica giudi- ziaria 6 dicembre 1865. ATTI DIVERSI. »1 SAMBUY. Colla petizione n° 12,948 la città di Susa, e per essa la sua rappresentanza comunale, legalmente convocata il 20 aprile, si rivolge ai Parlamento affinchè non venga altrimenti concesso che l'esercizio del bre- vissimo tronco ferroviario da Bussoleno a Susa possa venire abbandonato (aprendosi la grande arteria inter- nazionale), come potrebbe lasciar supporre l'articolo 28 della convenzione colla società dell'alta Italia. Dissi potersi ciò supporre, perchè, avendo dovuto parecchie volte occuparmi coll'amministrazione dei lavori pub- blici di codesta questione, non mi risultò mai, e lo debbo dichiarare, che tale fosse il pensiero del Governo. Goll'articolo 28 si doveva soltanto prevedere nelle sue conseguenze un fatto eventuale; senonchè la re- dazione fu fatta in modo da lasciare alla città di Susa, non soltanto il dubbio, ma il timore che il fatto possa avvenire non solo, ma avvenire inatteso e per ciò stesso più tremendo. Giustissimamente la città di Susa protesta, ed io, senza entrare per ora in argo- mento, domando soltanto che la Camera voglia accor- dare i'ungenza a questa petizione, che per le stampe fu distribuita ai deputati, affinchè sia trasmessa, col- l'altra che molti cittadini ci hanno pure indirizzato sotto il numero 12,972, alla Giunta, la quale dovrà a suo tempo riferire sulle convenzioni ferroviarie. PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni, s'intenderà dichiarata urgente questa petizione, e sarà trasmessa alla Commissione incaricata di esaminare le conven- zioni ferroviarie. Per pubblico servizio il deputato Camuzzoni do- manda un congedo di otto giorni ; il deputato Marti- nati di otto. Per urgenti motivi di famiglia il deputato Danzeita domanda un congedo di sei giorni ; il deputato Arri- go ssi di dieci. Per ragioni di malferma salute il deputato Di Me- nale chiede un congedo di 20 giorni. (Cotesti congedi sono accordati.)

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  • - 1470 -

    CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869

    TORNATA DELL'I! MAGGIO

    PRESIDENZA DEL PRESIDENTE AVVOCATO GIUSEPPE BIANCHERI

    "SOMMÀRIO. Atti diversi — Richiesta della facoltà di procedere contro il deputato Casarini. = Votazione a squittitilo segreto sopra il progetto di legge approvato ieri per articoli per Vautorizzazione dei contratti di vendita di beni stabili a trattativa privata. = Discussione del bilancio della guerra pél 1870 — Domande e osservazioni dei deputati Dotta e Gasati, e dichiarazioni del ministro e del relatore Farini — Considera-eioni, domande e istanze dei deputati Tenani e D'Ayala circa il ritardo della chiamata di una parte della classe del 1848 e sull'interpretazione della legge sulla leva — Il relatore Farini espone le opinioni della maggioranza della Commissione, e quelle contrarie alle proposte del Ministero — Parole dei deputati Corte, Valerio, Drignone e del ministro in difesa dell'operato del Ministero a quél riguardo — Osservazioni dei deputati Bertolè-Viale e Grifftni Paolo in appoggio della Commissione e del deputato Tenani — Proposizione del deputato Araldi, e chiusura della discussione — Sull'ordine della discussione e sulla proposta, parlano il presidente del Consiglio, il ministro per la guerra ed i deputati Drignone, Dertolè-Viale, Araldi, Battazzi e Donfadini — L'ordine del giorno è approvato, e la discussione generale è chiusa — Osservazioni sulla chiusura, dei deputati Massari G. e Casati, e risposte del presidente e del presidente del Consiglio. — Risultamento dello squittinio sopraccennato. — Convalidazione dell'elezione d'Iglesias. — Lettura di ima proposizione del deputato Corte per la nomina di una commissione parlamentare d' inchiesta circa % lavori* dello scavo della galleria di Staletti in Calabria.

    La seduta è aperta al tocco e mezzo. MACCHI, segretario, dà lettura del processo verbale

    della tornata antecedente, il quale è approvato ; indi espone il sunto delia seguente petizione :

    12,988. La Giunta municipale del comune di Alanno, provincia di Teramo, propone modificazioni alla legge sull'amministrazione comunale e provinciale concer-nenti le elezioni dei consiglieri provinciali, il riparto fra i diversi comuni del mandamento delle spese car-cerarie, ed all'articolo 268 della legge organica giudi-ziaria 6 dicembre 1865.

    ATTI DIVERSI. »1 SAMBUY. Colla petizione n° 12,948 la città di Susa,

    e per essa la sua rappresentanza comunale, legalmente convocata il 20 aprile, si rivolge ai Parlamento affinchè non venga altrimenti concesso che l'esercizio del bre-vissimo tronco ferroviario da Bussoleno a Susa possa venire abbandonato (aprendosi la grande arteria inter-nazionale), come potrebbe lasciar supporre l'articolo 28 della convenzione colla società dell'alta Italia. Dissi potersi ciò supporre, perchè, avendo dovuto parecchie volte occuparmi coll'amministrazione dei lavori pub-blici di codesta questione, non mi risultò mai, e lo debbo dichiarare, che tale fosse il pensiero del Governo.

    Goll'articolo 28 si doveva soltanto prevedere nelle sue conseguenze un fatto eventuale; senonchè la re-dazione fu fatta in modo da lasciare alla città di Susa, non soltanto il dubbio, ma il timore che il fatto possa avvenire non solo, ma avvenire inatteso e per ciò stesso più tremendo. Giustissimamente la città di Susa protesta, ed io, senza entrare per ora in argo-mento, domando soltanto che la Camera voglia accor-dare i'ungenza a questa petizione, che per le stampe fu distribuita ai deputati, affinchè sia trasmessa, col-l'altra che molti cittadini ci hanno pure indirizzato sotto il numero 12,972, alla Giunta, la quale dovrà a suo tempo riferire sulle convenzioni ferroviarie.

    PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni, s'intenderà dichiarata urgente questa petizione, e sarà trasmessa alla Commissione incaricata di esaminare le conven-zioni ferroviarie.

    Per pubblico servizio il deputato Camuzzoni do-manda un congedo di otto giorni ; il deputato Marti-nati di otto.

    Per urgenti motivi di famiglia il deputato Danzeita domanda un congedo di sei giorni ; il deputato Arri-go ssi di dieci.

    Per ragioni di malferma salute il deputato Di Me-nale chiede un congedo di 20 giorni.

    (Cotesti congedi sono accordati.)

  • — 1471 — TORNATA DELL 1 11 MAGGIO 1 8 7 0

    Il ministro di grazia e giustizia scrive : « Pregiasi il sottoscritto inviare a codesta onorevole

    Presidenza una richiesta del regio procuratore presso il tribunale di Bologna, accompagnata dai relativi atti di preliminari informazioni, diretta ad ottenere, nei sensi dell'articolo 45 dello Statuto, l'autorizzazione a procedere contro l'onorevole cavaliere Camillo Casa-rini deputato ai Parlamento, pei querela, contro di lui sporta dal signor Pietro Cavalieri, d'ingiurie, percosse e ferite, e la prega a volersi compiacere di fargli a suo tempo conoscere le definitive deliberazioni di codesta Camera dei deputati. »

    Questa istanza verrà trasmessa al Comitato pri-vato.

    L'ordine del giorno reca la votazione per scrutinio segreto sul progetto di legge per l'autorizzazione dei contratti di vendita di beni stabili a trattative pri-vate.

    Si procederà all'appello nominale. (Segue la votazione.) Si lasciano aperte le urne per quei deputati che non

    fcanno ancora votato.

    DISCUSSIONE DEL BILANCIO DEL MINISTERO DELLA GL'ERBA PEL 1870.

    PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dal bilancio del Ministero della guerra per l'anno 1870.

    La discussione generale è aperta. V. Stampato n° 8-G). Il deputato Botta ha facoltà di parlare. BOTTA. A quanto pare, la Camera fra qualche setti-

    mana sarà chiamata a discutere la così detta legge sul-l'esercito, la quale, come allegato A, fa parte dei prov-vedimenti per il pareggio del bilancio.

    Io, nell'atto che mi riservo di sottoporre in quella occasione al giudizio della Camera alcune mie consi-derazioni d'ordine militare, mi permetto di rivolgere era alcune domande al signor ministro della guerra, nella fiducia che egli vorrà onorarmi di risposta.

    Coll'adozione dell'arma a retrocarica è stata rico-nosciuta la necessità di cercare i migliori modi pos-sibili per attutire il fuoco dei nemici. Scorrendo in-fatti il regolamento di manovra e d'esercizio per la fanteria, ho trovato che con sano accorgimento è stata disciolta la massa, e vi è stato istituito l'ordine sparso in larghe proporzioni, ed in conseguenza è stata la-sciata una maggiore iniziativa individuale ad ognuno nella sfera delle proprie attribuzioni, e diverse altre modifiche sono state introdotte nello scopo di rendere mobili e svelte le compagnie, e facili a stendersi ed a chiudersi.

    Ora, io domando all'onorevole ministro della guerra, se, di fronte a questa nuova potenza dell'arma a retro-carica, abbia egli pensato a fare studiare dei modi atti a render^ più efficace l'azione della distintissima ed importante arma dell'artiglieria di campagna,

    Qui mi occorre, signori, dichiarare ancora una volta che io, come l'attuale Ministero e come la Camera, amo le economie, qualora queste non debbano impor-tare poi un maggior onere nel bilancio dello Stato, come pur troppo è avvenuto coll'istituzione delle in-tendenze di finanza, e come potrebbe avvenire se, per avventura, incontrerà l'approvazione della Camera la proposta ministeriale : di ridurre di venti batterie l'artiglieria ; ma, mentre amo molto le economie, d'al-tra parte debbo dichiarare che desidero quelle econo-mie le quali non disordinano le amministrazioni, non sperdono le forze della nazione, non indeboliscono l'unità italiana.

    Che cosa vale, signori, fare un'economia di mille, quando domani sarete obbligati a spenderne dieci mila, specialmente in questioni militari, le quali, pel poco che io ne conosco, sono profondamente convinto che sono tali per la loro natura tecnica, che difficil-mente possono essere improvvisate, qualunque ne sia la spesa che potrete fare quando il bisogno e la esi-genza d'una guerra il richiedessero ?

    Credo dunque che l'onorevole ministro della guerra mi darà una risposta a questa mia prima interroga-zione, e quindi mi permetterà di rivolgergliene un'al-tra, la quale riguarda l'arma dei reali carabinieri.

    Stando al progetto ministeriale, trovo che le luogo-tenenze dei reali carabinieri sono 277, delle quali 72 comandate da capitani, 155 da luogotenenti e 50 da sottotenenti. Io domando al signor ministro se egli non credesse conveniente destinare a quelle luogote-nenze, le quali sono comandate dai 72 capitani, altret-tanti sottotenenti, tanto più che le attribuzioni dei comandanti di luogotenenza sono le stesse per i capi-tani come per i luogotenenti ed i sottotenenti salvo piccolissime differenze gerarchiche.

    Un'altra domanda ed avrò tosto finito. Seggono in questo recinto 27 distinti militari, i più in quel lato della Camera, a destra, pochi in questa parte, a sini-stra ; trovo che a questi di sinistra è fatto un trat-tamento tutto diverso da quello che si fa a quelli di destra.

    Comprendo benissimo che ciò può avvenire inno-centemente, ma io non mi so rendere, ragione perchè ai nostri colleghi militari di destra, salvo il generale La Marmora, il quale mi pare non abbia in atto al-cuna missione, a quasi tutti si conservi una posizione tale da poter loro essere corrisposta la totalità delle competenze, quando ai pochi di sinistra non se ne cor-risponde che la metà per la loro posizione di disponi-bilità.

    Ma vi ha di più: io trovo che per i deputati militari di destra le promozioni procedono regolarmente, e per cotesti di sinistra avviene ciò che nel linguaggio di caserma sì dice : sono stato saltato nelle promo-zioni.

    Ma io non vado avanti, perchè, come vi aiceva da

  • — 1472 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9

    principio, presto saremo • chiamati ad approfondire ] va,rie delie questioni militari all'occasione dei provve-dimenti finanziari, e solo ripeto che mi attendo risposte categoriche dal signor ministro per la guerra.

    COVONE, ministro per la guerra. L'onorevole depu-ta to Botta mi chiedeva informazioni, non so bene se sopra l'adozione di un nuovo fucile a retrocarica, ov-vero se coll'adozione delle armi a retrocarica il Mini-stero avesse intenzione o facesse studi per modifica-zioni nell'artiglieria di campagna.

    BOTTA. È questo precisamente. MINISTRO PER LA GUERRA. Riguardo all'artiglieria di

    campagna, la Camera non ignora come due anni ad-dietro due distintissimi ufficiali dell'artiglieria aves-sero proposto un nuovo sistema di artiglierie di pic-colo calibro, nelle quali le forti cariche potessero com-pensare il minor calibro.

    Il mio onorevole predecessore si occupò con molta premura di questa nuova idea, facendo eseguire vaste esperienze. A queste esperienze ebbi l'onore di essere chiamato anch'io. I risultati furono buoni, ma non tali da lasciar per anco asseverare che il nuovo sistema possa venire attuato con vantaggio dell'artiglieria di campagna.

    Pare che il nuovo cannone abbia un grande van-taggio per la sua leggerezza, e sembra pure che il nuovo materiale sia di costruzione molto perfezionata ; tuttavia, malgrado le fortissime cariche, l'effetto parve inferiore a quello delle altre artiglierie ora in uso nel nostro esercito e presso gli eserciti stranieri; quindi non si è potuto prendere ancora un partito de-finitivo per l'adozione del nuovo sistema.

    Si procede però negli studi, si cerca anzi di vedere se molti dei perfezionamenti, i quali furono introdotti nel cannone di piccolo calibro, non possano per av-ventura essere introdotti nel cannone attuale, e così avere assicurati gli effettivi vantaggi del nuovo si-stema senza perdere quelli del sistema vigente.

    Si studia altresì se il carreggio dell'artiglieria at-tuale non possa essere modificato introducendo vi perfezionamenti del carreggio del nuovo modello. Laonde non sarà che in seguito di queste esperienze, le quali richiedono il loro tempo, che si potrà presen-tare un progetto definitivo.

    L'onorevole Botta mi faceva eziandio una interroga-zione riguardo all'arma dei carabinieri. Sta di fatto «he, in dipendenza della legge militare, verrebbe adot-tata una nuova .pianta organica dell'arma dei carabi-nieri.

    Mi pare che questa questione dovendo venire presto dinanzi alla Camera, non sia oggi il caso di entrarvi e tampoco di discuterla a fondo; ma sulla questione speciale di sostituire, come vorrelibe l'onorevole Botta, dei sottotenenti, mi pare, a comandare delle compa-gnie...

    BOTTA. Delle luogotenenze.

    MINISTRO PER LA GUERRA... delle luogotenenze che sono ora comandate da capitani, debbo dire che, come in tutti i corpi dell'esercito, così in quello dei carabi-nieri bisogna che ci sia una data proporzione fra i vari gradi della gerarchia, altrimenti ne sarebbe sconvolto tutto il sistema dell'avanzamento, cui gli ufficiali hanno diritto ; e quand'anche da una parte si venisse ad ot-tenere qualche economia, la si otterrebbe però con danno grandissimo del servizio.

    L'onorevole Botta osservava ancora come fra i mi-litari che fanno parte della Camera vi siano differenza di trattamento , e come quelli che seggono a destra abbiano tutte le competenze, e gli altri che seggono a sinistra, no.

    Io confesso che non ho mai fatto questo calcolo, e non saprei dire se sia esatto. Lo credo, poiché me lo dice l'onorevole Botta. Ad ogni modo le competenze sono regolate dalla legge, secondo la posizione in cui si trovano gli uffiziali. Io poi non so se è puro caso che seggano a destra quelli che hanno le competenze intere, ed a sinistra quelli che non le hanno che a metà.

    BOTTA. Mentre mi è dato di ringraziare il signor mi-nistro della guerra per le spiegazioni che mi ha favo-rito riguardo alla mia prima domanda riflettente mo-difiche da introdurre nell'arma dell'artiglieria di cam-pagna, d'altra parte non posso far a meno di rilevare due cose che egli ha dette teste per ciò che riguarda i capitani dell'arma dei carabinieri destinati a coman-dare le luogotenenze. Egli ha voluto fare una questione di gerarchia, che qui non c'entra per niente, perchè nel servizio delle luogotenenze dei carabinieri tanto i su-balterni, quanto i capitani non hanno che le mede-sime attribuzioni.

    Ora io domando in che cosa può essere violata la gerarchia, quando questi capitani voi li porterete alla loro ordinaria missione, che non è quella di coman-dare stazioni di luogotenenze ma compagnie; anzi io credo che conserverete assai meglio la gerarchia e la disciplina, non mantenendo al comando delle luogote-nenze dei capitani, e ne riporterete invece una econo-mia di 115,000 lira circa, dalle quali, dedotte quelle com-petenze che dovreste corrispondere ai subalterni che andranno a sostituire i capitani in queste 72 luogo-tenenze, otterrete una effettiva economia di 57,000 lire.

    Questo ho voluto dire, non per farne oggetto di una formale proposta, ma per entrare nello studio delle proposte d'economia.

    Per ciò che riguarda i militari della Camera, io non ho detto che il Ministero conserva a quelli che seg-gono a destra le competenze, perchè vuole conservarle, niente affatto ; io ho detto che ad essi si danno e con-servano posizioni e missioni tali, le quali bastano per conseguire la conservazione della totalità delle com-petenze, cosa che non ho mai veduta praticare per i

  • — 1473 — T O R N A T A D E L L 1 1 1 M A G G I O 1 8 7 0

    pochi militari i quali seggono a sinistra. Ecco quello che ho detto, e mi pare di espermi spiegato abba-stanza chiaro perchè il signor ministro potesse darmi anch'egli una risposta chiara, precisa e senza quel non so che di vago che lascia pensare troppo e con-cludere niente.

    FARM, relatore. Io pregherei il deputato Botta a soprassedere, dalla sua proposta sui carabinieri fino al capitolo 5, il quale tratta particolarmente di que-st'arma. Allora si potrà venire ad una conclusione ; allora io potrò dargli qualche schiarimento che gli mostrerà che, sebbene non apparisca in bilancio che TÌ sia stata una mutazione di graduazione nei quadri, e quindi una mutazione eli destinazione negli ufficiali, pure questa mutazione è in via di succedere , poiché si è già fatto qualche cosa di quello che egli invoca. Per il che, se vogliamo venire a qualche conclusione proficua e non discutere sul vago, sarà bene, ripeto, aspettare al capitolo 5.

    PRESIDENTE. La proposta dell'onorevole relatore è consentanea all'andamento dei nostri lavori.

    CASATI. Io vorrei domandare un semplice schiari-mento all'onorevole relatore. Siccome questo riguarda vari capitoli, credo opportuno di parlare prima che incominci la discussione dei capitoli speciali.

    In alcuni capitoli, i quali concernono le competenze o le paghe, oppure le munizioni, si sono fatte delle deduzioni di spesa, che non costituiscono veramente un'economia, ma che riguardano il trasporto ad altri bilanci.

    Io domando se le relative variazioni sono state fatte negli altri bilanci passivi affinchè queste spese siano contemplate in qualche modo ; il bilancio della marina, già votato, per esempio, che verrebbe caricato di al-cune fra queste spese, non so se già le contenga. È questo lo schiarimento che io domando.

    Trav i . Domando la parola. PRESIDENTE. L'onorevole relatore ha facoltà di par-

    lare. FiìPiìM, relatore. Allorquando si discusse il bilancio

    dell'interno, primo sul quale avrebbe dovuto ricadere una parte di queste spese che si propone di togliere dal bilancio della guerra e trapassarle a quelli della marina, delle finanze e dell'interno, si fece la esplicita riserva che la questione rimaneva integra per la di-scussione del bilancio della guerra ; che, se nella di-scussione del bilancio della guerra la Camera avesse adottato la massima di trasportare queste spese, al-lora si sarebbero aperti dei capitoli speciali nei vari bilanci passivi per imputar loro tali somme.

    PRESIDENTE. L'onorevole Tenaniha facoltà di parlare. TENARI. Si rassicuri la Camera, non intendo di fare

    un discorso, ma sono soltanto poche osservazioni o piuttosto domande che io debbo rivolgere all'onorevole ministro della guerra.

    Yeggo qui dalla relazione dell'onorevole Fari ni che SESSIONE 1 8 6 9 — CAMERA DEI DEPUTATI — Discussioni. 1 8 5

    la truppa da mantenere coll'ultimo progetto di bilan-cio è di 149,174 uomini e per conseguenza inferiore di 26,853 alla media di 176,017 che stette effettiva-mente sotto le armi nel 1869.

    Necessariamente da questa diminuzione di forza ne viene una diminuzione di spesa piuttosto considere-vole, e di questo una parte della Camera non avrà cer-tamente a rallegrarsi. Ma, per ottenere codesta dimi-nuzione di forza, l'onorevole ministro è ricorso a quat-tro misure :

    1* Al congedo anticipato della classe 1845; 2° Alla sospensione della venuta sotto le armi di

    2136 uomini della prima categoria, classe 1848 ; 3° A licenziare 1820 uomini dei 3285 rimasti sotto

    le armi per punizione e per restituire, come si dice, il tempo della ferma perduto ;

    4° A non permettere arruolamenti volontari nelle armi di cavalleria, artiglieria e genio.

    Ora, o signori, io debbo dire qualche parola su que-sti provvedimenti.

    Io non voglio discutere il primo provvedimento, quello cioè del congedo anticipato della classe 1845. Evidentemente questa questione si riattacca a quella della durata del servizio sotto le armi, e sarà una questione che noi tratteremo a fondo, e scioglieremo definitivamente quando discuteremo la questione del-l'ordinamento del nostro esercito.

    E non voglio nemmeno discutere la terza misura, cioè la licenza di 1820 uomini dei 3285 rimasti sotto le armi per punizione, sebbene a me sembri che l'alle-viare la pena a chi ha commesso un delitto non sia un modo molto opportuno per aggiungere prestigio alle nostre istituzioni militari.

    Passerò anche sotto silenzio il quarto provvedimento, che è quello di non permettere arruolamenti volontari nelle armi di cavalleria, artiglieria e genio, sebbene si venga in qualche modo a precludere una carriera no-bilissima alla nostra gioventù, ed a togliere quel con-tingente di buoni e bravi sott'ufiiziali, del quale ab-biamo estremamente bisogno nel nostro esercito.

    Mi limiterò dunque a parlare brevissimamente della seconda misura, della sospensione cioè della venuta sotto le bandiere di 2136 uomini della prima catego-ria, classe 1848.

    Quando noi abbiamo votata la legge di leva per la classe 1848, abbiamo votato che si dovessero prendere 40 mila uomini di prima categoria,

    Ora, secondo la legge 20 marzo 1854, la prima ca-tegoria comprende gl'iscritti destinati a raggiungere le bandiere ; e, secondo la legge 24 agosto 1862, i gio-vani componenti la prima categoria, subito dopo l'as-sento, saranno diretti a destinazione.

    È dunque evidente che, interpretando le parola e lo spirito della legge, tutti gli uomini ohe fanno parte della prima categoria devono partire immediatamente dopo l'assento e raggiungere le bandiere.

  • CAMBRA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1869 B'AYALA. Domando la parola. TESASI. Invece l'onorevole ministro della guerra, per

    ragioni di finanza, io credo, ha stimato bene di la-sciare alle loro case 2136 uomini di prima categoria.

    Secondo me, io credo che egli sia uscito fuori dal-l'orbita della legge; marni lusingo che, dietro anche le osservazioni fatte dalla Commissione del bilancio, egli sia disposto a chiamare sotto le armi ai più presto gli uomini suddetti, ed a rientrare per conseguenza nella sfera della legge stessa. Attendo una risposta dall'o-norevole signor ministro della guerra, v CORTE. (Della Commissione) Io sorsi, non per difen-dere l'operato dell'onorevole ministro della guerra di fronte alle osservazioni dell'onorevole Tenani. L'ono-revole ministro saprà egli medesimo difendere il suo operato. Io sorsi semplicemente per notare un fatto, circa il quale in seno alla Sotto-Commissione del bi-lancio della guerra, alla quale ho l'onore di apparte-nere, noi non eravamo concordi, e ci eravamo riser-vata pienissima libertà di esporre i nostri convinci-menti,-che io ora procurerò, in nome mio e anche in nome di qualcheduno dei miei colleghi, che dividono le mie idee, di esporvi con molta brevità. È verissimo quello che fu detto dall'onorevole Tenani, esservi cioè una legge la quale prescrive che si debba chiamare la classe di prima categoria, è verissimo che il Parla-mento ha votata la cifra di questa classe di prima ca-tegoria, ed è pure verissimo che la legge prescrive il tempo in cui questi uomini di prima categoria deb-bono stare sotto le armi.

    Giova però notare che è pure egualmente vero che il Parlamento ha riservato a sè ogni anno il diritto di votare il bilancio, ed è naturale che quando si può di-minuire la somma stanziata per il Ministero della guerra, ne segue per inevitabile ragione che bisogna che il potere esecutivo restringa il numero degli uo-mini assegnati alla prima categoria, e restringa il tempo in cui si tiene questa prima categoria sotto le armi. Questa è una necessità aritmetica dalla quale mon si sfogge, e dal momento che il Parlamento ha diminuito il bilancio, inevitabilmente il ministro non può esimersi dal fare una di quelle due cose.

    Quando l'onorevole ministro delle finanze espose al Parlamento il suo piano finanziario, è inutile che io ricordi alla Camera che tutti concordi, la Camera ed i! paese, volevano che si praticassero delle economie

    j s fma alcun indugio. Cfra, io sono d?&vviso che l'onorevole ministro della

    guerra &bbia fatto benissimo a disporre nel senso eco-nomico, poiché egli si è uniformato al vero spirito delle istituzioni parlamentari, non attaccandosi alla gretta lettera. n?a interpretando questa volontà di di-minuzione delle sp^se e facendola nel modo che cre-deva opportuno.

    Dei quattro punti cui è attaccato principalmente, come è stato espósto dall'Onorevole Tenani, e come

    è stato esposto nella relazione dell'onorevole mio a-mico Farini, uno consiste nel mandare in congedo illimitato la classe del 1845 dopo tre anni e dieci mesi di ferma.

    Su questa questione, la quale sarà trattata quando verranno in discussione l'ordinamento dell'esercito, od almeno le proposte fatte dal ministro della guerra, o quelle che loro sostituirebbe la Commissione, io e-sprimo per ora il mio convincimento, che mi riservo di sostenere in allora, ed è che quel tempo, a mio av-viso, è più che sufficiente per fare dei soldati. Si può forse opinare che questo tempo non sia per essere sufficiente per alcune armi che compongono l'esercito ; ciò emergerà svolgendosi quell'argomento ; ma io ora sostengo semplicemente il fatto legale.

    Il ministro della guerra doveva ridurre il bilancio entro certi limiti ; mantenendo quella forza egli non poteva ridurre il bilancio entro quei limiti. Dal mo-mento che il Parlamento in tutti i modi aveva fatto sentire che voleva delle economie, al ministro della guerra non rimaneva altro che appigliarsi a quel par-tito, ottenere queste economie.

    Similmente parlando dei 2136 uomini di prima ca-tegoria della classe del 1848, i quali sono stati lasciati a casa, io mi permetto di osservare che ravviso una piccola contraddizione in coloro i quali biasimano contemporaneamente questi due fatti.

    Il Ministero dovendo e volendo ridurre le spese non aveva che due mezzi : o congedare più uomini o chia-marne meno ; congedando più uomini rendeva più grave il rimprovero che gli si fa oggi di tenere troppo poco tempo sotto le armi i soldati ; non gli rimaneva dunque, per non ridurre ancora il numero, per non tener di più la classe del 1845 sotto le armi, che chia-mare un numero minore d'uomini di prima categoria nella classe del 1848. È ben certo che non gli restava altro mezzo per circoscriversi nei limiti della spesa, salvo che non si pretenda che un ministro della guerra possa nell'esercito riprodurre il miracolò della molti-plicazione del pani e dei pesci.

    Ma si osserva che la legge stabilisce che sieno chia-mati. Ma, signori, questa legge non interpretiamola in un senso farisaico ; diamogli la sua vera interpreta-zione. Tutte le leggi che si riferiscono alla milizia debbono essere accuratamente studiate dal Parlamenta, in quanto che le leggi militari sono una restrizione delle libertà, che hanno gli altri cittadini, per cui, quando il Parlamento vota o una durata di ferma, o una cifra di contingente stabilisce che il potere esecu-tivo non possa, per veruna ragione, ne accrescere la durata di questa ferma, nè aumentare il contingente ; vale a dire che il Parlamento non può e non deve per-mettere che il potere esecutivo possa applicare ad un numero maggiore di uomini e per un numero maggiore di anni tal legge eccezionale.

    Questo è il vero spirito del votò delle istituzioni mi-

  • — 1475 — TORNATA DELL'I 1 MAGGIO 1 8 7 0

    litari ; ma quando il Ministero, sotto la sua responsa-bilità del buon andamento del servizio pubblico, ri-tiene di non aver bisogno di tutta questa forza, credo che egli non violi punto la legge, se, essendo autoriz-zato ad applicarla a 200,000 individui, creda che gli basti di applicarla solo a 150,000.

    Viene ora la quistione dei 8285 uomini, i quali e-rano rimasti sotto le armi per punizione o per rimet-tere il tempo, in cui non avevano prestato servizio. Questo tempo di restituzione è una punizione che il Governo, l'erario, il paese impone a se stesso per le colpe degli altri. I servizi che queste genti rendono sono pochi in generale. In molti casi questa gente non riceve neanche più il vestiario ed ingombra i cortili delle caserme. Come si faceva più o meno una volta, quando un uomo era in debito di massa, si spende-vano per lui 85 centesimi al giorno per potergli poi trattenere 5 centesimi il giorno e pagare il suo debito. Era questa, sotto il punto di vista militare, la stessa speculazione. Quanto poi alla disposizione di non per-mettere arruolamenti volontari nell'armadi cavalleria, artiglieria e genio, io veramente non saprei vedere al-cuna cosà nella legge da cui emerga pel Ministero della guerra l'obbligo di arruolare volontari. In Italia esi-ste una legge sulla leva, la quale sotto certe date con-dizioni può obbligare certe date classi di cittadini a prestare certi servizi militari per un certo numero di anni; i volontari legalmente non figurano in essa.

    Ma, dice l'onorevole Tenani, voi volete chiudere una onorata carriera ad un certo numero di giovani ; ed io gli rispondo che l'esercito non è una istituzione de-stinata a mantenere un certo numero di uomini, ma a fare certe funzioni.

    Ora, quando chi dirige questa istituzione per il mo-mento colla fiducia del Parlamento e del paese crede che non vi sia bisogno, per fare le funzioni a cui l'e-sercito è chiamato, di questi individui, ritengo che sia perfettamente nel suo diritto di non chiamarli.

    L'esercito, in un paese libero, non è nè una scuola, ne uno stabilimento di punizione, nè un mezzo di creare posti per chicchessia, oltre quelli strettamente neces-sari pel buon andamento del servizio.

    Per queste ragioni io non posso che lodare altamente la condotta del ministro della guerra ; egli aveva sen-tito che il Parlamento ed il paese volevano che si fa-cessero delie economie, e non si è lasciato trattenere da verun'altra considerazione ed ha fatto delle eco-nomie. Io credo che abbia fatto bene, e di queste eco-nomie, per conto mio, gliene sono grato.

    PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole D'A-yala.

    D'AYilLA. Anch'io volevo debolmente acchetare le ap-prensioni dell'onorevole Tenani intorno ai quattro temperamenti presi dall' onorevole ministro della guerra, cioè : licenziando innanzi tempo, non chia-mando tutta la quota decretata dal Parlamento, con-

    gedando una parte degli arnesacci fra nostri soldati,© finalmente non ammettendo gli arruolamenti volontari nei corpi di cavalleria, delle artiglierie e del genio, am-mettendoli certo per le fanterie. Ma io credo che que-ste nobili apprensioni dell'onorevole Tenani sono state acchetate dalle parole dell'onorevole Corte, dal quale io non sapeva di essere così potentemente aiutato quando domandavo di parlare.

    Ed io invero mi ero compiaciuto dell'operosità e della preveggenza del relatore della Commissione, poi-ché aveva col suo senno e col suo accorgimento pre-veduto coteste obbiezioni, e le aveva non solamente risolute, ma aveva posto in nota l'articolo 9 della legge del 20 marzo 1854 e l'articolo 1 della legge del 24 agosto 1862.

    Se non che, per la seconda questione, parmi che la Giunta siasi divisa in maggioranza ed in mino-ranza: e dalle parole dell'onorevole Corte io debbo dedurre appartenere egli a quest'ultima, come forse apparterrà alla maggioranza l'onorevole relatore ; poi-ché nelle parole della relazione io veggo quasi con-dannato, come ha condannato l'onorevole Tenani, il secondo provvedimento ; laddove, dalle parole dell'o-norevole Corte, bene traggo che egli non condanni punto il sopraddetto temperamento.

    Coll'imperturbabilità della coscienza del deputato io mi accosto più volentieri all'opinione dell'ultimo oratore, vale a dire di non potere, di non dovere con-dannare il ministro della guerra per non avere chia-mato la quota decretata dal Parlamento.

    Il ministro già ne aveva avuto l'esempio ; e l'onore-vole relatore, colla sua solita buona fede e lealtà, ha confessato che 9000 dei nostri coscritti non vennero chiamati a muovere, ma furono, anche dopo, passati dalla prima alla seconda categoria, in una delle fatto leve.

    Ed invero pare a me che quella quota che noi an-nualmente determiniamo per legge, debba essere, non la parte tassativa, ma il limite oltre il quale il mini-stro della guerra non possa andare.

    In un solo argomento, sebbene toccato così legger-mente, non parmi dover essere, e con dolore, d'accordo-coll'onorevole Corte, cioè che le economie non possano-essere frutto di altro che della diminuzione dell'eser-* cito. Certo vi sono due sistemi, uno contro l'altro, cioè^ da una parte il sistema delle economie come antece-denti, ed allora come conseguenze vengono su le ridu-zioni ; e dall'altra il sistema delle economie come con-seguenza, ed allora modificazioni nel modo di anrmi-nistrare, ed allora riduzione, se non annullamento, di tutte quelle che potrebbero chiamarsi piante parassite, che vivono sul bilancio della guerra, ed altri tempera-menti per i quali vengano per conseguenza le mag-giori possibili economie.

    Ed infatti io non ho bisogno di rammentare la tor-nata del 19 di marzo, nella quale si parlò appunto di

  • — 1476 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9

    un sistema proposto da un uomo che, dico il vero, nella polemica, che dovrebbe essere sempre generosa, non è stato trattato come egli pur meritava per la devozione alla patria ; intendo parlare delle Economie senza ri-duzioni., dettati da un uomo pratico, da un uomo ver-sato di molto nelle dottrine militari, da un uomo col quale, mi permetterete che io dica, ho passato i miei primi anni della vita nel collegio militare, a cui fui le-gato insino al 1818, ma fui poi più e più legato, e con vincoli indissolubili, dal luglio, notate, dal luglio, non dal settembre, dal luglio del 1860; dal qua! tempo fui con lui stretto con vincoli santissimi per l'indipendenza e l'unità d'Italia, quando vi erano ansie e pericoli, poiché sul trono sedeva ancora Francesco II ; ed io da una parte aveva scritto la vita del padre suo, e dall'altra l'autore delle Economie senza riduzioni aveva messo fin la sua testa pel magnanimo proposito, e sarebbe avvenuta la strage dei suoi e il fuoco del suo palazzo^ se i satelliti del Borbone fossero giunti in Napoli nel giorno per noi fausto del 1° di ottobre 1860.

    HICHELINI. Bene ! D'AYAL.L Dunque si sia pure generosi nel riguardare

    e nel desiderare le economie sull'esercito per altra via, venga pure qualche proposta che non sia dettata da secondi fini, per provare e riprovare l'amministra-zione, che era pur savia, di Napoli a fronte dell'ammi-nistrazione che era pur cara, quella del Piemonte-, ram-mentando però che quelle amministrazioni eran fatte per pochi e come in famiglia, dove gli occhi accompa-gnavano gelosi e sindacatori i pubblici ufficiali; e voi lo avete veduto per gli esempi che abbiamo avuti : talmentechè le antiche virtù non sono rimaste salde sempre. E se io dovessi dire qualcosa di funesto all'a-nimo mio, noi certe volte non abbiamo palesato le proprie virtù che sono di molte fra le diverse parti d'Italia, e quasi quasi, l'una congiunta e avvicinata al-l'altra, abbiamo inspirato i propri pregiudizi e le pro-prie debolezze. (Bene!)

    Per conseguenza io prego sempre il generoso animo del ministro a voler prendere in considerazione le economie che non vengano soltanto dalla riduzione delle forze, ma le economie che vengano meglio dalle inod ificazioni all'amministrazione militare d'Italia.

    FAMM, relatore. Gli onorevoli deputati Corte e D'Àyaìa notavano che la Commissione del bilancio della guerra si era divisa in maggioranza e minoranza sui quattro provvedimenti, coi quali il ministro della guerra potè diminuire la fòrza sotto le armi dell'anno corrente.

    Ecco il fatto. 11 primo provvedimento tutti lo accogliemmo una-

    nimi , nel secondo ci separammo. Oramai la questione è sollevata, ed a mio credere

    conviene sia trattata completamente, poiché il voto tacito, con cui la Camera accoglierebbe oggi questo provvedimento, potrebbe essere invocato in seguito

    come precedente e lasciare una latitudine al ministro della guerra che io non ravviso nè utile nè conve-niente, sia per gl'interessi sociali, sia per le esigenze del paese, sia, da ultimo, per gl'interessi militari.

    10 voglio anzitutto per mia parte sbarazzare il ter-reno da qualunque considerazione di opposizione a persone, di opinioni e di parti politiche. Buono per me, che ho la fortuna di avere per due volte incidental-mente nella Camera trattata la questione identica, e nel 1865, come nel 1868, combattuto sempre i prov-vedimenti, i quali tendevano a riconoscere nel mi-nistro della guerra la facoltà di restringere il numero degli uomini da chiamarsi sotto le bandiere, che il Parlamento aveva conceduto.

    E qui, poiché ho accennato a questa mia linea co-stante di condotta, b :sogna esaminare bene la diffe-renza che corre fra il precedente, a cui la relazione accenna e che s'invocava dal deputato D'Ayala, ed il fatto di oggidì. li precedente fu anzitutto ministeriale, ma non ottenne mai la sanzione del Parlamento.

    Ed ora mi cade in acconcio di respingere l'accusa di contraddizione a quella maggioranza la quale, mentre combatteva il secondo provvedimento, avrebbe approvato il licenziamento anticipato delia classe 1845.

    Al primo provvedimento, al licenziare, cioè, antici-patamente le classi, vi è stata per molte volte l'an-nuenza e tacita ed espressa del Parlamento, tanto che a poco a poco, dai cinque anni di servizio siamo venuti via via discendendo ai quattro, ai tre e dieci mesi, ed arriveremmo, secondo il progetto organico ministeriale, se sarà sanzionato tal quale, ai tre anni e tre mesi.

    Ma per questo secóndo provvedimento non vi è stata mai, ripeto, la sanzione parlamentare ; anzi, quando nel 1865 si riferiva alla Camera intorno alla leva dell'anno 1845, la Commissione, essendosi ac-corta che della leva del 1844, anno precedente, non erano stati chiamati sotto le armi nove mila uomini, essa chiese al ministro della guerra, perchè non aveva domandato la facoltà di regolare con un Articolo di legge pel contingente del 1845 la posizione di quei nove mila uomini ; giacché bisogna ricordarsi che la nostra legge sulla leva non ammette passaggi di cate-goria che per disposizioni espresse di una legge.

    11 ministro, venuto nel seno della Commissione, di-chiarò che la forza del nuovo bilancio da lui presentato (giacché tra il 1864 e il 1865 vi era stata una crisi ministeriale, ed al generale Della Rovere era succe-duto il generale Petitti, e mentre il primo riteneva ne-cessario il contingente annuo di 55 mila uomini, il se-condo ne pensava necessari solo 46 mila) poteva ba-stare, e che a tenerla a numero bastando 46 mila uomini, egli aveva sospesa la partenza di nove mila uomini che il suo predecessore avrebbe prima chia-mati.

    Il ministro soggiungeva di non volere a quella data

  • TORNATA DELL'11 MAGGIO 1 8 7 0

    (eravamo in marzo od aprile) sanzionare il passaggio di quei nove mila uomini alla seconda categoria ; a-vrebbe aspettata la sezione completiva, la quale si fa verso la metà dell'anno o poco oltre, per vedere se si avverassero molte deficienze ; si assicurerebbe se si fosse ingannato nei suoi calcoli.

    Ed era facile a quei giorni prendere abbaglio nei calcoli della forza, in quanto che da poco tempo, cioè dal 1862 soltanto, vigendo la legge di leva sopra una gran parte d'Italia, non si potevano avere dati certi sulle perdite annuali delle classi, e quindi sulla quan-tità annua dei contingente.

    Il Parlamento si accontentò di questa promessa, di ques te ragioni, ed intanto concedette per quell'anno 1865, ossia per la leva del 1845, la forza di 46 mila uo-mini.

    La questione adunque rimase in sospeso con questo precedente, che ci volesse cioè un articolo speciale di legge per regolare la posizione dei 9 mila uomini di prima categoria di cui era stata sospesa la partenza. Ma, durante il trasloco della sede del Governo, venne la necessità per regolare certi diritti per gl'inscritti delle leve successive, di regolare la posizione delle leve antecedenti, ed allora con decreto reale, deliberato in Consiglio dei ministri, si fecero transitare addirittura questi uomini alla seconda categoria. Ed io, prima di scrivere quelle pai-ole, che l'onorevole D'Ayalaha avuto la cortesia di encomiare, ho letto le ragioni che prece-devano quel decreto, ed ho trovato che il Ministero voleva appigliarsi ad una sanzione tacita, che il Parla-mento avrebbe data a codesto fatto, non soltanto con l'approvare per l'anno successivo un contingente e-guale a quello a cui egli aveva ridotto quello dell'anno precedente, ma ben anche perchè il Parlamento votan-dogli il bilancio, nella cui prefazione era stato ampia-mente espresso il suo concetto, e le ragioni da cui vi era stato indotto, avrebbe data colla votazione del bi-lancio una sanzione al fatto stesso.

    Questa è la ragione per cui, col decreto reale che ho citato, si credeva di poter modificare le disposizioni di una legge.

    Ma, ora io vi domando : siamo noi oggi in condi-zioni identiche o diverse ? Abbiamo noi oggi avute spiegazioni o dimostrazioni sulla sufficienza di un con-tingente di 40 mila o di 38 mila uomini ?

    Oggi noi non abbiamo avuto un bilancio, in cui sieno particolareggiate le ragioni della diminuita forza del contingente ed i suoi effetti sulla forza dell'eser-cito.

    Anzi v'ha di peggio ; noi abbiamo avuto un progetto presentato dall'onorevole ministro delia guerra (in-tendo parlare del progetto che fa parte dei provve-dimenti finanziari), nella cui prefazione, parlandosi della forza dell'esercito, egli la fa provenire addirit-tura da un contingente annuo di 40 mila uomini.

    Abbiamo poi udito anche nel 19 marzo il ministro

    della guerra rispondere all'onorevole Sanguinetti che lo interpellava, affermando che, fino a quando si man-terrebbe il contingente annuo di 40 mila uomini, il soldato dovrebbe stare sotto le bandiere tre auni e tre mesi soltanto. Quindi anche egli, il quale proponeva che per gli anni 1871, 1872, 1873 il soldato non stesse che tre anni e tre mesi sotto le armi, ammetteva che questo richiedesse un contingente di 40 mila uomini.

    Si dice : il ministro non poteva che con tale prov-vedimento soddisfare a quel voto delle maggiori eco-nomie possibili, alle quali il Parlamento ed il paese lo incitavano, E sta bene ; ma rispondo : ogni mezzo psr giungere a queste economie potrebbe essere approvato? Io non io credo. Diffatti l'onorevole Corte vedeva be-nissimo, e lo diceva chiaramente, qual nesso corra, data la forza dell'esercito, fra la durata del servizio sotto le bandiere e la forza annua del contingente. Sono due questioni strettamente collegate fra di loro. Se voi diminuite la forza annua del contingente, voi potete, anzi dovete aumentare la permanenza delle classi sotto le armi; viceversa, se voi accrescete il con-tingente annuo per raggiungere una determinata forza, voi dovete evidentemente diminuire il tempo di servi-zio da passare sotto le bandiere. Quindi voi vedete come, trattando una tale questione, noi non possiamo completamente trasandare gl'interessi sociali e gl'inte-ressi militari. Ed il mio onorevole amico, il deputalo Corte, col quale io sono in gran parte d'accordo sulla possibili diminuzioni della ferma, se non per tutte, almeno per molte delle armi, l'onorevole Corte non potrà negare che, accettando la riduzione della forza aunua del. contingente, noi veniamo ad offrire ai nostri avversari la facilitazione di accrescere la permanenza delle classi sotto le armi.

    Del resto, io non voglio discutere su degli articoli più o menò elastici di una legge o delle due leggi di leva che ho citate nella relazione. A me non sembrano punto elastici codesti articoli ; mi sembrano anzi pre-cisi e, come si dice, tassativi. Ma, senza volere discu-tere su questi articoli, senza volere combattere le sti-racchiature altrui, io accetto il concetto espresso prima dall'onorevole Corte, poi ripetuto dall'onorevole D'A-

    •yala, che, trattandosi di un'imposta, e di un'imposta di sangue, come vien chiamata la leva, il Parlamento impone al Governo di non oltrepassare un certo limite, al disotto del quale può fermarsi.

    Stiamo adunque al paragone dell'imposta. Io chiedo al ministro delie finanze, che veggo al suo posto, se egli, avendo facoltà dal Parlamento di esigere un'im-posta, anche ammesso che non ne avesse bisogno, non la esigerebbe. {Ilarità) Io credo che egli la esige-rebbe, e la metterebbe nelle casse dello Stato. Ma sa-rebbe ben peggio se il ministro delle finanze, oltre al non riscuotere l'imposta, non pagasse i creditori dello Stato per avere ommessa la riscossione di una parte delle tasse da noi a lui accordate !

  • CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9

    Ebbene, anche nel caso nostro vi sono creditori dello Stato, e questi creditori sono le generazioni che suc-cedono man mano a quelle nelle quali si viene ridu-cendo il contingente di leva. Codeste generazioni, o signori, possono eventualmente, per casi che è impos-sibile a mente umana il prevedere, trovarsi eccezional-mente gravate. La esperienza di altri paesi ce lo prova.

    La Francia fu obbligata più volte ad accrescer il suo contingente, che d'ordinario sta fra gli 80 mila e 100 mila uomini, fino ai 140 mila uomini.

    Ebbene di là a venti anni, nel momento in cui re-clutate la classe che deriva da quella straordinaria-mente aggravata, voi trovate una razza infelice, non idonea al servizio militare, un manco nella popola-zione, trovate cioè gli stessi fenomeni che s'incontrano quando un paese è stato tormentato da flagelli, come la peste, la carestia,

    Ora, io domando, a che cosa ci esponiamo noi dimi-nuendo così successivamente questo contingente da 55 mila a 46 mila, da 46 mila a 45 mila, da 45 mila a 40 mila, da 40 mila a 88 mila uomini. Ci espo-niamo a due cose: ad offendere interessi, non sappiamo ne possiamo prevedere in quale misura, ad essere obbligati un giorno o l'altro, per mantenere a numero l'esercito, anche in tempo di pace, di allungare la durata della ferma, forse anche oltre i cinque anni che oggi la legge di leva, interpretata a rigore di ter-mine, e non secondo i precedenti ministeriali e parla-mentari, richiederebbe.

    Ma, si dice, se il ministro doveva fare delle econo-mie, come poteva farle?

    Io veramente porto un'opinione, ed è questa: che quando si ha un bilancio della guerra nel quale non si contempla una « sposa per vestiario, » come non è contemplata nel bilancio di quest'anno, il chiamare un contingente più o meno numeroso, non muti punto la spesa del bilancio, purché precisamente esca dall'eser-cito una forza corrispondente a quella che vi entra per la leva.

    Ora riduciamo le cose ai suoi veri termini. La maggioranza della Commissione, o, per meglio

    dire, "la metà della Commissione, poiché nella Com-missione è avvenuto uno spostamento per l'assenza, durante le discussioni, di alcuno dei membri che oggi è presente alla Camera, la maggioranza della Commis-sione che cosa vi chiede ? Essa vi domanda : quando voi indirete la sezione completiva della leva del 1848 di far venire sotto le armi 2000 uomini di più di quelli che verrebbero, fatto il conto all'ingrosso, questi 2000 uomini costerebbero lire 700,000 all'anno, cioè pei sei mesi restanti 350,000 lire. Volete non spendere neppure codeste 850,000 lire ?

    Gli uomini a cui avete preclusa la licenza col finire di aprile, lasciate in licenza per qualche mese di.più ; sarà questo uno scompiglio ? La sezione completiva vi darà 50 uomini per reggimento di fanteria, per ipotesi : eb-

    bene, per la nostra proposta ve ne verranno 75, e ciò non vi altererà sensibilmente la proporzione fra gl'i-strutti e reclute.

    In conclusione, io non so vedere alcuna difficoltà ad accettare la proposta della Commissione. Sebbene poi 10 creda che la questione non debba nè possa oggi trattarsi Empiamente nei suoi rapporti colla costitu-zione dell'esercito, ma si debba soprassedere fino alla discussione della legge organica per stabilire quale debba essere la costituzione definitiva dell'esercito, e quale forza debba tenersi sotto le armi, quale debba aversi in congedo illimitato ; ciò, insomma, che l'Italia potrebbe un giorno adoperare se pure ne avesse bi-sogno ; pure io non posso tacere poche considerazioni sopra questo argomento.

    Badate, o signori, che noi siamo già andati incpnti-o a tristi risultati per avere applicato la legge di leva colla teoria dei massimi e dei minimi anche oggi ac-campata. Badate che, come ebbi l'onore di dirlo altra volta alla Camera nel 1866, su cinque uomini ne ave-vamo tre istrutti e due coscritti.

    Credete vorinoltre che gli uomini i quali hanno ser-vito un certo tempo, e che poi vanno alle loro case, ritornino più facilmente sotto le armi, di quelli i quali non furono mai soldati, o lo furono soltanto, direi, virtualmente, senza mai prestare servizio, e solo col-l'obbligo di venire sotto le bandiere nel giorno in cui 11 paese li chiamerebbe? Anche la guerra del 1866 ci ha dato a questo riguardo un severo ammonimento, poiché, mentre degli uomini che avevano.servito per qualche tempo sotto le armi non ne mancarono che due per mille alla chiamata che fece loro il paese , di quelli che mai avevano servito, ne mancarono cinque per mille.

    Vedete quante questioni vi sarebbero da trattare, le quali tutte si collegano col provvedimento che io combatto.

    Ma, insisto, noi non vi proponiamo spesa maggiore. Diciamo: il ministro cerchi dei temperamenti. E se vo-lessi, potrei anche indicarne qualcuno. Parlo perso-nalmente, non come relatore. Noi abbiamo tagliati molti margini in questo bilancio, ma credo che il si-gnor ministro avrà acquistata la convinzione che ogni margine non è tolto. Egli ne avrà certezza di qui a qualche tempo, quando abbia potuto vedere dai con-suntivi mensili che ha ordinato, se veramente la spesa si fece tutta nella quantità preveduta, ovvero in una quantità diversa.

    Io ho trovato il ministro, mi giova dichiararlo, di-spostissimo a tener dietro accuratamente all'anda-mento delle spese durante l'anno; credo che nella compilazione del bilancio venturo starà nei limiti più ristretti possibili, e quindi diminuirà le spese e le ri-durrà a quelle effettivamente necessarie e nulla più. Ma, ripeto, io non ho la convinzione che 1 margini siano totalmente tolti per quest'anno. Io ne ho accen-

  • TORNATA D E L L 1 1 1 MAGGIO 1 8 7 0

    nato qualcheluno anche nella relazione. Prendete, ad esempio, gli uomini alle compagnie di disciplina. Que-sti uomini sono bilanciati come se fossero presenti al corpo, come se coprissero i rispettivi gradi nelle varie armi. Ciò che effettivamente si dà loro che cos'è ? È la paga di soldato di seconda classe nella fanteria, 40 centesimi. Questa piccola differenza di paga che voi lasciate in più sul bilancio a fronte di quella che è effettivamente necessaria, è un margine che rimane ancora. E ve ne sono altri.

    Vi sono gli uomini in giudizio, quelli non giunti, vi sono gli uomini in traduzione, insomma una quantità di posizioni delle quali nel bilancio non si tien conto, assegnando anche per queste le paghe di presenza, cioè più di ciò che effettivamente si spende. Quando capi-teranno i vari capitoli, spero poterne indicare qualche-dun altro. Per esempio, io non credo che sul capitolo del pane il margine sia tolto. Del resto, parodiando una frase conosciuta, potrei scusarmi dal non sapere indicare ogni spediente: il faudrait être dans le ser-rail pour en connaître les détours.

    Temperamenti, in una parola, ve ne ha a dovizia per provvedere a questi 2000 uomini, anche senza allun-gare le licenze, temperamento questo il più facile, il più spiccio, il più ovvio.

    Concludo: questione economica, di bilancio, non la so vedere nella vostra proposta, Ne veggo, invece, una gravissima d'interessi, e credo di avervelo dimostrato d'interessi sociali che potremmo compromettere. De-gli interessi militari discuteremo quando venga la questione dell'ordinamento dell'esercito, ma intanto badino i fautori della ferma breve che, diminuendo il contingente si danno la zappa sui piedi e preparano la vittoria degli avversari.

    Poiché la questione è stata sollevata deve essere ri-solta, ed io credo sia dovere del Parlamento sanzio-nare quello che io, 4non uomo dì legge, credo, cioè, che le leggi non transigono, non ammettono mezzi termini, non sono leggi di massimo o di minimo, ma coman-dano, ordinano, prescrivono disposizioni fisse e certe a l e quali gli esecutori, i ministri, debbono attenersi invariabilmente.

    Io quindi, pur non volendo fare alcun rimprovero al ministro, il quale ha creduto poter estendere a questa questione quella latitudine che alcuni suoi predecessori si erano attribuita in altre dipendenti dalla legge di leva, credo sia nostro dovere avvertirlo che in questo caso latitudine non vi è, non vi deve essere, e che i 2000 uomini da lui lasciati H i C U / S B , debbono essere chiamati i sotto le armi.

    PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Va-lerio.

    VALERIO. (Bella Commissione) Sono veramente rin-crescente di trovarmi in disaccordo circa codesta que-stione col mio amico Farmi ; e tanto più trattandosi di una questione, come egli diceva benissimo, molto

    grave e che bisogna risolvere, e la cui risoluzione avrà importanti conseguenze sulla vera interpretazione che deve darsi alle leggi, le quali stabiliscono degli aggravi pel paese.

    E poiché ho parlato d'aggravi, verrò subito al pa-ragone che ha fatto l'onorevole Farini con una osser-vazione, ingegnosa bensì, ma, a mio avviso, non appli-cabile alla materia.

    Egli ha detto : « voi asserite che la legge della leva è una legge d'imposta, è l'imposta sul sangue; ebbene, io domando all'onorevole ministro delle finanze se egli potrebbe non esigere un'imposta. » E bastò richiamar-gli i termini della sua obbiezione, perchè egli vedesse tosto dove peccava il suo ragionamento. Ed infatti e-gli poi cercava di venire alla parata rispondendo in previsione all'argomento che ora io qui ripropongo ; ma egli non vi ha risposto.

    Tuttavolta che il ministro delle finanze non esigesse un'imposta, siccome le spese da fare ci sono egual-mente, alleggerendo una parte dei contribuenti, evi-dentemente si aggraverebbero gli altri.

    FARM. Ma c'è l'aggravamento. VALEH10. L'onorevole relatore dice che qui c'è ag-

    gravamento. Questa questione verrà dopo, ed io dimo-strerò come aggravamento non ci sia ogni volta che il contingente della leva di una classe sia in qualche modo alleggerita. Io gli domando : chi è stato aggra-vato quando noi abbiamo ridotto il nostro contingente da 55,000 uomini a 40,000, per citargli un argomento ad hominem?

    Ma la questione non e cotesta. Io domando, se voi avete ordinato una spesa di dieci,

    di cento milioni per una data opera, per un dato ser-vizio, avrete poi il coraggio di rimproverare il mini-stro se egli, pur facendo l'opera, pur provvedendo bene al servizio pubblico, vi avrà speso di meno ? La leva, il contingente di prima categoria specialmente è una spesa reale che fa la nazione, la quale la paga direttamente, ed in modo più gravoso col contingente d'uomini che costi-tuiscono la prima categoria,

    Ogni volta che questa spesa il ministro la possa di-minuire, io dico che, non solamente egli è nel suo di-ritto di diminuirla, ma vado più in là, e dico che è suo dovere di farlo. Quante volte il ministro della guerra crede di poter conservare la sicurezza interna, crede di poter conservare quello stato d'armamento del paese che è necessario per la sua indipendenza e per i suoi interessi all'estero, tuttavolta che creda di po-terlo fare con un uomo di meno sotto le armi, è suo dovere di lasciar quest'uomo a casa...

    GIÌIFF1M PAOLO. Son due mila uomini! VALERIO. Ha dovere di fare con un uomo di meno, al-

    tro che con due mila! Se può risparmiarne due mila cresce l'argomento.

    Se il ministro della guerra, che conosce lo stato delle cose, credesse di poter fare, non con due mila uomini

  • — 1480 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9

    ma con dieci mila di meno, io vorrei che li lasciasse a casa, come ha fatto l'onorevole suo predecessore nel 1865, quando ne ha lasciati a casa nove mila. Quando questo ministro abbia la fiducia della Camera, quando questo ministro ha i mezzi di giudicare della posi-zione del paese, io per parte mia farei sempre plauso a questa riduzioni.

    Ho detto che non è un'imposta nel senso che l'inten-deva l'onorevole Farmi, ma che è una spesa diretta che fa la nazione. Ma vado più in la, e dico che ogni eco-nomia che si fa sopra questa spesa, non alleggerisce soltanto il bilancio, ma si riassume in un'altra econo-mia molto più importante, in quella cioè che fa la na-zione nell'avere a casa uno, due, tre mila uomini di più, i quali producono, i quali mantengono le loro fami-glie, i quali, poiché l'onorevole Farini è preoccupato tanto dell'avvenire, provveggono all'avvenire, alle ge-nerazioni future meglio che non facciano i soldati sotto le armi. (Si ride)

    L'onorevole Farini, combattendo le cifre del bilancio, ha discusso la questione dell'economia. Egli ha detto ; questi due mila uomini daranno 700 mila lire di meno per un anno, o 350 di meno per sei mesi.

    Veramente l'economia bisognerebbe guardarla un po' più in là, bisognerebbe badare anche agli anni succes-sivi. Ma al di sopra di questa economia, io lo ripeto, sta per me l'economia importante che si fa per la na-zione, alla quale si lasciano degli uomini attivi nel vi-gore della gioventù a lavorare, a produrre, a mante-nere le loro famiglie.

    Ho sentito qualcheduno che, quando si parlava di queste economie, ha detto che il ministro della guerra le poteva fare altrimenti, col sistema delle licenze.

    Or benp, questo suggerimento prova appunto che si esagera da quelli che si oppongono alla misura presa cai ministro collo spingere le preoccupazioni della lega-lità sino a dire che non poteva tenere meno uomini sotto le armi. Questo sistema delelicenze, il quale è una riprova del diritto che ha il ministro di tener meno uo-mini sotto le armi di quello che la legge stessa, se-condo alcuni, gì'imporrsbbe, questo sistema delle li-cenze presenta gravissimi inconvenienti, e non offre gli altri benefizi, rispetto al paese, che presenta il sistema di lasciare a casa gli uomini, di lasciarli al lavoro nelle loro famiglie.

    L'onorevole Farini, esaminando la questione dal punto di vista legale, notava che la legge delia leva non permette il passaggio dalla prima alla seconda ca-tegoria altrimenti che per legge. Ma io domando : si tratta qui di questo passaggio?

    E questa stessa osservazione serva di risposta a quell'altra obiezione che si faceva, dicendo come l'a-ver chiamato meno uomini nella classe del 1848, riu-scisse in qualche modo ad intaccare gl'interessi delle classi successive.

    Questi 2136 uomini che il ministro non ha chiamato

    sottole armi, egli, se il bisogno lo richiedesse, ha an-cora il diritto di chiamarli oggi come lo aveva prima.

    Dunque l'argomento che quindi si vorrebbe ricavare per indurci a credere che con ciò si violassero gli inte-ressi delle altre classi non ha fondamento.

    Viene poi quell'altra considerazione della maggiore o minor ferma.

    Io sono d'accordo coll'onorevole Farini e desidero la minor durata possibile delia ferma.

    Io non credo che sia qui il momento di estendermi sopra questa vasta materia; ma devo pur dire che, quando desidero la minore ferma 'possibile, desidero pure una tal legge (che secondo me dovrebbe essere quella della guardia nazionale del regno), la quale provveda alla istruzione di tutta la gioventù italiana per modo che una minore ferma possa dare un equiva-lente risultato di quella buona costitnzione di un eser-cito, che altri cerca di ottenere colla ferma maggiore.

    Ma io non temo che diminuendo di qualche poco il numero dei chiamati sotto le armi, la questiune della maggior durata della ferma possa essere pregiudicata; quella questione dipende da ben altri principii

    Stanno in contrasto attorno a quella questione da una parte e dall'altra due ordini di uomini che hanno profonde divergenze s teorie diverse: quelli che vo-gliono l'esercito permanente, che considerano l'eser-cito come organismo a parte separato dalia nazióne, che credono necessario di averlo composto di elementi passivi e, sarei per dire, inintelligenti, il cui concetto, secondo me, si compendia nella parola di esercito stan-ziale o permanente.

    Dall'altro lato stanno coloro i quali credono che pei bisogni del paese, nelle condizioni in cui di presente si trova l'Italia, l'esercito migliore sia quello che si può ricavare dalle sue popolazioni, quando queste popola-zioni siano con provvida legge, e severamente eseguita, addottrinate per modo nel maneggio delle armi e nei seryizi delia guerra da trovarsi in condizioni di fornire Un buon esercito a tempore luogo.

    Per tutte queste ragioni, o signori, io spero che la Camera non solo non vorrà attribuire a colpa al-l'onorevole ministro di avere sospesa la chiamata sotto le armi di questi 2136 uomini, ma vorrà anzi tenergli conto di avere ciò fatto, quando egli nella sua respon-sabilità ha giudicato di poterlo fare senza danno dei servizi ai quali è chiamato l'esercito.

    CORTE. {Bella Commissione) Io sono sempre più con-vinto di avere fatto bene, nel mio primo discorso, a di-chiarare che non intendeva nè pretendeva assumere la difesa del ministro della guerra, giacche col vento che tira, vedo che avrò già fatica a difendere le cose da me dette ; tanto più che l'onorevole mio amico Farini ha voluto aggiungere una piccola lite di famiglia della Sotto-Commissione e servirsene per fondamento di un'altra questione costituzionale.

    Per conseguenza io mi sento, mio malgrado, trasci»

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    TORNATA DELL'I 1 MAGGIO 1 8 7 0

    nato su quel terreno, e debbo dire alcune parole per sostenere l'opinione da me già espressa, che cioè io reputo il provvedimento del ministro della guerra per-fettamente legale.

    Premetto essere verissimo quello che ha detto il mìo amico Farini , che, riducendo il contingente della prima categoria, si cade inevitabilmente nella neces-sità di prolungare lo stadio del servizio sotto le armi. Ma noi sapevamo che sarebbe in un tempo brevissimo presentato un progetto di riordinamento dell'esercito, od almeno un complesso di modificazioni all'ordina-mento attuale, e che si sarebbe potuto allora discutere profondamente le questioni del contingente e del di-ritto di ferma. Ond' è che vuoisi ritenere che questa riduzione del contingente è un mezzo di cui il mini-stro della guerra si è servito per fare una economia e nulla più.

    L'onorevole Farini ha in certo modo tirato questa questione sul terreno sociale, anzi più in là, ne fece una questione di popolazione. Egli , se non sbaglio, h a detto che, riducendo il contingente di prima cate-goria, si verrebbero a ferire le popolazioni, cioè le famiglie venture. Ora io mi permetto di dire all'onore-vole Farini che questo suo argomento è assolutamente fallace.

    Noi sappiamo che nei paesi dóve non sono eserciti permanenti le popolazioni sono in condizione di ri-produttività assai migliore; perchè, se valesse la teoria dell'onorevole Farini, i paesi che non hanno leva, come l a Svizzera e gli Stat i Uniti, dovrebbero veder scemare le loro popolazioni, ed invece vediamo che sono i paesi nei quali la popolazione si moltiplica in più forti proporzioni.

    FARINI, relatore. Io ho detto l'opposto. CORTE. Del resto, poiché si è voluto tirare cotesta que-

    stione sul terreno della violazione di una legge, perchè la legge vuole che il contingente sia di 40 mila uomini, e che sia tenuto sotto le armi per cinque anni, io sono obbligato a tornare a quel che ho detto, e mi debbo servire dell'esempio del solo paese dove finora si è praticamente dimostrato di capire che cosa è il si-stema costituzionale.

    Che accade in Inghilterra, in quel paese che, dicia-molo pure, in fat to di soldati se ne intende, perchè quando guardo le loro bandiere non vedo che vittorie che incominciano a Crécy ed a Blenheim per finire ad Assaye ed a Magdala ?

    Nel Parlamento inglese in tutte le sue discussioni, in tutti gli scritti che trattano costituzionalmente dell'e-sercito inglese da Hallam a Lord Russell, in tutti i discorsi fatti al Parlamento inglese, e specialmente in quelli di lord Grey e di lord Grenville, è stato detto sempre che, quando il Parlamento vota gli articoli di guerra e la forza, fissa il limite che il Ministero non può oltrepassare ; ma che il potere esecutivo, quando è responsabile della sicurezza interna ed esterna del

    SESSIONE 1 8 6 9 — CAMERA DEI DEPUTATI — Discussioni, 1 8 6

    paese, se crede di poter fare con una forza minore, s ta nel suo diritto il farlo. Non è mai venuto in mente a nessun uomo costituzionale... ( In t e r ruz ione )

    PRESIDÈNTE. Non interrompano. CORTE...in Inghilterra, di accusare un Ministero di

    aver tenuto meno uomini sotto le armi di quelli che il Parlamento gli consentiva ; per cui la nostra legge di 5 anni di presenza sotto le armi e del contingente di 4 0 , 0 0 0 non si può intendere che in questo senso, cioè che al Governo non è lecito, senza una nuova legge di tenere gli uomini (tranne i casi di guerra od altro chia-ramente indicato nella legge), più di 5 anni sotto le armi, o di mettere più di 4 0 , 0 0 0 uomini nella prima categoria ; ma, quando il ministro crede di poter ri-spondere della sicurezza interna ed esterna del paese con uomini che abbiano meno di 5 anni di presenza sotto le armi e con una prima categoria inferiore ai 4 0 , 0 0 0 uomini, io sostengo che egli lo può fare, senza ferire nè la Costituzione, ne lo spirito della legge su cui è basato l'ordinamento.

    Ho dovuto dire e ripetere queste cose, perchè l'ono-revole mio amico Farini ha toccato troppo vivamente questo punto, dicendo che v'era violazione di legge. Io credo, per esempio, che il generale Govone avrebbe potuto congedare la classe del 1845 un mese prima ; molti però gli avrebbero fatte delle obbiezioni assai maggiori. Mi stupisce che chi gli fa delle obbie-zioni circa l'aver lasciati 2136 uomini a casa, gli fac-cia obbiezioni per aver raccorciato il tempo della ferma sotto le armi. Io credo che avrebbe potuto far la stessa economia in quel modo, ma, anche avendola fatta in quell'altro, credo che il ministro della guerra non ha in nessun modo violata la legge.

    Sul terreno poi di tutte le altre considerazioni del-l'influenza della leva sulle popolazioni, io credo che avremo da parlarne lungamente quando discuteremo sul progetto del riordinamento dell'esercito.

    PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Tenani. T E M I V I . Il lungo e chiarissimo discorso dell'onore-

    vole relatore della Commissione mi dispensa dal re-plicare diffusamente all'onorevole Corte: pure, se non altro, per rispondere in qualche modo alla cortesia cui piacque significarmi combattendomi, credo mio debito di dire una parola di replica alla risposta del mio ono-revole contraddittore.

    I l cavallo di battaglia di tutte le sue ragioni mi pare che si riduca al seguente : economie.

    Egli, a dire il vero, ha trattato la questione di costi-tuzionalità, ma l 'ha trattata più per rispondere alle ragioni addotte dall'onorevole Bertolè-Viale che per sostenere un'opinione a priori.

    Stanno bene le economie, o signori, ma di codeste economie ve ne sono di due specie, come diceva qualche giorno fa l'onorevole ministro Se l larvi sono delle eco-nomie per fas e vi sono delle economie per nefas.

    Ora, l 'altissima considerazione in cui tengo l 'onore-

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    CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 9

    vole ministro della guerra non, mi permette certa-mente di dire, nè di credere che le sue economie sieno economie per nefas ; ma d'altra parte il rispetto che io debbo alla mia opinione non mi permette di dire, nè di credere che le sue economie sieno economie per fas.

    È vero che la Camera in diverse occasioni ha dimo-strato la sua volontà di fare delle economie sul bilan-cio della guerra; ma essa si è riservata, senza dubbio, la facoltà di farle o, meglio, di votarle a suo modo.

    Ora, nel suo primo discorso, mi pare che l'onore-vole Corte sia partito da un falso supposto, dal sup-posto cioè che l'onorevole ministro della guerra sia stato costretto a passare sotto le forche caudine del bilancio ; invece a me pare, o signori, che sia la Camera che si voglia far passare sotto le forche caudine del bilancio dell'onorevole ministro della guerra.

    L'onorevole Corte ha detto che il contingente che si fissa per legge è un contingente massimo che non si può oltrepassare, ma che il Ministero, il potere esecu-tive ha facoltà di diminuire.

    Questo è un apprezzamento suo ; un apprezzamento che, se fosse diviso dalla Camera, potrebbe condurre, io credo, a conseguenze molto pericolose, perchè si potrebbe arrivare sino a sostenere che il Ministero, sotto la sua responsabilità, può non chiamare neppure un uomo sotto le armi.

    Egli ci ha fatto un paragone coli'Inghilterra; ma non parmi che i termini sieno esatti. In Italia abbiamo la leva, ed in Inghilterra non v'è. Quando il ministro della guerra, invece di chiamare tutto il numero d'uo-mini fissato dalla legge sulla leva, ne chiama un nu-mero minore, con qual criterio egli lascia alle proprie case quelli che non chiamò sotto le bandiere?

    Io potrei rispondere ancora qualche altra cosa all'o-norevole Corte sulle misure prima, terza e quarta a-dottate dal ministro della guerra onde diminuire la forza sotto le armi ; ma siccome io non ne ho fatta una questione nel mio primo discorso, così non ne farò questione neppure adesso.

    Mi riassumo e conchiudo. Io ho fatta la domanda all'onorevole ministro della

    guerra, se intendeva di richiamare sotto le armi, al più presto, 2136 uomini della prima categoria, classe 1848.

    Se egli mi risponderà sì, io ne sarò lietissimo ; se ini risponderà no, e ne dirà le ragioni, ed io ne sarò al-trettanto lieto, se queste ragioni saranno tali" da per-mettermi di dargli, con un voto tacito od espresso, un bill d'indennità.

    P M M T E . L'onorevole Bertolè-Viale ha facoltà di parlare.

    BERTOLÉ-f'IALE. lo debbo dichiarare che appartengo alla maggio ranza della Sotto-Commissióne, o, per me-glio dire, alla metà di essa, poiché, come accennò l'O-norevole relatore^ la maggioranza si è spostata. Ed è naturalissimo che io appartenessi alla già maggioranza, imperocché sonò io chè? come ministro, ebbi l'onore

    di presentarvi il progetto di legge che fissava il con-tingente a 40,000 uomini.

    Mi permettere'e dunque che io il più brevemente possibile tratti di questa questione.

    Voi ricorderete, o signori, che nell'anno 1868 io ho presentato per la prima volta un progetto di legge che fissava il contingente a 40,000 uomini, mentre in tutti gli anni precedenti i contingenti di leva stati chiamati erano sempre tra i 46 ed i 50 mila uomini. In quella circostanza io ebbi a combattere vivamente colla vo-stra Commissione, di cui era relatore l'onorevole Fa-rmi, la quale Commissione avrebbe voluto che il Mini-stero accettasse un contingente di 50 mila uomini an-ziché di 40 mila, come esso vi domandava ; ed io ebbi in quest'Aula, in quella circostanza, a sostenere una lunghissima discussione che durò due giorni, nella quale vennero dimostrate ampiamente tutte le ragioni per le quali il Ministero si limitava a chiedere questo contingente di 40 mila uomini.

    Imperocché, è d'uopo ritenere, o signori, che la que-stione del contingente (ed è qui dove io richiamo l'at-tenzione della Camera, giacché nessuno degli oratori la portò su questo terreno), è questione che si collega strettamente tanto colla forza effettiva dell'esercito quanto colla questione del bilancio.

    Nell'anno passato io ebbi ancora l'onore di presen-tarvi un progetto di legge che fissava pure il contin-gente a 40 mila uomini, e, alla quasi unanimità, e senza discussione, voi approvaste quel progetto. Tro-verete pertanto naturalissimo che io mi sia associato alla maggioranza della Sotto-Commissione.

    Ora vengo ad esaminare le considerazioni che ho sentito svolgere dai vari oratori, i quali hanno preso la parola sulla presente questione.

    Le ragioni che ho sentito svolgere sono d'ordine le-gale e d'ordine economico.

    Vediamo di analizzare e le une e le altre: ma per potere entrare, direi, con animo sereno nel vivo dell'ar-gomento, è necessario che io faccia una dichiarazione franca, che credo in coscienza di dover fare per molti riguardi.

    Dichiaro adunque, per parte mia, che nella questione che sto per trattare non c'è nulla che accenni meno-mamente ad osteggiare personalmente l'onorevole mi-nistro della guerra ; lungi da me questo pensiero : come altresì dichiaro che allontano, per parte mia, ogni ombra d'illegalità nell'operato del ministro della guerra.

    Egli è partito da un concetto, il quale si può giù« dicare in un senso piuttosto che in un altro, ma da un concetto di esclusiva economia, e quindi egli si è detto : io credo di poter trovare nella legge la facoltà di fare quello che fo, cioè di lasciare questi uomini, non già alle case loro sciolti assolutamente dal servizio mili-tare, ma pronti alla partenza.

    Fatta questa dichiarazione esaminiamo la questione e le vàrie considerazioni fatte.

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    TORNATA DELL'11 MAGGIO 1 8 7 0

    Si è parlato molto della questione legale, ma vera- i mente, quantunque io non sia legale, confesso però che ho interpretato sempre la legge in un solo modo, vale a dire che, quando il Ministero viene a domandarvi un contingente di leva, e che ha luogo in Parlamento una discussione a questo riguardo, il concetto chiaro ed esplicito della legge sia che quel contingente determi-nato venga sotto le armi ; giacche, a mio credere, quando il Parlamento delibera che partano 80 mila, 40 mila uomini di prima categoria, intende di avere 30 o 40 mila soldati sotto le armi e non 30 o 40 mila uo-mini che stiano alle case loro a disposizione del Go-verno.

    Mi basterà, per sostenere la mia argomentazione, il citare che l'argomentazione principale degli oppositori alla nostra legge di leva è quella precisamente che la legge del 1857 allarga la base del reclutamento in modo da obbligare quasi tutti gli inscritti d'una leva al ser-vizio militare, senza potersene poi istruire che una parte.

    Invero che cosa succede di fatto ? Che sul mimèro dei giovani iscritti e requisitili di una classe di leva il Parlamento determina che una parte di quelli assegnati alla prima categoria vengano sotto le armi per farne dei veri soldati, e gli altri assegnati alla seconda cate-goria rimangano alle case loro a disposizione del Go-verno.

    Ora, se l'intenzione del legislatore fosse stata sem-plicemente quella che la forza da mantenersi sotto le armi fosse subordinata esclusivamente alla questione di bilancio, sarebbe stato inutile il decretare l'articolo 8 della legge di leva e sarebbe bastato dichiarare che il ministro aveva la facoltà di fissare il contigente an-nuo ; questo è evidente.

    Ma la cosa non sta così solamente, e la fissazione del contingente annuo si collega altresì strettamente colla forza effettiva dell'esercito ; ed è precisamente questa una questione così grave, che mi stupisce molto di aver sentito uno dei miei onorevoli colleghi, l'onorevole Valerio, definirla, per contro, nei seguenti termini. Il ministro della guerra, egli disse, il quale sa che può rispondere della sicurezza pubblica con la forza che ha sotto le armi, deve avere la facoltà di li-cenziare o di non chiamare sotto le bandiere dieci mila, cinque mila, venti mila uomini come meglio crede, purché si raggiunga una economia. Ma, signori, questa è vera questione politica.

    Si, o signori, il determinare la forza militare che il paese vuole avere per la difesa del suo territorio non è mica un problema che si tratti come due e due fan quattro; è un problema molto complesso, un problema e sociale, ed economico, e politico, il quale, per que-st'ultima parte, si compendia nella politica che il paese intende seguire, sia per la posizione a cui voglia pre-tendere nel consorzio delle altre nazioni, e sia per la difesa del suo onore e del suo territorio. Dunque, come

    io diceva, questa questione del contingente si collega strettamente colla questione della forza effettiva, reale dell'esercito, e quindi la maggioranza della Commis-sione faceva notare al ministro la necessità di richia-mare questi due mila uomini, e lo faceva anche basan-dosi sulla piccola forza che realmente esiste sotto le armi in questo momento.

    La Commissione, o almeno la sua maggioranza, cre-deva, come crede ancora, che il ministro non mancherà di richiamare questi duemila uomini sotto le armi, imperocché egli sa benissimo che col licenziamento della classe 1845, fatto il 1® aprile, la forza sotto le armi si è ridotta in così esigue proporzioni che egli stesso fu obbligato di sospendere le licenze ordinarie alla truppa.

    Io potrei accennarvi quale sia codesta forza sotto le armi, ma non credo ne sia per ora il momento, e mi riservo di farlo quando avrò udite le risposte che farà l'onorevole ministro della guerra.

    Un altro degli argomenti messi in campo dai nostri oppositori è quello dell'economia. Il ministro, si è detto, ha fatto benissimo a lasciare questi due mila uomini alle case loro, giacché con questo provvedi-mento ottiene un' economia.

    A siffatto argomento in grandissima parte ha già ri-sposto l'onorevole Farmi, dicendo che realmente noi non vogliamo punto aggravare il bilancio col richiamo di questi 2000 uomini, giacché l'onorevole ministro sa benissimo che ci sono ripieghi di bilancio atti a parare a quest'eventualità ; ma permettete che io vi dichiari un'altra verità, ed è che, quando si vuol tirare troppo la corda, questa rischia di strapparsi ; voglio dire che, quando si vuol raggiungere un limite d'economia al di là del possibile, si raggiunge precisamente uno Scopo opposto, attesoché, quando voi avrete ridotto l'esercito a forze minime, sarete poi obbligati a spendere in tra-sporti di truppa da una parte all'altra, dove occorre pel servizio della sicurezza pubblica, quello che rispar-miate su qualche migliaio d'uomini ; quindi, a mio av-viso, noi con codesto sistema ci aggiriamo in una vera e propria petizione di principio. Ed io credo che le eco-nomie vanno fatte, ma basandosi sul vero e non sopra supposizioni.

    Come poi diceva poc' anzi, il richiamo di quei due-mila uomini sotto le armi assolutamente non può per nulla pregiudicare né le economie che ha già introdotta il ministro della guerra nel bilancio che vi sta satt'oe* chio, nè quelle che vi propone la Commissione. Il si-gnor ministro, ripeto, non ha bisogno cb:e io gli spieghi come egli può mantenere questi due mila uomini pel rimanente dell'anno con una spesa non rilevante, giac-che al punto in cui siamo questa spesa può ammon-tare a circa 300 o 350 mila lire al più.

    Ho sentito taluno degli oratori, l'onorevole Valerio, se non m'inganno, dire : perchè non volete che si possa

    ; ridurre adesso di 2000 uoDiini il contingente,

  • CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 18G9

    precisamente da 55,000 uomini l 'avete portato a 40,000 ? Precisamente perchè con un contingente di 55,000 uomini non si poteva stare nei limiti del nostro bilancio ridotto, e quindi ne venne la necessità di ri-parare a questo inconveniente.

    La forza dell'esercito è determinata, o signori, dalla durata della ferma sotto le armi, e dal contingente an-nuo di leva. Ora, con dei contingenti molto elevati, e con una durata di ferma sotto le armi lunga, eviden-temente si ottiene un quantitativo di forza che ci sa-rebbe impossibile di mantenere, specialmente dacché siamo venuti continuamente assottigliando il bilancio della guerra.

    Per conseguenza, si è dovuto determinare un contin-gente annuo minore, onde compensare quella maggiore spesa che avrebbe portato l'eccesso di forza che risul-tava col primo sistema.

    Oggi noi siamo assolutamente fuori e della legge di leva, e del contingente e della durata della ferma : ed è assoluta necessità che finalmente si venga una buona volta a definire questa grossa questione.

    Io non voglio in questo momento dilungarmi oltre in questo argomento : ma, allorché venga discusso il progetto militare, voi riconoscerete agevolmente, o si-gnori, come l'essere fuori della legge di leva conduca a conseguenze sociali, politiche ed economiche molto gravi.

    L'onorevole Valerio poi diceva che non era, un gran male quello di lasciare questi 2000 uomini alle case loro, perchè il ministro li può chiamare quando lo crederà. È vero, il ministro li può chiamare, come può chiamare tutti gli altri 50,000 uomini della stessa classe assegnati alla seconda categoria ; ma io vi do-mando se questi e quelli possono considerarsi quali veri soldati.

    Ricordatevi, o signori, che nella guerra del 1866 lo Stato pagava più di 500,000 uomini, e sotto le armi, in campagna, non ne furono mai più di 210 a 215,000. Ciò vi provi che il sistema di lasciare gli uomini alle case loro, quando non potete dar loro un'istruzione, è il peggiore eli tutti i sistemi ; bisogna una buona volta rimediare al fatto di avere sulla carta un grosso eser-cito, mentre poi al momento opportuno non si hanno che pochi soldati ; questa è una vera illusione che si lascia al paese, di credere cioè quello che non è.

    Frattanto, o signori, non pregiudichiamo inconsul-tamente codesta questione, e non la pregiudichiamo anche perchè (ed in questo credo che il ministro con-verrà meco) colla dichiarazione esplicita fatta dall'o-norevole presidente del Consiglio dinanzi alla Camera, quando venne ad esporre il programma del Ministero, egli prese l'impegno solenne di non toccare nulla che potesse riguardare l'ordinamento dell'esercito, prima che venisse in discussione il progetto di legge che il Ministero si era riservato di presentarvi e che ora sta appunto per venire in discussione.

    È poi necessario che io respinga una frase dell'ono-revole deputato Valerio. Egli, parlando dell'organa-mento da darsi all'esercito piuttosto in un modo che in un altro, disse che riteneva opinione migliore quella di coloro i quali volevano un esercito che uscisse dal seno delle popolazioni. Ma, Dio buono ! di dove esce l'esercito oggi? (Si ride)

    VALERIO. Domando la parola. MUTOLI- VIALE. Il nostro è l'esercitò il più cittadino

    e, dirò anche, il più liberale d'Europa al giorno d'oggi. (È vero!)

    Quanto alle considerazioni ed ai confronti che l'o-norevole mio amico Corte ha voluto fare coll'Inghil-terra, ha già risposto in parte l'onorevole Tenani; ma mi permetterà, a mia volta, ch'io dichiari come in fatto di esercito gli esempi dell'Inghilterra non calzino per noi. Colà non esiste la legge di reclutamento; colà il Parlamento delibera ogni anno la spesa e la forza; ma bisogna rimontare all'origine di questo fatto, e bi-sogna sapere che l'esercito in Inghilterra non è una grande istituzione dello Stato, ma è una concessione che il Parlamento ha fatto alla Corona ( È vero !) ; e così tutti gli anni determina con un muliny bill la forza dell'esercito e la spesa relativa, e, non essendovi legge di leva, dice al potere esecutivo : voi non potrete oltrepassare la tal forza perchè non diventi una mi-naccia per le libertà dello Stato. E quella forza il Go-verno la recluta col mezzo di arruolamenti volontari e non già per contingente di leva determinato da ap-posita legge.

    Quindi ripeto che in tale questione non si può as-solutamente fare dei confronti coli'Inghilterra.

    Io mi riassumo e dico che, quando ebbi l'onore di presentare il progetto di legge che fissava il contin-gente a 40,000 uomini, è stata sempre mia intenzione che questi 40,000 uomini venissero sotto le armi e fossero dei soldati; e, quanto a me, dichiaro nel modo il più esplicito che ritengo essere la legge chiara e tas-sativa, e che il ministro non possa modificare senza un'altra legge il contingente che il Parlamento ha vo-tato.

    È questa una mia opinione, ma la credo fondata sul vero ; e quindi dico che, considerato come la forza dell'esercito sia ridotta a minimissime proporzioni, l'onorevole ministro non deve aver difficoltà di richia-mare i due mila uomini e richiamarli precisamente in questo momento che si stanno compiendo le opera-zioni per la sessione completiva, affinchè quegli uo-mini designati pronti alla partenza vengano chiamati sotto le armi prima che si dia il discarico finale.

    Soggiungo infine che, circa le obbiezioni fatte sotto il rapporto economico, noi, invitando il signor mini-stro a richiamare questi due mila uomini sotto le armi, riteniamo che non occorre aumento di somma, e che il ministro ha il mezzo di fare la spesa a cui può ammontare il mantenimento di quei due mila uomini,

  • TORNATA D E L L ^ I MAGGIO 1 8 7 0

    senza domandare un centesimo di più di quello che importino le somme clia egli vi ha proposto, e che vi propone la Commissione del bilancio. Ed io oso spe-rare che, poiché si è sollevata la presente questione la quale è una grave questione, il Parlamento vorrà con-fortare il parere della maggioranza della Commis-sione...

    BHIGNONB. (Della Commissione) Domando la parola. BERTOLÈ-VIALE... imperocché ricordatevi, o signori,

    che in caso contrario voi distruggete di fatto l'ar-ticolo 8 della legge sulla leva, il quale non è altro che la legittima conseguenza degli articoli 75 e 30 dello Statuto, dei quali il primo stabilisce che la leva militare è regolata dalla legge, come il secondo deter-mina che nessun tributo può essere imposto e riscosso se non è stato consentito dalla Camera e sanzionato dal Re.

    GRIFFM PAOLO. (Della Commissione) Come uno dei membri della Commissione, mi corre obbligo di dire il perchè io mi sia associato alla maggioranza che si dichiarò contraria ai provvedimenti presi dall'onore-vole Govone per attuare nel bilancio delia guerra le economie richieste dalle imperiose nostre condizioni finanziarie.

    Le ragioni svolte con tanta ampiezza e competenza dai colieghi Farini e Bertolè-Viale, e che io condivido pienamente, in punto alla legalità ed opportunità della misura adottata dall'onorevole ministro della guerra di sospendere la venuta sotto le bandiere di 2136 uo-mini di prima categoria della classe 1848, mi dispen-sano dall'aggiungere a questo proposito la benché mi-nima parola. Mi limiterò solo quindi a qualche breve considerazione sotto il punto di vista politico-militare in favore della tesi sostenuta dalla maggioranza.

    L'onorevole Farini parlò a lungo sulle facoltà che la nostra legge di leva accorda al Parlamento di sta-bilire annualmente la forza del contingente di prima categoria da chiamarsi sotto le bandiere ; ma lo spi-rito di essa qual è?

    E di avere un maggior numero possibile di soldati ammaestrati alle armi per il caso che i nostri diritti venissero conculcati, e che noi dovessimo ingolfarci in una guerra o per la difesa, o per l'onore della bandiera.

    Signori, oggidì, colla potenza del tiro e col perfezio-namento delie armi portatili a retrocarica, in una pa-rola, ora che la meccanica ha moltiplicato, si può dire, la potenza dell'uomo, non è più la quantità dei soldati che deciderà dell'esito di una campagna, ma la loro qualità; che siano cioè uomini robusti, fatti, rotti alla vita militare, e soprattutto abili nel maneggio delle armi.

    Nelle guerre avvenire i più granili fattori saranno la scienza dei condottieri e la validità fisica e capacità tattica dei gregari; ed il successo di una battaglia di-penderà dalla celerità delle mosse nel prevenire il

    nemico in posizioni strategiche e tattiche, e dal potere anco con forze inferiori contrastargliene la presa.

    Si fa in tale convinzione che io non ho punto esitato ad associarmi all'opinione della maggioranza sulla ne-cessità di non diminuire il numero dei soldati di prima categoria, secondo il voto della Camera.

    È vero che i 2186 uomini non sono gran cosa; ma perchè costituire con ciò uà precedente, che nelle mani di un ministro che volesse arbitreggiare sull'esercito, potrebbe riuscire assai pericoloso ?

    Se noi avessimo delle istituzioni, se non uguali, al-meno di poco diverse dal sistema prussiano, ove la ferma sotto le armi per moltissimi si riduce a pochi mesi, perchè l'istruzione militare può essere comple-tata ai loro paese natio, e dove i soldati della riserva sono istruiti nè più nè meno di coloro che si trovano sotto le bandiere, in tutti i progressi che riflettono il maneggio delle armi e la scuola del soldato, non avrei avuto alcuna difficoltà ad associarmi alle idee