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NUMERI TELEFONICI ED E-MAIL

Direttore responsabile: Giuseppe Valli - Amministrazione: don Vittorio Rota - Casa parrocchiale Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 1 del 14.01.1971 - Stampa e inserzioni pubblicitarie: Tipografia Sebina Sarnico - Tel. 035 910 292Redazione: don V. Rota, don L. Fumagalli, don G. Fiorentini, A. Belussi, M. Dometti (Civis), R. Gusmini e S. Marini. Collaboratori: don V. Salvoldi, A. Arcangeli, P.L. Billi, G.Cadei, C. Casati, G. Dossi, E. Frattini, G. F. Gaspari, M. Gaspari, P. Gusmini.Progetto grafico: Studio Példy - Impaginazione Mario DomettiUfficio abbonamenti: Segreteria Casa parrocchiale : Tel. 035 4262490

1 Copertina: San Mauro: è festa - Foto San Marco 2 Sommario - Orario Sante Messe - Numeri telefonici 3 Cristo sofferente 4 Spunti di riflessione di inizio Quaresima 6 "Ora et labora". La festività di San Mauro10 Lettera del Vescovo12 Incontro vicariale delle famiglie 13 Consiglio Pastorale Parrocchiale: Sunto verbale 13-01-201614 Questione di soldi15 Calendario e numeri utili16 Chiesa universale - Chiesa diocesana20 Il sogno di Gesù Bambino - Sculture di Carlo Previtali22 Perchè si diventa profughi. Articolo postumo di Billi Pierluigi23 Anche se irregolari restano persone. No all'abbandono!24 Riflettiamo: Remove the Cross26 Suor Camilla: una suora speciale27 Gruppo Alpini di Sarnico: pranzo sociale 201628 Associazione Anziani: rubrica di gennaio29 Una riflessione: "Bestemmiate anche voi..." - Ecco il 201630 Fotocronaca32 Concerto di San Mauro33 Quando la solidarietà è uno stile di vita34 Arcobaleno35 Il presepe di nonno Bepi36 Le pagine del Comune40 AVIS Sarnico - Basso Sebino: una serata da incorniciare42 Gli spettacoli Teatrali della Biblioteca -Neolaureata44 Come curarci? Lo dice il nostro DNA46 Bezzi: Sarnico gli fu d'esempio per la liberazione del Trentino 47 Assemblea annuale dell'AIDO48 Botti di fine anno con Radio Lagouno49 Prealpi Bresciane - Bellini e Buffon bandiere del calcio51 Famiglia Spolti, da 50 anni al servizio delle guarnizioni52 Assemblea ASD Judo Sarnico53 Leandro Mora: la vera elegfanza è passare inosservati54 Come eravamo56 Giansacella: Nevicata - Grazie...Grazie!57 Anagrafe parrocchiale59 Cooperativa il Battello: San Mauro con i commercianti60 Foto storica: I Go-Kart

SOMMARIO

GENNAIO 2016

Il prossimo numero de “il Porto” sarà in distribuzione da ve-nerdì 26 febbraio 2016. Si raccomanda l'invio degli articoli in word e delle immagini in Jpeg ad alta risoluzione, entro e non oltre lunedì 15 febbraio 2016, a [email protected] o la consegna presso la casa parrocchiale. Il materiale pervenuto oltre il limite stabilito potrà essere pub-blicato solo nel mese successivo.

Festivo ore 8.00 - 9.00 (in Ospedale) 9.30 - 11.00 18.00 e 20.00

Feriale ore 8.00 - 16.00 e 20.00

Sabato o Vigilia di Festaore 8.00 - 16.00 (alla casa di riposo) -18.00 e 20.00

Confessioni Giovedì dalle ore 8.40 alle 10.40Sabato dalle 19.00 alle 20.00 e nei giorni feriali, su richiesta, prima o dopo la celebrazione delle Messe

Parrocchia 035 4262490don Vittorio 328 7066575Oratorio 035 938827don Loris 328 3932361don Giuseppe 347 2659420Sacrista 339 2087660Centro pr. ascolto 035 910916Sala Giochi (Meulì) 035 912107

Cine Junior 035 910916Centro Quader 035 912420Centro Famiglia 035 911252Sito web: www.parrocchiasarnico.itE-mail sito: [email protected] C.SI.: www.csioratoriosarnico.itC.S.I.: [email protected]: [email protected]

parroco: [email protected] Loris: [email protected] Giuseppe: [email protected]: [email protected]/c postale Parrocchia: 49089303Sito web Oratorio: http://oratorio.parrocchiasarnico.itsegreteria: [email protected]

ORARIO SANTE MESSE

Segreteriaparrocchiale

Lun. - mer. - ven. dalle 9.00 alle 12.00Mar. dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00 Giov. dalle 17.00 alle 19.00

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È un altro volto di Dio che si rivela in Cristo patiens, cioè sofferente. Scultura di Carlo Previtali Foto Civis

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4 - IL PORTO GENNAIO 2016

Sono davanti al computer con la testa vuota e un editoriale (questo) da scrivere. So che devo parla-re della Quaresima: ma vorrei evitare parole ba-nali e troppe volte ripetute. Come trovare parole capaci di indicare un cammino possibile?

Non so perché, ma mi trovo a cercare tra le cose già dette, tra i propositi già fatti e rimasti lì a metà... Mi deprimo! Vado cercare pace e luce nella Parola di Dio che ascolteremo il giorno delle Ceneri. È un brano di Matteo, capitolo 6:«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uo-mini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompen-sa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davan-ti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ri-cevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua

elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel se-greto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».Il correttore automatico del computer mi sottolinea le parole (secondo lui) sbagliate. Basta questo sguardo al testo per tro-vare subito uno spunto. La parola - che si ripete tre volte nel testo - che viene evidenziata come “sbagliata” è ipòcrita!

a cura del Parrocodon VITTORIO ROTA

EDITORIALE

SPUNTI DI RIFLESSIONE DI INIZIO QUARESIMA...non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra

E lì, nel segreto, ritrovare il centro di tutto il nostro cuore

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EDITORIALE

IL PORTO GENNAIO 2016 - 5

Ipocrita significa “attore”. E tutto il Van-gelo delle Ceneri è una denuncia della nostra tendenza ad andare nei luoghi af-follati: sinagoghe, strade, piazze per met-terci in scena e per mettere in scena ciò che facciamo: l’elemosina, la preghiera, il digiuno. Nelle sinagoghe, nelle strade, nelle piazze, infatti, incontriamo gli uomi-ni e, in fondo, incontriamo noi stessi, che siamo alla ricerca spasmodica dell’appro-vazione degli altri. Ora, il vangelo delle Ceneri ci dice che dobbiamo abbando-nare i luoghi pubblici e rientrare in casa, tornare “nel segreto”, nella camera. E lì, nel segreto, ritrovare il centro di tutto il nostro cuore. Il cuore è il nostro “sancta sanctorum”, il centro del Tempio, stanza nuda dove abita Dio. Così deve essere il nostro cuore, denudato di tutto, con di-giuno e penitenza, per poter accogliere Dio: il nostro piccolo cuore può diven-tare il grande tempio dove Dio abita e lì dove nessuno entra, ci è data la possibili-tà di incontrare Dio.Ecco perché si deve digiunare. Per en-trare in questo recesso, per rimuovere i molti ostacoli che vi abbiamo frappo-sto. «L’ascesi», il tipico “stato d’animo” e

stile di vita della quaresima, altro non è che il “togliere” ciò che impedisce l’in-contro e il riconoscimento. La nostra continua tentazione, infatti, è di rivesti-re Dio delle nostre molte cose e delle nostre moltissime aspettative. Corriamo sempre il rischio che il Dio al quale ci rivolgiamo sia non come è lui ma come lo vogliamo noi. Per questo è necessario rimuovere, demolire, togliere. Bisogna “rinunciare”: che strano suono queste parole fuori moda: rinuncia, rinunciare!Entriamo in quaresima mentre si par-la di guerra, di massacri, di uccisioni fe-roci, di masse di gente che fugge verso altri paesi. Siamo preoccupati e, a volte, spaventati. Siamo come il bambino che si trova a dover affrontare una fore-sta cupa in piena notte. Non ha nessun aiuto. Ha soltanto la voce del padre che lo rassicura. Con quella voce, però, ri-esce ad attraversare la foresta. Se poi la voce di un Padre è la stessa per tutti noi, allora quella voce ci raduna, anche in piena notte, anche in piena foresta. Quella voce non elimina i nostri proble-mi ma ci dà forza per affrontarli: parola di conforto e di speranza. La quaresima è il momento favorevole per rivedere i nostri stili di vita personali e comunitari e attuare seri cammini di cambiamento. Ci riporta in quel clima di conversione che il Vangelo chiede ai credenti, per un ritorno al Dio vivo e vero, rifuggen-do gli idoli che popolano l’esistenza: il potere, il denaro, la sensualità, il suc-cesso. Essi orientano i nostri pensieri,

gli affetti, i comportamenti, le scelte concrete che abitano il nostro quotidia-

no e che hanno una ricaduta comunitaria e sociale. Non possiamo illuderci che il

nostro vivere e agire riguardi solo la nostra persona o la ristretta cerchia familiare; sempre coinvolge anche

altri. Non siamo isole! La con-versione evangelica ci chiama a un modo nuovo di abitare il nostro corpo, la vita, i legami familiari e comunitari, la terra, il mondo. Ritornare al Dio di

Gesù è riscoprirci Figli amati, fratelli tra noi, toccati dall’amore misericordioso del Padre, dalla sua compassione che in Gesù ci vuole tutti salvi, responsabili di ciò che Dio ci ha affidato donandoci la vita, la vo-cazione, il mondo da abitare e far vivere.L’amore che contempleremo nella Pa-squa non può lasciarci indifferenti o estranei al male e al peccato, ma deve scuoterci e aprirci a una nuova modalità e presenza nella storia. Il male che vedia-mo e denunciamo, non è forse in germe quello che abita il nostro cuore e nel piccolo prende le forme della litigiosità diffusa, dell’ostilità, dell’egoismo, dell’in-differenza, della disonestà, del piacere e del potere a tutti i costi? I “nemici” sono prima di tutto dentro di noi! I “demoni” più temibili sono quelli che abitano il no-stro cuore ed è là che si consuma e si deve consumare la nostra vera battaglia perché il mondo intero possa conosce-re tempi migliori: solo uomini e donne migliori possono dare un volto, un tono, una possibilità ad un mondo migliore e più umano. La conversione ci chiede di andare controcorrente, ritornare a dare il nome al nostro peccato personale, comunitario ed ecclesiale; assumerci le responsabilità relative al nostro stato di vita, misurare la verità della fede che pro-fessiamo e diciamo di testimoniare. Non più “Ipòcriti” (attori), dunque: ma perso-ne vere, capaci di trasformarsi, trasfigu-rarsi per sentirsi ed essere ancora vivi. Quaresima è un invito a raffinare la no-stra umanità, quindi, affinando la nostra anima, non per estraniarci dalla realtà, ma per abitarla con un cuore riconciliato e pacificato. Sia questo il desiderio e l’im-pegno che ci assumiamo all’inizio di que-sti giorni santi, perché il mattino di Pa-squa segni la rinascita di donne e uomini nuovi, che discesi con Cristo nelle viscere della terra, sono risaliti con Lui cantando il canto dei salvati, di quell’umanità nuo-va che semina il bene, la riconciliazione, il perdono, la pace e che si attiva a far ritornare la terra un giardino. Buona quaresima!

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Devozionismo o altruismo?La festività di S. Mauro, come del resto tutte le celebrazioni dei patroni, è un’occasione per accrescere la fede e comunicare a tutti la speranza cristiana. Se un rischio c’è, è che questo evento cada in un eccessivo “devozionismo popolare”. Occorre, a mio avviso, concentrare maggiormente l’attenzione di questa festa sui 0unto di San Mauro, che domina tutto il paese.Sarnico ha ancora voglia di ritrovarsi e ne è conferma la partecipazione di ogni anno alla nostra festa, ma perché essa possa continuare ad essere un importante momento di presenza e aggregazione, sarebbe auspicabile introdurre al suo interno un “itinerario di fede” parrocchiale e cittadino.Un primo passo da fare potrebbe essere quello di inserire, nella

programmazione della festa patronale, giornate di attenzione per ragazzi, giovani, famiglie e diversamente abili, senza dimenticare il mondo del lavoro e gli immigrati, il tutto per offrire una dimensione più povera e più libera della Chiesa e valorizzare, in maggior misura, quella evangelica che in molti cercano. Tale scelta porterà inevitabilmente a “soluzioni impopolari”, che in realtà sono la volontà di realizzare una

Chiesa maggiormente attenta alle esigenze dell'uomo. Evitare spese inutili, in una festa patronale, significa seguire il modello di Cristo che lavando i piedi ai suoi discepoli ha mostrato esplicitamente la necessità, per essere credibili, di mettersi al servizio degli ultimi. Sono convinto che quando si comincerà ad investire a favore di chi si preoccupa di creare spazi di accoglienza per i meno fortunati, passeremo da una comunità del “devozionismo” ad una comunità dell'”altruismo”.L’esempio dei Santi ed in particolare di S. Mauro, è di indicare ai giovani come la santità, in questo periodo difficile che stiamo passando, sia un “modus vivendi” più allettante di certi modelli umani, che vengono loro propinati e che quindi vada ricercata per indirizzare la propria vita.Per la maggior parte dei fedeli che assistono alla Santa Messa della

domenica l’omelia rappresenta l’unico momento di ascolto della parola di Dio. A maggior ragione questo vale per i non praticanti che affollano la Chiesa in occasione della festa del patrono, della veglia di Natale o di Pasqua: sono queste le saltuarie, occasioni di contatto con il messaggio di salvezza della Chiesa.

6 - IL PORTO GENNAIO 2016

"ORA ET LABORA" LA FESTIVITÀ DI SAN MAURO

a cura di CIVIS - foto San Marco

COMUNITÀ

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 7

Per la maggior parte dei fedeli che assistono alla Santa Messa della domenica l’omelia rappresenta l’unico momento di ascolto della parola di Dio. A maggior ragione questo vale per i non praticanti che affollano la Chiesa in occasione della festa del patrono, della veglia di Natale o di Pasqua: sono

queste le saltuarie occasioni di contatto con il messaggio di salvezza della Chiesa. Sperando di fare cosa gradita, pubblichiamo gli spunti salienti delle tre omelie proclamate da: Mons. Mosè Marcia, vescovo di Nuoro, don Vittorio Rota, parroco di Sarnico e don Gustavo Bergamelli, Vicario locale. I filmati delle omelie "complete" sono visibili sul sito della Parrocchia www.parrocchiasarnico.it

Omelia di Mons. Mosè Marcia«… Abbiamo bisogno di Dio nella nostra vita, ci lasciamo prendere dal nostro lavoro e questo ci rende ottusi al punto tale che vediamo “il lavoro” e non vediamo “chi lavora”, vediamo “il nostro lavoro” e non vediamo altri che “faticano a lavorare”. Il lavoro ci rende ciechi. Certo che il lavoro è necessario, certo che il lavoro “nobilita l’uomo”, ma nobilita “tutti gli uomini”, non solo “me uomo”. Forse accanto a me c’è gente che non può lavorare, non ha lavoro. Non conosco la vostra realtà, ma penso alla mia, vedo persone che non hanno lavoro ma hanno però la dignità. Non bisogna essere presi dal solo lavoro. “Ora et labora”. Prega perché è nella preghiera che riesci a capire che sei figlio dell’unico Padre che apre a chi gli sta accanto. Siamo però tutti un po’ egoisti nel nostro pregare e pensiamo solo al rapporto “io e Dio …io e Dio” dimenticando che quell’io è una famiglia, ed è la Sua famiglia. È questo aspetto che dimentichiamo. Mauro non l’ha dimenticato. Quando si è sentito dire “Vai che c’è Placido in pericolo!”, lui corre, si butta… si rende conto solo dopo che sta camminando sulle acque del lago. Quell’attenzione per il fratello, per il prossimo… Io tante volte, lo dico un po’ scherzando ma è vero …”Guarda che questo è il tuo prossimo…”, “si il prossimo…”, “…ma guarda che il prossimo è quello che ti sta accanto…”, “si, il prossimo…” e quando arriva il prossimo accanto a me vado a cercare…il prossimo e non la finisco più. Sono preso dal mio “io”. …È un fallimento pensare a chi mi sta accanto? il mettere al primo posto gli altri e al secondo posto io? È un fallimento? Eppure Mauro ha fatto questa scelta. Sì a dodici anni il papà lo ha messo a scuola di Benedetto ma prima la scelta l’ha fatta lui. E la scelta che ha fatto è di abbandonare questa dimensione di star bene in cui lo voleva tenere suo padre. Lo voleva educare per star bene. Ma lui ha abbandonato tutto e a quel punto acquista valore il senso di quella pagina di Luca in cui dice: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina”…».

Omelia del parrocco don Vittorio«Quando San Mauro era piccolo, il padre, un patrizio romano, lo portò a Subiaco da Benedetto, un monaco che viveva solitario, che cercava in quegli anni di costruire una piccola comunità attorno a sé. Il padre lo portò lì e glielo affidò. Gli disse di aver cura di lui e di educarlo nella letteratura, nella retorica, nella grammatica e in tutte quelle materie che allora si studiavano… e nella fede. Un gesto coraggioso. Ha preso suo figlio e lo ha affidato ad un uomo che stava cominciando ad intraprendere una via decisamente nuova che avrebbe cambiato l’Europa. È un gesto di un coraggio incredibile. E questo gesto ci ha permesso di conoscere la storia del nostro compatrono San Mauro. Ecco volevo riflettere con voi su questo episodio anche solo per riconoscere che essere cristiani, essere qui a celebrare la festa di San Mauro, significa in qualche modo avere lo stesso coraggio del padre di San Mauro: quello di affidare noi stessi ad una persona che ci fa da maestro e da guida, che ci indica una strada percorribile per conoscere Cristo e per realizzare quel regno che Gesù parla nel Vangelo, già qui ora in questa comunità.Il primo pensiero va a coloro che sono nella situazione del profeta Elia che abbiamo ascoltato nella prima lettura, dove Elia è scoraggiato, ha combattuto tante battaglie per il Signore e per Lui è stato capace di gesti di grande valore e generosità, ma tutti questi gesti, alla fine, lo hanno portato a sentirsi da solo, nessuno combatte al suo fianco, lo segue o fa propria la sua battaglia. Elia allora chiede al Signore di morire. A tutti coloro che sono come Elia, nello scoraggiamento, che sentono di essere rimasti da soli, auguro di essere generosi come il padre di San Mauro, nel continuare ad affidarsi a Cristo perché la verità della nostra vita non emerge in un solo gesto o in un solo momento, ma ciò

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che abbiamo nel profondo del nostro cuore; emerge soprattutto quando abbiamo il coraggio di combattere anche da soli per un bene grande, per un bene comune. Emerge anche quando abbiamo il coraggio di combattere anche quando nessuno ci segue e tutti ci evitano.Anche nella nostra comunità c’è bisogno di persone così, c’è un bene comune che deve essere ancora costruito, guadagnato e condiviso. Il Cristo e San Mauro con Lui aspettano che persone buone e generose sappiano combattere la “buona battaglia della fede”, “del bene comune” e condiviso. Persone che non pensano solo a sé, ma capaci di farsi carico della fatiche degli altri soprattutto degli ultimi e dei più deboli.San Paolo nella sua lettera ai romani dice una frase che dovremmo stamparci nel cuore: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”, anche i fallimenti, anche gli insuccessi e le fatiche. “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. Dobbiamo oggi sentire queste parole rivolte a noi. L’amore di Dio è capace di volgere al bene qualunque cosa. Anche il peccato? sì, anche il peccato! Dio è capace di volgere al bene anche il peccato. Se continuare a confidare in Lui e se a San Mauro non chiediamo solo le piccole grazie di cui abbiamo bisogno ma chiediamo soprattutto la grazia più grande quella di custodire la nostra vita, allora il bene più grande è sempre Cristo in noi. Amare Cristo. In un mondo che ama l’esteriorità, il successo a basso costo, l’apparire, queste cose sembrano lontane anni luce, per l’orecchio di qualcuno quasi delle bestemmie. Come si fa ad amare la fatica, il fallimento, come si fa a volgere il proprio peccato al bene… Nel Vangelo Gesù dice: “Non temere piccolo gregge”. Forse saremo in pochi a comprendere queste cose, forse saremo anche noi, nonostante la nostra grande cittadina, in realtà un piccolo gregge che ogni giorno tende l’orecchio al Signore, che lo cerca e che in mezzo alle fatiche di ogni giorno cerca di non perdere il filo rosso della nostra fede, ma Gesù nel Vangelo aggiunge:”…perché a voi il Padre darà il regno”.San Mauro ci indica questa strada, la sua non è stata una vita facile, in un tempo travagliatissimo in cui la cultura cambiava rapidissimamente e sembrava che il peggio dovesse accaderee da un momento all’altro. Eppure in un mondo pessimista che non sapeva vedere il bene, Mauro alla scuola di Benedetto, è stato capace di costruire la “Scuola benedettina” che ha letteralmente fatto l’Europa, unito popoli, lingue e culture per tramandare questa cultura fino a noi. A persone così il Signore consegna il futuro, ciò che verrà. A chi oggi vuole raccogliere questa sfida il Signore consegna il futuro ciò che sarà domani la nostra comunità».

Omelia del Vicario locale don Gustavo Bergamelli«Guardando alla figura di San Mauro e in generale i Santi, siamo chiamati a riscoprire dove sta quel tesoro dove poter adagiare il nostro cuore. “Là dov’è il vostro tesoro sarà anche il vostro cuore” dice il Vangelo di oggi. Pensando a San Mauro del quale si conosce tanto e poco nello stesso tempo, vissuto nel VI secolo in un momento dove insieme all’impero romano d’occidente erano crollati anche i valori e i punti di riferimento, la scelta dei genitori di Mauro che, proprio per la mancanza di questi punti di riferimento, decidono di mandarlo nel monastero

di San Benedetto a Subiaco, per la sua istruzione. In quel monastero impara a stare con San Benedetto ed assume subito delle responsabilità di rilevo. C’è una fiducia grande. Ma che cosa ci può insegnare San Mauro? Tante cose, ma mi piace quel momento iniziale della sua esistenza dove Mauro viene affidato a San Benedetto, alla sua parola, al suo insegnamento e alla sua istruzione. Un’immagine che mi richiama ad una figura presente nella chiesa, nei Sacramenti dell’iniziazione cristiana in particolare nel Battesimo e la Cresima, quella del padrino e della madrina che viene a dirci davvero come questa figura, significativa nelle comunità. A loro si chiede che siano davvero capaci di vivere un cammino di fede che sappiano annunciarlo e testimoniarlo, non sono li a fare la bella rappresentanza. La figura del padrino e della madrina deve rappresentare la Chiesa, la comunità cristiana. Ci sono due genitori che affidano il proprio figlio ad una comunità, ad una Chiesa, attraverso la figura del padrino e della madrina. A dire quasi che davvero quel figlio è tuo ma allo stesso punto non ti appartiene. È brutto dirlo, un figlio è sempre figlio fin che cresce, però ovviamente non è da trattare come qualcuno che egoisticamente trattiene “il mio bambino” -magari ha trent’anni-. È tuo e non è tuo. I bello per il genitore è quando quel figlio compie delle scelte, riesce a realizzare pienamente la sua vita, perché è diventato adulto. La figura del padrino e della madrina come rappresentanti della comunità cristiana che è chiamata ad essere come Benedetto. E pensare al gesto dei genitori di Mauro che consegnano quel figlio per la sua istruzione a San Benedetto, auguro a tutti voi e a me stesso e alle nostre comunità, di essere davvero segno e immagine di san Benedetto in particolare verso le nuove generazioni. Una comunità cristiana, quella adulta che sa custodire, far crescere, sostenere, alimentare il dono della fede e che è chiamata ad accompagnare i tanti Mauro del suo territorio che sono i tanti bambini, ragazzi, adolescenti, giovani - ma a volte anche un adulto che ha bisogno di uno sguardo o di un gesto di attenzione -. Auguro alle nostre comunità di essere, per le nuove generazioni, come fu quel monastero di Subiaco per San Mauro: custodi di doni preziosi, “il tesoro”, come diceva il Vangelo. …Da San Benedetto, Mauro ha appreso la bellezza lavoro e della preghiera ma dentro in quel luogo, in quel monastero, in quella vita comunitaria. L’esperienza di essere discepoli quella dello stare ed abitare col Signore. Le comunità parrocchiali non sono solo luoghi dove vengono elargiti sevizi sociali, ricreativi o culturali, ma si deve perdere di vista ciò che è il tesoro di cui parla Vangelo che è stare alla presenza del Signore, abitare con Lui. Una comunità deve davvero portare i suoi Mauro, i suoi figli a incontrare il Signore, ascoltare la sua parola, nutrirsi dei suoi Sacramenti, è stare con quel Cristo che ti mostrerà il volto misericordioso del Padre. Questa è la bellezza della fede, del sentirci discepoli del Signore, un compito bello che attende ciascuno di noi nelle nostre comunità. Siamo per tutta la vita discepoli del Signore, ci mettiamo alla sua scuola col desiderio davvero di cercare il Signore, di stare con lui, di ascoltare la sua parola e di saperla annunciare e condurre a Cristo, quello è il tesoro della nostra vita e dov’è il nostro tesoro sarà anche il nostro cuore. Allora scopriremo davvero l’essenzialità della nostra vita e della nostra fede. Chiediamo a San Mauro che la sua esperienza di stare in quel monastero possa suscitare anche in noi il desiderio di stare con il Signore e di camminare con lui».

COMUNITÀ

8 - IL PORTO GENNAIO 2016

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Mons. Mosè Marcia Vescovo di Nuoro con il nostro Roberto Biancu Foto San Marco

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10 - IL PORTO GENNAIO 2016

a cura della REDAZIONE

VESCOVO

La cittadinanzaLa fede in Gesù Cristo e l’adesione al suo Vangelo impegna il cristiano ad una convinta appartenenza e ad una costruttiva partecipazione alla città di tutti. L’idea di cittadinanza indica un’identità ed un’appartenenza, l’esercizio equilibrato di diritti e di doveri, la consapevolezza di una responsabilità partecipativa, una prospettiva contrassegnata dal valore del bene comune, la condivisione di quelle forme che garantiscono la pluralità reale e l’esercizio di una sostanziale democrazia, il superamento di ogni visione che riconduca l’esperienza umana alla sfera degli interessi privati, lasciando alla responsabilità pubblica il compito di regolarli.Dobbiamo riconoscere che la coscienza della cittadinanza da parte di tutti, anche dei cristiani, in questo momento è molto confusa. Portiamo il retaggio di visioni superate come quella comunista e quella capitalista; abbiamo smarrito il forte dinamismo rappresentato dal movimento cattolico nelle sue diverse declinazioni; abbiamo aperto gli orizzonti di cittadinanza all’Europa, ma li vediamo oscurati dalla perdita dei valori ideali che l’hanno costituita nei suoi inizi; siamo coinvolti in una globalizzazione che ci trasforma in cittadini del mondo, ma soltanto dal punto di vista economico, dominato da logiche che sfuggono ad ogni controllo democratico; viviamo un rapporto con l’ambiente che rischia di diventare sempre più problematico.Anche nelle dimensioni più contenute, rappresentate dalle nostre comunità locali, viviamo situazioni frammentate, difficoltà di condivisione, conflittualità sbracate, forme di esclusione

alimentate dalla paura, dal risentimento e dall’egoismo.Stentiamo a sentirci rappresentati in maniera adeguata a livello politico e sociale, siamo tentati da scorciatoie di indole populista che da sempre si rivelano un inganno di quello stesso popolo a cui si appellano e nello stesso tempo ci ritiriamo sempre più in forme di difesa dei confini del nostro privato o alimentiamo un volontariato che sembra incapace di nutrire una cultura delle responsabilità sociali e politiche.In questo quadro forse eccessivamente oscuro, avvertiamo la presenza dinamica di soggetti nuovi di partecipazione, una pervicace determinazione da parte di cattolici e di comunità cristiane a non sottrarsi a questo impegno e ad alimentarlo in termini formativi più di tanti altri, il faticoso tentativo di rinnovamento di rappresentanze di ordine politico, sociale ed economico, una seria considerazione dei problemi ambientali e la promozione di un’ecologia integrale, la presenza diffusa di amministrazioni locali caratterizzate da onesta vicinanza alla comunità e ai suoi problemi e da visioni che superano la gestione ordinaria e aprono nuove prospettive.Desidero riaffermare la necessità di un risveglio della coscienza cristiana in questa direzione. Una coscienza che non faccia della fede una bandiera da sventolare, ma piuttosto il lievito che fermenta l’insieme della vita sociale. Una coscienza chiara nei propri convincimenti, alimentati dalla conoscenza dei fondamenti dell’insegnamento sociale che scaturisce dal Vangelo, che permetta di sviluppare un dialogo sempre più necessario in una società plurale o di affrontare i prevedibili conflitti, che sono

lettera del VESCOVO

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 11

VESCOVO

connaturati alla dimensione politica della vita, con lo stile proprio di coloro che si ispirano al Vangelo.Sempre più si creano spazi per l’affermazione dei diritti civili, che afferiscono a dimensioni delicate della vita umana come la famiglia, l’educazione, la sessualità, il rispetto della vita stessa, la cura e la salute. Il positivo riconoscimento di questi diritti è deformato da un greve individualismo di cui rischiamo di morire, da uno stravolgimento di indole ideologica di valori umani fino ad oggi condivisi e spesso affermati dalle più solenni codificazioni internazionali: non possiamo sottovalutare questa situazione, non per difesa di interessi di parte, ma per una passione nei confronti dell’umanità e della integrale dignità di ogni persona, che deve contraddistinguere la coscienza e l’azione del cristiano.Il dominio globale dell’economia e della finanza, della comunicazione mediatica, della scienza e della tecnica, ci interpellano duramente circa le capacità delle attuali forme democratiche di non essere scavalcate in modo brutale da parte di questi poteri e di non essere condizionate totalmente da essi. Il rischio è che la democrazia, nelle sue istituzioni e nelle sue procedure, si riveli incapace di rappresentare adeguatamente le istanze di cui è portatrice, con il rischio di scivolare in una pura rappresentazione formale. Le stesse istanze di indole pragmatica, che sembrano

corrispondere alle esigenze di soluzioni concrete, efficaci e veloci, non possono rappresentare una soluzione adeguata ad una visione integrale dell’uomo e della società proprio perché prive di questa visione. Anzi, il rischio di questa impostazione è grave perché apre le porte ai poteri più forti, ad una diminuzione della solidarietà sociale, all’accettazione rassegnata del prezzo di “scarti umani” ritenuti inevitabili, da affidare al “buon cuore” della gente e della Chiesa.Il solidarismo di ispirazione cristiana, spesso irriso ed emarginato, rimane un contributo di umanizzazione della società che riteniamo abbia un significato sempre più grande. Ritengo che una strada praticabile, impegnativa e prospettica, quasi un laboratorio per imprese più grandi, sia rappresentata dalla realtà locale in cui la plausibilità dei valori evangelici si misura con la concretezza dei bisogni reali e con la possibilità di corrispondervi. La trasfigurazione che la Carità è capace di operare nell’ambito delle responsabilità di ciascun cristiano in campo sociale e politico, per una cittadinanza solidale e fraterna è tutt’altro che un buon sentimento, ma un’autentica possibilità di rigenerazione di questa dimensione della vita umana.

...Segue nel prossimo numero di febbraio

Riaffermare la necessità di un risveglio della coscienza cristiana

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a cura delCPaP

COMUNITÀ

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE SUNTO VERBALE DEL 13-01-2016 Alle ore 20.45 si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale. È assente don Loris Fumagalli, impegnato in un corso diocesano di formazione.Il verbale del consiglio del 19-11 viene approvato. Di seguito viene presentata una lettera di Mons. Nozza, indirizzata ai nuovi consiglieri in cui sono formulati i suoi auguri per un lavoro sereno e proficuo a beneficio di tutta la comunità.Il primo punto ariguarda la lettura del capitolo “La Direzione” del-la lettera pastorale del Vescovo Francesco “Donne e Uomini capaci di Carità” che viene discussa in tutti i suoi 5 punti, corrispondenti ai “verbi” indicati dal Convegno dei Vescovi Italiani tenutosi lo scorso Novembre a Firenze.USCIRE: la discussione comincia ad essere dibattuta a partire dalla richiesta di una maggiore vicinanza della Parrocchia alle periferie. Un consigliere, in particolare, riferisce della richiesta della frazione Fosio, di essere maggiormente coinvolta nelle attività parrocchiali. Il consi-glio ritiene di dover approfondire la questione ponendosi in ascolto delle reali esigenze degli abitanti tutti della frazione. Si è poi propo-sto di stimolare l’incontro tra le famiglie della comunità, ponendo particolare attenzione alle giovani coppie, che tendono ad escludersi dalla comunità fino a quando i figli cominceranno a frequentare il catechismo.ANNUNCIARE: rinnovamento degli strumenti di comunicazione: Il Porto (una persona che lo legge per la prima volta cosa può com-prendere della nostra comunità?) e il sito web, è necessario che so-prattutto quest’ultimo venga continuamente aggiornato e sia sotto-posto ad un “restyling”. Occorre comunicare la fede come comunità, non solo personalmente. Abbiamo gli strumenti giusti per farlo, ma li sappiamo mettere a disposizione di tutti?“Annunciare e Uscire”. I primi due punti letti insieme mostrano la ne-cessità di cambiare le proprie opinioni e le proprie prospettive. Per fare questo bisogna porre particolare attenzione al tema dell’ascolto. L’annuncio si svolge anche tramite la catechesi. Si avverte la necessità di cambiare metodo di catechesi, che si basi di più sull’esperienza che sulle parole, ponendo più attenzione ai giovani e alla loro dimensio-ne. È avvertita la necessità di essere coinvolgenti nel primo annuncio cristiano, di essere comprensibili e capiti, in modo che il ragazzo (si parla di singolarità, non di pluralità) sia incentivato a continuare il proprio cammino nella comunità, piuttosto che interromperlo dopo la fine del percorso della Cresima. Si è verificata l’impossibilità di prendere spunto da altre esperienze perché c’è poca uniformità con le realtà delle altre regioni. Questo però può permetterci una mag-giore libertà di sperimentazione. ABITARE: emergono le difficoltà legate all’individualismo che carat-terizza i legami sociali nell’era della globalizzazione. Come è possibile dare attenzione a ciascuno? Il Consiglio esprime la necessità di creare ponti per chi si sente escluso dalla comunità.EDUCARE: il dibattito fa emergere il desiderio della comunità cri-

stiana di porsi in un atteggiamento educativo e formativo, non solo dal punto di vista cristiano, ma preminentemente dal punto di vista umano. Educare, poi, comporta il far emergere nel soggetto preso in considerazione una autentica presa di coscienza di sé e una piena disponibilità ad assumersi delle responsabilità. Ci si interroga a lungo se sia opportuno continuare a rivolgerci nel nostro agire alla comu-nità tutta o se sia opportuno concentrarsi su chi mostra una reale disponibilità al cammino cristiano, anche se pochi. TRASFIGURARE: sarà l’argomento del prossimo C.Pa.P. in cui sarà commentato il capitolo “il lavoro e la festa” a pagina 22 e seguenti della lettera pastorale del Vescovo Francesco.Il secondo punto: confronto sui possibili futuri membri del Con-siglio Pastorale degli Affari Economici. Viene letto un estratto dello statuto diocesano per i C.P.A.E. e quindi i consiglieri propongono: [omissis]. Il parroco ricorda che non saranno eletti parenti dei consi-glieri del CPaP e che saranno scelti 5 consiglieri, che dovranno essere poi ratificati con licenza dall’Ordinario Diocesano.Il terzo punto: revisione della disciplina dei matrimoni alla luce del nuovo Direttorio Liturgico Pastorale della Diocesi di Bergamo, che entrerà entrerà in vigore il prossimo 10 febbraio. Il Consiglio è invita-to a decidere alcune regole che le coppie che decidono di sposarsi a Sarnico dovranno rispettare. In particolare:Il Consiglio è favorevole al coinvolgimento della comunità nelle ce-lebrazioni nuziali, e quindi alla celebrazione dei matrimoni anche nei giorni festivi (quali la domenica, il Natale, l’Epifania, la Pentecoste), rispettando gli orari ordinari delle S. Messe e adottandone le stesse letture. Si consiglia di lasciare questa opportunità alle coppie resi-denti in Sarnico, affinché sentano la cordiale vicinanza della propria comunità. Si è discusso dell’opportunità di chiedere una tariffa (da tenere in Parrocchia o devolvere alle missioni) per le coppie non residenti a Sarnico che intendono sposarsi nella nostra parrocchia. Secondo il C.Pa.P questo comporterebbe un incremento di richieste di matrimoni nella nostra comunità, attirati dal fatto che “se paghi, puoi ottenere ciò che vuoi”. È ritenuto quindi diseducativo questo atteggiamento ed è lasciata alla generosità degli sposi la volontà di of-frire un contributo da destinarsi al ripianamento del debito in corso.Inoltre, il Consiglio ha deciso di tenere la chiesa di San Paolo come chiesa alternativa a quella principale, in cui poter celebrare matrimo-ni. Per le coppie non residenti a Sarnico, ma che chiedono di sposarsi nella nostra comunità, il C.Pa.P esorta il parroco a chiedere sempre un’autorizzazione scritta del parroco degli sposi, affinché acconsenta al matrimonio stesso e sia disponibile a celebrarlo.Il Parroco, infine, si impegna a redigere un nuovo regolamento inter-no sulla disciplina dei matrimoni e a sottoporlo al prossimo consiglio.In conclusione tutti i consiglieri sono invitati all’incontro vicariale con il Vescovo Francesco che si terrà il 15-02, alle ore 19.00, presso il cinema Junior. La seduta è sciolta alle ore 23.00.

IL PORTO GENNAIO 2016 - 13

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14 - IL PORTO GENNAIO 2016

Durante il quarto trimestre 2015 le offerte pervenute alla parrocchia registrano l’importo di:...............................................................................................................................

Euro 35.210,00

che aggiunte a quelle pervenute dall’inizio dei lavori di restauro di:.................................. e ai depositi infruttiferi (prestiti) dei privati di: .............................................................................

EuroEuro

1.492.303,00 205.000,00

al 31 Dicembre 2015 ammontano a: ............................................................................................ Euro 1.732.513,00Alla stessa data risultano spesi:........................................................................................................................__________________________________________________________________

SITUAZIONE DEBITORIA AL 31 DICEMBRE 2015- debito verso i fornitori per il restauro ..................................................................................................................- debito bancario per mutuo e fido di conto cortente.....................................................................- debito verso privati per PRESTITI (vedi sopra)................................................................................. Totale debiti al 31 Dicembre 2015: con varie scadenze................................................

Euro____

EuroEuroEuroEuro

3.320.000,00____________

50.752,00921.945,00

__205.000,00 1.177.697,00

a cura del CONSIGLIO PARROCCHIALE AFFARI ECONOMICI

RESTAURI

Ringraziamo vivamente tutti coloro che hanno contribuito con qualsiasi somma, esprimendo il desiderio di mantenere l'anonimato. Pensiamo comunque sia doveroso citare: - Alcune persone ammalate che non lasciano mai mancare il loro contributo mensile.- Gruppo “gocce di solidarietà”, che durante l’anno prepara e confeziona articoli da regalo, per poi vendere in

occasione delle festività più importanti.- Associazione anziani e pensionati che ogni anno stanzia nel proprio bilancio anche una somma per il restauro

della chiesa parrocchiale.- Coro Santa Maria Assunta di Sarnico.- Azione Cattolica.- UNITALSI- Rotary Club di Sarnico.

QUESTIONE di soldi

OPERE DI RESTAURO E CONSERVAZIONE CHIESA

PARROCCHIALE

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 15

IL PORTO GENNAIO 2016 - 15 IL PORTO GENNAIO 2016 - 15

FEBBRAIO 2016

PROTEZIONE CIVILESede operativa: tel. 035 911893 Responsabile operativo: tel. 338 5467160e.mail: [email protected]

Tel. 035 912134 Lunedì chiusoMartedì 14.30-19.00 Mercoledì 15.00-19.00 Giovedì 09.00-12.30 /15.00 -19.00 Venerdì 15.00 -19.00Sabato 09.00 -12.30 / 15.00 - 17.00

NUMERI UTILIUFFICI COMUNALI

tel. 035 924111 - fax 035 924165

Uffici Amministrativi (anagrafe)tel. 035 924126 da lunedì a venerdì 9.00 -12.30lunedì martedì giovedì 17.30 -18.30

Ufficio Tecnico ComunaleUrbanistica/Edilizia Privata tel. 035 924145Lavori Pubblici/manutenzione tel. 035 924148

Polizia municipale tel. 035924 114 - 335 5454846da lunedì a venerdì 9.00-12.30 /15.00 - 18.00Ufficio assistente sociale tel. 035 924152lunedì 17.30-18.30 mercoledì/giovedì 9.00 12.30Ufficio tributi tel. 035 924112 lunedì mercoledì venerdì 9.00 -12.30 giovedì 17.30-18.30

EMERGENZAAmbulanza - Carabinieri - Vigili del fuoco - Polizia: tel. 112Caserma Carbinieri: tel. 035 910031 Guardia medica: tel. 035 914553Ospedale: 035 3062111Farmacia: 035 910152 orari 8.30-12.30 / 15.30-19.30

BIBLIOTECA COMUNALE

MAR 2 ore 20.30 Incontro gruppo "la Casa" a Villongo S.F. MER 3 ore 20.45 Gruppo liturgicoGIO 4 ore 14.30 Confessioni 5a elementare ore 20.45 Scuola vicariale a Villongo S.F.VEN 5 ore 17.30 Confessioni 1a mediaSAB 6 ore 15.00 4° incontro vicariale delle famiglie a SarnicoDOM 7 ore 09.30 Santa Messa con battesimi LUN 8 ore 20.45 Commissione vicariale della famiglia a Villongo S. AlessandroMAR 9 ore 16.30 e ore 20.45 Catechesi adultiMER 10 ore 16.30 Messa delle Ceneri per i ragazziVEN 12 ore 17.30 Confessioni 2a mediaSAB 13 ore 18.30 Attorno alla tavolaDOM 14 ore 09.30 Family Day gruppo 1a confessioneLUN 15 ore 18.30 VISITA VICARIALE DEL VESCOVO FRANCESCO incontro per tutti gli

operatori della carità al cine JuniorMAR 16 ore 16.30 e ore 20.45 Catechesi adultiMER 17 ore 16.45 Redazione de "il Porto" ore 20.00 Ufficio comunitarioGIO 18 ore 20.45 Consiglio Pastorale Vicariale a ParaticoSAB 20 Convegno missionario diocesano ore 18.30 Attorno alla tavolaDOM 21 Convegno missionario diocesanoMAR 23 ore 16.30 e ore 20.45 Catechesi adultiMER 24 ore 20.45 Gruppo Missionario ParrocchialeGIO 25 ore14.30 Confessioni 4a elementareSAB 27 Giornata per il seminario con i seminaristi del Liceo DOM 28 Giornata per il seminario con i seminaristi del Liceo

Foto Civis

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16 - IL PORTO GENNAIO 2016

CHIESA UNIVERSALEda AVVENIRE

Pace e solidarietàTaizé illumina Valencia

All’incontro di fine anno 25mila giovani

Volti stanchi che hanno solo voglia di mettere qualcosa sotto i denti e un letto per riposare. Ne sa qualcosa il gruppo partito dal Veneto, con zaini e sacchi a pelo: ventisette ore e un quarto di pullman, un record per loro. Ma una stanza, un piatto pieno e un sorriso non è mancato a nessuno. E così, arrivati a destinazione, la stanchezza ha lasciato il passo all’al-legria, agli abbracci, alla curiosità di conoscersi, ritrovarsi e condivi-dere. La comunità di Taizé, anche quest’anno, è riuscita a mobilitare un’intera città per le migliaia di ragazzi che, come ogni Capodanno, prendono parte al “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”. Sono in 25mila in questi giorni a Valencia, di cui 15mila dall’estero. I polacchi i più rappresentati, insieme a ucraini, italiani, francesi, tede-schi, croati e, naturalmente, gli spagnoli. Il meeting che terminerà il 1° gennaio, ha richiamato anche americani, africani, giovani partiti da Taiwan e dall’Indonesia. Tutti ospiti nelle famiglie della città e dell’hinterland. È da qui, in un’Europa scossa da tensioni e terrore, attraversata da migranti, che si alza un messaggio di «pace, solidarietà e accoglienza», come han-no osservato parlando alla stampa il priore di Taizé, frére Alois, e il cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo della città. «Carità e apertura all’altro sono la centralità della nostra fede», ha rimar-cato il cardinale. «Taizé –ha aggiunto Cañizares – è una comunità ecumenica che sta diffondendo in tutto il mondo amore, pace e preghiera, la nostra migliore arma». Alois ha raggiunto Valencia sabato scorso, direttamente dalla Siria, da Homs, dove ha trascorso il Natale. Ha ancora negli occhi la distesa di distruzioni e rovine. «La pace non può essere negoziata, deve nascere prima nei nostri cuori», ha detto riprendendo un passaggio del suo intervento di lunedì sera, duran-te la preghiera di apertura in Cattedrale davanti ai ragazzi. «Cosa possiamo fare di fronte ai conflitti? La Pace mondiale – ha suggerito il priore – inizia nei nostri cuori e deve scaturire da una sorgente profonda, la pace che Dio ci comunica». Le giornate sono scandite dagli incontri nelle comunità di accoglien-za e dalle preghiere in Cattedrale. «Desideriamo che la presenza dei giovani sia partecipata dalla cit-tà, che questi giovani siano segno di una civiltà che vuole costruire fraternità». Ai gruppi sono state consegnate alcune proposte su cui confron-tarsi, focalizzate su unico tema centrale, il «coraggio della misericor-dia», nello stesso spirito dell’anno giubilare: affidarsi a Dio, perdona-re, aprirsi a chi soffre e rispetto della creazione.

Il Papa: il bene vince sempre l’ingiustizia

Nel segno dell’azione misericordiosa di Dio la Giornata mondiale della pace

Se la malvagità, l’odio, la guerra, la fame, le persecuzioni possono ri-chiamare l’immagine di un fiume in piena «alimentato dal peccato», la misericordia è un «oceano». E quel fiume in piena «non può far nulla contro l’oceano di misericordia che inonda il nostro mondo». Parola di Papa Francesco. Che ieri ha nuovamente invitato ad immergersi in questo oceano, a cercare la pace con tutti i mezzi (dove non arrivano le trattative politiche, può la forza della fede, ha detto); insomma a la-sciarsi «rigenerare, per vincere l’indifferenza che impedisce la solida-rietà, e uscire dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione». Nel primo giorno del 2016, celebrando in San Pietro la Messa della so-lennità di Maria Madre di Dio (che coincide con la Giornata Mondiale della Pace) Papa Bergoglio è ritornato sui temi del Messaggio pub-blicato a dicembre in vista di questa ricorrenza. È stato, il suo primo gennaio, un giorno segnato anche dell’apertura della Porta Santa di Santa Maria Maggiore e strettamente collegato con il Te Deum del 31 dicembre, nel quale Francesco aveva espresso un concetto simile: «Il bene vince sempre, anche se in qualche momento può apparire più debole e nascosto». Tre momenti pubblici (anzi quattro, consideran-do anche l’Angelus di ieri) che appaiono, dunque, strettamente legati dal filo d’oro dell’azione misericordiosa di Dio nella storia, sempre sottolineata nelle parole del Pontefice. Proprio durante il Te Deum, ad esempio, il Papa aveva ricordato che «la compagnia della misericor-dia è luce che comprende meglio quanto abbiamo vissuto e speranza che si accompagna all’inizio di un nuovo anno». Perciò, «siamo inter-pellati – ha aggiunto – a verificare se le vicende del mondo si sono realizzate secondo la volontà di Dio oppure se abbiamo dato ascolto prevalentemente ai progetti degli uomini, spesso carichi di interessi privati, di insaziabile sete di potere e di violenza gratuita». Un discer-nimento che vale anche e soprattutto per Roma e i romani, invitati ad

Dall’invito nel Te Deum a farsi guidare dalla volontà di Dio, alla sottolineatura che contro la malvagità scorre «un oceano» di bontà, sino alla cerimonia nell’unica Basilica papale mariana. L’augurio di Bergoglio affinché si sia disponibili a «cambiare dal di dentro»

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CHIESA UNIVERSALE

IL PORTO GENNAIO 2016 - 17

Il Natale ortodosso una luce dall’Oriente Dalla Russia all’Egitto, i messaggi dei

patriarchi e le celebrazioni

É stata una giornata feriale ieri a Trieste, ma non nel tempio or-todosso di San Spiridione, dove la comunità serbo-ortodossa che vive nel capoluogo giuliano ha festeggiato il Natale, con la Messa solenne celebrata da padre Rasko Radovic. Mercoledì è stata in-vece la comunità greca a ricordare la presenza ortodossa in città con la celebrazione della “Teofania” e il tradizionale lancio della croce di legno in mare. Come a Trieste, si sono svolte liturgie e relativi festeggiamenti in moltissime città lungo la Penisola, ma è ovviamente nella terra d’elezione dell’ortodossia che il Natale è stato vissuto in tutta la sua “intensità”. A Mosca, dove il termome-tro è sceso a meno 20 gradi, Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, ha celebrato la Divina Liturgia nella Cattedrale di Cristo Salvatore .«Avendo scelto per il mistero della nostra salvezza la povertà estrema – ha scritto Kirill in un messaggio rivolto ai fe-deli della Chiesa russa nel mondo – Cristo rinuncia a quanto è ritenuto importante in questo mondo: il potere, la ricchezza, la gloria, le nobili origini e lo status sociale. Egli ci propone una di-versa legge della vita, legge di umiltà e amore, che vince l’orgoglio e la cattiveria. Secondo tale legge, la debolezza umana, unita alla grazia di Dio, diventa una forza alla quale non possono resistere quanti hanno potere e autorità in questo mondo». Il patriarca di Mosca ha quindi dedicato un passaggio della sua riflessione alla situazione in Ucraina. «La lotta fratricida che si svolge ora in terra Ucraina non deve dividere i figli della Chiesa, seminando l’odio nei loro cuori. Un cristiano autentico non può avere in odio né vicini, né lontani… Esorto tutti i figli e le figlie della Chiesa or-todossa russa, di tutte le nazionalità, a pregare incessantemente per la cessazione totale e immediata del conflitto in Ucraina, per la guarigione delle ferite che la guerra ha causato ai corpi e alle anime». Dal gelo dell’Oriente russo al Medio Oriente. É stata festa anche per la Chiesa copta ortodossa e il suo primate, Ta-wadros II ha inviato anche lui un messaggio ai fedeli.«Il villaggio di Betlemme – ha scritto il papa copto – ci ha fatto gioire per il fatto di aver fornito un rifugio e un alloggio alla Vergine Maria, affinché partorisse il Bambino, il nostro Signore Gesù Cristo… ognuno può adoperarsi per offrire alloggio alle persone bisognose…E a rincuorare i copti ortodossi in Egitto sono arrivate – come gradi-tissimo regalo di Natale – anche le parole del presidente Abdel Fattah Al-Sisi che ha visitato la cattedrale di San Marco e ha pro-messo di ricostruire le chiese danneggiate durante le violenze.

«andare oltre le difficoltà del momento presente», «a recuperare i valori fondamentali di servizio, onestà e solidarietà» per superare «le gravi incertezze che hanno dominato la scena di quest’anno, e che sono sintomi di scarso senso di dedizione al bene comune» (impli-cito il riferimento alle vicende del Campidoglio e di Roma Capitale). «Non manchi mai – la sua raccomandazione finale, prima di recarsi a visitare il presepe allestito in Piazza San Pietro - l’apporto positivo della testimonianza cristiana per consentire a Roma, secondo la sua storia, e con la materna intercessione di Maria Salus Popoli Romani, di essere interprete privilegiata di fede, di accoglienza, di fraternità e di pace». Così, anche nell’omelia lo sguardo del fedele che va oltre le apparenze è diventato il tema importante. Sull’esempio di Maria, gra-zie al cui «sì» l’oceano della misericordia è entrato nel mondo ed è iniziata la pienezza del tempo. Questa espressione, ha spiegato Papa Francesco, non va intesa in senso politico o sociale (l’epoca della na-scita di Gesù non era un buon periodo per Israele, sottoposto al do-minio di Roma). Essa è invece «la presenza di Dio in prima persona nella nostra storia. Ora possiamo vedere la sua gloria che risplende nella povertà di una stalla, ed essere incoraggiati e sostenuti dal suo Verbo fattosi “piccolo” in un bambino. Grazie a Lui, il nostro tempo può trovare la sua pienezza». E ciò vale anche perla ricerca della Pace: «Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo, e che può aprire sempre nuove vie alla ragione e alle trattative». Con la misericordia, dunque, tutto può rinnovarsi. Ed è questo, in definitiva, l’augurio del Papa al mondo mentre inizia il nuovo anno. Certo, «non cambierà tutto e tanti problemi di ieri rimarranno anche domani», ha detto davanti a 60mila fedeli all’Ange-lus. «Il Signore, infatti, non promette cambiamenti magici, non usa la bacchetta magica». Ma egli ama cambiare la realtà dal di dentro «con pazienza e amore». Infine nella giornata della Pace, il saluto alle due marce di Molfetta e di Roma: «È bello sapere che tate persone, so-prattutto giovani, hanno scelto questo modo di vivere il capodanno. In fondo un ulteriore segno dell’oceano di misericordia.

Dall’invito nel Te Deum a farsi guidare dalla volontà di Dio, alla sottolineatura che contro la malvagità scorre «un oceano» di bontà, sino alla cerimonia nell’unica Basilica papale mariana. L’augurio di Bergoglio affinché si sia disponibili a «cambiare dal di dentro»

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18 - IL PORTO GENNAIO 2016

da L'ECO DI BERGAMO

Il Vescovo per la Giornata della Pace «La strada è vincere

l’indifferenza»Nella Messa del primo dell’anno il riferi-mento al messaggio di Papa FrancescoL’invito a tre modelli di persone capaci

di prendersi cura degli altri: Maria, Giuseppe e i pastori

Nell’omelia pronunciata durante la Messa in cattedrale, il vescovo Fran-cesco Beschi ha sviluppato una riflessione a partire dal messaggio di Papa Francesco per la 49a Giornata mondiale per la Pace «Vinci l’indifferenza e conquista la Pace». Monsignor Beschi ha ripreso alcuni passaggi del messaggio del Pontefice in cui viene evidenziato come l’indifferenza si manifesti nella vita degli uomini. Indifferenza verso Dio, verso il prossi-mo, verso la natura. «L’indifferenza verso Dio – ha detto il vescovo – è per noi una malattia in agguato. Dio non lo mettiamo in discussione, ma gran parte della nostra esistenza scorre come se si svolgesse senza di Lui». L’indifferenza verso il prossimo riguarda i vicini e i lontani. «A volte la freddezza, il ghiaccio nei rapporti sembra estendersi anche nelle relazioni familiari e ci porta a non renderci conto gli uni degli altri delle rispettive attese e fatiche». Un richiamo quindi all’indifferenza verso la natura. Il vescovo ha parlato di un’indifferenza che separa gli uomini. Ha ricordato alcune forme in cui questa indifferenza si manifesta. Monsi-gnor Beschi, riprendendo le parole del Papa, ha invitato a vincere l’in-differenza attraverso solidarietà concrete e reali. «È possibile vincerla nel momento in cui apriamo gli occhi e riconosciamo gli invisibili», che vivono nella nostra città, nei nostri paesi, nei luoghi della nostra quotidia-nità. «Quante persone hanno perso il posto di lavoro e nessuno se ne è accorto, poi gli immigrati, rappresentati in modo drammatico dai me-dia». Un ricordo ai malati «che si sentono tagliati fuori, che soffrono non solo per la malattia, ma per la sensazione di non contare più nulla». E ai carcerati, «gli invisibili reali, che vivono chiusi, aggrediti talvolta da una cronaca morbosa sulle loro vicende giudiziarie». La strada della pace, in una conversione che vince l’indifferenza, trova nel Natale alcuni modelli che il Vangelo ci consegna. Il vescovo li ha ricordati in conclusione. «Ma-ria, Madre di Dio, ci mostra un fervore discreto, umile, nel suo muoversi attento e puntuale. Vediamo il fervore di Giuseppe che si prende cura delle persone a lui affidate. E il fervore dei pastori che all’annuncio si mettono in movimento. Maria, Giuseppe e i pastori non sono stati indif-ferenti. Non diventiamolo nemmeno noi». Monsignor Beschi ha rivolto ai numerosi presenti l’augurio di un buon anno, estendendolo anche alle famiglie e alle comunità della diocesi.

CHIESA DIOCESANA

Don Sandro Dordi beatoLa festa in Perù

Con lui altri due frati conventuali polac-chi. Si tratta dei primi tre martiri del PaeseTre martiri di fede e carità: il 5 dicembre a Chimbote, in Perù, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha proclamato beati don Sandro Dordi prete della Comunità del Paradiso e originario della parrocchia di Gromo San Marino e i due frati minori conventuali polacchi Miguel Temaszek e Zbigniew Strzalkowski. Testimo-ni della speranza li hanno ribattezzati anche i peruviani, circa 30mila i presenti, allo stadio centenario di Chimbote, in un inno cantato a più riprese durante la celebrazione. Si tratta dei primi tre martiri del Paese latinoamericano: martiri nella fede e nella carità, perché, pur sapendo che andavano incontro alla violenza del movimento terrorista Sendero Luminoso, sono rimasti vicini alla gente peruviana, ai più deboli, donne, anziani e malati, mettendo a repentaglio la loro vita. Ma la loro morte in realtà si è trasformata in un seme di vita per la Chiesa e la vita del Perù. «Tra venti giorni è Natale – ricorderà il cardinale Amato alla presenza di 60 vescovi di tutto il mondo e 300 sacerdoti in una giornata di sole qui, appena sotto la linea dell’Equatore – e l’allegria per la nascita di Gesù ci aiuta a comprendere il martirio di Sandro, Michele e Zbigniew. Con l’incarnazione, Gesù ha portato la lingua del cielo sulla terra e la lingua di Dio è il Vangelo della carità. I tre martiri parlavano la lingua della carità di Dio. Venivano da lontano e parlavano in italiano e polacco, poi in spa-gnolo, ma soprattutto sapevano che la lingua della Carità vince l’odio e la vendetta, perdona e porta alla riconciliazione. La carità porta vita non morte: questo è il vero Sendero luminoso. (sentiero luminoso ndr)». Alla cerimonia hanno partecipato le autorità civili, tre ministri, l’ambasciatore d’Italia a Lima, il Nunzio apostolico a Lima, il vescovo di Chimbote, il mi-nistro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, il Presidente della Conferenza episcopale Peruviana. Sull’altare sono state portate tre croci, semplici, in legno: quella di don Dordi dal fratello Alcide, dalle suore Pa-storelle di Santa e da un giovane sacerdote, uno dei bimbi che andavano a catechismo da don Sandro. Tra i partecipanti alla cerimonia altri familiari di don Dordi, il sindaco di Gandellino, il parroco di Gromo San Marino e Gandellino, il vicario episcopale monsignor Vittorio Nozza il segretario del vescovo monsignor Giampietro Masseroli .

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«L’Epifania ci invita a testimoniare Gesù che

è salvezza per tutti» Il vescovo Francesco Beschi ha

celebrato in cattedrale ricordando l’importanza di essere Chiesa

missionaria e di annunciare il Vangelo con la propria vita

Il vescovo Francesco Beschi ha presieduto in cattedrale la celebrazione eu-caristica nella solennità dell’Epifania. Una celebrazione accompagnata dal canto della Cappella musicale del duomo e caratterizzata dal racconto – che il vescovo ha definito «affascinante e di forte capacità evocativa» - dei Magi che giungono fino a Betlemme davanti al Bambino. Nell’omelia mon-signor Beschi ha sottolineato come la manifestazione della misericordia di Dio, nella persona di Gesù, avvenga per tutti gli uomini. «Si è manifestato – ha detto – per tutte le genti che abitano il mondo e la storia. Non solo per un popolo o per persone che hanno requisiti particolari». «Assistiamo nel nostro tempo – ha continuato – all’innalzamento di barriere più diver-se, alla riconferma di divisioni, al riproporsi di ostilità e di discriminazioni che credevamo che la nostra civiltà avesse superato». La speranza palpita nell’Epifania. «Non restiamo chiusi, però, nella nostra speranza – è stato il suo invito – ma possiamo diventare interpreti e missionari della speran-za – è stato il suo invito – ma possiamo diventare interpreti e missionari della speranza che Dio è venuto a portare a tutti gli uomini senza nessu-na distinzione. L’Epifania ci consegna la dimensione dell’universalità della salvezza a tutta l’umanità». Una Chiesa missionaria è quella evocata dal vescovo, una Chiesa che sappia annunciare attraverso una testimonianza viva. «La comunicazione della salvezza ci coinvolge nella testimonianza. La missione non è convertire più persone possibili, ma portare l’esperienza di Cristo fra gli uomini soprattutto con la testimonianza». Una testimonianza a cui monsignor Beschi ha accostato tre parole che sono state il cardine dell’intervento del Papa: Umiltà, disinteresse e beatitudine. «L’umiltà – ha spiegato – è il non sentirsi privilegiati, è il non calare il bene della testimo-nianza da una superiorità, il disinteresse è quello che cerca il bene degli altri, la beatitudine è la gioia che nasce in chi conosce la ricchezza della solidarietà». «I cristiani siano annunciatori della speranza, della misericor-dia, attraverso la loro umile, disinteressata e gioiosa testimonianza». Al termine della Messa il vescovo ha avuto un ricordo per tutti i missionari e per i cristiani in Terra Santa e in Medio Oriente. «Questi giorni natalizi – ha detto salutando l’assemblea – non si allontanino nel tempo. Il loro tesoro sia capace di rafforzare la nostra fede nei giorni che ci attendono».

CHIESA DIOCESANA

IL PORTO GENNAIO 2016 - 19

«L’indifferenza è nemica della pace»

Messa solenne con 56 profughi ospiti a Villa Jesus a Castione.

«Avervi fra noi è motivo di grande gioia. Siamo una famiglia. In cammino con i Re Magi, vogliamo uscire dai muri dei pregiudizi per costruire una cultura dell’incontro». È il saluto rivolto, nella Chiesa parrocchiale delle Grazie, dal parroco monsignor Valentino Ottolini durante la Messa so-lenne dell’Epifania ai 56 migranti profughi o richiedenti asilo (di cui 46 di religione cattolica) ospitati nella Villa Jesus a Castione della Presolana. L’o-spitalità nella struttura, di proprietà della parrocchia cittadina, è una rispo-sta all’emergenza dell’ondata migratoria della scorsa estate. La Messa con letture in italiano, francese e inglese, è stata un momento condiviso tra la comunità delle Grazie e questi immigrati, per testimoniare una solidarietà che non si ferma. «L’indifferenza è nemica della pace – ha detto monsi-gnor Ottolini all’omelia – Lo si comprende ancor di più alla luce delle recenti notizie di chiusura di frontiere in alcuni Paesi dell’Unione Europea. La festa dell’Epifania è invece l’incontro di tutti i popoli davanti al Salvato-re. Il cristianesimo non è omogeneità etica e culturale, ma la fede comu-ne in Gesù Cristo». A mezzogiorno in oratorio, il momento del pranzo comunitario, presenti 300 persone. fra cui il vicario episcopale monsignor Vittorio Nozza, che ha portato i saluti del vescovo Francesco Beschi, e i volontari dell’associazione Ruah, che seguono i giovani immigrati. Quindi un momento di festa con tombolata, canti e musica multietnica. Poi un momento di conversazione sull’accoglienza ai 56 profughi, che a Castione sono impegnati in laboratori di lavoro, frequentano lezioni di italiano e insegnano inglese e francese ai residenti. Più che momenti di studio, nelle lezioni, aperte a tutti, si racconta la propria storia e cultura, ponendo le basi di una prima integrazione. I giovani hanno affermato di non aver avvertito ostilità e che il loro viaggio in mare è un ricordo drammatico da lasciare alle spalle. «Io mi trovo benissimo in valle – ha raccontato Marc Owona Soa, 31 anni, senegalese – anche se c’è nostalgia di casa».«La gen-te è affettuosa con noi», hanno affermato Richard Ogbonna, 20 anni, ni-geriano, Samba Kanteh, 20 anni, del Gambia e Awaala Arsene, 18 anni, del Benin. Aggiungendo subito che qui «fa freddo». E sono rimasti sorpresi quando è stato detto che l’inverno di quest’anno ha temperature tiepide.

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 20

ARTE dal curatore della Pinacotecaprof. MASSIMO ROSSI - foto San Marco

Dorme, in questi giorni, un Bambino. Dorme mollemente adagiato nella sua culla di paglia che diventa, tuttavia, di terra. Dorme all'interno della Prepositurale di Sarnico, in uno degli splendidi altari laterali della stessa chiesa parrocchiale. Ma forse il Bambino sogna. Sogna un melograno maturo che, al di là dell'astrazione cromatica bianca e lucida dell'invetriatura di fiorentina memoria, trasuda nume-rosi semi rossi e succosi dal sapore acidulo e zuccherino allo stesso tempo. Punica granatum direbbero i botanici. Pom granàt dicono qui, tra Bergamo e Brescia, i nostri vecchi. Poco importa. Abbiamo capito. Il sonno di questo Bambino è greve, profondo. La mano sinistra non regge più il peso del melograno che cade, aperto, accanto al corpo inerte del Neonato. Il melograno è un motivo ricorrente nell'ar-te occidentale, soprattutto nell'iconografia sacra che affonda, tuttavia, le sue radici anche nella tradizione ebraica e, in generale, semitica. A noi non interessa, in que-sta sede, parlare della lettura e dell'interpretazione laica e pagana di questo frutto mediterraneo. Non parleremo, quindi, del suo significato correlato alla fortuna, alla ricchezza e alla fertilità. Con questo Bambino non c'azzecca. Il melograno nella tradizione ebraica è simbolo di onestà e di correttezza dato che il suo frutto conterebbe 613 semi, come le 613 prescrizioni della Torah. Nella realtà dei fatti il numero dei semi di un melograno è assai variabile, ma l'abbondanza degli stessi ricorda il numero dei divieti e degli obblighi di giustizia dell'ebreo osservante.

IL SOGNO DIGESÙ BAMBINO

Il sogno di Gesù Banbino - Scultura di Carlo Previtali

E questo Bambino è ebreo. Ma c'è di più. Il calice floreale che permane nella parte apicale del melograno pare essere una piccola corona che ben si sposa, attraverso il suo riman-do alla santità, con l'essenza e la na-tura di questo Bambino. Nel Deute-ronomio, inoltre, il melograno è uno dei 7 frutti speciali elencati e prodot-ti nella terra promessa. Il Bambino sogna un melograno, poiché Lui è il melograno. Il Bambino è il frutto maturo di un dono fatto da Dio agli uomini. Un dono infinitamente bello e terribile allo stesso tempo, allorché i semi maturi e rossi sono prefigura-zione di una passione consumata nel sangue della croce. I semi sgranati sono le monete di un riscatto pagato di tasca propria da un Dio che ama d'amore infinito. I semi del melogra-no agiranno nella coscienza cristiana divenendo perfino leggenda e si le-gheranno alle gocce di sangue cadu-te dalla fronte del Cristo durante la salita al Calvario. I sassolini macchiati dal sangue del Redentore e raccolti dagli apostoli diverranno, nel cenaco-lo, i semi di un melograno. Ma questa è una leggenda. Del resto, che cosa può sognare un Bambino? Sogna cose straordinarie. Sogna un mondo come vorrebbe che fosse. Lui, il no-stro Bambino sogna la semplicità di un melograno e sogna di possedere un corpo erculeo, già adulto. Nella mente del maestro Carlo Previtali il sogno di Gesù Bambino si ipostatiz-za, diventa reale e il Bambino è già uomo. Sì, d'accordo, la Passione del Cristo. Ma perché non dire della sua forza fisica e della sua resistenza ai 39 colpi di flagello che gli verranno inferti? Pochi uscivano vivi da questo

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La Veglia di Natale 2015 è stata abbellita dalla generosa collaborazione dello scultore CARLO PREVITALI (Bergamo 1947...) che ha messo a disposizione alcune sue opere ed ha contribuito ad elaborare i concetti portanti dei testi. La sua attività di insegnante si è sviluppata come docente di discipline plastiche presso l’Istituto d’Arte Andrea Fantoni, l’Accademia di Belle Arti Carrara e il liceo artistico di Ber-gamo e di Lovere. Tra i riconoscimenti più recenti si segnalano: il primo premio per la scultura conferitogli alla II Rassegna d’Arte Sacra ‘Pulchra Ecclesia’ di Montichiari (2002) e il ‘Premio Ulisse’ alla car-riera, consegnato dalla Provincia di Bergamo agli scultori del territorio (2006). Le sue opere sono presenti in numerosi spazi museali tra cui la Fondazione Museo Interre-ligioso di Bertinoro (Fc), il museo della Fon-dazione Stauros di San Gabriele - Isola del Gran Sasso (Te), la Raccolta d’Arte Contem-poranea dei musei del Duomo di Ravello, il Museo Diocesano di Mantova, la Collezione Civica d’Arte di Palazzo Vittone di Pinerolo, Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia. Vive e lavora a Grumello del Monte (Bg).

La redazione de "il Porto"

ARTE

castigo "preliminare" a qualsiasi altra condanna. Gesù Cristo li sopportò per concludere, quindi, la sua missio-ne di salvezza sulla croce. Dalla cantoria dell'organo si leva, ora, una melodia dolcissima e struggente: è il verso II in re minore di Domenico Zipoli. Una meditazione serale che sembra accompagnare il sonno di questo Bambino infinitamente stracco. Guardo la nuova vita del mondo che palpita nella sua culla di luce.

Massimo Rossi- Università Cattolica di Brescia

Cristo Pantocratore - Scultura di Carlo Previtali

Purificazione - Scultura di Carlo Previtali

IL PORTO GENNAIO 2016 - 21

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22 - IL PORTO GENNAIO 2016

a cura diPIERLUIGI BILLI

RIFLETTIAMO

RIFLETTIAMO:PERCHÈ SI DIVENTA PROFUGHI

Secondo scritto postumo di Pierluigi Billi. Un articolo a nostro avviso "sofferto", con tante correzioni, aggiunte e tagli che evidenziano come, anche per lui, non sia stato facile mettere su carta una riflessione abbastanza complessa.

È una bella domanda che richiede un’onesta riflessione.Il profugo abbandona il luogo della sua residenza stabile, conosciuta ed amata; rinuncia ai mezzi, sia pur poveri, di cui disponeva, per guadagnarsi da vivere per sé e per la sua fami-glia ed affronta gravi pericoli, dopo aver pagato sfruttatori per raggiungere un paese che lo accolga e dove lo aspetta un avvenire incerto.Il profugo non è un conquistatore o uno scopritore di continenti che parte all’avventura con la speranza di gloria e profitto. I profughi al contrario fuggono da un paese divenuto inospitale perché se vi dovessero rimanere metterebbero a repentaglio la propria libertà, la propria vita e quella della propria famiglia. Essi fuggono perché hanno paura e desidera-no ricominciare una nuova esistenza.Comunque ci sono dei profughi che partono allo sbaraglio, clandestini e ciò non va bene, è gente che non ha un lavoro ed una professione, senza passaporto, guidati dalla desola-zione, dalla paura e dalla fame e venendo nel nostro continente non trovano quello che pensano e così si danno a lavori illeciti, le donne alla prostituzione.Non è questione di non voler capire, capisco profondamente tutto ma, a mio modesto parere, sarebbe auspicabile ospitare ed aiutare persone oneste che vogliano veramente lavorare. Esistono anche profughi in possesso di una certa preparazione intellettuale, di

una buona formazione tecnica o commer-ciale che consente loro di inserirsi nei paesi di accoglienza e contribuire, senza isolarsi, alla vita comunitaria.L’uomo giusto, secondo me, la pensa così; non si possono avere dei preconcetti nega-tivi verso gli immigrati, è necessario però rendersi disponibili ad accettare coloro che sono onesti, che lavorano, che pagano le tasse e contribuiscono alla crescita del nostro paese. Per gli altri non è possibile concedere accoglienza, non sono deside-rati perché rovinano e fanno regredire la nostra cultura e le nostre tradizioni. Non vogliamo gli abusivi, gente fannullona e inutile. Queste persone devono tornare al loro paese.Molti invece espatriano per ragioni poli-tiche, perché non possono sopportare la mancanza di libertà per loro e per la fami-glia. Mi ripeto, ci sono intere popolazioni, uomini, donne e bambini che lasciano il loro paese sotto la spinta della paura per una guerra disastrosa o per una rivoluzio-ne derivante da sconvolgimenti politici e socio economici. Molti di loro, quando la situazione si sarà normalizzata, desiderano ritornare nei paesi d’origine, altri sperano di trovare nel paese che li ospita migliori condizioni di vita, di lavoro e di formazione. Accettiamo il loro dolore e la loro soffe-renza, accettiamo coloro che lavorano con dignità e fatica per la propria famiglia, ma non possiamo gradire gente fannullona che vive spacciando droga, rovinando i nostri ragazzi e le loro famiglie. Chi sbaglia deve pagare, deve essere perseguito, messo in prigione oppure inviato nel suo paese d’o-rigine per essere giudicato, non rilasciato dopo poche ore dall’arresto!È necessario però fare questo ed agire sen-za attendere oltre perché la gente è stanca. Basta leggere i giornali: uccisioni e maltrat-tamenti ovunque. I carabinieri, che fanno il loro dovere, li arrestano, ma dopo poco tempo sono di nuovo in libertà.Io la penso così e mi assumo la responsabi-lità di quello che ho scritto.

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COMUNITÀ

IL PORTO GENNAIO 2016 - 23

MONS. NOZZA«Anche se irregolari restano personeNo all'abbandono»

da L'ECO DI BERGAMO

«La Chiesa di Bergamo – commenta mons. Vittorio Nozza, vicario episcopale per i laici e la pastorale e presidente della Caritas diocesana – non ha intenzione di abbandonare que-ste persone, così come in passato si è sempre occupata di chi giungeva nel nostro Paese in situazione di irregolarità. Per il fatto che non ottengono un permesso non significa che non vengano considerate persone». La Caritas riconferma l’impegno, la dedizione e l’attenzione nei confronti di chi vive nella precarietà o rischia di finire nella marginalità. «La nostra impostazione – continua mons. Nozza – è sem-pre stata quella di sostenere queste situazioni. Non voglia-mo lasciare nessuno per strada». Secondo don Nozza non si può permettere che chi ha at-teso per mesi una risposta sia semplicemente allontanato dai centri di accoglienza e abbandonato al proprio destino. «Se tra i diniegati ci sarà chi vorrà tornare nel proprio Paese, cercheremo di facilitare e sostenere questa scelta, ma è più probabile che la maggioranza delle persone, dopo aver atteso anche per 15 mesi, non abbia molta voglia di

rientrare». In questo caso significa farsi carico di situazioni che ormai "escono" dai progetti di accoglienza per i quali esistono fondi stanziati (i 35 euro al giorno per ogni richiedente asilo).La questione della tempistica dell’esame delle Commissioni territoriali non è quindi indifferente: «L’attesa alimenta speranze e progetti di vita», dice don Nozza che non mette in discussione le procedure, ma auspica che chi di dovere prenda in considerazione la situa-zione reale di chi ha affrontato la migrazione per cercare altre possibilità. Ma per don Nozza è importante non pensare che chi ottiene un titolo regolare sia a quel punto autonomo: «Accompagneremo anche questi giovani in un percorso. In questo senso funziona l’accoglienza diffusa: si tratta di aiutare le persone ad avviare responsabilmente progetti di inserimento nei territori. In fondo, pur nella difficoltà eco-nomica di questo momento, le persone sono in grado di rimboccarsi le maniche. Abbiamo visto in passato migranti capaci di costruirsi una vita, di impegnarsi e inserirsi».

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«REMOVE THE CROSS!»togli il crocefisso!

Provocazione e attentato In fila per imbarcare i bagagli all'aeroporto di Dakka, nel passaggio dal Bangladesh al Nepal, sento la frase: «Remove the cross». Tolgo la croce dall’occhiello della giacca perché lo impone la legge e perché la croce viene percepita come intollerabile provocazione. Quello che al momento sembra semplicemente un gesto prudenziale si con-verte in un rimorso di coscienza. In Nigeria e a Dubai, anni prima, quando ero stato consigliato di togliere la croce, ne avevo estratto dal bagaglio a mano una più grande... come quella dei vescovi. Allora ero giovane, non accettavo limitazioni e amavo le provocazioni. Ora, dopo aver parlato al clero bengalese per tre mesi della "follia evangelica", la "follia della croce", rileggo questo gesto come indebita rassegnazione. Affluiscono alla mia mente svariate citazioni evangeliche: «…chi in-vece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,33); «Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14).

Per tre mesi, cinque volte al giorno (cominciando dalle cinque del mattino) sono stato inondato dalle preghiere gridate dalle migliaia di minareti di Dakka. Invece di percepirle come grave, disarmonico disturbo, ho cercato di interpretarle come invito a mettermi anch’io in preghiera. Dopo l'uccisione di un nostro connazionale a Dakka, qualche amico mi consigliava di rientrare in Italia, ma io ho scelto di restare tre mesi nascosto in seminario. Da lì, mi sono dovuto spostare nel Nord del Paese, per un corso di due settimane a Nyamensing. È nel viaggio di ritorno a Dakka che stava per accadere l’irreparabile. Viaggiavo in auto con un sacerdote e con una guardia. Mentre sta-vo raccolto in preghiera con gli occhi chiusi, ho sentito un urto tra l’auto e non so cosa, e subito dopo eravamo circondati da una folla minacciosa. L’autista è riuscito con decisione e con velocità a di-simpegnarsi e rompere l’accerchiamento. Ma dopo pochi chilome-tri eravamo attesi e di nuovo circondati da gente che aveva grosse pietre nelle mani. Di nuovo la prontezza e la decisione dell’autista ci ha consentito di metterci in salvo. Dopo il terzo blocco abbiamo imboccato la boscaglia, nascosta ed abbandonata l’auto, e abbiamo raggiunto una via secondaria. Da lì, nascondendo il mio volto dalla pelle bianca, abbiamo preso i risciò-bicicletta per dodici ore e ci siamo salvati.

Nel seminario nazionale del BangladeshTre mesi di insegnamento, meditazione e studio, sono un privilegio:

permettono di fare delle sintesi e di trasformare i ricordi in preghie-ra. E tra i tanti, ho riflettuto sul deterioramento dei rapporti con i musulmani. Una ventina di anni fa, benché fosse impossibile un dialogo a livello teologico, c'era il cosiddetto "Dialogo di vita", consistente nel cerca-re di creare occasioni conviviali, legate al vivere quotidiano.Ricordo ancora con piacere i tre mesi in cui insegnai in un Paese totalmente musulmano, il Pakistan – a Karachi – nel 1985. Alcuni studenti mi avevano aiutato a dare un senso ai disordinati capitoli del Corano, così che avevo potuto scrivere Islam, a people in player, suggerendo anche come trarre frutto dalla rivelazione islamica. Oggi non ripubblicherei più un libro del genere, di fronte al crescere di integralismo e fondamentalismo nel mondo islamico.In questi giorni invece ho pubblicato un libro che, sul problema dell’immigrazione in Europa, prospetta una "terza via" diversa sia

24 - IL PORTO GENNAIO 2016

RIFLETTIAMO

Basilica Superiore Assisi - Transetto sinistro: Crocefissione del Cimabue

a cura didon VALENTINO SALVOLDI

(NB: articolo scritto prima degli attacchi terroristici a Parigi)

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«REMOVE THE CROSS!»togli il crocefisso!

IL PORTO GENNAIO 2016 - 25

dal rifiuto che dall’accoglienza fuori controllo. E siccome gran parte degli immigrati è musulmana, ho messo in evidenza le conseguenze deleterie del fatto che nell’Islam non esiste distinzione tra religione e politica. Do un rapido sguardo storico ai problemi creati dai musulmani, so-prattutto in Africa; parlo del magistero recente dei papi: quello giu-stamente critico di Benedetto XVI e quello di papa Francesco, più propenso all'accoglienza di chi sbarca sulle nostre coste.Bergoglio – evidentemente – parlando come guida spirituale dei cattolici sparsi in tutta la terra fa un discorso che, basandosi sul Van-gelo, invoca misericordia, apertura a tutti e scelte preferenziali per i poveri. Tocca alle diverse conferenze episcopali concretizzare i dettami del Papa in conformità ai comportamenti e alle scelte dei cittadini dei diversi stati. Soprattutto, indico come dovere della Chiesa l'aiuto

ai singoli governi affinché passino dalla politica dell'accoglienza alla pedagogia dell'accoglienza. Dovrebbe preparare i cristiani a considerare la diversità come ric-chezza e invitare i musulmani a rispettare la nostra cultura e, oltre che porre il problema se nell'Islam sia veramente intrinseco il con-cetto di violenza, chiedersi se con questa religione vi sia possibilità di dialogo (anche se, per un musulmano, chi dialoga dimostra di es-sere debole e perdente). I cristiani dovrebbero cogliere l'occasione per chiedersi se i proble-mi creati dagli immigrati possano essere un provvidenziale stimolo a riscoprire la propria identità e ritornare quindi alle radici cristiane dell'Europa.Il tipo di vita che sto conducendo, mentre mi apre continuamente nuovi orizzonti mi aiuta, da un lato, ad essere sempre più critico ed esigente, dall'altro a mostrarmi sempre più determinato nel pro-porre le seguenti riflessioni: il mondo sta sviluppandosi a velocità troppo diverse a seconda delle diverse nazioni; ignorare una cultu-ra porta all’impossibilità della reciproca comprensione e del mutuo aiuto; l'umanità non sta marciando verso il "villaggio globale", ma sta frammentandosi sempre più. Globalizzazione? Dio non voglia che abbia ragione papa Francesco, quando parla della globalizzazione dell'indifferenza: per molti, penso non si tratti di indifferenza, ma di mancanza di conoscenza circa la direzione che sta prendendo il mondo e di quanto una religione influisca nel generare una cultura. Di questo argomento parlerò in un altro articolo.

Un “angelo” nero a consolarmiOra concludo con quanto vissuto questa mattina: ho rimosso la croce dall'occhiello della giacca, ma non dal mio cuore nè dalle mie labbra. Infatti, ho parlato di Cristo per cinque ore con un nigeriano in attesa dell'aereo con un grandissimo ritardo da Calcutta. Un nigeriano, padre di cinque figli, fantastico per il modo in cui vive il suo rapporto con Gesù. Gli ho raccontato del mio dolore per avere rimosso la croce. Mi ha consolato dicendomi: «Ma sei tu Cristo! Tu, uomo di Dio, con poteri enormi di consacrare e assolvere. Benedici-mi Padre!». E ha preso la mia mano, l’ha posata sulla sua testa, quindi l’ha baciata come è usanza qui tra i cattolici: esigua minoranza, nu-mericamente insignificante, (trecentomila su centosessanta milioni di musulmani), mistica e misteriosa.

Cattolici che – come San Francesco – quando gridano al cielo le loro necessità, hanno come risposta le stigmate di Cristo. Non visibili come quelle di Gesù in croce, ma comunque gloriose.

RIFLETTIAMO

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26 - IL PORTO GENNAIO 2016

SUOR CAMILLAuna suora "speciale"

a cura della REDAZIONE

COMUNITÀ

Sicuri di fare cosa gradita pubblichiamo la foto di Suor Camilla Capelli che tanti bambini ed adolescenti di alcu-ni anni fa ricorderanno con affetto.

Oggi settantaquatrenne è ancora impegnata, fino a poco tempo fa con i bambini della scuola materna di Cividate al Piano ed ora come collaboratrice della vicina parrocchia di Cortenuova. Per lei la pen-sione è ancora lontana!Ricorda con tanto affetto gli anni trascorsi a Sarnico presso il nostro asilo e non ha mai dimenticato i suoi bambini di un tempo, dei quali conserva ancora gelosamente le fotografie che le erano state rega-late in occasione della sua partenza. Riceve regolarmente il nostro "Porto", lo legge con passione e controlla se tra i matrimoni e i bat-tesimi riesce a riconoscere i suoi bambini ormai sposati e diventati genitori.

Suor Camilla è un'instancabile testimone del Vangelo che per lei è sempre stato la "Buona Novella". Nel nostro paese ha guadagnato la stima di tutta la comunità, sia ecclesiale che laica, per i suoi meriti di donna affidabile e geniale. Il suo dolcissimo sorriso continua a trasmettere quella gioia che è un comando di Cristo: "Se mi amaste, vi rallegrereste...". Gesù l'ha fatta depositaria di questa gioia alla quale lei si sente "intonata" e si rallegra in Lui.Nelle sue preghiere ricorda sempre la Comunità di Sarnico.È bello rivedendo la foto di questa persona così amata, ricordare le suore di Maria Bambina, che hanno sempre costituito un punto di riferimento per tante famiglie che avevano i bambini all'asilo. Le nostre suore sono state amate da intere generazioni e sostenute dalla popolazione per la loro capacità di educare ai valori cristiani, di attuare l'accoglienza e di donarsi agli altri.

Suor Camilla davanti al presepio da lei stessa costruito

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Cari soci Alpini e Amici,come da tradizione per iniziare al meglio il nuovo anno asso-ciativo, abbiamo organizzato la consueta giornata del tesse-ramento del gruppo di Sarnico.

7 febbraio 2016ProgrammaOre 09.00 Ritrovo presso la sede in via Libertà

ore 09.30 Inizio assemblea dei sociore 11.00 Santa Messa presso la chiesa parrocchialeore 12.30 Pranzo sociale presso Cascina Oglio

Il prezzo per la partecipazione al pranzo è di 25 €.Per le prenotazioni al pranzo telefonare al sig. Gigi Picco tel. 338 2622013 Il Consiglio di Gruppo

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28 - IL PORTO GENNAIO 2016

RUBRICA DI GENNAIO

ASSOCIAZIONI

Papa Francesco, in una delle sue straordinarie esternazioni, ha detto:“Non andare a trovare i nonni è un peccato mortale”.

Non so se si tratti proprio di un peccato, ciò che importa è che sia stata sottolineata la questione fondamentale, quella del rapporto tra generazioni.Si tratta infatti di una delle poche valvole di sicurezza nelle distorsioni di cui soffre la nostra società, nella quale i valori sembrano sempre più sbiaditi.

Gli psicologi chiamano “generatività” un pensare fra generazioni che permet-te di sentirsi ancora vivi ed utili, anche se le forze iniziano a venir meno.All’età avanzata ci si prepara, non la si subisce, ma la si accoglie, sorprenden-doci della bellezza che anche il “tramonto” ci riserva.

Iniziative che verranno svolte:Il 3 febbraio inizierà il nuovo corso dell’Università Anteas di Bergamo, in col-laborazione con l’Associazione Anziani e Pensionati ed il Comune di Sarnico.

Il corso terminerà l’11 maggio, le lezioni si terranno di mercoledì, dalle ore 15.00 alle 17.00 presso l’auditorium comunale di Sarnico.Il percorso delle varie tematiche è:

“Uno sguardo al passato. Uno sguardo al futuro”

È in fase di realizzazione il corso di “Gin-nastica preventiva adattata”, volta a man-tenere il fisico in forma per prevenire le patologie dell’età e aumentare la forza negli arti inferiori, utile a migliorare l’au-tonomia e l’equilibrio per ridurre il ri-schio di cadute.

Per informazioni più dettagliate e per le iscrizioni alle varie iniziative rivolgersi alla segreteria dell’associazione, da lunedì a venerdì dalle ore 09.30 alle 11.00.

ASSOCIAZIONE ANZIANI E

PENSIONATI

PENSIERO DI GENNAIOdi Gianfranco Gaspari

“Gennaio 2016”. Anno nuovo, il tempo vola:stiamogli vicino senza inciampare.

a cura della PRESIDENTE

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Tutto passa si dice e tutto arrivaSì i ricordi belli e brutti e le attese?Tante, quante e tutte in positivo...Il negativo, se verrà perché verrà, da affrontare.

Per noi dal nord al sud, un primo ricordo:il 1916, ....la prima guerra mondiale...Dolori tutti italiani: il sacrificio di tanta gioventùLe sofferenze di papà e mamme: oh quante!

Per noi Un desiderio profondo, di addioUn abbraccio dovuto, un incontro di pace senza fine!

LA BOTTEGA DEL LAVORODE "IL BATTELLO"Si realizzano oggetti artistici in vetro su ordinazione per:- bomboniere per matrimoni, cresime, comunioni...- gadgets aziendali- oggettistica negozi- regali personalizzati- specchi, cornici, orologi, svuotatasche, posacenere- crocefissi, bijoux ed anche oggetti che soddisfano la vostra fantasia.

PASSATE A TROVARCI!

ECCO IL 2016

COMUNITÀUNA RIFLESSIONE

da L'ECO DI BERGAMO

C'è qualcosa che stona sulla bocca di adulti e giovani, ragazzi e ragazze. Silenziosamente, senza ostacoli, la bestemmia si impadronisce del linguaggio e dei dialoghi. Eppure è essa stessa la negazione del dialogo, la distruzione della relazione. Su questo tema, alcune parole di don Davide Rota, superiore del Patronato S. Vincenzo.

La redazione

a cura di GIANFRANCO GASPARI

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30 - IL PORTO GENNAIO 2016

a cura della REDAZIONE - Foto San Marco e Civis

FOTOCRONACA

Inizio anno giubilare

Coro Effatà - Messa di Natale

Veglia della Vigilia di Natale

Te Deum di ringraziamento

Il Coro Parrocchiale alla Messa di Natale

Messa di Natale

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ALLA RICERCA DI FRANCESCODurante i primissimi giorni di questo anno nuovo di zecca lo-calità montane, baite sperdute tra vette innevate e sentieri fangosi, consuete mete scelte da don Loris per i campi scuola invernali, sono state sostituite da un insolito viaggio nella cit-tadina di Assisi, dove noi ragazzi abbiamo avuto la possibilità di ripercorrere i passi di San Francesco, scoprirne la vita e i luoghi in cui aveva vissuto e vivere un’esperienza totalmente nuova, non solo spirituale e religiosa, ma anche culturale.Nonostante la levataccia, tutti quanti eravamo pronti e cari-chi per il viaggio, confortati che avremmo avuto tempo per recuperare un po’ di sonno durante le sei ore di pullman. Tra indovinelli, giochi per passare il tempo e preghiera mattutina, il tempo è passato in fretta, e intorno a mezzogiorno siamo arrivati ad Assisi, dove abbiamo avuto la possibilità di visitare la chiesa di Santa Maria degli Angeli, costruita attorno alla co-siddetta “Porziuncola”, cappella restaurata da San Francesco dove egli comprese la propria vocazione e fondò l’Ordine dei Frati Minori. La Porziuncola è un luogo molto raccolto, piccolo e umile, dove San Francesco trascorreva molto tempo per pregare, ed è stato emozionante trovarsi proprio lì, potendo-lo quasi immaginare inginocchiato davanti al piccolo altare a

dialogare con Dio. Abbiamo avuto poi modo di vedere la chiesa e il museo d’arte sacra an-nesso, per poi rifocillarci all’esterno della basilica. Terminata questa prima tappa, è stata la volta di visitare la Basi-lica di San Francesco, dove, in un’area

riservata, abbiamo celebrato la messa della domenica. In un secondo momento, abbiamo avuto modo di vedere anche la cripta, dove resta la tomba di San Francesco e dove alcuni di noi si sono fermati a recitare in solitudine una preghiera, sotto consiglio di don Loris.Il secondo giorno è stato piuttosto impegnativo: la nostra meta era l’Eremo delle Carceri, un romitorio sul monte Subasio dove San Francesco si recava in contemplazione e in medita-zione. Tra lamentele per le ripide salite e imprecazioni contro la pioggia, abbiamo raggiunto il nostro traguardo, e finalmente ci siamo sentiti un po’ nei panni del nostro Francesco, che non solo si inoltrava in mezzo ai boschi … ma lo faceva portando dei sandali e animato da un forte spirito! La pioggia e il freddo, però, non hanno potuto fermarci nem-meno durante il pomeriggio, durante il quale ci siamo avventu-rati per Assisi per visitare la Basilica di Santa Chiara, la Chiesa di San Damiano, il Duomo di San Rufino e la Chiesa Nuova, il tutto sotto forma di gioco, divisi in squadre.In conclusione, la giornata ci ha messi duramente alla prova, ma una volta tornati all’ostello siamo stati tutti molto soddi-sfatti di aver raggiunto i nostri obiettivi e di non esserci arresi.Il terzo e ultimo giorno non lo abbiamo trascorso ad Assisi, bensì alla Verna, una località in provincia di Arezzo, dove sorge un monastero di frati minori e dove San Francesco ricevette

le stimmate. Luogo molto grande, abbiamo avuto la possibilità di visitarlo tutto, ripercorrendo alcune tappe importanti della vita del Santo e potendo ascoltare la testimonianza di un frate, anche lui di nome Francesco, che ci ha raccontato prima della vita del nostro patrono, poi della sua esperienza personale. La nostra avventura breve ma intensa, si è conclusa con un’ar-tistica foto di gruppo in mezzo alla nebbia.Tirando le somme di quest’esperienza, noi ragazzi ci siamo resi conto di quanto può essere bello, ogni tanto, uscire dai soliti schemi dei campi scuola a cui siamo abituati e di quante affinità possiamo trovare con un personaggio vissuto otto se-coli fa. Perché, alla fine, abbiamo compreso che San Francesco era un ragazzo poco più grande di noi che ha deciso di abban-donare tutte le proprie certezze: i beni lussuosi che poteva permettersi, le feste, gli amici e la famiglia. Ha deciso di donarsi incondizionatamente a Dio e di farsi strumento della sua pace, e tutto questo senza avere particolari conoscenze teologiche sull’argomento, ma semplicemente aprendo il proprio cuore e la propria mente. Per aiutarci a riflettere, don Loris ci ha lasciato delle domande su cui ragionare: che cosa cerco? Dove lo cerco? Cosa mi man-ca? Domande difficili, certo, ma a cui sicuramente troveremo, prima o poi, delle concrete risposte, proprio come ha fatto Francesco.

a cura di Gaia Cerqui

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Parto col dire che non mi sarei mai aspettata un campo invernale come questo. Quando don Loris ancora all’inizio dei percorsi degli adolescenti ci aveva dato l’i-scrizione per trascorrere tre giorni ad Assisi non ero molto entusiasta dell’idea. Questo perché siamo sempre stati abituati a fare i campi sia invernali che estivi in una casa abbastanza isolata, facendo le nostre attività, conoscendoci, giocando, ridendo e non stando in una città quindi, come si sa, in un luogo cosi grande e dispersivo. Ma ammetto che è stata l’esperienza più toccante che io abbia mai provato. Dal punto di vista culturale, Assisi, è una città ricca, piena di particolari che rimangono scolpiti non solo nella testa ma anche nel cuore. Questo viaggio credo abbia fatto crescere un po’ tutti. Nell’ambito della fede per-sonalmente sono riuscita a dare risposte a delle domande che mi ponevo già da tempo, in aggiunta ho capito il vero senso della fratellanza, dell’amore e della pace, concetti che sono la base della storia di S. Francesco. Ma grazie, a don Loris e agli animatori, che hanno preparato tutto il percorso e

ASSISI: un percorso di crescitaMichela Garlaschi

le attività che abbiamo svolto, pos-so dire che sono cresciuta anche a livello umano. Le doman-de chiave erano: cosa c e r c h i a -mo? In chi lo cerchia-mo? Cosa ci manca? Per noi giovani, ancora in crescita, devo ammettere che sono domande toste! Infatti è stato un vero e proprio percorso di crescita, diciamo un cammino tutto in salita ma si sa che le salite alla fine porta-no sempre ad un panorama meravi-glioso. Insomma chi più e chi meno, abbiamo cercato di dare risposte, magari senza arrivare ad una vera e propria conclusione ma anche solo ponendoci queste domande ci sia-mo arricchiti, ci siamo proprio rim-boccati le maniche. Anche se il tempo non è stato dalla nostra parte siamo riusciti comun-que a rendere solari e divertenti le nostre giornate. Concludo con il ringraziare chi ci ha accompagnato in questo cammino, chi ci ha aiutati, chi ci ha fatti divertire, insomma chi ha reso questa esperien-za indelebile nel nostro cuore.

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Il 6 dicembre eravamo tutti emozionati: stavamo per partire per una grande avventura che ci avreb-be portato alla conoscenza di noi stessi. Lungo il weekend a Fiumenero seguendo il tema di Pi-nocchio, abbiamo provato a trasformarci da bu-rattini a ragazzi non dal lato fisico, ma caratteriale. Siamo partiti alle 15:30 del giorno sopracitato, pensando di vivere una sorta di campo estivo in miniatura: invece no! Secondo noi è stato molto meglio, ma a dopo le riflessioni … Nell’arrivare abbiamo trovato una chiesa e ci chiedevamo dove potesse essere la casa dove avremmo passato quei giorni. Dopo esservi pas-sati davanti ci siamo trovati di fronte ad una por-ta e delle scale, non pensavamo fosse quella la destinazione ed invece il don ci ha fatto segno di lasciare le valigie e di entrare. All’interno in una piccola sala, che avrebbe fatto da sala da pranzo, salone per il ritrovo e chiesa per la messa, c’era-no due tavoli con sopra tè alla pesca e pizzette. Ad accoglierci Pino e Graziella. Dopo aver finito

ci hanno accompagnato alle nostre stanze: i maschi al primo piano e le femmine al secondo. Al primo piano oltre alla stanza del don, Pedro e Belussi c’erano due stanze di sei letti ciascuna, ma visto il nu-

mero (eravamo in 8 mentre le femmine 14) ci siamo divisi equamente 4 e 4. Al secondo piano un’unica camerata dava sistemazione a tutte le femmine più la Milli. Fatti i letti siamo scesi per la prima attività, per la quale dovevamo dare dei giudizi agli altri com-pagni per conoscerci meglio, visto che con qualcuno non avevamo mai neanche parlato. Ma prima la con-sueta divisione a squadre: Mastro Ciliegia e Mastro Geppetto (sempre seguendo il tema collodiano). È stato un lavoro duro perché certe persone le co-noscevi bene mentre altre no per cui non sapevi com’erano veramente e non potevi essere sicuro di ciò che scrivevi; andando avanti abbiamo scoperto, infatti, che qualche caratteristica si addiceva a quelle persone mentre altre erano completamente sba-gliate. Altra difficoltà che si aggiungeva al lavoro già arduo: darci un aggettivo noi, ma anche tre che ci avrebbero dato i nostri genitori. È stato un lavoro di conoscenza di sé e degli altri che ci avviava ver-so l’obbiettivo … Dopo un po’ di momento libero: cena!!! Uno dei momenti, che quelli come noi due sottoscritti aspettavano da giorni. Consueti turni di servizio e poi… via!!! Non ci sono parole per descri-vere il cibo di Pino e Graziella. La sera per rimanere in tema ci godiamo il film “Pinocchio” di Roberto

Benigni. Preghiera e poi a nanna (che arriva molto tardi o quasi neanche). Nel letto si parla delle cose più svariate, serie e non. Il giorno dopo continuiamo sempre le attività del filo conduttore con un gioco: superare varie prove in giro per il paese (piccolo e adatto) grazie alle quali potevamo conquistare ca-ratteristiche che mancavano tra quelle attribuiteci dagli altri. (La cosa più bella in questo gioco e stata il volo di Andrea…). Tornati a casa un po’ di svago prima di pranzo, una partita a schiacciasette dopo ed infine tutti al campo a giocare, a stancarci e a di-vertirci. Ma il divertimento del pomeriggio non era niente in confronto a quello della sera quando con i giochi rippel tippel, rin-pronto-chi parla, marajha come sottofondo, abbiamo dato sfogo a tutte le no-stre risate. Purtroppo era già l’ultima sera e l’indo-mani dopo una mattina di lavoro e riflessione e un pomeriggio di giochi abbiamo dovuto abbandonare Fiumenero. Stavamo meglio là, ma d’altronde non si può aver tutto. Questo mini-campo è stato sicuramente meglio di quelli estivi, come già accennato prima, perché non avendo “tra i piedi” ragazzi di altre età abbia-mo potuto stare in un ambiente più intimo e che conoscevamo meglio, abbiamo anche potuto fare cose più puntante su di noi. Questo ci ha permesso di esporci di più agli altri, cose che saremmo stati più restii dal fare in un ambiente diverso. Sono stati giorni molto intensi in cui siamo riusciti a conoscere

Terza media: Campo invernale a Fiumenero 2015

a cura di Gabriele Radici e Corrado Bertazzoli

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3 giorni indimenticabili

Divertimento, buona compagnia e soprattutto otti-ma intesa, hanno reso questi tre giorni a Fiumenero indimenticabili!La domenica del 6 dicembre, siamo partiti da Sar-nico, con sacchi a pelo, valigie e scarponcini, pronti a trascorrere una fantastica vacanza insieme. Il viag-gio non è stato molto lungo, ma nonostante que-sto siamo riusciti a ridere e scherzare con i nostri super animatori: Matteo Pedrocchi (Pedro), Elena Milesi (Milly) e Andrea Belussi. Arrivati a destinazio-ne, Graziella e Pino ci hanno accolti nella casa con una deliziosa merenda. Dopo infiniti bis (per alcu-ni..), siamo saliti per sistemare i nostri bagagli nelle nostre stanze :noi ragazze ai piani superiori men-tre i ragazzi al primo piano. Le stanze erano molto spaziose alcune avevano letti a castello. Arrivati in stanza ci siamo divisi i posti e per ordine degli ani-matori abbiamo fatto i nostri letti. Una volta pronte le stanze, ci siamo riuniti in salotto e, in cerchio, don Loris ci ha spiegato lo scopo di questo mini-campo invernale: conoscerci meglio. Cosi ci è stato consegnato un foglio, sul quale c’era-no segnati i nomi di tutti noi ragazzi e per ognuno di essi dovevamo attribuire aggettivi, sia positivi che negativi, per sottolinearne pregi e difetti di noi ra-gazzi. La sera abbiamo visto il film “Pinocchio” di Be-nigni che ci ha fatto capire meglio lo scopo di questo campo. Dopo una buonissima cenetta e una nottata

“tranquilla”, ci siamo svegliati abbastanza presto e gli animatori ci hanno proposto un nuovo gioco: loro in veste dei personag-gi principali di Pinocchio (Grillo, Geppetto, Fatina e Mangiafuoco) ci hanno sottoposto a prove “facili”: flessioni, problemi matematici, in-dovinelli e corse “faticose”. Queste servivano per su-

perare quei difetti che ci erano sta-ti attribuiti dai nostri amici il giorno prima. Il resto del campo l’abbiamo trascorso in compagnia giocando a vari giochi, tra cui rugby, maraija e scioglilingua difficilissimi. Le notti abbiamo fatto disperare, involontariamente, i nostri animatori facendoli rimanere svegli fino a tardi. Ov-viamente non sono mancati i momenti di preghiera e riflessione, alla base di tutte le nostre attività po-meridiane. Però, come ogni bella esperienza, prima o poi è terminata. Il ritorno pensiamo sia stato il momento più triste della vacanza, soprattutto per-ché come ogni addio non possono mancare le lacri-me, ci siamo salutati tutti con un grande abbraccio. Però quello che non finirà mai è il ricordo di questa fantastica esperienza che non sarà mai dimenticata da nessuno. Anche se può sembrare impossibile, in così poco tempo, siamo tutti cresciuti, grazie a quel qualcosa che il don e gli animatori ci hanno insegnato e fatto capire in questi tre giorni.Per concludere vogliamo ringraziare tutte le perso-ne che, di loro spontanea volontà, hanno speso gran parte del loro tempo ad organizzarci questo campo che come abbiamo detto all’inizio è stato più che stupendo!Grazie da tutti i ragazzi di terza media.

a cura di Elisabeth Poli and Chiara Girelli

meglio noi e gli altri. Sono stati giorni di condivi-sione e di scambio grazie ai quali abbiamo stret-to amicizie più profonde e anche nuove. È stata un’esperienza che ha lasciato il segno e che non ci scorderemo facilmente. Cogliamo quindi l’oc-casione per ringraziare il don e gli animatori che ci hanno permesso di vivere questi pochi,ma ottimi giorni. Un grazie speciale anche a Pino e Graziella che sono sempre stati a nostra dispo-sizione e ci hanno cucinato cose eccellenti.

Terza media: Campo invernale a Fiumenero 2015

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Ancora una volta gli Scout di Sarnico sono pronti per una nuova sfida. Ma ora la posta in gioco è davvero alta.

Il nostro obiettivo è infatti quello di riuscire a parte-cipare alla GMG (Giornata Mondiale della Gioven-tù), che si terrà quest’estate a Cracovia in Polonia, dal 26 al 31 luglio, ma per poter concretizzare il no-stro progetto dobbiamo rimboccarci le maniche ed iniziare a lavorare con grande impegno.

Sarà un anno d’intensa attività, ma continuiamo a sperare che anche grazie all’aiuto della comunità di Sarnico riusciremo a realizzare il nostro sogno.

Come ogni anno ci dedicheremo all’animazione per i bambini domenica 07 Febbraio, in occasione del Carnevale. Vi aspettiamo in oratorio con tanta allegria, musica e frittelle, concludendo la giornata con l’imperdibi-le sfilata delle maschere, con tanto di una serissima giuria che premierà le più belle!

Ma non vi preoccupate amici, potremo incontrarci anche in altre occasioni: infatti ormai da due anni ci occupiamo di animare feste di compleanno e di fare piccoli lavoretti domestici ( come per esempio lavori di giardinaggio, ritinteggiatura di staccionate o piccoli traslochi).

La nostra speranza è quella di riuscire a portare al Papa il saluto di un’intera comunità, attraverso il nostro gruppo che non è altro che un’espressione della vivacità di Sarnico.

Obiettivo Giornata Mondiale della GioventùCLAN SARNICO 1

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 31

Concerto dei "Canterini del Sebino"

Divertente esibizione dei "Los Amigos"

Messa di Natale

Il Natale delle Marie

Gli Alpini : Biline e Vin Brulé a San Mauro Gocce di solidarietà anche a San Mauro

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 32

Un’innocente sforatura al misurato palinsesto, un fuoriprogramma previsto e piacevolmente atteso, la consegna di alcuni gadget della rossa di Maranello a nome del nostro Severino Fenaroli, presiden-te del locale “Club Ferrari”a: Parroco, don Loris, don Giuseppe, Sindaco, vice sindaco, Assessore allo sport, al Maestro Magistri, a Silvio Belotti e al presentatore. Che dire, Severino è una persona splendida, un uomo buono e generoso, che ci offre giornalmente un grande insegnamento su come, entusiasmo e coraggio, aiutino affrontare le difficoltà della quotidiane. Un esempio di forza e fidu-cia nella vita, negli altri e nell'accettazione delle non sicurezze del vivere quotidiano. L’applauso del pubblico ha sancito quanto grande sia l’affetto che i suoi concittadini nutrono per lui.

La popolazione di Sarnico ha sempre manifestato un grande amore per la musica. Una testimonianza ne è la buona qualità e la grande varietà del repertorio del nostro “Corpo Musicale Cittadino”, parte fissa della vita culturale, religiosa e sociale del paese.«Anche quest’anno, con la direzione del Maestro Pino Magistri - ha commentato il presidente Alessandro Bellini - abbiamo suonato nelle piazze e nei teatri, sfilato per le vie della nostra cittadina e della provin-cia, siamo stati la colonna sonora delle più importanti e solenni manife-stazioni civili e religiose. Dietro le nostre esibizioni pubbliche vi è un im-pegnativo lavoro di studio, di prove, di revisione critica, di rielaborazione delle partiture, per estrarre sonorità ed armonie capaci di coinvolgere ed emozionare persone di ogni età e ceto sociale. Lo scorso anno si sono consolidati i progetti previsti nel nostro programma di lavoro poliennale. In particolare è proseguita l’attività formativa della “Scuola di Musica per Banda”. L’attenzione alla formazione musicale delle giovani genera-zioni fin dai primi anni della scuola dell’obbligo è un obiettivo importante.Un concerto di inizio anno - o di fine anno perché è noto che l’anno per Sarnico termina il 15 di gennaio (N.d.R.) - che ha anche offerto l’opportunità di ringraziare pubblicamente quanti hanno contribuito al successo delle nostre attività: i cittadini sarnicesi, in primis, che seguen-

doci con simpatia ci stimolano a dare il meglio, il Comune che crede nei nostri progetti e ci sostiene, la parrocchia, gli sponsor e non ultimi tutti i bandisti che, con passione, continuano nella attività guidati dal maestro Pino Magistri e che neppure nella pausa estiva si sono riposati dalle lezioni settimanali. Importante poi è stato il graduale inserimento di numerosi allievi che si sono cimentati nelle prove assieme a tutto il corpo bandistico. Sicura-mente per loro rappresenta un grande passo, una crescita e speriamo che il loro contributo ci faccia salire sempre più in alto».

Un programma, come sempre variopinto, quello studiato dal ma-estro Pino Magistri, che ha entusiasmato il numeroso pubblico ac-corso a riempire il teatro. La banda, dal canto suo, con la musica ha condotto il pubblico attraverso stili diversi partendo dalla brillante orchestrazione della “Marcia d’ingresso dei Boiardi”, del composi-tore e violinista norvegese Johan Halvorsen, passando poi alla scon-certante e provocatoria originalità del Bolero di Ravel. Che dire poi del poema sinfonico: “Un americano a Parigi”, una delle più famose composizioni dello statunitense George Gershwin, del “Tema per Tromba” di Michele Magnani, una melodia dolce e struggente ese-guita con estrema raffinatezza dal nostro Fabio Zani, dell’immanca-bile successo del medley delle colonne sonore dei film “Frozen” e “The Polar Express”, fino alla coinvolgente musica di “Dos danzas latina” scritta da Andrè Wagnei.

Al termine del concerto il pubblico ha dimostrato tutto il suo ap-prezzamento, richiamando ancora sul palco l’energico Pino Magistri.Un’esibizione che ha contribuito ancora una volta, attraverso il ma-gico linguaggio universale della musica a diffondere l’immagine di una Banda al servizio della collettività, che sa guardare a questa nobile arte con estrema delicatezza e dando il giusto valore anche ai giovani talenti.

a cura diCIVIS - Foto San Marco

COMUNITÀ

CONCERTO DI SAN MAURO

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 33

Quante volte, anche in contesti a valenza istituzionale, ci piace riem-pire gli spazi comunicativi con termini gratificanti come formazione, solidarietà, mondialità, multiculturalità…

Spesso, capita che si attribuiscano a questi concetti significati astratti, tali che non ci sfiorino nelle nostre fatiche del vivere quotidiano; il reale vestirci di quella solidarietà che tanto amiamo sbandierare,così da sentirci con la coscienza “a posto”, ci pone invece nella condizione di analizzare il nostro fare concreto.Vivere la solidarietà significa anche affrontare le nostre paure, mettendo in gioco fittizie sicurezze per entrare nei panni degli altri.A scuola, spesso, si ricorda ai genitori dei bambini più piccoli che: ”Devono superare l’egocentrismo e non pensare che tutto ruoti solo intorno a loro, poiché vivono in una comunità!”.È certo che il percorso oggi sia ancora più dilatato nel tempo e maggiormente diffi-coltoso, anche perché l’ambiente è pervaso da stili di vita improntati sulla realizzazio-ne personale del tutto e subito!Una Comunità seria che riflette, deve, a maggior ragione, fare proprie queste sfide e costruire momenti concreti di solidarietà vissuta.Una proposta in questa direzione è nata da un incontro tra Carla Casati, Don Loris e la sottoscritta.Si pensava a come modificare le precedenti proposte sullo “Spazio Compiti”; negli scorsi anni l’iniziativa è stata portata avanti dall’associazione che Carla presiede, come volontà di dare risposta ai bisogni di tante famiglie del paese di costruire legami tra bambini, in un contesto che permettesse l’aiuto nei compiti e lo spazio per stare insieme, anche in forma ludica.Non è stato facile trovare volontari, sia per la natura anche didattica dell’iniziativa (aiutare nei compiti, vi garantisco, non è impresa da poco!), sia per la responsabilità che implica la cura di tanti bambini.Nel nostro confrontarci mi sembrava doveroso raccontare di un’esperienza messa in atto da alcune famiglie della mia scuola: lo scorso anno i genitori della mia classe prima hanno portato avanti, con caparbietà, uno “spazio compiti” tutto loro; hanno coin-volto i loro figli ed i loro compagni, stranieri e non, cui hanno offerto un tutoraggio extrascolastico che, partendo dai compiti, finiva alle merende, passando attraverso lo scambio di libri e materiale, per giungere alla costruzione di rapporti veri e solidali tra i diversi nuclei familiari. Lo spazio privilegiato è stata un’aula dell’oratorio, dalla quale si sono poi ramificati i percorsi personali delle famiglie coinvolte.Famiglie speciali?Famiglie “Solidali”?Sta di fatto, che quando si entra in quella classe non ci si sente soli nell’affrontare le sfide educative dei bambini, perché con queste famiglie ci si può confrontare; ci si fida gli uni degli altri e la solidarietà è un dato di fatto.

a cura diORNELLA LAZZARI

QUANDO LA SOLIDARIETÀÈ UNO STILE DI VITA

Scopro che Carla e il Don pro-spettano qualcosa di simile su larga scala, in sostituzione dello spazio compiti, così come organizzato: «Perché - si dicono - non chiede-re alle famiglie di organizzarsi con un‘azione di tutoring verso compa-gni e amici i cui genitori, per motivi di lavoro, di scarsa conoscenza del-la lingua o in situazione di qualsivo-glia difficoltà, non possono essere di sostegno ai propri figli?».L’oratorio potrebbe mettere a di-sposizione gli spazi per incontrarsi; Carla e la sua organizzazione po-trebbero curare il coordinamento e l’organizzazione di momenti co-muni, magari mensili, di ritrovo, fe-sta e merende; la scuola potrebbe diffondere l’iniziativa tra genitori e docenti che potrebbero collabora-re nell’individuazione dei percorsi e dei tutoraggi più opportuni; i rappresentanti di classe potreb-bero mediare la costruzione dei rapporti tra le famiglie interessate.Utopistico? Forse … Ma biso-gna crederci, mettendosi in gioco, facendo ognuno la propria parte.Il tutto andrebbe a rafforzare il tessuto sociale di questa comunità, rendendoci più simili nelle nostre diversità, integrandoci reciproca-mente, nel rispetto di regole co-muni.Sicuramente c’è lo spazio per su-perare le paure del nuovo e del di-verso che, non seriamente gestite, potrebbero diventare pericolose derive di intolleranza.

COMUNITÀ

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 34

a cura dellaREDAZIONE

L'ARCOBALENO

KIWANIS CLUB DEL SEBINOCONCLUSIONE SERVICE Nel corso della festa degli auguri di Natale, il past presidente Giacomino Abrami e l'attuale presidente Rober-to Giorgi hanno informato i soci e l'Istituto di riabilitazione Angelo Cu-stode di Predore che a breve verrà consegnato, dalla ditta Arjohuntleigh, l'innovativo sollevatore per pazienti a struttura bilaterale, comprensivo di corsetto, che consentirà ai degenti che non sono in grado di sostenersi di aumentare la sensazione di sicurezza e di benessere.Ospiti della serata il gruppo musicale “Los Amigos”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMOSpettabile Redazione, ho letto l’articolo su Il Porto di Aprile di Giusi Dossi in merito alla famiglia Caròli di Stezzano e la filanda di Sarnico. Sono il cognato di Carlo Milesi ed appar-tengo ad un Gruppo di ricerca che si interessa della storia del nostro paese. Nel testo dell’articolo si cita Arcibano Volpi e la sua Miscellanea storica. Gradirei sapere come devo fare per poterla avere. Ho visto inoltre, nella rubrica "Come eravamo" di luglio, la fotografia del 1914 con ritratte 3 donne e la filanda Caròli, il nostro gruppo è sempre alla

ricerca di qualunque notizia relativa a Stezzano. Visto che la filanda Caròli era di proprietà di Bernardo, ultimo discen-dente, mi piacerebbe poterla archiviare con le altre notizie che abbiamo. È possibile avere il file relativo?Ringrazio dell’attenzione e porgo cordiali saluti.P.S. Complimenti per la pubblicazione del Porto.Antonio Lamera Come redazione abbiamo provveduto a far avere al signor Lamera tutte le informazioni necessarie e i file delle foto-grafie richieste. Il signor Antonio ci ha ringraziato per la sollecitudine.

GLI 80 ANNI DIPIERINO BONARDI

Tanti auguri per i suoi 80 anni da tutti i dipen-denti di Tecnogomma International Group.

Anche la Redazione de "il Porto" si unisce all'augurio dei dipendenti con un messaggio:

Oggi si celebrano 80 anni di una vita piena di speranze e sogni, di gioia e fatiche. Che tutti i tuoi domani possano essere felici e che i tuoi sogni continuino a realizzarsi.Buon compleanno!

La Redazione de "il Porto"

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 35

Vivere insieme i valori del Presepe é per i giovani uno strumento edu-cativo importante.

Danilo e Massimo Giudici ci hanno inviato que-sta bellissima fotografia con l'"educato" invito a pubblicarla sul numero di gennaio. Sono ripresi il nonno Bepi - autore del presepio - con non-na Anna, a sinistra i nipoti Stefano e Gabriele, a destra Barbara con Marco e Riccardo.

«Sono trentacinque anni - ci hanno scritto i figli - che per tradizione cristiana nonno Bepi prepara all’aperto nel suo giardino il presepe e la vigilia di Natale aspetta sempre l'arrivo della "pastorella". Abbiamo pensato di fargli una sorpresa, se possi-bile, pubblicando su "il Porto" la foto allegata con il suo presepio, la moglie e i suoi nipoti. Per lui è importante trasmettere ai suoi nipoti, dan-do l’esempio, che realizzare il presepio è un segno della grande cultura cristiana e credere nel grande valore della sacra famiglia che ci è di esempio nella vita quotidiana. Forza nonno, continua a insegnarci i valori che ti hanno portato ai prossimi 82 anni».

a cura dellaREDAZIONE

COMUNITÀ

IL PRESEPIO di nonno Bepi Il Presepe porta in sé grandi valori religiosi legati alla fede nel “Figlio di Dio”, che a Betlemme viene offerto come luce del mondo. Per questo la grotta risplende e la notte si illumina. Ma, evidentemen-te, non tutti amano la luce. Ed è soprattutto per questi che Gesù è venuto in mezzo a noi. Egli è misericordia e speranza per tutti.«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Dio si è fatto uomo per percorrere insieme a noi le strade della vita.

Nel celebrare il Natale commemoriamo il fatto che il “Divino”, il Ver-bo, «Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero», ha unito a Sé la natura e condizione umana, condividendo con noi la debolezza e la corruttibilità, il limite e la morte.

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La solennità del patrono San Mauro ha vissuto il suo mo-mento religioso più significativo nella chiesa parrocchiale, con la Messa solenne delle 10,30 celebrata da monsignor Mosè Marcia, vescovo di Nuoro. E dopo il consueto pranzo comunitario offerto da Parrocchia e Amministrazione co-munale, ecco la sera con il tradizionale concerto del Corpo Musicale Cittadino e la consegna dei “San Maurini d’oro”.

L’Amministrazione comunale quest’anno ha deciso di dare la massima onorificenza a Leandro Mora, 80 anni, numero uno dell’Aido, con incarichi anche provinciali. Uomo più del fare che del dire, Mora è stato scortato da un lungo applauso alla consegna del riconoscimento da parte del Sindaco Giorgio Bertazzoli.

A seguire, il secondo riconoscimento è stato assegnato agli «Amici della Pinacoteca», per 15 anni anima del Museo Gianni Bellini e delle attività culturali collegate, ma che a fine 2015 ha concluso la propria missione. A ritirare il premio è stata la presidente Alessandra De

Grandi. Una targa è stata anche consegnata al maestro d’organo Giancarlo Corna per una vita dedicata alla musica, anche con servizi in parrocchia.Palesemente soddisfatto il Sindaco Giorgio Bertazzoli: «Le celebrazioni di San Mauro sono il momento più importante dell’anno per la nostra Comunità unita, tra Parrocchia ed Amministrazione e tutti gli attori che lavorano a beneficio del nostro territorio, dalle Forze dell’Ordine, a tutte le As-sociazioni, all’Oratorio e Parrocchia. Un mio ringraziamento personale va al nostro Parroco Don Vittorio Rota che lavora in intesa perfetta con l’Amministra-zione comunale, con un unico obbiettivo comune: il miglio-ramento della nostra Sarnico e lo star vicino a tutti i nostri concittadini. Associazionismo e persone speciali tra l’altro premiate con i San Maurini d’oro che hanno fatto e faranno in futuro sem-pre la differenza. Ecco perché ringrazio di cuore Leandro Mora, gli Amici della Pinacoteca e il Maestro Giancarlo Corna».

pagine a cura del SindacoGIORGIO BERTAZZOLI

LE PAGINE DEL COMUNE

36 - IL PORTO GENNAIO 2016

FESTA DI SAN MAURO 2016L’Amministrazione consegna i “San Maurini d’oro”

I premiati: "Amici della pinacoteca" e Leandro Mora - San Mauro d'oro, M° Giancarlo Corna - Targa

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 37

Grande successo per gli eventi di “Natale a Sarnico 2015”L’Amministrazione comunale in collaborazione con Proloco, Sarnicom e H2oeventi, ha cercato di dare una nuova svolta non solo puntando sugli eventi estivi ma anche durante le feste na-talizie. «Anche a Natale, essendo il nostro un paese turistico sui 365 giorni l’anno, abbiamo voluto puntare sulla qualità, la novità e nuovi eventi. E visto il flusso turistico positivo, direi che abbiamo centrato l’obbiettivo, anche grazie alla Proloco, ai nostri commercianti ed alla nuova Associazione H2oeventi», di-chiara il Sindaco Giorgio Bertazzoli. Quest’anno oltre alla Pista di Pattinaggio promossa dai commercianti, c’è stato il Villaggio Creativo con mercatini sul lungolago, addobbi in tutta la contrada

CAPODANNO CON IL BOTTO

e un sistema di illuminazione di grande rilie-vo portato avanti dalla Proloco, oltre che il lancio delle lanterne dei desideri, eventi di vario tipo e pure la neve artificiale. Infine c’è stato il grandissimo evento del ca-podanno, promosso dall’Amministrazione comunale e Proloco, unico sul nostro lago, dove si è vista piazza XX Settembre, allo scadere della mezzanotte del 31 dicembre, diventare una discoteca a cielo aperto con Radio Lagouno e oltre 3.000 persone in piazza, panettone e bottiglie offerte ai pre-senti e la pista di pattinaggio gratuita dopo la mezzanotte.

E FESTE DI NATALE ALLA GRANDE

Il gruppo "Amici della pinacoteca" premiati con il San Mauro d'oro 2016

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LE PAGINE DEL COMUNE

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Lunedì 21 dicembre in Sala Consigliare sono stati consegnati i “bonus bebè” con una cerimonia che ha visto la presenza del Sindaco Giorgio Bertazzoli, dell’Assessore alla Famiglia ed Istruzione Paola Plebani, del Presidente della Commissione Servizi Sociali Luca Manenti e della componente della stes-sa Marina Brignoli.Il “bonus bebè” del 2015 consiste in un asse-gno del valore di 200,00 euro, assegnato ad ogni bambino nato tra il 1 dicembre 2014 ed il 30 novembre 2015. Altro requisito richie-sto è che almeno uno dei genitori sia resi-dente nel comune di Sarnico da 5 anni o più.Quest’anno hanno ricevuto il “bonus bebè” 45 bambini, tra cui 2 coppie di gemelli.Il Sindaco Bertazzoli e l’Assessore Plebani hanno ribadito, nel corso del saluto e degli auguri per l’imminente Santo Natale, l’im-portanza che la famiglia riveste all’interno della società come cellula vitale e indispen-sabile. Hanno anche sottolineato quanto la famiglia sia reputata importante dalla attuale

ASSEGNATI I BONUS BEBÈ DALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Amministrazione, tanto che la stessa ha costituito un apposito Assessorato, ha assunto un importante sforzo economico e continua nell’assegnazione del “bonus bebè” che rappre-senta l’inizio ed il primo passo di tutti i successivi impegni.

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 39

Pur essendo un edificio moderno e con buone caratteristiche e realizzato nella par-te preponderante solo una dozzina di anni fa, l’Istituto Comprensivo “E.Donadoni”, comprendente scuole elementari e me-die, è stato valutato dalla nuova Ammini-strazione bisognoso di cure. Perciò, come promesso, è stato elaborato dall’Asses-sore all’Istruzione Paola Plebani, con l’a-iuto dell’Assessore Umberto Bortolotti e dell’Ufficio Tecnico Comunale, un piano triennale di manutenzioni straordinarie. I lavori per l’anno 2016 prevedono la tin-teggiatura di aule e corridoi delle palazzine che ospitano le classi della primaria e della secondaria di primo grado. Oltre a questo sono previsti altri lavori edili per eliminare l’umidità alla base degli edifici e altre migliorie. Sarà pure installata una nuova porta/uscita di sicurezza nell’edificio che ospita gli uffici.Tutte queste opere avranno un costo com-plessivo di circa 50.000,00 euro.Una prima parte dei lavori di tinteggia-tura previsti, quella inerente le aule della scuola secondaria si è realizzata durante le trascorse vacanze natalizie. Le rimanenti e più impegnative opere saranno realizzate a

LE PAGINE DEL COMUNE

a cura dell'AssessorePAOLA PLEBANI

fine anno scolastico durante il periodo della chiusura estiva.Per il 2017 e 2018 sono previsti nel piano triennale e nel bilancio gli ulteriori lavori e fondi per le manutenzioni necessarie affinché l’Istituto Comprensivo di Sarnico, uno tra i migliori e moderni della provincia, possa continuare a mantenersi sui livelli alti che lo hanno carat-terizzato nel recente passato ed anche migliorarlo, se possibile. Il mio personale desiderio e credo quello di tutta l’Amministrazione pubblica, è quello di poter offrire ai nostri bambini e ragazzi ambienti scolastici confortevoli e con i materiali didattici e di supporto necessari per avere la migliore preparazione all’ingresso alle scuole superiori.La scuola è e resterà la priorità di questa Amministrazione che pone forte attenzione anche alle scuole superiori ed all’ITS gomma/plastica, poiché riteniamo giusto investire sui nostri ragazzi e sul loro futuro.

TRE ANNI DI INVESTIMENTIper l’istituto comprensivo “Eugenio Donadoni”

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ASSOCIAZIONI

“Alla donazione del sangue bisogna crederci!”. Uno slo-gan che accompagna da sempre Serafino Falconi, vice-presidente dell’AVIS Sarnico Basso Sebino e la moglie Giuliana Minuscoli, premiati con la prestigiosa onorifi-cenza della “Goccia d’oro”.

La consegna di questo riconoscimento, unico e speciale, per chi è stato ed è “un grande” di questa vitale associazione, è avvenuta nel corso dell’annuale incontro fra gli avisini del Basso Sebino presso il teatro Junior di Sarnico. «Non potevamo indugiare ancora nell’assegnare questo premio - hanno commentato il presidente Vittorio Marconi e Nicola Paris, respon-sabile del gruppo giovani - Serafino e Giuliana sono l’anima del nostro sodalizio. Poche persone che operano nel volontariato hanno la loro vi-sione solidaristica. Un “modus vivendi” che in concreto traduce i concetti principali del nostro statuto, che citano l’Avis come “un’associazione di volontariato che promuove la cultura della solidarietà e del dono del sangue, come elemento fondamentale di una società che pone al centro la persona ed è costantemente attenta ai bisogni dei malati”».

Generosità, rispetto, comprensione, tolleranza e cooperazione, ecco riassunto in queste cinque parole l’atteggiamento di Serafino (che quest’anno festeggia i suoi quarant’anni di AVIS) e di Giuliana verso la vita e i propri simili, il tutto impregnando di etica ogni aspet-to della loro esistenza, mettendo al bando interessi e fuorvianti am-bizioni personali.

La serata, egregiamente presentata da Federico Bresciani, è iniziata con l’intervento del presidente Vittorio Marconi che ha ringraziato il Consiglio direttivo, Direttore Sanitario dott. Giovanni Paris, i vari collaboratori e tutti i protagonisti dell’intensa attività associativa che ha consentito, anche nel 2015, il raggiungimento di lusinghieri ri-sultati, con un numero di donazioni che ha sfiorato le 1200. Dei 750 donatori, quasi la metà sono collocati in una fascia tra i 18 ai 35 anni e questo fa sì che la sezione di Sarnico sia una delle Avis più giovani della provincia. Nel consueto programma annuale spicca sempre al primo posto l’iniziativa delle borse di studio nelle scuole, finalizzata a sensibilizzare i ragazzi alla solidarietà.Un particolare grazie è andato quindi al gruppo “Avis Giovani” at-tualmente coordinato dal presidente Nicola Paris, che per l’occa-sione ha presentato il nuovo logo da loro stessi realizzato e che si affiancherà a quello ufficiale dell’AVIS.Tra gli eventi programmati dall’associazione, che quest’anno festeg-gerà nel dovuto modo i 55 anni di vita, eccelle ancora la presenza nelle scuole alla ricerca dei futuri donatori. È prevista inoltre una gita di 4 giorni a Roma per partecipare al Giubileo della Misericordia. «Tutte queste attività – ha così concluso il suo intervento il presiden-te Marconi - sono il risultato dell’apporto costante dei collaboratori sto-rici che aiutano assiduamente nelle manifestazioni e del gruppo giovani, una sinergia che fa di Avis una grande famiglia, unita e impegnata per il raggiungimento dei propri scopi statutari».Anche il Direttore sanitario dott. Giovanni Paris si è complimento,

a cura del PRESIDENTE

AVIS SARNICO - BASSO SEBINOuna serata da incorniciare

Il gruppo AVIS Giovani Sarnico - Basso Sebino

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sia a nome del Consiglio Provinciale di cui fa parte anche come membro della commis-sione sanità, sia del dott. Roberto Dovigo, il medico che ogni venerdì accoglie i donatori. Con competenza e passione ha sintetizzato i risultati di un altro anno importante infor-mando che le donazioni annuali in ambito provinciale sono state circa 70.000; la ber-gamasca raccoglie più sangue di alcune in-tere regioni.Il grazie a volontari, direttivo e gruppo giovani per il grande impegno verso il prossimo è stato rivolto a nome del sinda-co Giorgio Bertazzoli, dall’assessore al turi-smo Lorenzo Bellini che ha manifestato l’apprezzamento per il lavoro svolto da AVIS Sarnico-Basso Sebino sul territorio, ribaden-do la vicinanza dell’Amministrazione Comu-nale a tutti i gruppi di solidarietà. Per Villongo erano inoltre presenti Don An-gelo Roncelli, in rappresentanza del parroco Don Cristoforo Vescovi e gli assessori Danilo Bellini ed Eugenio Citaristi, che nel portare i saluti dell’Amministrazione Comunale hanno espresso la loro soddisfa-zione per la presenza alla festa della com-

pagnia teatrale “Gli aristogatti” di Villongo ed hanno a loro volta assicurato il loro ap-poggio al sodalizio e a tutte le associazioni di volontariato.

Una serata da tutto esaurito, un appunta-mento divenuto ormai una tradizione. L’oc-casione per scambiarsi gli auguri e per fare il punto sui risultati ottenuti da AVIS Sarnico è stata impreziosita, come detto, dall’esibi-zione dei ragazzi degli Oratori di Villongo che, sotto la direzione artistica di Giulia-no Citaristi hanno presentato il musical “Cinque spose per cinque fratelli”, uno spettacolo che il pubblico ha mostrato di gradire con convinti applausi rivolti ai gio-vani attori.Il numeroso pubblico ha seguito la rappre-sentazione con interesse e divertimento; tanti i giovani presenti, a dimostrazione della continua capacità dell’associazione di fideliz-zare le nuove generazioni. A conclusione il gruppo giovani, sempre compartecipe nelle manifestazioni, ha offer-to panettone, vin brulé e the.

ASSOCIAZIONI

IL PORTO GENNAIO 2016 - 41

Un momento del Musical degli "Aristogatti"

Giuliana Minuscoli e Serafino Falconi

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a cura della BIBLIOTECA COMUNALE

EVENTI

La Biblioteca Comunale di Sarnico ha organizzato quest’anno due appuntamenti teatrali per celebrare la Giornata della Memoria e la Giornata del Ricordo. Entrambi, a cura di RS Produzioni - testo e regia di Renato Soriano, si terranno presso il Centro Culturale Sebinia, ex-chiesetta di Nigri-gnano, con inizio alle ore 17.30 ed ingresso gratuito. SABATO 30 gennaio sarà presentato lo spettacolo: “NATO CON LA CAMICIA” tratto da “le Lettere del sabato”.

La tragedia del nazismo, la guerra e l’olocausto, visti attraverso gli occhi di un bambino.

SABATO 13 febbraio verrà messo in scena:“IL LUNGO ESODO”. Un viaggio verso il ricordo di un pas-sato da non dimenticare; la volontà di rappresentare in maniera non scontata un periodo storico che spesso viene messo da parte; una lettura/spettacolo che gioca sulle suggestioni e su effetti di luce e di immagine.

DUE SPETTACOLI TEATRALI PER CELEBRAREla giornata della memoria e la giornata del ricordo

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 43

EVENTIa cura dellaPRO LOCO SARNICO

I BURATTINI DI DANIELE CORTESI PRESENTANO:“Gioppino e Brighella,servitori malandrini”

LUNEDI’ 8 FEBBRAIOOre 15.45 Cineteatro Junior - Ingresso gratuitoBrighella, aiuto farmacista del dottor Tartaglia, riesce a far assumere in farma-cia l’amico Gioppino che da molto tempo è senza lavoro. Appena possono i due servitori imbrogliano i clienti, spacciandosi per esperti e famosi medici: gli esiti delle loro “operazioni” sono talmente rovinosi che i due, una volta scoperti, vengono licenziati in tronco.

Grazie all’aiuto di frate Bonario, i due servitori malandri-ni trovano una nuova ed avventurosa occupazione che li porterà al centro di un misterioso intrigo: donna Elvira de la Vega è sparita e con lei è sparito il suo prezioso scrigno, pieno di gioielli, ma suo zio, don Garcilaso, po-trebbe saperne qualcosa di più …….Tutto finirà bene con l’immancabile ballo finale che chiu-derà in bellezza la divertente commedia, ricca di colpi di scena. Lo spettacolo è stato selezionato dalla Regione Lombar-dia tra le migliori proposte del Teatro per i Ragazzi.

DottoressaELISA MUTTI

LAUREAa cura dellaREDAZIONE

Il giorno 21 dicembre 2015, presso il Politecnico di Milano, ha conseguito la Laurea Magistrale in Ingegneria Edile/Architettu-ra, discutendo la tesi: "Arca Project" Architecture of Resilience and Community Accomodation.Complimenti per l'ottimo risultato ottenuto e congratulazioni dalla famiglia, dai parenti e dagli amici.

Un’altra pagina che si riempie nel prezioso libro della tua vita. Ce ne sono ancora parecchie… Superale tutte ed arriva alla fine… C’è scritto: "Non lasciarne nessuna vuota, vivile tutte e sii sempre te stessa" … Auguri per la tua laurea.La redazione de "il Porto"

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SALUTE a cura diFRANCESCA PESENTI

Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un importante cambiamento nell’ambito della scienza medica: il passaggio dalla medicina curativa alla medicina personalizzata predittiva e preventiva. L’approccio tradizionale si basa sulla diagnosi, quanto più precoce possibile, di un processo patologico in atto e sulla cura di quest’ultimo. Il nuovo approccio si basa invece sull’attuazione di strategie che consentano di preve-nire l’insorgenza della malattia o quanto meno di rallentare e modificare la sequenza di eventi che porta alla malattia stessa. La medicina personalizzata si pone quindi l’obiettivo di sviluppare percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati per il singolo paziente con un approccio globale che tenga in considerazione sia il patrimonio ge-netico dell’individuo che l’ambiente in cui egli vive. Un altro importante obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del paziente, anche in condizioni di buona salute, tramite il mantenimento della condizione di benessere.«Lo sviluppo della medicina personalizzata – introduce il dr. Nicola Astolfi, medico specialista in genetica di Habilita Sarnico - si è reso possibile dopo il completamento della mappatura dell’intero genoma umano agli inizi degli anni Duemila e il conse-guente incremento delle conoscenze nell’ambito della genomica e della genetica molecolare. Con il termine “genoma” intendiamo la totalità dei geni di un organismo vivente, e con “gene” intendiamo un tratto di DNA che codifica per la sintesi di una proteina oppure di un RNA. In altri termini, il DNA nel suo complesso può essere considerato come un’enorme biblioteca e la sequenza genomica può essere consi-derata come un codice che contiene le informazioni per la costruzione e il manteni-mento di un organismo funzionale. In tutto il genoma vi sono all’incirca 180000 geni di lunghezza differente».

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COME CURARCI? lo dice il nostro DNA!!!

Due genomi umani non imparentati tra loro hanno il 99,9% d’identità: è dunque la differenza dello 0,1% che determina l’unicità di ogni singolo essere umano. Le differenze genetiche rendono gli individui più o meno suscettibili alle malattie. Queste variazioni, o polimorfismi, hanno una frequenza nella popolazione generale supe-riore all’1% e possono determinare delle importanti conseguenze a ca-rico della funzionalità della proteina sintetizzata da uno specifico gene. I test genomici si basano per l’appun-to sull’analisi di svariati polimorfismi: per ogni determinata patologia si studiano le più importanti varianti di rischio genetico, selezionate sulla base dei dati scientifici desunti dalla letteratura. L’eventuale positività del test non comporta necessariamente lo svi-luppo della malattia, ma indica l’e-

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SALUTE

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sistenza di un rischio superiore a quello della media della popolazione generale. Sulla base dei dati ottenuti sarà possibile definire un percor-so volto alla correzione dello stile di vita, all’instaurazione di un regime alimentare adeguato al singolo paziente e alla prescrizione di nutraceutici, ovvero alimenti o loro derivati aventi una funzione benefica sulla salute umana ed in grado di contribuire alla prevenzione ed al trattamento di determi-nate patologie. Sarà anche possibile ottimizzare eventuali terapie farmaco-logiche in atto creando una terapia personalizzata per il sin-golo paziente sulla base della risposta individuale ai farmaci.

“L’applicazione dei test genomici- conclude il dr. Astolfi - può consentire di creare un intervento mirato ed efficace per ogni singolo individuo. Presso Habilita Ospedale di Sarnico è possibile eseguire test genetici mirati (neurologico, cardiologico, dietologico, onco-logico, longevity, anti-aging, nutrizionale,…). Il primo accesso avviene con un consulto genetico e nutrizionale preliminare, durante il quale sarà svolta un’anamnesi accurata per valu-tare gli esami più idonei da svolgere”. Per informazioni chiamare il numero 035 3062218, dal lune-dì al venerdì dalle 09.30 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 16.30.

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STORIA a cura diGIUSI DOSSI

ERGISTO BEZZI - SARNICO GLI FU D'ESEMPIO PER LA LIBERAZIONE DEL SUO TRENTINO

L’ estate scorsa, in vacanza qualche giorno a Canè nell'alta Val Camonica, ho avuto il piacere di conoscere una persona del luogo appassionata di storia locale. Nelle nostre quasi quotidiane conversazioni una volta mi chiese se il garibaldi-no trentino Ergisto Bezzi avesse partecipato al tentativo di Sarnico del maggio 1862 per liberare la sua regione sotto il dominio dell’impero austro-ungarico .Il Bezzi, che con i conterranei Filippo Manci e Filippo Tran-quillini erano chiamati dai compagni delle campagne gari-baldine "I tre moschettieri", era nato il 16 gennaio 1835 a Cusiano (una frazione di Ossana nella val di Sole alle radici del Tonale trentino), si era dato molto da fare fra la sua gente (prima e dopo il 1862) per far insorgere il Tirolo: si recò in segreto in molti luoghi, fondò Comitati, eccitò gli animi, provvide instancabile a intro-durre armi, materiali, proclami e lettere di Garibaldi e Mazzini preparando "bande" armate fra la popolazione.

Tornato a Casa, per saperne di più sul personaggio che co-noscevo soltanto di nome, ho fatto una ricerca scoprendo che proprio i massimi rappre-sentanti delle democrazia risor-gimentale l'avevano in grande considerazione. Non solo, Giu-seppe Locatelli Milesi, che fu tra i fondatori del Museo del Risorgimento di Bergamo e suo grande amico, scrisse nel 1916 una biografia: “Ergisto Bezzi, il poema di una vita" che riecheggia il motto di un altro studioso: "Lo stato di servizio del trentino Bezzi è un poema".Ma torniamo a quel che lo storico bergamasco Locatelli scrive a proposito della sua partecipazione o meno a quelli che soro passati alla storia come i “Fatti di Sarnico”. Il Bezzi, che era già stato volontario nel 1859 nella legione dei “Cac-ciatori delle Alpi” e nella spedizione dei Mille l'anno succes-sivo, si trovava nel 1862 per affari di commercio a Firenze dove si ammalò. A pochi giorni di distanza gli perveniva, da Cusiano, la notizia che il padre suo era morto. Appena convalescente si mise in viaggio ma non gli ressero le forze ed a Milano dovette ricoverarsi in una casa di salute. Ne

uscì dopo una settimana e sparuto e dimagrito da far pietà, arrivò a Trescore. Ma erano già avvenuti i fatti di Sarnico e l'arresto di Nullo a Palazzolo; non si parlò più del Comitato Trentino, per il quale Garibaldi aveva designati Bezzi, Manci, Bolognini e Venturi. La mattina del 26 maggio, il Generale partì da Trescore e il Bezzi fece ritorno a Milano.Ma il nostro non si arrese e quando Mazzini, nel 1863, gli affidò l'organizzazione di una guerriglia nel Trentino, cor-se a Caprera da Garibaldi per avere la sua approvazione e l'ottenne. Il piano consisteva nel "capitanare" dei gruppi di irredentisti in diversi luoghi, una volta accesa la miccia sa-rebbe arrivato sul posto lo stesso eroe dei due mondi con

il grosso dei volontari, cui avrebbe fatto seguito l'esercito perché nel frattempo l'Italia e la Francia avreb-bero dichiarato guerra all’Austria. Insomma, un po' come la riedizione della burrasca di Sarnico dell'anno prima.Passano i mesi, ma Bezzi non de-morde. Il 13 novembre 1864, rac-conta Locatelli Milesi, parte da Bre-scia con 150 volontari, ma a causa delle avverse condizioni atmosferi-che arriva sul Monte Maniva inne-vato con soli 49 uomini e la mattina del 16, anche per le indicazioni di una spia, sul versante del Caffaro sopra Bagolino viene sorpreso da una trentina di carabinieri. Vengono

tutti arrestati, trasferiti prima a Brescia e malgrado le assicu-razioni fornite per una rapida liberazione, finiscono per un mese nelle carceri di Alessandria.Una vita, quella di Ergisto Bezzi, avventurosa ma in seguito, dopo aver partecipato alla battaglia di Mentana dove fu fe-rito, si volse a curare i suoi affari commerciali. Non si spense però il suo ardore di austero e intransigente repubblicano: quando gli elettori di Ravenna lo inviarono alla Camera nel novembre 1890 si dimise, come aveva promesso, per non giurare fedeltà alla monarchia.Nel 1906 visse per tre anni anche in Città Alta frequen-tando i vecchi compagni garibaldini, ma morì a Torino il 3 agosto 1920 presso una nipote, lieto di aver veduto liberata due anni prima la sua terra per la quale aveva lottato nella sua giovinezza.

Ergisto Bezzi a 80 anni

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 47

a curadel Presidente LEANDRO MORA

Con il Direttivo AIDO del Gruppo Pluricomunale di Sarnico, rinnovo a tutti i soci e simpatizzanti un sincero Augurio per un Nuovo Anno Sereno, di pace e prosperità.Si apre un altro anno Associativo con il consueto incontro annuale statutario, per valutare cosa è stato fatto e cosa ancora c’è da fare per raggiungere lo scopo principale della nostra Associazione, cioè promuovere la Solidarietà Sociale, la Cultura alla Donazione e con una riflessione sulla situazione odierna dei Prelievi e Trapianti in Italia.Per questo Siete Convocati all’Assemblea Ordinaria An-nuale Elettiva dell’AIDO, per il giorno Domenica 14 Feb-braio 2016 alle ore 9.00 in prima convocazione, alle ore 10.00 in seconda convocazione, presso l’Auditorium Comunale in Sarni-co via Roma, sotto il Municipio, per discutere e deliberare sull’Ordine del Giorno. Al termine apertura Seggio Elettorale continuativo fino alle ore 14.00.Essendo quest’anno un’Assemblea Elettiva per riproporre o creare un nuovo Direttivo, sono certo che non vorrete mancare a questo importante Appuntamento per l’Associazione e per gli Associati.

In attesa di incontrarci, con l’occasione porgo cordiali saluti.

ASSOCIAZIONI

ASSEMBLEA ORDINARIA ANNUALE ELETTIVA DEI SOCI A.I.D.O.

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 48

BOTTI DI FINE ANNO CONRADIO LAGOUNO

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Lasciata alle spalle l'estate più torrida da un secolo a questa par-te, con la nuova stagione autunnale è arrivata in libreria una gui-da utile per conoscere i sentieri e i percorsi situati sulla sponda bresciana del Sebino.Si tratta di “Prealpi bresciane" (editrice Idea montagna) di cui sono autori Ruggero Bontempi, Fausto Camerini e Roberto Ciri. Estese su un vasto territorio montuoso compreso tra il lago d'I-seo a ovest e il lago d'Idro a est, nel libro sono descritte ben 125 cime a ognuna delle quali è dedicata una scheda con descrizione del percorso, dislivelli, tempi di salita. e totali, difficoltà, attrezza-tura necessaria o consigliata e quanto altro possa essere utile per documentarsi prima di effettuare la salita.Tutte le cime sono suddivise in sette gruppi montuosi ed il primo comprende appunto quelle più vicine alla nostra provincia. Fra le tante: Monte Orfano, monte Alto, Punta dell’Orto, Mon-tisola, Punta Almana, Corna Trentapassi e l'immancabile noto monte Guglielmo.

Giusi Dossi

Nella foto il monte Guglielmo. Il nome originario era quello di Gölem, erroneamente italianizzato in Guglielmo. Il toponimo è infatti il corri-spondente lombardo dell'italiano "colma", montagna di media altez-za con vetta priva di vegetazione e dai versanti poco impervi. (Ndr)

BUFFON E BELLINI, DUE BANDIERE DEL CALCIO ITALIANO

Sembrava avviato alla conclusione di una bellissima carriera e invece il nostro Gianpaolo Bellini, (papà per la seconda volta) capitano dell'A-talanta, gioca ancora ...e alla grande! Cresciuto nel settore giovanile, ha sempre vestito i colori nerazzurri della "Dea".

È il giocatore con più presenze nell'Atalanta di tutti i tempi. 267 in serie A (al 24 gennaio 2016) 117 in serie B. Totale, escluse amiche-voli e Coppa Italia: 384. Mai nessuno come lui. Eccolo con Buffon, al-tra bandiera del calcio italiano, prima di Juve - Atalanta. Civis

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COMUNITÀPREALPI BRESCIANE

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FAMIGLIA SPOLTIda 50 anni al servizio delle guarnizioni

Fondata nel 1965 da Giovanni Spolti, la Tec-notrex Spa ha dato vita a due realtà: Tec-noextr e Tecnoservice Italia, che, insieme con Evoltex, ne continuano l’operato iniziato mezzo secolo fa in un laboratorio di Sarnico. Domenica 20 dicembre i dipendenti delle tre aziende nate dal-la casa madre "Tecnotrex" si sono ritrovati in Franciacorta per festeggiare insieme con la famiglia Spolti l’importante traguardo dei 50 anni di attività nel campo delle guarnizioni, ma soprattut-to la dedizione al lavoro e la professionalità di chi ha avuto il co-raggio imprenditoriale di dar vita a tutto questo, mezzo secolo fa, partendo da un piccolo laboratorio di Sarnico.Tecnotrex nel Bergamasco è da 50 anni sinonimo di produzione di guarnizioni industriali. Nasce da prima come laboratorio arti-gianale per la produzione di trecce e baderne fino ad evolvere successivamente come realtà industriale del basso Sebino, spe-cializzata nella produzione di guarnizioni spirometalliche, metal-liche, metalloplastiche, trecce, baderne e nastri.Nei primi anni Ottanta Tecnotrex dà vita a Tecnoservice Ita-lia con lo scopo di specializzare la società nella produzione di guarnizioni piane, tranciate e fustellate. Nel 2005, in seguito a una radicale ristrutturazione avente come scopo quello di ridi-segnare il layout aziendale, Tecnoservice Italia Srl ha acquisito il ramo aziendale di Tecnotrex Spa, specializzato nella produzione di guarnizioni spirometalliche e metalliche, dando vita ad una realtà nella produzione di guarnizioni per il settore chimico, pe-

trolchimico, impiantistico ed industriale.All’inizio degli anni Novanta, con il prezioso apporto di Luca Colombani, il gruppo si è arricchito della presenza di una nuova realtà produttiva: Evoltex, specializzata nella produzione di arti-coli tessili industriali per alte temperature. Oggi, dunque, sono 3 le aziende che curano i diversi aspetti della produzione nel settore delle guarnizioni:- Tecnoextr, produce elastomeri, prevalentemente estrusi e an-

che stampati, amministrata da Paolo e Diego Spolti;- Tecnoservice Italia, produce guarnizioni industriali. La direzio-

ne è affidata a Marzia Spolti;- Evoltex, produce guarnizioni e tenute per alte temperature

destinate all'industria metallurgica, petrolchimica, navale, alle fonderie, vetrerie, impianti termici, pompe e valvole. Ammini-stratore dell’azienda è Luca Colombani;

Grazie alla ristrutturazione aziendale avvenuta nel 2005, l’azien-da è riuscita a riorganizzarsi e riposizionarsi sul mercato evi-tando la grande crisi economica che ha investito il settore. Ciò ha permesso di passare quasi indenni questi anni di difficoltà, registrando un fatturato complessivo sempre in crescita (oggi arrivato a 10 milioni di euro) e senza ricorrere ad un turn over dei dipendenti: molti di loro sono assunti in azienda da oltre vent’anni. Giovanni Spolti è ancora presente e attivo in azienda anche se ora la conduzione principale delle tre realtà è affidata ai tre figli (Paolo, Diego e Marzia) e al genero Luca Colombani.

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a cura diCRISTINA VOLPI

EVENTI

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ATTIVITÀ DELL’ A.S.D. JUDO SARNICO

Il 2015 si è concluso nel migliore dei modi per i nostri atleti, sia dal punto di vista sportivo, che da quello della vita sociale, ma andiamo con ordine.

Sabato 12 Domenica 13 Dicembre – Torino – PalaRuffini – Campionati Italiani Assoluti 2015: a rappresentarci, vestendo i colori del G.S. Fiamme Azzurre, Diego Cressi.Diego arriva con qualche dubbio fisico a causa di un problema ad un gomito che l’ha tenuto fermo per diverso tempo, ma con estrema convinzione di ben figurare. Diego affronta al primo incontro il modenese Be-nassi ed al secondo il varesino Scaglia, supe-randoli entrambi abbastanza agevolmente.

Al terzo incontro Diego affronta il napoleta-no Faraldo, atleta molto forte e conosciuto: purtroppo l’esito dell’incontro non è favo-revole ai nostri colori e vince Faraldo, che fra l’altro conquisterà al termine della gara il titolo di Campione Italiano. Diego affronta senza perdersi d’animo il girone di recupero e infila tre vittorie consecutive, nell’ordine con il toscano Marcheselli, il trevigiano Cici ed il milanese Redaelli. Queste tre vittorie proiettano Diego al terzo posto nella clas-sifica finale e gli valgono la consegna della medaglia di Bronzo. Bravissimo!!!Diego ha proseguito la preparazione se-guendo Ezio Gamba, olimpionico italiano e ora direttore tecnico della nazionale russa, presso gli stages programmati a Lignano e a

Mittersil in Austria.Sabato 19 Di-cembre – Cise-rano – 5^ e ultima prova del Campio-nato Italiano Ma-ster.L’inossidabile An-drea Aloisi piazza la zampata vincente e si aggiudica, con tre vittorie, la me-daglia d’oro. Com-plimenti ad Andrea per la costanza e

a cura di GIOVANNI CADEI

ASSOCIAZIONI

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Babbo Natale incontra i giovani atleti in palestra

Diego Cressi sul podio agli assoluti 2016 di Torino

la dedizione. Questa vittoria ha permesso ad Andrea di qualificarsi al 19° posto nella classifica complessiva Master ed al 7° posto nella classifica master M5/6/7.Sabato 19 Dicembre – Ciserano – 4° e ultima prova del Gran Prix Regionale per RagazziAnche in questa competizione grandi soddi-sfazioni: Emma Bellini (con 3 vittorie) e An-gelica Fenaroli (con 2 vittorie) si sono classi-ficate al 1° posto delle rispettive categorie.Domenica 20 Dicembre – Marmirolo (MN) – 11° Memorial M.ro Ivan CinquiniAppuntamento riservato ai judokas più gio-vani; di seguito i risultati:Ivan Bettoni, Thomas Fascella, Lorenzo Va-lente e Cerini Flavio hanno conquistato la medaglia d’oro. Buoni secondi posti per Matteo Bellani e Stefano Manenti. Bronzo per Riccardo Carrara.Domenica 10 Gennaio – Ciserano – Gran galà del judo LombardoIn questa occasione il Comitato regionale Lombardo della Fijlkam ha radunato le so-cietà lombarde per una cerimonia durante la quale sono stati premiati gli atleti che han-no partecipato alle competizioni del Gran Prix 2015. È stata grandissima la soddisfazio-ne dei nostri tecnici Galimberti e Tengattini, nel vedere alcuni dei nostri atleti chiamati a ricevere il prestigioso riconoscimento. È con particolare orgoglio e soddisfazione che vo-gliamo ricordare questi atleti:Emma Bellini, giunta al primo posto nella ca-tegoria Ragazze, 32kgAngelica Fenaroli, giunta al secondo posto nella categoria Ragazze, 40kgStefano Manenti, giunto al primo posto nella categoria Esordienti A, +73 kgComplimenti vivissimi!!!

I dirigenti, i tecnici e gli atleti dell’ASD Judo Sarnico augurano a tutti i lettori i migliori au-guri per un sereno e prospero 2016.L’anno nuovo sarà per la nostra associazione un anno molto speciale perché verranno fe-steggiati i 50 anni di vita del sodalizio.

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ASSOCIAZIONIa cura di CIVIS

In occasione della Festa di San Mauro presso il Cine Junior, il nostro concittadino Leandro Mora ha ricevuto il “San Mauro d’oro”, un onori-ficenza meritata per i tanti anni di volontariato sviluppati all’interno di AIDO E AVIS. (Tratto del mio libro "Donare è amare e chi ama dona" edito dall'AVIS Sarnico-Basso Sebino). Un esempio per tutti, per la sua capacità di coniugare l’etica della responsabilità con i valori morali della convinzione”. «Faccio volontariato perché è un dovere (etica) ma anche perché sono convinto della mia scelta (valore morale)».Ottant’anni, originario di Palazzolo sull’Oglio, ha sempre avuto come punti fermi i valori della cittadinanza attiva, e presso l’oratorio della cittadina sulle rive dell’Oglio, ha iniziato la sua attività di volontariato. Arrivò sulle sponde del Sebino nel 1964 e forte del suo diploma di perito tessile, venne assunto come tecnico alla Manifattura Sebina presso la quale ha lavorato fino al pensionamento.Leandro …approdò all’Avis nel 1968 senza alcuna forzatura ma come libera scelta della quale non si è mai pentito. Ha cominciato a donare nel 1970, e da allora le sacche di sangue sono diventate ottanta. Oggi, per raggiunti limiti di età, non è più idoneo ma continua a credere in questo atto d’amore ed a offrire parte di se stesso agli altri. Nell’Avis entrò subito a far parte del Consiglio Direttivo ed oggi, dopo oltre quaranta-cinque anni, ne fa ancora parte come collaboratore alla segreteria e quando c’è bisogno di montare scrivanie e mobili o spostare schedari, lui non si tira mai indietro. Ma come è cambiata l’Avis rispetto agli inizi? C’è ancora lo stesso entusiasmo o la par-tecipazione emotiva sta venendo meno? Nessuno più di lui, che l’Avis l’ha quasi vista nascere, può dare una risposta a queste domande.«Cambia il mondo ed evidentemente cambia anche l’Avis ma non sempre in peggio, come verrebbe da pensare. Certamente un problema diffuso è quello del calo di passione che si registra nelle persone, non solo nella nostra associazione ma in senso generale. Credo man-chi forse una spinta. Però, quando il giorno della donazione sono in segretaria, vedo arrivare tanti giovani e anche alcuni donatori stranieri. Ecco, questo sì che è un aspetto positivo. Uno straniero che arriva in Italia può avere mille problemi e difficoltà, ma qui all’Avis invece, se ha i requisiti, è solamente un donatore». Credo che questa sia una reale occasione di integrazione, che andrebbe valorizzata anche in altri ambiti. Grazie a Dio, il sangue è rosso per tutti!«Ecco, forse a quei tempi c’era più contatto diretto con i donatori: indimenticabile un viaggio a Torino nel 1970 organizzato congiuntamente da AVIS e AIDO, riempimmo qualcosa come 7 pullman, oltre 300 persone. Oggi ci si ritrova solamente in occasione delle riunioni del Consiglio Direttivo, negli anni ’70-‘80 invece, con la signora Emilia Bortolotti, il dott. Serafi-no Tambuscio ed altri membri del consiglio, ci si ritrovava ogni lunedì, ed era un piacevole appuntamento settimanale. Anche se non c’era niente da fare ci si trovava comunque e passavamo la serata a discutere e fare programmi. Oggi c’è più managerialità nella gestione dell’Associazione e quindi meno occasioni d’incontro».

LEANDRO MORAla vera eleganza è passare inosservati

Parlando di Lenadro Mora però non si può di-sgiungere il suo fervore di avisino con l’attività di Presidente della sezione Aido di Sarnico, ruolo che ricopre ininterrottamente da venticinque anni. La sua attività di volontariato anche in que-sto sodalizio è sempre stata espressione di un im-pegno serio e costante ed il suo curriculum lo di-mostra: per tantissimo tempo è stato consigliere provinciale, per 8 anni consigliere regionale e per 19 ha ricoperto la carica di vicepresidente vicario provinciale a supporto del compianto presidente Leonida Pozzi. «Più volte hanno tentato di farmi presidente, ma ho sempre ritenuto Pozzi più ido-neo in quanto più inserito negli enti ospedalieri». La carica che comunque più lo ha gratificato e stata quella di Coordinatore di zona per i rap-porti con le scuole. «Ci sono nella vita di una co-munità date indimenticabili – ricorda Leandro Mora - e una di queste è il 15 febbraio 1974. Alcuni giorni prima la signora Emilia Bortolotti, presi-dente della sezione Avis di Sarnico, organizzò presso il salone del teatro delle Suore di Carità un’assemblea straordinaria per illustrare le finalità dell’Associazio-ne Italiana Donatori Organi. Al termine dell’incontro, dopo l’appello del Presidente Nazionale Aido Giorgio Brumat, settanta persone presenti compilarono la scheda di adesione. Il 15 febbraio 1974 gli associati si riunirono per co-stituire ufficialmente il Gruppo Comunale Aido di Sarnico.I convenuti nominano un Consiglio Direttivo Provviso-rio e la presidenza viene affidata al sign. Ugo Buelli, con cui collaborano come consiglieri i signori: Gio-vanni Belussi, Plinio Apollonio (segretario), Paolo Mi-cheli, Giovanni Tallarini, Loretta Tiraboschi, Giovanna Varinelli, Giuliano Arcangeli, Luisa Belussi, Delfina Bolis Brignoli, Emilia Bortolotti Buelli, Rina Scaburri Gaspari, Alfredo Tiraboschi, Andreina Belometti e Marcello Marcellini. Il nuovo gruppo è costituito da alcuni comuni del Basso Sebino: Adrara San Mar-tino, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Viadanica e Villongo». Ecco questo è Leandro Mora, una persona seria, saggia che è giusto sia stata annoverata fra i be-nemeriti di queste Associazioni. Fosse stato per lui questo articolo non avrei mai dovuto scriverlo, avvalorando così quello che af-fermò nel 1800 Lord George Bryan Brummell: «L’importante è non farsi notare perché la vera ele-ganza è passare inosservati».

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COME ERAVAMO a cura diCIVIS

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FAMIGLIA GERVASONIRiceviamo dalla signora Lisa Gervasoni Criscione la foto della storica famiglia Gervasoni.Da sinistra: dott. Carlo, commercialista e insegnante presso la locale scuola di Avviamento Commercia-le "E. Donadoni", Don Pietro, cappellano sulle navi da crociera, signori Isolina e Valento, storici gestori dell'edicola in piazza Umberto 1° e signora Lisa.

GLI ALUNNI DEL MAESTRO DORDONIAnno 1958. Alcuni alunni della classe 1947 (anche se a quei tempi si bocciava spes-so e potrebbero essere presenti anche alunni un po' più anziani). In alto da sinistra: Prospero Cancelli, Mario Morotti, Luciano Cattaneo, Walter Arcangeli, Mario Arcangeli e Gian Piero Rolli. Fila centrale: Marco Capretti, Sergio Baldelli, Ezio Vicini, Giovanni Belometti, Rino Savoldi e Walter Picco. Fila in basso: Cesare Meroli, Pino Capretti e Vittorino Dossi.

SUL SAGRATO 60 ANNI FAGrazie a Photoshop siamo riusciti a recuperare questa fotografia. Da sinistra Maria Rosa Neè, Anna Mussinelli, Caroly Rolli con in braccio Mario Polini e Rossella Orta .

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UNA FOTOGRAFIA SUGLI STORICI GRADINI IN "PIETRA DI SARNICO"Anno scolastico 1949-50 (prima elementare degli alunni classe 1943 con qualche ripetente classe 1942). Sono tutti perfettamente alline-ati sulla celeberrima scala dove intere generazioni di alunni si sono fatti fotografare. La particolarità di questa foto è data dalla presenza di alcuni bambini di altre classi che spiano da dietro la vetrata. A quei tempi ci si entusiasmava anche solamente a veder scattare una fotografia. Da notare la classe composta da 33 alunni (solo maschi, non esistevano classi miste) dotati per la maggior parte di cartelle in cartone o in finta pelle, altro che zainetti di Spiderman!Quell’anno capitò un fatto curioso. La maestra fu allontanata a metà anno perché non possedeva il diploma e utilizzava quello della sorella e gli alunni furono così aggregati alle altre classi che erano già molto numerose.Si riconoscono in alto da sinistra: Angelo Facchinetti, Luciano Belotti, Bonardi, Giuseppe Facchinetti, Giuliano Morotti, Bruno Bellini, Giu-seppe Bonardi e Belotti. Terza fila da sinistra: Vittorio Duci, Gianni Capretti, Alberto Zucchetti, G.Antonio Marchetti, Pietro Giudici, Giuliano Bellini, Ernesto Bravi e Mario Bellini. Seconda fila da sinistra: Guglielmo Bravi, Lodovico Macchetti, Giovanni Spolti, Bruno Buelli, sconosciuto, Bruno Belotti, G.B. Scattini, Battista Belussi e Giovan-ni CadeiSeduti da sinistra: Ennio Cappelletti, Gianni Carminati, Luigi Barcella, Ernesto Arcangeli, Giulio Moleri, Vanni Picco, Artemisio Be-lussi e Riccardo Paris.

1961: QUINTO E MAURO BESENZONI

COME ERAVAMO

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Cari amici, per prima cosa credo sia indispensabile da parte mia dopo un mese di silenzio assordante, inviare a tutti voi attraverso le pagine de “il Porto”, un forte abbraccio, simile al peso del mio dolore e lungo come il brutto sogno dal quale fatico a svegliarmi. Quanto amore è passato nella nostra casa. Una casa che abbia-mo sempre voluto fosse “aperta al sole, al vento e alla voce del mare, come un tempio greco, e luce, luce, luce dovunque!”. Non posso dimenticare coloro che hanno seguito Domenico nel corso della malattia. Nell’esprimere gratitudine all'amico di sem-pre: “Tingimi”, in particolare, voglio allargare il grazie anche a co-loro che ci sono stati vicini in questi difficili anni. La vostra energia, la vostra assiduità e l’affetto che avete dimostrato di avere per Domenico sono stati per tutti noi di grande conforto.Il nostro smarrimento purtroppo non può essere né raccontato né condiviso, ma sento che insieme a voi e a tutti coloro che Domenico amava e stimava, riuscirò a trovare la giusta strada per continuare a rendere onore alla sua straordinaria figura. Domeni-co, come una lanterna viva, ha tenuto insieme la nostra famiglia e sono sicura continuerà a farlo da lassù.Ringrazio il destino che mi ha permesso di camminare per tanti anni al suo fianco, mi ritengo una donna fortunata e spero, da oggi, anche una donna migliore, per il bene dei nostri figli, dei nostri nipoti e dei tanti amici.Un abbraccio a tutti. Rosa Plebani Buelli

GRAZIE ...GRAZIE!

DA "SAPORE DI TERRA AMICA"

Tetti spioventinere di beoleplumbee macchienel fondo della valle appena scorgo baciate dalla luna.

All'alba di neve ricopertimille solisi specchiano riflessi.

L'inverno li ha resi immacolatie romperà il candoreil ramo di un ulivovampa di focolare

di Gianni Sacella - illustrazione di Bruno Bruni

nevicataGIANSACELLA

a cura dellaREDAZIONE

RICORDI

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 57

ANAGRAFEa cura dellaSEGRETERIA

70 GIUPPONI MARIO anni 79 deceduto il 16/12/2015

71 SAVOLDI EUGENIO anni 74 deceduto il 27/12/2015

1 ROMANÓ GIUSEPPE anni 46 deceduto il 03/01/2016

2 ROLLI LUISA ved. Rossi - anni 82 deceduta il 04/01/2016

NELLA CASA DEL PADRE

7 TOMASONI ANGELO anni 65deceduto il 17/01/2016

8 CORRADINI ZITAin Fogale - anni 86 deceduta il 18/01/2016

ZANATTA MARIAAnni 79 deceduta il 03/01/2016funerata a Cividino ma sepolta a Sarnico

3 CAMERANO ERNESTA ved. Arcellasca - anni 77 deceduta il 06/01/2016

4 MORLOTTI ELISA ved. Belussi - anni 93deceduta il 07/01/2016

5 BUELLI BRUNO anni 73deceduto il 08/01/2016

6 VARINELLI ONORINA ved. Zucchetti - anni 80deceduta il 08/01/2016

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ANAGRAFE

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SPOSI ALL'ALTARE21 - BELOTTI DARIS PAOLO da Paraticocon BESENZONI MICHELA da ParaticoData del Matrimonio: 28 dicembre 2015Testimoni: Capoferri Andrea, Moretti Fabio, Besenzoni Maura, Besenzoni Marta.

1 - ROSSI MIRKO da Azzano San Paolocon PISANO MARIAGRAZIAda Azzano San Paolo Data del Matrimonio: 16 gennaio 2016Testimoni: Benti Giuseppe, Benti Luca, Brignoli Pier Luigi Guido, Pisano Giuseppe.

RINATI ALLA VITA DELLA GRAZIA38 RADICI GINEVRA di Gian Battista eBonometti RobertaNata a Brescia il22/12/2014Battezzata il 27/12/2015Madrina: Moretti Vera

39 SANDRINELLI PAOLO di Marco e Duci Chiara ElenaNato a Brescia il 28/09/2015Battezzato il 27/12/2015Padrino: Duci Luigi

MORANDI ANDREA di Alessandro e Cominardi ChiaraNato a Iseo (BS) il 21/09/2015 Battezzato nella Parrocchia di Adrara S. Martino Il 24/12/2015Padrino: Feni Andrea

Paolo con la sorellina Emma

Andrea

DATE CELEBRAZIONE DEI BATTESIMI 07.02.2016 ore 09.30 26.03.2016 ore 20.30 (Veglia pasquale)10.04.2016 ore 11.0008.05.2016 ore 11.0019.06.2016 ore 18.00

17.07.2016 ore 18.0021.08.2016 ore 18.0018.09.2016 ore 10.3016.10.2016 ore 11.0020.11.2016 ore 11.0026.12.2016 ore 10.30 (Lunedì- Santo Stefano)

Michela e Daris Paolo

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IL PORTO GENNAIO 2016 - 59 IL PORTO GENNAIO 2016 - 59 IL PORTO GENNAIO 2016 - 59

COOPERATIVA IL BATTELLOSan Mauro con i commercianti a cura della

COOPERATIVA

EVENTI

Come da tradizione il giorno di S. Mauro gli utenti della Co-operativa “IL BATTELLO” sono stati ospiti dei commer-cianti di Sarnico con i quali hanno festeggiato questa impor-tante ricorrenza. Il pranzo, tenutosi quest’anno presso il ristorante “Il chio-stro” di Sarnico, è un momento molto atteso dai ragazzi del Battello, i quali aspettano la classica pizzata di San Mauro per

scambiarsi gli auguri di inizio anno e vivere un’allegra espe-rienza di svago e socializzazione. Durante il pranzo c’è stato il consueto scambio dei regali. I ragazzi della Cooperativa hanno regalato ai commercianti un portamestolo in vetro colorato, realizzato nella Bottega del Lavoro del Battello e un calendario. Quest’ultimo porta su ogni mese dell’anno la foto di un quadro realizzato dagli utenti nel laboratorio di pittura e raffigurante un paese del territorio del Basso Sebino. I commercianti hanno invece regalato ad ogni ragazzo un simpatico portachiavi e una felpa personalizzata dalla “G&M” di Sarnico. La felpa porta ricamati sul retro il nome di ogni ragazzo, mentre sul davanti i loghi della Cooperati-va e dell’associazione Commercianti che simboleggiano in maniera visibile il legame che ormai da anni lega queste due importanti realtà del paese. Il regalo è stato particolarmente apprezzato, tanto che i ra-gazzi hanno voluto subito indossarlo.

Un grazie di cuore a tutti i commercianti e in particolare al presidente Luigi Arcangeli, che da anni mette a di-sposizione della Cooperativa un negozio in contrada dove vengono esposti i lavori creati nei laboratori del Battello.

La giornata si è conclusa con una foto di gruppo sulla adia-cente pista di pattinaggio su ghiaccio e l’augurio di ritrovarsi ancora tutti insieme anche il prossimo anno.

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