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Il periodico di informazione ambientale a cura dell'ASS.FOR.ONLUS

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Page 1: 28Natura in Sardegna

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Page 2: 28Natura in Sardegna

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Page 3: 28Natura in Sardegna

Natura in SardegnaPerodico d'informazione ambientale

Rivista ufficiale dellASS.F0R.Associazione delCorpo Forestale della Sardegna

Anno Xi n. 28 maggio-giugnoReg. Trib. CA n. 36 17.11.1995

EditoreZonza Editori

Ditzione, rcdazione e amministrazione

Via Carmine, 217 h09032 Assemini - CATel. 070.940169 Fax [email protected]

Direttore responsabileClaudio Cugusi

Coordinatore organizzativoSalvatore Scriva

Coordinatore amministrativoGian Patrizio Melis

DiffusioneZonza DistribuzioniTel 0701946973 - Fax 070940169

Progetto graficoBiplano, Cagliari

Stampa

Grafiche Ghiani

ProprietàASS.F0R. Associazione delCorpo Forestale della Sardegna

all'interno dell'Unione EuropeaINCENDI

27 Allarme incendi: Analisi di un fenomeno devastante32 Concorso Un fiume di parole per spegnere gli incendi35 OCR lncendi37 "Fuoco Nemico"39 Giosuè Carducci e l'uomo in velluto42 lncendi e prevenzione45 La macchina antincendio portabile

FAUNA47 Una vedova di rossovestita52 lnfluenza aviaria57 [uomo il peggioramico del cane

FLORA58 Piante officinalis9 Contributo alla conoscenza di 0phrys panattensis

MICOLOGIA63 Corso di micologia65 Dalla natura alla tavola con attenzione67 Micologi pubblici riunitia Parma

INTERVISTELa cultura pastoraleSTORIAlopera di tutela del patrimoniostorico ambientale dell'lspettorato ForestaleEtruschi in Sardegna?ll granaio di RomaJuan Peron il dittatore argentino era sardo?Le ricerchp di Peppino Canneddu di MamoiadaSOCIETACorrelazioni tra mobbing, stress e infartoITINERARIMonte ArcosuECONOMIALa Latteria Sociale di SantadiConvegno 25 Anni di Diritto Ambientale

Saluatore Scrfua

Liuia Mameli

Antonello MeleA. M.

Tiziana Mori

Stefono Sulas

Biancamaria BuaLeonardo PiliaAugusto BoiLirio Peluffo, Bruno Moro

Francesco Fois, Pierpaola PirasSandro PisanuPasquale Melis

Gioranna RuiuCesario Giotta, Marcello Piccitto

Gonaria DettotiSergio Pisanu

Sandro Pisanu

Raimondo Zucca, Gianni PinnaRiccardo Murgia

Sergio Secci

Roberto Balia

F. S.

2 EditorialeAMBIENTE

3 Cormorani e Laguna di Cabras10 ll Piano ForestaleAmbientale della Regione Sardegnat2 Piano Forestale Ambientale Regionale14 Eucaliptus: problema o risorsa

DIRITTO AMBIENTALE17 La biodiversità Enrico Vacca22 Posizioni dottrinali a confronto: l'ambiente quale

interesse diffuso o interesse costituzionalmente rilevante? Massimiliano Tronci24 Ltvoluzione della tutela e dell'educazione ambientale

70

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798285

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ABBONAII,'IEN]O:

NAIURA IN §AflDEGI.IA

Annuo:€30 Sostenitore:€60,00

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Annuo:€40lNtlt(t Dl €64

09ni copia 3€, (opia aretrata6,00€ hreva wrifica della dispmibÌ Ìtà)

I versamenfl de!0n0 e$ee effeltutÌ stll d( postale n.2'l 970090 inteslaio al

ASS.[0R. A$0dazione dei f0restali sardi,

(asella postale, 50 - 09124 Ggliari

è indlsp€nsabi e sperilìcre a cffi € dÌ vflsament0: Abbonament0 l{atun in Sardegna(amb0 di indÌ[20: rrvzioqratut0, ma ron eipre$a ilrhiesta inolirala viafax.

Pubbli.ità: è curata dÌreltamente

Tniffe trerzioni a rol0ri (lVAln(lusa)

l-€ ldee espHtr reg I afti(o I rifleit0n0 lbpinÌonedeglÌ ill0i e non si rÌferiscono necessaliamente ad oieftamenti uffÌciali.

l\4afoffl1ti, f0Ì0 e disegnl, 5aranf0 restiluiti st] espresa ilrhi€sta degli autmi. futi i diilltÌ di pr0pri€ià l€tflnia ed afi

stiras0n0 riseruall.5i inf0rma che i dati tllillzaii al flfedella spedlzi0n€ dÌ questa Rivisla,(0ntenuti in elflrhi mt0(lbilÌ

da (hiufque,s0n0lrafiatÌaquest0s00 fìne Ìn (Onf0mità a qtlantoprev6t0dal Dgsn. l96del 30/06/200j.

Peres€rcitareidiiittrhggiomamel]to,cmellazi0nee(c)dÌoallrtllsdlrrea:A55.F0R.[aselapostae50 09124G!ùrl.

Natun in Sardeqna ollabon <on la rivish bimestale"linea ecologio - tonomia Monhna'

MIUMINSARDEGNAèorganodiinfomazioneesemibilizaioneambìemale nelquadro del

Sottoprogetto Ofi INGNDI

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Page 4: 28Natura in Sardegna

EDITORIALESalvatore Scriva

a nostra testata ha un progetto importante: la tutela elavalorizzazione della "Natura

in Sardegna". La natura intesa come patrimonio della nostra collettività - e per questo

bene di primaria importanza -, che siamo chiamati ad apprezzare, conoscere e difende-

re ogni giorno in mille modi diversi.

Dove è presente l'utilizzo razionale dell'ambiente e delle sue risorse senza intaccare il patri-

monio naturale, dove è attiva la salvaguardia di aree che vedano l'uomo come parte integrante

del ciclo vitale, lì NATURA lN SARDEGNA mette a disposizione la sua "voce" ad Enti, progetti ed

eventi che infondano al nostro orizzonte culturale uno sguardo più cosciente, disteso e piacevol-

mente informato sulla realtà che da sempre ci circonda.

ll nostro mensile vuole "informare e formare" dettagliatamente i lettori su argomenti di gran-

de interesse quali: prevenzione degli incendi, tutela dell'ambiente - fornendo dove occorre anche

i riferimenti legislativi -, flora e fauna endemica, itinerari naturalistici ed escursioni da effettua-re in luoghi favolosi adatti per essere proposti ai veri amanti della vita all'aria aperta, valorizza-

zione del patrimonio dell'enogastronomia e dell'ospitalità, articoli sulle principali manifestazioni

popolari e religiose dell'isola. La testata sarà inoltre arricchita da rubriche di storia, cultura sar-

da, news e comunicati stampa di Enti e Associazioni che hanno, tra le loro finalità, l'interesse e

la tutela dell'ambiente.

La Natura è quel immenso patrimonio che abbiamo ereditato graziea un processo di forma-

zione durato milloni di anni, mentre l'Ambiente che ci circonda è il risultato degli interventi - po-

sitivi o negativi - che l'uomo ha operato nel tempo. Le nostre battaglie quotidiane sono rivolte a

mantenere l'habitat così come l'abbiamo ereditato dai nostri padri, cercando uno sviluppo soste-

nibile e preservando il più possibile quanto è rimasto, evitando di incendiare, di inquinare, di uti-lizzare prodotti che non siano biocompatibili.

Le voci che trovano spazio in questa nostra rivista sentono forte il richiamo all'utilizzo razio-

nale e tradizionale delle risorse, al fine di mantenere ferma la salvaguardia dell'intero patrimonio

naturalistico dell'isola, dagli aspetti più piccoli ai più grandi: una salvaguardia che fa dell'ocula-

to uso di spazi e fonti di energia da parte dell'uomo la sua ragion d'essere, in quanto membro in-

tegrante ed attivo del ciclo vitale.

C'è da correre in Natura, c'è da correre in Sardegna.

Per finalizzare al meglio i progetti della nostra rivista abbiamo bisogno di voi lettori, della vo-

stra partecipazione e collaborazione. Voi siete le "voci" che cerchiamo. Con voi vogliamo correre

e percorrere le strade alla riscoperta della Natura in Sardegna.

ln occasione del prossimo "lV Memorial Tore Ena" - che si terrà domenica 21 magglo - abbia-

mo pensato, insieme ad altre associazioni, di organizzare una corsa "culturale e sportiva" nell'0asi del

WWF di Monte Arcosu, coinvolgendo gli studenti delle scuole in un concorso (attraverso l'elabora-

zione di temi, poesie e disegni) sulla tutela dell'ambiente della Sardegna e invitandoli a partecipare ad

una gara di corsa campestre che si tenà nella magnifica cornice dell'incontaminata 0asi.

Sarà una giornata speciale che ci permetterà di confonderci con la natura che ci circonda, sentir-

ci parte di essa, respirare aria pulita e conoscere un ambiente ai più poco noto. Sarà anche l'occasione

per scaricare lo stress quotidiano e liberare la mente dai pensieri che l'affollano, soffermandoci sulla

meravigliosa natura circostante. Le esperte guide dell'0asi guideranno i visitatori alla ricerca dei cervi

che vivono in zona, segnaleranno il canto degli uccelli che popolano gli alberi dell'area, indicheranno

le piante endemiche presenti nel territorio. ln poche parole faranno scoprire passo dopo passo un pa-

radiso a qualche chilometro di distanza da Cagliari.

Vi aspettiamo numerosi, perché crediamo che questo sia uno dei mille modi diversi, per ap-

prezzare, conoscere e difendere la Natura in Sardegna.

z NaU,À&

Page 5: 28Natura in Sardegna

Cormorani

on sappiamo più che pesci

prendere", sostengono i pe-

scatori di Cabras. Li hannogià presi i cormorani. Dopo

ffie tuffiffiffiffiffiffiffi

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"e4 r 8r - ,"ie ffi*q gw"Hr% tr#Hffi ffi g.BBsffi B "e-98ffiffiÉ"#'-%%."# ffi .qe## %,4 ed ffi %@ -."#

poco più di un decennio la Regione Sarde-

gna deve nuovamente aultorizzarc il ricor-so agli interventi di contenimento dei cor-morani. Come? Imbracciando Ie doppietteper abbattere i predatori della laguna. Nonindiscriminatamente, ma solo nella misu-ra massima del 5 o/o delle presenze. Già, e

come quantif,carle? Bisogna fare ricorsoai monitoraggi ufficiali che però non so-

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Colonia di Cormoraninello Stagno di Cabras

no ancora disponibili. In passato ne eranostati "censiti" circa cinquemila, ma duran-te questa stagione i pescatori sostengono dipoterne stimare oltre il doppio. La rovinadella laguna di Cabras, che ha già visto lacaduta vertiginosa della risorsa ittica in oc-

casione della crisi distrofica della primave-ru del 1999, quando bisognò prendere attodella moria di pesci in tutta l'area. Non so-

lo di pesci, ma anche della popolazione dimacroinvertebrati indispensabile per ali-mentare la catena trofica che li sostiene.

Certo, in quella circostanza i tempi furono

Nofiffi 3

Page 6: 28Natura in Sardegna

I problemi connessi alla presenza della colonla di volatili sonocollegatl strettamente alla sltuazione ambientale

grami anche per i cormorani, che eviden-temente preferirono cercare 1o svernamen-to altrove. Tranne quelli divenuti stanziali.Perché ormai le Penisola del Sinis dovrebbeaverli. In numero modesto, però.

La massiccia presenza di questo inverno,allora, è indicativa di una ripresa della pro-duttività della laguna: i predatori non van-no certo a sprecare Ie loro energie nei siticon scarsa selvaggina.

Il cormorano, nome scientifico Phalacro-corax carbo, var. sinensis, ha evoluto sistemidi risposta estremamente efficaci di ade-guamento della consistenza della sua po-polazione al variare delle condizioni am-bientali e trofiche.

La sua massa corporea si aggira tra i 2,5Kg per il maschio e i 2,0 per le femmine;ha un fabbisogno alimentare medio di 350

- 500 grammi al giorno. Sono longevi, cer-ti esemplari superano anche i 19 anni, purse soggetti ad una mortalità nel primo an-no di vita fino al 600lo.

A metà degli anni '90 venne stimata una

4 Naa.#ffi*:

consistenza in Europa di 150.000 coppie gra-zie ad un incremento notevole in Olanda e

Danimarca, areali di nidificazione prevalen-ti. Le stime negli areali europei di sverna-mento sono decisamente meno precise, con-siderato il grado di dispersione rispetto a

quelli di nidificazione.Indubbiamente I'incremento è stato age-

volato dalla mitigazione dei fattori limitan-ti del passato, quali la persecuzione direttaverso l'uccello predatore e l'uso di idrocar-buri clorurati a cavallo degli anni '70, a cuiha fatto seguito f inserimento del cormoranotra Ie specie protette e il crescente trofismodelle acque di transizione europee.

GIi anni di massima presenza in Sarde-gna risalgono al 1993, con 12.000 individuidi cui 7.840 censiti nell'Oristanese (Cossu efal. 1996). Per l'anno 2003, gli ultimi dati di-sponibili parlano di9.070 individui in Sarde-gna, di cui 2643 a Oristano. A conferma de-gli effetti dell'abbattimento autorizzato nel1995 e della grave crisi distrofica della lagu-na di Cabras del 1999-

Page 7: 28Natura in Sardegna

ll grave danno arreca-to alla fauna lttlca è

ben rappresentato daquesta lmmaglne

ll cormoranoIl Cormorano svernante nel bacino del Mediterraneo, appartenente alla sottospecie Phalacroco-

rax carbo sinm.siq ha conosciuto negli ultimi trenthnni una progressiva crescita delle popolazio-ni nidificanti del nord Europa. Tàle fenomeno è Iegato soprattutto alla sospensione delle misuredi controllo di queste ultime, da parte di alcuni paesi: ciò in applicazione alla Direttiva 409179

della CEE. (Hansen, 1984; Hald-Mortenser! 1985; Rooth, 1985; Baccetti, 1986).La popolazione nidificante europea viene stimata dagli studiosi Tucker & Heath (1994)

in 140.000 coppie circa, mentre nel 1995 la popolazione era stimata in 150.000 coppie ni-dificanti (Seta et al., 1997) e 525.000 esemplari svernanti di cui 300.000 realmente censiti,Nord Africa escluso (Veldkamp, 1997; Serra et al., 1997).

Le nazioni con Ie maggiori popolazioni nidificanti sono nellbrdine: Ia Danimarca con 38.301

coppie (Bregnaballe e Gregerseq 1997) con un incremento annuo del 240/o aparare dall977,l'Olan-da con 23.000 coppie, la Svezia con 15.700 coppie (I-inde[ 1997), con un incremento dd,7992 al1995 del 67o/o,laGermania con 14.800 coppie Qv1enke, L997),laPoloruacon 7.000 coppie (Mellin efaI., 1997),1a Gran BretagnaconllTZ coppie (Robtn et aL,1997.). IJincremento delle popolazioni ni-dificanti in queste nazioni ha determinato, da una parte, Iacolorizzazione di questa specie di altrearee geografiche come I'Estonia, Ia Bielorussi4 Ia Franci4 lltalia (Baccetti e Brichetti, 1992), dall'al-h4 un aumento consistente dei contingenti svemanti in area meditenanea. Nella sola Itali4 si è passafl dai 13.000 esemplari presenti nel1987 ai 49.139 nel 1995, con un incremento annuo del 18,10lo

@accettt et al., 1997).

Natuxa" qIffid

Page 8: 28Natura in Sardegna

In occasione degli abbattimenti del 1995196 e del1996197 di 518

e 569 soggetti, rispettivamente, fu possibile procedere ad analisi delcontenuto stomacale di una percentuale dei cormorani (Cossu ef a/.

1996), riscontrando che Ia biomassa consumata era prevalentementea carico di Mugilidae, in particolare Liza ramada, e di specie di picco-la taglia, prevalentemente Atherina e Gobius.

Durante f inverno gli uccelli acquatici divengono Ia componenteornitica che caratterizza maggiormente le zone umide costiere. Tra ilaghi costieri o stagni salmastri italiani che hanno importanza a li-vello internazionale come aree di svernamento, in quanto sostengo-no regolarmente popolazioni di uccelli acquatici superiori ai 20.000individui, sono compresi a pieno titolo gli stagni dell'Oristanese e

del Sinis oltre allo Stagno di Cagliari. Nella distribuzione relativa del-le varie specie negli stagni e lagune della provincia di Oristano so-

6 No{,"6ffiffih"

Page 9: 28Natura in Sardegna

Lo stagno di Cabras,

come tutte le altre zo-ne umide dell'isola,

rappresenta una risor-sa da non trascurare

no compresi il cormorano e il fenicottero (Phoenicopterus ruber ro-

seus), quest'ultimo dominante negli stagni di Cagliari: il 90olo del-la popolazione svernante italiana èlocalizzata in 9 siti e il 50 o/o indue (zone umide di Cagliari e dell'Oristanese).

Nonostante il fenicottero sia un emblema della conservazionedella natura, il suo incremento numerico ha cominciato a solle-vare domande sulla sostenibilità di questa crescita, per il possibi-Ie impatto sull'habitat e sulle altre popolazioni di uccelli acquati-ci. È una specie filtratrice, che si nutre però anche di molluschi e

piccoli pesci. I fenicotteri predano, quindi, risorse alimentari uti-lizzate anche da altre specie di interesse conservazionistico, comel'avocetta e la volpoca, compromettendo la fruibilità di aree di ali-mentazione, come le praterie di Ruppia, importanti per molti ana-

tidi, ed entrando in competizione per la scelta dei siti di nidifica-zione con laridi e sternidi. Occorrerà valutare attentamente l'im-patto di un incremento numerico incontrollato della popolazionenidificante, considerato Ia sua proverbiale longevità, che può su-

perare anche i sessant'anni.Se non suscita più incontrastati entusiasmi l'incremento dei fe-

nicotteri, figuriamoci quello dei cormorani, spesso definiti "uc-cellacci" i quali sono peraltro dotati di rapida capacità di reazio-ne alle situazioni di disturbo, soprattutto venatorio. In presenza

dell'uomo, se percepiscono il pericolo, si sottraggono rapidamen-te, spostandosi in gruppo.

I movimenti dalle zone di alimentazione verso i dormitori pos-

sono coprire distanze di oltre 40 chilometri: iniziano due o treore prima del tramonto, ma sono particolarmente intensi duran-te l'ultima ora di luce. I posatoi di cormorano si formano su albe-

ri, tralicci ed ogni altra struttura elevata. La loro presenza è segna-lata da grandi accumuli di escrementi, che, negli anni, portano a

seccare la vegetazione sottostante. I posatoi vengono abbandonaticon rimarchevole sincronismo, entro mezz'ora dopo l'alba. Da quiin poi inizia Ia caccia, soprattutto verso i banchi più numerosi.

I pesci, terrorizzati, perdono I'orientamento e cercano asilo innuovi areali. Questo è quanto è successo - a detta dei pescatoridi Cabras - ai primi di gennaio di quest'anno, quando, soprattut-to i muggini, in massa, si sono rifugiati nel Rio Tanui, bacino, or-

mai in stato di ipossia, soggetto a forte inquinamento organico e

chimico, meta improponibile per specie iperaline. I pesci, di con-seguenza/ sono morti a migliaia creando elevati danni nel com-parto ittico. Da qui la decisione presa dalla Regione di regolare lapresenza dei cormorani e la richiesta dei pescatori di risarcimen-to. La gestione del problema delle specie ittiofaghe svernanti, in-dubbiamente, non è di facile soluzione. È chiaro che deve esiste-

re una programmazione di rilevazioni oggettive sugli incrementidelle popolazioni che rendano possibile l'elaborazione di una li-nea di gestione sostenibile e condivisa. Occorre proseguire il mo-nitoraggio della popolazione, affi.darsi a studi di dinamica di po-

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Page 10: 28Natura in Sardegna

polazione e disporre di dati aggiornati sulpescato oggetto di predazione da parte deicormorani.

I dati relativi agli anni 2004 e 2005, su

osservazioni condotte a gennaio dall'Isti-tuto Nazionale per la Fauna Selvatica (IN-FS), non consentono di poter prestabilireuna linea che conduca all'abbattimento,né esistono stime certe che quantifichinola predazione a fronte della produttività it-tica reale.

Gli allevamenti di pesci in acque salma-stre negli ultimi decenni hanno dovuto fa-re i conti con il progressivo degrado dellecondizioni ambientali e con una serie di al-tri fattori limitanti. Tra questi va citato al-meno quello relativo alla marcata riduzio-ne della montata naturale del novellameche sta alla base del ciclo produttivo. L'al-Ievatore deve pertanto provvedere all'ac-quisto di novellame o alla produzione, me-diante moderne tecniche di fecondazioneartificiale, il che costituisce un esborso fi-nanziario di un certo livello. La stessa pres-sione di pesca operata sul novellame va ad

incidere su popolazioni costiere già depau-perate, risultando essa stessa una causa del-la riduzione degli stock di pesca lacustre,oltre alle conseguenze della concentrazio-ne degli uccelli ittiofagi.

L'attività di pesca si scontra inevitabil-mente con la protezione della fauna itti-ca originaria e con quella delle popolazio-ni di uccelli e mammiferi ittiofagi: gli alle-vamenti ittici intensivi inquinano pesan-temente Ie acque e destabilizzano l'interoecosistema, incidendo sulle piramidi ali-mentari. La caccia, oltre alla sua azione di-retta di prelievo, è fonte di notevole distur-bo ed inquinamento.

Non bisogna sottovalutare I'impatto de-rivante dalla dispersione di carcasse im-piombate nella laguna. I pallini di piombovengono infatti ingeriti intenzionalmen-te da diverse specie di anatidi e limicoli,al posto dei sassolini di due o tre millime-

B Natw

tri di diametro che normalmente inghiot-tono per favorire Ia digestione. Sono statiproposti pallini atossici in leghe di acciaio,peraltro utllizzati da oltre trent'anni negliU.S.A. e recentemente introdotti in alcunipaesi europei, ma senza successo.

Le misure per la conservazione della fau-na sono da inserire nel più grande progettodi conservazione della biodiversità espres-

so dalla Convenzione di Rio. A livello eu-ropeo la Direttiva Uccelli (79laO9lCEE) si

propone di tutelare le specie contenute inuno specifico elenco, attraverso l'indivi-duazione di Zone di Protezione Specialeche dovranno essere tutelate contro ogniforma di inquinamento, deterioramento e

disturbo dell'avifauna. I finanziamenti so-

no previsti nel progetto LIFE-Natura. Ul-teriore direttiva specifica "Habitat (921431

CEE)" per Ia protezione di alcune tipolo-gie di habitat naturali prevede la creazio-ne di una rete di aree protette definite "Na-tura 2000".

Produzione e predatori: è, dunque, unproblema insolubile? Alla base del forte in-cremento della popolazione dei cormoranivi sono senza dubbio la protezione accor-data dalle Direttive europee e la maggio-re disponibilità di cibo nelle aree di ripro-duzione. La grande adattabilità comporta-mentale del cormorano alle condizioni lo-cali delle aree di alimentazione (non effet-tua selezione delle prede, si ciba di quellepiù abbondanti) hanno ben presto spostatoa suo favore I'equilibrio preesistente.

Se il ricorso alle doppiette a livello localenon paga, esistono altre strategie?

Partendo dal concetto che gli uccelli ittio-fagi non necessariamente hanno un impat-to negativo sul sistema naturale, in quantoassolvono naturalmente il loro compito nelnostro ecosistema, dobbiamo decisamenteintrodurre altri mezzi di dissuasione per ri-durre i danni. È l'uomo, convinto del suo

ruolo antropocentrico, che ha modificatogli assetti naturali delle zone umide, boni-

Page 11: 28Natura in Sardegna

ficando a favore dell'urbanizzazione, dellosviluppo industriale, agricolo e zootecnicoampie superfici perilagunali, limitando a

modestissimi cordoni gli areali di vegeta-

zioni acquatiche dove le specie ittiche pos-

sono facilmente trovare rifugio.

Perché i dissuasori risultino utili, occor-

re che siano eff,caci a lungo, poco costo-

si ed ecologicamente sostenibili. Nei pic-coli bacini di acquacoltura intensiva sono

applicabili tecniche di dissuasione efficaci(p.e. le reti di protezione) che ovviamentenon possono essere proposte per l'estensi-vo. Iluso dei cannoncini a gas, se non ca-

paci di variabilità temporale nello sparo, ri-sulta ben presto prevedibile e per di più fa-

stidioso per Ie attività lavorative.Sono in corso di sperimentazione alcune

tecniche di disturbo sonoro, e varianti distress call. Altre rimangono semplici misuredi prevenzione, Ia cui attuazione dipendedalle condizioni di allevamento. Tra que-

ste, lo stoccaggio del pesce a maggiore den-sità in bacini piccoli e difendibili, I'elimi-nazione dei possibili posatoi, il ripristinodella vegetazione acquatica che garantiscerifugio ai pesci e rende difficoltosa Ia pe-

sca ai cormorani. Quando Ia concentrazio-ne del pesce awiene in areali di modestedimensioni e arginati naturalmente, oltreall'eliminazione di tutte Ie strutture artifi-ciali, possibili posatoi, possono essere in-seriti una serie di cavi a formare reticoli a

dente di sega che dovrebbero ridutre "l'at-trattiva" per ostacolo meccanico al decolloed ammaraggio.

Anche se, forse, a Cabras non serviranno.È recente la notizia, riportata dai media a

metà febbraio, che Ia Regione ha fatto mar-cia indietro nell'autorizzare I'uso delle dop-piette per l'abbattimento dei cormorani. Le

autorità governative di controllo sostengo-

no infatti che l'incremento dei cormoraninon è tale da costituire minaccia alla pro-duttività ittica della Laguna di Cabras. Mala partita rimane comunque aperta.

Nof&frffi s o

La laguna di Cabras

È Io "stagno" più esteso della Sardegna: ori-ginariamente di proprietà privata, e stato ac-

quisito negli annì '80 al patrimonio demaniale.

Sì trova in provincia di 0ristano, compreso nei

Comuni di Cabras, Riola e Nurachi, a sud del-

la penisola del Sinis (carta lGM, foglio 528, se-

zìone I - foglio 528, sezione lV) in un'area per

Ia quale è prevista l'istituzìone del parco natu-

rale regionale del Montiferru - Sinis.

È compreso nelle aree protette a norma del-

la Convenzione di Ramsar. Attualmente un Con-

sorzio formato da 11 cooperative, che conta-

no in totale circa 300 soci, ha la concessione

per ta pesca. La superficie complessiva e di cir-

ca 2228 ha; la profondità media è di 1,5 metri,

quella massima di tre. ll fondo e di natura preva-

lentemente fangosa. [acqua dolce, stimata in B0

Mm3/anno, proviene per la maggior parte dal rio

Mar'e Foghe e dal Rio Sa Praja. Vi sboccano, inol-

tre, numerosi canali di bonifica. Le acque, conta-

minate da scarichì di origine urbana, agricola ed

industriale, sono da considerarsi eutrofiche.

La produzione della pesca, negli anni prece-

denti I'ingresso dell'attuale concessionario, è

difficilmente valutabile a causa della mancanza

di una gestione ordinata dell'attività. Negli an-

ni immedìatamente precedenti l'evento distrofi-

co del 1999, era stimata in 200 kg/ha all'anno, di

cui oltre il 90 0/o costituito da mugilidi.

Lavìfauna è ricca e varia.

Nel censimento regionale del 1994 sono sta-

te osservate 28 specie di uccelli, con quasi 30.000

esemplari, ra ppresentati essenzialmente da fischio-

ni, moriglioni, folaghe, pavoncelle, mestoloni.

Per la presenza di un eccessivo numero di

cormorani, non osservata al momento del pri-

mo censimento, ma accertata a Cabras come

in tutti gli stagni dell'0ristanese, l'lstituto Na-

zìonale per la Fauna Selvatìca (INFS) ha auto-

rizzato la Regione Sardegna, per ben due vol-te negli ultimi dieci anni, ad abbattere alcune

centinaie di animali, per tentare un control-lo dei danni prodotti al patrimonio ittico del-

lo stagno.

Page 12: 28Natura in Sardegna

AMBIENTELa notizia

ll piano forestale ambientaledella Regrone Sardegna

T I piano forestale approvato in gen-

Il#tfr#trful:l:rrllsettore ambientale che, a detta di coloro chel'hanno preparato, si presentano privi di unaIinea guida e di una organica pianificazione.

I punti essenziali del programma sono lalotta al dissesto idrogeologico e alla deserti-ficazione. Punta inoltre alla valorizzazionedelle risorse forestali, alla tutela della bio-diversità, all'integrazione delle economie 1o-

cali - con un occhio di riguardo per quellecollocate nei comprensori rurali e montani- con un circuito di più ampio respiro.

Il piano forestale si integra con altri inter-venti simili sia in ambito regionale che eu-ropeo. A questo proposito è utile ricordareche il medesimo progetto è finanziato dal-la comunità europea con 22 milioni di eu-ro e che tali fondi provengono in gran par-te dai Por per Ia difesa del suolo, per la pre-venzione, per Ia sorveglianza degli incendi eper la ricostituzione del manto boschivo. LaRegione è sicura di poter utilizzare queste ri-sorse nel miglior modo possibile, accedendoalle premialità previste per IL 2007-2013.

In particolare, il piano forestale prevedeuna netta valofizzazione delle foreste isola-ne con la sostituzione delle specie esotichecon quelle autoctone. Una mappatura a tap-

t-ro Nofum:

peto permetterà di individuare in una car-ta dettagliata i vari tipi forestali presenti nelterritorio sardo. Seguendo le normative pre-viste dal protocollo di Kyoto una parte delprogetto sarà dedicata al rimboschimentoflnalizzato all'assorbimento del carbonio at-mosferico. Verrà potenziato il settore vivaistico, anche con la piantumazione di quer-ce, acero, alloro, tasso, agrifoglio e frassino.I vivai diventeranno sedi di distribuzionedelle piante che andranno ad ornare stra-de e piazze dell'isola. La normativa prevedeinfatti che siano messe a dimora solamen-te piante autoctone, che andranno a sosti-tuire in modo progressivo quelle non indi-gene. Nel progetto si fa esplicito riferimentoall'eucaliptus, che verrà sostituito eventual-mente con oleandri, ginestre arboree o altrepiante. Lalavoruzione del sughero e il patri-monio boschivo correlato sarà dotato di cer-tificazione e registrato secondo quanto de-ciso in sede comunitaria. Inoltre sarannopiantate nuove sugherete e si recupererannoquelle abbandonate o degradate.

Tra le finalità del progetto dunque si inse-riscono vari temi di stretta attualità, come ilrispetto dell'ambiente, la sua salvaguardia,Ia connessione e Ia comunicabilità tra microe macro sistemi economici. Un piano am-bizioso, di ampio respiro, che tuttavia nonconvince molti tra gli addetti ai lavori.

Page 13: 28Natura in Sardegna

e*mvegn* dE §tudE

3 giugna 20C§ - Saia Ccnferenze II'JAIF

Bcscc di Santa Barbara - Vili*grantie Strisaili

4 giugnc 20t)§ - Sibiicieca Comunait e Piatza Fcntana

L.trz,rlei

*r-r 'lLr.30 Fierc C;r'.;,ptrsioen'.e ceila Fr':v,.lcia eql:art,a5a,:tra a, con;'*rtrsi I

*r* l*.4* Sai*ti dei Sinda**di Vili*gra*de **bri*!e §*s+tc';

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Page 14: 28Natura in Sardegna

AMBTENTE I

ll parere di Antonello Meìe

PIANO FORESTALE AMBIENTALE REGIONALEI

I nato il Piano Forestale Ambientale Regionale. Dico subito che la parola "ambientale" messa nel

l- mezzo è poco comprensibile. Già nel termine "forestale" è implicito il concetto di ecosistema (fo-

! restale, appunto) e, quindi, di "ambiente" (forestale).

h ll Piano è un passo molto importante perché significa che qualcosa, nella considerazione del-la classe politica al governo, sta cambiando nei confronti dell'area forestale.

ln passato (anni '70 del secolo passato) era stato impostato un "programma di forestazione" (propriocosì, di forestazione!), che vide la luce come mera elencazione di lavori e costi che "salvassero l'esisten-te" allo scopo di conservare e, se possibile, ampliare, i livelli occupativi nei cantieri forestali. Era stato unlavoro sofferto perché frutto di compromessi fra la componente tecnica che mirava a "volare alto", sug-gerendo obiettivi che superassero il concetto della sola "forestazione" nei cantieri, e la componente po-litico-sindacale, il cui scopo era quello di ampliare l'area d'intervento per aumentare la consistenza del-la"forza lavoro a tempo indeterminato". Lo scopo sociale, elemento importante nell'opera pubblica, macertamente subordinato allo scopo principale configurato nella sistemazione idrogeologica dei tenitori,aveva acquistato signifìcato di valore essenziale, primario, condizionante. Ne conseguiva che l'aggiorna-mento annuale del programma di forestazione si riduceva ad una serie di prospetti per aree amministra-tive, i cui elementi costitutivi erano i numeri della forza lavorativa in carico, il costo mensile delle presta-zioni ed una percentuale relativamente modesta per l'approwigionamento di attrezzi e materiali. ll tut-to riferito all'anno finanziario. lnsomma, le sistemazioni idraulico-forestali dei bacini montani, definiteall'articolo 39 della legge forestale 326711923, erano un grande contenitore nel quale confluivano im-mense risorse finanziarie che garantivano lunghi periodi di "pace sociale". Erano i tempi della "calabriz-zazione" di talune aree del Mezzogiorno italiano.

ll Piano Forestale Ambientale regionale, presentato alla Stampa il 31 gennaio scorso, offre aspetti diinteresse e di organicità per i temi che affronta e che riguardano: l'assetto forestale dell'lsola, la valuta-zione della consistenza del patrimonio silvano, gli obiettivi da conseguire, l'analisi delle funzioni da at-tribuire ai boschi e alle altre tipologie della vegetazione dell'area forestale, la definizione delle categoriee dei tipi forestali, le linee d'intervento. Dalla Iettura della corposa relazione emergono alcune conside-razioni che ne fanno apprezzare l'impostazione ed i contenuti: la competenza e professionalità dei re-dattori, l'ampiezza dei temi affrontati, le prospettive che si intravedono nel futuro del sistema forestaleisolano, le vie per conseguire i risultati. Di seguito vengono trattati alcuni argomenti che, a mio giudizio,contengono motivi di grande interesse.

Ilnventario Nazionale delle Foreste e Carbonio 2005 (l N F C ), in attuazione a cura del Corpo Fore-stale dello Stato, attribuisce alla Sardegna una superficie forestale di Ha 1.242.880,che rappresenta unindice forestale territoriale del 51,55 o/0. È un valore apprezzabile perché fa dell'lsola una delie prime re-gioni d'ltalia in termini di copertura forestale assieme alTrentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Tosca-na e Umbria. Anche se, percorrendo la viabilità delle contrade della Sardegna, l'osservazione visiva nonpercepisce, nel sistema montano, collinare e costiero, la presenza diffusa di una copertura continua diformazioni forestali. I colori oscuri della foresta mediterranea sono interrotti dalle ampie distese di verdechiaro delle macchie e praterie in abito primaverile e dalle sfumature di giallo delle praterie stive. Le pen-dici e le dorsali montane sono sovente nude. La confusione nasce dall'uso improprio che si fa della parola"bosco" (o foresta). ll Decreto Legislativo 22712001 fornisce questa definizione di bosco: terreni copertida vegetazione forestale arborea associata, o meno, a quella arbustiva, di origine naturale o artificiale, inqualsiasi stadio di sviluppo, i castagneti, le sugherete e la macchia mediterranea. Esiste, quindi, un"'aread'interesse forestale" che comprende il bosco (o foresta) e anche la macchia mediterranea, strutture dif-ferenti nella composizione e tipologia. La diversità è sostanziale se si considerano le funzioni che posso-no svolgere per I'utilità della collettività umana. Ul N F C - 2005 non ha ancora fornito elementi di det-

n Natffikr

Page 15: 28Natura in Sardegna

taglio, ma fa una distinzione importante: bosco e altre

tene boscate per Ha 1.232.780; impianti di arboricoltura

da legno per Ha 10.101. Si tratta di individuare quali sono

il bosco e le altre terre boscate. Una proiezione non defi-

nitiva della ripartizione delle superfici forestali, secondo

le categorie inventariali (l N F C) presentata al Convegno

di Vallombrosa il 9 e 10 giugno 2005 (Economia Monta-

na, n' a/zOos), su una superficie forestale della Sarde-

gna di Ha 1.080.239, attribuisce il 45,1 0/o al bosco, e il

53,6 o/o alle "altre terre boscate". Con carattere di prov-

visorietà, possiamo ammettere che i boschi coprano una

superficie di Ha 563.538 (45,10/0), le altre terre bosca-

te Ha 666.183 (53,60/0), le aree temporaneamente pri-

ve di soprassuolo e con impianti di arboricoltura da le-

gno Ha 16.158 (1,30/o). Le altre terre boscate, che com-

prendono le macchie alte e basse, i cespuglietti, le gari-

ghe, le formazioni rupestri e riparie, le aree nude in fase

di colonizzazione naturale, rappresentano oltre la metà

dell'area forestale sarda. ll bosco e le macchie sono eco-

sistemi diversi per composizione, tipi fisionomici e fun-

zioni che svolgono.

Per una migliore comprensione è utile precisare che,

mentre il bosco è un soprassuolo organizzato in uno o

più strati arborei ed, eventualmente, arbustivo ed erba-

ceo, la macchia è un consorzio di arbusti ed eventual-

mente di alberi con portamento anche arbustivo, di sta-

tura variabile fino a 2 metri (macchia bassa) e fino a

4-5 metri (macchia alta). Ouindi la macchia non è bo-

sco, anche se, per vari motivi giustificabili, viene assimi-

lata al bosco. Per inciso, occorre tenere conto del fatto

che le macchie, se si escludono alcune plaghe delle fa-

sce costiere, sono di degradazione, secondarie, deriva-

te da originarie foreste e, come tali, aree recuperabili al

bosco. Alla luce di quanto esposto si può ammettere un

indice di boscosità territoriale del 20,20 0/0, dimensio-

ne statistica che rispecchia la situazione reale e che non

si discosta dai valori noti da tempo. La distinzione è im-

portante perché, nel pianificare la fase applicativa nel-

l'area forestale, occorre prevedere linee guida di gestio-

ne ed indicazioni selvicolturali diversificate per i boschi

e le macchie.

Per ragglungere gli obiettivi che il Piano si propone

vengono esaminati gll aspetti di multifunzionalità del-

la copertura forestale, avendo avuto l'accortezza di non

attribuire "ad un particolare sistema forestale una fun-

zione principalmente esplicata", in quanto "operazione

riduttiva, poiché riconduce ad una sola funzione prima-

ria quello che invece è sempre un insieme indivisibile di

diverse funzioni contemporanee". 5i riconosce all'anali-

si delle funzioni una notevole importanza al fine di defì-

nire la "destinazione funzionale del territorio". Ouesto ha

consentito di determinare le possibili azioni di intervento

nelle linee protettiva, naturalistico-paesaggistica, pro-

duttiva, di informazione ed educazione ambientale, di ri-

cerca applicata. Le prime tre linee del programma acqui-

stano particolare rilevanza per gli effetti che potrebbero

produne. La novità consiste nell'avere, finalmente, indi-

viduato le tipologie forestali come base per la classifica-

zione della vegetazione forestale dell'lsola, sistema, per

altro, già in uso in molte Regioni d'ltalia fin dagli anni '90

del secolo scorso.

La tipologia forestale, si legge nel Piano regionale, fa-

cilita l'individuazione delle linee di politica forestale e le

relative indicazioni selvicolturali: per ciascun tipo fore-

stale, sulla base del livello di degradazione edafica e ve-

getazionale, viene fornito l'orientamento per una gestio-

ne da attuare attraverso scelte che riguardano la for-

ma di governo boschivo, Ia conversione dei soprassuoli,

l'evoluzione naturale, la ricostituzione, il rimboschimen-

to, la rinaturalizzazione, la regolamentazione del pasco-

lamento ed altre, tutte mirate alla prevenzione, recupero

e restauro ambientale, alla preservazione e conservazio-

ne ed alla valorizzazione degli ecosistemi.

Un Piano Forestale innovativo rispetto al passato che,

però, suscita qualche perplessità circa la sua attuazio-

ne, essendo nota la scarsa inclinazione dei sardi alla sel-

vicoltura, se si considerano gli ostacoli che si potrebbero

frapporre e che hanno costituito limiti presso che insu-

perabili negli ultimi quaranta anni del secolo scorso.

ll Corpo Forestale, con l'applicazione della legge

3267 123, possibilmente ringiovanita, I'Ente foreste, gll

Enti locali i privati dovrebbero saper elaborare gli stru-

menti esecutivi per la sua attuazione: i piani di gestio-

ne delle foreste naturali che, per posizione e valori na-

turalistici e paesaggistici, meritano particolare attenzio-

ne; i piani di assestamento (di utilizzazione) delle fore-

ste di produzione di legna e sughero; i progetti esecuti-

vi per la sistemazione idraulico-forestale dei bacini im-

briferi intercomunall e per la coltivazione dei boschi co-

munque realizzati.

Dovrebbe essere rivista e corretta la consuetudine di

voler fare della selvicoltura (anche con i rimboschimen-

ti) senza tenere conto della realtà dei reglmi termo-plu-

viometrici del clima isolano, quando, per necessità, oc-

corre applicare le regole dell'aridocoltura, anche se que-

sto dovesse comportare una certa flessibilità stagiona-

le nella occupazione in relazione al carattere di stagio-

nalità di talune operazioni colturali. Ultimo, ma non me-

no importante, problema deriverà dalle interferenze del-

l'attività pastorale nei boschi naturali, specialmente se

in rlnnovazione, in ricostituzione ed in rinaturalizzazio-

ne. La secolare esperienza ha dimostrato la incompatibi-

lità dell'allevamento del bestiame con l'equilibrio interno

della foresta naturale. La selvicoltura e la zootecnica "li-

bera" devono esercitarsi in habitat differenti, con bene-

ficio per entrambe.

NatMWM rt

Page 16: 28Natura in Sardegna

AMBTENTE I

A. M.

ffi&xtrffi§$p*m§:prmh{mmm ffi rtsffitrsffi

Testi

o appreso dalla stampa che in Sardegna "sono destinati a sparire, sostituiti davegetazione autoctona, gli Eucalitti". La guerra sarebbe stata dichiarata dallAs-sessorato della Difesa dellAmbiente con la collaborazione del Corpo Forestaleregionale, dell'Ente Foreste e dellAssessorato allAgricoltura (La Nuova Sarde-

gna del 27 gennaio scorso).Lo scopo, a parte quello di rendere più accogliente f immagine delf isola per i turisti, sa-

rebbe "lct tutela dell'ambiente, il contenimento del dissesto idrogeologico e dellq desertificazio-

r+ Na{ddm

Page 17: 28Natura in Sardegna

ne, la valorizzazione della risorsa foreste, Ia

biodiversità...". La nota giornalistica giun-ge 16 mesi dopo quella che ci informa-va che il Sindaco del Comune di Murave-ra ha bandito, con ordinanza numero 31,

gli alberi di Eucalipto dalla fascia di terri-torio entro i due chilometri dal mare ( LaNuova, 1 ottobre 2004). Anche in questocaso si vorrebbe impedire la desertifica-zione del territorio.

A mio parere stiamo rasentando il ri-dicolol In queste guerre ecologiste sor-prende che i colleghi del Corpo Foresta-Ie, non potendo fare di meglio, non si sia-

no defilati per evitare di avallare decisio-ni che sono prettamente di natura politi-ca, non essendo sostenibili sotto il profi-lo dell'ecologia e della selvicoltura, con ilrischio aggiunto di mettere in discussio-ne la cultura professionale di noi ecologiforestali e selvicoltori.

Ricordo la risposta del professor LucioSusmel, alla domanda sulla differenzafra un ecologo ed un ecologista, duran-te una visita alle leccete del Supramon-te negli anni Settanta: ..Ecologi siamonoi che, oggi, utilizziamo le nostre cono-scenze di ecologia forestale e di selvicol-tura per esprimere valutazioni di meri-to su ciò che osserviqmo. Ecologisti so-no coloro i quali, pur non essendo in pos-sesso di un'adeguata cultura professiona-le, perché applicati ordinariamente in ql-tre professioni, esprimono giudizi e va-lutazioni solo perché risultano iscritti a

una qualche asso ciazione naturalistica>>.Analogo il pensiero del professor ValerioGiacomini, eminente botanico: r.L'eco-

logia sta rischiando, specie nelle sue appli-cazioni, di divenire una prassi comune, nelsenso che chiunque può improwisarsi ecolo-go e che qualsiasi volontarismo può assume-re troppo facilmente sembianze e funzioni diun organo competente, forte di quel consen-

so unificatore che i problemi così emotivq-mente coinvolgenti suscitano nell'animo del-

l,uomo comune>>. E ancora: "Un ecologo puòpredicare quanto vuole su cosa si deve o nonsi deve fare nei confronti della natura, per-

ché tanto, prima o poi, arriverà un architet-

to che farà di testa sua ufi Piano e tale Piqnosarà legge".

Attraverso le citazioni di questi autorevo-li studiosi delle Scienze forestali e botani-che voglio mettere in risalto I'opportunitàche, parafrasando un vecchio detto nuore-se, ciascuno eserciti la sua professione, sen-

za andare oltre i limiti consentiti. Potreisostenere le mia tesi elencando qualche pa-gina di bibliografia su argomenti di ecolo-gia forestale teorica e applicata alla Sarde-gna e di selvicoltura sugli Eucalipti. Mi li-miterò invece ad alcune semplici conside-razioni, seguendo I'ordine delle notizie dicronaca.

Ilobiettivo dell'operazione di "bonifica"dovrebbe essere quello della tutela dell'am-biente ed i riflessi sull'immagine della no-stra isola per i visitatori. Da turista che havisitato una cinquantina di paesi nel mon-do posso affermare che, se non possiedeuna conoscenza specialistica della natu-ra dei luoghi, il viaggiatore quasi mai rile-va se il paesaggio è costituito da eucalipti,conifere mediterranee, acacie o altre varie-tà di piante. AI massimo riesce a percepi-re la differen za fra un soprassuolo atboreo,che proietta la sua ombra sul terreno, e unamacchia che, per la sua compattezza, ten-de faticoso il procedere a piedi.

In Sardegna, alcune plaghe della fasciacostiera sono state arricchite dalla edifica-zione delle tanto vituperate pinete, qua e làcorredate di vistose acacie, che i soliti petu-Ianti avevano bollato come forma di "in-quinamento verde", alla faccia della fun-zione della fotosintesi clorofilliana e del-l'assorbimento del carbonio atmosferico,secondo Ie linee del protocollo di Kyoto.

Inoltre, cosa dire del paesaggio reinven-tato nelle assolate pianure del Campidano,con la realizzaziore delle reti frangiventonel territorio di Arborea, ex stagno di Sas-

su, e di altri scenari, con la piantagione dimilioni di eucalipti, pini, salici, pioppi, ro-binie su oltre 6000 ettari di territori boni-ficati?

"Oltre ai benèfici risultati sul clima locale, i

frangiventi hanno permesso di risolvere il pro-blema dell'approwigionamento del combusti-

NofÀdm: r s

Page 18: 28Natura in Sardegna

bile per tutti i mezzadri» scriveva il Pavari,nel testo Frangivento, edito dalla R.E.D.A.Roma.

Questo e altro è stato possibile, dopo varistudi che hanno portato alla scelta di unadecina di specie di Eucalipto, fra le 600 cheaffollano il genere in Australia, esaminan-do le qualità biologiche e la compatibilitàcol clima della Sardegna. Con quali spe-cie autoctone si sarebbero potute costrui-re le reti frangivento nelle aree destinatealla bonifica in Sardegna? E cosa dlre del-le piantagioni di Eucalipto destinate all'ap-provvigionamento di legna da ardere nellearee predesertiche dove il materiale energe-tico era rappresentato dal genere Cistus?

Appare ipotesi improponibile quelladi voler risolvere il problema del dissestoidrogeologico con l'impianto delle ginestree degli oleandri, perché ritengo che l'asset-to idrogeologico si consegua operando daibacini delle aree collinari e montane do-ve, citando il regio decreto legge del 1923,"i terreni di qualsiasi natura e destinazio-ne... possono con danno pubblico subiredenudazioni, perdere la stabilità o turba-re il regime delle acque". In queste situa-zioni l'Eucalipto non viene impiegato perincompatibilità pedoclimatica, ma il pro-blema non può risolversi con le ginestre el'oleandro.

La lotta alla desertiftcazione non si com-batte mettendo al bando agli Eucalipti,perché nelle pianure della Sardegna le al-ternative sono Ie macchie basse o la coltu-ra agraria. Mancando la riserva idrica perfare f irrigazione, e quindi l'agricoltura ir-rigua, o si ritorna alle origini lasciando li-bero il campo all'avvio di una successio-ne secondaria con Ia dominanza tempora-nea dei cisti, oppure si ripiega sull'impo-stazione di sistemi agronomici assimilabi-li all'aridocoltura che, comunque, prevede,ove possibile, l'impianto delle fasce frangi-vento che limitino i processi di evapotra-spirazione.

Ho letto anche della valorizzazione del-le foreste esistenti e della biodiversità, in

#

16 Nat*,flm:

particolare nelle zone montane e rurali.Il queste aree l'Eucalipto non viene im-piegato per incompatibilità ambientale:la sua presenza oltre i 500 metri sopra ilIivello del mare è episodica ed insignifi-cante. La val.orizzazione delle foreste esi-stenti appare subordinata solo alla corret-ta gestione: definire e stabilire le "regoledi gestione" per ciascuna tipologia di bo-sco, le stesse che gli incompetenti chia-mano "vincoli", regole certe che possanotracciare, senza equivoci, i limiti chiaridell'esistenza della foresta e dell'attivitàpastorale, che la storia naturale della Sar-degna ha dimostrato essere incompatibili(la zootecnica è fuori discussione perché,per definizione, oggi non dovrebbe esse-re praticata in condizioni di semiselvati-chezza nelle foreste di querce).

È implicito nella idea di bosco il concettodella sua rinnovabilità/ secondo ritmi defi-niti dalla genetica delle specie e dalla strut-tura dell'ecosistema. Quando non vengonorispettati questi ritmi, la rinnovazione vie-ne meno e il bosco incomincia a morire.Il tutto avviene, naturalmente, nei tempilunghi, talvolta lunghissimi, della vita delbosco.

È un processo inesorabile. Le zone mon-tane e collinari della nostra isola sono dis-seminate di residui di boschi che han-no esaurito Ie loro funzioni: relitti di lec-cete, querceti, sugherete e anche facies diuna memoria boschiva di cui sopravvivo-no scarsi esemplari dovuti alla vitalità diesauste ceppaie.

È suff,ciente spingersi netle quinte deimonti del Gennargentu e nelle cordiglie-re calcaree della Sardegna centro - orienta-le, con occhio attento non solo ai colori delpaesaggio severo ma anche all'aspetto dellastruttura del bosco.

Se non si possiede la sensibilità/capacitàper rilevare questa sofferenza, ci si accom-pagni con chi sa leggere, interpretare e tra-smettere questi valori. Solamente allora sipotranno tracciare regole adeguate per ini-ziare un recupero che dovrà passare attra-verso le fasi della rinaturalizzazione, con-servazione e protezione.

Page 19: 28Natura in Sardegna

DTesti

TRTTTO AMBIENTALE I

Enrico Vacca

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impressionante varietà di forme viventi presenti sul nostro pianeta viene indi-

cata con il termine biodiversità, che comprende la diversità della vita a tutti i Ii-

velli di organizzazione: dai geni flno ai biomi, passando per gli individui, le po-

polazioni, Ie specie, gli ecosistemi, i paesaggi.

In base alla "convenzione sulla diversità biologica" (Rio de Janeiro, 1992) distinguiamo

tre livelli di biodiversità: la diversità genetica (intraspecifica) tra organismi appartenen-

ti alla stessa specie, sia all'interno di una popolazione, sia tra diverse popolazioni. È po-

co appariscente in quanto confinata alf interno di una specie. C'è poi la diversità specifica

Nafffifik rz

Page 20: 28Natura in Sardegna

(interspecifica) tra organismi appartenentia specie diverse e, infine, quella ecosistemi-ca, che rappresenta Ia varietà di ecosistemi(comunità di organismi viventi e relativoambiente fisico-chimico, owero compo-nente biotica e componente abiotica). Ta-

le livello di diversità comprende i due pre-cedenti livelli.

II numero delle specie viventi non è notocon esattezza, non essendoci una lista stan-dardizzata e riconosciuta a livello mondia-le. Si ritiene che le specie individuate e de-scritte siano circa 1,8 milioni: 950mila in-setti, 380mila piante, 23mila pesci, 8.700uccelli, 6.300 rettili, 4.500 mammiferi,3.000 anfibi e circa 500mila specie appar-tenenti ad altri gruppi. La comunità scien-tif,ca ritiene che il numero totale delle spe-

cie sia compreso tra i 3 milioni e i trenta (fi-no a 100 milioni secondo alcuni).

Tale enorme biodiversità è il risulta-to dell'evoluzione biologica che, attraver-so mutazioni genetiche, selezione natura-Ie, deriva genetica e flusso genico, ha pro-dotto continuamente nuove popolazioni e

nuove specie in conseguenza dell'insoppri-mibile bisogno di ogni individuo di procu-rarsi Ie risorse per sopravvivere in un mon-do mutevole e incerto. In questo senso, lespecie possono essere viste come formu-le di sopravvivenza, come modi diversi disfruttare le risorse energetiche del pianeta:ciò equivale a dire che quanto maggiore è

la biodiversità tanto più ottimale risulta es-

sere Io sfruttamento delle risorse, pertantomaggiore è il numero di individui che rie-sce a vivere in una determinata area.

La diversità genetica rende le specie me-no vulnerabili a epidemie o a eventi estre-mi quali siccità, gelate, alluvioni, poichéessa non va intesa solamente come il risul-tato finale del processo evolutivo ma, al-Io stesso modo, quale capitale genetico perl'ulteriore adattamento e sviluppo di nuo-ve popolazioni e specie.

ll valore della biodiversità

La biodiversità genetica, specifica ed eco-

4

ls Nofom

sistemica, ebbe un ruolo fondamentale,unitamente a fattori climatici e geografr-

ci, nell'assicurare, in alcune aree del pia-neta e alle rispettive popolazioni umane,un immenso vantaggio nello sviluppo del-le prime complesse forme di civiltà: la na-scita dell'agricoltura, quale causa dello svi-luppo di società complesse, avvenuta attor-no all' 8000 a.C. nell'area della MezzalunaFertile (Siria, Giordania, Iraq e dintorni), è

giustificata non da una presunta superiori-tà intrinseca di quelle popolazioni rispettoad altre, ma piuttosto, dai suddetti fattori.La flora e la fauna della Mezzaluna Fertileera talmente ricca da poter offrire ai popo-Ii locali un numero straordinario di pianteadatte alla domesticazione, nonché anima-li di grossa taglia quali la capra, la pecora, ilbovino e il maiale, tuttora i più importantimammiferi domestici. Se a queste quattrospecie di mammiferi mediorientali aggiun-giamo il cavallo, la cui prima domestica-zione certa risale al 4000 a.C. nell'area del-l'attuale Ucraina, riusciamo a valutare me-glio l'immenso vantaggio ecologico di par-tenza dell'Eurasia e i successivi fenomenistorici di colonizzazione a spese delle Ame-riche, dellAfrica e dellAustralia.

Nel mondo esistono solamente 148 spe-

cie di mammiferi terrestri erbivori o on-nivori di grossa taglia (oltre 45 kg) di cuisolamente 14 sono state addomesticate inpassato (8000-2500 A.c.). Tra queste, ben13 erano confinate in Eurasia.

La Biodiversità assicura la fornitura deibeni ricavabili dall'agricoltura, dalla pesca,

dalla caccia, dalla raccolta del legname (ci-bo, carburanti, materiali da costruzione,indumenti). Le risorse genetiche sono inol-tre importantissime in campo medico, ba-

sti pensare che negli Stati Uniti oltre il 500/o

dei principi attivi delle prescrizioni traggo-no origine da organismi viventi. Un'altracategoria di beni è rappresentata dall'enor-me mole di informazione genetica racchiu-sa in ciascun organismo. Oggi si è in gra-

do di trasferire geni da una specie ad un'al-tra, per sfruttarne le caratteristiche positi-

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ve: sarebbe assurdo, proprio ora che Ie bio-tecnologie stanno offrendo enormi possi-

bilità applicative, assistere passivamente al-Ia perdita di biodiversità, ovvero di questoenorme capitale informativo genetico, pre-giudicando in tal modo l'opportunità, perIa generazione attuale e per quelle future,di conoscere e di ricavare nuovi benefici.

La biodiversità ha inoltre un inestimabilevalore utilitaristico indiretto dovuto ai ser-

vizi resi: dalle interazioni che determinanoIa distribuzione e l'abbondanza degli orga-nismi dipendono importanti meccanismidi riciclo dell'acqua, dell'aria, dei nutrien-ti del suolo, nonché indispensabili processidi impollinazione. Tali servizi assicurano,a ben vedere, la qualità della vita della spe-

cie umana se non Ia vita stessa.

Anche il valore ricreativo delle nuove for-me di turismo fortemente legate al territo-rio, può essere considerato un servizio resodalla biodiversità.

In aggiunta, Ia biodiversità acquista unvalore intrinseco allorché viene giustificatae preservata da argomenti di carattere eti-co, spirituale, culturale, estetico.

ll principio di precauzione

Si sta assistendo alla scomparsa prematu-ra di un gran numero di specie che trasci-nano altre, ecologicamente interconnesse,nel processo di estinzione secondo un mec-canismo a catena comportante una desta-bilizzazione dei sistemi ecologici correnti.

I-lattuale tasso di estinzione è dalle cen-to alle mille volte più elevato di quanto cisi sarebbe dovuti aspettare preservando glihabitat. Diversi autori riportano cifre attor-no alle 3Omila specie estinte all'anno, undato paragonabile per dimensione a quel-1o delle passate estinzioni di massa. In Ita-Iia, oltre 11 7oo/o dei vertebrati presenti ri-sulta essere complessivamente minacciato(categorie di minaccia IUCN): in particola-re i pesci di acqua dolce, gli anfibi e i rettili.I/eterogenea categoria degli animali inver-

tebrati, il cui numero totale di specie è dicica 7,2 milioni, rappresenta la base del-Ia biodiversità degli ecosistemi marini, diacqua dolce e terrestri, ma le informazionisulle problematiche di conservazione sonoalquanto lacunose; le specie più minacciaterisultano essere quelle viventi nelle acquedolci, in particolare nelle acque sotterraneesoggette a maggiore inquinamento chimi-co ed organico.

Le cause di questa drastica riduzione del-Ia biodiversità sono da imputare all'attivitàantropica attraverso la modificazione, tra-sformazione e frammentazione degli ha-bitat, I'introduzione di specie o di popo-lazioni esotiche (competizione, predazio-ne, ibridazione, trasferimento delle malat-tie, distruzione dell'habitat), le attività dicaccia e di pesca eccessive, il cambiamentodelle attività agricole e di allevamento (raz-

ze cosmopolite ad alta produttività al postodirazze e popolazioni locali).

Una serie di domande sorge spontanea.Siamo sicuri, di fronte a queste morti pre-mature e al conseguente repentino cambia-mento di sistemi ecologici correnti, che ciònon interessi affatto anche fondamentalispecie di piante e animali domesticate?

Può la stessa qualità della vita dell'uo-mo in qualche modo essere messa a rischioda tutto ciò? E ancora: siamo certi, dall'al-to del nostro smisurato antropocentrismo,che l'uomo è al di fuori del ciclo biologico,al di fuori delle interconnessioni tra specie,

indifferente al valore utilitaristico diretto(beni) e indiretto (servizi) della biodiversi-tà? Viene da chiedersi quante specie e po-polazioni estinte avrebbero potuto assume-re una particolare importanza nell'ambitodella medicina, dell'alimentazione o dellematerie prime per la generazione attuale e

per le generazioni future, e perché ci si tro-va ad assistere in maniera così poco consa-pevole a questa perdita di capitale di garan-zie e di opportunità.

Se queste domande hanno un senso, se

sorgono dei dubbi nel dare delle risposte,non possiamo non applicare il principio di

Naftggg rs

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precauzione (aft. 174 del Trattato CE) cheprevede, qualora sia individuata la possibi-lità di effetti dannosi, in presenza di unaperdurante incertezza scientifi ca, l' adozio -

ne di misure di gestione del rischio, soste-

nendo - ad esempio - in maniera risolutaIa diffusione di una più cosciente culturaambientale e forme di legalità più attenteai concetti scientifici ed etici della biologiadella conservazione.

L'obiettivo è quello di mantenere a lungotermine Ia biodiversità, attraverso uno svi-luppo sostenibile che consenta di soddisfa-re i bisogni della generazione attuale senzapregiudicare Ia possibilità per le generazio-ni future di soddisfare i propri. Solamen-te nuovi modelli di produzione e di consu-mo consentiranno un rapporto equilibra-to tra i bisogni sociali, l'attività economi-ca e l'ambiente.

Biologia della conservazione e dirittoAl vertice mondiale sullo sviluppo soste-

nibile tenutosi a Johannesburg nel 2002,i Capi di Stato si sono accordati sulla ne-cessità di ridurre sensibilmente il preoccu-pante tasso di perdita della biodiversità daqui aI 2010, riconoscendo unanimementela "Convenzione sulla diversità biologicadi Rio de Janeiro" come 1o strumento prin-cipale a garunzia della conservazione dellabiodiversità, e dell'uso durevole o sosteni-bile dei suoi componenti.

Il DPR 35711997 (e le sue modifiche), inattuazione della Direttiva 92l43lCF-E "Ha-bitat", prevede la costituzione di una "re-te ecologica europea coerente" denomina-ta "Natura 2000', comprendente oltre alle"zone speciali di conservazione" (ZSC), de-rivanti dai proposti siti di importanza co-munitaria individuati dalle Regioni e dal-le Province autonome, le "zone di protezio-ne speciale" (ZPS) previste dalla Direttiva79I409ICEE "Uccelli". Nelle suddette zone,ai fini della salvaguardia della biodiversità,si applicano le misure necessarie per man-tenere o ripristinare, in uno stato di con-

É

20 Nor[ffiMm

servazione soddisfacente, gli habitat natu-rali e seminaturali e le popolazioni di spe-

cie di fauna e flora selvatiche. Per evitareI'eccessiva frammentazione e l'isolamentodegli habitat naturali, vengono definite ledirettive per la gestione delle "aree di colle-gamento ecologico funzionale" il cui ruoloè essenziale per facilitare la migrazione, ladistribuzione e lo scambio genetico di spe-

cie selvatiche. Tali aree, che potremo defi-nire "corridoi ecologici" o "corridoi bioti-ci", sono rappresentate da zone umide, aree

forestali, corsi d'acqua e relative sponde,siepi campestri, fasce boscate di delimita-zione dei campi.

La legge 39419I (legge quadro sulle aree

protette), è un atto fondamentale per laconservazione e Ia valorizzazione del patri-monio naturale e 1o sviluppo sostenibile,in accordo con Ie indicazioni contenute indiverse Convenzioni internazionali. Parti-colarmente interessante appare l'impegnonel favorire lo sviluppo economico e socia-le e I'integrazione tra uomo e ambiente na-turale attraverso attività ricreative e pro-duttive (compresa quella agro-silvo-pasto-rale) compatibili col patrimonio naturale,Ia salvaguardia dei valori antropologici, ar-cheologici, storici e architettonici ma an-che con attività culturali, di formazione e

di ricerca scientifica. Ove occorra, è previ-sta la possibilità di adottare misure per Ia

tutela dell'ambiente nelle aree contigue a

quelle protette.In Sardegna la legge regionale 3U1989,

relativa all'istituzione e la gestione dei par-chi, delle riserve e dei monumenti naturali,nonché delle aree di particolare rilevanzanaturalistica e ambientale, anticipò di bendue anni la legge nazionale 394197.

La conservazione della biodiversità e de-gli habitat naturali e seminaturali della no-stra isola viene attuata in particolare nel-la "Rete Ecologica Regionale" costituitadal sistema delle 'Aree Naturali Protette"(L.R. 3U1989, L.R 411999, L.R. 511999, L.394 I 1991., L. 979 I t982, D.M. 20 I 09 I 2002),che va ad integrarsi con la costituenda rete

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"Natura 20O0" ("proposti siti di importan-za comunitaria" destinati a divenire "zo-ne speciali di conservazione" previsti dal-la Direttiva 92143 e Ie "zone di protezionespeciale" indicate dalla Direttiva 79 I 409).

Bioetica e responsabilitàUna diffusa cultura umanistica è fonda-

mentale per dare accoglienza agli imprescin-dibili cambiamenti degli attuali modelli diproduzione e di consumo contrari all'usodurevole e sostenibile delle risorse biotichee abiotiche. È necessario accettare quantoprima il concetto del limite (nella disponi-bilità delle risorse, nella capacità del piane-

ta di assorbire le emissioni e i rifiuti derivan-ti dall'impiego delle risorse, nell'aspettativadei progressi tecnico-scientifici, nel risolve-re qualsivoglia danno arrecato all'ambien-te) e correggere gli aspetti più radicali e dege-

nerati dell'antropocentrismo laddove Ia spe-

cie umana è percepita come il centro e il flneultimo dell'universo. Dove la natura e Ia co-munità di esseri viventi non umani sono vi-sti come "altra cosa" da dominare e sfruttare,secondo una visione etica duale uomo/natu-ra. Quasi che l'uomo fosse alieno alla natu-ra e non, piuttosto, parte di essa, una specie

evolutasi in mezzo a tante altre, il cui desti-no è fatalmente legato a quello di molte al-tre specie e alle risorse abiotiche. È urgentesviluppare un'etica ambientale capace di farfronte agli effetti sull'ambiente causati dalnotevole aumento della pressione demografi-ca (dai 500 milioni di persone nel XVII seto-

losi, passati a 1,6 miliardi nel 1900, ai 6 mi-Iiardi odierni) e di tener conto dell'aumentodel potere dell'agire umano e delle sue con-seguenze, di fionte alle quali la natura mo-stra tutta Ia sua vulnerabilità. E, con essa, lostesso uomo.

Iluomo è diventato per la natura più peri-coloso di quanto un tempo la natura lo fos-se per lui. Oggi si è in grado non solo di do-minare la natura, ma anche di manipolarla,di trasformarla, di distruggerla e, allo stesso

modo, si è capaci di fare tutto ciò anche a

se stessi: pensate alla rivoluzione agricola, a

quelle industriale, atomica, biotecnologica.

Questo mutamento della portata dell'agireumano secondo velocità crescenti, compor-ta un aumento della responsabilità causale

in senso spaziale (la stessa biosfera può esse-

re modificata) e temporale (irreversibilità dialcuni cambiamenti della natura). Per bilan-ciarla, è irrinunciabile un umanesimo capace

di dare impulso ad un altrettanto vistoso au-

mento della responsabilità morale. Una rin-novata bioetica dovrebbe indurre l'uomo a

pensare non tanto a come dominare la natu-ra, quanto piuttosto a come dominare l'im-menso potere su di essa, attraverso l'autocon-trollo, la definizione del concetto del limite, l'adozione del principio di precauzione -dare priorità alle previsioni cattive su quelle

buone in tema ambientale - e attraverso I'ac-

quisizione del principio della responsabilitànei confronti della natura e dei diritti dellegenerazioni future. Alle quali vanno garan-

tite condizioni di vita "autenticamente uma-na". Un'etica capace di influenzare positiva-mente il diritto, l'attuale stile di vita (magari

passando dall'esaltante utopia della crescitaillimitata dei consumi, a modelli di consumomoderati e sostenibili), e perché no, Ia politica economica e quella di governo del terri-torio (riciclo e risparmio di territorio, prote-zione della natura come presupposto allo svi-luppo economico e sociale).

In ultima analisi, appare un comporta-mento del tutto irresponsabile, quello difare affidamento unicamente sulf inarresta-bilità del progresso tecnico-scientifico, sul-la sua capacità di rimediare ad ogni dannoarrecato all'ambiente, dando per scontatocome positivi i suoi esiti.

Ilindimenticato filosofo e matematicoinglese Bertrand Russell sosteneva, a taleriguardo, che "la scienza di per se stessa è

neutra: essa, cioè, accresce il potere degliuomini per il bene come per il male. Unavalutazione dello scopo della vita è cosa

che va aggiunta alla scienza se si vuole cheessa rechi felicità". Un pensiero che biso-gnerebbe tenere a mente.

NatlW. zt

Page 24: 28Natura in Sardegna

DIRITTO AMBIENTALETesti Massimiliano Tronci

Posizioni dottrinali a confronto:lhmbiente quale { $ }à*}.:rss*: sÉÉf$ taru*

ffi §§"§t#rtrst** costituzionalrnente rilevante?

li interessi superindividuali rappre-sentano, allo stesso tempo, un temain certo modo tradizionale e un fe-nomeno emergente di grande rilie-

vo e di assoluta originalità.I1 problema della tutela degli interessi dif-

fusi e/o collettivi si poneva sotto la spintadei movimenti operai e sindacali, anche al-l'inizio del secolo.

Per spiegare I'importanza dello stesso è

sufficiente soffermarsi a considerare qua-Ii siano i beni attorno ai quali si sono coa-gulati i cosiddetti interessi diffusi: il patri-monio storico, artistico ed urbanistico delpaese, I'ambiente in tutte le sue componen-ti, la fruibilità dei servizi, la salute, valutatain ogni suo possibile ambito di manifesta-zione, e così via.

La vicenda degli interessi diffusi nel no-stro ordinamento è caratterizzata da due fe-nomeni politici di fondo.

In primo luogo, la spinta sempre più for-te, da parte dei soggetti fruitori di questi be-ni, a intraprendere la via giudiziale per cer-care forme di partecipazione ai processi de-cisionali a loro negate nelle sedi politiche e

amministrative.La crisi della rappresentanza politica è la

causa che spinge oggi gli interessi, patrimo-nio della collettività, verso nuove forme e

canali diversi di legittimazione, quasi sem-pre in contrapposizione con l'azione deipubblici poteri.

In secondo luogo, il ruolo di supplenzache la magistratura ha ricoperto per Ia man-canza di un'adeguata risposta politicoJegi-slativa alle istanze di composizione dei con-flitti sociali.

Questo spiega il motivo per il quale gliinteressi diffusi abbiano potuto acquisireun'immagine e sollevare una così larga pro-blematica, quasi esclusivamente in funzio-ne della tutela giurisdizionale.

Lo Stato liberale era caratterizzato da unavisione individualistica della società civile,mancava ogni forma di associazione inter-media fra f individuo e Io Stato.

La separazione tra società civile e Stato eranetta ed evidente e, la dottrina liberale (c.d.

atomistica) considerava l'individuo isolato datutti i rapporti sociali, titolare e arbitro deirapporti giuridici; era una logica conseguenzadi questa visione che gli interessi suscettibilidi tutela fossero unicamente le posizioni sog-

gettive di carattere individuale.In questa prospettiva gli interessi colletti-

vi venivano considerati come 'somma' de-gli interessi individuali e veniva negata diconseguenza ogni rilevanza del collettivo inquanto tale.

Gli interessi collettivi potevano solo som-marsi gli uni con gli altri senza però fonder-si e armonizzarsi in modo unitario cosi darisultare un solo interesse, composto da sin-goli interessi, ma da questi diverso.

La prima reazione a questa visione atomi-stica degli interessi si ebbe a metà degli an-ni'20, soprattutto nel settore dei rapportidi lavoro.

Con f imposizione dell'organizzazionecorporativa alla produzione e al lavoro, siregistra una nozione di interesse collettivonon più come somma di interessi ma come"sintesi"indivisibile degli interessi indivi-duali dei singoli lavoratori.

Unico portatore di tale interesse è il sinda-

ù

22 N0f*ffi

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cato, ente di diritto pubblico, rappresentantelegale di tutti i membri della categoria, sotto-posto al rigido controllo del potere politico.

Questa concezione unitaria dell'interessecollettivo è stata riproposta e adattata soprat-

tutto da parte della dottrina giuslavoristica.Con il passaggio dallo Stato liberale allo

Stato sociale, Ia concezione liberale delf in-dividuo sovrano e libero viene sostituita dauna visione più realistica e concreta.

Ilindividuo non può più essere considera-to centro astratto di imputazione di situa-zioni giuridiche soggettive, ma come unsoggetto che appare nella sua effettiva posi-zione di forza sociale ed economica.

Il nuovo soggetto sociale non è più l'indi-viduo dello Stato liberale, ma il gruppo asso-

ciato; si passa quindi dall'uomo uni-dimen-sionale all'uomo che, partecipando a varie co-munità presenta più dimensioni.

Ecco che Ia rilevanza giuridica degli interes-si collettivi nelle società contemporanee ap-

pare sempre più significativa e importante.In questa nuova prospettiva Ia dottrina

cerca di elaborare dei criteri per distinguerequesti interessi "sociali" tra interessi qualifi-cabili come collettivi e quelli diffusi.

Una parte della dottrina (GraNNnvI) sostie-ne che il criterio distintivo tra interessi col-lettivi e diffusi sia dato dal livello organiz-zativo raggiunto dall'interesse e quindi, dal-la presenza di soggetti (associazioni, enti)cui sia imputato f interesse.

Gli interessi collettivi sarebbero pertan-to gli interessi che hanno come portatore (o

centro di riferimento) un ente esponenzia-le di un gruppo non occasionale; mentre gliinteressi diffusi sarebbero gli interessi ade-

spoti, cioè senza un loro portatore.Secondo questa teoria, il criterio distin-

tivo tra interessi collettivi e diffusi poggiasulla riferibilità soggettiva dell'interesse.

Altre tesi, invece, mettono l'accento su

elementi diversi.Si sostiene (Drr-r-Acqua) che la differenza

tra interessi collettivi e diffusi risieda nonsul grado di organizzazione, ma sulla diver-sa organizzabilità degli interessi diffusi.

Mentre per la prima tesi l'interesse diffu-so può diventare collettivo nel momento in

cui trovi un portatore, quest'ultima, invece,postula una differenza ontologica tra le duecategorie degli interessi.

Altri autori (Don"ir) ritengono che il criteriodistintivo non sia dato dalla diversa organiz-zazione degli interessi, che può essere presen-

te (seppur non necessariamente) anche nelperseguimento degli interessi diffusi, ma dalcarattere "corporativo" degli interessi.

Mentre gli interessi diffusi, sarebbero e re-sterebbero interessi generali anche quandointervenga una organizzazione per la lorotutela, gli interessi collettivi sarebbero inte-ressi di categoria, necessariamente imputa-bili ai gruppi o alle associazioni che se nefanno portatrici.

Inf,ne, un autorevole dottrina (Ntcno) so-

stiene che l'interesse diffuso si caratterizzlper il fatto di essere comune ad una plurali-tà di soggetti più o meno vasta e più o menodeterminabile. Infatti quando un'associa-zione si fa portatrice dell'interesse diffuso si

ha una trasformazione dell'interesse diffusoin interesse collettivo.

Ilinteresse diffuso - il quale si carutterizzaper il fatto di essere comune ad una plurali-tà spesso del tutto indifferenziata di sogget-

ti- trova, grazie alla nascita di un organismoassociativo, un centro di riferimento sogget-

tivo in quella comunità organizzata di cuitale organismo è espressione.

BIBLIOGRAFIA

BERTI G., lnteressi senza struttura (i c.d. intetessi diffusi),in Studi in onore di A. Amorth, Milano 1982;

BoNruor 8., la tutels degli interessi collettivi, Tolino 1911;

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NatMilM zt

Page 26: 28Natura in Sardegna

DIRITTO AMBIENTALETesti Tiziana Mori

Levoluzione della tutelae deli'educa ffiimne amhiexrtmk

all'interno dell'unione europea

l Trattato di Roma del 1957 istitutivo del-la Comunità Economica Europea (CEE)non conteneva alcuna norma sulla tute-la dell'ambiente, ma prevedeva solo Ia-

conici riferimenti al miglioramento delle con-dizioni di vita dei popoli (art.Z).

Fu solo nel 1972, in occasione della Confe-renza di Parigi, che la Commissione Europeapropose di elaborare un Programma d'azionesullhmbiente la cui base giuridica si rinven-ne nell'art. 2 del Trattato CE che annoveravafra i compiti della Comunità, la promozionedi "uno sviluppo armonioso delle attività eco-nomiche", nonché "una crescita sostenibile"negli Stati membri, obiettivi perseguibili solonel rispetto dellhmbiente.

Inoltre, si rinviò a quelle disposizioni delTrattato, in particolare agli artt.94 (ex art.100)e 308 (ex afi.235), i quali prevedono un pote-re generale affidato agli organi comunitari didisciplinare anche quelle materie non espres-samente previste nel Trattato stesso (c.d. pote-ri impliciti), col fine di migliorare e facilitarel'instaurazione del mercato interno.

Invece, le vere e proprie basi per l'attivitàdell'Unione europea nel settore dell'educazio-ne ambientale si rinvengono nella Risoluzio-ne del Consiglio dei Ministri dell'Educazio-ne del 24 maggio 1988, ove si sottolinea co-me scopo fondamentale dell'educazione am-bientale sia quello di aumentare la consape-volezza pubblica dei problemi in tale ambito,fornendo soluzioni possibili e fondando unabase per la "pafiecipazione informata e atti-va dell'individuo nella protezione ambientalee nello sfruttamento prudente e razionale del-le risorse naturali".

Nel 1987 con la firma dellAtto Unico Euro-peo fu attribuita expressis verbis alla Comu-nità una competenza specifica in materia di

o

24 Natlffie

politica ambientale (introduzione del TitoloVII dedicato all'ambiente e composto dagli ar-ticoli da 130 R, 130 S e 130 T).

Con esso ricevettero veste ufficiale alcuniprincipi, qualii prevenzione, il quale sanciscel'esigenza di evitare sin dalf inizio inquina-menti e altri inconvenienti anziché combat-terne successivamente gli effetti (si veda comeesempio la Direttiva 337185 sulla valutazio-ne di impatto ambientale); chi inquina paga,che si fonda sulla logica dell'imputazione del-la responsabilità per i danni causati da azioniinquinanti nei confronti del soggetto respon-sabile; di responsabìlità del produttore, inba-se al quale i costi per il trattamento dei rifiu-ti incombono su chi li ha prodotti; sussidia-rietà, per cui la Comunità interviene nei set-tori in cui la competenza comunitaria non siaesclusiva, solo quando Ia questione non pos-sa essere sufficientemente rcalizzata dagli Sta-ti membri, mentre Ie dimensioni degli effettidell'azione in oggetto potrebbero essere realiz-zati meglio a livello comunitario ( ex art.l3}T, oru afi.176); di integazionet pet questo Iatutela ambientale deve essere armonizzata e

integrata allarcalizzazione del mercato unicoe agli altri obiettivi della Comunità.

Ancora, l'afi.174 (ex 730 R) fissa gli obietti-vi della politica ambientale comunitaria con-sistente nel: "salvaguatdare, proteggere e mi-gliorare la qualità dellhmbiente; contribuirealla protezione della salute umana; garant!re un utilizzo accorto e razionale delle risor-se naturali".

Il Trattato di Maastricht del 1992 introdusseun ulteriore principio, quello di precauzione,consistente nell'impegno a ridurre le emissio-ni inquinanti alla fonte, indipendentementedall'accertamento della sussistenza di un ef-fetto negativo sull'ambiente, e quindi anche

Page 27: 28Natura in Sardegna

in assenza di prove sufficienti a dimostrarel'esistenza di un nesso causale tra le immissio-ni e gli effetti negativi.

Successivamente, la Risoluzione succita-ta del 1988 diede origine alla costituzione diun gruppo di lavoro sullhmbiente, i cui docu-menti servirono per l'elaborazione del V Pro-gramma d'azione comunitaria in materia am-bientale (1993-2000).

Grazie a esso si sono individuate Ie seguentilinee di azione: assicurare una gestione soste-

nibile delle risorse naturali; awiare una po-litica di controllo integrato dell'inquinamen-to e prevenire la creazione di rifiuti; tendere a

una riduzione del consumo delle fonti ener-getiche non più rinnovabili, gestire in modopiù razionale il trasporto e l'ambiente urba-no; tendere a obiettivi di qualità dell'ambien-te e delle singole risorse; modificare l'atteggia-mento generale della collettività per quantoriguarda il consumo e il comportamento; raf-forzare la tutela della sanità pubblica e dellasicutezza.

Nel Trattato di Amsterdam, firmato ufficial-mente il 2 ottobre 1997 ed entrato in vigore ill'maggio 1999, Ia tutela dell'ambiente assunse

una valenza trasversale nell'ambito delle poli-tiche comunitarie. Da quel momento, tutte lepolitiche avrebbero dovuto tener conto dellasalvaguardia dellhmbiente soprattutto nellaprospettiva di promuovere uno sviluppo so-

stenibile e uno sviluppo economico che con-sentisse di non alterare il delicato equilibrioambientale (art.6).

Finalmente, il Parlamento europeo e il Con-siglio approvarono il VI programma d'azionein materia ambientale. I1 programma, che re-sterà in vigore fino al2012, costituisce il qua-dro della politica ambientale comunitaria.

Il suo obiettivo consiste nel creare le condi-zioni per uno sviluppo sostenibile, sgancian-do la crescita economica dalle pressioni am-bientali.

A tal fine, il Programma individua quattroaree prioritarie per Ia rcalizzazione di uno svi-luppo sostenibile: cambiamento climatico;natura e biodiversità; ambiente e salute; ge-

stione delle risorse naturali e dei rifiuti.Il VI Programma dAzione Ambientale com-

prende anche uno strumento finanziario (c.d.

fondo LIFE), il quale cofinanzia iniziative am-bientali in tutta I'unione, nel Mediterraneo e

nei paesi candidati.

L'attuazione del VI Programma è scadu-to nel momento in cui è al'venuto l'allarga-mento dell'Europa da L5 a 25 Stati (1' mag-gio 2004): infatti, da tale momento bisogne-rà prestare attenzione ai nuovi paesi membrie ai loro sforzi per recepire il quadro politicoin materia di fonti energetiche rinnovabili e

di efficienza energetica.Infine, bisogna ricordare che recentemen-

te (29 ottobre 2004) è stata firmata a Romala 'Costituzione Europea' che stabilisce tra isuoi compiti primari: promuovere la pace, isuoi valori e il benessere per tutti i suoi popo-li; offrire ai cittadini uno spazio di libertà, si-

cutezza e giustizia senza frontiere e un merca-to unico; promuovere il progresso scientificae tecnologico; combattere Ie discriminazioni;promuovere la parità tra i sessi; tutelare i dirit-ti dei minori e 1o sviluppo del patrimonio cul-turale europeo; garantire la libertà di circola-zione delle persone.

Ancora, la Costituzione promuove l'efficacia e

i risparmi energetici, parallelamente allo svilup-po di fonti di energia nuove e rinnovabili.

Infatti, tutte Ie politiche europee sono ob-bligate a tener conto della dimensione am-bientale che diventa, grazie alla Costituzione,un requisito fondamentale.

Nonostante le richieste avanzate dalle ONGambientaliste, che richiedevano che il votoa maggioranza qualificata divenisse la rego-la generale anche nell'ambito delle norme delTrattato in materia ambientale, le proceduredecisionali rimangono inalterate rispetto alleprevisioni del Trattato di Nizza.

Pertanto, le decisioni relative al settore fi-scale ed energetico, nonché quelle aventi in-cidenza sullhssetto territoriale, sulla gestionedelle risorse idriche e sulla destinazione deisuoli, rimarranno soggette a un diritto di vetoda parte dei singoli governi nazionali.

BIBLIOGRAFIA

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Testi

AI larme incendi:analisi di un fenomeno devastante

lJopera dei volontari è

determinante nell'at-

tività di spegnimento

dei roghi

Stefano Sulas

I n Sardegna, la stagione estiva è sinonimo di vacanze; ma

I lo è anche di incendio. E questo i sardi lo sanno bene.

I Purtroppo. Provocati dall'alta temperatura e dall'infiam-I mabilità delle stoppie, abbondanti nelle campagne sarde,

i roghi vengono appiccati dalla mano di taluni che spessovedono nel fuoco un ottimo affare, rischioso ma efficace. Nellamaggior parte dei casi gli incendi sono causati per incuria oper dolo.I motivi che muovono i cosiddetti piromani sono vari: pro-

prietari terrieri che mirano ad ampliare le aree adibite a seminae a pascolo, facilitazioni per il rilascio di licenze edilizie, ottene-re indennizzi su colture o fabbricati in precedenza assicurati.

Senza dimenticare dispetti e vendette nei confronti di terzi.Altre volte invece le motivazioni non sono ben*decifrabili,oppure sono personali o circoscrivibili alla realtà, locale. C'èpure chi lo fa per piacere, dicono.

Il grave problema degli incendi ha sollecitato le autorità adintervenire concretamente sul fenomeno: tra gli interventi piùdecisivi ricordiamo Ia revisione del Codice Penale e la disciplinadelle attività derivanti dall'utilizzo del fuoco (Legge 21 novem-bre 2000 n" 353). Con l'entrata in vigore dell'articolo 423 bisdel Codice Penale, l'incendio boschivo viene prescritto corriefattispecie di reato:

Nattffi. 27

Page 30: 28Natura in Sardegna

,rChiunque cagioni un incendio su boschi,selve o foreste owero su vivai forestali desti-nati ql rimboschimento, propri o altrui, è

punito con la reclusione da quattro a diecianni. Se l'incendio di cui al primo comma è

cagionato per colpa, la pena è della reclusio-ne da uno a cinque anni ...rr.Inoltre, il medesimo articolo contempla

l'ipotesi del pericolo arrecato a edifici e iIdanno grave su aree protette.Viene anche istruito ed inserito il ter-

mine temporale, per cui l'incendio non

è considerato solo un evento a sé stante,ma acquisisce un valore più o meno dele-terio a seconda che sia di lunga o di brevedurata.Rispetto al passato, quindi, possiamo

notare delle novità piuttosto importantiche agevolano I'attività investigativa e

quella giuridica in relazione a questo tipodi reato.I-larticolo 423 è stato ridimensionato e

attualizzato per il solo "evento incendio",un singolo fatto che può essere oggetto di

a

28 No#,ffiffi:

Page 31: 28Natura in Sardegna

legittime interpretazioni: l'articolo 423del Codice Penale, oggi, riguarda la solafattispecie di incendio ("Chiunque cagioniun incendio è punito con la reclusione da treq sette anni>,).Alcuni anni fa la normativa non era

così articolata, probabilmente perché lamateria non aveva mai assunto un'im-pofianza significativa dal punto di vistaambientale.

La normativa presente nel codice,chiamato Carta de Logu, emanato dalGiudice di Arborea Mariano IV nell'anno1353 ed aggiornato da sua figlia Eleonoranel 7392, era più articolata rispetto al pas-sato: norme di comportamento e normegiuridiche furono unificate, fornendo, inpochi cenni, un chiara disciplina dell'uti-lizzo del fuoco.Ma quale portata aveva allora il fuoco?

Era considerato già allora un male diffi-cilmente curabile, oppure era un fenome-no marginale e sporadico?A giudicare dalle disposizioni di legge,

verrebbe da pensare che gli incendi noncostituivano affatto un evento raro.

Esisteva una distinzione tra incendiodoloso e incendio colposo, tra incendiodi abitazione o di proprietà e incendiodelle messi: in questa ultima fattispecieveniva ricompreso anche l'incendio cheinteressava campi e granaiLa Carta de Logu prevedeva anche la

rcalizzaziorte di fasce tagliafuoco percombattere la propagazione delle fiam-me.

Quasi sempre l'incendio coinvolgeva,direttamente o meno, I'intera comunitàin quanto il fuoco era considerato unmale per tutti, non solo per chi lo subiva.Per questo motivo, l'intero villaggio eratenuto a corrispondere la multa per ilreato commesso qualora non fosse statoindividuato il colpevole.

Questa realtà sottintendeva principal-mente due cose, e precisamente che gliabitanti del paese conoscessero il colpe-vole o comunque, rispetto alle guardie

regie, fossero più facilmente in grado diaddebitare l'evento ad un soggetto (mapotevano anche aiutarlo a evitare di cade-re tra le maglie della giustizia). In secon-do luogo, che sicuramente la Corona nonavrebbe permesso l'impunità di qualsivo-glia reato, tra cui l'incendio che potevaprovocare danni devastanti ed irreparabi-li per l'economia del villaggio. Per questo,avrebbe pagato l'intera comunità.

Nel XIII sec., le norme civili e penalierano contemplate in un Breve, il docu-mento pubblico emesso dalla più altaautorità cittadina. Quello di Iglesias, inparticolare, noto come "Breve di Villa diChiesa", stabiliva un complesso di normeche si basavano sulle consuetudini locali.Antiche norme, comunemente accettateper il bene della comunità e delle corpo-ruzioni di mestiere, che facevano riferi-mento a leggi e consuetudini ancora piùvecchie.

Quelle presenti nel Breve di Villa diChiesa sancivano che la pena previstaper l'incendio doloso, delle case e delleproprietà, fosse estinta con la morte.Tornando al codice della Corona dAr-

borea, l'esecuzione della pena veniva ese-guita in tre modi diversi: l'impiccagione,la decapitazione e, manco a dirlo, con ilro8o.

Se il colpevole si sottraeva alla giustiziacon la fuga, era lecito punirlo in qualsiasimomento e per mano di chiunque: ilbando prescriveva, senza possibilità dierrore, "vivo o morto". Era però permessoai familiari più stretti di nascondere ilfuggiasco.

Secondo la gravità del crimine commes-so, il reo veniva punito anche solo conla fustigazione, il taglio dell'orecchio o ilmarchio a fuoco sulla fronte.In caso diflagratza di reato, il colpevole

veniva arso vivo sul luogo stesso in cuiaveva commesso il delitto.Dall'incendio delle abitazioni e delle

cose si distingueva l'incendio di messi.Se qualcuno appiccava l'incendio

No4.+ffi zs

Page 32: 28Natura in Sardegna

volontariamente al grano e ad altricereali, oppure alle vigne ed agli orti,era tenuto al pagamento della sommadi 50 lire. Nel caso in cui fosse statoimpossibilitato a pagare/ oppure nega-va per qualsiasi altro motivo di cor-rispondere la somma, la legge parla-va chiaro: "gli sia amputata Ia manodestra".

I codici cittadini stabilivano altreimportanti norme. A Sassari, era vie-tato fare abbruciamento dal 31 maggiofino al 29 settembre, giorno della festadi San Michele: chi incidentalmentecausava un incendio di messi, dovevapagare una multa che variava a secondache l'evento si fosse verificato o menoin tempo di divieto.Sempre nel Giudicato dArborea, la

ripulitura dei terreni per mezzo dell'ab-bruciamento era concessa dall'8 settem-bre, che, secondo l'antico calendariobizantino, era il primo giorno dell'annoagrario: (capitolo XLV della Carta deLogu - Ordinanze sul fuoco) "Vogliamoed ordiniamo che nessuno deve e può appic-care il fuoco (alle stoppie in campagna)

fino alla festa di Santa Maria, l'8 settem-bre; il contravventore sarà tenuto a pagare

25 lire di multa ed a rifondere al danneg-giato (eventuale) il danno subito. Dall'8settembre in poi ognuno potrà appiccare(alle proprie stoppie) il fuoco a volontà

facendo attenzione a non danneggiare glialtri, sennò sarà costretto a pagare 10 liredi multa e a rifondere il danno. Se costuinon avrà di che pagare, stia in prigione a

nostro arbitrio.Ed i giurati del villaggio dove è stato

appiccato il fuoco, sono tenuti ad arrestarecon prove i malfattori, ed a tradurli allaCorte (di giustizia) entro 75 giorni; altri-menti, i giurati e gli uomini di quel villag-gio paghino una multa".

Per capire meglio quale valore avesse

allora la moneta, si pensi che dieci lire dimulta corrispondevano al valore di 2OO

pecore.

Ad Iglesias, il Breve indicava l'iniziodella pratica degli abbruciamenti a par-tire dal 15 agosto (questa data è ricorda-ta come il giorno in cui si contrattavanoi nuovi affitti ed i nuovi rapporti dilavoro servile nell'attività agropastora-le). L'abbruciamento era quindl consen-tito con l'inizio delle attività colturalinelle aree adibite a semina e a lavora-zione agricola.Venivano attorizzati e consentiti gli

abbruciamenti, purché controllati proprioa causa della pericolosità degli incendi, inquanto spesso scaturiti per imprudenza.Gli effetti potevano essere devastanti,giacché la mobilitazione dei cittadini nonpoteva garantire lo spegnimento.

Per la Carta de Logu, come detto,prevedeva anche la realizzazione dellefasce tagliafuoco: (capitolo XLIXSull'effettuare le ripuliture tagliafuoco)" stabiliamo ed ordiniomo che i villaggiimpegnati ad effettuare l'allestimento di

fosce tagliafuoco, l'effettuino per tempo neipropri terreni coltivati. Se non lo fanno entroiI giorno di San Pietro, il 29 del mese di giu-gno, ogni uomo del villaggio paghi mezza liradi multa. Ed ogni villaggio impegnato facciale fasce tagliafuoco in modo che le fiammenon le superino; perché se il fuoco le supera,

ed arreca danni, il villaggio dovrà pagare allaCorte di giustizia 10 soldi per ogni compo-nente la squadra tagliafuoco".

Dieci soldi erano l'equivalente del valoredi 10 pecore.

Il problema degli incendi è un maleantico. Ilillustre scrittore Vittorio Angiusconstatò, nel 1840, che questa pratica eramolto in voga tra i sardi delle campagne:"siccome però ne' più luoghi gli alberi paionogiovani, così intendiamo che anche in questa

provincia gli incendi devastarono i boschi

annosi, e che anche i pastori sulcitani sparge-

vano per tutto le fiamme. Ma si è già cessato

da questa barbarie?"La sua domanda, a giudicare i fatti

odierni, forse non ricevette risposta.

0

No(M6m :r

Page 33: 28Natura in Sardegna

Ére gli incendi

C'era una volta una ragazza che amava molto la sua terra:

i suoi colori, i suoi profumi.

La curva dolce delle colline,

quelle ardite dei monti.

r La distesa alberata dei boschi,

ri la sua gente...

per arrivare al cuore, alla mente delle persone,

' . peitné'rrusci5sero a provare le emozioni che favorlscono la cura

I '. ,r ,-:eéntinua,con::utcesso il concorso letterario "Un fiume di parole", istituito dall'ASS.F0R. nel quadro delle

:,, ì :iniziative:legate ,al sottoprogetto INTERREG lllC OCR sugli incendi, nato per combattere la piaga degli

incendi e risveg,liare la coscienza dell'opinione pubblica nei confronti di un fenomeno che ogni anno

"uccide'migllàia, di ettari di vegetazione. ln redazione arrivano, puntuali, scritti e lettere di solidarietà.

Pubblichiarno una poesia composta dalla signora Anna Ghiani, residente a Bauladu. Parole e immagini che

vogliono cornunicare un secco no all'inciviltà dei piromani, segnale forte di un attaccamento alla nostra

meravigliosa isola e ai suoi patrimoni naturalistici.

,*,...e] rrot. p.r la propria terra.

Non permefÈÉitihe la tua terra brùiirl

r'..r:. Accrndi solo il tuo cuofè,!

Anna Ghiani

Page 34: 28Natura in Sardegna

1)

2)

3)

'lr,:rr' -:jr':.:11ri'1,'1,

Reqolamento

ll concorso è aperto a tutti, senza alcun limite dieta.Per partecipare al concorso occorre:

a) ìnviare un racconto incentrato sulla tematica degli incendib) essere abbonatialla rivista Natura in Sardegna.

[abbonamento annuo alla rivista Natura in sardegna (12 numeri), dal costo di€ 30, dovràessere sottoscritto tramite versamento sul CCP 21970090, intestato alla ASS.FOR, c.p. 50, CagliariCentro.

ll testo inviato non dovrà superare le sei pagine. Non siaccettano manoscritti.È prevista una sezione per gli studenti dellè scuole elementari, medie e medie superiori con unacategoria di premi loro riservata. Gli alunni che intendono partecipare dovranno semplicementeesibire Ia copia della ricevuta di abbonamento sottoscritta dalla propria scuola o istituto.I racconti dovranno essere inviati alla ASS.FOR. Concorso Letterario Un fiume di parole perspegnere gli incendi, c.p. 50, 09124 cagliari, oppure all'indiizo e-mail asfor.it@tiscalititkr esere accettati gli elaborati dovranno esere completati dall'autore con le proprie generalitàanagrafiche e andrà allegata copia della ricevuta diabbonamento alla rivista Natura in Sardegna.Gli elaborati dovranno pervenire entro il 30 aprile 2C(ì,T,dataultima per l'accettazione del materialeinviato. ltesti recapitati succesivamente non verranno presi in considerazione.Tutti i lavori saranno sottoposti al giudizio di una Giuria qualificata e nominata dall'ente promotoredel concorso. ll giudizio della Giuria sarà inappellabile.

La Giuria si riunirà entro il 6 maggio 2007 e scrglierà i 30 testi che confluiranno nel libro sugliincendi. Venti di questi testi saranno prescelti tra quelli pervenuti dalla categoria scolastica.ll giorno 1 giugno 2007, durante la manifestazione organizata dalla ASS.FOR, sarà datacomunicazione dei vincitori.

6)

10)

11)

Premi1' clasificato: € 1 .000 e 1 5 copie del volume Un fiume di parole per spegnere gli incendi.2" classificato:€ 500 e 10 copie del volume.

Dal 3' al 10' clasificato: pubblicazione del proprio lavoro sulvolume e 5 copie dello stesso.

Categoria scolastica

1 " clasificato delle scuole elemenbri: buono acquisto di € 500 e 15 copie del volume Un fiume di paroleper spegnere 9li incendi. In questa categoria verranno prescelti altri quattro racconti da inserite nel libro.

Page 35: 28Natura in Sardegna

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I partners del Progetto OCR lncendi

Page 36: 28Natura in Sardegna

INCENDI

OCR

ITqCX?§ffiX

'f a progetto OCR INCENDI, ha I'ambizione di offri-I I ,.;" spazio di sperimentazione e di migliora-

t I tr ?n ff l,i x;l'i:i,:.T i;'J ilff x[";:':xmdanni catastrofici nei paesi del bacino del mediterraneo.Per sperimentare nuovi metodi e pratiche operative si par-te dalla cooperazione di tipo OCR (OPERAZIONE QUA-DRO REGIONALE) tra i vari partner europei interessati alprogetto, per arrivare ad organizzare le basi di una futuracomune politica integrata, contro il fenomeno incendi.

Alf interno della cornice del North East South West IN-TERREG IIIC della Comunità Europea, si prevede da partedegli aderenti una diversificata linea d'azione per contra-stare il fenomeno degli incendi, favorire la loro prevenzio-ne, lavorare per la tutela dell'ambiente.

Le linee d'azione sono: Cultura del rischi e auto-prote-zione delle zone abitate; Organizzazione collettiva per laprevenzione, la previsione e la lotta; Sistemazione e ripri-stino delle aree incendiate; Pubblicità, diffusione e tra-sferimento di esperienze. Nell'ambito di questo progetto,concorrono cinque regioni continentali: Provence AlpesC6te dAzur (P.A.C.A.), Languedoc-Roussillon, Andalusia,Toscana e Algarve. Quattro regioni insulari: Corsica, Ba-

Ieari, Nord Egeo e la Sardegna che su delega dellAmmini-strazione Regionale viene rappresentata dalla Provincia diNuoro che ha individuato per l'attuazione dei sottoproget-ti, comuni e associazioni di volontariato e per quanto ri-guarda la campagna di sensibilizzazione si è avvalsa delprezioso lavoro svolto dallASS.FOR e dai suoi associati nelcorso degli ultimi undici anni di loro attività.

UAlgarvg uno dei compartimen-

ti regionali inserito all'interno del

Progetto OCR, ha subito in passa-

to gravi attacchi da parte di piro-

mani e speculatori

No{m ss

Page 37: 28Natura in Sardegna

I/opera dellASS.FOR. tenderà alla divulgazione delle informazioni alle popolazioni resi-denti nei territori a maggior rischio di roghi. In collaborazione con il Corpo Forestale e diYigilanzaAmbientale della Regione e degli Enti preposti, Ia campagna informativa vuole ar-

rivare direttamente al cuore del problema non solo sollecitando l'attenzione dei singoli maentrando nelle classi scolastiche (concorso letterario "Un fiume di parole per spegnere gli in-cendi" frnalizzato al recupero della memoria storica sul fenomeno e per costruire una nuovacultura contro il fuoco) e avviando un discorso di collaborazione con gli istituti di forma-zione. Tutte le iniziative saranno coordinate in modo tale da poter fornire aggiornamenti(riviste, opuscoli mirati, ma anche tramite il sito internet assfor.it), dati, consigli, sempre al

passo con i tempi. LASS.FOR, da sempre impe-gnata in prima linea incampagne di valorizza-zione del patrimonionaturale della Sardegna( si pensi alla rivista Na-tura in Sardegna, ai Ca-lendari e ai libri su florafauna e ambiente pub-blicati in sinergia conl'Editore Zonza), vuo-le cosi andare oltre il ri-stretto giro degli "addet-ti ai lavori" e far giunge-re il proprio messaggioai giovani, alle famiglie,a tutti coloro che avver-

tono l'importanza del problema ambientale. La responsabilizzazione sarà una delle nuovearmi con cui combattere più a fondo i roghi che devastano la nostra isola e prostrano l'eco-nomia della Sardegna.

Il progetto sarà portato avanti con la collaborazione di 27 comuni della Sardegna tra le

Provincie di Nuoro e d'Ogliastra, con l'ausilio delle compagnie Barracellari, associazioni divolontariato e di cacciatori.

:--'}Rrh É46 raGhlì-125

_-'À!612@&rr10? xm2ì=2s

Anche il Rossiglione francese negli ultimi anni

ha visto diminuire il suo patrimonio boschivo a

causa di roghi , spesso dolosi

36 N0&ffi&d;

Rocco Celentano, Assessore al Coverno del Terri-

torio, Urbanistica, Ambiente e Protezione Civile

della Provincia di Nuoro

Page 38: 28Natura in Sardegna

ffi&ffiffiffiruYffiEiancamaria

i

Bua*Fuoco.nemico"

n'ffi& qffiffi àà fu{*radm & dffferexrte"pensai una volta giunta sulla collina più alta che offriva uno spet-

tacolo naturale di cui i miei occhi non godevano da tempo. Presi lapiccola mano di mia figlia e la tirai con delicatezza verso di me percondividere con il suo ingenuo sguardo il panorama. Una grandedistesa verde intercalata da spruzzi di giallo, nelle sue mille tonali-tà stava proprio sotto di noi. La Sardegna in luglio era dawero unaltro mondo. Il caldo soffocante mi diede tregua mentre ammira-vo d'intorno la natura e con Ia macchina fotografica cercavo di im-mortalare il più possibile di ciò che vedevo: una vegetazione incon-taminata, boschetti di splendidi alberelli, testimoni immobili delpassato, chiamati ginepri e subito la brezza mi salava il viso indi-candomi Ia spiaggia in un sentiero tutto di buongiorno e altre pian-te grasse. Mi misi a sedere mentre mia figlia accompagnava Ia sua

stupefazione con degli "oooh" che mi riempivano il cuore. Ero fi-nalmente riuscita a portarla nella mia terra, lei che non aveva avutola mia fortuna ma era nata in città, Milano, dove la natura è un op-tional ed è finta anch'essa. Raccontai del bosco e degli animali chelo abitavano. Rimase un po' spaventata pensando ai cinghiali e al-le volpi anche se f interesse che si scorgeva in lei era più forte dellapaura di un mondo che non aveva mai visto. "Non è degli animaliche bisogna avere paura ma degli uomini" le dissi vedendola guar-

darsi attorno con aria diffidente mentre continuavamo lentamentela nostra passeggiata scendendo verso la spiaggia sabbiosa e la ve-getazione si faceva sempre più bassa e rara. Quando ci fermam-mo sotto un alberello piegato dal vento, subito dietro Ia sie-pe che divideva il boschetto dalla spiaggia, tolsi una tovagliadalla borsa frigo e allestii un piccolo pic-nic mentre Carla gio-

Pubblichiamo in anteprima due racconti che partecipano.al concorso "Un fiumedi parole perspegnere gli incendi", regolamento.a pag. 32 di questa rivista

Naf*#Mil# :z

Page 39: 28Natura in Sardegna

cava e si faceva spaventare da una lucer-

tolina che sicuramente era più impaurita dilei. Mangiammo dei panini e rimanemmoin silenzio, stanche per I'afa ma con il son-

no conciliato dal lento ondeggiare dei ramiallabrezza marina.

Ci awicinammo e Carla crollò in un son-

no profondo in cui la seguii anch'io. Dor-mii perché mi sentivo sicura in quel luogo

così silenzioso.

Dopo qualche minuto forti schiamazzimi svegliarono: deiragazzi con delle moto a

quattro ruote giocavano ad inseguirsi sullaspiaggia con delle bottiglie di birra tenute a

stento tra le ginocchia mentre in una manoavevano I'acceleratore e nell'altra la sigaret-

ta, dall'accento non erano sicuramente ita-

liani. Superarono Ia siepe e passarono a gran

velocità sollevando la sabbia senza badare

alla nostra presenza di cui proprio non si ac-

corsero. Uno di loro, vistosamente ubriaco,andò fuori strada e cadendo perse la sigaret-

ta e distrusse la bottiglia di birra che sorseg-

giava nel momento dell'incidente. Carla era

spaventata, molto più spaventata di quando

Ie parlai degli animali selvatici.Non ci muovemmo e lasciammo che se ne

andassero. Di nuovo tornò il silenzio e le lu-certole ripresero ad aggirarsi tranquille nel-

la sabbia. Raccogliemmo la nostra roba e ci

awicinammo al mare per bagnarci le cavi-

glie e i polsi prima di ritornare alla macchi-na oltre la collina.

La spiaggia era lunga da percorrere, an-

dammo con calma raccogliendo conchi-glie. Giunte alla battigia, senza scarpe, ci ba-

gnammo con molta cautela in quell'acqua

trasparente che solo alla vista rinfrescava.Presi Carla e le feci immergere prima i pie-

di e poi le mani e Ie passai le mie, già umi-de, su tempie e nuca. Mi voltai per indossa-

re le scarpe quando un filo di fumo oltre lasiepe si innalzava disturbato dal vento. Mi-si le scarpe alla bambina e ci dirigemmo im-mediatamente sul luogo guidate, oltre che

s

38 N0f4m

dal fumo, dall'odore acre del fuoco che len-

tamente riempiva I'aria. Mentre mi avvici-navo mi venne in mente la sigaretta del ra-

gazzo della moto.Il maestrale alimentava rapidamente le

fiamme che in pochissimo tempo si eranogià impadronite di un albero mentre le scin-

tille svolazzavano verso gli alberi vicini. Do-

vendo riassumere in una parola Ia mia sen-

sazione del momento direi: Panico. Carla

iniziò a piangere vedendomi impotente. La

prima cosa che mi venne in mente fu but-

tare della sabbia sul fuoco ma nel momentoin cui lo feci mi resi subito conto che la si-

tuazione stava diventando sempre più inge-

stibile. Intanto Carla piangeva. Presi il cel-

lulare dalla borsa e composi il numero dei

vigili del fuoco che mi rassicurarono dicen-

domi che il fumo era stato awistato imme-diatamente e le squadre stavano già arrivan-do sul posto.

Nel frattempo cercai di rassicurare Ia bam-bina. Il fuoco arrivò presto, con una rapidi-tà impensabile, alla siepe, e noi ci rifugiam-mo sulla spiaggia. Per un istante, mentre miallontanavo, il mio sguardo si perse in quel

rogo,mi caddero le lacrime, pensai alla fra-gilità della natura e alla sua bellezza mina-ta da coloro che la dovrebbero difendere.

Mentre I'elicottero girava sulle nostre teste e

i fuoristrada ci raggiungevano Carla richia-mò la mia attenzione e mi disse: "Avevi ra-

gione mamma, è degli uomini che bisogna

avere paura".

Ritornammo alla macchina e senza parla-

re, misi la borsa nel bagagliaio, bewi un sor-

so d'acqua e con un nodo in gola rientram-mo a casa amareggiate ma contente di esse-

re state lì in quel momento per testimonia-re quanto ci voglia veramente poco per di-struggere un luogo bellissimo e la vita che

esso ospita. Carla, rientrata a Milano, disse

alle sue amichette che da grande sarebbe di-ventata una guardia forestale. Fui profonda-

mente orgogliosa di lei.

Page 40: 28Natura in Sardegna

ffi&ffiffiffiruTffi I

l-e*r:arqlo Pilia

Xre w§§r.wa #rql asffi hmffiahim# dà 3# ;aramà

I x?*x§)#§txas?te &'et& xxe* sexr$*ru,* gàà g*"a§,a"{**.

Come tutti i bambini di quell'età, cresciuti all'ombra della cultura agro pastora-

Ie, venivo investito da compiti non propriamente dei piccoli. Ma non ero il solo.

Tanti dei miei amici d'infanzia, durante l'estate, trascorrevano buona parte della

giornata in campagna: chi guidava il gregge, chi faceva il porcaro, chi come me,

durante I'estate, era impegnato nelle crociate ai passeri che distruggevano fru-

mento e vite o vigila con i fratelli sulle orde di giovinastri e maturi ladri che at-

tentavano al nostro pescheto.

Le ore per scorazzare gaudenti e spensierati erano poche e in campagna inco-

minciavamo a udire le gesta dei grandi.

Gli insegnanti della mia classe di nascita non la pensavano così e I'impegno

per dare noi le basi scolastiche non è certo loro mancato, e ho ancora vivo il ri-cordo di un insegnante che, alla prima distrazione, senza infierire, ti ricordava le

regole della geometria bussando con le nocche delle dita sulla tua testa.

NaIHfr[&g :s

Page 41: 28Natura in Sardegna

Non tutti però hanno avuto la sorte di proseguire gli studi e ricordo rugazzi intelligentis-simi assorbiti più tardi da quella cultura tribale che accomuna i testi scolastici allo stesso di-sprczzo con cui il viticoltore tratta l'erba puzzolona, o il mandriano l'assillo dei buoi.

Molti si sono rifugiati "sotto le armi", in tanti sono emigrati, altri sono diventati muratori e minatori.Tanti di loro, sempre vivi nella mia mente, non li rivedo da vent'anni.Della mia classe di nascita solo in due (parlo dei maschi) abbiamo strappato un diploma

di maturità. Ma Ia classe 60 ebbe dei buoni maestri alle elementari; di altre classi scorronoancora davanti a me le immagini di scolari inquadrati come plotoni militari, marciare so-

lenni allbrdine op-duè, con l'insegnante a far da caporale maggiore, e compiere a tempo direcord il perimetro delle scuole elementari, che, debbo confessare, non aveva nulla da invi-diare con quello del piazzale di un centro addestramento reclute.

Giàl I miei insegnanti delle elementari. Cosa diavolo c'entrano loro in questo riassunto?

Uno di loro fu fondamentale nell'acuire una delle mie passioni: la poesia. E alla poesia è

legato il mio primo ricordo sugli incendi in Sardegna.

Avevo 10 anni, e la canicola di quel lontano mese di luglio del 1970 era talmente opprimenteche credo il giorno la trebbiatrice rimase spenta nella grande aia ove, accatastati con maestria,stavano in grandi pile i covoni del grano. Io ero sdraiato all'interno di un filare di cipressi pira-midali che fungevano da frangivento e naturalmente da riparo contro Ia ferocia del sole. Il fran-givento era disposto in tre filari; distaccato, uno dei miei fratelli maggiori impegnato con me alpescheto nel turno di guardia, ritenne opportuno schiacciare un pisolino.

T'addormenti chiesi io?

Chi diavolo che vuoi che venga a rubare con questo caldo? Ascolta, nemmeno Ie cicalehanno voglia di cantare con un clima del genere, rispose lui, certo più arresosi ai 40 gradi e

passa all'ombra, che cedevole ad infrangere gli ordini del babbo, che sulle ore di sentinellaesigeva la massima concentrazione.

Ma aveva ragione mio fratello. Per quel giorno i ladri non fecero capolino. Molti di loroerano pescatori d'anguille nei più svariati modi: dalla ftocina sino all'uso della calce. Quelgiorno probabilmente preferirono le acque del Flumendosa. Armati di fucile subacqueosfuggirono al gran caldo e si procurarono Ia cena, o vendendo le anguille, si guadagnaronoi soldi per le sigarette. Poi di notte avrebbero tentato I'assalto al pescheto. Ma di notte c'erail babbo a vegliare. E lui non era certo uno che si faceva rubare Ie pesche sotto il naso.

Più mio fratello cedeva all'impulso irrefrenabile del sonnq più in me scattava iI meccanismo op-posto: gli ordini del babbo era sacri e io, certo per amor proprio, ero quasi felice che un mio fratellomaggiore opponesse meno resistenza di me alla grande calura. Quando il suo respiro divenne rego-

lare ed ebbi la certezza che il sonno lhveva vinto, per non cadere nello stesso tranello, incominciaicon la mente a recitare versi di poesie che erano gia scolpiti nella mia memoria.

Iluomo in velluto arrivò furtivo e silenzioso attraversando i grandi tancati pianeggian-ti. Lui non si accorse della mia presenza poiché i fitti rami del frangivento mi celavano al-la sua circospezione.

Uattimo prima che arrivasse io ripetevo con la mente i primi versi della poesia di GiosuèCarducci, Davanti a San Guido:

G

40 Natffii

Page 42: 28Natura in Sardegna

I cipressi che da Bòlgheri alti e schietti

van da San Guido in duPlice filarquasi in corsa giganti giovinetti

mi balzarono intorno e mi guardar....

Ilaccostamento del nostro frangivento con i cipressi del celebre poeta mi sembrava la

massima conquista per un bambino di 10 anni che, 1o confesso, a quell'età non sapeva nem-

meno dove fosse I'Emilia Romagna.

Credo che dove sia situata l'Emilia Romagna, il piromane non I'abbia mai saputo. Egli,

pur ignorando Ia classificazione nomenclaturale ideata dal grande Linneo, conosceva nel-

l'idioma locale tutte Ie erbe e tutte Ie piante che crescevano nelle campagne ove vi ha tra-

scorso l'intera vita, ma la scuola era stata quella dell'ovile, e gli educatori che vi ingrossa-

no le fila da quelle parti, sono artisti nell'insegnare Ia dottrina del servire al rivale il mine-

strone a piatto freddo.I-luomo in velluto si guardò intorno. Anch'egli, come mio fratello, aveva sostenuto la te-

si che quel giorno solo ipazzi avrebbero osato sfidare la grande canicola. Per lui non c'era

nessuno in giro. Anche il suo rivale probabilmente era intorpidito dal sonno e questo era

per lui il momento tanto atteso.

Non poteva sapere che un bambino di 10 anni, innamorato delle poesie, a circa trecen-

to passi da lui, era testimone di un'azione umana che la Legge Penale punisce come delit-to: l'incendio doloso.

Con il fedele cane al suo fianco, il pastore afferrò lesto una manciata di stoppie di gra-

no; sfregò un fiammifero accendendole e chino, con una breve corsa, aprì un fronte di fuo-

co di oltre 100 metri.Per svegliare mio fratello impiegai cllcamezzo minuto. Invece di stare a raccontarli quel-

lo che era accaduto gli indicai l'incendio. La vendetta era stata ben studiata.Le fiamme di-

vorarono il breve tratto di pianura ricoperto dalle stoppie di grano e in un attimo assali-

rono Ia collina. Superato il crinale presero a divorare i pascoli della sottostante vallata con

un crepitio sinistro. I muretti a secco, che sarebbero dovuti essere un seppur lieve ostaco-

lo all'avanzata delle flamme si dimostrarono inefficaci. Sulla loro sommità i pastori usava-

no stendere rami di perastro e di biancospino per scoraggiare il bestiame a saltare. Ma ogni

vantaggio ha il suo rovescio di medaglia, e queste barriere di rami spinosi s'incendiavano

ancor prima che il fuoco arrivasse sprigionando tizzoni incandescenti che irradiavano le

fiamme al tancato successivo.

Intanto Ie campane del paese presero a suonare senza sosta e senza un ritmo ben de-

finito. Era quello il modo in uso ai tempi d'annunciare gli incendi alla popolazione. Ac-

corsero il rivale del piromane, i suoi figli, i vicini di pascolo, Ie campagnole degli addetti

antincendio, volontari e gli oziosi rastrellati dai carabinieri nei bar, ma la vendetta era

stata studiata nei minimi particolari. Dei pascoli per quell'anno non rimase più nulla.Il minestrone era stato servito a freddo; una inimicizia era stata ancor più consolidata,

e un altro minestrone a freddo sarebbe stato da Iì a poco servito.

Nafum +r

Page 43: 28Natura in Sardegna

INCENDITesti Augusto

I

Boi

lncendie prevenzone

Si riparla di incendi estivi.Ricordo, quando ero ancora rugazzo, il fre-

netico rintocco delle campane a martello cheimprowisamente, nellhssolato pomeriggioestivo, annunciava alla popolazione il pro-pagarsi di un incendio nei terreni boscati delpaese, situato alle pendici del monte Arci. Tut-te Ie persone valide accorrevano e con qualsia-si mezzo si recavano sul posto per combatte-re le fiamme.

Le cause di allora? Una ripulitura sbrigativa eseguita nella giornata sbagliata? Una ven-detta? Chissà!

Come risultato: per diversi giorni l'incen-dio bruciava percorrendo centinaia di ettaridi bosco causando notevoli danni alla vegeta-zione, raramente alle abitazioni e, quasi mai,venivano danneggiati il bestiame o gli esse-

ri umani.I paesi venivano ammantati da una pioggia

di cenere, fitta e fastidiosa, mentre l'odore del-la legna bruciata e l'aumento della temperatu-ra rendevano l'aria irrespirabile.

Oggi, purtroppo, chi vuole perpetrare di-segni criminosi per colpire, quasi certamen-te, l'economia sarda in fase di crescita, devesoltanto attendere particolari condizioni am-bientali e metereologiche che ne consentanoI'attuazione rapida ed efficace.

Come già detto, gli incendi in Sardegnanon sono una cosa nuova.

Noi, forse, Ii accettiamo come un male con-genito che la tradizione ha trasmesso con unacerta continuità di espressione che però nonaveva mai raggiunto toni tanto drammatici.

o

42 Natt.l/ffi#:

Dalle cronache e dalle interviste alle perso-ne colpite dagli ultimi incendi è emersa, al-meno per quello che la stampa e la televisionehanno trasmesso, una dura accusa alle strut-ture pubbliche per il ritardo dell'interventonellbpera di spegnimento.

La stessa accusa è stata formulata da am-ministratori locali, impotenti e impreparati a

f ronteggiare queste situazioni.Vorrei che si chiarisse una cosa. La pubbli-

ca amministrazione, e per tale intendo quel-la regionale, ha messo a punto un apparato ta-le che non trova eguale in altra regione italia-na e conta su una struttura che opera sul ter-ritorio organizzata con squadre di pronto in-tervento dotate dei più moderni mezzi di lottache la tecnica può mettere a disposizione. So-no state create apposite basi per elicotteri neipunti strategici delf isola che consentono dioperare con tempestività al verificarsi del fe-nomenor non appena giunge la segnalazione.

lmezzi aerei (elicotteri) vengono messi a di-sposizione da corpi militari statali e da azien-de private specializzate nel settore convenzio-nate con la Regione Sarda.

Gli aerei antincendi, non sempre di ba-se in Sardegna, vengono richiesti dal C.O.R.(Centro Operativo Regionale) nei casi di mas-sima emergenza e, per quanto siano in statodi preallarme, il tempo materiale occorrenteper giungere sul luogo del sinistro è notevo-le. Non mancano i presupposti o le possibilitàper poter avere i velivoli Canadair CL2l5, C130 e G222 che sono però mezzi statali e nonsempre disponibili.

Page 44: 28Natura in Sardegna

La copertura del territorio per la segnalazio-ne è realizzata con punti di awistamento do-ve le vedette comunicano ai centri operativi,via radio, ogni fenomeno di incendio. I cen-

tri prolvedono all'immediato invio dei mezziadeguati per lbpera di spegnimento.

Questo prevede, in poche parole, il PianoRegionale.

Bisogna però far capire che Ia prevenzio-ne è senzaltro il miglior sistema per far fron-te agli incendi estivi. Manca, è veto, un con-trollo continuo e la presenza di quel persona-

Ie di polizia che nelle campagne potrebbe ser-

vire da deterrente nei confronti dei piroma-ni di qualsiasi specie. La difesa passiva non ri-chiede grandi strutture. Se si por-ta via l'elemento determinante,che è il materiale infiammabi-le, il fuoco deve per forza spe-

gnersi.In questo caso sarebbe mol-

to utile il contributo dell'inizia-tiva privata che con una formadi collaborazione potrebbe age-

volare il compito della struttu-ra pubblica.

La legge regionale n' 13/59prevede degli incentivi per queiproprietari o conduttori di ter-

reni boscati che intendono rea-

lizzarc operc di difesa passivaquali striscie parafuoco, viabilità, ricerche idriche e vasconi diaccumulo.

Per quanto riguarda le responsabilità e le ga-

ranzie della pubblica sicurezza credo sia com-pito del magistrato accertare eventuali ina-dempienze. In simili situazioni viene da chie-dersi come mai nelle concessioni di licenze

amministrative non siano state imposte, spe-

cie nei campings e nei residences, data la peri-

colosità delle zone in cui vengono spesso ubi-cati, particolari norme di sicurezza per Ia dife-sa dagli incendi, e in caso affermativo, se ven-gono effettuati annualmente i controlli per ri-scontrarne la perfetta efficienza.

Si fa cenno ad alcune opere che, oltre allaprotezione danno, visivamente, una impron-ta di ordine e pulizia: la ripulitura andante,per una striscia di almeno 30 metri, di tutta la

vegetazione erbacea ed arbustiva facendo se-

guire una potatura alta da praticare alle pian-te arboree radicate nella striscia; tale operazio-ne si dovrebbe eseguire ogni anno ai primi digiugno lungo Ie strade dei complessi e nellezone perimetrali delle ville isolate per garantire una certa sicutezza.

È inoltre da promuovere, nelle zone a

rischio, la rcalizzazione di grandi serba-

toi d'acqua per poter attingere in caso diemergenza..

Altra possibilità può venire dallo sfrutta-mento delle acque depurate dei grossi cen-

tri turistici, al fine di adoperarla quale mez-

zo per alimentare una rete idrica antincendioche potrebbe prevedere delle colonnine conmanichette in prossimità degli idranti. Il tut-to rcalizzato con materiali idonei atti a fron-teggiare simili circostanze.

I centri turistici che ospitano ogni announa clientela di un certo ceto sociale dovreb-bero dotare i terreni di loro pertinenza, sia-

no essi boscati, arbustati o cespugliati, di al-

Naffim +:

Page 45: 28Natura in Sardegna

meno un posto di awistamento con base nelcomplesso, dotato di apparato ricetrasmitten-te per segnalare tempestivamente ogni even-tuale pericolo in modo da renderne edotti iresidenti con segnalazioni acustiche partico-lari, dando istruzioni e norme di comporta-mento per i casi di incendio.

Non dovrebbe impensierire il costo dei piùsofisticati mezzi di awistamento o con tele-camere che trasmettono al video base tuttoquello che awiene entro una certa superf,ciedi territorio o, addirittura, le apparecchiaturedi rilevamento all'infrarosso, già sperimenta-te dal Corpo Forestale in quel di Lanusei, chesegnalano ogni minimo aumento di tempe-ratura dovuto a fenomeni anomali, indican-do il punto esatto dove si verifica il fenome-no stesso.

Senzaltro il valore della vita umana è da ri-tenere di molto superiore al costo di simili ap-parecchiature.

Agli amministratori degli enti locali pe-riferici che ricevono dalla Regione, qua-si tutti gli anni, delle somme da utilizza-re nella campagna antincendi, sarà beneraccomandare il miglior uso dei flnanzia-menti ricevuti sfruttandoli appieno per loscopo prefissato.

Qualcuno lamenta la mancanzadi una nor-mativa adeguata.

Le norme esistono. Bisogna soltanto mette-re ordine in quella marea di disposizioni cheimpediscono, a volte, la normale applicazionedelle leggi forestali in tutta la loro completez-za. Mi riferisco alla legge 431 che, per assurdqimpedisce talvolta la rcalizzazione delle stri-scie parafuoco a salvaguardia di boschi esi-stenti, o quanto meno ne vanifica I'efficacia.

Posso citare la legge n'368 del l4l7ll898 oRegolamento per la prevenzione degli incen-di in Sardegna che detta norme a cui attener-si per prevenire i roghi.

II fatto che la legge risalga al 1898 ribadisceancora una volta come Ia Sardegna sia stata, e

sia tuttora, unazona ad alto rischio.La legge U3175 rf 47 stabilisce finalità, pro-

6

++ Nafum:

grammazione e mezzi di prevenzione per Iadifesa dei boschi dagli incendi.

Con l'osservarza di queste due leggi, del-l'Ordinanza del Presidente della Giunta Re-gionale e lhpplicazione delle più elementarinorme selvicolturali in tutti i boschi dell'iso-Ia, specie in quelli realizzati con essenze re-sinose, si potrebbero ottenere risultati tali dapoter garantire la difesa dell'ambiente e la tu-tela del paesaggio, nonché la massima sicurez-za a chiunque durante la stagione estiva do-vesse programmare dei periodi da trascorre-re in montagna.

IJapplicazione e lbsservanza delle norme è

demandata al Corpo Forestale Regionale che at-tualmente non riesce a svolgere appieno i com-piti istituzionali per mancanza di personale. Au-guriamo che le prove del concorso in atto ven-gano completate in tempi brevi per consentiredi riattivare, in tutta l'isola, il servizio di con-trollo nelle campagne e nei boschi, oggi svoltoin condizioni di assoluta precarietà.

Non ultima, forse mi ripeto, è Ia collabora-zione delle persone che risiedono in loco, spe-cie quelle dedite alla campagna, con le qua-li sarebbe bene aprire un dialogo cercando difar capire l'importanza, soprattutto sotto ilprofilo economico, dellbpera di prevenzioneillustrando loro quali e quanti danni possonoprocurare gli incendi, dare suggerimenti, for-nire a tutti dati sulla legislazione vigente perle migliorie alle aziende e quanto altro possainteressare per innalzare le condizioni di vi-ta di quelle popolazioni. Questa forma di assi-stenza susciterebbe il rispetto per i forestali e,

se vogliamo, di confidenza che potrebbe por-tare alla immediata segnalazione di qualsiasianomalia dovesse verificarsi nel territorio do-ve queste persone vivono.

La Regione Sarda ha prodotto uno sforzonotevole per organizzare qualcosa di positi-vo che non ha però trovato eguale risponden-za nella organizzazione statale e non fa certopiacere sentire il Ministro della Protezione Ci-vile che al di sopra di tutto, anche delle viteumane, pone ltmergenza economica.

Page 46: 28Natura in Sardegna

INCENDITesti

La macchina

Livio Peluffo

Bruno Moro

antincendioportabile

ome sappiamo gli incendi sono fenomeno assai generuLizza-to in Sardegna. Il rogo distrugge non solo un,area ambien-tale, ma al tempo stesso impedisce ad una determinata zo-na una pacifica crescita economica. La prevenzione è uno

dei modi più qualificati per porre fine allo scempio che, soprattuttoin estate, si abbatte sulla nostra isola. Per poter efficacemente operarenel territorio occorre essere dotati degli strumenti adatti. È così che laAmatori s.r.l., con sede a Prato Sardo, ha brevettato la MAp, un utensilemotore a spalla derivato dallo studio degli atomizzatori a spalla utiliz-zati in campo agricolo. La MAP è un atomizzatore antincendio, profes-sionale, progettato unicamente come strumento per combattere i ro-

NaWW: +s

Page 47: 28Natura in Sardegna

ghi. Tra le sue caratteristiche: sicurezza,pra-ticità, visibilità, funzionalità, ergonomia. LaMAP è dotata di: serbatoio acqua portantead alta resistenza, serbatoio carburante im-merso nell'acqua, ergonomia e baricentrimigliorati, cintura ventrale e pettorale rego-labili, maniglia di trasporto e presa, tappoimmissione carburante maggiorato, cannaalleggerita e bilanciata, rispondenza alle piùrecenti norme in materia antincendio e disicurezza sul lavoro, dispositivo di flssaggiosugli autoveicoli. La rispondenza a tutte lenormative CE permette alla MAP di conqui-starsi un posto di rilievo nella categoria de-gli strumenti antincendio, coniugando resi-stenza, sictuezza e praticità diutilizzo.

Per maqgiori infarmazioni sul prodotto è possibi-

le rivolgersi direttarnente all'azìenda produttrice

contattando il numero telefonico 0784 29 40 22

oppure inviare un fax allo 0784 29 40 23.

a

46 Na[t76;,;

Page 48: 28Natura in Sardegna

Francescc Fois

Pierpaola Piras

FAUNA I

Testi e foto

Unavedo

di rossvestita

I / l;xJ:?:?,: $H'"'"Jl,ili'31.I plta cne ra vlsta or un ragno o olf un lnserro provocnr orsgusro, ura

e, non di rado, terrore. Colpa delle leggendeche circolano e di scarsa informazione. Uin-contro può finire con una sonora ciabattata,schiacciando il minuto avversario come se

fosse la cosa più pericolosa al mondo. Nonè facile spiegare il motivo di questa fobia: diprimo acchito si può pensare alla cura dellapropria incolumità. Chiariamo un concetto:la Sardegna, per quanto sia un'isola vasta,eterogenea ed antica, non ospita specie ani-mali particolarmente pericolose per l'uomo.Le uniche eccezioni si possono annoverare

fra gli invertebrati, come per esempio fra iragni. La specie più temibile è la cosiddettaMalmignatta, chiamata anche Falange vol-terrana, o Vedova nera Mediterranea, il cuinome scientifico è molto simile ad uno scio-glilingua : Latro dectus tre de cimguttatu s.

Il suo aspetto è decisamente più affasci-nante: si tratta di un ragno molto elegan-te con zampe lunghe, snelle e un addomegloboso di colore nero lucente, con tredicimacchie rosse sulla parte dorsale. Le mac-chie (tredecimguttatus è riferito proprio a

questa caratteristica) possono essere anchedi colore giallo, a volte scure e appena visi-bili. C'è differenza tra gli esemplari: la fem-mina può raggiungere i 17 mm di lunghez-

NaA4Sp.. +t

Page 49: 28Natura in Sardegna

za (escluse le zampe), il maschio, più picco-1o,èlungocirca3-5mm.

La Malmignatta, che in Sardegna viene co-munemente chiamata Argia, è imparentata conla più nota Vedova nera americana (Lactrodec-tus mactans), diffusa in Nord America e nel-Ie Antille, e il suo morso, come quello della pa-

rente a stelle e strisce, può essere consideratopericoloso. Si è stimato, infatti che il suo ve-

Ieno sia almeno quindici volte più potente diquello di un serpente a sonagli: per fortu-

mente immobili, in attesa che la preda, soprat-

tutto piccole cavallette e grilli, capiti nella lorotela: basta uno scatto fulmineo per gettarsi sul-la vittima, invischiandola con particolari filidi seta, e trafiggendola con i cheliceri, organiche utilizzano per perforare e inoculare il vele-

no. Uccidono quasi istantaneamente.La femmina è quella più pericolosa. I ma-

schi, più piccoli e gracili, non sono dotati dicheliceri sufficientemente robusti: per tale mo-tivo, costruiscono minuscole tele, nutrendosidi prede dalle modeste dimensioni.

Quando arriva il momento della riprodu-zione i maschivanno in cercadelle femmine e

vengono attrattidai feromoni ses-

suali che queste ul-time rilasciano. At-traverso un partico-lare tipo di compor-

tamento e di corteg-giamento, che consiste

- fra l'altro - nel crearsiqualche via di fuga destrut-

turando in qualche punto latela della compagna,

il maschio, dopovari tentativi, si

awicina per ac-

coppiarsi. DopoIa copula, però,

si consuma il suodramma: non rie-

sce a scappare e viene divora-to dalla consorte. Da qui laderivazione del nome "vedo-va" nera.

Un mese circa dopo lhccoppia-mento, la femmina depone le uova in partico-lari sacchi ovigeri di tela chiamati cocoon, cia-scuno dei quali può contenere fino a 450 uo-va. Tra grugno ed ottobre può effettuare finoa sette, talvolta otto, ovodeposizioni. Deposte

le uova nella tela, la madre veglia su di esse e

le protegge.

na della malcapitata vittimase inoculata con un morso è

molto scarsa e i casi con esitiletali sono rari ( raggiungonolL 4 - 5o/o del totale).

Bisogna comunque tener

Ia do-

presente che, in linea dimassima, i ragni nonsono animali aggressi-

vi: quando si trovanoin pericolo, scelgono ilpiù delle volte la via del-la fuga. II morso vieneinferto come unica e so-

la possibilità di salvezza

Il veleno è in primo luo-go destinato a panlizzareIa preda e, secondariamen-te a difendere il ragno dalleaggressioni di altri anima-li, uomo compreso.

Le Malmignatte so-

no ragni sedentari e pocomobili che vivono in gene-

re sotto le pietre, all'internodi incavi rocciosi o alla base

di vecchi tronchi. A volte sfruttano vegetazio-

ne bassa. Costruiscono tele molto semplici e ir-regolari tra il fogliame, nelle crepe, tra fessure e

detriti, nei campi incolti o coltivati, nelle cata-

ste di legna e nei giardini, ma possono invade-re anche gli edifici: soprattutto i bagni di case

vecchie o di campagna, dove il tasso di umidi-tà è alto. A Cagliari, non molti anni fa, ne ven-ne segnalato un gran numero nel quartiere diCastello, adatto a ospitare l'animale. Qualchetimore ma nulla più. la tradizione popolare ritiene che questi ani-

Di norma, stanno a pancia in su, assoluta- mali, protagonistidivariraccontieleggendg sia-

ù

4s N0m&5

Page 50: 28Natura in Sardegna

La Malmignatta è comu-

nemente conosciuta con

il nome di Vedova nera

Mediterranea

no l'incamazione di anime malvagie, punite daDio per non aver reso omaggio al Cristo nel gior-

no del Corpus Domini. Tramutate in Arge, glispiriti dannati si vendicano con il loro morso le-

tale. Esistono però particolari rituali che riescono

a guarire le vittime del ragno, chiamati argiati.Uno dei più conosciuti consisteva nell'immerge-re la persona colpita nel letame in fermentazionee tenerla sveglia per tre giorni e tre notti facendo-

le danzare intomo tre schiere di donne che can-

tavano: sette nubili, sette sposate e sette vedove.

Si riteneva infatti, che sArgjapotesse essere di trerazze: bagadìa (nubile) se maculata di rosso, cora-

dn (sposata) se maculata di giallo e viuda (vedo-

va) se di colore completamente nero. Per far gua-

rire il malcapitatq attraverso pratiche misteriose,

si risaliva alla tipologia di anima incamata nel ra-

gno. Era altresì in uso guarire gli argiati recitandodegli scongiuri tipici a seconda delle diverse zo-

ne della Sardegna, e praticando dei rituali spes-

so complessi, come quello di simulare un-ipote-

tica lotta con il ragno. Tale lotta culminava sem-

pre con l'uccisione di un altro esemplare cattura-

to per lbccasione.

Certe irrazionali paure che oggi ci fanno sor-

ridere, in altri tempi hanno condizionato inte-re popolazioni: emblematico il caso del gros-

so ragno chiamato Tarantola (Lycosa tnrqntu-la), il cui morso, praticamente innocuo, ha sca-

tenato vere e proprie suggestioni di massa. Fi-

no al secolo scorso per guarire i "tarantolati",probabilmente morsi invece dalla Malmignat-ta, si organizzava una frenetica danza colletti-va/ con svenimenti ed estasi isteriche. Questadanza magica e misteriosa è la ben nota "Ta-rantella".

È utite ricordare comunque che i ragni,salvo rare eccezioni, sono pressoché inno-cui. Il discorso cambia ad altre latitudini,nelle zone tropicali e sub-tropicali del pia-neta, popolate da alcune creature micidiali.È anche vero che, circa una ventina di an-ni fa, la Vedova nera mediterranea era assur-

ta agli onori della cronaca, quando nell'esta-te del 1987 si verificarono due casi di mor-te accidentale a Genova. Ma la psicosi è tut-ta un'altra storia.

NoIÀffi +o

Page 51: 28Natura in Sardegna

Regno: AnimaliaPhylum: Arthropoda

' Classe: ArachnidaOrdine: AraneaeIamiglia: TheridiidaeGenere: LatrodectusSpeciel Latrodectus tredecimguttatus (P, Rossi, 1790)Nomr cornune: Malmignatta

Dìstribuzione: la Malmignatta vive nella regione Medìterranea, fino all'Arabia Saudita, e al Nord

Afrim, in Etiopia. La troviamo in Asia centrale, Russia meridionalr, Caucaso, Europa del sud, Canarie

e Corsica. ln ltalia è comune in Toscana, Lazio, Liguria e Sardegna. La sua presenza massicda nel-

la nsstra regione è testimoniata dai molt'i nomi locali che k vengono attribuiti [Argia, Aza, Arxata,

kza, Yarza.,.). Di recentr è stata segnalata nel Sassarese, nel Campidano e nel Cagliaritano.

Cattura dell'esemplare: il ragno si può catturare con I'ausi'lio di pinzettt lunghe almeno 15 cm.

Qualora l'esemplare fosse responsabile di una pufitura, è netessarìo inviarlo, per la corretta

identiicazione, all'ospedak, alla A.S.L. o al più vicino ìstituto Zooprofilattico. Qualificate anche

I'Università o al Centro antiinsetti della Provincia.

Awelenamento: I'intossicaziane prodotta dal veleno dei ragni, che contiene una varietà dicomponenti proteici e non proteici, è chiamata aracnidismo o, più correttamente, araneidismo. La

quantità e ìa composizione del veleno è complessa e molto variabile da specie a specie. Di solito irisultati di un morso di un ragno sono limitati all'area colpita dove si manifesta un piccolo edema

rossastro che tende a scomparire nel giro di poche ore. §intomi generali possono verificarsi però

in soggetti ipersensibili, in bambini e negli anziani. La gravità dei danni dipende dalle dimensioni

del ragno, dalla quantità di veleno inoculata, dalla mole del morsicato e dal suo stato di salute.

Tipo di lesione provocato dalla Malmignatta: molso con iroculo di veleno attraverso dut cheliceri,

Composizione del veleno: ilveleno della Malmignatta è composto da una parte proteica e una par-

te non proteica. È ei tipo neuro-tossico {agire cioè sul funzionamento del sistema neryoso e su}la sua

attività di eoordinazione muscolare). Possiede neurotossine {alpha-latrotossina, alpha*latroinsectotos-

sina), ialuronidasi e serotonina. lJalpha-latrotossina agisee nell'uomo a ìivello delle sinapsi, mentre lhl-pha-latroinsectotossina nort è attiva,

Sintomi: i sintomi del morso sono locali e generali- Quelli locali si manifestano tramite rosso-

re ed eechimosi dolenti, accompagnate da edema più o meno pronunciato nel punto del morso

stesso. Nell'arco di circa 25-60 minuti possono insorgere i sintomi genetali e I'infortunato accusa

ìpersudorazionr, febbre, cefalea, nausea, vomito, contrazioni addominali, addome dolente, sen-

so di angoscia, incoordinaziore motoria, convulsioni, spasmi muscolari, fiRo ad arrivare alla pare-

si locale deg:li arti. La vittima può manifestare uno stato confusionale abbastanza serio. Nella fa-se acuta poseono insorgere complicazioni cardiache e polmonari che possono avere esito infau-sto; le persone piu a risehio sono i bambini e persone con disturbì cardio-polmonari o ipersensi-

hili ai componenti del veleno. ll quadro cìinico generale petdura per circa 24 ore, i sintomi scom-paiono in 3-4 giorni.

La prognosi va riservata fino a quando i sintomi generali non iniziano a regtedire, ammesso

che nel fiattempo non siano insorte altre complitanze a carico di altri organi, come cuore o pol-

,l

50 NOM'

Page 52: 28Natura in Sardegna

moni, ln perone ipersensitri-Ii possono insorgere gravi rea-

zioni anafilattiche sistemiche(shock).

Trattamento: a pochi minu-ti dal morso è utiÌe la suzionedel veleno mediante siringhea ventosa (è vivamente scon-sigliato ellettuare suzioni con

la bocca). La suzione divieneinutiie dopo circa 30-35 mi-nuti dal morso in quanto il ve-leno è ormai diffuso ai tessu-ti circostanti I'area di inocu-Iazione.

ln attesa del medico, puo

esseTe appronl-ato un bendag-gio linfostatito utilizzandoun latcio emostatico, prestan-do atfenzione ad allentarlo, ditanto in lanlo. ìl trattamentoospedaliero mira ad attenua-re i sirrtomi lotali e generali,

e a monitorare i parametri vi-tali, supporl.ando le lunzionivitali qualora risulti necessa-

rio. Localmente si puo inter-venire con pomate anestetì-che o antistaminiche a secon-da del dolore e dell'estender-si dell'edema e deìl'ecchimosi.Bisogna disinfettare la parte e verificare ia validità della vaccinazione antitetanlca. Per pla-care le reazioni anafilattiche è consigliato I'uso di cortisonici, antistaminitj o l'adrenalina nel

caso di reazionì gravi con ipotensione (shock anafilattieo). Se presente doìore intollerabile è

Lrene somministrare antidolorifi ci.È necessaria comunque ì'ospedalizzazione fino a quando i sintomi generali non siano re-

greditì completamente. Se ìa terapia sintomatica (farmacological non ha successo è necessa-

rio somministrare una fiaìa di antivenina (antisiero specifico) dopo aver eseguito iì test cu-taneo di sensibilità.

Una volta desritti i sintomi, un jncontro ravvicinato con la Maìmignatta potrà sembtare una

sciagura. ln realtà non Lrisogna drammatizzare più di tanto. Basta osservarìa senza toccarla o,

peggio, infastidirla, ricordando che bisogna aver rispetto di tuite le forme di vita, belÌe, brutte o

orripilanti che siano. Bandite quindi ciabatte e giornali: I'animale avrà sicuramente più paura di

voi e cercherà di scappare. Se proprio doveste trovarvelo in casa, magari sotto una catasta di le-gna, rinverdite la tradizione: limitatevi a trallare una tarantelìa, recitando qualche seongiuro, piut-tosto che rincorrere il ragno per schiacciarlo a tutti costi. Anzi, con l'aiuto dì una pinzetta, tra-sferitelo in un altro luogo, in maniera tale che questa superba creatura possa continuare a vivere,

dimenticando presto il curioso incontro.

Nafu6;; sr

Page 53: 28Natura in Sardegna

I FAUNA I

i Testi Sandro Pisanu

lnfluenzaavlafla

viaria: malattia che colpisce i vola-tili o psicosi da polli? Da quando iprimi casi sporadici del temuto vi-rus H5N1 hanno fatto capolino in

Italia, la paura e la diffidenza dei consumatoristanno portando un comparto, quello dellhl-levamento, al tracollo. Con annessi e connes-si, riguardanti denaro e persone: persi in tota-le, da quando la crisi è partita, più di 650 mi-lioni di euro, al ritmo di 6 al giorno, con unastima che si aggira intorno ai 30mi1a cassain-tegrati e lo spettro di altri 9Omila tagli al per-sonale. Oltre il 70o/o ll calo dei consumi.

Una vera e propria sindrome che rischia dimettere in ginocchio un'intera economia, peruna crisi che viene continuamente ridimensio-nata da operatori del settore, associazioni di ca-

tegoria e dalle istituzioni ufficiali, Organizzazio-ne Mondiale della Sanità e ministeri vari in te-sta. "Mangiate la nostra carne di pollo, non cèpericolo di contagio", è il refrain del ministrodella Salute (e degli assessori regionali) con unplauso incoraggiante della Ci4 Ia Confederazio-ne italiana agricoltori. Si moltiplicano manife-stazioni inpiazza con banchetti a base di carneavicol4 piatti di pollo arrosto condito con pata-

te, spizzicato senza forchetta, più per dare un se-

gnale forte a chi è terrorizzato dal possibile con-tagio animale-uomo e dal rischio di una pande-

mia (malattia che viene trasmessa in tutta la po-polazione) che perbuon appetito. Rischio possi-

bile quello del virus ma che ha ar,rrto fino ad og-gi riscontri troppo bassi e controllabili per crea-

re effetti di panico di questa portata. Certo, dinorma in Italia si inizia ad aver paura una volta

t

52 N(7ftdffi{

che catastrofi e possibili malattie contagiose var-

cano i confini asiatici e le immagini televisivedella caccia ai volatili in Turchia hanno sicura-mente fatto andare di traverso il boccone a mol-te persone. Casi in Germania, in Francia, finoad arrivare al Germano reale trovato a Perugiae ai cigni infetti: il cerchio si stava stringendo e

con esso sono arrivati i primi sintomi della psi-

cosi. I giornali spacciavano anche i mondiali dicalcio a rischio, per la presenza di qualche foco-laio in terra teutonica. Il riscontro della malat-tia in Indi4 riferito il 18 febbraio, fa parte di unatendenza generale alla rapida diffusione geogra-

f,ca del virus fra gli uccelli domestici e selvati-ci riscontrata ultimamente. Illndia è solo unodei 13 Paesi che dall'inizio di febbraio hanno ri-portato il loro primo caso di infezione da H5N1fra gli uccelli; gli altri sono, in ordine temporale,Iraq, Nigeri4 Azerbaiian, Bulgaria, Grecia, Italia,Slovenia, Irarl AustriE Germania, Egitto, Indiae Francia. Francamente, ma senza sottovalutareil fenomeno, sembra tutto troppo amplificato.Prudenza sì, ma sempre con Ia dovuta ratio. Per

quanto riguarda la salute umana/ le esperienzedegli ultimi due anni hanno mostrato che il ri-schio è presente quando il virus si stabilisce en-

tro piccoli allevamenti a gestione familiare, do-ve ci sono continue occasioni di contatto diret-to tra l'uomo e gli animali. I-iesposizione a lun-go termine favorisce così 1o sviluppo di infezio-ne. E stato comunque provato che il virus non si

trasmette facilmente dagli uccelli all'uomo. Rari

i casi riscontrati fra persone che lavorano con ilpollame o che lo abbattono e fra i veterinari. Le

infezioni nell'uomo sono stati attribuiti al con-

Page 54: 28Natura in Sardegna

.';

tatto diretto con polli da cortile malati, spesso

durante la macellazione, 1o spiumaggio, Ia ven-dita e la preparazione per il consumo. Vicever-

sa/ nessun caso per il consumo di uova o car-

ne di pollo opportunamente cucinate, perfinoin quelle case dove si sapeva che Ia malattia era

presente fra il pollame.A seguire le "tabelle accademiche" che riguar-

dano una possibile pandemia ci troviamo difronte al cosiddetto periodo di "allerta pande-

mia", una fase tre su un livello allerta di sei, co-

siddetta intermedia: si sono presentati casi di in-fezione nell'uomo di un nuovo sottotipo di vi-rus ma non c'è ancora una trasmissione diret-ta della malattia da persona a persona. È neces-

saria una cofietta campagna informativa e unarupida tipizzazione del virus, per circoscrive-

re e dare immediata risposta a partire dai pri-mi casi registrati. Campagna che a dire il vero è

,rurrrru u spron battuto per frenare gli isterismi

Le ultime notizie pro-

venienti dai centri di

profilassi hanno mes-

so in allarme gli ad-

detti ai lavori, terro-

rizzati da una possibi-

le pandemia

e una psicosi tipicamente italiana: nessun caso

di morte, pochi quelli accertati di volatili selva-

tici e allevamenti posti sotto stretta sorveglian-

zarron sono stati sufflcienti a convincere i no-stri compaesani. Che, come per la blue tongue(la lingua blu) e la muccapazza, hanno deciso

di bandire dalla tavola pennuti e afflni. Risulta-

to scontato: crollo di consumi e vendite. Mer-cato in ginocchio e prezzi della carne al chiloche sono precipitati da 1,5 euro a 0,90. Eppure inostri temerari (l) vicini di casa tedeschi e fran-cesi hanno reagito diversamente e i prezzi so-

no rimasti pressoché stabili: in Germania si so-

no mantenuti tra 1,6 e 1,8 euro al chilo, in Spa-

gna c'è stato un calo da 1,5 a 1,3 euro al chiloe, in Francia, da 1,8 a 1,4 euro al chilo. Niente a

che vedere con i nostri mercati. E qualche mali-gno sostiene che tutto sia stato montato ad arte.

In ogni caso, da qui alla psicosi ce ne passa/ co-

me hanno confermato Ia maggior parte di viro-

Nafuml s:

Page 55: 28Natura in Sardegna

logi e epidemiologi in tutta la penisola. Così il dottor Greco, napoletano, im-pegnato da decenni nella prevenzione sanitaria: "Lltalia ha alrrto 6 epide-

mie di febbre aviaria a bassa patogenicità tra i volatili negli ultimi 5 anni, so-

no stati abbattuti circa25 milioni di polli, non stiamo parlando di un paese

che si terrorizza per f influenzaaviaia. t h normalitài anche se non abbia-

mo avuto Ia variante asiatica dell'H5N1, abbiamo a\,'uto I'HZ l'H9 e anche

l'H5 ma I'N2". Lo studioso conclude con una rassicurazione: "E poi l'Italia si

è già aggiudicata 36 milioni di dosi di vaccino - ancora in corso di sperimen-tazione - in caso di pandemi4 stipulando contratti di assicurazione per 5,4

mitioni di euro con le aziende farmaceutiche Chirorl Aventis Pasteur Sanofi

e Solvay, oltre ad aver fatto scorte di antivirali". Scienza, esperti e associazionidi categoria vanno per una volta dhccordo e trovano sostegno in piccoli ac-

corgimenti che dovrebbero far riflettere, andando a limitare gli effetti propi-nati dalle immagini televisive di animali morti e degli abbattimenti di inte-ri allevamenti. Basta infatti considerare che il virus H5N1 non è resistente a

temperature superiori i 60 gradi: un pollo arrosto non dowebbe quindi pre-

sentare alcun pericolo. Ma tant'è. Intanto, monitoraggi continui per limitareil fenomeno, continua la corsa per assicurarsi aiuti da parte dell'Unione Eu-

ropea, sollecitata a prendere posizione sull'accaduto e a fornire misure spe-

ciali per tamponare l'emorragia di vendite nel settore. Interventi straordina-ri richiesfl anche al nostro Govemo, per dare una boccata dbssigeno alle fa-

miglie colpite dalla cassaintegrazione e alla perdita di capitali da parte delle

aziende. E quel decalogo che dovrebbe rassicurare i più ansiosi, con tre regole

su tutte: non toccare gli animali infettati e in ogni caso lavarsi bene Ie mani.Prima di consumare uov4 assicurarsi che siano pulite dalle feci dellhnima-le. Consumare carne cotta. Basteranno dieci suggerimenti adaresicurezzaaquelle persone che hanno eliminato la carne bianca dal proprio menù, a chinon porta più i figli al parco per il terrore che un cigno killer li possa infetta-re o a chi pensa che dietro una paperella si nasconda una specie di kamika-ze? Forse no, ma almeno che si riporti un po'di normalità in un paese sem-

pre scosso dai titoloni a cinque colonne, sonnolento quando le disgrazie ca-

pitano in casa d'altri e catastrofico nellhffrontare i problemi interni. Pruden-

za. Nessun disfattismo, per carità. Ma prudenza. E una consolazione: non vi-viamo in Americ4 che però non sembra scossa più di tanto dal problema. Cipensate a un "Giorno del ringraziamento senza tacchino"?

(tratto dal sito del Ministero della salute - copyright CCM - centro nazionale per la prevenzione e il controlÌo delle malattie)

ù

54 N0f,*ffi:

Page 56: 28Natura in Sardegna

PER SAPERNE DI PIU'Che cos'è Linfluenza aviarìa è un'infezione dei

volatili causata da virus influenzali del tipo A. Puo

interessare sia gli uccelli uccelli selvatici sia quel-

li domestici (per esempio polli, tacchini, anatre),

causando molto spesso una malattia grave e per-

fino la morte dell'animale colpito. ì virus influen-zali appartenenti al tipo A possono infettare an-

che altri animaìi (maiaìi, cavalli, delfini e balene)

nonche l'uomo, creando così la basi per fenome-

ni di ricombinazione in caso di infezione contem-poranea (co-infezione) da parte di diversi ceppi.

La maggior parte dei virus influenzali avia-

ri non provoca sintomi o provoca sintomi atte-nuati negli uccelli selvatici, in particolare uccel-li acquatici migratori, che costituiscono pertan-to il serbatoio naturale dell'infezione. Linfezio-ne viene mantenuta da alcuni uccelli acquati-

ci che fungono da serbatoi del virus, ospitando-

lo nell'intestino anche senza mostrare una sinto-matologia evidente ed eliminandolo con le feci.

Gli uccelli infetti, anche se non visibilmente ma-

lati, eliminano il virus con la saliva, con le secre-

zioni respr'ratorie e con le feci; il contatto di uc-celli suscettibiìi con questi materiali, o con ac-qua contaminata da questi, determina la tra-smissione dell'infezione; Ia trasmissione fecale-

orale è la modalità di trasmissione più comune.

ìl virus può soprawivere nei tessuti e nelle feci di

animali infetti perlun ghi periodi, soprattutto a basse

temperature (oltre 4 giorni a 22" e più di 30 giorni a0') e puo restare vitale indefinitamente in materia-

le congelato. Al contrario, è sensibile all'azione del

calore (almeno 70') eviene completamente distrut-to durante le procedure di cottura degli alimenti.Dove si sviluppa ìì virus dell'influenza aviaria si è

sviluppato inizialmente nei Paesi deì Sud-Est asia-

tico, a metà del 2003. Ma con iì passare del tempo,

a partire dalla fine di luglio 2005, i rapporti uffi-ciali deìl'0ie (l'Oryanizzazione mondiale per ìa sa-

nità animale) indicano che il virus H5N l ha esteso

la sua diffusione geografica. Sia la Russia che il Ka-

zakhistan hanno segnalato casi di influenza aviaria

nel pollame e mortaìità negli uccelli migratori in-fettati dal virus. Focolai epidemici (in animaìi) so-

no stati attribuiti al contatto tra volatili e uccelli

selvatici attraverso la condivisione di fonti idriche.

Si è trattato dei primi focolai epidemici di virus in-fluenzale aviario H5N1 ad aìta patogenicità in que-

sti due Paesi, entrambi considerati in precedenza

liberi dal virus. A gennaio 2006 il virus continua a

essere segnalato in molte parti del Metnam e del-

I'lndonesia, in Thailandia, alcune parti di Cambo-gia, Cina e anche nel Laos. Per quanto riguarda

l'Europa, casi di animali infetti sono stati indivi-duati in Romania, Croazia, Ucraina e Turchia.

Pericoli per I'uomo tuomo puo infettarsi con

il virus dell'influenza aviaria solo in seguito a con-tatti diretti con animali infetti (malati o morti per

influenza aviaria) e/o con le loro deiezioni. Non c'è

infatti ancora alcuna evidenza di trasmissione at-

traverso il consumo di carni avicole o uova dopo

la cottura e non ci sono ancora prove di un'effi-ciente trasmissione del virus da persona a persona.

Daì 1997 al gennaio 2006 si sono verificati alcu-

ni episodi documentati di influenza da virus avia-

rio nell'uomo; in tutti i casi si è trattato di trasmis-

sione da volatili domestici. Ma come si manifesta

il virus nell'uomo? ì primi sintomi compaiono do-po un periodo di incubazione variabile (da 1 a 7giorni): di solito sono gli stessi dell'influenza tradi-zionale, vale a dire febbre, tosse, maì di gola e do-lori muscolari. Possono arrivare anche a infezio-ni oculari, polmonite e sindrome da distress respi-

ratorio acuto. Nei casi finora documentati di infe-zione aviaria da ceppi H5N1, ìa mortalità nell'uo-mo varia dal 30 al 70-B0o/0. Nelì'epidemia di in-fezioni da virus aviario H7N7 osservata nei Paesi

Bassi nella primavera 2003, ìe manifestazioni so-

no state, per Io più, a livello congiuntivaìe, con al-

cuni casi di manifestazioni di tipo influenzaìe ed

un decesso per sindrome da distress respiratorio.

La trasmissione da persona a persona di ceppi di

influenza aviaria è stata osseryata soltanto in oc-casioni ìimitale, in quanto i virus aviari non sono

adattati all'uomo: un caso di trasmissione da per-

sona a persona è stato osservato ad Hong Kong

nel 1997 (virus H5Nl); nei Paesi Bassi si è osserya-

ta trasmissione interumana ìimitatamente alle for-me oculari Mrus H7N7); recenti studi, effettua-ti sia in Thaiìandia che in Vietnam, i due Paesi in

cui si sono manifestati focolai di influenza aviaria

nel 2004, hanno messo ì'accento sulla probabilità

che alcuni casi si siano generati attraverso contattistretti e prolungati fia persone dello stesso nucìeo

familiare. l-ipotesi è scaturita daìl'analisi di alcuni

fattori: per esempio, la comparsa di più casi nella

stessa famiglia, un periodo di incubazione compa-

tibile con trasmissione interumana, la mancanza

di contatto con animali malati per alcuni soggetti.

Prevenzione Con I'obiettivo di impedire che la

malattia si introduca nel territorio dell'Unione eu-

Nat6ffi ss

Page 57: 28Natura in Sardegna

ropea, la Commissione europea e il T\4inistero del-la Saìute hanno adottato alcune misure: il divietodi importazione dalla Thailandia di carne di polla-me e prodotti derivati, il divieto di importazione diuccelli ornamentaìi e da voliera da tutti i Paesi in-teressati dall'epidemia. Divieto assoluto di espor-

tazione di polìame e derivati per gli altri Paesi in

cui è stato individuato il virus dell'influenza avia-ria H5N1.

llobbligo che sulle carcasse di volatiìi da corti-le venga apposta una specifica etichetta che indi-chi l'allevamento di provenienza degli animaìi. Se

la macellazione è stata fatta in ltalia, sull'etichet-ta si leggerà la sigla IT oppure ITALìA più il nume-ro di registrazione dell'allevamento stesso; se è in-vece awenuta in un Paese comunitavio o teTzo,

l'etichetta riporterà in chiaro il nome di quel Pae-

se. Per quanto riguarda ìe carni di volatili seziona-

te (per esempio, i petti di pollo), oìtre alla sigìa ITo ITALIA se italiane, o al nome del Paese di origine

se straniere, dovrà essere indicata anche la data oil lotto di sezionamento. Quanto infine alle prepa-

razioni e ai prodotti a base di carne, sull'etichettà si

dovrà leggere l'origine deìla materia prima.

I farmaci ll modo più efficace per contrastareil virus H5N1 nell'uomo sarebbe il vaccino, ma al

momeìlto è ancora aìlo studio: gìi scienziati sono

al lavoro per isolare il virus mutato che provoche-

rà il contagio tra persona e persona. Se la pande-

mia di influenza aviaria dovesse scoppiare, il vac-cino sarebbe pronto entro tre o quattro mesi. So-no disponibili invece da subito i farmaci antiviraìi,

che abbreviano di un paio di giorni la sintomato-ìogia e riducono I'ulteriore moltiplicazione del vi-rus nelle celìuìe.

lVla in questo contesto assume importan-za ancoru maggiore la normale vaccinazione an-

tr'nfluenzale: i vaccini disponibili per la stagio-ne 2005/2006 sono in grado di ridurre la possi-

biìità di co-circolazione nello stesso individuo.Le regole pratiche Se si resta in ltalia, la rete di

vigiìanza per iì controllo dell'infezione da virusH5N1 (composta dai servizi di sanità pubblica ve-terinaria, gli istituti di zooprofilassi, i Posti di ispe-

zione fiontaliera (Pif) e gli Uffici di sanità marit-tima, aerea e di ftontiera (Usmaf), garantisce ìa

completa sicurezza. Per coloro che viaggiano nei

Paesi delì'Unione europea, non ci sono particola-ri raccomandazioni, se non queìle legate al buon

sellso: prestare particolare attenzione alle normali

regole di igiene, lavando sempre con cura le mani e

cuocendo sempre bene carne o uova. Chi decides-

se di recarsi nelle zone in cui l'infezione è presen-

te, oltre a rispettare con maggiore scrupolo le nor-me d'igiene, dovrà evitare contatti con animali vi-vi e con ìe loro carcasse, tenersi lontano da merca-

ti e fiere dove vi siano commercio o anche sempìi-

ce esposizione di animali.

AVIARIA:PER LA DIRINDIN.:NESSUN RISCHIO''

«Per fortuna, si sono confermate le pre-visioni che volevano la Sardegna tra ìe

regioni italiane meno soggette ad uneventuale a "rischio aviaria". Nonostantetutto, abbiamo istituito ì'unità di crisi e

coordinato una struttura di sorveglianzaneìle Asl capace di circoscrivere anche gìieventi minori ritenuti sospetti». FirmatoNerina Dirindin. L'assessore regionalealla SaniLà, intervenendo sulìa psicosida H5Nl, pìaude ìa macchina informa-tiva messa in moto per evitare che ilproblema venìsse ingigantito oltremi-

0

56 N0t4*ffifu:

sura. Ribadendo, una volta di più, che

i prodotti dei nostri allevamenti posso-no tranquiìlamente venire consumati a

tavoìa: «ll sistema di controllo ha dunquefunzionato.A danneggiare i cittadini è stato inveceun allarmismo ingiustificato che ha pro-dotto una psicosi assoìutamente fuoriluogo. ll rischio aviaria è infatti reale soloin quei paesi con condizioni igieniche e

sanitarie disastrose. Non è dunque il caso

delì'ltalia ne dei nostri allevamenti, le cuicarni sono asso'lutamente sicure».

Page 58: 28Natura in Sardegna

VETERINARIATesti Pasquale Melis

L'uomo il pessior frTnics del canea problematica legata al cani cosiddetti "perìcolosi"

ha animato fortemente le cronache dì questi ultìmi

anni, ma, come la maggior parte delle volte succede,

terminata l'emergenza si abbassano luci e sipario nel-

la consapevolezza che non esistono cani pericolosi ma piut-

tosto cani gestiti in modo errato (e quindi pericoloso).

Da sempre gli amici a quattro zampe hanno convìssuto con

l'uomo: sono stati indispensabili e hanno permesso al padro-

ne di cacciare con successo, quando dalla buona riuscita della

caccia dipendeva la soprawivenza dì intere famiglie. Sono sta-

ti utilizati per la difesa personale e del territorio e rappresenta-

no sovente un'ancora di salvezza: oggi sono un prezioso ausi-

lio per i non vedenti, salvano la vìta di persone vittime di disa-

stri ambientali e catastrofi naturali. Ouante volte ne hanno par-

lato i telegiornalì, riguardo a tenemotì o valanghel Fido me ar-

ma di prevenzione per la rìcerca di droghe o di esplosìvì. Soprat-

tutto, e questo è bene non dimenticarlo mai, i cani fanno parte

ìntegrante delia nostra famiglia e vivono in casa, relazionandosi

con l'essere umano e la sua esistenza. Un capitolo a parte me-

rita poi la pet therapy.

0uando pero accadono fattì tragici di morsicature gravi, o

altri incidenti di rilievo, scatta allora la criticità e la ricerca delle

cause che possono aver scatenato una simile reazione dell'ani-

male. [essere umano non è esente da colpe, ha selezionato ed

esaltato alcuni comportamenti come leccessiva aggressività e

reattività di talune raze. Intanto è cambiato il modo di vivere

dell'uomo:ad esempio, nelle cìttà dove gli spazi e il verde risulta-

no essere sempre pìir poveri, il cane è costreito a stare solo per

gran parte della giornata. Sitratta di un mutamento ambientale

che è stato causa di profondi cambiamenti nella relazione cane/

uomo: dell'animale si ignorano non solo le esigenze di tipo fisio-logico ma soprattutto il principio di comunicatività e socializza-

Un magnifico esemplare di Cone Corso

zione. Da questa situazione distorta scaturiscono spesso i gra-

vi episodì di aggressività che la maggior parte delle volte consi-

stono in veri e propri fraintendimenti comunicativi.

ll problema "cani pericolosi" è percio essenzialmente un

problema di relazione uomo-animale e non puo limitarsi al-

la semplicistica emanazione di regole restrittive, ma deve ri-

conoscere l'importanza del rapporto cane-uomo e favorire

in tutti i modi un corretto sviluppo. Già nella prima infanzia

si dovrebbe favorire un corretto contatto con gli animali tra-mite un percorso educativo di sensibilizzazione anche sco-

lastica da parte degli esperti del settore.

Oggi, ai padroni è richiesto di porre maggior impegno in

questa relazione per tutelare il benessere psicologico dì que-

sto animale, cui continuiamo ad essere debitorì soprattutto

d'affetio, pur restando convinti che sia ben triste l'uomo che

ha solo un cane per amico.

[Ordinamento Ministeriale 27108104 (G.U. n" 213 del

10/09/2004) dispone norme a tutela dell'ìncolumitàpubblica dall'aggressivltà dei cani. In alleqato al provve-

dimento sono definite e razze canine, e i loro incroci, de-

finite "a rischio dì maggior aggressività" che risultano ri-dotte a 1B rispetto alle novanta identificaie con il prece-

dente provvedimento (pit-bull e altre razze con spiccate

attìtudìni aggressive).

La sanatoria della quale hanno beneficiato cani come il

pastore tedesco, il dobermann o il pastore maremmano, ri-propone quindi la questione se realmente si possa parlare di

razze canine effettivamente pericolose, o se, in molti casi, la

pericolosità sia invece dovuta ad altri fattori quali in primis,

sistemi di allevamento e di addestramento.

[articolo 1 dell'ordlnamento vieta espressamente le ope-

razioni d'addestramento e di selezione finalizzate ad esalta-

re l'aggressività dei canì di qualsiasì razza.

larticolo 2 reltera quanto già previsto dall'art. 83 del re-

golamento di Polìzia Veterinaria e impone gli obblighi di mu-

seruola e/o di guinzaglio per i cani che si trovino in luoqhi

pubblici o aperti al pubblico. Lo stesso articolo, al comma 2,

vieta il possesso o la detenzione di cani considerati perico-

losi dalla legge a determlnate categorie di persone (condan-

natl a pena detentiva e minorenni, per citarne alcuni) al fi-ne di prevenire situazioni di potenziale rischio per la sicurez-

za pubblica. lnoltre chi possiede o detiene animali perìcolo-

si è obbligato a stipulare una polizza assicurativa di respon-

sabilità civile per danni contro terzi. Tutto questo, pero, risul-

ta inutile, se non migliora il rapporto tra l'uomo e il suo mi-glìore amico per defìnìzione. Soprattutto stando attenti al-

la sua educazione: sembra strano, ma anche Fido è sogget-

to a crisi di identità e stress. Risparmiargli lo psicologo è un

segno di rispetto.

Noffim sz

Page 59: 28Natura in Sardegna

FTesti

LOI

Ruiu

Piante officinali

RA6iovanna

I g:nerc EEtiNfrtm appartiene alla divisionedelle fteridofite o alla famiglia delle Equise-

taceae. Sono piante che si riproducono per

spore e non per semi, sono cioe Criptoge-

ne. Fecero laprimaapparizione circa 4000 anni fanel Devoniano, prima della compana dei dinosau-ri sulla terra.

Le dimensioni di queste piante sono estrema-

mente varie: vanno da pochi millimetri a dieci me-d

" prù per quanto riguarda llahezza delLEquise-

tum gigante.

Il genere Equisetum annovera 25 specie ditru-se in tutto il mondo, eccetto in Australia. kr Sarde-

gna le specie maggiormente presenti sono: l'Equise-

tum arvense, l'Equisettrm nmosisimum, fEquise-tum telemateja. Tiovano il loro habitat nelle locali-tàumide a acquitrinose, formando (è il caso, inpar-ticolare, dell'Equisetum telemateja) delle vere e pro-prie colonie che ci riporano, con il loro aspettg a

rmmondovecchio di milioni di anni.I1 nome del germe fquisetum derim dalla cornbina-

ziore di d.rc parcle latine, equus e sae@ dfemdmi puprio ala somiglianza della pianla mr il aine della odadica\allo.

Nella medicina popolare, l'equisetaceae sonoapprezzate sin dai tempi più remoti: Plinio, nel-I'Historiae naturales, cita proprio lbquiseto perla sua azione diuretica, cicatrizzante ed emosta-tica. La coda cavallina telmateja è una pianta ri-zomatosA dal cui rizoma si dipartono vertical-mente fusti aerei che possono essere di due ti-pi: fertili e sterili. I fusti sterili sono verdi, cavie ramificati, costituiti da nodi e internodi: a li-

q

sa Ncttififfim

vello di ciascun nodo si forma una guaina chetermina con una serie di dentini nerastri. I1 fu-sto fertile non è ramificato, è privo di clorofillApresenta un colore bianco-avorio e dimensioniinferiori a quello sterile. Porta alltstremità unostrobilo di sporofilli. È tra le piante officinali piùnote e utilizzate in fisioterapia.

kr prirrnverainoltata o in estate si nccolgono ifu-sti sterili, che lengono essiccati e impiqati in rrari modi: come inftrso, decotti, in sofuzione idroalcolica oestattisecchi

I principi attivi contenuti nella coda cavallina so-

no tanti. Citando i più comuni, l'acido salicilico,presente per ctca il 5/8 per centq è accompagnato

da flavonoidi, acido caffeico, gerulico, soHato di po-tassio e magnesio, fosfuto di calcio, ferro e altri.

Ilinfusoviene impiegato come diuretico e ladiue-si non aftera il tenore degfi eletholiti. Cme riminem-luzarra,, fazorisce il consolidamento delle frattue ossee, è inolte molto efficace nelle cannze di minerali enegli quilibd dell'assoùimento di calcio. Risultautileperdduneicalcoli rmali e $i stati infammatodperi-rcnalierasmlari. hvarielocaliàdellaSardegrnvieneusatr l'infuso come diuretico enelbathmento delle

infammazioni deila prostata

In Gallura, sempre pervia intem4 come antin-fiammatorio nelle emorroidi sanguinanti. Le don-ne usavano beme una lezza sgi giomo per mi-gliorare l'elasticità della pelle e prwenire le rughe.

Nel Nuorese e nell'Iglesiente lo troviamo comeemostatico nelle epistasi nasali e nelleferite, nonchécome antinfiamrnatorio cutaneo.

Uso comune in Sadegrn era quello di sftegare iderti con uno spnzzolinq utilizzando l'equisetc ma-cina@ per rendere toniche le gengive e rigenerare 1o

srìalto dei denti Anche la modema fitoterapia con-§glia un cuachiaino di argilla, con uno di coda ca'v"l-

lirn in poh,rere come dertifticio rnturale. Particolare

è in"zece lluso che soprawisse fino al secolo scorso ditutilizzare la coda ctrdlirur come polrcre abrasiva: così i nostri avi r€nde\ano lucidi e hillanti gfi utensili, sia

dirameche dilegno.

Page 60: 28Natura in Sardegna

FLTesti e foto

RACesario G iotta

Marcello Piccitto

§es &#q.--# tr

ffiffiere&rxfuw&m m§§m ffiffiffi ffi%ffiffisreffiffi

phrys panattaurs è uno degli endemismi sardi descritto in tempi recenti.

Sono riportati i dsultati di misurazioni e di osservazioni inerenti all'aspetto di carat-

teri esteriori (forme e colori) effettuati su 24 soggetti afferenti a 8 stazioni diversa-

mente distribuite sui calcari centro-orientali della Sardegna.

Fig. 3: Ophrys panattensi§,

variabilità verso O. scolopaxOsini,17.05.1997 (CC e MPi.

Ilarticolo comprende una descrizione della specie, elabora-

ta su base statistica, e alcune note riguardanti l'ecologia e la

distribuzione. Sono inoltre evidenziate alcune caratteristicheche la differenziano da Ophrys morisii.

Rilievi morfometrici e dei caratteri esterioriIn tempi recenti una nuova orchidea è stata ac-

quisita alla flora sarda. Si tratta di O. panatten-

sis Scrugli, Cogoni & Pessei (pro hybr.) descrittanel. 1992 e "ptomossa" al rango di specie gra-

zie agli studi sulla biologia degli impollinatoridi Peurus & G.qc« pubblicati nel 1995.

Allo stato attuale delle conoscenze la spe-

cie è considerata endemica della Sardegnae distribuita nelle aree calcaree centro orienta-1i dell'Isola.

Nel corso delle fioriture delle stagioni2003 e 2004, abbiamo preso in esame8 stazioni di O. panattensis, effettuan-

do rilievi biometrici ed osservazioniinerenti I'aspetto di caratteri esterio-ri, quali forme e colori, di 24 esem-

plari rappresentativi delle popolazioniesaminate. Le misurazioni eseguite su

soggetti vivi sono state raccolte in tabella. Per

ognuna delle caratteristiche morfometriche è sta-ta calcolata la media aritmetica (Ma) e Ia deviazio-ne standard (DS).

Dal momento dre la percentuale d'individui ricadente nell'in-teruallo compresotra la media più o meno due volte la deviazio-

ne standard è sempre risultata superiore al9)o/o , ivaloidelle me-

die esprese sono da considerani in tutti i casi significativi.

E

Nof,t 66, ss

Page 61: 28Natura in Sardegna

Le osservazioni dell'aspetto dei caratteri este-riori, considerate con attenzione alla loro fre-quenzq sono condensate nella seguente descri-

ùone:Pianta solo occasionalmente esile o parti-

colarmente robusta, di norma slanciata e me-diamente robusta. Talvolta appena sinuosa.

Foglie frequentemente di forma oblungalan-ceolat4 secondariamente lanceolata od oblunga.

Brattee di lunghezza decrescente verso thl-to, Ie inferiori molto più lunghe dell'ovario, lesuperiori d'uguale lunghezza.

Tèpali esterni quasi sempre posti tra loro con

i

60 N0qffi&e

angolo superiore a 90'. I1 mediano, ricurvo ed

in asse col piano del labello, è di colore variabi-Ie dal bianco al rosa o al violetto, con una vena-tura centrale verde sempre ben distinguibile. La

forma è per 1o più oblunga, con apice ottuso e

bordi revoluti. I laterali spesso rivolti alltndie-tro, hanno forma ovato-oblunga con bordi an-ch'essi revoluti. Rispetto al mediano thpice è piùacuto mentre il cromatismo à concolore.

Tèpali interni il più delle volte di formaoblungoJanceolata ed un po'allargati alla base.

I margini sono revoluti e flnemente ciliati. Api-ce a volte ottuso ed a volte acuto. I1 colore è va-

Page 62: 28Natura in Sardegna

riabile dal biancastro al rosa o al violetto, di nor-ma di tonalità più forte rispetto agli esterni.

Labello profondamente trilobato, con profi-1o arcuato a partire dalla metà o dai 3/a della sua

lunghezzae con bordi rivolti verso iI basso, tal-volta ripiegati in dentro fln quasi a toccarsi.

La parte centrale è vellutata e di colore brunoscuro mentre lungo i bordi e lateralmente al-le gibbe una larga fascia è interessata da un'ac-centuata pelosità.

Margini che, concolori al resto del labello,raramente possono presentare una banda gial-lastra più o meno larga.

I1 disegno è di regola a forma di H che soven-te tende ad allungarsi prossimalmente. II colo-re è bruno scuro o, secondariamente, plum-beo. Qualche volta presenta una sottilissimamarginatura chiara.

Gibbe pronunciate, rivolte all'insù o, più dirado, in avanti. La faccia interna è glabra e dicolore verdastro, quella esterna è bruno-scura.

Ilapicolo è verde-giallastro e rivolto in avan-ti ed all'insù. Di forma appuntita, talvolta ac-

cenna a dividersi in tre punte.Ginostemio posizionato col labello con un

angolo pari o appena superiore a 90'. Il rostro èquasi sempre corto ed appuntito.

La cavità stimmatica è più larga che alta e

di un colore generalmente marrone scuro chesi estende verso Ia volta. Solo occasionalmenteè attraversata in alto da una sottile linea chia-raoizzontale.

Raffronto con altre OrchidaceaeI-fentità così delineata si distingue palesemen-

te da Ophrys monsli con cui sovente condivide glistessi siti e con cui in passato è stata certamenteconfus4 anche per lhmpia variabilità dei carat-

teri che contraddistingue le due specie (fig. 4). Insintesi, per distinguere con rapidità O. panatten-

sis, potrebbe essere sufficiente porre l'attenzioneal margine dei tepali interni che non deve essere

ondulato, alla forma più bombata del labello, al-

le gibbe sempre presenti e ben pronunciate ed al-

la cavità stimmatica più larga che alta ed interes-sata da una più uniforme colorazione scura chesi spinge più in alto verso Ia volta.

Unhltra rapida consideruzione può riguarda-re Ie osservazioni espresse da Maccuran (1880;

1881) inerenti alla presenza diO. lunulqtninSar

degna e poi riprese da Peurus & Gec« nel loro la-

voro del 1995. Abbiamo voluto conoscere thspet-to di questbrchidea osservandone dal vivo alcu-ni esemplari nel territorio del comune di Cassaro

in provincia di Siracusa nellhprile del2003. Sep-

pur alcuni caratteri possono essere talvolta somi-glianfl a quelli cheO. panattensls presenta nel suo

spettro di variabilità (labello di aspetto allunga-

to per il modo con cui i margini s'incurvano finquasi a toccarsi tepali interni stretti ed allunga-ti), nel complesso le due specie sono senza dub-bio del tutto ben differenziate (fi& 2).

Unhltra somiglianza che può indune lbsservato-

re ad eventuali enori, è quella con O. scalopax ùrcpuò essere richiamata dalla forma ricurva del label-

1o e dalle gibbe molto pronunciate, speso presenti

in alcuni esemplari Ctr O. pafiattensis (fig. 3).

N4ffi5ffi1 or

Page 63: 28Natura in Sardegna

Ecologia e distribuzioneLa nostra ricerca ha interessato per il momento

la Sardegna centro orientale e tutte le stazioni os-

servate insistono su suoli il cui substrato roccioso

è sempre rappresentato da calcari mesozoici.Le formazioni vegetali che accolgono

l'endemismo sono da ascriversi prevalente-mente ai diversi tipi di macchia e bosca-glie mediterranee. Ecco quindi che O. pa-nattensis risulta più frequentemente ospita-ta ai piedi della fillirea (Phillyrea latifolia),del ginepro turbinato (luniperus turbina-ta), del lentisco (Pistacia lentiscus) e, secon-dariamente, del ginepro rosso (luniperusoxycedrus subsp. oxycedrus), dell'olivastro(Olea europea var. sylvestris) e dell'alaterno(Rhamnus alaternus). Non di rado s'insediaal riparo di formazioni di macchia-forestao all'interno di radi boschi di leccio, talvol-ta associato a conifere introdotte dall'uo-mo.

In tutti i casi osservati, la specie si accompa-gna quasi sempre a O. morisii, fatto questo che

dimostra la condivisione delle condizioni eco-logiche. Nonostante ciò abbiamo notato che le

stazioni più fresche ed ombrose sembrano fa-

vorie O. panattensis che in esse appare più nu-merosa, mentre quelle più calde e soleggiate fi-niscono per awantaggiarc O. morisii.

I periodi di fioritura dei due endemismi so-

no in parte sovrapposti: di norma è O. morisiiad essere più precoce.

Immaginiamo che f insieme di queste condi-zioni possono essere allbrigine di quei popola-

menti che vedono accanto alle forme tipo delledue entità numerosi individui con caratteristicheintermedie. Fatto, questq riconducibile a possibi-

li processi d'ibridazione e d'introgressione tra ledue specie, indotti da casuali ed "erronee" visitedegli impollinatori. I1 caso più eclatante è quellodel sito noto a tanti orchidofili lungo la S.S. 125

Orientale Sarda, tra il Km 195 ed il Km 196, interritorio di Dorgali (località D'Ordovene).

O. panaruris presena un periodo di fioriturache va dalla seconda decade di aprile sino alla fl-ne di maggio. ta preserza di O. paruttensisnelta-ritorio in esame, per quanto non del tutto indaga-

to, risulta sporadica. Il più delle volte i nuclei sono

poco numerosi e solo talvolta sono particolarmente

ricchi, tanto che come ci è stato posibile incontra-

re esemplari solitari così ci è capitato di contare per

uno stesso sito più di 50 esemplari.

Visa la sua affinitàcon i1 calcare, sarebbe interes-

sante esplorame Ia presenza nelle aree della Sarde-

gna nord occidentale, dove esso ha un'età geologica

più giovane, o su quelle del settore sud occidentalg

dove i calcari sono molto più antichi.

Questo potrebbe essere un ottimo motivoper nuove e stimolanti escursioni botaniche.

B

62 N0fiffi{

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MICOLOGIATesti Gonaria Dettori

Corsodi rrriccl*Sia

el novembre del 2004 IASS.FOR,

il Servizio provinciale del C.FV.A.di Nuoro in collaborazione conil S.I.A.N. Ispettorato micologico

A.U.S.L. n'3 organizzarono una mostra mico-logica che ebbe una grande valenza scienti-fica, (esposizione di più di 200 specie fungi-ne), oltre ad un'enorme successo di pubbli-co con circa 1200 visitatori.

Al successo della manifestazione ha con-tribuito il grande entusiasmo del persona-le del Corpo Forestale che ha attivamentepartecipato alla fase di raccolta dei funghida esporre, all'allestimento della mostra, al-la fornitura di materiale fotografico e ad ac-

cogliere i numerosi visitatori delle due gior-nate della mostra micologica.

Per dare seguito all'importante evento del-

Ie giornate micologiche nuoresi e per prosegui-

re nel progetto di sensibilizzazione e dir,,ulgazio-

ne della conoscenza micologica UASS.FOR, conl'indispensabile supporto dei docenti espertimicologi Luigi Arras e Andrea Piga ha organiz-zato a Nuoro un corso di Micologia di base delladurata di 50 ore distribuite in 20 incontri setti-manali. La prima parte del corso si è già tenutanei mesi di novembre, dicembre 2005 e di gen-

naio 2006.I1 corso si concluderà nei mesi di ot-tobre e novembre 2006 con una sessione di ap-profondi mento i n m icroscopia.

d Naffiffi o:

Page 65: 28Natura in Sardegna

I1 contenuto delle lezioni è di tipo teorico e pratico.Hanno aderito al corso 40 persone di cui circa Ia metà appartenenti al Corpo forestale e

di vigilanza ambientale.I principali obiettivi del corso sono quelli di: accrescere le conoscenze sulla importante

funzione ecologica ed economica dei funghi e sulf importanza che i funghi rivestono nel-l'ecosistema forestale (simbiosi, parassitismo, saprofitismo); educare ad una raccolta correttae rispettosa del fungo; divulgare le conoscenze di base utili per il riconoscimento dei princi-pali generi fungini; far acquisire Ie conoscenze necessarie e sufflcienti per distinguere age-

volmente un fungo commestibile da uno tossico o velenoso sulla base delle sue caratteristi-che macroscopiche; promuovere l'emanazione della normativa relativa alla raccolta e allostudio dei funghi che si proponga il fine di conservare gli ecosistemi vegetali prevenendogli effetti negativi conseguenti ad un eccessivo impatto antropico.

'LASS.FOR ingrazia il gruppo di lavoro che con grande dedizione, e con scarsi mezzi stru-mentali ed economici, prosegue nell'attività di divulgazione e diffusione della micologia sia

alf interno del Corpo Forestale e di vigilanza ambientale che all'esterno, nelle scuole e nel-la realtà del territorio di propria competenza.

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64 NO({J*ffiù'"

Page 66: 28Natura in Sardegna

MICOLOGIATesti e foto Sergio Pisanu

Dalla sreffiÉextrffi alla €mv*§m

con attenzione'i#§ @ atavica diffidenza del sardo ha selezionato per Ia propria tavola poche e ben sperimentate

ffi § specie di funghi: cinque, esagerando sei, come su cr rdolinu de pezza, de murdegu, sa tuvara, su

ffi - porcinu e sulecrinu, questi ultimi spesso chiamati con sinonimi, al cui consumo si può invi-fu tare senza timori alcuni amici o parenti.Eppure, I'ultima chiamata d'urgenza del micologg partita dallbspedale, per il riconoscimento del

fungo responsabile di intossicazione seria su una paziente di 60 anni ha ricondotto, strano ma vero,

al consumo di Leccinum lepidum (il tanto sicuro "leccino"). La penultima, al consumo di Lepista nu-

da (il sicuro "agarico violetto") ela terza, in un mese, al consumo di Xerocomus subtomentosus parcn-te prossimo delBoletru impokhu, che ha il gambo dal forte odore di fenolo. Notare che Ia letteratura litratta come funghi di ottima qualità. A titolo di curiosità, solo il quart'ultimo intervento del micolo-go (dicembre 2005) riguardava il ricovero di quattro pazienti per il consumo dr Omphalotus olearius,

fungo tossico.

Viene spontaneo chiedersi: occorre diffidare non solo dei soliti esperti, ma anche di ciò che èscritto nei libri specializzati? Se dovessimo attenerci all'analisi della composizione dei funghi diinteresse gastronomico si potrebbe anche rispondere positivamente.

NaÉ(ffiffi: os

Page 67: 28Natura in Sardegna

II valore nutritivo dei funghi è decisamentepoco elevato: 100 g di fungo forniscono massi-

mo 30 Kcal. I-ianalisi del contenuto rivela acquaper oltre 1192o/o, dai 2 ù 4 grammi di proteing li-pidi compresi tra 0,4 e Q7 g. Elementi essenziali

come Sodio, Potassio, Ferro, Calcio e Fosforo en-tro valori espressi in mg e alhettanto si può direper le vitamine Tiamin4 Riboflavin4 Niacina e

Vitamina C, per citare quelle più rappresentate.

Inoltre micosina e cellulosa. Visto il valore ipo-calorico, allora, per fare dieta si può consumarefunghi in quantità?

La verità è che i funghi devono rappresenta-

re solo un contorno del pastq mai sostituirsi adesso. Anche persone che non hanno conosciu-to malattie, fosse anche un semplice raffteddore,se eccedono nel mangiare funghi possono stare

male, figuriamoci coloro che hanno capacità di-gestive delicate, sia per intolleranze individualiche per situazione sanitaria generale.

È ciò che è accaduto alle persone coinvol-te nei casi di intossicazione da funghi da tut-ti riconosciuti commestibili, come quelle cita-te in premessa. Nel primo caso, i leccini sonostati raccolti da oltre un anno, congelati in unfreezer domestico a limitata capacità conserya-tiva, sezionati longitudinalmente conservan-do il gambo, consumati dopo leggera frittura,in due riprese (la seconda dopo un rapido ri-scaldamento). I leccini hanno il gambo estre-

mamente compatto, nella cui composizione è

compresa micosina (polisaccaride azotato ana-logo alla chitina dei crostacei) e cellulosa, il cuiconsumo impegna severamente la capacità ga-

strointestinale.dell'uomo. Questo, consideratala sua incapacità digestiva: privo, com'è noto,degli enzimi relativi, non può certo ricorrere aimeccanismi tipici dei ruminanti.

La decongelazione mistifica la tenerezza, manon ne modifica la composizione. Ilinappro-priato sistema di conservazione e una superfi-cialità nell'approccio al consumo ha comportatoun ricovero imposto ben presto dalltnsorgere diuna serie di sintomi severi come vomito ripetu-to, diarre4 crampi addominali violenti, sudora-

zione, dispne4 astenia e tachicardia oltre ad unsenso di panico facilmente immaginabile.

[e cause delle altre intosicazioni citate in pre-

messanon sidiscostano di molto dal quadro prece-

dente. I funghi sono un alimento gradwole al pa-

lato, ma non alhettanto allo stomaco: devono esse-

reprudentinel conzumo le persone che soffrono digashite, ulcera, duodenitg colite, inzuffrcienza epa-

a

66 N0ftffi

tica, colecistite, ipertensione, cardiopatig uricemie.Devono fare attenzione i bambini le persone an-ziane e le donne in gravidanza. Nei bambini la cel-

lulosa è un irritante formidabile, Ie persone arzianehanno diminuita capacità di eliminare i metaboli-ci intermedi; nelle donneinattes4 se glixenobioti-ci superano labarriera placentare, possono insorge-

re gravi danni al feto.

Paradossalmente i funghi, anche quelli che benconosciamo, non sono nati per essere mangiati,ma per mangiare.Quelli accomunati con valoregastronomico o ritenuti sosia o più o meno so-

no pericolosi, sono stati classificati in oltre 7000e appartengono alle Classi dei Basidiomiceti edAscomiceti, divisione effettuata in base alle loromodalità riproduttive. lpiù apprezzati e, quindi,ricercati - spesso accanitamente anche a discapitodelle più elementari regole di dspetto della natu-ra -, appartengono ai Basiodimiceti (produconobasidiospore, cioè cellule più o meno clavate di-sposte a palizzata) funghi, per la maggior parte,

a gambo e cappello, come Amanite, Boleti, Aga-

rici, Russule, Lattari, Clitorybe, Tiicholoma. Maanche funghi lignicoli fatti a zoccolo (Polipora-

ceae), a crosta più o meno lisci (Corticiaceae) e a

frutto più o meno ramificato (Clavariaceae). Conimenio ad aculei (Idnaceae), o come le vescie, in-sieme ai restanti Gasteromicetales e ai funghi ge-

latinosi (Tiemellaceae, Auriculariaceae).GIi Ascomiceti producono le ascospore: sono

cellule riproduttive prevalentemente a forma dibaccello, ma anche di sacco (il nome deriva dalgreco askòs = otre), all'interno dei quali si forma-no le spore, generalmente in numero di otto, chevengono espulse all'estemo quando mature.

Questa classe comprende funghi a forma discodella (Peziza), di orecchio (Otidea), di spugna(Morchella), di sella (Helvella), con aspetto cere-

briforme (Gyromitra). Anche i tanto apprezzafltartufi (funghi ipogei) appartengono agli Asco-

miceti.Sia gli Ascomiceti che i Basidiomiceti raggrup-

pano specie che vanno ben oltre l'interesse ga-

stronomico o scientiflco, avendo importanzaaftche farmacologia: tutti rappresentano una in-sostituibile risorsa ecologic4 sia che svolgano lafunzione di simbioti micorrizici, parassiti o sa-

probi. Per questq chi va per frrghi tanto perpassione, quanto per prepararc un pranzo diver-so e gustoso, è tenuto ad avere un minimo di pre-parazione, prima di riempire il cestino: la temutachiamata al micologo di tumo è dietro lhngolo.

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Micologi pubblici riuniti a Parma

Si ò svolta il 3 febbraio 2006 presso il Clrcolo ANSPI di Parma la Tavola Rotonda sul tema "Norma-

tive, problematiche, esperienze formative e prospettive future degli lspettori Mtcologi dell'Emilia Ro-

magna e della Toscana", organizzato dalla Segreteria Nazionale UNPISI referente per gli lspettori Mi-

cologi e dalla Segreterla Provinciale di Parma. AIla manifestazione hanno partecipato cìrca cinquan-

ta micologi provenìenti da diverse regioni d'ltalia. Nella prima tavola rotonda è stato affrontato ll te-ma "Applicazione delle normative sul funghieprgei in ambìto nazionale e regionale, relative problema-

tiche", attraverso un intervento del dottor Giovanni Rossi, referente nazionale degli lspettori Micolo-gl nonché organtzzalore deli'evento. ll dottor Rossi ha esp0st0 le problematiche ìnerenti la normativa

sui funghi epigei alla luce dei nuovi regolamentì CE sulla sicurezza alimentare, mentre il dottor 0scar

Tani ed i micologl Alessi e Palazzoni hanno esposto le varie proposte dl modifiche della legge regiona-

le dell'Emilìa Romagna e riguardo le problematiche inerenti la certìfìcazione della commestibilità dei

funghi per la vendita al dettaglio.

La seconda tavola rotonda ha dibattuto il tema "llsìstema formatìvo degll lspettorl Micologi in am-

bito Nazìonale, Esperienze regionali". Un'altra tavola ha affrontato il problema "Ouali prospettive futu-re per gli lspettori N4icologi?", in cui si è discusso della possibile modifica del DM 686/96 e sulla figura

del lVicologo dì le ll livello, compreso il suo percorso formatìvo.

ll dottor Rossi ha concluso la manifestazione ponendo in risalto il ruolo Tecnico della Prevenzione-

Micologo in merito alla recente approvazione dell'0rdine e della possibilità di inserire la Micologìa Pub-

blica come drscrplina tecnica del Tecnico della Prevenzlone. Giovanni Rossi

NaÉffiffis az

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Omphalotus olearius (DC.; Fr.)Fayddun tempo noto come CÌitocybe olearia o Pleurotus olearius.Basidiomicete leucosporeo, VELENOSO

Cappello con diametm da 10 a 12 cm, elastico, fl-brilloso raggiatn, lucente, giallo arancione o losso mat-tone; margine involuto, fessurato con l'età.

Lamelle fitte e decorrenti, luminescenti al buio.Gambo tenace, da 15 A 20 cm, curvo, concolore al-

le lamelle.Carne giallo zafferaùo, §curente alla base de1 gambo.

Sporata in ma§§a gialline/ singolarmeRte incolod, sub-sferiche 4,5 - 6,5 pm.

Habitat cespitoso, alla base di latifoglie viventi {co-me Qilercus suber, Q. ilex, Ane6 eurapae§.,,), flne estatee iflverno. Lignicolo, 1a sua asportazione comporta lostrappo o il taglio.

''S'n Sardegna è la causa principale dei casi di intossica-

$ zione per la sua confondibilità con il Cantharellus cl-

"é,barius, commestibile. Differisce in molti caratteri mor-fobotanici, soprattutto a livello di lamelle assenti neì galli-naccio, dove si notano escrescenze chiamate pseudolamel-le, peraltro molto anastomosate tra loro. Caratteristicha Iasua capacità luminescente in controluce, esaltata paftico-larmente nella specie Omphalotus illudens.

È responsabile di una grave sindrome gastrolntestinaleche compare dopo una o due ore dall'ingestione. Consi-ste in nausea, vomito per azione diretta nei centri bulbari(cantelli F. et al. 2000) e diarrea, talvolta sudorazione ed

ipelsecrezione salivare e lacrimale (sintomatologia tipicadella sindrome muscarinica). Talvolta mialgie e turbe del-la vista. Sostanze tossiche responsablli sono i composti se-

squiterpenici ed una tossina protoplasmatica chiamata i1-

ludina, dotata di proprietà antibiotiche.

6B Nrrt4d,trffiis

Cantharellus cibarius (Fn) FriesBasidiomiceti leucosporeo, noto come gallinaccio.COMMESTIBILE

Cappello d.a 6 a 8 cm, cailìoso ed elastico, cam-panulato o piano con depressione aentlale o imbu-tiforme; da giallo vivo a giallo lossa§tro ma anchequasi bianco {var. bicolor e illbatufescens); margineirregolarmente festonato. Dispone di pseudola-melle molto anastomosate/ poco fitte e decoffentigialle o eoncolori al cappello.Gamlro tenace e fibroso, spesso eccentdco, suir-concolore alle lamelle, ma più scuro alla base.

Cartre biancastra, Odore fruttato.Spore gialline in massa ed incolori al microseo-pio.Ilalritat boschivo, termofilo, ma ptesente inautunno e inverno: terricolo e gregariq è facilmen-te asportabile.

d'-"1 ono state descritte numerose varietà quali la var.

\ amethysteus con il cappello dalle tinte vagamentei.-.,§ lilIa, lavar. salmoneus con il cappello tendente alrosa salmone, lavar,. alborufescen.s, quasi bianca, conmacchie rugginose, tipico degli amblenti termofllÌ, lavar. bicolor dove il cappello ed il gambo sono bianchimentre le pseudolamelle sono di color amaranto. Unacaratteristica costante di tute Ìe varietà sono le mac-chie rugginose nelle parti lisce del gambo nonché unomogeneo carattere mÌcroscopico, per 1a fortuna delprincipiante.Viene spesso confuso con la var. friesii e rufescens,

senza conseguenze, in quanto entrambi commesti-bi1i, più problematlco confonderlo con l'Omphalotusolearius, velerroso, o l'Hygrophoropsis aurantiaca, lotrcommestibile.Si tratta di un ottimo fungo commestibile, molto apprez-zato per i1 suo profumo fruttato, tipo pesche, soprattuttonei risotti. ln condizioni ottimali si riesce a farne incetta,per questo motivo c'è l'abitudine a congelarli in attesa diutllizzo. 1l congelamento da crudo comporta una setiedi modificazioni enzimatiche che ne esaltano un saporedecisamente amaro. Lo si può conservare solo dopo cot-tura, pena la sua inutilizzazione.

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A.rmillaria melleaKummel

(Vahl:

Nome volg3re. chiodino, famigliola hlcina. Basidiorniceteleucosporeo.Cappellc anchc oltre 12 cm, convesso inizialmente edeBres-§o in matudtà- Cuticola separabile colore da Sa11o mielato a§curo, ma c&ìdiziorlafo dallhsociazione veg*a§ corr bordipiù ehiari. Iarielle fittg disuguali aderentt e d€coftenti sonffi'dentino prolungato, bjànche ma ben pre*to.macchiatetrpo rugg$e, Sporata bianca in massa, Gaarho fi#ifome,radicante, libroso e ftnace, Ioflgitudiflalmente fitrrilloso.A*{lo persistente, memlxanoso, §tliato, colorc .biaffo.Caflre bianca, leggermente ingdgeqte, sapote inizialmcatedolce ma amala ed ifiitante nei caryofdd adu§ con odorepoco gradevole, ,Eahitat da parassita di dircise latifogliema anche da saploftofq forma grandigruppifascicolati, neltardo autunno ed lnizio imemo. A1 inieroscopiro le spore siprcsentano ellit$chg apiculate, lisee, gultulate, nonamiloidl;dÌmensioni da 7-9 x 5 - 6 pm.

Istruzioni per l'uso: occorre limitare la raccolta dellAr-millada mellea ai soli esemplari giovani, quando le Ìamellesono ancora di colore bianco candidq senza alcuna mac-chia rugginosa, escludendo tassativamente la raccolta degliesemplari più adulti. Prima della cottura occone eliminarei1 gambo almeno fino alf incontro con thnello. I chiodinivanno inoltrc sottoposti a processo di sbollentatura e sgron-do dell'acqua di cottura prima di essere utilizzati ai finigashonomici. Si diffida dalla pratica di congeÌare i chiodinise non preliminarmente cucinati.

§' fassenza di anello e la cuticola piena di escrescen-

§ ze piramidali la distinguono dallArmillaria tabe-

-§,-l scens, le escrescenze nella cuticola e nel gambo,presente l'anello, la distinguono dallArmilìaria ostoyae:entrambe sono oggi ritenute non commestibili e da fon-ti autoriveoli (CAV Milano) responsabili di intossicazio-ni impegnative.

Occorre però fare una riflessione sul genere Armillariache comprende i funghi apprezzati da tanti raccoglitori e

conosciuti come "Chiodini". Da alcuni anni, però, ven-gono dpotate segnalazioni allarmanti di intossicazionidovute al consumo di questi funghi, peraltro con sinto-matologie diverse. Dati del 1997 denunciano ben 168 casi

di intossicazioni riconosciute (Follesa et. al.). La sindromeè comunque di tipo gastrointestinale ma insolitamente si

ha una comparsa tardiva dei sintomi, anche a 12 ore dalpasto; quadro interptetato come conseguenza di una esa-gerata quantità di funghi ingeriti per di più con il gam-bo, indigesto. La comparsa di quadri di awelenamentoin varie parti del mondo ha indotto oggi gli studiosi adidentificare una "sindrome armillarica" ed a sconsigliareil consumo dei funghi del genere Armillaria soprattuttogli esemplari vecchi (Brunelli E., 2001).

Armillada mellea non può essere più considerata unaspecie unica ma test di compatibilità sessuale ha indottoi micologi a deflnire almeno 5 specie interfertili: Armilla-da borealis Maxmùller & Korh,

Armillada cepistipes Velen, Armillaria ostoyae (Roma-gnesi) Herink, Armillaria mellea (Vahl: Fr.) Kummel, Ar-millaria gallica Maxmùller & Romagnesi.

Un caso di intossicazione di quattro persone adulte,evidenzia un quadro insolito per il consumo di Armilla-ria mellea (accertata in laboratorio) con comparsa, dopoun periodo di latenza di 15 ore del quadro da Sindromemuscarinica (Giacobini, 1999), in die pazienti la sindro-me neurotossica con allucinazioni uditive e visive, conturbe della memoria residuali.

Questa esperienza pone la questione dell'identificazio-ne di una sindrome muscarinica tardiva senza la presen-za della principale tossina responsabile di tale sindrome,la muscarina appunto: tale alcaloide non è mai stato iso-lato in Armillaria mellea, né sono state trovate altre ba-si alifatiche.

In conclusione si tratta di più quadri alcuni dei qualiassimilabili alle sintomi conosciute altre ancora da defi-nire con certezza: non è da escludere che lArmillaria, so-prattutto se soggetto a rapidi cambi di temperatura, ven-ga invaso da un micromicete capace di produrre melleo-lina, composto ad azione antibiotica.

Fr)

Hyplmlorna fasciculare (Endsonr fr.) Rummel§osia velenoso del ncto chiodino. Basidlomicete iantinospmeo.Cappclto di circa 6 crr, convesso ed infu1e esteso. Masine appen-dicolato. Cuticola lisci4 colore ocla amncio più chiarc ai bordi.I"auelle adererrti, uncinate, eon fini dflessil€rdastri. Spoxata quasiporpÒrina. Gamlro fibrillosq tenaae. flalrltat: cescita cespitosa ingruppi fascicolati 511 latifosiie € aghifoglie Parasslta e saproftofo.

Questo fungo è mn§demto dagli studio6i sospettD (Bresaolar 1954 - Bon,L988) o velenoso (,Aried & ?oma,si; 1975), \ial'Welafls fastwlwe ercI H, sttblateritit*n *xrerqono nfuerpat pelii&assltati che cosdtuis«inoi principi amari di qrxti fungh| §empre presente rdfH. fitxiclùae,rnentre è un earatEre incostante nelfH sablateititon. la §{]ltorrffial$adenuncia la comparsa di un quadro gasaointestinale di nots,ole eritttàdopo 1-2 ole dal p'asto chetrnrò mmplicarsiconuo in&r€§samentcepa-tico (Bomet, l98O).

Ncz{965@1 os

Page 71: 28Natura in Sardegna

INTERVISTETesti Sandro Pisanu

La culturapastorale

ell'era della globalizzazione, resiste,

tenace come i soggetti che la imper-sonano, una cultura secolare: la ci-viltà pastorale sarda. Con proprie re-

gole sociali, codici di comportamento, un'econo-mia importante per la realtà della nostra isola. Unmondo, quello dei pastori, sconosciuto ai più. Unospaccato di vita che affascina, incudosisce, ricco ditratti che solo dopo unhttenta e documentata ricerca potevano essere spiegati in un bel libro, pia-

cevole alla lettura e ricco di immagini, l92perlaprecisione, sapientemente rcalizzate da Gianfl orest

Pani e Rosy Giua. La penna che si è cimentata conil patrimonio del pastoralismo è quella di Bachisio

Bandinu, che la realtà pastorale conosce profonda-mente. In "Pastoralismo in Sardegna - Cultura e

identità di un popolo", pubblicato da Zonza Edr-tori, 1o scrittore prende in esame la cultura e tut-ti gli aspetti di un retaggio storico che ancora og-gi, tra computer e internet, può dire la sua. La re-

dazione di Natura in Sardegna ha incontrato Ban-

dinu, per farsi raccontare i retroscena e il signiflca-to della sua ricerca.

Da cosa parte il suo complesso e documenta-to studio sul pastoralismo?

Ilinteresse verso il pastoralismo parte da unhp-partenenza alla società e alla cultura pastorale, es-

sendo io figlio di pastori e avendo assorbito lcarat-ted antropologici della civiltà pastorale.

I1 mio primo libro , Il re è un feticcio, edito da Riz-

zoli nel 1976,ha osservato la trasformazione del-lbvile barbaricino negli anni '60.

Chi è e cosa rappresenta il pastore, oggi?Il pastore vive oggi un momento di crisi identita-

ria tra un'eredità del passato e I'esigenza di nuove tra-

§

zo Nafum:

sformazioni. Comunque rappresenta ed esprime unaciviltà ancora capace di affermare i propri caratteri inprocesi di adattamento, di accettazione e rifiutg maanche di farei conti con le urgerze della modemità.

Il pastoralismo è una risorsa importante del-la nostra civiltà, tanto che se ne parla in terminidi patrimonio dell'umanità. Quanto può con-tribuire lo studio del "fenomeno" per far cono-scere un mondo da molti ignorato?

È stata inoltrata dalla Provincia di Nuoro la do-

Page 72: 28Natura in Sardegna

cumentazione per il dconoscimento del Pastorali-

smo come patrimonio della umanità da parte del-I'UNESCO, che ha già riconosciuto il Canto a teno-

/e come bene inalienabile dell'umanità. Questi ri-conoscimentl internazionali danno Ia misura del-f importanza storico-culturale della civiltà dei pa-

stori e perciò è doveroso per i sardi conoscere e

apptezzarc una cultura antropologica che invece

spesso è connotata come rozza e antiquata.

Come si è evoluto il pastoralismo in Sarde-gna? In pratica: cosa è cambiato nel corso de-gli anni?

Nel corso di questi ultimi 50 anni, il mondo pa-

storale ha conosciuto molti cambiamenti: il pasto-

re non vive più stabilmente nell'ovile, alla pinne-

fa è succeduta Ia casa colonicar sono scomparse le

transumanze a piedi. Ci si è dotati di scorte forag-gere e di mangimi, si seminano erbai. Tuttavia al-

cuni aspetti sono rimasti gli stessi: il rapporto conla terra e il gregge, il modo di fare il formaggio, masoprattutto alcuni modelli mentali.

La sua opera fomisce al lettore una visio-ne del mondo pastorale a 360 gradi: quali so-

no state le peculiarità e le diftrcoltà della suaricerca?

La peculiarità della ricerca sapra su pastoiu con-siste principalmente neII'abbracciare in un solo

sguardo tutti i caratteri economici, culturali, so-

ciali, linguistici della civiltà pastorale mostrando-ne la speciflcità, il forte aspetto identitario, i valo-ri antropologici del folklore, delle maschere, del-

la festa, della poesia estemporaneq ma anche del-lavendett4 della negazione, dei sentimenti di col-pa e di vergogna.

Anche se questo microcosmo è insidiato dalprogresso... Il cronico abbandono dei piccolicentri a favore delle città e gli effetti della glo-balizzazione stanno intaccando il mondo pa-storale? Quali le armi in difesa di questo uni-verso culturale?

I paesi a prevalente economia pastorale del-la Sardegna interna stanno soffrendo l'espe-rienza dello spopolarnento e dell'invecchia-mento perché non offrono possibilità di lavo-ro e di impiego. Non sorgono attività econo-miche e servizi che trattengano l'esodo dellenuove generazioni. E tuttavia proprio I'attivi-tà pastorale tiene in vita ancora queste popo-lazioni. Le carte da giocare sono: produzioneagroalimentare di eccellenza, tradurre il bene

ambientale in risorsa economica, puntare inmaniera decisa su artigianato e turismo. E poii consorzi di paesi per servizi e sviluppo co-mune.

Quak possono essere, secondo lei, gli incentiviper proteggere questo tipo di economi4 fonda-mentale per la nostra Isola?

Gli incentivi per proteggere l'economia pasto-

rale provengono dall'Unione europea che in par-

te verranno meno con l'uscita della Sardegna dal-l'Obiettivo 1. Oggi la pastorizia sta atffaversan-do un momento difficile a causa del basso prezzo

del latte e dell'aumento delle spese di conduzioneaziendale. Un tracollo dell'attività pastorale avreb-

be conseguenze gravi nell'economia isolana sia a

livello occupazionale che socio-culturale. Tàntopiù con lhttuale crisi dell'industria e nella stagna-zione del turismo.

È giustq per Bachisio Bandinu, awiare oggi irugazzi al pastoralismq magari facendogli tra-lasciare gli studi?

Iragazzi non sono tentati da una prospettiva divita in campagna soprattutto nelle attuali condi-zioni di crisi, tuttavia 1 attività pastorale ereditatain famiglia costituisce spesso I'unico sbocco pos-

sibile. Certamente l'abbandono scolastico aggrave-

rebbe la situazione, anzi al pastore oggi si chiedeun più alto livello culturale per amministrare lapropria azienda e per impadronirsi dei codici pro-duttivi, commerciali e finanziari del mercato at-

tuale.

Più cultura per una migliore amminisfiazio-ne, dunque. Concludendo: esiste un futuro peril mondo pastorale nello scenario moderno?

Il futuro del mondo pastorale deve scommette-re in una rideflnizione del ruolo del pastore nellacampagna e nelta realtà del paese. È necessaria unaiorganizzazione aziendale, una maggiore compe-tenza professionale, una maggiore duttilità a co-

niugare Ia pastorizia con il bene ambientalg conlhrtigianato e col turismo. Non meno importan-te è la diversificazione aziendale in azienda pasto-

rale, silvo-pastorale, silvicola, soprattutto a foresta-zione a sugher4 capace di inoementare posti di la-voro e reddito.

fubblichiamq per gentile concesione dell'editore, il branointroduttivo tratto dal libro "Pastoralismo in Sardegna":

Nof&ffifik zr

Page 73: 28Natura in Sardegna

i attende il riconoscimento del pastoralismo, da parte del-l'Unesco, come patrimonio dell'umanità. Patrimonio vi-vente nella sua forma attuale di civiltà: produzione econo-mica, organizzazione sociale, coscienza culturale. La co-

munità pastorale, nella sua specificità tradizionale, è praticamen-te scomparsa o in via di estinzione in Europa, solamente in Sarde-gna trova modalità di esistenza pur dentro i processi di trasforma-zione della modernità.

Si tratta di un settore importante dell'economia isolana, con un pa-

trimonio di 3 milioni di capi ovini, 17.500 aziende, 3 milioni emezzodi quintali di latte annui.

Ciò che più colpisce è la persistenza di un universo culturale che neicontraddittori processi di cambiamento viene a confrontarsi con ilinguaggi dell a mondializzazione, attraverso procedimenti di perdi-ta e di acquisizione, di ripulsa e di accettazione, di adattamenti riu-sciti e di ibridi impoverenti.

È un fatto rilevante che il pastoralismo non si ponga comesemplice revival etnologico-folklorico, come museo di tradizio-ni popolari, come operazione di nostalgia o come folklorizza-zione turistica.

Certo, non è più un nucleo forte che cosfltuisce un universo com-patto: è un nucleo attraversato daforze non controllabili, è una tessi-

tura che presenta buchi, con circuiti comunicativi tradizionali e mo-demi. E tuttavia nei processi di contaminazione insistono ancora lin-gua e linguaggi, atteggiamenti e comportamenti, produzioni e scam-bi, interessi e valori, riti e simboli che caratteizzano fortemente unacultura pur nel quadro più ampio di confronti interculturali.

Superando i concetti di'tultura residuale", marginale, il pastorali-smo pone la questione di un rapporto positivo tra locale e globale, rie-laborando alcuni caratteri ancora validi della propria economia e cul-tura e filtrando in maniera critica forme, pratiche di vita e valori del-Ia mondializzazione.

Non si tratta di porre iI pastoralismo come modello di vi-ta alternativo né contrappositivo al modello dominante dellacultura contemporanea e neppure di attribuirgli valori difen-sivi e autoreferenziali.

Bisogna interrogarsi se questa civiltà secolare sia capace di inse-rirsi nel processo di mondializzazione elaborando alcuni caratteridistintivi della propria cultura per vivere con maggiore ricchezza e

con pluralità di esperienze il fenomeno della globalizzazione.Che cosa s'intende per civiltà pastorale sarda? È il patrimonio secola-

re che nel corso diuna lunga storiq dal periodo nuragico a oggi, ha ela-

borato forme economiche e sociali, ha plasmato modi di viverg di co-municare e di simbolizzare, secondo specifici caratteri idenfltari nelleforme particolari drorganizzanonedello spazio e del tempo. È ritevan-

te che questa shuthla e questo universo antropologico sia-

novissuti nella forma del tempo athrale in una dialettica di resistenza e

di integrazione. Questa valenza di attualità pone la questione del futurodel pastoralismo con prospettive di wiluppo e di adattamento alle esi-

genze della contemporaneità. È una vitalità che prospetta un futuro.

a

72 N0r&ffi

Page 74: 28Natura in Sardegna

Le immagini di questa

e delle pagine successi-

ve, tratte dall'opera Posto-

ralismo in Sordegna, pub-blicato dalla Zonza Ldito-

ri, mostrano un mondo

in bilico tra passato e mo-

dernità

1S

Page 75: 28Natura in Sardegna

74 Natw&:

Page 76: 28Natura in Sardegna

to caratted resistenziali ma anche aspetti di integra-

zione. Ia resistenzialità dei pastori è fiutio di deter-

minati eventi storici, l'elaborazione dinamica e r4tale

diun'antropologia chenon è statamai deltutto inte-grata e assimilata dalle diverse dordnazioni, nei suo

consewarsi, ridetinirsi e ristruttLuani.Ma non si tratta di un-identità fondata esclusiva-

mente su1la ditèsa e sul1o spirito antagonista, tro-va nel suo interno un sentire comune/ interessi e

valori positivi condivisi. La volontà di autonornianon è solo reslstenziale rispetto a un nemico estei.no, prorziene in particoiare modo dai calatterì spe-

cif,ci detrla cultura pastorale, Call'articolazione tri-Lrale della comunità, dall'otganizzazione polltica e

sociaÌe che iìol't conosceva istituzioni di dominio:un forte sentimento di orgogiio personale, tami-iiare e tribale che vedeva nelia sottomissione

una per-

dita di valori umani. La f,erczza viene da una con-vinzione profonda di parità: ciascuna persona può"fasi homine". Un tare che fichiede balentla, eser-

cizio e formazione.llcunine si diventa ne1 conte-sto sociale. È un lavoro che inizia dalf infanzia, co-mincia a def,nirsi nell'adolescenza e si attua piena-mente nella maturità. La stessa attività economica

pastore l'alente, capace

alle difflcoltà de11a r.i-una natura awelsa e

gno dl una corrct-ne sociale. È rico-valore dell'autono-persona e delia ta-

, miglia. il concettodi llolalneresiste al-

ts I'iotura

Page 77: 28Natura in Sardegna

Quali aspetti speciflci hanno marcato la storia delle comunità pastorali?

Giovanni Lilliu ha individuato nella "costante resistenziale" un carattete fondamentale della ci-

viltà dei pastori, una resistenzialità che ha attraversato le varie dominazioni straniere.

Fernand Braudel difende Ia tesi di uno spazio dominante e aggressivo della montagna rispetto alla

pianura: la funzione della montagna nell'area mediterranea come potenzialità invasiva nei riguardi diuna pianura soggetta invece aIle invasioni e alla sottomissione. Una volontà di dominio che acuisce la

soggettività e Ia coscienza di un proprio ruolo. In questo senso la montagna è "una fabbrica di uomini".

Maurice Le Lannou insiste sulla conflittualità tra pastori della montagna e contadini della pianu-

ra: una lotta in cui Ia componente pastorale risulia più aggressiva e dominante.Lilliuintavedenellaresistenzaallaborghesiamercantilefenicio-punicaealf imperialismomilitareromano

il costituini di urn identità delle zone inteme montane e quindi il formani di un contesto socio-economico,

diun ordinamento giuridico e diuna s[uttura cultura]e capaci di rinforzare una coscienza di appartenenza

sino al formani di uno stato aurorale di"flasfrne", Ldlaconvinzione di "essere pastori" e di vivere una psicolo-

gia della frontier4 un'antropologia della difesa e dellhggresione. Perciò si attribuisce alla civiltà pastorale una

miltauriaidmlogia egualitaria che haimpedito f interiorizzazione di codici servili.

Per Braudel Ia montagna è un ostacolo ma anche un rifugio: un paese per uomini liberi. la zona pastora-

lemontanaha wiluppatounapropriaculturadiforte autonomiarispetto allapianura chepure hacorserva-

Bachisio Bandinu. Antropologo nato a Bitti nel 1939; ìl quale analìzza il rapporto tra il mondo tradizìona e

conseguita la laurea in Lettere, si è stabilito ne la peni- della pastorizia e l'irrompente civlltà dei consumi.

sola vìvendo a lungo ln Lombardia e lavorando come Nel 1980 scrive Costa Smeraìda, ulteriore contributo

docente nelle scuole medie. È lì che ha affìnato la sua ali'analisi de1 rapporto tradizìone-innovazione. Nel

passione antropologica. Studioso di cuitura popolare, 1993 ha vinto ìl premio Funtana Elighes, ed è stato

giornalista pubblicìsta dal 1972 e collaboratore del nominato direttore deÌ quotidiano L'UnioneSordo nel

Corrieredelloseroanima in modo originale il dibattito 1999. Dei suoi numerosi lavori, tra i quali / sogni dei

attuale sull'identità inserendosi nella prospettìva del pastori, Bollos, Lettere o un giovone isolono sordo,

dialoqo tra antropologia e scìenze soclali aperta da Costo Smeraldo, Norciso in voconzo e Peppinu Mereu

G. Angioni. Ha contribuito allo studio e all'interesse -Terro de musas, alcuni sono da considerare un valido

sulla cultura pastorale sarda. Nel 1976 ha scritto, con contributo per la lettura delìa storia contemporanea

G. Barbiellinì Amidei, il sagqio // re è un feticcio con della Sardegna

Ncz(66y zs

Page 78: 28Natura in Sardegna

la differenza di ceto, alle classiflcazioni basate suII'

ereu e sulla proprietà terriera. Diventare homine-

richiede un apprendimento costante: bisogna ri-spondere al modello etico della comunità

Le prerogative più rilevanti deil'umanitas so-

no la giusta misura del linguaggio, Ia fedeltà allaparola data, la coerenza tra parola e azione, l'eti-ca del lavoro, Ia promessa come debito, Ia soli-darietà sociale. I comandamenti fondamentalisono: non recare offesa con la parola o con l'at-

to, il rispetto dell'altro anche se nemico, non di-re falsa testimonianza, non uccidere, non tuba-re al vicino, non tradire thmicizia, particolare ri-spetto per gli anziani e per Ie donne.

Iletica del lavoro obbliga ciascun pastore a

esercitare al massimo livello f impegno del-ia cura del gregge, a saper condurre l'ovile,a rispettare il pascolo altrui, a corrispondereagli obblighi di prestazione sociale, non fa-re la spia e avere una giusta misura nel beree nel mangiare.

I1 principio giuridico e sociale è che ciascuno

deve saper badare a se stesso

e affrontare la vita senza sentirsi vinto e sen-

za asservimento. Uuomo deve saper controllarei propri mezzi e i propri bisogni. I1 prestigio nonè ereditabile, si conquista con una continuità diprove veriflcate e sancite dal codice comunita-rio. C'è una responsabilità personale e familiaredel dire e del fare nel riscontro sociale.

NaÉ{-tffiffi: zz

Page 79: 28Natura in Sardegna

STORIA

L'opera di tutela delpatrirnonio storico ambientaledell'l spettorato Forestal e

1 t','ffi1d.ffi'i:i:*' :.1'"':l?I zio di tutela e controllo delle rile-t-J vanti risorse ambientali del terri-

torio della provincia, dedica una particolareattenzione all'attività di vigilanza sui beniculturali e paesistici, in considerazione delricco patrimonio presente.

Recentemente è stata compiuta una eccezio-

nale scoperta che ha portato al recupero di unsarcofago di tipo etrusco con coperchio. Si trat-ta di una cassa in tufo rossastro, decorata su trelati, di circa un metro di lunghezza, e nel coper-chio, di tufo grigio-rossastro, sul quale è posta Ia

figura di un defunto, un giovane semi-sdraiato,ai piedi del quale è collocato un leone. Il terzopezzo è quasi certamente la parte mancante del-la statua, la testa del defunto, staccata dal corpoa causa di una frattura non recente, che è stata

rinvenuta in un secondo momento rispetto allealtre due parti, dopo ulteriori e complesse ricer-

che. I pezzi, di indiscusso valore storico cultura-le, potrebbero essere riconducibili al III o al II se-

colo a.C., e proverrebbero dallhrea dell'Etruriameridionale. Ma, anche prescindendo dall'esat-

ta dataziong sono ammirevoli anche allo sguar-

do del profano l'eccezionale pregio e la singola-

te accutatezza di realizzazione delle varie par-

ti, oltre alla gradevolezzadel manufatto nel suo

complesso.

Le operazioni che hanno portato al rinve-nimento si sono svolte conformemente agliorientamenti impartiti dalla Procura dellaRepubblica di Oristano e il recupero è awe-nuto secondo i suggerimenti e Ie indicazio-ni tecnico-scientifiche offerti dai Prcff. Zttc-ca (per il quale si rimanda alÌ'articolo suc-

cessivo) e Spanu dell'Università degli Studidi Sassari, che si ringraziano per la fattivacollaborazione.

Il risultato raggiunto è frutto dell'azionesinergica tra varie componenti dell'Ispetto-rato di Oristano, cui hanno concorso gli ad-detti alla Sala Operativa Ripartimentale e

allAutoparco e, soprattutto, Ie Stazioni diGhilarza e Villaurbana.

Se è certo che da questo momento, af-fidato alle cure degli addetti ai lavori, ilsarcofago sarà oggetto di grande curiositàscientifica e di esami e teorie da parte de-gli archeologi e degli storici, i quali in fu-turo potranno darci certezze sulla sua ori-gine, il suo ritrovamento rappresenta peril Corpo Forestale un altro tassello nel-la attestazione dell'elevata professionali-tà conseguita in materia di tutela dei beniambientali e culturali.

(tratto dalla conferenza stampa del 14 febbraio 2006 delladottoressa Maria Piera Giannasi)

{

7B N0ffiffi

Page 80: 28Natura in Sardegna

STORI Ando ZucTesti

Foto

Raimo

Gianni Pinna

Etruschiin Sardegn a?

metà febbraio, durante una nor-male operazione, gli uomini delCorpo Forestale hanno scoper-to, nascosto sotto la macchia

mediterranea di Paulilatino, un sarcofa-go etrusco, di circa un metro, mirabil-mente conservato e scolpito. Il ritrova-mento ha destato stupore e la stam-pa ha dato risalto all'eccezionale Ia-voro dei Forestali. Esperti nel set-tore sono al lavoro per fornire datipiù precisi, intanto i primi rileva-menti sono stati effettuati da duericercatori dell'Università di Sassa-

ri, Raimondò Zucca e PiergiorgioSpanu. Sono stati proprio loro iprimi esperti a essere stati con-tattati dagli uomini del Corpodi Vigilanza Ambientale nelmerito di un'indagine sulla ven-dita clandestina di reperti anti-chi, loro a visionare il luogo e lecampagne di Paulilatino. Hannoanche potuto toccare con mano ilsarcofago, fomendo una prima ana-lisi dettagliata. Raimondo Zucca rac-

conta al nostro mensile la cronaca diuna serata memorabile:

Camminavamo in fretta, io e il miocollega Pier Giorgio Spanu, tra una mac-

No&d;6ffi zs

Page 81: 28Natura in Sardegna

La scoperta di un sarcofago etrusco in Sardegna apre

nuovi scenari alla ricerca, per la comprensione dei rapportl

tra le due civiltà delle opposte sponde delTirreno

chia di lentischi illuminata dalle stelle diun cielo di gennaio. Seguivamo una pat-tuglia di ufficiali e militi del Corpo Fore-stale regionale, che balzavano come ca-prioli tra i macigni di basalto e l'intricodi una vegetazione selvaggia. Ci avevanochiamato dtrrante Ia presentazione di unlibro di archeologia all'Università di Sas-

sari, alf imbrunire.Era stato scoperto un sarcofago: c'era unleone e una figura misteriosa, sdraiata. Bi-sognava filare come saette lungo la stata-le 131, perché urgeva verificare la scoper-ta. Ilincontro con i ragazzi del Corpo Fo-restale, alla periferia di un paesino di pie-tra dell'oristanese. Poi lungo una stradasterrata, verso una tanca gigantesca dovecorrevano cavalli bellissimi, risvegliatidalla nostra apparizione. A piedi fra gliacquitrini non ancora fatti di ghiaccio,mentre inesorabile scendeva il gelo dellanotte. Una luce, davanti a noi, incerta inlontananza: era il luogo della scoperta.Del fumo si levava dalle frasche bagna-

80 N0mH.

te da una pioggia recente e iI fuoco sten-tava a divampare. Attorno al fuoco, queimiliti meravigliosi che pattugliano, dalmare, da terra, dal cielo, tutta la Sarde-gna. Eravamo sottozero ma a loro pre-meva salvare un documento storico. Cicondussero a pochi passi dal fuoco, edecco davanti a noi una strana aPPa-rizione: un sarcofago etrusco! Quan-

ti ne avevamo visto nel nostro lon-tano apprendistato archeologicoin Etruria: da Tarquinia a Blera,da Viterbo a Orvieto, a Chiusi...

Non era possibilel Ci sembra-va di rivivere la scena cheValerio Massimo Manfrediracconta nel suo romanzoChimaira: il giovane ar-cheologo Fabrizio Castel-lani, nella tomba ipogei-ca scoperta nelle campa-gne di Volterra, spalanca

l'uscio serrato da una chia-ve millenaria e contempla il bellissimosarcofago di una dama semisdraiata sulcoperchio della cassa.Alla luce delle stelle e del fuoco le ombregtizzavano sulle scene figurate della no-stra scoperta: due grifoni affrontati condue serpenti, due cavalieri, e sul coperchio,il defunto recumbente, con la patera nellamano destra ma privo della testa. Lal-ba non era lontana, si rendeva ne-cessario ortare in salvo il sarcofago,abbandonato certamente in quelluogo da un venditore di antichità. Solo alla luce del sole era possi-bile leggere compiutamente la sto-ria di questo sarcofago capitato,misteriosamente, nel cuore dellaSardegna. Fino ad allora nell'iso-la erano venuti alla luce bucche-ri e altre ceramiche etrusche, co-fanetti in osso decoratida animali leggiadri, adOristano, nel 1891, era

Page 82: 28Natura in Sardegna

comparso un frammento in arenaria conun'iscrizione etrusca forse degli inizi del VIsecolo a.c..Ma un sarcofago etrusco, cosa ci faceva inSardegna? Ilindomani si poté prendere vi-sione della cassa e del coperchio nel cen-tro di Fenosu. Con la consulenza dei pro-fessori Marco Rendelli, titolare della catte-dra di Etruscologia e Antichità italiche, al-l'Università di Sassari ed Enrico Benelli, delConsiglio Nazionale delle Ricerche, autoredel riordino del Museo Archeologico nazio-nale di Chiusi ed esperto di sarcofagi etru-schi, si è potuto constatare che il sarcofago,di dimensioni minori rispetto alla mediadegli altri etruschi, presentava una serie dielementi iconografici e stilistici divergentisul piano cronologico. Il tema del prospettodella cassa riprende quello presente in unsarcofago del museo di Boston, del IV seco-Io a.c., mentre i cavalieri dei lati corti par-rebbero pertinenti a fase tardo arcaica. Latestata dellakline, con la rosetta, sembrereb-be un unicum nella produzione dei sarco-fagi etruschi. La posizione del defunto sem-

golare. La tunica del defunto, senza hima-tion, è ugualmente non regolamentare nel-l'iconografia dei personaggi, dei coperchidi sarcofagi. La posizione semirecumbentedel defunto è caratteristica delle produzio-ni tardive a partire dalla fine del IV secoloprima di Cristo, all'inizio del terzo. Infinela testa, recuperata in un secondo momen-to, appare derivata da un modello arcai-co. La patera reca un restauro. Questi ele-menti suggeriscono una conclusione. Ilipo-tesi più plausibile è che ci si trovi davan-ti ad una imitazione di buon livello artisti-co di un sarcofago etrusco, in cui l'artigia-no abbia ttllizzato vari elementi di crono-logie differenti. Sono note diverse offici-ne attive in Etruria, responsabili di produ-zioni di sarcofagi etruschi, perfette imita-zioni di modelli antichi. Le future analisidovranno verificare la localizzazione dellabottega e l'età dell'imitazione. Grazie all'ab-negazione del Corpo Forestale della Sarde-gna, è stata stroncata unattività di trafficoclandestino di un buon prodotto di imita-zione, ma non può escludersi il furto dellostesso da un parco o da una villa in Etruria.Il sarcofago ci richiama una storia impor-tante, quella della vasta produzione di ma-nufatti che imitano l'antico e che in terra

etrusca ha al,uto un picco a

brerebbe opposta aquella re-

partire dal Rinasci-mento, divenen-

do così un ele-mento dicultura sto-rica.

Foto Gianni Pinna

5lR-0ristano

Nafk*m ar

Page 83: 28Natura in Sardegna

Terme di Fordongia

nus, datate al secon

do secolo d.C

,r a penetrazione dei romani in Sardegna, alf indomani della vittoria sui

i cartaginesi, si concentrò alltnizio nellbccupazione dei centri costieri.,,, . Karalis, Solci Norq Tharros, Bithia, Olbia, caddero in mano ai vincitori

quasi senza colpo ferire. Alf inizio travolgente seguì tuttavia un periodo distasi e di difficolta, in cui le legioni romane si trovarono impatanate nelladifficile conquista del territorio intemo. Baluardo invalicabile divenne Ia

catena montuosa del Gennargentu. Le tribù della Barbagia condussero una

spietata guerriglia che portò lutti e distruzioni. Al principio del II secolo

avanti Cristo i romani controllavano essenzialmente solo Ia costa e qualche

centro del Campidano ma la conquista totale era ancora una chimera. Nel

contempo durante questo secolo la società sardo punica cominciò una lenta

trasformazione. I latini importarono dalla madrepatria usi e costumi che, gra-

dualmentg andarono a sovrapporsi a quelli già esistenti. Di pari passo le cittàsi arricchivano di monumenti, di traffici, mentre le campagne erano soggette

ad un regime di tassazione pesante.

82 N0$(i(#fiih '

Page 84: 28Natura in Sardegna

il granarodi Roma

Durante il I secolo dopo Cristo la Sardegna vive un momento di relativa tranquillità.Pacificata all'interno, delegata allhmministrazione di un proconsul di rango senatorio

- tranne i casi in cui venne posta sotto il controllo di un procurator di rango equestre

-, I'isola attraversa un periodo di prosperità. Karalis, Nora, Tharros, Turris Lybissonis

e tutti i maggiori centri sono governati da magistrati cittadini (decuriones) scelti trale file dei maggiorenti locali, Ie strade costruite collegano i principali abitati, i portiaccolgono il traffico in uscita (cereali, prodotti ortofrutticoli, catne, minerali) e inentrata (mattoni, sarcofaghi, elementi di arredo architettonico, vasellame, ceramica);

sorgono fori, macelli (il corrispondente dei nostri mercati), basiliche, terme. II sistema

di acquedotti - come quello che da Siliqua rifornisce Cagliari - consente a gran partedella popolazione un approwigionamento idrico per locali privati e pubblici. Uscitidalla città però, il clima idilliaco muta repentinamente. Nelle campagne i latifundia

Tempio di Antas

Naffip a:

Page 85: 28Natura in Sardegna

sono concentraziori estesissime di terreni, perlo più incolti, sui quali sempre più l'aristocra-zia locale e di importazione tende ad esercitareun potere autonomo. Dal II al III secolo dopoCdstq trascorso il periodo aureo degli anto-nini, anche la Sardegna comincia a risentiredella grave crisi che attanaglia tutto l'impe-ro. Le popolazioni rustiche sono sempre piùsoggette a sistemi di tassazione opprimente,I'economia decade lentamente, i centri urbani

- un tempo fieri della propria grandezza-fionriescono a reperire i fondi per far fronte alle

necessità civiche. In effetti, proprio in questo

arco cronologico, il ristagno socio-economico,comporta un grave tracollo del sistema instau-rato dai romani in Sardegna. La crescita del-l'insicurezza sociale, porta conseguentementead un impoverimento complessivo dell'isola,al riacuirsi di fenomeni di ribellione, alla tra-sctratezza delle risorse economiche. Superatala crisi della metà del III secolo, l'isola riprendeslancio grazie all'intraprendenza di impera-tori che proteggono le frontiere dello stato e

arginano i problemi sempre più urgenti che

a'uvolgono Ia società romana. Il IV secolo rap-presenta un periodo di transizione. Ilawentoe la diffusione del cristianesimo contribuiscea destabilizzare la situazione e solo la politicaconciliante di Costantino e dei suoi succes-

sori riesce a instradare la nuova religionein un rapporto di utilità per 1o stato. Ma lasocietà antica è oramai in agonia. Gli ultimiimperatori forti (Valentiniano I, Tèodosio I)appaiono come comete che riescono solo inparte a frenare l'inarrestabile decadenza. Le

città si fortificano, coprendosi di chiese ededifici religiosi cristiani, Ie abitudini del popo-lo mutano in modo sensibile, Ie aristocrazielocali si impoveriscono sempre più trovandopiù conveniente fuggire ai propri doveri civiciche dover sopportare espropri pecuniari che

li ridurrebbero alla miseria. In questo pano-rama si inseriscono Ie incursioni sempre piùfrequenti dei vandali che, partiti dallAfrica,sottopongono la Sardegna - e le altre localitàaffacciate sul Mediterraneo occidentale - a

continue ruzzie. La occuperanno intorno al455 dopo Cristo, ponendo fine al dominio diRoma durato circa 700 anni.In questi secoli Roma ha dato nella stessa

!84 Nafkffim

misura in cui ha tolto. Nei primi secoli sicu-

ramente, tranne le zone costiere pacificate ed

avezze alla comunicazione con le genti stra-

niere, le popolazioni delf interno soffrironosoprusi e angherie di ogni tipo - se non pro-prio azioni di sterminio - al fine di stroncarneIa resistenza. Owiamente la terra produsse

per alimentare lo stomaco ingordo della plebe

dell'Urbe, causando ai contadini - coloni,fittavoli, servi o liberi che fossero - nonpochi problemi di sopra'"wivenza. La decimaimposta dal governatore a volte veniva mol-tiplicata all'infinito, soprattutto se si aveva ache fare con uomini avidi o si attraversava unparticolare momento di congiuntura econo-mica (Scauro, il praetor inviato in Sardegnaai tempi di Cicerone, di decime, ne pretese

addirittura tre). Le risorse economiche e natu-rali furono, come è stato osservato, sfruttateed in parte disperse. Ma se ci limitassimo a

questa visione non si potrebbe comprendere,al contrario, la grandezza intrinseca dellacompagine romana. Non fu solo un momen-to in cui si costruirono monumenti ed edificimagnifici, dei quali rimane ben poco (vedi gliesempi dellAnfiteatro, gli scavi di S. Eulaliae la cosidetta Villa di Tigellio a Cagliari, le

rovine di Nora, di Porto Torres, di Tharros),in cui la vita scorreva secondo un ordine e

una precisione che si potrà riscontrare sola-

mente a partire dall'epoca moderna Roma

fornì alla Sardegna una lingua e, sebbene

molti 1o contestino, anche rispetto. Senatorisardi, commercianti isolani, amministratori,militari, viaggiarono in lungo e in largo perI'impero - cosi come testimoniano le pochefonti letterarie e i più numerosi riscontriepigrafici - arricchendo il proprio bagaglioculturale e, a loro volta, arricchendo quelloaltrui. Ad Ostia è famoso il pavimento musivo che

ricorda i negotiantes et navicularii karalitani, prova

evidenG del'importanzÀ e della flerezza di una com-ponente della società mercantile che tafficar,a per

tutto il Mediterrdneo dell'epoca. C.ostumi, lingua,abitudini, inbuona parte anivate fino a noi-anchegrazie alla mediazione del lungo pedodo di dominiobizantino - non sono elemerti da buttare via. Sono

iI succo stesso dei tatti peculiad di un popolo. Ecco

perchéoggiposiamo affermare ctrc l'ultimo lembo

di Roma vi".e ancora in Sardegrn.

Page 86: 28Natura in Sardegna

STORIATesti Sergio Secci

Juan Peronil dittatore argentino eru sardo?Le ricerche di Peppino Canneddu di Mamoiada

n Argentina ci sono ancora circa die-

ci milioni di Peronisti, le pressioni per

nascondere ed insabbiare in quel pae-

se le ricerche storiche di Peppino Can-

neddu, autore del libro'Juan Peron, Giovan-

ni Piras due nomi una persona" sono quin-

di sicuramente molto forti, lo ha conferma-

to lo stesso Canneddu, ex bancario di Ma-

moiada che da oltre un ventennio si dedica

con puntiglio e passione a suffragare que-

sta tesi. Il ricercatore barbaricino, ha raccol-

to nell'ultimo ventennio testimonianze e

prezioso materiale che dimostrerebbero le

origini sarde del tre volte presidente Suda-

mericano Juan Peron. I-iesame del DNA ed

altre preziose scoperte sulle quali lavora loscrittore che non è voluto entrare nel det-

taglio, potrebbero però stabilire con certez-

za che la sua tesi, ma anche di altri ricerca-

tori, non è campata in aria e che GiovanniPiras, emigrato da Mamoiada nel 7909, ab-

bia cambiato identità sino a ricoprire la più

alta carica dello stato Argentino. Poco tem-

po fa a Budoni nel corso di un convegno se-

guito con attenzione e partecipazione da ol-

tre 300 persone, sono state vagliate attenta-

mente Ie recenti scoperte di Canneddu che

giorno dopo giorno, sta ricomponendo i tas-

selli di un puzzle che potrebbe far riscrive-

re i libri di storia. Canneddu, un ricercatore

che con grandi sacrifici non solo economici(lo stesso autore ha confermato le minacce e

I'ostracismo ricevuto dopo la pubblicazione

della prima edizione del libro nel 1984) ha

Not&ffi as

Page 87: 28Natura in Sardegna

condotto un'accurata ricerca supportata da

elementi storici inconfutabili che testimo-

nierebbero Ia veridicità della ricerca e Ie ori-gini Mamoiadine di Peron, tesi questa ripre-

sa anche dal gruppo musicale degli Istenta-

les e dal loro leader Gigi Sanna, autori di un

bellissimo e dettagliato video sulla storia diGiovanni Piras girato a San Cosimo e nelle

spiagge di Siniscola. Canneddu ripercorre-

re le tappe del suo lavoro : 'A Mamoiada si

è sempre parlato dell'emigrante che avreb-

be fatto fortuna in Ametica" spiega. "Sin da

piccolo, ho sentito parlare di questa storia

anche se a far conoscere la vicenda ai sardi,

ci pensò il giornalista Nino Tola nel l-951".

Il giovanissimo Canneddu si innamorò cosi

tanto di questa storia da farne una delle sue

passioni più grandi. Viaggi, ricerche negli

archivi storici della curia e dell'anagrafe, lo

portano a formulare un'ipotesi che sta tro-

vando sempre più proseliti. Nel suo docu-

mentato lavoro sempre aggiornato in questi

ultimi anni, troppe sono Ie concomitanze,

le date e Ie testimonianze che portano verso

una soluzione "sarda" del giallo ripreso an-

che da Corrado Augias nella fortunata tra-

smissione Enigma. "In quell'occasione mi

La presentazione del volume

§

s6 Nofiffifu:

sono accorto di aver toccato un tasto delica-

to per Ia storia Argentina" afferma l'autore.

'Accertare con riscontri scientifici le originisarde di Peron, sarebbe difficile da digerire

per i fautori del peronismo, bisognerebbe ri-scrivere Ia storia di quel paese e sarebbe uno

smacco per quel popolo, logico quindi che

studiosi e massime autorità argentine, osta-

colino in ogni maniera questa tesi".

Nell'estate del 1909, Giovanni Piras ed al-tri 18 compaesani, s'imbarcarono sul piro-scafo per Genova dove li attendeva la nave

per lArgentina. Oltre un mese di viaggio per

trovare lavoro in Patagonia, e grazie alle sue

innegabili doti sposare una ricca fazendera,

fare fortuna e poi sparire misteriosamenteper ripresentarsi (se la tesi di Canneddu tro-verà conferma) con il nome di Juan Peron.

Certo in quei tempi, alterare i dati anagrafi-ci non doveva essere difficile se si possede-

vano le conoscenze giuste e i soldi che cer-

tamente non mancavano al nostro Giovan-ni (Juan). Una nuova identità che secondo

questa tesi, avrebbe permesso all'emigrantesardo d'iscriversi all'accademia militare, per-

correrne tutta la carriera sino a governare il

paese e sposare la venerata Evita. Date, ve-

late testimonianze riportate sottovoce dagli

emigranti di ritorno dall'Argentina (non di-mentichiamoci che quel paese, ha vissuto a

lungo sotto la dittatura e che si attende an-cora di sapere la sorte di migliaia di desapa-residos), una perizia grafica, un anello con le

iniziali della madre di Giovanni Piras che Pe-

ron portava al dito (trafugato recentemen-

te dopo la violazione del sepolcro) sembra-no far propendere l'ipotesi che Piras e Peron

siano state la stessa persona, anche perchè,

mai è stato ritrovato il certificato di mor-

te dell'emigrante sardo. Sarà ora l'esame del

DNA comparato con alcuni nipoti residenti a

Mamoiada, a far luce su una vicenda che sta

appassionando l'opinione pubblica.

Page 88: 28Natura in Sardegna

%oc'§Y !t,trt

Testi Roberto,

Balia

ffimwww&mmruwwru

Wa Ym*hh{ng, stress e {nfmrtgs

ecentemente, organi di informazionescientifica hanno evidenziato lo stret-to collegamento tra I'infarto, la primacausa di morte in Itali4 e lo stress.

A partire dai primi studi di psicocardiologia,

conseguenti al disastroso terremoto che colpì lacittà di Los Angeles nel 1994, durante il quale inun solo giorno triplicarono il numero di decessi

per infarto, i passi fatti sono stati molti.La correlazione tra mente e cuore è ormai un

dato di fatto e le potenzialità della prima sono

attualmente ridotte al minimo; nuovi approccisperimentali permettono di avere fiducia nel fu-turo, anche sulla scia di recenti scoperte psicofi-siologiche: è di alcuni mesi fa lalocalizzazionetra i due emisferi cerebrali del cosiddetto "sesto

senso", ceniro di coordinamento di esperienze

e funzioni che permette di ipotizzare situazio-ni prossime.

La funzione di controllo ormonale del nostroorganismo è presieduta dal cervello ed il rilasciodi adrenalina e cortisolo, ormoni che possiamo

anche definire dello stress, producono l'aumentodella pressione sanguigna e dei livelli di gluco-sio nel sangue, fattori questi ultimi che danneg-giano gravemente i vasi, esponendo il soggetto

al rischio di infarto.IJadrenalina, inoltre, si rivela una sostanza

devastante per il muscolo cardiaco tanto che èstata rilevata una sindrome detta del cuore rotto,

condizione cardiopatica da stess.La depressione, la rabbia, lhssenza di perso-

ne su cui fare affidamento, le frustrazioni e la

6

paurar non avere lhpprezzamento dei superio-ri per il proprio lavorq iI pessimismq non po-ter condividere con i colleghi obiettivi di lavo-ro comuni, non avere amici e vivere tristementela propria esistenza sono fattori che con il pas-

sare del tempo producono effetti devastanfl sul-la salute.

Per questi motivi, le emozioni negative han-no diretta responsabilità sulle situazioni di ri-schio.

Anche nella pubblica amministrazione il fat-

tore umano viene spesso sottovalutato, a voltevolutamente, degradato e messo alla fine del-

la propria gerarchia di prioriti in una model-lo amministrativo che consideranumeri chi talinon sono, nel più bieco burocratese.

Questo è un grave errore perché ricollocare irapporti interpersonali nel giusto ruolo che glicompete, owero in cima alla lista dei propri va-

lori, rende l'ambiente lavorativo più sanq con-tribuendo a fare prevenzione.

È grande lo sconforto di chi crede nel proprioIavoro e vede il Corpo Forestale e di VigilanzaAmbientale che, a distanza di venthnni dallasua istituziong stenta a crescere e...perde i suoi

uomini migliori.I-iennesimo caduto in servizio, durante

unbperazione che havisto alcune pattuglie im-pegnate in attività di prevenzione del bracco-naggiq ci permette di fermarci un attimo e ri-flettere ad alta voce.

Un'auto sospetta, alcuni giovani che tenta-no la fuga e...uno, due colpi di pistola sparati in

Na(MÉft1 az

Page 89: 28Natura in Sardegna

aria per tentare di fermarli. Poi, lhffanno, il si-

lenzio e le urla disperate dei bracconieri.Un tentativo di soccorso e la vita che finiscelE con essq una famiglia distrutta e dei ragazzi

che aspettano invano il ritorno del papà.

Riteniamo sia corretto ammettere i propri Ii-miti di fronte alle disgrazie che da anni colpi-scono gli uomini del Corpo Forestale della Re-

gione Autonoma della Sardegna e le loro fami-glie.

Troppi decessi in servizio o a causa di esso eduna catena di suicidi, due dei quali recentissimi,che sarebbe troppo semplicistico e stereotipatoqualificare come imprfiabili all'esaurimenta; nonsi vuole in realtà affrontare il problemal

Il lavoro occupa la parte prevalente della no-stra quotidianità e come tale riversa le sue di-namiche, positive e negative, nella sfera privata,condizionando l'esistenza del lavoratore e del-la sua cerchia familiare, dei suoi rapporti perso-nali all'interno ed all'esterno della comunità incuivive.

Quando il clima lavorativo del proprio uffi-cio non è sano, il dipendente, pubblico o pri-vato, soffre la delusione delle proprie aspettati-ve; Ie frustrazioni e 10 stress creano terreno ferti-le per l'attecchimento del mobbing, un fenome-no che in passato abbiamo analizzato, nella pri-ma edizione della rivista Forestale News 2004,ricercandone le cause tra errori e inadeguatezzecommessi nella organizzazione del personale e

nella gestione delle risorse umane.I livelli di tolleranza si abbassano ed il lavo-

ratore viene coinvolto in un vortice di ar,,veni-menti e situazioni difficilmente gestibili.

Analizzeremo ancora il mobbing perché rite-niamo possa qualif,carsi come il più subdolo ge-

neratore di stress, strumento pericoloso in ma-no a persone ignoranti e incompetenti che conil loro comportamento inadeguato mettono arischio la vita propria e altrui e recano danni in-calcolabili alla società.

Mobbing è un neologismo del quale spesso

non si conosce significato e reale portata.Il mobbingè il terrore psicologico esercita-

to sul luogo di lavoro attraverso comporta-menti aggressivi e vessatori ripetuti da partedi superiori o colleghi.

Tiae il suo significato dal latino mobile wlgus

l,

88 N0fklffiffie'

e dal verbo inglese tn mob: aggressione, assalto,

accerchiamento.È usato in etologia per indicare una determi-

nata reazione aggressiva collettiva attraverso laquale alcune specie animali rispondono all'in-vasione del territorio da parte di estranei al pro-prio gruppo.

Perché sussista il mobbing - fenomeno chein Italia miete sempre più vittime tanto da in-teressare ll 60/o ctca dei lavoratori (un milionee mezzo di persone) ed è in continua crescitanella pubblica amministrazione - devono esse-

re presenti i seguenti soggetti:f . ilmobizzato,la vittima del mobbing;2. ilmobbu, il soggetto che pone in esse-

re le azioni mobizzanti (un collega, un superio-re o anche sottoposti della vittima).

Gli spettatnri sono dei colleghi che invece, purnon essendo coinvolti direttamente, in qualchemodo partecipano al mobbing, lo vivono di ri-flesso oppure ne percepiscono la realtà: essi so-

no le persone chiave del vero conflitto perché lofavoriscono con l'indifferenza e I'indisponibili-tà alla presa di posizioni coerenti.

Il mobbing può esprimersi in molti modi purnella costanza di un fatto rappresentato dall'in-

ferioritn della posizione delln vittima rispetta agliawersari: infatti, essa perde in modo graduale Ia

sua posizione all'interno dellhzienda o del ser-

vizio pubblico e quindi la propria influenza, ilrispetto altrui, il potere di prendere decisioni e

quindi l'entusiasmo, la fiducia in se stessi, la di-gnità. la salute, gli amici, la famiglia... e infinepuò perdere la vita per atto volontario (il suici-da è il guerriero che rinuncia, per stanchezza,alla lotta) o per incidente in quanto Io stress e Ia

tistezza riducono capacità intellettive e atten-zione.

Vengono individuati da Leymann circa qua-ranta comportamenti che possono costituiremobbing; essi possono raggrupparsi in cinquecategorie di condotta degli aggressori:

attacchi alla possibilità di comunicare, attac-chi alle relazioni sociali, attacchi all'immaginesociale, qualità della condizione professionale e

attacchi alla salute.

Studi pionieristici, condotti in Svezia e Ger-mania, hanno definito gli stadi del mobbing edil modello più importante è quello di Leymann,adattato alla nostra realtà da Harald Ege, colui

Page 90: 28Natura in Sardegna

che in Italia ha iniziato lo studio del fenomeno.Secondo Ege, il mobbing si sviluppa nelle se-

guenti fasi:

A. andizione zero: pre-fase o situazioneiniziale dove il conflitto si presenta fisiologi-co, normale ed accettato; si tratta non ancoradi mobbing ma del terreno fertile che permet-te il suo sviluppo, ovvero un conflitto generaliz-

zato che vede tutto contro tutti e non ha anco-ra una vittima individuata (potrebbe configu-rarsi in un particolare metodo orgatizzativo digestione che vede Ia maggioranza del personale

scontento del proprio capo);B. fase del mnflitto mirato: prima fase del

mobbing in essa viene individuata la vittimaverso la quale si dirige la conflittualità;

C. fase di inizio del mabbing: è Ia fase delmobbing conclamato, durante Ia quale la vitti-ma subisce attacchi ed aggressioni continue checomunque non causano ancora dei sintomi bendefiniti; in questa fase la vittima incomincia a

percepire un'incrinazione nei rapporti di lavo-ro, irrigidimento o inasprimento nelle relazionicon i colleghi;

D. fase dei primi sintomi psico-somatici: inquesta fase la vittima comincia a manifestaredei problemi di salute (sintomi psico-somatici)

che riguardano la sfera personale e che presto

diventeranno patologia, quali insonnia, insicu-rczza generuIe, irritabilità accentuat4 problemidi natura digestiva;

E. fase quaftao degli erroi e degli abusi del-

lhmministraziate: il caso ora è pubblico ed infat-ti Ia vittima del mobbing manifesta Io stato didisagio assentandosi sempre di più per le cau-se più disparate; il suo rendimento è manifesta-mente in calo (favorito dagli errori di valutazio-ne dellhmministrazione di appartenenza);

F. quinta fase o stato di seio aggravamen-

to della salute psim-fisica della vittima: il mobizza-to va incontro ad un lungo periodo di malessere

generale carutteizzato anche da gravi forme didepressione;

G. ultima fase o fase di escltsione dal mon-do del lsvoro: non tutti i casi di mobbing vi arri-vano; in questo caso si ha l'eliminazione dellavittima ed il mobbing completa il suo corso conl'uscita della vittima dal posto di lavoro attra-verso varie modalità tra cui licenziamento (vo-

o

lontario o meno) o il pre-pensionamento.In quest'ultima fase possono aversi anche esi-

ti tragici: malattie ossessive, vendetta sull'autoredel mobbing omicidio, suicidio.

Abbiamo tre distinti modelli di mobbing: ver-

ticale dall'alto, verticale dal basso e tra pari.I1 primo modello, mobbing verticale dnllhlto, è

quello esercitato dal superiore verso i sottopo-sti e comprende atteggiamenti riconducibili al-

l'abuso di potere q in ultima analisi, a temati-che relative all'uso eccessivo ed inappropriatodel potere e/o all'arbitrio vero e proprio; i moti-vi per cui il soggetto decide di mobizzare posso-

no essere svariati tra cui annoveriamo quelli dinatura politica, l'invidia, Ie differenze d'età, Ihn-tipatia personale, la resa insoddisfacente del sot-

toposto e la minaccia alf immagine sociale del

superiore gerarchico se chi è inquadrato nel li-vello inferiore lavora meglio e di più; a queste

aggiungiamo motivazioni inconsce.Se il mobbing dallhlto viene pianificatq di-

ventando una strategia per la gestione del perso-

nale, esso prende il nome di /,ossingt, vero e pro-prio terrorismo psicologico programmato dalvertice come metodo di gestione del personale e

di ruzionalizzazione e ringiovanimento di setto-ri (soprattutto nel privato), ma anche di sempli-ce eliminazione del dipendente scomodo, po-co gesflbile perché non allineato con il capo e

quindi non assoggettabile alle sue richieste. Uncane sciolto.

Il bossing si rcalizza in vari modi che hannoin comune la creazione di un clima di tensio-ne attorno alla persona da eliminare e della co-siddetta tma bruciatn, atteggiamenti severi, rim-proveri, minacce, sabotaggi, chiacchiere di ma-

lelingue; in definitiva, situazioni difficilmentedimostrabili.

È anche sufflciente togliere alla vittima alcunistatus-simbol (il telefono cellulare di servizio) oaffidargli incarichi sminuenti perché egli si sen-

ta degradato o dequalif,cato e in tale condizio-ne la pressione messa in atto dal superiore è tal-mente forte da diventare essa stessa lo strumen-to di pianificazione del mobbing.

Chi pratica il bossing spesso ignora le gravis-

sime conseguenze del suo comportamento, ildanno alla salute del dipendente e la dispersio-ne delle risorse dellhzienda.

Natgffi as

Page 91: 28Natura in Sardegna

Per mobbing verticale dal basn viene intesaquella condizione che sircalizza quando l'auto-rità del capo è messa in discussione dai suoi sot-

toposti.

Questi ultimi diventano i mobbers e sono ge-

neralmente più di uno o addirittura tutti i col-leghi e, attraverso I'isolamento ed il sabotaggio,attivano una ribellione contro colui che non ac-

cettano più.Le conseguenze di questo tipo di mobbing so-

no devastanfl per la vittima: sovente il numerodei suoi nemici è talmente alto che ogni tenta-tivo di discolpa risulta vanq con la conseguen-za che il responsabile dell'ufftcio darà credito al-levoci circolanti.

Questo tipo di mobbing è favorito quando,

soprattutto nelle strutture gerarchiche, il leader

viene imposto dai vertici e non è invece, comedovrebbe, scelto dal gruppo.

llmobbingtrapari è generato dal modo di pen-sare '§erarchico" che, in chi è inquadrato nel-la struttura ed in caso di colleghi di pari livello,crea dissensi o gelosie.

Ma anche nel mobbing tra pari Ie cause scate-

nanti sono le più varie: motivi politici, campa-nilismo, sesso, status sociale, razzismo, titolo distudio, invidia, malintesi competizione, prefe-renze e favoritismi, gratifiche ingiuste.

Chiunque sia diverso dalh maggioranza è un po-

tenziale mobizzqta.

IlAssociazione dei Forestali Sardi si è fatta par-

te cosciente del problema organizzando a Tèm-pio Pausania, alla fine dello scorso anno, unhp-posito convegno che ha visto la partecipazionedi specialisti del Dipartimento di Psicologia del-l'Università degli Studi di Cagliari.

Durante una recente "question time", dietrosollecitazione della stessa associazione, il consiglio regionale si è fatto caricg grazie alla sensi-

bilità del consigliere di Progetto Sardegna Chic-co Porcu e di altri firmatari dellbrdine del gior-

no tra cui lo stesso Assessore alla Difesa dellAm-biente Dessì, del problema legato al malessere

che dilaga all'interno del Corpo Forestale e diVigilanza Ambientale.

Una condizione, attualmente di stallo permancaflza di adeguati strumenti diagnostici edoperativi, che dovrà essere risolta, in tempi ra-gionevoli, mediante l'otganizzazione di un ap-

eo Nofums

posito ufficio dr prevmzione e tutela del persona-

le forestnle che, possibilmente alle dirette dipen-denze dell'Ufficio di Presidenza della Giunta Re-

gionale, possa operare con professionalità ade-

guate (medici e psicologi) in stretta collabora-zione con l'Università degli Studi.

Questo anche in previsione dell'ingresso inservizio dei nuovi agenti forestali, linfa vitale inun corpo tecnico e di polizia che, a causa dell'etàelevata (in media circa cinquanta anni) dei pro-pri dipendenti, non è più in grado di garantireadeguata attività di prevenzione e presidio delterritorio e possibilità di intervento, in sicurez-za, sugli incendi e nelle altre situazioni connes-

se al servizio d'istituto.Un Corpo Forestale quindi in crisi, composto

da un organico sottodimensionato che, a causa

dei prossimi pensionamenti, presto si ridurrà ul-teriormente, motivo per il quale si auspica lhs-sunzione di tutti gli idonei al concorso per agen-

te forestale in fase di definizione.

Di recente, un conoscente mi ha chiesto: per-

ché nella Guardia Fuestale rery tanta tristezza,

nonostante l'importanza di un kworo che, a contat-

to cutlaNatura, permette di protegge gJi esseri uma-niel'qmbiefite?

Ricordo Ie riflessioni di Antonello Mele suigiovani (?) colleghi del CFVA, pubblicate nellepagine del Notiziario Forestale del mese di Apri-\e2002, più che mai attuali che sintetizzo così:

...alla solitudine e msicurezm, profasionale e cul-turale, di una moltitudine di persone motivate ed m-tusiaste del proprio lavwo, si contrappongono de-

pressione e preoccupazione, mancanza di sostegno

da parte di chi ha compiti di indirizzo morale e diguida professionale, isolamento culturale e professio -

nale... assenza di capi ùe non li limitirn a distri-buire retoica.. .

*nel bossing i metodi di "trattare" il pusonale so-

no alquanto singolari: spesso al patemalismo si co-

niuga lhtma del ricatto, utikzzata per forzare o co-

stringere il dipendente a fare o meno una certa cosa;

quuta andizione (si pensi a quale sconvolgimento

possa creare, in un soggetto e nella sua famiglin, la

sempkce minaccia di un trasferimento non rkhiesto)provoca tensione, rabbia, ftustrazione, disperazio-

ne, ranare e qltri sentimenti negativi che logorano

ln psiche dell'individtn.

Page 92: 28Natura in Sardegna

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rrivare alla Riserva naturale diMonte Arcosu non è difficile. DaCagliari occorre prendere la SS

195 per Pula e, dopo aver percor-so 8 km, svoltare sulla destra, imboccandola strada per Macchiareddu. Si deve quindiprendere la Seconda Strada Ovest e procede-re fino alla chiesa di S. Lucia. Superata que-st'ultima, a poco meno di 500 m, si incontraun bivio. Girare a destra lungo la strada ster-

rata e continuare per circa 2 km fino alla lo-calità Sa Canna. Da qui iniziala Riserva.

Altro modo per raggiungere Ia località è

quello di arrivare, lungo la SS 195 (provenen-do da entrambe le direzioni) al bivio per Capo-terra. Imboccatolo, bisogna percorrerlo fino al-

f ingresso del paese (dopo 5 km). Si superul'abi-

tato e si procede sempre verso nord (per altri4 km), trovando la chiesa di S. Lucia. Da quelpunto, le indicazioni sono quelle già descritte.Per chi arriva da lglesias, seguire la SS 130 finoal bivio per Siliqua e Uta. Svoltare sulla sinistrae percorrere circa una decina di km in direzio-ne dell'area di Macchiareddu, seguendo, poi, leindicazioni per arrivare alla chiesa di S. Lucia.

La riserva naturale di Monte Arcosu è unodegli angoli più belli della Sardegna. Forsequello dove la natura, aiutata dal costan-te impegno degli ambientalisti, è riuscita a

preservarsi meglio. Si tratta di un compren-sorio di 3600 ettari, all'interno del sistemacollinare e montuoso del Sulcis, con la val-Iata del Gutturu Mannu a metà strada trale due estremità. Fu solo grazie all'iniziaii-

Naf4ffik or

Page 93: 28Natura in Sardegna

va del WWF che quest'area/ meta dei brac-conieri, venne recuperata con sottoscrizionipubbliche e protetta da ogni tipo di infiltra-zione. Grazie al paziente lavoro dei volon-tari ambientalisti le colonie di cervi e dainisardi sono riuscite a sopravvivere e prospe-rare, al riparo dai pericoli. Oggi, con i suoi450 kmq di estensione , l'area si presenta co-me la più vasta concentrazione di macchianell'intero bacino del Mediterraneo. Percor-rendo le strade di Monte Arcosu, si possonoammirare varie tipologie di ambiente, daipicchi dove risiedono colonie di mirti, ci-sti e lentischi, alle zone piane e irrigue doveprevalgono salici, ontani e oleandri.

I1 tutto arricchito dalla presenza di varirii, come iI Gutturu Mannu e iI Guttureddu.Esistono numerosi sentieri che si possonoseguire, con differenti gradi di difficoltà.

Camminarc in queste tene dawictra I'esserc all'es-

serza della vita. Si rcspimno i lari odori della natum e si

scorgono i colori delle sue molteplici forme. ta coopem-

tha che gestisce questovero e proprio tesoro oryanlzainnumerevoli iniziatir.e: dalle visiE guidae di r.rn solo

giomo, al tekkingdi sradata lunghezza (i perconi toali assommano complessilamente ad unbttantina dikm). Settimane Verdi, momenti rivolti sopnttutto alle

smlaresche, con mmpi di te o pù giomi dore g1i opentorid\.elarìo ai gio\anivi§Atod Ogni singolo aspetto

della ds€ra" Prdrzi pesso la struttua di Sa Canrn maanche escursioni fotognfiche, dove il penonale condu-

ce I vi§tatori nelle zone dcne è più facile sorprcnderc glianimali sehatici e amminrc le particolarià della flora

{e2 Not#ffi#il-*

Complehno il quadro stages di strdiq campi awentu-ra (noviàrirarlta aibambini ùe passemnno una deci-

rn di giomi immeni nehzerdQ. È posibite soggiomare

in foresteria e organizzare come mqlio si oede la vi§tadellaRisena (sernpretenendopraartiipuntifurnideldspettr assolutir.erso l'ambiente e la fuurn).

Per immergersi in questo luogo da so-gno, aperto tutti i giornidell'anno e protetto dal-la presenza di guardie fo-restali, occorre telefona-re allo 06 968714 presso

la cooperativa di gestione"I1 Caprifoglio".

Unbsperienza interes-sante e impedibile perchi vuole ricaricare le pi-Ie a contatto con la natura,staccando dallo stress e daifrenetici ritmi cittadini.

Foto: www.paradìsola.rt

Page 94: 28Natura in Sardegna

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&_,ffi ffi*ffi ffffiffi§"§ ffi

%**§m§ry #§ %mw&m#§

erra affascinante il Sulcis, dove le tradizioni, i sapori, la storia, si intrecciano inun abbraccio di colori e profumi. Terra antica, dove le tracce dell'uomo si perdo-no nella notte dei tempi. Uno degli aspetti più significativi di questa parte del-Ia Sardegna è la volontà di conservazione dei tratti specifici dell'identità. Speci-

ficità che abbraccia anche il comparto alimentare. In quest'ambito, nel comune di San-

tadi, diviene ogni giorno più importante la Latteria Sociale Santadi, cooperativa agrico-la fondata nel 1962, i cui prodotti riscuotono sempre maggior successo, grazie all'impe-gno dei soci, all'alta qualità dei formaggi e alla diversificazione. Il casaeiflcio di Santa-

di è una struttura moderna, che coniuga perfettamente I'esigenza di un commercio alpasso coi tempi e la tradizione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una produzione ca-

searia d'eccellenza.La cooperativa, attualmente, produce diversi tipi di formaggio: pecorini classici, pe-

corini canestrati, pecorini semistagionati, caprini e spalmabili. Tra i pecorini classici

Nof,kffip, s:

Page 95: 28Natura in Sardegna

primeggia il Magnus, preparato con latte di pecora, fat-to stagionare per almeno cinque mesi e dal gusto pic-cante. Sempre nei pecorini classici si annoverano il buo-nissimo Prato di Santadi, iI dolce Ginepro e Iuni, dal sa-

pore irresistibile. Tra i pecorini canestrati si annovera-no I'Albosardo, gustoso e leggermente piccante, il Nero-sardo, altro formaggio pecorino pepato, il Biancosardo,estremamente duttile nell'accompagnare i piatti presen-

ti in tavola ed inflne il Parvus, leggermente piccante e

ottimo per alcune pietanze Iocali. Nel semistagionati unocchio di riguardo merita il Brado; non sono da meno ildolce Montessu, il morbido Sulcinio e Birba, formaggiofragrante e di facile digeribilità. Con il latte di capra è

prodotto il Pantaleo, dolce, aromatico, stagionato alme-no centoventi giorni. Infine, tra gli spalmabili, non pos-sono mancare nelle tavole dei buongustai i mitici Dol-cetto e Soave di Santadi, formaggi fusi di pecora e capra/amabili, leggeri, da portare dietro per Ie scampagnate o

da servire con fette di pane, confezionati con elegantivaschette e vasetti.

I prodotti della flliera casearia Latteria Sociale diSantadi sono a denominazione di origine protetta, con-trollati in ogni momento, espressione di una cultura e diuna tradizione alimentare di prima qualità.

94 N0H.tf{ffi}.

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The Eurooean law Students' Association' Cagliri

CONVEGNO25 ANNIDI DIRITTOAMBIENTALE

GIOVEDI 25 e VENERDI 26 MAGGI0 2006

PROGRAMMAGiovedì 25 Maggio 2006

Ore l6:00Apertura dei lavori e coordinamelrto della discussione:

Dott. Stefano Birocchi

Ore 16:15lndiizzi di saluto:

Prof. Francesco SitziaPreside della Facoltà di Giurisp{udenza tleìl'l.lniversità degli Studi di Cagliari.

Prof. PaciPreside delia Facoltà dì Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Cagìiari.

Francesco DeiddaPresidente di ELSA (European Law Students' Association) Cagliari.

Ore 17:00Prof. Andrea PubusaProf.0rdinado di "Diritto Amministrativo Sostanziale e Processuale" nella Facoltà di Giurìsprudenza dell'Università degli Studi di Cagliari.

"situazioni Giuridiche Soggettive e Legislazione Concorrente ex art. 117 Cost."

Ore l7:30Prof. Massimiìiano PirasDocente Associato dì "Diritto dei Trasporti' nelìa Facoltà di Giurisprudenza dell'l.lniversità degli Studi di Caglìari ed Esponente dell'As-

sociazione "Cruppo Grotte".

"Tutela deììe Aree Carsiche".

Ore 1B:00 Coffee break

Ore 1B:30

Dott. Daniele CariaMagistrato deÌ Tribunale Penaìe di Cagìiarì.

"Tutela Penale dell'Ambiente".

Ore 19:00Dott.ssa Tiziana MoriDottoranda di Ricerca, FacoÌtà di Economia, Università degli Studi del À4oìise.

"Tutela lnternazionale del Patrimonio Culturale Subacqueo".

t0 Natwk ss

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Venerdì 26Maggia 2OO6

Ore O9:00

Apertura dei lavori e coordinamento della discussione:

Ore O9:15

Dott.ssa Rosaria CongiuAssessore all'Ambiente e Difesa del Territorìo deìla Provincia di Cagliari.

"Comunicazione in Materia Ambientale e Tutela Legislativa a Livello Locale".

Ore 09:45Prof.ssa Paola PirasDocente Associato di "Diritto Ambientaìe" nella Facoltà di Scienze Polìtiche deìl'Università degli Studi di Cagliari

"Copertura Legislativa della Tutela Amhientaìe".

Ore .lO:.1

5

Dott, Massimiliano TronciConsulente Legale - Amministrativo delìa Provincia deì Medio Campidano

"lllecito Amministrativo Ambientale".

Ore 10:45 Coffee break

Ore 11 :1 5

Prof. Massimo DeianaDocente 0rdinario di "Diritto della Navigazione" nella Facoltà dì Giurisprudenza delì'Unjversità degli Studi di Cagliari.

"Tutela Legislativa Regional e del Patrimonio Marittimo".

Ore l2:00Saìvatore ScrivaPresidente delì'ASSF0R (Assocìazione Forestali) e Coordjnatore 0rgailizzativo deì periodìco "Natura in Sardegna".

"lncendi Boschivi. Minaccia del Patrimonio Naturale".

Ore l2:30Esposizione degli elaborati scritti dai partecipanti

Ore .l 3:OO

Rr'ngrazr'amenti & chiusura dei Lavori

Comitaio 0rqanizz;tivo :

Coordinatore: Per informazioni sull'evento fivolgersi al Tel: +39 340 4126936

Sevasti Mastrosavvaki Oppure scrivere aìl'indirizzo e-mail: vpsc@eìsacagìiari.it

Vice Presidente Seminari &Conferenze ELSA Cagliari

Per ulteriori informazioni ia ìnvitiamo a visitare i sitì:Direttore operativo: ELSA Cagliari: www.eìsacagliari.itFrancesco Deidda - Presidente ELSA Caglìari ELSA ìnternational: www.eisa.org

Segreteria Organizzatiya: lnoltre chì volesse iscriversi o desidera avere info utiìi può

Pìerìuigi Serra - Segretario ELSA Cagliari contattarci all'indirizzo e-maiì: eìsacagìiari@elsacagìiari.it

Ìgrazio Nocco - Vice Presidente Marketing ELSA Cagliari oppure

Nicola lbba - Tesorjere di ELSA Cagìiari passare aìla sede di ELSA Cagìiari in Vìa Nicolodi, 102

Luca Picasso - Vice Presidenle Attività Accademiche ELSA Cagìiari clo Facoltà di Giurisprudenza.

Giorgio Mangiaracina - Vice Presidente STEP ELSA Cagìiari Tel: +39 070 6753960

Carìo Sotgiu - Director A.A ELSA Cagìiari

Adelaide Trupo - Director S€tC ELSA Cagliari

Convegno patrocinato daìla Provincia di Cagliari Assessorato Ambientecon la collaborazione Cattedra lliritto Amministrativo Facoltà di Giurisprudenza di Cagliari

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FIDAI Comilolo

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f##g#sffi"ffiGoro competitivo su un percorso di Km. l3

Goro non competitivo su un percorso di Km. 4

Ritrovo Oosi WWF locolilò So Conno olle ore 8.30

lscrizioni

lFu.uTfi[ool

Wpolisporlivo Uto 2000I'opprovozione dello

IEililfiU#lt;§r

RegÌonole di Cogliori

Per lo goro competilivo contoÌtore il comitoto FIDAL o numero 07O 492848 entro il g jorno 18.05.2006

Per lo goro non ogonistico prenotcrsi presso o CooperoÌlvo CoprÌfogllo ielefonando ol 070 968714 ' 347.3463546

to quoto iscrizione, per enlrombi le gore, è di€ 6,00 e I primi 500 iscrilti rlceveronno uno soccc con mog ieÌlo e peltoro ellbrl sull omblenle, buono poslo, ingresso grotuiio o 'Oosi WWF. escurslone e visiÌa guìdoÌo.

Premiozioni

tutÌi gli aÌleti e e oi ele clossificole ai priml cinque posli de e due competizlonl soronno premlotì con ibri sul o SordegnoprodotÌl liplci e ceromiche ricordo della monlfestozione.

pcrreclpa onche ru o a reotizzozlone defo rìvrsro N0tul-fi jnviondo te t.,fffiffi;,ffi,ff

su 'ombienle delo nosÌro iso o o: noturolnscrclegno@zonzoedÌÌorl.ll

s f##flffi ÉffiffiTl rlcorco di chiomore 415*5]nu."ro di pronto inlervenlo omblenlole de Corpo Forestc e e di Vlglanzo Ambìentole delo Regione Sordo

per segno ore con tempeslivilò o presenzo clÌ Ìncendi e quolsiosi oltro Ìlpo dÌ emergenzo o richiesto di soccorso

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