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Comune di Comune di Comune di Canosa di Puglia Minervino Murge Spinazzola Ambito Territoriale Distretto Socio-Sanitario n°2 AUSL BA/1 PIANO DI ZONA ( Prima parte) 1

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Comune di Comune di Comune di Canosa di Puglia Minervino Murge Spinazzola

Ambito Territoriale

Distretto Socio-Sanitario n°2 AUSL BA/1

PIANO DI ZONA ( Prima parte)

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L’indice del Piano Sociale di Zona PARTE PRIMA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Premessa Il percorso di concertazione e di programmazione partecipata I verbali di accordo e condivisione degli obiettivi strategici con le articolazioni della cittadinanza sociale(OO.SS., associazioni, istituzioni scolastiche, ecc..) Protocolli d’intesa sottoscritti nella fase preliminare Capitolo I – La relazione sociale dell’Ambito territoriale pg.7 1.1 Caratteristiche strutturali della popolazione 1.2 Il sistema dei bisogni sociali 1.3 Il sistema di offerta dei servizi: punti di forza e criticità 1.4 Gli interventi e servizi tuttora in corso nei singoli Comuni a valere su altre risorse finalizzate 1.5 L’analisi della spesa sociale dei Comuni nel triennio 2001-2003 1.6 Le carenze a cui il Piano di Zona deve fornire prioritariamente risposte ALLEGATO A a.1 – Le statistiche sociali dell’ambito territoriale a.2 – Il monitoraggio dei servizi erogati nel 2003 Capitolo II – Gli obiettivi strategici e le Priorità del Piano pg.20 2.1 Gli obiettivi generali di crescita del sistema di welfare locale 2.2 Gli obiettivi specifici per area prioritaria d’intervento 2.3 Le tipologie di servizio da potenziare per area prioritaria di intervento 2.4 La rete dei livelli essenziali di assistenza: LEA e LIVEAS 2.5 Compiti, ruoli e strategie per l’integrazione sociosanitaria 2.6 La qualità del sistema sociale 2.7 Le azioni di sistema 2.8 Le azioni sperimentali Capitolo III – Le scelte strategiche per l’assetto gestionale ed organizzativo dell’Ambito 3.1 La gestione associata tra Comuni per l’esercizio delle funzioni Sociali pg.29 3.2 Il Coordinamento Istituzionale 3.3 Il percorso di associazionismo intercomunale: forma giuridica scelta, ruolo dell’ente capofila o soggetto gestore, sistema degli obblighi e degli impegni reciproci 3.4 L’Ufficio di Piano ed il regolamento per il funzionamento dell’UdP. La dotazione di risorse umane, i flussi informativi ed i nessi procedurali tra UdP e Comuni. Segreteria Tecnica 3.5 Le forme di gestione dei servizi: i casi di affidamento ad Aziende Pubbliche di servizi, le modalità di esternalizzazione dei servizi, i rapporti tra Enti locali e Terzo Settore 3.6 Il sistema delle regole nell’Ambito Territoriale: il regolamento di accesso, per la compartecipazione finanziaria, il regolamento per l’affidamento dei servizi, il regolamento contabile 3.7 L’organizzazione dei servizi del welfare d’accesso 3.8 Il monitoraggio e la valutazione del Piano di Zona Capitolo IV – La programmazione finanziaria pg. 38 Il quadro delle risorse del Fondo Nazionale e delle risorse proprie dei Comuni (scheda A) L’allocazione delle risorse disponibili per area prioritaria (scheda A) La spesa sociale pro capite dei Comuni e la spesa sociale pro capite dell’Ambito ALLEGATO B b.1 – Quadri riassuntivi della spesa sociale 2001-2003 dei Comuni b.2 – Scheda A – Programmazione finanziaria

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Premessa.

Il percorso di concertazione e di programmazione partecipata I verbali di accordo e condivisione degli obiettivi strategici Protocolli d’intesa sottoscritti nella fase preliminare

Il processo di autonomia del sociale avviato dalla riforma in atto - riforma recepita e applicata dalla Regione Puglia - sta significando la riqualificazione del profilo dell’Ente locale quale soggetto del Sistema territoriale che assume la rappresentanza globale dei bisogni dei cittadini.

L’Ambito territoriale N°2, impegnato nella prima fase di stesura del Piano di Zona, ha riqualificato i processi partecipativi attorno ad un’idea di cittadinanza attiva che ha registrato sui territori un alto coinvolgimento sociale nella costruzione della prima fase del Progetto di Sistema territoriale dei “servizi alla persona”.

Questa innovazione di Sistema è oggi possibile, non solo perché le istituzioni locali si sono dotate di strumenti di programmazione come il Piano Sociale Regionale il cui impianto culturale è l’ imprinting di una qualità sociale che coniuga il benessere individuale con quello collettivo, ma per l’azione di regia e di accompagnamento che la Regione ha garantito attraverso l’Assessorato alle Politiche Sociali.

Tra il livello regionale e quello territoriale si sta sperimentando un rapporto che rende effettuale la titolarità politica dei Comuni spostando dal livello della consultazione a quello della condivisione, la relazione tra Regione e rete delle Autonomie Locali.

Il Piano Sociale Regionale e ancora prima la L.R.17/2003, introducono nell’area delle Politiche Sociali il metodo della programmazione (L.328/2000, art.3, comma 1) come strategia di sviluppo comunitario che coniuga l’aiuto alla persona con l’azione di territorio, tramite pratiche di concertazione che conducono alla condivisione di obiettivi e processi. L’Ambito Territoriale N°2, nell’avviare i processi concertativi attinenti la stesura della prima parte del Piano di Zona ha registrato che la parola “concertazione” si presta a diverse interpretazioni. Il livello politico del Piano di Zona dell’Ambito N°2 ritiene che la “concertazione” non è partecipazione, non è consultazione, non è semplice condivisione.

L’Ambito N°2, grazie anche alle esperienze regionali già avviate a livello nazionale fa propria un’interpretazione di Adriana Lombardi che definisce la “concertazione un processo decisionale all’interno di una interazione reciproca fra attori interdipendenti come campo organizzato di interessi diversificati, entro tempi stabiliti e certi. In questa ottica la concertazione, non essendo contrattazione, è luogo di assunzione ed esercizio di responsabilità reciproche, nonché sede di composizione di istanze e punti di vista”. L’Ambito territoriale N°2 ai sensi dell’art. 1, commi 4 e 5, della L.328/2000, individua i soggetti istituzionali (enti locali, Azienda sanitaria, amministrazioni decentrate dello Stato),

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i soggetti sociali organizzati e non, i soggetti del terzo settore, quali attori chiave dei processi di costruzione della programmazione sociale. La metodologia concertativa di costruzione e applicazione dei Piani di Zona, è considerata dall’Ambito Territoriale N°2, l’elemento di eccellenza dell’intero impianto programmatico voluto dalla Riforma Sociale e dal Piano Sociale Regionale. Non più una programmazione dall’alto, ma una programmazione dal basso, attraverso l’effettiva partecipazione di tutti gli attori locali, coinvolti e coinvolgibili, nella politica sociale di territorio. Il Piano di Zona, quindi, è inteso dall’Ambito Territoriale N°2, come un atto di programmazione territoriale che raccoglie l’identità del territorio e la traduce in linee di sviluppo, attraverso l’individuazione di appropriati percorsi, mettendo a valore la storia delle comunità locali comprese nell’Ambito, la loro cultura, i loro sistemi di relazione.

Da quanto emerge dalla L.328/2000, dal Piano Sociale Nazionale e dal Piano Sociale Regionale, appare evidente che un Piano di Zona non vuole e non deve essere una ricerca sociale, un monitoraggio dell’esistente al quale si aggiunge un assemblaggio di progetti.

In sintesi: un Piano di Zona non è e non deve essere un prodotto definito, ma in relazione alla metodologia che connota la costruzione e applicazione del Piano di zona, il Piano stesso deve essere inteso come un processo continuo:

− di lettura permanente del territorio in termini di bisogni sociali espressi (non solo quelli rilevabili in quanto assimilabili all’erogazione di un servizio, ma anche quelli sommersi);

− di valorizzazione e messa a rete delle risorse del territorio (istituzionali e non) con particolare attenzione alle risorse della cittadinanza attiva;

− di riqualificazione, monitoraggio e valutazione permanente dell’offerta.

Il tutto, secondo l’adozione di una metodologia che fa della concertazione di territorio l’elemento di qualità. Allo scopo di garantire il coinvolgimento di soggetti territoriali nella progettazione e nella realizzazione degli interventi previsti nella programmazione sociale di territorio e per promuovere la partecipazione attiva dei cittadini nel processo di costruzione, realizzazione e valutazione degli interventi medesimi (art 1, comma 6, L.328/2000), l’Ambito Territoriale N°2 ha definito e messo a regime il Processo concertativo del Piano di Zona che già nella prima fase di applicazione ha raggiunto i primi esiti dichiarati e attesi (vedasi sintesi dei processi concertativi avviati nella fase propedeutica di definizione del Piano di Zona).

Si è sentita forte l’esigenza di connotare il processo concertativo voluto dalla Riforma sociale, non come un obbligo richiesto, ma come opportunità per avviare in maniera autentica nuovi percorsi di partecipazione attiva delle comunità locali nella definizione di un Progetto di Comunità che metta in relazione bisogno- offerta e non più domanda- offerta.

L’Ambito Territoriale N°2 ha avviato la prima fase del percorso di costruzione del Piano di Zona, coinvolgendo i seguenti soggetti istituzionali e non del territorio: Azienda Sanitaria, Provincia, Scuole, Cooperative Sociali di tipo A e B, Associazioni di Volontariato, Comitati Famiglie, Parrocchie, Sindacati.

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Gli incontri promossi sono stati finalizzati, in questa prima fase, alla condivisone dei processi di riforma sociale in atto, tentando di definire in maniera partecipata e condivisa le strategie programmatiche che andranno a caratterizzare il Piano di Zona del territorio. Questa fase propedeutica all’elaborazione del Piano, fortemente voluta e sostenuta dal livello politico dell’Ambito, è stata strategica proprio per approfondire con le comunità locali il nuovo percorso di programmazione sociale avviato. Si sottolinea che i processi concertativi che hanno caratterizzato questa fase sono stati promossi dal livello politico dell’Ambito e dai responsabili dei servizi sociali del medesimo coordinati dal Responsabile ai Servizi Sociali del Comune capofila. La riforma sociale prevede che i comuni, riconosciuti in ambiti territoriali, definiscano una propria programmazione sociale a partire dal profilo del territorio e dallo stato dell’arte esistente dei servizi e delle prestazioni sociali. Grazie ai processi concertativi avviati è risultata forte l’esigenza di andare ad una ridefinizione dell’intero comparto delle politiche sociali attraverso la ricomposizione dei servizi e delle prestazioni sociali all’interno delle aree programmatiche previste dalla L. 328/2000 e dal Piano Sociale Regionale. Da questo primo monitoraggio partecipato e condiviso sono emersi chiaramente sia i punti di forza che i nodi di criticità presenti a livello di offerta sociale di ambito. I soggetti invitati si sono adoperati nel suggerire quali servizi e progetti dovrebbero essere innovati e/o attivati nei 3 comuni dell’Ambito, ma l’obiettivo degli incontri è stato ricollocato nel rispetto delle fasi e degli strumenti propri del processo concertativo del territorio. Le Amministrazioni locali - con le proprie componenti politiche e tecniche – hanno elaborato e sottoscritto con tutti i soggetti presenti nella prima fase concertativa, diversi verbali che rappresentano significative risorse non tanto per la raccolta di idee progetto, quanto per la condivisione della filosofia d’intervento del Piano di Zona 2, delle strategie programmatiche da perseguire, degli obiettivi prioritari da raggiungere. L’esito del processo concertativo, avviato nella prima fase di lavoro diretto con le risorse delle comunità di ambito, è tornato al Coordinamento Politico Istituzionale dell’Ambito che ha formalizzato i paradigmi culturali del Piano di Zona N°2. La filosofia del Piano di Zona N°2 è quindi il risultato della prima fase dei processi concertativi ed è così riassumibile: - il Piano di Zona N°2 non è una semplice analisi dell’esistente alla quale aggiungere un

assemblaggio di progetti; - il Piano di Zona N°2 intende fare Sistema, cioè integrare, mettere insieme le attività

promosse dai diversi livelli per garantire la definizione di un Progetto Quadro di Sviluppo della Comunità di Ambito;

- i fondi sociali non sono fondi da distribuire a pioggia. La scelta di base da operare è la riqualificazione del Settore dei Servizi Sociali dei Comuni dell’Ambito: due Comuni su tre non hanno l’assistente sociale e questo è stato fortemente sottolineato sia dalle Amministrazioni comunali dell’Ambito, che da tutti i 5

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soggetti coinvolti, inoltre nei Comuni dell’Ambito non vengono garantiti i Livelli Essenziali di Assistenza così come previsti dalla L.328/2000 e Piano sociale della Regione Puglia. Dovrà essere necessariamente consolidato l’esistente, nelle situazioni in cui è già verificata l’efficacia del servizio; così come si dovrà riqualificare l’esistente, laddove se ne ravveda la necessità.

L’impegno forte è orientato anche all’avvio di servizi e progetti innovativi che verranno definiti di “priorità sociale”. Particolare attenzione è stata dedicata dai soggetti coinvolti, all’ “area dell’emergenza sociale”, una di quelle chiave della riforma sociale e che era già stata oggetto di approfondimento da parte del Coordinamento Istituzionale. Attualmente il servizio erogato in questa area è costituito prevalentemente dal contributo economico in caso d’indigenza. I Tavoli di Concertazione, in assoluta sinergia con quanto espresso dal livello politico di ambito, rappresentano l’esigenza di andare ad una riqualificazione complessiva del territorio di riferimento, impostando una logica programmatica che superi l’approccio assistenzialistico (e, quindi, di mantenimento dello stato di bisogno) a favore di quello promozionale e preventivo. Il primo obiettivo condiviso è quello di una riqualificazione in primo luogo del servizio di contributo economico (contributo da attribuire nel rispetto del Regolamento di Accesso al Servizio che l’Ambito andrà ad elaborare e metterà a regime nei prossimi mesi) e in secondo luogo di una riqualificazione soprattutto dell’area della “emergenza sociale” in un’ottica di presa in carico del cittadino e del nucleo familiare, affinché insieme si possa costruire un progetto di vita riabilitativo e non più di mantenimento della condizione di bisogno. E’ stato sottolineato in maniera condivisa dagli Enti Locali e dalle risorse del territorio che non esistono servizi di “inclusione sociale” (Servizi di Accompagnamento al lavoro), servizi di “pronta accoglienza” o, comunque, servizi innovativi che possano rispondere immediatamente ad una situazione d’emergenza sociale. Gli esiti della prima fase concertativa spingono fortemente verso la promozione di politiche attive che interessano le famiglie del territorio che hanno al loro interno familiari con disagio conclamato, ma anche verso la presa in carico di disagi non necessariamente correlati alla domanda di servizio sociale tradizionalmente inteso. E’ per questo che il Piano di Zona intende promuovere dialogo e connessione con tutti i comparti che interessano gli Enti Locali al fine di promuovere un sociale trasversale alle politiche formative, occupazionali, abitative. Vengono considerati allegati al presente capitolo i verbali più significativi del processo concertativo sopra descritto.

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Capitolo I – La relazione sociale dell’Ambito Territoriale 1.1 Caratteristiche strutturali della popolazione dei Comuni dell’Ambito L’Ambito Territoriale ASL BA/1 distr. N. 2 è formato dai Comuni di Canosa, Minervino e Spinazzola. L’analisi dell’ambito di riferimento è stata effettuata sia utilizzando i dati rilevati direttamente dai Comuni sia i dati della situazione sociale forniti dal Formez. Il territorio del Comune di Canosa si estende su una superficie di 150 km2 ed ha una popolazione di 31.340 abitanti con una densità pari a 208,93. La popolazione è composta in misura maggiore da donne; nella distinzione per stato civile, sono in netta maggioranza i coniugati: sono presenti 11.118 nuclei familiari, di cui il 60 % ha figli, il 48,6% del totale dei nuclei familiari ha figli minori, il 22% è composto da persone sole, di cui più della metà sono ultrasessantacinquenni. La componente minorile e adolescenziale (0-17 anni) rappresenta il 22% della popolazione, quella giovanile (18-29 anni) il 17% del totale, la componente adulta (30-64 anni) ammonta a circa il 46% della popolazione residente, infine la fascia che va dai 65 anni e oltre rappresenta il 14% del totale. Dai dati rilevati dal Formez risulta che l’indice di carico sociale minori è pari a circa lo 0,25; la popolazione attiva 15 – 64 anni rappresenta il 66%della popolazione residente. Nel Comune di Canosa risiedono anche diversi stranieri (466), provenienti per lo più dal Marocco, dall’Albania e dalla Germania, ma anche dalla Francia e dal Venezuela. Nelle scuole dell’obbligo il numero di iscritti ammonta a 4072, nelle scuole materne è 1338. Ci sono 25 casi di abbandono e/o dispersione scolastica. Gli alunni portatori di handicap che frequentano le scuole del Comune di Canosa sono in tutto 87, maggiormente presenti nelle scuole elementari e nelle scuole medie inferiori. Numerosi infine sono i casi di persone affette da disagio mentale (396); non mancano altri dati sulla salute, relativi al numero di malati di Alzheimer (15) e malati di Aids (9). Il territorio del Comune di Minervino ha una superficie di 255,38 km2 ed una popolazione residente pari a 9890 con una densità di popolazione di circa 38,72 abitanti per km2. Ciò evidenzia la caratteristica di zona rurale dell’area con scarsa densità abitativa. La popolazione è composta in modo quasi paritario tra uomini e donne, queste rappresentano circa il 52% della popolazione residente. Relativamente alla popolazione il 19% è composta da minori (0-17 anni) e adolescenti, il 16% da giovani(18-29 anni) e circa il 45% da adulti(30-64 anni) e dal 20% da anziani. Gli stranieri presenti sono 74. I dati rilevati dal Formez hanno evidenziato per quanto concerne i minori l’indice di carico sociale minori è pari a circa il 23%; gli iscritti alle scuole materne e dell’obbligo sono in tutto 1101. Per quanto concerne il fenomeno dell’abbandono e della dispersione scolastica non è stato rilevato nessun caso. Gli alunni portatori di handicap che frequentano le scuole del comune di Minervino sono in 22, di cui la metà è concentrata nelle scuole elementari. Dalla rilevazione risulta che nel territorio comunale le persone affette da disagio mentale sono 119; sono presenti anche 3 malati di AIDS e almeno 10 malati di Alzheimer, stando alla rilevazione dell’ufficio “Servizi Sociali”. Il Comune di Spinazzola si estende su una superficie di 182,65 km2 ed ha una popolazione di 7283 abitanti, con una densità pari 39,87 abitanti per km2. La popolazione è composta per il 48% da uomini e per il 52% da donne. Per quanto concerne la distinzione per fasce d’età, il totale dei minori e adolescenti è pari al 22%

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della popolazione residente(0-17 anni); i giovani(18-29 anni) rappresentano il 14% del totale, gli adulti il 43% e gli anziani il 21%. Gli immigrati residenti sono 100. Gli iscritti alle Scuole materne sono 175, mentre quelli iscritti alle scuole dell’obbligo sono 706. E’ stato rilevato 1 solo caso di abbandono e dispersione scolastica. Gli alunni portatori di handicap che frequentano le scuole del Comune di Spinazzola sono in tutto 11, di cui 7 nelle scuole elementari, 2 nelle scuole materne e 2 nelle scuole medie inferiori. I dati sulla salute rilevati dalla ASL evidenziano 100 casi di disagio mentale. Interessante è il confronto tra i Comuni dell’Ambito dal punto di vista della densità di popolazione; a tale proposito si rileva una significativa differenza tra il Comune di Canosa, dove la densità (209,93 Km 2) è circa 5 volte quella registrata nei Comuni di Minervino e Spinazzola (rispettivamente 38,72 e 39,87 Km 2). Un dato quest’ultimo che trova una spiegazione nella natura prevalentemente rurale dei Comuni di Minervino e Spinazzola. Come si osserva dalla tabella 1.1, non si rilevano notevoli differenze tra i Comuni di Ambito nella distribuzione della fascia minorenne (0-17 anni) sul totale della popolazione residente; la stessa affermazione vale per la fascia adulta (30-64 anni), presente in ciascun comune all’incirca nella stessa percentuale (45%) sul totale della popolazione residente. Per quanto concerne la fascia di anziani ultrasessantacinquenni, si rileva una differenza pari a cinque punti percentuali tra il Comune di Canosa e i Comuni di Minervino e Spinazzola: infatti a Canosa gli anziani ultrasessantacinquenni rappresentano il 15% della popolazione residente, mentre a Minervino e Spinazzola costituiscono il 20% della popolazione, il che significa che a Canosa ci sono meno anziani rispetto a Minervino e Spinazzola. Per i Comuni di Canosa e Minervino, per i quali disponiamo dei dati, è possibile un confronto sulle principali tipologie di nuclei familiari: i nuclei familiari con figli sono maggiormente presenti a Canosa rispetto a Minervino, rappresentano infatti il 59% dei nuclei familiari rispetto a Minervino dove sono il 28% del totale, le persone sole sono più numerose a Minervino (1215), dove rappresentano il 31% dei nuclei familiari, rispetto a Canosa (2405), dove costituiscono il 22% della popolazione; in entrambi i Comuni, più della metà delle persone sole sono ultrasessantacinquenni. La popolazione attiva 15 – 64 anni rappresenta il 64% a Minervino, il 66,% a Canosa e il 72,7% a Spinazzola. Nel territorio di Ambito risiedono 640 stranieri, maggiormente presenti a Canosa e Spinazzola. Nelle Scuole materne gli iscritti sono 1772, mentre nelle Scuole dell’obbligo sono 5620. Per quanto concerne il fenomeno dell’abbandono e della dispersione scolastica, i casi rilevati sono in tutto a livello di Ambito 26, di cui 25 a Canosa, 1 solo caso a Spinazzola e nessun caso a Minervino. Gli alunni portatori di handicap che frequentano le scuole dei Comuni di Ambito sono in tutto 120, di cui 87 a Canosa, 22 a Minervino e 11 a Spinazzola; essi sono maggiormente presenti nelle scuole elementari, circa il 42% dell’utenza complessiva di Ambito. Dalla rilevazione risulta che le persone affette da disagio mentale sono 615 e rappresentano l’1,26% della popolazione di Ambito; i malati di Alzheimer rilevati nei Comuni di Canosa e Minervino sono 25, mentre i malati di Aids rilevati negli stessi Comuni sono in tutto 12.

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Tab. 1.1 - Totale popolazione residente con distribuzione per fasce d’età

Popolazione Canosa Minervino Spinazzola Ambito

Popolazione residente totale

31.340 9.890 7.283 48.513

Popolazione residente

per fasce d’età

Pop. tot.

% della

popolaz. Pop. tot. % della

popolaz. Pop. tot. % della

popolaz. Pop. tot. % della

popolaz. 0 – 5 anni 2.009 7% 576 6% 339 4% 2.924 6%

6 –10 anni 1.910 6% 522 5% 394 5% 2.826 6%

11 –14 anni 1.575 6% 452 5% 778 10% 2.805 6%

15 – 17 anni 1.166 3% 317 3% 280 3% 1.763 4%

18 – 29 anni 5.312 17% 1.582 16% 1.063 14% 7.957 16%

30- 64 anni 14.427 46% 4.442 45% 3.204 43% 22.073 45%

65-74 anni 2.657 8% 1.116 11% 810 10% 4.583 9%

75 anni e oltre 2.284 7% 883 9% 815 11% 3.982 8%

Fonte: Comuni - Elaborazione dati da rilevazione diretta al 31.12.2003

Graf 1-Totale popolazione residente nell’area dell’ Ambito Canosa di Puglia-Minervino Murge- Spinazzola con distribuzione per fasce d’età

popolazione per fasce d'età popolazione totale: 48513

6% 6%6%

4%

16%

45%

9%8%

da 0 a 5: 2924da 6 a10: 2826da 11 a 14: 2805da 15 a 17: 1763da 18 a 29: 7957da 30 a 64: 22073da 65 a 74: 458375 e oltre: 3982

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Tab. 1.2 - Nuclei familiari

Nuclei familiari Canosa Minervino Spinazzola Ambito

N. nuclei familiari 11.118 3.887 2.668 17.693

Tab. 1.4 – Dati sulla salute

Salute Canosa Minervino Spinazzola Ambito

Persone affette da disagio mentale 396 119 100 615

Malati di Alzheimer 15 10

Malati di Aids 9 3 N.R. N.D.

Fonte: Formez - Elaborazione dati da rilevazione diretta al 31.12.2002

Legenda: N.R.= dato non rilevato N.D.= dato non disponibile

1.2 Il sistema dei bisogni sociali Sulla base delle risultanze dei Tavoli di Concertazione svoltisi con gli attori sociali del territorio di Ambito, congiuntamente alla esperienza professionale nel Settore delle Politiche Sociali, si delinea una mappa di bisogni come di seguito specificati. Nel territorio di Ambito significativa è la presenza di nuclei familiari caratterizzati da problematiche di rilevanza esclusivamente economica, in correlazione alla discontinuità di inserimento nel tessuto lavorativo di adulti, in gran parte connotati da una bassa scolarizzazione. Il mancato conseguimento del diploma della scuola dell’obbligo e/o di qualificazione professionale impedisce, infatti, un agevole accesso al mercato del lavoro, in un clima, peraltro, di totale indifferenza dell’imprenditoria locale, soprattutto nei confronti delle fasce di popolazione più svantaggiate: ex detenuti, immigrati, disabili, soggetti con dipendenze. Rientra, in maniera preponderante, nell’area della “emergenza sociale”, anche il “bisogno abitativo” che interessa particolarmente le predette fasce disagiate, gravate da intimazione di sfratto per morosità e/o da ordinanze di sgombero immediato per sopraggiunta inagibilità dell’immobile. E’ stata riscontrata una diffusa fragilità relazionale ed una tendenza all’isolamento a carico di anziani e di disabili. In presenza di problematiche che limitano l’autonomia

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personale e compromettono l’integrità psico-fisica, inderogabile è l’esigenza di un percorso terapeutico-riabilitativo, attraverso un proficuo lavoro di rete ed un adeguato processo di socializzazione e responsabilizzazione in grado di valorizzare competenze e capacità individuali, anche in vista di un possibile inserimento occupazionale con il coinvolgimento di cooperative sociali di tipo B. Nell’ambito della domiciliarità, si avverte la necessità di garantire prestazioni sanitarie, con la disponibilità del Terzo Settore, onde sopperire alla domanda prevalente di prelievi ematici, fleboclisi, terapie con endovene, etc, considerate le elevate tariffe richieste dagli infermieri professionali. Doveroso, del resto, il potenziamento del Servizio ADI e ADP (Assistenza Domiciliare Programmata), di concerto con l’ASL, onde prevenire la lungodegenza ospedaliera, evitare l’istituzionalizzazione e sopperire alle molteplici richieste (superando le perduranti liste di attesa). Analogamente, occorre potenziare ed estendere, a livello di Ambito Territoriale, il servizio di Telesoccorso, Telecontrollo, Teleassistenza, previo adeguato monitoraggio e valutazione dei risultati della sperimentazione in atto a Canosa di Puglia, in termini di rispondenza al bisogno di “pronto intervento” e di “ascolto”. Emerge, altresì, l’esigenza di implementare altre “strutture residenziali protette” accreditate, per anziani non assistibili a domicilio, considerata l’insufficiente ricezione- posti attuale, al fine di evitare l’allontanamento dal contesto di origine. Occorre assicurare, tuttavia, nell’ambito della residenzialità, la presenza di figure professionali per fronteggiare il bisogno relazionale degli anziani, non sottovalutando l’importanza delle relazioni con il territorio ai fini dell’integrazione sociale. Considerevole, d’altro canto, la valenza sociale di un potenziamento della “geriatrologia” ad opera dell’ASL , ai fini preventivi, per il superamento della cronicizzazione di patologie invalidanti. Per quanto concerne l’area della “responsabilità familiari- donne-minori”, in numerosi casi, si rileva indispensabile il sostegno alla genitorialità, ai fini della prevenzione e del recupero di dinamiche familiari compromesse, con rischio di disagio psico-relazionale e/o devianza a carico dei minori. Ne deriva l’esigenza di istituire un Servizio di Pronta Accoglienza, mediante il funzionamento di uno Sportello Territoriale, che, avvalendosi di figure professionali idonee, possa sopperire al bisogno di “ascolto” e di “mediazione familiare” per nuclei problematici. Minori e donne che hanno subìto abusi e maltrattamenti reclamano, peraltro, l’istituzione di un Centro Antiviolenza, a fronte del bisogno di “ascolto”, consulenza e “percorso psico-riabilitativo”. Occorre contrastare, ancora, un fenomeno emergente, correlato all’uso improprio, da parte di numerosi adolescenti, di “sottani”, divenuti luogo di incontro, privo di ogni tipo di controllo. Consegue la necessità di istituire Centri Socio-Educativi Diurni, oltreché potenziare, con adeguate attrezzature, gli Oratori Parrocchiali nella loro funzione educativa, onde offrire risposte adeguate al “bisogno relazionale”, nonché garantire una socializzazione mirata e/o una effettiva integrazione dei minori svantaggiati, ponendo l’accento sui soggetti immigrati, divenuti una realtà inconfutabile nell’Ambito di riferimento. Altro fenomeno riscontrato nelle scuole, concerne una diffusa “povertà culturale” degli alunni, che scaturisce dai prevalenti contenuti diseducativi dei mass-media e dalla perdita di valori essenziali in ambito familiare, cui necessita far fronte con la promozione di attività

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ludico-didattiche “ad hoc” per rinforzare l’acquisizione di abilità logiche, in sinergia con i Piani dell’Offerta Formativa (PO.F.). Inderogabile l’implementazione del servizio “Home Maker”, prioritariamente per assicurare la de-istituzionalizzazione di alcuni minori dei quali salvaguardare il diritto di godere del proprio ambiente naturale di vita, così come ribadito dalla normativa di recente entrata in vigore, nonché per fornire un reale supporto, in termini di terapia comportamentale, di ausilio domestico, a numerosi nuclei, connotati da un inadeguato esercizio delle funzioni genitoriali e di cura familiare. Emerge, altresì, l’esigenza di incrementare e regolamentare “l’affidamento etero-familiare”, istituendo anche un’anagrafe dei soggetti aspiranti all’affido e siglando Protocolli di Intesa tra Comuni ed ASL, al fine di sopperire concretamente ad un acclarato disagio a carico di diversi minori, privi temporaneamente di sostegno materiale e morale, in previsione della imminente chiusura degli Istituti di Pubblica Assistenza e Beneficenza, che dovranno essere convertiti entro il 2006, secondo la vigente normativa. In ultima analisi, si ravvisa l’opportunità di istituire il servizio di “Educativa Territoriale” (Educatore di strada), per stimolare contatti spontanei ed immediati con soggetti “a rischio” e/o deviati, in un’atmosfera informale e coinvolgente, onde perseguire un effettivo recupero relazionale e sociale dei medesimi, nonché per porre le condizioni per cogliere quei “bisogni sommersi” che, per via ufficiale, non vengono palesati o recepiti dalle Istituzioni preposte. 1.3 Il sistema di offerta dei servizi: punti di forza e criticità Negli ultimi anni, i Comuni dell’Ambito hanno realizzato alcune azioni a favore dell’implementazione di un sistema integrato di servizi sociali: nello specifico, il Comune di Canosa ha svolto attività formative per gli operatori del territorio, ha realizzato l’Ufficio di cittadinanza nell’ambito del Segretariato sociale e alcune esperienze di programmazione partecipata con soggetti del Terzo Settore e Cittadinanza sociale, realizzate anche nel Comune di Spinazzola. Altre azioni sono state realizzate nel Comune di Minervino, e cioè: analisi e ricerche sui bisogni sociali ed esperienze di programmazione partecipata con altri Comuni ed Enti Locali. Tali azioni realizzate nei singoli Comuni, vanno valorizzate come patrimonio comune in una logica di Ambito, in vista dell’implementazione della L.R.17/03. Mancano invece azioni importanti per la creazione di un sistema integrato di servizi sociali, quali il monitoraggio e la valutazione dei servizi, e questo potrebbe rappresentare un nodo su cui potenziare la capacità di intervento comunale per l’implementazione della L.R. 17/03 nell’Ambito Distrettuale di riferimento. 1.4 Gli interventi e servizi tuttora in corso nei singoli Comuni a valere su altre risorse finalizzate I servizi offerti sono stati distinti, tenendo conto delle diverse categorie di bisogno sociale. Le tipologie degli interventi e dei servizi per singole categorie sociali Interventi e servizi a favore di disabili (handicap fisico e psichico) Nell’Ambito di riferimento sono erogate tre tipologie di servizi a favore dei disabili: il trasporto scolastico, il trasporto per accompagnamento e l’inserimento in Comunità socio riabilitativa. Il primo è realizzato nei Comuni di Canosa e di Minervino. Il trasporto per accompagnamento è erogato esclusivamente nel Comune di Minervino. Infine,

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l’inserimento in Comunità socio riabilitativa è realizzato unicamente dal Comune di Canosa. Sono mancati nell’Ambito interventi e servizi di assistenza domiciliare, che invece rappresentano una priorità nella programmazione sociale di Zona ai sensi del PRPS. Risultano assenti interventi di promozione sociale, quali escursioni, gite, colonie estive e il sostegno all’inserimento lavorativo.

Servizi per Disabili

Tipologia servizi attivati Canosa Minervino Spinazzola

Trasporto scolastico si si no

Trasporto per accompagnamento

no si si

Inserimento con pagamento rette in Comunità socio riabilitativa

si no no

Integrazione scolastica (acquisto sussidi didattici e sostegno)

si no si

Interventi e servizi a favore di minori, adolescenti e giovani Più diversificata è l’offerta di servizi per minori; in particolare nell’Ambito di riferimento, i servizi realizzati da tutti e tre i Comuni sono: le attività ricreative/extrascolastiche, il trasporto scolastico e la mensa scolastica. Nello specifico, per il servizio di mensa scolastica si registra, a livello di Ambito, il maggior numero di utenti. Numerosi appaiono anche gli utenti del trasporto scolastico. Per quanto concerne le attività ricreative/extrascolastiche, sia a Canosa che a Minervino esse comprendono le attività svoltesi nel Centro di aggregazione giovanile. Altri servizi erogati sia dal Comune di Canosa che dal Comune di Spinazzola, riguardano l’affido familiare e il sostegno economico affidi; è mancato però nei tre Comuni dell’ Ambito un vero e proprio Centro informazione per le adozioni. A livello di Ambito, l’assistenza domiciliare educativa non è stata molto utilizzata, si è fatto più ricorso all’inserimento in strutture socio-assistenziali. Sono stati realizzati infatti solo alcuni interventi di assistenza domiciliare educativa per minori in condizione di disagio nel Comune di Minervino. Gli interventi residenziali sono così distinti: prevalente inserimento in Comunità di tipo familiare a cura del Comune di Canosa; pochi utenti in Istituti educativi assistenziali ad opera dei Comuni di Canosa e di Minervino. Fa eccezione il Comune di Spinazzola, dove sono mancati sia interventi di tipo domiciliare che residenziale. Si terrà comunque conto che il PRPS indica il potenziamento dei servizi domiciliari e una riduzione ai soli casi indispensabili per l’istituzionalizzazione. A Spinazzola e a Canosa ha funzionato e funziona tuttora il servizio Informagiovani; tuttavia, esso non ha realizzato azioni di rete sul territorio.

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Servizi per minori, adolescenti e giovani

Tipologia servizi attivati Canosa Minervino Spinazzola

Assistenza domiciliare educativa no si no

Affido familiare si no si

Sostegno economico affidi si no si

Attività ricreative extrascolastiche/Laboratori socio - educativi

si

Centro di aggregazione giovanile

si

si

no

Trasporto scolastico si si si

Servizio mensa scolastica si si si

Inserimento con pagamento rette in Comunità di tipo familiare

si no no

Inserimento con pagamento rette in Istituti educativi assistenziali

si si no

Interventi e servizi a favore di anziani I Comuni di Canosa e Minervino hanno realizzato alcuni servizi a favore di anziani, di tipo domiciliare e residenziale; a tutt’oggi, è erogata l’assistenza domiciliare integrata nel solo Comune di Canosa dove è assicurato anche il servizio di assistenza domiciliare sociale, utilizzando proprie risorse. Gli interventi di tipo residenziale hanno riguardato per lo più l’inserimento in Casa di riposo e in minima parte l’inserimento in Casa Protetta. Si ravvisa, comunque, che per gli anziani, al pari dei minori e dei disabili, occorre potenziare la domiciliarità nel primo ciclo di programmazione dei servizi e degli interventi e ridurre il ricorso agli inserimenti in strutture residenziali, così come indicato nel PRPS. A livello di Ambito, circa il 40% dell’utenza complessiva ha usufruito di servizi di promozione sociale: si tratta degli utenti delle attività ricreative e delle vacanze per anziani, realizzate dal Comune di Minervino, e degli utenti dei Centri diurni per anziani autosufficienti, di Spinazzola e di Canosa. Il trasporto sociale, inteso come un servizio per la cittadinanza è ampiamente garantito nel Comune di Spinazzola, dato il carattere rurale del medesimo che provoca una grande dispersione sul territorio.

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Servizi per anziani

Tipologia servizi attivati Canosa Minervino Spinazzola

Assistenza domiciliare sociale si no no

Assistenza domiciliare integrata si si no

Attività ricreative/culturali no si no

Trasporto sociale anziani no no si

Centri diurni per anziani autosufficienti si no si

Vacanze anziani si si no

Inserimento con pagamento rette in Residenza Sanitaria Protetta (Casa Protetta)

si si no

Inserimento con pagamento rette in Casa di Riposo

si si no

Interventi e servizi a favore di altre categorie di utenza I Comuni dell’ Ambito non hanno finanziato negli ultimi anni servizi per le donne e le responsabilità familiari. Fa eccezione il Comune di Canosa, che ha erogato un solo servizio di tipo residenziale per 2 donne in difficoltà. Mancano servizi specifici a sostegno della genitorialità, quali asili nido, ma soprattutto servizi a favore di donne abusate e maltrattate, madri nubili, donne in difficoltà con figli minori, nonchè interventi per favorire l’ inserimento lavorativo per le donne e sportelli per l’ imprenditorialità femminile. Per quanto concerne altre categorie di utenza, quali immigrati, ex detenuti e persone con dipendenze, non sono stati attivati nell’Ambito di riferimento servizi specifici. Alcune famiglie immigrate hanno usufruito in minima parte di contributi economici di tipo straordinario nel Comune di Spinazzola e di Canosa; i nuclei familiari con ex detenuti sono stati assistiti economicamente, per lo più con contributi di tipo straordinario, nei tre Comuni di Ambito, al pari di diversi soggetti con dipendenze. La gestione dei servizi Nei Comuni di questo Ambito, alcuni servizi a favore di anziani e minori sono stati gestiti direttamente: nello specifico, il Centro per anziani autosufficienti e l’affido familiare a Canosa e Spinazzola, oltre all’organizzazione di vacanze anziani e attività ricreative/culturali per anziani a Canosa e Minervino ed al trasporto scolastico per minori nei tre Comuni. La presenza di personale specifico negli organici ne è la riprova. Nella gestione dei servizi, i Comuni dell’Ambito, specie il Comune di Minervino, hanno fatto ricorso prevalentemente all’affidamento a terzi; dato che trova una spiegazione nella dotazione organica dell’ufficio “Servizi sociali”, dove non è presente la figura dell’Assistente sociale. I servizi affidati alle cooperative sociali hanno riguardato per lo più servizi per minori, quali: l’assistenza domiciliare educativa per minori, erogata nel Comune di Minervino; le attività ricreative/extrascolastiche realizzate nei Comuni di Minervino e Spinazzola; il Centro di aggregazione giovanile attivo nel Comune di Minervino; l’assistenza domiciliare per gli anziani, sociale ed integrata erogata a Canosa, dove il privato sociale gestisce la Comunità di tipo familiare per minori.

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Alle associazioni/istituti religiosi è stata affidata l’organizzazione di attività ricreative/extrascolastiche per minori e il Centro di aggregazione giovanile nel Comune di Canosa. Le associazioni/istituti religiosi gestiscono le strutture residenziali per minori, per anziani, per madri nubili e per donne in difficoltà con figli minori nei Comuni dell’Ambito. I servizi svolti in collaborazione con le aziende hanno riguardato : il trasporto scolastico per disabili e per minori nel Comune di Minervino, il trasporto sociale per anziani nel Comune di Spinazzola, il servizio di mensa scolastica, erogato nei Comuni dell’Ambito. Si sottolinea che a Canosa prevale il ruolo dell’associazionismo nella gestione esternalizzata dei servizi sociali, accompagnato dalla presenza della cooperazione sociale. La collaborazione con la Asl va rafforzata ai fini di una proficua implementazione della L.R. 17/2003. Per quanto concerne le fonti di finanziamento, il Comune di Canosa ha utilizzato risorse proprie per erogare i servizi per disabili, l’affido familiare, gli interventi residenziali in Comunità di tipo familiare e in Istituti educativi assistenziali per minori e i servizi residenziali per donne in difficoltà, l’assistenza domiciliare sociale per anziani, il Centro diurno per anziani autosufficienti; nel Comune di Minervino con risorse comunali sono stati realizzati il trasporto scolastico per disabili, l’assistenza domiciliare integrativa per minori, le attività ricreative/culturali per anziani, gli interventi in Istituti educativi assistenziali per minori. Nei tre Comuni l’utilizzo di risorse proprie ed esterne ha finanziato e tuttora assicura il servizio di trasporto scolastico per minori, la mensa scolastica, l’assistenza domiciliare integrata per anziani, gli interventi residenziali in Casa Protetta e in Casa di Riposo per anziani a Canosa e Minervino, al pari delle vacanze anziani, nonché l’assistenza domiciliare integrata per anziani a Canosa. L’utilizzo di risorse esterne ha finanziato nei 3 Comuni dell’Ambito le attività ricreative/extrascolastiche per minori, il trasporto per accompagnamento e l’assistenza domiciliare integrata per anziani a Minervino. 16

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Servizi esternalizzati

Servizi esternalizzati Ente convenzionato

nel Comune di Canosa

Ente convenzionato nel Comune di

Minervino

Ente convenzionato nel Comune di

Spinazzola

Trasporto scolastico per disabili * Azienda /

Trasporto per accompagnamento / Azienda Azienda

Assistenza domiciliare educativa / Cooperativa sociale /

Attività ricreative extrascolastiche/laboratori socio - educativi

Associazione Cooperativa sociale Cooperativa sociale

Trasporto scolastico per minori * Azienda Comune

Centro di aggregazione giovanile

Associazione Cooperativa sociale /

Inserimento residenziale con pagamento rette in Istituti educativi assistenziali

Associazione/Istituto religioso

Istituto religioso /

Assistenza domiciliare sociale per anziani

Cooperativa sociale / /

Assistenza domiciliare integrata per anziani

Cooperativa sociale / /

Inserimento con pagamento rette in Residenza Sanitaria Protetta (Casa Protetta)

Associazione Fondazione religiosa /

Inserimento con pagamento rette in Casa di Riposo

Associazione Associazione (IPAB) /

Inserimento con pagamento rette in Comunità di tipo familiare per minori

Cooperativa sociale e Associazione / /

Trasporto sociale anziani / / Azienda

Servizio mensa scolastica Azienda Azienda Azienda

Servizi residenziali per madri nubili e per donne in difficoltà anche con figli minori

Associazione/Istituto religioso / /

Legenda: *=Servizio non esternalizzato, ma gestito direttamente dal Comune /= Servizio non attivato I contributi economici

Nell’Ambito di riferimento, sono state erogate diverse tipologie di contributi; più elevato, a tutt’oggi, il numero di nuclei familiari beneficiari di assegni per invalidi civili, contributi per fitto casa e per abbattimento delle barriere architettoniche, assegni di maternità, assegni per il nucleo familiare, contributo scolastico (borsa di studio, forniture scolastiche, ausilii scolastici per alunni portatori di “H”), nonchè borse-lavoro e sperimentazione R.M.I. erogati sino a data recente, a valere su altre risorse finalizzate. A ciò si aggiungono contributi straordinari e/o continuativi elargiti diffusamente; inferiore il numero di famiglie beneficiarie di sussidi economici alternativi al ricovero e rimborso per spese sanitarie.

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Nei tre Comuni dell’Ambito la maggior parte della spesa socio-assistenziale è stata utilizzata per finanziare servizi e interventi, in quanto la gran parte della contribuzione economica si è spostata sulla sperimentazione dell’RMI erogata nei tre territori.

Contributi economici

Tipologie di contributo Canosa Minervino Spinazzola

Contributi economici continuativi (mensili)

si si si

Contributi straordinari si si si

Contributi per fitto si si si

Rimborso per spese sanitarie

no no no

Sussidi economici alternativi al ricovero

si si no

Assegni di maternità si si si

Assegni per il nucleo familiare

si si si

Assegni per Invalidi civili si si si

1.5 L’analisi della spesa sociale dei Comuni nel triennio 2001-2003

La spesa socio assistenziale che si va a prevedere nel Piano di Zona è stabilita in maniera uguale a quella già consolidata nel corso degli ultimi tre anni.Come si evince dalla tab. 1, la percentuale della spesa socioassistenziale nel 2003 rispetto al totale Titolo I (spesa corrente) del Consuntivo 2003 è differente nei Comuni dell’Ambito: nello specifico è del 10% a Canosa, del 12% a Minervino e del 4 % a Spinazzola. Le differenze che si rilevano a livello generale tra i Comuni dell’Ambito si ripropongono a livello pro-capite; nello specifico, dalla tab. 2 si vede che il valore più elevato della spesa socioassistenziale pro-capite si registra a Minervino (79,31 euro), mentre è più bassa a Canosa e Spinazzola(rispettivamente 45,67 euro e 25,36 euro). Dall’analisi della spesa emerge una certa disomogeneità tra i territori legata anche alla differente presenza di servizi sociali specializzati. I servizi che hanno impegnato più risorse sono quelli delle aree Responsabilità familiari e Azioni di contrasto alla povertà e altri interventi per l’inclusione sociale, area ques’ultima che comprende la sperimentazione del reddito minimo di inserimento. Il riparto delle spese del personale che è stato effettuato considerando gli “anni/uomo” disponibili e la stima delle “gg/uomo lavorate” in base alle articolazioni dei servizi, risulta evidente, tuttavia che in un settore così “particolare” come quello del sociale, tale stima non può che essere approssimativa poiché spesso gli operatori si trovano a gestire contemporaneamente più servizi ed una fascia di utenti molto diversificata.

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Tab. 1- Spesa generale

Canosa

Importi

Minervino

Importi

Spinazzola

Importi

Totale Titolo I (spesa corrente)

13.979.105,36 5.860.167,76

4.107.463,65

Totale Spesa Socioassistenziale 2003

1.431.420,05

783.434,29 184.736,30

Totale Spesa Socioassistenziale 2003/ Totale Titolo I (spesa corrente

10% 4%

12%

Tab. 2 - Spesa pro-capite

Canosa Minervino Spinazzola

Totale Titolo I (spesa corrente)/Tot. popolazione

446,04 592,53

563,97

Totale Spesa Socioassistenziale 2003/Tot. popolazione

45,67 79,21

25,36

Fonte: Comuni - Elaborazione dati da rilevazione diretta al 31.12.2003(valori espressi in €)

1.6 Le carenze a cui il Piano di Zona deve fornire prioritariamente risposte Una approfondita analisi dell’”esistente”, in correlazione alle risultanze dei Tavoli di Concertazione svoltisi con gli attori sociali del territorio di riferimento, ha condotto all’individuazione degli interventi e dei servizi da realizzare in modo unitario per l’intero Ambito Territoriale. Specificatamente:

- potenziamento del servizio di base: Servizio Sociale Professionale e di Pronto intervento;

- realizzazione di un Sistema Informatico Sociale Locale; - sperimentazione del Servizio “Sportello di Cittadinanza”, quale Porta Unica di

accesso ai Servizi Sociali e Sanitari; - riqualificazione dell’area dell’”Inclusione Sociale”, attraverso l’istituzione del servizio

per l’Emergenza Sociale; - progettazione e messa a regime dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). ALLEGATO A a.1 – Le statistiche sociali dell’Ambito Territoriale a.2 – Il monitoraggio dei servizi erogati nel 2003

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Capitolo II – Gli obiettivi strategici e le Priorità del Piano 2.1 Gli obiettivi generali di crescita del sistema di welfare locale Il Coordinamento Istituzionale di Ambito, di concerto con il livello tecnico e grazie ai contributi offerti dai processi concertativi promossi con il territorio di ambito, ha definito gli obiettivi del Sistema dei Servizi Sociali di Ambito. La batteria degli obiettivi può essere così sintetizzata: − Definire il Sistema territoriale di servizi a rete impostando il lavoro nella

consapevolezza che dovranno essere innovati – a scala di ambito - sia i processi programmatici ed organizzativi, che gestionali ed operativi.

− Riconoscere la titolarità sociale ai Comuni dell’Ambito, grazie alla definizione e messa a regime di un Modello di Servizio Sociale e Professionale.

− Realizzare una gestione unitaria dei rapporti con il Distretto Socio-sanitario per il governo unitario della “area integrazione socio-sanitaria”.

− Garantire a livello di ambito la rete dei servizi essenziali. − Qualificare la spesa sociale di Ambito. − Favorire forme di autoproduzione sociale. La filosofia che ispira la definizione del Piano di Zona, e che consentirà di promuovere un Sistema di welfare locale innovativo, quale fattore di crescita e di sviluppo locale, è orientato a: − Promuovere un “sociale” trasversale e quindi realizzare integrazione con le politiche

sanitarie, educative, formative e abitative. − Impostare la programmazione di territorio facendosi carico non solo delle forme di

disagio conclamato, ma anche di tutte quelle forme di disagio non necessariamente assimilabili alla richiesta di servizio. Un sistema sociale quindi che supera il binomio tradizionale domanda-servizio, ma che si attiva sul bisogno presente e intercettato.

− Restituire piena dignità ai cittadini riconoscendo loro un ruolo attivo sia nella

programmazione che nella gestione dei servizi. − Promuovere politiche per la famiglia superando la logica della presa in carico del

singolo. − Superare l’approccio assistenzialistico a favore di quello riabilitativo, promozionale e

preventivo − Considerare le comunità locali come risorse del territorio, favorendo in particolare, la

cittadinanza attiva; valorizzare le associazioni familiari degli utenti nella progettazione e valutazione dei Servizi Sociali.

2.2 Gli obiettivi specifici per area prioritaria d’intervento- le tipologie di servizio da potenziare per area L’Ambito territoriale N°2 interpreta il Piano di Zona come un processo di definizione del Sistema Sociale intergrato e non come un prodotto definito e rigido.

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Si ritiene, infatti, che gli orientamenti e le scelte definite oggi dal Piano di Zona non possano essere considerati irreversibili, ma possono mutare adattandosi ai cambiamenti dei bisogni sociali. Proprio alla luce di questo, il Piano di Zona N°2 intende, nella fase di applicazione del Piano (il prossimo triennio) adottare una metodologia di lavoro definita ricerca –azione che permetta di ricalibrare le azioni a partire dagli effettivi bisogni sociali rilevati. La relazione sociale presentata in questa fase di elaborazione del Piano, è sostanzialmente una raccolta di dati noti e rilevabili, uno scenario di partenza senza dubbio utile ma non può essere considerata – nei tempi di applicazione del Piano - la cornice di fondo del sistema di programmazione territoriale. Si ritiene, infatti, che se la vocazione del Piano di Zona è orientato alla riqualificazione dell’offerta sociale, sulla base degli effettivi bisogni presenti, (e per bisogno non si intende solo il servizio a domanda individuale), apparirebbe quanto mai contraddittorio dichiarare oggi che i bisogni sociali sono noti e rilevabili.

E’ questa la logica che ha portato l’Ambito ad operare delle scelte che vanno nella direzione di un potenziamento del Servizio Sociale e Professionale e della sperimentazione degli Sportelli di Cittadinanza; saranno gli operatori sociali che, promuovendo modalità operative innovative, rappresenteranno il termometro dei bisogni sociali presenti, non solo quelli di facile rilevazione, ma anche quelli sommersi. Gli obiettivi quindi specifici dichiarati dal Piano di Zona N°2 sono stati definiti sulla scorta dei punti di forza e dei nodi di criticità rilevati e riferiti alle diverse aree d’intervento. La rilevazione operata in merito ai Servizi Sociali già presenti, ha fatto emergere in maniera rilevante la debolezza dell’apparato comunale riferito all’area dei Servizi Sociali. L’organico in dotazione ai Servizi Sociali dei comuni è scarsissimo, in 2 comuni su 3 addirittura inesistente. Questa forte debolezza ha portato sia il livello Politico di Ambito che il livello tecnico a condividere la necessità di andare alla definizione di un Modello di Servizio Sociale in capo ai Comuni quale azione imprescindibile all’avvio della riqualificazione del Sistema Sociale di Ambito. Una volta messo a regime il Modello di Servizio Sociale a scala di ambito, sarà possibile andare ad una riqualificazione dei servizi esistenti nonché all’avvio di servizi innovativi. 2.3 Le tipologie di servizio da potenziare per area prioritaria di intervento Di seguito sono riportati gli obiettivi specifici per area d’intervento. Nella seconda fase di definizione del Piano di Zona saranno definiti gli specifici progetti con il piano economico. 21

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Avvio della Riforma. Obiettivi propedeutici all’intero Sistema sociale locale dell’Ambito Territoriale N°2

− Messa a regime del Servizio Sociale e Professionale in capo ai Comuni a scala di

Ambito − Messa a regime dei Livelli Essenziali delle Prestazioni su tutto il territorio di Ambito − Regolamento di accesso ai servizi − Sperimentazione degli Sportelli di Cittadinanza sul territorio di Ambito − Avvio su scala di Ambito del Sistema Informativo sociale − Riqualificazione dei servizi attualmente esistenti − Riqualificazione degli operatori del pubblico e del privato sociale coinvolti nei processi

di riforma Una volta consolidato e riqualificato l’impianto di base dell’intero Sistema, sarà avviato il lavoro di riqualificazione delle aree d’intervento previste dalla Riforma.

Politiche per i Minori Gli indirizzi del Piano di Zona

− I bisogni sociali non coincidono con l’attuale offerta. − Necessità di rilevare l’effettiva domanda sociale che non ha avuto risposta; rilevare e

registrare i bisogni sommersi per progettare interventi appropriati con le famiglie di riferimento

− Promuovere servizi di sollievo alla famiglia − Promozione sul Territorio di Ambito dei Servizi di adozione, adozione internazionale e

affidi. − Potenziamento dei servizi ludico ricreativi

Politiche per la famiglia e Responsabilità familiari Gli indirizzi del Piano di Zona

Favorire momenti d’incontro e raccordo tra tutte le realtà pubbliche e private già impegnate nel settore con specifici progetti

Favorire la cittadinanza attiva promuovendo la famiglia e i singoli cittadini come risorse del territorio

Promuovere l’arricchimento delle competenze relazionali delle coppie, delle famiglie in genere, delle famiglie monogenitoriali, delle famiglie con disagio sociale riferito a diverse situazioni, delle famiglie separate, delle famiglie multi etniche

Promuovere servizio di sollievo alle famiglie che al loro interno hanno un loro familiare con disagio

Sostenere le famiglie in difficoltà economiche con servizi e risposte che non siano solo contributo economico

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Disabilità Gli indirizzi del Piano di Zona

− Sostenere il Territorio di Ambito con Servizi Sociali riferiti al “welfare leggero e comunitario” non riconducibili a prestazioni puramente assistenzialistiche;

− Orientare l’offerta verso interventi di promozione del benessere inteso come avvio di processi relazionali di comunità, di buon vicinato, di promozione della qualità della vita

− Sostegno all’avvio di progettualità definite “Dopo di Noi” − Potenziare i servizi a ciclo diurno o semiresidenziale − Avvio del domiciliare leggero di Ambito, inteso anche come servizio di sollievo alla

famiglia − Favorire i processi di inclusione sociale, anche occupazionale, di cittadini che vivono

situazioni di emarginazione dovute a diverse forma di disabilità mettendo in rete tutte le risorse esistenti

− Valorizzare le famiglie di utenti autopromosse

Politiche per Anziani Gli indirizzi del Piano di Zona

− Promozione di servizi di sollievo al singolo e alla famiglia come il domiciliare leggero − Favorire l’avvio di Centri Anziani anche nei territori più marginali − Valorizzare i cittadini anziani autosufficienti in servizi territoriali di utilità sociale − Sostenere la sperimentazione di servizi innovativi a ciclo diurno e semiresidenziale al

fine di superare l’impostazione tradizionale delle Case di riposo

Politiche per l’Immigrazione Gli indirizzi del Piano di Zona

− Valorizzazione delle realtà del privato sociale impegnate in servizi per cittadini immigrati

− Sostenere la famiglia immigrata nei processi d’inclusione sociale, scolastica, occupazionale

− Favorire la nascita sul Territorio di Ambito di sportelli di Segretariato Sociale dedicati (potrebbe essere una specifica funzione degli Sportelli di Cittadinanza)

− Promuovere attività ed iniziative che valorizzino la multiculturalità specie fra le giovani generazioni

Politiche Dipendenze Gli indirizzi del Piano di Zona

− Per dipendenze il Piano di Zona intende non solo dipendenze da sostanze stupefacenti, ma anche da alcool, fumo, disturbi dell’alimentazione e video poker. E’ in questa ottica che saranno co-progettati interventi sia a carattere informativo che di accompagnamento in rete con i Servizi Sanitari

− Favorire politiche occupazionali rivolte a cittadini con disagio legato a dipendenze (Servizio di accompagnamento al Lavoro)

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Contrasto alle povertà Gli indirizzi del Piano di Zona

− Riqualificazione del Servizio di sostegno economico − Adozione di nuove modalità operative orientate alla messa a regime di una presa in

carico non più di tipo assistenzialistico ma riabilitativo, non più del singolo ma della famiglia

− Dotazione del territorio di strutture e servizi per la “emergenza sociale” assenti su tutto il Territorio di Ambito

− Promozione di progetti d’inclusione sociale con particolare attenzione all’inclusione lavorativa

− Sostegno dell’integrazione, in particolare con i settori dell’istruzione, dell’occupazione, della sanità, delle politiche abitative.

.

2.4 La rete dei Livelli Essenziali di Assistenza: LEA e LIVEAS Il Piano di Zona, attraverso la definizione di un Sistema Sociale di territorio, dovrà garantire la riqualificazione dell’offerta sociale, garantendo in primo luogo i servizi che sono definiti “essenziali”. Si tratta di garantire la costruzione su tutto il territorio regionale di un Sistema unico di servizi a rete, alternativo a percorsi speciali, in grado di accogliere le diversità qualitative che contraddistinguono le soggettività, il ciclo di vita, le transizioni esistenziali delle persone e delle famiglie. Un Sistema a diversa intensità che si articola su livelli essenziali, con funzioni differenziate e integrate che vanno dall’ascolto, all’orientamento, al supporto, alla protezione e alla tutela per rispondere a bisogni normali e quotidiani, complessi e straordinari, e offrire supporti appropriati con intensità assistenziale diversificata. In linea con quanto disposto dal quadro regionale e nazionale di riferimento, in assoluta coerenza con quanto rilevato dai tecnici locali e portato in partecipazione con il territorio, l’Ambito Territoriale N°2 intende dotare il territorio dei servizi essenziali previsti nel paragrafo 3.5 del Piano Sociale Regionale. Questa scelta è ampiamente descritta nel paragrafo del Piano di zona N°2 “Obiettivi prioritari”. 2.5 Compiti, ruoli e strategie per la “integrazione sociosanitaria” Particolare attenzione è stata dedicata in questa parte di definizione delle linee strategiche del Piano di Zona N°2, all’aspetto legato alla “integrazione sociosanitaria”. Il Modello di integrazione che si propone, progettato congiuntamente con il Direttore di Distretto, in rappresentanza della Azienda Sanitaria, favorisce sicuramente una piena sinergia tra la programmazione sociale di territorio (Piano di Zona) e la programmazione aziendale in capo al Distretto Sanitario. Oltre alla condivisione e formalizzazione delle linee programmatiche integrate, questo Modello tiene conto di tutti i livelli che interessano l’integrazione, quindi non solo quello politico programmatico, ma anche quello attuativo ed operativo. Il presente Modello è riportato nell’Accordo di programma e costituisce uno degli elementi forti dell’innovazione di Sistema proposto dal Piano di Zona N°2.

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Così come riportato nel paragrafo riguardante le modalità innovative di accesso ai servizi della rete, si sottolinea la volontà di dotare il territorio di Ambito di un unico Sportello di Accesso ai Servizi Sociali e Socio-sanitari, lo “Sportello di Cittadinanza” (Segretariato Sociale Integrato). L’Ufficio del Piano, di concerto con l’Azienda Sanitaria, promuoverà successivamente l’avvio di un tavolo di lavoro dedicato specificatamente alla definizione del Progetto Generale del Servizio riguardante lo Sportello di Cittadinanza, puntualizzando la metodologia di lavoro, gli strumenti adottati, le competenze professionali e le risorse economiche impegnate. Di seguito è riportata la sintesi del processo di “integrazione socio-sanitaria”, approvato

dal Coordinamento Istituzionale e dall’Azienda sanitaria: sono stati individuati i livelli, gli attori, le azioni e gli strumenti dell’integrazione al fine di definire, puntualmente, le diverse competenze e responsabilità in capo all’Ambito e all’Azienda Sanitaria.

I LIVELLI dell’integrazione

GLI ATTORI

dell’integrazione

LE AZIONI

dell’integrazione

GLI STRUMENTI dell’integrazione

Politico

- Coordinamento Istituzionale di Ambito

− Direttore generale ASL e/o Direttore di Distretto

Definizione e formalizzazione del Documento d’indirizzo programmatico e gestionale attinente l’integrazione socio-sanitaria

Protocolli d’intesa e Accordo di Programma tra Piano di Zona e ASL

Attuativo

− Ufficio del Piano − Direttore di Distretto

Attuazione e messa a regime delle scelte programmatiche e gestionali definite dal livello politico

Linee operative integrate

Operativo

− I tecnici del Servizio Sociale dei Comuni

− I tecnici dei Servizi

della ASL

Riqualificazione dei servizi ad alta integrazione

− Protocolli operativi integrati

− Proposte

progettuali condivise

2.6 La qualità del Sistema Sociale La strategia programmatica dell’Ambito Territoriale N°2 è orientata alla definizione e messa a regime di un “Progetto d’impianto” che consentirà al Piano di Zona l’avvio e lo sviluppo del Sistema Integrato d’interventi e Servizi Sociali Territoriali. La vocazione del Piano di Zona N°2 è orientata alla costruzione di un Sistema Locale di Qualità Sociale, in linea con il Piano Sociale Nazionale: “Qualità del Sistema Integrato di Interventi e Servizi e Sociali”. Il Piano di Zona N°2 è orientato quindi, alla messa a Sistema delle azioni fondamentali innovative volute dalla Riforma sociale (programmazione, organizzazione e gestione) che

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ricondotte ad una logica di Progetto Quadro, andranno a costituire l’ impianto per un nuovo Sistema Sociale di Ambito. La filosofia interpretativa data dal Coordinamento Istituzionale di Ambito alla Riforma Sociale da applicare sul Territorio di Ambito, muove dalla convinzione che è necessario lavorare su più livelli, individuandone gli obiettivi, gli attori e gli strumenti, avendo però ben chiaro che ogni azione – sia programmatica che organizzativa e gestionale – deve essere dialogante e in sinergia con le altre. Solo così si ritiene possibile mettere a Sistema tutte le azioni e le attività, garantendo quindi, la Qualità del Sistema stesso. La definizione e applicazione del Piano di Zona richiede, infatti, l’individuazione di dispositivi e strumenti per permettere lo sviluppo ed il consolidamento nell’Ambito degli assi portanti della riforma stessa, evitando però, di far sovrapporre livelli e competenze, azioni e strumenti. Il Piano di Zona promuove sia innovazione di processo che innovazione di servizio; ha come filosofia di fondo la concertazione; richiede l’applicazione di modelli valutativi sia in riferimento al livello programmatico che operativo; garantisce risorse aggiuntive per innovare il sistema territoriale dell’offerta, ma richiama gli Enti Locali associati ad applicare il principio del co-finanziamento e del controllo di gestione. Alla luce di quanto sopra esposto appare imprescindibile considerare il Piano di Zona un Progetto Quadro che mette in rete ed integra i livelli, le azioni e gli strumenti della programmazione di territorio. 2.7 Le azioni di sistema I principi sui quali si intende basare ogni azione del Piano di Zona N°2 e che andranno a regolare tutto il Sistema della programmazione sociale sono: − il principio dell’integrazione; − il principio della qualità; − il principio della compartecipazione alla spesa; − il principio di concertazione.

Il Sistema Sociale Integrato Territoriale del Piano di Zona N°2, si basa sull’innovazione di processo e di servizio. Tutte le azioni ricomprese concorrono a definire il complessivo Sistema Sociale di Ambito. Per innovazione di processo, si intende in primo luogo, il superamento della programmazione municipale per promuovere una nuova modalità di programmazione intercomunale. Il Piano di Zona N°2 attraverso lo strumento del Protocollo d’Intesa e della Convenzione, individua il Comune capofila e formalizza il Coordinamento Istituzionale. In linea con il Piano Sociale Regionale formalizza, altresì, gli strumenti di supporto al processo programmatorio di Ambito: l’Ufficio di Piano, il Tavolo della Concertazione, i Tavoli di Coprogettazione. L’innovazione di servizio è tradotta dal Piano di Zona nella definizione del modello del Servizio Sociale e Professionale in capo ai Comuni e l’avvio in tutti i Territori di Ambito

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degli Sportelli di Cittadinanza. Entrambi concorrono a garantire modalità di universalizzazione del sistema dell’offerta. E’ chiaro che, ogni azione del Sistema territoriale, sarà supportato da regolamenti, procedure, definizione e applicazione di strumenti dedicati. Il valore aggiunto all’intero Sistema Sociale locale è dato: − dal Sistema Informativo sociale che viene considerato dal Piano di Zona N°2 azione

del sistema di riqualficazione; − dall’avvio dei processi e delle procedure di autorizzazione e di accreditamento; − dalla definizione e messa a regime di un Sistema di Valutazione condiviso e

partecipato da tutti gli attori coinvolti nella gestione del servizio: − dall’avvio di processi di riqualificazione e aggiornamento delle risorse professionali

del pubblico e del privato sociale. 2.8 Le azioni sperimentali Il Piano di Zona N°2 intende definire un complessivo Pacchetto Sociale che ricomprenda in una logica di Sistema le azioni promosse nelle aree d’intervento previste dalla L.328/2000. Per Piano di Zona N°2 sono innovativi servizi che da un punto di vista culturale e metodologico: − considerano il cittadino-utente come centrale nei rapporti di erogazione dei servizi; − promuovano politiche di sviluppo locale inteso come sviluppo umano, sociale,

economico; − riconoscano la qualità come adeguatezza del servizio alla domanda sociale espressa

e attesa. Per definire pacchetti di servizi innovativi è indispensabile lavorare per fasi: − conoscere l’effettiva domanda sociale; − considerare i servizi esistenti andando all’analisi di congruenza tra i servizi in essere

e l’effettiva domanda sociale rilevata, nonché procedere all’analisi qualitativa degli stessi;

− evidenziare i nodi di criticità del Territorio di Ambito in relazione ai servizi previsti dal Piano Sociale Regionale, dal Piano Sociale Nazionale, dalla L:328/2000, dalla L.R.17/2003.

E’ possibile, fin d’ora, riportare a grandi linee quali sono gli orientamenti emersi dal Coordinamento Istituzionale di Ambito, grazie anche alla rilevazione territoriale dei servizi/attività organizzata per livelli di welfare. L’orientamento del Piano di Zona N°2 tende alla promozione di: − servizi di sollievo alle famiglie; − servizi innovativi per famiglie di e con handicappati; − servizi per famiglie di e con persone anziane; − servizi per donne in difficoltà; − servizi per coppie, per coppie separate, nuclei familiari, famiglie monogenitoriali,

famiglie multietniche; − iniziative di promozione dell’affido familiare; − tutela della maternità e dell’infanzia; − interventi di prevenzione al disagio minorile;

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− risposte relative all’emergenza sociale; − servizi di contrasto alle povertà.

In stretta intergrazione e connessione con i settori: − dell’istruzione; − dell’ambiente e della cultura a favore della Qualità urbana; − le politiche per la casa; − le risorse della comunità e sussidiarietà al fine di arricchire la proposta complessiva

degli interventi. In sintesi: il Piano di Zona N°2 intende avviare politiche innovative per le famiglie del Territorio di Ambito, ma prima , come azione propedeutica innovativa, appare imprescindibile all’avvio della riforma sociale sul territorio, risistemare i nodi di criticità più significativi e che sono stati ampiamente approfonditi nei precedenti capitoli e paragrafi:

Avvio della Riforma. Obiettivi propedeutici all’intero Sistema sociale locale dell’Ambito Territoriale N°2

− Messa a regime del Servizio Sociale e Professionale in capo ai Comuni a scala di

Ambito − Messa a regime dei livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio di Ambito − Regolamento di accesso ai servizi − Sperimentazione degli Sportelli di Cittadinanza sul Territorio di Ambito − Avvio a scala di ambito del Sistema Informativo sociale − Riqualificazione dei servizi attualmente esistenti − Riqualificazione degli operatori del pubblico e del privato sociale coinvolti nei processi

di riforma Il disegno di “welfare locale” delineato in questa prima fase di elaborazione del Piano necessita, è vero, di risorse economiche, ma soprattutto di una forza culturale e politica in capo sia al Coordinamento Istituzionale di Ambito, sia alle comunità locali di riferimento.

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Capitolo III – Le scelte strategiche per l’assetto gestionale ed organizzativo dell’Ambito.

In data 19/01/04, presso il Comune di Minervino Murge, è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa, recepito dai singoli Comuni di riferimento, con appositi atti deliberativi di G.C. (allegati e parte integrante del presente capitolo), con il quale è costituito l’Ambito Territoriale coincidente con il Distretto socio-sanitario N. 2, così come sancito dalla Regione Puglia, definendo Canosa di Puglia Comune capofila. I Consigli Comunali dei rispettivi Comuni hanno approvato, ai sensi dell’art. 30 del D.Lgs 267/2000, la Convenzione (allegata e parte integrante del presente capitolo), istituendo l’organismo politico-istituzionale denominato “Coordinamento Istituzionale” costituito dai Sindaci (o loro delegati) dei tre Comuni.

La formalizzazione di tali atti ha permesso ai Comuni dell’Ambito di avviare, fin da subito, una riflessione politica e tecnica sulla riforma sociale in essere, ma non solo: è stato possibile avviare e mettere a regime il Livello politico dell’ambito (attuale Coordinamento Istituzionale di Ambito) e avviare i processi concertativi previsti dalla riforma. 3.1 La Gestione Associata tra Comuni per l’esercizio delle funzioni sociali Il livello politico dell’Ambito coadiuvato dai tecnici dell’Ambito definisce la griglia di costruzione dell’Accordo di Programma a partire da settembre 2004.

Nell’Accordo di programma i Comuni dell’Ambito, oltre che richiamare le disposizioni regionali e nazionali in materia di Piani di Zona, nonché la Convenzione sopra citata, definiscono le strategie, gli obiettivi e gli strumenti che andranno a caratterizzare la programmazione di territorio, definendo nell’Atto stesso la volontà di orientare la programmazione ed organizzazione delle politiche sociali di ambito, verso la Gestione Associata delle funzioni e delle prestazioni sociali.

La scelta che il Piano di Zona dell’Ambito N°2 opera, in materia di Gestione Associata, è da definirsi Gestione Associata di tipo modulare, dove il primo servizio a Gestione Associata sarà il Servizio Sociale di Base e Servizio Professionale in capo agli enti.

Questa scelta rappresenta obiettivo prioritario e azione propedeutica alla riqualificazione dell’intero comparto dei Servizi Sociali del territorio.

Il Modello di Servizio sociale “avanzato” in capo ai comuni associati è puntualmente definito nel paragrafo riguardante l’Organizzazione dei servizi del welfare di accesso. 3.2 Il Coordinamento Istituzionale Il Comune Capofila dell’Ambito è il Comune di Canosa di Puglia dove ha sede il Coordinamento Istituzionale di Ambito. L’Ambito N. 2 istituisce il Coordinamento Istituzionale di Ambito, composto dai Sindaci dei Comuni di riferimento le cui funzioni sono quelle riconosciute dal Piano Sociale Regione Puglia (cap. VIII). Il funzionamento del Coordinamento Istituzionale di Ambito sarà formalizzato da apposito Disciplinare da adottarsi, entro 180 giorni dalla sottoscrizione dell’Accordo di Programma ed approvato dalla medesima Istituzione. Il Coordinamento Istituzionale di Ambito formalizza il Tavolo permanente della Concertazione al quale siedono i rappresentanti dei soggetti definiti dalla L.328/2000 e L.R. 17 del 2003.

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Il funzionamento del Tavolo della Concertazione, sarà disciplinato con apposito regolamento da emanarsi a cura del Coordinamento Istituzionale. I soggetti coinvolti, con le dovute competenze, concorrono alla definizione della programmazione di Territorio attraverso un coinvolgimento sostanziale, avviando un vero e proprio processo di programmazione condivisa con forme di confronto, condivisione, discussione e negoziazione secondo le modalità e gli obiettivi stabiliti dal Piano Regionale delle Politiche Sociali. Altri Soggetti -La Provincia concorre alla programmazione del sistema ma anche alla progettazione dei Servizi Sociali aventi natura sovrambito, raccordandosi con il Coordinamento Istituzionale per interagire sui servizi previsti dalla vigente normativa, attraverso la definizione e sottoscrizione di apposito Protocollo d’Intesa. -Agenzia per l’Inclusione Sociale. Il Coordinamento Istituzionale stabilisce di utilizzare l’assistenza e il supporto tecnico scientifico dell’Agenzia per l’Inclusione Sociale del Patto Nord Barese/Ofantino che si prefigge fra l’altro, la finalità di fornire alla sede istituzionale, all’organismo tecnico amministrativo (Ufficio di Piano) agli organismi di partecipazione e co-progettazione (Tavoli di Concertazione), ulteriori strumenti regolativi dei processi di cambiamento in atto, sopratutto attraverso azioni a livello di sovra-ambito, in relazione al suo ruolo di promozione dei meccanismi di innovazione sociale del territorio e di costruzione di un nuovo modello di welfare locale. All’uopo è previsto la sottoscrizione di apposito Protocollo d’Intesa. 3.3 Il percorso di associazionismo intercomunale: forma giuridica scelta, ruolo dell’ente capofila o soggetto gestore, sistemi degli obblighi e degli impegni reciproci. Come sopra riportato è stato sottoscritto apposito Protocollo d’Intesa e stipulata dai Comuni di Canosa di Puglia, di Minervino e Spinazzola, la Convenzione per la costituzione dell’Ambito Territoriale N°2.

In considerazione della volontà politica espressa dal Coordinamento Istituzionale, l’Ambito Territoriale N°2 riconosce la titolarità politica dei Comuni in materia di programmazione e gestione dei servizi e prestazioni sociali. Non si sceglie quindi il Sistema delle deleghe dei servizi sociali all’Azienda Sanitaria, con la quale invece sarà avviato il processo di riqualificazione dell’area “socio-sanitaria”. I Comuni dell’Ambito scelgono il Sistema di Programmazione sociale di territorio condivisa operando la scelta di andare ad una gestione diretta associata delle funzioni e dei servizi sociali. La Gestione Associata sarà regolata da apposite procedure che definiranno puntualmente le aree, le funzioni, le azioni, le risorse professionali ed economiche. Il Comune capofila assumerà il ruolo di governo del processo orientato alla messa a regime della Gestione associata, assicurando il riparto della spesa sociale secondo quanto previsto e formalizzato dal Coordinamento Istituzionale di Ambito e in linea con le strategie e gli obiettivi di priorità sociale presenti nel Piano di Zona.

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Il Comune capofila, avvalendosi dell’Ufficio di Piano e della propria struttura amministrativa, per nome e per conto di tutti i Comuni dell’Ambito, gestisce le risorse derivanti da leggi nazionali e regionali per la realizzazione del sistema integrato degli interventi e dei Servizi Sociali, secondo quanto formalizzato dal Coordinamento Istituzionale di Ambito. 3.4 L’Ufficio del Piano ed il regolamento per il funzionamento dell’Ufficio del Piano. La dotazione di risorse umane, i flussi informativi ed i nessi procedurali tra Ufficio del Piano e Comuni. L’Ufficio di Piano dell’Ambito Territoriale N°2 è inteso come lo strumento di supporto al processo programmatorio di Ambito. L'Ufficio del Piano dell’Ambito N°2 è definito come il livello di coordinamento tecnico del Piano di Zona, il livello ove si situa il Coordinamento Tecnico Istituzionale necessario alla attuazione delle Politiche Sociali Territoriali. Di esso faranno parte i Dirigenti dei Servizi Sociali, o Funzionari incaricati e i Tecnici dei Comuni che appartengono all’Ambito territoriale e rappresenta la sede dove i processi decisionali del Coordinamento Istituzionale di Ambito trovano gli strumenti per la loro concreta applicazione. L’Ufficio del Piano di Zona dell’Ambito N°2 prevede anche la presenza nello staff di un delegato dall’Azienda Sanitaria locale al fine di garantire la piena attuazione della riforma sociale in atto e che vede come uno degli assi portanti l’integrazione sociosanitaria. Questa scelta è finalizzata alla messa a regime, nel breve periodo, dello Sportello Unico di Accesso ai Servizi Territoriali.

L’Ufficio del Piano ha sede presso il Comune di Canosa di Puglia, Comune capofila di Ambito e, successivamente all’adozione finale del Piano di Zona, è formalizzato dal Coordinamento Istituzionale di Ambito che ne approva il Modello organizzativo: detto Modello andrà a definire la struttura organizzativa, le finalità, la sede operativa, le risorse economiche ed il personale necessario al suo funzionamento.

Il coordinamento dell’Ufficio di Piano sarà curato dal Responsabile individuato dal Coordinamento Istituzionale.

Compete al Comune capofila la responsabilità amministrativa e gestionale degli atti attuativi del Piano di Zona. A tale proposito il Coordinamento Istituzionale di Ambito formalizza la creazione della Segreteria Tecnica, di cui è responsabile e coordinatore il Segretario Generale del Comune capofila. Compito della Segreteria tecnica è assicurare assistenza giuridico-amministrativa al Coordinamento Istituzionale, curare l’istruttoria e la pubblicazione dei provvedimenti sottoposti al Coordinamento Istituzionale e verbalizzarne le riunioni.

Preso atto della volontà politica dell’Ambito N°2 di avviare e mettere a regime la Gestione Associata, in considerazione che la Regione Puglia prevede, in sede di riparto dei fondi, l’attribuzione al Comune capofila di apposite risorse finanziarie, a valere sul Fondo sociale regionale a sostegno della gestione associata da parte dei Comuni dell’Ambito territoriale, l’Ufficio del Piano di Zona espleta tutte le funzioni amministrative riferite alla Gestione associata.

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Il Coordinamento Politico Istituzionale dell’Ambito N°2 riconosce all'Ufficio del Piano le competenze formalizzate dal Piano Sociale Regionale: presidia le attività connesse alla gestione dei servizi nel Piano di Zona, di monitoraggio e valutazione, oltre a compiti di istruttoria tecnica e di supporto decisionale al Coordinamento Politico Istituzionale, avanzando proposte al livello politico istituzionale. All’Ufficio del Piano dell’Ambito N°2 viene inoltre richiesto di assolvere a funzioni di raccolta dati, elaborazione ed archiviazione inerenti le attività promosse dal Piano di Zona. I tecnici saranno chiamati ad adottare apposite procedure di elaborazione sistematica dei dati sociali di ambito promuovendo il raccordo e la condivisione con tutti i Comuni dell’Ambito. L’obiettivo è mettere a regime il Sistema Informativo Locale su scala di Ambito. L’ Ufficio di Piano cura il raccordo con tutti i Comuni dell’Ambito al fine sia di garantire l’uniformità delle prestazioni su tutto il territorio, sia di fornire agli stessi il supporto tecnico- amministrativo necessario al loro funzionamento.

Il coordinamento unitario della programmazione e gestione di ambito consente inoltre di verificare gli esiti delle attività promosse e rimandarle al Coordinamento Istituzionale di Ambito per una valutazione sull’attuazione del complessivo programma di attività dell’Ambito.

Per quanto attiene la dotazione professionale in capo all’Ufficio del Piano, successivamente all’adozione del Piano, sarà richiesto ad ogni Comune dell’Ambito di provvedere alla nomina dei tecnici chiamati a far parte della struttura tecnica dell’Ambito.

In base alle risorse rilevate e ai nodi di criticità emersi, sarà operato un lavoro di definizione delle risorse professionali esterne che supporteranno i tecnici comunali nell’attuazione del Piano di Zona stesso. A tale fine sarà promossa apposita selezione per il profilo o per i profili individuati a sostegno delle attività dell’Ufficio di Piano.

Nello spirito del Piano di Zona N°2 che intende mettere a regime il Sistema della programmazione sociale secondo il metodo della concertazione, l’Ufficio di Piano promuove i Tavoli di Co-progettazione, coordinati da un referente individuato dal Coordinamento Istituzionale, che costituiscono il livello di elaborazione concertata delle azioni progettuali di area sociale. Ad essi partecipano tutti i soggetti del territorio che, a vario titolo, si occupano di quell’area progettuale. I Tavoli di Co-progettazione vengono avviati nella prima fase di elaborazione del Piano per la definizione degli obiettivi di priorità sociali condivisi e, successivamente verranno messi a regime per garantire in modo permanente la riqualificazione delle aree d’intervento previste. 3.5 Le forme di gestione dei servizi: i casi di affidamento ad Aziende Pubbliche di servizi, le modalità di esternalizzazione dei servizi, i rapporti tra Enti locali e Terzo settore. L’Ambito territoriale N°2 sceglie il Sistema di gestione diretta e non delegata. Infatti, l’obiettivo prioritario del Piano di Zona N°2, è la riqualificazione delle funzioni e delle azioni programmate e gestite degli Enti locali in forma associata. Appare comunque evidente che molti servizi (fatto salvo il Servizio Sociale di base e professionale) sono e saranno gestiti da realtà del Terzo Settore.

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Il Piano di Zona N°2 intende riqualificare le forme di affidamento dei servizi secondo le disposizioni regionali e in linea con il processo orientato alla Qualità Sociale che l’Ambito territoriale intende avviare e mettere a regime.

Il Coordinamento Istituzionale di Ambito ritiene infatti che un Piano di Zona non solo deve garantire ai cittadini l’erogazione di servizi sociali, ma deve garantire agli stessi che i servizi presenti rispondano ad indicatori e parametri di Qualità sociale.

Il coinvolgimento, quindi, che il Piano di Zona andrà ad avviare con le realtà del Terzo Settore locale, non sarà solo di condivisione nella lettura dei bisogni presenti sul territorio, ma di avvio di percorsi condivisi e partecipati sulla riqualificazione dell’offerta sociale.

Riqualificare non significa solo progettare servizi innovativi, riqualificare per il Coordinamento Istituzionale di Ambito significa garantire ai cittadini servizi appropriati alle esigenze, dove l’approccio assistenzialistico viene superato a vantaggio di un approccio riabilitativo che non coinvolga solo il destinatario, ma il suo nucleo familiare e la sua rete sociale. La qualità va garantita come qualità erogata, gestita, percepita: ecco perché è necessario promuovere percorsi orientati ad un Sistema di qualità Sociale condiviso dal pubblico, dal privato sociale e dagli stessi destinatari degli interventi.

Il Piano Sociale di Zona deve essere interpretato come strumento di programmazione per il governo e l’attivazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, orientati ad un sistema di Qualità Sociale, inteso come insieme di regole, procedure, incentivi e controlli in termini:

o di adeguatezza ai bisogni; o efficacia dei metodi e degli interventi; o uso ottimale delle risorse impiegate; o sinergie con servizi e risorse del territorio; o valutazione dei risultati; o apprendimento e miglioramento continuo.

I processi sociali sono in continua evoluzione, le strategie d'indirizzo impongono oggi, professionalità che sappiano esprimere conoscenze e competenze in materia di lavoro sociale di rete, lavoro sociale di rete per progetti, lavoro di comunità, gruppi di lavoro e lavoro di gruppo; i Servizi Sociali sono considerati dal nuovo contesto normativo non più solo prestazioni, ma relazioni, processi. Il ruolo dell’ente pubblico è sostanzialmente cambiato: oggi si parla di concertazione e co-progettazione, di programmazione e gestione condivisa con tutti i soggetti coinvolti nelle politiche sociali, di verifica e valutazione condivisa. Appare quindi, di primaria importanza avviare un dialogo con tutti i soggetti del Terzo Settore che gestiscono per conto degli Enti locali la stragrande maggioranza dei servizi e attività sociali.

Il terzo settore è diventato protagonista attivo nelle politiche sociali e partner insostituibile del pubblico e questo porta alla necessità di un dialogo ed una collaborazione dalla quale l'Ente locale non può più sottrarsi.

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I nuovi scenari di welfare portano alla luce la necessità di regolare i processi di esternalizzazione da parte dell'Ente locale il quale, visto il suo ruolo istituzionale, è il soggetto preposto al controllo e alla garanzia della qualità dei processi dei servizi appaltati. Questi processi di trasformazione richiedono sempre più un impegno sul versante organizzativo e qualitativo finalizzato all’efficacia, all’efficienza, all’integrazione, alla partecipazione, al lavoro di rete e di sviluppo di comunità. E’ sempre più necessario far nascere competenze organizzative tali da generare valore aggiunto per le imprese sociali, per gli Enti Pubblici, per l’intero contesto sociale. Qualità, dunque, come strumento per l’eccellenza delle azioni in area sociale, come mezzo finalizzato al miglioramento del rapporto pubblico-privato nella gestione dei servizi. Successivamente alla presa d’atto finale del Piano Sociale di Zona, sarà promosso dall’Ufficio del Piano una particolare sezione di lavoro attinente sia l’autorizzazione che l’accreditamento dei servizi e delle strutture in essere e future, sia il lavoro di accreditamento locale delle realtà del Terzo Settore coinvolte nella gestione dei servizi sociali di territorio. Solo in questo modo è possibile per il Coordinamento Istituzionale dell’Ambito N°2 avviare un sistema innovativo di affidamento dei servizi. Solo seguendo questo percorso sarà possibile per l’Ambito N°2 avviare,definire e restituire ai cittadini le Carte dei Servizi Sociali territoriali. Il Piano di Zona N°2 si candida quindi per creare contesti di qualità in cui i diversi soggetti (enti locali, privato sociale, privato e cittadini) possono e devono esprimersi sul significato che attribuiscono alla qualità, e per la definizione e sperimentazione di un Modello di Valutazione partecipata e condivisa dei Servizi Sociali. 3.6 Il sistema delle regole nell’Ambito Territoriale: il regolamento di accesso, per la compartecipazione finanziaria, il regolamento per l’affidamento dei servizi, il regolamento contabile. L’Ambito territoriale N°2 intende garantire un sistema di welfare universalistico che promuova pari opportunità. Da ciò ne discende un allargamento dei diritti di cittadinanza, che diventano diritti esigibili, fino al diritto all’inserimento sociale. Insomma un intervento sociale non più lasciato alla discrezionalità dei governi locali. Appare imprescindibile quindi la scelta di dotare il Piano di Zona di un Sistema di regole che andranno a costituire un Impianto programmatico e gestionale in linea con la riforma sociale in atto e in sinergia con la vocazione propria del Piano di Zona N°2. Il Coordinamento Istituzionale di Ambito si impegna quindi a dotare il territorio di Ambito del Regolamento di Accesso ai servizi e alle prestazioni sociali, regolamento che diventa parte integrante del complessivo progetto di ridefinizione del Servizio Sociale e Professionale in capo ai Comuni. L’istituzione del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali introduce un nuovo meccanismo di allocazione delle risorse, fra aree di intervento e aree territoriali, prevedendo un sistema di co-finanziamento fra Stato, Regione, Enti locali e di accertamento della spesa sociale. Ne consegue che le risorse ripartite fra gli Ambiti Territoriali non possono essere 34

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sostitutive delle risorse già destinate dai singoli Comuni ad attività e servizi sociali; l’attivazione del sistema del controllo di gestione da parte degli Enti locali e della Regione; Per quanto attiene invece al Regolamento per l’affidamento dei servizi, il Piano di Zona rimanda alla Regione la definizione degli standard dei servizi e alle relative indicazioni in materia di affidamento degli stessi. L’Ambito Territoriale N°2 nel rispetto del quadro di riferimento regionale intende mettere a regime il Modello di Qualità sociale locale, così come descritto nel paragrafo precedente, quale valore aggiunto alla riqualificazione dell’offerta sociale territoriale e quale strumento per avviare con il territorio spazi condivisi di confronto, di riflessione e crescita sui temi della qualità. Per quanto riguarda invece la compartecipazione finanziaria degli enti e il regolamento contabile, è stato dedicato un articolo puntuale nell’Accordo di Programma tra i Comuni dell’Ambito che recita: “Il Coordinamento Istituzionale di Ambito si impegna a garantire che le risorse derivanti dall’applicazione della Riforma Sociale non saranno sostitutive all’impegno degli Enti locali (sistema di co-finanziamento degli Enti). Il Coordinamento Istituzionale di Ambito – attraverso la Segreteria Tecnica applicherà il controllo di gestione della spesa sociale di Ambito, garantendo inoltre l’integrazione delle risorse attraverso l’implementazione del lavoro sociale per progetti a valere su fondi regionali e comunitari”. Sarà quindi svolta azione di monitoraggio costante dei programmi di intervento e, quindi, della relativa spesa. 3.7 L’organizzazione dei servizi del welfare di accesso La L.328/2000 e il Piano Sociale Regionale impongono di avviare sul territorio di applicazione del Piano di Zona, una riflessione su quello che il Coordinamento Istituzionale di Ambito considera una delle azioni “forti” dell’innovazione del sistema sociale, cioè l’accessibilità della rete dei servizi e, quindi, l’organizzazione dei servizi di welfare di accesso. In questa prima fase di elaborazione del Piano di Zona, il Coordinamento Istituzionale ritiene, grazie anche alle sollecitazioni avute dal territorio, che una delle azioni chiave da prevedere e da finanziare a livello di ambito, è proprio la riqualificazione il servizio di accesso alla rete.

Le indicazioni offerte dalla Legge Quadro e dal Piano Sociale Regionale, offrono oltre ad indicazioni tecniche, significativi spunti di riflessioni che interessano l’approccio culturale che il nuovo welfare propone e che attraverso lo strumento del Piano di Zona gli Enti locali dovranno garantire. In particolare l’impegno è volto a promuovere una politica sociale innovativa che vada a consolidare la funzione sociale pubblica e che metta al centro della programmazione il cittadino e la comunità locale di riferimento. La sintesi della riflessione maturata sul territorio dell’Ambito N°2, è orientata quindi, all’avvio e alla messa a regime degli “Sportelli di Cittadinanza Sociale”, ovvero “Servizi di segretariato sociale” con una mission ben chiara e definita: − servizi che garantiscono universalità in quanto rispondono a tutte le domande sociali

presentate;

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− servizi che sviluppano cittadinanza in quanto promuovono la capacità di domanda delle persone;

− servizi che promuovono politiche di integrazione laddove si consumano i processi di esclusione”.

Appare evidente quindi, che gli Sportelli di cittadinanza non si attivano solo su domanda e non svolgono solo funzioni di segretariato sociale, ma intercettano i bisogni del territorio grazie alla promozione di nuove modalità di lavoro. Innanzi tutto viene superato il concetto di operatore unico (assistente sociale) favorendo la messa a regime (per la prima volta nel comparto dei Servizi Sociali) dell’Equipe sociale territoriale. Da un punto di vista strettamente operativo, lo Sportello della Cittadinanza registra e risponde non solo alla domanda assimilabile alla richiesta e/o erogazione di un servizio sociale, ma tutte le domande espresse dai cittadini, anche quelle che potrebbero sembrare improprie (istruzione, lavoro, abitazione ecc.) In questo modo sarà davvero possibile avere un quadro del territorio che consenta di andare ad una programmazione di interventi sociali che corrispondano all’effettiva domanda sociale espressa. Lo Sportello di Cittadinanza sociale restituirà all’Ufficio del Piano i dati attinenti la domanda sociale registrata; l’Ufficio del Piano a sua volta definirà un report sociale da restituire al Coordinamento Istituzionale, livello di coordinamento chiamato alla definizione delle strategie programmatiche ed operative. L’obiettivo del Piano di Zona N°2 è di andare alla promozione di un servizio che non si attiva esclusivamente su domanda, ma si fa carico dell’intera comunità di riferimento, attivando anche modalità di lavoro innovative, dove il Servizio Sociale incontra i cittadini e codifica i bisogni sociali, a partire dai luoghi dove i cittadini vivono.

Lo Sportello di cittadinanza permette a tutti di accedere alla funzione pubblica senza appartenere alla categoria dei bisognosi, tradizionalmente intesa. Lo Sportello di Cittadinanza è, soprattutto, porta di accesso alla rete e servizio a forte integrazione, in linea con quanto previsto nel Piano Sociale Regionale. L’Ambito N°2 si impegna ad avviare con l’Azienda Sanitaria di riferimento un lavoro di definizione puntuale del modello di servizio territoriale integrato che si và a proporre, prevedendo anche una definizione delle risorse professionali da impegnare e relativi costi da sostenere.

In questa fase appare prematuro spingersi nella definizione dei luoghi, dello staff e dei costi del servizio, anche se l’impegno del Coordinamento Politico, è di dotare il territorio di ambito di tre Sportelli della Cittadinanza, uno per ogni Comune dell’Ambito.

Questa scelta però va ricondotta all’interno del complessivo Progetto di ridefinizione del Modello di Servizio Sociale di Territorio in capo ai Comuni dell’Ambito e a partire dagli esiti del lavoro di co-progettazione da avviare con l’Azienda Sanitaria. Appare quasi superfluo sottolineare che la messa a regime di Servizi Sociali fortemente innovativi e che si connotano per essere promotori di nuovi approcci culturali ed operativi, esige l’accompagnamento di puntuali momenti di formazione ed aggiornamento rivolti agli operatori sociali chiamati ad esprimere le competenze richieste. 36

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Il Piano di Zona N°2 sottolinea che gli operatori impegnati negli Sportelli di Cittadinanza, saranno chiamati anche a svolgere funzioni di comunicazione sociale, attraverso lo sportello stesso, ma anche portando e comunicando il “sociale” fuori dai luoghi del servizio. Lo Sportello di Cittadinanza dovrà offrire a tutti i cittadini un’informazione che non rinvia ad altri nodi della rete, ma consente l’accesso a tutti i Servizi Sociali e Sociosanitari del territorio. Gli operatori incaricati svolgeranno funzioni di ascolto, orientamento, accompagnamento. E’evidente, che gli operatori dovranno avere conoscenze e competenze nuove che si acquisiscono grazie a percorsi di aggiornamento e di riqualificazione. Sarà, pertanto, auspicabile promuovere di concerto con la Provincia, percorsi formativi rivolti agli operatori sociali chiamati ad esprimere modalità di lavoro fortemente innovative. Il Piano di Zona N°2, nella seconda parte di stesura del Piano, quando appunto sarà richiesta la definizione delle azioni e dei progetti da finanziare, puntualizzerà il Modello di Sportello di Cittadinanza da avviare sul Territorio di Ambito, andando alla definizione dei luoghi, delle funzioni, delle azioni, delle risorse professionali. 3.8 Il monitoraggio e la valutazione del Piano di Zona. Per quanto attiene azioni di monitoraggio sull’applicazione delle scelte strategiche fissate dal Piano di Zona, un articolo dell’ Accordo di programma recita “L’Accordo di Programma è costantemente monitorato dal Coordinamento Istituzionale di Ambito al fine di verificare l’effettiva attuazione degli obiettivi prioritari formalizzati”. Nell’ attuale fase del processo di elaborazione del Piano di Zona, il Coordinamento Istituzionale di Ambito intende adottare un’analisi di congruità tra l’elaborazione del Piano di Zona e le linee di indirizzo contenute nel Piano sociale della Regione Puglia. Nella fase successiva – di messa a regime del Piano di Zona - sarà definito un Sistema di valutazione che andrà a monitorare costantemente il livello di raggiungimento degli obiettivi prefissati dal Piano di Zona.

Nel lungo periodo, cioè nei tempi prefissati di applicazione del Piano di Zona, l’Ambito N°2 si candida per la definizione di strumenti di valutazione che possano garantire un’analisi d’impatto sociale della programmazione di territorio.

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Capitolo IV – La programmazione finanziaria L’Ambito territoriale N°2 riconosce e adotta i criteri di riparto fondi destinati alla messa a regime del finanziamento del Piano sociale di Zona come previsto dalla L.R. 17/2003 che dal Piano Sociale Regionale. In particolare l’Ambito N°2 riconosce che le risorse proprie dei Comuni dovranno essere aggiuntive e non sostitutive rispetto alle risorse del FNPS e alle altre risorse regionali. Il Piano di Zona N°2 si impegna a raggiungere (nei tempi di applicazione del Piano) l’omogeneità della spesa pro-capite nei Comuni dell’Ambito. Il Piano di Zona, così come formalizzato dall’Accordo di Programma, si impegna ad avviare e mettere a regime la Gestione Associata dei servizi e delle prestazioni in un’ottica dell’ottimizzazione delle risorse economiche e professionali in dotazione all’Ambito. Questa scelta comporterà di prevedere un potenziamento dell’Ufficio di Piano quale tecno-struttura di ambito di supporto al Piano di Zona nonché il livello ove si situa il Coordinamento Tecnico-Istituzionale necessario alla attuazione della Gestione Associata. La messa a regime del Sistema Integrato territoriale impone al Piano di Zona N°2 di operare una scelta propedeutica all’avvio del complessivo impianto finalizzato alla Gestione associata, riconducibile alla necessità di dotare tutti i Comuni dell’Ambito del Servizio sociale di base e professionale. Questo nuovo assetto organizzativo di Ambito permetterà successivamente di mettere a regime i Livelli Essenziali di Assistenza in tutti i Comuni compresi nel Piano di Zona. Così come, al fine di garantire un’effettiva integrazione sociosanitaria, il Piano di Zona formalizza la messa a regime in tutti i Comuni dell’Ambito dello Sportello di Cittadinanza quale porta unica di accesso ai servizi territoriali. Questa doverosa premessa è la cornice di riferimento per la definizione della programmazione finanziaria di Ambito. In questa specifica fase appare impossibile andare ad una puntualizzazione di un Piano finanziario che tenga conto delle scelte organizzative previste dal Piano di Zona e sopra riportate. Per quanto attiene la media della spesa socio assistenziale pro-capite, riferita agli anni 2001-2002-2003, si riporta la seguente tabella:

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Tab. – Spesa socio-assistenziale media pro-capite (2001-2003)

Canosa Minervino Spinazzola Ambito

Totale Spesa Media SocioAssistenziale (2001-2003)

397.621,99 279.735,95

120.132,65

797.490,58

Totale Spesa Media SocioAssistenziale (2001-2003)/Tot. popolazione

12,69 28,28

16,49

16,44

Fonte: Comuni – Elaborazione dati da rilevazione diretta al 31.12.2003(valori espressi in Euro) Vengono quindi presentate, allegate alla Prima Parte del Piano, la scheda “A” con l’indicazione di dati parziali, relativamente alle aree di intervento prioritarie, con la quota minima delle risorse del FNPS per il triennio (2001-2003) attribuite a questo Ambito Territoriale, nonché gli impegni assunti con le risorse proprie dei Comuni, pari al 20% del totale del Fondo sopra menzionato ad eccezione della quota destinata al funzionamento dell’Ufficio di Piano che è pari ad 1 € per abitante ossia € 48.513,00 così come stabilito dall’Accordo di Programma. Si omette di compilare la colonna riservata alle risorse del FNPS (anno 2004) perché, ad oggi, non è pervenuta alcuna notizia in merito all’attribuzione delle quote assegnate al medesimo Ambito Territoriale n 2. Successivamente a questa prima parte del Piano di Zona, il Coordinamento Istituzionale di Ambito, di concerto con il livello tecnico del Piano di Zona, andrà alla formalizzazione particolareggiata delle risorse finanziarie che consentiranno la messa a regime del Sistema sociale integrato di territorio e quindi della Gestione Associata (finanziamento Ufficio di Piano, Servizio sociale e professionale e Sportelli di Cittadinanza) e le schede progetto degli interventi specifici di area sia a valenza di ambito o sovracomunale che municipale.

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Canosa, lì 26 ottobre 2004

IL COORDINAMENTO ISTITUZIONALE

- Francesco VENTOLA- Sindaco di Canosa di Puglia - Comune Capofila -

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- Michele DELLA CROCE – Sindaco di Minervino Murge-

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- Savino SARACENO- Sindaco di Spinazzola -

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