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3 EDITORIALE OGGI Domenica 6 maggio 2018 2 EDITORIALE OGGI Domenica 6 maggio 2018 La peste Roscia fa le corna E si gode il successo Il personaggio Lo scrittore ciociaro è il guru della lingua italiana Istrionico, divertente, loquace e salace. Piace da impazzire ai lettori L’INTERVISTA LUANA COMPAGNONE Ore 10.31. In agenda, eviden- ziato, appuntamento con Massi- mo Roscia. È seduto davanti al ta- volino di un bar, vestito ton sur ton total black. Ha già bevuto uno dei tanti caffè della giornata. In bocca l’immancabile Gauloises. Venerdì ha presentato la sua ultima fatica letteraria (la frase fatta ci sta tut- ta) “Peste e Corna” da Ubik a Frosi- none. È la seconda volta che torna nella sua città, dove già aveva pre- sentato il nuovo libro in prima na- zionale, tra gli amici. Da Ubik l’in- contro era nato come un semplice firma copie e poi, come al solito, si è trasformato in una terapia di gruppo del tipo: “non uso frasi fat- te da ormai cinque giorni”. «Sono tornato a Frosinone a di- stanza di un mese. Ora posso dire di essere anche un “profeta in pa- tria”», esordisce, avvolto dal fumo della sua Gauloises. Peste e corna e già un successo. Perché? «È un libro universale, ecume- nico. Come gli altri è tarato sulla lingua italiana, ma i contenuti so- no diversi; c’è la politica, lo sport, la salute, il meteo, l’enogastrono- mia. Insomma, la vita quotidiana. Ho raccolto ottomila frasi fatte. Rispetto a quelle che utilizziamo più o meno consapevolmente, so- no solo la punta di un icerberg. È strutturato come un romanzo, c’è un plot, un protagonista. Si chia- ma Mario, ma sei tu, sono io, è l’uo- mo comune, in cui ognuno si rico- nosce». Comunicare è importante Per questo le parole vanno usate con cognizione Ecco perché alle presentazioni scatta subito il sorriso. Che poi chiamarle presentazioni è ri- duttivo, si tratta di avanspetta- colo, di burlesque linguisti- co... «Oltre al fatto di divertire, gra- zie alla modalità scanzonata e leg- gera con cui racconto argomenti anche seri, scatta la riconoscibili- tà. Tutti fanno parte di questo gio- co che è: prendiamoci cura dell’i- taliano che maltrattiamo tutti, io per primo. Le frasi fatte non vanno demonizzate in valore assoluto, ma vanno usate consapevolmente e con moderazione. Ma attenzio- ne, ci sono persone che parlano per ore senza dire nulla. Sì, è vero, le frasi fatti ci risparmiano la fati- ca di pensare qualcosa di origina- le. Ma perché dobbiamo essere omologati o vuoti? Attraverso il linguaggio noi ci esponiamo, ci de- nudiamo, diamo e riceviamo. Cu- rando la nostra lingua parliamo e scriviamo meglio, pensiamo e ci comportiamo meglio. Ascoltiamo di più e sforziamoci affinché le no- stre parole siano comprese. Usia- mo pure le frasi fatte se sono effi- caci, se rendono più umana la no- stra comunicazione, ma sempre consapevolmente». L’aumento dell’utilizzo di frasi fatti va di pari passo con un ari- dimento valoriale? «La tendenza alla plastificazio- ne della lingua esiste da sempre. Certo è che se si abbassano i valori di riferimento e vengono meno i contenuti, il rischio c’è, è crescen- te e riguarda tutte le classi anagra- fiche e i ceti sociali». Ho fatto due presentazioni a Frosinone Ora sono “profeta” anche in patria Uno strano morso l Il romanzo di esordio. Un esilarante percorso a zigzag tra pietanze, fornelli e ricette parallelamente ad ansie, nevrosi e altri disturbi della psiche. Un viaggio tragicomico in un mondo in cui il cibo diventa centro di tutto. Edizioni della Meridiana, 2006 La strage dei congiuntivi l Chi ha ucciso l’assessore alla cultura? Ma, soprattutto, chi salverà la grammatica? Cinque bizzarri personaggi, abilmente descritti, si uniscono per mettere in atto un grande disegno criminoso a difesa estrema di una lingua quotidianamente vilipesa. Exòrma, 2016 Di grammatica non si muore l Un libro che segue le regole ma esce dagli schemi, descrive e circoscrive l’uso ma non prescrive, mette in rima le norme ma non mette in riga chi si (e le) applica. Un libro che dimostra che le norme possono essere semplici e persino amichevoli. Sperling & Kupfer, 2016 Peste e corna l Le frasi fatte ognuno di noi le usa. Perché sono immediate, perché le sentiamo in ogni dove, perché chiunque le capisce (o almeno finge bene), perché quando non abbiamo altre parole fungono da salvifico pronto soccorso linguistico. Sperling & Kupfer, 2018 Perché avviene il passaggio dai tuoi primi libri a quelli sulla lingua italiana? «Scrivo da sempre. Convivo quotidianamente con la scrittura e la lingua espressa verbalmente. Ho scritto il mio primo libro sulla lingua italiana, “La strage dei con- giuntivi”, perché stanco delle sevi- zie, dei maltrattamenti che essa subiva da coloro che fanno della lingua lo strumento principe del proprio lavoro: giornalisti, politi- ci, notai, avvocati, medici, scritto- ri che scrivono in maniera pede- stre. Questa incazzatura, che an- dava di pari passo con l’amore, do- vevo pur sfogarla in qualche mo- do. Scriverne, questa è la modalità che ho trovato per andare in tera- pia con me stesso. Un transfert let- terario: ho cucito queste pulsioni negative addosso ai protagonisti dei romanzi. “La strage” è arrivata Massimo Roscia, nato a Roma nel 1970 circa, è un personaggio proteiforme e di difficile catalogazione; nelle foto con due dei suoi libri FOTO DONATELLA FRANCATI Giuro che la trilogia finisce qui Nella mente mi frullano altri progetti Chissà... L intervista della domenica È nato a Roma nel 1970. Scrittore, critico enogastronomico, docente, condire ttore editoriale del periodico “Il Turismo Culturale”. Autore di romanzi, saggi, ricerche, guide e vincitore di diversi premi letterari, ha esordito nel 2006 con “Uno strano morso –Ovvero sulla fagoterapia e altre ossessioni per il cibo” Oltre ad essere il mio colore prefe- rito è anche una questione di pra- ticità. Esco dalla doccia e mi tuffo nella cabina armadio combinan- do indumenti ad occhi chiusi. Ci azzecco sempre». Tutte le mattine dai il buon- giorno su facebook con “la giornata mondiale di…” «È mero cazzeggio. Nasce dal- l’esasperazione di un concetto, dal suo abuso: ecco allora che “oggi è la giornata mondiale contro il maltrattamento dei fazzoletti di carta” o quella “contro il parcheg- gio sulle strisce pedonali”. Io ven- go dalla carta, dalla scuola della brutta copia, addirittura vengo dall’Olivetti. Sono un feticista del- la carta. Poi è arrivata la rivoluzio- ne copernicana della comunica- zione: la rete. E ho scoperto che ci sono strumenti di comunicazione fantastici che possono essere usati con coscienza o abusati. “La gior- nata mondiale”, per assurdo, è sta- ta una palestra per usare queste tecnologie. Da poco ho scoperto l’hastag, pensavo fossero un die- sis. Il consiglio però è sempre uno ed è rivolto agli adulti e ai più gio- vani. Fatene un uso accorto, non sovraesponetevi, siate sempre mi- surati nella forma e nei contenuti. Prima di premere il tasto invio ri- cordatevi della vecchia brutta co- pia cartacea. Mentalmente trasfe- ritela in bella copia prima di pre- mere e di condividere un pensiero, un fatto, una fotografia, un tra- monto, un gattino». Il web è sempre in agguato. “Tra vent’anni sarai più infasti- dito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri”. Aforisma di Mark Twain, spu- doratamente copiato da internet. Ci è sembrato il modo migliore per riassumere Massimo Roscia pas- sato, presente e futuro. l ma è anche ciò che dici e come lo dici, come ti muovi, come gestico- li, come ti vesti e interagisci con le persone. È ritmo. È un dono di na- tura. E poi il primo spettatore dei miei spettacoli sono io, quando cazzeggio mi diverto, anche se da- re sempre il massimo è sfibrante. Avrò fatto duemila presentazioni che sono state delle vere e proprie performance. Da qui la volontà di trasposizione in altri spazi cultu- rali, ma ora non è il momento di ri- velare quali». Quanto ti riputi scrittore, e quanto docente della lingua? «Docente affatto. Continuo a ri- tenermi un discente della lingua. Continuo a voler apprendere, a sbagliare e a correggermi, conti- nuo a incuriosirmi, a compulsare il dizionario della lingua italiana. Controllo, verifico, vado ad analiz- zare etimologie, fonti; ho dei dub- bi sugli accenti, sulla formazione del plurale di un nome composto. L’italiano è così complesso che ri- chiede questa manutenzione, questa cura costante e poi, per- mettimi l’uso di una frase fatta “non si finisce mai di imparare”, e io non voglio smettere di farlo. Mi riconosco, però, al di là del diver- tissement, la modalità didattica. Riesco a trasmettere contenuti se- ri in maniera leggera, parlando a tutti». Ti senti più compulsivo nella scrittura o nel quotidiano? «Sono due persone, quella car- tesiana, razionalista, metodica, iperpignola che chiede e pretende molto. Sul lavoro sono un ossessi- vo compulsivo. Poi c’è quella che ama gigioneggiare e, con non po- che difficoltà, riesco a far convive- re queste due personalità: “la mente e il cor meco in perpetua li- te”». Dacci uno scoop. Smetti di fu- mare? «No. Già un paio di volte ho smesso di smettere. Ho un rappor- to quasi familiare con il signor Gauloises da trentacinque anni. Lui mi ringrazia perché contribui- sco in misura fattiva agli utili della sua azienda. Sono un cliente plati- no, mi manda sempre gli auguri di Natale». Nell’outfit continuerai con i tuoi stravaganti abbinamenti nero ton sur ton? «Torniamo al libro: “il nero sfi- na”, “il nero sta bene con tutto”. quasi a dieci ristampe con oltre dodicimila copie vendute. È di- ventata un caso letterario, e da be- st seller della casa editrice è diven- tato anche un long seller, continua a vendere tantissimo a distanza di quattro anni e mezzo. Evidente- mente qualcosa è arrivato anche agli altri. Poi è uscito “Di gramma- tica non si muore”. Con “Peste e corna” ho chiuso la trilogia. Giu- ro». I tuoi libri crescono a ogni in- contro con i lettori perché tu sei un “man show” che li rac- conta oltre la carta. Sei un ani- male televisivo e radiofonico. Sonderai altre strade? «Già lo sto facendo. Non si può stare seduti lì, sul palco, senza nes- suna empatia o essere autorefe- renziali o chiusi. La capacità di co- municare non è solo quella scritta, 060518_FR SERIE B_06052018_2 - Frosinone - Stampato da: grafico1_ng - 06/05/2018 16:52:30

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Page 1: L’intervista · 2018. 5. 7. · L’intervista della domenica § nato a Roma nel 1970. Scrittore, critico enogastronomico, docente, condire ttore editoriale del periodico 6Il Turismo

3EDITORIALEOGGI

Domenic a6 maggio 2 01 82 EDITORIALE

OGGIDomenic a

6 maggio 2 01 8

La peste Rosciafa le cornaE si gode il successoIl personaggio Lo scrittore ciociaro è il guru della lingua italianaIstrionico, divertente, loquace e salace. Piace da impazzire ai lettori

L’INTERVISTALUANA COMPAGNONE

Ore 10.31. In agenda, eviden-ziato, appuntamento con Massi-mo Roscia. È seduto davanti al ta-volino di un bar, vestito ton sur tontotal black. Ha già bevuto uno deitanti caffè della giornata. In boccal’immancabile Gauloises. Venerdìha presentato la sua ultima faticaletteraria (la frase fatta ci sta tut-ta) “Peste e Corna”da Ubik a Frosi-none. È la seconda volta che tornanella sua città, dove già aveva pre-sentato il nuovo libro in prima na-zionale, tra gli amici. Da Ubik l’in -contro era nato come un semplicefirma copie e poi, come al solito, siè trasformato in una terapia digruppo del tipo: “nonuso frasi fat-te da ormai cinque giorni”.

«Sono tornato a Frosinone a di-stanza di un mese. Ora posso diredi essere anche un “profeta in pa-tria”», esordisce, avvoltodal fumodella sua Gauloises.

Peste e corna e già un successo.Perché?

«È un libro universale, ecume-nico. Come gli altri è tarato sullalingua italiana, ma i contenuti so-no diversi; c’è la politica, lo sport,la salute, il meteo, l’enogastrono -mia. Insomma, la vita quotidiana.Ho raccolto ottomila frasi fatte.Rispetto a quelle che utilizziamopiù o meno consapevolmente, so-no solo la punta di un icerberg. Èstrutturato come un romanzo, c’èun plot, un protagonista. Si chia-ma Mario, ma sei tu, sono io, è l’uo -mo comune, in cui ognuno si rico-nosce».

“C omunic areè importante

Per questole parole

vanno usatecon

cognizione

Ecco perché alle presentazioniscatta subito il sorriso. Che poichiamarle presentazioni è ri-duttivo, si tratta di avanspetta-colo, di burlesque linguisti-co...

«Oltre al fatto di divertire, gra-zie alla modalità scanzonata e leg-gera con cui racconto argomentianche seri, scatta la riconoscibili-tà. Tutti fanno parte di questo gio-co che è: prendiamoci cura dell’i-taliano che maltrattiamo tutti, ioper primo. Le frasi fatte non vannodemonizzate in valore assoluto,ma vanno usate consapevolmentee con moderazione. Ma attenzio-ne, ci sono persone che parlanoper ore senza dire nulla. Sì, è vero,le frasi fatti ci risparmiano la fati-ca di pensare qualcosa di origina-le. Ma perché dobbiamo essereomologati o vuoti? Attraverso illinguaggio noi ci esponiamo, ci de-nudiamo, diamo e riceviamo. Cu-rando la nostra lingua parliamo escriviamo meglio, pensiamo e cicomportiamo meglio. Ascoltiamodi piùe sforziamoci affinché le no-stre parole siano comprese. Usia-mo pure le frasi fatte se sono effi-caci, se rendono più umana la no-stra comunicazione, ma sempreconsapevolmente».

L’aumento dell’utilizzo di frasifatti va di pari passo con un ari-dimento valoriale?

«La tendenza alla plastificazio-ne della lingua esiste da sempre.Certo è che se si abbassano i valoridi riferimento e vengono meno icontenuti, il rischio c’è, è crescen-te e riguarda tutte le classi anagra-fiche e i ceti sociali».

“Ho fatto duepresent azioni

a FrosinoneOra sono“profet a”

anchein patria

Uno stranomors ol Il romanzo di esordio.Un esilarante percorso a zigzagtra pietanze, fornelli e ricetteparallelamente ad ansie,nevrosi e altri disturbidella psiche. Un viaggiotragicomico in un mondoin cui il cibo diventa centrodi tutto.

Edizioni della Meridiana, 2006

La stragedei congiuntivil Chi ha ucciso l’as s es s orealla cultura? Ma, soprattutto,chi salverà la grammatica?Cinque bizzarri personaggi,abilmente descritti, siuniscono per mettere in attoun grande disegno criminosoa difesa estrema di una linguaquotidianamente vilipesa.

Exòrma, 2016

Di grammaticanon si muorel Un libro che segue le regolema esce dagli schemi,descrive e circoscrive l’us oma non prescrive, mette inrima le norme ma non mette inriga chi si (e le) applica. Unlibro che dimostra che lenorme possono esseresemplici e persino amichevoli.

Sperling & Kupfer, 2016

Pe stee cornal Le frasi fatte ognuno di noile usa. Perché sonoimmediate, perché lesentiamo in ogni dove, perchéchiunque le capisce (oalmeno finge bene), perchéquando non abbiamo altreparole fungono da salvificopronto soccorso linguistico.

Sperling & Kupfer, 2018

Perché avviene il passaggio daituoi primi libri a quelli sullalingua italiana?

«Scrivo da sempre. Convivoquotidianamente con la scritturae la lingua espressa verbalmente.Ho scritto il mio primo libro sullalingua italiana, “La strage dei con-giuntivi”,perché stancodellesevi-zie, dei maltrattamenti che essasubiva da coloro che fanno dellalingua lo strumento principe delproprio lavoro: giornalisti, politi-ci, notai, avvocati, medici, scritto-ri che scrivono in maniera pede-stre. Questa incazzatura, che an-davadipari passoconl’amore, do-vevo pur sfogarla in qualche mo-do. Scriverne,questa è la modalitàche ho trovato per andare in tera-pia conme stesso. Untransfert let-terario: ho cucito queste pulsioninegative addosso ai protagonistidei romanzi. “La strage” è arrivata

Massimo Roscia,nato a Romanel 1970 circa,è un personaggioproteifor mee di difficilec a ta l o ga z i o n e ;nelle foto con duedei suoi libriFOTOD O N AT E L L AF R A N C AT I

“G iuroche la trilogia

finisce quiNella mente

mi frullanoaltri progetti

Chis s à...

L’intervistadella domenica

È nato a Roma nel 1970. Scrittore, critico enogastronomico, docente, condire ttoreeditoriale del periodico “Il Turismo Culturale”. Autore di romanzi, saggi,ricerche, guide e vincitore di diversi premi letterari, ha esordito nel 2006con “Uno strano morso –Ovvero sulla fagoterapia e altre ossessioni per il cibo”

Oltre ad essere il mio colore prefe-rito è anche una questione di pra-ticità. Esco dalla doccia e mi tuffonella cabina armadio combinan-do indumenti ad occhi chiusi. Ciazzecco sempre».

Tutte le mattine dai il buon-giorno su facebook con “lagiornata mondiale di…”

«È mero cazzeggio. Nasce dal-l’esasperazione di un concetto, dalsuo abuso: ecco allora che “oggi èla giornata mondiale contro ilmaltrattamento dei fazzoletti dicarta” o quella “contro il parcheg-gio sulle strisce pedonali”. Io ven-go dalla carta, dalla scuola dellabrutta copia, addirittura vengodall’Olivetti. Sono un feticista del-la carta. Poi è arrivata la rivoluzio-ne copernicana della comunica-zione: la rete. E ho scoperto che cisono strumenti di comunicazionefantastici che possono essere usaticon coscienza o abusati. “La gior-nata mondiale”, per assurdo, è sta-

ta una palestra per usare questetecnologie. Da poco ho scopertol’hastag, pensavo fossero un die-sis. Il consiglio però è sempre unoed è rivolto agli adulti e ai più gio-vani. Fatene un uso accorto, nonsovraesponetevi, siate sempre mi-surati nella forma e nei contenuti.Prima di premere il tasto invio ri-cordatevi della vecchia brutta co-pia cartacea. Mentalmente trasfe-ritela in bella copia prima di pre-mere e di condividere un pensiero,un fatto, una fotografia, un tra-monto, un gattino».

Il web è sempre in agguato.“Tra vent’anni sarai più infasti-

dito dalle cose che non hai fattoche da quelle che hai fatto. Perciòmolla gli ormeggi, esci dal portosicuro e lascia che il vento gonfi letue vele. Esplora. Sogna. Scopri”.

Aforisma di Mark Twain, spu-doratamente copiato da internet.Ci è sembrato ilmodo migliore perriassumere Massimo Roscia pas-sato, presente e futuro. l

ma è anche ciò che dici e come lodici, come ti muovi, come gestico-li, come ti vesti e interagisci con lepersone. È ritmo. È un dono di na-tura. E poi il primo spettatore deimiei spettacoli sono io, quandocazzeggio mi diverto, anche se da-re sempre il massimo è sfibrante.Avrò fatto duemila presentazioniche sono state delle vere e proprieperformance. Da qui la volontà ditrasposizione in altri spazi cultu-rali,ma oranon è ilmomento di ri-velare quali».

Quanto ti riputi scrittore, equanto docente della lingua?

«Docente affatto.Continuo ari-tenermi un discente della lingua.Continuo a voler apprendere, asbagliare e a correggermi, conti-nuo a incuriosirmi, a compulsareil dizionario della lingua italiana.Controllo, verifico, vado ad analiz-zare etimologie, fonti; ho dei dub-bi sugli accenti, sulla formazionedel plurale di un nome composto.L’italiano è così complesso che ri-chiede questa manutenzione,questa cura costante e poi, per-mettimi l’uso di una frase fatta“non si finisce mai di imparare”, eio non voglio smettere di farlo. Miriconosco, però, al di là del diver-tissement, la modalità didattica.Riesco a trasmettere contenuti se-ri in maniera leggera, parlando atutti».

Ti senti più compulsivo nellascrittura o nel quotidiano?

«Sono due persone, quella car-tesiana, razionalista, metodica,iperpignola che chiede e pretendemolto. Sul lavoro sono un ossessi-vo compulsivo. Poi c’è quella cheama gigioneggiare e, con non po-che difficoltà, riesco a far convive-re queste due personalità: “lamente e il cor meco in perpetua li-te”».

Dacci uno scoop. Smetti di fu-mare?

«No. Già un paio di volte hosmesso di smettere. Ho un rappor-to quasi familiare con il signorGauloises da trentacinque anni.Luimi ringraziaperchécontribui-sco inmisura fattivaagli utilidellasua azienda. Sonoun cliente plati-no,mimanda sempregli auguridiNatale».

Nell’outfit continuerai con ituoi stravaganti abbinamentinero ton sur ton?

«Torniamo al libro: “il nero sfi-na”, “il nero sta bene con tutto”.

quasi a dieci ristampe con oltredodicimila copie vendute. È di-ventata un caso letterario, e da be-st sellerdella casaeditrice èdiven-tato anche un long seller, continuaa vendere tantissimo a distanza diquattro anni e mezzo. Evidente-mente qualcosa è arrivato ancheagli altri. Poi è uscito “Di gramma-tica non si muore”. Con “Peste ecorna” ho chiuso la trilogia. Giu-ro».

I tuoi libri crescono a ogni in-contro con i lettori perché tusei un “man show” che li rac-conta oltre la carta. Sei un ani-male televisivo e radiofonico.Sonderai altre strade?

«Già lo sto facendo. Non si puòstare seduti lì, sul palco, senza nes-suna empatia o essere autorefe-renziali o chiusi. Lacapacità di co-municarenon èsolo quellascritta,

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