la riviera n°35 del 26/08/2012

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La Riviera n°35 del 26/08/2012

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DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 03

La differenza fra favole eleggende è nota. Le secondehanno sempre un fondo diverità, mentre le prime traggonovita dalla fantasia del lorocreatore. Così, la leggenda delsecchio d’oro alla basedell’arcobaleno, diffusa a tutte lelatitudini, ha un briciolo di veritàche in Aspromonte trovacertezze nelle testimonianzeancora vive e loquaci che a volteparlano a orecchie che sannoascoltare. E di secchi d’oro ilmonte Lucente ne è pieno, ricchidoni destinati agli uominipazienti e devoti. Regali che iltempo conserva e consegna a chiascolta. E non bisogna seguire isegni dell’iride per trovarli, maosservare le regole oralmentetrasmesse. I secchi inAspromonte non stanno allabase dell’arcobaleno, abitano idescri e saltano fuori quando ildio lo vuole. Basta sedersi easpettare, lasciarsi inzupparedall’acqua violenta di untemporale estivo e sperare che ilfulmine cada. Se la folgore arrivae l'albero s’incendia, il più èfatto. Bisogna attendere pertutta la notte. Al mattino si va acercare fra le ceneri e il secchiosalta fuori. Oro e argento sonodoni, piombo fuso è laricompensa del peccato. Gioie aicuori puri, pene ai cuori neri.Nulla agli impazienti, e nienteagli ignoranti. I primi che ilfuoco lo vanno ad appiccare,senza attendere il lampo. Isecondi che vanno a tentativi,bruciando gli alberi a caso. Pocooro e poco argento al tempod’oggi. Che pochi tengonoorecchie buone ad ascoltare.Poco oro e poco argento, perchéi figli dei figli dei boschi un escronon sanno neppure cosa sia.

LE CHEVALIER

Fuochi d’estateossia il risvegliodei politicisauri

IL DITO NELL’OCCHIOIL DITO NELL’OCCHIOUNA STORIAUNA STORIA

Nell’area Grecanica

CCARARTOLINE PER LA PTOLINE PER LA PADADANIAANIA * di Antonio Calabrò

Le notizie più lette della settimana su larivieraonline.com1) AFRICO: SCOPERTA ARCHEOLOGICA, RITROVATI MANUFATTI IN BRONZO

Dati larivieraonline.com

In questo Aspromonte scavato come il visorugoso di un vecchio, tra fiori di selvaticabellezza e primordiali colori, dove ancora sisente il profumo del mare, laggiù, tra Rogudi eBova Superiore, ecco le antichissime rocce,che da tempo immemorabile sorvegliano lavalle e che generazioni di Calabresi, una dietrol’altra, hanno sempre chiamato “Le Caldaiedel Latte” (I caddari du latti).Nell’intero panorama non c’è traccia d’uomo.Tratti di Calabria da proteggere, conservare,custodire, come piccoli incanti sopravvissuti.

2) AFRICO: IMPRESSIONI A CALDO DEI DUE SUB

3) IL RITROVAMENTO DI CAPO ZEFFIRIO

4) UCCIDERE LA TARANTELLA

5) LE DICHIARAZIONI DI SCORDINO SUL RITROVAMENTO DEL BRONZO

6) MONASTERACE: MA LA LANZETTA È OFFESA CON NOI?

7) GLI EVENTI NELLA LOCRIDE DAL 19 AL 25 AGOSTO

RODERIGO DI CASTIGLIA

L’amore è cieco, ma basterà munirsid’un bastone e di un cane per evita-re inciampi e cadute. Il guaio piùgrande dell’amore, però, è che èanche soffocante, e inevitabilmentesi spira tra le braccia dello spasi-mante o della spasimante cheaumentano la stretta fino a impedi-re qualunque funzione vitale. Tale èl’amore dei politicisauri, specie par-titica come i disonauri, sono unaspecie animale, e a questi accomu-nati dalla comune residenza in etàremote. Ad essere equanimi, quelladei politicisauri non è una specietotalmente calabrese, cioè sopravvi-vente esclusivamente in Calabriache in misura massima offre mera-vigliose condizioni di remoto persi-stente, adatte alla perduranza dellarazza mostruosa. Anche il restod’Italia dà bronzea prova della resi-stenza ad ogni evoluzone dei politi-cisauri. I quali hanno come caratte-ristica il brusco e irrequieto risve-glio. Addirittura, d’estate quando ilsole leone invita alla pigrizia e alsonno. Qui, da noi, l’estate foraggiauna campagna pregnante: laGoletta verde ci assalta dal mare, ilfronte antimafia da terra. La primadice sporco il nostro mare dove,comunque, non spesseggiano lenavi mercantili, il secondo ci rendeinabitabili con le passere viaggiatriciche in tutta l’Italia pigolano semprepiù forte sulla Calabria, infestatadalla ‘ndrangheta, che, essendo dinatura anche climatica, arroventa laCalabria sopratutto nell’estate con-correnziale dei flussi turistici. A menon risulta che i politicisauri abbia-no mai ingaggiato una battaglia diidee contro i propagatori d’unaCalabria totalizzante corpo crimina-le e contro gli estremisti dell’am-bientalismo e del verdismo, cheriservano il mare per i delfini e ilpaesaggio per le lucertole. Gli uomini, più che una creazionedivina, sono stati una dannazione, e,infatti, Dio ne ha accompagnato ilprimo cammino con animali ferociche li apprestavano al fiero pasto.Né hanno imparato la lezione, fattaeccezione per i navigatori dellaGoletta e per i viaggiatoridell’Antimafia che, essendo o sen-tendosi un po’ padreterni, il settimogiorno riposeranno anche loro.Sulla spiaggia di Rimini, accoglientee ospitale per i servigi resi.

L’escroregala l’oro

Loro ce la mettono tuttaLoro ce la mettono tuttaL’ex senatore Antonino Monteleone (An) e ilmilitante Cesare Pelle (Pdc) tentano di rad-drizzare il cartello del Parco d’Aspromontedi Antonimina. Ci riusciranno? Speriamo disì. Forse riallineando il segnale riuscirannoanche miracolosamente a raddrizzare le con-dizioni in cui versa l’intero Parco. Loro il lorocontributo lo dimostrano scherzosamentecosì, staremo a vedere se riusciranno in que-st’impresa di alta ingegneria trasversale.

INCLINAZIONI ANOMALE

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Parlandodi...

Violenza mafiosa a ripetizione delenda Polistena?GIACOMINO VERONESE

A qualcuno, a più di uno, allo stato parallelo, che vienecontrabbandato come nemico dello Stato, non piace l’Amministrazione comunale di Polistena, guidata dalgiovane e integerrimo sindaco comunista, MicheleTripodi. E, per fare capire sensibilmente che proprionon piace, le armi della politica, che urlano l’opposizio-ne a colpi di manifesto, sono state sostituite dalla poli-tica delle armi, che si abbattono sui beni e le persone.Al giovane sindaco, già dal primo muoversidell’Amministrazione sul terreno avanzato dellademocrazia effettiva, di interventi sociali concreti,della lotta ai soprusi, ai privilegi, ai casati eterni, sonostate rubate due macchine. Non è stato sufficiente perintimidirlo e spingerlo alla vita domestica. Un ossoduro. Potrebbe funzionare la tattica di indebolirlo aifianchi, ed ecco il pesante attentato all’assessoreDomenico Muià. Ma la maggioranza non si sfalda.Diventa più graniticamente compatta. Palla allora nuo-vamente al centro, cioè nel mirino nuovamente il gio-vane sindaco. Gli mandano un avviso a mezzo pacco-bomba, depositato sul portone della casa d’abitazio-ne. Michele Tripodi, che si è nutrito di midolla di leone,non arretra d’un solo millimetro. Non può tradire ilpopolo, che lo ha eletto con voto plebiscitario. Rimaneal suo posto di guida senza tentennamenti. LaPrefettura ha deciso di rafforzare la vigilanza sul giova-ne sindaco. Il segretario nazionale dei ComunistiItaliani ha manifestato la sua solidarietà al Sindaco,non senza una punta d’orgoglio per questo suo com-pagno di Partito, che resiste a testa alta alla congregadella violenza organizzata. Delenda Polistena.Polistena deve essere distrutta come distrutta dovevaessere Cartagine, anche se i Catoni polistenesi non par-lano latino. Deve essere distrutta Polistena.Rappresenta un cattivo esempio. Dice che anche in unterritorio dove è presente la ndrangheta si può gover-nare, tenendo le mani pulite, senza connivenze.Delenda Polistena. Offre lo sconcertate spettacolo diun Sindaco, che per rimanere guida del paese, nonattende né la solidarietà del Ministro degli Interni nél’esosrtazione ad andare avanti della Commissioneparlamentare Antimafia. Muti l’uno e l’altra. E faimpressione che la signorina Rosy Bindi e il signor PierLuigi Bersani trovino accenti di sostegno solo quandovengono sfiorati i sindaci della loro parte politica.Polistena non sarà distrutta.

DAL CORRIERE DELLA SERA

IN EVIDENZAAntimafia:Il romanzo autobiografico di un excarabiniere sulle vicende piùscottanti della lotta al crimineorganizzato

Infiltrarsi nella ‘ndrangheta per servire la ragion di Stato

A dieci annisalva 10 personetratto da calabriaora.it

REDAZIONE

Andrea Cuzzocrea, presidente diConfindustria Reggio Calabria, visitala redazione de la Riviera (a Siderno)lasciandosi abbracciare da RosarioVladimir Condarcuri. Nulla da dire alnostro editore, anche se la faccia delPresidente ci lascia perplessi. Forsenon gradisce le effusioni!

Su questo versante, Jannone non risparmianemmeno se stesso. «Anch’io una volta – scrive- , forse l’unica della mia vita, tradii la miacoscienza.» Fu quando, pur convinto che ilSenatore socialista Sisinio Zito e suo fratelloAntonio fossero estranei a ogni accusa, nonseppe dire di no alla richiesta di sorveglianzaspeciale avanzata dalla Procura di Palmi per ilfratello del Senatore. «Una misura molto umi-liante, di solito riservata ai pluripregiudicati. Manon aderendo a quella richiesta avrei rischiato diessere scambiato per un non allineato, per unoche non voleva toccare un potente, per unUfficiale che era parte integrante del sistema dipotere. Passò un po’ di tempo e il Senatore Zito,incrociandomi per strada, tirò dritto. Aveva cre-duto di trovare in me un Ufficiale intellettual-mente indipendente, invece si era sbagliato.Almeno quella volta.» Se un libro racconta cosìquesto episodio, vuol dire che è un libro onesto.Ed Eroi silenziosi è ricco di storie come questa (Tratto dal Corriere della Sera del 22 agosto2012 - pagina 37)

Lo scorso mercoledì 22 agosto, nelleprime ore del pomeriggio, un furgo-ne è finito in una scarpata dellastrada di collegamento San Luca-Polsi, nel cuore d’Aspromonte.Domenico, dieci anni, è stato ilprimo ad uscire dal finestrino, quan-do l’asfalto ha ceduto, ed ha tratto insalvo il resto degli occupanti. Diecitra donne, anziani e bambini. Unpiccolo calabrese dal cuore impavidoil nostro Domenico.

San Luca è un lungo serpente grigio che sale sull'Aspromonte. E la testa di questo serpente è la casa dovenacque Corrado Alvaro, il più importante scrittore calabrese del '900. Pochi metri più giù c'è il bar diSebastiano (“Bastianu”), che offre a noi forestieri - ad accompagnarmi c'è Paride Leporace, un grandegiornalista calabrese - birre “Peroni” in abbondanza, perché a San Luca una birra non si nega a nessuno,nemmeno a uno “sbirro” in borghese. Ma noi non siamo “sbirri”, e siamo venuti qui solo per capire comesta questo paese che è considerato dalla pubblicistica mondiale la capitale della ‘ndrangheta. “Pussibili”,mi dice subito un uomo che mi dà confidenza, “che noiautri quattru gatti simu i patroni d' 'a droga a livel-

SAN LUCA VISTA DALL’INVIATO DELL’UNITÀ

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la Riviera

DIAVOLO NERO

Se andate a leggere il codicedella ‘ndrangheta, poggiandosolo sulla vostra testa, vi accor-gerete facilmente che la linfa,che la alimenta, è un atavicospirito misogino. La donna vi è

rappresentata come un essere debole, daicapelli lunghi e dal cervello corto. Un esse-re inferiore, anzi una razza inferiore, trage-diatrice nata. Non degna, fino a quando leacque non sono state confuse, di far partedell’Onorata Società e relegata al ruolo dicustode della vendetta. Ma questo è unriguardo riservato solo alle donne cheappartengono parentalmente agli ‘ndran-ghetisti. Le altre no. Le altre ricadono nelmucchio.Una prova inossidabile della mia non pere-grina tesi viene dalla testarda e intransi-gente guerra che gli ‘ndranghetisti condu-cono contro le donne in fascia tricolore. InCalabria ci sono 408 comuni, la stragrandemaggioranza dei sindaci è di generemaschile, ma fatto è che gli ‘ndranghetistihanno nel mirino le sindache. Non hannopace la sindaca di Isola Capo Rizzuto,Carolina Girasole, la sindaca di Rosarno,Elisabetta Tripodi, la sindaca diMonasterace, Maria Carmela Lanzetta,che, a quanto risulta fattualmente, nonhanno colpito e atterrato nessun interesseattivo delle famiglie mafiose dei paesi cheamministrano. Se così è e così è, nonostan-te i venditori di palloni gonfiati, debboconcludere che gli ‘ndranghetisti scatenanole loro batterìe non per la minaccia al lorodominio, ma per la spinta irrefrenabiledella loro misoginìa. Che ne dicono i piùnomati tra i mafiologi, che scambiano lamafiologia per storiografia, a ciò autoriz-zati dagli editori che vogliono solo e soltan-to vendere? Il caso dei sindaci maschi diSeminara e di Polistena potrebbe rappre-sentare una deviazione di tipo taurino diodio per il rosso.

La ‘ndrangheta è misogina

L'ultimo intervento del prof. Ammendolia, dal tito-lo “Uccidere la tarantella” pubblicato suLarivieraonline il 18/8/2012, è densa di spunti moltointeressanti, e a volte anche di provocazioni.Il già sindaco di Caulonia interviene ancora unavolta per protestare contro l'esclusione del Festivaldella sua cittadina dai finanziamenti regionali, per-altro senza entrare nel merito delle cause che lohanno determinato, ma così facendo ripropone unaserie di tesi che sono importanti, perché pesanti, dalpunto di vista culturale, antropologico e politico.I livelli infatti sono molteplici: alla base c'è l'assuntoelaborato negli anni '70 da diversi intellettuali, del“genocidio culturale”, quale progetto delle classidominanti per mettere a tacere il folklore popolare,per sua natura oppositivo, progressivo, addiritturarivoluzionario in quanto strutturalmente alternativoalla cultura egemone, per smorzarne così la caricaintrinsecamente contestativa.Poi c'è un'ipotesi legata all'attualità regionale, checollega la bocciatura del progetto KTF ad unavolontà politica punitiva a causa degli importantirisultati raggiunti dal festival negli ultimi 5 anni.Infine, e qui inequivocabilmente si sentono epesano 12 anni di presenza costante di EugenioBennato a Caulonia, l'appello all'orgoglio ribelle delSud, sempre brigantesco e pronto, attraverso la suamusica, a trasformare la festa in rivolta, ovviamenteculturale, contro un potere sempre lontano comepoteva esserlo quello dei piemontesi. Anche se lacitazione dei picciotti, scugnizzi e coltelli rimanda adun altro immaginario la cui evocazione è, da unpunto di vista della comunicazione, molto delicata.Queste tesi, quindi, ci appaiono troppo pregnantiper essere lasciate lì, o per suscitare un nuovo dibat-tito su internet. In un certo senso, sono diventate inquesti anni un sentire diffuso, patrimonio di interiterritori e delle nuove generazioni che si affaccianoalla musica etnica, grazie ai festival che sorgonocome funghi in ogni dove, e ai cd di riferimento da

cui estrarre infinite cover.Per questo, domenica 26 agosto alle ore 18,30, aBadolato, si terrà una tavola rotonda all'interno delFestival dal titolo: Non tutte le tarantelle escono colragno. Parteciperanno innanzitutto il prof. IlarioAmmendolia, nostro gradito ospite, Danilo Gatto,dell'Associazione ARPA, Patrizia Macrì e AgataScopelliti, dell'Associazione Radici del suono, e altristudiosi, musicisti e giornalisti che abbiamo contat-tato e che hanno assicurato la loro presenza.Partendo dal presupposto che verità in tasca e “lineegiuste” non ne abbiamo nessuno da esibire, ma cer-cando di riflettere un po' su un fenomeno che nonha più i caratteri della moda passeggera, ma che,diventando un movimento di lungo periodo, obbli-ga tutti a confrontarci su ciò che rappresenta e suicontenuti che va sedimentando nell'immaginariocollettivo, come un nuovo folklore.E quindi ne riparliamo domenica a Badolato. Sietetutti invitati.

Direzione Artistica Tarantella Power

lu mondiali? Problemi ce ne sunu, come no, a Santo Luca, ma putemo mai esseri noiautri i patroni 'ntraColombia e 'ntru Messicu?” È l'ora di pranzo, e per far capire alla decina di uomini seduti all'uscita del bardi “Bastianu” che non sono uno “sbirro”, accetto quattro birre, una dietro l'altra, e mi abbandono alle con-fidenze, a un'assurda disperazione. E taccio volutamente i nomi dell'epopea nera, che pure conosco:Strangio, Nirta, Vottari, Pelle. A che serve spaventarli, ricacciarli nella paura, rivangare il solito carnevaledel '91? Dico semplicemente che sono uno studioso di letteratura, un povero critico letterario che amaCorrado Alvaro, e aggiungo: “Faccio un lavoro inutile: un lavoro di chiacchiere”. Un ex operaio “diDuisburgo” mi blocca e mi bacchetta: “Autru che chiacchieri! Leggisti tanti libri e facisti 'nu bbonu lavoru”.Brindiamo con un'altra birra al nobile privilegio della letteratura. Il solleone però ci tramortisce, e abbi-amo tutti le camicie zuppe di sudore. (Andrea Di Consoli. Reportage sull'Unità)

Per questo, domenica 26 agosto alle ore 18,30, a Badolato, si terrà unatavola rotonda all'interno del Festivaldal titolo: Non tutte le tarantelleescono col ragno. Parteciperannoinnanzitutto il prof. IlarioAmmendolia, nostro gradito ospite,Danilo Gatto, dell'AssociazioneARPA, Patrizia Macrì e Agata Scopelliti, dell'AssociazioneRadici del suono, e altri studiosi,musicisti e giornalisti che abbiamocontattato e che hanno assicurato laloro presenza.

Non tutte le tarantelleescono con il ragno

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A voile cornavichinghe!

L’opinione

ANTONELLA ITALIANOSe un giorno dovessi ritrovare unreperto archeologico di una cosa soncerta: non chiamerei laSovraintendenza o, meglio, nonquella di stanza in Calabria. E nonper essere blasfema, le bestemmie lelascio ai marinai. Mi spiacerebbe, incaso di falso allarme, essere additatada stampa e cittadini, dalle forze del-l’ordine e dalle istituzioni, dalla fami-glia e dagli amici. Meglio non impic-ciarmi!

continua a pagina 8-9

C’è la necessità di una scossa per liberarsi dalla melassa che immobilizza la Calabria. Chi vuole il cambiamento è col leone di bronzo, non perché sia la scoperta del secolo maperché scopre calabresi nuovi che vogliono stare con gli altri e sentirsi uguali agli altri.

Scandalo nel mared’Africo

Il contributo

FABRIZIO SPINELLA

Le false teste di Modigliani,pescate nell’Arno, furono unoscherzo che mise in difficoltà imaggiori critici d’arte dell’e-poca, come qualcuno ricor-derà. Il fiume di Firenze fuscandagliato per eventualialtri ritrovamenti. Nessunocontestò il costo di quellericerche, nemmeno dopo chele pietre scolpite si rivelaronoopera di ragazzi burloni.

continua a pagina 8-9

L’urlo del leone... E lo squittio dei topi. Che è come dire che la vita si sostanzia in fatti e chiacchiere. In presenza oparvenza. Noi, coscientemente, abbiamo scelto di dare ascolto e spazio al ruggito del Leone emer-so dalle acque di Capo Zeffirio. Davanti alla protome leonina ci siamo inginocchiati. Abbiamo spo-stato la redazione del giornale in riva allo Ionio e da sotto lo Zefiro abbiamo seguito passo passo lericerche. Abbiamo trasmesso ogni notizia ai nostri lettori. E abbiamo passato senza riserve tutti gli eventi alle altre testate. Ci siamo attaccati al leone e insie-me ai carabinieri e agli Africoti abbiamo inseguito la speranza della scoperta sensazionale. Per ades-so oltre al leone non abbiamo altro, di archeologicamente rilevante. Abbiamo però la certezza e lascoperta di una voglia di cambiamento dei calabresi. Un’aria nuova che spira insieme allo Zefiro diBotticelliana fattura. C’è il desiderio di uscire dalla cronaca nera. Una spinta a entrare in unadimensione diversa, che nelle ore successive alla scoperta è stata plasticamente rappresentata dal

capitano Giovinazzo in immersione insieme agli Africoti. C’è la necessità di una scossa per liberar-si dalla melassa che immobilizza la Calabria. Chi vuole il cambiamento è col leone di bronzo, nonperché sia la scoperta del secolo ma perché scopre calabresi nuovi che vogliono stare con gli altri esentirsi uguali agli altri. E ogni cosa nuova in Calabria inevitabilmente si scontra col vecchio, maicon l’antico. Ogni traguardo si conquista con fatica. E sempre l’immobile soffoca il dinamico. LoIonio ha lanciato una sfida. Ha partorito un leone urlante e immediatamente dopo ha abortito unradiatore. Seguire l’uno o l’altro, questa è la scelta. Noi saremo romantici, o stolti, ma stiamo e sta-remo col leone, riempiendoci le orecchie col suo ruggito. Tanti ci ringhiano contro in queste ore,ma il loro non è un ruggito. È uno stridulo cigolio metallico prodotto da un radiatore. Uno squit-tio, appunto.

Vladimir

IL CASOIl Leone di Africo

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DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 08

Un bronzo, a forma di testadi leone, viene ritrovato alargo di Capo Bruzzano, acirca 100 metri dalla costa.Due sub amatoriali, LeoMorabito e Bruno Bruzzaniti,durante una battuta di pesca,vengono attratti da un lucci-chio misterioso provenientedal fondo. Dopo circa un’oraportano fuori la statuapesante circa 15 chili. Ancoranessuno conosce il valoredella scoperta.

I MOMENTICRUCIALI

Leo Morabito e BrunoBruzzaniti denunciano, aiCarabinieri del TPC diCosenza, il rinvenimento delbronzo. Viene avvertita lastampa, si mobilitano i gior-nalisti e le televisioni. Nelfrattempo un cittadino diAfrico, Bartolo Priolo, dichia-ra di aver avvistato qualcosa,nello stesso sito del leone,incastrata tra gli scogli. Forseun’armatura. È bloccata ladivulgazione delle immagini.

«Tutt’altro che bufala: ilritrovamento e la consegnaalle autorità dello Statodella testa di leone confer-ma che i fondali dellaCalabria sono ancora ricchidi beni». Questo è stato ilcommento dell’Assessorealla Cultura della RegioneCalabria Mario Caligiuri.

16 AGOSTO 2012 20 AGOSTO 2012

CALIGIURI

GIOACCHINO CRIACO

Ilbufalo è un simpatico bovide, labufala, oltre a esserne la consorte,rappresenta un inganno, una

mistificazione. Il bronzo è una legametallica che associata alla faccia diven-ta sfrontatezza. Noi un po’ la faccia dibronzo ce l’abbiamo. Perseveriamo ediciamo che dalle acque dello Ionio èsorto un fatto senza inganno. Un leonedi bronzo è un fatto, e una segnalazioneinfruttuosa è solo uno dei tanti accadi-menti che ruotano intorno ai fatti perdelinearne l’esatta dinamica. Ogni inda-gine è una trama di indizi che portanoalla verità. Nel mare davanti al promon-torio dello Zefiro si raccolgono indizirispetto a un fatto certo e ad altri soloipotetici. Attorno al leone di bronzoritrovato nei giorni scorsi, ci sono altrireperti? No, al momento sono statiritrovati solo alcuni frammenti di anfo-ra. Per questo si fanno le ricerche. Illeone appartiene a un’epoca ancora daaccertare, così il suo valore artistico. Perquesto esistono gli esperti. Nelle conci-tanti fasi successive alla scoperta delleone è accaduto quello che normal-mente avviene in concomitanza di undelitto. Si raccolgono informazioni e sivagliano testimonianze. Fra le segnala-zioni una sembrava interessante, iCarabinieri del TPC l’hanno doverosa-mente approfondita e questa ha porta-to fuori un inerme e inutile radiatore.Delusione, ma questi sono accadimentinormali e preventivabili dai quadri inve-stigativi. Le ricerche ulteriori almomento non hanno dato esiti positivie sperati. Nemmeno sono emersi ele-menti in contrasto con l’assunto degliscopritori. Le correnti dello Ionio sonobeffarde, distribuiscono carte da presti-giatore. Le mani del mago mostrano enascondono, e nulla esclude che quelloche non si è trovato oggi verrà scopertofra un po’. Ma delle verità sono emerse.C’è stato chi ha fatto il tifo per la scoper-ta sensazionale e chi no. C’è chi ha gioi-to per una Locride fuori dalla cronacanera e chi no. C’è chi ha sognato, per-ché vedere fianco a fianco gli uominidell’Arma e i ragazzi di Africo rappre-senta una svolta culturale e un eventostrepitoso. E c’è chi abituato ad altrogenere di fatti non è riuscito a metabo-lizzare la scoperta. Vedere il comandan-te del TPC immergersi senza un attimodi tregua, con la voglia sfrenata di nonspegnere le speranze di chi lo accompa-gnava è stato uno spettacolo impareg-giabile. La voglia di cambiamento chesorge dalla Locride, dalla Calabria, que-sta è la scoperta sensazionale che già daun po’ è visibile. Ma ciechi e finti ciechicontinuano a non vederla. La nostrainformazione, troppo legata alla crona-ca nera, è rimasta in balia a un raccontocronicistico. Ha usato una tattica atten-

dista per qualche ora e poi si è attacca-ta al dettaglio tralasciando il fatto cen-trale. Ha puntato sul radiatore e hascordato il leone. Le denuncia di ritro-vamento, dalla quale era partita “laRiviera”, fatta da Bruno Bruzzaniti eLeo Morabito il 20 agosto, riguardava ilritrovamento di un Leone di Bronzo inun fondale cosparso di cocci colorati ereperti lignei. Il radiatore è frutto di unasegnalazione del 21 agosto, fatta daBartolo Priolo, e relativa a un’armaturapresunta, posizionata a 500 metri dalritrovamento bronzeo. Eventi diversi,distanti temporalmente e spazialmente.Leone e bufala, che poi bufala non è ma

semplice segnalazione, non hanno nullain comune. Leone che, ribadiamo,fermi gli accertamenti in corso, resta auna prima analisi degli esperti un reper-to importante. Il primo ad affermarlo èproprio il comandante Giovinazzo, cheproprio non è l’ultimo arrivato. A suosostegno arriva un altro non ultimo,Mario Caligiuri. La d.ssa Bonomi rima-ne su posizioni scettiche, critica soprat-tutto per il dispendio di risorse cheavrebbero potuto essere spese meglio.Noi crediamo che tutto quanto si spen-da per la cultura sia ben speso, che peressa ci si deve piegare ai sacrifici più cheper altre voci. Noi al sogno dei calabre-

si dello Zefiro ci crediamo ancora. Lososterremo. Come sosterremo ognicambiamento culturale. Abbiamo datorisalto alla notizia perché spesso, pur-troppo, è il clamore ad aiutare le svolte.Dietro allo Zefiro già due anni fa uncerto Palamara aveva denunciato lascoperta di una necropoli greca.Nessuno ne aveva parlato, e la cosa eraandata in oblio. Noi non ci fermeremo.Siamo sciocchi e non scambiamo iradiatori con le bufale. Ma non siamostupidi e il sogno non lo confondiamocon un leone di bronzo di 15 chili. Ah, grazie a Giovinazzo e ai suoi uomi-ni.

gli INTERVENTI

«Per una questione ditrasparenza abbiamo dato larettifica rispetto al ritrova-mento di una seconda stat-ua. La scoperta del bronzodi 15 kg però giustifica tuttigli sforzi fatti in questi giornie che il sito sia estrema-mente interessante». Questele parole del capitano delnucleo TPC dei carbinieri,Raffaele Giovinazzo.

GIOVINAZZO

Tra bronzi e bufale sogniamo anche con un radiatore

CONTINUA DA PAGINA 7

La vera testa leonina di bronzo d’ancoraincerta datazione, pescata nel Mar Ionioin prossimità di Bianco da subacqueisportivi africesi, ha dato la stura, invece, aqualche commento acido sulla opportu-nità di mobilitare il corpo dei sommozza-tori dei carabinieri per verificare l’insisten-za nei fondali di altri reperti, quasi chel’impresa non valesse la spesa. Forse che lasuggestiva zona di Capo Bruzzano, antica-mente percorsa da nauti fenici, assiri,greci, romani, sia meno interessante dalpunto di vista archeologico dell’armaceradi Piazza Italia a Reggio Calabria, giàscoperchiata e riseppellita dopo il terre-moto del 1908?Siamo il Paese che scassa d’ordine dellamagistratura dopo sessant’anni la bara diSalvatore Giuliano per appurare con cos-tose indagini scientifiche se i poveri restisiano effettivamente del bandito, e ciò perqualche diceria sullo scambio di cadaveri,evidentemente bastevole ad aprire un fas-cicolo. Siamo il Paese che scava addirit-tura in un ossario interrato di Firenze perrinvenire gli improbabili rimasugli del

corpo di monna Lisa Gherardini, mogliedi Francesco del Giocondo, ritratta daLeonardo nel celebre quadro d’inizio ‘500custodito al Louvre; e ciò per farne com-mento accademico, che non mette nétoglie, salvo prosciugare finanze pubbliche.Ma quando una fazzolettata di amicid’Africo, appassionati di sport subacqueo(come lo era Mariottini, che rinvenne iBronzi nel mare di Riace), segnala ilritrovamento di un manufatto coerentecon la memoria antica del luogo e la possi-bilità che altro si possa riportare alla luce,il loro entusiasmo viene scambiato per“circo”, l’azione di verifica sul posto undispendio inutile di soldi, e certe crona-chette concorrenti tendono a sminuire ilfatto, come se l’amore degli amici africesiper la propria terra e il proprio mare, eper tutto ciò che questo lembo di terra equesto specchio di mare mostrano onascondono nei secoli, fosse un sentimen-to disdicevole, e non invece il segno di unavolontà di essere patrioti, al pari degli altri.Con una propria storia. O con una proprialeggenda.

Fabrizio Spinella

Vederelavorare gli

uominidell’Arma e i

ragazzi diAfrico

rappresentauna svolta

culturale. Lavoglia di

cambiamentodell Locride e

della Calabria,è questa la

scopertasensazionale .

Scandalo nel mare d’Africo c’è una testa di leone, non un cadavere

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DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 09

I sommozzatori perlustranole acque di Capo Zeffirio, rin-venendo parti di vaso inceramica. Smentiscono inve-ce la segnalazione di Priolo,riguardante l’armatura. Allacaserma di Bianco arriva ilsopraintendente per i Beniculturali della Calabria,Simonetta Bonomi, e chiudeufficialmente le ricerche finoa nuove segnalazioni. Imezzi della Capitaneria libe-rano le acque di Africo.

Il leone in bronzo viene con-segnato da Leo Morabito eBruno Bruzzaniti aiCarabinieri della Compagniadi Bianco, alla presenza delcapitano Raffaele Giovinazzodel TPC di Cosenza. AncheBartolo Priolo sporge ladenuncia per l’avvistamentodella presunta armatura. Leforze dell’ordine perimetranoil sito del rinvenimento, laCapitaneria sorveglia leacque per tutta la notte.

Non c’è più nulla a tutelare lastoria dei calabresi. Solo lanatura che a volte scopre avolte nasconde preziosissimitesori. Non restano nè moto-vedette in acqua, nè promes-se di interventi rapidi. Solo laverifica, che suona di minac-cia, sull’autenticità del bron-zo che sarà sottoposto, ora,ad ulteriori e più approfonditeanalisi. Temiamo faccia lafine dei Bronzi, tenuti a“restauro” per più di tre anni.

21 AGOSTO 2012 22 AGOSTO 2012 23 AGOSTO 2012

CONTINUA DA PAGINA 7

Sono stata in acqua con i sommozzatori della Guardiacostiera qualche giorno fa, e ho osservato il durolavoro effettuato per spostare gli scogli. Solo con quel-la manovra sarebbe stato possibile chiarire il misterodel luccichio sommerso. Solo con l’ausilio di torce,videocamera e macchina fotografica si è potutostabilire che si trattava di radiatore e non diarmatura. Ho ascoltato le dure parole delsub-archeologo che ha esclamato, appenafuori dall’acqua: «Non vorremmo dare unadelusione… ». No, non è stata una delu-sione. Di più. Ma ancora più amaro èstato l’attacco di dopo. Per fortuna ioero lì solo per seguire gli eventi, qualsi-asi conclusione questi avessero avuto.Una stretta al cuore, però, l’ho senti-ta, e mi sono allontanata.Mi ha consolato l’azzurro dei fon-dali, il tepore del mare, il riflessodorato del sole al tramonto. L’oraperfetta per la caccia ai polpi,almeno ci avrei ricavato una bellainsalata. Poi un luccichio ha atti-rato la mia attenzione. Ho riem-pito i polmoni e sono andata giù:solo una piccola moneta di dueeuro. Li ho ridati al mare, chéforse chi li aveva persi sarebbetornato a cercarli. O forse qual-cuno, tra due mila anni, li troveràsommersi, e saranno un verotesoro, promettendo bene già daora per rarità. O se ne fregherannodi noi, i nostri discendenti, ipotesipiù probabile.La rovina della Calabria? I calabresi.Ci chiamano popolo fiero eorgoglioso, ‘ndranghetista per la preci-sione. Popolo con il muso duro, anzi conla “faccia di bronzo”. Pronto a mettere lamano al coltello per il primo incrocio nonrispettato. Popolo di pecore in questo caso,che ridacchia alle spalle dei compaesani men-tre, dall’alto, si decide che il nostro mare nonmerita ulteriore attenzione. Ci si augura ancheche il bronzo sia un falso? Una domanda chedovrebbe avere una risposta ovvia. Ovviamente non ècosì.E si continua a ridere “su”, geograficamente e isti-tuzionalmente. No, se trovassi un reperto lo terrei come un prezioso,nascosto in qualche stanza. Lo porterei al mercatonero per racimolare un gruzzoletto. Lo ributterei amare, nella speranza che le generazioni future simostrino più sensibili di noi. La Magna Graecia resterà a casa, non verrà smembra-ta in musei, e i calabresi non saranno più derisi. A voile corna vichinghe, a noi i bronzi. Poveri scemi!

Antonella Italiano

Bruno Bruzzaniti, unodei sub che ha scopertola testa di leone, appa-re anche sul sito de “IlMessaggero”. DaRoma si spera che lericerche continuino,chiarendo la misterio-sa presenza sui fondali.

IL MESSAGGERO.it

Le televisioni nazionali inseriscono leacque di capo Zeffirio tra le notizieprincipali di cronaca.“Anche la stam-pa locale viene lodata per il suo tem-pestivo intervento sul posto e per lapuntualità dei comunicati inviati alleredazioni

TG2

Alle 15.35 di lunedì 20 agosto, la testa-ta giornalistica calabrese annuncia ilritrovamento del bronzo di Africo. Lanotizia fa, in pochi minuti, il giro diItalia, arrivando fino in Canada. Simobilitano Ansa e BBC, gli occhi dellanazione sono puntati sulla Locride.

LA RIVIERA ONLINE

Mercoledì 22 agosto il quotidiano d’oltreoceanodedica la prima pagina alla scoperta archeologi-ca.“Il Canada legge: “Affiora un tesoro dell’anti-chità nelle acque dei Bronzi di Riace”

CORRIERE CANADESE

partono DA NOI

Mercoledì 22 agosto la testata nazionale riportala notizia del bronzo, giovedì 23 la pubblica sullatestata online . «Lì sotto è pieno di opere d’arte»è la frase evidenziata nel sottotitolo.

CORRIERE DELLA SERA

La rovina della Calabria? I calabresi. Ci chiamano popoli fiero e orgoglioso, ‘ndrangheti-sta per la precisione. Popolo con il muso duro, anzi con la “faccia di bronzo”. Popolo dipecore in questo caso, che ridacchia alle spalle dei compaesani.

Se trovassi unreperto lo ter-

rei come unprezioso,

nascosto inqualche stanza.Lo porterei almercato nero

per racimolareun gruzzoletto.Lo ributterei a

mare, nellasperanza chele genrazioni

future simostrino più

sensibili di noi.

A voi le corna vichinghe, a noi i bronzi ellenici

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Parlandodi...

“Verso la fine di agosto lo scirocco s’allea allacanicola per mutare la terra in una fornace”.È così, come nel romanzo “I fratelli Rupe” diLeonida Repaci, che immaginavo il mio per-corso verso Caulonia, dentro un’auto priva diaria condizionata perché vittima di un ordina-rio incidente stradale.Volevo sentire il filo narrativo della musicaionica che ormai da tempo esibisce se stessacon la triade Eco jazz di Pellaro, Roccella jazze il Tarantella Festival di Caulonia. La terzaparte, Caulonia, mi mancava. In scena ci sonoi luoghi simbolo dell’entroterra calabra.Luoghi dove la storia riesce a intrecciarearchitettura medievale e antiche tradizionimusicali, la passione per la “zeppola” con ilavori artigianali che non si confondono maicon la banalità del “finto da sempre”.Luoghi dove l’esagerato urbano non sembratrovare posto e gli agglomerati di case che s’i-nerpicano, una attaccata all’altra, in una con-tinua salita che sembra voler provare la tuaresistenza fisica per darti in cambio un ser-pentone di tesori e di curiosità.Arrivi in cima e ti chiedi invece come mai sisia interrotto l’incessante e quasi voluto pas-saggio da una piazza all’altra che sembra fattoapposta per stupirti, lasciarti senza respirosino alla fine. Il primo approdo a Caulonia ciha presentato la trama dei vicoli e delle stra-dine che si ramificano in tutte le direzioni.Sembrano volerti dare un senso di smarri-mento, avviarti all’intrigo dei borghi antichiper poi ritrovarsi nei luoghi d’incrocio, lepiazze, le chiese.Ma poi c’era l’urgenza di arrivare in PiazzaMese dove convogliava il fiume spensierato,allegro ed eccitante della musica popolareche teneva in tensione le corde emotive dianziani e bambini. Tutti avvertivano la caricasensuale della tarantella. Sul palco un com-plesso musicale che piegava i corpi di ciascu-no verso un’eleganza e un trasporto che sem-bravano voler cancellare qualsiasi segno disofferenza esistenziale. Una ragazza sul pal-

coscenico della Taranta, in abito bianco, sim-boleggiava questa sensualità. In Piazza, su un balcone in ferro battuto inpieno stile medievale, campeggiava uno stri-scione con la scritta “balla comu lu ventu sul-l’unda di lu mari”. Sintesi di una danza legge-ra, morbida e sensuale, che solo le musichepopolari riescono a scatenare inchiodandotial trasporto estetico e interiore. La Piazza era gremita in ogni lembo. Flussi digente sopraggiungevano come i mille rivoliche s’infilano nelle acque dei laghi per essereprotagonisti dello spettacolo dell’acqua.C’era la mescolanza di vecchie generazioni,di calabresi di seconda e terza generazioneormai frutto lontano della diaspora del lavo-ro e che ora, come negli itinerari dei salmoniche ripercorrono le correnti del golfo perdepositare il loro seme della vita, ritornano

nelle atmosfere amniotiche della storia deiloro padri, dei loro nonni.Nella parte alta della Piazza c’è una sorta digradone, quasi una balconata per affacciarsisullo sfondo del Paese, come per voler tocca-re la storia, segno dell’esserci e del voler darecontinuità a un incontro che ripropone i valo-ri della cultura popolare che nessuna formadi violenza sociale vera o presunta può epotrà scalfire. Qui risiede l’anima dellaCalabria, in questa periferia che vuole segna-re il punto giusto da cui ripartire per essereprotagonisti del mondo.In quella Piazza coagulava il concentratoemozionale delle tradizioni tramandate, chenessuno potrà incasellare in una qualsiasiparentesi, rivisitate dalla vena creativa dellarielaborazione del sogno e della realtà dipopoli che conservano il senso della memoria

e del presente.Sul lato destro della Piazza la Chiesa Minniti,con i suoi sobri e composti tesori di un catto-licesimo senza fasti e senza orpelli, ordinari eaffascinanti allo stesso tempo. Dentro si svol-geva una lezione di musica, di strumentimusicali e di storia con antica tarantella fina-le, declinata da un complesso che dava ilsenso di un trio da camera, come se ci trovas-simo in un salotto d’epoca. Di queste chiese aCaulonia ce ne sono molte, come se volesse-ro essere presenti nella vita di ogni casa, diogni famiglia, per accompagnare il corsodella quotidianità e conservarla nell’archiviodella tradizione.Il tempo però ci obbligava al rientro nellezone marine. Ci immergiamo in una discesaveloce, dentro gli ultimi scorci di paesaggio.Piazza Mercato, striscia nascosta di tanta sto-

ria della città di Caulonia, crocicchio d’incon-tri e di affari, luogo vivo dello scambio, diemozioni. Di fronte un muraglione con l’im-mancabile traccia di cespugli di capperi,sovrastato da una bouganville che intrecciaval’inusuale bianco con il fuxia della sua tradi-zione. Siamo agli ultimi scampoli di una permanen-za troppo breve. Imbocchiamo gli archi d’u-scita da Caulonia, un saluto garbato di unvigile stremato dalla fatica del traffico. E poi,lontani da questa bellissima rupe, lontani daltramestio della storia, giù verso il mare con inmente “La vecchia macina” dove abbiamogustato i sapori della parmigiana, delle zep-pole, degli arancini e della salsiccia localeinvocata a più riprese dal mio compagno diviaggio. Un ringraziamento a Ilario che ci haospitati e un arrivederci sicuro a Caulonia.

Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto, riguardo al nostro articolo suautoblu e scorte tiene a precisare: «Ho rifiutato ben due volte la scorta chiedendo incambio personale aggiuntivo per l’ente. Non sono una che pesa sulle cassepubbliche». Noi riconosciamo la nostra imprecisione e come potete leggere diamomodo al sindaco di risponderci.

FRANZ FOTI

Kaulonia Tarantella Festival

LA RETTIFICA: Il sindaco di Isola Capo Rizzuto precisa...

Caulonia sull’onda del vento e del mare

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Parlandodi...

IN EVIDENZA

«Dopo 20 anni diabbandono totale,eravamo riusciti a farrisorgere unmeraviglioso sito dellanostra città.Complimenti, signorVaracalli, ora staremoa vedere cosa nevolete fare di PalazzoSant’Anna»

La “Gazzetta del Sud” del 20 agosto s’inte-ressa di Gagliato, piccolo centro del catan-zarese dove dal 26 al 30 luglio di quest’an-no si è tenuto il 5° congresso internazionalesulle nanotecnologie. L’evento, dice l’artico-lo, rappresenta un caso di eccellenza a livel-lo italiano e internazionale e richiamaormai da cinque anni alcuni dei più emi-nenti studiosi e scienziati in tema di nano-tecnologie a livello mondiale grazie ancheall’istituzione dell’associazione no profit“The Academia of Gagliato of nanoscien-ces”. Leggere di queste notizie, per chi lottaper lo sviluppo della Calabria, è salutareperché infonde fiducia e suggerisce che inquesta difficile terra c’è chi usa il cervello esi dà da fare. È probabile anche che in altripaesi calabresi si facciano esperienze altret-tanto significative e alle quali non vengadata alcuna eco. Può capitare che progetticome quello definito Lokroitec sia relegatonel dimenticatoio da non pochi sindaci dei42 comuni del territorio cui il progetto èstato presentato dagli ideatori. Forse risul-tano più interessanti le miriadi di sagre, chefra non molto toccheranno anche quella del“petrusino”, rispetto alle migliaia di posti dilavoro che Lokroitec propone. ELokroitec, intanto, che fine ha fatto? A sen-tire qualcuno dei sindaci si sostiene che l’as-sociazione dei comuni non abbia poteridecisionali. A decidere sono altri poteri.Quali? Certamente Provincia e Regione. Ècosì che comincia il solito gioco dello scari-cabarile di cui la nostra terra si nutre. Unvelo d’ipocrisia? No, non sono muniti dipotere decisionale su progetti di ampiezzagenerale come Lokroitec. E sia! Hanno ilpotere di presentare e sostenere progetti divalenza occupazionale e innovativa, permolte migliaia di posti di lavoro, per l’inte-ra zona. Ma il potere più importante è quel-lo della mobilitazione, per non parlare diquello assegnato ai sindaci dal mandatopopolare, che consente di esercitare il con-trollo politico sull’operato di Provincia eRegione. Dunque è questione di priorità edi volontà politica. Se questi poteri nonsono esercitabili per le priorità del progettoLokroitec, allora scatta automaticamente ildesiderio collettivo di porsi interrogativi. Sipuò fare a meno in questa fase di crisi eco-nomica e occupazionale di 5000 e più postidi lavoro? Si può rinunciare a questo pro-getto che prevede un’università “Campus”europea a Mammola e il ripopolamentodel paese unitamente a un centro di ricercasulla micro robotica, ambiente futuristicoche consentirebbe la diffusione della picco-la e media impresa? Si può fare a meno diuna rete di interazione fra enti pubblici e fraloro e i cittadini per migliorare la qualitàdella vita e dei servizi, che non sembranoessere al massimo della funzionalità? Sipuò rinunciare a sviluppare un sistema fun-zionale per riorganizzare e governare il set-tore del turismo coinvolgendo anche leagenzie di tour operator? Si può rinunciarealla creazione di studi televisivi per la pro-duzione di format educativi e d’intratteni-mento destinati a tutte le generazioni? Ilnostro appello a questo punto non si rivol-ge soltanto ai sindaci riuniti nell’associazio-ne dei 42 comuni. Vuole aprire le porte diciascuna famiglia affinché vi sia una rispo-sta ai problemi dei loro figli e a qualche pro-spettiva di benessere anche per i genitori.Occorre dimostrare che di Gagliato ne pos-sono sorgere uno, dieci, quarantadue.Dipende solo da noi!

Ettore Spatari

Egregio ragioniere Varacalli, finalmente siete uscito dalla scorza dellavostra paura e del terrore mettendo in attola vostra prima azione coraggiosa. Aveteinviato otto persone: il signor AntonioLacopo, comandante della polizia munici-pale, l'architetto Alessandro Tallarida, ilcollaboratore tecnico dell'architetto, ilvostro assessore Antonio Cataldo, il fonta-niere Domenico Orlando; la d.essaLoredana Panetta, l’avvocato PietroGalluzzo e l'avvocato Antonella Crupi perla consegna delle chiavi di PalazzoSant'Anna. Ma sarebbero bastati il tecnicocomunale e un vigile urbano per compierequest'azione. Ma avete fatto spreco di per-sonale che, naturalmente, i cittadini gera-cesi pagano. Sicuramente avete le ideechiare circa l'affidamento futuro del sito inquestione (il Palazzo Sant'Anna). Assistitoe sostenuto dai vostri collaboratori, masoprattutto dalle vostre collaboratrici, sieteriuscito a compiere l'unica e più grandeazione della vostra sindacatura. Mi piacefar sapere a tutti che la TERCAM si eraimpegnata a pagare 250 mila euro distri-buiti in nove anni con l'aggiunta di 300 milaeuro a fondo perduto, oltre arredi, corredie attrezzature, per rendere agibile, funzio-nante l'immobile in questione. Visto il

degrado di Gerace era impossibile nonsolo guadagnare ma incassare la sommasufficiente a far fronte agli impegni con-trattuali, tant'è che, tramite il mio legale difiducia, più volte è stato chiesto che venissevalutato un ridimensionamento del fittopattuito. Richieste alle quali non sono maistate date risposte, dimostrando la volontàchiara di distruggere una location che davagloria e lustro alla nostra città. La TER-CAM ha realizzato l'ambizioso progetto,come previsto dal contratto, con fondi pro-pri. Avete, insomma, raggiunto il vostroscopo e cioè “liberarvi di un inquilino sco-modo”. Dopo 20 anni di abbandono tota-le, eravamo riusciti a far risorgere nelmigliore dei modi e con un enorme investi-mento economico, questo meravigliososito della nostra città. Complimenti, signorVaracalli, ora staremo a vedere cosa nevolete fare di un immobile come PalazzoSant'Anna. Sottolineo anche come lavostra spedizione non si è preoccupata dirilevare tutte le opere di bonifica e di recu-pero del sito che la TERCAM ha realizza-to nel corso degli anni, anzi “armati” difascicoli, macchine fotografiche, ecc., si èdisperatamente, tentato di individuare ilclassico “pelo nell’uovo”. Ancora compli-menti, signor Varacalli. Bisogna avere il

coraggio e l'umiltà, ragioniere Varacalli, diallontanarsi da compiti che, non fannoparte del proprio bagaglio culturale, per-ché l'amore per il bello, le capacità organiz-zative, il potere e il coraggio non nasconocon l’uomo, ma crescono e si rafforzanonell'animo degli uomini, quelli veri. Unincarico come il vostro signor sindaco,richiede anche il coraggio di osare se ciòvale il bene della città e della cittadinanza.Ora dimostrate di governare usufruendodel pochissimo potere che riuscite ad avereoperando sui deboli e sugli indifesi. Speroe confido che questo vostro potere così dis-sennato abbia breve vita, per l'amore e l'af-fetto che mi lega alla nostra città, amoreche ho pagato e continuo a pagare a caroprezzo tanto da portarmi alla quasi totalerovina. Grazie a voi, signor sindaco, peraverci dato l'ultimo colpo mortale e grazieanche alla vostra giunta ed ai vostri funzio-nari che vi hanno così bene incoraggiato acompiere questo prodigio.

Gesumino Fimognarimarito della signora Aurelia Terranova,

legale rappresentante dellasocietà alberghiera TER.CAM S.r.l. exgestore dell'albergo ristorante Palazzo

Sant'Anna a Gerace.

EMILIO IERACE, Presidente Nazionale diGenerazione Futura, come da protocollo e consuetorituale, batte tutti sui tempi, e dopo due anni dal batte-simo del suo progetto denominato "GENERAZIONE FUTURA" e dunque, dalla costituzione di unanuova social democrazia, sulla scia "degasperiana", nonsenza certo, aver apportato le opportune modifiche,anche FINI e CASINI dopo MONTI, seguono le sueorme.Emilio Ierace, naturalmente, apprendendo dei nuovisviluppi e i dei nuovi pronunciamenti sulla stampaodierna, con enormi picche di entuasiasmo, si sbottonadal suo guscio di umiltà, ed esprime grande soddisfazio-ne, per come sta prospettandosi il quadro nazionaledelle alleanze, ma soprattutto per le linee politiche cheman mano vanno delineandosi.E' chiaro, dice Ierace, che nel nuovo scenario politiconazionale, la mia creatura dovrà assumere un ruolo diprimo piano e al contempo determinante per lo svilup-

po ed il riscatto delle aree del mezzoggiorno d'Italia.Noi prima di tutti, abbiamo individuato le ricette chedovranno far bene all'Italia e agli italiani.Con esilerante lungimiranza, circa due anni fa, EMI-LIO IERACE, ha dato vita ad un progetto social demo-cratico con spunti di modernismo, ritenendolo l'unicosnodo possibile, per rinsanare gli equilibri politici, di unsistema partitocratico nazionale sempre più degenerati-vo, che porta ad inevitabili crisi dei governi a tutti i livel-li.Ierace, si dice soddisfatto di essere il precursore dimolte importanti idee,utili a far risparmiare denari aicittadini contribuenti, le ultime in ordine di tempo, l'a-bolizione delle province e la diminuzione dei parlamen-tari.Ora la speranza, continua Ierace, è quella di vedereapprovata una legge elettorale, che preveda l'introdu-zione delle preferenza, al fine di restituire ai cittadini ilsacrosanto diritto di scegliersi i propri rappresentanti in

parlamento.Noi comunque continueremo il nostro percorso politi-co, continua Ierace, auspicando quelle concrete rifor-me, che alla fine, perchè no, traghettino l'Italia ad unsano sistema monocamerale, che abbatteranno quel-l'antipatico e dispersivo muro del rindondamento delleleggi in doppie inutili camere, nonchè il dimezzamentodi uno stragrande numero di parlamentari, così final-mente potrà vedersi snellito quell 'iter procedurale legi-slativo, che comporta non soltanto un rallentamentonella formazione delle leggi, ma una esasperante conse-guente spesa pubblica, che attuale il nostro sistema legi-slitavivo bicamerale impone.Ierace conclude, Fini mi ha già copiato il nome e l'acro-nimo "GF Generazione Futura" (nato ai tempi in cuiegli era amore e d'accordo con Silvio berlusconi), oraspero, che nel passato non si renda autore di altri scip-pi.

Locride, l’incredibileleggerezza del potere

Attualità

DOPO IERACE, la social democrazia di FINI E CASINI!

Lo sfogo di un geracese

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Parlandodi... Polaroid

Il 17 agosto al convegno “Duebronzi da quarant’anni tra i piedi”si discute sul futuro delle meravi-glie di Riace. Relazionano lo stu-dioso Giuseppe Braghò, il giorna-lista Pietro Melia e il consiglierecomunale Trifoli. Ma nessuno siaccorge che c’è un altro bronzotra i piedi: Giuseppe Pelle, presi-dente nazionale dell’ArcipescaFisa (col microfono)!

PolaroidBarba e capelli dal maestroCavallo di Bovalino. Il bracciodestro di Scopelliti, OresteRomeo, si concede un po’ direlax nel suo paese natale ma,nonostante i depistaggi, e gli spo-stamenti via mare, non sfuggeall’obbiettivo fotografico dellastampa. Il Governatore lo atten-de con ansia, lui col solo bracciosinistro proprio non ci sa stare.

GAETANO GARGIULO*

Come ogni anno sono in viag-gio verso il mio paese dellemeraviglie, dove il tempo ha

una dimensione diversa. Nella soli-tudine dell’autostrada di una caldagiornata d’agosto una vecchia can-zone mi porta con la mente ai luo-ghi della mia infanzia. Davanti aimiei occhi vedo spiagge bellissimee pulite, un mare dal colore indefi-nito con infinite sfumature tra ilverde e l’azzurro. I marciapiedicolorati da mille fiori fanno da cor-nice a strade perfettamente asfalta-te, dove il traffico scorre ordinato esicuro. E mentre la canzone ripete «…vedrai, vedrai, qualcosa cambierà,con il tempo qualcosa cam-bierà…» attraverso l’ultima galle-ria della strada che congiunge i duemari. Ecco il mio mare. Il cuore siferma per un istante, l’emozione sifa sempre più forte e la mia mentesi perde nei colori nei sapori di untempo. Ma all’improvviso unabuca grande come un cratere fasussultare la macchina e mi riportaalla realtà, tutto attorno vedo lecase di un tempo ed una moltitudi-ne di auto e motorini che soprag-giungono da tutte le parti. In pochisecondi tutto mi appare chiaro, miricordo le buche disegnate sullestrade, so come districarmi nel traf-fico, evitare i motorini, eseguire

delle fermate improvvise perché lamacchina che precede si ferma perparlare o comprare le sigarette emi accorgo che il tutto avvienesenza che nessuno si faccia prende-re dall’ansia o suoni irritato il clac-son. E penso, in città questo sareb-be impossibile perché manca l’in-ventiva, il modo di reagire all’im-previsto, manca la tolleranza,manca il Tempo. Finalmente sono seduto sottol’ombrellone in spiaggia, contem-plo il mio mare. Si il colore è quel-lo di sempre anche se alcune chiaz-ze scure mi fanno pensare che unpo’ lo stiamo rovinando, certo nonc’è il silenzio di una volta, aeri anti-incendio sorvolano le nostre teste esucchiano l’acqua dal mare, ma infin dei conti il nostro mare ci per-mette di sopportare Nerone,Caligola e perfino Lucifero. Si forse nel mio sogno avevo esage-

rato ma in fin dei conti sono invacanza, il tempo come per unavecchia magia si è dilatato, i mieiamici sono tutti qua ed il “cazzeg-gio” ,le battute sciocche, i ricordi, isorrisi, il piacere di ritrovarsi sonocose impagabili. Le buche ci sonoma con un pò di attenzione si evita-no, il traffico non è ordinato macon un po’ di abilità si sopravvive, imarciapiedi non sono pieni di fiorima servono a smaltire un po’ ditraffico. Molte cose non sono cam-biate ma pian piano cambieranno,qui il ritmo della vita è più lento, iltempo si è dilatato e questo nondevo dimenticarlo. Intanto da lon-tano si sentono le parole di unavecchia canzone “ … non so dirticome e quando ma vedrai checambierà…” . Adesso ho capitodevo far durare più a lungo il miosogno.

*Medico - Bologna

L’ESTATE

Ecco il mio mare. Ilcuore si ferma unistante, l’emozione sifa sempre più forte ela mia mente si perdenei colori e nei saporidi un tempo. Maall’improvviso unabuca grande come uncratere fa sussultare lamacchina e mi riportaalla realtà.

ESSENZIALE

ESORCISTA A MONASTERACEDa quando Monasterace è orfanadel procuratore RoccoLombardo, da tempo anima delParadiso, e del camerata AndreaRuga, che scontò in vita ilPurgatorio per una omonimia, ilpaese è diventato un inferno.Ardono automobili e serrande. Ilsindaco Lanzetta chiami l'esor-cista al posto dell'antimafia.

“TALE” MERLUZZO DI MAMMOLAPer il suo caratterino, AntonellaItaliano è la Selvaggia Lucarelli dinoialtri. Altri sospettano che sia aiz-zata dallo stocco di Cittanova,perché avrebbe vilipeso “tale”merluzzo di Mammola.

CHE TICKET FARE PER VIVEREAl “Porto delle Grazie” unemulo di Totò affittava glispazi pubblici per il pic-nicrilasciando ricevute di paga-mento ai clienti. L'hannodenunciato, anziché enco-miarlo per l'emissione discontrini, segno della suabuona volontà. Se applicasse-ro lo stesso rigore agli abusivi

di Napoli, tornerebbeMasaniello.

CHATCRIMENDicono che i mafiosi di ultimagenerazione utilizzino Skipe,Twitter, Facebook. L'antiquatoProvenzano era rimasto ai piz-zini di carta, che all'occorrenzasi possono ingoiare. I chip nonsono masticabili, né si dige-riscono.

DAJE DE TACCO E DAJE DE PUNTANella Locride, c'è chi si definisce “operatore dell'informazio-ne volontariamente in stand by”. Volontariamente. E chi ècitato come “giornalista sportivo di punta”. Di punta.

della Locride vista dai nostri lettori

Rivedere Siderno

Tarantella o garage?

DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 14

BollicineBiondo Ape in

ETERNIT ALLA CAMERAIl calabrese Mario Tassonesta in Parlamento da 34anni. E vuole ritornarci.L’8 agosto ha compiuto69 anni. Smentisce ilvecchio slogan comunista“non moriremo democri-stiani”.

Fare il musicante è un mestiere duro di questi tempi. Rincorrere ilgusto del pubblico è la legge: sperimentazione, esigenze artistiche,tutta roba da dimenticare se non vuoi suonare solamente in garage. Ipochi soldi rimasti nelle casse delle amministrazioni pubbliche non sisprecano certo per premiare chi abbia velleità artistiche. Se poi inCalabria ti hanno affibbiato l’etichetta della tarantella sei rovinato.Salire sul palco del concerto sta diventando un incubo per i poverimusicanti. La folla in basso, festosa e pronta alle danze fa paura. Nondà tregua. Vuole ballare e basta. Vuole la tradizione e basta. Se perdare respiro al concerto o per amore della pura musica dai spazio adun brano più lento, o ad una pizzica, o esci dall'ipnotica terzina, tidaranno addosso senza pietà. «Sonàtindi na tarantella! Iàmu! Chi estissa rrobba!». E ciò succederà due, cinque, dieci volte. Non smettono mai, non glibasta mai. Vale per tutti, il dilettante e l’affermato artista. Alla finecedi, scendi dal palco col tuo bicchiere di vino e li lasci lì da soli i tuoidue colleghi, organetto e tamburello in mano, in balìa della folla acontinuare, dita sanguinanti e madidi di sudore, senza posa, finchémorte non li separi.

Daniele Mangiola

La dura vita del musicista in Calabria

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DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 14

la RivieraPolaroid

Dal 10 al 21 settembre la Retedei comuni solidali, in collabora-zione con il Comune di Caulonia(assessorato alla cultura) e lacooperativa Phatos, ha organiz-zato un corso intensivo di inglesebase. Il docente, Jean Paul Borg,verrà da Malta e presterà gratui-tamente la sua opera.

PolaroidIl programma che ha dato filo datorcere a giornalisti, dirigenti, cal-ciatori, squadre di calcio. Il tor-mento del presidente Foti, la vocedei tifosi, l’essenza dei calabresi.Chistisimu riparte giovedì 30 ago-sto con il duo comico Auspici ePolimeni, su telereggio, dalle ore21.00, per il 15° anno di successitelevisivi. Manchi solo chi laReggina non l’ha nel cuore!

WHY NOTNicola Adamo vuolerientrare nel PartitoDemocratico. IlPartito Democratico aquesto punto vuoleuscirne.

COMUNE NON PERVENUTOInquinamento del Comune diSiderno. Non pervenuto. Si aspettanorisultati dei prelievi dalla trojka.

LOCRIDE IN DIALETTO, REGGIO IN ITALIANO

Nella Locride si è celebrato il dialetto inrima con il premio di vicinato “GiomoTrichilo” e il premio nazionale“Moschetta”. A Reggio l'associazione cul-turale Anassilaos risarcirà l'italiano con laFesta della Poesia dedicata a GiovanniPascoli (30 e 31 agosto e primo di settem-bre).

Get.ma Redazione,Leggendo ieri i giornali nazio-nali e guardando qualche tele-giornale mi si è creato in testauna confusione totale dellaquale voglio rendervi parteci-pi, così, per puro spirito dicondivisione.Nella rassegna stampa mattu-tina trovo su “La Stampa” unbel pezzo, tipicamente estivo,che stila la classifica delle 10località di mare in Italia piùgettonate per soggiorno incase in affitto. Da buon emi-grato la prima cosa che noto èche nessuna di queste si trovain Calabria. Eppure siamo laregione che vanta il litoralepiù ampio tra tutte le italiane.Allora inizio a pensare, la miaanima meridionalista mi fa

credere che siamo ancoratroppo indietro sul piano delturismo e della sua promozio-ne, ma all'improvviso il mal-pensante che è in ogni uno di

noi si manifesta e mi fa direche forse è perché facciamoalla buona e le case le affittia-mo si, ma in nero.Per fortuna a dirimere questo

amletico dubbio arriva la noti-zia del ritrovamento del leonein bronzo lungo le coste dellalocride, anticipato da voi de laRiviera. No, noi siamo eredidi culture troppo nobili peraffittare in nero più di chiquando noi eravamo "Magna"era sotto i "Barbari".Il dubbio sulle case in affittonon è del tutto fugato. Resta ildubbio che se l'avessimo tro-vato prima sto bronzo, magarisarebbe stato più efficace diGattuso, Miss Italia, laGregoraci e i Bronzi chi cami-nanu in televisione. Perché dalprimato della cultura e delproprio passato passa il futurodi questa terra... e delle case inaffitto.

Domenico Bova

CAVALIER ROTONDIIl viceprefetto LucaRotondi, attuale commissa-rio straordinario delComune di Siderno, è dal2010 Cavaliere dell'Ordineal Merito dellaRepubblica Italiana.

ADOLFO MELIGNANO

Calabria, un paradiso caldo come un inferno.Ogni anno quando ritorno nella mia terra, in Calabria,per le vacanze estive, con gli amici che vivono fuori,facciamo le stesse riflessioni. Guardando questa terra,la bellezza del mare, la grandezza degli spazi della suamontagna, ad appena quindici chilometri dalla costa,dove si passa in poco tempo dai 37 ai 23 gradi di tem-peratura per vivere una vacanza con il calore desidera-to, i prezzi sostenibili, si ritrova la gentilezza e la cor-dialità istintiva della gente. E torniamo a chiederci per-ché questo valore si perda, senza la consapevolezza chesi tratti di una condizione non comune ad altri postid’Italia, senza che tutto ciò possa divenire un punto diforza per arricchire questi luoghi, dove si ritrova il con-tatto umano riassaporando il piacere della vita cheritorna come valore superiore rispetto ad ogni cosa.Sembrerà un dettaglio insignificante, ma è paradossa-le, qui non ho avuto interesse a collegarmi in internet ea dialogare attraverso la rete perchè l’aggregazione ècontinua. La vita ritrova senso in mezzo alla strada,ogni cosa si capisce meglio tra le persone, la gente siparla, si incontra, discute continuamente, e tutte leincertezze spariscono ritorna il contatto umano la spe-

ranza. Si perde il senso dello sfuttamento dell’econo-mia, affossata dalla voglia di socializzare, ritorna inscena il saluto il piacere della stretta di mano, ti accor-gi che mentre sei seduto al bar, sei stato individuato daun vecchio amico, che non avevi riconosciuto ed è statopagato quanto hai consumato. Tutto si muove con unalentezza che si avverte, un ritmo più vivibile, e viene dachiedirsi perchè non si faccia niente per rendere questoparadiso più redditizio, perchè chi vive qui debbainventarsi piccole iniziative private per sopravvivere.Dov’è finito lo stato, perchè non c’è la consapevolezzanei piani alti del potere regionale, che c’è bisogno di

sostenere i giovani, che con poche risorse personaliavviano piccole attività che hanno poche speranze dicostruire reddito certo per il futuro se mancano i colle-gamenti, e le strutture ricettive. Mentre ogni cosapotrebbe divenire ricchezza stabile, per ridare speran-za a questo paradiso, che brucia sempre di più come uninferno, nel quale molti uomini che hanno forza e spe-ranza vengono resi invisibili dalle ragioni di interessiche non appartengono alla cultura di questo gente chenon vuole andare più via, e vuole ritornare a sperare,anche quando qualcuno fa credere che poco potràcambiare.

RISCOPERTA

Si ritrova la gentilezzae la cordialità istintivadella gente. Etorniamo a chiederciperché questo valoresi perda, senza laconsapevolezza che sitratti di unacondizione noncomune ad altri postid’Italia, senza chetutto ciò possadivenire un punto diforza del luogo.

ESSENZIALE

«Viene da chiedirsi perchè non si faccia niente per rendere questo paradiso più redditizio»

LA LETTERA

GIOIOSA JONICA

Nuovo spiraglioper il Naniglio

Sono stati stanziati i finanziamenti di un milione di euro per la ristrutturazione del Naniglio di Gioiosa Ionica. La richiesta era già stata avan-zata dall’amministrazione precedente ed è stata poi portata avanti dall’attuale Sindaco Mario Mazza insieme al Presidente provinciale GiuseppeRaffa. Nell’autunno del 2006 Antonio Larosa aveva ricevuto una sovvenzione complessiva di poco meno di 4 milioni di euro, di questi circa lametà sono stati destinati all’area archeologica di Medma-Rosarno mentre l’altra parte è stata utilizzata «alla valorizzazione e alla fruibilità di12 aree archeologiche provinciali». L’assessore Larosa, dopo una valutazione analitica interna e dopo una serie di apposite conferenze di servi-zio con i soggetti interessati (Comuni, Soprintendenza, Università, ecc.), decise di investire la seconda metà della somma così: 1 milione di euroarea Naniglio-Gioiosa Ionica; 450 mila euro area Mella-Oppido Mamertina; 400 mila euro area Laureana-Palmi. La formalizzazione delle scel-te dell'Assessore Larosa e della Giunta Morabito avviene prima in data 13 Aprile 2007 e subito dopo in data 26 Aprile 2007. L’area archeolo-gica del Naniglio è un patrimonio storico-culturale del nostro territorio, un patrimonio verso il quale sono profusi gli sforzi di tanti a prescin-dere dal colore politico di appartenenza. Con questo spirito costruttivo continueremo a lavorare, a partire proprio dal sussidio di 1 milione dieuro già nella disponibilità della Provincia e proseguendo con le tante opportunità offerta dalla programmazione regionale e nazionale.

Katia Candido

Gentilezza dimenticata

Confusione estiva

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A propositodi...

ANTONELLA ITALIANO

“Quandu arrivaru a Bovalinu si ‘nd’hamorutu lo picculinu… e lu posaru supal’artaru…”, e litanie e pianti salironolungo le fiancate aspromontane, stretteattorno a Polsi. Il principe di Roccella fuadagiato nella piccola bara di legno,mentre il dolore piegò i nobili Carafa.Stettero così, impotenti, col capo chinodavanti alla Madonna. Era il 1773. Oggi, mentre risaliamo la terrosa stradache corre lungo le montagne, i nostrisguardi abbracciano Pietra Cappa. SanLuca resta silenziosa alle spalle. Dopoore e ore di cammino Polsi finalmente simostra, coccolata e protetta da altepareti verdeggianti, nella sua struggentedelicatezza. Un mare di gente coloraogni stradina, così scriveva CorradoAlvaro: «Vanno i fedeli in lunga teoria,uno dietro l’altro, affratellati dallo stessopensiero. Sembran carovane di genteche abbandonino il loro paese e si tra-sportino tutto, incluse le loro tradizioni ele cose più care…». Di Polsi, in questamattinata estiva, viviamo il tormento.Ogni senso è catturato e turbato dallacrudezza della vita. Forte l’odore dibestiame che giunge a tratti, forte la

vista di una natura selvaggia e sfrontata,forte anche il dialetto, a cui siamo avvez-zi, ma che qui assume dei suoni del tuttoindipendenti. Per strada la gente balla,prega, mangia, giunge a piedi anche damolto lontano. Il tempo di rinfrescarsidalla polvere, nelle cellette messe adisposizione dalla Chiesa, poi alle diecitutti a messa. È questo il vero puntod’incontro. La voce del parroco rompe ilmormorio confuso della gente. Subito scende il silenzio. Seduti a terracon le spalle appoggiate al muro, gliocchi socchiusi, ascoltiamo le sue parole,le antiche canzoni dialettali, la voce deifedeli. I bambini giocano sui gradini,molta gente si confessa, tanta si com-muove. Dice la leggenda che, circa mille anni fa,un toro si portò ove poi sarebbe sorto ilsantuario e lì cominciò a scavare con lezampe, finché dalla terra non vennefuori una croce di ferro. Alla sua vista iltoro piegò le ginocchia in atto di adora-zione. La croce dissotterrata era greca e appar-teneva ai monaci basiliani. Il 30 agosto1881 fu un giorno memorabile. EnricoMacrì fece fondere l’oro dei fedeli e fecerealizzare due corone d’oro massiccio

che, da allora, sono visibili sul capo dellaMadonna della Montagna e del suoBambino. Gli episodi che, in realtà, intrecciano lastoria di Polsi con quella di altri fedelisono davvero numerosi. Anni e anni incui, uno dei santuari più inaccessibilidella storia, ha segnato la vita di gente divario rango. Ammiriamo l’antica statuadi tufo, scolpita nel XVI secolo dai sici-liani. Quegli occhi neri ci osservano dal-l’alto. Di colpo non c’è più nessunoattorno a noi, sembra che qualcuno cilegga il cuore, sembra che voglia farcipiangere le lacrime che teniamo soffoca-te, una strana energia per ridare il corag-gio di sognare. Il parroco intona unapreghiera. La messa sta per finire. Lavoce austera risuona nella piazza mentrecanta il Padre Nostro “e rimetti a noi inostri debiti, come noi li rimettiamo ainostri debitori…”! Ecco, siamo a casa. Le lacrime della madre di Roccellabagnarono i piedi della Madonna diPolsi. Composto e straziante il dolore dimamma, mai mutato dai secoli. Ma, nel 1773, accade qualcosa “e, can-tando la litania, lu piccolino chiamava aMaria”...

Qualche anno fa, dopo la conclusione del mirabolante convegno a Reggio sulle ferite della criminalità organizzata, avevamochiesto con non filiale perentorietà al vescovo di Locri, mons. Giuseppe Morosini di dire se il santuario della pia valle di Polsifosse il santuario della ‘ndrangheta, come pretendevano i questurini vestiti da intellettuali, o il santuario dove si prega e sispera, come intendeva il cuore crocifisso delle nostre madri, spie sensibili di verità. Il Vescovo non rispose, mentre proseguivauna sottile, ma implacabile criminalizazione dell’Augusta Madre, fatta Madonna della ‘ndrangheta, con l’appaltare il suolosacro a convegni nient’affatto mistici, a feste della polizia, ad adunanze-crucifige di Libera, agli apostoli della retorica antima-

CORSIVO 12: IL VESCOVO SI PENTE

Approfondimento

Un Santuario nelcuore d’Aspromonte

POLSI

IN EVIDENZA

Oggi, mentre risalia-mo la terrosa stradache corre lungo lemontagne, i nostrisguardi abbraccianoPietra Cappa. SanLuca resta silenziosaalle spalle. Dopo oree ore di camminoPolsi finalmente simostra ai nostri occhi

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la Rivierafiosa. Quando al contrario, Polsi doveva rimanere, come era, luogo sublime per esercizi spirituali, non per parate militari. Legerarchie ecclesiastiche si son fatte intimidire onde evitare la tara di reticenza e ambiguità sul fenomeno mafioso e non sonostate estranee a questa mistificazione né hanno esistato a mettere sotto accusa la sostanza della religiosità popolare, che ha ilsuo piedistallo storico, nei secoli dei secoli, nella tarantella, preesistente alla nascita della ‘ndrangheta, e nella carne di capra,unica carne sulla tavola del povero. L’una e l’altra, quasi scomunicate, certamente esecrate. Tutti dobbiamo sentirci pentiti deinostri peccati. Non possono farvi eccezione né i preti né il Vescovo. Il quale ora, pur non confessando il peccato d’omissione,adesso lancia a gola spiegata la verità che Polsi non è il santuario della ‘ndrangheta, ma dei cristiani. Lo ha fatto in una inter-vista a Calabriaora, commentata con grande intelligenza storica di Davide Varì. Con il qual consentiamo.Meglio tardi che mai, signor Vescovo. Ma noi, modestamente, l’avevamo messo in guardia per tempo.

ILARIO AMMENDOLIA

La montagna è più vicina al Cielo!Due misteri profondi e imperscrutabili si incontrano:la montagna misteriosa, indomabile, selvaggia, affa-scinante e l’animo umano inquieto, ribelle, immenso,comunque capace di emettere urla di felicità e digioia.Cosa cercavano i monaci che hanno fondato quelSantuario? Certo la pace. La quiete lontano dagliuomini perché la camicia di forza della società diven-ta sempre più oppressiva. La fuga del dramma delpotere.Cosa cercano oggi i pellegrini che si dirigono versoPolsi? Debbo evitare la tentazione del mito: le massedepositarie sempre del buono e del giusto. Sarebbeun’imperdonabile superficialità il non comprenderela capacità storica della Chiesa di unire in un unicoblocco le classi egemoni e le classi subalterne fornen-do alle prime un anestetico per cloroformizzare leseconde.Osservo i pellegrini che arrivano cantando le lodi allaVergine nel tentativo di innalzarsi verso una spiritua-lità che la quotidianità blocca con le sue ferree leggi.Avverto dentro quel canto proveniente da cordevocali scordate ed in quel ballo di donne ed uominiche si muovono in modo sempre più febbrile e con-vulso il pulsare di cento, di mille progetti di salvezzaterrena.Diventano turbe imploranti il miracolo, che invocanola protezione della Vergine sulle loro famiglie. Lamontagna dà loro una forza interiore tanto da trova-re la forza di rivolgersi a Maria come persona difamiglia. La Madonna il miracolo lo fa comunque inquanto diventa una di loro: madre della sofferenza,madre della penitenza, custode del silenzio, chiavedella felicità. Entità capace di dialogo senza parole, diparlare senza muovere le labbra. Nelle menti dei pel-legrini avviene il miracolo più grande: attraverso laspiritualità si dischiude una porta e fa intravedere unaltro mondo appare possibile. Non in chiave terrena!Infatti le masse di Polsi non prendono coscienza delle

loro condizioni storiche per cui dalle donne scalze,dagli uomini imploranti, non è mai scattata la scintilladella Liberazione.L’unità inizia e si conclude racchiusa nel cerchio diquel ballo comune, di quelle nenie notturne, di queitamburi battenti.I pellegrini faranno ritorno a casa, nella stessa condi-zione sociale in cui sono partiti, inconsapevoli diavere un ruolo di liberazione dell’intera società. LaMadonna resterà nella montagna e da quel luogo lesarà più facile rivolgersi a Dio per chiedere Grazia.Un’ultima questione: perché la ‘ndrangheta ha sceltoPolsi e perché il giorno della festa serviva loro perridisegnare in chiave simbolica confini e gerarchie?Anche in questo caso non è facile rispondere alladomanda senza essere banali e scontati.Ho letto libri penosi sulla religiosità dei mafiosi.Io provo a darne una interpretazione.Nella misura in cui l’abbruttimento dei mafiosi spe-gne ogni scintilla di spiritualità e di umanità il dialogocon la Madonna diventa impossibile se non in chiavedi primordiale credenza che si ferma alla statua e nonva oltre. In questo caso ci sarebbe poco da dire.I mafiosi prima di diventare tali sono stati bambini,hanno vissuto un mondo di favola e di mistero. Sepotessi dirlo con Pascoli direi che anche in lorosopravvive il “fanciullino”. Maltrattato, soffocato, masopravvive. Sembra impossibile ma forse nessuno rie-sce a far tacere per sempre la sua voce. Neanche imafiosi che per essere tali hanno bisogno di bestialecrudeltà, felina aggressività, di cancellare dai lorocuori tracce di umanità. La Chiesa, con il suo mondosoprannaturale, trova un varco per penetrare negliabissi del loro animo. I mafiosi per essere interior-mente più forti hanno bisogno di credere che la giu-stizia degli uomini è un grande imbroglio. Si rivolgo-no ad una confusa giustizia Celeste avendo memoriastorica delle ingiustizie degli uomini.Tra mafiosi e Chiesa per anni v’è stata una intesa sot-taciuta. La Chiesa promette loro il Paradiso dopo lamorte e loro ricambiano promettendo di diventareuomini retti dopo la morte.

Polsi: fascino e mistero

Tra mafiosi e Chiesa per anni v’è stata una intesa sottaciuta. La Chiesa promette loro il Paradiso dopo lamorte e loro ricambiano promettendo di diventareuomini retti dopo la morte“Il 2 settembre a Polsi si

celebra la festa dellaMadonna della mon-tagna. Centinaia i fedeliche ccorrono ogni anno

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la RivieraRegistrazione Tribunale diLocri (RC)n. 1 del 19/06/1998R.O.C. n°11602 del 02/11/98Questo periodico è associato all’Unione Stampa PeriodicaItaliana AmministratoreUnico Rosario Vladimir Condarcuri

RUBRICHENordici e sudici di Gioacchino CriacoBrizzolato di Ruggero Brizzi,Cronache dal nord di VincenzoCarrozza Loqui e sproloqui di Filomena Cataldo,COLLABORATORIAnna Laura Tringali, Mara Rechichi,Benjamin Boson, Nik Spatari, AngeloLetizia, Marilene Bonavita, FrancoCrinò, Isabella Galimi ,Maria TeresaD’Agostino.

Direttore responsabile: PASQUINO CRUPIDirettore Editoriale: ERCOLE MACRÌCoordinatrice di redazione: MARIAELENA FILIPPONEIn redazione: ANTONELLA ITALIANO, DOMENICOMACRÌ, ELEONORA ARAGONA, NINO SIGILLI, ILARIOAMMENDOLIA.Editorialista: GIOACCHINO CRIACOArt Director: PAOLA D’ORSAImpaginazione: EUGENIO FIMOGNARI

Littiri e morza e pani(lettere e pezzi di pane)

LOQUI E SPROLOQUI di Filomena CataldoL’OPINIONE di Franco Crinò

PRIMA PARTE

C’era una volta la figuradell’insegnante e c’erauna volta la non comoda,

ma di moda, valigia di cartone.Dentro questa, salutati i parenti, siracchiudeva di tutto quel mondoun po’, Quel poco doveva bastarea far superare la solitudine, la lon-tananza, i disagi e lo scherno degliautoctoni del nord. In palio u sti-pendiegliu ( lo stipendio)!Dentro itreni di fortuna, le valigie di carto-ne erano tutte uguali ma gli inse-gnanti erano quelli che avevano ilpezzo di carta. Littiri e morza epani. Potrebbe iniziare da qui lastoria del precariato della scuola senon fosse che bisogna ritornareancora più indietro. Alle radici sicolloca però la considerazionepolitica del ruolo della scuola nellasocietà e del suo potenziale di con-trollo sull’accesso delle masse all’i-struzione. Da una parte. Dall’altra,a ben vedere, si evidenzia un nonorganico sviluppo del sistema direclutamento e di formazione deidocenti nel tempo. Tale sistema èpassato dall’aver incluso nella sud-detta categoria preparati e precon-fezionati al pretendere, oggi,docenti pluriperfezionati, plurima-sterizzati, poliglotti e iperinvestitorinella macchina di formazione.Una macchina che promette unastrada in discesa per poi sbandarenella curva a gomito! La questionedella formazione, dunque, passa,in sintesi, dalla concezione del “chisa insegni” (Giovanni Gentile) perriunirsi, felicemente o infelicemen-te dipende dai punti di vista, neltentativo risolutivo di LuigiBerlinguer con le famigerate SSIS(Legge 315/1998). Quello che ciinteressa è conoscere il percorsodella scuola italiana dalle sue origi-ni ad oggi, cercando di porre inprimo piano la figura dell’inse-gnante. Come, quando e perchè avviene ildeclassamento. In origine fu la Legge Casati del1859 che intese riformare il siste-ma scolastico della nascente Italiaunitaria. In realtà più che di rifor-ma bisognerebbe parlare di vera epropria nascita della scuola nazio-nale. Si trattava di una nascita eli-taria del sistema scolastico nelsenso che la legge contemplavamaggiormente l’istruzione secon-daria piuttosto che la primaria. Lascuola pubblica aveva assolutapriorità su quella privata ed appa-

rivano superate le discriminazionidi sesso per l’accesso all’istruzione.La scuola italiana secondo il mini-stro Casati si suddivideva in istru-zione elementare, per la qualenonostante ci fosse l’obbligo, que-sto venne altamente disatteso;istruzione secondaria classica conaccesso all’Università e tecnica.L’inserimento dell’insegnamentodella religione cattolica nella scuo-la costituì negli anni a seguiremateria per la prima zuffa di carat-tere nazionale. Non fu Vittorio Sgarbi all’epocagaleotto ma Gaetano Salvemini,politico e intellettuale socialistache sosteneva la laicità della scuolae dell’educazione. Prerequisitofondamentale perchè l’idea si con-figuri come propria e attraverso laricerca. È un progetto di scuolaancora totalmente incompiuto.Purtroppo per noi. Docenti ediscenti. Di questa zuffa avremosemmai modo di parlare in unapprofondimento apposito.Torniamo al reclutamento degliinsegnanti. I maestri elementarivenivano formati presso le scuolenormali di durata triennale a spesedel comune spesso privo di ade-guate risorse finanziarie e in nessu-na misura sanzionabile se nonavesse ottemperato. Questo risul-terebbe essere uno dei punti piùdeboli di attuazione della legge.Molti maestri, infatti, erano ina-datti all’insegnamento perché prividi adeguata preparazione. Ciòfavorì, anche perchè la legge loconsentiva, la cosiddetta scuolapaterna ossia l’insegnamento eraimpartito dagli stessi genitori o daiprecettori. Il sistema concorsualeper titoli ed esami della LeggeCasati si consoliderà solo nel 1908(modello delle tre prove: scritto-colloquio e saggio didattico). SaràGiovanni Gentile che con la suariforma (1924) renderà il concorsopropedeutico all’abilitazione all’in-segnamento. L’abilitazione, infine,si separerà dal concorso nel 1957per essere riunita solo negli annisettanta. Ora, anche se in sintesi,appare chiaro che negli anni anzi-detti i docenti precari e in partico-lare i maestri vengono gestiti dalsistema politico-clientelare. Fu ilsolito Gaetano Salvemini a parlaredi difficoltà del sistema: stipendida fame in primis e sanatorieassurde in secundis per sanaredisordini ereditati dal passato. Chesi rotoli ancora nella tomba, suabuon’anima? (segue... )

Sembra la mano buona di un gigante cheavviluppa, dolcemente, il piccolo centroabitato che gli si addossa fiducioso, proteg-gendolo nella sua calda morsa.Pentedattilo... cinque dita di dura rocciaaperta verso il cielo, un’insolita, suggestivaimmagine che si apre, improvvisa, all’in-terno del selvaggio paesaggiodell’Aspromonte meridionale. Bastanouna ventina di minuti per arrivare dallacosta al monte attraverso una stretta maagevole stradicciola che si apre, serpeg-giante, tra una verde distesa di arbusti e dierbe che, d’estate, assumono i colori del-l’oro; solo 20 minuti per passare dallarealtà al sogno, dal tangibile all’inafferra-

bile.Un piccolo paese senza più pastori, digni-toso nella sua solitudine, ci accoglie lumi-noso offrendo, ai nostri piedi, le antichestradicciole, al nostro animo, l’onda caldadei ricordi. Statio romana nel IV secolodopo Cristo, dal VI all’XI secolo il luogodivenne, spiritualmente e culturalmente,bizantino. La splendida cattedrale deisanti apostoli Pietro e Paolo che dominal’abitato, guardando verso occidente, rive-la chiaramente, per la sua posizione e lelinee architettoniche di stile orientale, unadecisa e squisita fattura bizantina. E nonsolo: essa testimonia anche la profondareligiosità di quelle genti grecaniche così

strettamente ancorate alla propria linguae alle proprie tradizioni, religiosità in loroinfusa anche dalla santa presenza deimonaci basiliani che, profughi dall’orien-te, avevano eretto, nei dintorni, i loromonasteri. Poco più a nord della chiesa,quasi incastrato nella roccia, il castello... Ela silenziosa preghiera della valle si spe-gne, di colpo, in un agghiacciato silenzio.Dal portale d’ingresso, che si apre attra-verso le possenti mura, ai ruderi del sini-stro carcere, fino alla porta superiore dovesorgevano, ormai non più identificabili, gliambienti del maniero, si respira, tuttora, lacupa aria di una fosca tragedia: l’eccidio diun’intera famiglia signorile, quella deinobili Alberti perpetrata, nella notte del16 aprile 1686, da una masnada di merce-nari albanesi al soldo di BernardinoAbenavoli, barone di Montebello Jonico,la cui proposta di matrimonio conAntonietta Alberti (con la quale intratte-neva, da tempo, incontri segreti) era stata,dal di lei padre, respinta. Antoniettavenne rapita e condotta in un conventodove morì di dolore nell’apprendere dellastrage di tutta la sua famiglia.Un’avvincente vicenda di amore e dimorte, quasi una favola oscura passata dibocca in bocca, nel corso dei secoli, tra gliabitanti del luogo che ancora ricordano,ancora raccontano... «C’era una volta, ec’è ancora, un piccolo paese ai piedi di unagrande mano. Sopra il paese, in un castel-lo, viveva una delicata fanciulla dai capellid’oro e dal cuore ardente, ma non sapevache l’amore può trasmutare in falco rapa-ce anche il più dolce degli amanti. I suoineri artigli hanno lacerato la sua casa e ilsuo cuore». Canta, cantastorie, la vicendadi una delicata fanciulla uccisa dall’amore.

«Quando ho voluto conoscere il mondo -mi ha detto un grande Ministro degliEsteri, mio amico - per poterlo fare bene,l’ho diviso a quadratini». Vi ha dedicato piùtempo quando ha cessato i suoi compiti isti-tuzionali. Qui il tempo abbonda, gli elettisono “votati” al gioco di squadra (è una for-tuna per alcuni di loro… ) e fortementecondizionati dalla esiguità delle risorse chenon consente loro di assumere iniziative sulterritorio. Dove le rappresentanze sonopraticamente inesistenti, come nellaLocride, la situazione è completamenteinaridita. I “veri meridionali e i veri meri-dionalisti” tentano di farla riprendere, mal’acqua dell’aspersorio che usano non arri-va sulle teste di chi li vede ininfluenti, tantopiù di chi li vuole ininfluenti e, cioè, di unacerta politica che ha già di suo il problemadi doversi esprimere, nel senso proprio difarsi capire. Tuttavia, nessuno può pensareche possa essere utile una cultura elitaria,che non sopporti insieme alla politica glisforzi per raggiungere i difficili obiettivi checerchiamo, specie nelle zone disastratecome le nostre. Sono contento che FranzFoti, i cui interventi trovo interessanti, que-sta cosa l’abbia detta, in pubblico e in priva-to, con chiarezza. In effetti, nessuno puòignorare «la voluttà delle parole e l’asprez-za del governo del giorno dopo». Nonpotendo fare altro, afferriamo bene i pro-blemi. Disturbo nuovamente Foti: i sindaci

della Locride fanno quello che possono oquello che sanno fare, ma mi è sembratoliquidatoria - e gliel’ho fatto notare - quellasua frase «se non fate passi in avanti vi con-viene lasciar perdere…», perché debbonoavere la possibilità, i sindaci, di crederciancora, di qualificare le loro proposte, dispiegare che non ci sono eletti dellaLocride in Consiglio Regionale e il soloCandido, decentrato, nell’Esecutivo pro-vinciale, che aspettano i risultati consistenticollegati al progetto (diciamo meglio, all'in-sieme delle misure) per la Locride.Trascureranno di dire, i sindaci - ma glieloricordiamo e glielo rimproveriamo noi -che hanno preferito mantenere incarichi eincaricucci, buoni più per la stampa e per letrasferte e non darsi una nuova ed efficaceveste istituzionale, il Comprensorio, previ-sto dalle legge regionale, che oggi ci fa tro-vare ancora più spiazzati rispetto all’immi-nente varo della Città Metropolitana e al

disegno che avrà. Ecco, il pericolo che ciperseguita è quello di una politica sperso-nalizzata e mediocre e di dibattiti che nonsono incardinati nella realtà. È il pericolodella frammentazione dei problemi dentrola galassia delle discussioni, che, tuttavia,non si debbono esaurire, ma avere unosbocco, per evitare che il terreno tuttosecco cominci a sfaldarsi e a far precipitarenel suo ventre uomini e cose. Vediamo cosaabbiamo di nostro, dividiamo questo“mondo” a quadratini, aggrediamo le pro-blematiche zona per zona. Locride eBovesia potrebbero affrontare le prossimeelezioni politiche, se la riforma elettorale siconcluderà secondo le anticipazioni dellastampa, per la parte che riguarda i collegi,in base a come è stato rimodulato perlegge, avendone uno che comprende icomuni da Condofuri a Bovalino, un altro,da Siderno ad Ardore, un terzo da Marinadi Gioiosa a Monasterace, con le relativezone interne. Fino ad allora il centrodestrasi materializzerà con ciò che è stato capacedi costruire, il centro sinistra è ripartito daCaulonia con Marco Minniti, che è vera-mente bravo, ogni volta, ad essere il“numero uno”. Il suo è un partito romano-centrico e nessuno è più romano di lui.Minniti sa aggiungere il sorriso di chi sa chedi gente che abbia veramente voglia dirivoltare la Locride “come un calzino” nonce n’è.

CASTELLI SULLO JONIO di Daniela Ferraro

Pentedattilo

La Locride che si sfalda

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la RivieraHANNO COLLABORATO

Francesco Laddarina,Giuseppe Patamia, ,BrunoGemelli, Carmelo Carabetta,Antonio Cormaci, GiulioRomeo, Sara Caccamo,Giuseppe Fiorenza, DanieleMangiola.

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DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 21

KAPPADUE di RUGGERO CALVANO

Che terra meravigliosa è que-sta, ogni cosa ha un odore, unsapore, una funzione. Puoistare ore a far niente e ascolta-re il canto delle cicale, aspirareil profumo dell’erba secca. Sicapisce perché i Greci la chia-mavano la terra del latte e delmiele, e avevano abbandonatola loro patria per stabilirsi inmassa lungo queste coste. Inquesti posti il far niente ha unsenso e un motivo; l’ozio ha unnome preciso: “sviluppo delpensiero”. I milanesi liquide-rebbero questa filosofia defi-nendola “pigrizia”, “fiacca” omeglio ancora “poca voglia dilavorare”. E com’è lontana Milano da qui,con i suoi abitanti che corronoin modo frenetico, per assolve-re miriadi di faccende che liimpegnano costantemente. Ecome sono diversi i milanesilontani dalla loro città e dai ticda stress. Gli abitanti di Milanosono in genere freddi, concen-trati sempre sui loro obiettivi,poco inclini a esprimere senti-menti e passioni; fuori dallametropoli si trasformano,diventando creature gentili,attenti alla natura e all'uomo,

inclini alla contemplazione eprossimi alla commozione, senecessario. Questo è il paradi-so, gli abitanti di Zefira dovreb-bero usare questa frase comeslogan; chi ha disegnato la terrail massimo sforzo lo ha dedica-to nella creazione di questiposti, realizzando paesaggi,profumi, colori e sapori irripeti-bili e inimitabili. Non esistonoluoghi al mondo più belli; èvero, qui esiste la mala politica,la mala amministrazione, lamala sanità, la malavita, ma chealtrove questi mali non sonoaltrettanto presenti? In qualun-que zolla di terra si infili unavanga ne esce fuori un pezzo distoria. I più grandi popoli dell’anti-chità hanno calcato questi sce-nari; Greci, Romani, Fenicihanno generato l'attuale popo-lazione. Bernardino Telesio,Cassiodoro, Zaleuco, Pitagora,l’abate Gioacchino, TommasoCampanella, sono solo alcunidei figli illustri di questa spondadel mediterraneo. Questo è unparadiso, perciò gente: rilassa-tevi e godetevela. Settembrearriva presto e torneranno bol-lette e fisime.

Rilassatevi siete a Zefira

E gli intelletuali garantisti dove sono?

RISPONDE il direttore

Caro direttoreHo seguito con interesse la diatriba tra golettaverde e la giunta della regione Calabria, perquanto riguarda il nostro mare. Dicono i nostrigovernanti regionali che chiederanno il risarci-mento per danni all’immagine a goletta verdeper aver assegnato la maglia nera di mare piùsporco. Visto che ci sono potrebbero chiedere ilrisarcimento, a chi di competenza, anche per‘ndrangheta mala-sanità, mala-spazzaturaecc…Il mare in Calabria è sporco. È probabile anche che non sia inquinato (perso-nalmente ne dubito), però è sporco. È sotto gli

occhi di tutti, e solo tutti quelli che frequentia-mo il mare d’estate possiamo esserne testimoni.E si badi bene, si parla di costa, ossia cinquantametri al massimo dalla riva, perché e lì che stan-no i bagnanti, e non di mare aperto. Nel tratto,per esempio, compreso tra la foce del fiumePrecariti fino alle porte di Riace, l’acqua delmare, in orario di punta (11.00 circa) diventauna cosa da voltastomaco, una “ciofeca”, comedirebbe il buon Totò. Se poi gli amministratori della Calabria dicono

che si sta cercando di risolvere il problemadepurazione,allora se ne può discutere, e se riu-sciranno a portare il nostro mare allo splendoredi una volta tutti gli amanti del mare sarannoloro riconoscenti, ma per favore, lascino stareLegambiente e non ci prendano in giro cometutti quegli “esperti”, che lo fanno senza pudoree ci parlano di alghe e mucillagini, quasi a con-sigliarci di berlo come fitoterapia.

Pasquale Aiello

Mattia e Laura vengono al pronto soccorso quandostanno proprio male. Sono due ex tossici convertitisiall'alcool. Lui, Mattia, è alto e magro, con un paio dibaffi d'altri tempi. Ha sui quarantacinque anni e vivedov'è nato, a Dogliani, la patria del vino dolcetto.Laura ha origini “meridionali”. In effetti è di Romae su al nord, se sei nato sotto Firenze sei meridiona-

le. Non è razzismo però! Sono collocazioni geografiche tramandate dalle generazioni passate. Sono dure a morire.Niente di più. Laura è bionda con occhi azzurro cielo, ancora più azzurri quando è piena fino all'orlo di dolcetto e birra.Ha capelli biondi sulle spalle e la pelle chiara. Anche lei magrissima, scavata dalle droghe e dalla sofferenza di una vita inbilico tra realtà, alcool e droghe. Mattia e Laura si sono conosciuti in comunità molti anni fa e, da allora, quando nonsono a disintossicarsi, stanno sempre insieme a Dogliani, nella cascina che fu del papà di Mattia. Si vede che Mattia levuole bene, gli sta vicino con apprensione. Mi dice con gentilezza “dottore, per favore, non la faccia soffrire”. Lei, inpreda al suo delirio alcolico, si calma solo se lui gli stringe la mano. “Siamo insieme da sempre sa dottore, da sempre,”ripete. «Ma la ami», faccio io. «E che, se non la amavo la portavo a casa mia da Roma?» «Certo», rispondo, «è naturale.Scusa t’ho fatto una domanda sciocca». Mi sorride, mi guarda e dice, «non fa niente, non si scusi. Siamo combinati cosìadesso, ma ne eravamo usciti. Poi, vivere è difficile. Sempre più difficile. Ci siamo ricascati come vede. L’ho sempre amatamolto. Non la faccia morire per favore». Mattia se l’è portato via la cirrosi circa un mese fa. Laura è arrivata al prontosoccorso l’altro ieri gridando di voler morire. Ci viene sempre più spesso. Aveva gli occhi diafani, tanto era piena di dol-cetto e birra.

Don Giuseppe Pugliese era il sacerdote della Chiesa “S.Biagio” di Locri negli anni ‘50. Camminava sempre conandatura veloce. Ricordo che aveva anche una bicicletta epedalava sempre con furore. Ci preparava con amore, conla collaborazione della signorina Carabetta, al Sacramentodella Prima Comunione. Insegnò molti anni all'IstitutoMagistrale di Locri. A Settembre si festeggia il Santo:penso che a Locri moltissime persone lo ricordino ancoracon tanta stima e simpatia.

Franco Parrello

STORIE DA PRONTO SOCCORSO di Vincenzo Carrozza

L’ANGOLO DI PARRELLO di Franco Parrello

Mattia e LauraRicordando Don GiuseppePugliese, Parroco della Chiesa S.Biagio di Locri

Non affondate la goletta verde

PIERO SCHIRRIPA

Francamente la mia esperienzanon mi dice che i garantisti, nellanostra terra, si siano ridotti ad unosolo.Terra scientificamente criminaliz-zata, col pretesto di pochi sciocchie feroci criminali; terra che moltipervicacemente amano – se è veroche una lista regionale affermata sichiama “Io resto in Calabria”; se èvero che ci si indigna per gli incen-di vandalici dei boschi; se è veroche ogni campanile e ogni santopatrono restano una bandiera.Terra desertificata da facili certifi-cazioni antimafia che colpiscono,spesso indiscriminatamente, chitenti con successo una attività ealzi testa e ingegno per intrapren-dere – contraddicendo il teorema,questo sì probabilmente vero, chei mafiosi che qui producono dannicon i loro delitti vanno poi ad inve-stire dove il patrimonio vale edove i soldi rendono.Terra di confische di beni e di scio-glimenti di amministrazioni, pernon farci mancare niente.Terra che avrebbe bisogno (ed è

assetata) di giustizia amministratacol microscopio, come opera ilchirurgo che non amputa e nondemolisce, ma seleziona e ripara.Nella mia esperienza, sono i pro-fessionisti e i carrieristi dell’anti-mafia di regime ad essere bollatidalla pubblica opinione come fab-bricatori di fango e come profitta-tori.Tanto è palpabile l’esistenza diquesta “maggioranza silenziosa”dell’amore verso la nostra terra edel bisogno di cambiamento, che ipiù sprovveduti gerarchi delle”quattro paghe per il lesso” hannodovuto inventare le improbabilistatistiche del 27% di mafiosi tra lapopolazioni e dei 50 miliardi dieuro di bilancio nei traffici delle‘ndrine (a proposito e mi ripeto,cari Professori delle UniversitàCalabresi, invece di ridicolizzarequeste maldestre cifre nel chiusodelle stanze, che ne direste diorganizzare una loro sistematicacontestazione, dato che sietepagati per cercare, col microsco-pio, la verità?)Non voglio ripetere discorsi giàfatti, e sintetizzo: l’amore per la

nostra terra e il desiderio di cam-biamento – così diffusi e che nonsono di destra o di sinistra – hannobisogno di essere organizzati in unqualche comitato o associazione,per avere successo. Si è più voltecercato di crearlo ed il giornale,che mi ospita, si è speso a riguar-do.Se non si è arrivati a concretizzarenulla, è probabile che vi sia difettodi intenzione o, al contrario, inte-resse a restare nella propaganda enella predicazione, perché questopotrebbe tornare utile a racimola-re consensi.Questa scelta di organizzare ladifesa della nostra terra non puòche essere alternativa ed altrarispetto alla politica: si lascino ipartiti al loro destino, tanto piùche il dibattito che li riguarda ècentrale, in questo momento inItalia. A noi tocca umilmente unir-ci, senza pregiudizi di parte, perbattere antichi e nuovi pretesti delpotere che, da 150 anni, ci riduco-no a sudditi, privandoci di libertà edignità e consegnandoci allapovertà di una economia dipen-dente.

Però, attenzione. Un chiodo non sempre schiaccia chiodo. E a Rimini come stanno le cose?

TERRA SCIENTIFICAMENTE CRIMINALIZZATA

la POLEMICACONTINUA SUL WEB

Gli strali deprimenti del poveroDiavolo Nero...Maria Carmela Lanzetta

E l’olio di ricino della farmacista diMonasteracePasquino Crupi

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la Riviera

Evissero tutti felici e contenti. Quella che si èchiusa nei giorni scorsi è una vera e propriafavola di calciomercato, di quelle che, perun attimo, ci danno la possibilità di sor-ridere, di allontanare, momenta-

neamente, l'incresciosa pagina del calcio-scommesse. Il passaggio di AntonioCassano all' Inter chiude, con qualcheanno di ritardo, una bella storia ini-ziata ben tredici anni fa. Premessadoverosa: Antonio Cassano ètifoso dell'Inter da quandoera piccolo. La sua non èuna simpatia mediaticadell'ultima ora -all'Ibrahimovicper intender-ci che ovun-que vabacia lamaglia dellasquadra che l'ha appenaacquistato - ma è sincera. Nellontano dicembre del 1999, ilgenio ribelle di Bari Vecchia, alsuo esordio in serie A, a solidiciassette anni, nel suo stadio,il San Nicola di Bari, con un golche fa impazzire Blanc ePanucci, si fa conoscere al grandepubblico. E' il preludio di una car-riera, che fra alti e bassi, fanno diCassano uno dei migliori talenti che ilnostro calcio abbia espresso negli ultimivent'anni. A trent'anni Fantantonio è un calciatore maturosotto tutti i punti di vista. Soprattutto dal punto di vista men-tale, suo grande freno. Cassano non è più quello delle cassa-nate. Tre grandi eventi nella sua vita privata, ci hanno resti-tuito un campione, ma soprattutto un atleta che può farbene ovunque. Il matrimonio con Carolina, conosciuta nell'esperienza rige-nerante di Genova, la paternità grazie a Christofer e per ulti-mo l'operazione al cuore dello scorso anno, sono state espe-rienze che hanno forgiato indelebilmente un nuovo AntonioCassano. Al di là di quello che si dice, ovunque è andatoCassano ha fatto bene. Certo, un talento come il suo potevae doveva vincere di più, ma quando è stato messo in condi-zione di contribuire alla causa della squadra, il suo apportoc'è stato sempre, non si è mai tirato indietro. Come tutti igiocatori del suo calibro, genio e sregolatezza ne hanno

carat-terizzato il dna.

Due titoli nazionali vinticon Real Madrid eMilan, e due super coppenazionali conquistatesempre con i due clubsono, tutto sommato, unpalmares onorevole. Coni blancos, per dirla tutta, lasua carriera poteva avereuna notevole impennata,ma come giustamente hadetto Eugenio Fascetti, suoPigmalione, qualche cassa-nata di troppo lo ha pena-lizzato. La domanda chetutti ora ci poniamo è:“Chi ha fatto l'affarenello scambio Pazzini -

Cassano tra Inter eMilan?” La riposta èfin troppo scontata:ci guadagnano i duecalciatori e le duesocietà. Pazzini eCassano, perché

intristiti vanno a rigenerarsi nelle nuove squadre, il Milanperché finalmente ha una prima punta d'aria come non capi-tava dai tempi di Pippo Inzaghi - Ibrahimovic interpretava ilruolo a modo suo, era a suo modo anarchico - e infine l'Inter, perché aggiunge qualità e quantità alla rosa, cose dicui gli allenatori non si lamentano mai, e un conguaglio diquasi 8 milioni subito investiti per Gargano, dalla serie cediuno (Pazzini) prendi due (Cassano e Gargano). Il “matrimo-nio” Cassano - Inter è ha avuto il bene placito di MassimoMoratti, che inseguiva il barese da qual lontano '99. I due sisono sfiorati più volte, con Mancini e Mourinho in panchi-na, poteva esserci la fumata bianca, ma poi, come sappiamole strade non si sono mai incontrate. Oggi, a pensarci, un'Inter con lo Special One, Balotelli, Materazzi e Cassanosarebbe stata una squadra “calda”, ma questo è un altrodiscorso. Ora, non vediamo l'ora di vedere questo nuovovecchio Antonio Cassano con la maglia nerazzurra.Bisognerà capire come il tecnico dell' Inter, Stramaccioni,posizionerà la pedina nel suo scacchiere. L'ex rossonero si èmesso subito a disposizione dell'allenatore, tra i due c'è unastima reciproca che ne faciliterà di molto il lavoro. Le gerar-chie parlano chiaro, parte dietro Milito, Snejider e Palacio.Si giocherà il posto, anche con i giovani Coutinho e Alvarez,chi merita avrà il posto da titolare. Può giocare sia comeseconda punta che come trequartista, ottimo per far rifiata-re il Principe e l'Olandese. Che volete che vi dica. un po'come I Promessi Sposi, letti in chiave moderna, il matrimo-nio, alla fine, s'è fatto.

Massimo Petrungaro

Sport

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in BREVE

Quando si dice “la fede oltre ognicosa“. Il Glasgow Rangers, glo-rioso club scozzese, fallito que-st’estate per insolvenze finanzia-re, è ripartito dalla quarta divisio-ne. Nella prima gara di campio-nato all’ “Ibrox“, storico impiantodel club, si sono presentati inquasi 50.000 per sostenere i pro-pri colori, un po’ come successe alNapoli nella prima gara di C con-tro il Cittadella.

I tifosi del Boca Juniors hanno laforza di un terremoto. E’ questoil risultato di un esperimentoideato dalla Nike. Lo sponsor delclub argentino ha installato unsismografo durante la gara con-tro il Racing de Avellaneda pertestare il “battito” dei fan.Durante la partita le grida, i saltie i canti hanno fatto alzare il tre-more a 6,4 della scala Richter.Insomma, un sisma paragonabilea quelli di magnitudo distruttiva.

“Questo matrimonios'adda fare”

Serie A

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Parlandodi...

Il professore GiuseppeCavallo, cintura nera 8° DANdi difesa personale, 6° gradosuperiore di kickboxing e maes-tro (massima qualifica tecnica)della FIJLKAM, federazioneolimpica di judo, lotta, karate earti marziali è stato confermatoquale responsabile nazionaledella federazione professionis-tica mondiale di jujitsu.Specialista internazionale, nelsettore della difesa personale,maestro dei campioni delmondo di kickjitsu e artimarziali affini, Cavallo rivestegià il ruolo di dirigente tecnicoresponsabile nazionale del set-

tore giovanile arti marzialimiste della FIKBMS, l'unicafederazione italiana riconosciu-ta dal CONI di kickboxing,muay thai (boxe thailandese),savate (boxe francese), shootboxe, lotta a terra, kickjitsu earti marziali affini. Espertonella difesa antiterrorismo enella protezione, quale mem-bro del gruppo mondiale diaddestramento israeliano, ilmaestro Cavallo è direttoretecnico delle palestre diCaulonia Marina (scuole ele-mentari), Depaim - Donisi -Siderno Marina, scuole medieSalvemini Polistena. Inoltre, da

anni, si occupa della for-mazione tecnica di esponentidelle forze dell'ordine, all'inter-no della CONSAP della Poliziadi Stato, il cui responsabileprovinciale è il dottor CarloFigliomeni. Fra i prossimi appuntamentiche attendono le squadre da luidirette ci sono i campionatieuropei e i mondiali di forme ecombattimento. I presidentedella Depaim, EnzoSgambelluri, il direttore sporti-vo Osvaldo Cavallo, e Franco eRocco Garelli, Nicola Geranio,Maria Spanò, VincenzoColuccio, Giovanni Amato,

Angela Mileto, TeresaPeronace, Rosanna Fuda,Antonio Riggio, Michele eSilvia Cataldo, RobertoGarelli, Rosetta Foriglio, IlariaFloccari, Emilia Ariganello,Tiziana Fimognari, tecnici,ufficiali di gara e dirigenti deicentri sportivi dell'Accademia,dal maestro Cavallo diretta,sono i principali collaboratorinel processo di formazione deisuoi tanti allievi che si fregianodi titoli di elevato livello, a liv-ello italiano, europeo e mondi-ale. Complimenti al maestrocauloniese, per nomina ottenu-ta, sono pervenuti, da più parti.

Sport

E' nata una stella. La sedicenne spagnola SaraSorribes Tormo, dopo la vittoria nel torneo deldoppio in coppia con la greca Papamichail, sovvertei pronostici che davano per superfavorita la testa diserie numero uno Anastasia Grymalska e vinceanche nel singolare davanti a un pubblico numero-sissimo che ha affollato il circolo “Garden - G.Riccio” fin dalle ore 18. 6-3, 7-5 il punteggio delmatch, vinto in due set e con grande autorevolezza,al cospetto di un'avversaria apparsa molto menosicura di sè rispetto alle precedenti partite e che hamostrato di patire il gioco regolare e con poche sba-vature della giovanissima spagnola. E il canovacciodella partita è stato chiaro fin dalle prime battute,quando la Sorribes Tormo si è portata sul 3-0 fino achiudere il primo set sul 6-3. La spagnola (testa diserie numero sei del tabellone) ha iniziato beneanche il secondo set, prima di subire il ritorno dell'i-talo-ucraina che è riuscita a portarsi sul 5-4. Proprioil game che si è giocato su questo punteggio è statoil più lungo e avvincente: durato quasi mezzora, hacostituito la vera svolta della gara, con la SorribesTormo che ha dapprima pareggiato i conti per poiprendere definitivamente il largo. Un successo, ilsuo, che sicuramente la farà salire al di là della sei-centesima posizione nel ranking mondiale cheattualmente occupa e che, come riconosciutodurante la cerimonia di premiazione da parte delpresidente Muscolo e del dirigente Fit Carnuccio,lascia ben sperare per un futuro pieno di successi,viste le qualità espresse a Locri e i sicuri margini dimiglioramento. Alla fine, resta la grande soddisfazione per l'ottimariuscita della manifestazione che anno dopo anno ècresciuta, facendo diventare Locri la meta di moltetenniste provenienti da tutto il mondo, che hannoofferto per una settimana lo spettacolo del grandesport, con indiscussi effetti positivi anche sul pianoturistico.

Coppa Disciplina, vince ancora il CasignanaDopo essersi aggiudicata la CoppaDisciplina per la stagione 2010-11, anchequest'anno è l' A.C. Casignana a ottenere ilpremio quale squadra più corretta del cam-pionato di Terza Categoria (Girone M). Ilgruppo allenato da Aldo Mercatello, difat-ti, ha messo insieme solamente 3,6 puntinella graduatoria disciplina, tanto cheMister e Dirigenti risultano con zero seg-nalazioni arbitrali. In questa speciale classi-fica troviamo in seconda posizione l'AuroraReggio con 6,6 punti mentre la squadra più“cattiva” del campionato è stata laRavagnase G.B.I. con 37,3 punti. Il

Presidente del Casignana, Rocco Romeo,ha precisato che è basilare indirizzare i gio-vani sulla via della correttezza, del sanoagonismo e della lealtà. “Peccato - haaggiunto - che gli infortuni abbiamo limita-to le nostre ambizioni di vittoria del campi-onato”. Ed infortunato, per tutto il gironedi ritorno, è stato finanche il capitano dellasquadra, Domenico Stranieri, che dedica laCoppa Disciplina ai ragazzini della ScuolaCalcio “Sasà Minnici”, con l'augurio chepossano crescere, socializzare e divertirsisenza mai tralasciare i valori più autenticidello sport.

Torneo Internazionale di Tennis Femminile “Garden Tennis - G. Riccio”

Il Maestro Cavallo riconfermato responsabile nazionale della federazione di jujitsu

A Locri è nata una stella, Sorribes Tormovince anche il torneo singolare

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la Riviera

ELPIDOS

«I libri sono pieni delle paroledei saggi, pieni degli esempidegli antichi, dei costumi, delleleggi, della religione. Vivono,discorrono, parlano con noi […].Se non ci fossero i libri, saremmotutti rozzi e ignoranti, senzaalcun ricordo del passato senzaalcun esempio».Alla stregua di questa anticacitazione il mondo dell’associa-zionismo a Benestare e aBovalino ha presentato il libro“Lettere dal Sud – L’Italia,l’Europa, il Mondo, la Calabria”edito da Città del Sole, una rac-colta ragionata di articoli pubbli-cati dall’autore (dal 2001 al2011). L’autore del libro èGiuseppe Romeo, Alto Ufficialedell’Arma dei Carabinieri, gior-nalista pubblicista ed autore dimoltissimi saggi ed opere sutematiche di grande rilievo poli-tico, economico, sociale e milita-re.Il primo evento si è tenuto aBenestare organizzatodall’Associazione “Piccola com-pagnia del teatro popolareYuppy du” - che per gli eventiorganizzati, nel corso dell’estate2012, ha ricevuto il riconosci-mento “cittadinanza attiva” - incollaborazione conl’Amministrazione Comunale diBenestare, davanti ad un discre-to pubblico coinvolto emotiva-mente per la presentazione dellibro di un proprio concittadino.La serata ha visto la partecipa-zione di ospiti e relatori impor-tanti quali il sindaco diBenestare, Rosario Rocca, chedopo i saluti di rito e l’omaggioagli intervenuti, ha parlato discuola, di politica e di giovani,quali temi trattati nel libro. Aseguire gli interventi di RosarioCondarcuri, editore de “laRiviera”, e del prof. IlarioAmmendolia i quali ripercorren-do alcune parti degli articoli dellibro, hanno evidenziato l’incisi-vità e l’importanza di molti degliargomenti trattati dall’autore esu tutti la questione meridionale.L’altro appuntamento si è svoltoa Bovalino, organizzato dall’as-sociazione culturale L’Agorà delPensiero, in collaborazione conl’Amministrazione Comunale ela Pro Loco di Bovalino. La riuscitissima serata, incorni-ciata nel suggestivo scenariodella Villa Comunale da un pub-

blico delle grandi occasioni, èstata fortemente voluta dalla neoAssociazione «in quanto – hatenuto a precisare il presidentedella stessa - attraverso la cultu-ra e l’impegno civile si vuole cer-care di contribuire alla crescitamorale, civile ed economicadella comunità bovalinese».Dopo i saluti del sindaco diBovalino, Tommaso Mittiga, ilmoderatore Piero Leone ha consaggezza tenuto vivace la discus-sione per tutta la serata. Centrale e di grande impatto

l’intervento del Prof. Giordanoche con acutezza e intelligenzaha definito l’opera come uno“zibaldone” ricco di idee edinformazioni che sono estrema-mente attuali e vengono posteall’attenzione del lettore, conmirabile disinvoltura dall’autore.Hanno chiuso la serata VincenzoMaesano, che si è soffermato suitemi della sicurezza e legalità ePaolo A. Graziano, il quale haaffermato che il libro rappresen-ta uno squarcio sulla societàmoderna degli ultimi dieci anni,

con implicazioni critiche, inte-ressanti e suggestive da partedell’autore.Infine, quest’ultimo,spiegando la struttura e ripercor-rendo le tappe che hanno porta-to alla stesura dell’opera, havoluto ribadire la propriavolontà di raccogliere dieci annidi collaborazioni o riflessioni suigrandi temi della nostra societàe, in particolare, del Sud, pubbli-cati su quotidiani e riviste e cheevidentemente non soffrono deltempo, essendo molti dei temiaffrontati ancora irrisolti.

Cultura e Società

Benestare e Bovalino presentano il saggio “Lettere dal Sud”

L’ipocrisia del tempo

Ricordando

Al secondo anno dalla tua morte rimane ancora vivo il ricordo nei nos-tri cuori. Sei stato una persona ammirata per le tue qualità, hai saputoconquistare l'amicizia di tutti con la tua semplicità. Mi consola il fatto disapere che Dio coglie i fiori migliori per il suo giardino nel momento incui sono in piena fioritura. Tu sei un fiore speciale per il suo regno, latua morte per me non è stato un addio ma soltanto un arrivederci conamore da chi non ti dimenticherà mai! (Alessandra Albanese)

Nella suggestiva cornice del Santuariodella Manipuglia di Crucoli, lunedì20 agosto, si è tenuto un premio

unico nel suo genere, che ha saputo unireregia cinematografica e musica popolare.L'evento, organizzato dalla MarascoComunicazione, si è rivelato un grande suc-cesso per la Calabria, impreziosito dallapresenza del noto conduttore AlessandroGreco. L'appuntamento è stato seguito dalle tele-camere di 8VideoCalabria, che hannoimmortalato la ricca serata crotonese, densadi colpi di scena e di ospiti d'eccezione,come Nour Eddine, Rosa Martirano,Cataldo Perri. Giuseppe Marasco, ideatore della manife-stazione, dichiara: «La cultura, quella vera,si è potuta toccare, ascoltare, vivere al primoappuntamento del Premio Manente.

Merito anche della magica location, che hafatto da sfondo alle esibizioni dei quattrogruppi finalisti. I premi speciali, invece, sonostati assegnati a giovani, che con il loro lavo-ro si sono distinti nel mondo dell'arte, dellamusica, della cultura e della regia e che

hanno valorizzato la cultura e le tradizionidella nostra terra, portando un messaggiopositivo e di grande professionalità fuoridalla Regione». I finalisti e i loro trofei: il Premio Social èandato al gruppo Lirabattente di Vibo

Valentia, per il videoclip realizzato dal regi-sta Salvatore Lopreiato; il Premio MigliorRegia è andato al gruppo Antonio Grosso ele Muse del Mediterraneo di Cosenza, peril viedoclip del regista Egidio Amendola; ilPremio Miglior Brano agli Hantura diPetilia Policastro, ed il 1° Premio FrancescoManente 2012 agli Etnosound dellaLocride, per il video realizzato dal registaMauro Nigro. Il comitato di valutazione artistica delPremio Manente: Lino Patruno, jazzista difama internazionale; il cantautore EugenioBennato; il musicista, attore e cantanteNando Citarella; il cantante PeppeVoltarelli; Roberto De Gaetano, noto criti-co e scrittore; il noto giornalista musicaleStefano Cuzzocrea e il giovane giornalistamusicale Simone Arminio già collaboratoredel Resto del Carlino e de Il Manifesto.

Marcello Albanese

Gran Premio Francesco Manente 2012

Il trionfo degli Etnosound

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Parlandodi...

foto NOTIZIE

È stata una stagione intensa quelladello stabilimento balneare di Marinadi Gioiosa. Movida estiva al Lulu’sbeach, a tutte le ore: attività per fami-glie e bambini di giorno, musica e spet-tacolo di notte. Sono ormai sette annidi successi per lo staff calabrese, pron-to a proporre di stagione in stagioneun calendario alternativo. Le domeni-che pomeriggio si sono colorate di ani-mazione, con musica e balli e tantodivertimento; e per tutte le settimanesi è tenuto l’appuntamento fisso con glisportivi ai corsi di zumba fitness, unmodo per bruciare calorie a ritmo dimusica latinoamericana. E, per i nostalgici, anche un modo perriacquistare le calorie, con la gustosacucina dei cuochi del Lulu’s. Un risto-rante con vasta scelta di piatti e il menùargentino con il famosissimo assado, lagrigliata di carne accompagnata concondimenti particolari. Una spiaggia, euno staff, da far invidia alle località bal-neari più gettonate.Settimane intense dunque, e mai ungiorno lasciato al caso. “La fantastiqueMardì” di martedì, “Bloody story”ogni mercoledì, il ciclo di serate a temaper il progetto che ha tanto stupito igiovani. Un modo per dar vita ai per-

sonaggi più celebri del cinema horror.L’idea, promossa dai ragazzi del KingsGroup, ha fatto subito parlare di sé. Eancora: giovedì “Mister X”, venerdì“Party in 50 special”, sabato “Latinchic” con Rafaelito. Per chi ha preferito invece, gustarsiuna serata rilassante al tavolo, il caba-ret interattivo di Alessi Modesto. Enon sono mancati i grossi eventi: 27giugno si è aperto con un ospite d’ono-re: il tronista Francesco Monte, e oltre

mille persone a fare da spettatori. Il 21agosto si è ballato fino al mattino con“The night”, la grande festa in spiag-gia. Il Lulu’s beach, inoltre, è stato ilprimo lido della Locride ad offrire ilcinema 5d, proiezioni che oltre alla tri-dimensionalità delle immagini coinvol-gono gli altri sensi. Gioiosa vi aspettaper la prossima stagione, sarebbeimperdonabile mancare! Per vivere lefavole, non serve andare poi così lonta-no.

“Anche oggi abbiamo grandi poeti, da Guccini a Conte ma anche tra i cantanti rap”

Roberto Vecchioni

L’INTERVISTA

MARINA DI GIOIOSA JONICA

DOMENICO STRANIERI

Abbiamo incontrato RobertoVecchioni a Casignana, in occasionedel concerto del 17 agosto, ed abbia-mo subito constatato che è quasiimpossibile avvicinarsi a lui e nonparlare di poesia. Difatti..Roberto, con questo nuovo Tour esti-vo festeggi 40 anni di carriera. Unpoeta a te caro, Fernando Pessoa,sosteneva che “l’arte è la confessioneche la vita non ci basta”. Ripensando,appunto, alla tua carriera, è statocosì anche per te? Si, assolutamentesi, ma io credo che sia così per tutti,poiché tutti abbiamo un senso artisti-co, chi più chi meno, ed è quello a cui

ci rivolgiamo quando non ci basta larealtà. Per questo, per noi, è una sal-vezza la poesia, il senso dell’arte, labellezza delle cose, la bellezza di unadonna o di un uomo e l’amore. Sonole cose che fanno da contraltare al“tram tram” quotidiano. Ha ragionePessoa, dunque, ma abbiamo ragionetutti a pensare che non possiamovivere solo di materia ma anche dispirito.Vi sono cantautori considerati deipoeti. Possiamo, quindi, affermaredefinitivamente che la canzone hauna valenza poetica e può essere pen-sata come testo letterario anche ascuola? Credo proprio di si. Io mibatto da tanti anni per questa ragio-

tra musica e poesia

Bovalino: esibizioneorchestra“EventoMuti”Ancora un appuntamento da nonperdere a conclusione di un’estatebovalinese ricca di eventi, quasi avoler rinnovare l’impegno assuntodall’attuale amministrazione comu-nale nella promozione culturale edel territorio. Lunedì 27 agosto alleore 21:30 in Piazza CamilloCostanzo, grande serata dedicataalla musica con l’esibizione orche-strale ”Evento Muti”, diretta daimaestri e direttori Pasquale Lucà,Maurizio Managò, VincenzoPanuccio, Roberto Caridi, GaetanoPisano, Cettina Nicolosi. La giornali-sta e musicista Claudia Bova presen-terà il repertorio e l’orchestra com-posta in prevalenza da giovani musi-cisti calabresi, provenienti dai diversicomplessi bandistici presenti inambito regionale. Alla manifestazio-ne organizzata dall’AmministrazioneComunale di Bovalino unitamenteall’Amministrazione Provinciale diReggio Calabria, oltre al sindacoTommaso Mittiga e ai componentidella Giunta Municipale, sarannopresenti il Presidente GiuseppeRaffa e l’Assessore alle Politiche ePianificazione Culturale EduardoLamberti Castronuovo. Quest’ultimoè stato anche artefice e promotoredell’evento Riccardo Muti nellaCittà di Reggio Calabria lo scorso 31luglio, evento che ha visto protago-nisti ben 270 giovani musicisti sele-zionati tra i complessi bandistici ditutta la Calabria la cui esibizioneconcertistica è stata diretta dallostesso maestro e direttore d’orche-stra.

Lulu’s beach e i suoi eventiTUTTA UN’ALTRA STORIA

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DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 29

la Riviera

foto NOTIZIE

Mercato dell’Abbadia a Bivongi,un appuntamento giunto allasua XIX edizione. La festaanche quest’anno ha lasciato ilsegno, ma ancor più della festaha segnato il vino.

“La moglie del sarto” diMassimo Scaglione al Festival diMontreal, Roma. Illungometraggio del calabresevanta la presenza di MariaGrazia Cucinotta. Beato lui.

La Filosofia Reggina si è riunitaal Pepy’s Beach di ReggioCalabria per il primo eventonotturno del gruppo che haspopolato su facebook. Il motto?Prendete la vita con Filosofia...

Gli Equipe 84 in concerto aSamo in occasione della festadel patrono S. GiovanniBattista. Sono molti a non averdimenticato il gruppo degli anniSessanta. Tutta loro la città!

Arsura, progetto ambizioso, si proponecome opera di sintesi di oltre mezzo seco-lo di ricerca "sul campo" ( da Lomax fino aigiorni nostri) e di nuova frontiera dellamusica tradizionale-popolare. Opera diricerca condotta appunto “sul campo” o,meglio, che parte dal faticoso e minuziosolavoro, condotto con grande amore e pas-sione, di indagine sulla e della musica pro-dotta dalla “cultura” contadina e popolaredella Calabria. Ma non è solo questo, ilnuovo progetto, appena concluso, dei

Marasà, “Arsura” (2012), vuole andareoltre, indica e apre percorsi inesplorati,anche quando parte dalla stessa identicamateria della tradizione orale del patrimo-nio musicale popolare, a cui hanno attintotutti i gruppi di musica etnico/folk nati inCalabria e non solo in Calabria, per propor-re forme di sonorità nuove (innovative),idealmente, affini, ma differenti, con la piùalta espressione della etnomusica deglianni '80, quella per intenderci dei Re Niliu,indimenticabile, irripetibile, mitica.

I risultati sono inediti, fascinosi, interessan-tissimi. In primo luogo per effetto di “stra-niamento” contenuto nei brani ripropostidella tradizione calabrese (Zingarota, Lucupi miu, Vrigolie): giusto, doveroso, manon convenzionale, omaggio alla tradizio-ne. In Vrigolie sono inseriti frammenti diregistrazioni sul campo, riproposti, signifi-cativamente, anche in Preludio (pezzo stru-mentale originale, nuovo, e musicalmentemolto evocativo): rimandi alla ricchezza delpatrimonio folclorico calabrese, qualerisorsa culturale essenziale ed inesauribiledel gruppo Marasà. Sorprendenti sono lerielaborazioni delle forme della stessa tradi-zione, utilizzate per esprimere contenutinuovi ed attuali, sono vere e proprie inven-zioni di nuove e sperimentali forme musica-li. Levante, Arvì, Na notti, Guardrail, Nottidi Speranza, Cambio passo: sono brani ori-

ginali, molti dei quali sapientemente "con-taminati" da generi musicali diversi (classi-ca, pop, rock, reggae, jazz), solo apparente-mente lontani dalla musica della tradizionepopolare. E' musica di confine, che in qual-che modo, ma con estrema consapevolez-za, fa qualche concessione alla logica dimercato, ma solo per quanto riguarda ilmezzo: così come la forza simbolica delprogetto grafico di P. Naso, ideato da A.Maggio, volutamente ambiguo, feroce-

mente ironico ed efficace, esprime, riman-dando all'inquietudine, tutta tremenda-mente attuale, del modo di produzioneartistica e del suo essere, nel e per il merca-to, dove tutto è vendibile, velocemente con-sumato, standardizzato. Arsura, operapensata e realizzata per essere “ascoltata”,per i valori di un vissuto umano e socialeintrinsecati nelle nuove forme e nellenuove sonorità, per le sue potenzialitàemancipatorie, si propone consapevol-mente come opera resistente alla mercifica-zione. Garofalu d'amuri (testo liberamentetratto da L. Scalise da una poesia diMichele Pane) con musiche di L. Scalise eS. Schiavone, meglio esprime la grande ten-sione per l'innovazione formale: chitarrabattente, zampogna a chiave, melodia chesi richiama alla struttura della modalitàtradizionale, voce profonda e sussurrata delcanto, “contaminazione” jazzistiche, tuttoconcorre in questo brano a chiarire gli oriz-zonti, la posta in gioco ed i rischi insiti nelmodo attuale di produzione artistica, diriproduzione e di diffusione, a livello dimassa, di opere d'arte come Arsura che ilmercato può e vuole privare dell'"aurea"della sacralità, all'interno in una dialettica diradicale e fatale cambiamento dell'atteggia-mento verso l'arte sia parte degli artisti siada parte del pubblico. Arsura, da questopunto di vista, è un'opera preziosa perchèserve ad allontare “ .. a luci di la menzo-gnara …”, che “lucia nu jornu e l'attruscuru tegghiu” ( la luce della menzogna chebrilla un solo giorno e poi fa buio pesto).

Pino Bagnato

“Il riscatto del Sud passa attra-verso la cultura. Il Sud è giàmolto più colto del Nord.”

ne. La poesia non è solo quella scrit-ta, con parole a volte difficili eincomprensibili. Certo la poesia èimportante, lo è sempre stata. Lapoesia in musica, però, è di un altrotipo ma è altrettanto poesia. Bastapensare che grande poeta è stato DeAndrè. Anche oggi abbiamo grandipoeti, da Guccini a Conte ma anchetra i cantanti rap. Sono quegli artistiche emozionano maggiormente lagente, i ragazzi. Ecco, il fondamentodella poesia è emozionare aldilà del-l’imbecillità, emozionare con delleidee. Ed io credo che molte canzoni,non tutte, che si scrivono in Italiavanno verso questo senso.L’Amministrazione di Casignana tiha voluto fortemente perché credeche anche attraverso la culturapassa il riscatto del Sud. Sei d’accor-do? Il riscatto del Sud passa attraver-so la cultura ma anche attraversotante altre cose. Passa attraverso lapolitica, l’economia, la credibilità,l’affidabilità che il cosiddetto Norddeve dare al Sud. Anzi, ti dirò unacosa addirittura assurda. La cultura èla cosa meno importante perché ilSud è già molto più colto del Nord,perché nasce dalla Magna Grecia eper tanti altri motivi. Il problema ètecnico, scientifico, meccanico, eco-nomico, ed è per queste cose chebisogna battersi.Parliamo della tua partecipazione aSanremo 2011. Pensavi di vincere ilFestival? Si, l’ho sempre pensato.Adesso ti sembrerò esageratamente

superbo. Ma quando la canzone ènata nella mia mente, ho considera-to subito che poteva vincereSanremo. Altrimenti, senza questasperanza, non ci sarei andato. Perchémi sembrava inutile una partecipa-zione. Quella canzone, invece, era unsegnale. Ovvero che possono esistereanche in un Festival di canzonettedelle cose che fanno pensare. Una curiosità di questi giorni. E’vero che sarai uno dei professorinella nuova edizione di Amici? Nonlo so ancora. Questa è una notiziauscita in internet senza che io abbiamai rilasciato un’intervista del gene-re. E’un’idea, ho delle trattative, mafinché non avrò una situazione preci-sa, un contratto, non posso direnulla.Ne “ Il libraio di Selinunte”, tu diciche “tutte le parole scritte dagliuomini sono forsennato amore noncorrisposto”. Dunque, la pensi comeEvtu?enko quando sostiene che “c’èinesorabile una legge: avrà il dono del-l’amore divino chi non è corrisposto inamore” ? La citazione di Evtu?enko,questo grande e meraviglioso poetarusso, è a pennello, è perfetta.L’amore corrisposto è forte ma alme-no ha un elemento, ha un aiuto.L’amore non corrisposto, invece, èuna cosa che puoi tenerti tutta la vita,ti dà un dolore ed uno strazio spa-ventoso. E questo strazio lo viviamotutti gli uomini perché non sappiamodove siamo, chi siamo, dove andia-mo, cosa facciamo. Allora riuniamo

tutte le nostre idee, le nostre inter-pretazioni della vita, per presentarli aDio quando saremo davanti a lui perdirgli: “ammazza quanto ci hai fattosoffrire, non ti permetterai mica dimandarci all’inferno?”.Anche riferendoci ai testi delle tuecanzoni, ci piace chiudere ancoracon un frammento di Pessoa, il qualesosteneva che “un solo verso bello hareso i cieli e la terra più ricchi e piùemotivamente misterioso il fatto che

esistano stelle e gente”. Bhé, io dicograzie a Pessoa. Perché un poeta cheriesce addirittura a capire i pensieridelle stelle ha ragione lui. “Cosa cifanno le stelle in cielo…” lo avevapensato Leopardi per primo.D’altronde Pessoa è il corrispettivo diLeopardi nel ‘900, con questa ango-scia, questo dramma della vita, lapaura che le cose non servano a nien-te. Però ci ha insegnato tanto, tantis-simo, anche dal dolore.

Gli “ARSURA” presentano il terzo disco dei Marasà, in uscita il 1 agosto 2012

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Parlandodi...

DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 30

Parliamo della copertina de laRiviera di domenica 12 agosto. NikSpatari artista o visionario?Nik Spatari è un grande Architetto, el’architettura è la cristallizzazione dipensiero, cultura, società. Nik sinte-tizza uno “stile”, a cui mi sono spessoispirato, e credo debba essere studia-to.Secondo te il fermento culturale pub-blicizzato in copertina è reale?Da molti anni parlo di “scena musica-le e culturale della Locride”. Quandoaltri musicisti ci sorridevano alle spal-le, considerandoci provinciali, noiabbiamo insistito. Adesso c’è un po’di visibilità in più, ma sono sorpresonel dover constatare che la cultura èin mano a politici e faccendieri checavalcano l’onda populista delMeridionalismoNeoEtnicoTarantellaroNdujistaNdranghetista. Questofermento culturale così come si èconfigurato non mi piace, ci vuoleun’altra Calabria, meno tradizionali-sta e più propensa ad inventarsi unaCalabria Europea.Gli artisti riportati in copertinahanno in pratica ben poco spazio nelmondo dell’arte. Avviene lo stessoanche con i musicisti?Quale mondo dell’Arte?Bisognerebbe innanzitutto mettercid’accordo sulla parola Arte. PeppeVoltarelli ha spazio in tutto il mondo.Se ti riferisci al piccolo stagno dellaLocride, è evidente che lo spazio c’èl’hanno solo i gruppi che fannotarant... pardon EtnoPop. Non esisteil “mondo dell’arte” nella Locride,esiste solo qualche locale eroico cheinsiste a fare musica dal vivo.Le date sono concomitanti Festivaljazz o Kaulonia tarantella festival?Vado dove ci sono cose nuove davedere: Roccella. A Caulonia ci vado

sul tardi per gustarmi quella bellis-sima atmosfera e quel che restadello “sperone”.Caulonia vs Roccella… chivincerà?Mettere insieme queste duerealtà sarebbe una straordinariaricchezza, ma ci vorrebbe umiltà elungimiranza. Il festival diCaulonia si “sprovincializ-zerebbe” (scusate laparolaccia) e smette-rebbe di essere unfestival da sagra(anche se amo lesagre...) e il Festivaldi Roccella lascereb-be più tracce sult e r r i t o r i o .Vi n c e r e b b e r oentrambi... vince-remmo tutti.Secondo te chi èil male diK a u l o n i aTarantella

Festival?Do certoq u e s t aa m m i n i -strazione,che è la con-t inuazionedella prece-dente che nonvuole mollarela presa. Ilfestival portaconsenso ep o t e r e .Q u a n d o

facevo parte dello staff organiz-zativo, fortemente voluto da

Eugenio Bennato, dicevoa gran voce che bisognava

creare una struttura orga-nizzativa indipendente dallapolitica, che i festival non siorganizzano con i dipen-

denti comunali. Lapolitica passa ma

l’Associazioneresta e lavoratutto l’anno. Sipreferisce,invece, con-t i n u a r esenza pro-gettualitàtirando acampare,cercando

di resisterefino alle prossime

elezioni e questaedizione ne è ladimostrazione. Ilfestival va avantiper la forza sugge-stiva senza parago-

ni di CauloniaSuperiore, per la suaatmosfera e per unaformula vincente cheè stata inventatamolti anni prima.Alla direzione arti-stica quest’anno cistanno MimmoCavallaro e PaoloDossena, sarebbestato meglio aver

lasciato tutto inmano a EugenioBennato?È importante creare

una “società” che si

ponga degli obiettivi, poi “l’allenato-re” si decide in base agli obiettivi. Sivuole andare in serie A? Si trova unallenatore da serie A, altrimenti sidecide di restare in serie B. Eugenio,Mimmo e P. Dossena sono degli otti-mi “allenatori”, ma non abbiamo unabuona società.Chi è il più grande musicista cala-brese vivente?Non so... ma mi aspetto belle cose daMujura.Abbiamo trattato una polemica incui Massimo Cusato ha dichiaratoche “i Quartaumentata sono il vinomentre Cavallaro è la birra”. Cosane pensi?Birbanti-giornalisti che non sietealtro, la cosa è da voi malposta:Massimo voleva dire che sono duecose diverse e io sono d’accordo. Perfortuna c’è gente a cui piace sia il vino(magari d’inverno) che la birra(magari d’estate). Personalmenteconsidero i Taranproject i “BuenaVista Social Club” di Calabria (grup-po che adoro), mentre i Quarta sonouna band che si può permettere altrecollaborazioni musicali con musicistidi alto spessore magari in ambitojazz/funk/latin e sanno stare benissi-mo in situazioni teatrali dal momen-to che hanno una versatilità e bravu-ra tecnica notevole. Insomma “allasalute” di entrambe le band.Prossimo concerto?Abbiamo chiuso la nostra breve sta-gione facendo il concerto d’aperturaal “Rumori Mediterranei” diRoccella Jonica, per la sezioneJamming around before and ‘roundmidnight, jazz e dintorni. Notizia chevoi non avete riportato, forse perchèriportate solo notizie importanti... dagruppi degni di copertina!

Vladimir

La verità dell’Iride L’intervistadi Benjamin Bowson

Non nel senso che tutti dobbiamo morire.Evitate toccamenti e scongiuri vari. Mi riferiscoa una necropoli di più di duemila anni fa. Ioc'ero in questi giorni frenetici in riva allo Ionio.Steso al sole sul ponte del mio veliero, milasciavo dondolare dallo Zefiro e perdevo losguardo tra il promontorio e l'Aspromonte. Liho visti gli AFRICOTI portar fuori il Leone diZeffirio e inginocchiarcisi davanti. Anzi, mi èsembrato anche di vedere qualche lacrimucciasgorgare fuori dagli occhi del Morabito e delBruzzaniti. Incurante della mia condizionesono uscito a riva. L'ho sentito il ruggito delLEONE, l'urlo del re della foresta venuto ariprendersi la Locride. Poi, piano, si sono levatii lamenti. Sono diventati nitidi. Venivano dal-l'altra parte del Capo Zeffirio. Le urla deimorti. Si perché qua non ci sono solo i tesorisepolti in mare, preda da decenni di trafugatoriin muta e bombole, venuti da fuori. Ora che gliAfricoti hanno imparato a nuotare forse non silasceranno depredare da ciò che gli appartiene.Qui i tesori stanno anche a terra, a solo qual-che metro. Non c'è solo il leone di Leo eBruno, la statua di Bartolo. Ci sono i morti diCiccio Palamara, che non sono solo i suoi, sonoanche i vostri. Certo il leone fa più scena, magià l'anno scorso, Ciccio ha rinvenuto nella suaterra, durante dei lavori, un'intera necropoligreca. Ha avvertito le autorità, tranquillamente,senza far casino. Queste sono arrivate in silen-zio e senza clamore sono andate via, fregando-sene dei morti e del paese. E fanno beneMorabito e Bruzzaniti a strepitare, se nonanche il loro leone andrà a finire nel dimentica-toio di un qualche triste zoo. E non sarebbemale se il ruggito si unisse ai lamente e leprime pagine andassero ai morti quanto ai feli-ni. Sappiatelo, oltre alle statue nel mare ci stan-no le tombe dietro allo Zefiro, e probabilmentele prime sono opera delle seconde. Nondimenticatelo, e portate un fiore ai morti.

Non scordateviil cimitero

Meno tradizione, più EuropaA colloquio con Fabio Macagnino, musicista e architetto

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la Riviera

DOMENICA 26 AGOSTO 2012 LA RIVIERA 31

Blobof theweek

Ti auguro che i giorni che verranno sianocome un arcobaleno dai colori pieni di speran-za, come un fiore che profuma di gioia, come

un sogno da custodire per sempre nel tuocuore...TI VOGLIO BENE buon compleanno

dalla tua amica "sorella" Rosita...

1 Il jazz non è solo a Roccella Jonica 2 Il ChuckNorris della pizza 3 Immortali!!! Il mare cristalli-no di Siderno è come le miracolose acque dellapiscina di Cocoon, loro ne sono la prova 4Malgrado faccia il bagno nelle stesse acque deisuoi amici, Antonio Cortese non riesce a benefi-ciare degli stessi effetti 5 Buon compleannoKukumerla 6 I sirenetti della locride 7 GaetanoGargiulo e Gianbattista Fragomeni due grandissi-mi amici de “la Riviera” 8 Vincenzo Lizzi e MarioSpataro, una stretta di mano che resterà nella sto-ria come quella tra Reagan e Gorbaciov 9 Il pro-fessore Crupi immortalato dopo aver fatto pacecon Imperitura 10 Avvistati due squali nelleacque antistanti la Sbarra di Siderno, i bagnanticorrono seri rischi...soprattutto le bagnanti!!!11 Nino De Gaetano, Elio Belcastro e SebyRomeo. Sembrano comporre una nuova bandiera

Oggi...5 anni insieme!!!Auguri dalla tua fidanzata Emily

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