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Archivio Dina Vallino Pubblicazioni Introduzione a La ‘storia’ e il Luogo immaginario nella psicoanalisi e nella psicoterapia dei bambini e degli adolescenti Dina Vallino ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– Per citare questo scritto: VALLINO D., Introduzione a La ‘storia’ e il Luogo immaginario nella psicoanalisi e nella psicoterapia dei bambini e degli adolescenti , a cura di Frano Borgogno e Antonino Ferro, 9-16. Quaderni di Psicoterapia infantile, vol. 41. Roma: Borla 2000. h"p://associazionedinavallino.it/wp-content/uploads/2017/06/intro-41.pdf ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– Archivio | Associazione Scien,fico Culturale Dina Vallino [email protected] Via Antonio Kramer, 18 | 20129, Milano (MI) | Italia Tel. +39 02.76003736 | C.F. 97736670155 [email protected] | www.associazionedinavallino.it

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Archivio Dina Vallino Pubblicazioni

Introduzione a La ‘storia’ e il Luogo immaginario nella psicoanalisi e nella psicoterapia dei bambini e degli adolescentiDina Vallino

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Per citare questo scritto:

VALLINO D., Introduzione a La ‘storia’ e il Luogo immaginario nella psicoanalisi e nella psicoterapia dei bambini e degli adolescenti, a cura di Frano Borgogno e Antonino Ferro, 9-16. Quaderni di Psicoterapia infantile, vol. 41. Roma: Borla 2000.

h"p://associazionedinavallino.it/wp-content/uploads/2017/06/intro-41.pdf

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Dina Vallino*

Introduzione

Nel progetto di questo Seminario sulla narrazione spera vo che si potesse affermare l’impulso essenziale delia psi coanalisi: dissipare la paura dei bambini pazienti e dei ge nitori. Mi pareva che il «raccontare» storie che riguarda no altri personaggi e altri luoghi potesse essere un andare incontro, noi per primi, da terapeuti, ai bambini spaven tati che arrivano nelle nostre stanze di consultazione. In tollerabile per il bam bino è sentirsi inerme, indifeso, in ba lia dei propri vissuti e di quelli ancora più sconvolgenti dei propri genitori preoccupati di non sapere più stare con lui in modo giusto. Nell’organizzazione del Seminario si era anche pensato che invitando degli artisti, pittori e poeti a collaborare con noi sarem mo stati aiutati a vivere più da vicino l’avventura del nostro lavoro. Con un bambino più o meno piccolo, m a sofferente, l'incognita è scoprire dove si colloca la sua creatività. I poeti, i pittori visitati dall’ispi razione fanno qualcosa del genere, vivono l’ignoto come un’avventura e da ciò che non sanno realizzano una mito- poiesi che risulta capace di rinnovare la visione della realtà. Qualche volta pensavo che la psicoanalisi, come insieme di cognizioni sul mondo interno, potesse arricchirsi nell’in terazione con l’arte alla sorgente deU’Immaginario la cui evoluzione è organica, logica, inevitabile come quella del le fiabe.

Altra cosa è la storia di questo gruppo di lavoro e del suo faticoso cammino. Essa è anche la storia del metodo che ha dato luogo al Sem inario di oggi. Alcune delle relatrici, Adriana Anderloni, Paola Bertone, Federica Menaldo, An-

Psicoanalista ordinario SPi con funzioni di training, Milano.

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na Scansarli, vengono da u n ’esperienza di Intani Observa- lion iniziata con me in date diverse negli anni '80. L’os servazione fatta in famiglia o Infant Observation è stata così im portante per noi che, quando i seminari di Infant dopo due anni si conclusero, le persone che vi avevano par tecipato mi chiesero di continuare un lavoro sulla consul tazione clinica1. Lo scopo era valutare insieme quanto le conoscenze sullo sviluppo dei bambini piccoli potevano fa cilitare il rapporto con i bambini pazienti. L'attuale m eto do, quello che verrà presentato nel Seminario di oggi, ha richiesto anni di lavoro, ma centrale in esso è la nostra a t tenzione al bam bino e alla sua comunicazione quando è portalo per disturbi mentali nei nostri studi per essere va lutato da un Esperto.Sono grosso modo due i tipi di pazienti considerati in que sto Seminario: bambini molto disturbati nelle funzioni es senziali della crescita o incontinenti agitati o inerti, che non hanno superato i regolari stadi di sviluppo, come par lare, cam m inare, ecc. Appare in loro un tragico sentim en to di sopravvivenza, al posto di un’esistenza piena. Con es si una delle difficoltà maggiori è quella di trasform are la disperazione loro e dei genitori in speranza. Questi bam bini, quando adoperano le parole, lo fanno in modo con creto, sicché noi terapeuti dobbiam o usare il loro idioma aggiungendovi qualcosa di più. Fare una storia significa, in questi casi, cominciare a tessere una tram a di parole in cui un malessere informe, acuito da un bom bardam ento di sen sazioni disordinate ed autom atiche, viene raccolto e con diviso dal terapeuta.Il fare una storia con bambini più evoluti richiede da par te del terapeuta un’attitudine diversa: dai quattro anni in avanti i bambini quando stanno psichicam ente male sono come imprigionati in un mondo terrificante. 1 loro smto- mi sono un concentrato di immaginazione esasperata che si esprime in molti modi: disturbi del sonno, dell’alim en tazione, fobie, giochi stereotipi, inibizioni, capricci inter minabili ecc. Il risultato è che la loro vita quotidiana è po polata di esseri cattivi, agguati, ladri, assassini, persecu-

1 Sulla Consultazione eli-. Dina Vallino, / 'Incontra con il hantbaio nel la consultazioni’ psicoanalitica (pp. 131-199), in Haccontami tuia sto ria, Boria, Roma 1999".

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/.ione e pericoli cu ogni tipo: nei corridoi di casa, giù per le scale, negli ascensori nel percorso da casa a scuola. A colte la m inaccia prende la forma di ladri di bambini, dro gati, zingari, ecc. di cui hanno appreso attraverso la TV. L’am biente del tutto normale dei bambini che stanno m a le è un autentico inferno. Il malessere dei figli spesso ta sentire i genitori impotenti e schiacciati da un senso di col pa eccessivo. Temono di aver commesso errori così gravi verso i loro bambini da averli danneggiati in modo irre parabile. I genitori non sanno in quel momento aiutarli, proponendo regole obiettivi progetti; perciò vivono con i figli una penosa condizione di estraneità. Jn una parola, nei momenti del disturbo del bam bino i genitori non rie scono più a educarlo. Voi sapete che è sin troppo facile in correre nell’errore di accusare il padre e la m adre di quan to accade ai figli. Per promuovere nel bam bino uno spazio di riflessione sulla sua propria vita clic gli consenta di pren dere distanza da quelle attese su di sé che lo imprigiona no, bisogna dare spazio alle sue intuizioni che sono im maginose e fantasiose. Già nei mio libro Raccontami una storia introducevo. nell’analisi dei bambini, una specie di principio omeopatico della mente: curare l’imm aginazio ne con l’immaginazione; am m etto che abbiam o dov uto v in cere qualche resistenza, non solo nostra, legala alla paura di togliere al bambino il senso della realtà. Nel nostro grup po che intanto si ampliava di altri colleglli Silvia Fornati, Giovanna Maggioni, Laura Magnini e Massimo Tassati So- let (ne nom ino solo alcuni che presentano oggi una rela zione), ci si rendeva conto che nei bambini prigionieri dei sintomi la creatività è nascosta ma può essere portata al la luce. Fiabe e racconti, accom pagnati da giochi, recito, filastrocche, indovinelli, poesie e disegni furono ammessi da noi in quanto linguaggio della creatività2. Anche con Enrico Levis, per molti anni, abbiam o avuto momenti di scambio e confronti sul valore estetico della narrazione nel la psicoterapia psicoanalitica. Le immagini colorate di una sua paziente-bambina, i rebus, gli enigmi che ella poneva e che Levis traduceva in iili narrativi condivisibili, permi-

- Una scelta e una svolta irrinunciabile che non doveva più portare l’analista di bambini a vergognarsi cli aver raccontalo fiabe e di aver giocato coi pazienti: potevamo invece renderlo pubblico.

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sero aliti paziente di farsi avvicinale. Non secondario fu l’aiutarla a decongestionare le tensioni con i suoi genitori, senza infierire con sospetti, accuse, e processi.Antonino Ferro, da diversi anni ed anche nel suo ultimo li bro La psicoanalisi come letteratura e terapia ha ben de scritto come la «narrazione» è costitutiva della stessa espe rienza psieoanalitica, cosicché al paziente barnbino è con sentito attraverso i personaggi e le storie di esporre le vi cende dei loro rapporti con se stessi e con l’analista. È pos sibile oggi porre l’accento sulla creatività e lo sviluppo sa no perché la psicoanalisi delle patologie infantili è p iutto sto avanzata’ e ha permesso di conoscere in dettaglio la sof ferenza dei bambini quando stanno male. Il dare un ’e spressione in forma narrativa a impressioni interiori anco ra vaghe, alla fatica di crescere, alla paura, all'impotenza e così via perm ette di prendere una distanza da ciò che più incute tim ore e inquietudine e consente lentamente di im parare ad affrontarlo.Bambini bloccati dall’inibizione data dalla paura e senza idee adagio adagio, inventando dei personaggi, riusciran no a esporre le vicende dei loro dram m i segreti e ineffabi li collocandoli in un Luogo dell’Immaginazione. Parafra sando Calvino1 * * 4 direi che i terapeuti cercano insieme ai bam bini come e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, cercando di farlo durare e dargli spazio. Lo scritto di Freud del 1907, Il poeta e la fantasia, mi ha rinforzato nell’idea che «il poeta fa quello che fa il bambino giocando: crea un mondo di fantasia, che prende molto sul serio...»5.

1 Psicoanalisti contem poranei come Meltzer, Resnik, Lebovici, F. Sac co, F. Guignard, A. Alvarez, Stern, Antonino Ferro ed altri hanno pro posto metodologie raffinate per affrontare le diverse patologie in fantili. S trutturata ai suoi albori tram ite una stretta paientela con la psicoanalisi degli adulti da un lato e dall’altro con la neurologia e la neuropsichiatria infantile, la psicoanalisi infantile attuale è venuta aprecisare le sue categorie specifiche in relazione ai vari aspetti della sofferenza mentale dei bam bini disturbati. Naturalm ente penso a Klein e a W innicott come ai capostipiti di questo movimento di re visione. Ma anche i Bollettini della Federazione Europea di Psicoa nalisi degli ultimi vent'anni esprim ono una esauriente rassegna di questa tendenza che differenzia nettam ente la psicoanalisi infantile dalla psicoanalisi dell’adulto.4 I. Calvino. Le città invisibili (p. 164). Mondadori, Milano 1993.

«Ogni bam bino impegnato nel gioco si com porta come uri poeta,

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Luogo immaginario* *' mi è parso un convello ordinativo di eventi mentali diversi; propone una prospettiva sui sintomi del disagio infantile e una singolare via di cura: esplorare col bambino sofferente il Luogo Im m aginario del suo ter rore per accedere a un Luogo Im m aginario della gioia e della tranquillità. Ascolteremo nel Sem inario di oggi che i terapeuti chiedono al bam bino o alla bam bina di «fare una storia»7 insieme.Il Luogo Im m aginario del bambino è una cosa seria, non lo si può deridere né subito interpretare a modo nostro perché i bambini considerano le loro fantasie come intui zioni: esistono realmente volontà e poteri indipendenti dal la mente e dai propositi degli umani, bambini e adulti. Nei vari racconti vedremo che il Luogo Im m aginario è un pae se pericoloso pieno di insidie per gli incauti e di trappole per i tem erari. E un paese o uno stato in cui fate e stre ghe, giganti, m ostri e fantasm i conducono la loro esisten za. E un Luogo che contiene molte altre cose: i mari, il so le, ta luna, il cielo e la terra e tutte le cose che sono in es sa, alberi e fiori, uccelli e formiche, acqua e sassi, uova e gli stessi bambini quando sono vittime di un incantesimos. Poiché la storia tratta di eventi possibili per lui, il bam bi no non tollera il sospetto che l'intera vicenda in cui le me raviglie hanno luogo sia ritenuta finzione. Nelle storie ci sono metamorfosi di ogni tipo dovute ai poteri magici di varie Entità: gabbiani salviI ici, uova magiche, formiche ka mikaze, gatti pescatori, interdizioni diaboliche, piccoli el fi moderni (Ypsiloncino e Grunfio), diavoli pericolosi, ecc. Tutti questi elementi si prestano ad essere studiati dagli

in quanto si costruisce un suo proprio mondo, o meglio dà a suo pia cete un nuovo assetto alle cose del suo mondo. L’opposto del gioco non è ciò che è serio, ma ciò che è reale» (S. Freud, Il poeta e la fan tasia, in Opere voi. 5, Boringhieri, Torino 1972).* Il Luogo Im m aginario dei bam bini è nato per me nella psicoanali si dei bambini, ma sono consapevole che anche gli adulti hanno i lo ro Luoghi Immaginari attraverso cui filtrano le loro esperienze quo tidiane. Nella letteratura di ogni epoca esiste un Luogo Im m agina rio solenne conte nella Divina Commedia di Dante, nelle tragedie di Sofocle e Shakespeare, nel rom anzo borghese dell'Ottocento, nella fantascienza con.em poranea.7 Dina Vallino, Raccontanti ima storia. Boria, Roma 1999".8 J.R. Tolkien ( 1976), Albero e foglia, Rusconi, Milano 1998.

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psicoanalisti aff rontando l'interrogativo di tondo che è le gato agli affetti.

Spetta al terapeuta m antenere vivo ciò che conta davvero: l’atm osfera emotiva e la tonalità affettiva dell’intera vicen da del bambino con se stesso, coi genitori. Ciò costituisce il significato generale di ogni storia. Per i bambini è indi spensabile ritrovare le proprie emozioni e gli affetti che li congiungono ai genitori e al loro ambiente: «L’affetto è co me il pane - recita la Dickinson - di cui non ci accorgiamo finché non patiamo la fame e allora lo sogliamo, lo cantia mo, ce lo dipingiamo... (mentre qualsiasi monello di strada ne lui di più di quanto riesca a mangiarel»9. fi percorso per il Luogo Imm aginario è necessario per i bambini che vogliono raccontare i loro dram m i ineffabili collocandoli in qualche luogo altrove rispetto al proprio mondo abituale. Il Luogo Im m aginario perm ette ai bam bini di «secretare» le loro vicende più indicibili, m ettendo una certa distanza spaziale e tem porale da emozioni in candescenti ed esplosive e quindi m antenendo affettiva m ente la vicinanza ai loro genitori. Si sa che per un bam bino è difficile pensarla diversamente dal babbo e dalla m am ma, eppure in certi m omenti quando le attese dei ge nitori su di lui lo soffocano deve poter anche pensare al tro, imm aginare altri legami e mondi possibili. Questo è il Luogo Imm aginario e la parola che ne designa la qualità essenziale è Immaginazione.L’Immaginazione com bina la nozione di irrealtà, ossia di libertà dal fatto osservato, con il senso di una realtà inti ma: la realtà delle passioni, dei sentimenti, degli affetti. Im maginare è connesso con fantasticare cose che non sono concretam ente presenti nel mondo quotidiano, che sono in esso irreperibili eppure si possono ritrovare perché ap partengono a un sentire immaginativo diverso da quello elic si vive quotidianam ente, nella propria casa, a scuola, nei giochi, negli allenamenti sportivi, ecc. Nei migliori racconti bambini e terapeuti riescono a produrre «un senso intimo di realtà» che, come ogni scrittore sa, è assai difficile da realizzare e che implica delle coordinate singolari: rendere

9 E. Dickinson, Lettera 371 del 1872, in Opere scelte, Rizzoli, Milano 1991.

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possibile l'impensabile; sondare la profondità e la relatività dello spazio e del tempo; avere comunione con altri esseri vi venti.

La fascinazione che sprigiona dai racconti terapeutici pro viene dal ripudio che il terapeuta promuove dell’inelutta bilità della contusione tra Male e Bene, poiché il terapeu ta cerca la vittoria sul male e il trionfo della gentilezza e dei sentimenti. La fuga del prigioniero-paziente dalla pa tologia si realizza nel rifiuto dell’insincerità e della degra dazione. Questo com porta che la trasform azione del Luo go Im m aginario possa rendere il bam bino più sensibile al le atrocità subite dalle specie della terra ad opera degli um ani e più attento alla sofferenza dei suoi simili. Altri aspetti potranno essere scoperti, se si farà attenzione a ciò che si cela nei racconti.Nei migliori racconti si qualifica una realtà m entale forte mente centrata su immagini, allegorie e simboli, e dom i nata da quei processi che Freud riferiva al processo pri m ario e al sogno: condensazione, spostam ento, assim ila zione dei contrari, ecc. Freud ha suggerito che dalle im magini del sogno deriva una relativa coerenza, tanto che si possono coordinare in storie e in avventure senza dub bio stravaganti, ma ben concatenate. Freud introduce co sì nella letteratura il sogno, con le sue qualità peculiari, non prive di continuità e come una specie di testim onian za indiscutibile. Se il sogno è un racconto, la narrazione è un elemento della psicoanalisi che precede l’interpretazio- ne. Quando il lavoro del sogno è compiuto, il racconto che ne deriva dà la sensazione di contenere un messaggio che si tratta poi di decifrare o interpretare.Quando il bisogno di fantasticare è stato soffocato, può es sere ripristinato anche in bambini che apparentem ente si presentano senza immaginazione con giochi senza storia, giochi paralizzati. La psicoanalisi può illuminare questa realtà. Per aprire alla fantasia il terapeuta è da una parte un compagno un po' speciale e dall'altra regista totale della situazione. Non sono ruoli incompatibili perché, come te rapeuti, non possiamo dim enticare che i bambini si aspet tano di essere aiutati da noi proprio in ciò per cui sono ve nuti, per i loro segni di sofferenza. Il dare un’espressione in forma narrativa a impressioni interiori ancora vaghe, al la fatica di crescere, alla paura di morire, all’impotenza di una grave malattia, perm ette ai bambini di prendere di-

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stanza da ciò che più inquieta e di affrontarlo. Compito ir rinunciabile della terapia è la restituzione del bam bino a un rapporto nuovo con il suo ambiente e con se stesso.« Tu mi puoi dire le cose - dice un paziente di Paola Berto ne - ma ine le devi dire un pezzettino pei volta».Il terapeuta quindi è vigile affinché l’addentrarsi nella com plessità del racconto vissuto non lo faccia cadere nel Luo go Immaginario come in un buco nero. L’indole visiona ria non è propria solamente dei bambini, ma può venire inconsciamente assorbita da chiunque vi sia in contatto per qualche tempo. Per quanto sveglio un terapeuta possa essere stato prim a di entrare in quella regione, dopo bre ve tempo comincerà a subirne l’influenza, a divenire trop po immaginoso. E necessario invece che il terapeuta non dimentichi la sua funzione di esperto e di compagno un po’ speciale: sta a lui trovare la giusta distanza e la giusta vicinanza, non come nel labirinto10 dove si può essere mol to vicini senza trovarsi.Nei racconti, sentiremo che c’è sviluppo di una storia m an mano che il terapeuta ascolta il paziente e lavora sul pro prio vissuto. Qualcuno parla di controtransfert, non saprei se è la parola adatta. Certo è che il terapeuta deve avere me moria dei suoi modelli di lavoro, dei suoi pregiudizi e di se stesso. Stranamente la fantasia del terapeuta richiede anche l’uso di un’attività logica: bisogna rim parare a in curiosirsi, a far domande a se stessi e ai pazienti. L’atten zione è rivolta a se stesso e al paziente: è solo contem po raneamente che bambino e terapeuta potranno uscire da' luogo odioso in cui erano sequestrati. Segnalo due m o menti complementari della coppia terapeuta-paziente: il la voro con se stesso per far posto all’altro e il lasciarsi cer care dai paziente per avere il contatto che egli vuole, nel tempo che gli è possibile, il Kairòs appunto11.

10 Come rappresentazione dell’iter della conoscenza, il labirinto è svi luppato in varie forme nei secoli: tutte indicano Labyrinthus sicut vi ta, vita sicut labiiyuthus, a significare che il viandante che seguirà con costanza la sua strada giungerà sicuram ente alla fine del suo cammino.11 II kairòs è un tempo che l’acme di ogni cosa possiede. In latino è occasio (da cado) che mette in luce tutta la fugacità dell’attimo. Il kairòs è il tempo opportuno, quel tempo in cui è dato godere della bellezza.

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