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Santa Croce in Fossabanda: perché no? Dirii da garantire e un immobile da recuperare, a basso costo a cura di Sinistra per...

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Diritti da garantire e un immobile da recuperare, a basso costo. Dossier

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Page 1: Santa Croce in Fossabanda: perché no?

Santa Croce inFossabanda:perché no?

Diritti da garantire e un immobile da recuperare,

a basso costo

a cura diSinistra per...

Page 2: Santa Croce in Fossabanda: perché no?

Regione ToscanaProvincia di PisaComune di Pisa

Piazza Santa Croce in Fossabanda 5, 56125 Pisa

[email protected]

Page 3: Santa Croce in Fossabanda: perché no?

Elementi di pregio

Colonnato in pietra serena, volte a crociera ben conservate, alcuni stipiti delle porte recano in alto la data del rifacimento del chiostro (seconda metà del 1600)

Ampio chiostro che si sviluppa in una vasta area con un’ area verde nella parte centrale, il chiostro si sviluppa su due piani e le camere stesse si aprono su di esso

Gli interni sono rifiniti in maniera piuttosto funzionale e pregevole, l’albergo è stato attivo fino a circa tre anni fa, mentre funzionava come sala conferenze fino a praticamente tutto il 2012, indi per cui lo stato di conservazione è pressoché ottimale.

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Elementi di degrado

Il verde che adornava la parte del chiostro è in profondo stato di abbandono e non curanza, risulta assolutamente perso il disegno decorativo creato

Nonostante la sporcizia e i rifiuti presenti nello stabile, i quadri elettrici non sono completamente inutilizzabili. Gli impianti sono infatti completi e a norma di legge; un intervento di ripristino potrebbe quindi rendere funzionale e usufruibile di nuovo il sistema elettrico.

Il degrado e l‘abbandono sono avvertibili in diversi punti dell’ edificio. Alcuni di essi presentano zone con rifiuti altamente tossici e inquinanti.La presenza immediatamente contigua di un asilo rende pertanto ingiustificabile questo stato del bene e la presenza di questi rifiuti, all’ interno di una riqualificazione

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La storia passata Pisa, presenta tutt’ oggi, nella sua massima bellezza l’intero tessuto medioevale della città che dominò i mari per buona parte del medioevo. Risulta riduttivo legare a questa città esclusivamente la piazza del Duo-mo conosciuta con vox populi come Piazza dei Miracoli.La città presenta delle potenzialità artistico-architettoniche veramente notevoli e per certi versi assoluta-mente non sfruttate: La chiesa e il convento di S. Croce in Fossabanda rappresentano tutto questo.Il bene monumentale-artistico è lo-calizzato piazza Santa Croce a Pisa nella parte nord-est della città, nella zona detta delle Piagge. Il toponimo

Fossabanda è attestato fin dall’XI se-colo e indicava un fossato di drenag-gio in una zona paludosa che lam-biva i confini dei terreni di un non meglio identificato Bando, al quale si accenna in due atti di compravendi-ta datati 1034 e 1111.Nel 1331 le suore, sentendosi non protette in un luogo così isolato po-sto al di fuori delle mura cittadine, inoltrarono la richiesta all’arcivesco-vo di Pisa Simone Saltarelli di trasfe-rirsi nella chiesa benedettina di San Silvestro all’interno delle mura.Nel 1426 il complesso fu ceduto ai Minori Francescani, notevoli furono gli interventi realizzati tra il XVI ed il XVIII secolo, fino al completamento dell’ala settentrionale del chiostro,

L’edificio dopo la variante d’ uso a destinazione alberghiera della fine degli anni ’80 è stato predisposto per la fruizione alloggiativa. Le celle conventuali erano legate in gruppi tripartiti, per rendere l’edificio congruo alla finzione alberghiera una cella è stata sacrificata, realizzato un muro divisorio e quindi ottenuto un bagno per ogni camera.Non tutte le camere presentano un bagno, il problema però non si porrebbe dato che un intervento

minimo il dsu sull’ immobile dovrebbe realizzarlo e di conseguenza colmare questa “lacuna” regolamentare.L’area è soggetta a vincolo a rc h i t e t t o n i c o -m o n u m e n t a l e della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. L’edificio non può essere in alcun modo manomesso sia internamente ed esternamente con modifiche che ne deturpino e non conservino l’ integrità del bene stesso.

Descrizione tecnica e vincoli

Descrizione storica

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avvenuto nel 1724. Il convento di Santa Croce fu ristrutturato nelle forme attuali nel XV secolo col pas-saggio ai Francescani. Nel 1426 infatti versava in totale ab-bandono, finché venne comprato dal patrizio fiorentino Pietro Neretti, che l’anno successivo lo donò ai fra-ti francescani dell’Osservanza, mo-vimento di riforma dell’ordine nato su ispirazione di san Bernardino da Siena. Il 1º giugno 1572 avvenne la solenne dedicazione della chiesa alla Santa Croce. Il convento, dopo varie vicissitudini e un declino sempre più forte fu espropriato dal Dema-nio. Esso venne ceduto al Comune di Pisa il 16 giugno 1875 al prezzo di lire 19.483,88. Dal 1885 fu trasformato in lazzaretto per le epidemie di colera che colpivano sovente la città. I frati riuscirono ad acquistare dal Comu-ne di Pisa soltanto un pezzo dell’orto al prezzo di lire 1.205, sul quale co-struirono un nuovo convento, dove tutt’oggi risiede la comunità religio-sa. Tanto il convento storico che la chiesa sono ancora oggi di proprietà del Comune. La storia recenteDal 2003 al Novembre 2012 l’immo-bile è stato dato in uso alla CO.PI.SA. Cooperativa Pisana Servizi Au-siliari, che qui ha gestito un albergo. In quegli anni ha versato al comune di Pisa 4 milioni di euro di canone.

Nel febbraio 2009 la CO.PI.SA fece richiesta di diminuzione del cano-ne concessorio, richiesta negata dal Comune di Pisa che nel Marzo 2012 addirittura richiese la restituzione dell’immobile, a fronte di un iniziale interesse espresso dalla Scuola Nor-male d’acquisto dell’immobile ad uso foresteria conclusosi con un nulla di fatto. In seguto alla C.U.T. del 21 ot-tobre scorso in cui Sinistra Per... pro-poneva di fornire la concessione di quest’ immobile all’ ARDSU Toscana per far fronte all’emergenza abitati-va degli studenti borsisti idonei non vincitori di posto alloggio e per dare una soluzione immediata all’atti-vazione di una mensa che potesse sopperire al sovraffollamento della mensa di via Betti in seguito all’a-pertura nel Gennaio 2012 del Polo Piagge con un evidente aumento del numero di studenti e studentesse in quella zona di città, l’Amministra-zione Comunale, proprietaria dello stabile, ha posto un secco divieto a questa soluzione; vi è stata invece un’apertura in favore della Scuo-la di eccellenza Sant’ Anna di Pisa a poter adibire Santa Croce in Fos-sabanda a foresteria per i Professor Visiting. Nel mese di Dicembre 2013 la Scuola Sant’Anna ha formalizzato il suo disinteresse per cui, ad oggi, lo stabile rimane nel piano delle alie-nazioni del Comune di Pisa.

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Come Sinistra per... stiamo ancora portando avanti la proposta avanza-ta per la prima volta nella CUT del 21 ottobre scorso: Santa Croce in Fossa-banda al Diritto allo Studio per poter realizzare in tempi rapidi una mesa e una residenza universitaria. I biso-gni che questi servizi potrebbero in parte soddisfare non possono più at-tendere. Ogni giorno assistiamo alle infinite file che si creano nella pic-cola mensa di via Betti, unica mensa della zona delle Piagge: lo sviluppo dell’Università in quella parte di cit-tà, dove alle vecchie facoltà di Eco-nomia ed Agraria si sono aggiunti i numerosi studenti di Scienze Politi-che e Giurisprudenza, ha avuto con-seguenza la presenza di quasi 5.000 studenti nei giorni di attività didat-tica. Tale sviluppo è stato colpevol-mente mancante di un raccordo con l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario (ARDSU) per garantire un volume dei servizi ade-guato ai nuovi numeri. Non può evidentemente bastare una mensa da meno di 100 posti a sede-re per erogare un numero sufficiente di pasti: una situazione inaccettabile soprattutto per gli studenti borsisti, che si vedono di fatto negata la pos-sibilità di usufruire del pasto gratu-

ito a mensa, ma che non consente alla generalità degli studenti di be-neficiare del pasto a prezzi calmiera-ti che forniscono le mense del diritto allo studio.La situazione è ancora più dramma-tica sul versante della mancanza di alloggi studenteschi per chi è fuori sede e vincitore di borsa di studio. Le graduatorie definitive dell’ARDSU, pubblicate il 30 novembre, ci conse-gnano una vera e propria emergen-za abitativa per la nostra città: 2977 vincitori con soltanto 1557 alloggi di-sponibili. Significa che 1420 studenti fuori sede privi di mezzi economici per proseguire gli studi non risulta-no assegnatari di alloggio. La situa-zione è ancora più paradossale per i dottorandi senza borsa con ISEE inferiori a 19.000€: dei 40 aventi di-ritto iscritti al primo anno del dotto-rato soltanto uno riceverà l’alloggio. L’ARDSU prevede per gli idonei non beneficiari di posto alloggio un con-tributo affitto di 165€ mensili. Que-sto strumento allevia la situazione di disagio, ma non può essere conside-rato che un palliativo: il mercato de-gli affitti a Pisa determina un cano-ne mensile che va da 200 a 250€ per una camera doppia e da 300 a 400€ per una singola. Il contributo, quindi,

Il Diritto allo Studio passa dal Diritto all’Alloggio!

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rappresenta un’integrazione parziale alle spese che ogni studente deve sostenere, se consideriamo anche le utenze e le tasse a carico degli inqui-lini. Inoltre, per poter beneficiare del contributo affitto è richiesta la copia del contratto regolare d’affitto, unamisura per contrastare il sommerso economico, ma che non necessaria-mente risolve il problema alla radice: lo studente fuori sede sconta un rap-porto contrattuale sfavorevole nei confronti del proprietario di casa e per questo motivo troppo spesso di-lagano gli affitti in nero.L’unica so-luzione è aprire nuovi posti alloggio gestiti dall’ARDSU. Nel 2017 si concretizzeranno due grandi operazioni che metteranno a disposizione 760 alloggi: la ristrut-turazione dell’ex casa dello studente in via Paradisa a Cisanello e la co-struzione della nuova residenza di San Cataldo in zona CNR. Tuttavia, abbiamo bisogno di soluzioni che intervengano nell’immediato per at-tenuare l’emergenza. Per quanto ci riguarda, la strada da percorrere è quella del coordinamento fra enti e del riutilizzo del patrimonio pubbli-co inutilizzato. I due progetti dell’ARDSU confer-mano che questa ipotesi è ottimale anche per il migliore utilizzo delle risorse pubbliche: la ristrutturazione di via Paradisa consentirà di aprire

520 alloggi con un investimento to-tale di 5 milioni di euro, mentre la costruzione ex-novo di San Cataldo richiederà 14 milioni di euro per 240 alloggi. Questo approccio può e deve partire dall’immobile di proprietà comunale di Santa Croce in Fossa-banda. Dopo la dichiarazione pubblica del Sant’Anna che ha smentito l’inte-resse sull’immobile, le alternative in campo sono la svendita dell’immo-bile (con tutta probabilità da som-mare a un ulteriore lungo periodo di inutilizzo) oppure la concessione all’ARDSU per rispondere a un bi-sogno sociale concreto e partico-larmente diffuso nel nostro territo-rio. Chiediamo che gli enti pubblici aprano un tavolo sul riutilizzo del proprio patrimonio inutilizzato, per dare risposte concrete a chi oggi è senza alloggio, senza casa, senza adeguate forme di welfare e senza un livello accettabile di reddito. Il volume degli immobili di proprietà pubblica inutilizzati nella nostra cit-tà ci dimostra un fatto: le risorse per rispondere ai bisogni sociali ci sono, ciò che manca, e che noi pretendia-mo, sono le scelte politiche. Questo dossier è l’esempio di come gli Enti Pubblici hanno la possibilità di co-operare per garantire servizi oggi carenti e di cui tutti devono sentirsi responsabili.