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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XVIII n° 40 - 3.12.17 - I Avvento In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330 Papa in Bangladesh: al gruppo di profughi Rohingya, “vi chiedo perdo- noCari fratelli e sorelle, noi tu vi siamo vicini. È poco quello che noi possiamo fare perché la vostra tragedia è molto grande. Ma facciamo spazio nel nostro cuore. A nome di tu, di quelli che vi perseguitano, di quelli che hanno fao del male, soprauo per lindifferenza del mondo, vi chiedo perdono. Perdono. Tan di voi mi avete deo del cuore grande del Ban- gladesh che vi ha accolto. Ades- so io mi appello al vostro cuore grande perché sia capace di dar- ci il perdono che chiediamo”. Queste le parole rivolte da Papa Francesco al gruppo di profughi Rohingya al termine dellincon- tro interreligioso ed ecumenico avvenuto nel pomeriggio di oggi nel giardino dellarcivescovado di Dhaka. Cari fratelli e sorelle ha deo -, il racconto ebreo-crisano della crea- zione dice che il Signore che è Dio ha creato luomo a sua immagine e somiglianza. Tu noi siamo que- sta immagine. Anche ques fratelli e sorelle. Anche loro sono immagine del Dio vivente. Una tradizione delle vostre religioni dice che Dio, all inizio, ha pre- so un podi sale e lha buato nellacqua, che era lanima di tu gli uomini; e ognuno di noi porta dentro un podel sale divino. Ques fratelli e sorel- le portano dentro il sale di Dio”. Ed ha concluso: Cari fratelli e sorelle, soltanto facciamo vedere al mondo cosa fa legoismo del mondo con limmagi- ne di Dio. Connuiamo a far loro del bene, ad aiu- tarli; connuiamo a muoverci perché siano ricono- sciu i loro diri. Non chiudiamo i cuori, non guar- diamo dallaltra parte. La presenza di Dio, oggi, an- che si chiama Rohingya’. Ognuno di noi, dia la pro- pria risposta”. Il bilancio della visita in Myanmar "L'approccio di Papa Francesco è spesso semplice e paterno, e questa familiarità ha commosso tu, crisani e buddis". Padre Mariano Soe Naing, por- tavoce della Conferenza episcopale del Myanmar, traccia oggi al Sir un bilancio dei momen più sa- lien della visita di Papa Francesco, le ripercussioni sulla vita dell'ancora fragile democrazia birmana e i prossimi passi della piccola comunità caolica. "L'opinione pubblica - dice - ha specialmente gradi- to che il Papa non abbia menzionato la crisi nel Ra- khine State ma abbia fao un discorso inclusivo, chiedendo il rispeo di tu i gruppi etnici". Un momento storicoper la vita della piccola comunità caolica ma anche per tuo il Myan- mar. Così padre Mariano Soe Naing, portavoce della Conferenza episco- pale del Myanmar, de- scrive la visita di Papa Francesco nel Paese che si è conclusa ieri, 30 novembre. Mentre il Papa pro- segue il suo viaggio in Bangladesh, i 700.000 cao- lici birmani cominciano già a pensare al futuro con rinnovata fiducia. Samo cercando, insieme ai vescovi, di fare una sintesi della visita per cercare di andare più in pro- fondità nei contenu e significa dei suoi discorsi: lomelia durante la messa a Kyaikkasan Ground, l o- melia ai giovani e i discorsi alle autorità poliche nella capitale Nay Pyi Taw e al Consiglio supremo Sanghadei monaci buddis nel Kaba Aye Centre. Cercheremo di capire cosa ci suggeriscono le paro- le del Papa. Tra i momen più importan, secondo me, la messa del 30 novembre con i giovani Messa alla St. Marys Cathedral, specialmente quando il Papa ha parlato liberamente con i giovani, è stato un momento molto emozionante. I giovani erano felicissimi per la presenza del Papa tra loro, cè sta- to uno scambio molto bello.

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XVIII n° 40 - 3.12.17 - I Avvento

In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330

Papa in Bangladesh: al gruppo di profughi Rohingya, “vi chiedo perdo-no”

“Cari fratelli e sorelle, noi tutti vi siamo vicini. È poco quello che noi possiamo fare perché la vostra tragedia è molto grande.

Ma facciamo spazio nel nostro cuore. A nome di tutti, di quelli che vi perseguitano, di quelli che hanno fatto del male, soprattutto per l’indifferenza del mondo, vi chiedo perdono. Perdono. Tanti di voi mi avete detto del cuore grande del Ban-gladesh che vi ha accolto. Ades-so io mi appello al vostro cuore grande perché sia capace di dar-ci il perdono che chiediamo”. Queste le parole rivolte da Papa Francesco al gruppo di profughi Rohingya al termine dell’incon-tro interreligioso ed ecumenico avvenuto nel pomeriggio di oggi nel giardino dell’arcivescovado di Dhaka. “Cari fratelli e sorelle – ha detto -, il racconto ebreo-cristiano della crea-zione dice che il Signore che è Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Tutti noi siamo que-sta immagine. Anche questi fratelli e sorelle. Anche loro sono immagine del Dio vivente. Una tradizione delle vostre religioni dice che Dio, all’inizio, ha pre-so un po’ di sale e l’ha buttato nell’acqua, che era l’anima di tutti gli uomini; e ognuno di noi porta dentro un po’ del sale divino. Questi fratelli e sorel-le portano dentro il sale di Dio”. Ed ha concluso: “Cari fratelli e sorelle, soltanto facciamo vedere al mondo cosa fa l’egoismo del mondo con l’immagi-ne di Dio. Continuiamo a far loro del bene, ad aiu-tarli; continuiamo a muoverci perché siano ricono-sciuti i loro diritti. Non chiudiamo i cuori, non guar-diamo dall’altra parte. La presenza di Dio, oggi, an-che si chiama ‘Rohingya’. Ognuno di noi, dia la pro-pria risposta”.

Il bilancio della visita in Myanmar

"L'approccio di Papa Francesco è spesso semplice e paterno, e questa familiarità ha commosso tutti, cristiani e buddisti". Padre Mariano Soe Naing, por-tavoce della Conferenza episcopale del Myanmar, traccia oggi al Sir un bilancio dei momenti più sa-lienti della visita di Papa Francesco, le ripercussioni sulla vita dell'ancora fragile democrazia birmana e i prossimi passi della piccola comunità cattolica. "L'opinione pubblica - dice - ha specialmente gradi-to che il Papa non abbia menzionato la crisi nel Ra-khine State ma abbia fatto un discorso inclusivo, chiedendo il rispetto di tutti i gruppi etnici".

“Un momento storico” per la vita della piccola comunità cattolica ma anche per tutto il Myan-mar. Così padre Mariano Soe Naing, portavoce della Conferenza episco-pale del Myanmar, de-scrive la visita di Papa Francesco nel Paese che

si è conclusa ieri, 30 novembre. Mentre il Papa pro-segue il suo viaggio in Bangladesh, i 700.000 catto-lici birmani cominciano già a pensare al futuro con rinnovata fiducia.

Stiamo cercando, insieme ai vescovi, di fare una sintesi della visita per cercare di andare più in pro-fondità nei contenuti e significati dei suoi discorsi: l’omelia durante la messa a Kyaikkasan Ground, l’o-melia ai giovani e i discorsi alle autorità politiche nella capitale Nay Pyi Taw e al Consiglio supremo “Sangha” dei monaci buddisti nel Kaba Aye Centre. Cercheremo di capire cosa ci suggeriscono le paro-le del Papa. Tra i momenti più importanti, secondo me, la messa del 30 novembre con i giovani Messa alla St. Mary’s Cathedral, specialmente quando il Papa ha parlato liberamente con i giovani, è stato un momento molto emozionante. I giovani erano felicissimi per la presenza del Papa tra loro, c’è sta-to uno scambio molto bello.

Qual è stato l’impatto della visita di Papa Francesco sull’opinione pubblica e sui media?

L’approccio di Papa Francesco alla gente è spesso semplice e paterno, e questa familiarità ha com-mosso molto tutti: non solo i cristiani, anche i bud-disti. Credo abbiano percepito una grande discipli-na e unità della Chiesa cattolica, nonostante i timo-ri che l’afflusso di migliaia di persone tutte insieme potesse creare delle difficoltà. La polizia e l’opinio-ne pubblica sono rimasti colpiti dalla nostra disci-plina durante e dopo gli eventi, dalla capacità di aiutarci gli uni con gli altri, dalla gentilezza recipro-ca e dal nostro desiderio di unità per tutto il Paese.

È stato quindi un momento storico per il Myanmar?

Sì è stato veramente un momento storico. Anche i giornali hanno definito così la visita. L’opinione pubblica ha specialmente gradito che il Papa non abbia menzionato la crisi nel Rakhine State ma ab-bia fatto un discorso inclusivo, chiedendo il rispetto di tutti i gruppi etnici.

Pensa che la visita contribuirà a rafforzare il processo democratico nel Paese?

Sì, speriamo che favorisca specialmente l’accettazione reciproca. Durante l’incon-tro con i monaci buddisti, entrambi i di-scorsi – sia del capo supremo del Consiglio Sangha, sia del Papa -, hanno sottolineato che nelle radici delle religioni non esiste la violenza e non sono previsti estremismi e terrorismo. E che le differenze non devono creare problemi ma si può lavorare insieme, mano nella mano. Anche a Nay Pyi Taw, quando il Papa ha parlato a Aung San Suu Kyi ci sono stati dei tratti in comune relativi alla volontà di superare tutte le divisioni e lavorare in-sieme per la pace, la crescita e la sicurezza delle persone. Credo che la visita del Papa darà una forte spinta al percorso di democratizzazione del Paese, verso il reciproco rispetto e l’unità.

Cosa le ha lasciato l’incontro con Papa Francesco a livello personale?

Siamo stati tutti felicissimi per questa esperienza. Come organizzatori siamo stati molto impegnati per fare in modo che le cose funzionassero bene ma abbiamo avuto alcune occasioni per stare mol-to vicini al Papa. Il suo volto era sempre sorridente, soprattutto durante la messa. Ho percepito la gioia

delle persone attorno al suo leader e la sua gioia di stare tra noi. Ho sentito che siamo uniti in una sola Chiesa. Conserveremo con cura questa vicinanza nei nostri cuori e nella nostra fede.

In conclusione, quali saranno i prossimi passi per la piccola comunità cattolica del Myanmar?

In gennaio avremo l’incontro della Conferenza epi-scopale e sicuramente i vescovi pianificheranno la pastorale secondo le indicazioni del Papa. Poi avre-mo l’incontro nazionale dei giovani, che sarà un’al-tra occasione per mettere in pratica le sue parole. Faremo in modo di non dimenticare presto ciò che ci ha detto e prolungare il più possibile l’impatto positivo della sua visita.

92° Settimana sociale in Francia. L’Europa di domani con gli occhi dei cattolici

Sarah Numico

“Che Europa vogliamo?”: se lo sono chiesti a Parigi i circa 1.700 laici cattolici durante la 92°Settimana socia-le francese (18-19 no-

vembre 2017).

Donne e uomini, giovani e meno gio-vani, voci politiche, ecclesiali, francesi e

non, insieme per due giorni in un’enorme sala, gran-de abbastanza per contenerli tutti e permettere di ascoltarsi tutti. La carrellata di voci è stata multiforme e coerente, la star forse Michel Barnier, il negoziatore del Brexit per la Commissione europea. Forse perché è francese o perché ha parlato con sincerità e correttezza di Euro-pa, appassionando gli animi, senza tacere i limiti di questo cammino. E una profezia: l’Europa potrà restare al tavolo delle grandi decisioni mondiali solo i Paesi europei sapran-no agire insieme. “Il ‘ciascuno per sé’ ci renderà dei sottoposti a cinesi e americani”, ha preconizzato Bar-nier. Coinvolgenti e motivanti anche la ministra per gli affari europei Nathalie Loiseau e mons. Jean-Pierre Grallet, il vescovo che rappresenta la Francia alla Commissione degli episcopati della Comunità euro-pea (Comece), che ha sede a Bruxelles. Il compito di tenere il “fil rouge” durante le giornate è stato affi-

dato al priore di Taizè, fr. Aloïs, che ha fatto pregare e riflettere i partecipanti.

Consultazione on line. Aldilà delle voci che si sono succedute (tutti gli interventi registrati e resi disponi-bili su http://ssf-lasession.org), il fatto è che i cattoli-ci francesi, anticipando lo slancio europeista del pre-sidente della Repubblica Emmanuel Macron, già da mesi, attraverso le loro “antenne sul territorio” han-no avviato una riflessione sull’Europa che continuerà anche dopo l’appuntamento parigino. Alla fine dei lavori la presidente Dominique Quino ha infatti lanciato alcune piste di riflessione in vista di un “Manifesto per l’Europa” che dovrà prendere for-ma e consistenza con i contributi di tutte le antenne delle Settimane sociali di Francia sul territorio, invita-te a “postare” la loro opinione entro il 15 febbraio. I cattolici francesi quindi sono pronti a rispondere all’invito che Macron ha rivolto il 26 settembre alla Sorbona, quando ha spiegato il suo “piano per l’Eu-ropa” e ha lanciato la proposta di “convenzioni de-mocratiche sul futuro dell’Europa” in tutti i Paesi membri dell’Ue.

Proposte simboliche e concrete. Per aiutare l’Europa a superare “i travagli di una crisi di adolescenza”, ha detto la presidente Dominique Quino, c’è innanzi-tutto bisogno di “conoscersi meglio”: “Non siamo so-lo statistiche, Pil, debito e tassi di crescita. Siamo persone, volti” che si devono conoscere e riconosce-re attraverso “l’incontro e il dialogo”, ha dichiarato Quino parafrasando le parole di Papa Francesco al recente congresso Comece “Ripensare l’Euro-pa” (tenutosi in Vaticano a fine ottobre). Un primo modo simbolico per fare questo è che le riunioni del Consiglio europeo non si svolgano solo a Bruxelles, ma a turno nelle diverse capitali, come avveniva fino al 2004, perché la capitale dell’Europa “sono tutte le capitali degli Stati membri”. Ancora sul piano simbolico è la proposta di “istituire un giorno festivo comune europeo, il 9 maggio, per esempio”. Più di sostanza è la necessità di parlare maggiormen-te “dell’attualità di tutti i Paesi europei e dell’attuali-tà europea in senso stretto”, come hanno sollecitato i giovani presenti alla Settimana sociale, fino alla rea-lizzazione di “libri di scuola” comuni tra i Paesi. Di questo capitolo fa parte anche la proposta di apri-re l’Erasmus a tutti i giovani, anche a chi non stu-dia, e di promuovere gemellaggi di ogni tipo.

Più informazione e democrazia. C’è poi bisogno di

rendere “l’Europa più democratica”: questo può av-venire con una comunicazione “degli obiettivi priori-tari dell’Ue in un linguaggio chiaro”, ma anche con spiegazioni “leali e pedagogiche” da parte dei politici e dei media francesi di come l’Europa “contribuisca alla vita quotidiana dei cittadini francesi”. Più democrazia si avrà se le liste per le elezioni euro-pee saranno formate da “persone veramente deter-minate a sostenere un progetto per l’Europa, dedi-carsi a esso e a riferire agli elettori del loro impegno”. E come proposto da Macron alla Sorbona, ben ven-gano “liste transnazionali per le elezioni europee”, a cui in una prima fase potrebbero essere attribuiti i seggi che la Gran Bretagna lascia vuoti.

Fisco, migrazioni, difesa… Perché abbia futuro, l’Eu-ropa dovrà essere “più solidale”, al suo interno e all’esterno. Serve “aggiornare la Carta europea dei diritti sociali dei lavoratori” del 1990, cosa che “rilancerebbe il dialogo sociale” e sosterrebbe un “nuovo programma legislativo in Europa” secondo alcune priorità: orario minimo di lavoro, protezione per i lavoratori non coperti da contratti collettivi, di-ritti per i nuovi lavoratori autonomi. Servono poi regole per eliminare “la concorrenza fi-scale tra Stati”. Poi lotta contro i paradisi fiscali, e appello allo “spirito di lealtà” delle imprese per mettere in atto norme fiscali efficaci ed eque. Se si guarda all’esterno, l’Ue ha “responsabilità”: le migrazioni sono ovviamente il primo punto, con pa-role come “immigrazione ragionata”, immigrazione come “realtà positiva per l’Europa” e una lunga serie di indicazioni: forte cooperazione per la sorveglianza delle frontiere; accoglienza delle persone aventi di-ritto alla protezione internazionale, garantendo la convergenza delle procedure per la concessione dell’asilo, l’integrazione e il ritorno nei Paesi di par-tenza; aiutare i migranti a comprendere e rispettare i valori dei Paesi ospitanti; distribuire le persone tra gli Stati membri anche in base alle capacità e ai desideri dei migranti; non fermare il ricongiungimento fami-liare.

L’Africa non poteva mancare: le cooperazioni econo-mica e politica devono mirare al consolidamento del-lo stato di diritto e della democrazia; gli investimenti (e non solo il commercio) siano il fulcro di questa partnership; le compagnie europee paghino le tasse nei Paesi africani in base ai benefici che ne traggono. L’Europa più solidale è, secondo i francesi, l’Europa che si dota di “una forza di difesa europea comune,

Giorno Ore Intenzioni S. Messe defunti

Sabato 2 18.30

Durante Guido, Teresa e Donatella e fam.; Albino, Clelia e def. Buso; An-gelo, Antonietta e Paola Pellizzari; Mussato Elda, Selva Federico, Carnia-to Leone, Carniato Giulio; Sanvido Leo Giulietta; De Longhi Albino e Ro-ma;

Domenica

3

8.00 S. Anna

Cendron Luca; Condotta Emma e Cendron Antonio;

9.00 def. via Antoniutti;

11.00 Pavan Angelo e Elvio; Zanibellato Pietro;

Martedì 5 18.30 S. Messa alla sera

Liberali Mariarosa;

Mercoledì 6 18.30

Giovedì 7 18.30

Venerdì Immacolata

8 8.00 9.00 11.00

Cocchi Umberto;

Sabato 9 18.30

Domenica

10

8.00 S. Anna Cendron Andrea, Anastasia, Angelo, Caterina;

9.00 Elena Mandolfo; Fermi Divo;

11.00

AVVISI

Lunedì 4 ore 10 funerale di Bosco Mauro

Grest invernale per le elementari 27-28-29 dicembre

Mercatino di Natale

Anche quest’anno il Gruppo San Vincenzo organizza il tradizionale Mercatino di Natale che aprirà i battenti sabato 26 novembre e terminerà domenica 3 dicembre. Quest’anno il ricavato verrà devoluto anche al progetto “adotta un posto di lavoro”. Molti di noi hanno adottato un bambino a distanza; possiamo adottare anche un adulto dandogli l’aiuto più prezioso: il lavoro. Rivolgetevi al Gruppo San Vincenzo per avere ulteriori dettagli in merito.

Vi informiamo, inoltre, che ci troverete prossimamente sulla pagina Facebook Gruppo San Vincenzo Parrocchia di Monigo Treviso. Vi aspettiamo tutti a visitare il nostro mercatino.

Oltre al mercatino della S. Vincenzo ci sarà un mercatino di giochi usati, gestito da alcune mamme nel

Bar

Visita il sito della parrocchia: parrocchiamonigo.com

Vedi articoli tratti dal giornale “Avvenire” sul tema dei migranti e altri argomenti.

basata su un’analisi convergente delle realtà interna-zionali” e di una diplomazia “più coerente e attiva”. A fianco del Papa. Il riferimento di fondo, che vede i cattolici francesi delle Settimane sociali al fianco di Papa Francesco, è quello dell’impegno per “un nuo-vo umanesimo europeo”. E una proposta: se i bilanci

degli Stati vengono passati al vaglio dell’Ue che ne verifica la conformità alle regole Ue, perché non può avvenire lo stesso “riguardo al rispetto delle norme dello stato di diritto”?