19natura in sardegna

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Il periodico di informazione ambientale a cura dell'ASS.FOR.ONLUS

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Page 1: 19Natura in Sardegna

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Page 3: 19Natura in Sardegna

Nell'A.I.M., arriverà la riforma del Corpo Forestale Sardo? . . . . .di Salvatore Scriva )

9::: I All:. Il::'.ll'i:L"l: .4'11'. M:l'lgl:. . . .di seraJino Ripamonti

A:yli ':'f it':.T:::l i{.9:-':ll: I:{ir:.tgl l'l'J:Y' . . . .di serarino Ripamonti

D-alfa 1o99ia

al gipeto . . . .di (Jmberto Graziano

Gennargentu una mon15n1fe{? . . . .di Antonelto Mele 6

Il censimento degli antichi ovili . . - . . .di Francesco parimodde & saverio sabiu 10

L: ril {:1h i:": . . .di Gianluca Pranteddu

L.'.:*:lll.{:i.tlgf1 ......divittoriocarcòPiy.':l::{ PIT. ......diMetisGiampatrizio

Considerazioni sul cane di Fonni .di Roberto Balia L7LJn toscano in Sardegna

. .di Amilcare Loverci 28Risfessioni sul c'F'v'A

. . . . .di Antoneilo Mere

Pensiamoci Sorridendo .di Claudio Maullu 34

345

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33

EIIDPI\4.IP . .di Giuseppevacca

Ir.Pgll:.{i.Yil*:y:}19 . .di paoto Deidda

Lyigi9:lqtby' yl::liP'i:: Ti.yg l:*l .diAnnaAddis

La musica della solidarietà . . .di Maria Laura contu

36373940

fu§otiziario ForrestaleAnno WII n. 19 - Aprile 2002

ASS.FOR. editorelibera associazione senza fine di lucro fondata dagliappartenenti al C.FVA. nel 1994.

D iretto r e Re spons abilePaolo Pais

Questo giornale è stato realizzato da:Salvatore Scriva, Claudio Maullu, Roberto Balia,Umberto Graziano, Francesco Palimodde,Giampatrizio Melis, M. Laura Contu, Giuseppe Vacca

Composizione e grajica:Sergio Tblloru, Corrado Zaffro & Maurizio Manca

Stampai Solter - Cagliari

Foto di copertìna:U. Graziano e M. Zedda

Il Notiziario Forestale è inviato a tatti i socidell'ASS.FOR ed è presente nelle edicoledella Sardegna

Abbonamento sosteniturt:€ 30,00c.c.p. n" 21970090 Cagliari

ASS. FOR: c.p. n. 50 Cagliari centro09124 CAGLIARITel. efax 070 502153 Cell. 348 4717997Sito internet: wwwassfor.itE-mail: [email protected]

Page 4: 19Natura in Sardegna

di Salvatore Scriva

NTell'a-nrìo internazionale delleÀzfonta-gne, a-rrirrerà la- riforrna-del Cor1>o Foresta-le Sa-rdo?

La superficie della Sardegna èprevalentemente montuosa (l'al-titudine media è di m. 334) si pre-senta con un complesso di mas-sicci isolati che, pur non raggiun-gendo le quote delle Alpi o dellavicina Corsica, mostrano aspetti ecaratteristiche della vera monta-gna: dislivelli che superano i mil-le metri; morfologia accidentata,forre e gole con tor-renti e cascate, fore-ste secolari, cavità e

abissi carsici che co-stituiscono sistemi digrotte d'interesse na-turalistico e di rilievomondiale.

Nei territori mon-tani si sono sviluppa-ti, nel corso degli an-ni, mestieri, usanze,tradizioni e valori chedobbiamo recuperare,tutelare e conservare. Lo spo-polamento delle campagne, l'eso-do dei pastori dalle zone montanefa scomparire attività e conoscen-za di questi luoghi, indispensabiliper un futuro buon governo delterritorio.

L',attività dell'ASS.FoR., inquesti anni, si è caratterizzata perla ricerca di una legge che rifor-masse l'attività e le competenzedel Corpo Forestale di YigllanzaAmbientale, perché siamo consa-pevoli che l'impoverimento delterritorio è causato da scelte poli-tiche complessivamente sbagliate.

I compiti della vigilanza am-bientale devono essere legati or-ganicamente allo sviluppo, allatutela e alla conseryazione delterritorio.

La riforma del CFVA da noiauspicata deve anche recuperaretutto quel patrimonio di attività

I compiti della vigilanzaambientale devono esserelegati organicamente allosviluppo, alla tutela e allac ons erv&zione del territorio.

giornale, i forestali che credononei valori e nella cultura traman-data dai nostri vecchi "montana-ri", continueranno a raccontare dicose di ieri.

Vi racconteremo: dei Pinnet-tos che sono un patrimonio del-l'umanità; delle "Domos de sunie"(neviere), dei'Niargios"(rac-coglitori di neve) e dei "Piccio-

kos de filixe" (Fan-ciulli raccoglitori difelci) attività dell'in-gegno degli uominidelle nostre monta-gne, ma anche delleferite che l'uomo puòinfli,eger,eli con unacattir-a lutllizzazionedella tutela dei funghie della flora; dellastoria del cane di Fon-ni e di altre iniziative,come la mosfa per-

manente sul diorama del Supra-monte che la nostra Associazionestàrealizzando per far crescere lacultura del rispetto. conservazio-ne e valonzzazione della naturache ci circonda.

legate al mondo della forestazio-ne, per un reale rilancio produtti-vo delle zone interne.

Nel nostro Calendario "Pin-nettos" abbiamo ricordato alcunedate storiche dell' Ammin istrazio-ne Forestale in Sardegna e con-cludevamo augurandoci che il2002 fosse l'anno buono per se-dersi intorno ad un tavolo per

adeguare il quadro legislativo e

concertare quelle riforme com-plessive, in termini politici cultu-rali ed economiche, indispensabi-li per rispettare ed attuare gli im-pegni assunti a livello comunita-rio e internazionale dal nostroPaese.

La classe politica regionale,nell'anno internazionale dellemontagne, può concedersi il lussodi fare un salto di qualità dandopriorità e centralità a questa rifor-ma. necessaria anche per assicu-rare uno sviluppo sostenibile allenostre "montagne" e alle aree ru-rali dell'isola.

Noi continueremo, con la pre-sunzione di sempre a sostenere lavalidità di cambiare quelle regoleche oggi ci stanno facendo lavo-rare male ed essere invisi dall'o-pinione pubblica.

Per ora, dalle pagine di questo

§ooaotooL

Il Presidente dzllASS.FOR Saluatore .scrita

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pianeta, I'ambiente montano è es-

senziale per la soprawivenza del-I'ecosistema globale".

Nonostante ciò, nel corso del-la storia recente, le aree di monta-gna sono state a volte oggetto dislruttamento indiscriminato,mentre altre volte sono state la-sciate al completo abbandono. Laloro popolazione è spesso rimastaesclusa dai processi di svilupponazionale.

Questa realtà è ancora più evi-dente nei paesi in via di sviluppo,le cui regioni di montagna sonoancora oggi chiuse nel circolo vi-zioso che collega inestricabil-mente degrado ambientale e sot-tosviluppo.

Il vertice di Rio ha dunque se-

gnato l'tnizio di un processo a

lungo termine, che mira a sensibi-lizzarc I'opinione pubblica e a ga-

rantire gli impegni politici, istitu-zionali e frnanziari adeguati pergarantire azioni concrete a favoredelle aree montane.

In sintonia con questi obiettivila Conferenza Internazionale"Mountain Research - Challengesfor the 2lst Century", promossadall'UNESCO e tenutasi a Bish-kek, capitale del Kirghizistan, nel1996 ha proposto lo sviluppo so-stenibile delle montagne come te-ma di un anno internazionale.

L'idea si è presto trasformatain un programma concreto e, nelnovembre del 1998, I'AssembleaGenerale delle Nazioni Unite hadichiarato 112002 "Anno Interna-zionale delle Montagne", affidan-

Cos'è I'Anno Intern azuofialedelle Montagne (A.I.M.)

Nel novembre del 1998 I'As-semblea Generale delle NazioniUnite ha proclamato il2002 An-no Internazionale delle monta-gne, accogliendo le indicazioniemerse nel corso dell'ormai stori-ca Conferenza sull'Ambiente e loSviluppo che si tenne a Rio de Ja-

neiro nel 1992.I1 "Vertice della Terra" di Rio

De Janeiro ha, infatti, rappresen-tato un momento fondamentaleper la presa di coscienza dell'im-portanza dei problemi e dell'im-portanza delle aree montane, cosìcome di tutti gli altri ecosistemimondiali.

Il significato storico dellaConferenza si è concretizzaLo in

un documento, I'Agenda 21, flr-mato dai rappresentanti di 181

paesi membri delle Nazioni Unite,che propone le strategie di inter-vento per la protezione dell'am-biente e lo sviluppo umano soste-nibile nel ventunesimo secolo.

Il Capitolo 13 dell'Agenda è

interamente dedicato alla "Gestio-ne degli ecosistemi fragili - Svi-luppo sostenibile delle monta-gne".

La motivazione di fondo delCapitolo, ribadisce la fondamen-tale importanza delle aree monta-ne sotto i più diversi aspetti, daquello economico a quello demo-grafico, ambientale e culturale.Le zone montuose rappresentanoinfatti più di un q-uinto delle terreemerse, ospitano circa il l1Yo del-la popolazione mondiale, e svol-gono un ruolo determinante nel-I'ecologia del pianeta.

"Le montagne - si legge nelCapitolo 13 - sono una fonte im-portante di acqua, energia e bio-diversità. Esse sono anche fontedi risorse fondamentali come mi-nerali, prodotti silvicoli e agrico-li, nonché luogo di ricreazione.

E,ssendo tra i maggiori ecosi-stemi rappresentanti la complessae interrelata ecologia del nostro

A^6' ltAnno Internazionale delle

MOHTAGH§coìiltTATo |TALlAilo

ut Der-ultnu 1\

do alla FAO il ruolo di agenzialeader per la realizzazione delprogetto.

Così è nato I'AIM (Anno In-ternazionale delle Montagne),un'importante sfida, ma soprattut-to una grande occasione, con unprincipale obiettivo di fondo:promuovere la conservazione e losviluppo sostenibile delle regionidi montagna, assicurando così ilbenessere delle comunità monta-ne e delle popolazioni delle pia-nure.

Per dare concretezza alla cele-brazione dell'AIM la FAO ha in-vitati i paesi membri delle Nazio-ni Unite a creare dei Comitati na-zionali, cui affidare il compito digestire e organizzare eventi, ma-nifestazioni e iniziative nei ri-spettivi stati.

L'Italia è stato uno dei primipaesi a rispondere all'appello e il30 giugno 1999 viene costituito ilComitato Italiano per i12002 An-no Internazionale delle Monta-gne. presieduto dal parlamentarevaldostano 0n. Luciano Caveri e

diretto dal bergamasco AgostinoDa Polenza, noto alpinista e ma-nager "d'alta quota".

I1 Comitato, accreditato uffi-cialmente presso le Nazioni Uni-te e riconosciuto dall'Alto Patro-nato della Presidenza della Re-pubblica ltaliana, riunisce at1rtal-

mente in qualità di soci i princi-pali enti e associazioni del mondodella montagna italiana: il Grup-po "Amici della Montagna" delParlamento, la Fondazione Cour-mayeur, il Comitato Ev-K2 CNR,la Fondazione Angelini, il Museodella Montagna "Duca degliAbrttzzi", l'Unione NazionaleComunità Comuni ed Enti Mon-tani, il Filmfestival Intemaziona-le di Trento, il Club Alpino Italia-no, l'Associazione Europea Elettidella Montagna, la FederazioneBacini Imbriferi, l'AssociazioneNazionale Alpini e la FISI.

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Alcuni eventi promossi dal Comitato Italiano per I'A.I.M.

L'impegno del Comitato Italia-no per I'AIM si è concretizzato tnun calendario ufficiale che attual-mente conta più di un centinaio diappuntamenti.

Al fine di coinvolgere il mag-gior numero di persone nelle cele-br azioni dell'Anno Intemazionaleil Comitato ha prestato molta at-tenzione al radicamento sul terri-torio, offrendo il proprio patroci-nio e l'utilizzo del marchio uffi-ciale e tutte le manifestazioni e leiniziative che risultano in sintoniacon gli obiettivi dell'AIM.

Accanto ai molti eventi patro-cinati, però, sono stati sviluppati eorganizzati direttamente dal Co-mitato Italiano alcuni grandi pro-getti, che costituiscono le manife-stazioni clou dell'AIM a livellonazionale e intemazionale.

Il primo di questi grandi ap-puntamenti si è svolto nel mese disettembre a Torino, dove le sale

del Lingotto hanno ospitato gliStati Generali della Montagna.

L'awento dell'Anno Interna-zionale è stato salutato con l'inau-gurazione italiana che si è svolta alPalais di Saint Vincent, e con illancio mondiale dell'AIM, presso

il Palazzo delle Nazioni Unite aNew York.

Il Comitato Italiano è inoltrepromotore e organizzatore di unodei piu importanti evenl.i intema-zionali dell'AIM: I'HIGH SUM-}IIIT 2002, che si svolgerà dal6 all0 maggio.

L'High Summit sarà la primamulticonferenza trascontinentale,dedicata alle montagne. Grazie al-la modema tecnologia multime-diale i partecipanti all'High Sum-mit dialogheranno fra loro da di-verse località, poste in prossimitàdelle montagne simbolo dei cin-que continenti (McKinley - NordAmerica; Aconcagua - AmericaLatina; Monte Bianco - Europa;

Kilimanjaro - Africa; Everest -Asia). Questa multiconferenzaglobale coinvolgerà circa 2500persone, tra esperti della scienza,della cultura, amministratori, poli-tici e responsabili dei govemi na-zionali.

L'obiettivo dell'High Summitè quello di diventare uno strumen-to concreto dautilizzare per il rag-giungimento degli scopi stabilitidall'ONU per l'Anno Internazo-nale.

Durante ciascuno dei cinquegiorni dell'High Summit, i parte-cipanti di tutte le cinque conferen-ze continentali si concentrerannosu uno dei cinque grandi temi,scelti come "pilastri simbolici"dell'Anno Internazionale delleMontagne: Acqua : elemento sim-bolico dell'ambiente, della natura,fonte indispensabile alla vita; Eco-nomia: un elemento fondamenta-le dello sviluppo; Rischio : unelemento di criticità; Cultura :rappresentativo dell'uomo; Politi-ca : strumento di sintesi, pro-grammazione e atltazione dellosviluppo sostenibile.

Al termine dell'High Summit,la grande mole di informazionistudi e riflessioni raccolte andrà acostituire cinque documenti cherappresenteranno un'analisi deicinque grandi temi dell'AIM sotto1'aspetto scientifico-culturale epolitico.

Questi documenti fomirannodunque la piattaforma sulla quale

si costituirà il documento finaledell'AIM, che verrà redatto nellagrande conferenza di Bishkek, inKirghistan. Con tale documento

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Nazioni Unite stabiliranno lo sta-tus giuridico delle regioni monta-ne, fomendo le indicazioni per lefuture politiche mondiali dello svi-luppo.

Altro grande evento, organiz-zato dal Comitato Italiano conOverland e "La rivista del Trek-king", e sostenuto a livello mon-diale dall'ONU e dalla FAO, è ilprogetto denominato "CAMMI-NAMEDITERRANEO:L'ANELLO AZZURRO".

Dalla primavera all'autunnodel 2002 Giancarlo Corbellini,Michele della Palma e MicheleComi. grandi esperti e conoscitoridella montagna, camminerannounendo in un grande "anello az-z))ffo" le montagne del Mediterra-neo e con esse i popoli e le culturedell'Europa, dell'Africa e del Me-dio Oriente. Accanto ai trekker cisaranno gli uomini di Overland,che percorreranno le tappe di col-legamento dell'itinerario con i ca-mion arancioni della World TruckExpedition.

Il progetto di "Overland -Camminamediterraneo", non sarà

che all'inizio della sua opera di di-lulgazione a favore dei popoli del-la montagna, grazie alle moltepliciiniziative collaterali come la pub-blicazione, in collaborazione conMondadori, del volume fotografi-co che ripercorrerà le tappe del-l'impresa.

Tra le altre principali iniziativedel Comitato Italiano per i12002AIM trovano anche posto i proget-ti: CELEBRATING MOLINTAINWOMEN, SOS MONTAGNE,SKYRAID DELLE ALPI, FIR-MA PER LE MONTAGNE.

Per ulteriori informazioni suquesti eventi, si consiglia di con-sultare il sito: www.montagna.org

Ufficio Stampa dell'A.I.M.Serafino Ripamonti

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Le iniziative dell'ASS.FOR per l'A.I.M. di Umberto Graziano

Dalla" roccia- al gipeto:

Un progetto didattico che visualizzal' evoluzione di insetti,mammiferi e uccelli della foresta Sarda.

diorarna- d-el Sr.rprarrìonte

Nelle fon alcuni particolari d.ella mostra

L' iniziativ a illustra I' evoluzio-ne della foresta del Supramonte,

dove dalla roccia nuda la natlua,utllizzando I'energia del sole at-

traverso i licheni e i muschi, con-

sente I'insediamento del bosco diginepro che prepara il terreno al-

l'affermazione della foresta diquerce sempreverdi: la lecceta

Dopo la ricostruzione dedicata

ai produttori dell'energia, le pian-te, l'esposizione prosegue con iconsumatori erbivori e carnivoriquali insetti, mammiferi e uccelli,oltre 200 gli esemplari presentati

secondo la posizione che essi oc-

cupano nel sistema naturale inrapporto " predatore - preda "; fi-no al gipeto, penultimo anello

della lunga catena alimentare che

porta all'uomo e alle leggi dell'e-nergia rinnovabile.

Questa ricostruzione è possi-

bile grazie alla tassidermia, un'ar-

te al servizio dell'osservazione edella scoperta che grazie alla con-

servazione della pelle riesce ad

offrire un'informazione tridimen-sionale di qualità più utile diqualsiasi immagine o descrizione.

I diorami, ricostruzioni tridi-mensionali di ambienti naturali,sono stati preparati impiegando

rocce, terra e piante essiccate rac-

colte in natura. I1 potenziale in-formativo della tassidermia rag-

giunge così i suoi più alti livelli,grazie all'estremo realismo ed al-

la facilità di osservazione degliesemplari.

L'apertura al pubblico, in ViaSorso, 3 a Sassari, della mostrapermanente sul diorama del Su-

pramonte è fissata per il prossimo

sei aprile. Effettivamente già dal

1995, i diorama sono stati presen-

tati in diversi comuni della Sarde-

gna: Sassari, Alghero, Orgosolo,

Oschiri, Porto Torres, Bonorva,Berchidda.

In tutte queste città la mostra,

ha avuto un notevole successo dipubblico, sono stati oltre 60.000 ivisitatori che hanno potuto aP-

prezzate queste ricostruzioni del-

la natura in scala tridimensionale.I1 successo che ha riscosso la

mostra itinerante, mi ha convintodell'utilità di allestire il dioramain modo permanente, così, indivi-duati i locali, ho effettuato i lavo-ri di ristrutturazione,li ho dotatidi aria condizionata ed ho abbat-

tuto tutte le barriere architettoni-che che potevano impedire l'in-gresso ai disabili.

Con 1'aiuto dell'ASS.FOR. e

di alcuni amici appassionati cure-

remo l'apertura della mostra e levisite guidate alle scolaresche ditutta f isola. Per i turisti che visi-teranno la nostra città assicurere-

mo un servizio di traduzione inInglese e Tedesco. In questo mo-do si vuole rendere I'iniziativaoriginale, per molti aspetti unicanel territorio regionale, ricca diattrattiva turistica e didattica.

Il locale che ospita l'allesti-mento è situato a pochi passi dal

centro storico e dalla godibilissi-ma fontana di Rosello, il cui sitoè stato recentement e riv italizzato.

Page 8: 19Natura in Sardegna

Ambiente naturale della Sardegna di Antonello Mele

Gennargeratrr Lrna- rnontagna- feritaDa alcuni decenni i Comuni situati nei versanti serrentrionale edoccidentale del Gennargentu hanno formulato I'ipotesi di utilizzarequesta loro pos_izione geografica singolare per uno sviluppo del turi-smo invernale basato sulla presenza della neve.

Col tempo questa sempliceipotesi si è trasformata in pro-getto e per la sua attuazionesono state aperte due strade dipenetrazione; una, partendoda S'Arcu è Tascussì, in terri-torio di Desulo, si snoda finoa circa quota 1400 m.s.l.m.nel versante nord-occidentaledel Bruncu Spina, la valle dis'Arena; l'altra, dalla stradacomunale per Monte Spada,alla base del Monte Ninnieri,si inerpica fino a circa 1560m. nel versante nord delBruncu Spina, seconda cimadella Sardegna.

La forza di penetrazione"politica" dei Comuni è statatale da avere ottenuto un fi-nanziamento da parte del-I'Ammini s tr azione re gionaleper la realizzazione di un pro-getto che prevedeva un im-pianto di risalita ed alcune pi-ste per la discesa in assettosportivo.

L'attuazione del disegno è

awenuta alla fine degli anni'90, dopo un inizio travagliatorisalente ai primi anni '80.

I1 Bruncu Spina non è unacima isolata, ma un rilievo di1828 m.s.l.m. che appenaemerge lungo una dorsale chesi sviluppa continua in dire-zione sud-est da Genna PerduSurdu (m.551) fino a PuntaPaulinu (m.Il92) a quote su-periori a 1700 m.

I1 suo versante settentrio-

Gennargentu: versante di Nord est del Bruncu Spina.Ampie lesioni causate dagli scavi. Nella pista centrale ed in quella laterale sulla destra sonoevidenti segni dell'erosione dffisa e localizzata con carattere di irreversibilità.

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nale è costituito da un baci-netto di circa 60 ettari cheprecipita, dalla cima fino ai1500 metri di quota, con unaescursione altitudinale di m.328 su una distanza orizzon-tale di m. 850 (la pendenzamedia è del 40 %o circa). Inquest'area sono stati realizzatiI'impianto di risalita e le piste.

Ciò che lascia stupiti, intutta questa vicenda, è chenon si siano sufficientementevaltttati, ai fini dell'esito del-l'operazione di trasformazio-ne del territorio, il regime e laconsistenza delle precipita-zioni nevose, almeno in questiultimi 15 - 20 anni, che stan-no alla base di una stima sulla

"vocazione" dell'area per leattività sportive invernali.

I1 Servizio Agrometeorolo-gico della Sardegna (ChessaRA.- Delitala A.- 1997) am-mette che tutto lascia indicareche la precipitazione nevosa,sebbene sia un evento fre-quente nelle zone più alte del-la Sardegna, non riveste tutta-via un carattere di stabilità, néper quel che riguarda la suapermafieflza sul terreno e nep-pure per I'altezza del suomanto, come awiene invecein altre regioni d'Italia. Il Ser-vizio in argomento fornisce,al riguardo, alcuni dati. Il nu-mero medio annuale di giornicon precipitazioni nevose è di

Page 9: 19Natura in Sardegna

6 -7, così distribuiti; dicembre0,5-1,0, gennaio 1,0-2,0, feb-braio 2,0-3,0, marzo 1,0-2,0.

La permanenza della nevesul terreno è condizionata dal-la temperatura media massi-ma (diurna) che è la seguente:gennaio 7-8 "C, febbraio 8oC., marzo 10-ll 'C., aPrile13-14 "C., novembre ll-12"C., dicembre 8-9 'C. I1 che

significa che ogni giornoscioglie una frazione consi-stente di neve presente sul ter-reno (nonostante le bassetemperature notturne) Per cuinon c'è da aspettarsi una sua

lunga permafienza.Il numero medio dei giomi

per anno con neve sul terrenoè di 8-9, così distribuiti:

dicembre l-2, gennaro 2-3,febbraio 3-4, marzo 1,2.

L'altezza media del mantonevoso è un dato molto varta-bile a causa delle nevicate nonmolto abbondanti ed un accu-mulo di neve molto raro.

La conclusione che ne vie-ne tratta è che la neve in Sar-

degna è un fenomeno non ra-ro, ma fortemente irregolare e

soprattutto di breve Perna-fienza. La ragione sta nel fattoche i flussi di aria fredda, cuisono associate le precipitazio'ni nevose, hanno il caratteretransitorio delle perturbazionrdelle nostre latitudini e dura-no generalmente dai tre ai cin-que giorni. La relativa mrtez-za delle temperature impedi-sce alla neve di accumularsinel terreno in modo stabile,tranne sporadici eventi.

Queste osservazioni e va-lutazioni, che sembrano aval-lare altre e precedenti osser-vazroni da me compiute inambienti della montagna deiComuni di Fonni e Desulo,sulla base di dati relativi aglianni '60-'70 riportati negli An-

nali idrologici del Servizioidrografico della Sardegna,avrebbero dovuto suggerireiniziative di escursionismosportivo e culturale, stanti lecondizioni di originalità delpaesaggio, della flora, vegeta-zione e fauna locali, iniziativeche possono essere condotteper la maggior parte dell'an-no, dalla primavera all'autun-no, senza escludere luminosiperiodi invernali.

A1 contrario, è stata Per-corsa la strada più ardua deglisports invernali, precari ed

estremamente pregiudizievoliper gli equilibri delicati che

regolano la stabilità dei suoli.

'ɧrs+§òIl triangolo irregolare che

discende dal Bruncu Spina fi-no a circa 1500 m. di quota,con una pendenza media del40o , oggi è devastato da sca-

vi che hanno innescato pro-cessi erosivi seriamentepreoccupanti.

Al centro dell'area si snoda

un impianto di risalita costi-tuito da una funivia sorrettada una serie di piloni poggian-ti su plinti di calcestruzzo. Aidue lati sono state aperte le Pi-ste con scavi la cui scarPatalaterale raggiunge anche i tremetri d'altezza.

Negli anni '80 una primareahzzazione era consistita inuna funivia su sequenza di ca-

valletti ad una camPata su

punti di calcestruzzo, e da Pi-ste laterali appena accennate,dopo avere eliminato la vege-tazione strisciante tipica che

ricopriva il terreno.La degradazione del suolo

si era manifestata abbastanzapresto con erosione idrome-teorica di tipo laminare gene-

ralizzata ed incanalata (a rivo-li, a solchi) in settori aperti a

"rittochino" nei quali i fossi

avevano raggiunto profonditàdi qualche metro, con mag-giore concentrazione lungo iltr ac ciato della funivia.

Successivamente era stato

fatto un tentativo per frenareil processo erosivo. In questianni'90 è stato riproposto unprogetto che modifica la funi-via ed amplia le piste. Oggiappare evidente anche la rete

di canali di raccolta e di fugadelle acque selvagge per al-lontanarle dalle piste evitando1o scorrimento lungo le lineedi massima pendenza.

Nonostante il tentativo fat-to per evitare Ia traslazionedel terreno a valle, la situazio-ne è la seguente: l'erosione la-minare, estensiva, è genera-

hzzata ed evidente in tutta 1'a-

rea sterrata, come se sulla su-perficie fosse passato un gros-so pettine; I'erosione incana-lata, a solchi, intensiva, si ma-nifesta nel lato a monte dellepiste ed assume dimensioninotevoli nei settori medianied inferiori, quando l'acqrua, a

causa della pendenza e dellacontinuità del percorso, haavuto modo di acquistare ve-locità.

Alla base della scarpata la-terale I'acqua ha eroso il ma-teriale terroso creando le pre-messe per successivi smotta-nienti degli orizzonti del suo-lo rimasti in posto per l'azionedi trattenuta delle radici.

Nella pista adiacente allafunivia, che si snoda con an-damento a "rittochino", I'ero-sione assume I'aspetto di unvero canale corrente Per tuttala metà inferiore del tracciato,aumentando di sezione con ilprogredire verso il basso.

Asportato e traslato il ma-teriale minuto (limo, argilla,sabbia) è rimasto in loco ilmateriale litoide compatto e

Page 10: 19Natura in Sardegna

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Gennargentu: versante di Nord est del Bruncu Spina.Particolare di una incisione profonda da erosione localizzata nella pista di destra

esaminando I'area del Gen-nargentu posta a quote oltre i1500 metri, sostiene che lamaggiore inclinazione deter-mina localmente una notevolepredisposizione all'erosione e

al denudamento del substratoroccioso, soprattutto in pre-serrza di pascolamenti intensi.

Altro fattore predisponenteè rappresentato dalla costitu-zione geopedologica. Il sub-strato geologico è costituitoda metamorfiti (scisti, argillo-scisti) del Paleozoico.

La monografia "Sardegna"della Carta della Montagna(1916) considera queste roccecon caratteristiche meccani-che in ptevalenza scadenti,erodibilità da media ad eleva-tà, degradabilità elevata. Ipendii aventi questa costitu-zione sono instabili.

Sotto l'aspetto pedologicoprevale I'associazione litosuo-li, rankers e protorankers, conprofilo A - C, con orizzonte Avariabile da pochi centimetria 30 - 40 centimetri.

Sono suoli da poco a me-diamente profondi, permeabi-li, di erodibilità elevata, neiquali sarebbe auspicabile laconseryazione del suolo pro-teggendo il consorzio vegeta-le presente e la sua spontanearinnovazione (4,5).

Secondo il pedologo Bal-daccini (6) la stabilità di que-sti suoli è legata soprattuttoalla presenza ed alla consi-stenza della copertura vegeta-le.

La copertura vegetale, nelcaso specifico, ò costituita dafitocenosi arbustive ed erba-cee della serie climax degliarbusti montani prostrati e

delle steppe montane mediter-ranee (1,3), con la partecipa-zione di Ginepro nano (Juni-perus nana), Crespino dell'Et-

di dimensioni maggiori.I1 fosso di erosione, nella

parte piu ampta, è stato stima-to, a vista, intorno a m. 3 dilarghezza ed altrettanti di pro-fondità.

. r§§ilgrryè

Dall'esame diretto della si-tuazione riscontrata ho cerca-to di farmi una ragione dellecause di questo dissesto idro-logico, posto che in questi ca-si agiscono "fattori predispo-nenti", che non possono nonessere presi in considerazionenelle fasi di studio del proget-

to, e "cause determinanti" cheattengono al comportamentode11'uomo.

La componente fisiografi-ca ha una grande tmportanzanel dissesto idraulico dei suo-li. L'area in esame ha giacitu-ra molto inclinata, con pen-denza media di circa 11 40 o

,

con minimi del 30 o% e massi-mi fino all'80 o%. I movimentidell'acqua meteorica sono in-tensi, con velocità crescenteman mano che aumenta la ve-locità del percorso.

I1 Professor Arrigoni (3),

Page 11: 19Natura in Sardegna

na (Berberis aetnensìs), Prunoprostrato (Prunus prostrata),Ginestra di Corsica (Genistacorsica), Laurella montana(Daphne oleoides), Timo(Thymus herba barona), Rosadi Serafino (Rosa seraphini),Astragalo del Gennargentu(Astragalus genargenteus) edun corredo di specie erbacee.

L'azione regimante ed an-tierosiva di questa vegetazio-ne d'alta quota è insostituibileed alla sua presenza si deve se

I'erosione, in passato, ha as-sunto aspetti "fisiologici". E'stata sufficiente la rimozionemeccanica del mantello vege-tale per innescare processierosivi che nemmeno l'azionepascolante più intensa edestesa degli animali da alleva-mento brado aveva mai pro-vocato.

.FQa!6{af§ò

Ai fattori meteorologici, inquest'area molto intensi e fre-quenti, è dourta la dupliceazione di disgregazione delleparticelle del suolo e di trasla-zione del materiale inerte insospensione.

Ai fini della stabilità delsuolo giocano un ruolo rile-vante le basse temperature in-vernali, l'effetto del gelo e

disgelo ed il regime delle pre-cipitazioni.

L'alternanza del gelo e dis-gelo è causa della disgrega-zione meccanica del terreno.I1 fenomeno è piu intensoquando le oscillazioni termi-che intorno allo O "C. sonofrequenti nell'arco della sta-gione fredda e si ripetonoogni giorno per alcuni mesi.

Altra causa di disgregazio-ne degli aggregati del suolo èl'azione battente della pioggiase non at1uttita dalla vegeta-zione. Il disfacimento degliaggr e gati determina la sep ara-

zione delle particelle che ven-gono fluitate dai rivoli d'ac-qua defluenti sul suolo.

Si comprende, quindi,quanto peso abbiano la quan-tità, I'intensità ed il regimedelle precipitaziont. In questefasce altitudinali cadono me-diamente 1300 mm. di piog-gia all'anno, con un regime ditipo IAPE ed una distribuzio-ne pari al39 %o in inverno, 25o/o in primavera, 5 o/o in estatee 31 oÀ in autunno. Nel perio-do autunno-vernino cade alsuolo n 70 % della precipita-zione afinrla, con intensitàspesso molto elevate.

Sono precipitazioni conuna elevata "capacità erosiva"che si traduce in una degrada-zione specifi ca notevole.

Gli effetti di questi feno-meni sono ben evidenti nellasituazione rilevata sul posto.

Per concludere una annota-zione di rilevanza botanica.Con I'esecuzione dei lavori diasportazione del mantello ve-getale è stata irreversibilmen-te distrutta ùna stazione diLamyropsis (Cirsium) micro-cephala (Moris), un piccolocardo che costituisce un ende-mismo sardo puntiforme, lo-calizzato su una estensione dipoche decine di metri quadra-ti nel Bruncu Spina. L'Arrigo-ni (2) a suo tempo ebbe a pa-ventarne l'estinzione per ope-ra dell'uomo in questi termini:"non si dimentichi che pro-prio in questa zona sono staterealizzate di recente opere dimiglioramento pascolo e pisteper sciatori".Questo endemi-smo è compreso nell'elencodelle specie vegetali di inte-resse comunitario la cui con-servazione richiede la desi-gnazione di zone speciali diconservazione (D.P.R. n" 357dell' 8.9.1997 -G.U. n" 219 I

L de|23.10.1997) in attuazio-ne del Regolamento recante ladirettiva 92143 I CEE relativaalla conservazione degli habi-tat naturali e seminaturali,nonché della Flora e dellaFauna selvatiche.

.?ry4!i?lf<-ò

Come annotazione conclu-siva c'è da osservare che i ter-ritori del Gennargentu posti a

quote superiori a 1200m.s.1.m. sono sottoposti alvincolo paesaggistico ai sensidella legge 29 grugno 1939,n" 1497, in virtù della leggeno 431dell'S agosto 1985, no-ta come "legge Galasso". Inbase alla legge, quindi, ogniintervento di trasformazione èsoggetto a preventiva autoriz-zazione da parte dell'UfficioTutela del Paesaggio dellaRegione Sarda (articolo 7 del-la legge 43111985).

I lavori in argomento sono,altresì soggetti (presumo) allaconcessione edilizia di com-petenza del Comune di Villa-grande, nel cui territorio rica-de I'area in questione.

Page 12: 19Natura in Sardegna

di Francesco Palimodde & Saverio Sabiu

Il censirrrento degli antichi o\rilid-el Sr.prarnorìte

oÈo.orIo.o(,EooI

Baunei - "Coile Su lrove Longu"

L'area per ora presa in esame in-teressa quel versante del Supramonte

che comprende i territori dei Comunidi Oliena, Orgosolo, Urzulei e unaparte di Dorgali. Questo territorio ha

un'estensione di cinquanta chilome-tri quadrati e un'altitudine che va daicento metri sul livello del mare finoai millequattrocento. Per i rilievi car-

tografici, sono state utllizzate le carte

dell'IGM scala 1:25.000 e sono state

riscontrate diverse difformità nell'u-so della toponomastica per f indivi-duazione precisa dei luoghi. Infattisono riportati ovili non più esistenti,mentre altri storicamente ricordatidai Caprari piu anziani, non com-paiono per niente. Tutti gli ovili cen-siti sono stati riposizionati su carta e

contemporaneamente sono stati ag-

giomati i toponimi esatti. Questo la-voro di ricerca e di raccolta di testi-

mortianze, intervistando Caprari,Porcari e persone che hanno vissuto

in Supramonte, è stato fondamentaleper ricostruire sistematicamente lastoria dei vari ovili censiti. Sul ver-sante di Oliena sono stati censiti tren-

tuno ovili, dei quali sette Capanne

(baracche) di forma quadrata, rag-giungibili percorrendo comode stra-

de carrabili. La scelta daparte dei pa-

stori di abbandonare "Su Pinnettu" è

dovuta soprattutto a motivi pratici.Infatti, queste sono più spaziose ehanno bisogno di minore manuten-zione, sono costruite con muri a sec-

co ed hanno walarghezza di tre me-

tri per sei dilunghezza, la copertura è

costituita da fogli di lamiera in alcu-ni casi mimelizzati con rami e fra-sche, alcune conseryano ancora "suohile" il luogo dove si accende il fuo-co, mentre altre hanno il comodo ca-

mino posizionato alla parete. Deiventisei "Pinnettos" censiti, otto diquesti sono stati restaurati di recente

da cacciatori o escursionisti, mentregli altri necessitano di interventi direcupero come il consolidamento delmuro perimetrale (s'istraca), il rifa-cimento della copertura con il frasca-me e in alcuni casi sarebbe necessa-

rio sostituire le travi portanti (ulu-mingios). Due sono le tipologie esi-

stenti: "su Pinnettu 'e Hapraglios" e

su Pinnettu de Prohaglios" (su Pin-nettu dei Caprari e quello dei Porca-ri) nettamente diversi fra loro.

In quello dei Caprari (Hapra-glios), le travi portanti poggiano sullaparte superiore del muro perimetrale,

mentre in quello dei Porcari (Proha-glios) le travi portanti poggiano sulbasamento dell'ovile stesso. Non tut-ti i caprari comunque sono d'accordo

Page 13: 19Natura in Sardegna

6oo6

oEootL

su questa differetziazione, in en-

trambe le tipologie il muro sempre

circolare, ha una larghezza di ottanta

centimetri, mentre l'altezza varia da

cinquanta centimetri a centocinquan-

ta centimetri. Nei Pinnettos abitati

dai Caprari è quasi sempre presente

"Sa Mandra" il recinto per le caPre,

mentre nei Pinnettos abitati dai Por-

cari sono presenti "Sas Arulas" (re-

cinto dei maiali) e "Su Sidagliu"(re-

cinto per le scrofe con i piccoli), an-

che qui le lorme si differenziano no-

tevolmente.

Tutti i Pinnettos sono stati misu-

rati in altezza e larghezza, rilevando

1o stato di conservazione, gli inter-

venti di recupero e acquisendo la re-

lativa documentazione fotografica. Aconclusione del censimento comples-

sivo il lavoro verrà messo a disposi-

zione delle Amministrazioni Comu-

nali affinche quest'ultime possano

intraprendere le giuste forme di tute-

la e valorizzazione. Non è esagerato

considerare i Pinnettos del Supra-

monte "Monumenti storici". Auspi-

chiamo per essi una migliore conser-

vaziote che consenta la fruizione an-

che alle generazioni future.

Goo6

(,EooLr

Oliena - Su pinnettu " Sa ihu" località Sa Pala 'e' s'usradu (Pinnetto in stato d'abbandono)

La valle di Lanaittu vista da Marghine Ruia

Page 14: 19Natura in Sardegna

Storie di attività monranare di Gianluca Pranteddu

La rria della rr.e\re"S?,t cavrzvmiruu de is ruiargios"

Nell'antichità, ttilizzando il ghiaccio delle neviere di Aritzole "Domos de su nie", ingegnosi arttgiani inventano il primosorbetto della Sardegna: " Sa Karapi§na"

Risalgono al milleseicento le pri-me notizie sulla costruzione di pozziper la raccolta della neve, dislocatinel massiccio del Gennargentu.

11 grosso delle neviere, oltre ventibuche scavate in canaloni naturali,dove la neve si ammassa per effettodel vento, si trovaao dislocate su trepiani molto riawicinati della monta-

lra FUNTANA CUNGIADA a 1459metri di quota.

L'operazione di raccolta della ne-

ve era affidata ad una nutrita schieradi uomini detti "NIARGIOS", i qualicon sacchi e ceste raccoglievano laneve che veniva poi pressata nellefosse a forza dipiedi o di pali. La ne-

ve veniva poi ricoperta con uno spes-so strato di felci, che venivano rac-colte dai fanciulli, detti "PICCD-KOS DE FILIXE" e infine da unostrato di terra.

Legati a quest'attività erano, co-me si apprende da testimonianze

scritte ed orali, una serie di riti reli-giosi che meritano essere menzionati.

Amarzo, quando non era ancoranevicato, arivata la festività di San

Giuseppe, larghi strati di popolazione

imploravano la neve come una bene-

dizione. Quando tale implorazionenon bastava "is niargios" ricorreva-no al loro santo protettore "San Cri-stoforo", il quale veniva portato inprocessione lungo il paese con il pro-posito di sortire l'effetto desiderato.

I vecchi raccontano ancora diaver sentito dai loro padri, che nel se-

colo scorso quando la neve, non-ostante le processioni, non era ancoracaduta gli Aritzesi trasportavano lastatua di San Cristoforo oon un calroal Flumendosa per immergerla nelfiume, praticando così un vero e pro-prio rito propiziatorio.

Come si è detto tutta l'attività ri-sale ai primi del 1600, quando ad

avere l'esclusiva del prodotto, erano i

privati. Ma nel 1663 viene introdottoil sistema dell'appalto. in questo pe-riodo la rendita della commercializ-zazione della neve era elevata sia perl'appaltatore sia per il fisco spagnolo.

Sarà poi il govemo piemontese a

riprendere la gestione diretta. Nel1751 si ha la restituzione dell'attivitàai privati che però non risolve del tut-to la crisi dell'economia montanaAritzese.

Dalla meta dell'Ottocento, infineil ghiaccio viene importato diretta-mente dal nord Europa, ciò nonostan-[e, lo sfruttamento delle neviere con-tinua ad essere praticato sia pur mar-ginalmente fino ai primi decenni del1900, esclusivamente per la produ-zione de "Sa Karapigna" (il primosorbetto inventato in Sardegna) che

ancora oggi continua a compariresporadicamente nelle feste del cam-pidano e ad Aritzo ad opera di alcuniartigianr ambu lanti Aritzesi.

Page 15: 19Natura in Sardegna

Foto storica della lavorazione de "Sa Karapigna" - sulla destrtt il "torrone di Aritz.o"

,,SA KARAPIGNA''

Sa Karapigna è un sorbeffo com-

posto da acqua, zucchero e limone,

impiegando come refrigerante la ne-

ve ed un ingegnoso strumento cosli-

tuito da un mastello di legno "su bar-

rile", da una sorbettiera in stagno "sa

carapignera" ed infine da due palette

rispettivamente in ferro e in legno.

Questo prodotto della gastronomia

montana è stato l'elemento forte del-

f industria arligiana aritzese che, gra-

zie a forme di commercio itineranti è

stata, nell'antichità, sempre presente

in tutte le feste delf isola. Una festa

non era festa, infatti, se mancava la

Karapigna di Aritzo.Coryte si prepara la Karapigna?

1) preparare una miscela di ac-

qua, zucchero e limone in una sorbet-

tiera "karapignera" di metallo tipo

stagno;

2) inserire la sorbettiera nel ma-

stello "bar"rile";

3) introdurre scaglie di ghiaccio

con alcune manciate di sale fine nel-

lo spazio tra la sorbettiera e il mastel-

lo, fino a riempirlo interamente;

4) lavorare manualmente con mo-

to semirotatorio e rotatorio per circa

un'ora fino a quando gli ingredienti

non raggiungono il punto di gelo. I1

sale ha la funzione di contrarre i tem-

pi di reazione, abbassando il punto di

fusione del ghiaccio;

5) la fase conclusiva consiste in

un proced i mento di omoge neizzazio-

ne del sorbetto, con l'ausilio di una

palena di lerro e successivamente

con una paletta di legno, con le quali

viene amalgamata e lavorata la solu-

zione che, a procedimento ultimato,

non deve presentarsi granulosa, aÈ

finché "Sa Karapigna" possa dirsi

riuscita.

Alla guida del carro "7)u Boele" artigiano ambulante - la suct "Karapigna" e il suo "Torrone" non mancavano mai nelle sogre paesane

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di Vittorio Carcò

La" ra-cc,olta- dei fi.nghiOsservazioni sulle proposte di legge presentate al Consiglio Regionale

In uno scritto sul problemagiuridico dell'apparteflenzadei funghi, pubblicato sul pre-cedente numero del Notizia-rio Forestale, avevo cercato didimostrare come la mancanzadi una regolamentazione le-gislativa sulla raccolta deifunghi ponesse a rischio di di-verbio con i proprietari terrie-ri, i raccoglitori che si awen-turassero nei terreni altruisefiza il consenso dei proprie-tari stessi. In mancanza diunalegge regionale che regola-menti la materia, non può in-fatti che applicarsi la normati-va del codice civile (artt. 820e 821) che attribuisce ai pro-prietari la piena proprietà deifrutti naturali e quindi dei fun-ghi. Altre Regioni hanno giàda tempo preso in esame que-sto problema e alcune, nel re-golamentarne la raccolta perquanto concerne le quantità, itempi e i modi, hanno pre-scritto, ai titolari di diritti per-sonali o reali di godimento suifondi, I'apposizione di cartel-li, qualora i titolari di tali di-ritti vogliano riservarsi la rac-colta dei funghi nei terreni diloro competenza. Così hannodisposto, ad esempio, le Re-gioni Abruzzo, Basilicata,Marche, Molise, Umbria, To-scana e la Provincia Autono-ma di Trento.

Prendendo in esame le duepiù recenti proposte presenta-te al Consiglio Regionale,quella del25 gennaio 2000, afirma Deiana e altri, moltoopportunamente, all'art. 1 pre-scrive: "Nel territorio dellaRegione Autonoma della Sar-

degna è consentita la raccoltadei funghi spontanei...(omis-sis)...purchè la raccolta stessanon sia interdetta dal proprie-tario del fondo con apposizio-ne di regolari cartelli." La se-conda proposta di legge del 4ottobre dello stesso anno, afirma Marroccu e altri, limitainvece I'obbligo dell'apposi-zione dei cartelli soltanto perle tartufaie. Anche in passato,fra le diverse proposte di leg-ge si sono verificate similidifferenziazioni. Sarebbe au-spicabile che nella sua defini-tiva stesura, la legge preve-desse, per i proprietari, permaggiore chiarezza, I'obbligodella perim etrazione tabellareper coloro che intendano ri-servarsi la raccolta.

Premesso che tutte le pro-poste di legge regionale, an-che quelle risalenti al 1984,ricalcano gli stessi concetti e

si somig{iano quindi notevol-mente, se si esaminano le al-tre prescrizioni per i raccogli-

tori, si nota subito che unadelle norme più rilevanti, pre-sente anche nelle precedentiproposte, è senza dubbioquella che limita la quantitàdei funghi che si possono rac-cogliere. La limitazione piùsevera è quella della propostaDeiana, che prescrive un mas-simo di due chilogrammi,quattro chilogrammi consenteinvece quella Marroccu. For-se la via di mezzo potrebbeessere quella più ragionevole.

Un'altra norrna di granderilievo è quella che prescriveun tesserino che abllita allaraccolta dei funghi. E' unadisposizione che si ritrova inambedue le proposte di leggeed è intesa a far si che chiun-que raccolga funghi abbiaquel minimo di cognizioniche metta al riparo da quegliawelenamenti dei quali resta-no vittime, ogni anno, fun-gaioli imprudenti o inesperti.Per tale motivo non si capiscebene perche la proposta di

Page 17: 19Natura in Sardegna

legge Deiana escluda da taleobbligo i proprietari o i con-duttori dei fondi. Come se Perloro sussistesse una presun-zione di conoscenza micolo-gica. Ugualmente, non è benchiaro perché non sarebbe ne-cessaria l'abllitazione Per laraccolta dei funghi a finiscientifici e didattici. Se abili-tazione dev'essere, dovrebbeessere obbligatoria Per tutti,indipendentemente dal moti-vo, luogo o finalità della rac-colta.

A proposito dei proprietari,per loro, le proposte di leggenon prevedono neppure il li-mite minimo di età di quattor-dici anni. Così come sarebbe-ro esonerati dall'osservare ledimensioni minime dei fun-ghi, I'uso dei contenitori rigidie forati, gli uncini, rastrelli e

quant'altro. Si tratta di normedifficilmente comprensibili,perché se il fine è la tutelaambientale, anche i proprieta-ri dovrebbero osservare taliprescrizioni che, peraltro, nul-la tolgono al loro diritto diproprietà. E' invece ben com-prensibile l'esenzione, per iproprietari, dal limite di pesoper la raccolta dei funghi sulloro fondo. Altrimenti, si po-trebbe verificare I'assurdo cheessi, raggiunto il limite Previ-sto, non potrebbero più racco-

gliere quei funghi che verreb-bero invece raccolti da estra-nei sul loro territorio!

La proposta Deiana, al-l'art.l, fa anche un elenco diquali funghi si intendono Per"commestibili" e limita quin-di la raccolta a quelli compre-si in tale elenco. IncomPrensi-bilmente, mancano tante sPe-

cie sicuramente eduli come,ad esempio, le morchelle, i Pi-naroli, alcuni agarici, i PioP-parelli, alcuni tricolomi etc.,che resterebbero esclusi. Sipuò osservare, in proposito,che limitando le specie Per lequali viene attorizzata la rac-colta, si crea un maggior cari-co dei raccoglitori sulle Pocheconsentite. Il che è ecologica-mente scorretto. A1 contrario,ampliando il ventaglio dellespecie attorizzate, si "dilui-rebbe" il numero dei raccogli-tori e si eviterebbe una delete-ria concentrazione. Si Può os-servare inoltre che la limita-zione del numero delle specieappare arbitraria, senza alcunfondamento di carattetescientifico o statistico, non es-

sendovene alcuna traccia nel-la relazione dei proponenti.

Fatte queste sommarie os-servazioni, non resta che au-spicare una più sollecita solu-zione di questo problema cheda circa vent'anni viene inutil-

mente portato all' attenzionedel legislatore regionale. Ed èaltresì auspicabile che una fu-tura legge regionale abbianormative chiaramente com-prensibili, tenga conto degliusi locali, tuteli e incentivi glistudi del settore e si awalgadei possibili qualificati contri-buti di Associazioni e IstitutiUniversitari, ad evitare, in de-finitiva, che ad ogni stagionesi ripeta quella vera e propria"aggressione" al.bosco che è

purtroppo ormal Prassl co-stante da parte di molti.

Prima di concludere, Per-ché non si pensi che con la li-mitazione della raccolta deifunghi si sia risolto il proble-ma della tutela del bosco, vor-rei citare quanto sostenuto daFrancesco Bellù, Consiglieredella prestigiosa Asso ciazioneMicologica Bresadola di Tren-to. Sostiene egli, in un edito-riale pubblicato sulla rivistadell'Associ azione (n. 3 settem-bre-dicembre 1995), che inseguito a ricerche scientifichesvoltesi in una riserva micolo-gica svizzera, si è apPuratoche la raccolta dei funghi noninfluisce negativamente, nonsolo sui funghi, ma neppuresull'ecosistema forestale, sulquale invece gravano pesante-mente altri fattori dovuti so-prattutto a interventi umani,quali inquinamento, pascolointensivo, costruzione di case,

strade etc., compresi i lavorisilvocolturali. Mentre i funghipossono ben essere intesi co-me indicatori dello stato di sa-

lute del territorio nel quale vi-vono, dovendosi considerareIa loro rarcfazione non comela conseguenza dell'opera difungaioli più o meno scrite-riati, bensì come un campa-nello d'allarme del quale tenerconto per interventi di tutelache abbiano per oggetto tuttele diverse componenti del-I'ambiente.

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Il successo di un calendario di Melis Giampatrizio & S. S. A.

"PINNETTOS" arrrva alla BIT di MilanoL'ASS.FOR. nell'Anno Internazionale delle Montagne, con Iapubblicazione del Calendario "PINNETTOS" ha voluto creareun mezzo per la diffusione d'immagini di gran valore ambientaledei paes aggi montani della Sardegnà.

Fotografie, spesso inedite, del no-

stro patrimonio storico e culturale

che speriamo siano di stimolo per larconoscere nuove risorse naturali e farcrescere la sensibilità alla salvaguar-

di di questi beni.

Le immagini del nostro calenda-

rio vogliono valorizzare strutture che

rievocano i segni di una storia mille-naria, di un'antica economia monta-

na, quella dei pastori, fatta di duro la- -'

voro, sacrifici e solitudine.

La genuinità di questo mondopuò essere apprezzata, in questo amo

Agli Operatori deilaBIT di Milans,

Gentile operatore.

Alcuni amici ci hanno,convinto che il,nostro calendaris 200?eon 1e imdaginide-gìi antichi o:rili della §ardegna, pu§ ossere ,

anche uro strumento utile per solleticare lacuriosità ili motti turisti:a riscoprire in altrestagioni, f intemo delf isola eon. i tesori,.dellasua.neturà ancora istatta. Diventa so-sì, per noi. morivo di gran soddislazionepoterte donare capia del:nostroilalendario,,Noi crediamo che, addenrrarsi nella monta-gn smda, vivere il contatto con luoghi so:litati, axpri e tormentati ed imbattersì itr unantico orrile, puo sussitare plqfonde sensa.,zioni e forti emoziooi; Gli antishi oviii ti'a',dizionali smdi sono strutfi,re semplici e

flrnzioriali ehe riccrdano :Ie antiche capan-ne nuragiehg,'sono iasediati in luoghi natu-rali e selraggi ed integrati armoniosamenr.e

nel paesaggio. Le inllragini dei nosh§:ca-laidario voglion* valorir:are sùutture cherievocano i lsegni di uria storia,rnillenarià,di un'qntisa eeonomia, qqqlla,dei pastori,f*tta di durq lavoro, sacrifici e,solitudirle.La genuinita di questo mondo può essere

oggi assaporata con una visita inrelligentein quesii luoghi di skaordinario fascino-.

Per raggiungere questi luoghi sconosciqtial turisrno di massq le'eorrij§iamo:di af, .

fidare i, suoi'turisti,inte{ligentill a guide'professionalmente prepàrate,ed esperta co-me gli operatori di.'r BARBAGIA INSO-LITA".

La saluto cordialrnente,Salvatore SCRIVA

ruiffitrffiAntichi o,ili d.llu S."J"g,u

La copertina del Calendario ASS. FOR.2002

dedicato dall'ONU alle montagne,

con una visita intelligente in questi

luoghi di straordinario fascino. Conle sole immagini del nostro calenda-

rio abbiamo stimolato la curiosità dei

mezzi d' informazione più sensibili,che sono intervenuti per rivivere e ri-prendere l'attività dei pochi pastori

che vivono in montagna. La RAI Sar-

degna con il giomalista, della reda-

zione di Sassari, Bruno Merella ha

realizzato un servizio per il TG Re-gionale, puntando 1'attenzione sul re-

cupero di queste strutture che in par-

te sono in stato d'abbandono. Lagiornalista, inviata dell'Unione Sar-

da, Marilena Orunesu ha descritto,per i lettori del quotidiano più diffusonell'isola, 1'affascinante tour nel Su-

pramonte alla scoperta delle caratte-

ristiche capanne costruite dai pastori.

L'articolo è stato pubblicato su L'U-NIONE SARDA mercoledì 6 feb-

braio 2002.

Infire il 20 febbraio nello stand della

Provincia di Nuoro, alla BIT di Mila-no, è stato regalato il calendario aglioperatori turistici di tutto il mondo.

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Il giornalista della RAI Bruno MereLIa

Page 19: 19Natura in Sardegna

Le razze canine della Sardegna di Roberto Balia

Considerazioni sul Ca-ne d-i FonniNon è semplice scrivere di un mito, un prezioso animale che ha accompagna-to il trascolrere della vita nelle campagne della Sardegna alimentando raccon-tr e farfiasie di grandi e piccoli, della sua intellugenza e coraggio, della ferocia,dell'utilita e della fedeltà al proprio signore, il suo padrone.

I1 Cane di Fonni è conosciutoanche come mastinofonnese o pa-store fonnese, ma è chiamato canifonnesu antigu nell'ambiente pa-storale, spinone fonnese dai cac-ciatori e cani sardu antigu daglianziani di tutti i paesi della Sarde-gna, oppure semplicemente Fon-nese. Allo stato attuale può parlar-si di popolazione canina anche se larazza fonnese viene apprezzata inSardegna da piu di duemila anni.

Stiamo parlando di un antico eraro cane un tempo presente intutta I'Isola e sicuramente moltopiù comune di oggi che soprattut-to nel paese di Fonni, dove vienechiamato "ane 'e accappiu" (caneda catena o da guardia), si è con-servato forse nel nucleo più origi-nario perché gelosamente ttamar,-dato da padre a figlio.

I ceppi originari degli animaliprendono il nome dal1a famigliaallevatrice da generazioni. Le fa-miglie Loddo e Coccollone so-prannominate rispettivamente*Addai" e "Cussuggla" sono duedi queste ed i cani fonnesi attual-mente presenti in Sardegna di-scenderebbero dalle stirpi da loroselezionate, in conseguenza della"sottrazione" di una cucciolata asuo tempo commessa a danno deipochi e gelosi detentori dellaraz-

za: gliAggittstru ed i Bia-ceddu avevano i cani piùbelli, ma c'erano anchè iManias, i Maggios, i Tra-cathu, gli Othale ed i Vra-cone. Diversi possessoridi questi cani sopprime-vano le femmine per nonpermettere ad altri di pos-sedere larazza.

Il signor GiovanniLoddo, noto "Addai", fi-glio del proprietario deicapostipiti dell'omonimastirpe canina ed appas-sionato allevatore, mi haraccontato la storia di trecani pastori fonnesi chenel corso di un tentativodi abigeato ai danni delgregge di proprietà di suopadre riuscirono a disar-mare due pericolosissimie temuti fuorilegge, i fra-telli Giovanni e Antonio Pintore iquali, sino alla fine della loro vio-lenta vita, ne lodarono, alquantoturbati, il coraggio, il valore e I'in-telligenza.

La storia è questa. Due cani sitrovavano all'intemo del greggementre l'altro era accucciato nonlontano, accanto al padre addor-mentato del signor Loddo: i canierano silenziosi e quando i Pinto-

re furono prossimi alle pecore ilcane che stava vicino al suo pa-drone lo svegliò toccandolo con lazampa(una dote naturale che han-no tuttora sin da cuccioli); resosiconto di quanto stava accadendo,il Loddo aizzò rmmediatamente icani che scattarono come saette dapiù parti e, convergendo, si sca-gliarono inferociti sui ladri co-gliendoli di sorpresa e questi, per-si i fucili rnitragliatori, venneroimmobllizzati a tena dagli intelli-genti animali.

Ritengo che geni di questo ani-male siano distribuiti nel patrimo-nio cromosomico di tutti i canimeticci che vagabondano nellearee rurali della Sardegna; ho in-fatti constatato che a volte sogget-ti con simili caratteristiche fisichee caralteiali nascono da genitoriche di questa razzahanno ben po-co. Secondo la versione ufficial-mente accreditata, questi cani ori-ginerebbero da antiche e ripetuteselezioni tra veltri e cani mastini epiù verosimilmente sarebbero il

o!!oN

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Leone, linea'Addai"

G!!oNEooL

Cranio di cane rinuenuto nel pozzo nuragico di Sanru Antine - Genorui (NU)

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San Giouanni Suergiu, loc. Craminalana: lastra di pietra con figure di carro A carsone, uomq e cane. (da Thramelli)

frutto dell'incrocio tra i molossifiilizzatinel23I A.C. dal consoleromano Marco Pomponio Matoneper contrastare le continue incur-sioni dei mastrucati ribelli (Zona-ra VIII, 19 P.I.40l) ed il cane lo-cale, si è supposto un levrieroide.

Alla luce di una lethra più at-tenta, si potrebbe ritenere che i ca-ni importati dal console romanodall'Italia fossero dei segugi (sa-gaces canes) utilizzati per la ricer-ca dei nascondigli dei predoni sar-di, i manufatti interrati dove pre-sumibilmente nascondevano lederrate frutto delle bardane ed an-che sé stessi.

Uno studio interessante al qua-le sta lavorando da tempo un ri-cercatore della facoltà di Medici-na Veterinaria dell'Università diSassari, il dott. Marco Zedda delDipartimento di Biologia Anima-le, ipotizza appunto che i cani asuo tempo portati dai romani perstanare i sardi fossero cani da se-guito, segugi o veltri, mentre ma-stino o molosso poteva più verosi-milmente essere il cane locale, il

discendente di quello appartenutoall'uomo nuragico fosse esso pa-store, cacciatore o guerriero, raffr-gurato nei bronzetti esposti nelmuseo nazionale di Cagliari e te-stimoniato dal rinvenimento di al-cuni reperti ossei.

Questa ipotesi mi vede concor-de con il ricercatore e potrebbe es-sere compatibile con I'unico graÈfito del genere rinvenuto, che te-stimonierebbe la presenza in Sar-degna di un grosso cane dalla co-da mozza già prima dell'alventoromano.

Nella primavera dell'anno1905 il Soprintendente alle Anti-chità A. Taramelli rinvenne, sul-I'architrave di una tomba di gigan-ti in località Craminalana, nel Co-mune di San Giovanni Suergiu(Sulcis), un graffito ora depositatopresso il museo archeologico diSant'Antioco (Ca), che I'archeolo-go così descrisse: "la figura del-l'incisione è dctta'da un solco nonmolto profondo, ma contintio e si-curo: rappresenta inferiormente,in quello che pare il primo piano,

il profilo di una figura umana abraccia distese, con tunica lungaa larghe maniche; a destra di es-sa una figura di quadrupede che,per le proporzioni ed il profilo delcapo, parrebbe quello di un cane(...) dietro è rappresentato uncarro a due ruote (...) due tratti,riunenti il quadrupede ctl carro,vogliono forse esprimere il laccioche tratteneva il cane allct custo-dia del veicolo (...) è evidentequalche analogia con alcune del-le rappresentazioni di età preisto-rica sinora conosciute (...) è evi-dente l'intendimento dell'arteficedi esprimere la scenq abbastctnzacomplessa di un uomo, accompa-gnato da un quadrupede, che amio giudizio sembra un cane,presso alla leggera carretta (...) ilfitto strato di licheni e la generaleerosione della superficie dellaroccia che ammorbidì gli orli del-l'incisione, non mi lasciarono ac-quistare la certezza che si tratti diincisione con scalpello di metallo,anziché di pietra."

Il prof. Giovanni Lilliu, acca-demico dei Lincei, ritiene che ilquadrupede raffrgurato nella la-stra di Craminalana sia un cane eche la rappresentazione possa da-tarsi intorno all'ottiavo secolo A.C.

La presenza del cane molossoe del levriere prima delllarrivo deiRomani in Sardegna è testimonia-ta dalle terre cotte figurate rinve-nute nella lagune di Santa Gilla(Cagliari) in regione "su Mogoro"negli anni 1891 e 1892: tra 327pezzi rtnven-uti sono infatti pre-senti 20 terre cotte (mezzo torso)di levriere e due teste di molosso.Di produzione locale, questi reper-Tbrrecotte di Santa Gilla (CA) - Leuriere (da Moscati)

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ti hanno carattere votivo in quantoil sito di rinvenimento e risultatotrattarsi di una offrcina che verosi-milmente lavorò per un vicinosantuario Cartaginese (ubicato trai paesi di Elmas ed Assemini, cir-cà ZOO-:OO metri dalla sponda estdella laguna stessa); essi sono rife-ribili al periodo fenicio-punico(Vivanet) o tardo punico e quindipertinenti allorizzonte dei Carta-ginesi di Sardegna (F. Baneca)

L'eventualità teorica è stata il-lustrata con supporto audiovisivodal dott. Zedda a Fonni il giomonove luglio 2000, in occasione delprimo raduno Enci organizzatoper il censimento e riconoscimen-to uffi ciale della razza.

Grazie alle misurazioni effet-tuate dai giudici federali dell'EnteNazionale Cinofilo Italiano GianFranco Giannelli e Giacinto D'A-lessio in occasione del raduno, è

stato possibile constatare evidenti

siano quelle tipiche di un canemesocefalo, che può essere anco-ra riconosciuto nell'attuale cane diFonni. Esisterebbero alcune lineedi sangue corrispondenti ad altret-tanti modelli fenotipici, sicura-mente tre.

Le differenze riguardano:- la taglia: l'altezza media al

galrese è di poco inferiore ai 60èentimetri nei maschi mentre in-vece per le femmine dobbiamoconsiderare circa il l0% n meno equeste ultime, nelle quali è evi-dente un forte dimorfismo sessua-le, sono generalmente più "legge-re"; i maschi raggiungono a volteaTtezze superiori alla media, inqualche caso intomo ai 65 ed an-éhe 70 centimetri, così pure qual-che esemplare femminile raggiun-ge l' altezza media maschile;

- la conformazione del corPo,meso-brachimorfo, a metà stradatra la pesantezza di natura molos-

soide e laleggerezza del levriero,più o meno pronunciata in un sen-so o nell'altro;

- la lunghezza delf ispido Peloed il conseguente aspetto fisico;

- il colore del manto;- I'assenza della coda alla na-

scita.Questi cani hanno il garrese al-

la medesima altezza o, in numero-si esemplari soprattutto femminilida me conosciuti, leggermente Piùbasso della groppa, ampio torace,arti asciutti, potenti e muscolosicon "piede" ben conformato, lacodaeavolteassente.

Essi hanno generalmente il Pa-lato nero ed inoltre una formidabi-le dentarura già formala nei cuc-cioli di cinque-sei mesi, con chiu-sura soprathrtto a tenaglia: eno-gnatismo e prognatismo non sono

presenti e sarebbero comunqueconsiderati difetti.

Il colore del mantello è soprat-tutto nero, brizzolato e grigio ce-nere, miele, bianco lana (alquantoraro ed apprezzato quest'ultimo inquanto I'animale può confondersiall'interno del gregge di pecore),roano e tigrato: nieddu, murfl)zza-nu, incinixiau o canudu, melinu,ispanu, sorgolinu (a volte assomi-glia al mantello della iena) e per-tiazzu; ma il manto del cane diFonni è anche rosso o fulvo, rujuin lingua sarda.

Il manto pertiazzu può esserepiù o meno scuro, così come la ti-gratura è più o meno marcata edin molti, soprattutto nel Sulcis e

nel Campidano, lo indicano comeil mantello originale ed arcaicodel cane antico, al quale invecenelle zone inteme dell'isola con-trappongono principalmente quel-1o nero (con una stella o lista bian-

ca nel petto) equindi il grigioed il mantellochiaro, miele obianco lana.Escludendo lastella o listapettorale -chepuò estendersianche al sotto-gola- e piccoliguantini bian-chi, altre mac-chie epezzafrxenette sparse nelmantello sonoespressione dinon ptrezza

dell'animale. Un'altra caratteristi-ca del mantello è quella di cam-biare colore con la crescita dell'a-nimale: un cucciolo nero, a tremesi puo diventare tigrato e quin-di, con il pàssare degli anni, gri-glo.

Il pelo del fonnese attuale, ve-troso, fitto ed ispido, può esseremolto lungo, dandogli I'aspetto diun grosso barbone non tosato oP-pure di l.unghezza media, il cosìdetto pelo forte che gli anziani in-dicano come I'originario, o addi-rittura corto (raspinu): nel secon-do caso I'animale appare comeuno "strano" spinone e nell'ultimoassomiglia ai precedenti modelliesclusivamente per la mole, losguardo, la potente dentatura, f in-telligenza e la predisposizione al-I'aggressività.

compatibilitàmorfologiche emorfÒmetriche,relativamente al-la forma e di-mensioni dellatesta, all'apofisioccipitale ed allaconsistenza eforma dei denticanini e degli in-cisivi (sbalordi-sce lo sviluppodei canini e del-I'incisivo terzosuperiore), tragli animali pre-sentati ed i re-perti ossei, in totale sessanta restiiiferiUlti a sette soggetti tra cui seicrani di cane tutti delle stesse di-mensioni, aventi caratteristiche al-quanto omogenee, rinvenuti dallaSovrintendenza Archeologica al-I'interno del pozzo nuragico diSantu Antine in agro del Comunedi Genoni §U), animali che si ri-tiene siano stati probabilmente sa-crificati come offerta propiziato-ria. I reperti ossei sono stati og-getto di studio dell'AssociazioneItaliana di Archeozoologia e sonostati presentati dal dott. MarcoZedda e dal dott. Valentino Pe-truzzi alterzo convegno nazionaletenutosi a Siracusa dal 3 al 5 No-vembre 2000.

E'opinione del dott. Zeddachele caratteristiche del cane al qualesono appartenuti i crani repertati

Terrecotte di Santa Gilla (CA) 'Molosso (da Moscati)

1-.

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Fonnese - Linea "Cussuggia"(proprietario Tolu)

Ritengo che I'esistenza di piùfenotipi sia dovuta all'impoveri-mento della razza originaria, alconseguente isolamento dei ceppied agli accoppiamenti endogami-ci. quindi tra consanguinei. maanche al fatto che gli allevatori-se-lezionatori, persone molto prati-che alle quali premeva sopratfirttocostruire un affidabile e validocollaboratore, consideravano so-prattutto il carattere più che I'a-spetto fisico.

Per questi motivi troviamo og-gi il primo modello nelle zonemontane interrre, dove il clima èpiù rigido, ed i rimanenti sparsinelle altre regioni dell'Isola qualila Nurra, la Gallura, I'Oristanese,il Sulcis-Iglesiente ed il Sarrabus-Gerrei, anche se c'è da dire che ilpastore, nella transum anza, porta-va al seguito i propri validi colla-boratori, i cani a guardia del greg-ge e dell'ovile. per cui spesso nu-clei del primo tipo si rinvengonoin quegli stazzi dove si è trasferitostabilmente il vecchio transuman-

te barbaricino od ogliastrino.I cani fonnesi, soprattutto

quelli scrabionausu (spettinati),hanno un aspetto interessante equasi casual, trasandato e nonmolto estetico: come dire, sono unparadosso, contemporaneamentebelli e brutti.

Lo sguardo è molto intenso ecaratteristico ed è un elemento diriconoscimento della razza per-ché, come ho potuto constatareper esperienza personale, tutti inumerosi esemplari a me notihanno la medesima espressioneun po' triste, profonda ed autore-vole. Essi presentano infatti unacaratteristica "faccia da s cimmiq"od anche un particolare"occhio discimmia": gli occhi, non grandi,sono rotondeggianti, in posizionesub-frontale e tra loro rawicinati.

Questa è un'espressione asso-lutamente unica non riscontrabilein altre razze canine, dovuta ancheal notevole sviluppo delle arcatesopracciliari ed al fatto che I'iridee molto grande e ricopre quasi to-talmente I'apertura delle palpebretanto che la comea risulta poco vi-sibile.

Occhi quindi molto espressivi,brillanti e truci a seconda dellesituazioni, prevalentemente di co-lore giallo, arancio, ocra, ambra,talvolta beige o nocciola, rara-mente scuri e comunque mai tor-bidi; essi emanano un particolareriflesso che incute rispetto ed an-zi, soprattutto la notte, una certainquietudine.

La testa è pesante con I'apofisioccipitale straordinariamente pro-nunciata; il muso è abbastanzalungo, con tartufo generalmentenero ben conformato e negliesemplari a pelo lungo ed a pelo

forte sono presenti mustacchi, piz-zo ed abbondanti ciuffi che rico-prono gli occhi tanto che spesso ènecessario un lavoro di maquilla-ge: il taglio dei ciuffi permetteràuna migliore visione all'animale.

Le orecchie sono piccole e se-mi-discendenti, generalmenteportate larghe e quasi asventola,avolte sono erette: questa è una ca-ratteristica interessante descrittasia dal gesuita Antonio Brescianiche da Giovanni Valtan, ma ancheraffigurata nei pochi dipinti che ri-traggono cani sardi; personalmen-te ritengo che, assieme al mantel-lo tigrato, sia un carattere distinti-vo arcaico dell'animale, entrambereliquia dell'indole selvaggia,molto accentuata negli esemplariche hanno almeno una delle due.

Gli esemplari maschi presenta-no abbondante criniera sul colloche conferisce loro un aspetto leo-nino ed infatti Leone è un nomemolto comune.

Il fonnese è un cane di intelli-genza superiore, longevo (da cuc-cioli sono sensibili alle gastroen-teriti ma, se curati, raggiungonosenza problemi età ragguardevoli,anche superiori ai venti anni), ru-stico, prolifico ed ha fondamental-mente un buon caraltere anche seè predisposto all'aggressività; in-clinazione quest'ultima che emer-ge sicuramente se lo si vuole ren-dere tale o se viene maltrattato maanche se non viene allevato ade-guatamente: necessita, soprattuttoil maschio, di un padrone autore-vole da riconoscere come rtcapo-

branco", al quale si lega in modototale e con il quale stabilisce unaintesa non comune.Difenderà ilproprio padrone, la sua famiglia ela loro proprietà da ogni violenzao intrusione di estranei nei con-fronti dei quali sarà molto diffi-dente ed aggressivo, ammettendocomunque gli ospiti con i quali sicomporterà bene, pur rimanendoguardingo.Si narra che antica-mente esistessero in Sardegna duetipi di cane molto simili e moltovalidi, uno nelle zone inteme eduno presente soprattutto nel cam-pidano di Cagliari e sulle coste equest'ultimo, dal manto tigrato,era alquanto più grande ed a pelocorto: il fonnese attuale, nellostandard conosciuto, da molti è ri-tenuto il frutto dell'incrocio, econseguente selezione, operata traquesti due animali.Cane di Fonni a pelo "forte"

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Mentre un'altra ipotesi, un ve-ro mito tra gli appassionati isola-ni, indica in altre due rare "razze"locali l'origine del cane di Fonni:7l cane di Bonorva, citato da Ema-nuele Domenech in Pastori e Ban-diti ma anche dal Cav. SalvatoreSaba nell'Itinerario-Guida Stori-co-Statistico dell'Isola di Sarde-gna e da alcuni identificato nelDogo Sardesco, ed 1l cane di Po-sada,ùn rarissimo levrieroide a1-

levato per generazioni da una solafamiglia di appassionati originaridell'omonimo paese.

Entrambi gli autori descrivonosia il cane di Bonorva che quellodi Fonni ed il Domenech conside-ra quest'ultimo una variante fero-ce del primo come conseguenzadell'addestramento: "(...) si alle-va la miglior razza o, per megliodire, la piùferoce, di cani sardi dicui ho già parlato in un capitoloprecedente (...) l" loro educctzio'ne consiste del resto nell'affamar-li e di tqnto in tanto awentarlicontro unfantoccio cui attaccanoal collo una vescica piena di san-gue (...) qualche volta i montana-ri di Fonni si liberano, con questicani, d'un nemico che non voglio-no uccidere né col .ferro né con

fuoco."ll cane di Bonorva, secondo la

descrizione del Cav. Saba, era unmastino abilissimo che aiutava ilproprio padrone nella cattura deibovini allevati allo stato brado in-seguendo, affrontando ed arre-stando tori indomiti addentandolinelle narici.

Quando l'animale veniva presodalla fune lanciatagli da un uomoa cavallo il cane si avventava sul-l'animale riuscendo a bloccarlo epermettendo all' assocatore discendere dal destriero e di avereragione dello stesso.

Attualmente di questo cane, sidice estinto nella razza originaria,sanno poco anche i bononresi e

parrebbe che, in quanto sperimen-tato in passato, dall'accoppiamen-to tra questo ed 1l levriero di Po-sada -del quale si sa ancora menoe per il quale non ho sinora repe-rito fonti scritte- nasca il fonnese.

E' superfluo considerare I'op-portunità di al.viare ulteriori ricer-che presso le comunità paesane erurali di Bonola e Posada, ed inquelle prossime, nonché pressoarchivi e biblioteche, al fine di da-re consistenza a questa ipotesi.

Si spera nella fortuna per tro-vare qualche vecchia fotografiadimenticata in un armadio oppureincontrare un centenario dallabuona memoria.

I1 Padre gesuita Bresciani nel-la sua opera "Dei costumi dell'iso-la di Sardegna" del 1861, descriveùna razza di cani "d'indole cupa,cogitabonda e triste in eccesso"presente in Sardegna'. "tanto va-lenti alla guardia che i Sardi lihanno a ragione in altissimo pre-gio (...) hanno il muso aguzzo, gliorecchi ritti, la vita lunga e slan-ciato, le gambe snelle e sottili, ilpelo irto o rado di colore lionatoo bigio piombo (...) sono fedeli alsignore o dolci con i famigliarima turci, odiosi e feroci con glistranieri"; egli inoltre racconta iltipo di addestramento riservato aisuddetti cani al fine di renderli"crudeli e serpentosi"'. "li qttizza-no, li inviperiscono, li affamano,li legano stretti nelle tane al buio,

di che riescono ferocissimi" .

I cani feroci così ottenuti veni-vano anche usati dai banditi comeaffrdabili complici in imprese bri-gantesche ma anche nelle bardaneche coinvolgevano interi paesidelle fertili pianure sarde e per illoro addestramento veniva quindiusato un fantoccio al collo delquale legavano uno stomaco dipecora riempito di sangue: i caniimparavano presto ad azzannare ilcollo del fantoccio e venivanoinoltre premiati quando eseguiva-no I'ordine di attacco del padrone-addestratore.

Lo stesso Bresciani ricordache i soldati sbarcati dalla flottafrancese nel golfo di Quafta, I'at-tuale spiaggia del Poetto di Ca-gliari, sbarco awenuto nel 1793,furono scacciati con l'ausilio deicani da lui descritti, aizzali inbranchi dai montanari per I'occa-sione unitisi ai miliziani schieratilungo la costa'. "quelle tigri, fatte

.tÈùNo.§5

Brigante a 40 giorni - Cucciolo di Fonnese

Fonnese a pelo corto "raspinu"

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Tripoli - Cane di Fonni(proprietqrio Mattu)

piit calde e frementi al fuoco, alfumo, al fragore delle artiglierie,correndo e nabissqndo colle aper-te bocche, investirono l'oste nemi-ca; ed arricciando i peli... non la-sciavanli riavere...beato chi po-tea gettarsi in mqre a salvamen-to" .

Sono a conoscenza di episodinei quali il proprietario di un canedi Fonni deve nutrire I'animale, le-gato ad una robusta catena, awi-cinandogli la ciotola contenente ilcibo mediante una lunga canna.

In quanto dotato e come con-seguenza delle selezioni condottenel passato, I'animale risulta affi-dabile guardiano della casa e delgregge ed ottimo e poliedrico cac-ciatore; non teme il corpo a corponemmeno con il più grosso cin-ghiale. Le doti caratteriali si stabi-lizzano a diverse età ma general-mente intorno al terzo anno di vi-ta per i maschi, mentre le femmi-ne sono più precoci.

Quindi I'aspetto generale delcane non è molto aggraziato an-che se oggi si tende a selezionareesemplari sempre più alti, grossi e

u§lll §§Qluuclr(ro gu alNella sua opera sui quadrupedi

di Sardegna, edita nel 1774, trat-tando del "can sardo" così chia-mato in quanto assai comune inSardegna, padre Francesco Cettinarra: "le dimensioni opposte delveltro e del mqstino si elidonoscambievolmente (...) vi trovanoriunite in un sol corpo laforza, lavelocità, l'odorato (...) e ne risul-ta un grande risparmio di corpipoichèun solofa gliffici di molti".

Giovanni Valtan nel 1899, "InSardegna", scrive: "famosi per l'i-stinto cattivo e sanguinario sono imastini detti cani di Fonni, grossialani robustissimi e d'una ferociainaudita (...) lo loro forza è taleche permette loro di arrestare unbue od un cavallo afferrando coidenti la capezza o addentandoliper l'orecchio (...) sono ottimi ca-ni da guardia ma troppo pericolo-s, (...) devono stare sempre legati(...) che se per disgrazia lct cate-na si spezza, saltqno alla gola delprimo malcapitato, e con un mor-so formidabile gli rompono le ar-terie (...) due di questi cani dell'e-tà di un anno furono pagati cin-quecento lire dall'impresa au-striaca delle escavazione dei por-ti di Sardegna, ma erano cosìfe-roci che il guardiano dovette ac-compagnarli da Fonni a Trieste(...) il guardiano stesso deve sta-re bene accorto (...) la loro moleè considerevole, hanno il corpotozzo, il muso largo, dalle robustemascelle, le orecchie piccole ederette, le zampe muscolose, il pet-to ed il collo larghi e leonini, lacoda corta (...) il manto fulvo dalpelo fitto e corto e lo sguardo fie-ro e molto intelligente".

Queste descrizioni possonoadottarsi per il cane fonnese attua-le e sono convinto che esso sia ildiretto discendente degli animalioggetto dell'interesse dei medesi-mi autori.

Sono pochissime le altre fonticonosciute che narrano o descri-vono questi cani sardi, e solo percitarne alcune, ricordo Baldassar-re Luciano(1841), il Canalis nelDizionario Storico-Statistico, Al-berto Della Marmora, il quale faun accenno ai "fonnesi con i loroterribili cani" nell'Itinerario dell'I-sola di Sardegna, Francesco Coro-na (1896), Sebastiano Satta, An-tioco Casula in arte Montanarunella poesia "Ninnq nanna de An-

lon tsrcne , Antonlo Nlereu ln"Fonni Resistenziale"ed un artico-lo apparso sull'Unione Sarda il 2lgennaio 7912, oltre quelli più re-centi sulla cronaca delle testate lo-cali e in conseguenza del risve-gliato interesse per I'animale.

Ai cani di Fonni viene pratica-to il taglio delle orecchie e I'am-putazione della coda alla secondao terza vertebra coccigea.

La coda, infatti, può essere dihtnghezza media oppure natural-mente ridotta ad un terzo o, comegià detto, assente; in un cucciolataalcuni piccoli possono nascereanuri: qualcuno ayanza I'ipotesiche quest'ultima caratteristica siadistintiva di linea fenotipica ed inBarbagia viene considerata indicedi purezza (soprattutto nel paesedi Fonni vengono oggi selezionatiesemplari maschi e femmine anu-ri che daranno origine ad un'interacucciolata senza coda).

Le poche testimonianze foto-grafiche dell'inizio del secoloscorso ritraggono in eguale misu-ra animali con e senza coda.

In molti testi di storia sarda ri-producenti stampe d'epoca hoal,uto modo di notare la rappre-sentazione grafrca a colori di canimolto simili al fonnese per formadel corpo, colore del mantello,grigio, nero o tigrato e dimensio-ni, dedotte dal rapporto di propor-zione delle raffigurazioni di uomi-ni e cavalli vicini ai cani, general-mente aventi coda corta ed orec-chie ritte.

La ferocia, un ottimo olfatto eI'udito finissimo sono le caratteri-stiche che fecero di questi animalidei cani da guerra e come tali fu-rono impiegati nella campagnad'Africa, in Libia, per prevenire gliattacchi agli accampamenti italianida parte dei ribelli Senussi i quali,strisciando tra i canneti, cercavanodi entrare nelle linee italiane.

I Senussi erano gli affrliati aduna confraternita musulmana fon-data da Muhammad ibn Alì al Se-nussi (1787-1859) che riunì i suoiseguaci nello Stato "senussita"fondato in Cirenaica, con capitaleGiarabub, che fu distrutto dal go-verno coloniale italiano e, rinatodopo la seconda gueffa mondiale,fu inglobato, federato, nel regnodi Libia.

Il sergente Antonio Coinu, na-tivo di Fonni, nell'anno l9l2 fu in-caricato dal comando militare del-Cane di Gavoi o Tigrinu -

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§":ȧJNoÒ

t!

Malaspina - Fonnese.femmina di 5 anni

la requisizione di mastini fonnesi.Ne furono presi centodieci nel

solo paese di Fonni, comprese lefemmine, ed i rimanenti reperiti intutta la Barbagia, 1'Ogliastra e nelresto dell'isola; questi furono pa-gati cinquanta lire ciascuno.

L'imbarco dei cani e degliistruttori avvenne a Cagliat', 1120Aprile 1912 sui piroscafi India e

Principe Amedeo e, giunti a desti-nazione, gli stessi vennero suddivi-si in cinque plotoni ed impiegati aDema, Tobruk, Homs e Bengasi.

L'addestramento alla gueffaera il seguente: tenuti saldamentealla catena, un militare camuffatoda arabo o da turco e con tanto dibaracano o fez, faceva ai caniogni sorta di offesa o maltratta-mento; quindi si presentava un al-tro militare vestito con la divisaitaliana che invece accarezzava i

cani e portava loro del buon cibo.Tale addestramento affeziona-

va il cane alla divisa italiana emontava l'odio per il nemico: glieffetti si vedevano quando gli ani-mali venivano liberati e si awen-tavano contro un fantoccio che,

vestito nello stesso modo del sevi-ziatore, veniva da essi trovato nel-I'accampamento.

Bisogna riconoscere che que-sto addestramento era analogo aquello descritto da BaldassarreLuciano nei suoi "Cenni sulla Sar-degna" del 1841.

Risulterebbe che nessuno deicani impiegati in Libia sia ritorna-to in Sardegna in quanto furonotutti lasciati in quella terra, com-preso il mitico Astula, così chia-mato perché sveglio e veloce co-me una scheggia.

L'unico animale che un milita-re cercava di riportare indietro sidice sia stato ucciso durante la na-vigazione: non vi sono però cer-tezzeinmerito e non si esclude in-vece che, vista la preziosità delcane - soldato, almeno un reducesia tornato a casa.

Vennero successivamente im-piegati dalla Brigata Sassari nelcorso della prima guerra mondialeed :utilizzati dalla Guardia di Fi-nanzanel 1932 in Tripolitania an-che se bisogna dire che, in que-st'ultimo caso, risulterebbe invece

impiegato il dogo sardo.Dopo I'armistizio, i tedeschi in

fuga trafugarono gli esemplari piùbelli e forti, successivamente utiliz-zatiper insanguare lo Sctrnauzer.

Si aggiunga quindi lo stillici-dio di animali operato dai baschiblu della Polizia di Stato negli an-ni settanta quando, durante le per-quisizioni degli ovili, gli animaliche si awentavano venivano ab-bathrti.

Oggi, in Sardegna, pochi ap-passionati sono impegnati per ladefinizione di uno standard ai finidel riconoscimento della razza edella tutela di questo particolareelemento di sardità.

Nell'ambiente cinofilo isolanosi verificano spesso speculazionisugli animali in quanto esemplariincrociati con altre razze, sopra-tutto Pastore del Caucaso eSchnauzer, vengono venduti quali"puro fonnese, di alta genealo-gia", come indicano gli annuncisui giornali, aprezzi che sfioranoi cinquecento euro a cucciolo: unincauto acquisto che dovrebbe es-sere scoraggiato dalla considera-zione che i veri amatori di questoanimale regalano i cuccioli,esclusivamente a persone altret-tanto serie, e semmai recuperanole sole spese sostenute per le vac-ctnaztofll.

Nel passato il cane di Fonni è

stato incrociato con "cani da cac-cia bastardi di razza minuta", la-menta l'enotecnico Paolo Pili in

Fonni, 9 luglio 2000 - Prima rasse-

gna del cane di FonniEsemplare di l9 anni

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Dogo sardo

un articolo sull'Unione Sarda del-l'anno 1912, che aggiunge: "sonoforti per natura, lottano con il cin-ghiale ed atterrano il toro; I'uomoche non è abbastanza coraggioso enon ha una buon'arma difficil-mente se lo toglie di torno".

Oggi in molte aree dell'Isolaviene praticato, sopratfutto dai pa-stori, I'incrocio con il cane ma-remmano-abruzzese e con meticcidel medesimo.

Parlando del cane sardo nondobbiamo dimenticare che esistein Sardegna anche un altro cqnesardo antico da molti, ritengo er-roneamente, indicato come masti-no fonnese e come tale identifica-to, anche nei paesi intemi quandoesso nasce a pelo liscio e corto: ilDogo sardo o Dogo sardesco, alquale ho peraltro già accennato.

Dogo è un nome di probabile

origine spagnola che individua untipo di cane che ha come caratteri-stiche taglia grossa e tozza, testaquadrata, labbra abbondanti, oc-chio arrotondato, orecchie piccolee corte, grande forza e tempera-mento coraggioso.

Il Dogo sctrdesco è nominatoda Sebastiano Satta nella poesia"Cani da battaglia" e talaltri 1o

identificano nel cane di Gavoi oTigrinu, un animale molto aggres-sivo, a pelo corto e dal manto ge-neralmente nero o tigrato, di tagliamedio-grande.

Gli anziani allevatori racconta-no come in passato il dogo fossemolto più alto e tarchiato dell'at-tuale: un molossoide brachicefalodal corpo compatto e con un pesovariante tra i 50 e 60 chilogrammie punte anche di 75!

Viene dagli stessi descritto co-me molto tozzo, dal petto ampio econ arti robusti e muscolosi, aven-te il mantello nero o tigrato dal pe-lo corlo o di lunghezza media,ispido e folto, la coda lunga, checomunque si usava tagliare assie-me alle orecchie, un vero alanospecializzato nella guardia, nelladifesa e nella caccia agli ungulati.

La testa del dogo atfuale è piùpesante di quella del fonnese e leorecchie sono piccole, semi di-scendenti od anche a rosetta; ladentatura è formidabile mentreper la forma degli scuri occhi(quasi neri) non si differenzia tan-to dal secondo: lo sguardo, a voltetorbido, per certi versi è ancorapiù inquietante.

Il dogo non presenta la"facciada scimmia" né ha conseguente-mente I'espressione tipica del canedi Fonni; è dotato di leggera gio-gaia e spesso presenta un caratte-

ristico poftamento da "orso" conpasso lento, pesante ed apparente-mente goffo, già molto evidentenei cuccioli; è privo di mustacchi,pizzo e ciuffi, e c'è chi affermache ogni tanto qualche esemplarenasca dal cane di Fonni.

Le doti caratteriali del caneparrebbero molto simili a quelledel fonnese e risulterebbero anziulteriormente esasperate, soprat-tutto nella caccia.

Questo superbo cacciatore diungulati veniva un tempo (ma for-se ancora) lutllizzato per la ricercae I'uccisione della grossa selvag-gina: viene liberato dal canaruiusolo quando il capocaccia ha lacertezza che la preda sia ferita erisulti diffi coltoso seguirla oppuresia pericoloso awicinarsi ad essa.L'animale è veramente raro, i de-tentori ne sono gelosissimi ed ipochi esemplari risulterebbero no-tevolmente imbastarditi.

Tralasciando i miti ed i misteriche popolano il mondo della cino-filia sarda, ritengo in tutta sinceri-tà che gli atfuali cane di Fonni eDogo sardesco, entrambi mastinisia in senso letterale che figuratodel termine, siano ".§tt Cuni surduantigu", dai più mitizzato.

Nella cultura popolare potreb-bero essere entrambe sinonimi delmedesimo animale che, da un pri-mordiale ceppo e per tutta una se-rie di vicissitudini, ha percorsodifferenti strade evolutive.

Possiamo infatti ipotizzare cheentrambe le "popolazioni", origi-natesi dall'arcaico cane sardo giàpresente in Sardegna prima del-I'incontro con altre civiltà e deiconseguenti scambi, sarebbero ilfrutto di attenti incroci e selezionitendenti a creare per il fonnese,perfezionatosi nel tempo soprat-tutto come abile cane da guardia eda pastore, un robusto e coraggio-so collaboratore, poliedrico ed aÈfidabile, e per il dogo sardesco unaltrettanto attento cane da difesa eda guardia nonché abile animaleda fiuto, forte e micidiale caccia-tore alquanto più specializzato:anch'egli, come il cane di Fonni,risulterebbe in grado di atterrareun grosso cinghiale prendendoloper la nuca.

Il cane di Fonni un tempo, maancora oggi, aiutava il pastore nelgovemo del gregge, difendendolodai ladri e dalla volpe ed i raccon-ti sul loro addestramento sonoFonni - 9 luglio 2000 - Prima rassegna del cane di Fonni

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suggestivi: i cuccioli dovevanocrescere senza avere contatti uma-ni e venivano tenuti nelle tanas,buche scavate nel terreno ricoper-te di frasche; venivano nutriti conlatte di pecora al fine di associaregli odori dell'animale che li nutri-va con 1l concetto di madre da di-fendere ad ogni costo.

Ogni cultore di questo cane siinorgoglisce del suo animale e nedecanta doti di intelligenza, sensi-bilità ed intuito: la forza e l'ag-gressività si manifestano soprat-tutto contro I'uomo ed il suo ab-baiare è appunto diverso a secon-da che nelle vicinanze siano pre-senti persone o animali.

Alcune associazioni per la tu-tela e valorizzazione del CaneSardo si sono costituite in Sarde-gna ed una in particolare, l'Asso-ciqzione per la valorizzazione ericonoscimento del Cane Fonne-se, il giorno nove Luglio 2000 haorganizzato a Fonni una primarassegna che ha visto impegnati,nel censimento e misurazione deicirca cento soggetti presentati. i

giudici Enci D'Alessio e Giannel-li, i quali hanno constatato unabuona omogeneità degli animali erilevato alcune particolarità tra cuiI'espressione ed il portamento (so-pratutto in posizione seduta) ca-ratteristici, la formidabile dentatu-ra e la grande aggressività.

Questo evento ha visto impe-gnatala comunità paesana che haportato avanti ricerche storiche edocumentarie da cui è nato, grazieall'Associazione culturale Propo-sta, un pregiato calendario da col-lezione dedicato a questo preziosocane ed ai suoi estimatori.

Un secondo censimento Enciha rivisto impegnati il giorno ottoLuglio 2001, sempre a Fonni, glistessi giudici che, confermandoquanto valutato I'anno precedente,hanno iniziato a parlare di razza,riconsiderando inoltre il carattereed il comportamento del cane.

La strada del riconoscimentosembra oggi più percorribile, an-che se qualche resistenza derivacomunque dal fatto che gli anima-li risultano essere effettivamenteancora troppo aggressivi. Per que-sto motivo credo che gli allevato-ri debbano operare delle scelte.

Necessita selezionare animalidocili e controllabili, sia pure reat-tivi ma non aggressivi, e quindi ilcontrario di quanto tuttora awie-

ne nella maggioranza dei casi: isoggetti che non rientrano nellostandard aggressivo -circa la metàdella cucciolata a trenta giomi dieta già anticipa questa inclinazio-ne- vengono infatti considerati"tonti". La collaborazione tra ap-passionati, allevatori, giudici En-ci, ricercatori e genetisti ha comeobiettivo la definizione delle map-pe geniche dei soggetti monitoratie per tale motivo sono stati ese-guiti prelievi di sangue sugliesemplari più caratteristici in oc-casione dei raduni.

Le mappe geniche velrannocomparate con quelle derivate daireperti ossei canini nella disponi-bilita delle autorità archeologichee questo lavoro di ricerca permet-terà di estendere le comparazionia nuove e vecchie razze quali adesempio il cane corso, il pastore

mareflrmano -abbrvzzese e quellobergamasco, il pastore dei Pirenei,il mastino napoletano ed il Cime-co dell'Etna.

Da questa ricerca e dall'impe-gno profuso si spera possanoemergere le linee originarie deglianimali e quindi stabilirsi più cer-te origini dellarazza, nonché defi-nire gli standard morfologici e ca-ratteriali indispensabili per la tute-la della razza-popolazione ed ilconseguente riconoscimento uffi-ciale, tenendo comunque ben pre-sente che vi è I'esigenza di sele-zionare gli esemplari meno ag-gressivi e piu equilibrati se si vuo-le raggiungere il traguardo.

Poiché, come ho già scritto,questi cani autoctoni sono da sem-pre riconosci:uti razza in tutta laSardegna (ma anche oltre Tirrenodove sono stati portati sopratutto

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Calendario realizzato dall' As s ociazione Culturale " Proposta " di Fonni

Page 28: 19Natura in Sardegna

Derna 1912, il sergente Antonio Coinu con alcuni dei mastini fon-nesi impiegati contro i Senussi

Gruppo di soldati, custodi ed istruttori dei mastinifonnesi che,addestrati alla guerra, erano in partenza per il fronte libico il 20aprile l9l 2

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Fonni 8 luglio 2001 - Seconda rassegna del cane di Fonni

dagli allevatori emigrati nel "Con-tinente") voglio ancora ricordareSebastiano Satta che, nella poesiaCani da battaglia scritta per lagueffa di Libia, decanta i cani diFonni ed i doghi cogitabondi, maanche gli alani di Orzulei ed il ma-stino d'Arzana.

Mi pongo quindi, e non sono ilsolo, il seguente interrogativo: lalode dell'illustre conterraneo eraper 1o stesso animale, comune dal-la Barbagia all'Ogliastra anche se

chiamato diversamente, oppureegli voleva effettivamente cele-brare diverse razze di cane che sierano tutte fatte onore oltre mare,accomunate dall'intelligenza e

dalla forte ed autorevole indole?Mi preme inoltre segnalare la

presenza in Sardegna di altre duepopolazioni canine, il Cane del,Slnls ed un segugio così detto "delSulcis" (anche dal mantello tigra-to) rispettivamente un cane dacaccia leggero somigliante al Cir-neco dell'Etna e, secondo il veteri-nario dott. Giuseppe Guiso cac-ciatore ed appassionato cinofilo,un discendente del primitiro canee giziano pre sumibilmente impor-tato dai Fenici.

ln aggiunta alle stesse. possia-mo infine parlare di un nucleomolto imbastardito di discendentidell'arcaico cane pertiazzu, pre-sente nel medau di "Marchiana"tra i comuni di Tratalias e Villape-ruccio, un tempo abbastanza dif-fuso nel Sulcis.

Questo cane viene descrittodagli anziani allevatori e cacciato-11 come un cane polivalente(guardia, pastore e caccia) aventedoti eccezionali ed un pessimo ca-rattere; originariamente era di ta-glia media ma tarchiato e rustico:

completamente tigrato, aveva ilpelo corto ed a volte nasceva sen-za coda; I'animale veniva :uttlizza-to per la difesa degli ovili ed ilcontrollo delle mandrie di bovini,ma anche come cacciatore di un-gulati che riuscira a letmare sen-zal'aitrto dell'uomo.

Attualmente è di taglia medio-piccola, tigrato e con la coda lun-ga o cofia; ne è proprietaria la fa-miglia Manca, che da generazionie sino agli scorsi anni cinquanta,ne condivideYa la " razza" con po-chi altri proprietari temieri di San-tadi e Narcao.

La Regione Autonoma dellaSardegna, alla quale veffannoconsegnate le conclusioni della ri-cerca e le determinazioni dell'En-ci, facendosi artefice della salva-guardia evalorizzazione di questepopolazioni canine, potrà priorita-riamente pronunciare il riconosci-mento ufficiale del Cane Surdo odi Fonni e del relativo standard dirazza. in virru delle proprie com-petenze statutarie ed in quantoelemento culturale di sardità, co-me tale appaftenente alle radici edalla storia del nostro popolo.

Il censimento generale deglianimali dovrebbe essere affuatodal Corpo Forestale e di MgilanzaAmbientale sotto la superuisionedell' Enci e del Dipartimento diBiologia Animale della Facoltà diMedicina Veterinaria dell'Univer-sità di Sassari.

La necessaria collaborazionedelle aziende sanitarie locali per-metterà l'istituzione dell'Anagra-fe del Cane Sardo presso ogniservizio veterinario territoriale,I'inserimento di microchip identi-ficativo e la profilassi sanitaria su-gli animali.

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Raccontando Siro Vannelli di Amilcare Loverci

LJn tosca-rìo in Sa-rd-graa-Intellettuale e studioso, innamoraro della flora sarda.

Nel primo articolo il Dott. SiroVannelli è stato presentato ai lettoririprendendolo soprattutto nel suo se-

condo ambiente di lavoro - I'Ispetto-rato Distrettuale delle Foreste diTempio Pausania - che. appena isti-tuito dal Consiglio Regionale, glivenne affidato dall'Assessore all'A-gricoltura e Foreste Paolo Dettoriche, per la sua città, vi trasferì un fun-zionario dall'Ispettorato Ripartimen-tale delle Foreste di Cagliari del qua-

le aveva saputo apprezzare buone do-ti professionali.

Già allora il Dott. Vannelli venivadenominato " 'u professore" per cuinon era certo diffrcile cogliere in taleriferimento le doti di studioso che

aveva ben evidenziato nel quinquen-nio trascorso a Cagliari. Volendo, co-munque, limitarsi ad una schematicadescrizione di tale peculiarità, sareb-

be sutficiente elencare le tante pub-blicazioni che sicuramente presenta-

no, già per se stesse, il Vannelli intel-lettuale e studioso, avendo in centi-naia di articoli ed in tanti libri profu-so tanta parte delle sue conoscenze

inerenti alla botanica, all'ambiente, alterritorio. Sarebbe però estremamen-te riduttivo limitarsi a rappresentare

in tal modo un grande uomo tanto piùche 1o scopo di questi "racconti" è

quello di far conoscere un'altra paftedi Siro Vannelli, quella che può sco-

prire la sua vera umanità.

Ritengo quindi di dover optare,

anche in questa seconda esposizione"per raccontare Vannelli riprendendo-Io nelle sue attività di ogni giomo"partendo proprio da un giorno qua-lunque.

Abbiamo visto nell'articolo pre-cedente che Vannelli venne mandatoa "fondare" di fatto una nuova realtà

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istituzionale (non esistevano in Sar-

degna i distretti forestali) affiancan-

dogli i classici due gatti e quindi un

organico che avrebbe dovuto ritener-

si incongruo persino per un qualsia-

si importante comando di stazione

forestale (non azzardiamo il confron-

to con i raggruppamenti forestali che

allora non esistevano ancora neppure

nella mente dei legislatori).

Dover assumere quindi la respon-

sabilita di un nuovo ispettorato con

una giurisdizione abbastanza rag-

guardevole ed importante sotto ilprofilo forestale come la Gallura e

non potendo disporre di un'adeguata

collaborazione, se avrebbe dovuto

quasi spaventare il giovane Dott.

Vannelli, awebbe dovuto altresì atte-

nuare in lui, almeno temporaneamen-

te, quella eccezionale voglia di cono-

scenza del territorio e dell'ambiente

che avevano contraddistinto i primianni di servizio per dedicarsi intera-

mente alla direzione del distretto fo-

restale che comprendeva cinque sta-

zioni lorestali. un vivaio , grossi can-

tieri di forestazione frnanziati dalla

Cassa per il Mezzogiomo ed i tanti

cantieri-scuola di rimboschimento fi -

nanziati dal Ministero del lavoro.

Il Dott. Vannelli si premurò inve-

ce, appena presa conoscertza delter-ritorio compreso nella sua giurisdi-

zione, di studiarne la flora in rurti isuoi aspetti: sì butto quasi a capofitto

sulla sughera, rappresentata in Gallu-

ra dalle migliori e più varie specie

esistenti, ma anche su tutte indistin-

tamente le essenze mediterranee pro-

dotte dall'uno all'altro confine della

sua giurisdizione (da quel di Sennori

all'isola di Caprera, da S.Teresa diGallura ai territori di Oschiri, Monti,Berchidda ).

Negli studi, nelle ricerche si av-

valse delle biblioteche locali e topo

di biblioteca si mantenne anche negli

anni successivi quando rientrò a Ca-

gliari per effetto di quei trasferimen-

ti, comuni a tutti i pubblici dipenden-

ti. Ma soprattutto cercò e trovò una

miniera di conoscenze rivolgendosi

ai suoi collaboratori: capi operai co-

me Pirrianu del Limbara, Tondini di

Fundu di Monti, Falchi di Vignola,

Paba di Caprera e poi i comandanti

delle Stazioni Forestali di Tempio,

Berchidda, Calangianus, Luogosan-

to, Monti con i quali costitui una ve-

ra e propria equipe di consulenti dan-

do ed acquisendo conoscenze su quel

ricco quanto vario mondo vegetale.

Sottolineo "dando conoscenze"

perché la sua scienza non la teneva a

corredo della sua cultura ma si pre-

murava di estenderla agli altri altra-

verso ipiu vari strumenti: scritti. con-

ferenze, dialoghi, lezioni; certo anche

lezioni che teneva al personale fore-

stale preoccupandosi poi di interro-

gare non certo per verificarne la ca-

pacità di apprendimento quanto per

integrarne la formazione con ulterio-

ri insegnamenti. In tali iniziative cre-

do che Siro Vannelli, per quanto mi

sia dato di sapere, potrebbe conside-

rarsi unico ed irripetibile. Quei fore-

stali, ormai pochi, purhoppo, che eb-

bero la fortuna di lavorare con lui ne-

gli anni "60, hanno ben conservato

tali ricordi e ne parlano ancora con

vero entusiasmo.

Ma dove Siro Vannelli eccelse

nell'estrinsecare la sua voglia di di-vulgazione, la necessità di insegnare

alle nuove generazioni l'amore per la

natura, fu nell'ambito della scuola.

Gli istituti scolastici della Gallura

conservano sicuramente i suoi scritti,

rufti tendenti a lar conoscere ai ra-

gazzi gli alberi e le erbe, fiori e ce-

spugli, non disdegnando gli stessi

funghi dei quali poteva ben conside-

rarsi un grande esperto.

La sua tetdenza alla divulgazio-

ne, peraltro, non si affievolì nel tem-

po: quando rientrò aCagliari e si tro-

vò a dirigere, negli anni "70, il Servi-

zio Parchi e Foreste dell'Assessorato

della Difesa dell'Ambiente, otteme

un finanziamento che impiego per far

confezionare diverse migliaia di bu-

stine riportanti un messaggio e leistruzioni per la semina e che, riem-

pite di sementi forestali, vennero dis-

tribuite in centinaia di scuole elemen-

tari. Tanto per ricordare, diverse

mamme raccontarono alle insegnanti

che i figli allevavano tali semi con ta-

le amore da alzarsi persino la notte a

controllare la germinazione e lo svi-

luppo. L'iniziativa ebbe quindi un no-

tevole successo ed è un vero peccato

che, dopo la cessazione dal servizio

del dott. Vannelli, non sia stata ripe-

tuta.

Tomando al Vannelli "gallurese"

non è certo possibile dimenticare

quel prezioso ausilio, vera e propria

consulenza altamente professionale,

che egli prestò - a titolo esclusiva-

mente gratuito considerato come ser-

vizio istituzionale - alle grandi intra-

prese che sconvolsero, come eventi

epocali, la Sardegna settentrionale.

Mi riferisco al Club Mediterranèe diCaprera, ai villaggi turistici del Tou-

ring Club in La Maddalena ma so-

prathrtto, ed in maggior misura, al

Consorzio della Costa Smeralda che,

pur disponendo di personale alta-

mente specializzalo reclutato nella

Penisola, polè apprezzare I'alta su-

pervisione del dott. Vannelli nel fon-

dere la natura millenaria dì "Monti diMola" con i moderni insediamenti tu-

ristici armonizzandoli sapientemente

tra essi. Ai suggerimenti del dott.

Vannelli quelle grandi società rispo-

sero anche con un invito permanente,

esteso a tutto il personale dell'Ispetto-

ralo, al libero accesso alle loro strut-

ture.

Forse non sarà fuori luogo, a tale

proposito, ricordare un curioso episo-

dio riguardante il Club Mediterranèe:

un dipendente non si accontentò diessere ospitato prendendo parte ai

giochi ed agli svaghi con gli ospiti

paganti. Pretese di visitare le cucine

ottenendo un gentile quanto deciso

rifiuto. Mai fosse accaduto! Scrisse

una lettera direttamente alla Direzio-

ne Generale di Parigi, informandoli

dell'affronto subito ed asserendo che

egli intendeva controllare la legna

depositata nei locali delle cucine. La

Direzione non rispose a cotanto mit-tente ma, appena tradotta la protesta-

denuncia dall'italiano al francese, in-viò una nota di riscontro al Coman-

dante di Sassari giustificando il com-

portamento dei gestori di Caprera e,

facendo presente che la qualifica del

Page 32: 19Natura in Sardegna

Il Dr Vannelli con Dr Filigheddu Capo dell'Ispettorato di Sassari, Dr. Tumbarello Ispettore addetto di Sassari, Dr Sommazz.i Ispettnre addetto fliSassari. Alle spalle del Dr Vannelli: la Guardia Scelta Fumera il giorno dell'EpiJania del 1963 subì un attentato dinamitarclo che distrusse la suacamera da letto (nella casermaforestale diTempio). Scamparono alla morte Fumera e la consorte perchè questa era ammalata, si era abbattutasu Tbmpio una Srossa nevicata e loro dormirono in cucina accanto al caminetto- Ovviamente Fumera venne trasferito ma riftrisco I'episoclio per-chè la Direzione Generale dell'Economia Montana e delle Foreste - C.F.S. - gli liquittò un risarcimento di t 50.000 diconsi cinquantamila. Lo sti-pendio di una guardia scelta anziana ammontava allora a { 120.000. Il secondo da sinistra era il Maresciallo Satta comandante clella stazione diBerchidda. Un ottimo sottufficiale. Sifece togliere un nevo dalla spalla sinistra. In meno di un anno la metastasi lo portò all'altro monclo d.opo in-dicibili solferenze. \4fu una mobilitazione di colleghi e superiori dawert eccezionale sia per assisterlo che per soccorrere t6famiglia che dovet-te affrontare gravi problemi economici. Una gara dawero commovente di grande solidarietà che coinvolse tutti iforestali.Da non dimenticare.'

nostro dipendente escludeva la sua

facoltà di ispezionare i locali delClub, dimostrò di avere una buonaconoscenza dell' orgatizzazione delC.F.S. I Nostro, infatti, era solo undipendente civile del Corpo Foresta-

le con la qualifica di salariato di 3o

categoria.....I1 Comandante convocòil sedicente agente forestale nell'uffi-cio del dott. Vannelli a Tempio per

contestargli I'abuso; ma, mentre ilprimo si avventò contro il salariato

urlando e imprecando e minacciando,quando il richiamo passò, gerarchica-

mente, al dott. Vannelli, questi fece alsuo dipendente una predica abbastan-

zaseyerafiapoi fece seguito con unavera e propria lezione di cultura giu-ridico-amministrativa per fargli ben

capire dove e come aveva sbagliato.Sorprese così lo stesso Comandante

che, fino ad allora, conosceva solo il

Vannelli grande botanico.

Tornando al Vannelli uomo discienza e di cultura, si può dire che

risulta eskemamente difficile descri-

vere, con parole adeguate, quella sua

particolare, ineguagliabile voglia diconoscere profondamente ogni e

qualsiasi prodotto della terra ma, so-

prathltto, con quanto interesse e pas-

sione e rispetto si awicinasse almondo vegetale. Bastava una foglia,un rametl"o, un fiore mai visti in pre-

cedenza per ammirare quel suo modo

di coglierli, di osservarli, di estraniar-

si da tutto per dirigere il suo interes-

se a quel nuovo prodotto, spesso af-fascinato, sempre smanioso di sco-

prime le origini.In Gallura poi egli aveva trovato

altre persone che condividevano isuoi interessi per cui incrementava

con loro le sue ricerche ed i suoi stu-

di: il Generale Palma, direttore (e,

perché no, fondatore ) della Stazione

Sperimentale del Sughero di TempioPausania e scienziato che si unì aVannelli con un rapporto di amiciziafraterna ed il Brigadiere Barba che,

avendo prestato servizio per diversianni in Provincia di Nuoro, era di-ventato un grande conoscitore di tut-te le essenze tipiche di quelle terre,tanto da essere incaricato, in diverseoccasioni, di accompagnare docentiuniversitari italiani e stranieri che vi-sitavano la Sardegna per ragioni distudio.

Non si esagera certamente ad af-fermare che questo sodalizio acquisìuna tale conoscenza del Nord Sarde-gna da non trovare conlÌonti con chici viveva da decenni. Loro insegna-vano la Gallura ai Galluresi.

Ma troppo riduttivo sarebbe par-

Page 33: 19Natura in Sardegna

lare di Vanrielli che scopre la floragallurese. Ricordo che un giorno un

Tempiese che lavorava a Cagliari e

rientrava in citta ogni fine settimana,

avendo sentito che il dott. Vannelli

doveva recarsi a Cagliari per una ri-unione, gli offrì un "passaggio" con

la sua macchina. Partirono nel pome-

riggio di una domenica dovendo en-

trambi presentarsi il lunedì alle 8 nei

rispettivi uffrci. La settimana succes-

siva, I'amico tempiese mi raccontò

del viaggio Tempio-Cagliari col dott.

Vannelli. Per lui fu un'esperienzauni-

ca, singolarissima sotto ogni profilo:

in macchina 1o intrattenne parlando

di piante e di erbe e di ogni tipo diflora così da trovarsi a rivedere la sua

stessa Sardegna sotto un aspetto nuo-

vo e del tutto sconosciuto; persino ilsuo stazzo sotto il Limbara, oltre 100

eftari ricchi di vegetazione, gli appar-

ve sotto diversa luce. Ma si sorprese

soprattutto nel constatare di avere

impiegato quasi 5 ore perché il pas-

seggero Siro Vannelli, che non guar-

dava la strada ma le campagne, glichiese più volte di fermarsi: scende-

va, tornava indietro, scavalcava qual-

che siepe o qualche muretto e si in-

troduceva quando in un campo,

quando in un bosco; osservava. co-

glieva f,oglie o rametti e tornava in

auto donando al conducente stupen-

de lezioni di botanica, descrivendo le

varie specie con tale ricchezza di par-

ticolari e con tale chiarezza che I'a-

mico potè aflermare che una dozzina

di viaggi con Siro Vannelli avrebbero

fatto di lui un grande esperto della

vegetazione sarda. A proposito del

viaggio appena fiarrato, va precisato

che il percorso awenne sulla vecchia

"Carlo Felice" non esistendo ancora

I'attuale superstrada.

Nei suoi studi Siro Vannelli non

disdegnava certo le biblioteche pub-

bliche e, nel decennio che trascorse a

Tempio, divenne anche il più assiduo

frequentatore della biblioteca comu-

nale, ubicata sotto il liceo-ginnasio

"Dsttori", dove trovò molto materia-

le interessante che, non disponendo

in uffrcio di un fotocopiatore perché

ancora poco conosciuto in Italia, fa-

ceva aopiare a macchina da guardie

ed autisti per riempire gli spazi di

tempo in cui si trovavano impegnati

solo nel lavoro di semplice attesa. Atale proposito sarà bene ricordare

che, se Vannelli non sprecava mai ilsuo tempo, occupando ogni minuto

della sua lunga giornata lavorativa,

altrettanto esigeva dai suoi collabora-

tori; questi, tutti indistintamente, an-

che trovandosi negli anni awenire in

altri uffrci e con altri dirigenti, mai

vennero meno a quel particolare at-

taccamento al lavoro appreso dall'e-

sempio e dalf insegnamento di Dott.

Vannelli.Come Siro Vannelli svolgeva il

suo lavoro di funzionario dello Stato

e poi della Regione (quando la legge

regionale n"l8ll911 costrinse il per-

sonale in posizione di comando ad

optare per il passaggio alla Regione

o\.vero a lasciare I'Isola per rientrare

negli uffici dello Stato, il dott. Van-

nelli, che ormai si sentiva Sardo fra iSardi, non ebbe certo esitazioni a sce-

gliere la Regione), 1o abbiamo visto

nella prima "puntata". Aggiungiamo

ora che, solo dopo aver svolto il suo

servizio di capo dell'ispettorato diTempio ben oltre gli orari stabiliti,

dedicava le ore libere allo studio,

sempre avido di ulteriori conoscenze

del vasto territorio gallurese e non

solo.

Gli uomini di cultura 1o conside-

ravano uno di loro se non addirittura

un loro maestro. In quegli anni "60,

di un importante uomo politico parti-

colarmente preparato, si diceva: date-

gli una penna ed egli teorizzerà su diessa per almeno 4 ore. Di Siro Van-

nelli si arrivò a dire alhettanto: date-

gli una foglia od un rametto e vi stu-

pirà dissertando su di essi per un po-

meriggio.Sempre in quei tempi non esiste-

vano ancora movimenti, associazio-

ni, partiti votati alla difesa dell'am-

biente, alla salvaguardia del territo-

rio, all'ecologia (buona parte sorsero

dopo il '68). Siro Vannelli puo quin-

di considerarsi un vero antesignano,

un precursore perché fu il primo, al-

meno in Gallura, a promuovere tante

iniziative a vari livelli: dizionario

delle piante e delle erbe con I'indica-

zione del termine latino, italiano e

gallurese; suggerimenti ed istnrzioni

particolareggiate rivolte a chi posse-

deva e conduceva sugherete, a chi

possedeva olivastri e voleva trasfor-

marli in uliveti da produzione. Uncolorito ricordo si riferisce proprio

alla coltura della sughera. Quandosorse il primo vivaio della sughera,

amministrato dall'Ispettorato ma ge-

stito interamente dalla Stazione Spe-

rimentale del Sughero, vi fu nei tem-

piesi una reazione (non lo nascondo)

particolarmente negativa.

Non potrei dire quanti di loro fe-

cero.pesanti apprezzamefii che, co-

munque, possono riassumersi con

"da candu esisti la tarra, la suara è

sempri crisciuta da paredda e abà

n'arreani da Roma pà imparacci a fal-la iscì" (da quando esiste il mondo, la

sughera è sempre stata una pianta

spontanea ed ora arrivano questi da

Roma per insegnarci a coltivarla).

Ol.viamente non occorse molto tem-

po perché i sugherieri di Tempio

cambiassero radicalmente idea e,

quando videro le piantine crescere. si

ricredettero atfribuendo a Palma ed a

Vannelli i dor,uti meriti.

Negli anni successivi non manca-

rono di rimpiangere la partenza del

dott. Palma da Tempio mentre, per

quanto riguarda il Dott. Vannelli,

quando, negli anni "80, un foltogruppo di amministratori pubblici 1o

incontrarono casualmente in un as-

sessorato regionale, 1o abbracciarono

come un familiare esprimendogli tut-

ta la loro stima ed il loro affetto non

avendolo mai dimenticato. Tralascio

i rimpianti che la partenza del dott.

Vannelli, trasferito a Cagliari nel

1972, lascrò nei Tempiesi perché le

"disawenture" dei'suoi successori

non possono entrare in questi magni-

fici ricordi.Parlando dell'uomo di cultura e di

uno studioso che ha vissuto in Sarde-

gna non ci si può sicuramente esime-

re dal ricordare I'impegno e gli sforzi

ed i tentativi da lui profusi per argi-

nare la piaga degli incendi estivi, per

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l0 maggio 1967 - Foresta Fiorentini - h't borghese il Dott. Vannelli, il Gen. D'Autilia, il Dott. Filigheddu e il Dott. Sanfitippo

capirne il fenomeno, per limitarne glieffetti e le devastazioni.

Rammento con quale accanimen-

to cercò di capire la dinamica degliincendi boschivi costruendo lui stes-

so gli strumenti usati dagli incendiariper provare potenzialità. resislenza e

caratteristiche delle micce. In unaparcella di pineta. appositamenre

scelta, provò ripetutamente i più sva-

riati tentativi di provocare il fuoco:cristallo esposto al sole di luglio,frammenti di lenti e di bottiglie pog-giati su sottobosco secco, cicche disigarette lasciate accese e buttate nel-l'erba secca in giornate molto ventila-te, e tanti altri ancora.

Tratte le sue conclusioni, si pre-

murava di esporle a colleghi e supe-

riori sia perché le recepissero sia per

smentire tante credenze popolari che

cozzavalo contro la realtà. Ma, per

salvaguardare il patrimonio boschi-vo, ricorreva anche ad iniziative che

la profonda conoscenza dell'ambien-te gli suggeriva. In estate apriva alpascolo degli ovini i teneni del Lim-bara concordando col comune (ente

proprietario della maggior parte diessi ) Ie condizioniper Ia cessione ma

soprattutto perché la presenza dei pa-

stori ed il loro interesse a proteggere

le pecore costituivano un buon deter-

rente. Ed i pastori li contattava luistesso incontrandoli d'invemo, quan-

do vivevano nelle valli ricche di buonpascolo e guardavano con terrore al-la prossima estate quando le erbe sirinsecchivano mentre in montagna,

nelle zone rimboschite, si conserva-vano ancora fresche ed appetibili.

A conclusione di questa seconda

ondata di ricordi, voglio citare un fat-to accaduto negli anni "90 perché es-

so provocò in Siro Vannelli una sorta

di rammarico, forse potrei dire un do-loroso rimpianto.

Studiando la flora di Cagliari, stu-

di dai quali trasse un magnifico volu-me, venne colpito dalla omonimiadell'erba Mandela (acetosella gialla)col grande statista sudafricano che li-berò il suo grande paese dalle dram-matiche divisioni ed intolleratze raz-ziali e vinse il Nobel per la pace.

Siro Vannelli ebbe subito I'intui-zione che la Sardegna potesse trarreda tale, seppur piccola, coincidenza,potenziali vantaggi economici, ruri-stici. propagandistici per cui ritennedi dover propoffe un invito a Mande-la a visitare la regione ove era moltodiffrrsa I'erba, originaria del Sudafri-ca, che aveva preso il suo nome per

iniziativa dello stesso Vannelli.A tal fine precipuo bussò a tante

porte, comune, regione, provincia,autorità varie ma trovò solo vaghepromesse o chiusure; nessLulo si con-vinse della bontà - o forse della fatti-bilità - dell'iniziativa.

Alla fine trovò un amico che, es-

sendo collegato ad Internet e nonavendo mai :utilizzato le pagine che ilProvider metteva a sua disposizione,le offrì al dott. Vannelli perché apris-se un sito attraverso il quale lanciarela proposta. Essendo tale amico asso-

lutamente profano in materia, cerca-

rono un tecnico informatico che po-

tesse progettare e creare le pagine at-te a lanciare la proposta di far incon-trare Mandela con la Sardegna. Pur-troppo, dal sedicente tecnico ottenne-ro solo una bufala mentre ulterioritenl"ativi non po(erono avere maggior

successo per cui l'iniziatlva non ebbe

più seguito lasciando nel Dott. Van-nelli un grande rimpianto per averfallito il tentativo di dare alla Sarde-

gna un segno tangibile dell'amore diun figlio strappato alla Toscana.

ll prino ricorio del Dou. Vannelli è sta-

,,r*;p$b\lieate .nd. ],,N,t':F:. *?., 15ll-6. dal di;'.,rembre 2000. Nei prossimi numeri altridue racconti per ricordare "l'uor4o"e il "regìonale".

Page 35: 19Natura in Sardegna

di Antonello Mele

R-iftessio ni s Irl CF\ZAIn un recente incontro convi-

vial-agreste nella stuPefacentecornice dei rilievi calcarei che

contotnano la ordinata valle diT anaittu (Olìena), ho partecipato,

da esterno, alle conversazioni fraalcuni giovani, e meno giovani,appartenenti al Corpo Forestale e

di Vigilanza Ambientale.A noi, giubilati, appartiene il

passato con le sue vicende ed ipunti fermi che hanno delimitatoinequivocabilmente la storia diciascuno (la storia, sostiene qual-

cuno, la celebrano gli uomini for-ti e potenti, ma la scrive il PoPo-1o minuto), ai giovani incombe

l'onere di porre le basi per il lorofuturo, anche con uno sguardo al

passato.

Ho ascoltato con attenzione iconversari a ruota libera e talvol-ta ho anche espressa la mia oPi-

nione, quando richiesta.Ho avuto la sensazione che

dalle parole dei giovani emerga-

no due constatazioni: una insicu-rezzatremenda ed una solitudinepreoccupante. Non mi pare diavere colto rivendicazioni di na-

tura economica o di carriera, og-gi argomenti frequenti, ma una

depressione psicologica" una

preoccupazione. Mi è sembrato

di cogliere il senso di una insicu-rezza di carattere professionale, e

quindi culturale, ed una solitudi-ne derivante dalla mancanza disostegno da parte di chi ha, Perposizione sociale, compiti di in-dirizzo morale e di guida nelle

azioni diuturne del vivere profes-

sionale.Probabilmente la mia è stata

solamente una vaga impressione

ed ho, quindi, voluto approfondi-re la ragioni del pessimismo ge-

ner alizzato. Ascoltando con mag-

giore attenzione e stimolando,con appropriate domande, la vo-glia di "confessarsi, ho apPreso

che il personale esecutivo del

Corpo Forestale vive un momen-

to di esitanza, qrasi di delique-

scenza nel brodo colturale che locirconda.

E' un navigare a vista senza

che una forza vivace e colta for-nisca qualche punto di riferimen-to su cui fissare una rotta. Mi Pa-

re di avere capito che questo

complesso organismo, articolatoin organi collegati, un temPo, inmaniera armonica e funzionale,manchi dì una serie di'oteste".

Quindi vegeta nell'oggi senza

una prospettiva nel domani, a be-

neficio di una luterrza sempre Pre-sente fuori della porta.

Per uscire dalla metafora, al-f isolamento geografico in cui vi-ve la Stazione forestale viene a

sommarsi l'isolamento cultural -professionale che sta alla base

dell' operatività del personale.

Questi giovani, entusiasti del-

la loro professione. auspicano"capi" che li stimolino, li inco-raggino, rappresentino fonte disapere per eliminare dubbi ed in-certezze, quando il sostegno è

fondamentale per evitare errori, a

qualunque ora del giorno e dellanotte. Soprattutto capi che con-

tengano e distillino oosapere fore-stale", non parole vuote da comi-zio elettorale.

A cada unu s'arte sua!A ciascuno il suo mestiere!

ooo6

(9

EooL!

Da sinistra il Dott. A. MELE, I'Ispettore Capo Alberto Scuto e I'Ispettore Superiore Antonio Murgia.

Page 36: 19Natura in Sardegna

t JUrestult uL mure tmpegnuu net.L operaztone LtrTLrrTtJ zuul

L abbordaggio che la motovedetta

forestale'Alase" subisce il 29 di luglionelle acque dell'arcipelago de La Mad-dalena non ha i toni drammatici e

cruenti fissati, nelf immaginario collet-tivo, dalla fantasia di Salgari ed, essen-

do, in realtà, una visita di cortesia ef-fettuata dagli avvistatori del Centro Tu-

ristico Studentesco, rappresenta un mo-

mento di svago nell'attività del perso-

nale forestale. anch'esso impegnato

nell'attività di avvistamento di cetacei

nell'ambito dell'operazione "Delphis

200t".Il fatto, poi, che a salire sulla moto-

vedetta non sia solo il dottor Fozzi delCentro Turistico Studentesco Giovanile(chissà perché sintetizzato in CTS, con

iniqua esclusione della G,; ma siano an-

che alcune sue giovani e awenenti col-laboratrici, rende il momento non spia-

cevole e degno di essere documentato

fotograficamente.

Anche perché, forse intrigate dallapratica eleganza delle inedite divise fo-restali marine (consegnate proprio inquei giorni al personale delle BLON),forse colpite dalla prestanza flsica dei

componenti l'equipaggio della motove-

detta, alcune avvistatrici chiedono timi-damente se sia loro possibile amrolarsinel Corpo, ottenendo altrettanto timiderisposte affermative.

Uoperazione "Delphis 2001" con-

siste nell' awistamento, nell'identifica-zione e nel censimento dei delfini che

gravitano nel triangolo di mare com-preso fra le coste liguri, quelle della

Francia meridionale, la Corsica e laSardegna settentrionale e prevede lapartecipazione di Enti, Istituzioni e di-portisti.

Il Corpo Forestale sardo ha dato lasua disponibilità impegnando due mo-

tovedette, quella di Porto Torres e quel-

la di Palau sulla quale, oltre all'equi-paggio e all'ufficiale forestal-marinodottor Stefano Orrù (da me subordina-

tamente accompagnato), trovano posto

il preside della Facoltà di Scienze ma-

tematiche, fisiche e naturali Prof.

Crnjar (come si pronunci non lo so, per

cavarmi dai guai l'ho sempre rispetto-

samente chiamato "professore") e lafrenetica dottoressa Maggiani che scat-

ta fotografie, insegue delfini, si tuffaper studiare i cetacei nel loro ambiente

naturale, nuota a delfino per simpatia

con gli animali che, evidentemente,

presume esperti in nuoto umano, colla-

bora in cucina, chiama circa 25 perso-

ne al cellulare rimbottandone almeno 2

(ma i dati non sono completi).Progetta, anche lei, di arruolarsi nel

C.F.V.A., invita l'equipaggio ed i pas-

seggeri a scrutare il mare con maggiorattenzione per individuare i tanto sospi-

rati cetacei, parla a mitraglia con una

velocità tale che, se fosse presente,

esalterebbe il Maresciallo Daveri, fi-nalmente contento per aver trovato

un'avversaria degna di lui. mi sprona.

una volta awistati i delfrni a scattare

ancora qualche immagine senza sapere

che le foto le pago io e, di conseguen-

za. tendo un po' ad economizzare e.

poi, a dirla tutta, dopo 20 - 25 immagi-ni in rapida successione mi stuferei

(forse) di fotografare Anna Falchi, fi-guriamoci un pur simpatico delflno.

La vulcanica ricercatrice, inoltre,manda in crisi il povero dottor Orrù

che, virginalmente preoccupato di ciòche potrebbe dire la gente, la invita,

con varie perifrasi, a non stare in bikinisulla tolda dell' 'Alase" per paura che imaligni accusino la Forestale di spreca-

re i soldi del conribuente.

Uequipaggio non è d'accordo con

l'ufficiale, sia per ragioni estetiche (a1-

la lunga si sono stufati anche loro diguardare delfini) sia per ragioni logi-che: ci attacchino pure sui giomali, sia-

mo ben in grado di replicare ai pen-

naioli che non è costume del C.F.V.A.

imporre alcun tipo di abbigliamento ai

ricercatori universitari ospitati sui no-

stri mezzi a scopi scientifici (e che dia-mine!). La Maggiani si riveste impe-

dendo alla polemica di prendere consi-

stenza. Si riveste anche il professore,

ma nessuno aveva fatto caso al fatto

che fosse in costume da bagno.

I1 mare dell'arcipelago de La Mad-dalena è una tavola su cui si muove

un'infinità di imbarcazioni, di signori(nel senso monetario del termine) digente comune, di cafoni (beh, almeno

uno c'era, visto che l'equipaggio dell''Alase" ha dovuto recuperare dalle ac-

que del golfo un grigio e galleggiante

sacchetto d'immondezza; non un gesto

di inciviltà ma una bestemmia) e dal

quale emergono, finalmente, i tanto so-

spirati delfini che, facendosi gioco del-

le statistiche sugli avvistamenti, si fan-

no vivi nell'orario segnato nella scheda

come "molto improbabile".

Si tratta di sette bestioni, veloci co-

me lampi, difficili da fotografare, deltutto irrispettosi degli sforzi di chi deve

censirli e classificarli.

Ma tant'è, come si è soliti dire: non

vi è rosa senza spine, per cui, chi ama icetacei deve mettere nel conto che que-

sti sono animali del tutto indifferenti al-le ragioni di chi li vuole studiare e fo-tografare e nulla fanno per venire in-contro alle esigenze dei ricercatori.

Alla fine, col consenso di Nettuno,Ia motovedetta fa rientro in porto con idue ricercatori soddisfatti per gli avvi-stamenti e le fotografie dei delfini; illoro entusiasmo è così contagioso che

quando mi rimproverano bonariamente

per le poche immagini scattate, non-

ostante sia lessato da l0 ore di mare

vissuto con abbigliamento da nucleo

investigativo antincendio (zubbotteddu,

jeans e scarponi praticamente da inqui-sizione domenicana su relapsi) non ho

letteralmente il coraggio di rispondere

ciò che in quel momento penso.

Anche perché, alla luce del poi, letante (per me) foto della stessa pinna didelfino divengono leggermente noiose

e, non del tutto impeccabili.

Diversamente da quelle dedicate al-le arrembatrici della motovedetta.

Page 37: 19Natura in Sardegna

Come si chiama il settimo nano di Biancaneve?

La domanda, insidiosa ed estempo-

ranea quanto basta, spiazza tutti, do-

centi e discenti, del corso di alfabetiz-

zazione informatica tenutosi in quel diTonara nella prima primavera del nuo-

vo millennio.

Domanda insidiosa, quindi, ma an-

che intrigante, in grado di rivelare mo-

struose lacune culturali; di cozzare con

tecnicismi quali "Misura di formazio-

ne" che riportano ad antiche contabilità

cerealicole (a quando gli "Imbuti" o gli"Starelli" di formazione?); di assecon-

dare curiosi contorcimenti linguisticiquali "Personale incaricato della tra-

smissione delle conoscenze" per evita-

re che il termine docente imbufalisca isindacati e ferisca il cuore dei più sen-

sibili fra i dirigenti.

Meglio, quindi, la perifrasi, che

non cambia la sostanza delle cose ma,

allo stesso tempo, rincuora i sindacati e

rinfranca i funzionari, vittorianamente

attenti alla forma, al punto da conside-

rare signorile il podice e volgare, per-

ciò immenzionabile, il suo più comune

sinonimo.

Ma, nonostante le grandi affabula-

zioni per distinguere nettamente la zup-

pa dal pan bagnato. I'angoscioso pro-

blema non può essere eluso: come lam-po si chiama il settimo nano?

Eolo, Dotto, Cucciolo, Pisolo,

Mammolo, Brontolo.

Per quanti slorzi vengano compiuti

non è mai possibile andare oltre alla

mezza dozzina, al punto che già qual-

cuno comincia a sostenere con crescen-

te sicrxezza che 1a fiaba è quella diBiancaneve ed i sei nani mentre altri,più concretamente, si mettono alla ri-cerca del nano scomparso.

Vengono così proposti, in rapida

successione, Romolo (ma vien fatto

notare che appartiene ad altro elenco disette), Tantalo, Gigolo (escluso per

dubbia moralità e un accento sulla o h-nale che 1o rende incompatibile con glialfi sei), Coccolo, Mignolo e Trottolo(che ha oltenulo i voti di tutti i presenti

meno, inspiegabilmente, di uno).

Il dubbio feroce e le ardite costru-

zioni verbali, tuttavia, non impedisco-no al corso dialfabetizzazione di Tona-

ra di essere misura di formazione seria

e ponderosa, anche se, ordinariamente,

priva di quel linguaggio comunemente

deflnito "forestalese", che condiziona

immancabilmente i corsi e i discorsi

del CFVA.

Per cui, escluso uno sporadico"nulla questua", di intensità pari al

quinto grado della scala Mercalli, pro-

nunciato da chi non sa che il Latino è

come I'AIDS, se lo conosci lo eviti,

non si ha modo di sentire nulla di par-

ticolarmente rilevante, neppure il clas-

sico'A fortori" o'A forti ori" che, a

metà strada fra un'eccessiva acidità di

stomaco ed un discorso di economia

pura, ha perso negli anni il suo signifi-cato originario per assumenle uno qua-

si esoterico.

Eolo, Dotto, Cucciolo, Pisolo, Mam-

molo, Brontolo: il settimo sfuggentissi-

mo nano continua a nascondersi, anche

perché Tiottolo ha perso rapidamente ter-

reno, dimosffando di essere tutt'altro che

coboldo canonico. Fortunatamente laprova conclusiva della misura di for-mazione (l'esame, insomma) non ha ad

oggetto I'elencazione completa ed inordine Disneyano dei sette famigerati

nani ma una più prosaica lettera in cui

una determinata Stazione scrive al-

I'Ispettora-to che, inuno scon-

volgenteempito dimodernità.cessa di es-

sere, con irimpiantidel caso,

IspettoratoRiparti-mentaledelle Fore-

ste per di-venire, inossequio a

norme non

condiziona-te dalla sin-

tesi, Servi-zio Territo-

riale Ispet-

torato Ri-partimenta-

le del Corpo Forestale e di VigilanzaAmbientale. Con buona pace dei no-

stalgici e dei sintetici.

Concluso l'esame, assorbita la bot-

ta di aver perduto il rassicurante rap-

porto col Superiore Ispettorato Riparti-

mentale delle Foreste per rapportarsi ad

un anonimo STIRCFVA, a qualcuno è

venuto il dubbio se anche il computer,

così faticosamente conosciuto. appar-

tenga al novero delle macchine sempli-

ci il cui uso è riservato alle guardie fo-restali, come dispone la Legge regiona-

le 26/85, o ai sottufficiali subordinati,

come stabilisce una discutibile prassi.

Dubbio cartesiano che, però, è de-

stinato a rimanere sterile, i detentori del

sapere e dell'esperienza (ultimamente

autonominarsi esperti in virtù del tem-

po trascorso alle dipendenze di mamma

Regione è divenuto vezzo diffuso), in-fatti, faranno in modo di deflnire 1o

sffumento informatico una macchina se

non proprio semplice, quanto meno

non diffrcilissima da usare. Specie se lausano gli altri.

Tutto ciò, in ogni caso, non aiuta a

risolvere il dubbio profondo che ha tor-

mentato queste righe: come accidenti si

chiama il settimo nano?

t'i

Il piccolo Maullu visto da Giovanni Truzzu

Page 38: 19Natura in Sardegna

Osservatorio ambientale di Giuseppe Vacca

-E,PIDE,\/IIEStudio sulf impatto di specie vegetali invasive aliene nel Mediterraneo.

Douglas Bardsley è un ricerca-tore dell'Università di Bangor nelGalles che si occupa di un progettodi ricerca dell'Unione Europea dinome, EPIDEMIE. Lo scopo diquesto progetto è quello di valutarei rischi ed i presunti impatti di pian-te invasive esotiche su una serie diisole situate ne1 Mediterranecl.

A tal fine verrà esaminata,lava-riabilità delle isole e la vulnerabili-tà degli ecosistemi. I territori insu-lari presi in considerazione dallostudio sono: Sardegna, Corsica, leisole d'Hyère, le Baleari, Lesbos e

Creta.La ricerca si basa su interviste

rivolte ad abitanti delle varie isoleper conoscere la loro opinione e co-me viene percepita la presenza "in-vasiva" delle specie aliene. Conquestionari specifici si cercherà diquantificare quali sono gli effettinegativi che minacciano la conser-

vazione della biodiversità. Il ricer-catore pone la sua attenzione sulconfronto tra le documentazioni e

le leggi specifiche esistenti in meri-to nei vari Paesi visitati.

Ci sono programmi per l'eradi-cazione o per il controllo di specievegetali invasive già in atto in Sar-degna?

Dalf incontro con I'ASS.FOR. è

emersa la disponibilità dell'Asso-ciazione ad una fattiva collabora-zione con il ricercatore DouglasBardsley dell' Università del Galles,per la divulgazione delle problema-tiche del progetto EPIDEMIE.

Da questo colloquio è emersoche non si conoscono le specie ve-getali oggetto dello studio, in quan-to esse sono parte integrante delpaesaggio.

Non tutti sanno che a questa

schiera appartengono l' ailanto, l' a-cetosella (che ha modificato pro-

fondamente il paesaggio sardo ren-dendolo per certi versi più "allegro"ma anche più monotono, con gros-so svantaggio per la biodiversità),la lantana (che in Australia si è dif-fusa a tal punto di costringere le po-polazioni a lasciare le terre invaseed a trasferirsi altrove).

Non meno importante è lo svi-lupparsi della caulerpa taxfolia, al-ga di origine orientale che ambien-tatasi nel Mediterraneo, minacciacon la propria presenza, la soprav-vivenza della poseidonia con con-seguente sconvolgimento delle bio-cenosi marina.

L anno scorso, I'Associazione,in un convegno a Nuoro, aveva po-sto l'attenzione sulla necessità d'i-stituire un osservatorio ambientalepermanente per i paesi del Mediter-raneo, 1'esistenza di progetti comu-nitari come EPIDEMIE confermala necessità d'istituire il centro diricerca e osservazione ambientale,rafforzando la collaborazione tra ilCorpo Forestale e le Università.

. PRIFYSCOL CYMRU.UNIYER§ITY OT WAM§

BANGOR

School of Agriculturaland Forest Sciences

Page 39: 19Natura in Sardegna

Le grandi opere in Sardegna di Paolo Deidda

il porìte di Villa-norratr-lo

1958 - Iniziano i lavori per la cosruzione del ponte di Villanovatulo posto sul FLumendosa

Penso che un metodo per rendere

tutti noi più partecipi all'attività del-

I'Associazione sia quello di far cono-

scere ai lettori gli aspetti paesaggisti-

ci che ogni Stazione Forestale può

vantare nel territorio di propria giuri-sdizione. Vi segnalerò dunque sia siti

naturalistici che si trovano nell'ambi-to della Stazione Forestale di Isili ove

presto servizio, sia luoghi e costru-

zioni parlicolari. degni sicuramente

di attenzione.

I1 "Ponte di Villanovatulo" a cam-pata unica, è uno dei più grandi inEuropa (esso ha una lunghezza di cir-ca 108 metri ed wa altezza dal suo

basamento di 61 metri), posto sul flu-me Flumendosa, è sicuramente de-

gno di essere ammirato per le sue ca-

ratteristiche costruttive.

La sua progettazione risale al

1958 anno in cui venne sottoscritta

una convenzione fra l'Ente Autono-mo del Flumendosa, I'ANAS e la So-

cietà Ferrovie Complementari della

Sardegna per la costruzione di un

viadotto che consentisse la deviazio-

ne della strada statale 198 e del trattoferoviario Mandas-Arbatax. Con ta-

le opera si consentiva l'attraversa-mento del Flumendosa nei pressi diVillanovatulo, in sostituzione dei

vecchi percorsi tortuosi, i quali sa-

rebbero stati sommersi dalla diga, co-

struita a valle dall'E.A.F.La rcalizzazione dell'opera, già

ftnanziata dalla "Cassa per tlMezzo-giorno" nel 1953, durò circa due anni

ed in data 21 .9.1960 venne collauda-

ta, ma a causa di alcuni interventi tec-

nici aggiuntivi la consegna definitivaavvenne in data 09.08.1965.

In quella giomata il Dott. Ing. Fi-lippo Pasquini, Direttore Generale

dell'Ente Autonomo del Flumendo-

sa, "consegnò" l'opera all'ANAS,rappresentata dal Dott. Ing. Michelede Juliis e alle FF.CC., dal Dott. Ing.Giovanni Battista Spiga.

Page 40: 19Natura in Sardegna

Po.rticolare del vecchio ponte in pietra con la trave in Jerro lunga trenta metri, verrui distrutto con I'uso tlella dinamite,

La sua rcalizzazione. risalente al

primo dopo guera, rappresenta un

mirabile esempio dell'ingegno e del

lavoro italiano. La costruzione fu af-fidata alla "Società Italiana condotted'acqua", alla quale si devono le fo-tografie eseguite in corso d'opera,che mostrano il notevole impiego ditubi in ferro per l'armatura del ponte.

Le foto ritraggono, oltre alla teleferi-

ca per il traspoflo di materiale, anche

la preesistente strada con il piccoloponte in fero e parte della linea fer-rata. Il ponte in pietra, alto 38 metri,lu demolito con la dinamile. in quan-

to poteva arrecare danni all'impiantodi sollevamento dell'acqua, che do-yeya realizzarsi nei pressi. Il ponte

distrutto, rappresentava una delle piùbelle opere d'arte della linea ferrata.

Nel 1965 quando vi fu la massimapiena della diga posta a valle il livel-1o dell'acqua salì fino a pochi metridalla sommità del ponte e impressio-nante la foto che ritrae tale situazio-ne, specie paragonandola al livelloattuale. E' noto infatti, che il fiume,in considerazione dei periodi di sicci-tà, si riduce nel periodo estivo ad unrigagnolo attraversabile a piedi.

1965 - Anno di massima piena 2002 - Anno di siccità

Page 41: 19Natura in Sardegna

Lr.igi Colornbr-:Lrrì solita-rio, rna- \zero Poeta-

La copertina dell'ultimo libro di Luigi Colombu

Venerdì 22 febbraro 2002,alla presenza di luna cinquanti-na di persone, per la maggiorparte insegnanti e regionalidella Forestale, c'è stata la pre-

sentazione del libro: "Delica-tamente Giusi" del poeta LuigiColombu.

La cerimonia si è svoltanell'elegante sala del Circolo"Il giardino dei limoni" di Via

Satta, a Cagliarr, sala adomaper l'occasione da una decina

di interessanti quadri del poe-

ta, pure bravo pittore.Un breve ma esauriente

curriculum vitae dell'artista è

stato felicemente presentato

dalla poetessa e critica d'arteAnna Addis, che ha pure fatto

la vivace prefazione delle poe-

sie e che ha sottolineato come

il Poeta, anche in questo terzolibro, ci ha fatto conoscere ilmeglio di se stesso e della sua

produzione poetica.

Oltre alle liriche d'amoreampiamente commentate nel

libro, Anna Addis, a voce, ha

sottolineato la complessità delmondo interiore di Luigi Co-

lombu, la sua nascosta sensibi-

lità che 1o portano, in moltepoesie, come in "Sussulti d'es-

ser vivo" a riflessioni tenere,

forti ed amare sulla vita e sulla

malattia durante una lunga de-

genza in Clinica Aresu.

Coinvolgenti pure i versi

per il compagno d'ospedaleLuigi Frongia, nativo delleaspre montagne di Bitti"dal parlare colorito comespicchi di limone addolciti dal-lo zucchero". Di grande inten-

sità emotiva è l'ode "Povera

Sardegna che brucia" ove ilpoeta esprime, pur con moltarabbia, il forte e viscerale at-

taccamento alla Nostra Tera.Ha completato la serata la

sensibile recitazione delle poe-

sie, fatta da Cristina Serci,recitazione alternata dagli ac-

cordi di musiche lontane diun antico strumento, la "viuhe-

la de mano" del bravo maestro

Mario Murgia.Si è finito con un ricco e va-

rio buffet in un clima sponta-

neo e familiare come raramen-

te si trova in una presentazione

letteraria.

Anna Addis

Page 42: 19Natura in Sardegna

La, rnr-rs ic.a" della solida-rietàÈ. I tggl, in un paese della

provincia cagliaritana (Uta),quattro giovani amici. tutti conla stessa passione per la musicadecidono di provare le musichee i testi scritti e composti da

Matteo Pibia degli ATHENA

Matteo Pibia e da altri poetiisolani come Guglielmo Piras e

Antioco Casula detto "Monta-naru".

I1 quartetto è composto daFilippo Premoselli, 34 anni, albasso elettrico, Basilio Scalas,20 ar.tni, alla batteria, MatteoPibia, l9 anni, tastierista can-tante e autore di numerosipez-zi, Marcello Cinus, 24 anni,chrtana eleffrica.

Il primo nome di battesimo,Princess Out è sostituito, dopouna breve parentesi, dall'attaa-le "AIHENA".

Il rock melodico prodottodal quartetto di Uta piace e con-vince gli ascoltatori che hannoavuto la forhrna di ascoltarli.Questi si trasformano da subitoin veri sostenitori della bandAthena, arrivano altri amici cheraccolgono, registrandole, 1e

prime melodie e le inviano a

varie case discografiche.

Arrivano i primi concorsi, ilfestival nazionale della canzonesarda e i primi passaggi in TV.

Piccole soddisfazioni chenon fanno certo perdere la testaal gruppo musicale di Uta.

Al contrario la sensibilitàper i problemi di chi soffre, ol-tre a diventare il testo di unacanzone nel loro primo CD, di-venta un atto concreto, con ladonazione di parte dei ricavatidalla vendita del loro disco.

A beneficiare, di questo ge-sto di grande solidarietà, è ilcentro per talassemici l'Oasidell'accoglienza "S.Andrea inVillis"di Fano (PS) che ha ospi-tato e curato un loro carissimoamico ricoverato perché colpitoda anemia mediterranea.

Nel luglio del 2001 MaffeoPibia e Basilio Scalas si sonorecati nel centro (che accogliele famiglie dei malati di leuce-

mia dell'ospedale di Pesaro)per prestare la loro opera di vo-lontariato e di conforto ai nu-merosi bambini lì ricoverati.

Tra le esperienze più belle diMatteo, oltre a quest'operazio-ne di solidarietà, c'è da ricorda-re la partecipazione all'accade-mia della canzoqe di Sanremoche è l'unico concorso che per-mette ai giovani di arrivare asuonare nel famoso teatro Ari-ston di Sanremo.

Dopo aver superato diverseselezioni, è arrivato alle provesul palco del famoso teatrosanremese.

Matteo è sicuramente tra lerealtà emergenti più interessan-ti del panorama musicale sardo.Sentiremo parlare presto di luie della sua band.

Chissà... forse già dal prossi-mo Festival di Sanremo?

Maria Lqura Contu

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09126 Cogliori - Vio Pessogno - Tel. A70/6061

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