14natura in sardegna

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Il periodico di informazione ambientale a cura dell'ASS.FOR.ONLUS

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La Fauna Selvatica in Sardegna - cronache del convegno di Paolo Onida2

La Foca Monaca ,...acuradelllCRAM 7

- 9

- 11

- 77

-

Il Museo Universitario di antropologia ed etnografia di cagliari di Marco Melis

I "Tacchi" dell'Ogliastra di Maurizio Deiana

It Notiziario Forestale è inviuto a tulti isoci dell'ASS,FOR. e gli abbonati

Abb o namenti e c o ntrib uti :c.c.p. n" 21970090 Cagliariannuale {. 15.000,annuale soci sostenitori { 50.000

ASS. FOR: c.p. 20962" zona 09131 CagliariTel. 070 502153 Tel efax 070 520881

Sito internel'. www.assfor. itE-mail: [email protected]

"Micorrize": un possibile aiuto per il recupero delle aree dismesse di Vittorio Seu

All'interno l'inserto Forestale News rubrica d'informazione, costume e satira per gli"addetti ai lavori" a cura dell'Ass.For.

{'..ioltàan:t<tForrestaleAnno V n- 13 - Giugno - Seuembre 1999ASS.FOR. editorelibera associazione senza fine di lucro fondata dagliappartenenti al C.F.VA. nel 1994.

Direttore ResponsabilePaolo Pais

CondfuettorcResponsabile editoriale e amministrativoSergio Talloru

.Gli autori si assumono la piena responsabilità di ciòche scrivono anche difronte alla legge.La direzione editoriale per qualsiasi insindacabilemotivo può ridurre o rimaneggiare gli scritti.Il giornale può in qualsiasi momento utilizzare il ma-teriale ricevuto anche riutilizzandolo.Il materialefotografico inviato al giornale vienerestituito solo su richiesta degli autori.

Hanno conlribuito allu realizzozione di queslonamero:Monica Carlini, Lucia Puddu, Ninni Maras,Salvatore Scriva, Milena Zanet,Piertonio Cuboni, Maurizio Bardi,Stefania Muranca

SlampaSolter - Cagliari

Foto di copertinaNinni Marras

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di Paolo Onida

-

"La. fanlfla" selrra-tic.a" inSardegt::a,"Si è tenuto ad Oristano il secondo Convegno Regionale sullostudio, la consewazione e la gestione della fauna selvatica inSardegna. Un appuntamento importante che ha permessoanche quest'anno di fare il punto della situazione.

La farna selvatica sarda, perla sua grande importanza scienti-fica e naturalistica è oggetto distudi e di interventi di gestione econservazione da parte di Orga-nismi della regione Sardegna, diIstituti Universitari, di Istitutiprivati di ricerca, di Associazioniprotezionistiche e venatorie, disingoli ricercatori professionisti edilettanti.

Nonostante la buona qualitàdei lavori scientifici e dei proget-ti di gestione faunistica realizzatinella nostra isola è sempre man-cato un momento di scambio diesperienze, opinioni e informa-zionitra gli operatori del settore.

Per tale motivo nel gennaiodel 1993 il Comitato Provincialedella Caccia di Oristano (fficiodell'Assessorato Regionale dellaDifesa dell'Ambiente), con lacollaborazione dell'IVRAM(Istituto per la Valorizzazionedelle Risorse Ambientali del Me-diterraneo), ha organizzato, adOristano, il Primo Convegno re-gionale sulla fauna selvatica del-la Sardegna dal titolo "Studio,gestione e conseryazione dellafauna selvatica in Sardegna".

L'iniziativa ottenne un lusin-ghiero successo per l'elevato nu-mero e per la qualità dei contri-buti scientifici presentati, per lagrande affluenza di convegnisti eper la assidua presenza deglistessi durante 1o svolgimento deilavori; successo sancito inoltredalla pubblicazione degli atti,grazie al contributo finanziariodell'Amministrazione Provincia-

le di Oristano.Data l'importanza che tale ar-

gomento riveste dal punto di vi-sta conservazionistico, etico evenatorio il Comitato provincialedella caccia di Oristano, semprecon la collaborazione scientificaesterna dell' IVRAM, ha organiz-zatola seconda edizione del Con-vegno dal titolo "Principi e pro-blemi relativi alle immissionifaunistiche in Sardegna; introdu-zioni, reintroduzioni, ripopola-menti, allevamenti."

Il 2o Convegno regionale sul-la fauna selvatica in Sardegna,tenutosi nei giorni 12 e 13 matzodi quest'anno al Teatro Garau diOristano, frnanziato dal ComitatoRegionale Faunistico e patrocina-to dall'Amministra-zione Provin-ciale di Oristano e dalle Ammini-strazioni Comunali di Oristano,Neoneli, Nughedu Santa Vittoriae Austis, e stato strutfurato in cin-que Sessioni di Relazioni e Co-municazioni, una Sessione Poster

e una Tavola Rotonda.- Le Sessioni di Relazioni e Co-

municazioni hanno trattato iseguenti temi:

l) La gestione faunistica: aspettiistituzionali e legislativi.

2) La gestione faunistica: ilruolodel volontariato in Sardegna.

3) La reinkoduzione della faunaselvatica in Sardegna.

4) Allevamento e ripopolamentodella fauna selvatica in Sar-degna.

5) Gli aspetti sanitari nelle attivitàdi immissione, allevamento erecupero della fauna selvatica.Il tema della Tavola Rotonda

verteva sui danni causati dallafauna selvatica alle attività antro-piche e problemi connessi (ran-dagismo e animali domestici rin-selvatichiti).

Per quanto riguarda la Sessio-ne Poster, in numero di 45, sonostati esposti per tutta la dtratadel Convegno presso il Chiostrodel Carmine, messo a disposizio-

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ne dall'Amministra-zione Pro-vinciale, ed erano attinenti ai va-ri aspetti della Fauna selvaticasarda.

La domenica è stata inoltreorganizzata un'escursione convisita guidata nella Foresta di"Assai" interessata da operazionidi reintroduzione del Daino e delCervo sardo effettuate dal Comi-tato Provinciale della caccia diOristano.Durante l'escursione è stato inau-gurato un piccolo museo dellafauna selvatica presente nella fo-resta di Assai.

Il successo del 2" ConvegnoRegionale sulla gestione dellafauna selvatica in Sardegna hasuperato le aspettative di tutti,con la partecipazione di oltre 350persone: di studiosi, ricercatori,di tanti studenti, di numerosipubblici amministratori, impren-ditori agricoli e operatori fauni-stici.

I1 Convegno ha raggiunto gliobiettivi che gli organizzatori(Paolo Onidq del Comitato Pro-vinciqle della Cctccia di Oristanoe Antonio Torre dell'IVRAM diAlghero) si erano prefissi: favori-re la comunicazione di esperien-ze e lo scambio di idee tra le di-verse componenti che, a var io ti-tolo, si interessano della gestionedella fauna selvatica.

Sono stati sicuramente duegiorni di intenso lavoro caratte-rizzati da un elevato numero dilavori, da una presenza numerosae assidua di partecipanti e da unambiente sereno che ha contri-buito a rendere possibile un con-fronto civile e produttivo.

ECCO COM'E ANDATAVenerdì 12, ore 9,30 - *Il

Convegno Regionale sulla Faunaselvatica in Sardegna è giunto,dopo sei anni, alla sua secondaedizione, dimostrando di rappre-sentare un'occasione di confron-to di idee ed esperienze, ctttesasia da coloro che in Sardegna sioccupano di ricerca applicata al-

la conservazione dellafauna sel-vatica, sia da chi è impegnatonelle attività di programmazionee realizzazione della gestionefaunistica. L'Edizione che ci ac-cingiamo ad inaugurare è in lar'ga parte dediccrtct al tema delleimmissioni faunistiche, un temache, oltre a rivestire una conside-revole importanza gestionale, of-fre numerosi spunti di riflessionee discussione su argomenti piùtgenerali"

...I1 Presidente del ComitatoProvinciale della Caccia di Ori-stano, dr. Giuseppe Delogu,esordisce salutando i presenti e

ringraziandoli per la loro parteci-pazione.

Il saluto del sindaco Ortu e

del presidente della provincia diOristano Sanna poi, dà fuoco al-le polveri....

IL CONVEGNOUFFICIALMENTE DECOLLA

Prima giornata: si mettono inevidenza le principali problema-tiche legate alla gestione del-l'Ambiente in stretto rapportocon la fauna selvatica.

L'assessore Regionale dellaDifesa dell'Ambiente, on.le Pas-quale Onida - sono circa le10,30 - è il primo relatore. Apre ilavori della prima sessione dal ti-tolo "LA GESTIoNE FAUNISTICA:ASPETTI ISTITUZIONALI E LEGISLA-TIVI", e, dopo brevi preamboli dirito, dice che"l'ambiente è unita-rio, complesso, interrelato darapporti organici e da indiscuti-bili proiezioni sull'attività del-I'uomo, nel bene e nel male, ed èper questo che non possiamopensare di tutelare alcune partidell'ambiente, alcune componen-ti seppur importanti senza pensa-rc all'insieme del territorio ed al-le comunità che su quel territoriodo millenni costruiscono la pro-pria storia" e che "come istitu-zione, abbiamo non solo il dove-re di proteggere ma anche quellodi tutelare il benefauna selvaticaattraverso la promozione di ini-

ziative che siano idonee ad assi-curare la conservazione e afavo-rire l'incremento del patrimoniofaunistico regionale. Tutela peròche non può essere generica mache deve soprattutto partire dalterritorio e dalla sua corretta ge-stione.

Non può e non deve essercinessuna separazione o scolla-mento tra la tutela della "faunaselvatica" e la tutela del territo-rio in cui la stessafauna vive sta-bilmente o temporane-amente esi riproduce; e non si può "gesti-re lafauna selvqtica" se innanzi-tutto non si gestisce il suo terri-torio. E' necessario proseguel'Assessore - quindi attivare pia-ni operativi al fine di valutarecomplessivamente la risorsa fau-nistica integrata nel suo ambien-te naturale".

Le ore passano veloci, la saladell'accogliente teatro si riempiesoprattutto di giovani che co-minciano a prendere appunti suiloro blocco Notes.

Sul tavolo della presidenzaprende posto dr. GiampieroCorda, coordinatore di serviziodell' Assessorato Difesa Ambien-te, e subito tniziala sua relazioneesponendo un'attenta analisi del-la nuova legge regionale del 29luglio 1998 n"23, recanti normeper la protezione della fauna sel-vatica e per l'esercizio della cac-cia in Sardegna; mette l'accentosulle novità della legge e sul di-verso modo di esercitare e dipensare la caccia e di gestire ilterritorio in termini faunistici.

A questo punto interviene ilPresidente della CommissioneRegionale Agricoltura Ambiente,on.le Siro Marroccu, che ci par-la ancora della legge "sulla cac-cia" e sulle modifiche che ad es-sa dovranno essere apportatequanto prima.

L'Istituto Nazionale dellaFauna Selvatica, presente con lasua massima autorità, il direttoreprof. Mario Spagnesi, e col dr.Silvano Toso, illustra una prezio-

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sissima relazione dal titolo "Lelinee guida degli interventi di in-troduzione, reintroduzione e ri-popolamento di uccelli e mammi-feri in ltalia: aspetti biologici,tecnici e normativi".

"Tali interventi - evidenzia ilrelatore - si sono, nel nostro pae-se, recentemente moltiplicqti,spesso ponendo numerosi proble-mi biologici, gestionali e sanita-ri. I ripopolamenti, che rappre-sentano ancora oggi la forma diimmissione piìt dffisa in ltalia,costituiscono una pratica gestio-nale generalmente scorrettq ebiologicamente criticabile. L'in-troduzione, volontctria o acciden-tale, di specie alloctone è statospesso causct di gravissimi pro-blemi biologici ed è attualmenteconsiderqta, q livello globale,una tra le maggiori minacce perla biodiversità. Le reintroduzio-ni, al contrario delle altre formedi immissione di specie selvati-che, si sono dimostrate uno stru-mento potenzialmente fficace diconservazione. Permettendo diricostituire popolazioni di specieche I'intervento dell'uomo ayevalocalmente estinto. Anche taleforma di intervento, d'altro can-to, rappresenta unct potenzialefonte di rischi biologici e sanita-ri; la realizzazione delle reintro-duzioni richiede pertanto unacorretta e rigorosa pianificazio-ne ed qttuazione".

In riferimento alle complesseproblematiche poste dalle im-missioni faunistiche, l'IstitutoNazionale per la Fauna Selvaticaha promosso una approfonditadiscussione su questo tema fra iricercatori e gli operatori del set-tore dalla quale sono stati pro-dotti due documenti, che hannodefinito le linee guida per la ge-stione e pianificazione di rein-troduzioni, ripopolamenti ed in-troduzioni di Mammiferi ed Uc-celli.

Su,lla "Organizzazione e ge-stione del territorio provinciale afini faunis tici y enator i" relaziona

il capo di gabinetto dell'Assesso-rato Difesa Ambiente, dr. Ales-sandro De Martini.

La nuova legge attribuisce al-le province compiti di pianifica-zione, di tutela dell'ambiente,della fauna e in materia di cacciaattraverso i Comitati provincialifaunistici e gli ambiti territorialidi caccia. Un ruolo importantedunque quello delle provinceche d'ora in poi dovranno gesti-re e "rendere produttivo" il terri-torio di loro competenza.

La prima sessione viene chiu-sa da una relazione scritta a quat-tro mani (Cossu, Garau, Onida eTorre) e illustrata dal dr. SergioCossu dell'IVRAM., sullo "statodella conoscenza degli interventidi introduzione, reintroduzione eripopolamento in Sardegna" dal-la quale emerge il quadro precisodella situazione sarda circa le at-tività di immissione effettuate, sucome queste sono state eseguite esoprattutto, si evidenzia, tutto ciòche è stato fatto lo si è realizzatosenza un filo conduttore o unprogramma che raccordasse lediverse attività e le diverse istitu-zioni che hanno operato in ununico obiettivo: quello della buo-na gestione del bene fauna.

La seconda sessione dal titolo..LA GESTIONE DELLA FATINA SEL-VATICA: IL RUOLO DEL VOLONTA-RrATo rN SARDEGNA" (presiedutadall'avv. Franco Sciarra, vicepresidente del Comitato Regiona-le Faunistico) ha in programmauna lunga carrelTata di comunica-zioni interessantissime, di espe-rienze fatte e opinioni espresse daassociazioni ambientaliste alter-nate da quelle venatorie:

"La nidificazione del fenicot-tero e dei relativi problemi ge-stionali nel periodo dol 1993 alI 998 : problemi gestionali".(S.Nissardi dell'AssociazioneParco Molentargius Saline Poeto);

"La yqlutazione dell'impattodella predazione sulla produttivi-tà delle popolazioni naturali diPernice sardcr e Lepre sarda".

(A.Meriggi, A.Brangi, M.Mur-ru, F.Picciau, e A.Lisini, rispet-tivamente del Dipartimento diBiologia Animale dell'Universitàdi Pavia, i primi due, del CIRSE-MAF di Firenze, gli altri due edella Sarda Caccia, l'ultimo).

"Il Cervo sardo della CostaVerde nel priodo del bramito.Considerazioni sullo gestione econservazione".(di A.Fozzi, D.Pisu e H. Schenk,del CTS, Dipartimento per laConservazione della Natura).

"L' qutonomia regionale sardane I I' ordinam ent o c omunitario"(di RCaput della FederazioneItaliana della C accia).

"Il Falco della Regina nell'Lsola di Sqn Pietro: conseryazionedi una specie a rischio".(di F.Diana, della LIPU).

"La gestione della fauna sel-vatica in Sardegna anche nell'ot-tica del prelievo vencttorio e dellacostituzione di reddito agricolo'.'.(di C.Corazza dell'ARCICAC-crA).

"Il ruolo della Legambientenel life Dune di Piscinas e MonteArcuentu".(di R. Ruggeri della LEGAM-BTENTE).

"La Legge Regionale 23/1998e l' assoc i azio n is mo venqtor i o".(di F.Clemente dell'Associazio-ne Nazionale Libera Caccia(ANLC).

"La gestione del territorio inrelqzione alla nuova conforma-zione previstct dalla L.R. 23/98con gli Ambiti territorioli di Cac-cia".(di U.Arangino dell'ENAL-CACCTA).

I Tpsu INTEGRALI DELLE VARIECOMUNICAZIONI SI POTRANNO LEG-GERE NEGLI ATTI DI QUESTO CON-VEGNO CIA IN CANTIERE E CHE SI-CURAMENTE SARANNO DISTRIBUITIENTRo L'ANNo.

Ma un importante concettoemerge e attira I'attenzione ditutti, in questa fase dei lavori, e

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vale la pena anticiparlo e amplifi-carlo all'interno di questa crona-ca i cacciatori vogliono gestire ilterritorio, e quindi la fauna sel-vcttica, con intelligenza.

"La fauna selvatica non siprotegge emanando calendarivenatori inventati, restrittivi opunitivi, basati esclusivamentesu dati teorici di cui talvolta deveessere dimostrctta la attinenzacon la realtà".

Questo concetto preciso, indi-scutibile, già enunciato prece-dentemente dall'Assessore, escedal coro con prepotenza, nell'lul-tima comunicazione di questasessione, dalla voce del rappre-sentante della Sarda Caccia,Alessandro Lisini, stanco di unagestione della fauna scorretta,approssimativa, che porta nonsolo alla distruzione della faunastessa ma anche ad una confusio-ne totale sia degli operatori chedei fruitori che hanno il diritto digodere di questo bene: "sentiamodi sovente dire, da pseudo spe-cialisti, da venditori di fumo equant'altro, che una specie è indiminuzione o un'altra in aumen-to, ma raramente queste affirma-zioni sono sostanziate da dati og-gettivi o da controlli regolari.Abbiamo bisogno di certezze.Devono essere fatti continui cen-simenti della fauna, controlli co-stanti e periodici... dobbiamo fi-nalmente gestire come si devequesta immensa ricchezza priTnache ci sfrggo di mano, prima chesia davvero finita". D'altronde iltitolo della relazione di Lisini,'7calendario venatorio, strumentodi gestione del teruitorio e dellafauna selvatica", è sufficiente-mente esaustiva per capime laportata e l'intero contenuto.

Ore 18,30: larelazione del dr.Giuseppe Bogliani, ricercatoredel dipartimento di BiologiaAni-male dell'Universitàdi Pavia, daltitolo "Effetti positivi e negatividella feralizzqzione degli anima-li domestici", introduce egregia-mente il tema della tavola roton-

da: ..DANNI CAUSATI DALLA FAL]NA

SELVATICA ALLE ATTIVITA ANTROPI-cHE E PRoBLEMI coNNESSt (randa-gismo e animali domestici rinsel-vatichiti)". Una relazione chemette in luce gli effetti della im-missione, volontaria e non, nel-l'ambiente delle specie rinselva-tichite. "Alcune delle specie sisono dimostrate, con il passaredei secoli, utili all'arricchimentofaunistico-venatorio dell' isola edhanno apportato pochissimi ef-fetti negativi sull'ambiente in cuivivono (muflone). Altri, come lonutria, roditore sudamericano,importata per scopi commercialidiversi anni fa e sfuggita dagliallevamenti ha popolato ormaiquasi tutti gli habitatfluviali del-la nazione e della nostra regioneprovocando seri danni alle coltu-re e allafauna selvatica".

Il tema centrale della tavolarotonda viene quindi affrontato e

discusso dai diversi relatori al-l'uopo invitati: Corda, dell'As-sessorato Regionale Difesa Am-biente, Panichi, della AUSL n. 5di Oristano, Biancareddu dellaColdiretti e Onida del C.P.C. diOristano.

Il danno arrecato dalla faunaselvatica alle produzioni agricoleè un fattore che interferisce deci-samente nella gestione del territo-rio, ed i cui riflessi devono essereattentamente analizzati, nella ten-denza, per una gestione faunisti-co-venatoria compatibile con latutela degli interessi della produ-zione agricola; questo e altro è

emerso dopo un'attenta analisidei dati di questi ultimi anni e del-la normativa vigente in materia.

Per quanto riguarda poi ilgravissimo problema del randa-gismo canino è sgradevole doverparlare di animali usando termi-ni come "eliminazione" o "euta-nasia", ma la trattazione scienti-fica di un problema richiedespesso il dover mettere da partela nostra emotività zoofila; nelmomento in cui si indossano levesti, spesso strette e scomode,

di chi è preposto alla gestione diun patrimonio naturale, non èpossibile esimersi dal fare appel-lo alla ragione. Se 1'obiettivo èquello di conservare l'integritàambientale soggetta a mille at-tentati, non possiamo fare a me-no di considerare il randagismocome un, seppur involontario,attentatore molto pericoloso.

La giornata si chiude con unvivace ma interessante dibattitocui partecipano i numerosi super-stiti: sono ormai le 20 e la stan-chezza comincia a prendere il so-pravvento.

Ma ecco che una sotpresa fi-nale (più volte annunciata, manon svelata, durante tutta la gior-nata), dedicata ai presenti da unodegli organizzatort, Paolo Onida,dà a tutti una nuova carica vitale echiude definitivamente i lavori:due bellissimi pezzi in sardo pre-sentati dal Coro di Neoneli ac-compagnati dalla proiezione di unvideo sull'ambiente e la faunaselvatica.... Dawero una bellasotpresa, un magnifico regalo do-po una così intensa, stancante mainteressante giornata di lavori.

Sabato 1 3. La seconda giorna-ta è caratterizzata dalla presenta-zione di relazioni e comunicazio-ni prettamente tecniche, illustrateda studiosi e ricercatori di chiarafama nazionale, noti operatorifaunistici sardi e funzionari regio-nali che da tempo si occupano difauna selvatica in Sardegna.

La prima sessione (che inrealtà è laterzadel convegno) daltitolo ..LA REINTRODUZIONE DEL-LA FATINA SELVATICA IN SANOP-GNA", presieduta dal dr. EneaBeccu, direttore generale delCorpo Forestale, viene al'viatadal noto ornitologo HelmarShenk, che parla del problemadelle attività di reintroduzionedegli uccelli di interesse conser-vazionistico.

Oreste Sacchi, biologo del-l'Università di Pavia, in sostitu-zione del dr. Meriggi, parla, inve-ce, delle "tecniche e dei miglio-

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ramenti ambientali per la rein-troduzione degli uccelli e dei pic-coli mammiferi di interesse yena-torio", argomento che attira mag-giormente l'attenzione dellacomponente venatoria presentein sala, soprattutto quando vienetoccato lo spinoso argomento delripopolamento della selvaggina,inutile e spesso dannoso comeprincipio ma in particolar modo sefaffo con i soliti metodi tradizio-nali e con specie allevate senza se-veri controlli scientifici e sanitari.

Il dr. Marco Apollonio, del-l'Università di Pisa, presentaquindi ttna relazione sulle " tecni-che ed i miglioramenti ambienta-li per la reintroduzione degli un-gulati". Da questa relazioneemergono problematiche legatesopratfutto alla realizzazione diadeguate strutture nelle aree di ri-lascio degli ungulati (e quindi deiloro costi) e alla presenza dipre-datori (soprattutto cani randagi).

Tre comunic azioni chiudonoquesta sessione:

"La reintroduzione degli un-gulati nelle Aziende Foreste De-maniali della Sardegna", di Car-lo Boni, responsabile dellaA.F.D.di Cagliari; "Le attività di reintro-duzione degli ungulati nel Bari-gadlÌ', di Paolo Onida det C.P.C.di Oristano e, infrne, "Stime econsistenze di lepre e cinghialenella Provincia di Cagliari e tec-niche di studio propedeutiche perle reintroduzioni e i ripopolamen-ti dei mammiferi nell'isola" diAnna Maria Deiana, del Dipar-timento di Biologia Animale edEcologia dell'Università di Ca-gliari, e Carlo Murgia.

I convegnisti, a questo punto -sono le I1,30 - vengono invitati atrasferirsi presso il bel Chiostrodel Carmine (ex complesso con-ventuale datato 1785) che ospitala sessione poster (la quinta).

Un rinfresco offerto dalle as-sociazioni venatorie di Oristanocontribuisce piacevolmente acreare l'ambiente ideale in cuiscambiare esperienze, idee e de-

terminare nuove collaborazioni eawiare progetti e programmi diattività.

Dopo pranzo (da "Cocco &Dessì" si mangia bene!) tornia-mo al o'Garau" (piccola graziosabomboniera, troppo piccola perun teatro come si deve).

Sono le 15,30 e il Preside del-la facoltà di Medicina Veterinariadell'Università di Sassari apre laquinta sessione dal titolo "GrrASPETTI SANITARI NELLE ATTIVITADI IMMISSIONE, ALLEVAMENTO ERECUPERO DELLA FALTNA SELVATI-cA". Ricca occasione questa persottolineare I'importanza del ruo-lo del veterinario nella gestionedella fauna selvatica. Il rapportoveterinario-fauna non può ridursiallo studio clinico del singolo ca-so ma deve tendere al benesseredi una popolazione in rapportoall'ecosistema su cui insiste, an-che accettando la malattia, sequesta rappresenta un naturaleelemento di equlibrio. E'neces-sario che il veterinario, nell'am-bito delle proprie competenze, siprepari a dialogare con gli altrispecialisti coinvolti nella gestio-ne ambientale faunistica.

Rosario Fico, dell'IstitutoZooproflatico di Teramo, e Sal-vatore Naitana della Facoltà diVeterinaria dell'Università diSassari parlano rispettivamentedi "Problemi sanitari legati allaimmissione e allevqmenti di ani-mali selvqtici" e di "salvaguar-dia dell'integrità genetica dellespecie selvotiche mediante tecni-che riproduttive".

Paolo Briguglio, Luca Bru-gnola, Monica Pais, MarcoMuzzeddu e A. f irinu, tutti me-dici veterinari, presentano invecediverse comunicazioni relative aesperienze di attività di recuperodei selvatici nei vari centri dell'i-sola e del continente.

L'ultima sessione, ma non perquesto la meno importante, la se-sta, viene gestita dal dr. Ciro An-giolino, direttore generale del-l'Assessorato Difesa Ambiente.

Sessione dal titolo "ALLEVAMEN-ro e RpopoLAMENTo DELLA FAU-NA SELVATICA IN SARDEGNA,,. IIdr. Mauro Carboni, dell'Assesso-rato Regionale Agricoltura, ciparla di "Orientamenti sulla di-rettiva per I'istituzione in Sarde-gna delle aziende agri-turistico-yenatorie".

Questa è una delle novità con-tenuta nella legge 23198. Si trattadi imprese agricole nelle quali èpossibile l'immissione e l'abbat-timento di fauna selvatica di alle-vamento per tutta la stagione ve-natoria. La differenze fra leaziende faunistico-venatorie e leagri-turistico-venatorie è marca-ta: nelle prime l'obiettivo prima-rio è naturalistico-ambientale,nelle seconde l'obiettivo prima-rio è agricolo in senso ampio,cioè economico.

Seguono la comunic azionedella dr.ssa Cecitia Fassò (del-l'Azienda Foreste Demaniali diCagliari) "L'allevamento speri-mentale di Lepre sarda: primi da-ti sulla produzione e sui ripopola-menti e cenni sulle principali pa-tologie", quella di Mauro Aresu"Il ripopolamento del Grfonenella Sardegna Nord-Occidenta-le, 1986-1998: esperienze, pro-blemi e prospettive" e, per finire,Pintore, dell'ARCAS, ci parla di"Un'esperienza di autogestionedel I' ambiente yenatorio" .

L'avventura è finita, due pa-role di commiato del Presidentedr. Delogu, abbracci e strette dimano, pacche sulle spalle e com-plimenti agli organizzatori (sfini-ti e spremuti).

Un arrivederci a domani:l'assessore concluderà il conve-gno in una cornice diversa, fra iboschi di'Assai", fra i daini e icervi sardi, reintrodotti dal Co-mitato Provinciale della Cacciadi Oristano, che hanno ripopola-to da anni quelle montagne.

La prossima volta vi raccon-terò come è andata l'escursionedi Neoneli.

A presto.

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a cura dell'ICRAM

La" foc'a.- lal-ofla"ca"Un animale una volta comune per chi opefaYa in mare, oggipruticamente scomparso dalle coste Sarde.

Trovandosi a passare per le Portedella spiaggia... (un contadino)fu sorpreso nell'udire un forte ru-more come di animale che rus-sasse, ed avendo guardato intor-no si accorse che il rumore eraprodotto da un grosso e sffanoanimale che tranquillamente dor-miva sdraiato sulle alghe, riscal-dato dal tiepido sole primaveri-Ie...". La citazione risale al 1889e descrive la sorpresa di un con-tadino nello scorgere un esem-plare di Foca monaca addormen-tato su una spiaggia dell'Isola diLampedusa. Secondo i racconti e

la bibliografia storica queste os-servazioni si verificavano spessolungo le coste delle isole Pelagie,ma anche in numerose localitàitaliane tra cui le coste della Sar-degna e delle Isole minori dell'I-talia. Se si potesse scorrere attra-verso quest'ultimo secolo elimi-nando gli effetti awersi procura-ti dalla presenza umana sulla so-pravvivenza di questa sPecie, Po-tremmo forse anche oggi Provarela stessa meraviglia nell'udireuna Foca monaca russare mentredorme assopita lungo una delletante spiagge che conferisconoalla nostra penisola I'attributo diambita meta v acanzier a.Ma la situazione non è ProPriocosì. Tanto è stata cantata la Pre-senza della Foca monaca dagliantichi oratori Mediterranei, tan-to è stato cantato inutilmente ilgrido d'allarme del suo declinonegli ultimi trent'anni. Inizial-mente cacciate per il grasso e lapelliccia e per le proprietà tauma-turgiche contro i reumatismi con-ferite alla sua pelle, i nuclei diFoca monaca iniziarono a dimi-

nuire soprattutto all'inizio deglianni'60. In questo periodo, I'au-mento della pesca artigianale inconcomitanza all'espansione an-tropica costiera influirono in va-rie maniere sulla soPravvivenzadei nuclei che sostavano lungo lecoste italiane. I fattori di declinosono attribuibili sia all'uccisionediretta degli animali perché con-siderati competitori di risorse itti-che e danneggiatori degliattrezzidi pesca, sia all'uccisione acci-dentale nelle reti da Posta (chedagli anni 60 in poi vennero so-stituite da fibre organiche a fibrein nylon, molto più resistenti mamolto più diffrcili per un animaleda districarsi nel caso rimanesseimpigliato). Non per ultimo ildisturbo del crescente turismomarittimo che allontana questianimali dai loro luoghi di sostacostieri.La popolazione totale della Focamonaca del Mediterraneo è oggistimata sui 500 individui ed è tal-mente ridotta da essere conside-rataad alto rischio di estinzione.I nuclei più consistenti frequenta-no le coste delle isole della Gre-cia e della Turchia. Altri Piccolinuclei frastagliati frequentano lecoste inaccessibili e remote delMediterraneo, ma la ratefazioneè soprattutto elevata nel Mediter-raneo nordoccidentale' dove lapresenza è ridotta a segnalazionisporadiche. Un altro consistentenucleo della popolazione risiedenell'Oceano Atlantico lungo lecoste della Mauritania, ma unarecente moria e la distanza geo-grafrca di questo dal resto dellapopolazione rendono ancora Piùprecario il futuro della sPecie.

E' facile immaginare lo stuPoredi chi scorgeva una foca lungouna spiaggia. I1 peso corporeo dimaschio adulto puo raggiungereoltre i 250 chili. Durante il son-no, le foche possono emetteredelle vocalizzazioni e suoni simi-li al "russare" che si pensa sianoprovocati da agenti che irritano levie respiratorie. La colorazionedel pellame varia dal grigio chia-ro al nero con una macchia bian-ca sul ventre.E' probabile che i parti sianosempre awenuti in spiagge riPa-rate ma i racconti storici eviden-ziano l'uso delle spiagge aPerte,un'abitudine che la specie ha si-curamente perso a seguito dellacaccia spietata alla quale è statasottoposta e che ha favorito I'usodi grotte profonde e difficilmenteaccessibili. Il comportamentosempre più schivo della Focamonaca, sviluppato negli indivi-dui capaci di soprawivere solomantenendo un profilo elusivo,la rende una specie Particolar-mente difficile da osservare e dacomprendere.Secondo alcuni studi, la duratadell'allattamento è tra le più lun-ghe rispetto ad altre specie di fo-che - quasi quattro mesi - il cherende particolarmente delicata lasoprawivenza del cucciolo, Poi-ché il parto e le cure Parentalihanno luogo sulla terraferma e ri-chiedono l'assenza di disturboumano. La presenza umana neiluoghi del parto non solo spaven-ta gli animali facendoli entrare inacqùa, ma può spingere la madrein seguito a partorire altrove, fa-vorendo la scelta di un sito menoidoneo I'anno successivo, che in-

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fluisce sul tasso di soprawivenzadel cucciolo. Dopo la prima setti-mana di vita,la madre lascia pe-riodicamente il cucciolo da solonella grotta che in situazioni otti-mali ospita altri individui di fo-che. La madre si reca a mare pre-sumibilmente per cacciare anchese non è certo quale sia il gradodi spostamento da lei effettuato ein quali proporzioni scelga le sueprede tra pesci, crostacei e mollu-schi. Alcuni studi svolti in Mau-rilania indicano che i maschiadulti sono capaci di compiereimmersioni fino a 90 metri percacciare ed alcuni individui pos-sono spostarsi oltre le 50 migliain due giorni, compiendo sposta-menti piu ampi di quanto si fossemai immaginato.Ma la Foca monaca non ha biso-gno della terraferma solo per par-torire ma anche per cambiare ilproprio pelo. La muta awieneuna volta I'anno. A differenza dialtre foche la muta della Focamonaca prevede I'esfoliazionedel pelo e di uno strato di epider-mide. Come in tanti altri mammi-feri, questo processo comportauna serie di alterazioni ormonalie metaboliche che sottopongonoI'organismo ad un notevole stressfisiologico. La possibilità di re-carsi in un approccio terrestre si-curo e protetto è quindi fonda-mentale per le attività riprodutti-ve e metaboliche della Foca mo-naca.Osservare una Foca monaca inmare non è semplice e I'assenzadi avvistamenti non è necessaria-mente indice della sua assenza dadeterminati tratti di costa. Neglianni'70 il Gruppo SpeleologicoSardo Pio XI, osservò a lungo lefoche all'interno di una nota grot-ta del Golfo di Orosei. Le osser-vazioni condotte all'intemo dellagrotta permisero agli speleologidi osservare fino a 6 animali magli stessi riscontrarono che le in-formazioni provenienti dai pe-scatori locali e da osservazionisvolte a mare erano talmente po-

che da indicare una apparente as-senza degli animali dalla costa.La specie è considerata estinta inItalia per via dell'assenza di unnucleo riproduttivo stabile lungole sue coste. Le ultime tracce diun parto risalgono al 1984 con ilritrovamento di due cucciolimorti lungo la costa orientale equella occidentale della Sarde-gna. Ciò nonostante, alcuni awi-stamenti sono riportati quasi ognianno in alcune località della Pu-glia, della Sardegna e recente-mente della Sicilia.Il significato di questi awista-menti rimane ancora oscuro. In-fatti, sebbene si conoscano alcunidettagli riguardo all'uso dell'ha-bitat terrestre, si è ancora ignaridell'uso che questa fa dell'habitatmarino e delle sue capacità didispersione.In assenza di conoscenze suglispostamenti condotti da questaspecie, è diffi cile ipotizzare 1' en-tità degli individui awistati inquesti ultimi anni in Italia. Po-trebbe trattarsi di esemplari pro-venienti da nuclei di paesi limi-trofi o di giovani esemplari er-ranti che spostandosi permette-rebbero la dispersione della spe-cie o semplicementedi individui che fre-quentano le coste ita-liane con maggioreassiduità di quanto sipossa attualmenteipotizzarc. In questiultimi decenni moltiricercatori hannoprevisto la scompar-sa della specie entrole soglie del2000 manonostante le awer-sità e la mancanza dimisure di tutela ap-propriate, qualcheindividuo continua afrequentare le costeitaliane.L'ICRAM, I'IstitutoCentrale per la Ri-cerca Applicata alMare che opera sotto

la vigllanza del Ministero del-I'Ambiente, ha awiato una rac-colta di informazioni sugli awi-stamenti di Foca monaca, conI'intento di riassumere in manieracoordinata e lungimirante infor-mazioni che spesso non sono ri-portate o sono andate perse.Chiunque awistasse (o avesseawistato recentemente) un esem-plare di Foca monaca può awisa-re I'ICRAM contattando il nume-ro verde del NOE, il Nucleo Ope-rativo Ecologico del Ministerodell'Ambiente Ogni informazio-ne fomirà ai ricercatori dell'I-CRAM, nozioni utilissime sullostato di questo mammifero mari-no in Italia che sono essenzialiper poter salvaguardare un patri-monio naturalistico Mediterraneoche, con sporadici awistamenti,segnala ancora la sua esistenza.Se saremo pronti a rilevare que-ste presenze ed interpretarne il si-gnificato, ci sarà ancora un mar-gine di recupero per la specie, eforse un giorno qualcuno potràancora sorprendersi nell'udire ilrespiro di un grosso animalementre dorme sdraiato su unaspiaggia riparata di qualche re-mota località italiana.

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di Marco Melis

II. nf.Lrseo r-r.If.i\rersitario diatratrop olog ia ed etlf.ogf afradi CagliariNei nuovi locali della Cittadella Univercitafia di Monserrato èpossibile visitare un museo universitatio, non molto conosciuto maèertamente pieno di curiosità. Antropologia fisica, etnografra,archeologia, etnomusicologia della nostra isola.

Nel 1988 fu costituito un "Co-mitato nazionale per lo studio, latutela e la valorizzazione dellacultura scientifica e storico -scientifica", che nell'ambito delMinistero dell'Università e dellaRicerca Scientifica e Tecnologica(M.U. R. S.T.)aveva funzioni con-sultive e 1o scopo di promuovere,presso il grande pubblico, la dif-fusione delle diverse forme dellacultura scientifica.

Tra i diversi incarichi affidatial comitato c'è I'organizzazioneed il coordinamento della Setti-mana della Cultura Scientifica eTecnologica, che si svolge ognianno dal marzo del 1991. Questamanifestazione è nata con I'inten-to di attirare I'attenzione del pub-blico, delle comunità scolastiche,dei singoli cittadini, di mostrareloro i diversi aspetti della culturascientifica e tecnologica e di farconoscere quelle che sono le atti-vità dinamiche svolte all'internodi centri, istituti. laboratori. mu-sei di tutta Italia.

La "Settimana" si svolge soli-tamente nel mese di marzo oaprile con diverse manifestazionicomprendenti soprattutto semi-nari, mostre, esposizioni, dibatti-ti, conferenze, visite a laboratoriscientifici o tecnici, escursioni adorti botanici, proiezioni di film,visite guidate a musei.

Dai dati riportati nei cataloghiediti dal Ministero della PubblicaIstruzione, emerge un buon livel-

Sala dei Costumi Sardi

lo di partecipazione dei museiscientifici di tutta I'Italia alle ma-nifestazioni legate alla Settimanadella Cultura Scientifica e Tecno-logica nel periodo compreso tra il1991 ed il 1998.

Annesso alla Sezione diScienze Antropologiche dell'Uni-versità di Cagliari, si trova il Mu-seo sardo di Antropblogia ed Et-nografia, creato nel 1953 dal pro-fessor Carlo Maxia, anatomicoed ordinario di antropologia, di-rettore dell'allora Istituto di An-tropologia che ora è ospitato neinuovi locali della Cittadella uni-versitaria di Monserrato (prove-niente dalla originaria sede di viaPorcell a Cagliari).

Attualmente la direzione è af-fidata al professor Giovanni Flo-ris, ordinario di Antropologia fi-sica presso I'Università degli stu-

di di Cagliari nonché direttoredella sezione di Scienze antropo-logiche.

Il Museo organizza attività at-te a promuovere la cultura e la di-vulgazione dell'antropologia fisi-ca e dell'etnografia: ne è la provala mole di visitatori (soprattuttoscuole) che ogni anno visita ilmuseo.

Anche quando le collezionigiacevano sistemate in manieranon idonea (per carenza di ade-guati locali) nella vecchia sede,vi sono sempre stati visitatori(anche stranieri). appassionati osemplici curiosi, che hanno la-sciato la loro firma nel registrodelle presenze alla fine della visi-ta guidata, durante tutto il corsodell'anno. L'edizione della IX"Settimana" (21-21 marzo 1999)ha poi segnato un lusinghiero

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successo dell'attività del museo,essendo stati registrati circa7.000 visitatori nei nuovi localidella Cittadella universitaria diMonserrato!

Con questa precisazione si èvoluto prendere in esame unaspetto che riguarda il sempremaggiore interesse del grandepubblico per i beni culturali e cheha coinvolto negli ultimi decennidiversi comuni della Sardegna.Sono documentate, infatti, tuttauna serie di iniziative come mu-sei o case - museo, mostre di va-ria nattra, collezioni pubbliche eprivate, conferenze ecc., cioè ini-ziative atte a contribuire alla co-noscenza ed alla diffusione di te-mi legati ad argomenti di scienzenaturali o di etnografia, di antro-pologia fisica o di etnomusicolo-gia, ecc.

La visita al Museo inizia conuno spazio occupato da reperti diepoca nuragica come macine,piccoli betili e nuclei di ossidia-na; è presente anche un tronco dialbero fossilizzato provenienteda Zuri (OR). Segue un ampiosalone che espone una pafie dei34 abiti tradizionali sardi, tuttioriginali e usati,. acquistati dalProf. Carlo Maxia a partire daglianni '60. Per la maggior parte so-no abiti da giovanetta e proven-gono da diversi comuni delle

Strumenti musicali e congegni sonori

quattro province sarde. Segue I'e-sposizione di attrezzi del mondopastorale con forme di sugheroper il formaggio, mortai, borrac-ce di legno, attrezziper la tosatu-ra e per lalavorazione della lana.

Sempre nella stessa sala sonosistemati una serie di cestini equalche attrezzo da cestinaio,nonché diversi strumenti musica-li della tradizione popolare dellaSardegna: launeddas, benas, so-littus, trumbittas, matracca, ecc.

Altra collezione è quella degliex-voto, decine di oggetti rappre-sentanti diverse parti anatomicheumane e figure di animali, tuttiofferti in dono a San Palmerio e aSan Serafino inGhllarza,per gra-zia ricetuta o per adempiere ad

una promessa fatta.In una sala attigua trovano po-

sto diversi calchi di ominidi fos-sili che illustrano I'evoluzionedell'uomo a partire da individuimolto vicini alla linea evolutivadelle scimmie antropomorfe,cioè dagli Australopiteci all'Ho-mo sapiens, I'uomo moderno.

Nella stessa vetrina trova po-sto anche una parte della colle-zione di crani del periodo nuragi-co, tra i quali primeggia il craniotrapanato di Seulo, esempio ditripla trapanazione cranica ese-guita sul vivente :utilizzando pun-te di pietra. Questa sala ospita an-che alcuni tra i tantissimi craniumani che evidenziano le diffe-renze tra maschio e femmina,vecchi e bambini, europoidi e ne-groidi e ossa, provenienti da sca-vi archeologici, che presentanomalattie diverse.

Aspettano di trovare giustacollocazione i reperti a carattereantropologico provenienti da di-verse parti del mondo: riprodu-zioni di teste - trofeo rimpiccioli-te degli Jivaros dell'America Lati-na, maschere e strumenti musica-li africani, due mummie sarde disesso diverso risalenti al XVII se-colo e pezzi di ceramica nuragica.

Il museo è aperto dal lunedì alsabato dalle ore 10,30 alle 13,00.

Per ulteriori informazioni eprenotazioni:Dr.ssa R. Floris 07016754291

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di Maurizio Deiana

I " ta.cclli " dell' O g,Lia'straViaggio attraverso uno dei territori più suggestivi di tutta la Sardegna

Le Dolomiti Sarde:tali furono1o stupore el'ammirazione prova-ti dal famoso geografo piemonte-se, generale Alberto La Marmo-ra, nel visitare la parte montanadell'Ogliastra meridionale, tantoda suggerirgli l'accostamento conle famose montagne del TrentinoAlto Adige e del Veneto.

Basiliche di calcare, bastiona-te rupestri, falesie, pareti vertica-li a picco, ripidi dirupi, strette go-le pressoché inaccessibili, isolot-ti rocciosi sparsi qua e là, altopia-ni e profonde vallate solcate dafiumi e ricoperte di verdi foreste;in questa maniera si caratlerizzauna parte abbastanza estesa dellaregione dell'Ogliastra, dal "saltodi Quirra" sino alle pendici delGennargentu.

Percorrendo la strada che daPerdas de Fogu conduce a lerzrtsi entra a contatto con uno deipaesaggi sardi più carichi di ma-gica suggestione, fascino e bel-lezza,con scenari sempre nuovi e

awincenti.Da Sa Sartaina, terrazza sotto

I'imponente "tacco" di Monte Co-rongiu (mt. 1008) si può domina-re uno straordinario spettacolo,un susseguirsi di altopiani calca-rei sorretti da bianche pareti verti-cali rupestri, un "sali e scendi" dirocce e foreste che ha pochi Para-goni: sono i "tacchi dell'Oglia-stra", uno dei territori più selvag-gi e affascinanti di tutta l'Isola.

Qui, come in altre zone dovei1 patrimonio naturalistico è me-glio conservato e più integro,sembra di respirare la Sardegnapiù vera, più autentica, si awertequella particolare atmosfera di"ancestralità" che ci ricollega al-le nostre origini, al nostro sub-

Monte Lumbupau (Jerzu)

strato etnico più antico.Sembra quasi di rivederle le

tribù nuragiche dei Gallinenses e

Ilienses, radunate sotto uno deitacchi più caratteristici in assolu-to: Perda Liana, situata alle estre-me propaggini del territorio delGairo, di fronte al massiccio delGennargentu.

La "pietra degli iliensi", se-condo alcuni studiosi, pare osPi-tasse le riunioni delle varie tribùmontanare sarde, unite in confe-derazione da una comune urgen-za e necessità: tenere in scacco e

resistere all' av anzata delle legio-ni romane.

Il permanere nel patrimonioorale tradizionale di numeroseleggende e favole dove si fa rife-rimento a Perda Liana, induce apresumere che tale "locus" fun-gesse da centro cataltzzatore, daluogo forse di culto, richiamandograzie alla sua particolare formae confìgurazione, osservabile dadiverse angolazioni, le popola-zioni nuragiche dell'interno.

Con l'awento del Cristianesi-

mo, la maggior parte delle sim-bologie, dei riti, delle credenze edelle pratiche religiose assunserouna connotazione fortemente ne-gativa, addirittura demoniaca;non è forse vero che privando unpopolo, un'etnia, della sua cultu-ra, della sua identità, si facilitàI'opera di sottomissione e conqui-sta?

Quel passato, quella civiltàper molti aspetti ancora misterio-sa, sono ancora lì, quasi a sfidareil tempo e l'oblio della memoria eattendono tutt'oggi di essere sve-lati e valorizzati pienamente. So-no la cultura e la storia di una ter-ra antichissima, ancora tutta dascoprire!

Chiamati tacchi in Ogliastra,tonneri nella Barbagia di Seulo,occupano un'area molto vasta: daTertenia fino a lerzu, da Ulassai aOsini, da Ussassai e Seui fino aGairo.

Formatisi in seguito a sedi-mentazioni e depositi marini nel-I'era mesozoica (giurassico), sonocostituiti da rocce calcareo - do-

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Monte Tbnneri (Seui)

lomitiche poggianti solitamentesu basamenti di scisti cristallini.

L' azione combinata dell'acquae del vento, col passare delle eregeologiche, ha progressivamenteeroso le rocce lungo le linee difaglia, creando falesie rupestri epareti verticali molto caratteristi-che, quasi sempre di alto valoreambientale e paesaggistico, chedelimitano degli altopiani interni,dando luogo a quella tipica formadi tacco rovesciata che spiega ladenominazione usata nelle parla-te locali. Queste lormazioni ri-chiamano anche, e sopratutto, al-tri paesaggi e territori resi famosida numerosi film western, owe-ro le rocce ed i canyon del Colo-rado e della Monumental Valleyin Utah, entrati ormai a fare partedella nostra memoria colletivagrazie a tantissimi lungometraggiche celebravano I'epopea dei co-loni e pionieri del Nord America.Infine il tipico "trenino verde"che attraversa questi luoghi rendeancora piu congruo il raffrontocon il "far west" americano.

Non v'è dubbio che la lineaferroviaria a scartamento ridottoche attraversa la parte meridiona-

le dell'Ogliastra, contribuisca aconferire a questa regione un fa-scino particolare. L'insolito per-corso feroviario percorre un'areamolto diversa da altte zone sarde,un territorio isolato, pressoché ab-bandonato, selvaggio, bellissimo.

Viene spontaneo chiedersi co-me mai, dopo le gueffe d'unifica-zione del Risorgimento italiano,si pensò alla realizzazione diquesta strada ferrata? Quale era ilvero motivo delf iniziativa, pre-sentata nella versione ufficialecome necessaria alla gravosa esi-genza di spezzare I'isolamentoatavico dei molti centri montani,rimasti ancora ad un livello eco-nomico, sociale e culturale pre-cario e arretrato?

In verità, dopo la creazionedel Regno d'Italia, con lo svilup-po dell'industria mineraria e I'in-tensificarsi della rete ferroviariaeuropea, aumentò considerevol-mente la richiesta di grandi quan-tità di legname per le armaturedelle gallerie dei pozzi e per larealizzazione delle traversine deibinari. Alcuni spregiudicati indu-striali dell'Italia settentrionale enumerosi speculatori muniti di

ingenti capitali, guardarono conavido interesse alle immense evergini foreste d'alto fusto delSarcidano, della Barbagia e del-l'Ogliastra.

Infatti, il vero scopo non con-fessato delle varie linee ferrovia-rie fu, in ultima analisi, il tagliodelle bellissime foreste della Sar-degna centrale. Formazioni vege-tazionali ancora integre, moltodiversificate ed evolute, rifugiodei cervi, daini e mufloni, cheavevano resistito ai Cartaginesi,ai romani, ai bizanlini, ai catala-no - aragonesi e agli spagnoli, fu-rono pressoché rase al suolo emetà del patrimonio forestaleisolano se ne andò in fumo inquesta maniera.

Nonostante gli scempi ope-ranti nel passato, a dispetto degliincendi e dell'uso spesso sregola-to e irrazionale del territorio, lanatura riprende sempre il suocorso, riparando alla ferite causa-tegli dall'uomo e col passare deltempo la macchia mediterraneaed il bosco riescono ad insediarsidi nuovo anche nei terreni più de-gradati ed inospitali.

Chi percorre la strada da Us-

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sassai a Gairo Taquisara non puònon rimanere affascinato dallabellezza della vallata omonimaformata dal rio Isara. I boschi dilecci nel versante appartenente alcomune di Osini ricoprono inte-ramente i pendii sotto le falesiecalcaree per svariati chilometri e

offrono I'aspetto di una forestacompatta ed estesa con ottimo li-vello vegetativo e di adattamentoal pedosuolo e la clima. Tutte lespecie tipiche della foresta medi-terranea, della macchia e dellagarrga sono ampiamente raPPre-sentate, a testimonianza dell' altogrado di complessità e di diversi-ficazione dei boschi esistenti che,assieme agli impianti colturale dimele, ciliegi e noci vicini al rioIsara, creano un panorama disuggestione ed incanto unici inSardegna. Su tutta la vallata in-combono come guardiani di roc-cia i tacchi con le loro pittoreschee inconfondibili pareti rupestri:Pizzu Tagliaferru (1006 mt.),Bruncu Mattedì (7066 mt.), Pun-ta Scala su Istressi (992 mt.),Puntq Isara (964 mt.), Serra Ser-bissi e gli scenari che si presenta-

no al viaggiatore e al turista rega-lano emozioni di struggente bel-lezza v er amente uniche.

Dalla vallata del rio Pqrdu siarriva al "taccu" di Osini, percor-rendo uno stradello asfaltato chedal paese sottostante si inerPicatornante dopo tornante sul costo-ne della montagna, attraversandouna bella e fresca lecceta dove èpresente in buon numero anche ilcarpino nero.

Alf improvviso, nella stradi-na, appare come d'incanto unostretto passaggio, come una fen-ditura nella roccia, circondata daripidissime pareti calcaree: ò laGola o Scala di San Giorgio.

Magiche e arcane sensazioniemanano luoghi come questo, re-so ancora più interessante dallaleggenda del Santo che avrebbetagliato in due la montagna conun colpo di spada, o dai resti diun pozzo sacro nuragico, s'Abba'e sa Sanidadi, ostruito nel recen-te passato, quasi a voler cancella-re la memoria dei riti sacri del-I'acqua (o ordalie) che in esso inuragici offtciavano.

S'assa 'e su Casteddi (la fale-

sia del castello), alta parete a pic-co de su Osini, ci restituisce quelche resta di un antico presidio ro-mano, che controllava la zonadalle "bardane" o incursioni dellecosiddette "civitates barbarie" in-sediate nei territori vicini.

D'alto della falesia si può am-mirare tutta per intero la bellavallata del rio Pardu, orientata insenso NNO - SSE, secondo unafaglia di interesse regionale. Co-stituita in prevalenza da argillo-scisti, arenarie, filladi paleozoi-che, è interessata nei settori dicontatto tra lo scisto e il calcare,da un importante orizzonte sor-gentifero, dove sono sorti i centriabitati di Osini, Ulassai e lerzu.

L'area in questione apparetroppo vasta e intensamente Po-polata per farne un monumentonaturale o una riserva protetta eforse I'unico strumento di tutelapotrebbe essere la sua inclusionenel parco del Gennargentu.

Dal tacco di Osini le pareticalcaree si susseguono ininterrot-tamente fino davanti a Gairo Ta-quisara, formando come un'ine-spugnabile lunga muraglia di

Tacchi di Jerzu

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Perda liona lGoiro)

roccia; in alcuni punti le pareticadono a picco per centinaia dimetri, creando suggestivi panora-mi e vedute vertiginose mozza-frato (Bruncu Mezzodì, Fundu eAssa, Punta su Scranu).

Verso sud-est, da Osini ai tac-chi di Ulassai, su cui incombe lospettacolare Bruncu Matzeu ilpasso è breve. Alle spalle di que-s'ultimo centro, guardando dalpittoresco archetto in pietra diBarigau, il panorama dei tacchinon finisce di sfupire e 1o sguar-do è rapito dalla maestosità delleimponenti pareti rupestri di Mon-te Tisiddu, Punta Secco e BruncuVitiglio. Nelle immediate vici-nanze si apre con un grandiosoingresso la famosa grotta di ^SzMarmuri, meta di visitatori datutta I'Isola. Questa grotta, tra lepiù belle della Sardegna, è im-portante anche dal punto di vistafaunistico; infatti, ospita tra 7,al-tro un piccolissimo coleotterotroglobio, adattato benissimo al-I'ambiente ipogeo: la Ovabathy-sciola gestroi, che rappresentaun'esclusiva di un certo rilievo.Ancora, in territorio di Ierzu, untacco dopo I'altro, si succedono

in un'altalena di vertiginose pare-ti rocciose, cengie e guglie calca-ree, Monte Lumburau, MonteTroiscu. Pitzu Porcu e Ludu, pit-zu Sant'Antonio e infine la note-vole cima isolata di Corongiu,molto caratteristica per essere vi-sibile ed inconfondibile comePerda Liana o Monte Novo SanGiovanni, da luoghi molto diver-si e lontani, rappresentando unottimo punto di orientamento.

Dai tacchi di Ierzu si arriva fi-no a Tertenia, sovrastata dai tac-chi Tacchixeddu e Montarbu, aldi sotto dei quali iniziallbellissi-mo bosco di lecci di Bingionniga,un tempo non molto lontano rifu-gio di cervi e daini, come ci sug-gerisce il toponimo Ponte su Cra-biolu, che troviamo lungo la S.S.125 Orientale Sarda.

Un discorso a sé stante meritail complesso forestale di Montar-bu in agro di Seiu e Ussassai, ve-ro e proprio fiore all'occhiellodell'Azienda Foreste Demanialesarda, che si presenta dal punto divista vegetazionale e faunisticotra i meglio conservati delllareadei tacchi.

Il costone roccioso sotto il

Monte Tonneri (mt.1323) apparericoperto da una pregevole e bel-la fustaia primaria di leccio, cuicontende sempre più terreno ilcarpino nero, qua presente conuna delle formazioni più estese erappresentative di tutta I'Isola.L'area in questione è stata indivi-duata come oasi permanente diprotezione faunistica e di cattura,e ciò toglie ogni preoccupazionecirca la sua protezione e la suaperpetuazione nel futuro.

Questa zona è attraversata dal"trenino verde" e sicuramenterappresenta uno degli itinerari tu-ristici più consigliati per avere ungiusto approccio con questo par-ticolare territorio.

Mufloni e aquile, astori esparvieri, cinghiali, gatti selvati-ci, martore e ghiri, sono presentiin buon numero in questa forestae buon esito hanno dato i ripopo-lamenti awiati dall'Azienda delcervo sardo e del daino, le cui po-polazioni sembrerebbero in co-stante aumento. Da segnalare, in-fine, un leccio di proporzioni gi-gantesche in località su Canali,mentre nelle zone più umide nonsono rari il tasso e I'agrifoglio.

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Agli inizi del secolo, senz'al-tro i mufloni, i cervi e i daini oc-cupavano quasi tutta I'area deitacchi, ma a causa della cacciaindiscriminata e dei cosiddetti"safari", organizzati per facoltosi"continentali", si è avuta I'estin-zione delle ultime due specie an-zidette, mentre l' ar eale dell'aquilasembra essere più esteso e alcunecoppie dovrebbero nidificare an-che nella zona dei tacchi di Terte-nia e di lerzr, al confine con ilsalto di Quirra. Nelle cavità umi-de è possibile incontrare il rarogeitritone sardo, bizzano anfibioadattatosi a vivere negli anfratticalcarei ed ipogei, mentre nei tor-renti e nei ruscelli è possibile tro-vare ancora la rarissima trota sar-da ed il caratteristico tritone o eu-protto sardo.

Tutta I'area dei tacchi è benpopolata dal punto di vista fauni-stico: poiane" gheppi. astori.sparvieri, falchi pelegrini, colom-bacci, ghiandaie, tortore, assioli,civette, barbagianni, upupe, sonoabbastanza diffusi così come gat-ti e conigli selvatici, lepri, don-nole, martore e cinghiali, a dimo-strazione del buon grado di fun-zionalità e naturalità degli ecosi-stemi.

Per ciò che concerne I'aspettofloristico, l'espressione più altadelle evoluzioni delle formazionivegetali è rappresentata dal"Quercion ilicis", mentre i boschidi roverella li troviamo insidiatinei freschi versanti della vallatadel rio Pardu. Le estese foreste dileccio che un tempo ricoprivanoquesti altopiani, a causa dei taglieccessivi di cui si è parlato all'i-nizio, hanno ceduto il passo a ce-dui comunque ben sviluppati econ un buon grado di coperturadel suolo. A testimonianza delleantiche formazioni. rimangonoormai solo pochi individui super-stiti in zone molto circoscritte edelle antiche foreste primarie,tanto ammirate nel recente passa-to da parecchi visitatori. stranieri

e non, è soprawissuto solo qual-che piccolo lembo, come quellonel costone risvolto a nord delMonte Tonneri, all'interno delcomplesso forestale di Montarbuin agro del comune di Seui.

Buon esito hanno dato diversirimboschimenti in zone moltodegradate con litosuolo affioran-te, laddove sono state impiegatecome specie preparatorie e pio-niere il pino domestico, il pinod'Aleppo e il pino nero; la prote-zione offerta da queste piante haperrnesso alle giovani plantule dileccio di crescere e di awiarsiverso la costituzione di giovani"perticaie" in buon equilibrio coni fattori edafici e climatici. Nellezone più umide, soprattutto a ri-dosso delle falesie calcaree, èpresente in buon numero il carpi-no nero. Ai cedui di leccio si ac-compagnano quasi sempre il gi-nepro rosso, il terebinto, la philli-rea, il corbezzolo, il lentischio, ilpungitopo, I'erica arborea, scopa-ria e terminalis, il buplerum fruti-cosum, il rosmarino,ivari tipi dicisto e di euforbia, mentre neisettori più freschi è possibile pro-vare il ciliegio selvatico, il prunospinoso, il biancospino, il noce, iltasso, I'acero minore, I'agrifoglioe il sorbo montano. Molto diffirsele lianose e le rampicanti come ivari tipi di clematide, il caprio-glio, la smilace, I'edera.

Lungo i fiumi e i ruscelli ve-getano sempre abbondanti l'onta-no nero, i Salix fragilis, purpureaed artrocinerea, e pure erbe pro-fumatissime come la Menthaaquatica, rarissime come la Men-tha requienii o medicinali comeI'Hypericum hircinum o l'equise-to.

La gariga è ampiamente rap-presentata da praterie di Santoli-na insularis, Helicrysum itali-cum, Teucrium flalum, marum eThimus erba barona, che nel me-se di giugno ci regalano bellissi-me fioriture. Di notevole interes-se la presenza di ntmerosi ende-

mismi: ai già citati santolina edelicriso, si aggiungono specie co-me I'Helianthemum e Limoniummorisianum, il cavolo di Sarde-gna (Brassica insularis), il Rham-nus alpinus, il pero corvino, ilSorbus aria ed infine I'Helichr-yum saxatile, la Genista corsica,la Stachys glutinosa, I'Aquilegianugorensis, il Glechoma sardoa ela Saxifraga cervicornis.

Per concludere, questi tipicialtopiani, queste falesie ricopertedi beile foreste, si concedono al-lo sguardo quasi come se voles-sero spingerci a riflettere più afondo sul perché oggi più chemai sia importante ripensare alsenso di molte attività umane po-co preoccupate della loro effetti-va incidenza sull'ambiente. Leassociazioni v egetazionali natu-rali, selezionate in milioni di an-ni di evoluzione, la particolaritàdi ogni singolo ecosistema, latendenza spontanea della naturaad evolversi verso il maggiorgrado di diversificazione possibi-le, sia vegetale sia animale, la ne-cessità della tutela delle culture eidentità storiche, l'effetto visivosul paesaggio delle morfologiedei monti, degli altopiani, de fiu-mi e delle vallate, tutto quantociò che è da intendersi comemassima espressione di "biodi-versità", può essere contrappostoall'appiattimento della nostraepoca, che svilisce i più impor-tanti valori umani, che riducequasi tutto a fattori meramenteeconomico - mercantilistici, fina-lizzati unicamente all'ottenimen-to del massimo profitto nella so-cietà dell'apparire, dell'avere,della quantità.

La crescita dell'economia èsempre vista come obiettivo pri-mario, da raggiungere a qualsiasicosto. Troppi telefonini, troppestrade, troppe automobili, troppaindifferenza verso le problemati-che agro - pastorali, troppe fab-briche, troppi usa e getta, troppicentri commerciali, troppi media,

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troppe proposte virtuali. L'uma-nità nel suo complesso sta utiliz-zando risorse di un terzo superio-ri alla capacità di rigenerazionedella natura stessa.

La pressione del lavoro e l'a-vidità di denaro giustificano oggimodelli di sviluppo ormai supe-rati dai dati statistici mondiali, iquali indicano chiaramente comesi stia correndo pericolosamenteverso una via di non ritorno. Visono valori unici di per se, anchese non creano occupazione e nonsono fonte di guadagno, come untramonto, come la rinascente ver-deggiante primavera, come uncielo stellato.

Ma vi sono anche valori chequantunque più difficili da pro-grammare, possono creare occu-pazione e garantire guadagno eche per di più danno serenità epace all'anima, ispirano armonia,comunicano gioia e riportanoI'uomo a rincontrare la sua più in-tima essenza, persa nella facilecorsa per arrivare.

Il paradigma su cui è modella-ta la cultura e la scienza occiden-

tale è basato sulla divisione percategorie: femminile e maschile,emozione e ragione, spirito e ma-teria, coscienza ed istinto, utile einutile. Il mondo è stato smonta-to in mille pezzi distinti e ne so-no state studiate le reazioni traloro. Come se cogliessimo unfiore e cominciassimo a montarloi n mille pezzi: i sepali, gli stami,il polline, ecc. Ma che ne sarà al-la fine del fiore? Del suo profu-mo? Della sua grazia?

In natura I'insieme non è unasemplice somma delle parti, ècertamente da qui che è iniziatoquel processo che ha portatomolte persone a rinchiudersi inquartieri ghetto, città dall'atmo-sfera vischiosa, case come alvea-ri, ufftci con aria condizionata,luce artificiale e piante ofitamen-tali di plastica. Forse è stato pro-prio un eccesso di raziocinio ilvero omicida della vitalità inte-riore dell'uomo. Quella vitalità dicui molti ormai non hanno piùesperienza o ne hanno soltantoun pallido ricordo d'infanzia, dicui l'universo della vita eppure è

pregno.Ne sono pieni i boschi e le fo-

reste, i parti in fiore, il cielo stel-lato, le montagne innevate, lepiogge rinfrescanti, gli alberi ca-richi di frutta ... ne sono pienianche i bambini, non quando ca-dono in trance davanti ad un vi-deo, ma quando giocano tra loroall'aria aperta.

Credo che il compito del fore-stale, di chi è forestale con la te-sta ma soprattutto con il "cuore",non sia solamente quello di ap-plicare in maniera tecnicistica easettica leggi e regolamenti, maanche quello di diffondere tra lagente la coscienza del nostrostraordinario patrimonio naturali-stico, paesaggistico e storico. So-prattutto lavorare perché si dif-fonda sempre più il rispetto e l'a-more per lanattra, per la sua uni-cità e bellezza, valore questo daricercare sempre più assiduamen-te in una società come la nostrain rapidissima trasformazione.

Non per niente Dostoevskijscrive ne "L'Idiota": la bellezzasalverà il mondo.

Scala S. Giorgio (Osini)

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Agli inizi del secolo, senz'al-tro i mufloni, i cervi e i daini oc-cupavano quasi tutta I'area deitacchi, ma a causa della cacciaindiscriminata e dei cosiddetti"safari", organizzati per facoltosi"continentali", si è avuta l'estin-zione delle ultime due specie an-zidette, mentre I'areale dell'aquilasembra essere più esteso e alcunecoppie dovrebbero nidificare an-che nella zonadei tacchi di Terte-nia e di lerz:u, al confine con ilsalto di Quirra. Nelle cavità umi-de è possibile incontrare il rarogeitritone sardo, bizzarro anfibioadattatosi a vivere negli anfratticalcarei ed ipogei, mentre nei tor-renti e nei ruscelli è possibile tro-vare ancora la rarissima trota sar-da ed il caratteristico tritone o eu-protto sardo.

Tutta I'area dei tacchi è benpopolata dal punto di vista fauni-stico: poiane, gheppi, astori,sparvieri, falchi pelegrini, colom-bacci, ghiandaie, tortore, assioli,civette, barbagianni, upupe, sonoabbastanzadiffusi così come gat-ti e conigli selvatici, lepri, don-nole, martore e cinghiali, a dimo-strazione de1 buon grado di fun-zionalitèt e naturalità degli ecosi-stemi.

Per ciò che conceme I'aspettofloristico, I'espressione più altadelle evoluzioni delle formazionivegetali è rappresentata dal"Quercion ilicis", mentre i boschidi roverella li troviamo insidiatinei freschi versanti della vallatadel rio Pardu. Le estese foreste dileccio che un tempo ricoprivanoquesti altopiani, a causa dei taglieccessivi di cui si è parlato alfi-nizio, hanno ceduto il passo a ce-dui comunque ben sviluppati econ un buon grado di coperturadel suolo. A testimonianza delleantiche formazioni. rimangonoormai solo pochi individui super-stiti in zone molto circoscritte e

delle antiche foreste primarie,tanto ammirate nel recente passa-to da parecchi visitatori, stranieri

e non, è soprawissuto solo qual-che piccolo lembo, come quellonel costone risvolto a nord delMonte Tonneri, all'interno delcomplesso forestale di Montarbuin agro del comune di Seui.

Buon esito hanno dato diversirimboschimenti in zone moltodegradate con litosuolo affioran-te, laddove sono state impiegatecome specie preparatorie e pio-niere il pino domestico, il pinod'Aleppo e il pino nero; la prote-zione offerta da queste piante hapermesso alle giovani plantule dileccio di crescere e di awiarsiverso la costituzione di giovani"perticaie" in buon equilibrio coni fattori edafici e climatici. Nellezone più umide, soprattutto a ri-dosso delle falesie calcaree, èpresente in buon numero il carpi-no nero. Ai cedui di leccio si ac-compagnano quasi sempre il gi-nepro rosso, il terebinto, la philli-rea, il corbezzolo, il lentischio, ilpungitopo, I'erica arborea, scopa-ria e terminalis, il buplerum fruti-cosum, il rosmarino, i vari tipi dicisto e di euforbia, mentre neisettori più freschi è possibile pro-vare il ciliegio selvatico, il prunospinoso, il biancospino, il noce, iltasso, I'acero minore, l'agrifoglioe il sorbo montano. Molto diffusele lianose e le rampicanti come ivari tipi di clematide, il caprio-glio, la smilace, I'edera.

Lungo i fiumi e i ruscelli ve-getano sempre abbondanti I'onta-no nero, i Salix fragilis, purpureaed artrocinerea, e pure erbe pro-fumatissime come la Menthaaquatica, rarissime come la Men-tha requienii o medicinali comeI'Hypericum hircinum o I'equise-to.

La gariga è ampiamente rap-presentata da praterie di Santoli-na insularis, Helicrysum itali-cum, Teucrium flavum, marum e

Thimus erba barona, che nel me-se di giugno ci regalano bellissi-me fioriture. Di notevole interes-se la presenza di numerosi ende-

mismi: ai già citati santolina edelicriso, si aggiungono specie co-me I'Helianthemum e Limoniummorisianum, il cavolo di Sarde-gna (Brassica insularis), il Rham-nus alpinus, il pero corvino, ilSorbus aria ed infine I'Helichr-yum saxatile, la Genista corsica,la Stachys glutinosa, I'Aquilegianugorensis, il Glechoma sardoa ela Saxifraga cervicornis.

Per concludere, questi tipicialtopiani, queste falesie ricopertedi belle foreste, si concedono al-lo sguardo quasi come se voles-sero spingerci a riflettere più afondo sul perché oggi più chemai sia importante ripensare alsenso di molte attività umane po-co preoccupate della loro effetti-va incidenza sull'ambiente. Leassociazioni vegetazionali natu-rali, selezionate in milioni di an-ni di evoluzione, la particolaritàdi ogni singolo ecosistema, latendenza spontanea della naturaad evolversi verso il maggiorgrado di diversificazione possibi-le, sia vegetale sia animale, la ne-cessità della tutela delle culture e

identità storiche, l'effetto visivosul paesaggio delle morfologiedei monti, degli altopiani, de fiu-mi e delle vallate, tutto quantociò che è da intendersi comemassima espressione di "biodi-versità", può essere contrappostoall'appiattimento della nostraepoca, che svilisce i più impor-tanti valori umani, che riducequasi tutto a fattori meramenteeconomico - mercantilistici, fina-lizzati unicamente all'ottenimen-to del massimo profitto nella so-cietà dell'apparire, dell'avere,della quantità.

La crescita dell'economia èsempre vista come obiettivo pri-mario, da raggiungere a qualsiasicosto. Troppi telefonini. troppestrade, troppe automobili, troppaindifferenza verso le problematiche agro - pastorali, troppe fab-briche, troppi usa e getta, troppicentri commerciali, troppi media,

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di Vittorio Seu

-" Ndicorrize" tlrf- possibilea-iuto per il recupero del-le areé disrnesse!Llmportanza della simbiositra un fungo ed una pianta per ilrecupero, attraverso iI reimpianto di specie inddegradate utilizzate come discariche minerarie.

indilgene, di zone

In diverse zone del territoriodel sulcis Iglesiente, I'intensa at-tività mineraria ha dato luogo afenomeni di degradazione del-l'ambiente naturale, con riflessisull'intero ecosistema. Numerosesono infatti le discariche minera-rie a cielo aperto in cui la note-vole concentrazione di metallipesanti e la mancanza di substra-to organico hanno reso estrema-mente difficoltoso il reinsedia-mento naturale o artificiale dellavegetazione. I materiali di scartoaccumulati in queste discariche,sottoposti all' azione diretta degliagenti atmosferici, hanno deter-minato lenomeni di inquinamen-to chimico delle acque come nelcaso dei torrenti ad ovest degliinsediamenti minerari di Monte-vecchio-Ingurtosu, contaminatidaZinco, Cadmio e Piombo.

Il ruolo svolto dai funghi sim-bionti negli interventi di rivege-tazione.

Considerata f importanza dieffettuare la rivegetazione dellediscariche minerarie, al fine dirallentare il più possibile i pro-cessi di mobllizzazione dei me-talli pesanti. con Lutti i pesanti ri-flessi sull'intero ecosistema chequesto comporta, in questi ultimianni è stato riconosciuto il ruolosvolto da alcuni funghi simbion-ti, nel proteggere le piante dallacontaminazione da parte dei me-talli pesanti.

Nella letterattra pubblicatasull'argomento, il termine sim-biosi micorrizica è spesso usato

Vivaio forestale di Montimannu (Villacidro)

per descrivere la relazione mu-tualistica tra fungo e pianta dove:"la pianta ospite riceve nutrientiminerali, acqua e ormoni, men-tre il fungo ottiene i composti delcarbonio derivati dalla fotosinte-sitt.

Numerosi esperimenti hannomesso in evidenza che le piantemicorrizate una volta messe a di-mora in terreni degradati sono ingrado di :

1) resistere meglio alle crisiidriche in sede di trapianto in pie-no campo.

2) assorbire con maggiore ef-ftcietza i nutrienti minerali (prin-cipalmente Fosforo e Azoto).

3) migliorare il riciclo dei nu-trienti e il recupero di una stabi-le struttura del suolo rallentandoi processi erosivi eventualmentein atto.

4) Aumentare la resistenza

contro i patogeni (funghi delmarciume radicale, nematodi)tramite la barriera fisica costituti-ta dalla guaina fungina e la pro-duzione diretta di antibiotici eantifungini.

5) tollerare alte concentrazio-ni di metalli pesanti grazie all'ac-cumulo degli stessi nei tessutifungini con conseguente riduzio-ne della loro concentrazione neitessuti della pianta e nel suolo.

Tra le diverse specie di micor-rize che crescono spontaneamentenei nostri ambienti, assume parti-colare importanza il fungo Pisoli-thus tinctorius. Numerosi esperi-menti hanno mostrato che questofungo è in grado di formare mi-corrize con un'ampia varietà dispecie del genere Quercus e Pi-nus, migliorando l'assorbimentodel Fosforo nelle piante e proteg-gendole contro le alte concentra-

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zioni di Zolfo e metalli pesanti(Piombo, Zinco, Rame, etc.).

L'uso delle piante micorrizatenegli interventi di recupero am-bientale delle aree minerarie dis-messe del Parco Geominerario

Nel marzo del 1998, in colla-borazione con I'Università di Fi-renze e l'Azienda Foreste Dema-niali della Regione Sardegna, èstata effettuata presso il vivaio"Campu d'Isca" della Foresta De-maniale di Montimannu di Villa-cidro (CA), una parcella speri-mentale composta da semenzalidi Quercus ilex sottoposti ad ino-culazione controllata con il fungoPisolithus tinctorius. Con questoesperimento si è voluto testareI'effetto del peso delle ghiandesull'entità di micoruizzazione de-gli apparati radicali e verificare, aseguito della messa a dimorapresso una discaric a mineraria, lapercentuale di sopravvir, enzadelle giovani piantine.

I risultati ottenuti in vivaionella prima stagione vegetativa ele analisi condotte in laboratorio,hanno mostrato I'influenza posi-tiva esercitata dal peso delleghiande di Quercus ilex, sulle di-mensioni dei semenzali e sullapercentuale di micorrizazione ot-

tenuta a seguito delf inoculazionecontrollata del fungo Pisolithustinctorius.

Nel marzo del 1999,le piantemicorizate nel vivaio di Campud'Isca della Foresta Demaniale diMontimannu , sono state messe adimora nella discarica mineraria di"Maremma", situata nella partesud occidentale del massiccio mon-tuoso del Linas, alf intemo della

Foresta Demaniale di Marganai.Al termine della stagione ve-

getativa 1999, sulla base del tas-so di sopravvivenza e dei rilievidi biomassa registrati in campo,verrà effettuata tna prima valu-tazione della capacità delle pian-te di Quercus ilex micorrizatecon il fungo Pisolithus tinctoriusdi crescere sui substrati della dis-carica mineraria di Maremma.

Inoculazione del fungo nella fitocella)

Area mineraria degradata nell'Iglesiente

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ITBNDII'TI IDIIB QIIA']TBO DIINAIII?Siamo diventati una specie in via di estin-

zione datutelare adeguatamente ed even-tuaknente da iscrivere ad una lista di specieprotette! Come si vede dal prospetto in bas-so, siamo gli unicl in tutta Italia ad essereinquadrati nella 4" fascia le guardie e ne1la5" i sottufficiali. La cosa non riguarda evi-dentemente i nostri colleghi più arziNiper-fettamente allineati al resto dei CorpiForestali dalla famigerata mobilità vefiica-le. In quasi dieci anni dal nostro ingressonell'amministrazione regionale però, nessu-no si è mai pafiicolamente preoccupato dicercare rimedio a questa anomalia, apartequalche vano tentativo per le vie legali de1-

1'.\ssociazione. I sindacati (alcuni anche conquesto nuovo contratto) e l'amministrazio-ne stessa sembrano dar,wero poco interes-sati arappresentare adeguatamente al pote-re politico le nosffe aspettative. I nostri col-leghi siciliani ad esempio, furono assunti in4" fascia, ma appena ultimato il corso sonostati immediatamente inquadrati in 5o gra-zle ad:una legge del Consiglio RegionaleSiciliano. Perché qui in Sardegna l'autono-mia deve funzionare al contrario? Perchénon ci deve essere riconosciuto quello chein tutta Italia viene riconosciuto a chi svol-ge Ie nostre identiche funzioni? I diretti re-sporsabiJi, sono sicuro, non avrebbero dif-ficoltà a produrre quantità industrialidigu-stificazioni, come 1a favola cui nessuno or-mai crede, che complessivamente una Guar-dia Forestale Sarda guadagna quanto e piùdei suoi colleghi del continente. La verità,io credo, sia che troppo spesso, si siano fat-ti e si facciano interessi che non sono ditLltta la categoria, e che molte volte per rag-giungerli occorre accontentare pochi a sca-pito dell'orga rizzazione, della fu nzionalità

e del1'entusiasmo di tutti. Sarebbe meglio,per fare bene il nostro lavoro, avere com-pleta fiducia del collega che ti affianca inpattr-rglia, di quel1o che sta sulla tua testa abordo dell'elicottero o del funzionario chedirige il Centro Operativo, solo così si puòfare quel lavoro di sqr-radra che è I'unica stm-da per ottenere buoni risultati. Per questooccorre fare interessi generali, ragionandocome se questo colpo forestale sia dawerouna grande famiglia. Occone infine 1a con-vinzione che dopo nove anni dalla nostra"nascita", siamo anche noi figli legittimi.

Chi come me lavora in un Centro OPe-rativo ha forse più di altri la possibilità dipadare (a volte fino alla nausea) del servi-zio, dei nostri problemi, delle esigenze del-la gente di campagna, e di mille soluzioniche se applicate eviterebbero sprechi, per-dite di tempo e produrrebbero sicuramen-te qualche bella figura con gli utenti. Ideeche nascono dall'entusiasmo e maturanocon la professionalità, idee che arivano dachi opera sul territorio, da chi tocca i pro-blemi con mano. Una grande risorsa chedeve essere utilizzaa, valoizzata e dove ncr,tc'è, anche stimolata. Perché rilegare ancolaquesta risorsa, perché illudersi che il temponon sia passato, e non vedere le esigenzevere della società in cui viviamo. Possiamoevogliamo contribuire alla crescita del Cor-po Forestale ma per fare questo occore eli-minare quel senso di ingiustizia che uccide1a vogiia di migliorarsi.

Durante quei sei mesi di penitenza cheabbiamo chiamato corso, ci avevano deffoche ilnosffo era illavoro più bello deimon-do, e per molti versi avevano dawero ra-gione. Che bello sarebbe poterlo fare ancom con entusiasmo!

SergioTalloru

Sl0fie di oldinaria... uita da [ucle0"Ma è vero che anche davoi i più cretini

li tengono a lavorare in ufficio per non fadivedere in giro?".

La domanda, formulata da Massimo,,ilcameriere della mensa, in vena di confi-denze provoca ri.satine e gomitate d'intesafia gli altri componenti del nucleo di inve-

diClaudioMaulluwrcapq.3

ggMnollcfa,*certawronffi.der&»pr§orcxa§R@*riffi: : ùnfta$&WrtrwffiffiemrffieeWrlffi§lflIl,RlrMdiffistw@xl$f

Corpo ForestaleColpo ForostaleCorpo ForestaleCorpo ForestaleCorpo Forestale

FriuliSiciliaTrentinoBolzanoSardegna

Gu*rdie 5oGuardie 5',Guardie 5qGuardie 5oGuardie 4"

Sottuffici*li 6"Sottfficiali 6"Sottuf/ìcialì 6"§ottaffieiali 6oSottufficiali 5o

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forlrtzl" 4^t4,tt4 pag*Z q ;r^tl,a. - Sefrb+l'ru qq

Lo stimolo per scrivere questa lettera, spe-rando che vogliate concedermi un piccolis-simo spazio nel vs. giomale, è sopraggiun-to dopo aver letto il numero 70/77 dellavs. rivista.

Da forestale avevo seguito la nascitade11'Ass.For. con felente ammirazione perun organismo che si awiava a crescere perrappresentare gli interessi, e credo soprat-tutto le aspkazioni di quanti avevano in-dossato la ns. divisa con passione.

Grande era stata la mia sorpresa, seguen-do i numeri della rivista, nel notare che gliargomenti che venivano trattati non eranodi interesse generale per Ia categoria, e inquesto ultimo numero tale sensazione mg-giungeva l'apice obbhgandomi a scrivere,questa brevissima nota, per combatterequesta tendenza a prrbblicare le poesie delDott. Beccu (o si ratta di omonimo) inve-ce di chiedere al Comandante un interven-to per esempio su "le difficoltà nella ge-stione dei parchi di nuova isùtuzione. inse-dte in ufl contesto divalutazione generaledel malessere che circonda lez.oneinteme

III'I'TIIIU DD OPINIONIe delle sfide che si trova ad affrontare ilC.F.V.4.", sempre per vatarc un po' si po-teva sostituire i. pezzo sulla trapanazionedel cranio con "i forestaii quale risorsa perle aziende petrolifere se il Coord.to Gen.lecontinua a trasferirli in posti lontani o sen-za senso"; è chiaro che i titoli sono di fan-asia, però mi sarei aspettato qua-lcosa di piùper la crescita della categoria; iÌ simpaticis-simo Ciaudio Io avreste potuto (dor,uto?Z)obbligare a tenere una rubrica che rispon-desse a quesiti dei colleghi o a redigeremicro-monografie (non affatichiamolo!!!)monotematiche di p.g., cultr-ra forestale etc..

Per concludere un invito e non solo unacritica, poiché conosco e condivido le dif-ficoltà che si incontrano nel coinvolgere gliiscritti, prendete iniziative di interesse ge-nerale che diano f impressione che vi pre-occupate per la categoria e non solo di dareun'immagine de11'Ass.For. lucida e pa:ffiat^che non credo rappresenti bene la realtàvissuta quotidianamente dai colleghi.

Un ex iscritto, firmato:,Saluatore Tanzanu

Caro SaluatoreMi scuso per il ritardo con cui pwb-

blico la tua. lettera cbe tutto sofitmatoin parte condiuido. Infatti, quancloguardo le cose cbe abbiamo fatto inquesti anni, mi rendo conto cbe si sonocommessi elfettiuamente tanti errori;innumereuoli impostazioni tipografi-che, strafalcioni cli grammatica, abbia-mo pubblicato poesie che non resteran-no nella storia della cultura ed articolidi improbabili giornalisti come il sot-toscritto. C'è da dire però che il mio la-uoro è quello d,i Guardia Forestale e soloper bobby dedico il mio già poco tempolibero per raccattare e mettere q.ssiemegli anicoli dei pocbi colleghi cbe rie-scono a trouare il tempo e la uoglia perscriuere. Mi auguro cbe gli Associati ecbi ci segue sappiano apprezzare la no-stra buona uolontà, nel uoler realizza-re un giornalino, cbe ci permette, nelbene e nel male, di esprimere pubbli-camente le idee d,i tuni; ancbe la criti-ca, forse un pò troppo gratuita, di unex iscritto all'Associazione come te.

Saluti, Sergio Tallont.

Camilla o Camillone?Udite, uenite ed. ammirate la uera no-

uità di quest'estate, dom.inator dei mon-ti, dellapiana, un drago, unpum.a, untoccasana.

Giallo di color, lungo, affusolato.Giammai si uid,e un estintor siffano.

Parte ronzando con sibilo ntnxore ro-teand.o sei pale d.el rotore, piomba as-setato e con.furor risucchia anche l'ac-qua contenuta in una seccbia,strabuzza gli occbi e confar deciso ag-gredisce lefia.mme e ilfuoco inuisofinoa dornarlo; un uero mammasa.nta peri boscbi, per la pianta.

Bello da ueder, sebbene un elicotterocbe a somigliar tende ad, un ortottero,a. un dociostauro, di razzantaroccbina.

Il corpo lungo dalla zampafina, cuibanno dalo capacità uentrale dinouemila litri ben o male.

Cantilla è nom.ata, ma. non u'è mol-lezza nel suo uolo d,istinto, non u'èasprezza nei suoi lanci possenti e ar-monizzati precisi, mirati e calibrati;

Camilla sì, ma il nome non si addicepercbé a m i ra r i I s uo probosc idone fo r-se sarebbe molto assaifelice se lo si cbia-masse camillone.

E.B.

Tutti noi conosciamo la potenza dei sin-goli Sindacati, paladini dei diritti dei piùdeboli capaci di tutelare il lavoratoriopressi, salvarli dallo sfruttamanto e dalleangherie dei prepotenti. Ma quando le si-gle sindacali si uniscono. come per magia.il loro potere si moltiplica e si possonoottenere risultati che vanno ai di là dellacomprensione umana, sfociando nelparanormale: possono addirittura preve-dere il fururo!

Ecco quanto riportava il ComunicatoStampa di Uil, Cisl, e Cgil del 6luglioesattamente un giorno prima chel'Helitanker, arivato per la prima volta in19.lya dqgli Stati Uniti e senza che nessunolo avesse maivisto all'opem, decollasse perla sua prima missione (O7hrglio ore1.3.4O

destinazione Olzai)."Dobbiarrp anzi aggfungerc ai già noti

motividiprcoccupazkxrg akurreuftuiuri risenre sull'efficacia dell impiego delnuovo super elicotter:o nolegiato dallaPlrotezione Civile (oftrre all'elevato costo,andre in frse di sperimerrtazione) rispet-to albondizbnidiimpiego inSardegnd'

Non abbiamo notizia se alla fine dellacampagna antincendio i nostri amici e col-leghi sindacalisti 1o abbiano visto a17'operu,ed abbiano ar.uto modo di ricredersi, ma cichiediamo, se si r.uole fare f interesse verodei forestali, non sarebbe meglio comuni-care alla stampa le tante cose buone chefacciamo o denunciare probiemi veri e te-nere per noi i preconcetti?

S.T.

Helitanfier, Sindaoati c... Ueucggenza

Page 23: 14Natura in Sardegna

F",ull,,.lz ,t^,ou/4 6tgr"49 C ;r^5^". - Srfrr"r^l'^L qq

Continua clalla prima paginaStorie di ordinaria...

stigazioni antincendio di -Villasalto" chelasciano a me, unico rappresentante deiforestali d'ufficio, 1ì presente, il compitodiintuzzare, con poche accorate parole,le insinuazioni del giovane ed irriverentepotapiatti.

Insomma, in questa sciagurata campa-gna antincendi 7999 non c'è stato verso dipoter abbassare la guardia e rilassarsi unpochino neppure nei giomi, pochi in veri-tà, in cui llpranzo non è stato interrottodall'ordine di recarsi immediatamente "sulluogo d'insorgenza dell'evento", come sidice con espressione che sta a metà stradafralafil:re metafora ed il linguaggio da ini-ziat.

Negli altri giorni, quelli dedicati intera-mente alle indagini, la musica è sempre lastessa ed è quella costituita dal trillo deltelefonino che, ogni pochi minuti, prece-de la richiesta, da parte del MarescialloDaveri, di informazioni precise, esaurientie puntuali; la richiesta di novità dapartedella Sala Operativa di Cagliari; le istruzio-ni investigative, analitiche e dettagliate, delMaresciallo Daveri; f intervento della Si-gnoraMafaldache ha sbagliato nunero maci mette cinque minuti buoni a convincer-si che, dawero, dall'altra parte della cor-netta non c'è quel burlone di suo nipoteOnofrio; la pressante richiesta del Mare-sciallo Daveri, che da ben cinque minuti,attende di potersi mettere in contaffo colnucleo onde avere lumi sullo sviluppo dellasituazione investigativa ed offrire ulteriorispunti di riflessione, finalizzatiad un feli-ce esito dell'attività di ricerca deimezzidiprova e dei responsabili dell'evento; il ri-chiamo del collega della Sala Operativa diCag;han che protesta vivacemente perchénon riesce a mettersi in contatto col nu-cleo, essendo la linea telefonica perenne-mente occupata.

Quando sitrova Io spunto investigativogiusto. occoffe procedere con scienza. co-scierza e obb edienza a17e dtrerive imparti-te via cellulare; non sempre, tuttavia, le trecose (scienza, coscienza e obbedienza) van-no d'accordo fra loro ed è, allora, necessa-rio operare delle scelte, magari con la segre-ta convinzione che non mancheranno oc-casioni future per dimostmrsi ubbidienti.

Se, infine, la dea bendata offre il suoinsostituibile aiuto, si riesce anche a con-cludere qualcosa, indicando il presunto re-sponsabile del fauo a quella che un greveburocratese definisce Autorità GiudiziariaCompetenJe, quasi che uno potesse pren-dersi la liberta di inviare atti ad un'Autori-tà Giudiziaria esplicitamente definita In-competente.

I1 nucleo antincendi, comunque, non è,meno male, solo indagini, arresti, atti diP.G. redatti con la segreta convinzione diIasciare ai posteri qualcosa su cui meravi-gliarsi e riflettere, è anche, e soprattutto,rapporti umani, colleghi che non si vedo-no da anni ed è un piacere ritrovare; colle-gli.h", nonsivedonodaannie potrebbero passare i decenni senza chese ne senta la mancanza; comandanti diStazione patemiche offrono ai colleghidelnucleo un bicchiere di "quello buono" diloro produzione, capace, in cemi casi e incerte dosi, di far parlare in tedesco; colleghiche si lamentano perché isorufficiali(ahimè) confondono spesso evolenderi la collaborazione con la condizio-ne servile di chi deve esegr.rire. acriùcamcnteed entusiasticamente, i compiti elementariaffidati divolta involta dal sottufflciale in-quisitore; colleghi di Stazione che cercanodi convincerti, con esempi e ragionamenti,che il grado di appunab è precedente quel-1o di Maresciallo Scelto.

Far parte di un nucleo investigativo, inol-tre, significa doversi confrontare con i grandidubbi esistenziali, costantemente propostiin quanto esigenza diffi.ma nel comune sen-tte: "E'più forestale chi spegne il fuoco ochi si dedica alla ricerca degli incendiari?".

Quasi che il primo fosse un lavoro ed ilsecondo ur,r'attivià sportiva, priva di incon-venienti, disagi e rischi; quasi che i forestali,in tuta o con "Su zubbotteddu", trovandof incendiario in flagranzadi reato possanocomportarsi in maniem diversa: Iimitandosiadun'occhiataccia i primi e gungendo finoalle manette isecondi.

Discorsi inef,l'abili che è meglio trascu-rare per non creare ulteriori polemiche inun Corpo che. in tempi recenù. ne ha su-bite fin troppe e, soprattutto, per non oÈfrire a Massimo la possibilità di ampliarela categoria del personale da tenere narco-sto per evitare il pubblico ludibrio.

ClaudioMaullu

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to,,oùa,l,e 44,u/4 y",5^'t*4 q@,-Srn,*1,n"41

II]T'I'IJIìA AIDI]IITA :L' OBDINAMTìNTo I,nOII]SSIONAL|I

DEI, C.II.V.A.

I sottoscrini dipendenti della R.A.S. delcomparto C.F.V.A:, esprimono la loro fermaopposrzione alle pnrposte, fin qui prodoue daisindacati di categoria mag3iormente rappre-sentati, sulle ipotesi di accordo del nuovo or-dinamento professionale.

A distanza di 13 arni dall'istituzione delC.F.V.A: e di 8 dalla sua articolazioneorgNizzattae opemtiva, tenendo conto an-che di tutte le nuove competenze demandatein questi anni al C.F.VA. (vedasi ProtezioneCivile), riteniamo sia necessarioun'ampliamen-to e una nuovaarticolazione della sua attualesffufiura, per dare una risposta più efficienteed incisiva nella tr.rtela del patrimonro ambien-taleregionale.

Riteniamo che questi obiettivi possano es-sere raggiunti con una modificadellaL.R.26e con un nuovo ordinamento professionaleche riconosca finalmente le varie professio-nalià e mansioni che realrnerrtewolgono ivari profili professionali presenti nel C.F.V.A.

II nuovo ordinamento rcgionale, come pre-vede la L.R. 31, che disciplina il sistemaorgarizzattvo deg$uffici dell Amministrazio-ne Regionale e del rappono del personale,dovrebbe sanare tutti gli squilibri presentiperchè venga assicurata "la rispondenzaf econorricità e la spdìtezzadeltazioneamminl§tdi%.alpubblio intenesse".

Ie nuove proposte, fin qui presentate, nonrispondono a queste caratreristiche, anntrle-ce di sanare gli squilibri e le disparià dttrata-mento tra il personale che svolge le stessemansioni e il personale che wolge marsionizuperiori e più quall8cate, accentuano ed esa-sperano queste disparità più di quanto nonristrlti dall'aruale livello d'inquadramento.

Convinti che il sindacato deve proporsicome soggefio principe per unreale <zmbia-mento, non possiamo accettare nè una infor-mazone gadale ed alterata che limiti l'eserci-zio della democraziasktdacale, nè che le ri-sorse firnnziarie dell Amministrazione Regio-nalevengano distribuite senza metodo e con-tenuto, sforzandosi di cucire abiti solo percento monaci lasciandone pem ahrettarrti nudi.

Chiediamoperquesto:A) Un ordinamento che riconosca le man-

sioni che wolgano i vari profiLi professiornlidelC.F.V.A.:

Il profilo profassionale "Guardia Foresale"nelle nuove proposte viene considerato comeoperatore 6assa rrw].a,valarua). Thnto peres-sere chiari le Guardie Foresali nondovreb-berc

a) utfuzzarc apparecchiature informatiche(solo in maniera saltuaria)

b) valuare autonomamente la pericolosiàdieventi quali incendi e calamià natu-r,Ji

c) attivare Ie richieste d'invio di mezzi ido-

nei perpone fine all'evento (mezziaerei,squadre antincendio)

d) guida dimezzi speciali (autobotti emotovedette)

e) effetruare rfievi <zrtografi<r e topografici,sopralluoghi, relazioni tecniche e stime varie.

Ci chiediamo chi wolgeà n-ffe queste man-sioni? Per chi l'avesse dimenticato, ricordia-mo che il nuovo ordinamento nazionale delleregioni e degii enti locali riconosce questemarsioni all'area deilavrg;lanzariconoscen-doie nel profilo professionale.

Il profilo professionale di Sottr,rfficiale nonpuò esserc riconducibile a quello più generi-co d'istrutrore in quanto wolgono: attivià di

- orgartuzzÀone del lavoro- coordinamento dell'auività degli uffici

periferici (stazioni Forestali) e delle Unitàoperative

- tnùizzo e istruttoria di atti complessi- rcdazione di perizie tecniche, amminis-

trztiveconabili. kroltre i sopraciati profili perle loro qualifiche ( A.PG e A.P.S i primi. U.PG.e A.P.S. i secondi) svolgono di 'iniziativa tuttequelle attivià cornesse agli accertamenti giu-ridici.

B) I vari profili professionali presenti al-f interno del C.F.V.A. devono differenziarsisolo nella progressione economica, cosiddet-ta c>iuzorfiaJe, ilquanto all intemo dello stessoprofilo le mansioni non vengono modificatecon l'arzianià di servizio (le Guardie sempli-ci hanno le stesse mansioni deile GuardieScelte e ciò aw.iene anche tra i Brigadieri e itUarescialli)

C) Perla progressione giuridica dei dipen-denti del C.F.V.A., così come per i restantidipendenri della R.A.S., devono essere appli-cati gli stessi criteri S:ewaloizzarela loro professionalità @ruiarutà girtridica. titoli di stu-dio etc.); inoltre devono poter concorere perl'assegnazione dei posti vacanti nei profiliimmediatamente superiori prcscnti in runaI Amministrazione Regionale

Convinti che il C.F.V.A. sia patrimonio dituttala comunià Sarda, chevadaperciò dife-so evaloizzato al fine di preservare il nostroarnbiente natruale e culnlale. Pensiamo per-ciò che l'impegro dovrebbe essere quello dinon disperdere questa real1à lavorativa delC.F.V.A; che in questi anni si è distinta peritsenso di responsabilità che si è assunta nel-l'esercizio di funzioni e competenze che an-cora non gli sono state riconosciute.

In conclusione chiediamo alle orgarizza-zioni sindacali che facciano proprie questenosfre richieste e che indicano unlassemblearegionale unitaria o delle varie sigle, e nonprovinciale.

Qualom aii isarze non dovessero essererecepite in maniera sostarziale procederemoad attivare tutre le possibili azionivolte a 0-r-telare la nostra posizione professionale.

In atresa di concreti e positivi wiluppi por-giamo distinti saluti.

SquonollOfirrne

XVIII.RIUNIONE DELCONSIGLIO DIRETTIVO

Verbale dei lavoriLanno millenovecentonovantanove add

ventisei del mese digiugno alle ore nove etrenta (prima convocazion e) tn Tramatza(OR) presso ia Sala Convegni del distribu-tore ESSO, previ alwisi scritti e consegnatia ciascun membro a termini di statuto, si èriunito il Consiglio Direttivo regionalede1l"ASS.FOR. nelle persone dei Sigg.Cuboni Piertonio, Deidda Elio, OrotelliSalvatore, Salaris Carmelo, Scriva Salvato-re, Talloru Sergio. Constatata l'assenza delnumero legale si rimanda (come previstodallo statuto) l'nizro dei lavori in secondaconv(rcazione.

I1 PresidenteConstatata la legalità del1a seduta e in

unanime accordo con i convenuti nominasegretario il Sig. Salvatore Scriva, il qualedichiara di accettare. Invita i presenti adesprimersi sui seguenti argomenti: elezionedel Presidente deil'ASS.FOR., approvazio-ne bilancio 1998, iniziative editoriali e cul-rurali. propone di lar proprio e rappresen-tare alle OO.SS.e all'AItAN il contenuto deldocumento proposto da nostri Associati ediffuso a tutto il personale CFVA con unaleftera aperta che è stata inviata nelle passa-te settimane a tutte le stazioni forestalidall'ASS.FOR.

IL CONSIGLIO DIRETTIVOSi convoca per il 30 ottobre aTramatza

(oR) ore 9,30 (prima convocazione) IlAs-semblea Generale che dovrà ridetermirare,eventuali modifiche dello stah"rto e il rilanciodelle attività sociali per i prossimi anni.

Approva all'unanimità il bilancio e la notaintegrativa aI bilancio chiuso, i 31/ 12/ 7998,e delibera Ia pubblicazione integrale, di que-sti documenti contabili, nel prossimo nu-mero del Notiziario Forestale.

Approva il progetto direalizzare postertematici sull'attività de11'ASS.FOR. e delCFVA. Rimanda all'assemblea generale leproposte per la costituzione di un gruppopolisportivo, di un gruppo di lavoro per larealizzazione di prodotti editoriali e di unastruth;ra di muruo soccorso.

Approva all'unanimità la proposta delPresidente di rappresentare le istanze, sot-toscrifie e condivise drl personale di molteStazioni Forestali, sull'Ordinamento profes-sionale alle OO.SS. e all'ARAN. Il presenteviene letto, confermato e sottoscriffo.

TRAMATZA, 26 grtgno 1.999I1 Presidente Talloru Sergio

II Segretario Scriva Salvatore

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fr,i4^45

Stato patrimoniale attivo

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti(di cui già richiamati )

B) lmmobilizzazionil. lmmateriali

- (Ammortamenti)- (Svalutazioni)

ll. Materiali- (Ammortamenti)- (Svalutazioni)

lll. Finanziarie- (Svalutazioni)

Totale immobilizzazioni

C) Attivo circolantel. Rimanenzell. Crediti

- entro 12 mesi- oltre 12 mesi

lll. Attività finanziarie che non costituisconolmmobilizzazioni

lV. Disponibilitàliquide

Totale attivo circolante

D) Ratei e risconti

Totale attivo

Stato patrimoniale passivo

A) Patrimonio nettot. Capitalell. Riserva da sovrapprezzo delle azionilll. Riserva di rivalutazionelV. Riserva legateV. Riserva per azioni proprie in portafoglioVl. Riserve statutarieVll. Altre riserueVlll. Utili (perdite) poftati a nuovolX. Utile (perdita) dell'esercizio

Totale

B) Fondi per rischi e oneri

C) Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato

D) Debiti- entro 12 mesi- oltre 12 mesi

E) Ratei e risconti

Totale passivo

416.000

31t12t1998

416.000

1.553.100

200.0002.1 69.t 00

18.060.129

17.182.617

35.242.746

37.411 .846

31n2J1998

33.280282

3.043.564

36.323.846

1.088.000

37.411 .846

5.177.000(3.623.e00)

200.000

18.060.129

Fo,ul,al." a44/,t

ASSOCIAZIONE APPARTENENT! CORPO FORESTALE V.A.Recapito in via S. Maria Chiara 89 - 09134 CAGLIARI

Bilancio al3111211998Realizzato con l'assistenzatecnica dello studio del Dottore Commercialista Martino Caruso

Via La Mdddalena, 15 - 09100 Cagliari

q ;,b*"a, - Sril--l'r,, qq

3111211997

832.000

832.0005.177.000

(2.588.500)

2.588.500200.000

200.0003.620.500

11.772.800

tt77z8oo

14.360.283

26.133.083

29.753.583

31n41997

17.390.439

3.043.564

(2.928.882)

17.505.121

12.248.462

12248,462

29.753.583

1.088.000

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fo,roi,a.b 4^out4

Conti d'ordine

1) Sistema improprio dei beni altrui presso di noi2) Sistema improprio degli impegni3) Sistema improprio dei rischi4) Raccordo tra norme civili e fiscali

Totale conti d'ordineConto economico

A) Valore della produzione1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni2) Variazione delle rimanenze di prodotti in

I avorazion e, sem il avorati e fi n iti3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione4) lncrementi di immobilizzazioni per lavori interni5) Altri ricavi e proventi:

- vari- contributi in conto esercizio

t"$;'fe6 q;,u*"a,- Seilrrr^fuqq

31t12t1998

31n?,1998

31 .872.27527.964.660

59.836.93559.836.935

42.489.89915.667.732

'180.000

1.451.400

108.000

59.897.031

(60.0e6)

3111211997

31t12t1997

56.147.0004.180.673

60.327.67360.327.673

24.989"39117.526.956

416.000

1.035.400

1.4s1/;OO

19.016.100

62.983.847

(2.656.174\

165.021

Totale valore della produzione

B) Costi della produzione6) Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci7) Per serviziB) Pergodimentodi beni diterzi9) Per il personale

a) Salari e stipendib) Oneri socialic) Trattamento di fine rapportod) Trattamento di quiescenza e simille) Alki costi

10) Ammortamenti e svalutazionia) Ammortamento delle immobilizzazioni

immaterialib) Ammortamento delle immobilizzazioni

materiali

416.000

1.035.400c) Altre svalutazioni delle imm obilizzazionid) Svalutazioni dei crediti compresi nell'attivo

circolante e delle disponibilità liquide

11) Variazioni delle rimanenze di materie prime,sussldlarie, di consumo e merci

12) Accantonamento per rischi13) Altri accantonamenti14) Oneri diversi di gestione

Totale costi della produzione

Differenza tra valore e costi di produzione (AB)

C) Proventi e oneri finanziari15) Proventi da partecipazioni:

- da imprese controllate- da imprese collegate- altri

16) Altri proventi finanziarta) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni- da imprese controllate- da imprese collegate- da controllanti- altrib) da titoli iscritti nelle immobilizzazionic) da titoli iscritti nell'attivo circolanted) proventi diversi dai precedenti:

- da imprese controllate- da imprese collegate- da controllanti- altri 169.696

169.696 165.021

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F""r.alz!, 444tLt ptg,,"a) q*t*,- Srfrrrr^l'r,"qq

17) /nferessi e altri oneri finanziari.- da imprese controllate- da imprese collegate- da controllanti- altri

Totale proventi e oneri finanziari

D) Rettifiche di valore di attività finanziarie1B\ Rivalutazioni:

a) di partecipazionib) di immobilizzazioni finanziariec) di titoli iscritti nell'attivo circolante

19) Svalutazioni'.a) di partecipazionib) di immobilizzazioni finanziariec) di titoli iscritti nell'attivo circolante

Totale rettifiche di valore di attività finanziarie

E) Proventi e oneri straordinari20) Proventi:

- plusvalenze da alienazioni- varie

21) Oneri:- minusvalenze da alienazioni- imposte esercizi precedenti- varie

114.000

169.696

114.000

55.696

4.400

165.021

225.200

4.400

225.200

(60.17e)

24.783

24.783

237.312

237.312

Totale delle partite straordinarie 4.400 (212.5291

Risultato prima delle imposte (ABtCtDtE) (2.928.882)22) lmposte sul reddito dell'esercizio

23) Utite (Perdita) dell'esercizio (2.928.882)

Annrnwqfn dqllr rirrninnc dpl Cnnsiolin Dircffiwn dcl 26 oirronn 1999

ASSOCIAZIONE APPARTENENTI CORPO FORESTALE e di V.A.Recapito in via S. Maria Chiara 89 - 09134 CAGLIARI

Nota integrativa al bilancio chiuso il 31/121'1998kealizzato con 1'assistenza lecnica dello studio del Dottore Commercialista Martino Caruso

Via La Maddalena, 15 - 09100 Cagliari

PremessaIl bilancio redatto alla data del 31.12.1998 espone un risultato di parità.

Come noto, l'Associazione, di cui fanno parte gli appartenenti al Corpo Forestale e di vigilanzaambientale della Regione Sardegna, non ha fini di lucro. I suoiscopi istituzionali consistono esclusivamente nella promozione professionale e culturale dei propri associati e nella tutela e difesa dei loro diritti, oltre che ininterventi di carattere solidaristico in casi particolari.

L'Associazione cura anche la pubblicazione della rivista "Notiziario Forestale" rivolto a tutti coloro che amano la natura e desiderano essere informati suargomenti di carattere forestale e ambientale e dove vengono affrontate le problematiche di tutela forestale e ambientale.Le attività più' significative svolte dall'Asso ciaziore nel corso del 1 998 sono: Il convegno sul futuro del Corpo Forestale, (Cagliari 9 gennaio 1 998) organiz-zato in collaborazione con l'UFDI (Unione Forestali d'Italia) e la rivista PINUS del Corpo Forestale della regione Sicilia. Collaborazione attiva si è data alconvegno preparatorio al secondo congresso nazionale di selvicoltura, organtzzato dall'Assessorato della Difesa dell'Ambiente e dal Coordinamento del CFVA.Le pubblicazioni inerenti gli atti dei due convegni sono state curate e distribuite con una edizione particolare del Notiziario Forestale. La distribuzione è statacurata nel corso del secondo congresso nazionale di selvicoltura tenutosi aYenezradal24 al27 gilgno.Passiamo ora ad illustrare le varie poste de1 bilancio al 3 1.12.98, redatto nel dspetto dei criteri di formazione e di valutazione previsti dalla normativa vigente.

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to"ulzb o{,14/4 f#s [email protected]^l,r,rqq

La valutazione delle attività e delle passività'e' stata effettuata sulla base del valore nominale per i debiti e i crediti, e del costo storico di acquisizione.rettificato dai relativi fondi di ammortamento, per i beni materiali per i quali e' stato attivato il processo di ammortamento. I beni immateriali sono stati iscrittisulla base del valore residuo da ammortizzare.L'associazione non possiede titoli di alcun genere, ne'quote di partecipazione di qualsiasi tipo.

Attività

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti

Tale posta e'pari a zero.

B) lmmobllizzazioni

III. Immobiìizzazioni l'inanziarie

Crediti

Descrizione 31t12t1gg7 lncremento Decremento g1t12l1gg}Depositi cauzionali 200.000 200.000

200.000 200.000

Si tratta del deposito cauzionale in favore della Telecom e non ha subito variazioni rispetto al precedente esercizio.

C) Attivo circolante

II. Crediti

18.060.129

II saldo è così suddiviso secondo le scadenze.

Saldo al 3111211998 Saldo al 311121199711.772.800

Descrizione

Anticipi a fornitoriErario c/iva a credito

DescrizioneRiserva legale

Fondo ricorso TAR

Entro12 mesi

3.790.00014.270.12918.060.129

36.323.846

311121',199717.390.4393.043.564

Oltre12 mesi

17.505.121

lncrementi15.889.843

Variazioni6.287.329

Oltre5 anni

Variazioni18.8',18.725

Decrementi

(2.928.882)(2.e28.882)

Totale

3.790.00014.270.12918.060.129

3',U12t',t99833.280.282

3.043.564

36.323.846

La tabella illustra la composizione dei crediti risultanti alla data del 31.12.1998

IV. Disponibilitàliquide

Saldo al 3111211998 Saldo al 3'111211997 Variazioni2.822.33417.182.617 14.360.283

Descrizione 3111211998 311121'|'997Depositi bancari e postali 16.390.857 8.607.283

Denaro e altri valori in cassa 791.760 5.753.00017.182.617 't4.360.283

Il saldo rappresenta le disponibilità liquide e l'esistenza di numerario e di valori alla data di chiusura dell'esercizio.

D) Ratei e risconti

Saldo al 3111211998 Saldo al 3111211997 Variazioni

Tale posta non ha subito variazioni ed era pari a zero alla data di chiusura dell'esercizio.

Passività

A) Patrimonio netto

Saldo al 3111211998 Saldo al 3111211997

Utile (perdita) dell'esercizio (2.928.882)17.505.121

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fo,roùa.l, 04,w4 6tg,r^r'a q***.- Srilr"r"l'r,tqq

La tabella illustra la composizione del patrimonio netto alla data di chiusura dell'esercizio.

Rispetto al passato esercizio si registra un incremento del fondo di riserva di L. 1 5.889.843, che rappresenta l'eccedenza delle quote associative rispetto altotale complessivo dei costi sostenuti nell'anno. Costi alla cui copertura hanno contribuito in misura rilevante i contributi della Regione e di altri Enti percomplessive L. 27 .964060Il fondo di riserva ricorso Tar e' rimasto invariato rispetto al precedente esercizio.

Si precisa che i fondi di riserva di cui sopra non hanno rilevanza ai fini fiscali.

B) Fondi per rischi e oneri

Saldo al 3111211998 Saldo al 3111211997

Non sono stati accantonati fondi di tale natura.

Variazioni

D) Debiti

Saldo al 3111211998 Saldo al 3111211997 Variazioni1.088.000 12.248.462 (11.160.462)

I debiti sono valutati al loro valore nominale e la scadenza degli stessi è così suddivisa.

Descrizione Entro Oltre Oltre Totale12 mesi 12 mesi 5 anni

Debiti verso fornitori 888.000 888.000Debiti tributari 200.000 200.0001.088.000 1.088.000

Si precisa che i debiti tributari sono relativi a ritenute di acconto regolarmente versate nel mese di competenza (gennaio 1 999).

E) Ratei e risconti

Saldo al 3111211998 Saldo al 3111211997 Variazioni

Tale posta, pari azero, non ha subito movimentazioni.

Conto economico

A) Valore della produzione

Saldo al 3'111211998 Saldo al 3111211997

Descrizione

59.836.935

3111211998Altri ricavi e proventi 59.836.935

59.836.935

Gli altri ricavi e proventi sono cosi' ripartiti:

Contributi regionali e di altri enti in conto speseRicavi abbonamenti rivistaQuote sociali per copertura costi

60.327.673

311121199760.327.67360.327.673

21 .964.660741.000

3t.131.27 s

Variazioni(4e0.738)

Variazioni(4e0.738)(4e0.738)

Variazioni115.875

Si precisa che le entrate relative ai versamenti de11e quote sociali ammontano complessivamente a L. 49.950.000.

C) Proventi e oneri finanziari

Saldo al 3111211998 Saldo al 311121199755.696 (60.179)

, Descrizione 3111211998 3111211997 Variazionii Proventi diversi dai precedenti 169.696 165.021 4.675(lnteressi e altri oneri finanziari) (114.000) (225.200) 111 .200

55.696 (60.179) 115.875

I proventi e gli oneri finanziari esposti nella tabella che precede sono relativi alla gestione del conto corrente bancario e di quello postale.

Il presente bilancio, composto da Stato patrimoniale, Conto economico e Nota integrativa, rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimonialee finanziaria nonché il risultato economico dell'esercizio e corrisponde alle risultanze delle scritture contabili.

. Approvato dalla riunione del Consiglio Direttivo del 26 giugno 1999

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Noi Forestali essendo degli operatoriistituzionalmente addetti alla tutela edal controllo di tutto ciò che attiene al"Mondo Venatorio" non possiamo esi-merci dal prestargli un'attenzione par-ticolare, considerato che in Sardegnaci sono circa 60.000 cacciatori.L'attenzione va dal controllo nellecampagne, per ciò che riguardameramente l'aspetto venatorio, alla co-noscenza della normativa, che regolaquesta attività.E' proprio su quest'ultimo punto chevorremmo soffermarci e porre alcuniquesiti, nella speranza di avere dellerisposte esaurienti che ci permettanodi lavorare con maggiore serenità dalpunto di vista professionale oltrechéumano.La domanda che ci siamo posti riguar-da il PORTO DI FUCILE.Tutti sappiamo che viene rilasciato dalQuestore il quale 1o rilascia a secondadei casi:1) "anche per uso di caccia";2) "anche per uso di caccia", ma li-

mitandone l'impiego per esempiocon un tragitto obbligatorio dal-I'azienda al I'abitazione e vicever-SA;

3) "anche per uso di caccia" con ladicitura..... L. 157192 art.2l lett.G. Tale art. vieta il trasporto diarmi..... che non siano scariche e

in custodia: Pertanto parrebbe nonporre nessuna limitazione riguar-do al Porto di fucile;

4) "anche per uso di caccia e difesapersonale" con scadenza annualedella foglina e il pagamento di f,.170.000 per la difesa (oltre le f,.260.000 Conc. Gov.). Questo ul-teriore pagamento di f . 170.000 lorichiede la Questura di Cagliari,mentre per es. la Questura diNuoro ritiene che non debba esse-re pagato;

5) "per difesa personale" (con sca-denza annuale);

6) "per uso di caccia".Preferiamo esimerci dall'entrare nelmerito delle modalità del rilascio, po-nendo pero qualche interrogativo su-gli effetti che esso produce.I1 sesto caso parrebbe limitare il porto"per uso di caccia" per cui si potrebbededurre che in ogni altra circostanzasi pone in essere un comportamentocontra legem.Descriviamo ora una vicenda realmen-

te accaduta, partendo dal momento incui viene redatto il verbale di sequestrodell'arma (anno 1996) da parte degliagenti di P.G.:Mentre "Tizio" rientrava in tnacchina,nottetempo dalla campagna, veniva fer-mato e gli veniva sequestrato il fucilein quanto lo "portava ingiustifica-tamente" in tempo vietato. Dopo circaun mese il Prefetto decreta il divieto alladetenzione di armi e munizioniingiungendo di venderle o cederle. Suc-cessivamente il Questore revoca la li-cenza in quanto c'è stata una segnala-zione all'Autorità Giudiziaria "per por-to abusivo di armi comuni in tempo vie-tato". Si ricorre al Prefetto il quale de-creta il diniego della licenza. Nel 1999il Tribunale Civile e Penale (ufficio delG.I.P.) dichiara «il non luogo a proce-dere nei confronti di Tizio, per tutti ireati contestati, perché i fatti non sussi-stono».Per cui dal primo verbale, anno 1996,alla sentenza, anno 7999, sono trascor-si circa 3 anni durante i quali Tizio nonpossedeva lalicenza, pur non sussisten-do i fatti che gli venivano addebitati.Ulteriori adempimenti (con relative spe-se) devono essere espletati da parte diTizio per quanto riguarda la restituzio-ne delle armi e il nuovo rilascio dellalicenza.Parrebbe legittimo chiedersi quali equanti "tipi" di porto d'arma esistono,soprattutto, per essere messi in condi-zione di lavorare con professionalità e

poter dare delle risposte certe e puntualiagli utenti.Insomma la licenza di porto di fucilelegittima il possessore al porto dell'ar-ma "in qualunque situazione e circo-statza"?La circolare del Ministero dell'Internon'5591C.612. 12982. D (1) del22.01.1996 pare fare chiarezza sia ri-guardo "l'ANCHE" per uso di caccia siaper quanto riguarda le tasse da pagare.L. art. 5 cita testualmente "Licenza diPorto di Fucile anche per uso di cac-cia"; (tassa annuale di rilascio di rin-novo f,.250.000).Ci chiediamo, qualora le Questure sia-no inadempienti, che valore hanno e cheeffetti producono sia la circolare delMinistero degli Interni che le sentenzedella Corte di Cassazione.Infatti, una sentenza della Corte diCassazione sez. I 24.04.1998 stabilisceche la licenza di porto di fucile abilitaal porto dell'arma in qualunque situa-zione e circostanza. In questo senso giàuna sentenza della Corte di Cassazione19.01.1987.Ora, come Forestali, vorremmo fossefatta chiarezza, cor, regole precise epuntuali, e ci fosse pii "certezza deldiritto".In buona sostanza come dobbiamo agi-re per essere rispettosi della legge e altempo stesso farla rispettare ai cittadi-ni senza causare tante ingiustizie e tantidisagi?

Dionigi Deledda

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