il quartiere tuscolano a roma (1950-60)

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S. Mornati, F. Cerrini 1 Imprese: Società Romana Appalti, U. Bellotti, I. Medici, l’impresa E. Pezzella, E. Vallini, S.C.A.I., le Coop. Muratori e Cementisti di Carpi e di Ravenna. Area: ha 35,5 Alloggi: 3.150 (circa 17.000 vani) Abitanti: 25.000 Tipi edilizi - case a torre (9-10 piani, 2 o 4 alloggi per piano) - case in linea (4-5-6 piani) - case isolate - case a patio - edificio a ballatoio (3 piani) Costruzione - struttura: strutture intelaiate, con pannelli di tamponamento in laterizio; nell’Unità d’abitazione orizzontale anche muratura a getto di cemento pomice; - finiture esterne: intonaco colorato e mattoni a facciavista; - serramenti in legno con persiane alla romana negli alloggi e metallici negli edifici destinati ai servizi; - ringhiere di logge e balconi in ferro. Fonti archivistiche Archivio INCIS, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Roma; Archivio Mario Paniconi, Giulio Pediconi, ACS; Archivio Gaetano Minnucci, ACS; Archivio IACP, Roma; Archivio Mario De Renzi, Accademia Nazionale di San Luca, Roma. Fonti bibliografiche Edilizia Moderna, 43, 1949; INA-Casa, Fascicolo 2, 1950; Urbanistica, 7, 1951; Edilizia Moderna, 46, 1951; Rassegna cri- tica di architettura, 20/21, 1951; Rassegna critica di architettu- ra, 26/27, 1952; Rassegna critica di architettura, 31/32, 1954; Casabella, 207, 1955; Domus, 318, 1956; ANIAI, 1957; Beretta Anguissola, 1963; Milone, 1963; Rassegna di architettu- ra e Urbanistica, 55, 1983; Rossi, 1984; Storia Architettura, 1/2, 1984; Cataldi, 1984; Libera, 1989; Case Romane, 1994. Localizzazione Via Tuscolana, via Valerio Publicola, via Lemonia, via del Quadraro, Ferrovia Roma-Cassino, via Cartagine, viale Spartaco. Stazioni appaltanti Tra le principali, Istituto Autonomo Case Popolari di Roma (IACP), Istituto Nazionale Case per gli Impiegati dello Stato (INCIS), Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Istituto Nazionale Assistenza Infortuni sul Lavoro (INAIL), Gestione INA-Casa, Consorzio “Il Cantiere”. Progettisti Primo settore: 1950 - 1956. Progettisti: C. Dall’Olio, L. Favini, M. Pallottini, M. Paniconi, G. Pediconi, F. Barbaliscia, P. Barucci, M. Castellazzi, B. Di Gaddo, P. Morresi, M. Serangeli, P. Marconi, L. Ciarlini, L. Orestano, G. Nicolosi, R. Marino, F. Dinelli, O. Fasolo, G. Fioroni, A. Gatti, R. Landriscina, A. Mainardi, F. Minissi, G. Minnucci, M. Tavanti, R. Venturi. Secondo settore: 1952 - 1956. Progettisti: M. De Renzi e S. Muratori (capigruppo), L. Cambellotti, F. Fariello, G. Perugini, G. Roisecco, D. Tassotti, L. Vagnetti. Terzo settore: 1950 - 1954. Progettista: A. Libera.

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S. Mornati, F. Cerrini

1

Imprese: Società Romana Appalti, U. Bellotti, I. Medici, l’impresaE. Pezzella, E. Vallini, S.C.A.I., le Coop. Muratori e Cementisti diCarpi e di Ravenna.

Area: ha 35,5Alloggi: 3.150 (circa 17.000 vani)Abitanti: 25.000

Tipi edilizi - case a torre (9-10 piani, 2 o 4 alloggi per piano)- case in linea (4-5-6 piani)- case isolate- case a patio- edificio a ballatoio (3 piani)

Costruzione- struttura: strutture intelaiate, con pannelli di tamponamento inlaterizio; nell’Unità d’abitazione orizzontale anche muratura agetto di cemento pomice;- finiture esterne: intonaco colorato e mattoni a facciavista; - serramenti in legno con persiane alla romana negli alloggi emetallici negli edifici destinati ai servizi;- ringhiere di logge e balconi in ferro.

Fonti archivisticheArchivio INCIS, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Roma;Archivio Mario Paniconi, Giulio Pediconi, ACS; ArchivioGaetano Minnucci, ACS; Archivio IACP, Roma; Archivio MarioDe Renzi, Accademia Nazionale di San Luca, Roma.

Fonti bibliograficheEdilizia Moderna, 43, 1949; INA-Casa, Fascicolo 2, 1950;Urbanistica, 7, 1951; Edilizia Moderna, 46, 1951; Rassegna cri-

tica di architettura, 20/21, 1951; Rassegna critica di architettu-ra, 26/27, 1952; Rassegna critica di architettura, 31/32, 1954;Casabella, 207, 1955; Domus, 318, 1956; ANIAI, 1957;Beretta Anguissola, 1963; Milone, 1963; Rassegna di architettu-ra e Urbanistica, 55, 1983; Rossi, 1984; Storia Architettura,1/2, 1984; Cataldi, 1984; Libera, 1989; Case Romane, 1994.

LocalizzazioneVia Tuscolana, via Valerio Publicola, via Lemonia, via delQuadraro, Ferrovia Roma-Cassino, via Cartagine, vialeSpartaco.

Stazioni appaltantiTra le principali, Istituto Autonomo Case Popolari di Roma(IACP), Istituto Nazionale Case per gli Impiegati dello Stato(INCIS), Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS),Istituto Nazionale Assistenza Infortuni sul Lavoro (INAIL),Gestione INA-Casa, Consorzio “Il Cantiere”.

ProgettistiPrimo settore: 1950 - 1956. Progettisti: C. Dall’Olio, L. Favini,M. Pallottini, M. Paniconi, G. Pediconi, F. Barbaliscia, P. Barucci,M. Castellazzi, B. Di Gaddo, P. Morresi, M. Serangeli, P. Marconi, L. Ciarlini, L. Orestano, G. Nicolosi, R. Marino, F. Dinelli, O. Fasolo, G. Fioroni, A. Gatti, R. Landriscina, A. Mainardi, F. Minissi, G. Minnucci, M. Tavanti, R. Venturi.Secondo settore: 1952 - 1956. Progettisti: M. De Renzi e S.Muratori (capigruppo), L. Cambellotti, F. Fariello, G. Perugini,G. Roisecco, D. Tassotti, L. Vagnetti. Terzo settore: 1950 - 1954. Progettista: A. Libera.

Il quartiere Tuscolano a Roma (1950-60)

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Stefania Mornati. Filippo Cerrini

Il quartiere Tuscolano a Roma (1950-60)

contesto: l'edificio di M. Castellazzi su via Marco ValerioCorvo, il gruppo di abitazioni di G. Nicolosi su via delQuadraro, l'edificio in linea di M. Paniconi e G. Pediconi suvia Tuscolana, l'edificio del Commissariato di PubblicaSicurezza, di R. Landriscina, progettato nel 1960 quandol'area era già completata.Gli interventi eseguiti dagli abitanti negli anni successivi, daun lato, hanno teso ad "adeguare" le abitazioni alle perso-nali esigenze, dall'altro, hanno riguardato operazioni diammodernamento delle finiture e ordinari interventi dimanutenzione. Se ai primi si devono le tamponature dinumerosi balconi e logge con serramenti in alluminio ano-dizzato, agli altri è da attribuire la sostituzione dei pavimentie l'impiego di rivestimenti murali al quarzo.

Tuscolano II

E' costruito negli anni 1952-1957 su un'area molto vasta eanche in questo caso sono molte le imprese incaricate.L'impianto urbanistico è curato da M. De Renzi e S.Muratori, entrambi chiamati fin dai primi anni di attivitàdell'INA Casa a progettare i nuovi quartieri; insieme nehanno spesso studiato gli aspetti urbanistici, mentre le solu-zioni architettoniche e tipologiche sono state più frequente-mente affrontate in maniera individuale. Il Tuscolano II sidistingue nella trama compatta della città per l'impostazio-ne unitaria e per la chiarezza degli allineamenti principalisu cui si attestano i diversi tipi edilizi. Nel progetto origina-rio il complesso doveva oltrepassare viale Spartaco, esten-dendosi sino alla via Tuscolana ed includendo, quindi, unaltro lotto trapezoidale, sul quale doveva sorgere la chiesacon ampi porticati, il centro sociale, i negozi ed altre resi-denze. La chiesa, progettata da Muratori, sarà realizzatanegli anni sessanta, ma solo nella parte ipogea. De Renzi e Muratori sviluppano una serie di invenzioni tipo-logiche e di schemi urbani messi a punto già nei comples-si di Valco San Paolo (v. scheda) e Stella Polare.L'impostazione planivolumetrica accoglie i consigli dell'en-te, che indica di avere "cura di pensare i tipi edilizi in modo

Il quartiere Tuscolano, tra i più grandi complessi dell'INA-Casa, è realizzato tra gli anni 1950-60 ed è composto datre nuclei indipendenti, per un totale di 112 fabbricati com-missionati da 21 stazioni appaltanti. Sorge su una superfi-cie di oltre 35 ha. L'area è pianeggiante e, già all'epocadella realizzazione, era ben servita dalle infrastrutture pub-bliche; era inoltre inserita all'interno di un PianoParticolareggiato, elaborato nel 1949 sulla base del PianoRegolatore del 1931, che era stato approvato pochi giorniprima del contratto di vendita del terreno all'INA-Casa por-tando subito un incremento della rendita posizionale. Aquesto proposito, F. Gorio esprimerà qualche riserva sulfuturo esito qualitativo dell'esecuzione, dal momento che ilcosto di costruzione delle "case Fanfani" doveva essere con-tenuto in L 394.000 lire a vano, compreso il costo del ter-reno (F. Gorio, 1950). La quasi totalità degli alloggi è statariscattata dagli assegnatari, a partire dagli anni sessanta.

Tuscolano I

Il primo nucleo, che si innesta sulla trama regolare definitadal nuovo strumento urbanistico, è prevalentemente com-posto da edifici in linea, da 4 a 6 piani, realizzati con strut-tura portante in cemento armato e tamponature in mattoni.I serramenti originari erano in legno e le finiture esterneerano realizzate con intonaco civile.Numerosi sono i professionisti (non tutti noti) che parteci-pano alla progettazione e numerose sono le imprese cheattendono alla costruzione. La progettazione è organizzataper lotti di diversa consistenza, affidati ciascuno ad uncapogruppo. I capigruppo sono: G. Nicolosi, P. Marconi,M. Paniconi e G. Pediconi , R. Marino, L. Ciarlini, L.Orestano.Nella diffusa ordinarietà di questo settore, determinata dal-l'assenza di un'impostazione unitaria e di una compiutezzaformale, sono comunque confermati gli standards abitativie perseguita la ricerca tipologica che distinguono gli edifi-ci INA Casa. Alcune realizzazioni di rilievo spiccano nel

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che possano essere uniti in serie continua, oppure spezza-ta, oppure usati anche isolatamente articolando la compo-sizione con elementi volumetrici sia continui che sfalsati, evariando opportunamente il numero dei piani" (Fascicolo 2,1950). L'articolazione del disegno urbano si svincola dallerigide impostazioni razionaliste, manifestando interesseverso i contemporanei quartieri progettati "secondo la poe-tica del 'Nuovo Empirismo' elaborata in Europa, segnata-mente nei paesi scandinavi" (INA-Casa, 1952) e fondata surapporti più naturalistici tra architettura e ambiente, e nelcontempo rimane incontaminata da concessioni alle cor-renti inflessioni neorealiste.La varietà dei tipi edilizi intende riproporre la ricchezza deltessuto spontaneo e la loro distribuzione suggerisce la com-piutezza morfologica di un'area sostanzialmente chiusa,non disposta agli ampliamenti: le tipologie a torre che, alpari di mura urbane, perimetrano simbolicamente ilnucleo, definiscono infatti una porzione autonoma e forte-mente riconoscibile della città; ma anche questo è un trat-to distintivo della nuova progettazione: "Perché un quartie-re sia un quartiere è necessario che si chiuda, che sia com-piuto, che, come in ogni opera d'arte, nulla possa esserviaggiunto o sottratto" (INA-Casa, 1952). La parziale edifica-zione del settore a nord, che ha sacrificato in particolare larealizzazione dei servizi e delle aree pubbliche, ha compro-messo l'unitarietà di largo Spartaco, cuore del quartiere, ela piazza mostra oggi un accento slabbrato e frammenta-rio, denunciando la difficoltà di relazione con il contesto.Il gruppo dei progettisti non è numeroso. Sembra che ini-zialmente l'ente volesse coinvolgere nello studio anche M.Ridolfi, che vi rinunciò "per affermare il principio della omo-geneità dei gruppi negli incarichi" (Neri 1992), ma forseanche per dedicarsi alla progettazione di un quartiere diminori dimensioni (Aymonino, 1957). Quasi tutti i progetti-sti facevano parte di una compagine di giovani (Muratori,Bonelli, Vagnetti, Tassotti, Fariello) raccolta attorno aFoschini, unico professore di Composizione architettonicaalla facoltà di Architettura di Roma e presidente dell'INA-Casa; Vagnetti era inoltre suo assistente.Su largo Spartaco si affaccia la casa in linea di sei piani (80alloggi), progettata da Muratori con la collaborazione diDe Renzi. L'edificio si svolge secondo una planimetria a V,con le ali fortemente divaricate e di lunghezza diversa (unaè formato da 14 campate, l'altra da 18), sviluppandosi percirca m 160, con un sovrappasso sulla testata di viaSagunto, asse centrale del quartiere. La configurazione - dacui il termine 'boomerang' con il quale il complesso èappellato dalla stazione appaltante (INCIS) - riprende ildoppio orientamento del tessuto retrostante, mentre l'inso-lita angolazione della maglia strutturale rispetto ai frontirecupera l'allineamento della via (Giannini, 1984).Il piano terreno è destinato ai negozi e ai servizi generalidel quartiere; ai piani superiori è reiterato il modulo - cor-rispondente a due campate - costituito da due alloggi adia-centi, con interposto il corpo scala e l'ascensore. I duealloggi hanno diversa superficie - uno ingloba l'ingombrodegli elementi di comunicazione verticale - e occupanointeramente lo spessore del blocco, presentando affaccialternativamente dotati di un piccolo balcone. Lo sguincio

delle aperture e l'angolazione dei balconi denunciano ladisposizione obliqua degli alloggi, allineati all'ossatura por-tante. L'edificio è declinato secondo un'accezione monumentale,nella quale sono esaltate le componenti della maglia strut-turale in cemento armato, manifestata dalla ritmica accen-tuazione dei pilastri rastremati che, come contrafforti goti-ci, si ripetono al passo costante di m 5,25, e delle fascemarcapiano che rimangono invece sul filo della facciata;queste sono caratterizzate dall'avere la superficie inclinataverso l'esterno, così da agevolare lo smaltimento dell'acquapiovana; lo stesso motivo è riportato in corrispondenza deipilastri. La modernità della soluzione strutturale dialogacon l'originale tessitura delle pareti di tamponamento che,rinviando ad un esperto magistero esecutivo, esprime la ric-chezza dei motivi linguistici e rivisita la tradizione costrutti-va romana: una muratura piena di cm 38 realizzata conmattoni a faccia vista di cm 5x14x29, diversamente appa-recchiati in modo da presentare ricorsi disposti alternativa-mente di costa e di faccia. Nell'iterazione del modulo che plasma la facciata si distin-guono solo pochi elementi: il sottopasso, che interrompe infacciata il ritmo dei sostegni e, sul retro, i pannelli di chiu-sura dei corpi scala, realizzati in grigliato di mattoni. I ser-ramenti erano tutti in legno, con davanzale anche in legnoper le finestre e soglia in pietra per le portefinestre, oscura-ti da persiane alla romana.La rigida e serrata organizzazione dei prospetti ne ha moltocontenuto le successive trasformazioni, che comunque ini-ziano a partire dai primi anni sessanta. Già a maggio del1960, la Gestione INA-Casa invita l'INCIS a provvedere ailavori necessari per sistemarvi un centro sociale, racco-mandandosi di interpellare "i progettisti dell'edificio stesso,affinché sia rispettata l'impostazione architettonica" (letteradella Gestione INA-Casa all'INCIS, 10.05.1960, IGED).Altri lavori "di rimedio, di miglioramento, di consolida-mento" vengono richiesti, a partire dagli stessi anni, siadagli assegnatari che iniziavano a riscattare gli alloggi, siadalla Gestione.Nei lavori di rimedio sono compresi i serramenti, i cui difet-ti, precocemente manifestati, pregiudicavano la loro fun-zionalità e sicurezza. L'ubicazione a ridosso della strutturanon aveva consentito l'impiego di avvolgibili ma solo dipersiane ripiegabili a libretto; quelle delle portefinestresono alte m 2,67, mentre l'anta mobile a vetri è alta m 2,con un sopralluce a vasistas. L'eccessivo peso dell'unicaanta della persiana provocava lo scardinamento delle fer-ramenta e la perdita di ortogonalità dei telai. A questiinconvenienti si aggiungevano le infiltrazioni di acqua, acausa della configurazione del telaio fisso in legno, il cuitraverso inferiore, che costituiva la soglia, era posto a filodel muro esterno. I traversi vennero sostituiti con soglie intravertino aggettanti.Inoltre, si presentarono presto lesioni nei pavimenti in mar-mette di graniglia di alcuni appartamenti, tra cui quelli incorrispondenza del sottopasso. Venne rintracciata la causanell'impiego di calce idrata nell'allettamento o nell'uso dimassetti contenenti residui di gesso.Nei lavori di miglioramento figurano l'applicazione degli

Il quartiere Tuscolano a Roma (1950-60)

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scuri nelle camere da letto, per ottenere quell'oscurità chele persiane non garantivano, e l'inserimento dell'impianto diriscaldamento. Infine, i lavori di consolidamento riguardano le lesioni suisolai in corrispondenza del sottopasso, attribuite alla con-cezione strutturale di questa parte: il telaio centrale scaricail peso sui due adiacenti attraverso "cappuccine", cioè pun-toni che, impostati molto in alto, trasmettono spinte latera-li, ritenute responsabili degli inconvenienti strutturali e diulteriori sconnessioni pavimentali.I serramenti originari, dopo varie riparazioni e modifiche,sono stati sostituiti con serramenti in alluminio anodizzatocolore argento, che rifulgono ai raggi solari.Lungo via Sagunto si trova l'ininterrotta serie di case alte 5piani, che si sviluppa per m 250. Gli autori, ancoraMuratori e De Renzi, aggregano gli alloggi in modo chequesti risultino sfalsati in pianta e, di mezzo piano, in alza-to. La frastagliata planimetria del complesso, che presentauna cuspide al centro, da cui il nomignolo 'Vermicone', divi-de il quartiere in due aree, riconnesse da un sottopassopedonale. Lo scarto di un modulo rispetto a quello succes-sivo è segnato sul prospetto dall'arretramento della loggiadelle scale aerate e dallo scatto in avanti dei balconi ango-lati, le cui mensole "determinano delle fughe visive orienta-te verso l'alto, deformando la prospettiva della strada inter-na" (Neri, 1992). Sul lato ovest si trovano le case in linea di L. Cambellotti eG. Perugini, sviluppate anche queste secondo una doppiaangolazione, seguendo un andamento mistilineo. Glialloggi, due per piano, hanno una regolare planimetriache si articola per l'inserimento dell'unico balcone a piantaromboidale, che diventa una loggia in corrispondenzadello sfalsamento dei corpi e sulle testate; qui, a protezio-ne dall'irraggiamento solare, è utilizzato un brise-soleilcostituito da persiane alla romana di legno apribili a bat-tente.Sul versante opposto, verso est, si trovano gli edifici di L.Vagnetti e quelli di G. Tassotti. I primi, in particolare, condue alloggi per piano sviluppati su tre livelli, erano origi-nariamente collegati da percorsi pedonali che conduceva-no alla viabilità principale. Sono caratterizzati dalla virtua-le divisione delle unità edilizie, attraverso la successione deitimpani, che evoca l'immagine del borgo medievale, enfa-tizzata, in origine, anche dalla varietà cromatica degli ele-menti costituenti la facciata: architravi delle finestre e deivani scala, parapetti dei balconi, timpani, cantonali, pensi-line (Vagnetti, 1954). L'alto zoccolo in blocchi di tufo resti-tuisce la continuità alla parete. Le case alte di Muratori e De Renzi tracciano i contorni delquartiere. Come a Valco San Paolo, De Renzi adotta la pla-nimetria stellare, dove però "mette in evidenza un'articola-zione non più rigida, ma che lascia 'organicamente' emer-gere spinte centrifughe culminanti nelle logge esterne"(Neri, 1992). Il fabbricato a stella, la cui ideazione è attri-buita a De Renzi, non era previsto nel repertorio dell'INACasa e, nel panorama romano, costituisce una tipologiainusuale. Qui, a differenza di Valco San Paolo, la stella è aquattro bracci e distribuisce quattro appartamenti perpiano, per uno sviluppo complessivo di 10 piani.

All'incrocio dei bracci, le cavità delle logge rendevanopiù scattanti i corpi emergenti. Le torri a pianta quadrata- 8 piani, con due appartamenti per piano - sono pro-gettate insieme a Muratori (Maretto, 1984), che in segui-to abbandonerà lo studio di questo tipo edilizio.Sia nelle torri stellari che in quelle a pianta quadrata sileggono con evidenza alcuni dei caratteri tipici del lessi-co di De Renzi: il timpano a colombara, il rilievo delladimensione verticale al quale contribuiscono i montantimetallici sui balconi e i discendenti pluviale trattati inguisa di cantonali.I servizi del quartiere prevedevano la presenza di un cine-ma, mai costruito, e di un centro sociale, di cui sono staterealizzate solamente la struttura e le finiture esterne. Ciònonostante l'edificio è stato occupato da varie associa-zioni che hanno provveduto a costruire delle chiusureesterne provvisorie, così da renderlo utilizzabile; oggi ècompletamente abbandonato. Un grande parcheggiosotterraneo è ubicato sotto largo Spartaco, con accessoda due rampe contrapposte su via Treviri. Attualmentesolo una metà del parcheggio è utilizzata; la rampa cheimmette nella metà abbandonata è chiusa ed è ridotta adun ricettacolo di immondizie.Un'ampia superficie di verde pubblico circondava tutti gliedifici e costituiva un tessuto connettivo finalizzato alloscambio di relazioni sociali, in linea con le intenzioni del-l'ente: si incuneava tra i blocchi edilizi e filtrava le resi-denze più interne dal traffico veicolare delle principaliarterie stradali. Oggi queste aree sono state frazionatecon recinzioni che individuano competenze condominialie impediscono il libero transito; altre sono state trasfor-mate in parcheggio.Il degrado degli edifici, a prescindere dal grande volumesu largo Spartaco di cui si è già detto, presenta caratteridi omogeneità, che derivano dall'uso continuato dei fab-bricati e dal loro frequente adeguamento alle nuove esi-genze; interventi di manutenzione ordinaria e straordina-ria sono stati apportati negli anni, preservando il com-plesso dal degrado funzionale, ma non da quello archi-tettonico; gli esiti, non trascurabili, si ravvisano nell'alte-razione dell'immagine originaria e nella sostituzione deimateriali originari, oltre ad alcune integrazioni. Negliinterni, molte pavimenti in marmette di cemento e grani-glia di marmo sono oggi rimpiazzati con piastrelle dimaiolica smaltata; diffusa è l'adozione del rivestimentoplastico murale al quarzo; estesa è anche la sostituzionedei serramenti in legno con serramenti in alluminio ano-dizzato, colore bronzo o altro, che si accompagnano adavvolgibili di plastica di colori diversi. Logge e balconisono stati largamente tamponati, acquisendoli comespazi interni all'alloggio, così come interni e chiusi sonodiventati i volumi delle originarie scale aerate. Alcuniinterventi appaiono poi particolarmente rilevanti, come lasostituzione, nel fabbricato lungo via Sagunto, delle sot-tili lastre metalliche che chiudono frontalmente i balconi:alla loro cospicua ossidazione si è rimediato con l'impie-go di lastre di vetro retinato. Sempre in questo edificio,vistosi appaiono i volume degli ascensori aggiunti, realiz-zato con strutture metallicche e specchiature di vetro, e

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collocati proprio laddove si esplicitava maggiormente l'ef-fetto dinamico voluto dai progettisti. Infine, gli oscuramen-ti apribili delle logge delle case in linea di Cambellotti ePerugini sono stati sostituiti da serramenti in alluminio ano-dizzato, bronzo o bianco, da grate di protezione e, laddo-ve sono ancora presenti, non risultano più funzionanti.

Tuscolano III

Di fronte alle torri e agli smisurati edifici in linea di Muratorie De Renzi, Libera, sceglie di sviluppare le potenzialità dellacasa bassa, dando vita ad uno dei più riusciti ed isolatiesempi della sua attività nel dopoguerra. Nel ruolo di capodell'Ufficio progettazione dell'INA Casa, carica tenuta finoal 1952, egli aveva approfondito gli studi sugli aspettiantropometrici e dimensionali degli spazi di lavoro e sul-l'alloggio; molti di questi ultimi costituiscono il corpus deisuggerimenti tipologici del 1° fascicolo curato dall'ente.Dalle suggestioni di un viaggio in Marocco, che Liberacompie nel settembre del 1951 per partecipare ad un con-gresso internazionale, prende corpo l'idea dell'unità di abi-tazione orizzontale, argomento peraltro che era già statooggetto di riflessione da parte di Pagano, Diotallevi,Marescotti e altri architetti europei fin dal 1940 (Coppa,1955). Da Casablanca invia una cartolina a Foschini, nellaquale è riportata una vista dall'alto della Medina e sul retroscrive: "Ecco la INA-CASBA". Nella conferenza che tieneall'Accademia di S. Luca al suo ritorno racconta: "al ricor-do del limite tentato da Le Corbusier si sovrappone la visio-ne di Casablanca, con la sua Medina, che la storia e ilclima hanno creato assieme a tutte le medine e le casbahdell'Africa del nord. Là, a Marsiglia, l'unità a blocco inaltezza, qui, l'unità edilizia in superficie" (Garofalo,Veresani, 1989). Sono di quegli anni le ricerche di Libera sui modelli plani-metrici per unità di abitazioni orizzontali, con asse princi-pale orientato secondo la direzione nord-sud, densità abi-tative di 500-400 ab/ha e alloggi su due piani (Quilici,1981); sul tema avvierà, nel 1954, il Corso diComposizione Architettonica del 4° anno nella facoltà diArchitettura di Firenze.Nei suggerimenti proposti dall'ente, erano previsti alloggiad uno o due piani, con aggregazione a schiera, in sinto-nia con i contemporanei esempi del nord Europa. Mentrenel primo fascicolo gli schemi, "ben lungi dall'essere archi-tettura", appaiono rigidi e monotoni, nel secondo sono pro-poste planimetrie ad L, con spazio all'aperto "intimamentelegato all'alloggio, [che] può essere considerato come laprima stanza della casa" (Fascicolo 2, 1950) e con gliapparecchi della cucina raccolti in una nicchia: soluzioniche, con varianti che riguarderanno anche le modalitàaggregative, saranno alla base dell'unità di abitazione. Libera coglie l'occasione per sviluppare una moderna alter-nativa al concetto dell'abitazione popolare maturato tra ledue guerre suggerendo, per contro, una soluzione cheguarda esplicitamente alla tradizione mediterranea. Il lottoa disposizione è occupato quindi da una serie di case apatio ad un piano, disposte intorno ad un parco nel qualevi è un unico elemento emergente: un piccolo edificio a

ballatoio di tre piani che, al confronto, domina la piastratraforata sottostante. La "massima dimensione edilizia, minima dimensione urba-nistica" è l'idea che sostanzia il progetto; Libera tenta unanuova strada tra "la scala del quartiere residenziale" e lacasa isolata, individuando nella misura di 800-1000 abi-tanti la dimensione più idonea per organizzare collettiva-mente i servizi ed assicurare il controllo formale e tecnicodel progetto. A questo proposito egli, già vivo sostenitoredell'industrializzazione edilizia (proprio su questi temi, avviacon Ponti una proficua collaborazione che confluirà nel1945 nel volume Verso la casa esatta), insiste sulla ottimiz-zazione delle scelte compositive e tecnologiche.L'Unità di abitazione orizzontale è per Libera un complessoorganicamento compiuto e definito, non suscettibile diampliamenti (Libera 1954); pensata come un nucleo isola-to dalla città è incastrata tra la via Selinunte e la ferrovia eperimetrata da un massiccio muraglione rivestito in operapoligonale di tufo. L'unico raccordo con il contesto è rap-presentato dal collegamento funzionale e formale con lavia Sagunto che, idealmente, si prolunga all'interno delrecinto, dopo aver attraversato il blocco dei negozi e servi-zi con un varco segnato da una monumentale volta a bottea doppia inclinazione: unico accesso e fondale prospetticodella via. La volta, introdotta solo in una seconda versionedel progetto, appare sospesa nel vuoto per l'arretramentodegli appoggi rispetto alle linee di imposta; copre unasuperficie di 230 mq, configurando una sorta di galleria,sulla quale si affacciavano il caffè e la casa sociale. Tra iservizi, era prevista un'autorimessa, così da escludere il traf-fico veicolare all'interno. La volta introduce nel parco, anch'esso recintato dallaparete tufacea e arredato con pini mediterranei, da cui sistaccano piccole strade pedonali che conducono ciascunaa 10 alloggi e che costituiscono gli unici varchi nella con-tinuità dell'opus incertum. La stazione appaltante risulta essere la Cooperativa “IlCantiere”. Gli alloggi previsti erano 113 nelle case basse e30 nell'edificio alto, con una densità abitativa di 250ab/ha, molto bassa se confrontata con quella del resto delquartiere.

Nelle case a patio il tema dell'alloggio è incentrato nonsolo sulla razionale distribuzione degli spazi interni, maessenzialmente sulla dimensione sociale dell'abitare che siesprime nei rapporti con il vicinato. Nell'organizzazione enell'arredo degli spazi all'aperto - dalla corte privata allestrade interne al parco - Libera mette a punto un gradualepercorso di avvicinamento alla città, rivolto ad incoraggia-re le relazioni sociali; ogni strada pedonale, larga circa m2,70, era arredata con aiuole e con panchine di legno, dicui rimane un unico esemplare. Pensiline, dal diverso dise-gno, forzano il ruolo dei varchi nella parete tufacea, in con-trasto con il concetto di spazio chiuso che esprime il com-plesso. Gli alloggi, da 5 a 9 posti letto, hanno planimetria ad L esono aggregati a gruppi di quattro. Tra i bracci della L sonoubicati i patii, "le vere stanze all'aperto", tre dei quali sonoaccorpati al centro, mentre il quarto, al fine di ottenere

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migliore esposizione, è ubicato all'esterno; sui patii affac-ciano le stanze da letto, mentre i servizi prospettano sullestrade. La leggera inclinazione della copertura a falde, chesi avverte percorrendo le stradine, rafforza la dimensioneorizzontale della piastra edilizia.La dimensione dell'intervento consente a Libera un approc-cio di razionalità costruttiva incentrato su serialità degli ele-menti, modularità, reiterazione dei tipi planimetrici, sempli-cità del sistema costruttivo (resa possibile dal fatto che sitratta di costruzioni ad un piano). La struttura portante ècostituita da murature leggere di conglomerato di cementoe pomice, gettate in casseforme riutilizzabili di legno conrivestimento metallico, e completate con una fodera ester-na in laterizi; le fondazioni pertanto sono risultate semplicie poco costose, complice anche la buona qualità del terre-no. Questa impostazione ha ridotto i costi di costruzione,rendendoli confrontabili con quelli relativi agli edifici di 9piani presenti nello stesso quartiere (Libera, 1952).Alla semplicità dell'organizzazione costruttiva delle case apatio e alla leggerezza della volta di ingresso fa riscontrol'accentuazione strutturale, e insieme monumentale, dell'al-tro elemento che partecipa alla configurazione del com-plesso: la vigorosa intelaiatura portante dell'edificio a bal-latoio, che si solleva dal terreno tramite i sottili setti incemento armato. L'edificio, denominato ‘degli scapoli’ o‘per persone sole’, si sviluppa su 3 piani e comprende glialloggi più piccoli, da 3 a 5 vani. Il controllo geometricodelle proporzioni sembra essere affidato ad un tracciatoregolatore, su cui l’edificio si appoggia liberamente machiaramente illustrato nella documentazione d'archivio,impostato su una griglia simmetrica a losanghe, cherichiama una geometria già apparsa nella schemi compo-sitivi dell'autore. L'edificio, che si allineava inizialmente allatrama delle case basse, nelle elaborazioni successive cam-bia orientamento, cosicché il retroprospetto, sul quale siaprono le stanze, risulta esposto a sud. Una successionefitta di esili portali, improntati all'ottimizzazione strutturale,scandisce longitudinalmente il fabbricato e si mostra conscaltrezza nelle diverse parti: nel porticato del piano terre-no, preziosa zona d'ombra per il giardino; nelle mensolerastremate dei ballatoi ai piani superiori; nei prospetti late-rali, dove la grigia geometria dei portali emerge tra lecampiture bianche dell'intonaco, mettendo in evidenza ildoppio sbalzo e la spavalda inclinazione delle falde dicopertura; nel retroprospetto, dove le travi di bordo sonotrattate come ghirlande, ad ingentilirne la natura struttura-le. Una loggia costituisce l'unica discontinuità del retropro-spetto, cadenzato dal motivo delle trave e dal ritmo serra-to delle alte finestre alternato a quello dei telai del portico.La raffinata eleganza non sarà mai turbata dall'aperturadisordinata delle persiane, previste scorrevoli all'internodella muratura. Tra i portali si inserisce, libera, la struttura in cementoarmato della scala che si avvolge intorno al setto portante,ostentando l'isolamento strutturale ed enunciando efficace-mente, con la sua articolata geometria, lo sviluppo delletensioni.La condizione attuale del complesso non sembra moltocompromessa e potrebbe apparire di scarso rilievo se non

fosse che ci si trova di fronte ad un esemplare unico in Italiasul tema dell'abitazione, e di tale compiutezza formale danon consentire la minima alterazione. Non vi sono le con-suete superfetazioni diffuse nella maggior parte dell'ediliziapubblica romana ma, ciononostante, i pochi interventi ese-guiti dalla stessa INA Casa e, in seguito, dagli abitantiacquistano qui un peso particolare. Alcune variazioni distributive che hanno interessato le casebasse hanno risparmiato le "stanze all'aperto"; numerosesono le integrazioni impiantistiche e diffusi gli interventi dimanutenzione effettuati con assoluta incuria, a dimostra-zione della scarsa consapevolezza della qualità architetto-nica del complesso. Nell'edificio a ballatoio una prima modifica, che non haperaltro alterato le peculiarità dell'edificio, è stata apporta-ta, dall'ente nei primi anni sessanta: alloggi adiacenti sonostati infatti accorpati a coppie per adeguare le case alle esi-genze di famiglie più numerose. Altre, e più lesive, sonostate apportate negli anni successivi, come la chiusura dellascala al piano terra e la tamponatura della loggia.Nel giardino, le radici dei pini hanno danneggiato l'im-pianto esterno di smaltimento delle acque meteoriche eprovocato la sconnessione delle pavimentazioni in conglo-merato; una sua completa revisione è quindi tanto urgentequanto di difficile attuazione, considerando l'alto numerodegli inquilini interessati; inoltre, esso appare più trascura-to che non trasformato, svelando oggi un continuo indiffe-renziato e disordinato di viottoli, aiuole e spazi per il gioco.(S. Mornati)

Bibliografia(Fascicolo 2, 1950), INA-Casa, Piano incremento occupazione operaia.Fascicolo 2. Suggerimenti, esempi e norme per la progettazione urbanisti-ca, Roma 1950(INA- Casa, 1952), l'INA-Casa al IV Congresso nazionale di Urbanistica,Venezia 1952, p. 17(F. Gorio, 1950), Un parere sul Piano Fanfani, in "Urbanistica", n. 3, 1950,p. 67(Perugini 1954), Edifici continui al Tuscolano, in "Rassegna critica di archi-tettura 31-32, 1954, pp. 63-65(Vagnetti, 1954), Case continue al Tuscolano, in "Rassegna critica di archi-tettura 31-32, 1954, pp. 66-68(Libera 1954), A. Libera, Unità d'abitazione al Tuscolano, in "Rassegna cri-tica di architettura 31-32, 1954, pp. 74-76(Coppa 1955), M. Coppa, Unità di abitazioni orizzontali? un architettodeve rispondere, in "L'Architettura. Cronache e storia" n. 1, 1955, pp. 39-42(Aymonino, 1957), C. Aymonino, Storia e cronaca del quartiere Tiburtino,in "Casabella-Continuità", 1957, n. 215, p. 20(G. Accasto, 1971), G. Accasto, V. Fraticelli, R. Nicolini, L'architettura diRoma Capitale, Golem, Roma 1971, pp. 525(Quilici, 1981) V. Quilici, Adalberto Libera l'architettura come ideale,Officina, Roma 1981, pp. 62-72(A. Giannini, 1984), A. Giannini, L'ambiente, l'architettura e SaverioMuratori, in "Storia architettura", n. 1-2,1984, pp. 39-50.(Neri, 1992), M. L. Neri, Mario De Renzi, Gangemi, Roma 1992, pp. 67-70(Maretto, 1984), P. Maretto, L'architettura di Saverio Muratori, in "Storiaarchitettura" n. 1-2,1984 pp. 11-30. (A. Libera, 1952), A. Libera, La scala del quartiere residenziale, inEsperienze urbanistiche in Italia, INU, 1952"Rassegna critica di architettura" 26-27, 1952(Opera completa, 1989), Adalberto Libera. Opera Completa, Electa,Milano 1989(Garofalo, Veresani, 1989), F. Garofalo, L. Veresani (a cura di), AdalbertoLibera, Zanichelli, Bologna 1989

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Tuscolano I1) M. Paniconi; 2) G. Pediconi; 3) Favini; 4) M. Pallottini; 5) F. Minissi; 6) L. Orestano; 7) C. Dall’Olio;8) Plinio Marconi; 9) M. Castellazzi; 10) P. Barucci; 11) Serangeli; 12) Morresi; 13) B. Di Gaddo; 14) F. Barbaliscia.; 15) R. Marino; 16) A. Gatti; 17) A. Mainardi; 18) O. Fasolo; 19) L. Ciarlini; 20) R. Venturi; 21) M. Tavanti; 22) G. Fioroni; 23) F. Dinelli; 24) Angelini; 25) G. Nicolosi;26) G. Minnucci; 27) R. Landriscina;28) progetto d’ufficio I.A.C.P.

Tuscolano IIa) M. De Renzi e S. Muratori; b) M. De Renzi; c) S. Muratori; d) L. Cambellotti e G. Perugini; e) D. Tassotti; f) L. Vagnetti;g) M. De Renzi e R. Nicolini;

Tuscolano IIIh) A. Libera

Figg. 2, 3 - Caserma eCommissariato di Pub-blica Sicurezza in via M.V. Corvo (Landriscina,1957), a sinistra; edifi-cio su largo Spartaco(De Renzi e Muratori,1953), a destra

Figg. 7, 8 - Unità di abitazione orizzontale (Libera, 1950): fotoaerea del complesso, a sinistra; il grande atrio voltato, in asse convia Sagunto, che immette alla corte interna, sotto

Fig. 1 - Planimetria generale, con l’individuazione dei tre settori

Foto d’epoca del quartiere

Figg. 4, 5, 6 - Edificio in linea su via Sagunto (De Renzi e Muratori, 1951), a sinistra; gliedifici a torre di via Cartagine (De Renzi e Muratori, 1950), al centro; le case in linea (Tassottie Vagnetti, 1950), a destra. Tra i corpi di fabbrica erano previsti ampi spazi verdi comuni

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Figg. 9, 10 - Vista su via Sagunto, asse principale del TuscolanoII, sopra. Via Erminio, asse trasversale, a destra. Il diffuso impie-go di rivestimenti murali al quarzo negli interventi di manutenzio-ne susseguitisi negli anni ha alterato l’originario cromatismo deiprospetti; la necessità di prevedere giunti di dilatazione per lesuperfici del rivestimento è stata impropriamente risolta con l’in-troduzione di vistose fasce marcapiano non previste in origine

Figg. 11, 12, 13 - Edificio a torre su via del Quadraro, a sinistra; le aree verdi comuni tra le stecche di case basse, nella foto centra-le, sono state divise in spazi condominiali, a seguito del riscatto degli alloggi (confronta fig. 12 e fig. 6). Oggi sono trasformate in areedi parcheggio e appaiono molto trascurate. Lo stato di abbandono della corte interna dell’Unità di abitazione orizzontale, a destra

Trasformazioni e stato attuale del quartiere

Figg. 14, 15, 16 - Edifico in linea su via Sagunto, a sinistra: si nota un volume esterno,in vetro e alluminio, realizzato per l’installazione dell’ascensore, impianto che di normanon era previsto dall’INA-Casa in edifici di modesta altezza. Il centro sociale (De Renzi eNicolini, 1958), al centro: l’edificio non fu mai completato nelle finiture interne e oggiversa in uno stato di completo abbandono. Il ‘Boomerang’, a destra, che costituisce l’in-gresso al quartiere da largo Spartaco. L’edificio si presenta in discreto stato di conserva-zione, ma il mancato completamento del centro civico attorno alla piazza, lo ha lascia-to come quinta monumentale di uno spazio senza caratterizzazione, utilizzato per lo piùcome parcheggio

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Figg. 17, 18, 19 - In alto: tavole di progetto del ‘Boomerang’:dettagli costruttivi, sopra; particolari dei serramenti, a destra.Foto di dettaglio del prospetto nello stato attuale, a lato. Gli originali serramenti in legno sono stati sostituiti quasi comple-tamente con serramenti in alluminio anodizzato, anche se, in que-sto unico caso, la sostituzione è avvenuta mantenendo l’origina-rio colore grigio chiaro delle persiane alla romana rimosse

Figg. 20, 21, 23, 24 - Le case in linea di Perugini e Cambellotti, in alto, e di Vagnetti, in basso,in un confronto tra la situazione originaria e quella attuale. In tutto il quartiere, le logge, i bal-coni e i vani scala aerati sono stati quasi interamente tamponati. Molti serramenti sono statisostituiti. A questo si sono aggiunti, nel tempo, l’installazione di grate alle finestre e di pensilinein lastre di ondulit a protezione dei balconi. Il deperimento fisiologico dei materiali è un ulte-riore segno di un degrado diffuso e generalizzato

Figg. 22, 25 - Scorcio di una stra-dina dell’Unità d’abitazione, inalto; dettaglio dell’edificio il linealungo via Sagunto, in basso

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Il Tuscolano III: trasformazioni e degrado

La carenza o la grossolanità di interventi di ordinaria ma-nutenzione, nonché la inadeguatezza di quelli di trasforma-zione sono le principali cause del degrado dell'Unità d'abi-tazione orizzontale.Mentre il rivestimento del recinto esterno, in opera incertadi tufo, non si presenta particolarmente compromesso daltempo, la stecca dei negozi, oggi tutti funzionanti, ha persol'unitarietà dei prospetti per la disomogeneità degli allesti-menti esterni dei singoli esercizi commerciali. La trasforma-zione in supermercato del volume destinato in principio adautorimessa è, tra tutte, l’alterazione più evidente: il frontedel corpo di fabbrica, arretrato in questo punto di 4 m, èstato riportato al filo dei negozi adiacenti con una superfe-tazione vetrata sormontata da bandoni coloratiLa monumentale volta dell'ingresso ha subito, nel tempo,fenomeni di infiltrazione di acqua piovana manifestando,per questo, segni di instabilità. Ciò si è verificato in segui-to alla sostituzione delle vecchie lastre di ondulit in coper-tura con delle nuove, poste in opera con ancoraggi troppoprofondi. Gli stessi lavori, avendo compromesso il correttofunzionamento dei gocciolatoi delle gronde laterali, sonostati la causa della percolazione dell'acqua piovana lungole pareti al disotto della volta stessa, con conseguentirigonfiamenti e distacchi di parte degli intonaci.La chiusura degli accessi di quei servizi - il caffè, la casasociale ecc. - che in principio si aprivano sul grande atriocoperto, lo hanno trasformato da spazio comune di aggre-gazione e ritrovo in semplice luogo di passaggio, ingom-brato, oggi, dalla massiccia presenza del nuovo cancello inscatolari metallici, che ostruisce, dall'esterno, la visione delgiardino.La grande corte centrale, concepita come spazio di relazio-ne per l’intera comunità, si sta gradualmente trasformandoin un parcheggio privato e denuncia l'urgenza di una risi-stemazione. Da una parte, la manutenzione delle areeverdi necessiterebbe di una gestione più accurata e specia-lizzata; dall'altra, a causa del propagarsi nel sottosuolodelle radici dei pini domestici, si sono verificati problemi siain profondità, con ripetuti guasti alla rete fognaria, sia insuperficie, ove la pavimentazione dei viali - lastroni dicemento gettato in opera con inerti di basalto a granagrossa - mostrano gravi sconnessioni.Le prime trasformazioni delle unità edilizie risalgono giàalla fine degli anni '50. Fu la stessa INA-Casa, allora, adintervenire con opere di manutenzione e ristrutturazione,che interessarono tanto le aree comuni quanto gli alloggi. Per prima cosa, fu installato l'impianto di riscaldamento,centralizzato per tutto il complesso, alloggiando la caldaiain un locale della stecca dei servizi.La 'casa degli scapoli' dovette essere completamente libe-rato dagli inquilini che vennero trasferiti nel quartiere INA-Casa di Torre Spaccata (la cui realizzazione stava termi-nando proprio negli stessi anni). Infatti, fu proprio questoedificio a subire le modifiche più consistenti. In principio,esso ospitava 30 alloggi "per singoli o coppie sole", deiquali 28 composti da una camera, una cucina e un servi-zio igienico con anti-bagno; gli altri due, uno al primo e

uno al secondo piano, adiacenti al corpo scala, eranodotati di un ulteriore vano, collocato alle spalle della scalastessa, in corrispondenza della grande loggia comuneposta all'ultimo livello. Con i lavori furono ricavati apparta-menti di dimensione maggiore, aggregando a due a due lepiccole unità abitative originarie: una cucina fu trasforma-ta in stanza e un bagno in corridoio, lasciando inalterati glialtri ambienti.Nello stesso edificio sono, ad oggi, ben riconoscibili ulte-riori piccole difformità rispetto al progetto realizzato, lequali, per qualità e coerenza, sono presumibilmente daricondurre agli stessi lavori condotti dall'INA-Casa: l’inte-grazione dei serramenti dei servizi igienici con il sistema dioscuramento in avvolgibili e la sostituzione delle plafoniereper l'illuminazione dei ballatoi e del vano scala con elegantilampade incassate nei soffitti e nella muratura. Sempre all'INA-Casa sono da attribuire una serie di inter-venti condotti unitariamente sulle case basse, quali la com-pleta risistemazione delle stradine interne e le creazione diampie aperture sui prospetti in tufo della grande corte inter-na, in corrispondenza dei patii retrostanti, nei settori lungoi lati nord-est e nord-ovest del complesso. All'interno deipatii, interventi di manutenzione riguardarono l'impermea-bilizzazione delle murature, con l'eliminazione delle aiuoleposte a ridosso, e il conseguente completamento dellapavimentazione in mattonelle di cemento e graniglia. Neglialloggi, gli assegnatari che ne avessero fatto richiesta - efurono numerosi - poterono far eseguire dall’INA-Casa, aproprie spese, i lavori di ampliamento delle cucine e lasostituzione dei pavimenti.Già nel 1960, completate le opere eseguite dalla Gestio-ne, gli alloggi furono riconsegnati in parte ai vecchi inqui-lini, in parte a nuovi assegnatari. Interventi più recenti, quali l'adeguamento a norma dilegge dell’impianto di illuminazione esterna, con le canali-ne in PVC lasciate correre esternamente, hanno certamen-te corrotto la linearità e il rigore dei prospetti interni dellacorte.Se un diffuso deterioramento delle finiture, degli intonaci edei serramenti ha colpito tutte le unità edilizie, la 'casa degliscapoli' ha subito, in più, vistose modifiche che hanno alte-rato la sua fisionomia: l'introduzione di impianti autonomidi riscaldamento e refrigerazione, la chiusura del vanoscala e il tamponamento della loggia comune sul retropro-spetto. Oggi le abitazioni sono state tutte riscattate, ad eccezionedi sedici unità - tre nell'edificio alto e tredici nella casebasse - per le quali gli occupanti versano ancora il canonedi locazione all'I.A.C.P. di Roma. Il passaggio della pro-prietà è stato, chiaramente, causa di nuove e numerose tra-sformazioni interne degli appartamenti, dettate dalle parti-colari esigenze dei singoli proprietari. Le pagine seguenti verranno riservate ad uno studio sull'e-dificio a ballatoio e un'analisi a campione sulle case basse.La trattazione più puntuale degli aspetti del degrado e ditutte le trasformazioni avvenute sarà accompagnata datavole di restituzione dello stato originario. (F. Cerrini)

S. Mornati, F. Cerrini

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L’edificio a ballatoio

L'edificio si sviluppa su tre livelli, serviti da un corpo scala chedivide asimmetricamente il fabbricato e conduce ai ballatoi.Il prospetto principale, rivolto sulla corte, rivela il ritmo serra-to dei dodici portali della struttura, in cemento armato avista, con interasse tra piedritti di m 8,64 e due sbalzi di 2 m.La distanza tra i portali - 4,20 m - individua la dimensionetrasversale delle singole unità abitative - 45 mq - rialzate di40 cm rispetto alla quota dei ballatoi. Il modulo spaziale concui procede la successione degli alloggi - due unità specula-ri con i servizi appaiati - si riflette su quello di facciata, com-posto anch'esso da due porzioni simmetriche. In ognuna diesse, al centro è posto il portoncino di ingresso, in legno ver-niciato verde; ai lati, due finestre in legno bianco, di uguale

ampiezza ma di diversa altezza: una a tre partite con sotto-luce ed oscuramenti avvolgibili, nelle cucine; l'altra a vasi-stas, nei bagni. Un rivestimento in mosaico decora i campi aldi sotto delle aperture delle cucine; un pannello di muraturaintonacata bianca con una bordatura in stucco affiora dallasuperficie della facciata in corrispondenza delle finestre deiservizi e interrompe la seduta in lastre di cemento e granigliafine, che incorpora i due gradini dell'ingresso agli alloggi.Più astratti e sobri sono gli altri prospetti, il cui disegno vie-ne nuovamente affidato all’esibizione espressiva della struttu-ra portante privata, ora, della sua tridimensionalità; le super-fici in cemento a facciavista definiscono i pannelli della tam-ponatura, rifiniti con intonaco bianco, bordati dalla cornicein stucco. La bicromia è attenuata da raffinate note di colo-re: la fascia di coronamento dei prospetti, che solleva lefalde della copertura dall'intelaiatura portante, è di un azzur-ro intenso mentre, sul retro, all'intradosso del forte aggettodella copertura e sul soffitto della loggia, l'intonaco ha ilcolore celeste del cielo.Le finestre sul retro sono a tutt'altezza, con ringhiera in pro-filati di acciaio e rete metallica, serramenti in legno bianco epersiane alla romana verniciate in verde, che scorrono ascomparsa nell'intercapedine della muratura.I grandi telai della struttura sono collegati trasversalmentesoltanto in tre punti: alle due estremità degli sbalzi, dalle duetravi di bordo, e dalla trave a Z che raccorda il dislivello traballatoi e alloggi. I solai sono laterocementizi, ed utilizzanotravetti gettati in opera, con fondelli di laterizio. Le tampona-ture sono in mattoni in doppia fodera con intercapedine,mentre le tramezzature interne, in muratura ad una testa. Ipavimenti originari erano in marmette di cemento con grani-glia bianca e tutte le soglie di finestre e porte esterne eranoin lastre preconfezionate di cemento e graniglia fine, con unaleggera armatura metallica.

Figg. 29, 30 - Il retroprospetto con la loggia all’ultimo livello, a sini-stra; il prospetto laterale con i telai della struttura in vista, a destra

Fig. 28 - Foto del prospetto principale nello stato originario

Figg. 26, 27- Spaccato assonometrico, a sinistra (F. Cerrini); A. Libera, pianta dell’alloggio tipo e sezione trasversale, a destra

Il quartiere Tuscolano a Roma (1950-60)

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Il degrado dei prospetti

L'attuale stato di conservazione dei prospetti mostra un de-grado dovuto al naturale deterioramento dei materiali, dicui ha maggiormente risentito il prospetto sulla corte cen-trale. Sui ballatoi, le soglie esterne della pavimentazione,costituite da lastre preconfezionate di cemento granigliatocon una leggera armatura metallica, si sono sgretolate sulbordo, provocando il dilavamento delle parti sottostanti. Leringhiere, realizzate in profilati di acciaio e rete metallica,presentano fenomeni di ossidazione che hanno prodottolocalmente il distacco dell'intonaco in prossimità degliancoraggi, sulle fasce dei solai. Il deterioramento riguardaanche le finiture superficiali e i coprifilo in legno dei serra-menti, nonché i pannelli di rivestimento in mosaico, chehanno subito locali scollamenti.A fronte di un discreto stato di conservazione generale, igrandi portali in cemento armato presentano circoscrittifenomeni di distacco del copriferro, che si rivela ovunquedi dimensioni molto ridotte. Discreta è la condizione degli intonaci e delle cornici instucco che riquadrano tutte le superfici intonacate.L'originario colore bianco è ancora presente, ma della co-lorazione celeste all'intradosso della copertura sul retro sipercepisce oggi solo una debole traccia. È rimasto più evi-dente, perché meno esposto agli agenti atmosferici, l'azzur-ro della fascia di coronamento dei prospetti.Un’ulteriore forma di degrado dei prospetti è dovuta alletrasformazioni che si sono succedute nel tempo. I lavorieseguiti dall'INA-Casa alla fine degli anni ‘50 non avevanodi fatto alterato l'immagine del fabbricato: anche se ilnumero degli alloggi venne, in effetti, dimezzato, i porton-cini d’ingresso non più in uso, erano semplicemente mura-ti dall'interno e lasciati nei rispettivi alloggiamenti. Inoltre,l’installazione, sulle finestre dei locali igienici e dei corridoi,di sistemi di oscuramento avvolgibili del tutto analoghi aquelli già previsti da Libera per le cucine, aveva mantenu-to inalterato il prospetto principale.Sicuramente è di maggiore impatto, oggi, la quasi totalesostituzione, da parte degli inquilini, degli originari serra-menti in legno, con serramenti in alluminio, di vari colori etipologie, accompagnati dall’installazione di nuovi avvolgi-bili in plastica o di persiane scorrevoli in alluminio.Anche la trasformazione dell'impianto di riscaldamento haavuto ripercussioni sull'immagine dell'edificio. Questo, inun primo momento, fu dotato di un proprio impianto, sepa-rato da quello del complesso; la caldaia centrale fu allog-gaita in un locale realizzato, al piano pilotis, con la parzia-le tamponatura di una campata della struttura. La cannafumaria arrivava in copertura invadendo il vano dellascala, cui il locale tecnico era addossato. In seguito l’im-pianto fu comunque dismesso anche se non è stato maidemolito; alla comparsa sui prospetti di caldaie autonomeha fatto seguito, poi, quella di condizionatori d'aria. Altre modifiche si sono ancora susseguite nel tempo, ap-portando più sostanziali trasformazioni della fisionomia o-riginaria. Un intervento di manutenzione sulla copertura, dettatodalla necessità di porre in opera un nuovo manto di imper-

meabilizzazione, ha rialzato con un muretto in mattoni fora-ti i bordi esterni delle falde del tetto, aumentandone lospessore in vista e appesantendo vistosamente l’elementodi coronamento dei prospetti. Non meno evidente, sulla facciata posteriore, è la chiusuradella grande loggia comune all'ultimo livello, cui si accededirettamente dalla scala. Unica traccia del suggestivosquarcio del prospetto posteriore è la presenza di una fine-stra di dimensioni difformi rispetto alle altre. La loggia, lacui larghezza originaria era maggiore dell'interasse dei telaidella struttura, fu contemporaneamente ristretta, a vantag-gio dei due alloggi adiacenti.

Le trasformazioni della scala

Elemento di particolare pregio architettonico, la scala èuna struttura completamente indipendente dall'ossaturaportante dell'edificio; è realizzata interamente in cementoarmato ed è alloggiata in una campata dello scheletro. Le rampe partono libere dal piano pilotis e si sviluppano at-torno ad un setto centrale che si rastrema verso l'alto e sucui si innestano le mensole che sorreggono i pianerottoli.La scala si inserisce nell'edificio senza contatti con le pare-ti lateral e si accosta alla struttura del fabbricato unica-mente in corrispondenza dei pianerottoli che si trovano allaquota dei ballatoi: i due solai mantengono un distacco dialcuni centimetri ma, in un punto nascosto dal dislivello tragli intradossi, le mensole che sorreggono della scala siammorsano nei solai dei ballatoi. Dal momento che talecollegamento ha essenzialmente funzione stabilizzanterispetto a possibili sollecitazioni e spostamenti orizzontali,all'estradosso, un piccolo giunto aperto tra le due pavi-mentazioni dichiara nuovamente l'autonomia statica e for-male tra le due strutture.Il cancello di ingresso alla scala, così come la ringhiera cheseguiva lo sviluppo delle rampe fino all'ultimo ballatoio,era realizzato con una rete metallica montata su una inte-laiatura costituita da profilati ad L e a T.Gli interventi eseguiti sulla scala ne hanno radicalmentetrasformato l'aspetto. Lo spazio che separava le rampedalle pareti laterali, oggi è stato colmato prolungandogradi e sottogradi con lastre di travertino, fino al primopiano, e con lastre di marmo di Carrara nelle restanti parti.Tale rivestimento, che si ammorsa nelle murature laterali, siinterrompe casualmente in corrispondenza del passaggiodella canna fumaria del vecchio impianto di riscaldamen-to. Dell'originaria ringhiera rimane esclusivamente il trattosul lato interno dell'ultima rampa di scale. Al piano pilotis le rampe sono state tamponate sui quattrolati, con l'aggiunta di un portone in alluminio in sostituzio-ne del cancello originario. Sempre a questo livello, lo spa-zio dell'ingresso è stato ridotto per realizzare un piccololocale deposito. L'adiacenza del volume chiuso della scala con l'ormaiobsoleto locale tecnico, mai demolito, rende ancor più evi-dente la pesantezza dell'intervento che, compromettendonotevolmente la trasparenza al piano pilotis dell'edificio, loha fortemente radicato al terreno. (F. Cerrini)

S. Mornati, F. Cerrini

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Fig. 31 - Trancia del prospetto principale: ricostruzione dei caratteri originari

Il quartiere Tuscolano a Roma (1950-60)

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Fig. 32 - Trancia del prospetto posteriore: ricostruzione dei caratteri originari

S. Mornati, F. Cerrini

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Fig. 33 - La scala: ricostruzione dei caratteri originari

Il quartiere Tuscolano a Roma (1950-60)

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Le case a patio

Il sistema costruttivo è costituito da un'ossatura scatolare, didimensioni complessive di 25,60x19,60, con muri portantirealizzati in getto di conglomerato di cemento e pomice,spessi cm 16, e disposti nelle due direzioni ortogonali. Lemurature esterne appaiono completate da una controfode-ra esterna in laterizi, con un'intercapedine che porta com-plessivamente lo spessore murario a circa cm 30. Le modi-fiche iniziano alla fine degli anni ‘50, per opera dell'INACasa a seguito di indagini sulle condizioni abitative o sol-lecitata dagli abitanti stessi. In particolare, infiltrazioni diacqua dal sottosuolo si erano manifestate sui muri perime-trali, mentre l'acqua piovana spinta dal vento entrava dallefinestre dei patii, non protette dall'architrave aggettante cheinvece ripara le finestre sulle stradine. Il primo problema haportato al rifacimento dell'impermeabilizzazione perimetra-le, con il conseguente smantellamento delle strade. Questesono state ripristinate eliminando tutte le aiuole, annullan-do gli originari e leggeri salti di quota e pavimentando conpiastrelle di cemento. La protezione dalla pioggia è stato

ottenuta con l'aggiunta, nei patii, di una pensilina agget-tante circa 80 cm dalla parete e sostenuta da mensole inprofilato di acciaio. L'organizzazione interna degli alloggi èstata in parte alterata in quegli stessi anni: oltre una certa'regolarizzazione' degli ambienti, che ha interessato princi-palmente le cucine, sono state aperte finestre, in tuttouguali alle originarie, per illuminare i corridoi. Infine, permigliorare il soleggiamento dei patii degli 'alloggi rovescia-ti' confinanti con il giardino centrale, sono stati aperteampie brecce nel muro rivestito di tufo. Ulteriori interventidi adeguamento sono stati effettuati dagli abitanti neglianni successivi: modifiche distributive degli interni, sostitu-zione degli originari pavimenti in marmette di graniglia dicemento, rifacimento dei pavimenti nei patii, con l’elimina-zione delle aiuole e realizzazione di piccoli volumi. Ma par-ticolarmente deturpante è l'attuale condizione del manto dicopertura. Secondo la documentazione, il 'pacchetto dicopertura' impiega solaio laterocementizio tipo S.A.P., inlinea con l'obiettivo di razionalizzare i tempi del cantiere;infatti esso non richiede la predisposizione di impalcati,poiché è realizzato con l'accostamento di travi, qui alte 16cm, di laterizio armato solidarizzate da un getto di c.a. Aldi sopra è posto un massetto di cm 6, su cui poggianotavelle ad U rovescia di pomice, a formare un'intercapedi-ne aerata. Il manto di copertura è realizzato con grandilastre di cemento con giunti sigillati. Questa tecnica, forseper una non corretta esecuzione, ha avuto un velocedegrado manifestando un cattivo comportamento per latenuta all'acqua -le foto d'archivio rivelano un precoceintervento di impermeabilizzazione di alcuni giunti tra lelastre-; risale probabilmente agli adeguamenti apportatidall'INA-Casa il primo intervento: la completa coperturacon una guaina autoprotetta. Successivi lavori sul mantoimpermeabile sono stati effettuati con notevole trascuratez-za esecutiva -questo sborda di alcuni centimetri sui pro-spetti- ed utilizzando guaine diversamente colorate, conse-gnandoci la brutta immagine di una baraccopoli.

Figg. 34, 35 - Spaccato assonometrico: l’ingresso ad una stradina e i due alloggi adiacenti, a sinistra (F. Cerrini); A. Libera, pianta e sezione tra-sversale del modulo di quattro alloggi, a destra

Fig. 36 - Scorcio di una stradina interna

S. Mornati, F. Cerrini

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Il degrado dei prospetti

Come in molte altre parti del complesso, il degrado deiprospetti è da attribuire più ad una trascuratezza nellamanutenzione, che non ad operazioni particolarmenteinvasive. Così, la natura fortemente materica del muro rive-stito di tufo, che costituisce il prospetto che si offre all'os-servatore nel giardino centrale, non ha consentito partico-lari cambiamenti, a meno di quegli interventi suddetti chenon appaiano comunque prevaricare l'immagine comples-siva. Il degrado dei materiali riguarda comunque i fronti egli intradossi delle pensiline, in alcune delle quali i ferri diarmatura appaiono scoperti.I prospetti più privati, sulle strade interne, mostrano inveceun tipo di degrado, che seppure contenuto, compromettela singolarità del luogo. Ogni alloggio era infatti caratte-rizzato da un diverso cromatismo. L'assenza di documenta-zione specifica e le foto d'epoca in bianco e nero non ciaiutano nella ricostruzione dei colori originari.

Fig. 37 - Una stradina interna: ricostruzione dei caratteri originari

Essi sono accennati in una immagine pubblicata su"Domus", nella quale appare un vivace colore arancio diuna stradina e l'azzurro dei prospetti interni di un patio. Mapiù ricco doveva essere l'assortimento cromatico, il cuirecupero dovrà basarsi su un'analisi colorimetrica. Alcune tracce di diversi colori (blu, giallo) sono ancora pre-senti nelle fasce di intonaco appena al di sotto della coper-tura, ove si susseguono i fori per l'aerazione dell'intercape-dine; in celeste erano gli intradossi di alcune delle pensili-ne, come si vede ancora oggi dalle poche tracce rimaste.Più moderni rivestimenti plastici, che hanno sostituito le pit-ture originarie, presentano oggi colori uniformi che nullahanno a che fare con la varietà ed intensità cromatiche ori-ginarie. Inoltre, in occasione del rifacimento delle stradine,l'inserimento di una nuova guaina ha comportato la sosti-tuzione dello zoccolo originario, in lastre di cemento altecm 30, con uno analogo, ma più alto. Infine molte integrazioni impiantistiche attraversano i pro-spetti con estrema disinvoltura.

Il quartiere Tuscolano a Roma (1950-60)

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Fig. 39 - Rilievo dei serramenti originari dei prospetti sui patii

I serramenti

Gli ambienti degli alloggi sono proiettati verso il patio centrale, dove affaccia-no con ampi serramenti in legno completati da persiane alla romana. Sulle stra-dine, i vasti campi di parete cieca sono interrotti invece dalle piccole finestreaccoppiate, poste in corrispondenza della cucina e del soggiorno, oscurate conavvolgibili. Queste, con apertura a vasistas, sono protette da una veletta pre-fabbricata, la cui geometria contribuisce alla protezione del serramento dallapioggia. I portoncini di accesso alle abitazioni erano realizzati in doghe di legnocolorate di verde. Molti serramenti, anche all'interno dei patii, sono stati sostituitiutilizzando profili in alluminio anodizzato e, con l'occasione, le piccole finestrea saliscendi sono state trasformate in finestre a due battenti, completate da gratedi protezione, di diverso colore e foggia. La maggior parte dei portoncini è statasostituita con altri rifiniti con materiali diversi e di diverso colore. Molti cancelliche immettono nelle stradine risultano sostituiti in tempi diversi, come anche lerecinzioni che separano i patii; queste ultime, allo scopo di evitare l'introspezio-ne, sono state spesso chiuse con lastre di ondulit o incannucciate. (S. Mornati)

Fig. 38 - L’ori-ginario porton-cino di ingressodal patio priva-to ad uno deglialloggi ‘rove-sciati’