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V ol. 2 ~ N. 2 Kårtika 2001 Ûrî Gauråbda 515

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Vol. 2 ~ N. 2 Kårtika 2001 Ûrî Gauråbda 515

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Editoriale

L'entità vivente è profondamente attratta dalla bellezza, dall'amore, dall'affetto e dall'armonia; essa non ri-cerca il potere, la conoscenza materiale o altro. Questa è la verità che emerge dalle parole dei nostri santi.Essendo l'armonia il principale tema di 'Raggi di Armonia', vi sono due cose da considerare: prima di tuttoche armonia significa sempre vedere un contesto amichevole anche nel mezzo di un mondo fatto di guerre edi morte, secondo accettare il fatto che anche all'interno del regno spirituale assoluto vi siano delle relatività.Tenendo presente questi due punti possiamo procedere speditamente verso altri temi basilari trattati da Rag-gi.Che rilevanza ha questa rivista nella nostra vita? Di certo non deve essere percepita in modo ordinario emondano. Il problema qui presentato è come armonizzare la profonda necessità di creatività, poesia, arte ecosì via con il siddhånta o le conclusioni filosofiche del Gau∂îya Vaiß∫avismo. Siamo coscienti che questa

non è una rivista di facile lettura. Dovunque scrutiamo, all'interno di qualsiasi produzione letteraria, ci tro-viamo di fronte al problema di sempre: contenuto contro forma. Ma ancora i nostri divini maestri ci aiutanoe dicono di non privilegiare la forma se si vuole comprendere lo spirito che sta dietro ad essa. Quando i no-stri guru parlano, dobbiamo digerire le loro parole con attenzione. Questa è la nostra vita e anima, come pro-cedere quindi? In ogni occasione dobbiamo imparare a distinguere qual è la propaganda inutile e quale labellezza della verità. Ûrî Caitanya Caritåm®ta.. Un giorno Råmånanda Råya chiese a Rüpa Gosvåmî: "Chetipo di poema stai scrivendo? Possiamo capire che è una miniera di affermazioni inoppugnabili."Svarüpa Dåmodara rispose per conto di Rüpa Gosvåmî: "Lui ha voluto comporre un dramma sui passatem-pi del Signore Krishna. Aveva in progetto di scrivere un solo libro che contenesse i passatempi di V®ndåva-na e quelli di Dvårakå e Mathurå, seguendo l'ordine di Mahåprabhu però, ha diviso il libro in due rappre-sentazioni, una riguardante i passatempi di Mathurå e Dvårakå e l'altro riguardante V®ndåvana. Le due rap-presentazioni sono intitolate Vidagdha-mådhava e Lalita-mådhava..."Poi Råmånanda Råya, egli stesso autorità in drammi trascendentali, iniziò ad esaminare l'esperienza e la com-prensione di Rüpa Gosvåmî. Prima di tutto Rüpa Gosvåmî rispose alla sua domanda riguardante il nåndî- Ωloka, o verso introduttivo, poi quando gli fu chiesto del verso successivo che indicava chi fosse la sua i߆a-de-va, o adorabile divinità e come L'avesse descritta, sentendosi imbarazzato esitò. Alla fine, su richiesta di ÛrîCaitanya Mahåprabhu stesso, egli recitò: anarpita-carîµ ciråt karu∫ayåvatîr∫a˙ kalau... Mahåprabhu disap-provò perchè con questo verso Rüpa Gosvåmî descriveva le Sue glorie personali in Sua presenza. Tutti i de-voti presenti però lo apprezzarono ed espressero la loro gratitudine. Le domande continuarono fino a quan-do Råmånanda Råya fece notare: "Questa non è una presentazione poetica. E' una continua doccia di net-tare. E' l'essenza di tutti i siddhånta o realizzazioni scritturali... Qual è l'utilità della freccia dell'arciere e del-

la poesia del poeta se esse, penetrando nel cuore, non fanno in modo che si sciolga?"Poi Ûrî Caitanya Mahåprabhu glorificò la trascendentale poesia di Rüpa Gosvåmî e disse: "Senza questiala∫kåra, ornamenti letterari e metafore, e senza kavitva o qualificazioni poetiche, non vi è possibilità alcu-na di rasa-pracåra, di presentare i nettari trascendentali..." Ûrî Caitanya Mahåprabhu chiese a tutti i Suoi as-sociati di benedire Rüpa Gosvåmî così che potesse continuare a descrivere solamente quei passatempi diV®ndåvana che sono colmi di prema-rasa, nettari di emozioni d'amore per Dio.In questo modo è stato creato Raggi di Armonia. Tutti sono invitati ad immergersi per fare questo specialebagno, sotto la direzione delle nostre guide religiose autentiche. E' Kårtika il momento più bello dell'annoa V®ndåvana...

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Sommario Primo Raggio√ Forum

Amare Dio .................................................... 5Ûrîla Bhaktivinoda ThåkuraLa caduta di Brahmå o la caduta dalBrahman? .....................................................15Ûrîla Gour Govinda Swåmî

Secondo Raggio √ Guru-Tattva

Svayaµbhu Brahmå .................................... 7Ûrîla Bhaktisiddhånta Sarasvatî GosvåmîPrabhupådaCommemorazione ....................................... 24Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Terzo Raggio √ Pubblicazioni

Chiare similitudini tra Buddha eAcårya Ûankara ..........................................10Ûrîla Bhaktiprajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja

Quarto Raggio √ Personalità Vaiß∫ava

Breve biografia .......................................... 17Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a MahåråjaScomparsa di Ûrîla Bhaktiprajñåna KeΩavaGosvåmî Mahåråja .................................... 22Ûrîla A.C. Bhaktivedanta Swåmî Mahåråja

Quinto Raggio √ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

Kårtikî Ûrîmatî Rådhårånî ..........................28Ûrîla Bhakti Rakßaka Ûrîdhara Mahåråja

Sesto Raggio √ K®ß∫a-tattva

La nostra relazione con Balarama .......... 36Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Settimo Raggio√ Kårtika

L’obiettivo di Kartika ............................... 39Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

In copertina:

Ûrîla Bhaktisiddhånta Sarasvatî Gosvåmî Prabhupåda

Interno copertina: Ûrî V®ndåvana Yoga-Pitha

Retro copertina: Il nuovo simbolo di Raggi di Armonia, ispirato

da Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja. Vi sono i quattro sim-boli che rappresentano Ûrî Viß∫u e i quattro simboli che rappre-sentano Ûrî Caitanya Mahåprabhu. Disegnato da Kaliya Dama-na Dåsa, grafica di Syama Priya Dåsî.

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Libri

Pubblicati dalla

Gaudiya Vedanta Pubblicationsin inglese:

The Nectar of Govinda-LilaGoing beyond Vaikuntha

Bhakti-RasayanaSri Siksastaka

Venu-GitaManah-Siksa

Sri Bhakti-Rasamrta-Sindhu-BindhuPrabandhavali

Pinnacle of DevotionTheir Lasting Relationship

Sri UpadesamrtaBhakti-Tattva-viveka

The Essence of all AdviceThe True Conception of Sri Guru-TattvaSrila Bhakti Prajnana Kesava Gosvami

His life and TeachingsLetters from America

My siksa Guru and Prya bandhuArcana-Dipika

Damodara-Lila MadhuriThe Secret Truths of the Bhagavatam

Gaudiya Giti-Gucca

Srimad Bhagavad-gitaJaiva-dharma

in italiano:

Il Nettare della Govinda-LilaAndare Oltre Vaikuntha

Lettere dall’AmericaLa Vera Concezione di Sri Guru-Tattva

L’Essenza di tutte le istruzioniJaiva-dharma

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:Sri KeΩavajî Gau∂îya Math

Mathura (U.P) 281001, India

A.V.G.V.Cantone Salero 5 - 13865 Curino (BI)

e-mail: [email protected] Tel.: 015-928173

sito web: www.igvp.com/avgv

Rivista della International Gau∂îya VedåntaPubblication e

dell’Associazione Vaiß∫ava Gau∂îya Vedanta

Sotto l’egida dellaÛrî Gau∂îya Vedånta Samiti:

Fondatore-åcåryaNityå-lîlå pravista om viß∫upada paramahaµsa 108

Ûrî Ûrîmad Bhaktiprajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja

Presidente-åcårya

Ûrî Ûrîmad Bhaktivedånta Vamana Mahåråja

Vice-PresidenteFondatore di Raggi di Armonia

Tridandi SwåmîÛrî Ûrîmad Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Edizione italiana curata daÛrîman Lîlå Purusottama dåsa

Traduzione e bozzeÛrîmatî K®ß∫a-Devi dåsî

GraficaÛrîman Ambharish dåsa

Il nostro scopo è di spargere raggi di illuminazione nellospirito dei Gau∂îya Vaiß∫ava seguendo il desiderio di

Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja. Il nostro re-taggio è la rivista 'Harmonist' o 'Ûrî Sajjanatosani' fon-data da Ûrîla Bhaktivinoda Êhåkura, più tardi pubblica-ta da Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Prabhupåda. Possa-no i Vaiß∫ava presenti concedere la loro grazia divina sui

nostri tentativi di compiacerli.

Raggi di ArmoniaGiriråjajî Mandira, Sevå Kuñja

V®ndåvana 281121Mathurå Distr., U.P., India

Telefono/Fax 0091-565-445294

E-mail: [email protected] Web: www.igvp.com/rays

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Primo Raggio√ Forum

5Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Fu Gesù Cristo che affermò: "Ama Dio con tuttoil tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tuaanima e con tutta la tua forza, e ama gli uomini cometuoi fratelli."

Questa è di fatto una verità assoluta; ma differen-

ti uomini danno differenti interpretazioni a questanobile espressione. Le affermazioni dei grandi uo-mini sono meravigliose ma in qualche modo miste-riose. Se comprese conducono la verità più vicino alcuore altrimenti rimangono solamente delle parolesenza vita. La ragione sta nel fatto che gli uominiavanzati nell'accostarsi al Divino sono soliti riceveredelle rivelazioni che, per coloro più indietro, non so-no altro che misteri. Gli stadi di avanzamento sonogli stessi che i circoli di spiritualisti, anche se non au-

tentici, spiegano a profusione e che definiscono il gra-duale sviluppo dell'anima.Abbiamo sentito da alcuni spiritualisti sostenere

che la materia, quando sublimata, si trasforma in spi-rito. Questa teoria è di fatto contraria ad ogniprofondo credo.

La materia è materia e lo spirito è spirito; l'unanon può trasformarsi nell'altro. Lo spirito ha sicura-mente un'esistenza superiore; anche se nella nostracondizione attuale di prigionia materiale, non pos-siamo comprendere appieno che relazione intercor-

ra tra lo Spirito, la materia, lo spazio e il tempo.Metafisica a parte, noi determiniamo che l'anima

dell'uomo salga sempre più in alto e possa compren-dere cose delle quali non abbiamo attualmente idea.Soggetto a questa importante regola, Gesù Cristo diNazareth ricevette e poi pronunciò le parole sopramenzionate. Ai lettori che, sulla scala, si trovano ungradino sopra gli uomini comuni, queste espressionidi Gesù insegnano che l'uomo deve amare Dio contutto il suo cuore (che significa l'affetto del cuore cheogni bambino percepisce e che si oppone all'odio),con tutta la sua mente (che significa l'intelletto chesa di opporsi all'ignoranza delle 'buone cose'), con

Amare Diodi Ûrîla Bhaktivinoda Thåkura

Pubblicato sul giornale di Tajpur giovedì 26 Agosto 1871

tutta l'anima (cioè quel principio della natura umanache adora l'Onnipotente e percepisce di essere im-mortale) e con tutte le forze (che significa tutta la vo-lontà). Agli ispirati, tuttavia molte più cose e signifi-cati sublimi e migliori appaiono dietro queste sante

parole dell'ispirato Gesù. Egli insegna agli uominiad amare Dio e a non conoscere l'inferno, l'odio opensare di essere Dio. Egli ci dice che l'uomo nel suostato assoluto non è nè intelletto nè corpo, ma è pu-ra anima.

L'essenza dell'anima è saggezza e la sua azione èl'amore assoluto. La condizione assoluta dell'uomoè la sua relazione assoluta con il Divino nel puroamore. L'amore è perciò l'unica religione dell'ani-ma e di conseguenza di tutta l'umanità. Il discepolo

qui chiede: "Cosa dovrei fare del mio cuore? Il miocuore ama vedere il sorriso del sole, mangiare cibiprelibati e veder danzare."

Gesù profondamente risponde: "Sì, devi amareDio con tutto il tuo cuore; il tuo cuore ora rincorrecose che non sono Dio, ma tu devi, come per am-mansire un cavallo pazzo, fare in modo che i tuoi sen-timenti si rivolgano all'amato Dio." Questo è unodei quattro principi dell'adorazione che nella lette-ratura Vaiß∫ava viene definito Ωånta-rasa.

Allora il discepolo dice: "Mio Signore, l'intelletto

mi porta lontano da Dio, ovvero vuole condurmi ver-so il positivismo, ti prego istruiscimi su cosa devo fa-re."

"Sì" risponde Gesù, "Tu devi amare Dio con tuttala tua mente; quando percepisci, concepisci, ricordi,immagini e ragioni, non devi permettere a te stesso didiventare un arido pensatore, ma devi amare. Sola-mente l'amore riesce a sciogliere l'aridità dell'intel-letto; devi indirizzare l'intelletto verso tutte le cosebuone e sante tramite l'amore per la verità, la bel-lezza spirituale e l'armonia." Questa è la seconda fa-

se di avanzamento Vaiß∫ava conosciuta col nome didåsya-råsa.

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Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 26

Il discepolo allora chiede se l'evoluzione del suoaffetto e del suo intelletto sia abbastanza sviluppata.Il Signore risponde: "Devi amare Dio anche con tut-ta l'anima, ovvero devi percepire te stesso in comu-nicazione spirituale con la Divinità e ricevere dellesante rivelazioni durante le ore più sublimi della tua

adorazione." Questo è definito il såkhya-råsa deiVaiß∫ava: l'anima che avvicina la Divinità in un'atti-tudine di servizio priva di timori.

Il discepolo apprende che in quella posizione si po-trà perdere e sarà impossibilitato ad agire. Allora ilSalvatore pronuncia queste parole: "Devi amare Diocon tutta la tua forza o la tua volontà, sbagli se arrivialla conclusione che perderesti la tua esistenza attiva,al contrario, la incrementerai. Lavoraper conto di Dio e lavora per darti a Dioprocedendo non con una visione interes-

sata ma con santo libero arbitrio (l'unicopotere dell'uomo) e nell'identificarti conil puro amore vedrai la tua attenzione as-sorbirta in esso."

Questa è la descrizione della bhaktigenerica. Poi Gesù continua dicendo:"Devi amare gli altri come fratelli e Diocome Padre di tutti." Questo è il våt- salya-råsanel suo primo stadio di svilup-po.

Labhakti

(amore) viene così percepi-ta nel suo primo stadio di sviluppo sottoforma di cuore, poi sotto forma di men-te, poi come anima e alla fine sotto for-ma di volontà. Queste forme non sonoin conflitto l'una con l'altra ma si armo-nizzano meravigliosamente in una co-struzione pura di ciò che noi definiamo'essere umano spirituale' o l'ekanta del-la letteratura Vaiß∫ava.

Ma vi è un'altra sublime verità dietro

questo fatto e viene rivelata ai pochipronti a riceverla. Intendiamo cioè laconversione spirituale dell'anima in don-na. E' quel sublime ed elevato stato incui l'anima può gustare la dolcezza di unindissolubile matrimonio con Dio Amo-re. Il quinto e più elevato stadio dell'a-vanzamento Vaiß∫ava è proprio questo,ciò che noi chiamiamo mådhurya-råsa,ed è solamente su questo più sublimeaspetto che la letteratura Vaiß∫ava cosìabilmente spazia.

Questa fase della vita umana, miste-

riosa com'è, non è raggiungibile da tutti, anzi, dob-biamo dire da nessuno, lo è solamente per 'volontàdi Dio'. E' così al di là della portata degli uomini co-muni che i razionalisti e persino i teisti comuni nonriescono a comprenderla. Anzi, essi se ne allontana-no talmente da guardarla con derisione come se fos-

se qualcosa di innaturale.O Dio! Rivela le Tue verità più preziose a tutti,così 'il Tuo volere' non potrà essere incluso tra i fa-natici e i maniaci e fà che l'umanità tutta possa es-serne ammessa come 'Tu vuoi'.

Primo Raggio√ Forum

Krishna, Dio la Persona Suprema mentre suona il flauto

a V®ndåvana

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Secondo Raggio√ Guru-tattva

7Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

faceva da supporto e da dimora. Il suo cuore sussultòper l'estasi e dalle sue labbra irruppero torrenti displendidi versi di glorificazione del Signore Supre-mo il Quale era felice di impartirgli la conoscenzadella devozione d'amore, come viene incarnata neiquattro Ωloka dello Ûrîmad-Bhagavatam (catu˙ Ωlokî)che donano la capacità di capire la natura del Supre-mo Signore. Egli disse: "Brahmå, ascolta! Ti ho ri-velato il più sacro mistero. Per la forza delle Mie be-nedizioni tu sarai capace di concepirlo appieno. Seiparticolarmente fortunato perchè hai conquistato ilMio favore. Sappi quindi che Io sono la causa primadi ogni cosa. All'inizio ero l'unico ed il solo essere.La natura che è l'origine di tutti gli oggetti materia-li, sia grossolani che sottili, non era ancora manifestain quel momento. Io sono il maestro di tutti i poteri

che sono latenti dentro di Me. Tutto ciò che vedi eche vedrai non è altro che la manifestazione di unaMia parte, Io permeo e pervado ogni cosa. Io sol-tanto sopravviverò al cataclisma universale, Io sonola sorgente ed il protettore di tutto e tutto si dissol-verà in Me. Måyå, che rende le cose esterne reali, èsemplicemente la Mia energia illusoria che Mi celaalla visione dei mortali e li trascina lontano da Me.Io rimango nascosto dietro la barriera di måyå e unaparte di Me manifesta l'universo intero. Io esisto inogni cosa ma non sono percepibile dai sensi grosso-lani. Sono onnisciente e l'anima di tutte le anime.

Sono il conoscitore e Colui che và conosciuto. Di-venta Mio devoto e abbi fede in Me così non dovraifaticare sotto l'illusione. Cerca di conoscerMi e didedicare tutto te stesso a Me soltanto. Concentra latua attenzione e la tua ferma devozione in Me sol-tanto e crea secondo il Mio volere." Con queste pa-role il Signore scomparve.

Questo discorso è il Veda al completo. CosìSvayaµbhu imparò il Veda dall'onnisciente Signoreche è la sorgente di tutta la conoscenza.

Essendo un Vaiß∫ava, Svayaµbhu si pose sotto laschiavitù di måyå, l'energia illusoria del Signore, einiziò l'attività di creazione materiale per mandatodel Signore. ContemplandoLo egli generò quattrofigli: Sanaka, Sananda, Sanåtana e Sanat-kumåra;

Il mondo era sommerso dalle acque del diluvio eNåråya∫a riposava sul corpo trascendentale di Sesa.Egli desiderò creare e dal Suo ombelico nacque unostelo su cui sbocciò un fiore di loto; nei pistilli del fio-re di loto nacque Svayaµbhu Brahmå il quale si me-ravigliò nel vedere l'immensa massa di acque agita-te, il fiore di loto che fluttuava e sè stesso solo essereanimato dell'universo. Tra sè e sè mormorò: "Chemeraviglia! Che gloria! Nessuno, non una singolaentità vivente in questo vasto spazio! Chi sono? Per-chè mi trovo in questa infinita vastità d'acqua?Dov'è la radice di questa pianta di loto?" Non riu-sciva a capire che cosa fare, riflettè a lungo e alla fi-ne si decise ad esplorare la radice della pianta del lo-to.

L'egoismo lo spinse a tentare di scoprire il miste-

ro della sua origine; ma, agendo di sua iniziativa nonriuscì a trovare la radice della pianta del fiore di lotosu cui poggiava. Con disappunto tornò alla sua posi-zione originale confuso e affaticato. Improvvisa-mente le parole 'tapa, tapa' raggiunsero le sue orec-chie, non sapeva da dove provenissero. Guardò anord e a sud, a est e a ovest e nel farlo ricevette quat-tro teste, ma anche i suoi otto occhi non erano di aiu-to alcuno. La diffidenza verso i suoi poteri crebbe e,nell'intento di invocare l'aiuto di qualche essere su-periore, iniziò a concentrare la sua mente meditan-do sulla causa prima di ogni cosa. Egli guadagnò il

favore di Nåråya∫a il Quale gli mostrò la giusta via elo rese capace di vedere la verità che disperde la nu-be dell'ignoranza che avvolgeva la sua comprensio-ne. Egli era ora potenziato di conoscenza trascen-dentale e imparò il mantra di diciotto lettere col qua-le adorò il Signore Supremo dell'universo, che fu fe-lice di apparire nel suo cuore nella Sua forma tra-scendentale. Egli vide la massa agitata di acqua, ilcorpo fluttuante di Ananta e sopra di esso Nåråya∫ache teneva nelle Sue quattro mani la conchiglia, il di-sco, la mazza ed il fiore di loto. La Sua radiosità tra-scendentale riempiva tutto lo spazio, e Rama Devi,l'incarnazione della conoscenza assoluta, Lo assiste-va massaggiandoGli i Suoi piedi di loto. Dall'ombe-lico del Signore spuntava uno stelo dorato sul qualesbocciava quel bellissimo fiore di loto rosso che gli

Svayaµbhu BrahmåÛrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Gosvåmî Prabhupåda

dall'Harmonist dell'Agosto 1929

k®ß∫a haite catur-mukha, haya k®ß∫a-sevonmukhabrahmå haite nåradera mati

nårada haite vyåsa dåsa, vyåsa kahe

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Secondo Raggio√ Guru-tattva

8 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

tutti devoti di alto livello fin dal momento della loronascita. Essi trascorsero tutto il loro tempo in atti-vità devozionali e non ebbero occasione alcuna diaiutare nella propagazione delle specie di esseri mor-tali.

Poi Brahmå generò ancora dieci figli: Marîci, Atri,Angirå, Pulastya, Pulaha, Kråtu, Bh®gu, Vasi߆ha,Dakßa e Nårada. Nårada si staccò dal mondo e si de-dicò alla contemplazione divina mentre gli altri no-ve generarono figli secondo il desiderio di Brahmå edel Signore Supremo, ma essi non poterono soddi-sfare la domanda così Brahmå di nuovo contemplòViß∫u il Quale lo potenziò di poteri divini.

Manu uscì dal Suo lato destro e Satarupa dal sini-stro. Il primo, un maschio, fu nominato re dei domi-ni posseduti da Brahmå, mentre la seconda, unafemmina, divenne la consorte di Manu. Da essi nac-quero due figli, Priyavrata e Uttanapada e tre figlie,Akütî, Devåhutî e Prasuti. Prasuti sposò Daksa,Akütî sposò Marîci e Devåhutî Kardama. Così con

dei matrimoni adatti Manu provvide all'espansionedella sua razza.

Brahmå istruisce Nårada

Un giorno Nårada vide suo padre Brahmå im-merso in profonda meditazione e gli chiese se ci fos-se un essere superiore a lui. Brahmå rispose conun'affermazione e aggiunse che era una fortuna cheNårada ponesse quella domanda poichè gli fece ri-cordare Krishna e pronunciare il Suo nome. Krish-na è il Signore dell'universo; ma il mondo, allucina-to dalla Sua energia illusoria, non era in grado di ve-derLo. Questa energia illusoria è måyå. "Il mondoè sotto la schiavitù di måyå mentre Lui è il Suo Si-gnore e Maestro. I Veda cantano le Sue glorie e tut-ti i deva emanano da Lui. E' vero che io sono il mo-narca di questo mondo, ma Lui è il mio Signore ed ioLo riverisco. Egli viene adorato su tutti gli altari sa-crificali ed è l'obiettivo ultimo dei ricercatori pii.Quella conoscenza che unisce lo spazio che c'è traLui e i devoti è la sola vera conoscenza. Noi siamo il-luminati solo da un piccolo riflesso dei Suoi poteri in-finiti e, con la massima reverenza, portiamo avanti il

Suo supremo mandato. Io non sono ciò che sembro,il progenitore della razza umana; ma sono essenzial-mente un Vaiß∫ava, un eterno servitore di Dio. Nes-sun altro, se non è completamente arreso a Lui e vin-ce la Sua grazia, può avere la conoscenza dell'Esse-re Supremo che ai più grandi empirici non è permes-so vedere. Egli, colmo di infinita gentilezza, mi hafavorito con una visione di quella conoscenza misti-ca. Mi sono arreso a Lui, medito sui Suoi santi piedie Lo servo senza condizioni e interruzioni. Che an-che tu possa adorarLo con una devozione di cuore."

Nårada ricevette l'iniziazione e la verità da

Brahmå stesso, al quale il Supremo Signore dell'uni-verso l'aveva rivelata. Sappiamo dalla Nåråya∫aUpanißad che Brahmå nacque da Nåråya∫a. LaMu∫∂aka Upanißad dice che Brahmå, il padre dei de-

va e degli altri esseri dell'universo, impartì la cono-scenza del Signore Supremo a Nårada, il quale la die-de a Vyåsa che la trasmise a Ûukadeva e a ÛrîMadhvåcarya. Quindi il tesoro di questa supremaconoscenza fu consegnato di generazione in genera-zione nella successione disciplica di Brahmå finchèÛrî Krishna Caitanya, il diciottesimo successore, ladonò nella forma più perfetta e propagò la cono-

scenza della realtà trascendentale in questo mondodi oscurità e ignoranza. La comunità spirituale cosìgenerata e mantenuta, è conosciuta come la sad-vaiß∫ava o la Brahmå Sampradåya.

Svayaµbhu o Brahmå, è il fondatore della comu-nità di Vaiß∫ava che fa capo a Lui stesso. Sappiamodalla Brahmå Saµhitå (5.27) che Brahmå ricevettel'iniziazione da Ûrî Krishna, il Supremo Signore del-l'universo e primo precettore spirituale del mondo;poi prendendo la forma di Dhruva diventò un natodue volte e divenne discepolo di Nårada, e accettò irituali dell'iniziazione che sono serviti da modello di

pratica prevalente tra i membri della comunitàBrahmå fino ad oggi.Molto, molto tempo fa, nell'Era di Dvåpara, l'on-

nipotente Signore apparve in questo mondo con tut-ti i Suoi associati e favorì per due volte con una vi-sione della Sua gloria trascendentale, il Suo più carodevoto Brahmå.

Un giorno il Signore Gopåla assieme ai pastorellidi Vraja, era impegnato nei pascoli. Brahmå Lo vi-de e fu confuso dalla Sua inscrutabile energia illuso-ria. Brahmå non ricordava chi fosse, se un semplicemortale o il Signore in persona. Il Ragazzo era trop-po bello, troppo radioso per essere una creatura diquesto mondo. Per disperdere i suoi dubbi Brahmårapì tutti i pastorelli e i vitelli e li nascose in una ca-verna.

L'onnisciente Ûrî Krishna con stupore di Brahmå,in un battito di ciglia, fece riapparire tutti i pastorel-li e i vitelli che facevano capriole e giocavano comeprima. Brahmå corse al luogo dove li teneva nasco-sti e li trovò là nella caverna. Corse ai pascoli e an-che là non era cambiato nulla. Completamente stu-pito vide anche che ogni pastorello era Nåråya∫a conquattro braccia e tutti tenevano la conchiglia, il di-sco, la mazza e il loto. Il mistero era risolto e saputo

che il bellissimo pastorello altri non era che il Signo-re e Maestro, liberò i pastorelli e i vitelli e si prostròai santi piedi del Signore Supremo che non aveva ri-conosciuto, e spaziando sulle Sue glorie, offrì conumile sottomissione le seguenti parole: "Io siedoesaltato sopra un trono regale, padrone di richezzeindescrivibili e di regni sconfinati, cose che sono ca-paci di condurre gli esseri fallibili verso l'infedeltà,l'ateismo e il materialismo. Ho tutte le ragioni perpregare di non essere sommerso nel fango della vitamateriale e dimenticare di adorare i Tuoi piedi di lo-to." Egli pregò anche di ricevere il diritto, nelle sue

vite successive, di servirLo in compagnia di altri de-voti.

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Secondo Raggio√ Guru-tattva

9Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Quando il Signore Gaurå∫ga apparve in questo mondo

La preghiera di Brahmå fu soddisfatta e quando ilSignore Supremo Ûrî Gauranga apparve in questomondo, gli fu concesso di discendere comeGopînåtha Åcårya. La sua anima era un alter ego diÊhåkura Haridåsa che è Prahlåda stesso, infatti

Êhåkura Haridasa è conosciuto anche come BrahmåHaridåsa.

Brahmå incontra Dvårakå Krishna

Mentre si trovava a Dvårakå, Ûrî Krishna stupì dinuovo Brahmå esibendo i Suoi infiniti poteri.Brahmå a quattro teste si recò là per avere udienzada Ûrî Krishna. Il portiere gli chiese di aspettare cheavrebbe informato Krishna. Krishna disse al portie-re di chiedere di quale Brahmå si trattasse. Brahmåfu stupito da questa domanda, ma mandò la risposta

dicendo che si trattava di Brahmå il padre di Sanakae Sanåtana. Il portiere gli mostrò la strada ed egli of-frì prostrati omaggi ai piedi di Krishna.

Dopo i consueti preliminari Brahmå disse: "Si-gnore, mi sono meravigliato, perchè hai fatto chie-dere che Brahmå fossi?"

Krishna sorrise e miriadi di Brahma iniziarono adapparire lì, alcuni con dieci teste, alcuni con centinaiadi teste, altri con milioni di teste; erano talmentegrandi che Brahmå a quattro teste sembrava un cu-mulo davanti a una catena di monti.

Ûrî Krishna li congedò e il Brahmå a quattro teste

disse: "Mio Signore, per Tua grazia ho avuto accessoalla conoscenza del Tuo infinito potere e delle Tueglorie che sono al di là della visione, delle parole edell'immaginazione di tutti." Ûrî Krishna rispose:"Brahmå, il tuo dominio si estende soltanto per cin-quanta crore di yojana; quindi sei un Brahmå pigmeocon solo quattro teste, ma vi sono mondi che si esten-dono per milioni di yojana e più grande è il mondo,più potente e glorioso è il Brahmå che lo governa.

La Mia gloria dai quattro aspetti costituisce la Miamaestà. Tra queste le tre glorie della libertà dai pro-blemi, dalla morte e da tutte le paure si riferiscono aGoloka; mentre la gloria che si riferisce alla Mia po-

tenza illusoria è solo un quarto della Mia gloria nel-la sua pienezza. Tutto ciò che tu vedi qui perciò, è so-lamente una frazione della Mia gloria. Chi la può va-lutare in tutta la sua pienezza?"

Jîva Brahmå e Mahå-Visnu Brahmå

Il Padma Purå∫a afferma che in certe ere, il mas-simo che la jîva di questo mondo può ottenere è laposizione di Brahmå e ciò grazie al merito di attivitàdevozionali; ma in certe altre ere quando non vi è un

essere competente, Mahå-Visnu Si manifesta par-zialmente come Brahmå allo scopo di mettere in at-to la creazione. E' una ulteriore evidenza per soste-nere che Brahmå può essere sia un'entità che si situa

oltre la giurisdizione di måyå che una jîva che si tro-va sotto la sua schiavitù.

Brahmå è essenzialmente una manifestazione par-ziale della potenza del Signore Supremo. Certe scrit-ture lo onorano come un essere su cui si impone lapotenza divina.

Dalla Brahmå Saµhita (5.49) sappiamo che:

bhåsvån yathåΩma-Ωakaleßu nijeßu teja˙ svîyam kiyat prak†ayaty api tadvad atrabrahmå ya eßa jagad-a∫∂a-vidhåna-kartå

govindam ådi-purußaµ tam ahaµ bhajåmi

"Come il sole trasmette alla gemma i suoi raggi dicalore e da ciò scaturisce una combustione, cosìViß∫u infonde in Brahmå una porzione della Sua po-tenza per iniziare la creazione della razza dei morta-li."

Brahmå è essenzialmente superiore alla jîva ordi-naria ma non è il Signore Supremo. Sambhu è po-tenziato da una forza divina ancora più grande.Svayaµbhu e Sambhu hanno due personalità: unaessenziale e l'altra apparente ed esterna. Fonda-mentalmente entrambi sono servitori del Signore Su-premo; ma svolgendo attività che si riferiscono all'e-nergia illusoria måyå, entrambi sono entrati in con-nessione con il mondo materiale; uno regola le atti-vità del mondo fenomenico, mentre l'altro è l'inse-gnante della saggezza empirica.

Gli Åcårya della Brahmå e della Rudra Sampradåya

Nella loro essenza spirituale però, uno è l'oggettodell'adorazione di Ûrî Madhvåpåda, il capostipiteÅcårya della comunità Brahmå e di quella deiMadhvå-Gaudiya nell'età di Kali, mentre l'altro è ilfondatore della comunità spirituale Rudra; ciò è con-fermato nel Mahåbhårata e nel Padma Pura∫a.

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10 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Nel precedente articolo è stata chiarita la differenza tra i “Due Buddha”, e Ûrîla Bhaktiprajñåna KeΩavaGosvåmî Mahåråja lo ha accertato attraverso il processo dell’aitihya, o riferimenti della tradizione storica.Ora, poichè aitihya non è sempre comprensibile per la gente comune, egli presenterà fianco a fianco le filo-sofie di Ûåkya-siµha o Gautama Buddha e di Ûa∫karåcårya, il fondatore della filosofia måyåvåda o imper-sonalismo, mostrando come siano fondamentalmente la stessa cosa. E' indispensabile comprendere in chemodo Ûa∫karåcårya abbia diffuso la sua filosofia måyåvåda. All’inizio qualcuno potrebbe chiedere: “Qual èlo scopo di arpeggiare sulla stessa corda a riguardo di due differenti Buddha?”

Qui devono essere ben chiari due punti. Il primo è che Buddha, l’originale nono avatåra di Viß∫u, era unlîlå-avatåra di Krishna. Perciò lo scopo della discesa del Signore Buddha, sebbene simile, essenzialmente sidiversifica da quella di Ûåkya-siµha o Gautama Buddha, dalle sue realizzazioni meditative e da ciò che ha pre-dicato. Lo scopo del Signore Bhagavån Buddha era di ristabilire fermamente un principio secondario o sub-

religioso. Egli predicò cioè la filosofia di ahiµså, la non violenza verso gli animali e gli altri esseri viventi.Questo stesso principio fu infuso nella filosofia di Gautama Buddha. Nel Ûrî Bhågavatåm®ta-Ka∫å, ÛrîlaViΩvanåtha Cakravartî Thåkura elenca Buddha come uno dei 25 lîlå-avatåra. Nel suo Ka∫å-prakåΩikå-v®tti,o commento a questo libro in lingua Hindi, Ûrîmad Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja scrive:

Kali-yuge prårambh mein atydhika nåstikon aur adhårmkonke ba∂a jåne para, unko mohita kara jagatkîrakßåke liye gayå pradeΩa mein añjana yå ajinke putrake rüp mein åvirbhüt hua the. Agni-purå∫a, våyu-purå∫a, skanda-purå∫adi inkå ullekha påyå jåtå he. Inhon yajñon mein do jånevalî paΩu-balikå ghora virodha kiyåthå, ye dayåkî mürti the.

Kucha loga kapilavastuke råjå Ωuddhodhanke putra gautamko hî bhagavån buddha månte hain, kintu yahamata savarthå bhrånta hai. Gautam buddha jîva hain. Inhonne veda-virodha nåstik bauddh-dharmkå pracårkiyå hai. In gautama buddhne gayåmein bhagavad-buddhke åvirbhav yå årådhanå sthal par buddhatvakî pråp-ti kî thî. Vahån åj bhî bodhi-va†-v®kßakå darΩan hotå hai.

“All’inizio del Kali-yuga, in quest’era satura di ateismo e di principi irreligiosi, è risaputo che, per diso-rientare il mondo e dare protezione alle mucche, Egli è apparso nella provincia di Gayå come il figlio di Añja-na o Ajina. Questo è anche affermato nell’ Agni Purå∫a, nel Våyu Purå∫a e nello Skanda Purå∫a. Egli pre-dicò contro gli yajña, o sacrifici di cavalli, mucche ed altre entità viventi. Era la dayå-mürti, o divina perso-nificazione della misericordia del Signore."

Alcune persone hanno pensato che Gautama, figlio del re Ûuddhodana di Kapilavastu, in Nepal, fossequella stessa Persona Suprema o Signore Buddha, ma questa idea diffusa è errata. Gautama Buddha era

una jîva, un’entità vivente. Egli si oppose ai Veda e predicò una sorta di ateistico bauddha dharma. Il luogodi adorazione di Gautama Buddha dove egli ottenne buddha o “illuminazione” e il luogo dove è apparsoBhagavån Buddha si trovano entrambi a Gayå. Ancora oggi si può vedere in quel luogo lo stesso bodhi o al-bero pîpal.”

Il secondo e più importante punto era affermato nel paragrafo conclusivo dell’ultimo articolo di 'Raggi diArmonia': “Sicuramente dal punto di vista storico questa differenza di opinioni potrebbe apparire lieve, ma ciònonostante il soggetto relativo alle qualifiche del guru deve essere assolutamente analizzato.” Gautama Buddhanon era parte di nessuna successione di maestro-discepolo. Non era connesso al precedente Signore Buddhada nessuna guru-paramparå. Il Signore Buddha era un lîlå-avatåra. Perciò le loro filosofie giungono a dif-ferenti conclusioni. Nel Brahma Yåmala, citato dal Bhakti-Rasåm®ta-Sindhu(1.2.101), si afferma:

Ωruti-sm®ti-pürå∫ådi-pañcaråtra-vidhiµ vinåaikåntikî harer-bhaktir-utpåtåyaiva kalpate

Chiare similitudini tra Buddha e Acårya Ûankara

Introduzione

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Terzo Raggio√ Pubblicazioni

11Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

“La pratica e l’mpegno nella bhakti compiuti con eccesso di zelo senza tener conto delle prescrizioni e in-giunzioni di Ωruti, sm®ti, purå∫a, pañcaråtra, e testi simili, diventa semplicemente un disturbo per la società.”

Perciò, questo sentimento troppo zelante e le susseguenti pratiche speculative possono essere considera-te una comprensione impropria sia della vaidhi-sådhanå-bhakti che della rågånugå-sådhanå-bhakti. Il versosuccessivo (BRS 1.2.102) cerca di liberarsi del tutto di queste errate tendenze:

bhaktir-aikåntikî-veyam-vicåråt patîyatevastutas tu tathå naiva yad-Ωåstrîyat-ekßate

“Per mancanza di appropriato giudizio, tale bhakti sembra essere piena di zelo, ma in realtà non c’è affat-to bhakti e conseguentemente non c’è nessuna zelanteria in essa, poichè il suo scopo è di essere antagonistaa tutti gli Ωåstra o ingiunzioni delle scritture.”

Iniziamo così a percepire l’importanza di un’autentica guru-paramparå. E' un metodo semplice, facile ediretto per verificare la validità dei propri giudizi sulla verità. E' un modo per liberarci dalla nostra menta-lità calcolatrice e della tendenza a ingannare che si manifesta principalmente in mokßa, il desiderio per la li-

berazione, la meta di tutti i jñåni. Senza una paramparå, Gautama Buddha non aveva modo alcuno di veri-ficare le sue meditazioni, così predicò una dottrina anti-vedica. Ora vedremo come Ûrîla Bhakti PrajñanaKeΩåva Mahåråja mette in luce come Ûa∫karåcårya riprese la stessa filosofia del naturalismo di GautamaBuddha, usando gli stessi concetti vestiti con differenti parole, per poi giungere a fornire spiegazioni vedichealle scritture, riconducendo così la gente verso i Veda. Fu un piano magistrale che avrebbe preparato il ter-reno atto a dimostrare le glorie supreme del Vaiß∫avismo che åcårya come Råmånujå, Madhvå, e Mahå-prabhu Ûrî Caitanya avrebbero poi seguito.

.Come è affermato nella Bhagavad-Gîtå (4.9), la nascita e le attività di Krishna sono misteriose e trascen-dentali perciò solo i devoti di Krishna le possono conoscere perfettamente. Ûaõkara non era così sciocco daritenere Krishna un uomo ordinario e quindi Gli offriva tutti gli omaggi devozionali, riconoscendoLo come

il figlio di Devakî e Vasudeva. Secondo laBhagavad-Gîtå

solamente conoscendo la nascita e le attività tra-scendentali di Krishna si può ottenere la liberazione acquisendo una forma spirituale simile a quella di Kri-shna. Ci sono cinque differenti tipi di liberazione. Chi si fonde nell’aura spirituale di Krishna, conosciuta co-me l’effulgenza del Brahman impersonale non sviluppa appieno il suo corpo spirituale. Chi però sviluppapienamente la sua esistenza spirituale diventa un associato di Nåråya∫a o Krishna, in differenti dimore spiri-tuali. Chi entra nella dimora di Nåråya∫a sviluppa una forma spirituale esattamente come la Sua (a quattrobraccia), e chi entra nell’ancor più elevata dimora spirituale di Krishna, conosciuta come Goloka Vrindava-na, sviluppa una forma spirituale a due braccia come quella di Krishna. Ûankara, in quanto incarnazione delSignore Ûiva, conosce tutte queste esistenze spirituali, ma non le rivela ai seguaci buddhisti del suo tempoperchè per loro era impossibile conoscere quel che riguarda il mondo spirituale. Il Signore Buddha predicòche il vuoto è la meta ultima, perciò come avrebbero potuto i suoi seguaci comprendere la varietà spirituale?

Così Ûankara disse: ‘brahma satyaµ jagan mithyå’, ossia, la varietà materiale è falsa ma quella spirituale è unfatto reale. Nel Padma Purå∫a il Signore Ûiva ha confermato di aver dovuto predicare nel Kali-yuga la filo-sofia di måyå, o illusione, come un altro aspetto della filosofia del “vuoto” di Buddha. Egli lo ha dovuto fa-re su ordine del Signore per ragioni ben specifiche. Tuttavia rivelò il suo vero pensiero raccomandando aquella gente di adorare Krishna, poichè nessuno si può salvare semplicemente con speculazione mentali com-poste da giochi di parole e manovre grammaticali. Ûankara istruisce così:

bhaja govindaµ bhaja govindaµbhaja govindam mü∂ha-mate

sampråpte sannihite kålena hi na hi rakßati ∂uk®n-kara∫e

“Voi sciocchi intellettuali, semplicemente adorate Govinda, adorate Govinda, adorate Govinda. La vo-stra conoscenza grammaticale e i vostri giochi di parole non vi salveranno al momento della morte.”

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Terzo Raggio√ Pubblicazioni

12 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

KiΩorî Mohana Ca††åpådhyåya, un affermato buddista, nel suo Prajñå-Påramitå Sütra, a pagina 177 di-chiara: “Il Ωünya, cioè lo stato di vuoto dei buddisti, e il brahma, o il piano etereo degli indù (di Ûankaråcårya)non sono differenti. Perciò il Ωünyavåda dei buddisti, la filosofia del vuoto o nichilismo, e il brahmavåda indùdi Sankara, la filosofia del monismo, sono semplicemente differenti parole con egual significato.”

Nessuno dissente sul fatto che KiΩorî Mohana fosse un influente sostenitore del dharma buddista. Nel suolibro egli convalidò il fatto che la dottrina di Acårya Ûankara e la dottrina di Buddha si equiparavano. I fi-losofi sånkhya e i pa∫∂ita guidati da Vijñåna Bhiksu, i filosofi påtanjala e gli yogî, i filosofi del Vedanta, e

moltissimiåcårya,

come Ûrî Råmånujå, Ûrîla Madhva, Ûrîla Jîva Gosvåmî, Ûrî Vallabhåcårya, Ûîila K®ß∫adå-sa Kaviråjå Gosvåmî, Ûrîla Baladeva Vidyåbhüßana, e persino dei pa∫∂ita buddhisti hanno sostenuto che ilmetodo di analisi di Ûankara è simile a quello di Buddha. Ûankara stesso mostrò molto rispetto e onore ver-so Buddha, come abbiamo precedentemente menzionato. Diversi Purå∫a hanno accertato che la filosofia diÛankara è pracchanna bauddha-våda, buddismo coperto o camuffato. La moltitudine di seguaci di Ûankaraha però interpretato l’evidenza di questi Ωloka dei Purå∫a dandogli valenza illusoria. Invece non c’è nessu-na ragione valida per non evidenziare questi Ωloka.

Le conclusioni del siddhånta enunciato da Buddha e da Ûankara coincidono

Esaminando tutti i tipi di aitihyam, o l'insieme di tradizioni e istruzioni storiche, troveremo molte simili-

tudini tra la filosofia di Ûankara e quella di Buddha. Tuttavia, se diamo alla filosofia di Ûankara solo la defi-nizione di buddismo coperto nel passaggio della storia e della tradizione, solleveremo semplicemente le pro-teste dei måyåvådi o impersonalisti. Proprio per rimuovere simili obiezioni e soddisfare i nostri stessi fini,senza pregiudizi stiamo riflettendo sul siddhånta di Ûankara e quello di Buddha, per mostrare come essi coin-cidano. Poichè l’odierna e principale corrente della scuola di pensiero di ‘vita måyåvåda o impersonalista’si è gradualmente sviluppata e ha prosperato, essendo diventata lo status quo o norma accettabile, stiamo oraumilmente proponendo ai nostri lettori di divenirne consapevoli.

La prak®ti o natura è måyå, o un aspetto di måyå. Perciò se il prak®ti-våda (naturalismo) di Buddha è an-ch’esso detto måyåvåda, ne consegue che essi non sono differenti. La dhåtu (radice) della parola budh, piùla ka®trvåcya o voce attiva, kta, ci dà la parola buddha. La radice della parola budh indica l'intelligenza o co-noscenza. Buddha è quella conoscenza che appare dal grembo di måyå ed è perciò denominata måyåvåda.Infatti, in seguito all’apparizione di Gautama, la filosofia måyåvåda assunse la sua forma distinta e fu predi-cata e divulgata in tutto il mondo. L’advaitavåda enunciata nell’era precedente da Viß∫u Buddha e l’advai-

Chiare similitudini tra Buddha e Acårya ÛankaraIn accordo alla filosofia buddhista, Ûankara era un buddhista

estratto dal

ovvero

Oµ Viß∫upadaÛrî Ûrîla Bhakti Prajñåna KeΩava

Gosvåmî Mahåråja(Fondatore åcårya della Gau∂îya Vedånta Samiti)

Måyåvådera JîvanîLa storia della Måyåvåda

(impersonalismo)

Vaiß∫ava VijayaLa supremazia del

Vaiß∫avismo(personalismo)

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13Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

tavåda enunciata dal Buddha attuale e da Ûankaråcårya sono completamente differenti. Tuttavia ora mo-streremo solo l’unità filosofica di Ûankara e del Buddha jîva. Jagat (l’universo materiale), brahma (il pianoetereo di luce), Ωünya (il vuoto) e l’unità tra il sentiero di mokßa (liberazione) e Ωünya, sono gli argomenti re-lativi alla filosofia di Buddha e Ûankara e non divergono tra loro. Essi sono descritti come segue:

1) L’opinione di Buddha è Jagat Mithyå, che l’universo è falso.

L’universo ( Jagat ) e il Ωünya, il concetto di vuoto o nulla, come esposto da Buddha, sono uguali. La for-mazione dell’universo è asat, temporale, ovvero Ωünya, e l’asat-svarüpa, o la sua identità intrinseca, in defini-tiva è anch’essa essenzialmente Ωünya. Ciò che è asat all’inizio e asat alla fine dev’essere asat o Ωünya anchenel mezzo. La forma di kåla, tempo, non è stata minimamente considerata. Ûünya all’inizio e Ωünya alla fi-ne è la sola considerazione. Atîta, il passato, è Ωünya; bhavißya, il futuro, è Ωünya; e ciò che è nel mezzo, vartmå-na, il presente, è Ωünya. Essi spiegano: “Il presente non è nient’altro che il tempo; passato e futuro sono al-tre parole per definirlo. Qualsiasi frase prima che sia pronunciata è futuro, e il momento dopo che è stata pro-nunciata è passato. Perciò il presente non può essere tracciato fuori dal tempo.” Mantenendo questa lineadi ragionamento, i buddhisti vogliono provare che la reale concezione dell’universo sia nulla e vuota.

Dire:“Råma è vissuto”, non è forse una sufficiente e chiara prova dell’esistenza di Råma? Avendo pro-nunciato il nome di Råma, possibile non esista nessuna persona con quel nome? Quindi, in riferimento al-

l'argomento in questione (il tempo presente), si può applicare lo stesso ragionamento. Di fatto, quando si am-mette l’esistenza del tempo, dobbiamo ammettere anche l'esistenza del presente, del passato e del futuro. Inogni caso, nell’ontologia buddista, il tri-kåla, o triplice aspetto del tempo universale, è accettato come mithyå,falso. Anche Acårya Ûankara ha accettato questa opinione. Qui di seguito viene chiaramente evidenziato:

2) Seguendo le orme di Buddha, Acårya Ûankara accettò il principio della causa del jagat o universo cometri-kåla-Ωünya, priva dei tre tipi di tempo, ovvero il vuoto. Egli la chiamò avidyå, dimenticanza o ignoranza.Questa avidyå è un immenso e inesprimibile principio di sad-asad, relazione reale e temporanea. Nel librodi Ûrî Ûankara, l’ Ajñåna-bodinî, è menzionato il jagat; se viene qui discusso, è per rendere più comprensibileil significato di questo argomento. Le sue otto sentenze sono:

bho bhagavån! yad brahma-måtra-siddhim tat kiµ satyam? are yathå indra-jålaµ paΩyati jana˙, vyåghra- jalata-∂ådi asatyatayå prati-bhåti kim? indra-jåla-bhrame niv®tte sati sarvaµ mithyety jånåti idantu sarveßåm-anubhava-siddhim.

In queste affermazioni egli definisce il jagat un bhrama, un'illusione, perciò ogni cosa è mithyå, erronea-mente percepita, come la magia di un illusionista. Nel sesto Ωloka del Nirvå∫a-DaΩakaegli inoltre dice: na jå- gran na me svapnako vå sußuptirna viΩva. Perciò in questa sentenza Ûankaråcårya ha suddiviso l’universo co-me fece Buddha. Inoltre ha detto:

åbhåtîdaµ viΩvam-åtmany-asatyaµ

satya-jñånånanda-rüpe∫a vimohåt nidrå-mahåt svapnavat tan na satyaµ Ωuddha˙ pür∫o nitya eka˙ Ωivo’ham(åtma-prapañcaka, 3° Ωloka, Ûankara)

Cioè: 'tan na satyaµ, svapnavat', il mondo non è reale, è asat, temporaneo e mithyå, falso, è come un so-gno. L’esistenza del mondo è percepita solo come un sogno fatto nel sonno. In sostanza non è reale.

Saµskåra, la natura innata, e svapna, sogno. In parecchie occasioni Buddha ha sottolineato particolar-mente il saµskåra, o natura innata del mondo. Acårya Ûankara dichiarò che il mondo si manifesta soltantocome svapnera, come un sogno. In realtà, saµskåra e svapna esprimono lo stesso concetto, poichè entrambisi evolvono dall’immaginazione. Ogni qualvolta si percepisce un sogno come sostanzialmente reale, la pro-pria natura innata ne è la causa prima. Questa è l’opinione dei filosofi. Sebbene il commento di Ûankara alVedånta-sütra attacchi il principio di saµskåra dei buddhisti, egli tuttavia sottilmente considera la percezio-

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14 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

ne del mondo e il principio del saµskåra simili ad un sogno. L’unica differenza è solo nei termini utilizzati.

Avidyå, nescienza ed ignoranza, e il Tri-kåla-Ωünya, il vuoto senza tempo.

Per Acårya Ûankara la causa del mondo è avidyå: ‘sad-asat-vilakßa∫a-anirvacanîyatvera’, l’inesprimibilenatura del sad-asat. Da questa prospettiva non vi è la minima differenza col tri-kåla-Ωünya, l’assenza dei tre

tipi di tempo, o vuoto, enunciata dai buddhisti. Egli lo equiparava all’esempio della madreperla e dell’ar-gento. Il riflesso argenteo della madreperla è paragonabile ad avidyå, ciò che nasce dall’ignoranza; perciò,questa jñåna argentata è solo un bagliore. Il riflesso è solo temporaneo. Nell’idea dei buddhisti è solo unacosa passeggera, cioè la conoscenza momentaneamente argentata è semplicemente ignoranza. Passato, fu-turo e presente, sono impercettibili, un’ignoranza o nescienza che non è reale ma solo falsa. Una volta men-tre stava commentando Acårya Ûankara, l’eminente scrittore Råjendranåtha Ghoßa Mahodaya, che pubblicò Advaita Siddhi, presentò una sorprendente spiegazione. Egli sottolineò: “Ciò che non esiste emette un ri-flesso, e ciò che esiste non emette nessun riflesso, per esempio brahma.” Questa spiegazione è molto similealla filosofia dei buddhisti. Il buddhista JñånaΩrî ha detto: ' yat sat tat kßa∫ikam' cioè tutto ciò che è preso per sat o satya, esistente o genuino in questo mondo, è temporaneo, perdura “per questo momento,” perciò èmithyå, falso. Nel suo libro Aparokßånubhüti, verso 44, facendo eco al kßanika-våda, il principio momenta-

neo di Buddha, Acårya Ûankara ha detto: ‘rajju-jñånåt kßa∫e naiva yadvad rajjur hi sarpinî’. Cioè: “Una cor-da può essere scambiata per un serpente, ma quell’idea errata è momentanea; perciò anche il jagat, o mon-do, essendo soggetto a quella valutazione errata, è anch’esso momentaneo.” Se si accetta questo aspetto diassenza di tempo come il vero principio Ωünya del mondo, in definitiva dov'è la differenza col tri-kåla-Ωünyadi Buddha, il momento della manifestazione del mondo? I lettori intellingenti dovrebbero riflettere su que-sto.

Glossario

Advaitavåda – monismo; Dio è uno, diventò un altro nome per måyåvåda.

Avidyå– dimenticanza del proprio vero sè e della propria relazione con Dio; scambiare un oggetto mute-

vole e temporaneo per un’entità eterna.Aitihya – istruzione tradizionale, racconti storici. Sebbene Ûrîla Jîva Gosvåmî includa aitihya in una par-

te di Ωabda o Ωruti, conoscenza rivelata, lo Ûrîmad Bhågavatam elenca questi quattro come i più autorevoli:

Ωruti˙ pratyakßam-aitihyam-anumånaµ catu߆ayam prama∫oßvana-vasthånåd vikalpåt sa virajyate

(SB 11.19.17)

“Tra i dieci tipi di pramå∫a, o modi di acquisire la conoscenza, quattro tra essi, Ωruti, conoscenza rivelata, pratyakßa, percezione diretta, aitihya, tradizione e anumåna, deduzione, sono i più autorevoli.”

Gautama – principe Siddhartha, figlio del re Ûuddhodana e della regina Måyådevî; divenne noto come il samana o ascetico Gautama dopo aver abbandonato la famiglia nel suo ventinovesimo anno di età. Gauta-ma Buddha è anche colui che propose la filosofia nyåya, argomento logico e ragionamento. Un altro nomedi Gautama è Ûåkya-Siµha Buddha.

Påtanjala - a߆ånga-yoga, gli otto aspetti dello yoga in accordo a Maharßi Påtanjali: yama, controllo dellepassioni, niyama, varie regole che includono l’auto controllo, åsana, pratica di differenti posizioni, prå∫ayå-ma, arte del controllo del respiro, pratyåhåra, frenare i sensi per prevenire il loro indugiare verso gli oggettidei sensi, dhårana, concentrazione della mente, dhyåna, meditazione e infine samådhi, trance e contempla-zione mistica del Divino.

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Primo Raggio√ Forum

15Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

La caduta di Brahmå o la

caduta dal Brahman?

Lettera di Ûrîla Gour Govinda Swåmî - 6 Settembre 1995"Sembra che siano stati fatti degli errori nel preparare i libri di Ûrîla Prabhupåda"

Mio caro Kavi Karnipura Dåsa,

Hare Krishna. Che tu possa sempre ricevere le benedizioni di Ûrî Ûrî Guru e Gaurånga. Tutte le glorie aÛrîla Prabhupåda.

Ti ringrazio per la tua lettera datata 2 Agosto 1995. L'ho letta attentamente e ho preso nota del suo con-tenuto.

Risulta chiarissimo che, secondo le affermazioni di guru, sådhu e Ωåstra, una persona che occupa la posi-

zione del Signore Brahmå non può cadere da quella posizione. Nel Quarto Canto (4.24.29) dello Ûrîmad-Bhå- gavatam puoi trovare l'affermazione fatta dal Signore Ûiva che dice:

svadharma-ni߆ha˙ Ωata-janmabhi˙ pumånviriñcitåm eti tata˙ paraµ hi måm

avyåk®taµ bhågavato 'tha vaiß∫avaµ padaµ yathåhaµ vibudhå˙ kalåtyaye

'Una persona che esegue per cento vite il suo dovere occupazionale si qualifica per occupare la posizionedi Brahmå, e se si qualifica ancora di più può avvicinare il Signore Ûiva. Una persona che si arrende diret-

tamente al Signore Krishna, o a Viß∫u, con un servizio devozionale incondizionato, viene immediatamentepromossa ai pianeti spirituali. Il Signore Ûiva e gli altri deva raggiungono questi pianeti dopo la distruzionedi questo mondo materiale.'

Perciò una persona che ha eseguito lo svadharma, il var∫aΩrama dharma per cento vite diventa qualifica-to ad occupare la posizione di Viriñci, il Signore Brahmå; chi ha compiuto maggiori attività pie può avvici-nare il Signore Ûiva. “Egli verrà a me,” dice il Signore Ûiva. Ma un Vaiß∫ava completamente arreso, un ca-ro devoto, un premî bhakta , va direttamente alla dimora del Signore. Egli non dovrà aspettare la fine del kal- pa. Quando avviene la distuzione totale alla fine del kalpa, kalpa-kßaya (la distruzione che avviene alla finedella vita di Brahmå), il Signore Ûiva afferma: “In quel momento noi andremo.”

Il Signore Ûiva e la persona che occupa la posizione di Brahmå alla fine del kalpa torneranno entrambi al-la dimora del Signore. Questo è ciò che dice Ûivajî stesso. Come è possibile allora che il Signore Brahmå ca-

da e diventi una formica? Dov'è scritto questo negli Ωåstra?Il Signore afferma nella Caitanya-Caritåm®ta (Madhya-lîlå 20.306):

kona kalpe yadi yogya jîva nåhi påyaåpane iΩvare tabe aµΩe 'brahmå' haya

Chi è qualificato a prendere la posizione di Brahmå? Il Signore dice: "Se in un kalpa non vi è nessuna en-tità vivente adatta ad occupare la posizione di Brahmå, Dio la Persona Suprema Stessa Si espande e assumela posizione del Signore Brahmå." Questa è la posizione elevata del Signore Brahmå.

Ancora nella Caitanya-Caritåm®ta sta scritto (Madhya-lîlå 20.303) che il Signore Brahmå è sia un gunå-vatara che un ΩaktyåveΩa avatåra :

garbhodakaßåyî-dvårå Ωakti sañcåri

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Primo Raggio√ Forum

16 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

vya߆i s®ß†i kare k®ß∫a brahmå-rüpa dhari

"Questo devoto viene potenziato da Garbhodakaßåyî Viß∫u. Quindi un'incarnazione di Krishna nella for-ma di Brahmå mette in atto la creazione totale dell'universo."

Jîva-rüpa 'brahmåra' åveΩåvatåra-nåma

C.C. Madhya-lîlå 20"Quando un'entità vivente è potenziata ad agire come Signore Brahmå, deve essere considerata un Ωaktya-

veΩa åvatåra." Perciò risulta chiaro che Brahmå è un'incarnazione del Signore, come è possibile che cada?Nello Ûrîmad-Bhågavatam, Sesto Canto, (6.3.22) viene data la lista dei dodici mahåjana:

svayambhur nårada˙ Ωambhu˙kumåra kapilo manu˙

prahlådo janaka bhißmobalir vayåsakîr vayam

Svayambhur significa il Signore Brahmå. Egli è il primo mahåjana della lista. Come potrebbe essere con-siderato un mahåjana se cade?

La nostra sampradåya è la Brahmå-Madhvå-Gau∂îya Sampradåya. Il Signore Brahmå capeggia la nostra sampradåya. Se il capo della nostra sampradåya cade, come farebbe a essere una sampradåya autentica?Tutti questi punti sono facili da comprendere.

Quindi ora la mia domanda è: "Hari Sauri presentò tutti questi punti a Ûrîla Prabhupåda? Chiese dellechiarificazioni ulteriori? Potresti chiedergli se ha avuto delle spiegazioni da Ûrîla Prabhupåda riguardo que-sti punti. Qual è stata la risposta di Ûrîla Prabhupåda? Vorrei sentirla."

Poichè è evidente il contrario, posso affermare che vi sono stati degli errori nel preparare i libri da stam-pare. Il Signore Brahmå non può mai cadere dalla sua posizione.

Invece il punto è che se uno entra nella regione del Brahman, da quella posizione può cadere. Da lì eglientra nel mondo materiale nelle specie di vita inferiori. Ûrîla Prabhupåda afferma: "La conclusione è chel'origine della vita è l'effulgenza del corpo di Dio la Persona Suprema." Questa è la conclusione che ÛrîlaPrabhupåda ha dato nella sua spiegazione allo Ûrîmad-Bhågavatam (4.30.5).

Nella Caitanya-Caritåm®ta (Madhya-lîlå 8.257) rispondendo alla domanda posta da Ûrî Caitanya Mahå-prabhu Ûrî Råmånanda Råya spiega:

mukti, bhukti våñche yei, kåhån dunhåra gati?'Sthåvara-deha, deva-deha yaiche avasthiti'

"Qual è la destinazione di coloro che desiderano la liberazione e di coloro che aspirano alla gratificazio-

ne dei sensi?" Chiese Ûrî Caitanya Mahåprabhu.Råmånanda Råya rispose: "Coloro che tentano di immergersi nell'esistenza del Signore Supremo do-vranno accettare un corpo da albero. E coloro che sono molto inclini alla gratificazione dei sensi otterran-no un corpo da deva."

Quindi Råmånanda Råya spiega che chi entra nella regione del Brahman, da là passerà poi nelle specie piùbasse, sthåvara-janma. Nascerà come albero o montagna. La caduta si fa dal Brahman, non la fa Brahmå.Sembra che siano stati fatti degli errori nel presentare le parole di Ûrîla Prabhupåda.

Possa questa lettera trovarti in buona salute e in un sentimento estatico di Coscienza di Krishna.Tuo eterno benefattore,

Goura Govinda Swåmî

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Quarto Raggio√ Personalità Vaiß∫ava

17Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Breve BiografiaTraduzione dell’articolo in Hindi pubblicato sul Bhågavat-patrikå

nel Febbraio 1998

råΩi, dalle stelle nakΩatra e dal giorno lunare o tithi,che in futuro questo bimbo sarebbe diventato unapersonalità potente e divina.

La sua carta astrologica predisse che egli avrebberinunciato alla famiglia e avrebbe accettato sannyå- sa per predicare il bhakti dharma nel mondo intero.Dopo aver sentito che il figlio avrebbe in futuro la-sciato la casa, sua madre esclamò: "Sapevo benissi-

mo che Vinoda non sarebbe rimasto a casa e che sa-rebbe partito in un qualsiasi momento. Questo bam-bino, come una nuvola, è potenziato di qualità comela forza, la gentilezza, la mugnificenza e la religiosità,avrebbe avuto cioè un carattere miracoloso." Quin-di la madre pensò sempre che suo figlio non era unapersona comune bensì una persona divina e avevasempre paura che se ne sarebbe andato in un qual-siasi momento. Molte volte egli si trovò in punto dimorte ma per la misericordia di Krishna si salvò sem-

pre.Nella sua infanzia tutti notarono dei sintomi spe-ciali. Egli accompagnava con entusiasmo suo padreai templi e alle lezioni religiose, sempre ascoltandocon profonda concentrazione. La madre e la zia pa-terna erano profondamente religiose e da loro egliereditò questo sentimento. Un giorno suo padremorì in un luogo chiamato Nauåkhali quando Vino-da era un bambino di soli otto anni che andava an-cora a scuola. In quel momento tutto il carico delmantenimento, del sostegno e dell'educazione dei fi-

gli ricadde sulla madre, Ûrîmatî Bhuvana Mohinî.Durante il periodo degli studi di Vinoda-bihårîjî, lamadre gli permise di sviluppare appieno le sue capa-cità senza restrizioni. Egli seguiva con risolutezzatutte le regole religiose, la logica e la morale, e per isuoi consigli e la sua guida divenne un modello idea-le per i suoi compagni di scuola. Egli fondò un'isti-tuzione caritatevole per molti poveri e per le perso-ne senza aiuto e bisognose di cibo, abiti e medicine.Durante il tempo libero, alla fine della scuola, egliserviva i poveri e i bisognosi con magnanimità poi-chè la gentilezza era il modello della sua vita.

Dopo aver completato la sua educazione prelimi-

√ Ûrî Ûrîmad Bhaktiprajñåna KeΩava√Gosvåmî Mahåråja

Trida∫∂î Swåmî Ûrî ÛrîmadBhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Ûrî Gau∂îya 'åcårya keΩari' oµ viß∫upåda a߆†ota-

ra-Ωata Ûrî Ûrîmad Bhakti Prajñåna KeΩava GosvåmîMahåråja è il decimo nella linea disciplica dopo ÛrîCaitanya Mahåprabhu e dopo Ûrîla BhaktisiddåntaSarasvatî Prabhupåda ed è un pilastro importante al-l'interno della bhagavata-guru-paramparå della ÛrîBrahmå Mådhva Gau∂îya Vaiß∫ava Sampradåya.Centotrè anni fa, nel Bengala orientale oggi cono-sciuto come Banglådeßa, nel distretto di BariΩåla, du-rante il mese di Mågha, il giorno di k®ß∫a-t®tîyå-tithiovvero il 24 Gennaio 1898, all'interno di una famiglia

di persone altamente educate e di alta classe apparte-nente al lignaggio di Guha Êhåkura, fece la sua appa-rizione un bambino divinamente trascendentale.Molti Vaiß∫ava elevati, santi, scienziati rinomati, capipolitici e studiosi sono nati nel Bengala Orientale nellignaggio della famiglia di Guha Êhåkura.

Il padre di Ûrîla Bhakti Prajñåna KeΩava GosvåmîMahåråja era Ωrîyuta Ûåratcandra Guha Êhåkura e lamadre era Ωrîyuta Bhuvana Mohinî Devî. Il padre erauna persona estremamente religiosa, sincera e dalcuore semplice, era un benefattore, un filantropo dal

carattere immacolato ed un devoto del Signore. Inmodo simile sua madre, Ûrîyuta Bhuvana MohinîDevî, era la figlia molto educata di un grande pro-prietario terriero, una persona amante della discipli-na, grave, molto religiosa, di natura sattvica ed una si-gnora molto qualificata. Così egli nacque da genitoriche possedevano tutte le qualità auspiciose.

Dopo la sua nascita tutti erano felici perchè la suacarnagione era come l'oro fuso ( sudîpta); dopo avervisto il suo sorriso angelico tutti lo chiamarono"Jonå". "Jonå" è un diminutivo di Jyotsnå, la sofficee incantevole luce della luna piena. Bråhma∫a eastrologi famosi predissero dai suoi segni zodiacali o

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Quarto Raggio√ Personalità Vaiß∫ava

18 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

nare, Ûrî Vinoda-bihårîjî si iscrisse all'Uttarapå∂åCollege vicino a Calcutta, ma si trasferì poi al Dau-latapura College per alcune difficoltà. Là il diretto-re ed i professori furono stupiti della sua brillantez-za accademica; tutti gli insegnanti e gli studenti lo ri-spettavano e lo onoravano per le sue profonde ana-

lisi filosofiche della Ûrî Caitanya Caritåm®ta, delloÛrîmad-Bhågavatam e della Gîtå.Nel 1915 jagat guru oµ viß∫upåda Ûrîla Bhakti-

siddånta Sarasvatî Êhåkura Prabhupåda si trovava aÛrîdhåma Måyåpura con le sue prime due discepole,le eruditissime Ûrîmatî Saroja-våsinî e Ûrîmatî Priyat-tamå Devî. Durante i nove giorni del parikramå diNavadvîpa Dhåma e del festival di Ûrî Gaura jan-motsava, Ûrî Vinoda-bihårîjî ebbe la fortuna di ascol-

Ûriî Ûrîmad Bhaktiprañåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja

tare harikathå direttamente dalla bocca di molti ora-tori ma, dopo aver ascoltato la potente hari kathå di jagat-guru Ûrîla Prabhupåda Bhaktisiddånta, la suavita cambiò completamente. In quel momento eglipromise a sè stesso di intraprendere la pratica delbhajana. Il giorno di Gaura-pür∫imå, allo Yoga-

pî†ha, il luogo della nascita di Mahåprabhu, ÛrîlaPrabhupåda gli diede l'harinåma.Tornato a casa egli perse interesse per gli studi. Da

quando aveva compiuto dieci o dodici anni si era pre-so la responsabilità di dirigere la proprietà del padre,ma ora non aveva più nessun interesse in questo. Tro-vava ogni scusa e approfittava di ogni opportunità perlasciare gli studi o i suoi doveri ed andare a prendereil darΩana dei piedi di loto di Ûrîla Prabhupåda eascoltare l'hari-kathå.

Alla fine egli abbandonò l'ateo indottrinamento e

il desiderio di laurearsi all'università, lasciando ognicosa promise di passare il resto della sua vita vicinoal suo guru a Ûrî Måyåpura. Senza neppure farsi re-stituire le tasse scolastiche versate per gli esami fina-li, egli abbandonò la casa e tutto il resto e si presentòa Måyåpura. Era il 1919 allo Yogapî†ha di ÛrîdhåmaMåyåpura, durante il mese di Phålguna, cioè Marzo,quando Ûrîla Prabhupåda vedendo la ferma risolu-tezza e la sincerità di cuore di Ûrî Vinoda-bihårîjî nel-l'intraprendere il bhajana gli diede dîkßå.

Finchè non si riceve lamahat purusa

o la miseri-cordia senza causa di un puro devoto, la bhagavat-bhakti, il servizio devozionale, non può essere otte-nuto; senza la misericordia del devoto non possiamoricevere la misericordia di Krishna, perchè la miseri-cordia di Krishna giunge attraverso i Suoi devoti. E'affermato negli Ωåstra: ‘bhaktistu bhagavad-bhakta- sangena parijåyate’, la bhakti si manifesta tramite l'as-sociazione dei devoti del Signore. (B®han Nåra∂îyaPurå∫a 4.33; Hari-bhakti-vilåsa 10.279)

mahat-k®på binå kona karme 'bhakti' nayak®ß∫a-bhakti d¨re rahu, saµsåra nahe kßaya

"Finchè non si è favoriti da un puro devoto (mahat )non si può raggiungere la piattaforma del servizio de-vozionale. Che dire della k®ß∫a-bhakti, non sarebbepossibile neppure liberarsi dai legami dell'esistenzamateriale." (CC M. 22.51)

Un giorno, sotto la direzione del suo guru, egli sirecò a Kuliyå Navadvîpa a prendere il darΩana di pa-rama-siddha Ûrîla GaurakiΩora Dåsa BåbåjîMahåråja, il gurudeva di Ûrîla Prabhupåda. Era il

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Quarto Raggio√ Personalità Vaiß∫ava

19Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Vaiß∫ava più famoso di Vraja ma∫∂ala, Gau∂ama∫∂ala e Kßetra ma∫∂ala. La naturale attitudine diÛrî Vinoda-bihårî e la sua ni߆hå per il bhajana, la sua guru-ni߆hå e il suo entusiasmo, fecero così tanto pia-cere a Ûrîla GaurakiΩora Dåsa Båbåjî Mahåråja cheegli mise la sua mano sulla testa di Ûrî Vinoda-bihårî

e gli diede l'åΩîrvåda dicendo: "Ti porto via tutte ledifficoltà e gli ostacoli della tua vita. Devi compiereil sådhana-bhajana senza paura e predicare gli inse-gnamenti di Mahåprabhu in tutto il mondo." Era un siddha-mahåtmå, quindi le sue benedizioni portaro-no i frutti. Così durante tutta la sua vita Ûrî Vinoda-bihårî predicò ovunque la Ωuddha-bhakti vigorosa-mente e senza paura. Vi furono molte difficoltà, manon riuscirono a sfiorarlo minimamente.

Vedendo che in breve egli diventò molto espertoin tutto, Ûrîla Prabhupåda lo investì della responsa-

bilità di pubblicare il settimanale Gau∂îya Patrikå aK®ß∫anagara, Ûrî Atulacandra Bando-pådhyåya ov-vero Bhakti Såranga Mahåråja, a quel tempo era l'e-ditore della rivista. Da quel momento venne stam-pato e spedito anche un giornale quotidiano, il Na-dia PrakåΩa. In entrambe queste pubblicazioni ÛrîVinoda-bihårî scrisse articoli che tutti leggevano conentusiasmo. Il giorno 23 del mese di Agrahåyanadell'anno bengali 1329 (Novembre-Dicembre 1922),Ûrîla Prabhupåda lo incaricò di dirigere la Ûrî Cai-

tanya Ma†ha di Måyåpura, lama†ha

principale dellaCaitanya Ma†ha. Egli diresse abilmente questama†ha ed era lo zamîndåra, il proprietario terriero ditutte le ma†he delle vicinanze. Tutti gli affittuari era-no affascinati dalle sue parole e dal suo comporta-mento, ed anche se erano soliti ritardare il paga-mento degli affitti, dopo che fu incaricato lui, tutti ini-ziarono a pagare con puntualità.

Nel Marzo del 1928, al tempo del Dhåma Parik-ramå, durante il trentottesimo incontro annuale delDhåma Pracåri∫î Sabhå, Ûrîla Prabhupåda elargì a

profusione le sue benedizioni su Ûrî Vinoda-bihåriîper il suo eccellente servizio. In quell'occasione ÛrîVinoda-bihårî Brahmacårî diede un'eccellente Ωåstra-pramå∫a, lezione, parlando del confratello ÛrîParamånanda Brahmacårî e questo compiacque mol-to e soddisfò Ûrîla Prabhupåda. A seguito di questalezione filosofica, Ûrîla Prabhupåda elargì a Ûrî Vi-noda-bihårî la comprensione di tutte scritture filoso-fiche. Successivamente a questo fatto, Ûrî Vinoda-bihårî divenne presto un filosofo elevato e uno spe-cialista nei sei dårΩana, incluso il Vedånta. In quel pe-riodo egli iniziò a scrivere articoli che successiva-mente vennero raccolti nel libro 'Måyåvådera Jîvanî'.

Nella storia dei Sårasvata Gau∂îya Vaiß∫ava, il4 di Marzo 1925, il festival dell'apparizione di ÛrîGaura, diventò un giorno indimenticabile poichè jagad guru Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî Êhåku-ra inaugurò il Parikramå di Navadvîpa Dhåma.Migliaia di uomini e donne fedeli si riunirono per

questo parikramå yåtrî. Lo yåtrå attraversò ilGange, raggiunse Kuliyå a Navadvîpa e si recò altempio di Prau∂håmåyå dove Ûrîla Prabhupådainiziò a dare un pravacana (discorso) sulle gloriedel Dhåma. In quel momento un gruppo di smår-ta bråhma∫a cospirò per attaccare Ûrîla Prabhupå-da con delle bottiglie di vetro, acqua bollente, ba-stoni e pietre; essi circondarono e attaccarono lo yåtrî con l'intenzione di uccidere Ûrîla Prabhupå-da. Tutti iniziarono a scappare a destra e sinistratentando di sfuggire a questa aggressione, ma il co-

raggioso Ûrî Vinoda-bihårî Brahmacårî mettendoin gioco la sua stessa vita, protesse Ûrîla Prabhupå-da. Egli portò Ûrîla Prabhupåda nella casa di unfedele g®hastha e là diede a Ûrîla Prabhupåda i suoiabiti bianchi scambiandoli con gli abiti da sannyå- sî di Prabhupåda di modo che gli aggressori scam-biassero lui per Ûrîla Prabhupåda. Essi lo attacca-rono pensando fosse Ûrîla Prabhupåda e tentaro-no di ucciderlo, ma la polizia lo salvò e lo portò aMåyåpura.

Nelle prime pagine dei giornali di Kuliyå a Na-vadvîpa fu riportato questo atroce attacco a ÛrîlaPrabhupåda e fu criticato questo comportamentoaggressivo. Tutti ammirarono l'esemplare guru-ni߆ha e guru-sevå di Ûrî Vinoda-bihårî. Alcunima†ha-våsi pensarono anche che Ûrîla Prabhupå-da lo avesse benedetto e dicevano: "Oggi Ûrî Vi-noda-bihårî Brahmacårî ha ricevuto sannyåsa at-traverso l'abito gaurika color zafferano ed il tri-da∫∂i di Ûrî Gurudeva. Questo incidente ci ricor-da del caro discepolo di Ûrî Råmanujåcårya, Ûrî

KureΩa che compì un simile inaspettato ed esem-plare guru-sevå. Anche Ûrî KureΩa non esitò a ri-schiare la sua vita per il sevå e la protezione del suo gurudeva. Dopo aver ricevuto dal suo gurudeva il sannyåsa veßa, egli si recò alla råjå sabhå, l'assem-blea del capo degli Ûivaiti. Là egli si presentò in-nanzi al gruppo rivale e distrusse il loro falso siddhånta, ma con dei sotterfugi ingannevoli essidichiararono la sua sconfitta e, convinti che ÛrîKureΩa fosse Ûrî Råmanujåcårya, gli strapparonogli occhi. Dopo qualche tempo egli si recò dal suo gurudeva e cadde ai suoi piedi; ma non appenanacque in lui il desiderio di vedere il suo gurudeva

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Quarto Raggio√ Personalità Vaiß∫ava

20 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

subito riacquistò una nuova vista (nava-jyoti) e poiÛrîla Råmanujåcårya lo abbracciò. Ancora oggi il gu-ru sevå di Ûrî Vinoda-bihårî viene ricordato dall'in-tera comunità Sårasvata Gau∂îya Vaiß∫ava con gra-titudine, come quello di Ûrî KureΩåcårya.

Un pomeriggio, nel periodo in cui Ûrî Vinoda-

bihårî Brahmacårî era incaricato della Ûrî CaitanyaMa†ha, giunsero alla ma†ha due ospiti. Uno era Atu-lacandra Bandopådhyåya e l'altro era Atulak®ß∫aDatta, in quel momento entrambi funzionari delleferrovie. Tutti i ma†ha-våsî avevano già finito diprendere prasåda. Era estate, il mese di Giugno e fa-ceva molto caldo. I due ospiti erano assetati e accal-dati. Ûrî Vinoda-bihårî li mandò a fare il bagno nelGaura-ku∫∂a mentre lui si occupava velocemente dipreparare qualcosa. In breve tempo i due tornaronoalla ma†ha e trovarono molte preparazioni e i due

onorarono il mahå-prasåda con gusto. Essi glorifi-carono i ma†ha-våsî per il buonissimo prasåda e peril loro sevå. Dopo aver avuto il darΩana di ÛrîlaPrabhupåda e di Ûrî Vinoda-bihårî, essi si sentironoprofondamente toccati dall'elevato livello di hari-kathå di Ûrîla Prabhupåda. Dopo soli pochi giorni la-sciarono la casa, la famiglia e tutto il resto per segui-re Ûrîla Prabhupåda e predicare ovunque la Ωuddha-bhakti del Signore Gaurånga.

Dopo che Ûrî Atulananda Bandopådhyåya accettò sannyåsa

il suo nome diventò Bhakti Saranga Go-svåmî Mahåråja e dopo che Atulak®ß∫a Datta presedîkßå fu conosciuto come l'illustre Ûrî AtîndriyaBhakti-gu∫åkara Prabhu, la cui famosa raccolta di Ωloka era conosciuta come la Gau∂îya Ka∫†hahåra.Entrambe queste divine personalità rimasero per tut-ta la vita dei cari amici di paramårådhya Ûrîla Bhak-ti Prajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja.

Nel 1932 Ûrîla Prabhupåda fondò a ÛrîdhåmaMåyåpura l'Istituto Êhåkura Bhaktivinoda, unascuola superiore di Inglese e Ûrî Vinoda-bihårî Brah-

macårî fu incaricato di far parte del collegio dei do-centi. Dovuto al dolce e gentile comportamento diÛrî Vinoda-bihårî, questo istituto divenne una scuo-la ideale e rinomata in tutto il Bengala. ÛrîlaPrabhupåda era estremamente affezionato a Ûrî Vi-noda-bihårî; tutti i suoi discepoli li chiamava semprecon 'ap' (una forma rispettosa del tu') ma con lui si ri-volgeva sempre con 'tum' (una forma intima del tu).

Un giorno Ûrîla Prabhupåda manifestò il passa-tempo di essere malato, il suo asvastha-lîlå. Ûrî Vi-noda-bihårî Brahmacårî lo servì talmente bene cheÛrîla Prabhupåda ne fu così soddisfatto da conceder-gli il divino n®siµha-mantra. Quando Ûrîla

Prabhupåda era ancora presente mandò Ûrî Vinoda-bihårî Brahmacårî, accompagnato da altri brah-macårî, a Ûrî Purî Dhåma, a Ka†aka, Darjeeling,Prayaga e vari altri luoghi per predicare la pura bhak-ti.

Nel 1935 il governatore del Bengala Sir John An-

derson assieme al gruppo dei suoi principali collabo-ratori, giunse ad avere il darΩana di Måyåpura. Inquell'occasione la Gau∂îya Ma†ha di Ûrî Vinoda-bihårî Brahmacårî, k®ti-ratna (il gioiello tra coloroche sono esperti a realizzare cose) assieme all'erudi-to pa∫∂ita Atulacandra Bandopådhyåya Bhakti Så-rangajî, con onore diede il benvenuto al governatorenel luogo dell'assemblea. Ûrîla Prabhupåda avevaordinato loro di prendersi cura di tutti i particolariper la visita del governatore e degli ufficiali che lo ac-compagnavano. Inoltre nel 1935 Ûrîla Prabhupåda,

accompagnato da Ûrî Vinoda-bihårî e da altri disce-poli, si recò a Ûrî Gayå-Dhåma, il luogo dell'appari-zione del Signore Buddha e di prema-kalpa-taru ÛrîMådhavendra Purî e del suo discepolo ÈΩvara Purî.Là essi fondarono una Ûrî Gau∂îya Ma†ha.

Dal 1935 al 1936, per un intero anno Ûrîpåda K®ti-ratna Prabhu fu incaricato da Ûrîla Prabhupåda di di-rigere la Ûrî BaleΩvara Gau∂îya Ma†ha. In quel luo-go egli scrisse un articolo intitolato "Ûrî Êhåkura Sac-cidånanda Bhaktivinoda Ûirßaka", che fu elogiato da

tutti i Vaiß∫ava e pubblicato nel quotidianoNadiå-

PrakåΩa.Nel 1935 Ûrîla Prabhupåda osservò il niyama-sevå

di Kårtika, Ûrî Dåmodara-vrata, al Ûrî Rådhå-ku∫∂a.Durante quel periodo, Ûrîla Prabhupåda assieme aisuoi associati intimi, rimase per un mese al Rådhå-ku∫∂a e diede regolarmente delle lezioni sulla ÛrîCaitanya-Caritåm®ta, Ûrîmad-Bhågavatam e ÛrîRådhå-Govinda-lîlå-kirtana e parlò delle glorie delRådhå-ku∫∂a e del Ûyåma-ku∫∂a. In quel periodoÛrî K®ti-ratna Prabhu fu uno dei più intimi servitori

di Ûrîla Prabhupåda.

L'entrata di Ûrîla Prabhupåda nei Nitya-lîlåe l'antaranga-sevå di Ûrî Vinoda-bihårî k®ti-

ratna Prabhu

Nell'ottobre 1936 Ûrîla Prabhupåda si recò assie-me ai suoi associati, alla Ûrî Purußottama Gau∂îyaMa†ha di Jagannåtha Purî e là osservò il niyama-sevådi Kårtika, il Dåmodhara vrata. Ûrîla Prabhupådacelebrò il Girîråja Govardhana püjå e il festival del-l'Annakü†a leggendo gli stava-stotra, le preghiere chesono in forma di mantra, scritti da Ûrî Rüpa Gosvåmî

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Quarto Raggio√ Personalità Vaiß∫ava

21Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

e da Ûrî Raghunåtha Gosvåmî; egli celebrò con tuttoil cuore e l'anima questo festival. Subito dopo ÛrîlaPrabhupåda osservò il viraha-mahotsava, il festivaldella scomparsa del suo adorabile gurupåda-padmaÛrîla GaurakiΩora Dåsa Båbåjî Mahåråja. In quel-l'occasione egli disse ai suoi discepoli di compiere il

bhajana sinceramente e con un senso di urgenza per-chè il tempo che restava non era molto. Il 7 di Di-cembre Ûrîla Prabhupåda tornò da Purî Dhåma allaÛrî Calcutta Gau∂îya Ma†ha. Là egli passò il tempoin compagnia dei devoti, conversando costantemen-te sull'hari-kathå e compiendo il kîrtana. Il mattinopresto egli entrò negli apraka†a-lîlå (passatempi nonmanifesti) e fu som-merso dall'emozio-ne mentre ascoltavail suo kîrtana prefe-

rito, Ωrî rüpa-mañjarî-pada.

Le istruzioni fina-li rivolte ai suoi di-scepoli furono: "Do-vete sempre restareuniti, cooperare, es-sere buoni amici epredicare con entu-siasmo il desiderio

profondo di Ûrî Rü-pa-Raghunåtha.L'ambizione piùgrande della mia vitaè poter diventare lapolvere dei piedi santi dei Vaiß∫ava Rüpånuga. Sedesiderate dare piacere ai sensi trascendentali dellanon duale para-tattva Ûrî Rådhå-K®ß∫a yugala, allo-ra dovete rimanere sempre uniti cooperando e servi-re l'åΩraya-vigrahacon amore ed affetto. Dovete vi-vere in questo mondo in modo semplice e con l'uni-

co scopo di compiere l'hari-bhajana. Dovete esseredeterminati a fare il bhajana e a trascorrere la vostraintera esistenza progredendo nel bhajana. Non do-vete mai lasciare l'hari-bhajana anche se venisserocentinaia di ostacoli come apamåna o mancanza dirispetto, lånchanå o insulti e aggressioni o qualsiasialtra condizione. Vedendo che molte persone in que-sto mondo non accettano il puro k®ß∫a-sevå, non do-vete mai permettere che la vostra determinazione siaffievolisca. Non abbandonate mai il vostro bhaja-na di Ωravana, ascolto; il kîrtana, canto o qualsiasi co-sa in relazione agli argomenti che riguardano Krish-na. Impegnatevi sempre nel fare l'hari-kîrtana se-

guendo t®inåd api sunîcena, ossia sentirsi umili comeun filo d'erba, e taror api sahißnunå, essere tolleran-ti e pazienti come un albero."

Durante la parte finale della notte del 31 Dicem-bre 1936, svarüpa-rüpånuga-vara, il migliore tra i se-guaci di Ûrî Svarüpa Dåmodara e Ûrî Rüpa Gosvåmî,

la Nayana-ma∫i di Ûrî Rådhå, Vårßabhånavî-dayitaDåsa, Ûrîla Bhaktisiddånta Sarasvatî ÊhåkuraPrabhupåda entrò nei niΩånta-lîlå di Ûrî Rådhå-Go-vinda.

Subito dopo che Ûrîla Prabhupåda entrò negliapraka†a-lîlå, tutti i suoi discepoli si immersero in unoceano di viraha, separazione, e Ûrî Vinoda-bihårî

piangendo conti-nuamente, caddeprivo di sensi. Isuoi confratelli in

qualche modoriuscirono a farlorinvenire e a rap-pacificarlo. Poialcuni discepoliorgogliosi e cosid-detti 'preferiti' diÛrîla Prabhupåda,volevano cremareil corpo aprak®ta

di Ûrîla Prabhupå-da al crematorioNimtalå-gha†a diCalcutta, maÛrîpåda Vinoda-

bihårî Brahmacårî protestò con forza. Su propostadi Ûrî Vinoda-bihårî il divino corpo di ÛrîlaPrabhupåda fu posto in un samådhi sulle rive del suocaro Rådhå-ku∫∂a a Ûrîdhåma Måyåpura. Quei di-scepoli che erano favorevoli alla cremazione voleva-no inoltre svolgere la cerimonia Ωraddhå in accordo

alle regole smårta, ma Ûrî Vinoda-bihårî Brahmacårîobbiettò con forza anche a questo, e quindi non fufatto. Fu celebrato un grande festival viraha con lapresenza di molti preminenti Vaiß∫ava åcårya pro-venienti da tutta l'India; elevati pa∫∂ita e molti di-scepoli glorificarono le divine qualità di ÛrîlaPrabhupåda, il suo carattere divino e lo scopo dellasua venuta in questo mondo, offrendo pußpåñjali aisuoi piedi di loto. MahopadeΩaka K®ti-ratna Prabhulavorò duramente per fare tutti gli arrangiamenti diquesto festival viraha-utsava.

Da sinistra a destra: Ûrîla Bhakti Promode Purî Mahåråja, Ûrîla BhaktiRakßaka Ûrîdhara Mahåråja, Ûrîla Bhakti Sarvasva Giri Mahåråja,Ûrîla Bhakti Prajñåna KeΩava Mahåråja, Ûrîla Bhakti Vicåra Yayavåra

Mahåråja e Ûrîla Bhakti Vedånta Nåråya∫a Mahåråja

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Quarto Raggio√ Personalità Vaiß∫ava

22 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

√Lettera dall’America

Lezione del 21 Ottobre 1968 - Seattle - USA

Ûrîla A.C. Bhaktivedånta Swåmî Prabhupåda

√Si deve accettare l'ordine di rinuncia da un'altra

persona che si trova nell'ordine di rinuncia. Io nonavevo mai pensato di dover accettare questo ordine

di rinuncia della vita. Quando mi trovavo nella vitadi famiglia, con la moglie e i figli, a volte sognavo ilmio maestro spirituale che mi chiamava ed io lo se-guivo. Quando il sogno terminava, con un po' di ter-rore pensavo: "Oh, Guru Mahåråja vuole che io di-venti un sannyåsî. Come potrò accettare sannyåsa?"A quel tempo non mi sentivo bene al pensiero di do-ver abbandonare la mia famiglia e di dover diventa-re un mendicante. Era una sensazione orribile. Tal-volta pensavo: "No, non posso prendere sannyåsa."Ma di nuovo avevo lo stesso sogno. In questo modo

fui fortunato. Il mio Guru Mahåråja (Prabhupådainizia a piangere con voce strozzata) mi ha spintofuori da questa vita materiale. Io non ho perso nul-la. Lui è stato molto gentile con me. Io ho guada-gnato. Ho lasciato tre bambini, ora però ne ho tre-cento.

Quindi non sono un perdente. Questa è una con-cezione materiale. Noi pensiamo che accettandoKrishna saremo dei perdenti. Nessuno sarà perden-te. Lo dico per esperienza pratica. Io pensavo: "Co-me posso accettare questo ordine di rinuncia? Non

posso accettare tutte quelle preoccupazioni. Ma ...comunque mi sono ritirato dalla vita di famiglia. Ero

seduto solo a V®ndåvana scrivendo libri. E questomio confratello, insisteva con me: "Bhaktivedåntaprabhu..." Questo titolo mi era stato dato quando mitrovavo nella vita di famiglia. Mi era stato offertodalla società Vaiß∫ava. Quindi lui insisteva. Non eralui ad insistere. Praticamente era il mio maestro spi-

rituale che tramite lui insisteva: "Devi accettare. Per-chè senza accettare l'ordine di rinuncia nessuno puòdiventare un predicatore." Così lui mi forzava attra-verso questo mio confratello: "Devi accettare."Quindi senza volerlo ho accettato. E poi ricordo chevoleva che io andassi nei paesi occidentali. Così orasento di essere molto in debito con questo mio con-fratello, lui ha portato avanti il desiderio del miomaestro spirituale e mi ha forzato ad accettare que-sto ordine di sannyåsa.

Questo mio confratello, Sua Santità KeΩava

Mahåråja non è più, è entrato nella dimora di Krish-na. Così ora desidero approvare una risoluzione dilutto e poi spedirla. Ho anche composto un verso inSanscrito al riguardo. Così tutti voi qui presenti do-vete firmarla. La spedirò domani. Il verso che hocomposto è in Sanscrito. Vairagya-vidya-nija-bhak-ti-yogam. Questa coscienza di Krishna è vairagya-vidya. Vairagya-vidya significa diventare insofferen-ti verso questo mondo materiale. Ciò è definito vai-ragya-vidya. Ed è possibile solo attraverso il bhakti- yoga. Vairagya-vidya-nija-bhakti-yogam Apayayanmam. Questo è proprio come una medicina. Il bam-bino ha paura di prendere la medicina. Anch'io neho avuto esperienza. Quando ero bambino e mi am-malavo ero molto cocciuto. Non volevo nessuna me-dicina. Così mia madre con un cucchiaio mi spinge-va la medicina in bocca. Ero molto ostinato. Simil-mente, io non volevo accettare questo ordine di sannyåsa, ma questo mio confratello mi ha obbliga-to.

"Tu devi." Apayayan mam, egli mi forzò a bere

questa medicina. Anabhipsu andham. Perchè nonvolevo? Anabhipsu significa non volere. Andhamsignifica una persona cieca, uno che non può vedereil futuro. La vita spirituale è il futuro più risplen-dente, ma i materialisti non possono vederlo. Lo sa-pete? Ma i Vaiß∫ava, il maestro spirituale, loro spin-gono: "Devi bere questa medicina." Apayayan mamanabhipsu andham sri-kesava-bhakti-prajnana-na-ma. Quindi questo mio confratello KeΩava, BhaktiPrajñåna KeΩava. K®pambudhi. Lui mi ha fatto que-sto favore perchè era un oceano di misericordia. Co-sì offriamo i nostri omaggi al Vaiß∫ava k®pambudhi.Vañca-kalpa-tarubhyas cå k®pa-sindhubhya eva ca. I

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Quarto Raggio√ Personalità Vaiß∫ava

23Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Vaiß∫ava, i rappresentanti del Signore, sono moltogentili. Essi portano l'oceano della misericordia perdistribuirlo all'umanità sofferente. K®pambudhir yas tam aham prapadye. Così offro i miei rispettosiomaggi a Sua Santità, perchè egli mi ha obbligato adadottare questo ordine di sannyåsa.

Ora lui non è più in questo mondo. E' entrato nelladimora di Krishna. Così, insieme ai miei discepoli, iooffro i miei rispettosi omaggi. Il primo giorno da sannyåsî, non avrei mai pensato, ma ricordo di averdovuto parlare in Inglese. Mi ricordo di quel giornoda sannyåsa, c'era stato un ricevimento e per la pri-ma volta ho parlato in Inglese. E' stato tutto un ar-rangiamento di Krishna, l'autorità massima. Orascriviamo: "Noi sottoscriventi componenti e devotidell'Associazione Internazionale per la Coscienza diKrishna, in un incontro di condoglianze sotto la pre-

sidenza di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedånta

Swåmî, oggi 21 Ottobre 1968, alla sede di Seattle,esprimiamo il nostro sentimenro di profonda perdi-ta dopo aver ricevuto la notizia che è venuto a man-care Sua Divina Grazia Oµ Viß∫upåda Ûrî ÛrîmadBhakti Prajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja, il sannyåsa guru, il precettore del nostro maestro spi-

rituale, il giorno 6 Ottobre 1968 nella sua residenzaprincipale a Navadvîpa, Bengala Occidentale e of-friamo i nostri rispettosi omaggi ai piedi di loto di ÛrîÛrîmad B.P. KeΩava Gosvåmî Mahåråja con il se-guente verso composto per l'occasione dal nostromaestro spirituale." Vi ho già spiegato il significatodel verso, ora voglio che tutti voi firmiate e domanispedirò il tutto per via aerea. Avete una penna?Ragazza: Sì. (Si sente il suono di Prabhupåda che stafirmando.)

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Secondo Raggio√ Guru-tattva

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Upadeßåm®ta Rüpa Gosvåmî ha scritto che Rådhikåè la nostra adorabile divinità e che chi Le è molto ca-ro considera Krishna la sua stessa vita. Tutto ciò che

facciamo è per il piacere di Rådhikå. Se Rådhikå ècontenta, allora automaticamente Krishna sarà sog-giogato.

Questo mese è conosciuto come il mese di Rådhå-Dåmodara. Nei libri come il Vidagdha-mådhava,Krishna Stesso ha chiaramente detto: "Nelle que-stioni di prema il Mio guru è Ûrîmatî Rådhikå." Sedurante questo mese si offrono püjå o preghiere aRådhikå, Krishna sarà soggiogato. Questa è la ca-ratteristica speciale di questo mese. Molte personeseguono solamente il voto di Kårtika e non seguonol'intero voto di Cåturmåsya. Caitanya Mahåprabhustesso però seguiva il Cåturmåsya e dal mio punto divista coloro che non seguono le concezioni di Cai-tanya Mahåprabhu avranno problemi nella loro de-vozione. Il mio Guru Mahåråja ci ha istruito dade-sporre nel tempio la foto di Ûrîla Bhaktisiddånta Sa-rasvatî Prabhupåda che lo ritrae quando segue il vo-to di Cåturmåsya, con i capelli lunghi e la barba. Ioho sempre onorato questa istruzione. Tutti dovreb-bero seguire appieno il voto di Cåturmåsya; non c'è

grande difficoltà nel farlo.Questo mese appartiene a Rådhikå e il fatto che ilmio Guru Mahåråja sia entrato negli eterni passa-tempi in questo mese è un avvenimento speciale edegno di nota. Egli aveva una caratteristica partico-lare: nutriva un'immensa guru-ni߆ha, una fede e de-vozione risoluta per il suo guru. Guru-ni߆haè la spi-na dorsale dell'hari-bhajana. Il mio Gurujî era sem-pre pronto a dare la vita per il suo guru. Una volta aNavadvipa i sahajiyå, i båbåjî e gli smårta-bråhma∫ache si opponevano alla predica di Prabhupåda, co-spirarono per ucciderlo. Durante l'attacco tutti fug-girono, ci fu un fuggi-fuggi generale. In quel mo-

Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Oggi è l'anniversario del giorno della separazionedal mio Guru Mahåråja. E' il giorno di Ûarada- pür∫imå ed il primo giorno del mese di Kårtika. Al-

la sera di questo stesso giorno, quando Ûrî Krishna Sistava preparando a compiere la råsa-lîlå della sta-gione autunnale, il mio Guru Mahåråja è entrato ne-gli apråk®ta-lîlå, passatempi eterni di Krishna. Que-sto mese di Kårtika è molto importante sotto moltipunti di vista. In questo mese YaΩodå ha legato Kri-shna al mortaio, le gopî hanno adorato la deaKåtyåyanî, c'è stata la råsa-lîlå, Akrüra ha portatoKrishna e Balarama a Mathurå, le gopî hanno pro-vato una grande separazione e Kaµsa è stato ucciso.La divinità che presiede questo mese è ÛrîmatîRådhikå. Rådhikå è conosciuta anche col nome diUrjeΩvarî o l'îΩvarî di ürja, Ωakti. Lei è la radice del-la hladini-Ωakti, dell'antaranga-Ωakti e della svarüpa- Ωakti di Krishna. Vi sono numerose Ωakti e Rådhikåne è sia la radice che il pinnacolo. Lei è anche la fon-te di Yogamåyå, di Candråvalî e delle otto principali Ωakti. Lei è la svarüpa di Krishna e in realtà non è dif-ferente da Lui.

Nel primo verso dello Ûrîmad-Bhagavatam trovia-mo le parole tejo-vari-m®dåµ. I nostri åcårya nei lo-

ro commentari a questo verso hanno scritto che tejosignifica la teja o Ωakti di Krishna. Senza la miseri-cordia della Ωakti di Krishna non possiamo compiereil k®ß∫a-bhajana. Anche il nostro gåyatrî-mantra èuna preghiera rivolta a questa Ωakti: ‘bhargo devasyadhîmahi dhiyo yo na˙ pracodayåt’, possa questa Ωak-ti apparire nel nostro cuore nella sua completezza.Finchè non avremo ottenuto la misericordia di Ûrî-matî Rådhikå non potremo stabilirci appieno nel re-gno della bhakti. Tutti gli åcårya della nostraGau∂îya Vaiß∫ava sampradåya che seguono RüpaGosvåmî, si trovano nel campo di Rådhikå; tutti lo-ro considerano Rådhikå la loro îΩvarî. Nella sua

Dal Ûrî Hari-Katham®ta, Secondo volume

Commemorazione della scomparsa di Ûrîla Bhakti Prajñåna KeΩava Gosvåmî Mahåråja

Lezione di Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja,11 Ottobre 1992

Ûrî KeΩavajî Gau∂îya Ma†ha, Mathurå

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Secondo Raggio√ Guru-tattva

25Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

mento il mio gurujî che assomigliava moltissimo aPrabhupåda, scambiò i suoi abiti bianchi con quelliarancione di Prabhupåda e con furbizia lo fece scap-pare in direzione di Måyåpura. Esempi di simili di-scepoli, letteralmente pronti a rischiare la loro vitaper il guru, sono molto rari.

Ogni volta che Guru Mahåråja ascoltava qualcosache si opponeva alla concezione di Prabhupåda, sen-za timori la refutava. C'era un discepolo di Bhakti-vinoda Êhåkura di nome Sîtånåtha che era un sahajiyå. In un articolo nel quale scriveva controPrabhupåda, egli affermava che i devoti dellaGau∂îya Ma†ha cono-scevano solo gli aspet-ti esterni della vita spi-rituale e non avevanofamiliarità con il

madhurya-rasa. Eglidiceva che essi non de-scrivevano gli argo-menti confidenziali co-me la råsa-lîlå e nonavevano mai gustato ilråsa. Immediatamen-te Guru Mahåråjascrisse cinque articolinel Gau∂îya Patrikårefutando queste af-fermazioni. PoiSîtånåtha e i suoi se-guaci provarono a sol-levare un caso proces-suale contro Gurujî,ma Gurujî gli si oppo-se con veemenza. Sirecò dal loro avvocatoa Medinipura e gli disse che avrebbe fornito la provache quelle persone erano sahajiyå, che mantenevano

delle relazioni illecite con donne e che non conosce-vano nulla del bhagavat-bhajana. Alla fine essi chie-sero perdono a Gurujî ed il caso fu chiuso.

In un'altra occasione dei seguaci della Nimbarka sampradåya scrissero nel loro giornale che CaitanyaMahåprabhu era discepolo di KeΩava KaΩmiri e cheaccettò da lui sia il gopåla-mantra che il kåma-gåya-trî. Quando io mostrai quell'articolo a Gurujî, il suoviso diventò rosso di collera e disse che avrebbe scrit-to qualcosa in risposta. Egli scrisse: "Non c'è mai sta-to un åcårya di nome Nimbarka. Il commentario alVedånta che loro affermano sia stato scritto da Nim-barka è un'invenzione ed è stato scritto da qualcunaltro. Quel commentario non è mai esistito in pas-

sato perchè non è menzionato negli scritti di Jîva Go-svåmî o di ViΩvanåtha Cakravartî Êhåkura e neppu-re Råmånuja o Madhvåcårya hanno mai menziona-to nei loro scritti l'esistenza di una persona chiamataNimbarka. Se c'è stato qualcuno, il suo nome èNimbåditya, non Nimbarka, e poichè era un sam-

pradåyika Vaiß∫ava, io lo onoro. Ma un åcårya di no-me Nimbarka non è mai esistito."Quando i seguaci di Nimbarka lessero l'articolo,

corsero in tribunale per sollevare una causa controGurujî e chiesero cinque lakh di rupie per i danni.Ma i loro avvocati alla fine li consigliarono: "Per cat-

turare un verme dovete en-trare in un buco, ma da quelbuco potrebbe uscire unserpente. Dovete ritirarvisubito perchè KeΩava

Mahåråja è un grande stu-dioso e sarà molto difficileper voi vincere questa cau-sa." Essi lasciarono il caso echiesero perdono a Gurujî.In questo modo Gurujî re-futava le idee di chiunque siopponesse alla concezionedi Prabhupåda. Un'altravolta Püjyapåda ÛrîlaMådhava Mahåråja orga-nizzò un incontro per com-memorare l'installazionedelle Divinità nel suo nuovotempio di V®ndåvana. Par-teciparono molte persone,inclusi dei seguaci della

Missione Råmak®ß∫a. Men-tre si rivolgeva all'assem-

blea, Gurujî affermò che Vivekananda non era un sådhu ma un furfante.

Il siddhånta della Missione Råmak®ß∫a è che tut-to è uno e quando voli alto nel cielo, tutto ciò che stasotto è uguale. Gurujî allora disse: "Solamente unuomo cieco può dire che una montagna, un fiume eun asino sono da considerare uguali. Una personache vede non lo dirà. La nostra visione deve essereche Krishna è l'aspetto supremo di Bhagavån. Tuttii sentieri spirituali non sono uguali e non conduconotutti alla stessa destinazione. L'unica strada che puòcondurci da Bhagavån è la bhakti e lo Ûrîmad-Bhå- gavatam. Ciò è stato confermato nei versi come:bhaktir eva bhüyasî, la bhakti, fra tutti, è il sentieromigliore. Senza imboccare la via della bhakti nessu-no potrà mai raggiungere Bhagavån."

Ûrîla Bhakti Vedånta Nåråya∫a Mahåråja a Govardhanadurante il parikrama di Vrajama∫∂ala, ottobre 2000

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Secondo Raggio√ Guru-tattva

26 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Dopo aver ascoltato questo, i seguaci della Mis-sione Råmak®ß∫a si recarono da Mådhava Mahåråjae dissero: "Chi è costui? Perchè parla in questo mo-do? Ti preghiamo di impedirgli di continuare."Mådhava Mahåråja rispose: "Lui è il mio confratel-lo anziano; non posso impedirgli di dire queste cose.

Potete provare a parlargli se volete, ma vi assicuroche vi sconfiggerà." Alla fine rimasero in silenzio.Questo era il modo di predicare di Gurujî; era un de-voto senza paura. Prabhupåda aveva numerosi di-scepoli ed erano tutti senza paura. Un discepolo pre-minente di Prabhupåda era Siddha-svarüpa Brah-macårî che più tardi diventò Püjyapåda SiddhåntîMahåråja. Una volta Siddha-svarüpa Brahmacårîandò nel Bengala Occidentale, ora Bangladesh, ementre predicava in un'assemblea, disse che Vi-vekananda e Rabindranath Tagore erano dei capro-

ni e che non sapevano nulla del vero dharma. I pre-senti all'assemblea si arrabbiarono e ci fu grandescompiglio. Successivamente Püjyapåda TîrthaMahåråja, che era l'incaricato della predica in quelluogo, mandò un telegramma a Prabhupåda dicendoche Siddha-svarüpa Brahmacårî aveva rovinato la lo-ro predica facendo quelle affermazioni e che ora tut-ti erano contrari. Prabhupåda rispose: "Lui ha rac-colto lakh di rupie e questo è il suo merito nella pre-dica, ora arriverò anch'io e proverò che questi due si-gnori non hanno connessione con il dharma e sonodei farabutti." In questo modo molti discepoli diPrabhupåda erano predicatori senza paura.

Un altro preminente discepolo di Prabhupåda, Ûrî-la Bhaktivedånta Swåmî Mahåråja, risiedeva qui inIndia e nessuno lo conosceva. Prabhupåda volevache lui andasse in Occidente a predicare. Lui all'ini-zio aveva paura di prendere sannyåsa perchè avreb-be dovuto lasciare la famiglia e le proprietà. Arrivòqui a Mathurå e Gurujî gli disse: "Devi prendere sannyåsa, tu sei un devoto molto qualificato. Spe-

cialmente sei esperto nell'Inglese e puoi predicarenei paesi di lingua Inglese." Alla fine lui prese sannyåsa qui, in questa Ma†ha e andò in America apredicare. Tutto quello che portò con sè fu un librologoro e la sua traduzione in Inglese del primo cantodello Ûrîmad-Bhågavatam in tre volumi. Non avevasoldi, i suoi abiti erano strappati e andò là con unanave da carico. Dopo essere arrivato si sedette in unparco di New York City e cantò il pañca-tattva mahå-mantra e il mahå-mantra e da lì partì la sua predica.

Lui disse che il Cristianesimo che prevale oggi lànon è vero Cristianesimo. Disse che finchè non ac-cetteranno il sanåtana-dharma, i Cristiani non saran-no in grado di predicare appropriatamente la loro

dottrina e che saranno i Vaiß∫ava che predicherannoil Cristianesimo puro. Numerosi studiosi dall'Indiain precedenza si erano recati in occidente ma nessu-no di loro potè predicare il sanåtana-dharma. Vi-vekananda vi si recò è riuscì solamente a far propriala concezione Cristiana che l'uomo povero è

Nåråya∫a. Egli predicò anche che tutti i sentieri por-tano allo stesso fine. Egli non predicò il messaggiodell'India che Krishna è la più elevata concezione eche può essere raggiunto attraverso la bhakti. Que-sta è la conclusione dei Veda, delle Upanißad e delloÛrîmad-Bhågavatam. Egli predicò solamente il vuo-to, che ogni cosa emana dal vuoto e alla fine ritornaal vuoto. Vivekananda fece solamente una seguacesolitaria, Swåmîjî invece portò migliaia di giovani estudenti qui in India ed essi predicarono ovunque laconcezione di Caitanya Mahåprabhu. Essi giunsero

da ogni paese ed ora il sanåtana-dharma viene pre-dicato in molte lingue.

Attraverso Swåmîjî, Prabhupåda realizzò la pre-dizione di Bhaktivinoda Êhåkura che presto la gen-te dell'Occidentale sarebbe giunta in India e avreb-be dato la mano ai loro fratelli Indiani, avrebbe in-dossato la collana di tulasi attorno al collo, avrebbeportato la Ωikhå sulla testa e cantato il mahå-mantra.La radice causa di tutto questo è Bhaktisiddånta Sa-rasvatî e i suoi discepoli avevano un'immensa guru-ni߆ha per lui.

Dopo che Prabhupåda partì da questo mondo, cifu una grande crisi nella Gau∂îya Ma†ha e molti de-voti lasciarono l'istituzione. Accompagnato da mol-ti preminenti discepoli di Prabhupåda, Gurujî se neandò e iniziò a risiedere alla Bagh Bazaar Ma†ha diCalcutta. Lui non aveva soldi ed un giorno giunse unconfratello a trovarlo. Il nome di questo devoto eraNåråya∫a Mukherjee che più tardi prese sannyåsa daMådhava Mahåråja. Era un devoto molto puro, iolo incontrai personalemte ed era molto affezionato a

me. Aveva sempre appetito e poteva mangiare unagrande quantità di prasåda. Gurujî lo sapeva e pen-sò: "Come farò a sfamarlo?" Era il giorno di Ekå-daΩî, Gurujî non aveva soldi e quel giorno c'erano cir-ca quaranta altri discepoli di Prabhupåda assieme aGurujî. Mentre Gurujî si stava preoccupando sul dafarsi, un passero lasciò cadere un piccolo fagotto chefece un rumore sul pavimento. Gurujî lo aprì e videche conteneva delle monete per un totale di sei annache equivalgono a circa cinquanta rupie di oggi. Egliprese quel denaro e acquistò il necessario per prepa-rare del sandeΩa e delle altre preparazioni per sfa-mare tutti. Nel frattempo venne anche a sapere cheun suo confratello, Püjyapåda Giri Mahåråja dalla

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Secondo Raggio√ Guru-tattva

27Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Birmania, gli aveva mandato cento rupie. Gurujî ini-ziò a piangere dalla contentezza e dopo iniziò a pre-dicare con grande vigore. Quando un devoto ha gu-ru-ni߆hå e bhagavat-ni߆hå, Bhagavån e gli altri loaiuteranno e possiamo vedere come in questo esem-pio avvenne proprio così.

Una volta, mentre era seduto al samådhi diPrabhupåda a Måyåpura, Gurujî disse: "Non ho maiincontrato Råmacandra Bhagavån. Non ho mai in-contrato Krishna. Non ho mai incontrato nè Råmå-nuja nè Madhvåcårya. Non conosco Rüpa Gosvåmînè Sanåtana Gosvåmî e non ho neppure mai incon-trato Bhaktivinoda Êhåkura. Queste personalitànon mi hanno mai beneficiato direttamente. Da tem-po immemorabile sto vagando in questa esistenzamateriale, nascendo in illimitate specie di vita. MaPrabhupåda, essendo molto compassionevole, ha at-

tratto questa persona caduta e le ha mostrato la viadella bhagavat-bhakti. Nessun altro ha fatto questoper me."

Qualunque idea o concetto affiorasse, lui lo vede-va sempre dal punto di vista degli insegnamenti diPrabhupåda. Gurujî si era imposto una regola: an-dare ogni anno, dopo il parikramå di Navadvîpa, avisitare il suo sannyåsa-guru, Pujyapada Ûrîla Ûrîdha-ra Mahåråja, ed io lo accompagnavo sempre. Un an-no, molti importanti sannyåsî come Jajavara

Mahåråja, Paramahaµsa Mahåråja, Purî PromodeMahåråja e Madhusüdana Mahåråja, erano là pre-senti e tutti discussero importanti punti concernentiil siddhånta. Poi iniziarono a discutere questo versodella Upadeßåm®ta di Rüpa Gosvåmî:

k®ß∫eti yasya giri taµ manasådriyetadîksåsti cet praatibhisΩ ca bhajantam îΩam

ΩuΩrüßayå bhajana-vijñam ananyam anya-nindådi-Ωünya-h®dam îpsita-sanga-labdhyå

"Chi pronuncia il k®ß∫a-nåma anche solo una vol-ta gridando: 'O Krishna!' è un kani߆ha-adhikårî oun devoto neofita. Bisogna considerare questa per-sona come un componente della nostra famiglia e ri-spettarlo mentalmente.

Chi, dopo aver compreso appieno il significato didîkßå, ha accettato l'iniziazione da un guru qualifica-to e compie il bhajana di Bhagavån in accordo alleconvenzioni Vaiß∫ava, è un madhyama-adhikårî o undevoto intermedio. Bisogna rispettare questo devo-to adorno della concezione spirituale corretta of-frendogli pra∫åma e tutto il resto.

Chi è esperto nella scienza del bhajana come vie-ne descritta dallo Ûrîmad-Bhågavatam e da altre

scritture Vaiß∫ava e che compie il bhajana esclusivodi Ûrî Krishna, è un devoto mahå-bhågavata. Dovu-to al suo assorbimento costante in Krishna, il cuorepuro di questo devoto è libero da errori come la ten-denza a criticare gli altri. Egli è esperto nel bhajana,il che significa che rende mentalmente servizio (må-

nasa-sevå) ai passatempi di Ûrî Rådhå-K®ß∫a chehanno luogo durante i cinque segmenti della giorna-ta (a߆a-kålîya-lîlå). Sapendo che egli è la miglioreassociazione tra coloro che hanno la stessa ambizio-ne interiore e che nutrono una predisposizione di af-fetto, bisogna onorarlo con pra∫ipåta (offrendoda∫∂avat-pra∫åma), paripraΩna (ponendo delle do-mande rilevanti) e sevå (offrendo servizio d'amore)."

Sia Bhaktivinoda Êhåkura che Prabhupåda ave-vano scritto il commento a questo verso, e da un pun-to di vista esterno, sembra vi siano delle discordanze

tra di loro, anche se in realtà vi è accordo. Bhaktivi-noda Êhåkura dice che chiunque canti l'harinåma an-che solo una volta deve essere considerato unVaiß∫ava. Nel suo commento però, Prabhupåda di-ce che solo chi canta l'harinåma dopo essere stato ini-ziato (dikßa), aver ricevuto della sambandha-jñånaed essere libero dall'influenza delle anartha, può es-sere considerato un Vaiß∫ava. Perchè? Perchè chicanta senza aver ricevuto l'iniziazione da un guru ge-nuino e senza aver ricevuto della sambandha-jñåna,

canta sempre ilnåma-aparådha.

Quindi questi sannyåsî stavano discutendo questo punto e la mag-gior parte era d'accordo con l'opinione di Bhaktivi-noda Êhåkura. Allora Gurujî disse: "Ho una consi-derazione da fare a proposito. Il guru di tutti noi èPrabhupåda. Nessuno di noi ha conosciuto perso-nalmente Bhaktivinoda Êhåkura e neppure RüpaGosvåmî o Sanåtana Gosvåmî. La nostra cognizio-ne viene solamente da Prabhupåda. Lui è colui checi ha aperto gli occhi e ci ha guidato nel regno deldharma. Perciò è tramite Prabhupåda che noi ab-

biamo ottenuto una giusta comprensione degli inse-gnamenti di Bhaktivinoda Êhåkura. PoichèPrabhupåda comprende pienamente la concezionedi Bhaktivinoda Êhåkura, lui ce la può rivelare.Quindi in tutte le circostanze è appropriato onoraree accettare innanzitutto ciò che Prabhupåda ha scrit-to. Inoltre nel suo commento alla Caitanya-Ca-ritåm®ta, Bhaktivinoda Êhåkura esprime ciò chePrabhupåda sostiene qui."

Dopo aver ascoltato tutti i sannyåsî furono obbli-gati ad accettare ciò che Gurujî aveva detto. Non c'ènulla di più grande della guru-ni߆hå e per la fede ri-soluta di Gurujî in Prabhupåda, egli venne potenzia-to a predicare le sue istruzioni ovunque. √

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Quinto Raggio√ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

28 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Questo kårtika-måsa (mese) è conosciuto anchecome niyama seva måsa. In questo mese provia-mo a seguire un buon programma per accrescerela nostra devozione. L'indolenza non sarebbe in-coraggiante. Perciò dobbiamo fissare uno spe-ciale programma di intenti devozionali, comeleggere degli Ωåstra, fare del kîrtana o altre parti-

colari attività devozionali che si pensano utili peravanzare verso il nostro obiettivo. Niyama signi-fica regolare la nostra vita in un particolare pro-spetto di servizio. Cioè, devo fare queste cose atutti i costi, e principalmente giungere all'a߆a-kålîya sevå, il servizio al Signore nelle 24 ore del-la giornata. Ogni momento della giornata puòessere utilizzato per il massimo beneficio. In ge-nerale questo dovrebbe essere la nostra attitudi-ne, specialmente in questo mese, Krishna ne sarà

molto compiaciuto. Se lo facciamo in connessio-ne con Rådhårå∫î, saremo ancora più favoriti daKrishna Stesso, perchè è in connessione con laSua più grande amata. Hare Krishna.

Nei suoi ultimi anni Guru Mahåråja era solitotrascorrere questo mese assieme a un particolaregruppo di devoti, a volte a V®ndåvana e a volte aPurî. Il suo ultimo anno lo trascorse a Purî. Noieravamo con lui. Prima era a V®ndåvana, poitornò a Purî e poi qui a Mayapura, dove scom-parve dopo circa un mese, nel mese di Mågha.

Noi avevamo trascorso quell'ultimo mese a Purîcon lui, nel 1936. Il 1° Gennaio 1937 egli scom-parve. Purî era il luogo della sua nascita, là tra-scorse i suoi anni da ragazzo. BhaktivinodaÊhåkura a quel tempo era il sovrintendente deltempio di Jagannåtha. Gaura Hari Bol.

L'occasione dell'eclisse lunare ci ricorda il mo-mento dell'apparizione di Mahåprabhu. L'eclis-se lunare e l'eclisse solare ci ricordano anche diKurukßetra. Dopo una lunga separazione i de-voti poterono incontrare Krishna a Kurukßetra.Durante l'eclissi vennero osservate delle specia-li funzioni. Abbiamo sentito dire da Guru

Mahåråja che durante l'eclisse c'è la possibilitàdi uno scontro tra pianeti. Se ciò dovesse acca-dere, dobbiamo prepararci in modo tale che nel-la nostra vita successiva potremo iniziare in unasituazione favorevole. Durante l'eclisse vi sonodelle influenze negative, la Terra e il Sole si tro-vano sulla stessa linea. Eclisse lunare significa

che la terra si trova nel mezzo e il Sole e la Lunasono alle estremità. Eclisse solare significa chela Luna si trova nel mezzo tra i due sulla stessalinea e attraverso i raggi del Sole possiamo rice-vere dell'influsso dalla Luna che viaggia verso laTerra facendo sorgere delle difficoltà. Quindi leanime che sono qui dovrebbero essere pronte alpericolo impegnandosi in un sentimento santo dimodo che la prossima occasione sia determinatada un destino e un'atmosfera migliori.

Råhu èchåyå,

un'ombra ed è definitoråhu-

graha. Viene considerato come un altro pianeta.Tutto viene visto da un punto di vista cosciente.Anche se stiamo sperimentando la materia, nonsappiamo veramente cosa essa sia. L'esperienzache abbiamo è quella della nostra mente, una co-scienza parziale. Qualsiasi cosa percepiamo è so-lo una parte della nostra coscienza. Quindi co-scienza significa persona. Nel regno più alto tut-to è visto da un punto di partenza personale, sia-no nuvole, alberi, montagne o pietra, e ciò non è

ignoranza, al contrario, è il massimo livello diconcezione civilizzata in maniera spirituale.Yathå nabhasi meghaugho

re∫ur vå pårthivo 'nileevaµ dra߆ari d®Ωyatvamåropitam abuddhibhih

S.B. 1.3.3Il pensiero più elevato è quello espresso nel

Bhågavatam. Proprio come quando vediamo lanuvola nel cielo e la polvere nell'aria: noi nonpossiamo vedere il cielo o l'aria, ma individuan-do la nuvola e la polvere, sperimentiamo l'esi-stenza del cielo e dell'aria; tramite la polvere e la

Kårtikî Ûrîmatî Rådhårå∫î

Ûrîla Bhakti Rakßaka Ûrîdhara Gosvåmî Mahåråja

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di sostanza spirituale e superiore a me. Sotto c'èMåyå e sopra c'è Yogamåyå, la terra del Signore,quindi vogliamo uscire da questo coinvolgimen-to, interesse separato. Ciò che è superiore noi loimmaginiamo inferiore a noi e vogliamo usarlo anostra utilità e godimento. Il mondo del godi-

mento è una speculazione. Ma veramente dob-biamo imparare a vedere che tutto deve esseretrattato con reverenza, con un'attitudine di ser-vizio. Poi potremo entrare in contatto con il dha-

ma, la terra del Signo-re, dove ogni particel-la viene da noi adora-ta. Tutto si trova inuna posizione supe-riore. Noi stiamo tra-scinando qui nell'e-

sperienza sensorialeciò che è veramentesoprannaturale per-chè diventi naturalis-simo. Bhidyateh®daya-gran†hiΩ,chidyante sarva- saµΩayå˙, kßîyantecaßya karmå∫i, mayid®ß†e 'khilåtmani (SB

11.20.30). E' quandol'ego dell'esistenzaseparata viene distac-cato totalmente dalgodimento. "Io esistoper godere. Vivo perutilizzare tutto ciòche esiste intorno ame per soddisfare imiei sensi." Questoangolo di visione,

questa måyå, questoego, il centro di que-sta esperienza deve

essere totalmente abolito, dissolto. E tutti i dub-bi saranno chiariti quando mi troverò in quel pia-no. Dovrò essere libero dalle sgrinfie di un inte-resse separato, allora tutti i sospetti e i dubbi sa-ranno cancellati. Dovrò sentirmi attraverso l'e-sperienza dell'anima, cioè l'esperienza dei sensiinteriori che noi possediamo. Allora tutti i no-stri tentativi e i nostri stimoli non avranno piùutilità, si fermeranno. Non più speciali sforzi peri miei fini perchè non vi sarà un'esistenza sepa-

Quinto Raggio√ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

29Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

nuvola. Similmente andando davanti alle Divi-nità ci viene detto di non indulgere nel conside-rarLe con i nostri occhi o con la nostra esperien-za. Quando noi pensiamo a Loro come all'og-getto dei nostri sensi, verremo ingannati. Ma noivogliamo essere addestrati a individuare l'osser-

vatore nella cosa osservata. Dra߆ari d®Ωyatvam,notare la ßua esistenza soggettiva. La Divinità èesistenza soggettiva, io invece sono l'oggetto del-la Sua vista; vede tutto, sente tutto, sa tutto, nonvi è nulla che nonconosce. Il Bhå- gavatam dice chequesta è la visio-ne giusta, alloraci si trova nellaposizione di ve-

dere la realtà.Dovete giungerein contatto con larealtà, la realtàsuper soggettiva.Allora verrete avivere nel dhama.Quello è il dha-ma, l'area divinadove si può sen-

tire che ogni cosatutto intorno èsuperiore, è esi-stenza soggetti-va. Tutti gli og-getti sono da ser-vire e non loroche servono noi.Tutto deve esse-re avvicinato conriguardo e vene-

razione: noi sia-mo loro servitori.Il Signore assie-me al Suo regno sono una cosa venerabile, supersoggettiva. Allora verremo in contatto conVaiku∫†ha, l'entità suprema. Le entità oggettivesono tutte måyå, bhoga. Ciò che vediamo comeoggetto del nostro godimento è tutto illusione especulazione, è måyå, ciò che non è reale. Matutto deve essere rispettato, adorato e allora sa-remo a Vaiku∫†ha, V®ndåvana. E' menzionatonella Caitanya-Caritåm®ta: 'vaiku∫†hera p®thivy ådi sakala cinmaya' (CC Adi 5.53) , là tutto è composto

Ûrîla Bhakti Rakßaka Ûrîdhara Maåråja

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più felice che un'anima può avere, jñåna-Ωünya-bhakti. Nessun calcolo, nessun egoismo, ma do-nare per una causa centrale, e questa è la partepiù felice. Si è manipolati e manovrati dalla fe-de, dall'affetto, dalla virtù, dall'amore, dalla mi-sericordia. Non è necessario nessun calcolo in-

dividuale egoistico. Lo stesso suolo pensa al no-stro interesse. Tutti, a scapito del proprio inte-resse, ricercano l'interesse altrui. Quindi l'inte-resse là è opulento. Nessuna contaminazione diqualche anandam, rasam o ciò che vorremmo ri-cevere in cambio. Non c'è questa contaminazio-ne là. Tutto è abbondante: l'affetto, la simpatia,la misericordia, l'amore che là straripa, nella ter-ra dell'opulenza. E comunque in quel piano, lo-ro si prenderanno cura di voi. Il suolo si pren-derà cura di voi! Il suolo è molto elevato, molto

buono: bhümiΩ cintama∫i, v®kßa kalpa taru, gama-nam nå†yaµ kathå gånaµ. Dolce, dolce, dolce,dolce, dolce, tutto è dolce nella terra della dol-cezza.

E' scritto nello Ûrîmad-Bhågavatam, nella Cai-tanya-Caritåm®ta e negli altri Purana, che Mahå-prabhu, Rådhå-Govinda combinati, è venuto adistribuire alla gente la Loro ricchezza interioree così è possibile per noi tentare di avvicinare edessere ammessi in quel flusso. Non è statico ma

è dinamico. Ciò che è necessario è liberarci dal-le mani dei nostri molti servitori. Da coloro checi sono servili. Siamo abituati ad avere dei ser-vitori: "Tutto mi serve e mi dà piacere." La no-stra natura ora è così nel nostro stato di baddha- jîva (anima condizionata), ma dobbiamo uscireda questo e non solo essere indifferenti, ma ave-re un impegno positivo di servizio. Tutti attornoa me sono più elevati, ogni particella è di sostan-za più elevata e superiore. Questo è ciò che è ne-cessario, cid-vilas. Nel tutto, il nostro progresso

consiste nell'entrare in contatto con una posi-zione completamente onorevole e non averecontatto con nessuna sostanza più bassa di noi.Noi siamo i più gretti dei gretti e i più bassi degliinfimi. Siamo incoraggiati ad accettare la men-talità del servitore. Servitori dei servitori, e nonè iperbolico, è la realtà. Dobbiamo capire comeciò sia salutare e di aiuto, e come la vera vita sianel servizio. Ogni cosa tutt'intorno è buona, iosono cattivo. E' estremamente necessario sti-molare in me dell'avanzamento associandomicon il più alto, così ad ogni istante posso assor-bire qualcosa.

Voltando le spalle all'ideale delle cose limita-

Quinto Raggio√ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

30 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

rata. Scoprirò di essere una particella nell'infi-nito, e ciò che nutre l'infinito, nutrirà anche me.Troverò un interesse generale ovunque. Io nonsono separato, quindi non c'è la necessità di ec-citarmi per il mio interesse particolare. Sarò ingrado di vedere l'arrangiamento divino in ogni

cosa, incluso ogni granello di sabbia. Mi vedròcome l'uno nel tutto e la corrente principale faràogni cosa, quindi nessun karma, non vi sarà ne-cessità di azioni. Allora sarà molto chiaro: "Hoottenuto il mio posto in quel flusso universaleed io sono uno tra i tanti. Là sono una particel-la. Automaticamente in quella condizione saròmanovrato dalla forza universale." E quella èYogamåyå, non Mahåmåyå. Non sarò spinto daun interesse separato ma spinto e influenzatodall'interesse generale del tutto. Avrò un mio

moto, ciò è servizio, non godimento. Ciò che ènecessario è la distruzione dell'agire per un in-teresse separato. Allora si emergerà in quelmondo di completa venerazione e rispetto. Nonvi sarà connessione con le cose infime. Io sonoil servitore del servitore del servitore. Io sonoil più basso, tutti sono più elevati. Dovrò entra-re in contatto con tutta la sostanza più elevata eogni sostanza bassa fatta di elaborazioni svaniràper sempre. Quindi è sat-cid-anandam. Sat signi-

fica esistenza eterna,cit

che sono tutte coscien-ti, tutte anime, tutti soggetti e anandam, là nontroveremo ansietà. Il flusso generale è irresisti-bile e automatico; non ci sarà possibilità di sof-ferenza, dolore o altro. Vi è uno spontaneo flus-so di felicità e noi arriveremo a vivere in quelloscenario. Saremo catturati da Yogamåyå, un'al-tra più elevata, superiore e affettuosa potenza.Lei ci catturerà e ci utilizzerà nel servizio di quelmisterioso... Signore Krishna.

Yogamåyå verrà e ci influenzerà, e con il ma-

gico tocco di quella mano affettuosa verremoportati nella terra dei nostri sogni. Dove noi,completamente dimentichi, ci immergeremonella jñåna-Ωünya-bhakti, l'affetto totale. Ci tro-veremo sotto la mano dell'affettuoso guardiano.Noi non sappiamo nulla, ma saremo guidati dainostri affettuosi guardiani in modo tale che citroveremo a vivere nella terra del mistero, delsogno. Noi pensiamo di occupare una posizio-ne molto bassa, ma i tata߆ha-vicår (giudici im-parziali) dicono che questo tipo di vita, il gioca-re sotto la mano affettuosa del guardiano, condella fede naturalmente innata e coscienti di agi-re in accordo alle loro direttive, è la posizione

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ne ordinaria. Ma coloro che hanno coraggio, perloro, sarva dharmån parityajya : "Lascia tutto e vie-ni da Me. Io sarò là e ti salverò." Dal canto Suoviene questo tipo di consolazione: "Io non sonocieco, posso vedere tutti e tutto. Se verrai a rifu-giarti da Me, sarò pronto. Io sarò là ad abbrac-

ciarti." Dal canto Suo questa è l'affermazione.Ma dall'altra parte, per i devoti che stanno nuo-tando nell'oceano, trascinati dalla corrente, dal-la corrente sotterranea e dall'inondazione, è mol-to difficile! Ma ciò nonostante non possono la-sciare quell'impresa. Rivoluzionari. La via co-stituzionale e il metodo rivoluzionario. Sono en-trambi presenti, ma con la via costituzionale ilprogresso è molto lento. Non è certo quando siraggiungerà il fine. A volte vi è anche un arre-tramento. Gaura Hari Gaura Hari.

E' meglio, tutto considerato, lasciare il mondodell'inganno, måyå, prendere tutti i rischi e salta-re velocemente con la speranza di incontrare ilpiano leale e amorevole. Questa måyå è sleale.La situazione qui è di moltissimi conflitti indivi-duali, l'uno contro l'altro. Ma liberarandosi daquesto e saltando nell'area Assoluta anche la piùpiccola posizione così raggiunta è di grande valo-re. La posizione più piccola là è molto, molto piùgrande della posizione massima di questo mondoincomprensibile. "Meglio servire in paradiso cheregnare nell'inferno." Noi non vogliamo nessu-na posizione reale all'inferno. Lasciando questoregno, noi vogliamo raggiungere il Supremo. At-traversando la posizione dell'accomodante Brah-man, la concezione del Paramåtmå, superando lasorgente di tutte le sorgenti e maestro di tutte leenergie, Nåråya∫a, poi ... soddisfando l'intera esi-stenza con la realizzazione attraverso l'amore, cisarà Krishna, V®ndåvana. Là è chiaro, l'infinitoavvicina il finito nel senso pieno, come se Egli

fosse uno di loro. Così vicino, e il Suo amore eaffetto sono molto estesi.Ûrî Krishna karßi∫î. Il potere peculiare dell'a-

more è tale che il superiore viene controllato dal-l'inferiore tramite un tipo di tendenza che si chia-ma amore. Proprio come quando un bambinoprende il dito del padre e lo trascina da qualcheparte ed il padre lo segue. Il padre è più potenteed il potere del bambino è molto inferiore, ma ilpadre risulta sconfitto dal potere dell'affetto.Quindi l'amore e l'affetto è presente quando noivediamo che il grande è controllato dal piccolo.Questa potenza meravigliosa è l'amore e l'affet-

Quinto Raggio√ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

31Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

te, noi saltiamo nell'oceano. Da una posizionetangibile, finita, saltiamo verso l'infinito. La-sciamo volontariamente la compagnia delle cosetangibili per lanciarci verso l'infinito. Saltarenell'oceano non è una cosa facile. Rigettiamo lecose tangibili sulle quali ci poggiamo, cioè la ma-

teria, in qualche modo per noi tangibile, ma va-cillante. Al presente apparentemente è tangibi-le, è dove ci poggiamo; ma poichè è transitoriaabbiamo bisogno di dissociarci da essa e lan-ciarci verso l'infinito. Lanciare noi stessi nellavoglia di infinito, dal tangibile all'infinito. Stia-mo per intraprendere un passo molto coraggio-so. Come tratterà con noi l'infinito, ci ignoreràtotalmente o ci adorerà o farà degli arrangia-menti per noi? Non è certo. åΩlißya vå påda-ratåµ pina߆u måm. Tramite l'onda del potere in-

finito possiamo perderci nel nulla. påda-ratåµ pina߆u måm adarΩanåm marmahatåµ karotu vå.Potremmo non avere possibilità di entrare incontatto con Lui. yathå tathå va vidadhatü lam- pa†o. Nella nostra comprensione Lui è bizzarro.Lui adora qualcuno e ignora me. E non c''è unaspiegazione valida. mat prå∫a-nåthas tu sa eva nå- para˙. Ma non abbiamo alternativa se non ar-renderci alla Sua attività bizzarra. Questa è l'at-titudine.

Lanciarsi nell'onda infinita è molto, molto in-certo, è un atto coraggioso e noi lo stiamo vo-lontariamente intraprendendo. Quale sarà il no-stro destino non lo sappiamo, ma noi vogliamoche il nostro servizio sia promosso e passi dal go-verno provinciale al governo centrale. Noi vo-gliamo quella promozione; essere connessi conil potere superiore. Sembrerebbe un rischio, maè sostanziale. Siamo giunti nel posto giusto aprendere rifugio. Stiamo per entrare in connes-sione con il piano reale, non fittizio, questa sarà

la nostra consolazione. Potremmo essere igno-rati dal potere centrale, ma se in ogni momentoriusciamo ad attrarre la sua attenzione, la nostraposizione sarà sicura ed elevata. Quindi prendodei rischi per una mia prospettiva di vita piùgrande, anche se potrebbe non essere una cosafacile. Vita rischiosa, sarva dharmån parityajya.Oppure attenersi alla nostra posizione attuale eprogredire lentamente, anche questo è racco-mandato, sva-dharme nidhanaµ Ωreya˙, para-dhar-mo bhayåvaha˙. Non essere troppo ambiziosi.Mantenere la posizione ferma e tentare di avan-zare lentamente. Questa è una raccomandazio-

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to. Quindi l'Assoluto è controllato dalla Sua po-tenza. Generalmente la potenza è guidata dalpossessore della potenza, ma a volte la potenzastessa guida colui che la possiede. Questo è amo-re. Non c'è capacità fisica ma la meravigliosa ca-pacità della forza più sottile. ahaµ bhakta

parådhîno: "Come se Io fossi interdipendente,non Assoluto. Mi sento controllato solo dalla de-vozione, non sono più padrone di Me Stesso." E’l’Assoluto che dice questo. Che cosa meraviglio-sa è quel bhågavat-prema! E il suo senso massimoè quando viene applicato a Krishna a V®ndåvana.Dove, aham iha nandaµ vande, yasyålinde paraµbrahma, "non sono attratto dal Mahåbhårata, daiVeda, dalle Upanißad, da tutte queste cose, ma so-no affascinato solamente da Nanda, dove scoproche il Supremo potere assoluto cammina carponi

nel suo cortile come un piccolo bambino." Nan-da˙ kim akarod brahman, Ωreya evaµ maho-dayam. Nel Bhågavatam questo ha unaposizione importante. Cosa succe-de? Parabråhma è in una posizio-ne ordinaria, è Parabråhma oqualcun altro? Vi è anche que-sto dubbio.

YaΩodå Lo picchia, ma quan-do prova a legarLo con una

corda, mancano due dita dicorda . Solamente due dita inmeno per cirgere la Sua vita, al-lora ne viene aggiunto un piededi lunghezza, ma ancora mancanodue dita, continuamente così, man-cano sempre due dita di corda. Luile succhia il latte e quando lei lo picchiaLui dice: "Oh, non picchiarmi mamma(piangendo) non lo farò più." A volte quandoLui sbadiglia YaΩodå scorge l'intero brahma∫∂a,

l'intera creazione nella Sua bocca. Allora si im-paurisce, ma il momento dopo c'è un gatto chegrida e il bambino pieno di paura corre in brac-cio a YaΩodå: "Oh, Lui è il mio bambino. Lui nonè l'onnipervadente Brahman, no! Lui è il miobambino!" E' come giocare a nascondino. Quan-do l'infinito nel suo aspetto più confidenziale ar-riva dal finito, a volte mostra il suo carattere in-finito e a volte quello estremamente finito.Scherzosamente compie molte grandi cose. T®na-varta era venuto per ucciderLo. Lui era sulle gi-nocchia di YaΩodå, e lei Lo sentì molto molto pe-sante, tanto da non poterLo tenere in braccio, fu

costretta a posarlo a terra così T®navarta prese ilbambino e lo portò nel ciclone. Pochi minuti piùtardi fu trovato il corpo del grande demone ca-duto a terra e il bambino che era aggrappato allagola del demone era sopra di lui. Allora YaΩodåprontamente raccolse il bambino: "Oh, fortuna-

tamente si trovava sopra il cadavere del demonealtrimenti, se fosse rimasto sotto, Si sarebbeschiacciato." Ma tutto viene compiuto scherzo-samente, T®navarta il demone fu ucciso dal bam-bino. Lui Si manifesta in questo modo; le cosepiù miracolose sono ad un livello semplice. Ven-gono compiute grandi azioni molto scherzosa-mente e in modo semplice, ciò che impieghereb-be molto tempo, molto potere e valore, vienecompiuto in un secondo e in modo molto singo-lare. Le grandi cose vengono compiute con un

piccolo sforzo. L'infinito avvicina il finito ed ècontrollato da una speciale tendenza. E

quella tendenza è amore, prema.La bhakti è questa cosa. Dobbia-mo provare a comprendere qual è

la devozione che può controlla-re l'Assoluto. E Mahåprabhu èvenuto per suggerirci di segui-re solamente quella via che sitrova a V®ndåvana. Tentate di

avere una posizione, un postoa V®ndåvana, in quel piano divita. Dovremo avvicinare

V®ndåvana con questa conce-zione generale. Cos'è V®ndåva-

na? La somma totale di qualcheformalità, una semplice imitazione

di un particolare gruppo di formalitànon può darvela. La vita vera ha molto va-

lore, ci deve essere una trasformazione di vita.Morire per vivere. Sacrificio. Dobbiamo evoca-

re quella sorta di morte che ucciderà la mortestessa. Se vogliamo vivere in quel piano il prez-zo è che dovremo vendere noi stessi per acqui-stare quella cosa di valore. Come acquistarla?Quale sarà il prezzo? Quanto profonda deve es-sere la trasformazione?

Prataparudra Mahåråja scese dal trono percompiere il servizio di uno spazzino davanti a Ja-gannåtha. Così il cuore di Mahåprabhu si sciolse.Vi erano state molte proposte di diverso genere:"Il re vuole vederTi, se Tu vuoi lui verrà a pren-dere il Tuo darΩana." "No, no, è indesiderabile.La gente può dire: 'Quel sannyåsî brama per il de-

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33Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

naro ed il potere così vuole avere connessionecon il re.' Questa è una cattiva cosa per un sannyåsî sådhu, quindi non voglio che venga a tro-varMi. Altrimenti indirettamente ciò mostreràche Io ho desiderio per i soldi. A Me non piacequesto."

Ma quando Mahåprabhu vide che il re avevapreso la posizione di uno spazzino del SignoreJagannåtha, naturalmente il Suo cuore si sciolsee abbracciò il devoto. Quindi Lui è l'infinito e aLui piace il finito. Il finito è Suo amico. Maquando il finito vuole mostrare la sua tendenzaipocrita a diventare grande, Egli lo rigetta. Pren-dendo la sua posizione più piccola però Egli ar-riva e lo abbraccia. t®∫åd api sunîcena, taror api sahiß∫unå, amåninå månadena, kîrtanîya˙ sadå ha-ri˙. Non aspirare a nulla, e qualsiasi cosa giunge

ad attaccarti, tenta di essere cosciente della suafutilità. Tutti sono sotto un'unica mano, la ma-no del Supremo, quindi decidi di tollerare. Tol-leranza; finchè la mano suprema non giunge acontrollare, tu non impedirai o ti opporrai. t®∫ådapi sunîcena. Non creare nessuna attitudine chedisturbi il contesto, e se il contesto viene a op-primerti, tu prendi la via della tolleranza, non ri-spondere occhio per occhio. Poi amåninå, nonaspirare a nessuna posizione, månadena, ma daila posizione a uno e a tutti. Con questa attitudi-ne canta il Nome ed il tuo appello al Supremosarà facilmente accettato. Se tu Lo avvicineraicon questa attitudine, la tua richiesta avrà una fa-cile e veloce accettazione. Hare Krishna. GauraHari. Questa è la chiave del successo, o la stradaper raggiungere la felicità. Non disperdere la tuaenergia in varie direzioni ma falla confluire daogni parte in questa sola direzione. Non spreca-re la tua energia per combattere il contesto, l'in-tero controllo invece deve essere diretto verso

l'Assoluto. Allora molto presto, il successo arri-verà a coronare il tuo tentativo.Nella Bhagavad-Gîtå Krishna spiega la Sua spe-

ciale esistenza, le Sue cose favorite. på∫∂avanamdhanañjayah. 'La Mia speciale caratteristica è diessere rintracciato in quei luoghi.' måsånåµ mår- ga-sîrßo 'ham. 'Tra tutti i mesi il Mio preferito èmårgaΩîrßa. Tu Mi potrai trovare là.' Subito do-po il mese di Kårtikå. Sanåtana Gosvåmî ha ana-lizzato questo e ha dimostrato che il mese di Kår-tikå è il favorito di Rådhårå∫î. In che modo?Kîrtikå è la madre di Rådhårå∫î. Il nome dellamadre di Rådhårå∫î è Kîrtikå. Quindi Kårtikî è

il nome di Rådhårå∫î.A quel tempo era usanza dare i nomi delle stel-

le . Kîrtikå, Revatî, Rohi∫î, ViΩåkhå, Dhani߆hå; aquel tempo si usavano tutti questi nomi. QuindiKîrtikå era il nome della moglie di V®ßabhånuRåja. C'è un posto vicino a Mathurå chiamato

Råval, è un villaggio, ed è il luogo dove vivevanoi genitori di Kîrtikå. V®ßabhånu andò a visitarequel luogo, a casa del suocero e quando andò afare il bagno in un lago, vide una bellissima bam-bina posata sopra una ninfea. Era posata sullaninfea. Era una bambina meravigliosa, perfetta,ma aveva gli occhi chiusi. V®ßabhånu la raccolsee la portò a sua moglie Kîrtikå: "Ho trovato que-sta meravigliosa bambina posata sopra una nin-fea. Prendila." Kîrtikå iniziò a prendersi cura diquella bambina mantenendola e accudendola, Lei

era Rådhårå∫î. ayoni sambhava. Lei non è venu-ta da un corpo di carne. Ma come ho detto eracieca. Era cieca fin dalla nascita.

V®ßabhånu Mahåråja e Nanda Mahåråja era-no molto amici. Un giorno YaΩodå dopo aversentito dire che la sua amica Kîrtikå aveva avu-to una bambina dalla bellezza squisita, andò afarle visita. Congratulandosi disse: "Alla finehai avuto una bambina meravigliosa." YaΩodåaveva Krishna con sè e mentre loro parlavano ilbambino improvvisamente si avvicinò alla bam-bina Rådhårå∫î e Lei sentendo la Sua presenzaaprì improvvisamente gli occhi. Era il primosguardo che i bambini si scambiavano. Eranomolto piccoli, avevano pochi mesi ... La primavolta che Lei aprì gli occhi vide Krishna. Que-sto è ciò che si dice.

Questi sono lîlå. Eventi eterni, incidenti ripe-turi in una maniera particolare, come nei dram-mi. Un dramma che viene ripetuto molte volte.Originariamente si svolge nella residenza eter-

na, ma a volte il palcoscenico viene portato in unposto particolare e lì viene messo in atto. Quin-di i lîlå si compiono nel luogo originale. Sonocoesistenti. Tutti i lîlå si svolgono in successionee sono anche coesistenti. Noi viviamo nei limitidel tempo e dello spazio, ma oltre il tempo e lospazio vi è un flusso dinamico di amore, e que-sta caratteristica da là viene trasportata qui. Manoi vedremo le cose eterne con il nostro cervel-lo e pensiero limitati. Proprio come il Sole cheè molto grande ma che alla nostra vista risultauna palla di luce. Quante volte però è più gran-de della Terra? Vedendolo dalla Terra è una fi-

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Quinto Raggio√ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

34 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

gura ridotta a piccole dimensioni. Quindi l'infi-nito giungendo a noi acquisisce caratteristiche fi-nite. E tramite il Suo volere un barlume arrivanei differenti brahmån∂a materiali sotto forma diesibizione allo scopo di attrarre le persone.

Successe così. La prima unione dei bambini fu

l'interscambio dei Loro sguardi. Quindi il reV®ßabhånu e la regina Kîrtikå iniziarono a nutri-re quella bambina e Lei gradualmente crebbe.V®ßabhånüdadhi-nava-ΩaΩi-lekhe, lalitå-sakhi gu∫a-ramita-viΩåkhe. V®ßabhånüdadhi, cioè il mare. Pro-prio come la Luna si pensa sia uscita dallo kßîro-dadhi-samudra. Alcuni geologi di oggi sono del-l'opinione che dall'oceano Pacifico sia in qualchemodo uscita la Luna. Vi era un'isola e in qualchemodo dovuto ad un terremoto o a una spinta,quest'isola è stata gettata nell'atmosfera ed è di-

ventata la Luna. Questa è anche una evidenzavedica, viene detto che la Luna sia emersa dallokßîrodadhi-samudra, l'oceano di latte. Quindiv®ßabhånüdadhi-nava-ΩaΩi-lekhe. Rüpa Gosvåmîdice che la famiglia di V®ßabhånu è paragonataall'oceano e da quell'oceano è nata questa luna,Rådhårå∫î. E' meraviglioso. Paragonandola al-la Luna, Lei è sorta dall'oceano della fortuna diV®ßabhånu. La fortuna di V®ßabhånu è come l'o-ceano e da lì è sorta V®ßabhånüNandinî, ÛrîRådhikå. La Sua infanzia è stata così. Gradual-mente poi crebbe e giunse il momento di sposar-si; quindi fu celebrato il matrimonio, ma fu solouna farsa. Vi sono differenti punti di vista suquesto. Alcuni dicono che un giorno Brahmåprese Rådhå e Krishna e Li sposò nella foresta.Altri dicono che Rådhå e Krishna erano sposatitramite le convenzioni sociali. Nei differenti kal- pa vi sono differenti modifiche e differenti stadi.Ma ciò che Mahåprabhu ha accettato come il piùalto ottenimento della vita, è che Rådhårå∫î non

fu sposata a Krishna ma a un altro. Entrambi iLoro cuori però non conoscevano nessun altro senon il Loro amante. L'unione automatica deicuori. Completamente. E mostrarlo non è unacoincidenza casuale, è una necessità, per stabili-re che l'amore spontaneo detiene la posizionepiù elevata, attraversa sprezzante l'influenza e ledirettive della società e delle scritture, attraver-sa la concezione dei sentimenti religiosi e prendemolti rischi per raggiungere l'unione con Krish-na. E' molto raro. Vi sono due punti: il primoche è raramente possibile, è molto arduo rag-giungere la situazione favorevole per l'incontro;

e l'altro è che per questo fine si accetta il rischiopiù grande possibile senza curarsi di nulla e ciòoccupa la posizione suprema. Di tutti i servizicompiuti in differenti råsa, il madhurya-rasa è ilpiù completo e, per spingersi alla sua intensitàmaggiore, vanno create delle circostanze che

possono produrre quel tipo di intensità. Pa-rakîyå.

L'intensità più alta può essere prodotta da unacarestia forzata. Se sotterriamo il riso o il granoper creare una carestia di cibo, il cibo aumenteràdi valore. Quindi anche qui è stata creata unasorta di carestia, di difficoltà, impossibilità all'u-nione. Per ottenere questo è necessaria una ret-tifica tra i due, tra la coppia. Essi superano ogniconcezione di sentimenti religiosi, e questo è ilmassimo. Non c'è considerazione di nulla quan-

do stanno per incontrarsi con Krishna, ad ognicosto vanno per servire. Quindi l'intensità di-venta altissima. E' tutto arrangiato da Yogamåyåe vi sono delle gradazioni. Più c'è devozione piùc'è intensità in Bhagavata, Dio. E' stato distri-buito in questo modo. L'amore è il supremo cri-terio. Secondo la natura e il grado di devozione,Dio distribuisce Sè stesso ai devoti in una grada-zione particolare. Quindi i devoti aspirano a ser-vire nel campo di Rådhårå∫î. Perchè? SwayaµBhagavån è sempre con Lei mentre le altre sonodi un ordine inferiore. Swayaµ Bhagavån è sem-pre con Swayaµ Rüpa. Krishna Swayaµ Rüpacon Rådhårånî Swayaµ Rüpa. Durante il råsaSwayaµ Rüpa è sempre vicino a Rådhårå∫î,mentre vicino alle altre gopî c'è la svayaµ prakaΩadi Krishna. C'è un duplicato di prima classe, poiun duplicato di seconda classe, in questo modo.Quando c'è il råsa è solamente Svayaµ Bhagavånche sta vicino a Rådhårå∫î; vicino alle altre gopîc'è Svayaµ PrakaΩa, non Svayaµ Bhagavån.

Non c'è Swayaµ Rüpa ma Swayaµ PrakaΩa. Viè una gradazione in questa maniera. Quindi ilrådhå-kinkrya che è stato stabilito per noi è l'ot-tenimento massimo. Tramite Rådhårå∫î noi pos-siamo avere un gusto nel servizio a Svayaµ Bha-gavån. Lo Svayaµ Rüpa e La Svayaµ Rüpa.Quella qualità di corrente che scorre tra i Due, ilminimo, una briciola, noi la vogliamo. Il nostromassimo, il prayojana più alto è lì. Quando loSvayaµ Rüpa e la Svayaµ Rüpa, quel tipo di ne-gativo e positivo, si uniscono e compiono i lîlå,

ciò appartiene al massimo livello. Tuttavia noivogliamo solamente la particella più piccola di

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Quinto Raggio√ Ûrî Ûrî Rådhå-K®ß∫a

35Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

ne.Quindi questo è un mese speciale nel quale

dobbiamo tentare al meglio di coltivare tutti i no-stri sentimenti e regolarli in modo da ottenere lanostra intima relazione con Krishna. Investendola nostra energia anche in piccola parte, in que-

sto Kårtika mahînå possiamo ottenere un risulta-to maggiore. Proprio come in tempo di guerra icapitalisti trovano l'opportunità per avere piùprofitto, anche qui ci sono periodi speciali doveusando la nostra energia anche in modo scarso,possiamo raccogliere di più.

Questo momento favorevole è Kårtika mahînåe la purezza d'intenti è quasi garantita perchè loscopo è soddisfare Rådhårå∫î, la potenza divina. Jaya Rådhe, Jaya Rådhe, Jaya Rådhe, Jaya Rådhe.

quel tipo di qualità. Rüpånugå-dhårå. Ed è ancheil massimo in quantità per quelle piccole ragazzedevote. Loro hanno libero accesso nei lîlå piùprofondi; ma le amiche più grandi, le sakhî, nonpossono avvicinare quei lîlå. Non sono avvicina-bili da loro ma sono avvicinabili da quelle che so-

no della classe di Rüpa Mañjarî. Questi sono ar-gomenti molto elevati, noi non siamo qualificatiper parlare di tutte queste cose. Gaura Haribol.

Perciò questo Kårtika vrata è il favorito deiVaiß∫ava e specialmente dei Gau∂îya Vaiß∫ava,il cui scopo ultimo è il Rådhå dasya. Essi osser-vano questo mese scrupolosamente. I Gau∂îyaVaiß∫ava hanno molto riguardo per ciò che gli Ωåstra dicono e vivono così. Kårtika vrata. Vi so-no molti precetti e regole menzionati nelle scrit-ture e chi è fervente in queste cose segue nella vi-

ta quelle regole e costumi, per ottenere il favoredi Rådhårå∫î. Lei sarà compiaciuta. Questo èKårtika vrata. Ci deve essere qualche sorta di re-strizione nella nostra vita quotidiana, e dobbia-mo concentrare la nostra energia verso un pun-to; dobbiamo tentare di coltivare qualcosa in re-lazione a Lei. Kårtikî.

Qui noi in genere raccomandiamo di osserva-re l'a߆ottara Ωata-nåma di Mahåprabhu e Krishna.I 108 nomi. Tutti i Loro lîlå. Almeno dobbiamogiungere in contatto con tutti i lîlå di Mahå-prabhu e di Krishna. Al mattino e alla sera reci-tare gli otto Ωloka di Mahåprabhu, compresi i piùelevati. Il nostro Guru Mahåråja di solito ci fa-ceva cantare gli a߆a kålîya lîlå. Il giorno è divisoin otto periodi e lui ci faceva cantare e ricordaredei lîlå durante quegli otto periodi. Gli a߆a kålîyalîlå. Ciò è stato raccomandato anche nelle can-zoni di Bhaktivinoda Êhåkura, entrare in contat-to con tutti i lîlå. Quindi io ho fatto in modo dipassare attraverso tutti i lîlå con i Ωata-nåma, i 108

nomi di Gaurånga e di Krishna. I nomi sono inaccordo ai lîlå, in accordo ai lîlå sono stati dati deinomi. Così possiamo entrare in contatto con tut-ti i lîlå di Mahåprabhu e di Krishna. E gli otto Ωloka di Mahåprabhu, gli Ωikßå߆aka, contengonocome in un guscio tutte le concezioni da svilup-pare. Il bhajana, il processo completo rivolto ailîlå di Krishna è contenuto in questi otto Ωloka.Specialmente nella sua traduzione Bengali, ÛrîlaBhaktivinoda Êhåkura ha composto certe canzo-ni che danno i significati più profondi, che ci por-tano in contatto stretto con quegli alti ideali chesi esprimono nella nostra più elevata realizzazio-

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La nostra relazione con Balarama

Discorso dato al Krishna-Balarama Mandir, V®ndåvana il 2 Settembre 1993Ûrîla Bhaktivedånta Nåråya∫a Mahåråja

Sesto Raggio√ K®ß∫a-tattva

36 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Oggi è un giorno molto auspicioso perchè due

eventi molto sacri vengono a coincidere: Purnimå e ilgiorno dell'apparizione di Baladeva. Oggi finisce an-che il Jhulana Yatra durato tutto il mese di Ωravana.Alla fine del Jhulana Yatra tutti i Vrajabasi eranomolto tristi e Baladeva Prabhu apparve in questogiorno per renderli felici.

Alcuni Vrajabasi sono dell'opinione che Balade-va apparve dopo Krishna. Essi sostengono che Kri-shna è apparso il giorno di astami, l'ottavo giorno diluna nuova e che Baladeva è apparso dopo Krishna,il giorno di catra, vale a dire sei giorni più tardi. Tut-

tavia Ûrîla Jîva Gosvåmî, Ûrîla Sanåtana Gosvåmî,Ûrîla Rüpa Gosvåmî e tutti i nostri Gosvåmî dissen-tono. Essi spiegano che se Baladeva fosse apparsosuccessivamente a Krishna, Krishna sarebbe il fra-tello maggiore di Baladeva. Oppure, come altri so-stengono, se Baladeva fosse apparso l'anno prece-dente, allora sarebbe più vecchio di Krishna di circaun anno. Quindi Jîva Gosvåmî fa notare nel suoVaiß∫ava Tosani che, secondo lo Ûrîmad-Bhågava-tam, Krishna e Baladeva ricevettero il nome daGargåcårya lo stesso giorno, iniziarono ad andarecarponi lo stesso giorno, la cerimonia annaprasanache si compie per ogni nuovo bambino fu celebrata lostesso giorno, tutti i loro progressi avvennero con-temporaneamente. Quando Krishna nacque aGokula e Baladeva Lo vide per la prima volta, fu laprima volta che Baladeva aprì gli occhi. QuandoYaΩodå e Rohini Li posero nella stessa culla i bam-bini furono molto felici di incontrarSi. Altri sosten-gono che Krishna e Baladeva nacquero a Mathuråma questa comprensione è per le persone comuni,

non per i bhakta rasika e tattva-jñå. Essi hanno unaopinione diversa. Nello Ûrîmad-Bhågavatam enell'Hari-vaµsa viene affermato che Devaki è un al-tro nome di YaΩodå. Ciò è scritto in moltissimi Pu-rana e specialmente nell'Hari-vaµsa.

Non ci fu nascita a Mathurå. Krishna apparve làcome Parabrahma, con l'aspetto di un giovane di se-dici anni. A Mathurå Egli apparve nella forma di Va-sudeva; aveva quattro braccia e teneva nelle mani laconchiglia, la mazza, il disco e il fiore di loto, avevacapelli lunghi e sciolti, portava una sarana makuta,una corona d'oro ed era adorno di gioielli d'oro.Bhagavån non nasce mai. Ma Krishna non è soltan-

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Sesto Raggio√ K®ß∫a-tattva

37Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

deva prese questo neonato Krishna e Lo portò aGokula, Lo lasciò lì ed in cambio prese Yo-gamåyå, la sorella gemella di Krishna che era ap-pena nata dal grembo di YaΩodå.

La stessa cosa avvenne per il figlio di Rohini,Baladeva Prabhu e la Sua espansione plenaria.

Entrambi si riunirono nel grembo di Rohiniquando Yogamåyå trasferì l'espansione plenariaa Gokula e così diventò Rohini-nandana.

Balarama ha sempre questo pensiero e sentesempre che Suo padre è Nanda Baba e non Va-sudeva Mahåråja. Lui non pensa mai: "Io sonoil figlio di Devaki e Vasudeva." Mula Sankarsa-na è Baladeva a Dvårakå o a Mathurå. Balade-va di Gokula o Vraja non è Mula-Sankarsana;Lui è qualcosa di differente. Secondo la tattva so-no uno, ma secondo il råsa-vicara, le considera-

zioni basate sul råsa, Essi non sono uno. Quan-do Krishna apparve a Mathurå, non era il Krish-na originale ma era Vasudeva-nandana. Simil-mente, quando Baladeva apparve a Mathurå,non era Rohini-nandana ma era Mula-Sankarsa-na. Sia a Dvårakå che a Mathurå Lui è Mula-Sankarsana, una manifestazione parziale di Ba-ladeva Prabhu. Da Lui si espande Måhå-Sankar-sana di Vaiku∫†ha e da questo Måhå-Sankarsanaviene Karanadakasayi Viß∫u. Da Karanadaka-

sayi viene Garbodakasayi e da Garbodakasayiviene Ksirodakasayi Viß∫u. L'ultima espansionedi Måhå-Sankarsana è Ksirodakasayi Viß∫u sot-to forma di Ananta ÛeΩa. Tutte queste espansio-ni hanno il sentimento di servire Krishna e Loservono continuamente.

Baladeva e Krishna sono uguali

Non c'è differenza tra Krishna e Baladeva.Krishna è Swayam Rüpa e Baladeva Prabhu è

uguale, ma lui è la prakasa di Krishna, una Suamanifestazione. L'unica differenza è nella para-fernalia e nel colore della pelle. Baladeva a Vrajanon porta mai la mazza e la picozza ed anche Kri-shna non porta mai le Sue armi là. Lui ha solo ilsuo vamsi, flauto, e Baladeva Prabhu ha solo ilsuo sringar, corno di bufalo. A volte Baladevaporta il vamsi ma il vamsi per Lui non è promi-nente. Con il vamsi anche lui compie la råsa-lîlåe altri passatempi simili.

Baladeva non porta la picozza o la mazza per-chè a Vraja non sono necessarie, là tutti i lîlå so-no madhura, dolci. A Vraja Lui non è sposato e

to Bhagavån; Lui è Swayam Bhagavån. ÛrîlaViΩvanåtha Cakravarti Êhåkura ha scritto uno Ωlokache rivela l'opinione di Ûrî Caitanya Mahåprabhu:'arådhyo bhagavån vrajesa-tanayas tad-dharmav®ndåvana.' Prima di tutto Krishna è Vrajendra-nan-dana, il figlio di Nanda Mahåråja ed è l’aradhya, la

suprema adorabile Divinità. Poi tad-dharma v®ndå-vanam. La Sua dimora, V®ndåvana è adorabile co-me Lui. Il Signore Krishna e la Sua dimora, V®ndå-vana, sono adorabili allo stesso modo.

Questa è l'idea di Caitanya Mahåprabhu. Krish-na non è il figlio di Vasudeva e Devaki. Lui è sola-mente il figlio di YaΩodå e Nanda Baba. Vrajesa-ta-nayas significa Nanda Baba. La nostra aradhyadevaè Krishna e Lui nacque a Gokula.

Proprio come Krishna, anche Baladeva Prabhunacque solamente a Gokula. Lui in parte proveniva

dal grembo di Devaki, ma nacque 'in tutto' dal grem-bo di Rohini a Gokula. Rohini Devi era una dellemolte mogli di Vasudeva a Mathurå. Nel GopålaCampu viene affermato che quando Vasudeva e De-vaki furono imprigionati da Kaµsa, Rohini andavaregolarmente a visitarli e a servirli nella prigione. Inquesto periodo lei rimase incinta e nello stesso mo-mento anche Devaki concepì un figlio. Il mula, ori-ginale e completo Balarama entrò nel grembo diRohini e la Sua porzione plenaria entrò nel grembo

di Devaki. Dopo due o tre mesi, per proteggereRohini dalle atrocità di Kaµsa, Vasudeva la mandò aV®ndåvana, a vivere nella casa di Nanda Baba eYaΩodå. Yogamåyå lo aveva ispirato a prendere que-sta decisione. Dopo che l'espansione plenaria di Ba-ladeva rimase nel grembo di Devaki per sei mesi, Yo-gamåyå Lo trasferì a Gokula, dove Lo pose nel grem-bo di Rohini così entrambi, la porzione plenaria e l'o-riginale Balarama si fusero insieme. Tutti in quel-l'occasione pensarono che Devaki avesse avuto unaborto, ma in realtà quella porzione plenaria fu tra-

sferita nel grembo di Rohini. Come il magnete cheattrae il ferro, così l'originale Baladeva attrasse la Suaespansione. Otto mesi più tardi Rohini partorì il fi-glio e perciò in tutto Ûrî Baladeva rimase nel suogrembo per quattordici mesi.

Quando Krishna apparve come Vasudeva (l'e-spansione plenaria a quattro braccia), a Mathurå, Va-sudeva e Devaki fecero questa preghiera: "Ti pre-ghiamo di apparire come un neonato così possiamosalvarTi da Kaµsa." In quel momento Krishna, cheera appena nato dal grembo di YaΩodå, arrivò aMathurå e assimilò il Krishna chatur-buja, a quattrobraccia dentro di sè ed entrambi Si unirono. Vasu-

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neppure Krishna lo è. Là Loro Si impegnano sola-mente in dolci lîlå. A Dvårakå invece vi sono Va-sudeva-nandana e Devaki-nandana. 'V®ndåvana paratyaja na padam ekam gacchati .' Non è solocompito di Krishna essere sempre a V®ndåvana, loè anche per Baladeva Prabhu. Anche Baladeva

Prabhu non lascia mai V®ndåvana, Lui vive semprea V®ndåvana.

Baladeva è sat

Krishna è sat, cit e ananda. Il significato di sat è sattva, la potenza di esistenza. Cit qui significa bhå-va, emozioni trascendentali d'amore che si manife-stano in cinque råsa. In senso comune si considera jñåna, conoscenza, ma non vi è jñåna in quel sensoa V®ndåvana. Nello Ûrîmad-Bhågavatam sta scrit-

to: jñåne prayasam udapasya namanta eva

jîvanti san-mukharitam bhåvadiya-vartam sthane sthitah Ωruti-gatam tanu-van-manobhir

ye prayaso 'jita jito'pi asi tais tri-lokam

"Mio caro Signore, quei devoti che hanno riget-tato la concezione impersonale della Verità Asso-luta e hanno perciò abbandonato le discussioni sul-la filosofia empirica, dovrebbero ascoltare dai de-voti realizzati i discorsi riguardanti il Tuo santo no-me, la Tua forma e i Tuoi passatempi e qualità."

Se desiderate servire Krishna e Ûrîmatî Rådhikåcon Vraja-bhåva, dovrete lasciare jñåna. Dovreteascoltare solamente i passatempi di Krishna, ricor-darli e cantare i nomi di Krishna e Rådhikå. Altri-menti se non sarete ekantika, orientati in una soladirezione e con una devozione esclusiva, non po-trete avvicinare Vraja. Quando tattva-jñåna diven-ta bhåva, quel bhåva può raggiungere V®ndåvana e

potremo servire a Vraja con quel bhåva. In sensocomune jñåna si riferisce alla conoscenza del Brah-man. Chi è un jñånî pensa di essere Brahman.Quando jñåna e tattva-jñåna, realizzazione di Bha-gavån si uniscono, uno può andare a Vaiku∫†ha manon potrà andare a V®ndåvana. Qui jñåna significail bhåva sperimentato nei cinque råsa: santa, dasya, sakhya, vatsalya e mådhurya. Questo è definito samvit, la conoscenza della potenza, la potenza conla quale Krishna conosce Sè stesso e attraverso laquale gli altri Lo conoscono.

L'essenza, somma e sostanza di hladini è defini-to prema, e prema personificata è Ûrîmatî Rådhikå.

Sesto Raggio√ K®ß∫a-tattva

38 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

Baladeva Prabhu è l'adhisthatri-devatå, la divinitàpredominante di sat, sattva o sandini. Krishna è ladivinità predominante di cit cioè sia jñåna che bhå-va assieme, e Ûrîmatî Rådhikå è la divinità predo-minante di hladini.

Sat-cit-ananda. Sat è la potenza di esistenza. An-

che la jîva è eterna, ma Baladeva Prabhu è il maestodi tutto. Lui è la personificazione di sat; è la poten-za originale dell'esistenza. Noi vediamo Krishna, ilSuo vamsi, tutti i Vrajabasi, vediamo questo mondoe vediamo le jîve. Tutto è un'espansione di Balade-va Prabhu. Krishna assieme a Baladeva e aRådhårå∫î è Vrajendranandana Syamasundara.Senza Baladeva non potrebbero esistere i passa-tempi di Rådhå-K®ß∫a, delle gopî, nè esisterebbe laterra di V®ndåvana perchè Lui è la potenza di esi-stenza. Tutti gli associati di santa, dasya, sakhya e

vatsalya råsa sono manifestazioni di Baladeva. Ri-guardo il mådhurya-rasa, le gopî sono kayavyuha-rüpa, espansioni corporee di Ûrîmatî Rådhikå. Ba-ladeva serve in tutti i råsa, ma non nello sringara omadhurya-råsa. Per servire in quel råsa egli prendela forma di Ananga Mañjarî.

La nostra radice causa è Baladeva

La radice causa di tutte le jîve è Baladeva Prabhu.A Vraja le jîve vengono manifestate dall'originaleBaladeva. Loro non cadono mai in questo mondo.Sempre servono Rådhå e Krishna nel madhurya-rå- sa o nel sakya-råsa. Da Baladeva viene MulaSankarsana a Dvårakå. Innumerevoli jîve vengonoda Baladeva in questa forma di Mula Sankarsana edesse servono Dvarakadish e Mathuresh Krishna. DaMula Sankarsana viene Mahå Sankarsana diVaiku∫†ha. Egli manifesta le mukta-jîve ed esseeternamente servono Råma, N®siµha, Kalki, Va-mana, Nåråya∫a e tutte le altre incarnazioni svaµsa.

Da Mahå Sankarsana viene Karanodakasayi Viß∫unella regione tata߆ha ed egli manifesta le tata߆ha-jî-ve. Tra di esse alcune si liberano immediatamenteda måyå ed altre diventano delle baddha-jîve, animecondizionate. In questo modo vediamo che tutti i ti-pi di jîve vengono da Baladeva. Questo è illustratonelle scritture ma in realtà le jîve non nascono. Es-se sono tutte eterne come Baladeva Prabhu Stesso.Viene affermato questo per convincere le jîve sadha-rana, comuni, ovvero le anime condizionate. Vi so-no molte cose che gli Ωåstra dicono, ma in realtà aGoloka V®ndåvana dhama, queste cose saranno vi-ste in un altro modo.

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Settimo Raggio√ Kårtika

40 Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

derabili."(SB 10.44.15)

Dhanyå vraja-striya urukrama-citta-yånå˙. Le gopî diventano la vita di Urukrama, perciò Urukra-ma è sempre presente nei loro cuori e nelle loro men-

ti. Le gopî puliscono e rinfrescano le loro case, maUrukrama occupa le loro menti. Loro meditanosempre su di Lui pensando: "Come possiamo incon-trarLo? Dove possiamo incontrarLo? Dove saràora?" Le gopî piene di ansietà sono sedute a Yavat."Dove troverò Krishna?" Questa è la loro ansietà.Una gopî intenta nella pulizia del pavimento pensa aKrishna, non può finire il suo lavoro, sua suocera ar-riva e l'ammonisce: "Cosa stai facendo? Perchè ti seifermata? Finisci il lavoro." Un'altra gopî sta maci-nando il grano, un'altra mette a letto il bambino, ma

Urukrama è sempre nella loro mente e nel loro cuo-re e mentre esse lavorano, le loro mani si fermano.Krishna è andato a pascolare le mucche e la mentedelle gopî l'ha seguito. Quando Lo vedono di ritor-no i loro occhi non si staccano da Lui, vogliono guar-darLo ininterrottamente. Loro maledicono Brahmåper aver creato le ciglia perchè i loro battiti impedi-scono di vedere Krishna. Questa è la posizione del-le gopî. Loro fanno tutte le faccende di casa ma Kri-shna è perpetuamente nelle loro menti. Perciò le gopî

sono continuamente in samådhi.

Le persone co-muni non possono comprendere ciò.Krishna va a V®ndåvana e Si nasconde. Lui suona

il flauto per le gopî. Tahu lagi' mor varaja-våsa: 'Iovivo a Vraja solo per voi. Dove siete andate?' Le gopî sono sorprese: 'Oh, cosa sta succedendo?'

Noi sappiamo di questi passatempi esoterici per lamisericordia di Ûrî Caitanya Mahåprabhu e di RåyaRåmånanda. Se non avessero rivelato i loro discor-si non saremmo stati in grado di capire. Tutti questisono gioielli molto, molto preziosi, sono i sentimen-

ti elevati della bhakti. Caitanya Mahåprabhu e RåyaRåmånanda ne discutevano tra loro, così oggi noipossiamo capire qualcosa. Siamo in debito con loro.

Il miglior passatempo di Krishna, la råsa-lîlå, fucompiuto a V®ndåvana. Ma Govardhana è miglioredi V®ndåvana: Ωrî v®ndå-vipinaµ suryamam api tacchriman sa govardhana˙.

A V®ndåvana la danza råsa è pañcayati e a Go-vardhana è vasanti. A V®ndåvana il råsa di Rådhåjîè incompleto, così Lei ha lasciato la danza råsa. Va-raja vipine yamunå-kule mañca manohar Ωobhit phu-

le. (Gîtåvalî) Govardhana è meglio di V®ndåvanaperchè nel vasanti råsa Krishna segue Rådhårå∫î.

Qual è il significato di pañcayati råsa? Nel pañ-cayati råsa sono presenti le gopî sådhana-siddhae le®ßî-carî che hanno ancora della contaminazione e co-sì non possono entrare. Chi le ferma? Non sono imariti. E' Krishna che le ferma, tramite Yogamåyå."Lei è ancora immatura. Se la raccolgo ora, ci sarà

ancora dell'aspro." I frutti devono essere conserva-ti in una stoffa calda per farli maturare. Così le gopîimmature, per arrangiamento di Krishna, venivanotrattenute dai loro padri, madri e altri parenti di mo-do che diventassero completamente mature. Quan-do nell'intenso fuoco della separazione vengono bru-ciate tutte le cose inauspiciose e nell'estasi meditati-va dell'abbraccio di Krishna anche tutti i risultati au-spiciosi vengono esauriti, anch'esse saranno in gradodi unirsi alla danza råsa ed essere abbracciate da Kri-shna.

Nella danza råsa di Govardhana, tutte le gopî so-no nitya-siddha. Là la danza råsa avviene senza osta-coli. E Krishna mostra a tutti, incluso Nårada e tut-ti gli altri devoti, che Ûrîmatî Rådhårå∫î è la Sua su-prema amante.

Nel vasanti råsa a Giriråj Govardhana, vengonomanifestate le glorie di Ûrîmatî Rådhikå. Quindi leglorie di V®ndåvana non possono essere paragonateneppure minimamente alle glorie del Rådhå-ku∫∂a.

Il Rådhå-kunda è un luogo molto elevato. Non

consideratelo un luogo comune. E tra Yavat e Var-sana, quale è superiore? Secondo i Gau∂îyaVaiß∫ava, è superiore Yavat. Dobbiamo andare digiorno al Rådhå-kunda ma passare la notte a Yavatcon Ûrîmatîjî. Quindi non considerate Yavat un luo-go comune. Lalitå, ViΩåkhå, Rüpa Gosvåmî e Ra-ghunåtha Dåsa Gosvåmî vivevano a Yavat e veniva-no al Rådhå-ku∫∂a o a V®ndåvana per incontrareKrishna. Noi siamo andati là ed anche a Kokilavan.Abbiamo offerto omaggi al Surya-ku∫∂a da lontanoperchè non è possibile andarci con gli autobus.

Abbiamo visitato tutti questi luoghi allo scopo diricordare sempre le istruzioni di Nårada. Nåradaaveva chiesto una benedizione: se una persona pos-siede anche solo un piccolo gusto e desiderio, deveandare in tutti questi luoghi auspiciosi dove si sonosvolti i passatempi di Rådhå e Krishna e fare omag-gi. Deve spargere la polvere di quei luoghi sul corpoe desiderare: "Che possa sviluppare un gusto nell'a-scoltare questi passatempi. Che possa stabilirmi nel-la mia svarüpa e servire questi passatempi." Nåradachiese: "Che possa ottenere lo stesso prema." Kri-shna fu compiaciuto e disse: "Tathåstu." Che sia.

Il Rådhå-ku∫∂a e il Nårada-ku∫∂a sembrano vici-

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41Raggi di Armonia Vol. II ~ N. 2

ni ma il Nårada-ku∫∂a è un sådhana-sthalî e ilRådhå-ku∫∂a un siddha-sthalî. Nårada sta provan-do ad ottenere il siddha-sthalî con le pratiche spiri-tuali. Non è chiaro se veramente abbia ottenuto quelbhåva e si trovi al Rådhå-ku∫∂a, ma potrebbe esse-re perchè lui è il guru della nostra sampradåya.

Abbiamo accettato il voto di Kårtika per raggiun-gere questo scopo elevato. Per qualche buona for-tuna, in una vita futura, anche se tra milioni di vite, ilnostro obiettivo principale è di diventare una servi-trice di Ûrîmatî Rådhikå. Non lo pretendiamo ades-so. Ma se riceviamo la misericordia di devoti eleva-ti come Ûrîla Rüpa Gosvåmî, Svarüpa Dåmodara eRåya Råmånanda e seguiamo le loro orme, allora inqualche vita possiamo avere della speranza. Perciòdobbiamo provare a ricevere la misericordia di Rü-pa Gosvåmî e Sanåtana Gosvåmî. Non considerate-

li però più elevati di Svarüpa Dåmodara, il principa-le tesoriere. Svarüpa Dåmodara e Råya Råmånandasono Lalitå e ViΩåkhå. E Sanåtana Gosvåmî, RüpaGosvåmî, Jîva Gosvåmî, Raghunåtha Dåsa Gosvåmîe K®ß∫adåsa Kaviråja sono i nostri Gosvåmî. Non di-menticatevi di Raghunåtha Bha††a e Gopåla Bha††a.Sanåtana Gosvåmî è il fratello maggiore e maestrospirituale di Rüpa Gosvåmî quindi non considerate-lo suo seguace. Pieno di umiltà egli disse al fratello:"Posso ricevere la misericordia di Mahåprabhu sola-

mente attraverso la tua misericordia." E Rüpa Go-svåmî a sua volta rispose: "Qualsiasi cosa abbia scrit-to è dovuto alla misericordia di Sanåtana Gosvåmî."Erano entrambi nel giusto. Ognuno dava rispetto al-l'altro. Anche noi dobbiamo rispettarli entrambi eseguire in ogni modo le loro istruzioni.

Sadå tvaµ sevasya prabhu-dayita-samantam atu-lam: "Servite sempre i leaders dei cari devoti del Si-gnore." (Manah Ωikßå 7 ) Sanåtana in realtà signifi-ca il comandante in capo che ci protegge. Nell'eser-cito di Ûrî Råmacandra, Hanuman è il comandante.

Similmente vi sono dei generali anche nell'esercitodi prema, iniziando da Mahåprabhu e MadhavendraPurî. Ai tempi di Madhavendra Purî prema si trova-va sotto forma di seme e poi diventò una piantina.La radice si divise in nove ramificazioni: ÈΩvara Purî,Paramånanda Purî e altri come descritto nella ÛrîCaitanya-Caritåm®ta. Ûrî Caitanya Mahåprabhu di-ventò il tronco. Dal tronco nacquero due ramifica-zioni, Nityånanda Prabhu e Advaita Åcårya. Poispuntarono migliaia di rami che coprirono l'interouniverso: Rüpa Gosvåmî, Sanåtana Gosvåmî, Svarü-pa Dåmodara, Råya Råmånanda e altri sono i gene-rali dell'esercito di prema.

Se li preghiamo di rimuovere i nostri ostacoli sul-la via della bhakti e preghiamo per ricevere la loroprotezione, le nostre anartha saranno vinte e il puroamore crescerà estaticamente. Oltre al nostro gurue ai Vaiß∫ava ci sono queste grandi personalità che ciproteggono.

Krishna è Dio la Persona Suprema, la causa di tut-te le cause, ma Raghunåtha Dåsa Gosvåmî ha scrit-to nel Manah Ωikßå (9):

madîΩa-nåthatve vraja-vipina-candram vraja-vane Ωvarîµ tåµ-nåthatve tad-atula-sakhîtve tu lalitåm

'Mia cara mente, resta sempre assorta nel SignoreKrishna, la splendente luna di V®ndåvana, perchèEgli è il caro amato della mia adorabile signora, Ûrî-matî Rådhårå∫î, la Regina di Vraja.'

Tutte queste istruzioni sono altamente educative.Se si concentra la mente su di esse giorno e notte sipotranno veramente comprendere. Perciò dobbia-mo meditare su tutte queste istruzioni e seguire i li-bri dei Gosvåmî. "Qual è la nostra relazione con Kri-shna?" Dobbiamo sempre riflettere su questo e pre-gare Krishna con sambandha-jñåna. Krishna è lacausa di tutte le cause e l'origine di tutti gli esseri.Egli è anche l'origine del parabrahman. Ma secondo

i Gau∂îya Vaiß∫ava dar piacere a Krishna o ottenereKrishna prema generico non sarà sufficiente. Noi ab-biamo bisogno di un particolare tipo di prema. Chetipo di prema vogliamo? Noi abbiamo bisogno di prema che è della categoria di åΩraya. L'amore cheKrishna ha per i Suoi devoti è prema della categoriadi vißaya; ma l'amore dei devoti per Krishna è dellacategoria di åΩraya. Nella categoria dell'åΩraya pre-ma, il prema delle gopî è il migliore. E tra tutte le gopî, Ûrîmatî Rådhårå∫î è la migliore. Quindi nonc'è prema più grande di quello che ha Ûrîmatî

Rådhikå nel dar piacere a Krishna e nel controllarLo.Se volete praticare questo tipo di bhakti, come cigiunge da Mahåprabhu, allora dovete considerareRådhåjî come il vostro oggetto di adorazione e Kri-shna come il padrone del Suo cuore, Gopînåtha,Gopî-jana-vallabha e Rådhånåtha. Questo è il gradodella nostra relazione. Noi non dobbiamo desidera-re di gioire di Krishna in modo indipendente. Dob-biamo essere orgogliosi di essere servitrici di ÛrîmatîRådhikå. Noi in realtà non possediamo l'adhikara(la posizione) di incontrare Krishna separatamentedi nascosto. Dobbiamo aspirare solamente al tat tat bhåva icchamayi nella kåmånuga bhakti, e servire so-

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lamente Rådhå e Krishna. Altrimenti diventeràmåyåvada, ahangrahopåsana.

I Gosvåmî ci hanno quindi istruito di servireRådhå-Krishna sotto l'apprendistato delle gopî.Dobbiamo essere felici della felicità di Rådhå e di-spiaciuti nel Suo dolore.

rådhå prayati vipinam vipinam prayatirådhå nikuñja sadane sa ca tantra nityam

rådhå sukhe sukhampetya dukhe ca dukhik®ß∫a kadapi khalu na tisthati svatantra

Fin dall'inizio la nostra Ωraddhå (fede) deve esse-re in accordo al sentimento dei Gosvåmî. Da Ωraddhåa ni߆hå e poi a rucî devono essere tutti nel senti-mento delle gopî. Il nostro rucî (gusto) non deve es-sere per Nåråya∫a e neppure per il nome e i passa-

tempi di Dvarakadish. Fin dall'inizio la nostra ni߆hå(ferma fede) deve essere per Rådhå-Krishna. Il no-stro rucî deve essere solamente per l'ascolto dei no-mi e dei passatempi di Rådhå e Krishna. Quandorucî matura, allora la nostra åsakti (attrazione) deveessere per il bhajana di Rådhå-Krishna e per la svarü-

pa di Rådhå-Krishna. Åsakti deve essere principal-mente per Ûrîmatî Rådhikå. Ciò deve essere prati-cato fin dall'inizio e gradualmente incrementerà e sipurificherà. E specialmente ci devono essere dei pas-

satempi di separazione. La jîva

è più qualificata peril sentimento di vipralamba, quindi ascoltando conun sentimento di separazione la bhakti aumenta. Semeditiamo in questo modo la nostra venuta a V®ndå-vana avrà successo.

Caitanya Mahåprabhu disse a Sua madre di voler-Si recare a V®ndåvana, ma dopo aver considerato lacosa capì che là non avrebbe raggiunto il Suo obiet-tivo. Perchè? "Se andassi al Rådhå-ku∫∂a, a Yavat,a Ter Kadamba o a Uddhava Kya-ri, la Mia svarüpa verrà rivelata

immediatamente. Lascerò il sen-timento di Rådhå e diventerò Kri-shna. Rådhåyah pranaya mahimånon sarà realizzaro e tutto verràperso." Così tramite l'interazionedi Yogamåyå, Mahåprabhu rice-vette da Sua madre l'ordine di re-stare a Purî. Egli visitò V®ndåvanasolamente per tre o quattro giorni.Se avesse desiderato stare di più,nessuno avrebbe potuto fermar-Lo. Ma Vrndavana è colma diudi-

pana (stimoli) che avrebbero in-

fiammato il Suo sentimento come Krishna e avreb-bero messo in mostra la Sua identità originale. Se aPurî scambiava i giardini per V®ndåvana e il mare perla Yamuna, cosa sarebbe successo se avesse visto di-rettamente V®ndåvana e la Yamunå? Quale sareb-be stata la Sua condizione se fosse andato a Go-

vardhana e al Rådhå-ku∫∂a? Supponiamo che unasola piuma di pavone Gli ricordi la råsa-lîlå, il vede-re il luogo della råsa-lîlå svelerebbe la Sua identitàoriginale di Krishna. Questi sentimenti sono moltoprofondi. Se saremo in grado di comprenderli la no-stra vita avrà avuto successo. Perciò dobbiamo pro-cedere nella bhakti meditando su questi pensieri.

Ûrîmatî Rådhikå riverserà la Sua misericordia sudi noi. Siamo giunti a V®ndåvana e ci siamo rifugia-ti in Lei. Anche se ci fossimo rifugiati solamente perpoco, questa fede ci porterà la misericordia. Soprat-

tutto il Seva-kuñja, Vamsivata, il Rådhå-ku∫∂a e ilÛyåma-ku∫∂a ci daranno la loro misericordia. ÛrîCaitanya Mahåprabhu, i Suoi associati e il nostro Gu-rudeva ci daranno una misericordia sufficiente cosìche la nostra vita non sarà sprecata invano e noi ot-terremo il loro servizio. Il nostro unico desiderio de-ve essere quello di diventare una pålya-dasi (ancel-la) di Ûrîmatî Rådhikå. La gente può anche chia-marci sahajiyå o qualcos'altro, ma noi non possiamodeviare da questa via. Desiderare non è una brutta

cosa, è il sahajiyå-bhåva

che è abominevole. Quindidobbiamo progredire con questo desiderio. E se fis-siamo il nostro scopo, allora già metà strada è statapercorsa. I nostri guru e i nostri adorabili Signori cidaranno la Loro misericordia così che avremo suc-cesso nei nostri sforzi e otterremo a V®ndåvana il pu-ro servizio devozionale per Rådhå e Krishna. Que-sto è l'obiettivo desiderato di Kårtika.

Il Prema sarovara nei pressi di Varsana

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Ûrî V®ndåvana

Yoga-pîthaTesto 218-219

v®ndåvane yoga-pîthe kalpa-taru-vaneratna-ma∫∂apa, tahe ratna-siµhasane

Ωrî-govinda vasiyachena vrajendra-nandana

mådhurya prakasi’karena jagat mohåna

Sopra un altare fatto di gemme, nel principale tempio di Vrindavana,in mezzo ad una foresta di alberi dei desideri, il Signore Govinda, il figlio del re di Vraja,

siede sopra un trono di gemme e manifesta la Sua piena gloria e dolcezzaincantando l’intero mondo.

Testo 220

vama-pais ve Ωrî-rådhîka sakhi-gana-sangeråsadika-lîlå prabhu kare kata range

Alla Sua sinistra c’è Srimati Radhika e le Sue amiche intime.Con loro il Signore Govinda gioisce la rasa-lila

e molti altri passatempi.

Testo 221

yanra dhyana nija-loke kare pådmasanaa߆adasakßara-man tre kare upasana

Il Signore Brahma, seduto sopra il fiore di loto situato nella sua dimora,medita sempre su di Lui e Lo adora

con il mantra costituito da diciotto sillabe.

Caitanya Cåritam®ta Adi-lîlå Capitolo 5

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