mezzalira intervista trascrizione

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“La gioia del ricordo del cammino” Intervista al M° Giacomo Mezzalira A cura di Francesco Barbuto Nato a Cantello (Varese) nel 1959, ha compiuto i propri studi musicali presso il Conservatorio "G. Verdi " di Milano diplomandosi in pianoforte con U. Amadei, in composizione con G. Giuliano, in organo e composizione organistica con L. Molfino e G. Parodi. E' docente di ruolo di teoria musicale presso l'Istituto Musicale Pareggiato "G. Puccini " di Gallarate (Va). Ha pubblicato con le Case Editrici Carrara, Rugginenti e Carus. Nel 2007 ha ottenuto la menzione speciale al Concorso di Composizione Corale Sacra Liturgica “Ricordando Giulio e Gian Paolo Tonelli” di Brescia e il primo premio al Concorso Internazionale di Composizione Sacra Liturgica organizzato da Creator Faenza e Accademia Bizantina. Nel 2013 ha vinto il secondo premio al Concorso Internazionale di Composizione “Guido d'Arezzo”. Dirige la Corale della Basilica di S. Vittore di Varese e il coro 7 laghi di Varese. Caro maestro Mezzalira, intanto le faccio i miei complimenti vivissimi per il suo prestigioso secondo posto (primo premio non assegnato) al 40° Concorso Internazionale di Composizione “Guido d’Arezzo” 2013, con la sua composizione Memoràre, valutata da una giuria di altissimo livello con i maestri J. Busto, D. Clapsson, C. Galante, J. Paradell e V. Runchak. È un risultato questo che certamente contribuisce a confermare e a onorare le nostre eccellenze musicali lombarde. Le faccio una prima domanda diretta ed emotiva a questa importante esperienza. Cos’ha provato quando le è stato comunicato il risultato di questo prestigioso concorso? Quello che si prova è senz' altro la gioia e l'emozione; sentimenti questi, che un po' tutti possiamo comprendere e che ognuno può esternare in modi diversi. Se è vero che i premi arrivano dopo le fatiche, allora devo dire che dopo la felicità è arrivato anche il ricordo del cammino e del lavoro che hanno accompagnato la composizione che ho presentato. Personalmente questa “gioia del ricordo del cammino” la gusto sempre interiormente senza però coinvolgere quelli che mi stanno intorno. Tutto ciò mi aiuta a costruire un metodo di lavoro più efficace evitando certi errori e facendo nascere nuove idee. Ci spiega un po’ che cos’è la sua composizione Memoràre, che ha partecipato al concorso internazionale di Arezzo? Memoràre o piissima Virgo Maria’ e’ un'antifona mariana attribuita a Bernardo di Chiaravalle. Formalmente, il brano che ho scritto e’ diviso in tre parti che sono poi suggerite dal testo stesso. E' un po' un cammino sofferto di avvicinamento alla nostra Madre celeste. La prima parte nasce dalla timida richiesta alla Vergine Maria di ricordarsi che tutti coloro che si sono rivolti a lei per chiedere aiuto sono stati ascoltati. La seconda parte è un vero e proprio rinfrancato passo in avanti per chiedere di essere accolti alla sua presenza . Questo passo e’ seguito dalla prostrazione, il cadere in ginocchio che riconosce il limite dei propri peccati: ritengo questo momento, la vera parte centrale del brano musicale. La terza parte è la preghiera vera e propria che sale con sempre maggiore certezza e chiede di essere esaudita sfociando nel vigoroso “sì certamente, così sia” dell'Amen.

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“La gioia del ricordo del cammino”

Intervista al M° Giacomo Mezzalira A cura di Francesco Barbuto

Nato a Cantello (Varese) nel 1959, ha compiuto i propri studi musicali presso il Conservatorio "G. Verdi " di

Milano diplomandosi in pianoforte con U. Amadei, in composizione con G. Giuliano, in organo e

composizione organistica con L. Molfino e G. Parodi.

E' docente di ruolo di teoria musicale presso l'Istituto Musicale Pareggiato "G. Puccini " di Gallarate (Va).

Ha pubblicato con le Case Editrici Carrara, Rugginenti e Carus. Nel 2007 ha ottenuto la menzione speciale al

Concorso di Composizione Corale Sacra Liturgica “Ricordando Giulio e Gian Paolo Tonelli” di Brescia e il

primo premio al Concorso Internazionale di Composizione Sacra Liturgica organizzato da Creator Faenza e

Accademia Bizantina.

Nel 2013 ha vinto il secondo premio al Concorso Internazionale di Composizione “Guido d'Arezzo”.

Dirige la Corale della Basilica di S. Vittore di Varese e il coro 7 laghi di Varese.

Caro maestro Mezzalira, intanto le faccio i miei complimenti vivissimi per il suo prestigioso secondo posto

(primo premio non assegnato) al 40° Concorso Internazionale di Composizione “Guido d’Arezzo” 2013, con

la sua composizione Memoràre, valutata da una giuria di altissimo livello con i maestri J. Busto, D.

Clapsson, C. Galante, J. Paradell e V. Runchak. È un risultato questo che certamente contribuisce a

confermare e a onorare le nostre eccellenze musicali lombarde. Le faccio una prima domanda diretta ed

emotiva a questa importante esperienza.

Cos’ha provato quando le è stato comunicato il risultato di questo prestigioso concorso?

Quello che si prova è senz' altro la gioia e l'emozione; sentimenti questi, che un po' tutti possiamo

comprendere e che ognuno può esternare in modi diversi. Se è vero che i premi arrivano dopo le fatiche,

allora devo dire che dopo la felicità è arrivato anche il ricordo del cammino e del lavoro che hanno

accompagnato la composizione che ho presentato.

Personalmente questa “gioia del ricordo del cammino” la gusto sempre interiormente senza però

coinvolgere quelli che mi stanno intorno. Tutto ciò mi aiuta a costruire un metodo di lavoro più efficace

evitando certi errori e facendo nascere nuove idee.

Ci spiega un po’ che cos’è la sua composizione Memoràre, che ha partecipato al concorso internazionale di

Arezzo?

‘Memoràre o piissima Virgo Maria’ e’ un'antifona mariana attribuita a Bernardo di Chiaravalle.

Formalmente, il brano che ho scritto e’ diviso in tre parti che sono poi suggerite dal testo stesso. E' un po'

un cammino sofferto di avvicinamento alla nostra Madre celeste.

La prima parte nasce dalla timida richiesta alla Vergine Maria di ricordarsi che tutti coloro che si sono

rivolti a lei per chiedere aiuto sono stati ascoltati. La seconda parte è un vero e proprio rinfrancato passo

in avanti per chiedere di essere accolti alla sua presenza .

Questo passo e’ seguito dalla prostrazione, il cadere in ginocchio che riconosce il limite dei propri peccati:

ritengo questo momento, la vera parte centrale del brano musicale. La terza parte è la preghiera vera e

propria che sale con sempre maggiore certezza e chiede di essere esaudita sfociando nel vigoroso “sì

certamente, così sia” dell'Amen.

Il coro è impegnato fino ad un massimo di otto voci e ciò mi ha consentito di utilizzare una ricca tavolozza

di colori unitamente ad una molteplicità di combinazioni.

Entriamo ora invece nella sua dedizione compositiva e artistica.

Come ha scoperto la sua vocazione per la scrittura?

Si scrive per fare i compiti di composizione e poi ci si ritrova a comporre i salmi, le antifone e i mottetti

per la Corale San Vittore di Varese. La scoperta è avvenuta prestando servizio come direttore di un coro

da chiesa, tenendo conto appunto delle caratteristiche e delle potenzialità del coro a disposizione.

Quali sono stati i maestri che hanno rappresentato un punto di riferimento per il suo percorso artistico e

compositivo? Cosa le hanno in particolare insegnato?

Il mio primo maestro è stato il sacerdote coadiutore dell'oratorio di Cantello: Don Longoni. Fu lui in un

lontano pomeriggio degli anni '60 a prelevarmi dal campo di calcio dell'oratorio e a condurmi con una

certa decisione sull'organo a canne della chiesa parrocchiale.

Avevo nove anni . Dovrei poi continuare con la profonda riconoscenza e stima per il caro maestro di

pianoforte Ugo Amadei.

A seguire, l'allora direttore del Liceo Musicale di Varese Riccardo Malipiero e gli insegnanti di armonia e

composizione Angelo Mazza, Silvia Bianchera Bettinelli, Pippo Molino e Giuseppe Giuliano. Per lo studio

dell'organo ho incontrato Luigi Molfino e Giancarlo Parodi.

Ciascuno di questi insegnanti, in misura diversa, mi ha aiutato nel percorso scolastico. In seguito, con i

corsi di improvvisazione organistica di Arcore tenuti da K. Ostrowski, F. Blanc, M. Clerc, T. Flury e W.

Seifen ho avuto modo di raggiungere quel di più che mi interessava soprattutto per il proseguimento

della ricerca di uno stile personale.

Ancora una domanda sull’ispirazione.

Come sceglie i testi su cui impostare e dedicare la sua scrittura compositiva? Scrive anche su committenza?

Un testo di musica ti attrae per la profondità di significato, per la musicalità già contenuta nei versi e per

la possibilità offerta di essere impiegato in alcune circostanze legate al calendario liturgico. Altre volte il

testo diventa un tarlo che rode e che non ti lascia in pace e così, magari da un intuizione su come rendere

musicalmente un concetto, un'espressione o un'invocazione, nasce il primo nucleo di quella che poi

diventerà la piccola o grande composizione. E' accaduto così per il Memorare . Penso che un testo per

essere compreso debba appunto diventare un amico, un compagno di strada. Per quanto riguarda la

scrittura su committenza devo dire che giunge dal Seminario di Venegono per gli inni dei nuovi candidati

al sacerdozio e poi dalle Edizioni Rugginenti di Milano, dalle Edizioni Carrara di Bergamo e dalle Edizioni

Carus di Stoccarda.

Molto dibattuto, ancora oggi, è il problema dell’interpretazione musicale. Vi è ancora un’ampia disputa

sulla sua natura se sia un’attività creativa oppure semplicemente tecnica. Qual è il suo rapporto con le sue

opere, da questo punto di vista? E ancora, una volta rese pubbliche le sue composizioni, ritiene che non

appartengano più al compositore, ma all’esecutore, oppure vuole che le esecuzioni rispondano ad una idea

precisa riscontrabile dalla partitura?

Non so se è azzardato affermare che per la musica si incontrano tre libertà: quella del compositore,

quella dell'interprete e quella dell' ascoltatore. Molti grandi interpreti con la loro libertà rendono

pienamente ciò che è stato scritto dai grandi compositori e molte volte accade che arrivi anche qualcosa

in più. Per quanto riguarda l'appartenenza delle opere penso che ci si debba regolare come con i figli.

Una volta generati bisogna lasciare che incontrino il mondo con tutto quello che di positivo e negativo

comporta (per la musica dobbiamo intendere ovviamente interpreti bravi e meno bravi). In fondo

bisogna mettere poi la libertà degli ascoltatori di gradire e non gradire ciò che viene proposto.I veri valori

in ogni caso devono superare la prova del tempo.

Dicevamo che la conosciamo molto soprattutto per la sua dedizione alla musica corale. Qual è il suo

rapporto col “coro”? Ritiene che debba esserci un approccio e un trattamento di scrittura diverso tra la

composizione per coro amatoriale e per coro professionale ?

Io ho dovuto necessariamente considerare questa diversità tra il professionale e l'amatoriale proprio per

poter camminare serenamente con i miei coristi. I cori che dirigo sono a tutti gli effetti cori amatoriali.

Pertanto la scrittura che impiego deve permettere di lavorare con serenità attorno ad un progetto che

lasci intravedere la piena possibilità di riuscita.

Per le pagine più difficili bisogna aspettare l'impegno di compagini corali più preparate.

Cosa ne pensa della musica corale di oggi?

Per quel che riguarda la composizione penso che sia molto più libera, senza pregiudizi, affascinante e

sorprendente.

Pensando invece alla musica corale come coralità ed espressione culturale trovo che in Italia stiamo

cercando di adeguarci a chi in Europa è molto più avanti, ma il cammino è ancora lungo.

Come ultima domanda, le chiedo se può lasciarci qualche suggerimento per i giovani che desiderano oggi

intraprendere il mestiere di “compositore”. Quale consiglio darebbe da seguire?

Quando si danno consigli ci si sente già vecchi e quando si dicono dei no a questo o quello è perché forse

noi ci siamo cascati. Proviamoci lo stesso sorridendo un po'. Per quello che ho vissuto e che è valso fin

qui per me, direi che non bisogna avere fretta, non bisogna mai smettere di studiare, non bisogna

sottovalutare anche la più piccola delle esperienze musicali che si incontrano.

Bisogna cercare poi di essere felici di quello che si fa, sforzarsi di capire qual'è veramente il proprio

carisma, riconoscere serenamente i propri limiti e i meriti degli altri, accettare con molto realismo le

opportunità che la musica offre, accettare il confronto con gli altri per nuovi stimoli e progetti senza

cedere a invidie e gelosie.

Non so se è tutto, ma per me questo è già tantissimo.