il colloquio come strumento psicologico definitivo

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1 IL COLLOQUIO COME STRUMENTO PSICOLOGICO A. Lis, P. Venuti, M.R. De Zordo CAPITOLO 1: RIFLESSIONI TEORICHE INTRODUTTIVE Nel colloquio clinico il clinico può: - Parlare con il malato seguendolo anche nelle risposte senza sapere dove a - Condurlo dolcemente verso le zone critiche ma mantenendo costantemente la terreno fecondo L‟esame clinico assume caratteristiche della ricerca nel senso che il clinico si p varia le condizioni e infine controlla ogni ipotesi in base alle re dirigendo si lascia dirigere, e tiene conto di tutto il contesto mentale Verso una definizione di colloquio Definizione di colloquio: parlare con/ parlare insieme. 3 definizioni principa a) Intervista fissata di comune accordo tra due o raramente più perso sottoporre all‟altra questioni generali di un certo interesse b) Uno scambio di idee o di opinioni col fine più o meno esplicito di un avv c) Un qualsiasi esame orale che si svolga sottoforma di conversazione Nel dizionario la definizione individua all‟interno del colloquio : Presenza di 2 persone Accordo comune, consenso Oggetto o argomento Fine o scopo Agevolazione della conversazione Definizione di Carli/Padovani in ambito diagnostico e terapeutico: Colloquio = test in cui il processo di conoscenza si attua creandos soggetto dove lo psicologo non dà giudizi valutativi, il colloquio è non diret suo agio, deve sentirsi come una persona con il proprio valore e la propria au Emergono i seguenti elementi: Motivazione Scopo: processo di conoscenza Oggetto Relazione: rapporto emotivo Mezzo di scambio: parola Definizione di Lis Venuti De Zordo : Il colloquio è uno strumento caratterizzato da uno scambio verbale in una situazione dinamica di interazione psichica che fa sviluppare un processo di conoscenza raggiunto attraverso il consenso tra conduttore e partecipante. La comunicazione è facilitata dall‟uso di tecniche non direttive , senza che sia emesso giudizio valutativo. Questa definizione è più estensiva di quella di colloquio in ambito psicodiagn L’apporto delle tecniche della domanda Tecniche della domanda comprende colloqui, interviste, questionari QUESTIONARIO utilizza materiale proposto per iscritto ed il soggetto deve risp INTERVISTA E COLLOQUIO modalità di interazione verbale. La loro differenza è sp distinzione è in base al campo di applicazione: ambito clinico (diagnostico-ps ambiti diversi per l‟intervista . INTERVISTA ha lo scopo di conoscere opinioni, atteggiamenti, percezioni della personalità ponendo al soggetto domande stabilite fin dall‟inizio e disposte Le interviste possono proporre: Domande strutturate: le domande e la loro successione è stabilita all‟inizio (risp chiuse o a

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IL COLLOQUIO COME STRUMENTO PSICOLOGICO A. Lis, P. Venuti, M.R. De ZordoCAPITOLO 1: RIFLESSIONI TEORICHE INTRODUTTIVE Nel colloquio clinico il clinico pu: - Parlare con il malato seguendolo anche nelle risposte senza sapere dove affiorer la sua idea - Condurlo dolcemente verso le zone critiche ma mantenendo costantemente la conversazione su un terreno fecondo Lesame clinico assume caratteristiche della ricerca nel senso che il clinico si pone problemi, formula ipotesi, varia le condizioni e infine controlla ogni ipotesi in base alle reazioni provocate dalla conversazione. Pur dirigendo si lascia dirigere, e tiene conto di tutto il contesto mentale Verso una definizione di colloquio Definizione di colloquio: parlare con/ parlare insieme. 3 definizioni principali: a) Intervista fissata di comune accordo tra due o raramente pi persone per dare agio alluna di sottoporre allaltra questioni generali di un certo interesse b) Uno scambio di idee o di opinioni col fine pi o meno esplicito di un avvicinamento o accordo c) Un qualsiasi esame orale che si svolga sottoforma di conversazione Nel dizionario la definizione individua allinterno del colloquio: Presenza di 2 persone Accordo comune, consenso Oggetto o argomento Fine o scopo Agevolazione della conversazione Definizione di Carli/Padovani in ambito diagnostico e terapeutico: Colloquio = test in cui il processo di conoscenza si attua creandosi un rapporto emotivo tra psicologo e soggetto dove lo psicologo non d giudizi valutativi, il colloquio non direttivo per fare sentire il paziente a suo agio, deve sentirsi come una persona con il proprio valore e la propria autonomia. Emergono i seguenti elementi: Motivazione Scopo: processo di conoscenza Oggetto Relazione: rapporto emotivo Mezzo di scambio: parola Definizione di Lis Venuti De Zordo: Il colloquio uno strumento caratterizzato da uno scambio verbale in una situazione dinamica di interazione psichica che fa sviluppare un processo di conoscenza raggiunto attraverso il consenso tra conduttore e partecipante. La comunicazione facilitata dalluso di tecniche non direttive, senza che sia emesso un giudizio valutativo. Questa definizione pi estensiva di quella di colloquio in ambito psicodiagnostica o psicoterapeutico. Lapporto delle tecniche della domanda Tecniche della domanda comprende colloqui, interviste, questionari QUESTIONARIO utilizza materiale proposto per iscritto ed il soggetto deve rispondere sempre per iscritto. INTERVISTA E COLLOQUIO modalit di interazione verbale. La loro differenza spesso sfumata. La distinzione in base al campo di applicazione: ambito clinico (diagnostico-psicoterapeutico) per il colloquio, ambiti diversi per lintervista. INTERVISTA ha lo scopo di conoscere opinioni, atteggiamenti, percezioni, esperienze e caratteristiche della personalit ponendo al soggetto domande stabilite fin dallinizio e disposte in un ordine ben preciso. Le interviste possono proporre: Domande strutturate: le domande e la loro successione stabilita allinizio (risp chiuse o aperte) 1

Domande semi-strutturate: quando lintervistatore a seconda del soggetto o della situazione pu porre altre domande Domande non-strutturate: quando allintervistatore fornita solo una lista di aree o argomentazioni da sondare. Nellintervista lattenzione pi centrata sullo scopo di raccogliere informazioni e si sottolinea il padroneggiamento di una tecnica da parte dellintervistatore. COLLOQUIO viene data importanza alla relazione sia come mezzo che come fonte di informazione, viene inoltre sottolineato di dare agio alla conversazione. Lintervista ed i questionari contribuiscono allo studio del colloquio per due motivi: Vi unattenzione particolare al modo di porre le domande (una alla volta, evitare doppie negazioni ecc.) allo scopo di facilitare la codificazione delle risposte E possibile una quantificazione ed elaborazione psicometrica dei dati da cui derivano validit e fedelt dello strumento. Questionario ed intervista: a) si fondano su variabili operazionalmente definite b) soddisfano obiettivit, fedelt, validit c) possono discriminare popolazioni diverse d) consentono elaborazione dati a fini di ricerca. Lambito relazione sembra un errore sistematico da correggere. Nelle computer interview lintervistato risponde direttamente dal computer; il pregio sarebbe quello di essere pi obiettivo. Questo metodo facilita anche linserimento e lanalisi successiva dei dati Lapporto della psicologia genetica Le informazioni vengono apprese sia tramite lo scambio verbale diretto col bambino che con ladulto a cui venga chiesto di fornire informazioni sul bambino. Secondo Piaget il bambino ha un suo modo di ragionare differente a seconda delle et, ed per questo che il colloquio con il bambino richiede una metodologia specifica che le interviste ed i questionari non riescono a soddisfare. In base a ci egli introduce un suo approccio clinico in cui viene dato ampio spazio allesigenza di seguire il soggetto nel suo modo di ragionare. Quindi occorre una sensibilit ed una modalit particolare nel porre le domande al bambino. Pi il bambino giovane pi integrer la sua comunicazione anche mediante le azioni; bisogner capire come queste abilit possano aiutarci nella comprensione del colloquio. Lapporto della psicologia clinica dello sviluppo orientata psicoanaliticamente Il colloquio cinico viene utilizzato anche come verifica di peculiari ipotesi dello sviluppo infantile. In questo campo vi luso crescente di colloqui registrati o video-registrati. Vediamo alcuni studi: Main, Kaplan e Cassidy propongono la Adult Attachment Inerview (AAI) che un colloquio finalizzato allo studio del tipo di attaccamento presente nelladulto secondo la teoria di Bowlby. Richiede un lungo training ed utilizza materiale registrato. Lo svolgimento dellintervista prevede la richiesta di aggettivi che descrivano la relazione del soggetto con ciascun genitore e di ricordi che allarghino il significato di tali aggettivi. Successivamente vengono poste domande relative ad esperienze penose. Questo serve ad ottenere un resoconto da parte dei soggetti sia sulla relazione che al momento hanno con i loro genitori sia su come le loro esperienze infantili abbiano influenzato il loro comportamento. Le interviste, interamente trascritte, vengono poi classificate secondo alcune scale relative alla natura dellesperienza passata. La classificazione basata su quattro gruppi:uno rappresenta una figura di adulto sicuro, le altre tre di tipo insicuro. Lapporto della letteratura sul counseling Il counseling si pu intendere come quellarea applicativa della psicologia clinica di base dove il paziente ha degli incontri con loperatore per un problema psicologico di estensione limitata. Il colloquio viene utilizzato come metodo per definire il problema del paziente, per ottenere informazioni sulla sua storia e sulla sua vita e per progettare interventi. Meyer e Davis hanno proposto 40 regole pratiche su cosa fare e non fare per costruire un buon rapporto daiuto

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Lapporto in ambito clinico Alcuni autori si occupano dellaspetto sia diagnostico che terapeutico: molti manuali sono di scuola psicoanalitica, per es. Semi parla di COLLOQUIO CLINICO NON ORIENTATO. Lautore prende in esame sia le problematiche relative alla definizione, agli scopi, alle modalit e al luogo di svolgimento del colloquio, sia quelle relative alla sua valutazione. Egli si concentra su un ambito di lavoro assai particolare: quello nel quale non si sia ancora prodotta una nevrosi di transfert. Per colloquio clinico non orientato intendiamo due persone che si incontrano in una stanza per parlare, senza che venga posta alcuna limitazione alla individualit del paziente e quindi senza orientarlo materialmente e concretamente verso temi o aree specifiche. Tuttavia i presupposti teorici provengono dallorientamento psicoanalitico ed unattenzione particolare riservata alla diagnosi psicopatologica.

Il colloquio: In ambito diagnostico per i clinici con indirizzo eclettico si parla di intervista poco strutturata che sfuma nel colloquio. Maggiormente valutato nella sua specificit ed indispensabilit dai clinici ad orientamento psicodinamico, pi criticato per la sua carenza di caratteristiche psicometriche dagli altri. In ambito psichiatrico vi una generale tendenza a considerare lintervista affinch i pazienti si sentano a loro agio nellesprimere se stessi. Viene data importanza non solo ai contenuti espressi ma anche ai sentimenti con cui essi vengono riferiti, definiti come process In ambito comportamentale si ha limportanza del colloquio come strumento diagnostico allinterno dellassessment (complesso processo di raccolta e di elaborazione di informazioni relative al soggetto in questione: man mano che progredisce questo processo, diminuisce lincertezza circa le moltissime variabili di rilievo clinico e le varie ipotesi di intervento del caso in esame). Col colloquio vengono ricavati gli indici soggettivi, direttamente o indirettamente da autoreferti del soggetto. Il colloquio considerato un processo attivo simile a quello del problem-solving e del decision making. In ambito della psicologia clinica dellet evolutiva per es. si chiarisce la differenza tra colloquio diagnostico (modalit elettiva e usuale di conoscenza, strumento tipico sia per lapproccio iniziale, sia per la valutazione diagnostica e motivazionale in vista di una possibile presa in carico) e terapeutico (lo scambio verbale viene spesso utilizzato come strumento di autoconoscenza e cambiamento; colloquio = medium verbale che consente di costruire una specifica relazione con il terapeuta che permette al paziente di procedere a una pi adeguata ristrutturazione della personalit) e tra content (classe delle tematiche che vengono affrontate) e process (modo con cui si procede nella conduzione del colloquio). La metodologia del colloquio veniva data quasi per scontata ed appresa attraverso il training dello psicologo clinico. E stata poco enfatizzata lesigenza di impostare un training per lacquisizione di quelle abilit specificamente implicate nella costruzione della relazione nel corso del colloquio diagnostico col bambino. Il primo lavoro su questo argomento stato pubblicato solo nel 1981 ed da segnalare: - Lattenzione ad un approccio evolutivo al soggetto - Lideazione di un colloquio basato su una teoria strutturalista dello sviluppo (vi unorganizzazione crescente durante la crescita. Possiamo individuare quattro livelli organizzativi: capacit di impegno e di attenzione, comunicazione gestuale e comportamentale, creazione di immagini mentali, categorizzazione dei significati e loro reazioni) - La proposta per i genitori di un colloquio che li segua nella loro modalit di riferire le problematiche e le caratteristiche del bambino. Lapporto della ricerca in psicoterapia Vengono proposti progetti di ricerca ad ampio raggio. Essi portano allindividuazione di misurazioni relative a problematiche classiche della pratica psicoanalitiche quali: alleanza terapeutica, modalit del transfert, correttezza dellinterpretazione, caratteristiche di personalit del paziente, risultati del trattamento, qualit della relazione interpersonale, intensit della resistenza e tipo di sintomatologia. Thoma e Kachele propongono unanalisi del testo a tre livelli: formale, grammaticale, lessicale sui sostantivi. Punto di partenza dellanalisi il testo del colloquio trascritto dal registratore, senza tener conto degli individui nella loro specificit psicologica e materialit corporea. Nellanalisi grammaticale del testo quello che rimane del soggetto lio delle frasi, il soggetto grammaticale e le sue azioni, i predicali verbali. Il testo registrato e trascritto viene analizzato rispetto alla presenza del soggetto (io), dei tempi presente, passato, 3

futuro. Vengono poi identificate delle corrispondenze tra variazioni nelluso dellio e cambiamenti di modi temporali e mutamenti e/o inserimenti di motivi narrativi. Ci sono due aspetti da tenere in considerazione: - Ci si trova davanti a modifiche del setting, sia nella psicoanalisi che nella psicoterapia tradizionale - Ci si basa unicamente sulla struttura sintattica e grammaticale. Lapporto proveniente dagli studi sulla conversazione e il dialogo Accomuna studiosi interessati alle modalit di svolgimento delle interazioni e degli scambi verbali. Lattenzione viene rivolta al dialogo come unit, talvolta dimenticando che alla base delle conversazione ci sono motivazioni, volont, scopi. Vengono analizzate per es. comunicazioni allinterno della terapia oppure forme particolari di dialogo, quali la relazione tra medico e paziente. Al dialogo interessata anche la psicologia dialogica, che si propone di affrontare largomento tenendo conto sia dei contributi filosofici che psicoterapeutici. CAPITOLO 2: ASPETTI COSTITUTIVI DEL COLLOQUIO Le due persone. Il conduttore ed il soggetto esaminato In ambito clinico si fa riferimento allo psicologo che conduce il colloquio e al cliente o paziente. Relativamente al colloquio non esiste un termine specifico per indicare chi conduce il colloquio e colui a cui viene rivolto, ma conduttore e soggetto del colloquio sembrano le definizioni pi chiare. Il conduttore E il professionista capace di condurre una conversazione e di creare un ambiente tale da consentire lo svilupparsi di una situazione dinamica, tra conduttore e soggetto, che favorisca il processo di conoscenza. deve produrre tre tipi di compiti: facilitare la conversazione facilitare la relazione facilitare il processo di conoscenza per poter fare ci deve possedere o acquisire abilit e conoscenza che possiamo cos classificare: - lo schema teorico generale di riferimento. Deve riferirsi ad uno schema teorico che dia importanza al soggetto, che lo intenda come persona autonoma, degna di essere considerata. E un obiettivo generale. - la teoria specifica che fa da guida nell ideazione e nella conduzione del colloquio. Lo scopo di facilitare un processo di conoscenza (scopo del colloquio) in unarea pi o meno specifica dellintelligenza, della personalit, delle relazioni sociali, degli atteggiamenti, ecc. Deve formulare ipotesi specifiche (oggetto del colloquio) di indagine che riguardano una serie di informazioni e che egli dovr studiare e approfondire a livello teorico. Lindividuazione di una teoria specifica indispensabile: nel colloquio di ricerca essa si identifica nelle particolari ipotesi che il ricercatore pone alla base della sua ricerca stessa, mentre nel colloquio diagnostico rappresenta i parametri specifici della teoria della personalit che lo psicologo intende tener presente per giungere a una valutazione diagnostica del soggetto. Nel percorso terapeutico si tratter del modello che lo psicoterapeuta utilizza nel formulare le sue ipotesi di lavoro nel corso del graduale svolgersi del processo - la cultura generale e/o accademica comprendiamo quelle caratteristiche di cultura generale che lo psicologo ha acquisito e interiorizzato nel corso della sua vita, perch gli possa consentire di seguire il soggetto nel suo modo di esporre le proprie idee, opinioni e conoscenze. Schema teorico di riferimento, teoria specifica che fa da guida nellideazione e nella conduzione del colloquio, cultura generale e accademica non devono costituire qualcosa di attaccaticcio, ma una cornice mentale che sia parte integrante dellassetto mentale e dello stile del conduttore, cos da facilitare la comunicazione col soggetto fin dalle prime battute del colloquio. - le caratteristiche di personalit lo psicologo rappresenta una variabile importante del colloquio. Relativamente alle possibili distorsioni sono state individuate molte caratteristiche: effetto alone aspetti riscontrati su un solo tratto vengono estesi a tutti i tratti di personalit del soggetto (es. se una persona si mostra vivace sar subito considerata anche simpatica, aperta, intelligente) errore logico considerare un cluster di tratti collegati tra loro quando si riscontra la presenza di uno di loro (es. se un individuo appare timido sar subito considerato come inibito, passivo ecc) 4

contagiosit del pregiudizio concezioni stereotipiche preconcette e giudizi senza fondamento di realt che possono essere estesi da un argomento ad un altro del colloquio effetto di indulgenza assumere atteggiamenti di bont e di intelligenza nei confronti dellesaminato

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Vennero poi prese in considerazione anche propriet formali, ovvero quelle caratteristiche del comportamento verbale del colloquio che fanno riferimento non agli aspetti di contenuto, ma al tipo di linguaggio e alle sue caratteristiche temporali. Si prendono poi anche in considerazione le variabili del sesso (tendenza allopposizione, ma non sembra correlato con errori, anche se vi uninfluenza della variabile sesso dellintervistatore), la razza (gioca uninfluenza solo su domande collegate a questioni razziali), lo stato socioeconomico (influisce sulle risposte quando esse investighino temi connessi allo status sociale). le abilit acquisite mediante un training

Alcune ricerche hanno rivolto lattenzione anche allimpatto sullintervistatore delle caratteristiche del rispondente: al momento iniziale dellinterazione nellintervista, il rispondente pu essere incasellato sulla base di qualche elemento di appartenenza e ci si aspetter che la struttura dei suoi atteggiamenti corrisponda a quei ruoli. La teoria delle caratteristiche di stato e degli stati di attesa spiega che sesso, razza o etnia e classe sociale vengono valutate in maniera differenziata nella societ e risvegliano attese di competenza e di incompetenza rispetto ai compiti che vengono valutati socialmente.

Arcuri evidenzia alcuni errori che potrebbero influenzare il giudizio e la diagnosi clinica.

1. Le EURISTICHE sono strategie utili a ricondurre il complesso compito del giudicare ad un insieme pi maneggevole di operazioni: si dimostrano vantaggiose perch aumentano la velocit con cui il giudizio pu essere prodotto. Sfortunatamente il vantaggio che deriva dal loro impiego in termini di aumento di velocit va spesso a scapito dellaccuratezza del giudizio stesso. Per il clinico un effetto delle euristiche potrebbe essere lancorarsi alle prime impressioni sul paziente piuttosto che aggiustare liniziale valutazione sulla scorta delle successive informazioni. 2. Un secondo effetto sono le CORRELAZIONI ILLUSORIE. Tra due classi di eventi viene individuata una correlazione che potrebbe in realt essere illusoria (non presente o molto pi debole o molto pi forte di quella presente in realt). Questo problema viene spiegato con due motivazioni: la prima riguarda il fatto che di solito si cerca di verificare unipotesi solo attraverso la via della conferma e non della disconferma; la seconda deriva dai processi attribuzionali che derivano dallinfluenza del quadro teorico adottato e da alcune caratteristiche sociodemografiche dei pazienti 3. Un terzo effetto dovuto ai PROCESSI ATTRIBUZIONALI: attribuzione disposizionale interna (in cui le cause del comportamento sono attribuibili ad una particolare disposizione interna dellindividuo, al suo stato psicologico e motivazionale) ed esterna (influenza di circostanze e fattori ambientali). Sembra che gli psicologi siano pi inclini ad emettere giudizi disposizionali interni, mentre luomo della strada attribuzioni esterne. Alcuni autori trovano che informazioni sul paziente avute prima del colloquio influenzino il modo di valutarlo, altri confermano questa ipotesi. Secondo molti autori lesaminatore deve essere: un individuo psicologicamente adulto con personalit armonica e integrata motivato al compito da eseguire ed impegnato a svolgerlo disponibile al rapporto sociale e ad entrare in rapporto con colui che incontra avere una forte capacit comunicativa ma essere anche abile ascoltatore capace di capire il soggetto attraverso le parole capace di accettare il soggetto per quello che capace di capire il comportamento del cliente allinterno del contesto culturale in cui vive capace di comprendere bisogni e stereotipi collegati alla cultura di appartenenza del soggetto capace di mettersi nei panni dellaltro capace di empatia nel senso della comprensione del mondo soggettivo del paziente capace di vivere emozionalmente ed empaticamente le situazioni altrui, ma senza lasciarsi travolgere 5

capace di dare delle valutazioni psicologiche ma senza operare delle valutazioni morali capace di assumere atteggiamenti di benevola neutralit sapendo eventualmente riconoscere ci che gli intollerabile nel modo di atteggiarsi o di pensare dellaltro avere una profonda e genuina educazione alla libert che gli permetta di mantenere un genuino rispetto della personalit e della persona che incontra curioso verso il mondo interiore proprio e altrui capace di parlare con tatto e di essere in contatto col soggetto esaminato piacevolmente interessato ed incuriosito da ci che il soggetto gli potr dire autentico nel suo interesse: agire e parlare in base a ci che si pensa ed in base ai propri sentimenti rivolgersi alla persona in quanto tale, senza darle connotazioni positive o negative.

Lesaminatore dovr avere una buona conoscenza di s e della propria equazione personale: cio coscienza e conoscenza di tutti quei bias sistematici caratteristici della propria personalit e del proprio modo di vedersi, che sono pi o meno consapevoli e che si ha la tendenza di mettere in atto quasi automaticamente nella relazione con laltro. Lesaminatore deve tener conto della possibile messa in atto di MECCANISMI DI DIFESA quali lisolamento, la razionalizzazione, il diniego, lintellettualizzazione ecc. nei confronti di affetti penosi e disturbanti sollecitati dal soggetto o dallargomento trattato che possono in vario modo inibire o deformare la comprensione e lempatia verso il soggetto senza rendersene conto. Il soggetto E colui che incontra il conduttore allo scopo di raggiungere un processo di conoscenza che lo riguarda. Le caratteristiche che possono influenzare il colloquio sono: a) et (sia dal punto di vista cronologico che come peculiarit evolutive che ogni et presenta) b) livello socioeconomico e caratteristiche di ruolo c) livello culturale d) caratteristiche di personalit Let influenza la motivazione, laspettativa, la relazione, le modalit di comunicazione verbale e non verbale. Influenza pure le caratteristiche di personalit. Linfluenza delle variabili connesse alla personalit stata riscontrata a livello qualitativo e a livello sperimentale. Di fronte alla situazione nuova di incertezza suscitata dallincontro con lo psicologo possono essere messi in atto meccanismi di razionalizzazione, di isolamento, di rifiuto, di onnipresenza ecc. Il soggetto poi, pu essere pi o meno motivato a partecipare ad un colloquio e pi o meno consapevole del contesto allinterno del quale il colloquio si iscrive. Il soggetto pu parlare e dire, parlare e non dire o non parlare. Il livello socioeconomico se basso pu influenzare la possibilit di comprensione linguistica, meglio quindi che abbiano valori simili, un analogo background e analoghe esperienze di vita. La somiglianza aiuta la comprensione attraverso un insight intuitivo dellesperienza del soggetto. La motivazione La motivazione riguarda laspetto dinamico della condotta, e in particolare le fonti e le modalit di utilizzo dellenergia psichica. La motivazione riguarda sia il soggetto che il conduttore. Motivazione estrinseca ed intrinseca. Quando la motivazione intrinseca, il soggetto spinto a richiedere il colloquio per giungere ad un certo processo di conoscenza ( legata al colloquio). Nella motivazione estrinseca, invece, linteresse per lincontro e la conversazione riguarda maggiormente un tema proposto dallesaminatore ( legata allintervista). Per quando si parla di motivazione le cose risultano piuttosto sfumate: anche nellintervista si consiglia di cercare di far raggiungere al soggetto un certo interesse per largomento, in modo tale che si crei un minimo di motivazione intrinseca. Al contrario pu accadere che durante il colloquio lesaminatore si formi limpressione che il soggetto non sia veramente motivato. Comunque la regola vuole che: indipendentemente dal fatto che in partenza la motivazione sia estrinseca o intrinseca, condizione fondamentale perch lo scambio verbale divenga un colloquio che la motivazione diventi intrinseca.

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Rigby et al. affermano che se i comportamenti motivati intrinsecamente sono autodeterminati, quelli motivati estrinsecamente possono, in vario grado, divenirlo, quando diventano completamente congruenti con il proprio senso di s, cio acquisiscono un locus di causalit percepito come interno. Questi processi di internalizzazione ed integrazione sono i mezzi attraverso cui la motivazione estrinseca pu diventare autodeterminata e cos promuovere apprendimenti di alta qualit. Deci e Ryan descrivono 4 stili di regolazione risultati da diversi gradi di internalizzazione e di integrazione: 1 regolazione esterna sono comportamenti legati a contingenze esterne (es: premi e punizioni). Potrebbero verificarsi in contesti istituzionali dove il soggetto accetta il colloquio unicamente per trarre dei vantaggi esterni quali il rinvio del servizio militare ecc.. regolazione introiettata sono i comportamenti guidati da pressioni interne connesse alla stima di s. Si verifica quando uno pensa che dovrebbe comportarsi cos e si sentirebbe in colpa se non lo facesse. Qui rientrano quei soggetti che partecipano a delle ricerche o che vanno dallo psicologo perch si fa cos regolazione derivante da identificazione: la persona si comporta in un certo modo solo perch quel comportamento assume un rilievo significativo a livello personale. La spinta allincontro pu derivare dalla sofferenza o dal piacere di conoscere. Per anche questa unautodeterminazione da parte del soggetto. Regolazione integrata la pi autonoma o autodeterminata forma di motivazione estrinseca e risulta dallintegrazione di identificazioni separate in un coerente senso di s. Questo indicativo di uno stile regolatorio molto maturo e diventa meno probabile che la persona si senta controllata da forze coercitive dellambiente.

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La motivazione pu essere distinta anche in base ad altre caratteristiche, che dipendono soprattutto dalla teoria di riferimento: a. Motivazione soggettiva ed oggettiva . la componente soggettiva vissuta dal soggetto come una tensione, una forza psicologica orientata verso un certo obiettivo. La componente oggettiva una qualit appartenente allobiettivo (facile, attraente o difficile da conseguire). b. Motivazione su base cognitiva e/o affettiva il colloquio di ricerca fondato su una motivazione cognitiva, quello diagnostico su motivazioni sia affettive che cognitive, mentre quello psicoterapeutico su una motivazione prevalentemente affettiva. c. Motivazione conscia/inconscia il livello superficiale conscio che spinge ad un colloquio il punto di partenza da cui procedere verso livelli meno consapevoli. d. Motivazione autocentrata/eterocentrata nel primo caso il colloquio riguarda la conoscenza di s, nel secondo caso lindagine si rivolge ad un tema esterno alla persona. Nel primo caso il soggetto parla esplicitamente di s nel secondo la conversazione verte su un tema almeno inizialmente pi neutro. Laspettativa Sia il conduttore che il soggetto si aspettano qualche cosa dal colloquio. Laspettativa ha un carattere essenzialmente affettivo e spesso meno consapevole della motivazione. Le attese del conduttore rientrano nello scopo per cui egli conduce il colloquio. Le aspettative del soggetto sono pi legate alla richiesta affettiva nei confronti del colloquio. Si distingue: - ambito clinico: vi sono due caratteristiche affettive dellaspettativa: lintensit del bisogno ch cerca soddisfazione e lurgenza del bisogno stesso. Una terza caratteristica riguarda la qualit del beneficio che lesaminato si aspetta. Unaltra caratteristica dellaspettativa il livello di consapevolezza e la possibilit che possano coesistere assieme livelli pi superficiali e pi latenti. - ambito del colloquio di ricerca: il bisogno non presente e il beneficio che il soggetto si aspetta di natura emotiva: riguarda il piacere di essere ascoltato con interesse. Lo scopo Lo scopo del colloquio un processo di conoscenza. Nel colloquio di ricerca il processo di conoscenza pu riguardare un determinato modo di pensare o opinioni ed atteggiamenti pi circoscritti. Lattenzione qui spostata sul conduttore che deve esplicitare o concordare con il soggetto il fine principale comune da raggiungere; inoltre deve mettere in atto tecniche adatte per facilitarne il raggiungimento. Anche qui si possono identificare componenti cognitive o affettive, consce o inconsce, oggettive o soggettive, a breve o a lunga scadenza. 7

Lo scambio verbale Il linguaggio il mezzo di comunicazione fra psicologo e soggetto. Ha caratteristiche ben definite che lo portano a differenziarsi da quello che avviene in una conversazione libera o in unintervista. Il colloquio una metodologia che si propone uno scopo scientifico. Lo scambio verbale ha due principali categorie: a. Scelta del linguaggio: il linguaggio deve sempre adattarsi a quello del soggetto; le domande devono essere poste in modo tale da essere comprese, adeguate alle caratteristiche del soggetto ( necessario tener conto quindi let, il livello culturale e la personalit). Il conduttore dovr sempre mostrare rispetto per le idee ed i contenuti espressi dal soggetto, dandogli la sensazione di trovarsi in una situazione in cui pu parlare ed esprimersi liberamente. b. Modo di porre le domande: le domande devono essere espresse in modo tale da essere comprese, da non creare disagio nel soggetto. Possono essere: Dirette per esplorare aspetti di conoscenza e razionalit Indirette per raccogliere informazioni che mirano ai sentimenti o alle emozioni Proiettive dirette a sentimenti ed emozioni, consistono nel chiedere al soggetto di immaginarsi una situazione di fantasia, oppure di pensare alle ragioni per cui altri si comportano in un certo modo. Comunicazione non verbale Lo scambio tra psicologo e soggetto avviene anche su base non verbale: ci che non verbalizzato sollecita lattenzione non selettiva, resta ad un livello preconscio. La prima idea che soggetto e conduttore si fanno della persona che hanno davanti spontaneamente basata su aspetti di comportamento non verbale (tono della voce, mimica e gesti). Una separazione rigida tra ci che verbale e ci che non verbale risulta difficoltosa perch fra aspetti gestuali e verbali esiste una stretta relazione. COMPONENTE VERBALE componente linguistica, associata alla componente pi cognitiva, ed pi controllabile dal soggetto. COMPONENTE NON VERBALE la componente meno linguistica, ha una funzione di attitudine sociale, legata ad aspetti pi istintivi ed emozionali e sfugge pi facilmente alle regole di controllo. Quindi possibile cogliere, attraverso i movimenti del corpo del volto e delle mani, attraverso lintonazione della voce, il suo ritmo e la sua inflessione, il significato delle emozioni che il soggetto sta vivendo e che non esprime verbalmente. Nellanalisi non verbale sono importanti quegli elementi legati pi a una sfera emotiva che cognitiva: intonazione, sottolineature verbali, variazione di tono, vocalizzazioni aggiuntive, pause ed esitazioni. Per Ricci Bitti gli aspetti verbali possono essere individuati nella combinazione di parole in frasi che seguono delle regole grammaticali, mentre la componente non verbale composta dagli elementi non verbali del parlato e da elementi cinesici (mimica facciale,sguardo, movimenti di parti del corpo, movimenti del corpo nello spazio)

Sono 5 le funzioni (secondo Argyle ed Ekman) che collegano il linguaggio verbale alle espressioni non verbali: a. Ripetizione e complementazione: la comunicazione non verbale serve a rafforzare ci che viene detto verbalmente; pu integrare o modificare il messaggio verbale b. Contraddizione: il messaggio non verbale pu contraddire ci che viene detto verbalmente c. Sostituzione: il messaggio verbale pu essere sostituito da quello non verbale (es. una situazione di tristezza pu non essere verbalizzata, ma pu essere espressa con atteggiamenti, posture od espressioni facciali) d. Accentuazione: la sottolineatura di alcune parti del messaggio verbale. e. Relazione e regolazione: sono tutti gli aspetti non verbali che servono a regolare il flusso verbale nel corso dellinterazione (es. cenno del capo, lo sguardo per fermare o fare iniziare la comunicazione, lassenso per incoraggiare lemissione verbale) 8

Vi sono poi altre funzioni che riguardano esclusivamente aspetti peculiari della comunicazione non verbale: Informativa: gesti con un significato condiviso da tutti (es. fare ciao). Interattiva: gesti svolti in uno scambio e volti a modificare il comportamento interattivo. Assolvono a questa funzione in particolare gli sguardi ed il contatto visivo. Espressiva o comunicativa: comprende quei gesti con cui si intende consapevolmente ed esplicitamente trasmettere un messaggio (es. aspetto fisico, abbigliamento). Referenziale: gesti illustratori e sottolineature paralinguistiche.

Analisi di alcune delle MODALITA PIU SIGNIFICATIVE che coinvolgono conduttore e soggetto allinterno di un colloquio, includendo anche gli aspetti non verbali presenti nel parlato: Comportamento spaziale: il rapporto che intercorre tra uomo e spazio che lo circonda. Diviene importante cogliere il rapporto di vicinanza-distanza, lorientamento, la postura che si assumono nel corso dellinterazione. La reciproca posizione assunta nello spazio dagli individui segnala il livello di intimit, piacevolezza, dominanza, status e ruolo. Interessante la valutazione della postura, segnale spesso involontario; essa meno controllabile dellespressione del volto o del tono della voce e perci pu svelare ansie nascoste, preoccupazioni soddisfazione, fiducia in se stessi ecc. La maggiore o minore rigidit che si assume rivela le tensioni, le paure e la capacit di controllo. La postura sembra quindi fornire informazioni circa i rapporti interpersonali e gli stati emotivi, in special modo la dimensione tensione-rilassamento. I movimenti del corpo: I singoli movimenti hanno ognuno un valore di segnale. Ad es. il movimento delle mani ha una funzione di adattamento, cio una maniera per soddisfare e controllare bisogni, motivazioni ed emozioni e per scaricare tensioni. I movimenti di adattamento sono generalmente appresi nellinfanzia. Movimenti e gesti vengono prodotti allo scopo di regolare e sincronizzare gli interventi nellambito del dialogo: sono segnali regolatori che tendono a mantenere e facilitare il flusso della conversazione e che possono indicare a chi parla se linterlocutore interessato o meno, se desidera parlare ecc. Espressione del volto: mutamenti della posizione degli occhi, della bocca, dei muscoli facciali. Secondo Ekman il volto ostentore di effetto. Secondo alcuni autori questo tipo di ostentazione facciale si evolve nello stesso modo per tutti gli individui nel corso dello sviluppo, ci sarebbe cio una base genetica per lemissione di essi; il fatto che una persona riesca a controllare le sue espressioni facciali fornisce informazioni molto importanti per la valutazione della sua personalit. Lo sguardo viene usato per avviare incontri, per avere informazioni di ritorno dallinterlocutore, per indicare che si capito ci che stato espresso dallaltro. Il contatto visivo se troppo intenso pu provocare imbarazzo, disagio e sensazioni spiacevoli. Aspetti non verbali del parlato: nel corso di una comunicazione acquistano importanza anche i modi in cui le parole vengono pronunciate. Esistono nel linguaggio tre fondamentali tipi di variazioni che forniscono informazioni preziose sullo stato emotivo ed affettivo implicato nel processo di comunicazione: variazioni linguistiche: comprendono la scelta della lingua (es. parlare in italiano oppure in dialetto), luso di frasi semplici o elaborate, scelta delle forme, dei tempi. variazioni non linguistiche: modo con cui emesso un messaggio tralasciando il suo significato. Tono della voce, modo di emettere le parole, ritmo del discorso (parlare molto velocemente o lentamente, essere concitati nel riferire particolari episodi), controllo dellarticolazione (balbettio, difficolt ad iniziare una frase). vocalizzazione: variet di suoni che non hanno la struttura propria del linguaggio (es. ridere, sospirare, schiarirsi la voce), oppure segregati vocali che non assolvono nessuna funzione linguistica precisa (es. uhh-uh, ehm). Lo scopo fondamentalmente quello di fornire una paura nel corso della comunicazione, uno spazio prima di esprimersi. fattori ambientali e caratteristiche fisiche: aspetti che influenzano ugualmente la comunicazione anche se non ne fanno direttamente parte (es. larredamento, lo stile architettonico, lilluminazione ecc.). Poli definisce tracce delle azioni quegli indicatori (es. mozziconi di sigarette, fazzolettini, pezzettini di carta straccia) che possono dare informazioni sui comportamenti che si sono verificati precedentemente in quel luogo.

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Facendo riferimento allo psicologo gli aspetti non verbali risulteranno particolarmente importanti per favorire o meno linstaurarsi della relazione e lesito finale del colloquio. 9

Facendo riferimento al soggetto gli aspetti non verbali risulteranno particolarmente importanti per cogliere gli stati emotivi sottostanti leloquio verbale. Anche con soggetti in et evolutiva la comunicazione non verbale assume un significato molto importante proprio perch i bambini non padroneggiano bene il medium linguistico. Il silenzio Nel termine scambio verbale insito che, quando uno dei due membri della coppia parla, laltro in silenzio e viceversa. Quindi il silenzio parte integrante dello scambio verbale che si verifica nel corso del colloquio stesso. Le pause possono acquisire un significato tutto particolare allinterno di un colloquio. La psicoanalisi ha inizialmente considerato il silenzio come un rifiuto della regola del parlare ma successive osservazioni hanno consentito di attribuire ad esso differenti significati. Il parlare e il tacere vengono considerate come funzioni autonome pi o meno adattive dellio, ma con diverso significato emozionale. Significati che pu assumere il silenzio allinterno del colloquio: - Pu derivare da un momento di insight e di riflessione: c bisogno di fermare il flusso delle parole per riflettere e pensarci; momento emotivo nel quale si creano dei confini - Significato di instaurare un clima di ascolto, di recettivit e quindi di essere indice del costituirsi di unalleanza terapeutica - Pu derivare da aspetti emozionali, fantasie e sentimenti che il soggetto prova in un determinato momento e che, a causa della loro individualit fanno sospendere al soggetto il flusso di parola - Pu manifestare opposizione o resistenza al colloquio stesso o alla sua prosecuzione; il soggetto non vuole partecipare e lo dimostra con il silenzio - Pu essere vuoto e privo di comunicazione Questi significati sono solo una campionatura di quelli possibili, sta allo psicologo interrogarsi sul significato di ci, cercando di comprendere quello che sta avvenendo, a che cosa esso sia attribuibile ecc. Va inoltre tenuto presente che in momenti diversi di uno stesso colloquio il silenzio pu assumere significati differenti. Il silenzio del conduttore pu assumere dei significati: momentaneo non saper cosa dire, silenzio empatico di ascolto e di comprensione; silenzio di riflessione o insight su quello che il soggetto ha detto; un silenzio difensivo rispetto ai contenuti espressi dal paziente. Lascolto Capacit di saper ascoltare e consapevolezza di essere ascoltati sono elementi che possono essere collocati alla base della costituzione della relazione tra conduttore e soggetto. Ascoltare significa comprendere e valutare i messaggi inviati allinterlocutore, le sue idee, i suoi punti di vista, ma anche entrare empaticamente in contatto col mondo pi intimo e personale del soggetto. Un ascoltatore empatico sa rimanere fedele a ci che ha sentito e sa trarne spunto per formulare nuove domande. Inoltre, ascoltare significa cogliere non solo il significato di ci che il soggetto comunica, ma anche il suo eventuale disagio, le sue ansie, le sue difficolt. Per Kohut ascoltare labilit di assumere immaginativamente la posizione del parlante; in tal modo possibile comprendere dallinterno, empaticamente, senza giudicare, sentimenti ed emozioni da lui provati. Anche nel colloquio di ricerca saper ascoltare importante: ascoltare i contenuti, le idee del soggetto, i suoi segnali di stanchezza, di imbarazzo, di soddisfazione sono tutti elementi che consentono al conduttore di porsi in unattiva comunicazione con laltro, inducendolo a parlare e ad esprimersi liberamente. Tutti questi aspetti vanno a formulare la cosiddetta competenza comunicativa che pu essere considerata una caratteristica di personalit di un individuo, ma che pu essere controllata e modificata. Secondo Ricci Bitti e Caterina la competenza comunicativa basata su tre classi di specifiche abilit: - Abilit nella ricezione: essere capaci di cogliere e decodificare i segnali inviati dallinterlocutore, verbali (significati e loro modulazione) e non verbali (intenzioni, atteggiamenti, emozioni) - Abilit nellinviare messaggi: avere un modo adeguato di agire verso gli altri, inviare rassicuranti segnali non verbali, esprimersi verbalmente ed integrare i segnali emessi attraverso il canale verbale e non verbale - Abilit intraindividuale: essere capaci di consapevolezza, di congruenza interna, feedback interno, al fine di operare un costante monitoraggio nei confronti dei propri comportamenti comunicativi e del sottostante insieme di atteggiamenti, sentimenti ed intenzioni Risulta implicito che il conduttore deve essere caratterizzato da una buona competenza comunicativa che gli permetta di far fronte anche alle difficolt di comunicazione degli interlocutori.

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La relazione La relazione quel processo di interazione psichica e motivazionale che fa da sfondo e consente lo svolgimento del colloquio. Ha un ruolo molto rilevante nel colloquio psicoterapeutico, rimane pi sullo sfondo in quello di ricerca. La relazione che si instaura tra soggetto e psicologo assume connotazioni e significati peculiari. Bion definiva il dialogo una conversazione che deve essere spontanea e non direttiva fra due persone e che dovrebbe assomigliare il pi possibile alla vita reale. La connotazione quotidiana contiene la possibilit che questa esperienza non resti estranea al soggetto come qualcosa che gli stato imposto, ma venga esperita come unoccasione in cui egli sta comunque raccontando qualcosa di s e che questo interessa chi lo ascolta. La Nissim Momigliano riprende lespressione vedere con gli occhi del paziente che si significa seguire il ragionamento del soggetto, adattarsi ad esso, provare curiosit per come lui si muove, parla risponde e riflette Lai propone il metodo dellidentificazione: porsi dal punto di vista dellaltro senza prevaricare con la propria curiosit di sapere o di imporre il proprio stile. Altra considerazione sulla relazione di Winnicot che parla di spazio potenziale che non n mondo interno n realt esterna, ma si colloca tra il s e il reale. Questo spazio si costituisce selettivamente nella relazione tra una madre sufficientemente buona e il suo bambino. costituirsi di unarea di gioco in cui madre e bambino si sovrappongono e si alternano verso una sempre maggiore complementariet. La relazione che si instaura in un qualsiasi colloquio pu essere considerata come unarea ludica di incontro tra conduttore e soggetto. Lo svilupparsi di questarea relazionale essenziale per dare spazio allespressivit individuale e creativa. Si individua un livello in cui la realt obiettiva si connota e si trasforma ad opera del vissuto soggettivo. Lambiente Il problema della contestualizzazione ambientale del colloquio ha 4 significati: 1. lambiente istituzionale 2. la stanza di consultazione 3. il setting 4. lambiente interno (laspetto relativo alla relazione) 1) ambiente istituzionale: secondo Carli quello schema di riferimento entro cui il rapporto si iscrive; quella terza struttura presente fantasmaticamente presente nel caso in cui il committente del colloquio sia una terza persona o una struttura inviante. Quindi i partecipanti al colloquio sono tre: il committente, lutente e il conduttore del colloquio. Se il rapporto con la struttura inviante non viene riconosciuto e scotomizzato (Rimuovere, occultare i ricordi pi penosi o sgradevoli), influisce negativamente sullandamento del colloquio, attraverso processi difensivi messi in atto dallo psicologo e dal soggetto. Si possono individuare due modelli di reazione: il modello liturgico ed il modello agonistico: nel primo il colloquio si riduce ad unesecuzione molto corretta ma formale, come se si trattasse di un cerimoniale; nel secondo il colloquio si trasforma in una sfida reciproca tra esaminatore ed esaminato. 2) stanza di consultazione: ambiente fisico in cui il colloquio ha luogo. Arredamento e disposizione dei mobili nella stanza. La stanza dove si svolge il colloquio riflette lo stile personale dellesaminatore e costituisce una sorta di presentazione non verbale che egli fa di s allaltro. In ogni caso, deve trattarsi di un ambiente accogliente, che faciliti il sentirsi a proprio agio sia dellesaminato che dellesaminatore. Lambiente una variabile che resta insignificante solo se una costante del colloquio e se si ha cura di evitare interferenze che lo possano modificare 3) il setting: (dallinglese to set= disporre) comprende tutti quegli accorgimenti che servono a predisporre un ambiente adatto allo svolgersi del colloquio. Pu essere considerato da due punti di vista: quello esterno e quello interno. Il primo si riferisce al luogo fisico in cui si svolge il colloquio, alla sua durata e alle sue caratteristiche, il secondo consiste nella capacit dello psicologo di instaurare una modalit relazionale che consenta lo svolgimento del colloquio stesso. E quello che definiamo come ambiente interno. Lincontro dovrebbe avvenire in un luogo riservato, per poter parlare senza interferenze. Per quanto riguarda il setting esterno, il colloquio va prefissato, oltre che in un certo luogo anche in un certo orario. Questo aspetto del setting parte integrante del colloquio psicoterapico. Anche la durata deve essere specificata.

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Loggetto Per oggetto si intende il contenuto, il tema, il problema o largomento del colloquio. I temi trattati dal colloquio possono essere pi o meno ampi o generali, specifici o ristretti. Due variabili potrebbero aiutare a caratterizzarlo: Numero dei temi Possiamo distinguere le seguenti categorie: - colloquio centrato su un tema molto ristretto e specifico. Si intendono qui i brevi scambi verbali, quali quelli che talvolta possono verificarsi tra psicologo e genitori di un bambino in trattamento, tra medico e paziente ecc. - colloquio centrato su un unico tema specifico che pu essere approfondito nei suoi vari aspetti - colloquio centrato su diverse aree congruenti - colloquio libero, cio che pu liberamente toccare i pi diversi argomenti Attenzione al tema e al problema: permette di distinguere tra contenuti che riguardano il soggetto e le sue problematiche e contenuti maggiormente centrati su temi oggettivi di conoscenza. Modalit di conduzione del colloquio Un colloquio pu essere condotto in vari modi, la cui scelta dipende da numerose variabili: ambito di applicazione, stile dello psicologo e del soggetto, contrazione sul tema o sul problema, et dei soggetti. In primo luogo occorre considerare il grado di strutturazione che si vuole dare al colloquio: maggiore strutturazione domande ben precise su aree altrettanto determinate. minore strutturazione si pu lasciare al soggetto una sua interna sollecitazione a parlare Quanto pi il colloquio libero tanto pi liniziativa lasciata al soggetto. In certi momenti compito dello psicologo prendere liniziativa di fare degli interventi che favoriscano la comunicazione da parte del soggetto , in altri lasciar parlare spontaneamente il soggetto senza interferire o di contenere un eloquio troppo fluente. Stili specifici sia dello psicologo che del soggetto influiscono sulla strutturazione del colloquio. Sulla modalit di conduzione del colloquio influiscono la specificit e la numerosit dei temi trattati. Pi specifico e ristretto il numero di essi, pi in qualche modo sar necessario guidare e contenere il soggetto entro le tematiche proposte. La centratura su un tema o su un problema pu pure giocare la sua influenza. E probabile che la centratura su un problema, visto il maggior coinvolgimento emotivo ed affettivo implicato, debba consentire al soggetto una maggiore scelta personale nei tempi e nei modi di esprimersi. Rispetto alla modalit di conduzione il colloquio si pone lungo un continuum ai cui estremi stanno le seguenti tipologie: colloquio per aree: le domande vengono formulate in funzione dei temi da indagare e sono poste in maniera flessibile e funzionale al soggetto. colloquio libero: si lascia al soggetto la scelta di organizzare la comunicazione e di parlare di s e delle sue cose come preferisce. Lo psicologo interviene per facilitare la comunicazione, chiedere chiarimenti, approfondire determinati aspetti, portare lattenzione su argomenti tralasciati, contenere il dialogo. Anche se libero bisogna tener presente che in ogni caso il colloquio e deve essere guidato da ipotesi ed sulla base di tali ipotesi e successive correzioni che vengono poste le domande, viene deciso lo spazio opportuno per gli interventi del conduttore e per liniziativa del soggetto. Fasi di svolgimento del colloquio Generalmente si concorda nellevidenziare tre fasi: iniziale, intermedia o centrale e finale. Si aggiunge una fase di progettazione in caso di colloqui psicodiagnostici. La fase iniziale o preliminare Scopo generale: introdurre il soggetto e lesaminatore alle finalit del colloquio motivandolo adeguatamente. Tre scopi specifici: - il riconoscimento, cio la chiarificazione delle specificit dei ruoli allinterno della coppia, attraverso un meccanismo definito introduzione di ruolo. La presentazione reciproca e il riconoscimento sono fondamentali e parte integrante di tale fase, perch favoriscono la definizione del contesto allinterno del quale il colloquio si strutturer e collocher. Nella mente del conduttore deve essere ben chiaro il motivo per cui si sta parlando con la persona: si tratta del referente interno dello psicologo, del setting strutturante interiore che integra modelli teorici e procedure metodologiche, che il soggetto non conosce.

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lesplicitazione della motivazione e dello scopo: Le finalit del colloquio vanno spiegate solo dopo che si sia creata unatmosfera ed una conoscenza reciproca sufficienti; ci implica che il soggetto venga aiutato a contestualizzarsi, ovvero a capire che egli la persona con cui si sta lavorando insieme per un obiettivo comune e non sul quale vengono attuate determinate indagini. accordo iniziale tra i partecipanti: si deve giungere ad un accordo tra i partecipanti sullobiettivo comune da raggiungere.

Un altro elemento da considerare luso del tu o del lei nei confronti di certe categorie di soggetti. E scontato che con i bambini si usa il tu e con gli adulti normali il lei. Per quanto riguarda ladolescente meglio chiedere a lui cosa preferisce; per gli adulti con grave patologia il lei va mantenuto. Va poi considerato che momenti di ansia possono accompagnare linizio del colloquio (scaturiti dalla situazione nuova che introduce dei contenuti, ma anche dalla relazione specifica tra due soggetti), proprio per questo il riconoscimento ha lo scopo anche di aiutare a superare queste preoccupazioni iniziali, anche se di solito si appianano quando il colloquio inizia il suo flusso. La fase centrale E dedicata al processo di conoscenza nel contesto della relazione che si instaura tra conduttore e soggetto. Toccher i temi e/o problemi che costituiscono loggetto del colloquio. In questa fase sono frequenti momenti di ansia, quando si affrontano gli argomenti pi delicati, siano essi a livello affettivo o cognitivo. Langoscia espressa dal paziente deve essere gestita molto attentamente dallo psicologo: si tratta di accettarla, condividerla, ma non farla debordare eccessivamente. La fase finale o conclusiva Riguarda linsieme delle modalit utilizzate per concludere il colloquio. La conclusione parte integrante del colloquio e va tenuto presente un aspetto particolare: la restituzione. Al soggetto deve essere restituito almeno quanto ha dato. Il colloquio di ricerca si concluder ringraziando per la collaborazione e sottolineando limportanza delle informazioni fornite. Nel colloquio psicodiagnostico si tratta di cogliere qualche aspetto di ci che il soggetto ha detto che gli mostri che stato ascoltato attentamente e gli indichi qualche progetto. La fase di progettazione parte integrante della conclusione del colloquio diagnostico e si prefigge dei progetti da realizzare assieme con il paziente. Nel caso del paziente autosegnalatosi, si tratta di fare con lui un bilancio e di valutare la possibile risposta alla sua domanda: un approfondimento, un aiuto temporaneo o una psicoterapia. Nel caso del paziente inviato c una risposta da dare allinviante. Individuazione delle aree di contenuto Qui si prende in esame il processo di conoscenza, lacquisizione di informazioni. Per quanto riguarda lacquisizione di informazioni ci sono due possibilit fondamentali: Colloquio di applicazione o di replica: Si intende lindagine su una certa problematica nota, su cui altri psicologi e ricercatori hanno gi rivolto lattenzione, per cui le aree da indagare costituiscono un patrimonio della letteratura psicologica; in questo modo lo psicologo usufruisce delle aree a disposizione su di una tematica ormai gi sufficientemente studiata. Colloquio che si rivolge ad un ambito di conoscenza nuovo, poco esplorato in precedenza, oppure con finalit diverse dalla conoscenza gi disponibile. In questo caso vanno identificate nuove aree Come si costruisce una traccia del colloquio Lo psicologo sceglier prima di tutto il background teorico di partenza che costituir il suo schema teorico di riferimento Individuer poi la teoria specifica che lo guider nellideazione e conduzione del colloquio. Questo lo porter ad attingere alla bibliografia specifica esistente sia di tipo teorico, sia relativamente alle aree che intende investigare, in modo da avere a disposizione le conoscenze che gi sono state acquisite sul tema A partire da tali conoscenze costruir a tavolino una serie di aree e sottoaree relative ai temi da investigare Terr presenti quali soggetti intende esaminare, per poter immaginare, sulla base delle loro caratteristiche prevedibili, un linguaggio ed una serie di domande che consentono di accostare il soggetto e di soddisfare alle finalit del colloquio Dopo aver ipotizzato le domande, si proceder a pre-ricerche su soggetti con le caratteristiche previste Produrr le necessarie modificazioni in base alle pre-ricerche eseguite 13

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Giunger ad una versione definitiva

Le domande specifiche da porre e la loro articolazione, sono lasciate alloperativit sul campo dellesaminatore: ogni risposta genera unipotesi, fa porre altre domande, spinge a spostare lattenzione su altre aree. Come si registrano i dati di un colloquio Di solito prassi non trascrivere quello che il soggetto esaminato racconta nel momento dello svolgersi del colloquio. Lesaminatore prende eventualmente qualche appunto per ricordarsi alcune cose, ma il colloquio viene trascritto dopo. chiaro che questa prassi pone tutto il problema della distorsione della memoria, daltra parte, scrivere quasi sotto dettatura rende difficile lo stabilirsi della situazione dinamico-motivazionale che permette il processo di conoscenza. Luso sempre pi comune del registratore o del videoregistratore consente unaccurata e rapida registrazione dei dati del colloquio, ma in questo caso si ripropone il problema informazione vs. relazione. Luso di questi strumenti potrebbe consentire un miglioramento dellinformazione, ma a scapito della relazione, mentre la trascrizione a memoria immediatamente successiva al colloquio privilegia la relazione a scapito dellinformazione. In questo caso il soggetto va preavvertito e deve essere richiesto ed ottenuto il suo consenso. Lesperienza insegna come sia possibile aiutasi con un breve appunto, soprattutto per il dati pi mnemonici. Il lavoro dello psicologo principalmente quello di riuscire a costruirsi unimmagine interna del paziente attraverso tutto ci che egli comunica. questo paziente costruito dentro che si trova al termine del colloquio, quando si trascrive ci che successo. Nel caso del paziente il registratore potrebbe suscitare inibizione o al contrario il desiderio di mettersi in mostra. Anche quando si usa il registratore o il videoregistratore il materiale va trascritto. CAPITOLO 4: IL COLLOQUIO DIAGNOSTICO Il primo incontro nella pratica clinica ed il contesto motivazionale Nella pratica clinica il colloquio si rivolge sia allambito diagnostico che a quello terapeutico. La distinzione ha un carattere tecnico e metodologico che ne giustifica gli obiettivi diversi anche se entrambi sono accomunati dallattitudine clinica allascolto empatico dello psicologo e da una teoria psicologica di riferimento che informa lattenzione e la comprensione dello svolgersi del colloquio e di quanto emerge. Qui ci soffermeremo sul primo incontro tra il paziente e lo psicologo. In quel momento fondamentale far raccontare al soggetto come arrivato dallo psicologo. Gamma delle possibilit: Paziente motivato e consapevole di un disagio Paziente che generalmente si rivolge allo psicologo Paziente che pu arrivare ad una sede privata, ma pi spesso ad unistituzione pubblica perch sollecitato o accompagnato da altri. Il caso limite il TSO (trattamento sanitario obbligatorio). La persona in TSO sta cos male che sono gli altri a doversi far carico di lei. Tali situazioni prevedono atteggiamenti differenti da parte del soggetto, che lo psicologo si trova a dover affrontare. PRIMA SITUAZIONE: rappresenta dallapprofondimento del quadro di personalit su richiesta di uno specialista medico, per un apporto alla diagnosi ed al successivo intervento. Poich la richiesta parte dal medico d il paziente continua ad avere lo specialista come referente, lo psicologo opera come consulente di questultimo. Lindagine deve essere tuttavia condotta col paziente: non si pu prescindere dallaccettazione e dalla collaborazione da parte di questi. Il soggetto deve vivere lesame con lo psicologo come uno dei tanti momenti di indagine da parte degli operatori sanitari cui egli si rivolge. Il paziente deve comunque avvertire che ha del tempo per parlare di s e di quanto sta vivendo con una persona che lo ascolta ed utilizza la sua esperienza professionale per capire. Possono esserci anche pazienti con sindromi psicosomatiche o che esprimono sintomatologia psicologiche attraverso il corpo; la richiesta di consultazione psicologica arriva dal medico dopo una diagnosi negativa relativa a una patologia organica. Spesso un paziente di tale tipo non affatto pronto ad accettare spiegazioni di tipo mentale, se si rivolge allo psicologo lo fa perch cos gli stato suggerito e il suo star male lo induce a qualsiasi soluzione, ma ci non vuol dire che sia disponibile psicologicamente. La richiesta di psicodiagnosi da parte dello specialista pu trasformarsi in richiesta del paziente stesso. SECONDA SITUAZIONE: rappresentata da pazienti per i quali la segnalazione arriva dai familiari. Questi ultimi evidenziano un loro personale disagio di fronte al comportamento di uno dei membri della famiglia, da 14

essi considerato problematico. Bisogna capire se la segnalazione non un pretesto per segnale un proprio problema. Lo psicologo pu trovarsi anche davanti a persone segnalate per motivi fiscali o peritali (richieste per invalidit civile, da tribunali, dal distretto militare etc). In questo caso potrebbero sorgere due problematiche: - Listituzione che richiede un approfondimento affida in qualche modo un giudizio di verit - La persona esaminata tende a sua volta ad apparire e raccontare le cose in modo da poterne trarre vantaggi personali e concreti. In queste situazioni il colloquio rischia di perdere le sue caratteristiche fondamentali motivazione, processo dinamico di conoscenza, alleanza comune per il raggiungimento di un obiettivo partecipe a meno che lo psicologo non sia sufficientemente esperto e capace per trasformare questa situazione in un progetto comune. TERZA SITUAZIONE: pi positiva la situazione di una persona che si rivolga allo psicologo per una consultazione orientativa, una sorta di analisi e di bilancio di una situazione che il paziente stesso sta vivendo. Comunque lo psicologo clinico deve offrire ed offrirsi al paziente, nel suo primo incontro col paziente, come bussola di orientamento prima ancora di definire un contesto psicodiagnostico. Definizione di colloquio psicodiagnostico Intendiamo per colloquio diagnostico quel tipo di colloquio che si svolge tra uno psicologo ed una persona (paziente) che a lui si rivolge personalmente o venga inviata per un qualche problema di disagio psicologico riconosciuto dalla persona stessa o da qualcun altro. E un colloquio che si propone le seguenti progettualit specifiche: 1. attenzione alla problematica psicologica che ha portato alla consultazione: dal disagio soggettivamente provato al sintomo o comportamento disadattivo che altri hanno evidenziato. importante che il paziente capisca che non un processo dello psicologo sul paziente, ma col paziente, attraverso linterazione, lo scambio e la relazione. 2. attenzione al paziente nella sua complessit, come portatore di una sofferenza che va inscritta e contestualizzata nellinsieme della personalit. 3. consapevolezza che uno o pi colloqui diagnostici condotti con adeguati riferimenti teorici dovrebbero portare alla possibilit di formulare delle ipotesi su un quadro di personalit. 4. interesse per un profilo complessivo che permetta di mettere in relazione il sintomo o il problema con le istanze di personalit (Es, Io, Super-Io), gli aspetti e le modalit pi sanamente adattive con i tratti patologici, le forze progressive con le spinte allindietro e che consenta di descrivere le caratteristiche generali del quadro, differenziando gli aspetti pi stabili da ci che si connota come transitorio e reattivo. 5. consapevolezza che una fase di approfondimento diagnostico implica che lo psicologo non solo comprenda il problema e lo collochi nel contesto della personalit di chi gli sta di fronte, ma tenga anche conto che il soggetto, pi o meno implicitamente chiede un certo sollievo da un disagio. Lo schema teorico di riferimento Lorientamento proposto quello della teoria psicoanalitica e comprende una cornice teorica di riferimento, un approccio alla persona in difficolt ed un atteggiamento particolare nel modo di porsi di fronte al disagio psicologico. La psicoanalisi, come teoria generale della mente, include formulazioni teoriche e cliniche che possono aiutare a spiegare il comportamento umano. La psicoanalisi da una parte costituisce il corpus teorico psicologico che formula delle ipotesi di interesse diagnostico e terapeutico, dallaltro consente di attribuire significati specifici al contesto stesso in cui si opera. Fare riferimento ad un modello psicoanalitico richiede allo psicologo una conoscenza approfondita della teoria psicoanalitica secondo prospettive da differenti punti di vista: - topico (conscio, preconscio e inconscio) - strutturale (Es, Io e Super-Io) - dinamico (conflitto, angoscia, difesa) - genetico (stadio di sviluppo orale, anale, fallico-edipico, genitale) - economico (pulsioni) - delle relazioni oggettuali Centrale per il modello psicoanalitico anche la dialettica imperniata sulla relazione tra conscio e inconscio. L0inconscio acquista contenuti psicologici solo nella misura in cui c una categoria di eventi psicologici che 15

ha la qualit della conoscenza. Linconscio richiede un sistema conscio che attribuisca un significato a dinamiche o contenuti che altrimenti sembrerebbero non averne. Aspetti consci e inconsci comunicati dal paziente vanno recepiti per giungere ad un loro processo di integrazione che tenga conto, per delle differenze tra gli stessi. Nella situazione diagnostica il soggetto porta una sua visione del proprio problema o disagio, di s, delle proprie relazioni con gli altri che si strutturano nei tre livelli della divisione proposta da Freud: conscio, preconscio, inconscio. Ci racconter e descriver come si sente e come si vede, che cosa gli pare vada bene, cosa non va, come vede i suoi rapporti con gli altri. Questi elementi pi consapevoli vanno accolti, ne va riconosciuta la consapevolezza, integrandoli con significati profondi e inconsci. Le aree del colloquio La psicoanalisi si interessa al modo in cui una persona porta la sua vita dentro di s, ricercando e rigiocando i propri principi interni in diversi ambienti. Il ruolo organizzante della fantasia e della ripetizione delle relazioni del passato, assieme alla spinta continua di istinti e difese, angosce e sensi di colpa, sono onnipresenti nel lavoro clinico e rendono conto delle difficolt dellaccostarsi alla vita stessa. (Pine). E questo assunto di base che guida le aree da investigare nel corso del colloquio psicodiagnostico: esse sono relative al vissuto che il paziente ha del suo problema e alle soluzioni che immagina. Quindi le aree da indagare saranno: limmagine di s e delle figure significative per lui, il rapporto con s e con gli altri, quali sono gli aspetti di s che lo soddisfano e quelli che gli creano problemi, la stima di s, le abitudini, gli interessi, il lavoro, le occupazioni, gli impegni, il tempo libero, gli svaghi, gli hobby; infine cercher di cogliere qualcosa di pi strettamente legato alle fantasie: paure, desideri e aspirazioni con particolare attenzione alla capacit di distinguere tra realt interna ed esterna. Inoltre importante vedere se il soggetto in grado di progettarsi ed immaginarsi in un futuro prossimo e lontano e come investe tale suo percorso a venire: ci d la possibilit di valutare il rapporto tra tendenze regressive e progressive e la capacit del paziente di storicizzarsi in relazione allet cronologica. E anche necessario approfondire la storia del soggetto: la sua storia personale da un lato e dallaltro la situazione familiare attuale nel caso di soggetto in et evolutiva, o dorigine nel caso del soggetto adulto. E importante tenere presenti due aspetti relativi alla storia: quanto pi giovane e/o grave il paziente tanto pi scarsa la sua capacit di storicizzarsi e di raccontare la sua storia personale, per cui in certi casi per acquisirla, dovremmo ricorrere ai familiari. quanto pi il paziente cresciuto, tanti pi ricordi, avvenimenti, fatti si sono sedimentati, per cui possono essere dimenticati o ricordati con distorsioni e/o colorature diverse rispetto alla realt. E importante tenere a mente che per ladulto sar pi facile ricordare quello che accaduto nelladolescenza o forse nella scuola elementare. Ricordi pi antichi saranno sparsi, vaghi, episodici. Lo psicologo dovr tenere conto di questo. Spesso il modo con cui il paziente adulto ha vissuto le sue prime fasi deriva da una ricostruzione indiretta. Il paziente E importante vedere come il paziente si presenta e si atteggia. E fondamentale tenere presente i seguenti aspetti: 1. descrizione del paziente: si tratta di descrivere limpressione generale che il soggetto ci d: aspetto fisico, modo di proporsi e di presentarsi, tonalit affettiva emergente, motivazione consapevole e aspettative. 2. livello formale: riguarda il grado di congruenza e di adeguatezza del paziente alla situazione; la capacit di esporre un problema, di dialogare su questioni personali o in risposta alle domande che gli vengono rivolte; larmonia o la disarmonia grammaticale, sintattica e stilistica. Attenzione alla qualit delle comunicazioni. 3. livello cognitivo: capacit di esprimersi, di capire, di elaborare dei concetti; il funzionamento del processo secondario in genere; se la distinzione fra processo primario e secondario sempre e costantemente mantenuta. 4. livello affettivo: si tratta di cogliere se e quanti affetti il paziente ha a disposizione (tristezza, gioia, malinconia, felicit risentimento ecc..), quanto si rende conto di ci che prova o se soltanto in grado di esprimerlo in forme non verbali. Se differenzia malessere fisico e psicologico, quanta la capacit di differenziare i sentimenti. Si analizza quali emozioni il paziente pu tollerare di s, quali lo spaventano o sono cos dolorose che se ne difende. Particolarmente importante il modo in cui il soggetto riporta o esprime verbalmente o in altro modo la sua aggressivit, sempre tenendo conto dellet del soggetto.

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Modalit di svolgimento del colloquio Il colloquio pu essere svolto in modi differenti e pu raggiungere diversi aspetti della personalit. Esiste una relazione tra metodo prescelto e livello di personalit indagabile. Si pu andare da un colloquio per aree ad un colloquio libero; la scelta dipende da fattori tra loro collegati: et del soggetto personalit del soggetto: pensiamo al soggetto timido e restio che difficilmente saprebbe affrontare un colloquio libero, o invece alla persona che, pur guidata su determinate aree, tende a riprendere il suo discorso. scopo diagnostico: il livello di personalit che si vuole raggiungere. Un colloquio per aree prefissa te si pu definire un colloquio a livello dellio, cio ci si rivolge principalmente allio del soggetto per ottenere informazioni. Un colloquio libero permette di cogliere maggiormente il rapporto tra comunicazione spontanea e difese, le dinamiche conflittuali e il rapporto con il Super-io. preparazione e personalit dello psicologo: dipende dallesperienza e dallabilit professionale, ci sono psicologi che preferiscono lasciar parlare il soggetto liberamente e seguirlo nella sua esposizione, altri che preferiscono guidarlo. E importante che lo psicologo sia consapevole della scelta che fa e che tenga presenti le ragioni soggettive od oggettive che la suggeriscono. E importante sapere che non si pu lasciare il soggetto libero di parlare solo perch non si ha chiaro lo scopo del colloquio: si corre il rischio di ammucchiare materiale che poi non si sa come utilizzare. Le aree elencate devono comunque essere tenute presenti ed investigate, quello che varia il modo di porsi dello psicologo, pi o meno direttivo ed orientato nel modo di porre le domande. Comunque il compito dello psicologo quello di fare in modo di facilitare la comunicazione verbale: domande, commenti, verbalizzazioni in particolare di stati affettivi quando si ha limpressione che ci che il soggetto comunica si associ ad unintensa emozione e richiami vissuti importanti nel suo mondo interno. Il paziente importante che possa capire che si guarda a lui, a quello che dice, ma anche a quello che comunica a livello non verbale, con tono della voce, con il modo di porsi, con il silenzio, con le pause, con gli indugi, con latteggiamento verbale. La relazione Il paziente arriva al colloquio con sentimenti e aspettative. Sia che si proceda in maniera pi libera o pi strutturata c da tener presente che lo svolgersi del colloquio comporta un obiettivo conoscitivo attraverso una sorta di duplice cammino, quello dello psicologo e quello del paziente. Per il paziente la questione pi complessa perch si presenta con le sue aspettative e con i suoi sentimenti, ma non sa come si potranno collocare allinterno del processo. E compito dello psicologo aiutarlo in una specie di riorganizzazione di ci che egli comunica. Inoltre il paziente comunica i suoi tratti di personalit sia attraverso ci che dice sia attraverso ci che non dice: compito dello psicologo quello di aiutare il paziente a capire che tutte queste parti possono organizzarsi in un contesto e che possono trovare un senso alla fine del processo che si sta strutturando. Lo psicologo deve arrivare ad avere un quadro della persona che gli sta di fronte: dovr quindi affrontare molte aree, anche critiche, delicate e conflittuali che possono suscitare sentimenti imbarazzanti o dolorosi. Questo deve essere fatto con molto tatto, aspettando il momento pi opportuno, quando il paziente tende a sviluppare unalleanza, una relazione di fiducia tale da poter affidare allo psicologo parti segrete di s. Occorre poi ricordare che si vede un individuo a scopo diagnostico e che non opportuno incontrarlo pi di qualche volta. Pertanto n si pu da un lato intaccare lIo e le sue difese, suscitando cos ansie incontrollabili, n indagare troppo in profondit su aspetti troppo lontani dalla consapevolezza del paziente. Ci che lo psicologo pu ipotizzare e capire non va comunque confuso con ci che va comunicato al paziente e quindi a lui restituito. Elaborazione dei dati di un colloquio Lelaborazione solitamente di tipo qualitativo e finalizzata alla stesura di un profilo diagnostico. La valutazione diagnostica del materiale costituisce un momento di riflessione in cui allempatia del rapporto si sostituisce il pensiero delloperatore, che usa le sue capacit di intuizione, di analisi e sintesi per ricostruire il paziente in una dimensione psicologica. Dopo aver raccolto il materiale occorre organizzarlo (grande difficolt dello psicologo) in modo da ottenere un quadro generale del paziente per riuscire a stabilire quanto del quadro attribuibile: alla fase evolutiva che il paziente sta attraversando ad una situazione reattiva, cio ad elementi presenti nellambiente esterno alla presenza di conflitti gi interiorizzati, ad arresti e regressioni dello sviluppo. 17

Lo psicologo pu far riferimento ad un modello pi semplice che colleghi i vari elementi proposti con il metodo della concordanza degli indici (Rapaport, Gill, Shaker). Tale tecnica si fonda sullanalisi di due o tre colloqui o di colloqui e somministrazioni di test, e sulla formulazione di ipotesi relativamente a ciascuno di essi. Prevede inoltre la ricerca sistematica di conferme reciproche a tali ipotesi, allo scopo di stabilire quali siano le caratteristiche cognitive o affettive del soggetto, in quale relazione si pongano, come allinterno di questo quadro si possano collocare le difficolt del paziente e in quale misura i problemi evidenziati siano suscettibili di soluzione. Ipotesi su cui si fonda questo metodo: i disturbi psicologici possono incidere su una o su molte delle funzioni evidenziate dagli strumenti, lasciando altre funzioni del tutto o in parte inalterate. Questo assunto basato sulla Psicologia dellIo di Hartmann la quale presuppone una relativa autonomia nella costituzione psichica dellio. In questa prospettiva scopo diagnostico evidenziare le funzioni o aree di funzionamento psichico che risultano e restano adattive e quelle invece chepresentanoaspetti disadattavi. Esiste poi un secondo metodo, pi a livello interpretativo, che pu essere utile per costruire un profilo di personalit che illustri le varie aree dellorganizzazione psichica, il rapporto tra aspetti adattivi e sintomi, le tendenze progressive e regressive, le parti sane e quelle patologiche. Il modello di riferimento il profilo metapsicologico di Anna Freud. Anna Freud elabora il concetto fondamentale di armonia e disarmonia interna. Il processo evolutivo sul quale si forma la personalit si basa su tre componenti: - dotazione naturale o patrimonio congenito (cio quanto stabilito geneticamente o acquisito in epoca pre e peri-natale) - ambiente (apporti parentali, familiari, scolastici, educativi) - grado di strutturazione e maturazione raggiunto allinterno della personalit Intuizione fondamentale della Freud aver stabilito che nellaccertamento in et evolutiva lo psicologo deve fondare i propri criteri guida non tanto sulla sintomatologia o sulladattamento a compiti vitali, quanto piuttosto sulla capacit del bambino di progredire lungo le sequenze evolutive, o sul danneggiamento di tale capacit; questo il criterio diagnostico e lindicatore prognostico del futuro mentale del bambino. Compito fondamentale dello psicologo accertare dove si colloca il bambino nella scala evolutiva, se la sua posizione adeguata allet, precoce o in ritardo e in che modo le circostanze esterne ed interne osservabili e i sintomi esistenti interferiscono con le possibilit di crescita futura. Questo lavoro si traduce in un profilo del bambino che permetta la valutazione del suo stato psichico anche ai fini di unazione di intervento e che consenta di distinguere i segni transitori di patologia da quelli permaneti. Mentre il profilo in et evolutiva si basa su considerazioni di sviluppo, nel caso delladulto si tratta di vedere non un processo in atto ma il prodotto finito. Le linee evolutive si propongono di individuare le interazioni fondamentali tra Es, Io e Super-Io, i vari livelli di evoluzione, la loro reazione alle influenze ambientali, ed anche le loro sequenze collegate allet. Esse si occupano delle interrelazioni delle varie strutture; si occupano di aspetti limitati dello sviluppo. Le principali linee evolutive studiate si occupano di investigare per esempio: - il passaggio dallegocentrismo alla socievolezza e alla capacit di stringere rapporti con i coetanei - il passaggio dal gioco autoerotico sul proprio corpo alloggetto transazionale, alla capacit di giocare con gli oggetti - il passaggio dalle attivit di gioco allimpegno sul lavoro - la conquista della responsabilit verso lintegrit e la salute del proprio corpo. E poi fondamentale la linea che studia lo sviluppo del soggetto dalloriginaria dipendenza dalla madre fino al conseguimento dellautonomia adulta. Il profilo metapsicologico studiato allinizio per il bambino in latenza, ora esteso a tutto larco evolutivo e ai vari tipi di patologia. Si veda il baby profile di E. Freud, il profilo per i bambini da due a cinque anni di Furman; quello per adolescenti di Laufer; il profilo per adulti elaborato da A. Freud. Il profilo serve per illustrare gli aspetti del funzionamento mentale e le reciproche interconnessioni, i modi di adattamento interno alla realt esterna, le difficolt ed i fallimenti di tale adattamento, chiedendosi come sta proseguendo lo sviluppo psicologico, quanto internamente strutturato e quanto ancora in funzione degli apporti esterni in rapporto allet. Un profilo iniziale, proposto al termine della prima consultazione psicologica del soggetto serve per formulare delle ipotesi sulla sua organizzazione mentale e sullintervento pi appropriato da adottare. 18

Per lo psicologo compilare il profilo non significa rispondere a degli items, ma significa mettersi nella disposizione mentale per leggere il materiale diagnostico nellottica psicoanalitica. Il profilo serve per riorganizzare il materiale nel suo insieme, assumendo come guida e come termine di riferimento le varie voci. Le voci essenziali e discriminanti per arrivare allipotesi diagnostica conclusiva e da valutare in base allet sono: Il raggiungimento della costanza delle rappresentazioni oggettuali Per costanza oggettuale si intende la possibilit di mantenere un investimento positivo delloggetto anche se non presente a soddisfare il bisogno, la possibilit di rappresentarsi loggetto non soltanto perch svolge una funzione di soddisfacimento del bisogno, ma con vita, richieste ed esigenze proprie; inoltre la capacit di investire loggetto non sotto la spinta urgente del bisogno, ma come meta del desiderio. Alla costanza delloggetto corrisponde la costanza della rappresentazione del S come entit separata. Lintegrit delle funzioni psichiche dellIo Lo sviluppo del Super-Io dalla latenza in poi ci si aspetta che sia internamente strutturato La qualit dei conflitti i conflitti esterni, cio quelli fra Es ed Io da una parte e realt dallaltra (conflitti che generano la paura del reale) non dovrebbero pi presentarsi nella latenza, quando ci aspettiamo che essi siano, piuttosto, internalizzati (tra io e Super- Io da una parte ed Es dallaltra; sono questi i conflitti che generano il senso di colpa) e semmai solo secondariamente esternalizzati su oggetti reali. Tale distinzione discrimina normalit e nevrosi da un lato e disturbi atipici, borderline, psicotici dallaltro.

La diagnosi non sar fatta dal punto di vista psichiatrico-descrittivo, ma basata sulla struttura della personalit da un punto di vista psicodinamico, e porter allidentificazione di categorie classiche: nevrosi, psicosi, soggetto borderline, e di categorie ulteriori, quali normalit e normale evoluzione, situazione reattiva allo stress evolutivo ed alle interferenze ambientali. Una ulteriore distinzione viene proposta da Kernberg sulla base di tre concetti: identit la capacit del paziente di viversi in quanto persona separata e differenziata dagli altri e con un senso del s sviluppato e coeso operazioni difensive sono i meccanismi di difesa che il paziente mette in atto. Si tratta di valutare il loro livello di primitivit o di maturazione e lo scopo per cui vengono impiegati. Poich lo scopo delle difese proteggersi dallansia, si tratta di cogliere la qualit e lintensit dellangoscia che ha funzione adattiva di segnale, allangoscia pi primitiva disintegrativa lesame di realt la capacit di distinguere tra mondo interno (esperienza soggettiva, pensieri, emozioni, vissuti, fantasie) e realt esterna.

Nevrosi Le nevrosi sono il risultato di un conflitto tra impulsi sessuali e libidici e forze dellIo che cercano di controllarli e limitarne lespressione. Questa lotta ha origine in fantasie e tracce di ricordi collegati ad esperienze infantili, caratteristiche delle differenti fasi dello sviluppo psicosessuale ritenute pericolose. LIo reagisce allemergere alla coscienza di questi derivati con angoscia, che un segnale di pericolo che suscita lallarme e stimola la messa in atto di meccanismi di difesa. A causa dellenergia connessa agli istinti, la difesa contro di essi diviene inadeguata e quindi il rimosso ritorna sotto forma di sintomi. I sintomi sono una formazione di compromesso, cio espressioni mascherate, sostitutive degli istinti, combinate con manifestazioni di controforze o addirittura punizioni provenienti dal Super Io. Le nevrosi sono basate sulle fissazioni o regressioni a qualche fase dello sviluppo infantile: di fronte ad un conflitto sentito come non affrontabile, il soggetto regredisce a punti di fissazione relativi a stadi precedenti e si forma il sintomo. Il termine nevrosi si applica ad un certo numero di entit psicopatologiche che implicano complessi particolari di sintomi, sperimentati dal paziente come strani ed incomprensibili, al di fuori della volont consapevole, e disturbanti le modalit usuali di funzionamento adattivo (egodistonici) in contrasto con quello che si verifica nei disturbi di carattere e nelle psicosi. Nelle nevrosi i contatti con la realt vengono mantenuti (contrariamente alla psicosi) e cos pure le inibizioni degli impulsi (contrariamente alle perversioni e nei disturbi dellimpulso). Il soggetto nevrotico mantiene un senso del S abbastanza evoluto e coeso, ha un adeguato senso di realt, usa prevalentemente meccanismi di difesa pi maturi, che proteggono da unansia eccessivamente pervasiva. 19

Psicosi Lo psicotico presenta un grave disturbo della propria identit personale, nella differenziazione tra rappresentazione del S e delloggetto, nella capacit di tollerare la separatezza; inoltre il suo esame di realt spesso seriamente compromesso; i meccanismi di difesa sono molto primitivi e non adattivi relativamente alle richieste della realt. Le psicosi sono raccolte in due grandi gruppi: ORGANICHE E FUNZIONALI. Controversia sullimportanza dei fattori ereditari, costituzionali ed ambientali: sembra chele reazioni e le esperienze psicologiche individuali abbiano un ruolo fondamentale e pi importante nelleziologia sia del processo che della formazione del sintomo. A livello fenomenologico le psicosi sono caratterizzate da comportamenti bizzarri, idee deliranti, reazioni affettive inappropriatamente labili ed intense, ritiro, disturbo significativo nel contatto con la realt e nel senso di realt. Secondo Freud nella nevrosi c in disinvestimento della rappresentazione oggettuale (la rottura con la realt) e, successivamente, ci sono i tentativi di riguadagnare la realt persa. Nella nevrosi il massimo impatto riguarda il ritorno del rimosso, nella psicosi la perdita della realt. Alcuni autori moderni suggeriscono che la maggior parte delle alterazioni delle funzioni dellIo e del Super-Io che caratterizzano le psicosi sia parte di una difesa contro lemergenza di unangoscia panica e pervasiva. Queste alterazioni difensive nelle funzioni dellIo sono cos estese da distruggere le relazioni oggettuali del paziente ad una estensione tale da essere considerate come una rottura con la realt. Stato borderline Si riferisce a personalit che manifestano fenomeni sia nevrotici che psicotici senza rientrare univocamente nelluna o nellaltra categoria. Negli stati borderline pu rimanere intatta una certa capacit di adattamento superficiale allambiente, di mantenimento delle relazioni oggettuali e di molte funzioni dellIo. Tuttavia si osservano, sia debolezze nelle difese contro gli impulsi primitivi, sia interferenze con la valutazione generale della realt , col pensiero logico, con ladattamento allambiente e con altri aspetti del funzionamento dellIo. I pazienti borderline sono spesso incapaci di riconoscere le loro difficolt come sintomi e non hanno una motivazione profonda a chiedere aiuto se non sulla base dellemergenza. Disturbi del carattere Il carattere si struttura allo scopo di armonizzare i bisogni interni e le domande del mondo esterno. I tratti del carattere nascono da compromessi tra le pulsioni e le forze dellIo nel tentativo di dirigere ed organizzare una gratificazione appropriata o di posporre o bloccare la soddisfazione degli impulsi, ma, a differenza dei sintomi nevrotici, vengono sentiti come ego-sintonici. Che i tratti del carattere siano sani o patologici dipende dal grado di flessibilit dellIo allinterno di un riferimento costante, che gli consenta un funzionamento mentale ottimale. DISTURBI DEL CARATTERE un gruppo eterogeneo di problemi che hanno in comune una rigidit abituale di modalit di comportamento senza un marcato disagio soggettivo. Quelle che pi ne risentono sono le funzioni dellIo collegate alla tolleranza alla frustrazione, alla regolazione degli istinti, alle risposte affettive e alle relazioni oggettuali. Lespressione disturbi del carattere usata per indicare configurazioni patologiche mentre lespressione disordini del carattere trasmette la connotazione di tratti sociopatici (comportamento antisociale, delinquente, criminale) ed prossimo a disordine della personalit o personalit psicopatica della nomenclatura psichiatrica classica. Domande per arrivare praticamente alla formulazione di un quadro diagnostico: chi la persona che si presentata? E una persona adeguata come modo di pensare, sentire, provare, relazionarsi con gli altri in rapporto alla sua et attuale? Alla sua situazione socioeconomica, culturale e di status attuale? Oppure si presenta come immatura nei suoi rapporti con se stessa e con gli altri? Oppure ancora sembra sotto certi aspetti adeguata e sotto certi altri no? Quante e quali aree di se stessa sono adeguate? Prevalgono gli aspetti di adeguatezza o quelli di non adeguatezza? Gli aspetti meno sviluppati fanno riferimento ad aspetti molto primitivi o meno? Come convivono questi diversi aspetti?

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Il colloquio con i familiari E quella situazione in cui il soggetto, per et o per gravit del quadro patologico non pu prendersi cura di s in maniera autonoma n in grado di riferire su di s in modo appropriato. Quanto diremo in seguito vale soprattutto per i bambini, ma pu eventualmente essere utilizzato anche per gli adulti che si trovano in una situazione molto grave. In et evolutiva il colloquio con i genitori costituisce un contributo essenziale per la diagnosi: sono anzitutto i genitori ad essere in grado di fornire una storia del bambino. I bambini vivono prevalentemente nel presente, riportare aspetti salienti della propria vita attuale e passata riesce soltanto a partire dalladolescenza. Il colloquio con i genitori consente di evidenziare il problema del bambino e latteggiamento parentale di fronte ad esso. Si capisce come i genitori valutano il problema e come lo vivono cio qual il loro atteggiamento emotivo di fronte ad esso, se e come si sentono personalmente coinvolti (se frustrati o delusi nella loro immagine di genitori validi e capaci; in colpa per presunti errori; motivati a capire che cosa sta succedendo). Il colloquio consente anche di cercare di capire se e come il problema presentato si colloca o interferisce nella dinamica del gruppo familiare e quali eventuali accorgimenti sono stati adottati finora. Si pu anche cercare di farsi unimmagine del bambino attraverso il racconto dei genitori, utilizzando le informazioni che essi offrono e facendo attenzione al loro vissuto: ci pu permettere un primo confronto fra linvestimento ideale che i genitori fanno del bambino (come essi lo desiderano) e linvestimento reale del bambino come persona (come i genitori lo vedono e quanto sono vicini alla sua realt). Il colloquio consente di ottenere unimmagine dei genitori e della loro personalit; di quanto il l