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Principi base di fisiologia Cenni di bioenergetica del muscolo scheletrico” Prof.ssa Katia Corona Docente a contratto - Università degli Studi del Molise Docente - Scuola Regionale dello Sport [email protected]

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Principi base di fisiologia “Cenni di bioenergetica del

muscolo scheletrico”

Prof.ssa Katia Corona Docente a contratto - Università degli Studi del Molise

Docente - Scuola Regionale dello Sport

[email protected]

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L’uomo è paragonabile ad una macchina e come tale

necessita di un “combustibile” per le funzioni vitali!

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I processi mediante i quali le molecole

biologiche vengono scisse e risintetizzate

formano una rete di reazioni enzimatiche,

complessa e finemente regolata, detta

metabolismo dell’organismo.

Questa rete consente di produrre ed utilizzare

energia libera.

Gli aspetti metabolici

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Gli aspetti metabolici

• Metabolismo: insieme di trasformazioni di materia e

di energia che avvengono in un organismo

• Le attività metaboliche di una cellula comprendono:

– reazioni che portano alla sintesi di molecole

complesse (anabolismo). Sono reazioni

endoergoniche, richiedono energia.

– reazioni per la degradazione di molecole

complesse in composti semplici (catabolismo).

Sono reazioni esoergoniche, liberano energia.

Anabolismo e catabolismo

sono accoppiati

(il trasportatore di energia è l’ATP)

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Gli aspetti metabolici

Le vie del metabolismo degradativo di

carboidrati, proteine e lipidi convergono

verso la formazione di un numero limitato

di intermedi comuni che vengono poi

utilizzati in una via ossidativa centrale.

Nelle vie del metabolismo biosintetico un

numero limitato di metaboliti viene

utilizzato per la produzione di una grande

varietà di prodotti.

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Gli aspetti metabolici

L’energia necessaria per produrre le diverse forme di lavoro “biologico” proviene da quella

immagazzinata nei legami chimici di alcune sostanze presenti nell’organismo.

Quando le reazioni chimiche che avvengono al suo interno determinano la rottura di questi

legami, parte dell’energia che viene liberata è trasformata in calore e determina l’incremento

o il mantenimento della temperatura corporea; un’altra porzione di energia, detta “energia

libera”, può essere usata per generare lavoro biologico.

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Gli aspetti metabolici

ATP adenosina trifosfato

L’energia necessaria viene fornita dalla

scissione di un legame altamente

energetico della molecola di ATP

(adenosintrifosfato) che necessita poi di

essere rigenerata.

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Gli aspetti metabolici

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Gli aspetti metabolici

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Gli aspetti metabolici

La definizione dei tre sistemi in biochimica è quella che in ambito sportivo viene identificata

con i tre diversi metabolismi:

1. Anaerobico alattacido per i sistemi altamente energetici;

2. Anaerobico lattacido per la glicolisi;

3. Aerobico per la fosforilazione.

Lo scopo di questi meccanismi è di mantenere la concentrazione di ATP nel muscolo a valori

pressochè costanti. Anche se questi meccanismi non hanno le stesse caratteristiche nel

risintetizzare l’ATP, essi si integrano e si succedono nel sostenere lo sforzo fisico in base alle

necessità. Saranno la durata e l’intensità dello sforzo a far si che un meccanismo predomini

sugli altri nel soddisfare le richieste.

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Gli aspetti metabolici

Per ognuno di questi meccanismi dobbiamo considerare 4 aspetti importanti:

1. LATENZA: tempo di attivazione;

2. POTENZA: massima energia prodotta nell’unità di tempo;

3. CAPACITA’: quantità totale di energia prodotta indipendentemente dal tempo;

4. RISTORO: tempo necessario per il ripristino del sistema energetico-

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Il metabolismo anaerobico alattacido

La contrazione muscolare avviene degradando legami ad alta energia; tuttavia nella fibra

muscolare è presente solamente una piccola quantità di ATP (circa 5 mmol x kg di muscolo

fresco), che consente solo poche contrazioni muscolari.

Nel caso in cui sia necessario utilizzare una grande quantità di ATP in tempi assai brevi, può

essere utilizzato anche l’ADP ottenuto dall’idrolisi dell’ATP secondo la seguente reazione che

è catalizzata dall’enzima miochinasi:

ADP = AMP + P + energia

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Il metabolismo anaerobico alattacido

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Il metabolismo anaerobico alattacido Creatinfosfato (PCr)

La prima riserva di carburante che viene chiamata in causa quando comincia ad esaurirsi

l’ATP, è costituita da una molecola denominata creatinfosfato (o fosfocreatina, PCr) la quale

è immagazzinata all’interno della fibra muscolare.

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Il metabolismo anaerobico alattacido Creatinfosfato (PCr)

La quantità di creatinfosfato presente nel muscolo scheletrico umano è di circa 20-30 mM/kg

di muscolo fresco. Tale quantità è sufficiente per sostenere esercizi muscolari assai intensi per

un periodo di tempo breve che si ritiene essere compreso tra 10 e 30 secondi.

In realtà la velocità di demolizione della fosfocreatina, quindi la durata dell’esercizio che

porta ad una sua completa utilizzazione, dipende proprio dall’intensità dell’esercizio stesso.

In esercizi la cui intensità è pari al 100% del

VO2 max, che portano all’esaurimento in un

tempo compreso tra 4 e 11 minuti, il

creatinfosfato si riduce a basse

concentrazioni in 2 – 3 minuti.

In esercizi muscolari massimali statici o

dinamici, invece, diminuisce drasticamente

già dopo 5 – 6 secondi.

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Il metabolismo anaerobico alattacido

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Il metabolismo anaerobico alattacido

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Il metabolismo anaerobico alattacido Creatinfosfato (PCr)

Sembra quindi che esista una relazione lineare tra la caduta della concentrazione di

creatinfosfato muscolare e la potenza erogata durante l’esercizio.

Durante i periodi di recupero o di riposo, prevale l’inversione della reazione catalizzata dalla

creatin chinasi ed il fosfato viene trasferito dall’ATP formato nella fosforilazione ossidativa

alla Creatina, rigenerando i livelli di PCr.

Il tempo di recupero della fosfocreatina, nel periodo di riposo, è approssimativamente di 30

secondi. Questo valore può, ovviamente, variare con l’allenamento, risultando minore in

soggetti con maggior capacità di fornire ATP dalla via ossidativa.

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Il metabolismo anaerobico alattacido

Caratteristiche:

LATENZA: Nulla (la CP si degrada appena cala la concentrazione di ATP)

POTENZA: Elevata (80 – 100 Kcal/min)

CAPACITA’: molto bassa (5 – 10 Kcal), per una durata di 6’’ – 8’’

RISTORO: rapido, l’energia spesa viene ripristinata dopo circa 3 minuti (il 50% in 30 ’’)

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Il metabolismo anaerobico alattacido

Finora sono stati descritti quei processi metabolici che possono realizzarsi a spese di substrati

con alto livello energetico già disponibili all’interno del citoplasma cellulare.

È utile sottolineare che le reazioni fin qui considerate sono in grado di resintetizzare l’ATP con

la stessa velocità della sua demolizione, per cui le potenze di demolizione e di resintesi si

equivalgono.

Si è anche visto che questi substrati si esauriscono molto rapidamente concedendo alla cellula

un’autonomia energetica di soli 15-20 secondi; quindi, per lavori di durata superiore, la

cellula muscolare deve coinvolgere altri substrati.

In effetti la cellula è ben organizzata per produrre ATP da altri materiali. Anzi, proprio perché

le scorte di alta energia sono limitate, l’inizio della demolizione di ATP innesca

immediatamente tutte le reazioni chimiche che sono finalizzate alla sua resintesi.

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Il metabolismo anaerobico lattacido

Quando lo sforzo si protrae nel tempo e l’atleta ha esaurito, tutte le scorte di PCr

presenti nel muscolo e quindi non può più ricostruire l’ATP con le proprie riserve chimiche,

non cessa la sua attività, ma riesce a continuarla perché subentra il sistema del metabolismo

Anaerobico lattacido (in assenza di O2).

Questo meccanismo, che utilizza l’energia liberata dalla demolizione delle molecole di Glucosio

(presente nei muscoli) e di Glicogeno (presente nel fegato) tramite reazioni chimiche accelerate

da particolari enzimi, permette la ricostruzione di ATP ma produce anche acido lattico.

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Il metabolismo anaerobico lattacido

Il glucosio è uno dei materiali che può essere

metabolizzato per tale scopo.

La demolizione del glucosio all’interno della cellula può

schematicamente essere suddivisa in due gruppi di

reazioni metaboliche:

GLICOLISI ANAEROBICA

perché può realizzarsi senza

l’intervento dell’ossigeno;

VIA OSSIDATIVA

che si realizza nei mitocondri e

richiede l’intervento dell’ossigeno.

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Il metabolismo anaerobico lattacido Glicolisi

La glicolisi è una via metabolica ovvero una sequenza di reazioni mediate da enzimi in cui,

partendo da un substrato, ne viene prodotto un altro, dopo aver subito delle trasformazioni.

Per quanto concerne il metabolismo muscolare, ci sono due sostanze che sono la base di

partenza della glicolisi:

1. Il GLUCOSIO (presente nel muscolo);

2. IL GLICOGENO (presente nel fegato).

La scissione di una molecola di glucosio (6 atomi di carbonio e un’elevata energia di legame)

termina con la produzione di 2 molecole di piruvato, di 3 atomi di carbonio ciascuna, con

produzione di 2 molecole di ATP.

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Il metabolismo anaerobico lattacido Glucosio e Glicogeno

Il glucosio utilizzabile per la demolizione si trova immagazzinato sotto forma di glicogeno nei

muscoli (250-400 gr), e nel fegato (circa 100 g) e, sotto forma di glucosio, nei liquidi

extracellulari (10 g).

Il glucosio proveniente dalla fosforilazione del glicogeno muscolare non può comunque

diffondere nel sangue e viene pertanto utilizzato nei processi metabolici del muscolo in cui si

trova depositato;

Al contrario, il glucosio epatico può diffondere attraverso la membrana epatica e, pertanto,

riveste il ruolo di stabilizzatore della glicemia durante il lavoro.

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Il metabolismo anaerobico lattacido Glucosio e Glicogeno

Il glucosio ematico viene captato attraverso i trasportatori GLUT-4 il cui contenuto nel

sarcolemma aumenta quando l’insulina si lega al suo recettore specifico, oppure durante una

contrazione attiva del muscolo od entrambe.

Le GLUT-4 hanno la funzione di shuttle tra il citoplasma e la membrana cellulare; in

condizioni basali la distribuzione delle vescicole delle GLUT-4 è prevalentemente

intracellulare.

Successivamente allo stimolo dell’insulina oppure della contrazione muscolare, rapidamente

le GLUT-4 si redistribuiscono sulla superficie della membrana cellulare o sui tubuli a T.

L’esercizio fisico determina così, un incremento di captazione di glucosio da parte del muscolo

scheletrico.

La contrazione muscolare induce inoltre un aumento della sensibilità e dell’azione insulinica.

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Il metabolismo anaerobico lattacido Glicogeno

Nell’uomo il glicogeno muscolare è di circa 80 micromoli/g di peso di muscolo fresco, che

teoricamente potrebbe essere sufficiente per uno sprint della durata di 80 secondi. Tuttavia, il

massimo sprint non può essere mantenuto per più di 20 secondi; il tempo sui 400 metri piani

è superiore più di quattro volte a quello ottenuto nei 100 metri.

La quantità limitata delle riserve di glicogeno pone il problema del loro esaurimento durante

l’esercizio e della loro ricostituzione nelle fasi di recupero. Esercizi o attività come il tennis o il

calcio, è stato dimostrato che possano consumare una buona parte delle scorte presenti, e la

risintesi completa avviene dopo diverse ore (24 – 72 ore) con velocità estremamente

variabile, in cui il ruolo principale è giocato dal tipo e dal timing dell’alimentazione, nonché

dal tipo di lavoro che viene fatto (recupero attivo, recupero passivo).

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Il metabolismo anaerobico lattacido Glicogeno

Le attenzioni rivolte al carico e recupero delle scorte di glicogeno sono giustificate dal ruolo

che questo gioca e ha giocato come determinante della fatica muscolare e nella limitazione

delle prestazioni di tipo aerobico.

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Il metabolismo anaerobico lattacido Glicolisi

Anche se l’energia chimica utilizzabile tramite la glicolisi anaerobica è meno del 10% di quella

sfruttabile dalla completa ossidazione del glicogeno, essa è di vitale importanza per:

1. Assicurare energia all’attività meccanica delle fibre muscolari più anaerobiche (Tipo IIB o

fibre bianche);

2. Assicurare energia in tutti i muscoli durante il periodo iniziale dell’esercizio prima che il

flusso ematico possa aumentare al punto di incrementare l’apporto di ossigeno ai

muscoli;

3. Incrementare la produzione di ATP quando le richieste sono superiori alla massima

produzione di ATP per via aerobica.

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Il metabolismo anaerobico lattacido Glicolisi

Se un’attività muscolare richiede una produzione di ATP superiore a quella ottenibile

dall’ossidazione degli zuccheri e degli acidi grassi, la demolizione di glicogeno a piruvato

permette un incremento di ATP che, per brevi periodi, può soddisfare le aumentate richieste.

Tale “extraproduzione” sarà possibile fino a che non si esaurisce il glicogeno muscolare o fino

a che il decremento del pH causa l’inibizione della 6-fosfofruttochinasi.

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Il metabolismo anaerobico lattacido

Il sistema anaerobico lattacido è di fondamentale importanza per compiere prestazioni fisiche

nelle specialità sportive dove lo sforzo è sub-massimale e di durata compresa

tra i 40 – 45 secondi e i 4 minuti circa.

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Il metabolismo anaerobico lattacido Gluconeogenesi

Questo processo sottintende a tutta quella serie di reazioni che portano alla formazione di

glucosio da precursori di natura non-saccaridica come il lattato, il piruvato, il glicerolo, e

perfino alcuni amminoacidi.

Questi processi avvengono principalmente nel fegato, ed in minor misura nei reni.

Questa via può essere più o meno “attivata” in funzione di diversi aspetti: un lungo digiuno o

un inadeguato apporto di carboidrati o ancora un esercizio fisico prolungato.

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Il metabolismo anaerobico lattacido Gluconeogenesi

Anche alte concentrazioni di lattato possono

rappresentare una base per la riformazione del

glucosio, utilizzando in particolare il “CICLO DI

CORI”.

Si tratta di un processo mediante il quale il lattato

giunto nel fegato viene riconvertito a glucosio e

quest’ultimo viene rilasciato nel sangue e

sequestrato dal muscolo attivo.

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Il metabolismo anaerobico lattacido

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Il metabolismo anaerobico lattacido L’acido lattico

Il lattato prodotto dalla glicolisi anaerobica si può accumulare nella fibra muscolare, ma

seguendo il gradiente di concentrazione rispetto al fluido extracellulare e utilizzando il

trasportatore del monocarbossilato può anche abbandonare la fibra stessa. Da qui può

entrare in una fibra adiacente con più bassa concentrazione o in un capillare ed essere

trasportato nel sangue.

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Il metabolismo anaerobico lattacido L’acido lattico

La metabolizzazione del lattato che è arrivato al fegato, lo potrà vedere convertito in

glicogeno epatico attraverso una glicolisi inversa. E glicogeno epatico può poi essere scisso a

glucosio che, reimmesso nel torrente ematico, può di nuovo raggiungere i muscoli per essere

utilizzato nella glicolisi cellulare o trasformato in glicogeno di riserva.

Questo giro ciclico dal muscolo al fegato e di nuovo al muscolo è chiamato CICLO DI CORI ed è

riconosciuto essere importante durante le attività di lunga durata e nei recuperi dopo lavoro

fisico.

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Il metabolismo anaerobico lattacido L’acido lattico

Durante un esercizio breve e intenso come uno sprint la misura del lattato potrebbe far

variare la concentrazione nel sangue da 1 mM (valore basale) a 20 mM entro pochi minuti.

Di fatto, anche nel più impegnativo degli esercizi, non si superano sostanzialmente le 25mM.

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Il metabolismo anaerobico lattacido

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Il metabolismo anaerobico lattacido

Caratteristiche:

LATENZA: 15’’ – 30’’

POTENZA: Abbastanza elevata (fino a 50 Kcal/min)

CAPACITA’: intermedia (fino a 40 Kcal), per una autonomia energetica da 10’’ – 15’’ a circa

90’’ – 120’’ (massima resa tra 15’’ – 50’’)

RISTORO: subordinato alla eliminazione dell’acido lattico con resintesi del glucosio. Il tempo

per dimezzare il lattato è di circa 15’. Ciò significa che dopo 15’ la concentrazione del lattato

si è ridotta della metà e così via ogni quarto d’ora fino al ritorno a livelli basali. Ciò avviene in

poco più di un’ora.

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Il metabolismo aerobico

Una delle vie metaboliche utili alla produzione di quella energia necessaria per la

rifosforilazione dell’ATP.

Quando lo sforzo si protrae per più di 2 minuti e dura sino a qualche ora interviene per la

ricostruzione dell’ATP l’energia prodotta da un meccanismo che brucia l’ossigeno.

È lento ad entrare in azione ma può mantenere il lavoro per molto tempo.

Si produce una quantità di energia molto superiore alla forma anaerobica lattacida o

alattacida.

Non si crea Debito di Ossigeno, poichè l’ossigeno utilizzato è pari a quello fornito (Stade-

State).

Non si creano scorie tossiche.

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Il metabolismo aerobico

Il fenomeno può essere sinteticamente descritto come la formazione di ATP da ADP e Pi in

associazione con il trasferimento di elettroni dalle molecole combustibili a coenzimi ed infine

all’ossigeno. Potremmo sintetizzare il tutto nella seguente equazione:

2SH2 + O2 + 5 ADP + 5 Pi = 2S + 2H2O + 5 ATP

SH2 rappresenta le molecole di combustibile quali carboidrati, grassi e proteine.

Le reazioni richiedono molecole combustibili ottenute dal cibo e dall’O2 che viene immesso

con l’aria respirata; esse avvengono nel mitocondrio previa utilizzazione di molecole di O2.

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Il metabolismo aerobico

Questa via metabolica è più complessa delle altre; viene definita aerobica in quanto nei suoi

processi vi sono reazioni in cui entra in gioco l’O2.

Può essere schematicamente divisa in diversi processi biochimici:

1. Propri della glicolisi “aerobica”;

2. Del Ciclo di Krebs

3. Del sistema di trasporto degli elettroni.

Uno dei mezzi per valutare alcune caratteristiche è quella di valutare l’entità di scomparsa del

substrato O2, metodo che i fisiologi chiamano “Consumo d’ossigeno” (VO2).

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Il metabolismo aerobico “Glicolisi aerobica”

Quando la glicolisi avviene con disponibilità di O, il piruvato ed i coenzimi ridotti prodotti nelle

reazioni precedenti, vengono convertiti in acetil-coenzima A e ossidati.

Il primo enzima che si incontra nel metabolismo aerobico è la piruvato deidrogenasi: si tratta

di un complesso enzimatico con tre siti catalitici che agiscono in successione.

La piruvato deidrogenasi catalizza la seguente reazione:

Piruvato + NAD+ + CoA-SH Acetil CoA + NADH + H+ + CO2

L’ acetil coenzima A è il prodotto di partenza per il Ciclo di Krebs (o ciclo degli Acidi

tricarbossilici o ciclo dell’Acido citrico).

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Il metabolismo aerobico “Ciclo di Krebs”

Si tratta di una via metabolica tipica degli organismi aerobici, i cui processi avvengono

all’interno della matrice mitocondriale in cui si concentrano gli enzimi necessari.

L’acetil-coenzima A, rappresenta il punto di connessione con i processi catabolici dei substrati

energetici come i carboidrati, gli amminoacidi e gli acidi grassi; esso rappresenta anche il

punto di partenza di numerose vie di sintesi per molecole organiche indispensabili per la

sopravvivenza ( es.: sintesi di glucosio in condizioni di marcata ipoglicemia).

L’intero ciclo è costituito da 8 reazioni enzimatiche: ad ogni ciclo, si ha l’ingresso di un gruppo

acetilico sotto forma di acetil-CoA, che si lega ad una molecola di ossalacetato con fuoriuscita

di 2 molecole di CO2 di una molecola di GTP e di 4 cofattori nucleotidici in forma ridotta

(NADH e FADH2).

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Il metabolismo aerobico “Ciclo di Krebs”

Il ciclo di Krebs è parte della respirazione

cellulare e riveste un ruolo propedeutico

alla fosforilazione ossidativa ed al sistema

di trasporto degli elettroni.

Le molecole di NADH e FADH2 prodotte

veicoleranno gli elettroni rilasciati

durante le reazioni enzimatiche, fino alla

catena di trasporto sulla membrana

mitocondriale interna.

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Il metabolismo aerobico “Sistema di Trasporto degli elettroni”

Il NADH ed il FADH2 prodottisi nel corso dei processi suddetti trasportano gli elettroni e li

cedono alla catena di trasporto degli elettroni, presente sulla membrana interna dei

mitocondri.

La membrana mitocondriale interna è impermeabile al NADH, una macromolecola

coenzimatica che si forma nel citoplasma durante la glicolisi e non può diffondere dentro il

mitocondrio per trasferire i suoi elettroni alla catena respiratoria.

A differenza di ATP e ADP, il NADH non possiede una proteina trasportatrice di membrana;

pertanto si sono evoluti diversi sistemi per trasferire gli elettroni del NADH all’interno del

mitocondrio.

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Il metabolismo aerobico “Sistema di Trasporto degli elettroni”

Nelle cellule muscolari scheletriche e nelle cellule cerebrali funziona un diverso sistema

navetta che richiede più energia rispetto al precedente: gli elettroni, quando entrano nella

catena di trasporto, si trovano ad un livello energetico più basso e vengono accettati dal

Coenzima Q invece che dal NAD+, pertanto si formano solo 2 molecole di ATP per ogni coppia

di elettroni.

Il NADH cede gli elettroni al gruppo I, mentre il FADH2 al gruppo II. Entrambi questi gruppi

consegneranno gli elettroni al Coenzima Q, una molecola liposolubile della membrana

interna mitocondriale, che si ossiderà consegnando gli elettroni al gruppo III.

Da qui il passaggio al citocromo C, importante proteina dello spazio intermembrana, la quale

consegnerà gli elettroni all’ultimo gruppo, il IV, ed infine essi ridurranno l’O.

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Il metabolismo aerobico “Sistema di Trasporto degli elettroni”

Durante tutti questi passaggi, l’energia viene

conservata mediante trasferimento contro gradiente di

protoni H+ dalla matrice allo spazio intermembrana.

I vari trasportatori sono disposti in maniera tale da

avere potenziali di riduzione crescenti e per questo

motivo gli elettroni venendo trasportati passano da

uno strato energetico più basso con conseguente

liberazione di energia, la quale verrà utilizzata in parte

per la sintesi di ATP, ed in parte verrà dispersa come

calore.

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Il metabolismo aerobico

Caratteristiche:

LATENZA: Lenta 2’ – 3’ (inizia ad attivarsi da circa 50’’ di sforzo;

POTENZA: Bassa (fino a 20 Kcal/min);

CAPACITA’: alta (fino a 2000 Kcal), per una autonomia energetica potenzialmente illimitata;

RISTORO: molto lungo (36 – 48 ore)

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Il metabolismo aerobico “Fattori limitanti”

Diversi sono i fattori che condizionano la disponibilità di substrati ossidabili (fattori limitanti

la capacità aerobica) e la massima disponibilità e utilizzazione di O2 a livello tissutale (fattori

limitanti la potenza aerobica).

1. La disponibilità dei substrati

2. Il ruolo dei lipidi e delle proteine

3. La disponibilità dell’ossigeno

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I sistemi bioenergetici

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I sistemi bioenergetici

Nonostante una fonte energetica possa essere predominante in risposta ad una determinata

Attività muscolare (es.: il sistema alattico per salti, quello aerobico per la corsa di durata),

in realtà tutte le tre fonti energetiche provvedono a fornire l’ATP richiesta dal corpo in ogni

momento.

L’intensità e la durata farà si che una intervenga maggiormente rispetto alle altre.

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Classificazione delle attivita’ sportive secondo Dal Monte e Lubich

1. Attività ad impegno prevalentemente anerobico;

2. Attività a impegno aerobico-anaerobico massivo;

3. Attività a impegno prevalentemente aerobico;

4. Attività a impegno aerobico-anaerobico alternato;

5. Attività di potenza;

6. Attività di destrezza;

7. Sport combinati.

Sulla base degli aspetti biomeccanici della prestazione sportiva, della massa muscolare

utilizzata, della durata e dell’intensità della prova, le vie bioenergetiche prevalentemente,

le attività sportive vengono distinte:

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Classificazione delle attivita’ sportive secondo Dal Monte e Lubich

1. Attività ad impegno prevalentemente anerobico:

Tutte le discipline sportive che hanno una durata compresa tra i 20 e i 45 secondi come:

• Atletica leggera: 100m, 200m;

• Ciclismo BMX su pista 200m;

• Nuoto: 50 m, 400 m;

• Nuoto pinnato 50 m apnea;

• Bodybuilding;

• Pattinaggio su ghiaccio: 500 m;

• Pattinaggio rotelle: 300 m cronom.

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Classificazione delle attivita’ sportive secondo Dal Monte e Lubich

2. Attività a impegno aerobico-anaerobico massivo:

Tutte le discipline sportive che hanno una durata compresa tra i 40 secondi circa e i 4-5

minuti come:

• Nuoto: 100 m, 200 m;

• Atletica leggera: 400 m, 800 m;

• Canottaggio, canoa: 500 m, 1000 m.

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Classificazione delle attivita’ sportive secondo Dal Monte e Lubich

3. Attività a impegno prevalentemente aerobico:

Tutte le discipline sportive la cui durata è superiore a 4 – 5 minuti prevedono l’attuazione di

movimenti la cui intensità non risulta essere, per la massima parte della competizione,

superiore alla quantità di rifornimento energetico di tipo aerobico:

• Ski roll;

• Triathlon classico

• Nuoto: 800 m, 1500 m;

• Atletica leggera: 5000 e 10000 m;

• Ciclismo su strada;

• Alpinismo scalata vette;

• Trekking

• maratona

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Classificazione delle attivita’ sportive secondo Dal Monte e Lubich

4. Attività a impegno aerobico-anaerobico alternato:

Tutte le discipline sportive che si basano sull’alternanza di fasi: subaerobiche, aerobiche,

anaerobiche e di riposo:

• Calcio

• Pugilato

• Calcetto

• Hockey su ghiaccio e su prato

• Tennis

• Squash

• Hochey a rotelle

• Baseball, softball

• Rugby;

• Football americano;

• Pallavolo;

• Lotta libera e greco-romana;

• Pallamano;

• Pallacanestro;

• Pallanuoto;

• sumo

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Classificazione delle attivita’ sportive secondo Dal Monte e Lubich

4. Attività di potenza:

Tutte le discipline sportive nelle quali il comune denominatore è costituito dalla capacità di

imprimere grandi accelerazioni

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Classificazione delle attivita’ sportive In base all’impegno cardiovascolare

1. Sport non competitivi con impegno minimo-moderato;

2. Sport con impegno “neurogeno”;

3. Sport con impegno di “pressione”;

4. Sport con impegno medio-elevato;

5. Sport con impegno elevato.

Da un punto di vista energetico, in gare brevi e potenti vi è un prevalente icorso a fanti

anaerobiche, al crescere della durata, diminuendo la potenza, aumentando il ricorso alla

via aerobica.

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Classificazione delle attivita’ sportive In base all’impegno cardiovascolare

1. Sport non competitivi con impegno minimo-moderato;

Sono caratterizzate da attività di pompa a ritmo costante, frequenze sotto-massimali e

caduta delle resistenze periferiche.

Es.: podismo o marcia in pianura, sci gran fondo, jogging, trekking, nuoto

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Classificazione delle attivita’ sportive In base all’impegno cardiovascolare

2. Sport con impegno “neurogeno”;

Sono caratterizzate da un aumento della frequenza e non della portata cardiaca dovuti,

soprattutto nelle competizioni, ad importante impatto emotivo.

Es.: paracadutismo, motociclismo velocità, automobilismo, attività subacquea, vela,

equitazione, polo tuffi, golf

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Classificazione delle attivita’ sportive In base all’impegno cardiovascolare

3. Sport con impegno di “pressione”;

Sono caratterizzate da portata cardiaca non massimale, frequenza cardiaca da elevata a

massimale e resistenze vascolari periferiche da medie ad elevate.

Es.: atletica velocità, bob e slittino, ciclismo velocità, pattinaggio velocità, pesistica, lanci e

salti, nuoto sincronizzato, body building

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Classificazione delle attivita’ sportive In base all’impegno cardiovascolare

4. Sport con impegno medio-elevato;

Sono caratterizzate da numerosi e rapidi incrementi anche massimali della frequenza e

portata cardiaca, con aumento delle resistenze periferiche particolarmente evidente nelle

brusche interruzioni dell’attività muscolare degli arti.

Es.: calcio, calcio a 5, football americano, rugby, basket, pallavolo, pallamano, pallanuoto,

canoa, arti marziali, lotta, beach volley, ginnastica, scherma, pugilato, pattinaggio artistico,

tennis.

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Grazie!!