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Il periodico di informazione ambientale a cura dell'ASS.FOR.ONLUS

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Aspettando la riforma del CFVA - Sette anni dopo 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Salvatore Scriva

Una normativa forestale unificata 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Giuseppe Delogu

Di chi sono i funghi! 8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Vittorio Carcò

“Ti condurro fuori dalla notte” 14 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Claudio Maullu

Alla scoperta di un poeta 15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Anna Addis

Un forestale “Siro Vannelli” 17 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Antonio Luigi Podda

Flora Sarda - Ipotesi di valorizzazione 19 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Augusto Boi

L’autonomia energetica - il vento 20 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Domenico Cannatà

“Chiosando” su boschi e foreste 22 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Antonello Mele

NotiziarioForestaleNotiziarioForestale

wwwwww..aassssffoorr..iittPeriodico di informazione ambientale della Sardegna

a cura dell’ASS. FOR.

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Notiziario ForestaleAnno VII n. 17 - 18 Dicembre 2001 ASS.FOR. editore libera associazione senza fine di lucro fondata dagliappartenenti al C.F.V.A. nel 1994.

Direttore ResponsabilePaolo Pais

Questo giornale è stato realizzato da:Salvatore Scriva, Alberto Sattanino,Giuseppe Vacca e Sergio Talloru.

StampaSolter - Cagliari

Foto di copertinaGavino Spanu

Il Notiziario Forestale è inviato a tutti isoci dell’ASS.FOR. e agli abbonati

Abbonamenti e contributi:Lire 60.000c.c.p. n° 21970090 Cagliari

ASS. FOR: c.p. n. 50 Cagliari centro09124 CAGLIARITel. e fax 070 502153 Cell. 348 4717997 Sito internet: www.assfor.itE-mail: [email protected]

Sito internet dell’ASS.FOR.: “Novemila visitatori” 24 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di Giuseppe Vacca

Gli autori si assumono la piena responsabilità di ciò

che scrivono anche di fronte alla legge.

La direzione editoriale per qualsiasi insindacabile

motivo può ridurre o rimaneggiare gli scritti.

Il giornale può in qualsiasi momento utilizzare il

materiale ricevuto anche riutilizzandolo.

Il materiale fotografico inviato al giornale viene

restituito solo su richiesta degli autori.

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Le finalità e i propositi del-l'ASS.FOR. sono di tutelare inogni campo, gli interessi profes-sionali di una categoria di lavora-tori "i forestali" le cui vicendehanno subito alterne fortune nelcorso di centocinquanta anni epiù di attività. Per sentir parlare di Forestali inSardegna, dobbiamo spostare lelancette della storia al lontanissi-mo 14 settembre del 1844, quan-do il Re Carlo Alberto con le"Regie Patenti" approva "il rego-lamento per il governo dei boschidi Sardegna", le cui cure sono af-fidate ad una "speciale ammini-strazione"…quella speciale am-ministrazione di ieri, si chiamaoggi Corpo Forestale e di Vigi-lanza Ambientale ?!.Il punto interrogativo è d'obbli-go di fronte alle confuse regoleche amministrano i forestali e laforestazione in Sardegna oggi:vedi le vecchie leggi regionaliancora vigenti, in attesa di conti-nue riforme, il non recepimentodi leggi nazionali di organizza-zione del settore, i disegni di leg-ge che giacciono in Commissio-ne sepolti da continue crisi dellenumerose Giunte Regionali, ledelibere delle diverse Giunte chesi susseguono, volte a modificaree ritoccare ciò che è stato decisoprecedentemente. Il punto esclamativo, è per gliottimisti che credono ancora e sibattono con caparbietà per affer-mare la necessità di fare una ri-forma organica per il Corpo Fo-restale, per farlo diventare unastruttura sempre più specializzata

in grado di affrontare e prevenirele vecchie e nuove emergenzeambientali che minacciano la no-stra terra.Il punto serve per ricominciareda capo su quello che dovrà esse-re il lavoro del "forestale oggi",per garantire alle generazioni fu-ture un domani più verde, per fer-mare la distruzione degli incendi,per sconfiggere il processo di de-sertificazione che avanza, l'inqui-namento e gli abusivismi di variogenere.L'Amministrazione Regionaledovrebbe quindi:- riqualificare le strutture che inquesti anni hanno gestito le risor-se ambientali senza un reale indi-rizzo;- riorganizzare l'amministrazionedelle nostre foreste;- pianificare gli interventi nella"forestazione", gestirla e difen-derla in modo tale che diventiuna reale risorsa di sviluppo eco-nomico per tutti.Pertanto, per conseguire taliobiettivi è necessario un CorpoForestale specializzato, numeri-camente e capillarmente presentesu tutto il territorio, con compitidefiniti e regolamentati per gliinterventi nei vari settori di com-petenza, soprattutto per l'attivitàdi vigilanza e prevenzione delleemergenze ambientali.Mentre noi continuiamo a chie-

dere la riorganizzazione del Cor-po Forestale per difendere me-glio la nostra terra, fenomeni na-turali e malavitosi continuano acolpire il nostro sempre più po-vero territorio in una strana e

complicata alleanza. Per affrontare oggi queste emer-genze ambientali, sono previstiingenti contributi per la foresta-zione, per frenare la desertifica-zione e per il risanamento dellezone inquinate. Tuttavia senzauna struttura di coordinamento egestione complessiva dei fondi sirischia che tutto continui ad an-dare in fumo…!Tra le riforme importanti delprossimo governo regionale ri-proponiamo quindi l'urgenza dimettere mano con coraggio poli-tico al problema dei forestali. Sono già in discussione nella pri-ma Commissione del ConsiglioRegionale due leggi fondamenta-li che riguardano sia il Corpo Fo-restale e di Vigilanza Ambientaleche la forestazione. Sfogliando qualche vecchia pa-gina di storia come il "Primoregolamento per il governo deiboschi in Sardegna si trovanointeressanti suggerimenti perindicare in un'unica legge fore-stale, la definizione di bosco,chi e come (il C.F.V.A.) deveamministrarlo, decentrando aicomuni l'attività di gestione deicantieri.Attualmente l'ASS.FOR. si pro-pone di affrontare i problemi e leprospettive di sviluppo del CorpoForestale. C'è già un nostro gior-nale il Notiziario Forestale, unsito su Internet: assfor.it, stru-menti legittimi per continuare abatterci e a difendere il lavoropiù bello del mondo in difesa del-le foreste e dell'ambiente dellanostra regione.

“Sette anni dopo”di Salvatore Scriva

Il 17 dicembre del 1994 nasce ad Oristano l'ASS.FOR. l'Associazione degli appartenenti al Corpo Forestale e di VigilanzaAmbientale della Regione Sardegna.

Aspettando la riforma del CFVA

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Una normativa forestale unificata

di Giuseppe Delogu

“Se questo villaggio diventerà una città, e prima o poi lo diventerà, voglio saperecon esattezza che città dovremo preparare”

Marcello Fois, "Sempre Caro", Il Maestrale, Frassinelli, 2001

Aspettando la riforma del CFVA

Premessa.La recente pubblicazione del D. L.vo227 del 18 maggio 2001, "Orientamentoe modernizzazione del settore forestale,a norma dell'art. 7 della L. 5 marzo 2001n° 57" sulla G.U. del 15-06-01 segue dipochi mesi l'emanazione della L. 21-11-2000 n° 353 "Legge quadro in materia diincendi boschivi" e di oltre un anno l'al-tra norma di legge in cui il bosco ( e leforeste) vengono riconfermati come be-ne categoriale tutelato per legge: D.L.vo29-10 1999 n° 490 (riedizione della L.431/85).Si tratta di tre testi importanti di normenazionali in cui il concetto di bosco (o diforeste, o di selve) è richiamato in mo-menti e condizioni diverse, che tra l'altrorisentono del contesto normativo cui lalegge si riferisce (ora in materia paesisti-ca, ora in materia di incendi boschivi,ora più propriamente forestale) e il cuisignificato in prima approssimazionepuò e deve essere considerato interscam-biabile.

Ma che cosa è il bosco?Se leggiamo l'art. 423-bis del C.P., cheha stabilito nuove pene contro gli autoridi incendio boschivo ("chiunque cagioniun incendio su boschi, selve o foreste…)non definisce per l'appunto cosa siano iboschi, le selve e le foreste.E la legge quadro in materia di incendiboschivi (L.353/00) definisce questi ulti-mi ma non i boschi.Così come non li definivano le leggi inmateria paesistica (l. 431/85, la cosiddet-ta L. Galasso e il successivo T.U. n°490/99).Dunque, ad un primo esame, appare ben-venuta la definizione di bosco introdottadal D.L.vo 227/01, art. 2 (che esplicita-mente, al comma 4, ne definisce la suaapplicabilità anche ai sensi del D.L.vo29-10-1999 n° 490).Ed è la prima volta nella normativa del-lo Stato Italiano: in precedenza l'acce-zione dei termini doveva rilevarsi dai vo-cabolario o, al più, dalla definizione

ISTAT e dalle più recenti dell'IFN, spes-so contrastanti tra loro.Vedremo più avanti quali siano gli ele-menti di tale definizione.Se non chè, il D. L.vo 227/01, giunto altermine di lavori convulsi del Parlamen-to in fine legislatura, non ha prodottouna certezza delle definizioni .Lo stesso testo normativo infatti, nel de-finire "nelle more dell'emanazione dinorme regionali" una precisa espressionedi che cosa debba intendersi per bosco,

rimanda "entro dodici mesi" alle Regio-ni la loro definizione di bosco e la defi-nizione di :a) I valori minimi di larghezza estensio-ne e copertura necessari affinché un'areasia considerata boscob) Le dimensioni delle radure e dei vuotiche interrompono la continuità del boscoc) Le fattispecie che per loro natura par-ticolare non sono da considerarsi bosco.In questo quadro è possibile:1. Che le regioni non adottino alcuna defi-nizione avvalendosi di quella dello Stato2. Che le Regioni adottino diverse defi-nizioni non perfettamente comparabilitra loroIn entrambi i casi appare difficile deli-neare un quadro di omogeneità su basenazionale al fine di rispondere alle esi-genze di censimento inventariale (e car-tografico) e di rispetto degli impegni diStrasburgo, Helsinki e Lisbona.Dunque, la prima importante considera-

zione da fare è che, in assenza di chiarae in equivoca definizione, non appaionoapplicabili le norme contro gli incendiboschivi, le norme paesistiche, le stessenorme penali.Tale fatto, può costituire una seria diffi-coltà per gli effetti di rilevanza penale incaso di danni o alterazioni permanenti albene tutelato" bosco" (o foresta, o sel-va): una stessa fattispecie di incendio, adesempio, interessando la stessa tipologiadi vegetazione in due regioni diverse,potrebbe essere in un caso consideratoincendio boschivo e nell'altro caso no,qualora si adottassero diverse definizioni(ad es. nella percentuale di copertura di-versa: 20 o 40%): è d'altra parte chiaro, ameno di diverse interpretazioni in mate-ria da parte della magistratura, che fattasalva la facoltà delle Regioni di definirein modo diverso (per finalità ammini-strative) il bosco, per gli aspetti penali ilgiudizio della Magistratura non potrànon poggiare sulla definizione che loStato ha dato nel D. L.vo 227/01.Dunque, dal punto di vista della certezzadel diritto, non pare particolarmentescandaloso ritenere che una definizioneregionale non dovrebbe discostarsi dimolto da quella statale, riservandosieventualmente solo alcune specifiche le-gate alla tipologia della vegetazione delterritorio.Ma veniamo al dettaglio della definizione.Il testo del d.L.vo 227/01 recita:" Nelle more dell'emanazione delle nor-me regionali di cui al comma 2 e ove nondiversamente già definito dalle regionistesse si considerano bosco i terreni co-perti da vegetazione forestale arborea as-sociata o meno a quella arbustiva di ori-gine naturale o artificiale, in qualsiasistadio di sviluppo, i castagneti, le sughe-rete e la macchia mediterranea, ed esclu-si i giardini pubblici e privati, le albera-ture stradali, i castagneti da frutto in at-tualità di coltura e gli impianti di frutti-coltura e d'arboricoltura da legno di cuial comma 5. Le suddette formazioni ve-getali e i terreni su cui essi sorgono de-

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vono avere estensione non inferiore a2.000 metri quadrati e larghezza medianon inferiore a 20 metri e copertura noninferiore al 20 per cento, con misurazio-ne effettuata dalla base esterna dei fusti.E' fatta salva la definizione bosco a su-ghera di cui alla L. 18 luglio 1956 n°759. Sono altresì assimilati a bosco ifondi gravati dall'obbligo di rimboschi-mento per le finalità di difesa idrogeolo-gica del territorio, qualità dell'aria, sal-vaguardia del patrimonio idrico, conser-vazione della biodiversità, protezionedel paesaggio e dell'ambiente in genera-le, nonché le radure e tutte le altre super-fici d'estensione inferiore a 2000 metriquadri che interrompono la continuitàdel bosco".

Deve essere subito rilevato che questadefinizione formale rappresenta un com-promesso più che dignitoso tra le "vec-chie" definizioni (I.F.N.,1985) e le nuo-ve proposte lanciate al II Congresso Na-zionale di Selvicoltura di Venezia(1988) con riferimento ai concetti dellaFAO, al W.F.I..2000 ed in generale alleteorizzazioni di scenario in applicazionedei protocolli di Kjoto, Helsinkj, Lisbo-na.Come rappresenterò meglio più avanti,una analoga definizione , sostanzialmen-te ispirata dall'I.F.N. 1985, è già statamutuata, in via amministrativa, dalla Re-gione Sarda con la Circolare 16210 ap-plicativa della L.431/85.In questo senso nulla di particolarmenteinnovativo viene ad essere introdotto.Tuttavia alcuni elementi di riflessione ri-guardano la situazione della nostra isola:

· La conferma, nel definire le sugherete,della norma introdotta con la L. 759/56:questa ha già subito circa 40 anni orsonogli strali della Corte Costituzionale in re-lazione alle competenze primarie delloStatuto della Regione Sarda, rendendopossibile la emanazione della L.R. 13/59e successivamente la L.R. 37/89 e laL.R. 4/94.

Ma ciò ha contribuito ad un progressivoallontanamento della definizione di su-ghereta dall'ambito forestale, avvicinan-dola oltre misura all'ambito agrario e: èopportuno cogliere la sollecitazione delD.L.vo 227/01 per riscrivere in terminiforestali la "burocratica" e ingestibiledefinizione della L.R. 4/94.· Delle macchie mediterranee occorresenza dubbio enucleare dalla definizionedi bosco quelle situazioni ecologicamen-te compromesse, e peraltro luogo di for-te conflittualità con il mondo pastorale,che sono causa frequente di incendi e co-munque non idonee a dare luogo a suc-cessioni dinamiche evolutive a bosco: sitratta dei cisteti associati a sporadiche al-tre specie della macchia, anche se concopertura superiore al 50%, a meno chenon si trovino in aree agronomicamentenon utilizzabili (pendenze eccessive,suolo sottile) e il cui mantenimento pos-sa svolgere in modo adeguato una prote-zione del suolo dall'erosione.

La definizione del D.L.vo 227/01 poi in-troduce ulteriori specificazioni impor-tanti:Nell'art. 2, comma 3, tra l'altro, sono as-similate al bosco "le aree forestali tem-poraneamente prive di copertura arboreae arbustiva a causa di utilizzazioni fore-stali, avversità biotiche o abiotiche,eventi accidentali, incendi".

Al comma 5 compare una definizionesecca e inequivoca di arboricoltura da le-gno che in parte pone fine a tante incer-tezze del passato e consente un chiaro in-quadramento di una serie di popolamen-ti artificiali obiettivamente non ascrivi-bili a bosco (si pensi agli eucalipteti inarea irrigua, o a pioppeti specializzati inpianura ), mentre la formulazione del te-sto, differente da quello proposto dal-l'AISF, può ingenerare nuovi equivoci inaree interessate dal vincolo idrogeologi-co (si pensi a certi impianti a P. radiatain aree montane, la cui utilizzazione puòprevedere non necessariamente la rever-

sibilità della coltura ma la sua evoluzio-ne da coltura arborea a bosco misto veroe proprio).Tralasciando per il momento l'analisi dialtri aspetti pure importanti (rimboschi-mento compensativo, promozione delleattività selvicolturali, disciplina delle at-tività selvicolturali,materiale forestale dimoltiplicazione) occorre evidenziare, tral'altro, la ambigua attribuzione di re-sponsabilità - non meglio definita - traMinistero dell'Ambiente e MIPAF inmateria di competenza alle politiche fo-restali, che ancora lascia aperto il dubbiodi un mancato raggiungimento della or-ganica autonomia della materia forestalerispetto alla "grande madre" dell'agricol-tura e che riverbera ancora oggi i suoiproblematici effetti anche nell'organiz-zazione amministrativa concreta, in par-ticolare quella della Regione Sarda.

La situazione in SardegnaQuale è dunque oggi in Sardegna lo sce-nario per l'applicazione strategica delletre norme forestali (la cui comprensionee corretta interpretazione, tra l'altro, puòobiettivamente concorrere a ridare signi-ficato e valore sostanziale alla denomi-nazione forestale attribuita al C.F.V.A.)?Oggi possiamo segnalare i principaliproblemi che ci pare di rilevare nel con-fuso quadro legislativo ed organizzativodell'Amministrazione Regionale, per laquale occorre un serio e sereno ragiona-mento, se si vuole davvero partecipare aldibattito concreto sulle strategie di poli-tica forestale aperte nel mondo a partireda Helsinki, Rio, Kioto, Bonn.Intanto: a) Assenza di una legge forestale regio-nale (in un quadro di notevole prolifera-zione di leggi regionali in materia negliultimi anni)b) Definizione di bosco derivata in viaamministrativa dal Piano Regionale AIBdi cui alla L. 47/75 e recepita dalla Circ.16210 del 2-07-1986 dell'Ass.to P.I. del-la RASc) Notevole proliferazione di soggetticompetenti all'emanazione di autorizza-zioni in materia forestaled) Assenza di una politica programmatain materia forestale e frantumazione del-le competenze (con veri e propri vuoti diattività e, per contro, duplicazioni dan-nose).e) Carenza di protocolli di collaborazio-ne tra Assessorati diversi (Agricoltura,Difesa dell'Ambiente) soprattutto in re-lazione ai finanziamenti comunitari ( inparticolare 2078/92 e, oggi, 1257)f) Difficoltà di comunicazione all'internodello stesso Assessorato della Difesadell'Ambiente in materia di difesa idro-

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geologica del suolo (rapporti tra L.183 eR.D. 3267/23)g) Inapplicazione di parti importanti dileggi speciali (L.R. 4/94 sulla sugheri-coltura) per assenza di regolamento o perriedizione di leggi abrogate (ex-L.R.13/59 reintrodotta nella L.R. 21/00).h) Difficoltà di coordinamento della ri-cerca, in primo luogo tra strutture fore-stali regionali (CFVA, EF) e StazioneSperimentale del Sughero con l'Univer-sità e ricadute nel territorio.Nel rapporto del C.N.E.L. "L'evoluzionedella politica forestale italiana dalla leg-ge Serpieri alle sfide europee: obiettivi estrategie", (Roma, maggio 2000), emer-ge che "attualmente in Sardegna il setto-re è caratterizzato da una fase di fortetransizione" evidenziando in modo forsetroppo ottimistico il livello di scarso co-ordinamento tra politiche e, direi, la con-fusione esistente in materia.Sicuramente elemento di forte e repenti-na trasformazione è stato ed è in questomomento l'istituzione dell'Ente Forestedella Regione Sarda, sulle ceneri dell'A-zienda delle Foreste Demaniali della Re-gione Sarda, istituita nel 1956.Ma la transizione deriva da ben più lon-tano.Il primo elemento da considerare, rispet-to all'organizzazione amministrativa, ènel dualismo sancito con la L.R. 1/77("Norme sull'organizzazione ammini-strativa della Regione Sarda e sulle com-petenze della giunta, della Presidenza edegli Assessorati Regionali"), in cui lamateria forestale appare ripartita (in as-senza di definizioni e delimitazioni chia-re) tra l'Assessorato della Difesa del-l'Ambiente (Foreste e Parchi) e dell'A-gricoltura e R.A.P. (Arboricoltura e Fo-restazione produttiva); in pratica all'Am-biente per circa 20 anni è spettato il com-pito di gestire e programmare la attivitàforestale pubblica (cantieri di rimboschi-mento, AIB) degli Ispettorati del CFVAe dell'AFDRS, all'Agricoltura la "fore-stazione privata".In particolare in quest'ultimo Assessora-to sono confluiti dal 1994 in poi i pro-getti Comunitari del Reg. CEE 2080/92e 2078/92, con un coordinamento di pro-cedure talvolta conflittuale e inefficace(basti evidenziare che i soggetti chiama-ti all'istruttoria dei progetti sono, in di-verse fasi, l'ERSAT, il CFVA, lo stessoAssessorato Agricoltura, senza uno spe-cifico chiarimento in materia procedi-mentale), che rischia di riproporsi neiprossimi anni nel Reg. 1257 e, soprattut-to, con l'avvio della L.R. 21/00, recente-mente notificata alla Unione Europea,che assegna alle competenze dell'Asses-sorato Agricoltura e R.A.P. non più sola-

mente l'arboricoltura e la forestazioneproduttiva, ma tout-court la "selvicoltu-ra" (ivi compresa la sughericoltura che,invero, la L.R. 4/94 ancora inapplicataassegnava all'Assessorato della Difesadell'Ambiente).Di più: con il D.P.G.R. n°4 del 13-01-00il Servizio Coltivazioni Arboree viene adassumere competenze in materia di "In-terventi per lo sviluppo della silvicoltu-ra", mentre i Servizi Territoriali delCFVA tra l'altro, assumono competenzain materia di "Pareri e autorizzazioni pro-getti di selvicoltura", e l'Assessorato del-la Difesa Ambiente, al Servizio tutela delsuolo e politica forestale, assume compi-ti in materia di "politiche forestali".Dunque non solo non sono risolti i vec-chi problemi del dualismo, ma sono am-plificati proprio di recente.Altro punto di interesse risiede nellamancanza di una legge regionale in ma-teria forestale, che ne delinei l'autonomiadi scenario (e non la dipendenza) dall'a-gricoltura, e nella mancanza di una defi-nizione di "bosco".Come ben appare delineato nel libro"Ambiente, Testo Unico di coordinamen-to", edito dal Formez come esito del Pro-getto TESEO curato dall'Ass.to AA.GG.Personale e Riforma della Regione e dal-l'Ass.to difesa dell'Ambiente, la materiaforestale è raggruppata sotto forma di"interventi vari in materia ambientale"attraverso parziali e episodici testi di leg-ge redatti in un arco di 45 anni .Si citano la L.R. 13/59, la L.R. 44/86, laL.R. 13/91, la L.R. 2/94, la L.R. 24/99,la L.R. 11/98.Nel Progetto TESEO non si indica laL.R. 21/00, in quanto approvata dopo laconclusione dei lavori, ma si tratta so-stanzialmente della L.R. 13/59 rinotifi-cata alla U.E.Altre materie (caccia, pesca, parchi natu-rali, cave, protezione civile) hanno avutola dignità di testi organici e riepilogativiche la materia forestale non ha avuto enon ha ancora oggi. Occorre ritornare su questo tema per se-

gnalare come invece sono nel frattempoproliferati i soggetti chiamati a disporreautorizzazioni, prescrizioni, divieti, nor-me d'uso e quant'altro, in un quadro as-solutamente incoerente, soprattutto pergli effetti relativi alla riduzione sostan-ziale delle superfici boscate e al loro de-grado.In applicazione della L. 431/85 venneemanata dalla Giunta Regionale la Cir-colare 16210 del 2 luglio 1986 in cui, difronte al problema del definire le areesottoposte a vincolo categoriale specifi-co (non risolte dalla 431/85) si attribuivaal legislatore "la volontà di rinviare alladefinizione contenuta nelle altre normedi tutela vigenti sui territori stessi", epertanto per la definizione di bosco si fe-ce apposito richiamo alla L.47/75 e, peressa, al Piano Regionale della Sardegnaper la difesa dagli incendi boschivi (ap-provato dal M.A.F., Min. Int. e Min.BB.CC.AA con decreto 14-05-1981),con le definizioni in essa contenute e conil rimando ulteriore alle Direttive per laformazione dell'I.F.N. di cui alla L.984/77.In tale contesto la questione relativa al"taglio colturale" che tanti problemi po-se negli anni passati in materia di auto-rizzazioni paesistiche, definitivamenterisolte in sede giurisdizionale, ma anco-ra di più quella relativa alle trasforma-zioni di superficie forestale in altre cate-gorie d'uso è stata "risolta" attraverso ilregime autorizzatorio dell'Ufficio Regio-nale per la Tutela del Paesaggio (Ass.toP.I.) "di concerto con le autorità prepo-ste alla tutela forestale anche con riferi-mento a territori non sottoposti a vincoloidrogeologico".Tuttavia, in sede di direttive emanate perla redazione dei P.U.C., il compito di de-finire (e cartografare i boschi nel territo-rio) è stato assegnato ai Comuni ("senti-ti gli Ispettorati Ripartimentali delCFVA") i quali, sostanzialmente, nellamigliore delle ipotesi si sono limitati aredigere generiche carte dell'uso del suo-lo in cui il bene "bosco" tutelato paesi-

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sticamente non rileva - salvo eccezioni -ed è in generale trasformato in definizio-ne ambigua quale "pascolo cespugliato",pascolo alberato", "incolto" etc. di origi-ne agro-pastorale.Peraltro, con la L.R. 28/98, come è noto,ai Comuni è assegnato il compito di au-torizzare paesisticamente in delega , tral'altro, "le attività silvo-colturali, arbori-coltura da legno, potature e manutenzio-ne del patrimonio arboreo, opere antin-cendio e fasce tagliafuoco, lavori di dife-sa forestale, con esclusione del taglio araso degli alberi d'alto fusto o cedui edelle opere di rimboschimento interes-santi superfici superiori ai 2 ha.".A parte lo sconcerto ingenerato dal ve-dere estendeso l'obbligo di autorizzazio-ne paesistica alle potature, l'arboricoltu-ra da legno, le attività silvo-colturali, ti-pica "vessatio contra cives" in controcor-rente con le norme di semplificazioneamministrativa e, mi permetto di dire,con qualche dubbio di costituzionalità,emerge con forza una miriade di ufficicomunali chiamati, seppur in deroga eper attività troppo semplicisticamente ri-tenute minori, a formulare giudizi ed au-torizzazioni paesistiche senza raccordoobiettivo con "le autorità preposte allatutela forestale" e soprattutto, con scarsacognizione del bene tutelato. E a proposito della "cognizione" del be-ne tutelato, appare ormai ineludibile ildiscorso sulla cartografia dei boschi equella degli incendi: come giustamentericonosciuto dal D.L.vo 490/99, il benetutelato non può essere solo "categoria-le" ma deve trovare riconoscimento ma-teriale in atti e documenti pubblici (lacartografia).Questo fatto è di fondamentale impor-tanza in Sardegna, sia per poter dotare fi-nalmente la Regione di uno strumentoessenziale di pianificazione generale, siaperché siano riconosciute le aree foresta-li , in modo non generico ma ad un buondettaglio (base cartografica C.T.R. vetto-riale in scala 1:10.000).E la cartografia dei boschi deve essere rea-

lizzata non da generici professionisti mada strutture tecniche ufficiali certificate.Questo era in passato un compito natura-le del Corpo Forestale, purtroppo nonsvolto: ma oggi questo deve ridiventareuno dei compiti tecnici più qualificantiper il C.F.V.A..Per le professionalità interne, per la co-

noscenza e la diffusione nel territorio daparte della struttura, per la sensibilità altema si deve poter con nuovo slancio la-vorare a questo obiettivo, di pubblicautilità e di straordinario orizzonte cultu-rale: uno strumento realizzabile che su-peri la discussa discrezionalità che taloraviene attribuita al CFVA nell'espleta-mento delle attività di controllo.D'altra parte una buona cartografia cheassuma il carattere di ufficialità e atten-dibilità può essere utile per conoscere evalutare:· La rilevanza paesistica dei boschi· La identificazione dei boschi da sotto-porre a difesa AIB· L'accertamento dei boschi percorsi daincendio· La programmazione dei piani di gestio-ne (o assestamento) dei boschi pubblici· Il dimensionamento della biodiversità· La definizione delle aree forestali confunzione idrogeologica· La definizione della aree forestali confunzione produttiva· La definizione delle aree forestali confunzione naturalisticaAttraverso il potenziamento delle attivi-tà già in essere il CFVA è il naturale can-didato a gestire questa attività in modomoderno, selezionando al suo internotutte le professionalità necessarie, anchecon autoapprendimento, costruendo stu-menti pubblici di informazione (ad es. ilG.I.S.) che possa anche costituire la baseper un sistema di qualità certificata del-l'attività amministrativa.Il terzo grande ambito di temi è quello

relativo all'"eredità" del R.D. 3267/23.A livello nazionale è nota la frantuma-zione di competenze in materia di proce-dure autorizzatorie in aree vincolate ai

sensi del Tit. I del R.D. 3267/23: Comu-nità Montane, Province, Comuni o As-sessorati Regionali da regione a regione,con proprie leggi di recepimento hannosostituito in vario modo i "Comitati fore-stali".In Sardegna, non di meno, la situazioneappare di difficile interpretazione.La tutela del suolo, oltre alle competen-ze attribuite per legge 183/89 a Provincee Comuni, non appare chiaramente defi-nita all'interno degli stessi Assessorati: ilcitato D.P.G.R. n° 4 del 13-01-00 indivi-dua infatti in capo all'Assessorato dellaDifesa dell'Ambiente, Servizio tutela delSuolo e politiche forestali, la funzione di"Pianificazione e programmazione inmateria di tutela del suolo" , Prevenzio-ne del rischio idrogeologico e istruttoriatecnica", "Finanziamenti contributi inmateria di tutela del suolo".Lo stesso D.P.G.R. tuttavia pone in capoai Servizi Territoriali del CFVA (altraDirezione Generale dell'Ass.to Ambien-te) la funzione tecnico-amministrativadel "Vincolo idrogeologico e per altriscopi", così come peraltro la legge istitu-tiva del CFVA (L.R. 26/85) attribuisce alcorpo la "Tutela del suolo contro l'ero-sione".Tanti soggetti, nessuna attività concretaper il riordino della materia.E dire che oggi nessuno può sostenere -come nel passato - che in Sardegna nonesiste il rischio idrogeologico.Gli eventi di Capoterra, del Sarrabus,dell'Ogliastra, di Olbia, di Bosa nellecronache di questi ultimi anni lo stanno atestimoniare. Allo stato attuale appare necessario pro-cedere un chiaro riordino delle relativecompetenze, nel senso che, quanto me-no, le funzioni centrali dell'Assessoratodovrebbero caratterizzarsi nel senso del-l'indirizzo e quelle del CFVA in sensotecnico-amministrativo (istruttorie, deli-mitazioni, revisioni del vincolo).Segnalo che la legge istitutiva dell'EnteForeste (L.R. 24/99, art. 9) timidamentefa cenno al fatto che "restano di compe-tenza dell'Amm.ne regionale (chi?) l'in-dividuazione dei terreni da vincolare,l'imposizione del vincolo,il rilascio delleautorizzazioni e dei nulla osta concer-nenti i terreni sottoposti a vincolo idro-geologico".Certamente occorre definire con chiarez-za l'obiettivo di completare, dopo 70 an-ni, la delimitazione del vincolo su ampiesuperfici montane attualmente prive divincolo, superando i vincoli "impropri"(Ordinanze, piani di coltura e conserva-zione etc.), dando a tale attività il valoree l'autorevolezza dello studio completoed interdisciplinare così come è richiesto

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dalle attuali conoscenze scientifiche e leesigenze del territorio.Il riferimento al territorio peraltro appa-re necessario nei riguardi della fortespinta edificatoria non solo nelle costema, sempre di più anche nelle zone in-terne, con standard di consumo di suoloe erosione di superfici forestali decisa-mente più elevati, in ragione dell'aumen-tato "benessere".Lo strumento dell'art. 7 del R.D. 3267/23non appare più efficace e certamente ri-chiede un corretto sostitutivo, così comepare di rilevare in alcuni dispositivi delD.L.vo 227/01 (Rimboschimento com-pensativo).Un quarto scenario - non minore - ri-guarda poi le politiche forestali propria-mente dette, dai rimboschimenti, alle ri-costituzioni boschive, alla costituzionedi boschi e arborei da seme, alla sugheri-coltura come specifico tema regionale.E ancora il recepimento e l'adeguamentodella 269/74 in materia di materiale dipropagazione forestale, la ecocertifica-zione di qualità nella gestione forestalesostenibile dei nostri boschi, l'adozionedi piani di assestamento per molti scopi.Il legislatore regionale ha assegnato unimportante ruolo all'Ente Foreste dellaSardegna, come soggetto concreto direalizzazione di tali attività ("forestazio-ne pubblica"), ma questo non può basta-re: esiste tutto lo scenario dei boschi de-gli Enti pubblici (Comuni, C.M.) dei pri-vati, entro cui la realizzazione dei pianidi assestamento e dei piani economici di-venti strumento moderno di promozionedella selvicoltura e selezioni l'imprendi-toria forestale seria, non stimolata dagliincentivi ma da corrette forme di gestio-ne del bosco, bene economico oltre chedi protezione.Occorrono priorità, ed in questo losguardo corre immediatamente ai pianidella L.353/00 in materia di protezionecontro gli incendi boschivi.Riconvertire i boschi verso formazionimeno aggredibili dal fuoco, conversionidi cedui in alto fusto o semplicemente ilritorno all'utilizzazione razionale dei ce-dui (e non il loro abbandono), infrastrut-turazione non anarchica ma territorial-mente definita (fasce parafuoco, fuocoguidato stagionale, laghetti collinari, po-stazioni di vedetta e quant'altro, compre-sa la loro sistematica gestione).Programmazione organizzata e attiva delfuoco controllato da inserire nella pro-gettazione della gestione dei boschi co-me elemento di controllo della biomassacombustibile; progettazione e controllodel pascolo guidato entro i boschi, concalcolo dei carichi sostenibili e costru-zione di un protocollo di "pacificazione"

con il mondo pastorale come funzione diprevenzione antincendio.Definire il ruolo del volontariato (ed ec-co immediato il riferimento alla Prote-zione civile come interfaccia operativadel Corpo Forestale) nel presidio del ter-ritorio, nella formazione, nell'educazio-ne e nell'aggiornamento professionale.In questo senso mi pare importante poterraccordare, almeno con esempi e espe-rienze locali, il volontariato con la "ma-nutenzione del territorio", intendendocon questo non la concorrenza del vo-lontariato a danno della mano d'operastagionale bensì il coinvolgimento deiproprietari dei terreni - con il supportodel CFVA - per la pulizia delle strade dicampagna, per la realizzazione di retidiffuse di captazione dell'acqua a bassoimpatto ma di enorme utilità, per la in-formazione e promozione dell'ambienteforestale.D'altra parte occorre cogliere il momen-to della transizione per pensare eventual-mente non tanto a mano d'opera genericada gestire attraverso i meccanismi usualidi assunzione circoscrizionale ma a per-sonale formato appositamente (ausiliaridel CFVA) attraverso corsi da realizzare,magari, nella istituenda Scuola di Forma-zione del CFVA, corsi che preparino levedette, gli autisti e gli operatori di auto-botte (squadre di lotta), gli operatori delfuoco guidato (squadre di prevenzione).

RiflessioneSi parla di "riforma del CFVA": und.d.L. è stato presentato dalla G.R. allacompetente Commissione Regionale perla presentazione in aula.E' possibile parlare di riforma senza toc-care i cardini, il cuore della attività, sen-za riflettere in termini di "eccellenza"sulle prospettive dei prossimi decennidella nostra organizzazione?E' possibile invece che una seria riformavenga pensata e costruita sulla base del-le funzioni e delle professionalità da po-tenziare, da "inventare" in taluni casi,per rispondere alle domande che la so-cietà civile comunque pone?.Io credo che questa seconda ipotesi sial'unica percorribile.E allora lavoriamo al programma, allarealizzazione delle idee, all' "utopia con-creta" della nostra missione.Traiamo insegnamento da quanto di po-sitivo viene fatto in altre parti del mon-do, ma valorizziamo anche quanto di po-sitivo abbiamo già saputo "inventare" erealizzare nei decenni.

Che fare?La idea che ho maturato è quella di alza-re lo sguardo oltre le misere contingenze

dell'oggi e interpretare i segnali innova-tivi del mondo forestale nazionale emondiale e costruire le premesse per unlavoro dell'istituzione CFVA, d'intesacon altri soggetti ma mai subalterni, chesappia rispondere alle istanze legittimedei cittadini in materia di promozione emiglioramento del sistema forestale, chesuperi gli appesantimenti burocratici esnellisca le procedure, concorrendo in-somma a trasformare l'idea del"bosco/prigione" in "bosco liberato".1. L'esame della normativa nazionale eregionale rende doveroso e obbligatoriocostruire un testo unico forestale per laRegione Sardegna.a. E' necessario lanciare il disegno di au-tonomia della materia forestale rispettoalla subalternità da altri campi (agricol-tura, paesaggio, urbanistica). b. Non è opportuno puntare al recepi-mento semplice di singole leggi senzaprevedere le necessarie integrazioni e sa-perle calare nella realtà locale.c. E' invero opportuno ridefinire compitie funzioni in modo articolato, evitandoduplicità di competenze e pluralità disoggetti sul medesimo argomento ammi-nistrativo e gestionale.d. E' opportuno dotarsi di strumenti dipromozione dell'attività forestale primache di vincoli e sanzioni.e. E' comunque doveroso costruire lestrutture tecnico-amministrative capaci diproporre e gestire gli strumenti di cono-scenza e gestione del territorio forestale intermini di buona economia, di difesa (con-tro gli incendi in primo piano), di condivi-sione di obiettivi con le realtà locali.2. Pertanto cardine essenziale dovrà es-sere la integrazione fondamentale diquattro norme statali intorno alla defini-zione di "boschi, foreste e selve":a. R.D. 3267/23 e succ. modif. (fino al183/89)b. D.L.vo 490/99c. L. 353/00d. D.L.vo 227/013. In questo quadro andranno rilette,reinterpretate e riscritte (eventualmenteanche abrogate) norme non rispondential principio della semplificazione, dellachiarezza di responsabilità amministrati-va, della capacità tecnica e scientifica.4. Non ultimo, deve essere la strutturaintera del CFVA a farsi carico di questa"scommessa" di scenario, lavorando nonad obiettivi parziali e inseguendo leemergenze ma costruendo per obiettividefiniti il quadro normativo generale, dasottoporre alla Giunta Regionale nonprima di aver dibattuto al suo interno congli strumenti di cui dispone. - Per approfondire queste tematiche, nel sitoassfor.it è stato aperto un Forum dal titolo

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Il cicalino della piccola sveglia elettro-nica lo fece sobbalzare sul letto. Uscìdal sonno con fatica, ma il pensiero diuna piacevole giornata da trascorrere inescursione alla ricerca di funghi con l'a-mico di sempre, lo svegliò completamen-te. Il luogo era stato già deciso dalla se-ra precedente. Si vestì rapidamente. Incucina preparò un abbondante caffè, nebevve una parte, il resto lo versò in unthermos. Raccolse l'attrezzatura giàpronta, zaino con la macchina fotografi-ca, una borraccia, coltello specialistico,una penna, un taccuino e, ovviamente,un cestino. Fanatico per la puntualità,aveva già fatto il pieno per l'auto accu-ratamente parcheggiata dalla sera pri-ma sotto casa. Uscendo, notò con soddi-sfazione che era appena iniziato ad al-beggiare. Efisio era contento. Le recenti, abbon-danti piogge dei giorni scorsi avevanostemperato l'afa della lunga estate e l'a-ria mattutina aveva quel leggero, buonodore di terra umida. Le strade sgom-bre dal caotico traffico quotidiano lo re-sero ancora più euforico. Speriamo cheGavino non faccia come al solito, pensò,e non mi rovini questa giornata con i suisoliti ritardi. Gavino, invece, era già da-vanti al portone, puntuale come non mai,anche lui con lo zaino ed un gigantescocestino in mano.“ Ciao!” Salutò l'amico con voce bassa,sporgendosi un po' dal finestrino.“Ciao, Efisio. Dai, andiamo. Sono piùche mai convinto che oggi faremo "mat-tanza"!”“L'ho capito.”“Da cosa?”“ Dal cestino. Quando mai ne hai porta-to uno così grande, tu che non vorrestiportare nemmeno il coltello!”Sistemato il bagaglio sul sedile posterio-re, Gavino sollecitò:“Cosa aspetti?”“Allora, è confermato?”“Certamente. Dopo che ci siamo sentiti,ieri sera, ho chiamato uno che conosco eche abita proprio a San Gregorio. E' pie-no di prataioli!”Mentre imboccava l'Orientale Sarda,Efisio sbottò: “E mi hai fatto alzare cosìpresto per i prataioli!”“Perché? Sono buonissimi, facili da rac-cogliere, quasi sempre ti riempiono ilcestino, cosa vuoi di più?”“Si, ma ti ricordi di come mi sono senti-to male l'ultima volta?”

“Certo che me lo ricordo, però questavolta andiamo sicuri. Ho comprato unnuovo libro che parla solo di prataioli eche spiega tutto per bene. Ci sono disegnie fotografie bellissime!”“Quando lo vorrai capire che non potraimai trovare lo stesso fungo che raccogli,rappresentato nei libri! Dimmi, da quan-to tempo hai letto questo nuovo libro?“Dall'altro ieri.”Per non incrementare la polemica, Efi-sio tacque. Per la verità i prataioli nongli erano più andati a genio da quandone aveva mangiato alcuni con un sapo-raccio disgustoso, che gli avevano anchecausato un tremendo mal di pancia edeffetti secondari spiacevoli. Aveva poiscoperto che c'erano alcune specie in-gannevoli con un nome stranissimo, san-to... “nonsocosa”, che, era vero, toccan-doli diventavano gialli ed avevano unodoraccio di varechina. Li aveva cotti lostesso credendo che fossero le sue ditaad avere quell'odore, poiché per tutto ilgiorno aveva trafficato con vernici e tin-ture. In ogni caso, pensò, cercando dicogliere il lato buono della situazione,trascorreremo una giornata piacevole.Inoltre c'era pur sempre la lecceta a duepassi che avrebbe consentito… emozionipiù intense.Rallentò, il posto giusto, gli aveva spie-gato Gavino, era prima di San Gregorio.C'erano già alcune macchine nello slar-go dove aveva deciso di parcheggiare.Impiegarono pochissimo tempo per si-stemarsi gli zaini ed il resto dell'attrez-zatura. Presero un sentiero che partivapoco più avanti che, secondo le indica-zioni ricevute, li avrebbe portati sulcampo segnalato.Camminarono per circa mezz'ora. L'in-dicazione si era rivelata esatta. Il cam-po, disteso sul fianco della collina, conqualche raro perastro contorto, era difacile accesso, senza alcuna coltura visi-bile e neppure recinzioni, lasciato al pa-scolo, come si poteva dedurre dal greg-ge di pecore che vi sostava. Le piogge avevano già prodotto il lorobenefico effetto facendo crescere unmanto erboso che era particolarmenteapprezzato dal bestiame. A prima vistanon si vedeva nulla. Non appena entra-rono, scoprirono invece che, seminasco-sti tra l'erba, diecine di prataioli di tuttele misure si rivelavano man mano cheprocedevano nell'esplorazione. Si dette-ro uno sguardo d'intesa ed iniziarono la

raccolta. Efisio, di tanto in tanto, neodorava qualcuno, lo sfregava con le di-ta, lo riportava al naso, decidendosi poia riporlo nel cestino. Questa volta sem-bravano proprio buoni. In breve, avevano riempito i cestini ametà ed era trascorsa appena mezz'ora.Entrambi pensavano già di dover torna-re alla macchina per svuotare il primocarico e gongolavano al pensiero di po-ter esibire a casa tanto trofeo. Erano co-sì intenti nella raccolta che non feceroquindi molto caso alle grida che prove-nivano dall'altra parte del campo, versola strada. Gavino sollevò appena losguardo per vedere cosa mai avesseroda urlare tanto. Il pastore, pensò, l'hacon qualche pecora. Le grida si avvici-navano sempre di più, tanto che ambe-due si girarono all'istante. Una personaveniva rapidamente verso di loro gesti-colando, ma ancora non si capiva benecosa volesse. Gavino posò il cestino aterra, continuando a ripulire dal terric-cio il fungo che aveva in mano.“Chi è, lo conosci?” “Sarà il pastore.”Gavino non era convinto e cominciava asospettare che avrebbero avuto qualcheseccatura nei prossimi minuti.Infatti, appena giunto a distanza tale dafarsi capire, l'uomo si rivolse loro contono alquanto alterato.“Cosa state facendo?”“Non lo vede, stiamo raccogliendo qual-che prataiolo. Lei chi è?”“Sono il proprietario del terreno. Chi viha concesso di entrare?”“Ma.., veramente nessuno. Da quandoin qua, per raccogliere qualche fungoc'è bisogno di chiedere il permesso?”“Allora, se nessuno vi ha permesso dientrare, uscite subito dal mio terreno!”“Senta, cerchiamo di restare calmi. Nonstiamo facendo nulla di male.” Efisiocercò di rabbonire l'uomo.“Sono calmissimo. E non è vero che nonstate facendo nulla di male. State ruban-do i miei funghi.”“Esagerato, rubando! Siamo in pienogiorno, a vista, le abbiamo spiegato chesi tratta soltanto di quattro funghi!”“Intanto non sono quattro, ma due cesti-ni ben pieni. E se siete a vista non cam-bia nulla. Vi trovate nel mio terreno estate portando via i miei funghi. Ripeto,andate via e lasciate i funghi che aveteraccolto.”“Senta, noi, come fanno tutti, siamo

Di chi sono i funghi?

di Vittorio Carcò

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sempre andati a cercare funghi dapper-tutto e non ci ha mai detto niente nessu-no. E' sempre stato così. I funghi sono ditutti. Lei è il primo a far storie.”“Forse. Ma questo non cambia niente. Ame non va che la gente entri a casa miae si porti via i prodotti del mio terreno. Ifunghi che nascono qui, anche se non liho coltivati, sono i miei e me li voglioraccogliere io. Quando e come, non viinteressa. Vuotate i cestini”La discussione stava salendo di tono erischiava di degenerare. Efisio e Gavinonon volevano che trascendesse, ma nonvolevano neppure lasciare lì i funghi cheavevano raccolto e darla completamentevinta a quel tizio. Avevano però il dub-bio che non avesse completamente torto.Si guardarono per un attimo, poi a par-lare fu Gavino che, avendo organizzatola gita si sentiva un po' colpevole.“Senta noi non vogliamo rovinarci lagiornata. Andiamo via. Ma ci consentadi dirle che si sta comportando male. E'consuetudine in tutta la Sardegna di rac-cogliere i funghi dove capita, nei terreniaperti. E' la natura che li manda e sonodi tutti. Si scordi che le diamo quelli cheabbiamo raccolto.”“Restituitemi i funghi, altrimenti vi citeròper danni!”“Lo faccia.”Efisio e Gavino, raccolti i cestini, incu-ranti delle ulteriori invettive dell'uomo,si allontanarono, portandosi via i fun-ghi. La giornata era però ormai rovina-ta. Camminarono per un po' in silenzio,avvicinandosi alla macchina. “Gavino, sei sicuro che abbiamo fattobene a non vuotare i cestini?”“No. Non sono sicuro. Sono certo peròche abbiamo preso cose di pochissimovalore e che quindi quel tizio non farànulla. Se è così attaccato a "quattro"funghi, figurati se avrà voglia di antici-pare centinaia di migliaia di lire per unavvocato!”“Speriamo bene. Però ora andiamo acasa.”

**************La breve "avventura" di Efisio e Gavi-

no, che ricostruisce in forma fantasiosaun episodio realmente accaduto, vuolesemplicemente evidenziare che è abitu-dine della maggior parte delle personerecarsi a cercare funghi nei boschi e neicampi senza nessun'altra preoccupazione

se non quella di trovare una zona che nesia particolarmente abbondante. Al più,altra preoccupazione potrebbe esserequella di arrivare prima degli altri, vistoil gran numero di cercatori che in questiultimi tempi si dedica a questa piacevoleattività. Le discussioni della sera prima,le telefonate fra amici per decidere e ac-cordarsi sulla località da preferire per l'e-scursione, i preparativi in genere, pre-scindono dalla risposta ad un quesito chequi invece si vuole esaminare un po' piùa fondo. Non ci si chiede quasi mai, in-fatti, a chi appartengono i funghi che an-dremo a raccogliere. Ovvero, chi è legal-mente il proprietario dei funghi che met-teremo nel cestino? Noi, allorché li avre-mo staccati dal terreno o da un tronco oda una ceppaia, oppure qualche altra per-sona, quale, ad esempio, il proprietariodel suolo, del tronco o della ceppaia?Generalmente siamo convinti che non

appartengono ad altri se non a colui cheper primo li raccoglie, così ci sembraperfettamente lecito appropriarcene sen-za doverli spartire con chicchessia ochiedere il permesso a qualcuno. Arriva-ti sul posto prescelto, ci si inoltra nel bo-sco o nel prato armati di cestino (si spe-ra!) e coltello e, se la stagione è statapropizia, si inizia la raccolta di ciò che laterra ha prodotto.Proprio quest'ultima considerazione, il

fatto cioè che il fungo è un prodotto del-la terra, ci consente di approfondire ora itermini esatti del problema.Secondo gli articoli 820 e 821 del Codi-ce civile (1) i frutti naturali sono quelliche provengono direttamente dalla cosache li ha prodotti e appartengono al pro-prietario della cosa stessa, anche se ilproprietario non ha fatto nulla per facili-tarne la crescita. Si potrebbe addiritturasostenere che proprio l'assenza di attivi-tà umana favorisce la crescita dei funghi.Orbene, che i funghi siano un prodotto

naturale è un dato pacifico sul quale nonvi sono discussioni di sorta. Si può ancheosservare che sono un prodotto naturalespontaneo che acquisisce un valore eco-nomico sempre più alto. La commercia-lizzazione che se ne fa, sia come prodot-to fresco sia conservato, ne è una prova.Ne consegue che, provenendo i funghidalla terra o dalle altre "cose", essi ap-partengono al proprietario della terra o diqueste cose. Ci si deve chiedere allora sesia lecito o no introdursi nei terreni altrui

al fine di raccogliere funghi o altri pro-dotti spontanei quali, ad esempio, aspa-ragi, cicoria o altre erbe commestibili ri-cercate per il loro gusto.Il quesito si pone in particolare per quei

fondi non recintati, privi in ogni modo dichiusure idonee ad impedire l'accesso de-gli estranei. In presenza di tali chiusuresarebbe, infatti, impossibile introdursi intali luoghi senza forzare gli ingressi, ilche costituirebbe un illecito.Ininfluente è inoltre lo scopo della rac-

colta, che può variare secondo gli inte-ressi che spingono le persone ad accede-re sui terreni. Interessi che possono spa-ziare dal semplice svago della gita do-menicale, alla raccolta, di funghi o altro,fatta per rivendere il raccolto, fino allaricerca dei funghi finalizzata esclusiva-mente allo studio degli stessi. A questi"interessi" dei cercatori si contrapponequello del proprietario, diretto sia ad im-pedire che i frutti del suo terreno, anchese spontanei, vengano utilizzati da altri,sia ad evitare che sul suo fondo venganocausati eventuali danneggiamenti provo-cati dall'ingresso di numerose persone, avolte poco rispettose dell'ambiente e del-la proprietà altrui. Ciò che si vuole ora esaminare è accerta-re se vi sia una norma che regoli l'attivi-tà sopradescritta, se cioè esista un "dirit-to" alla raccolta dei funghi, così comeesiste un diritto al prelievo della faunaselvatica da parte dei cacciatori, i qualipossono accedere, in forza dell'art.842(2) del Codice civile, sui fondi altrui aprescindere dal consenso del proprieta-rio. Il quesito assume particolare rilievoin Sardegna dove l'Amministrazione Re-gionale, pur potendo legiferare in mate-ria in virtù della propria competenzaesclusiva, nel momento attuale, non l'haancora fatto. Esistono alcuni disegni dilegge proposti in passato, che, in seguito,esamineremo più a fondo, che sono sem-pre decaduti non avendo mai trovato, daparte dei proponenti, l'impegno necessa-rio perché venissero adeguatamente so-stenuti e quindi definitivamente appro-vati. Neppure risulta che in Sardegnaesistano usi civici di fungatico che po-trebbero dare legalità alla raccolta deifunghi quantomeno sui territori gravatida quell'uso, legalità che sarebbe comun-que territorialmente circoscritta e inin-fluente sul quesito posto. Tale quesito siriferisce invece alla raccolta operata da

(1) Art;.820 - Frutti naturali e frutti civili - Sono frutti naturali quelli che provengono direttamente dalla cosa, vi concorra o no l'opera dell'uomo, come i prodotti

agricoli, la legna, i parti degli animali, i prodotti delle miniere, cave e torbiere. Finché non avviene la separazione, i frutti formano parte della cosa. Si può tuttavia

disporre di essi come di cosa mobile futura. (Omissis)

Art.821 - Acquisto dei frutti - I frutti naturali appartengono al proprietario della cosa che li produce, salvo che la loro proprietà sia attribuita ad altri. In quest'ulti-

mo caso la proprietà si acquista con la separazione. (Omissis)

(2) Art. 842 C:C: : Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l'esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dallalegge sulla caccia…(omissis)

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quella molteplicità di persone che, senzaalcun titolo, si recano nei campi a racco-­gliere funghi in posti che mutano conti-­nuamente sulla base di scelte personali,senza che ci si preoccupi di chi sia il pro-­prietario e cosa questi ne pensi di tale at-­tività. Si tratta, in prevalenza, di cerca-­tori micofagi che si comportano in talmodo perché così sempre è stato senzache nessuno abbia mai avuto nulla da ec-­cepire.I giuristi hanno dato soluzioni differential problema della legittimità di raccoltadei frutti spontanei, le posizioni più in-­teressanti sono due. Alcuni ritengonoche la raccolta trovi tutela giuridica nel-­l'avvenuta formazione di una consuetu-­dine, altri invece sostengono l'impossibi-­lità che tale consuetudine si formi, mache si tratti di semplice tolleranza da par-­te del proprietario.

TEORIA DELLA CONSUETUDINE

La prima teoria (3) si basa sull'esame de-­gli elementi la cui concomitante presen-­za consente di affermare che ci si trovain presenza di una vera consuetudine.Gli elementi sono costituiti dalla genera-­lità del comportamento delle persone edalla convinzione che tale comporta-­mento sia conforme a diritto e pertantolegittimo. Tale argomentazione trove-­rebbe la sua giustificazione nell'art.821del Codice civile allorché, dopo aver af-­fermato che la proprietà dei frutti natura-­li spetta al proprietario della cosa che liproduce, fa salva tuttavia l'ipotesi in cuitale proprietà sia attribuita ad altri. Adat-­tata al caso in esame, il Codice disponein sostanza che i frutti naturali, e quindii funghi, sono del proprietario del terre-­no, a meno che non spettino a personediverse dal proprietario. Quando spetta-­no ad altri? Quando c'è una norma chepreveda tale diversa proprietà. Tra que-­ste norme, sostiene la teoria in esame,possiamo annoverare la consuetudine inquanto l'art.821 nel derogare la regolagenerale di acquisizione dei frutti natu-­rali, non ha posto alcun limite alla fonteche legittima la proprietà stessa, legitti-­mazione che potrebbe appunto proveniredall'avvenuta formazione di tale consue-­tudine. Non è ovviamente questa la sede per unadiscussione giuridicamente approfonditasul concetto di "consuetudine", sia per-­ché ben altre menti giuridiche hannoampiamente trattato sotto ogni aspetto iltema, sia perché l'argomento affrontato,e cioè se la consuetudine sia applicabilealla raccolta dei funghi su terreno altrui,è limitativo rispetto alla complessità del

più ampio tema.Non resta quindi che esaminare quali so-­no le critiche principali che possono es-­sere mosse alla teoria secondo la quale laconsuetudine può essere invocata per ilfatto che l'art.821, oltre che al proprieta-­rio della cosa, fa comunque salva l'attri-­buzione ad altri della proprietà dei frutti.In effetti non può che ricercarsi nel codi-­ce stesso quando la proprietà viene attri-­buita a persona diversa dal proprietariodella cosa che ha prodotto il frutto natu-­rale. Infatti il Codice civile indica chia-­ramente la diversa proprietà dei frutti na-­turali in numerose ipotesi. Oltre al casoclassico dell'usufrutto, ne parlanol'art.771 che fa salva la donazione di be-­ni futuri se si tratta di frutti non ancoraseparati, oppure l'art.1472 che, a propo-­

sito della vendita di cose future, fa il ca-­so dei frutti di un fondo la cui proprietàviene acquistata con la separazione delfrutto stesso dalla cosa che l'ha prodotto,in perfetta sintonia con il dettato del-­l'art.821. Ancora, l'art.959 che attribui-­sce all'enfiteuta, sui frutti del fondo, glistessi diritti che avrebbe il proprietario, ol'art.1615 che attribuisce i frutti della co-­sa produttiva mobile o immobile all'af-­fittuario. Ad impedire che possa ricercarsi nellaconsuetudine il titolo dal quale deriviquell'attribuzione di proprietà ad altri,espressa dall'art. 821, è inoltre il dettatodell'art.8 delle "Disposizioni della leggein generale" che circoscrive l'efficaciadella consuetudine, peraltro chiamando-­la "uso", soltanto ai casi in cui ad essafaccia espresso riferimento la legge. Es-­sendo, quindi, la "materia" relativa allaproprietà dei frutti naturali regolata dallalegge, la consuetudine o uso che dir sivoglia, non ha potere normativo. Il legis-­

latore inoltre ha tenuto ben presente cheil valore economico dei frutti naturalipuò a volte essere tanto alto da meritareuna normativa di grado più elevato qua-­le può essere la tutela legislativa. E' bennoto infatti quali difficoltà di prova visiano circa l'esistenza di usi, non avendovalore assoluto neppure la raccolta pro-­vinciale degli usi operata dalle Cameredi Commercio.Abbiamo già visto inoltre che i requisitisui quali si basa la formazione della con-­suetudine sono la generalità del compor-­tamento e la convinzione che esso siaconforme a diritto. Sull'esistenza delprimo elemento non si può che concor-­dare. Che la raccolta su qualsiasi fondoincolto sia generalizzata è un fatto sottogli occhi di tutti. La pratica della raccol-­ta di funghi, asparagi, cicoria e altro ècosì diffusa che non può esservi dubbiosulla "generalità" del comportamento. Detto questo, meno evidente è invece ilsecondo requisito e cioè se esista ancheil convincimento che tale comportamen-­to sia conforme a diritto e pertanto legit-­timo e non contestabile da parte del pro-­prietario o titolare del diritto di uso delfondo.Esiste cioè una "convinzione di osserva-­re una norma giuridica"? Perché si formiuna consuetudine, la convinzione dellaliceità del comportamento deve essereben presente in tutti i soggetti del rap-­porto cioè sia in chi raccoglie i funghiche nel proprietario che deve sopportareche altri acceda al proprio fondo peresercitarvi un vero e proprio "diritto" diraccolta. Ambedue devono quindi essereconvinti che tale atto, la raccolta dei fun-­ghi o altri prodotti naturali, sia legittimo.Il raccoglitore entra nel fondo coscienteche può farlo perché il diritto consuetu-­dinario glielo consente, il proprietario èconsapevole di non poter impedire chetale raccolta avvenga. Il che, invece, nonè.Pur ammettendo, in ipotesi, che sussi-­stendo i requisiti già descritti si sia for-­mata, di fatto, una consuetudine di rac-­colta in terreni incolti altrui, resterebbeinnegabilmente da considerare che lamateria è già regolata dalla legge, cioèdal Codice Civile. In caso di controver-­sia quindi nessuno potrebbe invocarladavanti al giudice a sostegno delle pro-­prie ragioni o, se invocata, il giudice nonpotrebbe applicarla in quanto non richia-­mata da leggi o regolamenti. Il coesiste-­re dei due elementi già citati, forma unaconsuetudine che ha in sé una forza nor-­mativa potenziale, ma perché tale forzapossa esplicarsi nei rapporti tra persone,

(3) Prof. Andrea Pubusa -­ Relazione al Congresso di micologia tenutosi presso l'Hotel Ala Birdi in data 17/18 novembre 1984

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rapporti che abbiano già una regolamen-­tazione legislativa o regolamentare, edessere fatta valere in giudizio deve esse-­re espressamente richiamata da quellanorma legislativa o regolamentare laquale, anziché disporre essa stessa su ta-­luni rapporti, rinvia, quasi come un "com-­pletamento" o "integrazione" della rego-­lamentazione di tali rapporti, agli usi lo-­cali. Solo in questo caso gli "usi" acqui-­stano un valore normativo che va rispetta-­to e osservato. Se poi gli usi abbiano un proprio autono-­mo valore giuridico nel caso in cui si for-­mino nelle "materie" non regolate daleggi, esula dal presente scritto.Riassumendo, poiché il regime giuridi-­co dei frutti naturali e, quindi, dei funghispontanei è già regolato dalla legge ecioè dagli artt. 820 e 821 del C.C., laproprietà e quindi la raccolta degli stessinon può trovare regolamentazione in un"uso" che, per avere valore normativo,dovrebbe invece trovare nella stessa leg-­ge un esplicito richiamo.

TEORIA DELLA TOLLERANZA

Ma, allora, com'è che ci si reca tranquil-­lamente nei campi e nei boschi a racco-­gliere erbe, funghi, mirto e altro senza ti-­more di incorrere nelle "ire" dei proprie-­tari? La seconda tesi (4) che ha affronta-­to il tema in esame afferma che ciò acca-­de in quanto il raccoglitore "si mostrapiuttosto fidente in una prassi di tolle-­ranza che consapevole della titolarità diun autonomo diritto". Ecco, secondoquesta teoria, sta proprio in questa "tol-­leranza" del proprietario del fondo o deititolari del diritto di utilizzo del fondo lachiave che spiegherebbe come possa ac-­cadere che tante persone entrino nei ter-­reni incolti senza curarsi delle possibiliconseguenze. Si fiderebbero cioè del fatto che, nonavendo mai il proprietario manifestatoapertamente la sua opposizione, egli nondia alcun peso all'ingresso di altri nelproprio fondo. Inoltre sono memori del-­l'antica abitudine di recarsi nei campi al-­la raccolta dei funghi, abitudine che untempo era peraltro limitata a pochissimepersone le quali, inoltre, raccoglievanosoltanto lo stretto necessario per le ne-­cessità familiari. Il fenomeno era, oltreche limitato, ristretto a pochissime spe-­cie.Stante il ridottissimo valore del raccolto,nessuno vi faceva caso considerato inol-­tre che il diritto del proprietario di esclu-­siva utilizzazione del fondo veniva intac-­cato in modo irrilevante. Soprattutto neipiccoli paesi, poiché gli stessi proprietarisi comportavano ugualmente nei terreni

altrui, si verificava una specie di mutuo ereciproco consenso alla raccolta.Sempre secondo quest'ultima tesi, pur inpresenza di una reazione da parte delproprietario, verrebbe comunque esclusala responsabilità penale in forza del-­l'art.59 del Codice penale, ultimo com-­ma, per colui che "ritiene per errore cheesistano circostanze di esclusione dellapena", ma non verrebbe comunque menol'azione civile di risarcimento dell'even-­tuale danno.Giustamente, i sostenitori della primateoria osservano che chi va per funghi"non ritiene di trovarsi in presenza di cir-­costanze di esclusione della pena", bensìè convinto di "tenere una condotta per-­fettamente lecita".Questa teoria della "tolleranza" inoltre

non convince del tutto in quanto si basasu un atteggiamento che non è quello cheil proprietario ha veramente. Può acca-­dere, in ipotesi, che egli sia effettiva-­mente "tollerante" sulla intromissionealtrui nel fondo, ma si tratta solo di ipo-­tesi, mentre è più probabile che sia il rac-­coglitore a supporre, più o meno fonda-­tamente, che il proprietario sia tolleran-­te. A tale supposizione potrebbe essereindotto dalla mancanza di segni esterio-­ri di diniego e che vengono interpretaticome tacito assenso all'ingresso nel fon-­do, ma la cui mancanza può essere origi-­nata da tante altre motivazioni che, co-­munque, non pregiudicano il diritto delproprietario di escludere gli altri dal suofondo.In proposito, altri giuristi sostengono chela liceità dell'intromissione altrui in pre-­senza della "tolleranza" da parte del pro-­prietario deriverebbe dal fatto che essanon può indefinitamente protrarsi neltempo ad arbitrio del titolare del diritto.Insomma, si sostiene, il proprietario si

deve decidere e deve manifestare il suointendimento, o dice che non vuol fareentrare nessuno o, se tace, il suo silen-­zio è un arbitrio e lo si deve intenderecome consenso. A parte il fatto che, an-­che in questo caso, la tolleranza da partedel proprietario è frutto di mera supposi-­zione, nessuna norma obbliga il proprie-­tario a manifestare in alcun modo il suoassenso o la sua opposizione, potendoegli farlo o meno, senza che tale silenziovenga interpretato come "arbitrio" e sen-­za che, per evitare l'ingresso altrui eglisia in qualche modo "obbligato" a mani-­festare il suo intendimento.

CONCLUSIONI

Esaminate, sia pure sommariamente, ledue posizioni, si può osservare ora che,se non è mutata l'antica abitudine di rac-­colta di frutti spontanei nei terreni incol-­ti, è però mutato il numero delle personeche si dedica a tale attività. Come già os-­servato, alla raccolta operata da pochi, siè man mano sostituita una vera e propriamoltitudine di persone che, subito dopole prime piogge autunnali, si dedicanoalla ricerca di funghi. Non è infrequenteil caso di vere e proprie "colonne" di au-­tovetture che, alle prime luci del giorno,percorrono le strade che recano alle piùnote località dove, a volte, nel periododella cosiddetta "fungata", è perfino dif-­ficile trovare posto per la propria auto-­vettura. Questo gran numero di personeche percorre boschi e campi, che si in-­troduce dovunque, che salta muretti, al-­lontana siepi e chiusure provvisorie purdi introdursi nei territori, ha dato luogoad una reazione da parte di molti pro-­prietari che in ogni modo cercano di di-­fendersi da questo "assalto". In moltihanno già provveduto alla recinzione deifondi, altri si accingono a farlo. E' un fat-­to abbastanza evidente che diversi terre-­ni vengono chiusi con recinzioni che nonsi limitano più al vecchio muretto a sec-­co, ma sono costituite da palificazioni inferro e reti così alte da renderle invalica-­bili. Tali recinzioni vengono inoltre te-­nute ben chiuse con cancelli muniti dicatene e lucchetti. Inoltre non è infrequente il caso, comeper l'avventura di Efisio e Gavino, cheanche in assenza di tali chiusure e recin-­zioni, il proprietario del fondo, presentesul posto, inviti con "vivacità" coloroche si sono introdotti sul suo terreno adallontanarsi senza indugio, rivendicandola proprietà di tutto ciò che sul terrenostesso si trova. Pretesa sicuramente legit-­tima, anche in assenza di cartelli, recin-­zioni o altro, in quanto tutelata dalle dis-­posizioni del codice civile sulla proprie-­

(4) E. Casadei -­ Il regime giuridico di appartenenza dei funghi e dei frutti spontanei in genere. Giuffrè -­ 1974

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tà che attribuiscono al proprietario nonsolo il diritto di godere e disporre dellecose in modo pieno ed "esclusivo", maanche di agire in giudizio per veder rico-­nosciuto tale diritto.In definitiva, si deve concludere che, astretto rigore, chi si introduce nei terrenialtrui per raccogliere frutti spontanei lofa a proprio rischio. Se asporta tali frutti,asparagi, funghi, more o altro può essereaccusato di furto. Ove sorpreso sul fatto,deve restituire quanto ha raccolto trat-­tandosi di cose che appartengono al pro-­prietario del fondo. In questo caso nonpuò infatti sostenersi che trattasi di coseabbandonate essendo stati, i funghi, stac-­cati dal suolo al quale erano intimamen-­te legati. In pratica accade però che un diverbiocon il proprietario, che si concluda conl'abbandono del fondo "occupato", pon-­ga subito fine alla vertenza senza ulterio-­ri conseguenze, sia perché, sbollita l'ar-­rabbiatura e sopraggiunto il buon senso,se non si sono arrecati danni, tutto si ri-­solve in un alterco più o meno agitato eresta soltanto il ricordo di uno sgradevo-­le episodio. Ma da un punto di vistastrettamente legale, l'introdursi su fondialtrui ed asportarne qualunque cosa è unillecito sanzionabile.

********************Prima di passare ad un breve esame del-­le proposte di legge presentate in passa-­to, è interessante leggere alcune senten-­ze emanate in materia da un Pretore.Pretura di Dronero 23.11.1977Squarciafichi Pretore. (Omissis)Commette il delitto di furto colui il qua-­le si impossessa dei funghi nati sponta-­neamente in un bosco, ai cui limiti il pro-­prietario abbia apposto cartelli con l'in-­dicazione del divieto di raccogliere fun-­ghi. Il reato invece non sussiste ove i

cartelli di divieto siano collocati a curadel Municipio e per ordine del Sindaco.Nelle motivazioni il Pretore inoltre af-­ferma che:Né osta all'inclusione dei funghi fra i co-­siddetti "frutti naturali" l'elencazione chedi questi il legislatore ha fatto nel-­l'art.820 in quanto sia in dottrina che ingiurisprudenza si è sempre ritenuto chetale enumerazione non è tassativa, maesemplificativa.Nel caso in esame la proprietaria avevamanifestato la propria volontà di domi-­nio sui funghi in modo inequivocabilerecingendo e apponendo all'esterno inadeguata posizione ben visibile nei trattinon recintati numerosi cartelli con lascritta "DIVIETO DI RACCOLTAFUNGHI" . Continua poi il Pretore affermando chegli imputati per tale motivo erano benconsapevoli della volontà della proprie-­taria di riservarsi la raccolta dei funghi.Dopo aver inoltre accertato l'assenza diusi civici di fungatico nella località, cosìcontinua il Pretore:In mancanza di una nuova adeguata nor-­mativa, la raccolta dei funghi e dei fruttispontanei in genere è e rimane sottopostaalla regola generale del C.C. sui frutti na-­turali, nessuna incidenza potendo averesu tale regolamentazione l'apposizione dicartelli di divieto di raccolta a cura di en-­ti e comuni volti a stabilire limiti a favo-­re di determinati terzi con esclusione ditutti gli altri , (limiti) discutibili anchesotto il profilo della loro costituzionalità.Precisando infine che:Al di fuori del potere che i Comuni han-­no di regolare come meglio credono laraccolta dei funghi ed altri prodotti suiterreni di loro proprietà (e ciò nell'ambi-­to dell'uso di beni comunali) eventualiregolamenti per la raccolta dei funghinelle altre parti del territorio di proprietà

privata, non possono che ispirarsi (nellostabilire limiti) alla tutela di interessipubblici (sulla base dei poteri inerentipolizia rurale, turismo, agricoltura e fo-­reste, tutela ambientale quale conserva-­zione di specie vegetali e quindi a vinco-­lare la condotta di tutti e quindi anchedei proprietari dei terreni) per evitarediscriminazioni di trattamento fra la po-­polazione locale e fra residenti ed estra-­nei del comune.Sentenza pressoché identica è inoltrequella datata 14.1.1976 del Pretore diSerravalle Scrivia.L'assenza di una cospicua giurispruden-­za in materia è dovuta probabilmente aquanto si diceva prima a commento del-­la disavventura di Efisio e Gavino. Loscarso valore della materia del contende-­re sconsiglia generalmente dall'intra-­prendere lunghe e costose vertenze giu-­diziarie. Si possono tuttavia fare, sulla base delleargomentazioni della sentenza, alcuneconsiderazioni.La prima è che in presenza di volontàespressa del proprietario (vedi cartelli)non v'è alcun dubbio che chi, non auto-­rizzato, raccoglie i funghi su terreno al-­trui commette reato.Viene da chiedersi quale decisioneavrebbe adottato il Giudice di Dronerose la proprietaria del fondo non avesseapposto i cartelli di divieto. Tenuto con-­to che il magistrato, nella sua sentenzaha evidenziato proprio il fatto che si erain presenza dei cartelli posti in modo benvisibile, si potrebbe argomentare che intale ipotesi, cioè in assenza di una mani-­festazione di volontà del proprietario, ilraccogliere funghi su terreno altrui po-­trebbe non essere perseguito. Nel casoparticolare, probabilmente non avrebbepotuto che applicare il Codice Civile so-­prattutto in relazione al danno arrecato alproprietario, mentre sarebbe rimasta allasua "equità" la valutazione dell'esistenzao meno di un illecito di natura penale.Lo stesso Pretore infatti afferma in sen-­tenza, e ciò nell'ambito della disaminadel quesito in argomento è abbastanzaimportante, che in mancanza di una ade-­guata normativa (come accade in Sarde-­gna), la raccolta dei funghi e dei fruttinaturali in genere è regolata dagli artico-­li 820 e 821 del C.C.Eppure la Regione Sardegna, sulla basedelle proprie competenze esclusive rico-­nosciutele dagli articoli 3 e 4 dello Sta-­tuto Speciale avrebbe da tempo potutodecidere in materia e non solo al fine dideterminare se è più o meno lecito rac-­cogliere funghi sui terreni altrui, ma an-­che al fine della adeguata tutela di una ri-­sorsa dai molteplici aspetti, ecologici,turistici, sanitari etc., ma tant'è!

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Non resta che dare un'occhiata alle pro-­poste legislative in materia, alcune dellequali risalenti a diversi anni or sono e or-­mai decadute, quanto meno per esamina-­re gli orientamenti del legislatore di queltempo, tenuto conto che spesso le prece-­denti proposte legislative vengono ripre-­sentate con qualche modifica, ma sostan-­zialmente uguali nelle linee principali.

PROPOSTE DI LEGGE

PRESENTATE AL

CONSIGLIO REGIONALE

Le proposte di legge più recenti sono:Gennaio 1984 -­ Viene predisposto untesto unificato dalla sesta Commissionepermanente Urbanistica-­ Ecologia-­ Cac-­cia e Pesca, sulla base di sei progetti dilegge;;a) 19.1.1993 -­ L'Assessorato della Dife-­sa dell'Ambiente (Assessore: Dr.E.San-­na) trasmette, per l'esame e l'inoltro alConsiglio, un D.D.L. concernente la"Tutela dei funghi e regolamentazionedella raccolta";;c) 10.11.1994 -­Proposta di legge n.28 -­Disciplina della raccolta dei funghi pre-­sentata da Deiana e altri;;d) 26.1.1995 -­ Proposta di legge n.63presentata da M.A.Fadda;;e) 27.2.1995 -­ Proposta di legge n.71presentata da Diana;;f) 15.1.2000 -­Proposta di legge n.44 pre-­sentata da Deiana e altri;;g) 4.10.2000 -­ Proposta di legge n.112presentata da Marroccu e altri;;

Osservazioni

Leggendo le relazioni che accompagna-­no i disegni di legge, si nota che tutte so-­stengono la necessità e l'urgenza di unanormativa che provveda alla difesa delpatrimonio micologico sardo e degliecosistemi vegetali nei quali i funghi sitrovano. A tal fine, regolamentano le at-­tività inerenti la raccolta, le quantità pre-­levabili, il trasporto, la commercializza-­zione, etc. Ciò che qui interessa di più, tuttavia, inquanto concerne l'argomento trattato, è ilfatto che quasi tutte, in particolare le piùrecenti, prendono in esame la raccoltadei funghi nei territori altrui e dispongo-­no che la raccolta può essere effettuata"in tutti i terreni non coltivati" e che se ilproprietario vuole riservarsi la raccolta,deve apporre cartelli indicatori lungo iconfini del fondo. Ciò sembra conferma-­re due cose. Primo, che per poter entrarenei fondi altrui a raccogliere funghi è ne-­cessaria una norma di legge che legittimil'azione;; secondo, che se il proprietarionon appone i cartelli, quella che una del-­le teorie definiva "tolleranza" viene tra-­sformata in un vero e proprio diritto alla

raccolta. Stupisce tuttavia che propriol'ultima proposta, la 112 dell'ottobre2000, limiti tale obbligo per i proprietarisoltanto per la raccolta dei tartufi. E finqui la normativa è comunque apprezza-­bile perché fa chiarezza sulle problema-­tiche legali della raccolta, mentre sembrainopportuno, però condizionare tale ope-­razione, cioè l'apposizione di cartelli,non solo ad una discutibile "autorizza-­zione onerosa" che graverebbe di ulte-­riori oneri il diritto di godimento dellaproprietà e dei suoi frutti, ma anche allapresentazione di particelle catastali,mappe, cartografia, etc. burocraticamen-­te inaccettabili.Più in dettaglio, le proposte puntano so-­prattutto sulla limitazione quantitativa esul rilascio di una autorizzazione. Si vadai due fino ai quattro chilogrammi difunghi epigei per persona consentiti,mentre per i funghi ipogei la quantità siriduce a un chilogrammo. Altre limita-­zioni riguardano le dimensioni dei porci-­ni che non possono essere raccolti se ilcappello non supera i 7 centimetri. Inte-­ressante è la disposizione del comma 6dell'art.1 della proposta di legge n.28 cheesclude da ogni limitazione la specie Bo-­letus sardous, probabilmente in conside-­razione del fatto che trattasi di un fungola cui raccolta si tramanda da generazio-­ni fra le popolazioni della Sardegna e faparte di una delle pochissime specie co-­nosciute senza problemi dalla generalitàdei fungaioli, commercializzata inoltresia nei mercati, sia lungo le strade dell'I-­sola su banchetti improvvisati.Mentre è condivisibile ed opportuno chevenga rilasciato un permesso per la rac-­colta, perché attraverso di esso si puòavere il controllo dei periodi e dei luo-­ghi, lascia un po' perplessi la disposizio-­ne che obbligherebbe anche al rilascio diuna abilitazione, sia per la complessità

del rilascio stesso, basti pensare alla ne-­cessità di sostenere un esame di fronte aduna commissione provinciale che do-­vrebbe avere, secondo alcune proposte,perfino otto componenti! Neppure peresami universitari si arriva a tanto! Si de-­ve riconoscere alla Commissione assettodel territorio, che ha rielaborato le pro-­poste pervenutele, l'aver limitato allaraccolta per usi commerciali, la necessi-­tà dell'abilitazione. Se proprio si volessemantenere tale obbligo lo si potrebbe li-­mitare ad una persona per gruppo di rac-­coglitori. Si pensi ad esempio ad una fa-­migliola che sarebbe obbligata ad averetutti i componenti abilitati! E si pensi an-­che alla realtà delle fasce popolari meno"scolarizzate" alle prese con concetti og-­gettivamente difficili, alle quali sarebbepreclusa una attività attualmente eserci-­tata senza problemi.

*********Svolte queste sommarie considerazionisulle proposte di legge sopracitate, chein altra occasione potrebbero essere piùampiamente svolte, è da citare invececon particolare evidenza la Deliberazio-­ne della Giunta Regionale Sarda datata22.12.1998 n.58/81 con la quale, in ese-­cuzione dell'art.9 della legge 23.8.1993n.352, contenente "Norme quadro inmateria di raccolta e commercializza-­zione dei funghi epigei freschi e conser-­vati" e dell'art.1 del successivo Regola-­mento pubblicato con DPR 14.7.1995n.376, vengono ufficialmente istituitigli Ispettorati micologici pubblici pres-­so le Aziende USL n.2, 3, 6, 7 e 8 chehanno personale appositamente forma-­to, nonché sia di istituire successiva-­mente detti Ispettorati anche presso lealtre Aziende USL, sia di approvare leLinee guida per l'organizzazione deglistessi Ispettorati.

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"Se vuoi saperne di più", concluse lui,"ti consiglio di leggere un ottimo librosul cervo sardo, l'ha scritto un verocompetente, Enea Beccu".Il suggerimento proviene da BrunoViotti, giornalista tormentato e de-presso fino al punto di confinarsi vo-lontariamente ad Ingurtosu, ed è ri-volto all'affascinante e misteriosa(ma forse inquietante descrive me-glio il personaggio) Angela Mercier,protagonisti di "Ti condurrò fuoridalla notte", una delle ultime faticheletterarie di Giampaolo Pansa, defi-nita, nella copertina dell'edizioneeconomica "Il romanzo di un amoree di un'ossessione".L'accenno di Pansa al libro del co-mandante emerito (spero non ci siscandalizzi per un aggettivo ordina-riamente utilizzato per i vescovi e iprofessori universitari, ma sembraincongrua la perifrasi "comandante ariposo" e vagamente iettatoria quella"già comandante") del Corpo Fore-stale e di Vigilanza Ambientale, dasoddisfazione non solo al diretto in-teressato ma a tutto il Corpo che, aldi là di ogni contesa sindacale o an-tipatia personale, vede confermato ilfatto di aver avuto al proprio verticeuna persona quanto meno notevoleper cultura.Un ulteriore passo del romanzo "fo-restalmente" rilevante concerne l'in-tera struttura del C.F.V.A. che, siapure sotto l'onnicomprensiva dicitu-ra "Corpo Forestale", viene incarica-ta, insieme a Carabinieri e Polizia, diricercare il nuovamente scomparsoBruno Viotti, il quale si affanna, du-rante tutto il romanzo, a scappare darimorsi, rimpianti, paturnie ed in-quietudini varie.Troppo bravo, ricco, coraggioso,bello, magro e seduttore questoViotti per essere simpatico a chi hacoscienza dei propri mostruosi limi-ti e, magari, fatica e soffre quando

deve uscire dal binario delle mono-tone (ma tanto rassicuranti) due ri-ghe in burocratese (ad esempio: perquanto di competenza si trasmettel'allegato in oggetto specificato); lestesse che hanno fatto la fortuna diquanti, e non son pochi, col passaredel tempo, hanno maturato la con-vinzione di avere chissà quali talentiscrittorii.Resta la curiosità di sapere come sa-rebbe veramente andata se in unadelle nostre Stazioni fosse arrivata larichiesta di collaborazione alla ricer-

ca di una persona irreperibile, o perdecisione propria o per volontà degliultimi vendicativi Brigatisti Rossi,usciti dal carcere non dissociati népentiti ma imbelviti come non mai.Appare evidente senza dubbio alcu-no che, in tal caso, le Stazioni delCFVA interessate alla ricerca delgiornalista scomparso avrebberopartecipato con propri uomini emezzi ai Nuclei per la Ricerca dellePersone Scomparse nelle Zone Mi-nerarie (definiti, più sinteticamente,NRPSZM), appositamente costituiticon una direttiva riservatissima edettagliata fin nei minimi particolari,compreso il numero di cellulare cuidare tempestive informazioni.

Di tutto ciò, ovviamente, si sarebbedata notizia agli organi d'informa-zione irradiata e stampata che, sem-pre nell'ipotesi indicata dal romanzo,avrebbero predisposto articoli e ser-vizi nei quali gli appartenenti al Cor-po sarebbero stati definiti nell'ordi-ne: i Rangers; gli uomini dell'Azien-da Foreste Demaniali; i militari delCorpo Forestale; il personale delCFS; quelli della protezione civile.Ciò che i giornali avrebbero ignora-to sarebbe stata la sofferenza interio-re dei tetratricotomi (quelli che sonocapaci di spaccare il capello in 4),soliti percorrere in lungo ed in largol'alveo istituzionale per cercare unasoluzione di compromesso fra accla-rate competenze di protezione civile,dubbie competenze di P.G., necessi-tà di dare risposte all'utenza, doverinei confronti dell'organo politico, re-so particolarmente sensibile alla vi-cenda dalla stampa nazionale.I Forestali sardi, ignari che BrunoViotti è andato, nel frattempo, aportare la propria disperazione in-tellettuale ed esistenziale da qual-che altra parte (magari portandosiappresso qualche pubblicazione diSiro Vannelli sulla flora sarda,materia in cui non dimostra parti-colari conoscenze) avrebbero con-tinuato a perlustrare la zona, dap-prima con grande dispiego di uo-mini e mezzi e, poi, "compatibil-mente alle esigenze di servizio",fino ad un ineluttabile abbandonodelle ricerche.Una mattina, infine, sarebbe rimbal-zata anche sulla stampa isolana lanotizia della ricomparsa del notogiornalista, "che, dato per dispersonella zona di Ingurtosu fu attivamen-te ricercato da carabinieri, barracellie volontari" e qualcuno avrebbe ine-vitabilmente chiesto: "Chi, quelgiornalista che, per curarsi l'esauri-mento nervoso, leggeva il libro di

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“Ti condurro fuori dalla notte”di Claudio Maullu

L’ex Comandante del CFVA in un romanzo di Giampaolo Pansaambientato in Sardegna

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Sono stati presentati il 21 settembrea Cagliari presso l'Oratorio di San-t'Eulalia i libri del poeta Luigi Co-lombu. Dopo la presentazione dellapoetessa Anna Addis, le liriche piùimportanti sono state magistralmen-te interpretate dall'attrice CristinaSerci. Il 29 novembre presso il Cen-tro Sociale Michelangelo a Cagliarisi è replicata la recita di altri im-portanti versi tratti dalle due raccol-te che sono in distribuzione in tuttele librerie della Sardegna.

"Sotto la palma di viale Merello"è il titolo del secondo volume dipoesie di Luigi Colombu, un poe-ta, un uomo modesto, schivo,scontroso e sconosciuto perché

pur componendo versi fin da gio-vane, ha sempre scritto per sé,quasi per annotare, di giorno ingiorno, in un quaderno personale,i sogni, le rabbie, i disinganni, diuna persona sola, molto sensibi-le, non capita ed a cui il destinonon è stato molto amico. LuigiColombu è un'artista dai molte-plici interessi (è pure pittore) chesino a cinquant'anni è rimastonell'ombra, per poi dare alla luce,in meno di due mesi, due libri dipoesie, una novantina circa dipiccole storie di vita, scritte qua-si sempre di getto, d'impulso,ovunque, nella strada, al lavoro,dopo una notte d'amore o di in-sonnia. Poesia forte la sua, qual-

che volta trop-po realisticache nasce dauna continuainqu i e tud ineesistenziale, dauna vita tra-scorsa fino atrent'anni, quasisempre nellastrada, senza la-voro fisso, concompagnie diogni genere.Poesia tormen-tata perché si esentito e spessoancora si sente,un escluso da unmondo che vedesempre ostile.Ed ecco la sordarabbia, il doloreprofondo:

"Partirò a not-te fonda

perché non vo-

“Luigi Colombu”Tra le sue tante composizioni alcuni versi di condanna contro gli incendi in Sardegna

Alla Scoperta di un poeta di Anna Addis

"POVERA SARDEGNA CHE BRUCIA!"

"Povera Sardegna che brucia !l'ho letto scritto in rosso

nei muri anneriti di Gavoinelle bocche dispiaciute

di turisti oggi alla Standa.Povera Sardegna che brucia!

nelle sagre di paesenei pascoli e nei cantinei fazzoletti colorati

nelle tane più nascostedei cinghiali.

Povera Sardegna che brucia!nelle case di pietra

degli ovilinel sudore acre dei pastori

nelle osterienel vestito sconsacrato della sposa.

Nelle aule desertedelle scuole.

Povera Sardegna che brucia!Nel lavoro degli onesti

nelle preghiere dei devotinei santi delle chiese.E che bruci pure io

con la mia Sardegna devastata!In mezzo a tanta distruzione

non voglio più stare!E con me bruciato

arso vivo dalle fiammebrucino i miei occhi

con tutte le mie poesiecon tutti i miei morticon tutti i miei santi.

Perché bruciarenel presente

se lo paghiamo sulla nostra pelle?Qual è il disegno criminoso?

Quali gli intenti?Da oltre i notturni veli

dove abitanole velate creature

speriamo cadapresto

sottoforma della pioggiail perdono

di Dio.

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glio salutare nessuno.Troppo rancore serbo in seno...Ho consumato tutte le lacrimeinghiottito ogni feroce dileggio

tollerato ogni sofferenza..."

E il "povero menestrello di botte-ga", il "gibboso saltimbanco",come lui si definisce nella tor-mentata lirica "Muro d'ombre",cade nella depressione, in centopaure fisiche e spirituali. "Odiola notte - è una grande copertache ti copre la faccia" e poi "In-ciampando tra i sigari spenti ametà, bottiglie vuote, maglioni,camicie", arriva il delirio:

"Non posso uccidere tutti i ver-mi

che cadono dal soffitto.Molti volano e mordono.

Chissà perché i vermi hanno leali.

Danzano nella mia testaTante farfalle impazzite"

Ma rabbia, forti inquietudini,senso di solitudine, si placanoquasi completamente, quandoconosce Giusi, la donna a cui hadedicato forse, le sue più autenti-che poesie. È bella, perfetta, dol-ce come un angelo e diventerà ilsuo più grande amore, amore so-gnato, cullato nei suoi pensieri,vezzeggiato con i versi che le of-fre, le regala, come un antico ca-valiere. Giusi, pur offrendoglisoltanto amicizia, umana simpa-tia (il suo cuore è già di un altro),lo rende vivo, l'aiuta a vivere, fa-cendogli conoscere il sogno, unamore dolce '"stil novo" Basta alpoeta incontrarla un attimo ed es-sere felice e stemperare il tor-mento, le disillusioni di una vitain versi solari e freschi. Per leiscrive poesie in "punta di piedi,così delicate che mi stupisco chenon si alzino in volo". È tutta bel-la Giusi, dalla testa ai piedi, "Per-ché muovi i tuoi capelli come on-da marina che costruisce e can-cella" E le efelidi? "Il tuo bel vi-

so ricamato di polvere di stelle" -"II giorno fa brillare rare perleche splendono, dalle scarpettetrasparenti". Ed ancora:

"Andare in giro in mezzo allapazza gente

parlar di tutto e di nientepieni di sole e di mare"

Ed ora che lei è lontana, che nonpuò più incontrarla, a lei ha dedi-cato con struggente tenerezza isuoi libri:

"Potranno mai giardini ed ortie l'alba

e la brezza del mattinofarti bella come ho fatto io

con la mia poesia?"

Ma gli amori, la sensualità, gli al-tri incontri, quando non idealiz-zati, son sempre fonte di dolore erisentimento: Ed ecco Delia, Lo-rena, Marcella, Fanny, Lina: neiloro corpi che ilpoeta o meglio,l'uomo deside-ra, in contra-stanti impulsicon i sensi e lospirito, si trovasempre la stra-ziante amarezzadell'inappagato:

"Non basta ilcalore del sesso

a scacciarequel senso di

gelo.Nudi, seduti sul

letto,beviamo del-l'alcool in si-

lenzio:"

Ma oltre alle ur-la dell'anima, sitrovano nellaraccolta, alcuneliriche con no-stalgie e lan-guori di altri

tempi, dedicate a Selene, allestelle, all'aurora, al mare ed almaestrale della nostra bellissimaterra. E il poeta torna bambino,un fanciullo in un corpo d'uomo,quando parla con ingenuità diamici maghetti, di maghe, di va-scelli e pirati, di zingari e di in-dovini ciechi.Versi liberi, frantumati, inten-si, qualche volta senza un filologico, ma versi che hanno laforza della verità e che espri-mono la durezza, le difficoltà ele poche gioie del faticoso me-stiere di vivere.Ed allora ha poca importanzaqualche imprecisione, qualcheerrore lessicale, figlio di pocascuola (non di poca cultura), lacrudezza di certe immagini, per-chè la poesia di Luigi Colombu,pur senza pretese letterarie, ha ilfascino dell'uomo che sa raccon-tarsi, senza darsi risposte, senzachieder risposte. E l'incanto della

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I1 comune di Quartu S. Elena hainaugurato in località San Grego-­rio, al Km. 26,700 della SS 125,un Laboratorio di EducazioneAmbientale, costituito da un acco-­gliente edificio attrezzato per le at-­tività didattiche ed un ampio parcolungo il Rio Sa Figu Niedda. I1 parco, programmato per unprogressivo ampliamento sullependici circostanti, è ubicato nel-­le immediate vicinanze della fu-­tura area protetta dei Sette Fratel-­li ed è ricco di pregevoli esem-­plari dalla flora mediterranea, or-­dinatamente catalogati e con bre-­vi note illustrative, come era soli-­to suggerire e praticare, in molte-­plici occasioni, il compianto Dr.Vannelli. Durante una simpatica cerimo-­nia, il parco è stato intitolato allamemoria del Dr. Siro Vannelli, aricordo della sua meritoria attivi-­tà di appassionato studioso deiproblemi ambientali e di apprez-­zato divulgatore delle conoscen-­ze botaniche, rivolte con partico-­lare attenzione alla flora sarda edalla sua valorizzazione. Anche durante la rievocazioneagli Amici del Libro è stata ricor-­data la multiforme attività pub-­blicistica del Dr. Vannelli, espli-­cata attraverso monografie e ru-­briche sui giornali isolani, scritti

illustrativi, relazioni ai Convegnidi tecnici e anche semplici ciclo-­stilati che accompagnavano la or-­ganizzazione di gite o di visiteguidate ai siti cittadini o del terri-­torio circostante, interessanti pergli aspetti naturalistici, storici odelle piantagioni arboree. Chi lo ha conosciuto e seguito in

tanti anni di attività, non può di-­menticare la vivacità e la chiarez-­za con cui interveniva sulla stam-­pa o durante i dibattiti nei conve-­gni tecnici, l'arguzia tipicamentetoscana ed anche il ricorso ai tonipolemici, talora provocatori, tesia richiamare l'attenzione sui pro-­blemi di difesa ambientale, sullelinee di politica forestale, sullacura del verde pubblico e sullascarsa o mancata considerazioneche agli stessi problemi veniva

riservata, in molte sedi, da partedelle Amministrazioni e degliEnti istituzionali. La figura del Dr. Vannelli era lar-­gamente conosciuta ed apprezza-­ta anche al di fuori del suo speci-­fico ambito di lavoro, Corpo Fo-­restale ed Uffici Regionali, e go-­deva di meritata stima e conside-­razione nel mondo della scuola edi quello culturale in genere.Aveva una profonda preparazio-­ne scientifica ed una innata pro-­pensione a trasmettere agli altri ilsuo entusiasmo e la sua passioneper i problemi ambientali, unitealla capacità di indicare soluzionipratiche e semplici ai problemiconcreti, senza disattendere ledisposizioni legislative in mate-­ria ma sforzandosi di adattarle al-­le particolari situazioni dellarealtà socio-­economica delle no-­stre campagne;; e questo avvenivain un contesto in cui i temi del-­l'ambientalismo e della ecologiaerano di moda ma, non di rado,venivano dibattuti in manieraconfusa e dilettantistica. L'esperienza da Direttore dei la-­vori forestali in vari cantieri del-­la Provincia di Cagliari e l'incari-­co di Capo Ispettorato del Di-­stretto di Tempio gli avevanopermesso di seguire e di verifica-­re, con spirito critico, la rispon-­

Siro Vannellidi Antonio Luigi Podda

La figura e l'opera di Siro Vannelli sono state ricordate, ad un annodalla sua scomparsa, con due significative cerimonie, curate il 2 feb-braio dal Comune di Quartu S. Elena ed il 5 febbraio a Cagliari, dal-l'Associazione Culturale degli Amici del Libro.

Un Forestale

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denza delle tecniche forestaliusualmente adottate nei rimbo-­schimenti, compreso l'impiegodelle specie arboree più diffuse,valutando l'esito, non sempresoddisfacente, di impianti bo-­schivi con specie esotiche a rapi-­do accrescimento. Pur non disconoscendo l'utilitàdi ricorrere, in alcuni ristrettiambienti favorevoli, all'impie-­go di tali essenze, richiamavasempre l'attenzione sull'oppor-­tunità di privilegiare, nei lavoridi rimboschimento, gli alberi egli arbusti locali, tipici dellamacchia mediterranea, che sianelle fasi di insediamento chedi successivo sviluppo, megliosi adattano a superare le diffici-­li condizioni pedoclimatichedel nostro territorio. Durante la sua permanenza aTempio, benché non sempre rica-­dessero nella competenza del suoufficio, mantenne un atteggia-­mento critico e dissenziente ver-­so quelle iniziative che, negli an-­ni sessanta, accompagnavano gliinsediamenti edilizi nella costagallurese, e che portavano a quel-­lo che aveva definito fenomeni di"inquinamento verde";; interven-­ne con autorevolezza, con scrittie azioni di sensibilizzazione atutti i livelli, per contrastare la in-­troduzione indiscriminata, neigiardini privati e nelle lottizza-­zioni, di specie ornamentaliestranee alla flora mediterranea,che minacciavano di stravolgerele caratteristiche tipiche del no-­stro paesaggio vegetale, pergiunta offerte in mostra a quantivenivano a soggiornare da noi,attirati dalla peculiarità dell'am-­

biente incontaminato da mano-­missioni antropiche. Le numerose monografie sulleprincipali componenti della floraspontanea, la minuziosa elenca-­zione dei nomi in latino, in italia-­no ed il corrispondente terminedialettale, con frequenti richiamialla toponomastica ed agli impie-­ghi nei lavori tradizionali, ma an-­che la descrizione degli aspettiestetici più interessanti, con gliaccostamenti e le composizionicromatiche che si colgono all'av-­vicendarsi delle stagioni, con le

fasi della fioritura, della fruttifi-­cazione ed il periodico ricambiofogliare, sono tutti argomenti cheil Dr. Vannelli ha affrontato conanimo poetico e con un impegnoda vero appassionato della natu-­ra;; ha contribuito a valorizzare emettere in risalto una ricchezzaambientale che spesso sfugge al-­l'osservatore distratto e abitudi-­nario, ricchezza che non vienecompiutamente apprezzata e che,invece, per dirla con le sue paro-­le "rappresenta per la Sardegnauna delle carte da giocare a favo-­re del turismo intelligente" poi-­ché rappresenta un richiamo ag-­

giuntivo, anche nelle stagioniprimaverile e autunnale, per chipotrebbe visitare 1'Isola evitandol'affollamento ed i disagi del pe-­riodo estivo. I suoi scritti, sul verde pubblicodella città di Cagliari e dei princi-­pali centri dell'Isola, rappresenta-­no preziosi testi di divulgazione edi consultazione, ricchi di riferi-­menti storici e completi di detta-­gli informativi sulle caratteristi-­che morfologiche e le esigenzevegetazionali e di altre notizieutili per individuare e classificarele varie specie arboree presentinel nostro territorio, notizie utilianche per poter inserire gli alberiin maniera razionale negli spaziidonei al loro regolare sviluppo,scegliendoli per assolvere nel mi-­gliore dei modi alla funzione ri-­chiesta dalle varie situazioni (al-­berature stradali, parco giochi,piazze e aree attrezzate per le at-­tività ricreative e di sosta, perti-­nenze di istituti scolastici e deipresidi sanitari) che riguardanonon solo le città più popolose maanche i centri rurali.

*******

Non sarebbe fuori luogo riordi-­

nare e pubblicare in un'unica

raccolta gli scritti più interessan-­

ti, comparsi sulla stampa isola-­

na, raccolta da distribuire nelle

scuole e presso gli uffici comuna-­

li, delegati alla cura degli spazi

verdi pubblici ed anche alla tute-­

la e conservazione di quelli pri-­

vati quando rivestano particola-­

re valore per migliorare l'aspetto

estetico e le condizioni di vivibi-­

lità dei rioni cittadini.

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Ipotesi di valorizzazione

di Augusto BoiFlora Sarda

Ho rivisto gli atti della tavola roton-da organizzata dall'ASS.FOR. dal ti-tolo: “Flora Sarda nuove ipotesi ditutela e valorizzazione” perchè inquell'occasione, arrivai in ritardo perassistere ed eventualmente parteci-pare alla discussione. Non avevo preparato niente di parti-colare, volevo presentare un quadromolto semplice e di chiara espressio-ne oggettiva. In tutto il periodo vissuto da fore-stale ho compreso che l'osservanzadi certi fatti aiuta moltissimo a co-noscere i segreti della natura, intutte le sue manifestazioni. Daqueste osservazioni pluriennaliparte lo spunto per un discorso suquegli endemismi da valorizzareche la stessa natura ci indica quasicon aggressività. Lungi dal voler inficiare quanto èstato detto da funzionari, ricercato-ri, scienziati e politici in quella ta-vola rotonda a cui porgo un defe-rente plauso per il loro intervento,sia come cittadino che come fore-stale, ho rilevato che è stato fatto uncenno a quelle specie che ritengopia che meritevoli della massima at-tenzione. Si è parlato di ricerca manon si è parlato di studi veri e pro-pri per ogni singola specie, sui si-stemi di coltivazione, di prove tec-nologiche dei legnami e del possibi-le risvolto economico. Mi sono posto un perchè? Comemai certi legnami vengono utilizza-ti soltanto come legna da ardere ?Vuol dire che, in pratica, noi bru-ciamo denaro.Quindi sarebbe opportuno studiare

con molta accuratezza tutte lepossibilità offerte. Non è dif-ficile notare su molte pendicipercorse e ripercorse da in-cendi la specie che ricomparepiù frequentemente è l'oliva-stro anche quando il terreno èridotto allo scheletro. Questofatto dovrebbe far pensareparecchio. A chi spetta propagandarequesta specie che oso chia-mare "nobile"? Gli Ispettora-ti Forestali e l'A.F.D.R.S.hanno iniziato la coltivazionenei loro vivai e mi auguro chela messa a dimora dì questa specieaumenti notevolmente e venga im-piegata anche nelle sistemazioniidraulico-forestali. Qualcuno potrebbe obiettare che ilfattore economico è aleatorio e perarrivare alla realizzazione di un utilebisognerebbe attendere oltre centoanni. L'economia isolana punta sol-tanto alla realizzazione di utili intempi brevi e non esiste la mentalitàdegli investimenti a lunga scadenza,non esiste la cultura che consenta dicreare qualcosa da lasciare come pa-trimonio ai nostri figli e ai figli deinostri figli.Ciò non vieta che si appronti unostudio accurato e la sperimentazio-ne delle specie per trovare forme al-ternative di allevamento con sfrut-tamento agronomico. Una pianta con tronco diritto la sipuò ottenere con idonee potaturedi allevamento eseguite periodica-mente. Tenuto conto della suamorfologia, dopo aver realizzato

un tronco di circa 3 - 4 me-tri di altezza dove dovrebbeiniziare la prima biforca-zione, si potrebbe sottopor-re a innesto ed avere quindianche un frutto annuale.Questo per quanto riguardal'olivastro; la stessa cosapuò senzaltro dirsi e appli-carsi per il pero selvatico eil ciliegio.Restano da approfondire lericerche sui ginepri e sugliontani, sulla quercia conge-sta che non è ben definita in

alcune pubblicazioni e di cui si co-nosce il suo areale ma non le possi-bilità di sfruttamento del suo legna-me. L'impiego di questi legnami è pres-soché sconosciuto. In ebanisteriatrovano ottima collocazione, comepure nei lavori di scultura, intaglio,intarsio, tornio. Inoltre l'olivastropuò essere usato per pavimentazione(parquet).Ho sperimentato personalmente qua-le sia la lavorabilità dell'olivastro,del ginepro e del pero selvatico. Daun vecchio tronco di olivastro, resi-duato da un incendio, ho ricavato altornio due grosse coppe del diametrodi cm.20; dal tronchetto di un gine-pro un cofanetto porta gioie intaglia-to stile sardo dove il legname evi-denzia un venaggio di colore verde;dal tronco di un pero selvatico horealizzato un piatto del diametro dicm.23 intagliato a graffio, il coloredel legno e l'omogeneità della vena-tura rendono lo stesso legname simi-le alla terracotta. Si potrebbe parlare a lungo del valo-re di questi legnami. Per il gineprobasta pensare che i palazzoni delcentro storico del rione Castello diCagliari poggiano le loro fondamen-ta su grosse travi di ginepro. A chi di dovere resta il compito diprovvedere ad avviare un discorsoche possa portare al conseguimentodi risultati positivi.A me resta il piacere di esser ri-uscito a risvegliare l'attenzione suun problema che riguarda la nostraIsola.

Coppe in olivastro realizzate con legno recuperato dopol’incendio del 1970 a “Cuccurdoni Mannu - Villacidro

Portagioie in Ginepro rosso provenienza “Supramon-te di Orgosolo”.

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Alla fine del 2000, la potenza eo-lica installata nel mondo ha supe-rato i 17.696 Mega Watt, per me-rito soprattutto dell'Europa, dovealla stessa data erano presenti ol-tre 12.900 MW; le caratteristicheche hanno contribuito a questosuccesso sono: costi contenuti,basso impatto ambientale, buonericadute occupazionali. Le nazio-ni guida del processo di sviluppotecnologico e penetrazione nelmercato energetico sono la Dani-marca e la Germania: in quest'ul-timo paese la potenza installata afine 2000 è pari a circa 6.095MW; in Danimarca, nel 2000l'eolico ha superato il 10% delfabbisogno elettrico e rappresen-ta una importante componentedell'economia, con un giro d'affa-ri di circa 2.000 miliardi di lire ecirca 15.000 addetti, in gran par-te dedicati alla produzione degliaerogeneratori.In questi due paesi è stato realiz-zato un sistema integrato checomprende: strumenti di soste-gno alla diffusione, industriemanifatturiere ed impiantistiche,soggetti di ricerca e sviluppo,istituti di certificazione dei pro-dotti. Complessivamente, l'oc-cupazione associata all'eolicoammonta, in Europa, ad almeno50.000 unità. In Italia, l'eolicoha avuto sinora una diffusioneinferiore a quella registrata indiversi altri paesi europei: allafine del 2000 risultavano instal-lati 427 MW.Le recenti leggi che hanno libera-lizzato il mercato dell'energia

elettrica hanno dato al settoredelle energie rinnovabili notevo-le impulso. Sono molte le inizia-tive di sviluppo avviate sul terri-torio nazionale e la Sardegna dis-pone di un ampio potenziale perla installazione di nuovi parchieolici; tali progetti stanno accen-tuando la sensibilità ambientalerelativa all'impatto locale di que-ste infrastrutture.Ampie potenzialità diffusive ecompatibilità ambientale pre-sentano i sistemi di generazioneeolica di piccola potenza, ed inquest'ambito si segnala per im-portanza il prodotto messo apunto dall'azienda Jonica Im-pianti, la turbina eolica JIMP9.Un sistema dotato di rotore a trepale, cadauna di lunghezza paria 3 metri, montato su un soste-gno di altezza pari a 12 metri.Esso trasforma l'energia cineticadel vento in energia elettrica at-

traverso il rotore che trasmette ilmoto ad un generatore elettricomultipolare a flusso assiale cheeroga l'energia.La macchina JIMP9 consente -con zero emissioni inquinanti -la produzione di energia elettricapulita, inesauribile e disponibilenelle immediate adiacenze deisiti di utilizzo, riducendo anchela necessità di costruire lunghe ecostose linee elettriche per la tra-smissione dell'energia. In particolare, la diffusione diquesti impianti eolici di piccolataglia consente di perseguiremolteplici obiettivi: migliorarele condizioni d'approvvigiona-mento energetico nelle aree rura-li; valorizzare e riqualificare dalpunto di vista ambientale le areemarginali; decentralizzare laproduzione energetica ricercan-do le soluzioni locali più adatte;incrementare le capacità idrichea fini irrigui del territorio ruralecon utilizzo di sistemi di desali-nizzazione alimentati da fonterinnovabile; produrre energiaelettrica assolutamente priva diemissioni inquinanti con effettofavorevole sull'ambiente; limita-re la costruzione di linee elettri-che per meglio tutelare il paesag-gio rurale e riducendo l'inquina-mento visivo ed elettromagneti-co; creare posti di lavoro qualifi-cati per la costruzione, manuten-zione e gestione degli impianti;favorire lo sviluppo economicolocale permettendo di sfruttareuna risorsa energetica inesauribi-le quale il vento.

Il Vento

L’autonomia energetica di Domenico Cannatà

Le fonti rinnovabili rappresentano, e come tali sono state accolte daipaesi che hanno sottoscritto il protocollo di Kyoto dell'11 dicembre1997, un'opzione ormai irrinunciabile nella produzione di energiaelettrica sicura, pulita e continua.

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Il problema non ha solamente rile-vanza speculativa, ma riveste note-vole importanza pratica in quanto lalegislazione forestale fa esplicito ri-ferimento al bosco senza, per altro,definirne il concetto, demandandoogni determinazione delle caratteri-stiche bioecologiche agli “organicompetenti”.D'altra parte, l'applicazione dellenorme di legge deve necessariamen-te tenere canto delle situazioni og-gettive che si riscontrano in un terri-torio, posto che il "bosco" ed il "nonbosco" richiamano prescrizioni eprovvedimenti diversi che coinvol-gono l'interesse delle comunità gra-vitanti nell'area cosiddetta forestale.Le "prescrizioni di massima e di po-lizia forestale", regolamento provin-ciale che si richiama alla legge fon-damentale n° 3267 del 1923, stabili-scono norme e procedure diversifi-cate per i terreni boscati e per quellinon boscati, mentre la legge foresta-le del '23 dà per acquisita la nozionedi "bosco" e di "foresta". In Sardegna c'è stato un tentativo,che oserei definire velleitario, di for-nire in legge definizioni, ritenutepratiche, di bosco basate su parame-tri numerici con il risultato di nonavere chiarito le idee a chi non leaveva chiare e di non averle scalfitein chi, per vocazione professionale,aveva consolidata una cognizioneabbastanza precisa e corretta. Nel tentativo di trovare una sem-plice e chiara definizione, ho sot-toposto a disamina alcune defini-zioni e concezioni di bosco e fore-sta fornite dalla letteratura, gene-rica e specialistica, senza la prete-sa di avere compiuto una indaginecompleta ed esauriente.

Il Di Berenger(1) scrive che,secondo il dirit-to romano, bo-sco è un qual sifosse comples-so d'alberi de-stinati a ripro-dursi ed a forni-re legna da fuo-co o legname,oltre qualchealtro prodotto accessorio. Sempresecondo il diritto romano, i boschinon erano già fondi produttori di al-beri, ma complessi arborei riprodut-tivi, fruttanti materia legnosa.L'Encicopedia Treccani riporta delbosco questa definizione: quel terre-no in cui predomina la vegetazionedi specie legnose - arboree e frutico-se - riunite in associazioni spontaneeo di origine artificiale, diretta o indi-retta. Vi si fa anche la distinzione fra"bosco" e "foresta" e considera que-sta un'associazione o consorzio dipiante legnose esclusivamente d'altofusto distribuite su vasta superfice diterreno; il bosco, invece, più generi-camente, comprende anche i boschicedui, siano o no forniti di un certonumero di piante d'alto fusto. La di-stinzione sembra basarsi sulla esten-sione territoriale e sulla forma di go-verno boschivo. Anche il dizionario del Palazzi (2)distingue il bosco (estensione di ter-reno coperto d'alberi d'alto fusto)dalla foresta (grande bosco) sulla ba-se della dimensione territoriale. Una definizione analoga a quelladel Palazzi si ritrova nel Tomma-seo (3) per il quale il bosco è unluogo pieno d'alberi con assai pocao nessuna coltura, e nello Zinga-

relli (4) che considera bosco unagrande estensione di terreno pienod'alberi selvatici. Per l'Enciclopedia Agraria Italia-na (5) bosco è sinonimo di selva an-che se attribuisce alla selva più pro-priamente il significato di notevoleestensione d'alberi. L'Enciclopedia Motta (6) fa unanetta distinzione fra bosco e foresta.Il bosco è una associazione vegetaled'alberi selvatici che alligna soprauna superficie notevole di terreno edanche il terreno medesimo da questaoccupato. Come dire: suolo e sopras-suolo. Tale associazione si forma oper naturale disseminazione inaree nude o per l'opera dell'uomoche ha provveduto ai piantamentiper i benefici che gli derivano dalbosco. Foresta è una consociazio-ne naturale, su vasta superficie, dipiante legnose, tutte d'alto fusto,miste a vegetazione arborea e ar-bustiva. Viene difficile rilevare sostanzialidifferenze fra le due definizioni,se si eccettua una esclusiva natu-ralità della foresta nei confrontidel bosco, per il quale è ammessaanche l' "artificialità".Il dizionario Devoto - 0li (7) consi-dera bosco una estensione notevole

Potrebbe sembrare una verità lapalissiana la nozione di bosco eforesta, ma quando quattro persone, anche se "addette ai lavori",ne parlano, esprimono differenze di contenuti.

di Antonello Mele

Chiosando su boschi e foreste Le note forestali

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di alberi selvatici, foresta una asso-ciazione di piante arboree, general-mente d'alto fusto, che ricopre unavasta superficie di terreno, selva unaassociazione vegetale di alberi spon-tanei su una notevole estensione diterreno. Non si rilevano differenzeche escludano una sinonimia. Sem-bra utile, a questo punto, riferire leopinioni di illustri studiosi e qualifi-cate istituzioni impegnati nella ricer-ca forestale.Per l'Antonelli (8) è bosco qualsiasisuperficie di terreno rivestita dapiante legnose; e piante legnose oessenze forestali o boschive diconsiquelle il cui prodotto principale èrappresentato dal legno. Quando ilbosco assume vaste estensioni dicesipiù propriamente foresta o selva.Anche il Buffa (9) distingue il boscodalla selva e dalla foresta: bosco èuna qualsiasi superficie di terreno ri-vestita di piante arboree a produzio-ne legnosa ovvero una estensione diterreno ricoperta di alberi selvatici;la selva è un bosco di una certa am-piezza, razionalmente governato; laforesta è una vasta estensione di ter-reno remota dai luoghi abitati e rico-perta di alberi d'alto fusto. Per la F.A.O (Organizzazione delleNazioni Unite per l'Alimentazione el'Agricoltura) sono forestali (10) iterreni ricoperti da una associazionevegetale a base di alberi e d'arbustisuscettibili di produrre legno o pro-dotti qualificati forestali o di avereuna funzione indiretta sul clima o ilregime delle acque, nonché i terreniche portavano foreste recentementetagliate a raso o incendiate, ma chesono destinate a ricostituirsi in unprossimoavvenire.L' Istituto Centrale dì Statistica(11) considera superficie forestale

boscata quellarappresentatada una superfi-cie di terrenonon inferiore a1/2 ettaro, incui sono pre-senti piante fo-restali legnose,arboree e/o ar-bustive, cheproducono le-

gno, o altri prodotti forestali, deter-minanti, a maturità, un'area d'insi-denza (proiezione sul terreno dellachioma delle piante) di almeno il 50% della superficie e suscettibili diavere un ruolo indiretto sul clima esul regime delle acque. Per l'Accademia Italiana di ScienzeForestali (12) la definizione dì boscodeve essere completa e, nel contem-po, chiara per tutti coloro i quali, qua-lunque possa essere il motivo, hannorapporti con esso. Una definizione,quindi, pratica ed accessibile a tutti.Sono da considerarsi boschi i terrenisui quali esista, o venga comunque acostituirsi, per via naturale o artificia-le, un popolamento di specie legnoseforestali arboree od arbustive, a qua-lunque stadio di sviluppo si trovino,dalle quali si possono trarre, comeprincipale utllità prodotti comune-mente ritenuti forestali, anche se nonlegnosi, nonché benefici di naturaambientale riferibili particolarmentealla protezione del suolo ed al miglio-ramento della qualità della vita. Sono,altresì, da considerare boschi gli ap-pezzamenti di terreno che siano rima-sti temporaneamente privi di copertu-ra forestale e nei quali il soprassuolosia in attesa o in corso di rinnovazio-ne o di ricostituzione.Il Fenaroli (13) considera il boscouna comunitàd'alberi, ovve-ro, complessipiù o meno nu-merosi di indi-vidui di unamedesima spe-cie o di diffe-renti specieaventi in comu-ne uguali ocompatibili esi-

genze ecologiche. Non si fa più rife-rimento solo alle specie arboree, maalle specie vegetali in generale, ac-cumunate da analoghe qualità biolo-giche nei riguardi dell'ambiente. Il concetto è espresso con maggioredettaglio nella definizione che il Pa-vari (14) da della foresta che consi-dera una grande e complessa asso-ciazione che comprende, oltre gli al-beri, gli arbusti, le piante erbacee, lecrittogame che crescono sulla terraall'ombra degli alberi e sul loro stes-so organismo, i parassiti e i saprofitiche la foresta ospita, le foglie morte,la lettiera e l'humus che coprono ilterreno forestale, ove pulsa la vita dimiriadi di organismi, dai funghi aibatteri, dai lombrichi agli insetti, in-fine gli animali che nella foresta tro-vano asilo e nutrimento. E' l'ecosi-stema "foresta", visto come unacompagine in equilibrio per la per-fetta integrazione dei fattori "bioti-ci", "abiotici" e "merobiotici" e lacui concezione è alla base della le-zione del Susmel per il quale il bo-sco, sinonimo di foresta, rappresentauna unità biologica fra piante, anima-li e ambiente fisico, provvista di com-pleta autosufficienza, unità.....(l5). Esso nelle forme più evolute si com-pone (16) di un soprassuolo organiz-zato su tre o quattro strati (arboreo,arbustivo, erbaceo ed eventualmenteanche muscinale) e dì un suolo la cuicaratteristica principale consiste nel-la conformazione a orizzonti, cia-scuno con differenti proprietà fisi-che, chimiche e biologiche, per unospessore complessivo che, nelle sta-zioni in pendio (collina, montagna),varia fra qualche decimetro e uno -due metri. In sintesi: un sistema inte-grato cuolo - soprassuolo. Bernetti ed altri (17) identificano:

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il bosco come una comunità di albe-ri che crescono più o meno densi, diestensione più piccola di una foresta;la foresta come un ecosistema carat-terizzato da una copertura di alberipiù o meno estesa e densa, ovvero:una comunità vegetale compostaprevalentemente da alberi a da altrepiante legnose più o meno accostate.Anche Piussi (18) considera "bosco"e "foresta" termini sinonimi che in-dicano un complesso di alberi abba-stanza denso ed esteso. Chiarisce,tuttavia, che il bosco non è sempli-cemente un insieme di alberi, ma ècostituito anche da erbe ed arbustiche formano il sottobosco, da fun-ghi, da animali che solo fra gli albe-ri riescono a sopravvivere in quantoivi trovano riparo e nutrimento, daun terreno ricoperto dalla lettieraformata da foglie secche. Per Ciancio (19) il bosco non è uninsieme di alberi: è ben di più. E' unsistema adattativo complesso cheimpara ed evolve. Meglio: è un si-stema adattativo complesso compo-sito, costituito da singoli agenti adat-tativi che funzionano come sistemicomplessi, adattandosi ciascuno alcomportamento dell'altro. Ho evitato di proposito di commen-tare in maniera diffusa ogni singoladefinizione di bosco e mi sono limi-tato ad una fedele riproduzione del-le espressioni letterali usate dagliAutori, lasciando a chi legge l'op-portunità di fare confronti. La primaconstatazione, nello scorrere le defi-nizioni, è la variabilità delle espres-sioni e dei concetti adoperati per de-finire il bosco e per cercare di giu-stificare differenze fra bosco e fore-sta. Altra osservazione riguarda ladiversità di approfondimento che siriscontra nelle definizioni quando sitratta di testi di vasta diffusione, co-me i dizionari delle lingua, o di trat-tati di elevato taglio scientifico. E'un fatto normale e comprensibile. Laterza riflessione riguarda l'evoluzio-ne del pensiero avvenuta mentreprogressivamente venivano appro-fonditi gli studi e le osservazioni sul-la biologia dei componenti della fo-resta e sulla struttura e sul grado diefficienza dell'ecosistema forestale.Man mano che maturava una sem-pre maggiore conoscenza dei fattori

ambientali e biotici gli Autori hannosentito l'esigenza di fornire, in unasintesi, quanti più elementi possibileper l'inquadramento di questo com-plesso fenomeno della vegetazione,sia che lo si chiami bosco, foresta oselva. Nelle definizioni viste, tutta-via, vi sono alcuni contenuti comuniche facilitano l'identificazione delbosco rispetto alle altre formazionivegetali spontanee e coltivate:- la presenza prevalente di piante le-gnose, arboree ed arbustive;- la produzione legnosa (legna, le-gname) e di prodotti secondari o ac-cessori, ritenuti comunque forestali(frutti, scorze, funghi, altri);- la capacità di rinnovazione del so-prassuolo arboreo per via naturaleo per intervento antropico;- la possibilità di fornire altre utilitàe benefici di natura ambientale chesi racchiudono nei concetti di difesadel suolo e di miglioramento dellaqualità della vita.L'utente della foresta ha necessità didisporre di concetti semplici e chia-ri. Occorre, quindi, prescindere dal-le complesse ed articolate definizio-ni degli ecologi accessibili soprat-tutto a chi non è digiuno di cono-scenze in materia di ecologia fore-stale, mentre credo che la definizio-ne di bosco, foresta o selva (termine,quest'ultimo poco usuale) che as-somma alla chiarezza, la semplicitàe la completezza dei contenuti, siaquella dell'Accademia Italiana diScienze Forestali. Almeno fra quelleesaminate. Secondo questa conce-zione del bosco, sembrano doversiescludere i pioppetti specializzati, inoccioletti da frutto, le piantagioniarboree di giardini e dei parchi ur-bani, gli appezzamenti arborei iso-lati con superficie non superiore a2.500 metri quadrati, quando sianosituati a distanza maggiore di 100metri dal margine del bosco, le fascearboree aventi larghezza inferiore a25 metri, misurati al piede d'albero,sempre che non abbiano funzionefrangivento (11). Il giudizio definitivo dell'esistenzadelle qualità che definiscono un bo-sco dovrebbe essere demandato, sem-pre e comunque quando lo richiedal'applicazione di norme di leggi cpe-ciali in materia forestale, ad un pro-fessionista ecologo forestale.

Testi consultati

1.- Di Berenger A.- 1858 - "Studi diarcheologia forestale" - Acc. Ital.Sc.For. - Firenze - 19652.- Palazzi F.- 1957 - "Nuovissimodizionario della lingua italiana -C.E.Ceschina - Milano -3.- Tommaseo - Citato da GangemiG.B. in "Selvicoltura" - Reda - Ro-ma - 1960 -4.- Zingarelli - Citato da GangemiG.B. in "Selvicoltura" - Reda - Ro-ma - 1960 -5.- Enciclopedia Agraria Italiana -1952 - Reda - Roma -6.- Enciclopedia Motta - FedericoMotta Editore - Milano -7.- Devoto G. - Oli G.C. - 1971 -Dizionario della lingua Italiana - LeMonnier - Firenze -8.- Antonelli G. - 1928 - "Saggio diselvicoltura" - Paravia - Torino -9.- Buffa E.- 1951 - "Economiamontana" - Paravia - Torino -10.- F.A.O. - Citato da GangemiG.B. in "Selvicoltura" - Reda - Ro-ma - 196011.- Istituto Centrale di Statistica(ISTAT)- "Statistiche forestali"- an-no 1992 -Annuario n° 45 - Roma -12.- Accademia Italiana di ScienzeForestali - 1984 - "Studio di une leg-ge cornice per la tutela dei boschi,dei pascoli montani e dei terrenisoggetti a dissesto idrogeologico" -Firenze -13.- Fenaroli L. - 1967 - "Gli Alberid'Italia" - Aldo Martello Editore -Milano -14.- Pavari A. - 1929-1930 - "Lezio-ni di selvicoltura" - Firenze -15.- Susmel L. - 1968 - "La terza di-mensione della foresta" - AnnaliAcc.Ital.Sc.For.- vol.XVII - Firenze16.- Susmel L. - 1967 - "Sull'azioneregimante e antierosiva della fore-sta" - Atti del convegno sul tema "lescienze della natura di fronte aglieventi idrogeologici" - Roma 8-10novembre-17.- Bernetti G.-Manolacu GregoriM.- Nocentini S.- 1980 - "Termino-logia forestale"- Acc. Ital.Sc.For.-Fi-renze -18.- Piussi P. - 1994 - "Selvicolturagenerale" - U.T.E.T. - Torino -19.- Ciancio O. - 1997 - "La selvi-coltura rinnovata" - L'Italia Foresta-le e Montana - n° 3 - Firenze -

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Con mia grande soddisfazione ilsito sta diventando un luogo discambio di opinioni a riprova cheuno strumento al passo coi tempipuò rivolgere le iniziative, le pro-blematiche e le discussioni dellanostra associazione ad una plateasempre più vasta.In una fase nella quale tanto siparla di Uffici di o per le relazio-ni con il pubblico, front-office,trasparenza ecc… un sito è pro-prio lo strumento nel quale sipossono trovare informazioni,numeri di telefono utili, curiositàe anche le immagini a volte sco-nosciute come quelle dei monu-

menti naturali sardi, dei quali siconoscono le norme di tutela maspesso non la forma o quantome-no l'aspetto. Vi segnalo la mia ul-tima iniziativa: ho in animo di af-frontare una sezione dedicata ailuoghi sardi poco conosciuti mabelli quanto i più rinomati, chiun-que avesse qualche segnalazionepuò, come per tutto il resto, in-viare una e-mail:

[email protected] scrivere una lettera all'indirizzo:

ASS.FOR.C.P. 50 Cagliari centro

09124 CAGLIARI

Mi sono spesso sentito gratifica-to dai messaggi di apprezzamen-to rivolti sia alla veste graficache al contenuto che cerco di ar-ricchire anche seguendo quelliche sono i miei interessi o quelliche percepisco dai vostri sugge-rimenti….che dirvi di più ? Inattesa di passare a un numero divisitatori a 5 cifre Vi Auguro un2002 ricco di soddisfazioni e vilascio con una ultima considera-zione: se vi sentite orgogliosicome me di questo NOSTRO si-to che ne direste di ingrandirlocon suggerimenti o un pizzico dicollaborazione in più ?!

“Novemila” Il sito internet dell’ASS.FOR. di Giuseppe Vacca

Fossero Euro, sarebbero una bella cifra per togliersi qualche sfizio,invece sono gli accessi che il sito www.assfor.it conta all'inizio dinovembre, a meno di un anno dalla sua rinascita.

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