occhio alla parrocchia - avvento/natale 2013

28
OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 PERIODICO ERIODICO ERIODICO DI DI DI INFORMAZIONE INFORMAZIONE INFORMAZIONE RELIGIOSA RELIGIOSA RELIGIOSA E VITA VITA VITA PARROCCHIALE PARROCCHIALE PARROCCHIALE DEL DEL DEL PREZIOSISSIMO REZIOSISSIMO REZIOSISSIMO SANGUE ANGUE ANGUE IN IN IN SAN AN AN ROCCO OCCO OCCO Anno XII, n. 2 – AVVENTO/NATALE 2013 WWW.OCCHIOALLAPARROCCHIA.IT

Upload: redazione-occhio-alla-parrocchia

Post on 15-Mar-2016

215 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Periodico d'informazione religiosa e vita parrocchiale

TRANSCRIPT

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

PPPERIODICOERIODICOERIODICO DIDIDI INFORMAZIONEINFORMAZIONEINFORMAZIONE RELIGIOSARELIGIOSARELIGIOSA EEE VITAVITAVITA PARROCCHIALEPARROCCHIALEPARROCCHIALE DELDELDEL PPPREZIOSISSIMOREZIOSISSIMOREZIOSISSIMO SSSANGUEANGUEANGUE INININ SSSANANAN RRROCCOOCCOOCCO

Anno XII, n. 2 – AVVENTO/NATALE 2013

WWW.OCCHIOALLAPARROCCHIA.IT

2 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

OCCHIO ALLA PARROCCHIA Periodico d’informazione religiosa

e vita parrocchiale

Direttore Responsabile: Nicola Simonetti

Editore e proprietario:

Parrocchia Preziosissimo Sangue in S. Rocco

Via Sagarriga Visconti, 57 - 70122 Bari

Redazione: Luigi Laguaragnella, Marilina Pesce, Roberto

Cirillo, Stefano Di Tondo, Maria Rosaria Madeo, Isa Palella,

Paola Canniello, Maria Loseto, Vittorio Pesce, Gaspare

Shahini, Luciano Shaini, Enrico Barbone.

Direzione e Redazione:

Via Putignani, 237 - 70122 Bari

tel. 080/5212135 - fax 080/5212135202

E-mail: [email protected]

Web: www.occhioallaparrocchia.it

Hanno collaborato a questo numero:

Domenico Parlavecchia, Tommaso Cozzi, gruppo cresi-

mandi, gruppo arcobaleno, catechisti

Progetto grafico e impaginazione: Roberto Cirillo

Foto: Archivio, Missionari del Preziosissimo Sangue.

Stampa: in proprio - Tiratura: 800 copie

Autorizzazione Tribunale di Bari

n. 2747/2010 del 18/10/2010

Registro della Stampa n. 42 del 18/10/2010

Registro Operatori delle Comunicazioni n. 20548

Fotografie e disegni sono di norma firmati. Omissioni di

qualsiasi natura s’intendono involontarie e possono dar luo-

go a sanatoria. Articoli e materiali non richiesti non si resti-

tuiscono.

Le opinioni espresse nei testi pubblicati impegnano solo gli

autori dei medesimi.

L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti

dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la

rettifica o la cancellazione scrivendo a Occhio alla Parroc-

chia - Parrocchia Preziosissimo Sangue in San Rocco - Via

Putignani, 237 - 70122 Bari.

Punta il tuo smartphone o iphone sull’immagine qui sopra

e potrai leggere “Occhio alla Parrocchia” anche dal tuo cellulare...

PERIODICO DI INFORMAZIONE RELIGIOSA E VITA PARROCCHIALE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE IN SAN ROCCO

3 Cara Madre, donami Gesù

4 Diacono permanente, un dono per la Chiesa

6 Ripartiamo con il Vangelo di Matteo

8 Dialogo aperto con i non credenti

10 Liturgia e sacramenti:

come Cristo continua ad operare

11 Papa Francesco:

"I Sacramenti sono la forza di Cristo"

12 Cresime 2013:

in 70 diventano testimoni di Cristo

14 Il Te Deum nel tempo dell’usa e getta

16 In tutta fraternità:

la Giornata Mondiale della Pace 2014

17 “Il Vescovo di Roma non si darà pace”

19 Ripartire da dove finisce la terra

20 Generati, coniugati, genitori!

22 Gaspare, il Santo del popolo

Sommar io

Www.occhioallaparrocchia.it

SO

MM

AR

IO

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 3

ED

ITO

RIA

LE

Cara Madre, donami Gesù

N el nuovo anno liturgico che cominceremo, la Chiesa, che è nostra Madre nella fede,

n e l l a v i t a s o p r a n n a t u r a l e (Costituzione Dogmatica Lumen Gen-tium) ci riproporrà nuovamente l’im-magine di Gesù come modello per

conformarci all’amore di Dio Padre. Papa Francesco, ultimamente, più volte ha ribadito come bisogna cono-scere ed amare di più la Chiesa e guardarla come nostra Madre. Attra-verso il Battesimo essa ci fa Figli di

Dio. Infatti non siamo un popolo di isolati, ma tutti apparteniamo alla stessa Famiglia dove Dio è nostro Padre e la Chiesa nostra Madre. Essa non è un fatto esteriore e formale. Amare questa Chiesa come Madre

non significa compilare una carta, oppure devolvere l’8x1000 per essa, ma è un atto interiore. Amare la Chiesa non è come amare un partito, un’associazione oppure il luogo dove si cercano consolazioni facendo qualcosa. Il legame è vitale come quello che si ha con la propria mamma, perché – come afferma Sant’Agostino – “La Chiesa è Madre dei cristiani”. Andando verso il Natale mi auguro che possiamo, come credenti, crescere nella conoscenza e nell’amore verso Colei che ci dona suo Figlio, Gesù, nostro fratello. Mi chiedo come parroco di questa porzione di Chiesa: sappiamo guardare la Chiesa come nostra Madre comprendendo anche i suoi difetti? Tutti siamo stati generati da una madre naturale e tutti sappiamo che l’a-more verso nostra madre supera ogni suo difetto. Tutti vorremmo che nostra madre sia sem-pre disposta ad accogliere, incoraggiare, difendere e proporre valori sempre più alti, ma tutti sappiamo che ogni mamma è sempre limitata e che la differenza fra il suo limite e il suo zelo è superato dall’amore. La Chiesa è la totalità dei credenti, cioè in essa tutti riscoprono l’appartenere la stessa famiglia.

Essa non è formata solo dai preti, ma la Chiesa siamo tutti noi. Quante volte ho sentito affermare: credo in Dio ma non la Chiesa. Quante volte ho dovuto ri-spondere come dico a te oggi: chi non crede nella Chiesa non crede in se stesso. Tutti siamo chiamati a collaborare alla nascita di nuovi cristiani in questa famiglia e tutti siamo impegnati ad educare nella fede coloro che nascono in essa. La festa del Natale che ci vedrà nuovamente impegnati nelle prossime settimane diventi per

noi uno stimolo a riscoprire la Santa Madre Chiesa che ci porta a scegliere di vivere sempre uniti al grande dono che Dio fa al mondo: l’Incarnazione. Questa Madre, come ogni mamma, non si è stancata di nutrire ed insegnare attraverso la Paro-la e i Sacramenti i suoi figli, ad annunciare e a proporre dei giusti valori perché questi figli di-ventino adulti. La mamma, sempre in ogni situazione, ha la pazienza di accompagnare i suoi figli a realizzarsi secondo la propria vocazione. Le porte di essa sono sempre aperte!

Mi auguro che l’amore alla Chiesa in questo Natale possa portare il desiderio nel cuore di molti figli di un ritorno ad essa con un cuore libero da pregiudizi. Come una mamma sa chiedere, bussare ad ogni porta, perché i propri figli stiano bene così, anche oggi a nome di tutta la Comunità chiedo al cuore della Chiesa, che è Gesù che nasce in ogni Eucarestia, di accogliere in questo Natale coloro che stanno vivendo nella precarietà, nelle paure del proprio futuro che non si mostra sereno.

Vogliamo mettere nella mangiatoia della grotta di Betlemme tutte le attese e le speranze dei Figli della Chiesa, soprattutto i più lontani. Essa, guardando tutte le necessità, come Madre non potrà non togliersi il pane di bocca per il bene dei suoi Figli. Buon cammino di Avvento nell’attesa di accogliervi personalmente!

Don Mimmo Parlavecchia, cpps

di D on Mimm o Parlavecc hia , c .pp.s .

4 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

Diacono Permanente: un dono per la Chiesa

di Tom m aso Cozzi

L a storia contemporanea chiede testimoni silenziosi

e fedeli, capaci di scelte “per sempre”, di scelte radicali, di scelte scomode. La nostra storia presente chiede persone attente e capaci di esse-re felici della felicità dell’altro.

E’ in questo contesto che il dia-cono si deve porre per lanciare la sfida. Un uomo totalmente del “mondo” che vive nel “mondo” come uomo totalmente di Dio,

tale così da porsi come segno e testimone dell’azione salvifica di Dio nella storia. Il futuro diacono dovrà non tanto “fare il diacono”, quanto piutto-sto “essere diacono”, vivendo con radicalità evangelica, nella

Chiesa e nel mondo il mistero di questo ministero. La diaconia non è una condizione speciale, bensì è la realtà stessa, l’essenza stessa del cristiano. Infatti la diaconia è la condizione

del cristiano, e dunque la condi-

zione di vita richiesta al diacono non è forse richiesta a tutti?

Proprio così, il Vangelo è è impe-gnativo per tutti non solo per qualcuno. A tutti è richiesta la radicalità totale, il dono totale nell’essere padri, madri, mariti, mogli, pro-

fessionisti, uomini e donne di fede. Essere cristiano è dunque rendere “normale” l’eccezionale, è trasformare la quotidianità in eternità. Essere cristiani è dun-que essenzialmente mettersi al

servizio dell’altro. In ultima analisi, essere cristiani è essere diaconi. Dunque perché una persona, per fare delle cose normali, a cui tutti siamo chiamati ha bisogno di una speciale consacrazione?

Perché proprio attraverso questa nuova condizione di speciale consacrazione sarà chiamata a testimoniare la possibilità di ren-dere speciale una vita normale. Con l’aiuto di Dio, i diaconi sono

chiamati ad essere voce, testi-

moni. La consacrazione coincide dunque anche con questo impe-

gno di testimonianza. Lo spazio sociale del diacono rappresenta oggi un ambito prio-ritario e irrinunciabile per la nuo-va evangelizzazione, luogo privi-legiato di incontro con gli uomini

del nostro tempo, vero terreno

“Ciascuno viva secondo la grazia

ricevuta, mettendola a servizio

degli altri, come buoni

amministratori di una

multiforme grazia di Dio. Chi

parla, lo faccia come con parole

di Dio; chi esercita un ufficio, lo

compia con l'energia ricevuta da

Dio, perché in tutto venga

glorificato Dio per mezzo di Gesù

Cristo, al quale appartiene la

gloria e la potenza nei secoli dei

secoli. Amen". (1 Pt 4, 10-11)

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 5

di semina per una pastorale rin-novata. Questo cammino in mezzo alla gente, sulla strada, diventa allo-

ra un luogo di azione diaconale. Per il diacono, infatti, che coniu-ga il carattere clericale del sa-

cramento con il carattere laicale della condizione di vita , deve diventare una risposta naturale ubbidire all’ordine di andare sulla

strada, lui che in un certo modo s u l l a s t r a d a c ’ è g i à . Bisogna correre avanti sino a

raggiungere l’uomo nella sua situazione, e camminandogli accan-to e raggiungere l’uo-mo nella sua situazio-ne concreta, sulla strada sulla quale egli

cammina per fare la strada insieme. L’ordinazione diacona-le rappresenta anche e soprattutto una sfi-

da, la sfida pubblica, consacrata e ordinata a rendere eccezionale il normale, a rendere straordinario l’ordina-rio, con una testimo-

nianza di vita specifi-camente consacrata.

Diacono dunque, non maestro, ma modello possibile di un vive-re totalmente la sfida evangelica alla quale tutti siamo chiamati

senza esclusione alcuna.

Un gruppo di Diaconi dopo una concelebrazione eucaristica.

I REQUISITI PER DIVENTARE DIACONO PERMANENTE

1. Prima di essere presentato al Vicario episcopale, è necessario che il candidato abbia svolto un servizio ministeriale sistematico nella comunità parrocchiale di provenienza per almeno due an-ni; 2. La presentazione del candidato deve avvenire unicamente attraverso un sacerdote, parroco o non, nei mesi precedenti il periodo di discernimento vocazionale; 3. Il periodo di discernimento vocazionale inizia dal gennaio dopo la presentazione; 4. Il limite di età per iniziare il cammino diaconale, è stabilito: per un celibe, dal 21° al 60° anno di età; per un coniugato, dal 35° al 60° anno di età con sette anni di vita matrimoniale già alle spalle; 5. E’ necessario il consenso della moglie per iniziare il cammino diaconale; 6. Il candidato sia espressione della comunità che riconosce in lui la vocazione al Diaconato per-manente; 7. Il candidato sia di buona cultura generale ed abbia un minimo di conoscenza biblica; 8. L’accettazione alla frequenza del corso è comunque sempre subordinata al consenso dell’Arci-vescovo; 9. Il corso comporta: la frequenza a due lezioni settimanali ( dalle 18.00 alle 20.30 ) per quattro anni presso l’Oasi di S. Martino di Cassano (BA); la frequenza all’Istituto Superiore di Scienze Religiose per le discipline attinenti al corso per il diaconato permanente; alcune giornate di stu-dio e preghiera fuori sede (periodi di tre giorni di seguito e per due volte l’anno); un anno di esperienze pastorali. La chiamata al Ministero è certamente personale, ma è espressione della comunità intera in cui si è inseriti. Guidate dallo Spirito Santo, infatti la persona e la comunità sono in grado di cogliere i segni della chiamata. I sacerdoti parroci, i sacerdoti collaboratori, i religiosi e i diaconi inseriti nel ministero parrocchiale, siano attente guide spirituali di accompagnamento nel discernimento vo-cazionale, oltre la stessa comunità che esprime il candidato.

(Regolamento del Diaconato Permanente nell’Arcidiocesi di Bari - Bitonto)

6 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

Ripartiamo con il Vangelo di Matteo di Enric o Barbone

I l “primo Vangelo” in ordine canonico, ma non in ordine temporale (come è stato er-

roneamente considerato da alcu-ni scritti e autori antichi) ci ac-

compagnerà nelle letture dome-nicali del nuovo anno liturgico (A). Per le sue caratteristiche e finali-tà lo scritto di Matteo era desti-nato certamente ad una comuni-tà di giudeo-cristiani, forse della diaspora, in cui la frattura con la sinagoga non è ancora del tutto consumata. Si spiega, così, la ricchezza delle citazioni, delle allusioni e dei ri-mandi all’Antico Testamento nel

vangelo di Matteo. In questa li-nea si può interpretare il rilievo dato ai primi cinque libri biblici - conosciuti come Pentateuco o Torah - che costituiscono la leg-ge per eccellenza.

Gli insegnamenti di Gesù sono

raccolti in cinque grandi discorsi: il primo ha come sfondo un mon-te - ed è perciò chiamato il Discorso della montagna (cc. 5-7) - e può essere interpretato in

riferimento al Sinai: Cristo non è venuto ad abolire la legge di Mo-sè ma a portarla a pienezza. Il regno di Dio è il tema centrale della predicazione e dell’azione di Gesù. Nel secondo discorso, det-to “missionario” (c. 10), il regno è annunziato, accolto e rifiutato. Ne l t e r z o , i l d i s c o r s o in “parabole” (c. 13), il regno è descritto nella sua crescita lenta ma inarrestabile nella storia. Nel quarto discorso (c. 18) è

la Chiesa - un argomento caro a Matteo - che diventa il segno del regno durante il cammino della storia, nell’attesa che esso giun-ga a pienezza nella salvezza fi-n a l e ( q u i n t o d i s c o r -

so, “escatologico”, c. 24). Questa struttura fondamentale (i 5 discorsi) è prece-duta da due bloc-chi importanti: il

vangelo dell’infan-zia (cc. 1-2) e la presentazione di Gesù in pubblico: battesimo e ten-tazioni (cc. 3-4).

Il Vangelo di Mat-teo è sensibile alla Chiesa e Matteo è l’unico evangelista che mette in boc-ca a Gesù la paro-l a

“ecclesia” (16,18 e 18,17). Ma so-prattutto è eccle-siale perché i temi che tratta sono scelti in base alle

esigenze della co-munità. Un primo impor-tante problema è la continuità con l’Antico Testa-

mento. Continuità

che sembrava messa in questio-ne dal rifiuto che il popolo giu-daico ha opposto a Gesù. Matteo si preoccupa continuamente di mostrare che la storia di Gesù e

della sua comunità è in armonia con le Scritture, ecco perché l’e-vangelista cita con frequenza l’Antico Testamento. Siamo in una comunità giudeo-cristiana degli anni 80 d.C, cir-condata da un giudaesimo che, avendo perso la propria consi-stenza politica dopo la catastrofe dell’anno 70 d.C, con la distru-zione del tempio di Gerusalem-me, si stringe intorno alla Legge e a una rinnovata fedeltà ai prin-

cipi e alla prassi giudaica. L’e-vangelista si preoccupa di indica-re l’originalità cristiana e le ca-ratteristiche della giustizia evan-gelica. Ecco perché Matteo svi-luppa il suo Vangelo attraverso

un continuo dibattito/confronto con la dottrina degli scribi e dei farisei. Non mancano, infine, i problemi interni alla stessa comunità cri-stiana. Molte sono le situazioni

che necessitano di chiarezza: come concepire la missione in mezzo ai pagani e come condur-la? Come risolvere, alla luce del-le esigenze di Gesù, alcuni casi della vita, quali il matrimonio, le

ricchezze, l’autorità? Che posi-zione prendere di fronte alle divi-sioni che affiorano nella stessa comunità, di fronte ai peccati che continuano a riprodursi e agli scandali? Sono alcuni interrogati-vi molto concreti che Matteo non

passa in alcun modo sotto silen-zio. Anche per questo il suo Van-gelo ci risulta particolarmente vivo e attuale. Si può tentare di riassumere bre-vemente le caratteristiche princi-

pali della persona di Gesù Cristo che Matteo ha messo particolar-mente in rilievo, nel suo Vange-lo: Gesù è il Maestro, il nuovo Mosè, superiore all’antico, il pro-feta portatore della parola di Dio

ultima e definitiva. Egli è il re Un’icona bizantina raffigurante l’evangelista Matteo

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 7

d’Israele nel quale si adempiono tutti gli annunzi e le speranze

dell’AT. Però non compie solo l’antico, ma inizia il nuovo. Egli è il creatore del nuovo popolo: la Chiesa, che si delinea in questo vangelo con le sue istituzioni e i suoi ministeri, con l’ordinamento

comunitario e il primato di Pie-tro. La Chiesa riceve dal Messia la vera interpretazione della Legge. Gesù è l’incarnazione della vo-lontà definitiva di Dio, cioè l’in-

terprete autentico e ultimo della legge. La Chiesa è il vero Israele.

L’Israele giudaico ha rinunziato alla missione universalistica che Dio gli ha affidato, quella cioè di essere la luce delle nazioni e, per questo, Dio lo ha privato della sua elezione e ha affidato la sua

vigna ad altri (21,41). Il messaggio finale di Matteo è un’assicurazione della presenza viva di Gesù nella Chiesa, una presenza che è rivolta al compi-mento finale della Chiesa. La ri-

surrezione non fu un semplice ritornare in vita ma l’inizio di una

nuova esistenza nella quale la vita di Cristo diventa permanen-te in quel gruppo (che oggi è la Chiesa) che continua la sua mis-sione. La Chiesa stessa è la testimo-

nianza della risurrezione, perché la sua vita e la sua attività sono una costante testimonianza che Gesù vive.

Chi er

a M

atte

o

San Matteo (I secolo d.C.), nato probabilmente a Cafarnao (Israele), nel Nuovo Testamento è uno

dei 12 Apostoli di Gesù. Secondo la tradizione fu l'autore del primo Vangelo e uno dei quattro evangelisti. Di Matteo si sa

poco; secondo i primi tre Vangeli era un esattore delle imposte presso l'antico porto lacustre di Cafarnao in Palestina (Matteo 9:9, 10:3; Marco 2:14-16; Luca 5:27-29), circostanza che lo rendeva

membro di un ceto stigmatizzato pubblicamente come "peccatore" (Marco 2:16). Marco lo chiama "Levi il figlio di Alfeo" e Luca solo "Levi". Alcuni studiosi pensano che in origine il suo nome fosse Levi e che Gesù lo abbia chiamato "Matteo" quando divenne suo Apostolo: il nome, in ebraico antico o

aramaico, significa "dono di Jahve" (Dio). Matteo non è una figura di primo piano nelle vicende del Nuovo Testamento che riguardano i dodici

Apostoli. Tre degli evangelisti narrano della sua vocazione, uno menziona la festa con cui celebrò la svolta della propria vita (vedi Luca 5:29), tre annotano che faceva parte dei dodici Apostoli (vedi

Matteo 10:3; Marco 3:18; Luca 6:15). La vicenda della sua vocazione sembra ricordata soprattutto come testimonianza della grazia irresistibile di Gesù Cristo, in quanto esattore delle tasse, sia sotto

il tetrarca Erode Antipa sia direttamente alle dipendenze del governo romano, doveva essere un benestante di una certa educazione, dotato in aritmetica e capace di parlare sia l'aramaico che il greco. Morì nell’anno 34 d.C. in Turchia.

Dipinto del XVII sec. di Hendrick ter Brugghen raffigurante l’angelo che comunica a San Matteo il Vangelo

8 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

L ’esperienza del reading or-ganizzato dalla redazione di “Occhio” ha risollevato

questioni di importanza radicale ai fini dei significati che attri-

buiamo al dialogo. L’incontro tra Eugenio Scalfari e Papa Francesco ha mostrato che il modo di intenderlo non è pura-mente soggettivo, ma ha una esigenza reale, concreta e sem-

pre attuale. L’uomo non può smettere di dialogare; qualora decida farlo, mentirebbe a se stesso. C o s a è i l d i a l o g o ? “Un’espressione intima e indi-spensabile”. I due protagonisti,

presi da una intima esigenza di conoscere l’altro, di scoprire le motivazioni, e i valori che si pon-gono alla base di un sapere che sappiamo diverso. Il dialogo, quindi, nasce da un sapere: il

sapere di non-saperne mai abba-

stanza. Non in quanto vediamo nell’altro una bottiglia da aprire per leggere tutti i bigliettini pe-rugina, ma perché siamo certi di ‘vivere’ nel momento in cui ci

apriamo ad una persona, ai suoi vissuti, ai modi di intendere la sua quotidianità e ciò che va ol-tre essa. Il dialogo è l’esigenza di un con-fronto perché siamo certi di non

possederci, di non possedere neanche la vita che ci è stata data e tutte le persone che, at-traverso e nelle nostre emozioni, ci abitano costantemente. Il dia-logo dice di un dono. Dice di un dono che non dipende da noi, se

non nella misura in cui noi arri-viamo secondi; prima ‘donati’ e poi ‘donanti’. Siamo sempre se-condi, questa è la scoperta. Il nostro pensiero è secondo per-ché qualcuno ci ha parlato; il no-

stro amore è secondo: ci sco-

priamo amati; l’amore che pro-viamo per un’altra persona è vis-suto attraverso la bellezza, le parole e i gesti trasmessi, da cui è nato il sentimento; in cui è

stato coltivato quell’amore che vive come una linfa. L’amore: spazio-tra, come il dialogo. Ma ‘tra’ cosa? È tutto da scoprire perché la vita si fa costantemen-te dono a se stessa tramite tutto

ciò che ci circonda. La realtà ci interpella. E solo grazie a questa conversione del pensiero, a que-sto “giro” che la mente può com-piere per vedere che «tutto ha un suo momento», l’uomo (e non soltanto il credente) ricono-

scerà che: «la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede». Inoltre, proprio nel dialogo, l’uomo comprende che esiste una verità che lo eccede

sempre.

Dialogo aperto con i non credenti di St efano D i Tondo

Nella foto: Eugenio Scalfari e Papa Francesco

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 9

Il Papa comunica la sua espe-rienza, con-dividendo la genesi della sua fede: «La fede, per me, è nata dall’incontro con Gesù. Un incontro personale, che ha toc-cato il mio cuore e ha dato un indirizzo e un senso nuovo alla

mia esistenza». Ogni qualvolta ci troviamo soli, la dimensione dialogica è insita in ogni persona, nel mondo inte-riore in cui emergono i significati nascosti al mondo e ci scopriamo

abitati da tutte le persone che hanno attraversato la nostra vi-ta, nel bene e nel male. Il dialo-go parte proprio dentro di noi e nel credente trova luogo nella preghiera.

L’uomo crede, pregando, in quanto dialoga. E’ lo spazio in cui Dio diviene un Tu e si instau-ra la consapevolezza dell’incon-tro perenne tra/con Dio; il luogo che svela il mistero del suo cuo-

re come tempo abitabile e spazio nel quale non è mai solo. Non si ‘dà’ esperienza di dialogo se non a partire da un incontro sincero con se stessi; un incontro che non fa verità, ma la scopre in quanto già come abitante, sino

alle radici del proprio rapporto con Dio. Si presume che il credente sia in grado perennemente di dialoga-re, sia in grado di dire sempre qualcosa di suo, che ha scoperto

in quanto vissuto dentro sé. Ep-pure le notizie quotidiane ci con-traddicono. In questo spazio che ci vedrà

uniti sino a luglio del prossimo anno, non voglio elencare l’ov-vietà, ma osservare le dinamiche interne al nostro modo di rap-portarci nel mondo. Papa Fran-cesco afferma che «è appunto a partire di qui, da questa perso-

nale esperienza di fede vissuta nella Chiesa, che mi trovo a mio agio nell’ascoltare le sue doman-de e nel cercare, insieme con lei, le strade lungo le quali possia-mo, forse, cominciare a fare un

tratto di cammino insieme». Ep-pure non basta. La nostra fede per Papa France-sco è il via libera per aprire le strade all’altro, per molti di noi diventa dimenticanza d’essere,

norma vuota, maschera del par-lare, del chiacchiericcio. Cosa accade a casa nostra? Nelle no-stre pareti interne, familiari, so-ciali, al lavoro? La predisposizione al dialogo do-

vrebbe essere quella marcia in più per andare verso la verità dell’altro che sempre ci precede. Anche l’emarginato ci precede, eppure: è emarginato. Guardia-mo al disastro avvenuto a Lam-pedusa, sempre pronto a ripeter-

si. La riduzione della Persona-vivente a mero cittadino non consente di estendere dei diritti, pu r t r opp o , n on an c o r a “universali” e ristretti all’ambito

della trascrizione in codici. Dietro ogni dichiarazione di diritti si na-sconde sempre una violenza, e ciò che avrebbe dovuto esser

ovvio, oggi, nel 2013, ancora non lo è. Il diritto ad avere diritti appare ancora nel limbo, oscuro, ove ciò che non è consentito all’immigrato «non è il diritto alla libertà personale, ma all’azione; non del diritto di pensare qua-

lunque cosa loro piaccia, ma del diritto all’opinione». La questione dei diritti umani è ancora oggi apertissima in quan-to «si manifesta soprattutto nella mancanza di un posto nel mondo

che dia alle opinioni un peso e alle azioni un effetto». Allonta-nando un immigrato dalla zona della credibilità, sminuendo e non ascoltando la portata del discorso e delle parole che mani-

festano esigenze concrete, pro-duciamo violenza. Non soltanto rifiutiamo una verità che non possediamo, ma esercitiamo an-che violenza su di essa. C’è un brano del Vangelo di Luca

che racconta dell’Avvento di al-cuni pastori, i quali vegliavano all’aperto il proprio gregge. «Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li av-volse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo

disse: Non temete: ecco, vi an-nuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: Oggi è nato per voi un Salvatore […] trovere-te un bambino avvolto in fasce adagiato in una mangiatoia».

Andiamo verso perché c’è qual-cosa che ci interpella; che ci av-volge in quanto dono.

10 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

Liturgia e sacramenti:

come Cristo continua ad operare di Maril ina Pesc e

L ’appuntamento del giovedì con la catechesi per giova-ni e adulti si rinnova que-

st’anno in perfetta continuità con gli incontri dello scorso anno pa-storale. Sviscerato il Credo nei suoi vari articoli è tempo ora di compren-

dere come il Mistero di Cristo professato è vissuto e testimo-niato al mondo dai fedeli. E’ la Liturgia il mezzo attraverso cui la Chiesa mette in atto l’opera della Redenzione dell’uomo. Quel

“servizio da parte e in favore del popolo”, questo era il significato

originalmente del termine “liturgia”, sta ad indicare che il Popolo di Dio partecipa alla sua opera. Come? La risposta è nella vita liturgica della Chiesa che gravita attorno al Sacrificio euca-ristico e ai sacramenti. “I capolavori di Dio” sono al cen-

tro della catechesi di quest’anno pastorale, ossia il Battesimo, la Cresima, l’Eucarestia, la Peniten-za, l’Unzione degli Infermi, l’Or-dine e il Matrimonio. Sono i Sa-cramenti di Cristo, perché sono

annunziati e preparati da Cristo dal quale quindi vengono e sono

i Sacramenti della Chiesa perché per mezzo dello Spirito è la Chie-sa ad averli riconosciuti nella vita

di Gesù e ad averne precisato la dispensazione. Sono anche i Sa-cramenti della fede perché sup-pongono la fede ma allo stesso tempo la nutrono, la irrobusti-scono e la esprimono. Per questo il Catechismo della Chiesa Catto-lica suggerisce ancora che si tratta di Sacramenti della salvez-za e della vita eterna: sono cioè necessari alla salvezza e conten-gono già in essi “la caparra dell’eredità” promessa alla Chie-sa. La premessa di per sé aiuta a comprendere il percorso che l’anno di formazione catechetica seguirà. Prima di addentrarsi

nella riflessione su ciascun Sa-cramento è la celebrazione sa-cramentale del Mistero Pasquale il tema da focalizzare, ossia quel comprendere, quell’avvertire, quel sentire tutta l’importanza e il valore della Messa: chi celebra,

come si celebra, quando e dove si celebra? Sono domande per nulla scontate, poco usuali anche per i frequentatori più assidui della Santa Messa, eppure non si può prescindere dalle risposte che messe insieme dicono il no-stro essere cristiani, suggerisco-no il perché di segni, azioni e parole, di tempi e luoghi che non sono scelti a caso. Ogni dettaglio, ogni scelta litur-gica ha un fondamento nella di-gnità che il Cristo, sommo sacer-dote merita. Svuotare i riti litur-gici di significato sminuendone particolari o al contrario enfatiz-zandoli è grave e non è atteggia-

mento da sottovalutare affatto. Così per i riti dei Sacramenti suddivisi in quelli dell’iniziazione cristiana, della guarigione e della comunione e missione. Si rinasce nel Battesimo, si viene corrobo-

rati nella Confermazione e nutriti dall’Eucarestia. Poiché poi la vita

Nella foto: Papa Francesco confessa un giovane durante l’ultima GMG di Rio de Janeiro

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 11

nuova donataci dai Sacramenti dell’iniziazione cristiana può es-sere indebolita e persino perduta a causa del peccato, Cristo, me-dico del corpo e dell’anima, me-diante la Chiesa continua la sua opera di guarigione attraverso i

due Sacramenti di guarigione appunto, la Penitenza e l’Unzione degli Infermi. Infine vedremo l’Ordine e il Ma-trimonio che conferiscono una grazia speciale per una missione

particolare nella Chiesa. Signifi-cati, segni, chi lo amministra, chi lo riceve, quali sono gli effetti,

perché è stato voluto e quando è stato istituito da Cristo Gesù: approfondire ciascun Sacramento diventa per noi l’occasione per uscire da quel senso di abitudi-narietà che spesso ci trascina nella nostra vita spirituale Vivere

pienamente, vivere con consape-volezza, vivere con dignità e ri-spetto il Mistero di Cristo è l’o-biettivo di crescita del percorso catechetico proposto quest’anno. Ovviamente il tutto sarà condito

da interventi di esperti, di ospiti che hanno voce in capitolo, da testimonianze che, alternandosi

agli incontri guidati dal parroco, renderanno ancora più tangibile la bellissima realtà di chi vive con fede piena e matura i riti sa-cramentali, di chi fa della liturgia il fondamento dell’opera reden-trice del Cristo.

Crescere, formarsi, non sentirsi arrivati mai perché il messaggio di Dio è immenso e infinito e c’è sempre qualche scalino in più da salire: la catechesi del giovedì sia il frutto della nostra sete di

conoscenza di Dio, sia partecipa-ta come sinora e ancora di più. Buona formazione a tutti.

Papa Francesco: "I Sacramenti sono la forza di Cristo" Papa Francesco, all’udienza generale in Piazza San Pietro tenuta agli inizi di novembre, dopo aver parlato della comu-nione dei santi, “intesa come comunione tra le persone sante, cioè tra noi credenti”, ha approfondito l’altro aspetto di questa realtà: “la comunio-ne ai beni spirituali, alle cose sante. Questi due aspetti – ha detto - sono strettamente col-legati fra loro, infatti la comu-nione tra i cristiani cresce me-diante la partecipazione ai beni spirituali. In particolare consideriamo: i Sacramenti, i carismi, e la carità. (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 949-953).

Noi cresciamo in unità, in comunione con i sacramenti, con i carismi che ognuno ha perché glieli ha dati lo Spirito San-to, e con la carità”. “I Sacramenti – ha osservato - non sono apparenze, non sono riti; i Sacramenti sono la forza di Cristo, c’è Gesù Cri-sto, nei Sacramenti. Quando celebriamo la Messa, nell’Eu-caristia c’è Gesù vivo, proprio Lui, vivo, che ci raduna, ci fa comunità, ci fa adorare il Padre. Ciascuno di noi, infatti, mediante il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, è incorporato a Cristo e unito a tutta la comunità dei creden-ti. Pertanto, se da un lato è la Chiesa che “fa” i Sacramenti, dall’altro sono i Sacramenti che “fanno” la Chiesa, la edifi-cano, generando nuovi figli, aggregandoli al popolo santo di Dio, consolidando la loro appartenenza”. “Ogni incontro con Cristo – ha proseguito - che nei Sacra-menti ci dona la salvezza, ci invita ad “andare” e comuni-care agli altri una salvezza che abbiamo potuto vedere, toccare, incontrare, accogliere, e che è davvero credibile perché è amore. In questo modo, i Sacramenti ci spingono ad essere missionari, e l’impegno apostolico di portare il Vangelo in ogni ambiente, anche in quelli più ostili, costitui-sce il frutto più autentico di un’assidua vita sacramentale, in quanto è partecipazione all’iniziativa salvifica di Dio, che vuole donare a tutti la salvezza. La grazia dei Sacramenti alimenta in noi una fede forte e gioiosa, una fede che sa stupirsi delle “meraviglie” di Dio e sa resistere agli idoli del mondo”. Poi a braccio ha aggiunto: “E per questo è importante fare

la comunione; è importante che i bambini siano battezzati presto; è importante che sia-no cresimati. Perché? Perché questa è la presenza di Gesù Cristo in noi, che ci aiuta. E’ importante, quando ci sentia-mo peccatori, andare al Sa-cramento della riconciliazione. ‘No, Padre, ho paura, perché il prete mi bastonerà!’. No, non ti bastonerà, il prete. Tu sai chi incontrerai nel Sacra-mento della riconciliazione? Gesù, Gesù che ti perdona. E’ Gesù che ti aspetta lì, e que-sto è un Sacramento. E que-

sto fa crescere tutta la Chiesa”. “Un secondo aspetto della comunione alle cose sante – ha affermato il Papa - è quello della comunione dei carismi. Lo Spirito Santo dispensa ai fedeli una moltitudine di doni e di grazie spirituali; questa ricchezza diciamo ‘fantasiosa’ dei doni dello Spirito Santo è finalizzata alla edificazione della Chiesa”. A braccio ha aggiunto: “Carismi è una paro-la un po’ difficile. I carismi sono i regali che ci fa lo Spirito Santo: uno ha il regalo di essere così, o di questa abilità o di questa possibilità … Ma sono i regali che dà, ma ce li da non perché siano nascosti: ci dà questi regali per parteci-parli agli altri”. “Non sono dati a beneficio di chi li riceve – ha proseguito - ma per l’utilità del popolo di Dio. Se un carisma, invece, un regalo di questi, serve ad affermare se stessi, c’è da dubi-tare che si tratti di un autentico carisma o che sia fedel-mente vissuto. I carismi sono grazie particolari, dati ad al-cuni per fare del bene a tanti altri. Sono delle attitudini, delle ispirazioni e delle spinte interiori, che nascono nella coscienza e nell’esperienza di determinate persone, le quali sono chiamate a metterle al servizio della comunità. In particolare, questi doni spirituali vanno a vantaggio della santità della Chiesa e della missione. Tutti siamo chiamati a rispettarli in noi e negli altri, ad accoglierli come stimoli utili per una presenza e un’opera feconda della Chiesa. San Paolo ammoniva: «Non spegnete lo Spirito» (1 Ts 5,19)”.

E a braccio ha affermato: “Non spegnere lo Spirito, lo Spiri-to che ci dà questi regali, queste abilità, queste virtù, que-ste cose tanto belle che fanno crescere la Chiesa”.

12 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

Cresime 2013:

in 70 diventano testimoni di Cristo a cura del Gruppo c resim andi

F inalmente è arrivato il giorno tanto atteso, 16 novembre 2013: la nostra Cresima. Da tempo conoscevamo la data del Sacramen-

to, stabilita dal Vescovo e da tempo i nostri catechi-sti, Evelina, Dora, Fernanda, Chiarastella, Maria, ave-vano indirizzato i loro insegnamenti verso la cono-scenza dello Spirito Santo e dei suoi doni per render-ci più consapevoli e coinvolti. Nel maestoso scenario della Cattedrale di Bari la ceri-monia, minuziosamente preparata, si è svolta in un clima di compartecipazione emozionante, nonostante fossimo in 70 (67 ragazzi e 3 adulti) con relativi pa-drini e madrine ed un nugolo di parenti. Il Parroco e persino il Vescovo si sono compiaciuti dell’organizzazione e del suo svolgimento dove ha fatto da cornice lo splendido coro guidato da Liliana

Amati. Prima della benedizione solenne abbiamo ascoltato una toccante preghiera di ringraziamento dei catechi-sti che riproponiamo perché rimanga nei cuori dei lettori come lo sarà nei nostri.

I Cresimati della Parrocchia Preziosissimo Sangue in San Rocco (Bari)

PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO DEI CATECHISTI PER I NUOVI CRESIMATI

Signore Gesù, ecco, ci siamo! Il momento tanto atteso è arrivato! Noi catechisti abbiamo aspettato con i ragazzi

questo giorno con impazienza, abbiamo preparato i loro cuori ad accoglierTi e finalmente oggi, conoscendo lo

Spirito Santo, diventano Tuoi testimoni nella comunità, attraverso la quale e per mezzo del nostro Parroco ci sce-

gliesti per servirTi come catechisti. Nella ferma convinzione che l’averci affidato queste creature fosse alla base di

un tuo desiderio: fare di noi uno strumento di grazia per la diffusione del Tuo Regno, abbiamo svolto la missione

che ci hai dato con amore e passione, rendendo più consapevole oggi, il loro incontro con Te, attraverso il Sacra-

mento della Cresima. Signore Gesù grazie, grazie per esserti fidato così tanto di noi, da metterci in mano la Tua

Parola; grazie per averci donato la gioia di portarTi a questi ragazzi testimoniando la Tua Misericordia, nonostan-

te il peso dei nostri peccati, vedendo tutte le nostre incoerenze, conoscendo tutti i nostri dubbi; grazie della fiducia

resaci dalle mamme e dai papà di questi ragazzi, la loro disponibilità ci ha permesso di affiancarli nel difficile ruo-

lo di educatori col compito di fortificare la spiritualità dei loro figli; Signore Gesù grazie per i sorrisi, le risate, i gio-

chi e le parole di amicizia che hanno caratterizzato i nostri incontri formativi in questi anni, per l’amore e l’affetto

che i ragazzi dei nostri gruppi ci hanno donato, per la gioia e la serenità che ci hanno fatto vivere; Ti rendiamo

grazie per il conforto che vorrai dare a coloro che non vi hanno partecipato, proteggili più degli altri, sconfiggi

presto l’analfabetismo spirituale che li circonda, rendi possibile che Ti conoscano quanto prima così che possano

riunirsi a noi e con noi proseguire il cammino di fede all’interno della nostra comunità. Vogliamo credere infatti

che non sia finita qui, che questi ragazzi, più forti oggi grazie ai sette doni ricevuti dallo Spirito Santo, continuino a

cercarTi, ad incontrarTi, a parlarTi, ad ascoltarTi, anche senza i nostri incontri, che Ti facciano fare nuove amicizie,

che parlino di Te ovunque non ti conoscano, che riescano a far ascoltare la Tua voce fra i rumori delle strade del

mondo, riuscendo a rompere i silenzi assordanti che regnano nei cuori di tante persone sfiduciate, sicuri che non

venga mai meno il Tuo abbraccio, il Tuo sostegno, magari ricordandosi ogni tanto di noi nelle loro preghiere, con-

servando un caro ricordo e un posticino nel loro cuore.

Amen

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 13

Le iscrizioni per l’anno 2014 avvengono alle medesime condizioni

(quota assicurazione e certificato medico)

Oratorio ANSPI “S. Gaspare”

Via Putignani n. 237 - Bari

APERTE LE ISCRIZIONI ALL’ORATORIO

Info e iscrizioni: dal lunedì al venerdì dalle ore 17.30 alle 19,00

14 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

Il Te Deum nel tempo dell’usa e getta di Luigi Laguaragnella

D icembre è sempre il tem-

po di revisione e di nuove speranze.

Per i cristiani la venuta di Cristo sulla Terra rappresenta la spe-ranza per un’umanità rinnovata: l’antico Sole adorato da uomini che rispecchiavano nella bellezza della natura il divino. Eppure quel Dio fatto uomo, ha creato il Sole e ha creato il tempo ed è solo per questo al di sopra di ogni cosa. Il tempo è l’elemento che scandisce l’umano vivere del

quotidiano, degli anni, dei ricordi e dei progetti. Il tempo, come tutti i doni di Dio, è strumento nelle mani dell’uo-mo, anche se troppo spesso, og-gi è proprio il tempo ad essere

associato come ad uno scorrere lento o veloce, in base alle gior-nate di ogni essere umano, di cui quest’ultimo non è padrone, ben-sì servo. Dimenticandosi che lui, insieme a Dio può essere artefice

dell’esistenza.

L’ultimo mese dell’anno è sem-

pre occasione per riavvolgere il nastro del tempo vissuto e giudi-carlo dal nostro punto come buo-no o cattivo, positivo o negativo. O da ringraziare? Forse l’uomo di poco antecedente al medioevo, al confine tra una cultura pagana e la sempre più attiva religione cristiana concepiva in modo di-staccato e prezioso contempora-neamente, il tempo elencato nel libro di Qoelet. E’ celebre la ripe-tizione: “c’è un tempo per …. e

c’è un tempo per…” . Dai vecchi riti (anche pagani) emerge come i frutti del lavoro, della natura, dell’impegno terre-no dell’uomo nella quotidianità rappresentino simboli di ringra-

ziamento verso Dio. Non manca-va occasione per l’uomo di rin-graziare Dio, anche con sacrifici di animali o altri simboli, proprio perché quello che il tempo aveva stabilito per lui era dono del

Creatore. Con un forte senso di

devozione. Si ringraziava per tut-

to: la pioggia, il raccolto, le nuo-ve stagioni, le nascite. Il senso della fede, come primo atteggia-mento verso Dio, è ringraziare Dio. Ogni celebrazione è un atto in-nanzitutto di grazia. Forse l’uomo antico, nonostante la sua condi-zione precaria (come quella di molta gente di oggi) era molto più incline a chiedere grazie, ve-dendo indistintamente la bontà di Dio.

Con il rito del Te Deum che la Chiesa celebra ogni 31 dicembre l’assemblea si riunisce per rin-graziare solennemente del tempo vissuto nel corso dell’anno, ricor-dando (umanamente) gioie e do-

lori. E’ un canto che si innalza a Dio: una lode alla Trinità. Un rin-graziamento al Padre che forse oggi non è concepito come un “grazie spassionato” perché forse presi della società del desiderio e

dell’appagamento si è incapaci di

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 15

cogliere “i tempi di Dio”. Onestamente ancora troppe vol-te l’uomo se la prende con Dio, quasi a voler pretendere da Lui qualcosa e a giudicarlo poiché non riceve ciò che è richiesto. E’ un atteggiamento anche ovvio.

Da uomini. Ma quanto farebbe piacere pregare con l’animo il Te Deum abbandonandosi ad un sincero e caloroso grazie. Se ra-ramente si ringrazia l’amico, il vicino, il parente, come si può

ringraziare Dio con tutto il cuo-re? Grazie significa rendere presente l’altra persona nella propria vita, è accettare ciò che si è vissuto, è esprimere una relazione di affet-

to. Se qualcosa ricevuta in dono è di nostro gradimento, non aspetteremmo un attimo per mandare il nostro messaggio di gratitudine verso il nostro dona-tore. Se fatto con il cuore, con il

cuore ringraziamo. E se credia-mo con fede semplice, con fede semplice ringraziamo Dio. Il canto del Te Deum, infatti, è nato nel IV secolo come espres-sione della fede della chiesa pri-mitiva che si stava opponendo alla diffusione dell’Arianesimo e delle culture pagane. L’ortodos-sia della prima chiesa, pur es-sendo ancora una minoranza all’interno dell’impero puntava e insisteva all’espressione della

fede gioiosa nel Dio Creatore. L’inno del Te Deum (risale al co-dice Alexandrinus della Bibbia) era una composizione poetica attribuita a Niceta di Ramesiana che con i suoi toni trionfanti e

celestiali dava speranza proprio ai fedeli di una tradizione popo-

lare come gli umili pastori (non ci si discosta molto dalla simbo-logia del presepe…). La fede cri-stiana che si opponeva all’Aria-nesimo e allo Gnosticismo era ben radicata nel popolo ed è gra-

zie ad essa che ha trionfato nei secoli. Solitamente si attribuisce al popolo una certa miscredenza, eppure nella semplicità esso ha sempre ringraziato Dio prima di tutto per la fede! Nei tempi in cui si stavano svi-luppando altre concezioni ed era marcata la rivalità, il cristiano si proponeva con toni ottimistici e d’amore in opposizione di uno scenario che vedeva ancora l’uo-mo imprigionato nel fato. Ci si

dovrebbe accostare così alla ce-lebrazione del Te Deum e a ad ogni celebrazione domenicale, essendo la Liturgia il “contributo del popolo e per il popolo”. Il popolo di Dio che prende parte

all’opera di Dio e come descritto nel Catechismo della Chiesa Cat-

tolica con gratitudine: “Egli l’ha creato perché raggiunga la beati-tudine. Questo avviene nel mo-mento in cui l’uomo riconosce Dio e vive in rapporto di gratitu-dine nei confronti del proprio

creatore”. Diamo spazio nella nostra pre-ghiera alla gloria di Dio? Siamo capaci di mostrare gratitudine, in una società che pretende ed è presa da tempi veloci da trattare ogni volto con indifferenza? Se invece di pretendere anche da Dio, imparassimo a ringraziarlo, non perderemmo tempo in di-scussioni apocalittiche e lontane dalla vita concreta scomodandolo in discorsi distanti da noi. Nel Te

Deum c’è un modo per ricordare, ripartire, ringraziare semplice-mente della vita, quella stessa vita che ha brillato qualche gior-no prima in una mangiatoia.

Antica trascrizione per il canto gregoriano dell’inno “Te Deum”

16 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

In tutta fraternità:

la Giornata Mondiale della Pace 2014 di Paola Canniel lo

L a Giornata Mondiale della Pace, voluta da Papa Paolo VI, si celebra il 1° gennaio

di ogni anno e viene accompa-gnato da un messaggio in cui si richiama il valore essenziale della pace e la necessità di perseguir-la.

Quest’anno il tema scelto da pa-pa Francesco per il suo primo messaggio da pontefice è: “Fraternità, fondamento e via per la pace”. Tale scelta non è ovviamente casuale: papa Bergoglio si pone

in piena continuità con i suoi predecessori ma soprattutto svi-luppa un tema a lui molto caro attraverso il quale vuole sottoli-neare l’importanza di superare una “cultura dello scarto” e pro-muovere la “cultura dell’incon-tro” per costruire un mondo più

giusto e pacifico e dal volto più umano. “La fraternità, si legge nel testo divulgato dalla segreteria della Santa Sede, è una dote che ogni uomo e donna reca in sé in quanto essere umano, figlio di

uno stesso Padre”. Davanti ai molteplici drammi che colpiscono i popoli (povertà, fame, sottosvi-luppo, conflitti, migrazioni, inqui-namenti, disuguaglianza, ingiu-stizia, criminalità organizzata, fondamentalismi) “la fraternità è fondamento e via per la pace”.

“La cultura del benessere - affer-ma ancora il comunicato - fa perdere il senso della responsa-bilità e della relazione fraterna. Gli altri, anziché nostri simili, ap-paiono antagonisti o nemici e sono spesso “cosificati”. “Non è

La guerra, la criminalità, la fame sarebbero

“CULTURA DELL’INCONTRO”?

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 17

raro che i poveri e bisognosi sia-no considerati un fardello, un impedimento allo sviluppo, tutt’al più sono oggetto di aiuto assistenzialistico e compassione-vole. Non sono visti come fratel-li, chiamati a condividere i beni

del creato, i beni del progresso e della cultura, a partecipare alla stessa mensa della vita in pie-nezza, ad essere protagonisti dello sviluppo integrale ed inclu-sivo.”

Nella visione di Bergoglio, “la

fraternità, dono e impegno che viene da Dio Padre, sollecita all’impegno di essere solidali contro le diseguaglianze e la po-vertà che indeboliscono il vivere sociale, a prendersi cura di ogni persona, specie del più piccolo e

indifeso, ad amarla come se stessi, con il cuore stesso di Ge-sù Cristo.” “In un mondo che accresce co-stantemente la propria interdi-pendenza, non può mancare il

bene della fraternità, che vince il

diffondersi di quella globalizza-zione dell’indifferenza”, alla qua-le papa Francesco ha più volte accennato: la globalizzazione dell’indifferenza deve lasciare il posto ad una globalizzazione del-la fraternità che coinvolga tutti

gli aspetti della vita, compresi l’economia, la società civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali. Non male come programma per il nuovo anno, vero?

Il Papa ha espresso "grande preoccupazione" per "le condizioni di vita dei cristiani, che in molte parti del Medio Oriente subiscono in ma-niera particolarmente pesante le conseguenze delle tensioni e dei conflitti in atto. La Siria, l'Iraq, l'Egitto, e altre aree della Terra Santa - ha detto Bergoglio il 21 novembre scor-so nell'udienza ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali - talora grondano lacrime". "Il Vescovo di Roma - ha detto ancora il Papa parlando in terza persona del suo ruolo - non si darà pace finché vi saranno uomini e donne, di qualsiasi religione, colpiti nella loro dignità, pri-vati del necessario alla sopravvivenza, derubati del futuro, costretti alla condizione di profughi e rifugiati. Oggi, insieme ai Pastori delle Chiese d'Oriente, facciamo appello a che sia rispettato il diritto di tutti ad una vita dignitosa e a pro-

fessare liberamente la propria fede". "Il dolore dei più piccoli e dei più deboli, col silenzio delle vittime, pongono una domanda insistente: 'Quanto resta della notte?'", ha detto Papa Francesco citando il profeta biblico Isaia. "Continuiamo a vigilare, come la sentinella biblica, sicuri che il Signore non ci farà mancare il suo aiuto. Mi rivolgo, perciò, a tutta la Chiesa per esortare alla preghiera, che sa ottenere dal cuore misericordioso di Dio la riconciliazione e la pace. La preghiera disarma l'insipienza e genera dialo-go là dove il conflitto è aperto. Se sarà sincera e perseverante, renderà la nostra voce mite e ferma, capace di farsi

ascoltare anche dai Responsabili delle Nazioni".

“Il Vescovo di Roma non si darà pace”

18 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

PARROCCHIA PREZIOSISSIMO SANGUE IN SAN ROCCO

Centro di Ascolto “D. Pietro Mercurio” -Bari-

La carità, la pazienza e la tenerezza

sono tesori bellissimi.

E quando li hai, vuoi condividerli con gli altri ” Papa Francesco

Gli operatori del Centro di Ascolto “Don Pietro Mercurio”, in prossimità del Santo Natale, rinnovano l’iniziativa di solidarietà per le famiglie in difficoltà della Parrocchia. Si chiede di contribuire con un pacco di generi alimentari così composto:

1 bottiglia da litro di olio di oliva

3 kg di pasta (formati diversi e non “pasta fresca”)

1 kg di Farina

1 passata di pomodoro

1 barattolo di pomodori pelati da 1 kg

2 confezioni di legumi (preferibilmente lenticchie o ceci o fagioli)

1 confezione di tonno o carne in scatola

2 litri di latte intero a lunga conservazione

1 kg di zucchero

1 pacco di caffè

1 pacco di biscotti e/o merendine

1 pandoro o 1 panettone

omogeneizzati, biscotti e pastina per la prima infanzia. E’ opportuno far pervenire il “pacco dono” presso la Parrocchia del Preziosissimo Sangue in San Roc-co, entro Domenica 15 Dicembre 2013. Si ringrazia anticipatamente per la generosità che vorrete esprimere.

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 19

Ripartire da dove finisce la terra a cura del Gruppo arc obaleno

Nella foto: i ragazzi e gli animatori a Santa Maria di Leuca (LE)

R accontare di un’esperien-za da poco vissuta è già il segno di un nuovo inizio

da costruire sui giorni condivisi. Il gruppo Agape e il gruppo Arco-

baleno (ragazzi “giovanissimi” e del percorso “dopo cresima”) della Parrocchia Preziosissimo Sangue di Bari hanno molto da raccontare dopo aver prima di tutto ‘condiviso’: un campo scuo-

la di 5 giorni ospitati nella splen-dida cornice di Santa Maria di Leuca. Una bellissima esperienza che non è ‘finita’ quel 25 luglio con il rientro del gruppo a Bari ma si è ‘conclusa’ per aprire nuove vie e nuovi spazi all’esperienza di Dio. Un’esperienza che non finisce mai, si evolve, cresce, matura e il campo scuola è un tassello in più alla vita cristiana di questi ragazzi che scoprono nello stare insieme la bellezza di progettare un futuro in Lui. “Progetta con Dio… Abita il futu-ro” è stato il tema che come un cuore pulsante ha dato vita a quei giorni. Al mattino la preghiera con un canto e un salmo dal quale far proprio una parola o una frase compagna fedele dell’intero gior-no. Poi l’incontro guidato da don Mimmo e impostato sull’ascolto

di testimonianze di vite di fede:

uomini e donne che hanno a un certo punto della loro esistenza hanno avvertito l’esigenza di una felicità più profonda e per questo hanno intrapreso scelte di vita

che li hanno trasformati, o me-glio hanno dato loro la consape-volezza di essere al mondo come anelli di congiunzione tra Dio e i fratelli. Sono state snocciolate così attra-

verso queste testimonianze le parole chiave del percorso che ha portato i ragazzi a meditare e interrogarsi su un presente da vivere pienamente sognando già oggi un futuro da testimoni di Cristo. Speranza, gratuità e azione: la speranza di chi ha tra le mani un foglio bianco da riempire, la gra-tuità di un amore che non cerca contraccambio, l’azione di chi sceglie di non essere un pigro chiacchierone ma agisce. La vita di tutti i giorni, quella quotidiani-tà che sembra passare sotto gli occhi di molti ragazzi senza che loro se ne accorgano, questa vita è stata posta all’attenzione dei ragazzi per far scoprir loro che nella semplicità dei loro giorni possono essere testimoni dell’a-more vero, quello che nella gra-tuità del dono produce gioia. I ragazzi si sono confrontati ogni

giorno sulle testimonianze rice-

vute: laici, laici consacrati e sa-cerdoti, qualunque sia lo stato in cui si intende vivere è il proget-tare con Dio il cuore dell’esisten-za.

La lode e il ringraziamento non poteva poi che esprimersi nella Santa Messa celebrata ogni gior-no prima di cena: un esercizio per i ragazzi non educati a vivere l’Eucarestia quotidianamente ma

chiamati in questi giorni a soffer-marsi in modo comunitario da-vanti alla Parola di Dio, a con-frontare la propria giornata con il messaggio evangelico del giorno e a nutrirsi di Gesù che ripara ogni mancanza, ogni errore e dà la forza per proseguire il cammi-no. Animate dai ragazzi stessi le celebrazioni sono state così uno dei momenti più forti e indelebili delle nostre giornate. Immersi in una natura mozzafia-to, a ridosso di un mare meravi-glioso, i ragazzi hanno condiviso momenti di giochi, svago e ore di sole e mare nel divertimento di chi sa davvero gioire nella grati-tudine per i doni dell’amicizia e delle bellezze naturali. Un mare azzurro con sfumature di un ver-de smeraldo ha attratto gli occhi felici di ragazzi e animatori il giorno in cui si è deciso di visita-re le grotte con un giro in barca

e gironzolare per le bancarelle

20 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

alla ricerca di un oggetto tipico della punta del tacco d’Italia, che in quanto a tradizione ne ha dav-vero da vendere. E se dici Salento dici pizzica e noi le occasioni per immergerci nel ballo popolare più coinvolgente

che esista non ce le siamo fatte scappare. I ragazzi si sono mi-schiati tra la folla danzante di una calda sera trascorsa sul lun-gomare ai piedi della nostra casa e poi hanno replicato durante la

stupenda serata che ci ha visti ospiti in una villa di amici di Suor Grazia. Ci è stata riservata dav-vero un’accoglienza splendida: qui tra specialità culinarie leccesi e l’imbarazzo della scelta tra tan-

tissimi piatti squisiti, i ragazzi hanno ceduto di nuovo al fascino

del ritmo salentino ballando fino a tardi. I ringraziamenti, da parte di ani-matori e ragazzi, per l’organizza-zione perfetta del campo vanno proprio a Suor Grazia che ha stu-diato spostamenti, orari, preno-

tazioni e tutto ciò che è servito ad incastrare tra loro i vari mo-menti della giornata andando incontro alle esigenze di tutti e cercando il massimo divertimen-to per i ragazzi.

Grazie a don Mimmo, ribattezza-to “zio Mimmo” per essere stato un amico speciale per tutti e averci guidato nei momenti spiri-tuali e di preghiera con la gioia e il sorriso che lo contraddistinguo-

no.

Grazie a tutti gli animatori che con occhio vigile hanno lasciato piena libertà ai ragazzi che in fondo hanno solo bisogno della fiducia dei più grandi per cresce-re e maturare. Grazie ai ragazzi che hanno par-

tecipato per tutto quello che hanno messo in circolo in questi giorni, per la freschezza della loro fede, la profondità della loro speranza, per i loro occhi davve-ro puntati al futuro.

E’ stato uno scambio di amore che si può solo provare a descri-vere con le parole, forse è più efficace l’entusiasmo che abbia-mo messo in valigia al ritorno, a testimoniare da oggi in poi che

queste sono esperienze da vive-re.

Generati, coniugati, genitori! a cura del Gruppo fam iglie

D al salmo 78: “Ciò che abbiamo udi-to e conosciuto e

i nostri padri ci hanno raccontato, non lo terre-mo nascosto ai nostri figli, raccontando alla

generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meravi-glie che egli ha compiu-to”. Il Salmo 78 è stato il

punto di partenza di questo week end di spiri-tualità familiare che si è svolto a Gravina di Pu-glia, presso il Centro Giovanile Benedetto XIII nei giorni dal 6 al 8 set-tembre u.s. . La meditazione iniziale è stata condotta da don Franco Lanzolla, direttore dello Ufficio Famiglia della nostra Arcidiocesi, che si è soffermato sul significato di spiritualità familiare e sulla capacità dello Spirito Santo di trasformare i discepoli da uomini e donne pieni di paura, a testi-moni fieri del comandamento nuovo; lo Spirito Santo che entra

nella coppia per farla diventare

“agenzia periferica della Comu-nione” e si fa compagno di viag-gio affinché la famiglia possa es-sere icona vivente della Trinità. Questo articolo riporta alcune pillole tratte dalle tre meditazioni guidate dal freere Giulio Meiatti-ni, benedettino della comunità di Madonna della Scala in Noci che, con uno stile semplice, ha cattu-

rato l’attenzione delle coppie

presenti. Don Giulio Meiattini metterà a disposizione di tutti le sue riflessioni riportandole in un libretto. Al week end hanno partecipato 73 persone (33 famiglie) in rap-presentanza di due diocesi, Bari-Bitonto e Gravina di Puglia-Altamura-Acquaviva delle Fonti; 17 le comunità parrocchiali pre-

senti; riteniamo importante evi-

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 21

denziare la presenza di una fami-glia che si è messa al servizio di tutte le altre provvedendo all’a-nimazione dei 7 ragazzi presenti: anche questo è un segno di ac-coglienza e disponibilità per la famiglia in tutte le sue compo-nenti. Sono stati presenti tre gio-vani coppie, una della quali in attesa (probabilmente al mo-mento in cui uscirà questo arti-colo una nuova vita sarà sboccia-ta) e, come da tradizione, una

coppia di fidanzati. Questa pre-senza ci ha riempito di gioia in relazione, anche, al mandato ri-cevuto dall’Arcivescovo, ossia dare molta attenzione alle giova-ni coppie. Il week end, infine, è

stato organizzato nel rispetto dei tempi della famiglia, ossia rifles-sione, seguito da lunghi periodi di deserto di coppia e poi messa in comune. Don Giulio Meiattini ha svolto tre

meditazioni, essere figli, essere sposi ed essere genitori, tutte all’interno del percorso della nar-razione, ossia Di Generazione in Generazione. Nella prima riflessione Don Giulio ha messo ben in evidenza la di-mensione verticale (di generazio-ne in generazione, ossia nonni, padri, e figli) con quella orizzon-tale, la relazione sponsale uomo e donna. La dimensione verticale rappresenta il senso del raccon-

tare, della narrazione tra le diffe-renti generazioni. Attualmente non siamo attenti alla continuità, ma puntiamo alla novità, alla ce-sura tra le generazioni. Nella Bibbia vengono riportate le

genealogie di Gesù; in particola-re il Vangelo di Matteo parte dai generanti e prosegue con una prospettiva discendente; il Van-gelo di Luca, invece, parte da Gesù e prosegue in senso ascen-

dente. Questo evidenzia che non c’è genitore che non sia stato figlio e non c’è figlio che non possa essere genitore. Non è possibile essere genitori senza essere figli, e non è possibile es-sere figli se non si è genitori, os-sia fecondi, ossia generanti. All’interno di questa catena delle generazioni va visto il rapporto coniugale, relazionale. Se sono venuto al mondo, signi-fica che io sono figlio, ossia qual-cuno ha scelto per me. L’inizio

dell’essere venuti al mondo è un dono ricevuto. Dall’essere figli al diventare figli esiste un passo da compiere: accettare di esserlo ! Accettare di avere fiducia in qualcuno che ci ha generati. La dimensione religiosa parte dalla consapevolezza di essere generato da altri, ossia contiene in sé il senso della trascendenza. Come riportato nei libri di Giobbe dove di fronte alle difficoltà lui rimpiange di essere nato e vor-

rebbe morire, Dio risponde tor-nare alle fonti, di ritornare alle origini, ossia cercare una relazio-ne con Lui. Quindi è indispensa-bile il porsi in relazione con l’al-terità, con se stessi e con gli al-

tri. La seconda riflessione, l’essere sposi, è stata incentrata sulla dimensione sponsale, dimensio-ne che necessariamente deve partire dall’allontanamento del

figlio dai genitori. Solo dopo aver accettato la condizione dell’esse-re figlio, quindi di aver ricevuto il dono di essere venuto al mondo, allora posso accettare la possibi-lità di creare una relazione spon-sale, quindi divenire un una-caro. Nel legame coniugale, in-fatti, si instaura il concetto di libertà della scelta, libertà delle affinità elettive. Altro concetto è quello della in-dissolubilità, ossia l’altro è così

importante che non può che es-sere unico, il solo. Uno solo può meritare il sì. La costruzione di una relazione esclusiva e seletti-va. La costruzione di una relazio-ne basata sulla offerta totale e

sulla costruzione di un patto, di una alleanza per una totale as-sunzione di responsabilità. In questo senso la convivenza rap-presenta la totale assenza del senso di appartenenza ad una

comunità. Il mettere al mondo un figlio rappresenta il senso di responsabilità nei confronti della collettività, della Chiesa. La con-vivenza, invece, rappresenta il provvisorio. La terza riflessione è stata indi-rizzata all’essere genitori, ossia dopo aver ricevuto un dono, ci si pone nella condizione di restitui-re questo dono. Dono quale sino-nimo di dare quanto si è ricevu-to. In questo ambito si pone una notazione: se essere figli è ugua-

le per tutti, essere genitori si rappresenta anche in modo diffe-rente, ossia gli sposi saranno fe-condi anche in assenza di figli. Infatti i sacerdoti, i monaci sono genitori, ossia generativi per la chiesa universale. Un pericolo è rappresentato dai genitori che concentrano tutte le loro attenzioni sui figli, rischiano di bloccare la vita autonoma dei figli. Un bloccare non solo lo svi-luppo ed il desiderio del figlio,

ma anche quello dei genitori che vorrebbero vedere il figlio adulto. Questa riflessione possiamo ri-portarla a quanto contenuto nella Bebbia a proposito della figura di Abramo: Dio opera sul monte

affinché Abramo non incorra nel pericolo di fissarsi sul suo unico figlio. Per cui se si sà rinunciare al figlio, solo allora si può diven-tare fecondi verso gli altri, si di-venta accoglienti; viene moltipli-

cata la fecondità, come riportato nel salmo 127 e 128. “I figli sono un dono del Signore, i bambini, la sua benedizione. I figli avuti nella giovinezza sono come frecce in mano ad un guerriero. Felice chi è fedele al Signore e vive secondo la sua volontà. Potrai godere del frutto del tuo lavoro, sarai felice e tutto ti andrà bene. Tua moglie sarà nella tua casa come una fertile vigna e i tuoi figli, attorno alla

mensa, come giovani piante d'u-livo. Così sarà benedetto chi è fedele al Signore!” Nel week end sono state anche celebrate due liturgie in chiave sponsale. La prima si è sofferma-

ta sulla nostra appartenenza alla chiesa tramite il battesimo, uti-lizzando una parte della liturgia delle nozze; la veglia, partendo dal brano evangelico delle 10 vergini (Mt 25, 1-13), ha stimo-

lati i presenti a riflettere sul mi-nistero della famiglia. Le liturgie sono state partecipate intensa-mente da parte di tutti i presenti. Si ritiene, infine, che i parteci-panti hanno riportato a casa un piccolo nuovo bagaglio di espe-rienza utile per la loro vita spiri-tuale di figli, sposi e genitori; una esperienza di spiritualità e di fraternità nella splendida cornice del centro Benedetto XIII.

22 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

È un legame intenso quello tra la Parrocchia del Pre-ziosissimo Sangue in San

Rocco e San Gaspare. Una tra-dizione che nasce moltissimi anni fa e che ogni anno i Mis-sionari del Preziosissimo San-gue, i suoi figli spirituali e an-che nostri parrocchiani rinnova-no, il 21 ottobre, nel giorno in

cui la Chiesa universale lo fe-steggia. Anche quest’anno la nostra Co-munità parrocchiale ha vissuto momenti importanti di crescita: dal momento di riflessione sulle

difficoltà attuali del territorio barese con il Dott. Giuseppe Galante, specialista in crimino-logia clinica e consulente della Procura della Repubblica di Ba-ri, e il docente e regista Dario

Diana, sino al triduo di prepa-razione alla festa di San Gaspa-re; dalla veglia di preghiera

ricordando il transito del Santo, alla solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Mini-

stro Provinciale dei Missionari del Preziosissimo Sangue, don Oliviero Magnone, sino alla partecipatissima processione con la statua e la reliquia del Santo per le strade della città. Una festa degna di un Santo

che ha vissuto con la gente e per la gente, e che non si è stancato mai di trasmettere la gioia e la speranza che solo Cristo ci offre, senza chiedere nulla in cambio.

Ricordare San Gaspare significa vivere il fiducioso abbandono di chi ha imparato a riconoscere un richiamo alla speranza di una fede che non delude, alla quale poter attingere per esse-

re strumenti, lievito e fermento a servizio della Chiesa e dell’a-gire di Dio nella storia.

Nato a Roma il 6 gennaio 1786 fin da piccolissimo fu dedito alla preghiera e alla penitenza. Suo padre era cuoco del principe Altieri, sua madre si occupava della famiglia e gli assicurò una buona educazione cristiana. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1808 si specializzò nell'evangelizzazione dei «barozzari», carrettieri e contadini della campagna romana. Condannato all'esilio per aver rifiutato il giuramento di fedeltà a Napoleone, passò quattro anni in carcere tra Bologna, Imola e la Corsica. Tornato a Roma, dopo la caduta dell'imperatore francese Papa Pio VII gli affidò l'incarico di girare l'Italia predicando e dedicandosi soprattutto alle missioni popolari. Devotissimo al Prezioso Sangue di Gesù, il 15 agosto 1815 fondò la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Nel 1834 Maria de Mattias, decise di seguire i passi di Gaspare, dando vita al ramo femminile della Congregazione, le Adoratrici del Sangue di Cristo. Morì a Roma il 28 dicembre 1837 e fu canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954. La Chiesa universale lo festeggia il 21 ottobre.

BIOGRAFIA

Sito web della Provincia Italiana dei

Missionari del Preziosissimo Sangue

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 23

Il Convegno

Foto a sinistra: a sinistra il criminologo dott. Giuseppe Galante e il regista Dario Diana. Foto centrale: Leonardo Tartarino, presidente

dell’VIII Circoscrizione del Comune di Bari. Foto in alto: Don Mimmo Parlavecchia con Galante e Diana.

La veglia, la festa e la processione di San Gaspare

24 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

Ai miei sacerdoti. Stiamo vivendo in famiglia un doloroso problema di salute che riguarda mio fi-glio Michele Giovanni, colpito all’occhio da un virus, operato d’urgenza a Napoli, i cui postumi sono lenti e fastidiosi; per cui affido a voi sacerdoti che siete più vi-cini a Dio, nostro Padre, di pregare non solo per i miei figli, ma per tutti i ragazzi la cui salute fisica e spirituale è labile; e di questo vi ringrazio tanto e il mio cuo-re di mamma sofferente vi benedirà per sempre. Vi ringrazio inoltre, sia pure con un po’ di ritardo, per la meravigliosa festa di San Gaspare che la cittadinanza barese ha vissuto con gioia ed emozione per l’al-tissima spiritualità che ha caratterizzato le varie celebrazioni, che ha toccato l’a-nima, fatto tremare il cuore e versare lacrime di profonda commozione, tutto questo a lode e gloria del Signore e di San Gaspare, suo fedele servitore, custodito nel bellissimo baldacchino. Che dire dei segni e dei simboli delle varie celebrazioni: il raccontare la vita e il transito di San Gaspare di cui Don Graziano magistralmente ha fatto memoria, è stato qualcosa di indicibile meraviglia. Si desiderava che non finissero mai le emozioni forti che hanno fatto gioiosamente partecipi tutti, la voce ferma, incisi-va e dolcissima di Don Graziano hanno scalfito l’anima; il suo raccontare sentito, emozionato ha fatto conoscere San Gaspare alla comunità parrocchiale. Grazie per questo dono che ha messo in evidenza la vita di San Gaspare, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue di cui molti non conosce-vano l’esistenza. Bello lo spettacolo al quale hanno partecipato i gruppi della Parrocchia. Bravissi-mi tutti… quanto lavoro c’è stato dietro la preparazione della festa. Io, da inse-gnante, conosco bene tutto il lavoro e la fatica che servono per far sì che tutto sia perfetto. Non mancava niente! Grazie di cuore a tutti. Profondamente sentita e coinvolgente ed emozionante la bella processione: i can-ti, la sosta bellissima e sorprendente al Borea, ma soprattutto l’enfasi, il grido, l’incitamento di Don Mimmo che invitava i cittadini a rivedere un po’ tutto il loro percorso di vita, di fede, ha scosso le coscienze, ha turbato favorevolmente la cit-tadinanza barese a svegliarsi da quel torpore di una fede sopita. Quel grido enfa-tico, entusiasta di Don Mimmo è stato come la “voce del deserto di Giovanni Batti-sta”… questa è stata la sensazione che abbiamo avvertito nel nostro essere: emo-zione con occhi lucidi che gli ammalati e i volontari dell’Unitalsi hanno portato a casa. Il loro cuore era pieno di gioia. Belle le invocazioni a San Gaspare e alla Madonna. Le preghiere per i cittadini e la città di Bari, ormai alla deriva, hanno colpito molto. Sinceramente non abbiamo mai vissuto una festa di San Gaspare così proficua. Grazie per tutto questo. L’unico piccolo “neo” (se così si può chiamare), per me che avevo avuto l’incarico di organizzare le letture, è stata una lode al Signore riguardo quell’ammalato che ha letto il Salmo. Alla sua richiesta implorante di leggere non ho saputo dire di no, e sono sicura che Gesù e San Gaspare, che hanno vissuto per gli ammalati, i diseredati, i poveri, gli ultimi, hanno gradito quella preghiera letta con disagio ma con il desiderio di lodare il Signore più di ogni altra lettura altisonante; tutto questo a lode e gloria del Signore. Carissimi sacerdoti è stato bello anche vedervi con l’abito talare. Sono tornata indietro nel tempo quando da piccola vedevo e riconoscevo il sacerdote dal suo abito. Grazie anche per questo! Grazie al Signore perché ha arricchito la nostra Parrocchia, ancora una volta, di quattro splendidi Missionari. Grazie ancora di tutto! Abbiamo bisogno di voi, del-la vostra accoglienza, benedizione, sorriso, affetto, simpatia, stima, amicizia e preghiere. Anche noi preghiamo per voi. Con affetto. Una terziaria francescana

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 25

INCONTRO DELLE FAMIGLIE NELL’ ”ANNO DELLA FEDE” CON PAPA FRANCESCO

- Roma, 26 ottobre 2013 -

26 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

« Adorazione. Si parla poco di adorazione!». Questa considerazione, pronun-

ciata da Papa Francesco con un tono misto di tristezza e preoccu-

pazione, potrebbe far cogliere il senso di uno segni conclusivi dell’Anno della fede. A conferma si può aggiungere un altro pen-siero del Papa rivolto ai seminari-sti e alle novizie a conclusione

delle giornate del loro pellegri-naggio. Allontanandosi anche in questo caso dal testo scritto dis-se: «Uno dei vostri formatori, mi diceva l’altro giorno: évangéliser on le fait à genoux, l’evangelizza-zione si fa in ginocchio. Sentite

bene: “l’evangelizzazione si fa in ginocchio”. Siate sempre uomini e donne di preghiera. Senza il rap-porto costante con Dio la missio-ne diventa mestiere». Parole che sono musica per le

orecchie di chi, come chi scrive, è cresciuto alla scuola di von Bal-thasar. Il grande teologo del se-colo scorso criticava il movimento di alcune scuole che erano passa-te da una “teologia fatta in ginoc-

chio” a una “teologia scritta a ta-

volino”, e pro-vocava al re-cupero della spiritualità e della santità

come forma coerente della vita cristiana. L’unione tra azione e con-templazione è

uno dei punti cardini che la fede esprime e ha sempre bisogno di es-sere ribadita. È in forza di

questo che andando verso l ’ e p i l o g o dell’Anno della Fede, Papa Francesco ha

scelto di re-carsi in un monastero di clausura per un momento di preghiera. La fede vive principalmente di ado-razione. L’incontro con Cristo, in-fatti, richiede che la risposta del

credente scaturisca dalla contem-plazione del suo volto. La giorna-ta «pro orantibus» si erge così a segno di come la fede aiuta nella ricerca dell’essenziale. Dinanzi al mistero che si crede,

d’altronde, la preghiera è il primo e più realistico atteggiamento che si dovrebbe assumere. La con-templazione comunque non allon-tana dagli impegni e dalle preoc-cupazioni quotidiane, al contrario. Essa permette di dare senso e di

sostenere la fatica di ogni giorno. La gioia che proviene da quell’in-contro non è artefatta né limitata a un momento emotivo, ma con-dizione per guardare in profondità e cogliere ciò che vale la pena

vivere. Solo una distratta visione teologi-ca ha potuto creare lo strabismo tra l’amore verso Dio, tipico di chi prega, e l’amore verso il prossi-mo, proprio di chi agisce. Non era

forse per Gesù stesso la contem-

plazione del Padre, momento pro-pedeutico per compiere la sua azione evangelizzatrice? Ridare vigore alla fede, quindi, equivale a verificare la reciprocità tra la

contemplazione e l’azione cristia-na. La prima è il presupposto per una coerente azione evangelica, mentre questa è condizione ne-cessaria perché la contemplazione sia genuina.

La vita contemplativa ha saputo coniugare i due momenti. «Ora et labora» permane nella Chiesa co-me la sintesi più felice a cui la fede conduce. Il monastero delle Monache Camaldolesi sull’Aventi-no, che Papa Francesco ha visita-

to il 21 novembre scorso, presen-ta questa dimensione in modo peculiare. La sua apertura alla città nel servizio della lectio divi-na e della mensa per i poveri, fa emergere l’obiettivo verso cui

conduce la contemplazione: la condivisione di ciò che si possie-de. Non è possibile infatti con-templare il volto di Cristo senza riconoscerlo poi nella sua “carne” più bisognosa perché più soffe-

rente. Ci si prepara anche con questo segno a celebrare l’epilogo di un anno ricco di grazia. Esso è stato segnato in particolare dalla pro-fessione di fede che i milioni di

pellegrini hanno compiuto sulla tomba di Pietro. In questo contesto, un ultimo se-gno culminante consisterà nell’e-sposizione per la prima volta delle reliquie che la tradizione ricono-sce come quelle dell’Apostolo che

qui ha dato la sua vita per il Si-gnore. La fede di Pietro, pertanto, confermerà ancora una volta che la “Porta” per l’incontro con Cristo è sempre aperta e attende di es-sere varcata con lo stesso entu-

siasmo e convinzione dei primi credenti. Un cammino che i cri-stiani di oggi sanno di dover per-seguire senza stanchezza, perché forti e rassicurati dalla contempla-zione del volto di Cristo.

(tratto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della

Nuova Evagelizzazione)

Ecco i risultati dell’Anno della Fede di Mons. R ino Fisic hella

OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013 27

NO

TIZ

IE IN

BR

EV

E

EMERGENZA SARDEGNA

Alluvione in Sardegna, la solidarietà della Chiesa

L A C E I D E S T I N A U N M I L I O N E D I E UR O D A I F O N D I D E L L ' 8 X M I L L E

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha disposto lo stanziamento di un milione di euro dai fon-

di derivanti dall'otto per mille, come prima risposta solidale alla tragedia che ha colpito nelle scorse ore il

Nord-Est della Sardegna. Caritas Italiana, intanto, che resta in costante collegamento con le Caritas locali, ha

messo a disposizione 100.000 euro per i primi interventi in favore della popolazione colpita.

«Le notizie che ci arrivano dalla Sardegna – ha affermato don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana

- sono preoccupanti e la situazione resta di piena emergenza».

Le diocesi maggiormente colpite, secondo quanto è stato confermato dal delegato regionale delle Caritas

della Sardegna, don Marco Lai, sono quelle di Olbia-Tempio, Ales-Terralba e Nuoro con molti paesi allagati

e isolati, intere zone sommerse e raccolti distrutti. Nella diocesi di Olbia-Tempio si è registrato il maggior

numero di vittime e il Vescovo ha riunito i parroci e la Caritas per coordinare gli aiuti; è rimasto aperto

ininterrottamente il locale dormitorio per accogliere quanti hanno lasciato le case.

Nella diocesi di Nuoro i paesi più colpiti risultano Torpé, Galtellì, Oliena, Bitti e Posada, mentre, nella dio-

cesi di Ales-Terralba, Uras e San Gavino.

EMERGENZA FILIPPINE

Colletta nazionale per le Filippine

D O M E N I C A 1 D I C E M B R E I N T U T T E L E C H I E S E

“In questi giorni stiamo pregando e unendo le forze per aiutare i nostri fratelli e sorelle delle Filippine, colpi-

ti dal tifone. Queste sono le vere battaglie da combattere. Per la vita! Mai per la morte!”.

Al termine dell’Udienza generale di mercoledì 13 novembre, Papa Francesco è così tornato a ricordare il

disastro che ha colpito le Filippine, dopo che già domenica scorsa aveva invitato a “pregare e far giungere

anche il nostro aiuto concreto”.

Raccogliendo l’accorato invito del Santo Padre, domenica 1 dicembre 2013 in tutte le chiese d’Italia si terrà

una colletta nazionale, indetta dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana a sostegno delle popola-

zioni provate dal disastro. La Presidenza della CEI ha subito disposto lo stanziamento di 3 milioni di euro dai

fondi derivanti dall’8x1000, mentre Caritas Italiana ha messo a disposizione 100 mila euro.

Le offerte – specificando la causale “Emergenza Filippine” – possono essere inoltrate alla Caritas Italiana tra-

mite:

versamento su c/c postale numero 347013 intestato a: CARITAS ITALIANA, Via Aurelia 796 – 00165 Roma

bonifico bancario: UniCredit - Via Taranto 49, Roma - Codice IBAN: IT88U0200805206000011063119 Co-

dice BIC/SWIFT : UNCRITM1707 oppure Banco Posta – Viale Europa 175, Roma - Codice IBAN:

IT91P0760103200000000347013 Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX

www.facebook.com/groups/occhioallaparrocchia

www.occhioallaparrocchia.it

@OParrocchia

28 OCCHIO ALLA PARROCCHIA - AVVENTO/NATALE 2013

I migliori auguri di un Santo Natale

a tutti i nostri lettori. La redazione