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1 FRECCIA PERIODICO D’INFORMAZIONE MEDICO/STORICO/SCIENTIFICO/ARCIERISTICO/CURIOSITA’ ________________________________________________________________________________ ANNO 2010 Nー9 DIREZIONE: ARCIERI MEDIEVALI AESIS MILITES DEL CONTADO –di MAIOLATI SPONTINI-JESI Info: tel. 0731-201468 / 333-2655659,4 - e-mail: [email protected] %P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P%P ▄► IN QUESTO NUMERO: Pag. n. 1-17 ... I PICCOLI GIOCHI Pag. n. 18-90 . SCRIPTORIUM ▄► L’EDITORIALE ………….. SALVE A TUTTI VOI LETTORI, In questo numero di FRECCIA iniziamo l’anno 2010 presentandovi la prima parte di ciò che è stato oggetto culturale, tra altro, della manifestazione tenutasi a Jesi il 12 dicembre 2009 organizzata dal gruppo di studio della Compagnia ARCIERI MEDIEVALI AESIS MILITES DELCONTADO, e che ora mettiamo a disposizione di tutti coloro che oltre al tiro con l’arco sono curios i di scoprire o leggere sul medioevo. Seguirà nel prossimo numero la seconda parte culturale facente parte della suddetta manifestazione. Questo contributo è un'altra “freccia” che aggiungeremo al nostro bagaglio culturale che ci aiuterà a crescere ancora di più nella conoscenza del Medioevo . Ad maiora. Anna M.Frezzi Owen

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FRECCIAPERIODICO D’INFORMAZIONE

MEDICO/STORICO/SCIENTIFICO/ARCIERISTICO/CURIOSITA’________________________________________________________________________________

ANNO 2010 N°9 DIREZIONE: ARCIERI MEDIEVALI AESIS MILITES DEL CONTADO–di MAIOLATI SPONTINI-JESIInfo: tel. 0731-201468 / 333-2655659,4 - e-mail: [email protected]

═══════════════════════════════════════════════════════════════════════════▄► IN QUESTO NUMERO:

Pag. n. 1-17 ... I PICCOLI GIOCHI

Pag. n. 18-90 . SCRIPTORIUM

▄► L’EDITORIALE…………..

SALVE A TUTTI VOI LETTORI,

In questo numero di FRECCIA iniziamo l’anno 2010 presentandovi la prima

parte di ciò che è stato oggetto culturale, tra altro, della manifestazione tenutasi a

Jesi il 12 dicembre 2009 organizzata dal gruppo di studio della Compagnia

ARCIERI MEDIEVALI AESIS MILITES DELCONTADO, e che ora mettiamo a

disposizione di tutti coloro che oltre al tiro con l’arco sono curios i di scoprire o

leggere sul medioevo.

Seguirà nel prossimo numero la seconda parte culturale facente parte della

suddetta manifestazione.

Questo contributo è un'altra “freccia” che aggiungeremo al nostro bagaglio

culturale che ci aiuterà a crescere ancora di più nella conoscenza del Medioevo .

Ad maiora.

Anna M.Frezzi Owen

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▄▀►● GLI ARGOMENTI

I piccoli giochidi Anna Maria Frezzi Owen

IL GIOCATTOLOE I GIOCHI

La denominazione “tecnica” delgiocattolo è quella di un oggetto usatoda un animale, un bambino o (piùraramente) da un adulto nell’attivitàdel gioco.

La tendenza ad usare talunioggetti come giocattoli è comune amolti animali (prevalentemente perquanto concerne i mammiferi); ilgiocato, come gioco, svolge infatti unafunzione importante nell’ap pren

dimento, da parte dei cuccioli, diconoscenze e abilità che saranno loronecessarie nell’età adulta. Peresempio, i cuccioli di gattoutilizzano un gomitolo di lana comegiocattolo ed iniziano a sviluppareabilità che (per lo meno nella vitaselvatica) saranno necessarie per lacaccia e quindi per la sopravvivenza.

Data la natura istintiva deimammiferi a giocare con gli o ggetti,non stupisce che l’uomo, findall’antichità, si sia cimentato nellaproduzione e nel concepimento dioggetti specificatamente pensati aquesto scopo.

Molti dei giocattoli che sonostati rinvenuti nei siti archeologicisono di tipo “classico”, che anche ibambini dell’epoca moderna ancorautilizzano (bambole, soldatini, e cosìvia); l’evoluzione dei giochi, infatti,per le meno rispetto alla varietà delletipologie, è stata relativamente lentaper gran parte della storia dell’uomo.Solo a partire dagli inizi del XXsecolo, in concomitanza conl’impressionante sviluppo tecnicoindustriale del pianeta, questo statodi cose è mutato radicalmente, conl’introduzione della progettazione eproduzione industriale e tecnologicadei giocattoli.

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Un concetto strettamentecorrelato a “giocattolo” è gioco.

Se la differenza è talvolta netta,in alcuni casi, per distinguere ungiocattolo da un gioco, occorre fareriferimento a definizioni più precise diquelle che si usano implicitamente nellamaggior parte dei casi.

La definizione applicata nelsignificato di teoria dei giochi, peresempio, prevede che un “gioco” siadotato di uno “stato finale” (peresempio la “vittoria”); e diconseguenza si definisce in genere unconcetto di “partita”.

Se invece si intende comecaratteristica determinante di un giocoil fatto di avere delle “regole”ilgiocattolo viene usato anche nelcontesto di un gioco, aggiungendoregole precise sul loro utilizzo: adesempio, i soldatini, sono giocattoli, mapossono diventare dei pezzi di u n giocoimmaginario di guerra.

La storia dei giocattoli segue davicino lo sviluppo della società umana.

I primi giocattoli furono costruiti,come i primi utensili, con pietra, legnoo argilla.

Fra gli oggetti ritrovati neisiti archeologici a cui si at tribuiscefunzione di giocattolo, compaionosoprattutto (ma non solo) rapprese ntazioni in miniatura di armi, dipersone (bambole e soldatini) edaratri :questi simboleggiavano ledue attività principali delle primit ive popolazioni, cioè la guer ra el’agricoltura, mentre la bambolaaveva un valore più complesso diquello esclusivamente ludico, legato,cioè, alla sfera della religiositàprimitiva e alla fertilità femminile.

La bambola intesa propr iamente come giocattolo viene fattarisalire, grossomodo, al 2000 a.C.,nell’Egitto faraonico ed erarealizzata in diversi materiali comel’avorio, il legno e la terracotta.

Le bambole simboleggiavanol’infanzia delle bambine; l’atto diabbandonarle,donandole alle divin ità, era sinonimo di abband onodell’infanzia per iniziare la vitaadulta, che coincideva con unaprecoce vita matrimoniale.

Nell’Antica Roma, le bambinegiocavano con le bambole ed ibambini con archi e frecce finti.

Anche lo YO-YO, che spessoviene scorrettamente considera to

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come giocattolo recente, ha originiantichissime, si pensa che i primi, fattidi legno, risalgano almeno alla Cina di2500 anni fa.

Yo-yo di legno, pietra oterracotta sono attestati anchenell’Antica Grecia nel 500 a.C.. Gli yo-yo erano decorati con immagini di dèi eil loro abbandono -come detto sopra-era uno dei passaggi rituali dallagioventù all’età adulta.

Anche l’AQUILONE ha origineantichissime, originario dalla Cina eramolto diffuso intorno all’anno 1000a.C.) ed il GIOCO DEI BIRILLI,anche questo gioco risale addirittura……….al IV millennio a. C. .

I giocattoli venivano regalati aibambini in diverse occasioni:

= prima di tutto al momento dellanascita, quando veniva imposto il nomeal neonato (come era costume romano),

= durante le feste religiose (leAntesterie in Grecia o i Saturnali aRoma),

= come ricompensa per i risultatiscolastici,

= come gratifica per qualche obbiettivoraggiunto,

= oppure come consolazione per unproblema di malattia.

Sia in Grecia che a Romaesistevano quindi attività specializzate per la costruzione di giocattoli,come PALLE, TROTTOLE edASTRAGALI, che venivanovenduti nelle agorà greche o nellepiccole fiere romane del giocattolo.

Persino personaggi di grandeprestigio come i matematiciARCHIMEDE o ARCHITA sicimentarono nella creazione di varicongegni per il gioco: in particolare,proprio ARCHITA inventò i“crepitacela”,comunementechiamati “ SONAGLINI”.

Ma il balocco possedevaanche un’altra valenza: graziesoprattutto ai giochi, maschi efemminei imparavano a “conoscere ipropri ruoli”. Ci sono giochi chemaschi e femmine facevano insieme,come giocare alla palla, agli astragalie alla trottola, ma c’ne n’erano altriche segnavano proprio la distinzionedei due sessi: alle bambine venivanodati gli utensili da cucina o lebambole con arredi e corredi, mentreai maschietti si regalavanoCERCHI, CARRETTINI eSOLDATINI in stagno (conosciuti

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universalmente da romani, etruschi,greci ed egizi).

Tutto ciò sembrerebbe rispe cchiare la realtà quotid iana di unqualsiasi parco giochi dei nostri giorni,ma con la differenza di un scartotemporale di millenni.

Il Medioevo non apportò nessuncambiamento rispetto ai secoli passati.

Soltanto dopo gli anni Sessanta edopo che un grande storico modernistacome Philippe Ariès mise a conoscenzadi tutti i suoi studi sulle culle deibambini medievali: risultati che furonoal centro di forti controversie, imedievalisti hanno cominciato aoccuparsi della civiltà dei bambini lacui infanzia Ariès elevò al rang o di“soggetto storico”.

L’infanzia dei bambini medievaliera finora misconosciuta, giacchè,anche se lo si dimentica troppo spesso,il bambino possiede una culturamateriale fatta di arredi, stoviglie eabiti che gli sono propri, nonchéattività adatte alla sua classedì età, la più importante delle quali è ilgioco.

In effetti, i genitori e la maggiorparte degli educatori medievali

considerano il gioco e i giocattolicome elementi essenziali per uncorretto sviluppo dell’infan zia: lapratica del gioco veniva incoraggiataperfino nelle sedi religiose cheospitavano i ragazzini che venivanoloro affidati affinchè fossero istruiti,ovvero perché indossassero l’abitotalare.

Del resto, come ci mostranonel XII secolo sia le miniature chediversi testi scolastici dipinti e dattidagli stessi monaci, il gioco non èpratica esclusiva dei piccoli laici e,nei monasteri, anche gli oblatigiocano con le BIGLIE, con ilCERCHIO e con i BASTONI, sidestreggiano con la MAZZA e laBOCCIA DI LEGNO , o fannogiochi di abilità con una PALLA.

Nel gioco non c’è alcunché dimalsano o di profano per il bambino.

Nel XV secolo, per esempio, ipittori non esitano a raffigurare

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giochi e giocattoli dei futuri santi che,come ogni altro bambino, TIRANO LACORDICELLA DEL L OROMULINELLO oppure, RUZZOLANDOCON IL SEDERE NUDO,rovesciano illoro SERVIZIET TODELLE BAMBOLE.

Anche Gesù Bambino giocaspesso col mulinello con unamola(**)

le cui pale prefigurano simbolic amente il suo martirio, oppure allaTROTTOLA FRUSTATA, conallusione ai furti oltraggi………..

(**) “VERGINE E INFANTE CON S.BENOIT”(Chiesa di Saint Ippolito di Vovoin, Francia)

___1° articolo __

La Madonna dell' elicottero.

In Francia in una chiesa di Les Mans vi è uno stranoquadro chiamato, "Vergine e infante con S. Benoit".Inesso vi è un anacronismo poichè il bambino dipintonel quadro ha in mano ciò che sembra un elicotteroma tale raffigurazione risale senza ombra di dubbioal 1460! Nel libro "Les giravions" JF Navard sostieneche ciò prova l'esistenza di macchine volanti nelpassato, W. Raymonde Drake vi vede addirittura larappresentazione di un Ufo.

Ma la verità è molto più sempl icecome ci spiega inun articolo Nico Conti.

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___2° articolo___

Nei cosidetti libri di "archeologia spaziale" si fa spessoriferimento a tecnologie che sarebbero state presentinel passato come "fuoriposto" rispetto alla loro epoca(Out Of Place Artifacts secondo la dizione fortiana).

Questa presunzione fa ritenere a questiautori che "antichi astronauti" extraterrestriavrebbero visitato la Terra fin dai tempi piùremoti, lasciando presso di noi parte delle loroconoscenza tecnologica.

Uno di questi autori, W. RaymondeDrake, molto in voga negli anni settantariportava la notizia che, in Francia nei pressi diLes Mans, in un quadro di una Madonna del1460 (circa) compariva il Bambino che tenevatra le mani una specie di elicottero ante-litteram.L'autore avanzava l’ipotesi che si trattasse di unUFO (non nel senso di oggetto volante nonidentificato ma chiaramente di natura aliena).

I primi autori a farne probabilmentemenzione sono proprio i francesi sulla rivistaPlanete, nel numero di maggio-giugno del 1964,con un articolo dal titolo evocativo "La Madonnadellelicottero".

In seguito la notiziola viene quindiripresa da Drake, che così riportal'informazione: "Esiste a Les Mans un pannellomedioevale risalente al 1460, raffigurante unGesù Bambino che tiene tra le mani una speciedi elicottero manovrato da una corda"(1).

Secondo Drake, che non va per il sottile,questo elicottero ispirò Leonardo da Vinci ed è"uno dei più notevoli anacronismi" della storia.

L'autore ci ricorda inoltre una vetrataistoriata che reca dipinta un altro elicottero, edun Cristo, risalente al 1525. Il vetro, di originenormanna, sarebbe presso il Victoria and AlbertMuseum di Londra (1p. 234 - 235).

Essendo. per motivi di famiglia, spessospinto nella città di Les Mans dove questaopera pittorica doveva stare, mi ero ripromessoda di verso tempo di ritrovarla e compiere unsopral luogo per constatare direttamente tale...”elicot tero”. Purtroppo nessuno degli amici sulposto sapeva darmi indicazioni su tale opera equando poi chiedevo di una pittura del '400 chemostrava un elicottero... potete immaginare lefacce!

Finalmente ho trovato un articolo suuna rivista dipartimentale “Le Maine-Decouvertes” del dicembre 1997 redatto daRoger LECOQ (2 p. 35) che parla della“Vergine e infante con S. Benoit”, dipinta dauno sconosciuto per la chiesa del Pri o re diSaint-Ippolyte di Vivoin, dipendentedell’Abbazia benedettina di Marmoutier.L'autore ignoto è conosciuto fra gli storicid'arte francesi semplicemente come il"Maitre de Vivoin" (il "Maestro di Vivoin")(3).

Fin dal 1955 con la pubblicazione dellibro “Les giravions” di J.F. Navard l’oggettostretto tra le mani del bambino era statopreso per un elicot tero. Qualcuno, piùastutamente, vi aveva visto un arappresentazione del “velivolo” diLeonardo da Vinci, contemporaneodell’opera.

Per l'autore francese, l'oggettorappresenta to "existait certainement dans leMaine ou la Picardie vers 1460, devait etrepopulaire en ces provinces depuis le déb ut dusiècle au moins. Quel qu'il en soit, le principe dela sustentation par voilure tournante recevaitdes applications dans le provinces de France unegénération au moins (vingt-six ans) avant queLéonard de Vinci le réinventat" .

Navard anche nella continuazione dellibro sembra in effetti sottindendere lapossibilità che l'"elicottero" di Leonardopotesse davvero sollevarsi in volo con unapersona a bordo così come Leonardo l'avevadisegnato. Forse questa ambiguità è stata lafonte di ispirazione di Drake ed altri, nelcreare attorno a questa immagine un'idea distraordinario tecnologico .Secondo Navard, il primo a collegare

l'oggetto nel dipinto ad un elicottero fu RenéDorand. Questi, nato nel 1898 e decedutonel 1981, era stato, negli anni '30 del XXsecolo, direttore tecnico del Syndicatd'Etudes du Gyroplane che avevasviluppato l'aeromobile denominatoGyroplane nel Laboratoire Breguet-Dorand(il prototipo fu distrutto nel corso di unbombardamento nel 1943) (4 pp.16 -18).

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L’elicottero è invece un banale giocattolo dalnome “moulinet” o mulinello in italiano. Lepale dell’oggetto altro non sono che pale di unpiccolo mulino fatte in modo che tirando unacordicella, possano mettersi in rapidomovimento, così girando e provocando unrumore!Il gioco ha appunto il nome di “moulinet”, nomeche viene usato per la prima volta nel 1390,ovvero riproduzione-giocattolo di un piccolomulino a vento. L’articolo di Lecoq dettagliaaltre pitture successive nelle quali comparedetto giocattolo, e presenta la foto del quadro ela riproduzione di tale oggetto (2).

Note bibliografiche1) W.Raymond Drake, "Gli dei dello Spazio; Gliextraterrestri e la storia dell'uomo dal remotopassato a un lontano futuro" , Pocket saggi,Longanesi & C.,1978.2) Roger Lecoq, riv. “Le Maine-Decouvertes”,dicembre 1997.3) La scheda catalografica del dipinto suddettopresente nel database "Joconde" è la seguente:"MAITRE DE VIVOIN" (dit) Ecole France; Loire.Domaine peinture. Type d'objet triptyque ; élémentd'ensemble; volet (gauche). LA VIERGE AL'ENFANT AVEC SAINT BENOIT.Représentation figures bibliques (Vierge à l'Enfant);Vierge (assis, trône); Enfant Jésus (en pied, jouet);saint Benoît de Nursie (en pied, de trois -quarts,crosse, abbé, Bénédictin). Datation 3e quart 15esiècle. Date 1460 vers. Matériaux / Techniquedétrempé; chêne. Dimensions 116.8 H ; 111.9 L ;114.8 H1 ; 109.9 L1. Inscription inscr iptionconcernant la représentation (d'origine). GenèseVivoin (établissement conventuel, décor de meuble,ensemble incomplet) provient du prieuré Saint -Hippolyte de Vivoin; appartenait à un triptyque(ensemble incomplet) appelé retable de Vivoin; noinv autres éléments: LM 10.2 à LM 10.4. Lieuconservation Le Mans ; musée de Tessé. Statutjuridique: Propriété de la commune; Don; Le Mans;Musée de Tesse. Acquisition en 1848. N° inventaireLM 10.1. Commentaire panneau dédoublé 1958 ;restauration de la couche picturale 1958. Ancienneappartenance Tournesac. Bibliographie CAT. 1932NO 1 BIS Copyright notice © Direction des Muséesde France, 1986.

4) Jean-François Navard, "Les giravions:histoire, fonctionnement, avenir des hélicoptères,combinés et convertibles", Ed. Amiot-Dumont,Parigi, 1955.

Ringraziamenti: a Roberto Labanti, per lacontinua ricerca di fonti di documentazionepiù diretta.Per maggiori informazioni circa Arte e Ufo,e la critica all'iconologia ufologica, si devefare riferimento al sito di Diego Cuoghi:http://www.sprezzatura.it/Arte/Arte_UFO.htm

ripreso da:http://il-laboratorio-delle-anomalie.blogspot.com/2003_03_01_archive.html

------AVVENNE NEL 1460 IN FRANCIA---

In cosidetti libri di archeologia spaziale avevo spessovisto riportata la notizia che, in Francia a Les Mans,in un quadro di una Madonna del 1460 (circa)compariva un bambino che teneva tra le mani unaspecie di elicottero ante-litteram. Gli autoriavanzavano l'ipotesi che si trattas se di un UFO ( nonnel senso di oggetto volante non identificato machiaramente di natura aliena). I primi a farneprobabilmente menzione sono proprio i francesi sullarivista Planet, nel numero di maggio -giugno del1964, con un articolo dal titolo evocati vo "Lamadonna dell' elicottero". In seguito la notiziola saràripresa da W. Raymonde Drake, così riportandol'informazione: " Esiste a Les Mans un pannellomedioevale risalente al 1460, raffigurante un GesùBambino che tiene tra le mani una specie di elic otteromanovrato da una corda."(1) .Secondo Drake questoelicottero ispirò Leonardo da Vinci ed è uno dei piùnotevoli anacronismi della storia. Ci ricorda inoltreuna vetrata istoriata che reca dipinta un altroelicottero , ed un Cristo, risalente al 1525 . Il vetro, diorigine normanna, sarebbe presso il Victoria andAlbert Museum di Londra. (1 p.234 -235) .Essendo permotivi di famiglia spesso spinto nella città di LesMans dove detta pittura doveva stare, mi eroripromesso da diverso tempo di ritrovarla e compiereun soppraluogo per constatare de visu tale..."elicottero". Purtroppo nessuno degli amici sul postosapeva darmi indicazioni su tale opera (quando poichiedevo di una pittura del 400 che mostrava unelicottero.. potete immaginare le facce!). Fina lmenteho trovato un articolo su una rivista dipartimentale"Le Maine-Decouvertes" del dicembre 1997 a nomeRoger LECOQ (2 p.35) che parla della "Vergine einfante con S. Benoit", dipinta da uno sconosciuto per

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la chiesa del Priore di Saint Ippolito di Vov oin.,dipendente dell' Abbazia benedettina di Marm o tieurs. Equesta rivista svela l'arcano!

Fin dal 1955 con la pubblicazione del libro "Lesgiravions" di J.F.Navard l'oggetto stretto tra le mani delbambino era stato preso per un elicotteroantidiluviano.Qualcuno,più astutamente, vi aveva vistouna rappresentazione del "velivolo" di Leonardo daVinci, contemporaneo dell'opera. L'elicottero è invece unbanale giocattolo dal nome "moulinet" o mulinello initaliano. Le pale dell'oggetto altro non sono che pale diun piccolo mulino fatte in modo che tirando unacordicella, possano mettersi in rapido movimento, cosìgirando e provocando un rumore! Il gioco ha appunto ilnome di "moulinet" , nome che viene usato per la primavolta nel 1390, ovvero riproduzione -giocattolo di unpiccolo mulino a vento. l'articolo dettaglia altre pitturesuccessive nelle quali compare detto giocattolo, epresenta la foto del quadro e la riproduzione di taleoggetto. Nico Conti

NOTE: 1) W.Raymond Drake, Gli dei dello Spazio,Gliextraterrestri e la storia dell'uomo dal remoto passato aun lontano futuro, Pocket saggi, Longanesi &C.,1978 2)Roger LECOQ , riv. "Le Maine-Decouvertes" , dicembre1997

I giochi e i giocattoli sono untratto così caratteristico dell’infanziache le loro raffigurazioni ricorrono acentinaia non solo nei manoscrittiminiati, ma anche negli affreschi enelle sculture.

In effetti, la loro rapprese ntazione era assai apprezzata dai nobili,che, a partire dal XIV secolo, nonesitano ad abbellire i propri cast elli conargenti e tappezzerie aventi persoggetto il gioco dei bambini. Né eranoi soli a prediligere questo tema. Che sitratti di semplici borghesi o di intrepidiguerrieri, ciascuno dà prova dellatenerezza che i giochi infantilisuscitano in lui: le fonti raccontano di

come un padre guardiamorevolmente la figlioletta mentregioca.

Nei resoconti delle cortiprincipesche leggiamo che unamalattia diviene il pretesto per fardono al bambino di un giocattolo,così da distrarlo e consolarlo.

Guardare i bambini giocaresembra essere stato un vero piacere,

al punto che un predicatoreparigino, nel giorno di Natale del1272, poteva affermare che nonesisteva divertimento capace dicompetere con quello, poiché « suquesta terra non c’è niente di piùdelizioso di un bambino in statodi grazia…….Qualunque cosaegli faccia, anche se manda in

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frantumi le stoviglie o i vetri dellefinestre, non si fa altro che ridere,tanto che gli acrobati indugiano aesibirsi dove sanno che troverannoun bambino…..».

I giocattoli in uso nel Medioevoci sono ben noti proprio per questapassione degli adulti per il gioco deibambini: sembra del resto –come i loropredecessori- che gliene facessero donomolto volentieri.

Dei giocattoli più fragili , fatticon i materiali naturali, restano solo letracce che possiamo ricavare dalleraffigurazioni e dalle fonti scritte;

quelli più resistenti, fatti conmateriale che non deperiscono, sonoinvece divenuti una presenzaricorrente negli scavi archeologici dicittà e castelli.

I giocattoli sono il riflessodelle conoscenze tecniche cui si erapervenuti nelle diverse epoche:

mulinelli ad alette , scolpitiin una grossa noce o, più elaborati,

piccoli mulini a ventorealizzati dagli stessi bambini, iquali costruiscono anche chiese oforni nei quali cuociono il loropranzetto per le bambole; questo èquanto ci racconta nel XV secolo il

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poeta francese Froissart, evocando lasua infanzia.

C’ erano, poi, barche inminiatura, come quelle diffuse neiPaesi scandinavi, in Inghilterra o inIrlanda, scavate nel legno e munite diun foro a prua per poterle tirare neicataletti con l’aiuto di una cordicella.

Per non parlare dei cavalieri inminiatura: ce n’erano in piombo o interracotta e talvolta erano provvisti dilancia per imitare la giostra, e dalleminiature abbiamo la riprova di quantoi bambini si divertissero a farlicombattere.

Con legno e argilla

I bambini giocano con ciottoli,fili d’erba e canne che trasformanoin zufoli, conchiglie, che la loroimmaginazione tramuta facilmente inbiglie, in servizietti da bambola ,oppure con ciuffi di lino o di canapadai quali ricavano bambole dipezza.

Recuperano doghe dallebotteghe dei bottai per farne deicerchi e trasformano in palloni ivasi di terracotta rubacchiati incucina o la vescica del porco che ilpadre regala loro quando ammazza ilmaiale: questi sono certamente igiocattoli preferiti dai bambini dipaese, dal momento che nelle case deivillaggi gli archeologi non ritrovanomai manufatti che siano frutto dellavoro di artigiani specializzati.

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In città, per contro, i genitori sirivolgono ai vasai, tornitori, fabbricantidi ninnoli, orefici che fanno a gara inquanto a creatività.

Realizzano fischietti (**) interracotta a forma di uccello o divasi d’uso comune, o uccelli animati inmetallo.

IL FISCHIETTO

Il fischietto (di terracotta e non), è antico

forse quanto l’uomo, lo testimoniano i

numerosissimi ritrovamenti risalenti al

paleolitico.Sono stati ritrovati fischietti nelle

tombe, si mettevano nelle culle, si muravano

nella cappa del camino per tenere lontano gli

spiriti dalle case.

Nel 1286 Amedeo V di Savoia istituì a

Moncalieri “La Fiera dij subièt” e la “Società

del popolo”, regolarizzate nel 1344 con

l’esenzione di gabelle per tutti

i dieci giorni della manifestazione che si

svolgeva l’ultimo lunedì di ottobre.

La fiera fu negli anni motivo di festa ed

attrazione commerciale,nonché occasione di

collezionismo di zufoli in terracotta da parte di

nobili aristocratici.

I fischietti comperati dai ragazzi nelle fiere

venivano regalati alle ragazze non prima di

averli provati per sentire il suono (o era per

posare le labbra dove poi le avrebbe posate la

ragazza?Come per stabilire, iniziare, o

provocare un legame simbolico?)

Il fischietto quindi come oggetto magico,

poetico,misterioso, oggetto di festa e di buon

augurio.

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Con un giro di tornio a manofabbricano trottole e biribissi .

Fanno stampi dai quali ottengonoservizietti da bambola di cui i museiconservano ancora oggi belle collezioni.Con l’argilla o il legno modellanolussuose bambole articolate..

CONVENTI DI SABBIA

Il gioco ha quindi anche unafunzione didattica: viene utilizzatocome una delle vie sulle qualiistradare i bambini perché vadanoincontro al loro destino e alla lorofutura professione e i bambini stessisono sensibili a questo carattereeducativo del gioco e dei giocattoli eriprendono a loro volta questedistinzione: quando sono sullaspiaggia, i futuri cavaliericostruiscono castelli di sabbia ,mentre i bambini che sanno d’esseredestinati alla vita religiosacostruiscono piuttosto delleabbazie.

Classici regali per le bambinesono la conocchia in miniatura e ilpiccolo vaso per attingerel’acqua, mentre ai maschi vengonodonati animali, e in particolarecavallini in argilla o in piombo –usanza diffusa da un angolo all’altrodell’Europa, dalla Spagna musulm ana fino alla corte scandinava - efischietti ad acqua .

Ai piccoli che vivono nellecampagne vanno i trampoli

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-modello di trampoli-

- mosca cieca-

il carretto in legnominiaturizzato da trascinare nelcortile della fattoria.

Al futuro guerriero si regalanopiccole lance armate di un

mulinello le cui pale girano alvento della corsa, archi inminiatura, spade in legno e,soprattutto, il più diffuso fra igiocattoli, il cavallo-bastone che sicavalca correndo e col rischio diinciampare;

se ne trovano di ogni sorta,accessibile ad ogni borsa: dalsemplice bastone, a volte nemmenoprovvisto di una squadra persimulare la testa del cavallo, fino allapertica sormontata da una testafinemente scolpita quando non ancheda una sella in miniatura, unaversione di cui possono disporre soloi bambini delle classi più elevate.

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- (Pitocau) –

IL PITOCAU

Il “Pitocau” era il giocattolo che

rappresentava

Il passaggio dai giochi statici (le bambole)

o sonori ( i sonagli)

ai giochi legati al moto.

Prendendo la paletta per il manico

ed imprimendo un moto rotatorio

le galline inizieranno a becchet tare.

QUANDO NON C’ERANO IPELUCHES

Le figurine di animali a queitempi care ai bambini erano in legno,terracotta o piombo e non avevano lamorbidezza della pelliccia:le preferenzesi indirizza vano verosimilmente verso“peluches” in carne e ossa.

Ai bambini si regalavanovolentieri piccoli animali dacompagnia, raramente cani o gatti,assegnati alla sorveglianza dellacasa, più spesso forse dei cuccioli: “IlContegno da tenere a tavola”, uninsieme di codici medievali di buonemaniere, proibisce ai bambini diaccarezzare i gattini mentre siedonoal desco.

E ancora, alle bambine siregalano scoiattoli addomesticati ouccelli in gabbia: la figlioletta diCarlo il Temerario, per esempio,amava molto i pappagallini. Igiovani figli dell’aristoc raziapreferiscono possedere un falcone,che presto imparano ad addestrarecon il quale si identificano cosìrapidamente che a volte, sia inFrancia che in Italia, viene loroimposto come nome di battesimoquello di questo nobile rapace (Flaco,Faucon). Il figli di alcuni castellani,infine, giocano con scimmie, tenuteal laccio, oppure assicurate con unacatena alla loro gabbia e, ovunque, imonelli si accaparrano un cane o ungatto al quale tirare la corda.

Abbondano dunque le notiziesui giocattoli dei bambini nelMedioevo e possiamo ragionevolme nte dedurne l’attaccamento che legavai genitori ai loro piccoli: se si vuole

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che la discendenza sopravviva, i figlidevono per forza essere vestiti esfamati, ma non si è mai obbligati a farloro dei doni, in particolare deigiocattoli.

Verosimilmente, i giocattolicostituiscono una delle prove piùeclatanti dell’esistenza di unaconsapevolezza dell’infanzia nelMedioevo.

Si mostrano i seguenti giocattoli edoggetti:

N. 1 CAVALLO-BASTONEN. 1 SPADA IN LEGNON. 1 SCUDO IN LEGNO

N. 1 PALLA DI STOFFAN. 1 CESTINO IN LEGNO PORTA PALLAN. 3 BAMBOLE DI STOFFA

N. 3 FISCHIETTI IN TERRACOTTA A FORMADI UCCELLININ. 3 FISCHIETTI IN TERRACOTTA 2OBLUNCHI E 1 A FORMA DI OTRE

N. 1 PITOCAU IN LEGNON. 1 MULINETTO O “ MULINETT” IN LEGNOCON FOGLI DI SPIEGAZIONE TRATTA

DALLA VERGINE E INFANTE DIS.BENOIT

N. 1 TROTTOLA GRANDE IN LEGNODENOMINATA “TURBO” CON FILO INCORDAN. 1 TROTTOLA IN LEGNO A “DISCO”N. 1 TROTTOLA IN LEGNO CON CANNA

N. 1 LIBRO RILEGATO IN PELLE SU “IPICCOLI GIOCHI” CON RELAZIONE SULTEMA

N. 8 PLASTICATI CON RIPRODUZIONI ESPIEGAZIONI.

IL MATERIALE SOPRA ELENCATO FA PARTEDELLA

COLLEZIONE PRIVATA Owen -Frezzi

Si allegano riproduzioni miniatureraffiguranti:

=il gioco della pelota dall’operapoetica “Las Cantigas de Santa Maria diAlfonso X il Dotto (1221-1284) re diPastiglia e di Lèon. Biblioteca Escorial

= Particolare del dipinto “Giochi difanciulli” di Pietre Bruegel il Vecchio(Museu Kunsthistoriches – Vienna)

= Particolare miniatura XV secolode “ L’età della vita” – Un bambino corresu un manico di scopa di BartolomeoAngelico – Parigi – Biblioteca Nazionale

= Particolare miniaturariproducente “Un bambino si diverte conla vescica di maiale” XV secolo dalBreviarium di Ercole d’Este . BibliotecaEstense – Modena

= Il Bambin Gesù con la girandola– particolare di La Vergine e SanBenedetto Di Maestro Vivoin – secolo XV– Le Mans- Museo de Tesse’

= Il Bambin Gesù con accanto lasua trottola – particolare dal BuxtehuderAltar,tempera su tavola, 1400 circa –Hamburg, Kunsthalle.

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= Particolare miniatura inizio XIVsecolo del “Giullare sui trampoli” (TheLuttrell Psalter)) Londra- British Library

Riferimenti da :

= “ Un piccolo grande Mondo” diDaniele Alexandre-Bidon tradu zione diStefano Mannini – Medievo n. 4 aprile 1998;

=Vikipeia – Il giocattolo e giochi

= Storia del gioco e del giocattolo da“Mamma e papà magazine”

= Storia di un giorno in una cittàmedievale ( di Arsenio e Chiara Frugoni)

Un ringraziamento particolareagli Amici Fulvio Mancini e GiovannaFantoni , che mi hanno aiutato nellaricerca e raccolta dei giocattoli.

Jesi,lì 12.12.2009

Anna Maria Frezzi Owen

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▄▀►● GLI ARGOMENTI

SCRIPTORIUMdi

Anna Maria Frezzi OwenEnrico Longo

Elisabetta Spaccia Anibaldi

1) I monasteri –

Non si può capire a fondo la storiadella cultura europea senzasottolineare il ruolo fondamentalesvolto dai monasteri per la suaconservazione.

La prima comunità monastica fuorganizzata dal monaco Paconio inEgitto,vicino a Tebe, nel IV secolo, e

quel modo di viverre fondato sugliideali dell’asceticismo si estesesubito in tutto l’Oriente, un secolodopo, il concilio di Calcedoniadettava le regole della vitamonastica.

In Europa, i monasteri sorseroprima in Irlanda, terraevangelizzata da San Patrizio (367 -461 ca.), in seguito in Inghilterra enell’Europa continentale. SanColombano e i suoi discepolievangelizzarono le Gallie e nel VI eVII secolo fondarono importantimonasteri come quello di Luxeuil eSan Gallo.

Infine San Bonifacio, nell’VIIIsecolo, fece lo stesso in Germania.Nel 529 San Benedetto da Norciacreò l’ordine benedettino e,conesso,il primo ambito di riferimentodella vita monastica. I fratiavevano l’obbligo di vivere incomunità e il loro motto era “ora etlabora” (prega e lavora).

Dato che dovevano essereautonomi nel provvedere alproprio fabbisogno, sispecializzarono in beni di consumoe nei monasteri nacquero fattorie ecentri culturali, i soli dell’epoca.

Con la caduta dell’Imperoromano d’Occidente, nel V secolo,questi luoghi di meditazione sitrasformarono in custodi delsapere classico, in cui si studiava eci conservavano la storia e laletteratura dell’antichità, si

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redigevano cronache e si copiavanotesti.

L’ambiente di uno scriptorium emateriale utilizzato –

I locali adibiti alla scrittura eranodetti,appunto, scriptorium.

Il mobilio contenuto all’interno diqueste sale –che di solito potevanocontenere una ventina di banchi - eradavvero scarno,gli scrittoi ( oseggioloni) avevano ognuno unleggio mobile che ne permetteval’inclinazione: un tipo di mobilespesso raffigurato tra i XII e il XIIIsecolo e si trova anche descr itto nellefonti, a dimostrazione della suadiffusione., alcuni scaffali e un piccoloarmadio in cui sono contenuti i libri.

Gli utensili a disposizione erano,all’inizio, lo stilo, una specie dipunzone, e il calamo, una canna conla punta tagliata che, a secondo dellato che si usava, scriveva con untratto grosso o sottile e il raschietto.

- modello di tavoletta di cera puracon bastoncini appuntiti per

scrivervi –

La penna d’oca fece la suacomparsa alla fine del IV secolo erappresentò un grande elementodi progresso.

Modello di penne d’ocae contenitori per inchiostri: vasetti in

terracotta e corno di bue con supporto

Un pezzo di piombo per teneredisteso il foglio.

Quanto ai calamai, all’inizio,erano delle ciotole d’argilla o de imatracci di vetro poi,corna di bueo vasi e ampolle di vetro oterracotta per l’ inchiostro didiverso colore, mollica di pane eraschietti per cancellare, coltelli per

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temperare le penne, tagliare e grattarevia le polveri dei colori, compasso,squadra, riga, il rigatoio a uno e duerighe, le mollette( per stringere la rigafalsa trasparente sotto il foglio) ,candela cera, code di scoiattolo (per ipennelli), carbone,legno e torba (perriscaldare i colori e fabbricare lacolla), forbici, filtri di tessuto perchiarificare i liquidi o separare i colorida soluzioni depuranti, mortai epestelli di porfido, di bronzo o d’oroper la macinazione dei coloriminerali, sacchetti di cuoio,gusci ditartaruga o conchiglie e tavolozze.

Gli strumenti dello scrivano

Al tempo di Carlomagno e perordine di Alcuino da York, un testoscritto a grandi lettere appeso alla paretedello scriptorium ricordava ai monacicopisti i loro doveri:

“Che quivi si seggano coloroche scrivono le parole della sacralegge e gli insegnamenti dei santipadri. Che si guardino dal mescolare iloro propositi frivoli con questeparole. Che realizzino opere corrette eche la loro piuma si diriga per il rettocammino…..E’ un nobile compito lacopia dei libri sacri, e al copista nonsarà tolta la sua ricompensa “.

E questa consisteva nel“coltivare i frutti dello spirito ecuocere il pane celestiale dell’anima”.

Tuttavia, ciò non corrispondevaesattamente al vero.

Il lavoro del copista eradurissimo: che si trattasse discrivere,di leggere,di rubricare oinfine di dipingere,spessol’illuminazione era scarsa e gliocchiali erano a volte uno strumentodi lavoro indispensabile e il lavoroprocedeva al “ritmo” di 5 fogli algiorno.

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2) Distribuzione del lavoro-

Il monaco responsabile, dopo che ilfabbricante (laico) di pergamena gliaveva consegnato i fogli, distribuiva ilavoro: al gruppo dei novizi consegnavai fogli che venivano lisciati e su cuiveniva effettuata la foratura, ovverol’incisione sulla superficie del foglio di

una serie di fori, che servivano comeguida alla rigatura che determinavalo “specchio di scrittura” ed i margini.

Le righe venivano tracciate a seccocon una punta metallica che lasciavaun solco sulla pagina, poi tale righevenivano fatte con una mina dipiombo che le rendeva molto piùvisibili; poi i fogli così lavorati, lipassava al gruppo dei copisti erubricaristi, di seguito al gruppo checura le miniatura e quello per larilegatura.

Tipi di carta : grezza, primalavorazione

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Tipi di carta : grezza , filigrana e concaratteri su foglio punzonato per

sequenza di righe

- L’INCHIOSTRO ED I SUOICOLORI–

L’inchiostro nero è ottenuto dallacombinazione di noce di galla, vetriolo,acqua gommata, qualche volta vino oaceto, o, addirittura, andandoindietro,all'epoca romana era in uso inOccidente anche un altro genere diinchiostro (inchiostro ferrogallico)ottenuto dalle "galle" di alcune piante (lagallozza della quercia, ricca di tanninoed acido tannico), vetriolo (solfato diferro), resine ed acqua, le cuicaratteristiche qualitative e di resistenzalo resero di uso comunissimo.

Ne esistono varie formule ed isuoi componenti, in varia misura,sono stati utilizzati per un'enormequantità di documenti manoscritti estampati (xilografati).

E' uno dei principaliresponsabili della corrosione "neitratti" scritti o stampati, in quantosostanzialmente "acido" e, benchè inorigine abbastanza stabile, alcunimutamenti intrinsechi od estrinsechialla sostanza possono provocarne l adegenerazione sino a produrre la"bruciatura" del supporto , quale chesia.

Molti disegni o scrittiattualmente marroni eranooriginariamente neri, ed il mutamentodi colore prelude al processodegenerativo ed ai possibili danni allospecimen.

Sempre rimanendo in epocaromana, nell’anno 367,in Britannia,alla caduta del Vallo DiAdriano,durante la ritirata, GaioBritannico, comandante dellaSeconda Coorte della XX Legione diRoma, tenne un “diario” che i suoiscribi riportarono su fogli di papiro el’ultimo di questi scribi rimasto invita, Curullo Luscar, scrisse facendoinchiostro con fuliggine e urina.

I colori sono in genere compostida pigmenti uniti a leganti.

I pigmenti possono essereartificiali –ottenuti per reazionichimiche- come il cinabro, compostodi zolfo e argento vivo (il mercurio),

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oppure naturali, i minerali allo statopuro o estratti vegetali.

I minerali –come i lapislazzuli-venivano pestati e ridotti in polvere,quindi decantati in acqua per liberarlidalle impurità e messi a seccare; con isucchi di particolari piante venivanoinvece imbevute pezzuole di lino lasciateseccare e poi strofinaste con il pennellobagnato per stendere il colore.I pigmentivenivano stemperati con sostanze legantie agglutinati: chiara d’uovo, gom maarabica, colla di pelle o di pergamena.

Nel libro “De arte illuminandi”viene consigliata una soluzione digomma arabica, albume e miele “ perlucidare i colori”.

Il fiele di bue dava vivacità eadesione alle tinte, l’orina alcalinizzanteera usata nell’estrazione dei colorivegetali, l’allume di rocca per le lacche.

Uno stesso colore si potevaottenere da sostanze diverse: il coloreblu, per esempio, macinando l’azzurrite,un minerale estratto soprattutto inGermania (chiamato anche azzurro dellaMagna), in Tirolo e in Franciameridionale, o il lapislazzulo, benaltrimenti prezioso che arrivava da unOriente favoloso , « de paese de Tartaria», « in le parte de Damasco e in le partede Cipro » e più verosimilmente dalleminiere del Badakshan descr itte nelMilione di Marco Polo « quivi è unamontagna, ove si cava l’azzurro et è lomigliore e lo più fine del mondo (cap.XXXV).

Il colore verde , sempre nellibro “De arte illuminandi “ … siritrova nei gigli azzurrini, detti iris,che sitrasformano tuttavia, artificialmente, incolore verde purissimo: prendi di questifiori freschi, di primavera , quandofioriscono; pestali in un mortaio di marmoo di rame, e spremine con una pezza ilsucco dentro una scodella invetriata,immergendo nel detto succo a ltre pezzepulite,di lino, bagnate una o due volte inacqua di allume di rocca e poi disseccate.

Quando le pezze siffatte sarannobene imbevute del detto succo digigli,lasciale seccare all’ombra e riponiletra i fogli dei libri,poiché da questo succoconservato in tal modo si fa col giallolinoun verde bellissimo ed eccellente”.

Il colore “ sangue di drago” o“minimum” è l’ossido salino dipiombo, quello che ancora oggi sichiama minio, a volte cinabro, ossia ilsolfuro di mercurio, è una resinaricavata da una particolare famiglia dipalme – e quindi, all’epoca, moltoraro -.

Modello di telaio in legno per rilegaturacon fogli ivi assemblati

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Modello di libro con “piatti in legno” pervisione di rilegatura a bifolia e filo e pelle

– carta usata: filigrana

Modello di libri con “piatti in legno” pervisione di rilegatura a bifolia e filo e pelle

– carta usata: filigrana -e modello di “blocco notes” portatile con

fodero e chiusura in pellevasetto in terracotta per inchiostr i

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Materiali e Tecniche dellaproduzione dei Manoscritti

la Penna

La familiare e tradizionale immaginedel copista medievale al lavoro sultesto con la sua penna d’oca èabbastanza corretta. Gli inchiostridell’epoca erano maggiormente densie gelatinosi rispetto a quelliattualmente in commercio ma,mentre, abbiamo numerose ricettemedievali per la fabbricazione degliinchiostri mancano assolutamenteistruzioni per la produzione dellepenne. Ogni letterato doveva q uindiessere in grado di prepararsi da solole proprie penne e non vi era cosìnecessità alcuna di descriverne lapreparazione. La lavorazione dellepenne d’oca per ottenere dei penninidoveva essere un’attività talmenteovvia e familiare per tutti gliintellettuali, dall’Antico Egitto finoall’Inghilterra del XIX secolo, da nonmeritare nessuna menzione. Le piumemigliori si ricavavano dalle remigantidi oca o cigno. È stato sostenutoqualche volta che le grafie minutevenissero realizzate mediante l’uso d ipiume di corvo o cornacchia. Ciòsarebbe anche potuto essere possibileperò occorre considerare la difficoltàdi maneggiare una penna tantopiccola, in special modo quando siscrivesse una Bibbia di mille pagine, ele grafie minute, in fin dei conti, sisarebbero potute ottenere con unapenna grande la cui punto fosse più

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finemente tagliata. I tacchini produconole penne migliori ma erano naturalmentesconosciuti all’Europa medievale.

Due penne d’oca ed una di giunco.La penna sul lato superiore è s tata

adoperata per stendere l’intonaco, coloratocon dell’argilla rosa, mentre le due penne in

basso sono sporche di inchiostro.

Per un copista destrimane la pennamaggiormente confortevole per luidoveva possedere una curva naturalesulla destra. Doveva quindi proveniredall’ala sinistra dell’uccello. Innanzitutto, la punta finale veniva pulita e lamaggior parte della peluria eliminata ed,infatti, le rappresentazioni medievalidegli scrivani mostrano soltanto il fustobianco e ricurvo. Le piume degli u ccelliappena strappate o quelle trovate sullespiagge sono troppo flessibili e devono,quindi, essere rese più dure. Per far ciòqueste potevano essere o lasciate aseccarsi per qualche mese o bagnate inacqua ed in seguito spente in vaschettepiene di sabbia incandescente perqualche minuto.

A questo punto la grassa pellicolaesterna al fusto ed il midollo interno adesso possono essere facilmente eliminatie ciò che resta è un semplice tubotrasparente e vuoto. La punta vieneaffilata da entrambi i lati mediante uncorto coltello affilato - coltello da penna

– nella forma di pennino. Poi vieneammorbidita fra le mani (con unmovimento simile a quello che si faper pelare le patate) e una piccolafessura viene aperta al centro delpennino. Infine, tenendo la penna colpennino fermamente appoggiato suuna superficie, il copista taglia laparte estrema del penninorimuovendo una porzione di circa unmillimetro per produrre un tagliosquadrato e pulito.

Il copista medievalesicuramente preparava la sua pennaabbastanza velocemente e senzagrandi sforzi.

Il taglio finale del penninodoveva essere ripetuto più volte nelcorso della stesura di un manoscrittodal momento che la fessura sullapunta tendeva ad allargarsi a causadell’uso.

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S. Marco ritratto in un Libro delle Ore francese diepoca rinascimentale come uno scrivano che haappena affilato la punta della sua penna e, dopoaverne ricontrollato l’efficienza, si appresta ad

intingerla nell’inchiostro

Manoscritti MiniatiBreve Storia

Per una breve storia dei manoscrittiminiati

I primi manoscritti miniati edillustrati datano all V sec. d.C.,tuttavia libri e rotoli venivanodecorati anche in epoca classica.Infatti, è plausibile che i rotoli dipapiro fossero decorati nell’anticoEgitto ed in Grecia; inoltre, autorilatini quali Varrone e Marziale,riferiscono dell’esistenza di ritrattidegli autori all’interno dei manoscrittiRomani. La grande diffusione dellapratica di illustrare i manoscritti ècomunque una conseguenzadell’invenzione del libro vero eproprio, ovvero, il passaggio dalrotolo di papiro ai codici consistentiin fogli di pergamena rilegati insieme.Questo cambiamento prese piede inun periodo compreso fra il II ed il IVsecolo d.C. L’arte di illustrare imanoscritti rimase un’arte fiorentealmeno fino al XVI secolo quando icodici manoscritti riccamente decorativennero lentamente sostituiti dai libristampati.

2. Gli Artisti e le opere

Durante l’Alto Medioevo, lamaggior parte degli autori diminiature erano monaci – raramentemonache, membri del clero secolare olaici – che lavoravano negli scrittoriadei monasteri a fianco degli scribi oscriptores che erano di solito monacianch’essi.

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Questi artisti illustrarono diversevarietà di manoscritti quali i librinecessari al servizio liturgico, quelli perla devozione privata, così come lenumerose letture, comprese quellesecolari, che costituivano il patrimonioculturale del periodo ereditatodall’antichità. Nonostante che nel BassoMedioevo, ed anche durante ilRinascimento, i manoscritticontinuassero ad essere illustrati edecorati in monasteri e conventi (a talproposito occorre ricordare che nei PaesiBassi del XV secolo furonoparticolarmente attivi i Certosini ed iConfratelli della Vita Comune),numerosi miniaturisti erano ormaiartigiani laici specializzati chelavoravano secondo una tipicaorganizzazione di bottega, con l’aiuto dicollaboratori ed apprendisti. Infatti, già apartire dall’XI e XII secolo fanno la lorocomparsa lavoratori laici salariati chevenivano chiamati ad operare all’internodei monasteri per il breve periodonecessari all’esecuzione del lavoro loroaffidato. La maggior parte degli artigianiprofessionisti impegnati nelladecorazione dei manoscritti lavoravaesclusivamente sulle miniature maalcuni erano impegnati anche nellarealizzazione di opere su più larga scala

come affreschi e pale di altare. Questistessi artigiani erano solitamentemembri delle corporazioni dei pittorio di quelle interessate allacommercializzazione dei libri(scrivani, rilegatori, librai) ma lasituazione variava da città a città.

Everwinus, unapprendista del XIIsecolo, siedeesercitandosi nellaesecuzione didecorazioni florealimentre il suo maestroIldeberto distoglieimprovvisamente losguardo dal suo benequipaggiato tavolo dalavoro per imprecarecontro un topo che gliha appena rubato il suoformaggio. Agostino, DeCivitate Dei. Prima metàdel XII secolo

Fino al BassoMedioevo, lagran partedegliartigianiprofessionisti impegnatinelladecorazionedeimanoscrittirimanevaanonima,infatti, nonci sonopervenutefirme certediillustratoriprimadell’VIII/IXsecoloperiodo peril qualepossediamodueautografi. Alcontrario, gliscrivaniiniziarono afirmare con ipropri nomialmeno apartire dal586 come

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indica il casodel Vangelodi Rabula.

Anche se lamancanza difirme diartisti puòessere messain relazioneal fatto che,in alcunicasi, ilcopista el’illustratoreerano lastessa emedesimapersona(come nelcaso delVangelo diLindisfarnescritto dalvescovoEadfrith nel716), bisognatenerpresente chetali autografirimangonopocofrequentifino al BassoMedioevo.Grazie alcontinuomiglioramento dellacondizionedell’artista,che passadallo status

di sempliceartigiano aquello diartistariconosciuto,gli stessiminiaturistidecoratoriiniziarono aprenderemaggiorecoscienzadella loroposizionesociale. Nona caso,proprio apartire dalXII secolo, sipuò notarenon solo unaumentodelle firmein calce alleopere ma,altresì, ilfatto chel’autorappresentazione deglistessi artisticominciassead essere uneventomaggiormente frequente

Con il XIII secolo, il numero didocumenti sopravvissuti e giunti finoa noi anche se di naturaessenzialmente giurisprudenziale

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(contratti, cartelle esattoriali), aumenta e,quindi, si amplia considerevolmente laquantità di informazioni a disposizioneintorno agli artisti laici. Le maggioriinformazioni sui miniaturist i,naturalmente provengono da quelle cittànelle quali la produzione di libri emanoscritti rappresentavaun’occupazione economica di assolutarilevanza. Le città universitarie, qualiBologna, Parigi, Oxford e Cambridge,essendo i centri più importanti per ilcommercio e la produzione dei libri e deimanoscritti, giocarono, infatti, un ruolofondamentale nella storia dell’editoria.In principio, durante la fase iniziale dellatradizione della decorazione deimanoscritti, il miniaturista venivapersonalmente istruito all’interno delmonastero, benché esistessero già alcunimanuali tecnici sull’argomento. Inseguito, aumentando il numero degliartefici laici, il conseguimento dellenecessarie abilità tecniche avvenivaattraverso l’apprendistato di bottega,seguendo le regole dettate dallacorporazione d’appartenenza.

Spesso i miniaturisti si dividevanofra loro i diversi compiti necessari allarealizzazione di un opera. Infatti, idifferenti stadi dell’esecuzionedell’opera potevano essere eseguiti damembri diversi di una medesimabottega; il maestro d’officina era,comunque, responsabile per larealizzazione delle parti più complesse efondamentali, quali il disegno dellastruttura stessa della miniatura, mentreagli apprendisti, erano riservati compitisemplicemente meccanici e menodifficoltosi, benché noiosi e faticosi,come la preparazione della base o il

rafforzamento a inchiostro deldisegno della struttura dellaminiatura di cui sopra. In alcuneoccasioni, vari fogli di un codiceancora non rilegati potevano essereaffidati per la decorazione a diversiminiatori. In tal caso, si dovevaprestare un grande attenzione allaarmonizzazione globale del lavoro.

L’iniziale istoriata“P” della parola

Prevaricatus dallaBibbia (circa1300).

Lo stesso si puòdire avvenissenella situazionein cui unprogettoiniziato e nonportato acompimentovenisse affidatoad altri artistiper il suocompletamento:il programmadecorativoiniziale eradunque seguitoil piùfedelmentepossibile, grazieanche aglischizzi dellastruttura delleminiaturepresenti. Unesempioquattrocentescofamoso di talestato di cose è illavoro dicompletamentofatto da JeanColombedell’opera dei

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fratelliLimbourgintitolata TrèsRiches Heuresdel Duca diBerry. JeanColombe,infatti,mantenneesattamente lastruttura dellacomposizioneoriginaleprobabilmenteanche su ordinedel possessoredel celebreLibro delle Ore.Le miniature ele decorazionipotevanolargamentevariare incomplessità edifficoltà direalizzazione; lapiù sempliceornamentazioneera quella deimargini, ovveroi marginalia,anche se questistessi potevanoa volte essereassai intricatirappresentandofigurecomplesse dianimali, mostrie caratteriumani.

Le lettere

iniziali di untesto eranomolto spessodecorate,sovente con unascena, nellaqual casovengonochiamateiniziali istoriate.

Le miniature maggiormenteambiziose riempivano un quarto, unametà o addirittura l’interezza di unapagina. A causa della loro figuraquadrata, queste miniature moltevolte imitavano la configurazionedelle pitture su larga scala. Iminiaturisti facevano anche largo usodi libri di modelli dai quali ricavanoforme e disegni per le loro proprieminiature.

I libri contenti i modellisolitamente racchiudevano vari studisul mondo del vivente e copie di ognisorta di rappresentazioni artistiche, efrequentemente passavano da artistaad artista o da bottega e a bottega. Nelcorso del Tardo Medioevo, alcuni libricontenti i modelli estremamente benfatti potrebbero anche aver assolto lafunzione di articoli pubblicitari permostrare alla potenziale committenzale capacità dell’artefice. Nello stessoperiodo, furono prodotti per ilmercato d’arte e, a volte, perl’esportazione, dei fogli singolicontenenti miniature che, in seguito,sarebbero state inserite in codici giàrilegati come decorazione. Tuttavia,

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questa pratica destabilizzava laposizione delle botteghe permanentitanto che le corporazioni forzarono gliautori di miniature a marcare le proprieproduzioni con un sigillo proibendo , alcontempo, l’importazione di fogli singoliminiati dall’esterno. Un decreto delgenere venne emanato dalla città diBruges nel 1426. Tutti i manoscrittiminiati ed illustrati ebbero sempregrande circolazione e furonocontinuamente copiati. In particol are,quelli suntuosamente decorati venivanoregalati come doni diplomatici o permatrimoni. Ogni studioso o monaco inviaggio portava con se i propri libri perdonarli infine alla propria bibliotecamadre.

Struttura del LibroStruttura del testo

La struttura dei libri modernisegue determinate convenzioni che nesemplificano le possibilità diconsultazione. Infatti, anche quando nonlo si legga per intero ci si aspetta diricevere notizie su un determinato libroattraverso l’esame di alcuni elementiformali presenti in quasi tutti i libri qualiil titolo, il nome dell’autore, l’indice, lapremessa (introduzione, prefazione), lenote etc. Oltre a ciò, questi elementiformali sono sempre posizionati in unordine universalmente accettatoall’interno di un dato volume. Adesempio, il nome dell’autore (o delcuratore), il titolo del libro ed il nomedella casa editrice si trovano solitamentesulla copertina o nella prima pagina delvolume stesso; l’introduzione dell’autoreper i lettori è sempre posta primadell’inizio del corpo del testo vero e

proprio; l’indice si trova o all’inizio oal termine del libro e le annotazionibibliografiche ed i commenti sonoposizionate vuoi a piè di ogni pagina,vuoi al termine del testo.

I codici manoscritti medievaliseguivano delle regole simili anche senon proprio le medesime. Anche inquest’epoca, infatti, ogni libroiniziava con il titolo e con il nomedell’autore, quando fosse conosciuto.

Frontespizio delVangelo secondo

Marco.

Frontespizio delleEpistole di

Gregorio Magnodel XII secolo che

riporta il titolodell’opera ed il

ritrattodell’autore.

A volte, la prima pagina di unmanoscritto riportava unasubscriptio, ovvero una iscrizioneindicante il luogo e/o la data di

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pubblicazione del libro e/o il nome delloscrivano o del committente.

Explicit e Colophon diun vangelo apocrifodatato 1506.

Tanto lasubscriptioquanto ilcolofone, unenunciato delmedesimocontenutodelprecedentesolo postoalla fine dellibro, quasi afare daspecchio allasubscriptio,sonoelementifacoltativiche appaiononei librimedievalisolosporadicamente. Perl’editoriarinascimentale i colofonisonomaggiormente frequentidellesubscriptio e,per i primilibri astampa, icolofonirappresentavano il

simbolo omarchiodella casaeditrice.Entrambiquestielementipossonoessereutilizzati perdefinirel’origine diundeterminatomanoscritto.“Incipit”,ovveroinizia, è laformula cheindical’attacco deltesto.

Nei codici nei quali sono riportatidiversi testi (i quattro Vangeli, oun’antologia di sermoni) solitamentesi trovano altrettanti incipit di quantosono i testi.

L’incipit viene a volte confuso con iltitolo o con la subscriptio per ilsemplice motivo che tutti comincianocon la parola incipit.

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L’incipitserve inquesto casoanche daletterainiziale.TalidecorazionineimanoscrittiNortumbro-Irlandesisvolgevanoanche lafunzione diintroduzione allesingoleparti deltesto e, alcontempo,ripartivanola pagina insezioni cherendevano,anchevisivamente, più facilelaconsultazione. L’iniziodelVangelosecondoGiovannidiEchternach,prodottopressoLinidisfarne, intornoal 700.

Per la stessa ragione explicit,letteralmente “spiegato”, una formulache indica la fine del testo o di unasezione di esso, è spesso confusa conil colofone.

Explicit Explicit di unSermone dellametà dell’VIII

secolo.

I manoscritti che venivanoacquisiti per le biblioteche,monastiche o secolari che fossero,erano sovente marcati con un bolloche ne segnalava l’appartenenza a duna particolare collezione o persona.

Questi sigilli, detti exlibris, sono solitamente postiall’inizio del manoscritto erappresentano una fonte diinestimabile valore perindividuare la provenienza deimanoscritti stessi.

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Ex Libris dell’Abbazia di S. Vittore suun manoscritto di una Bibbia della

metà del XIII secolo..

Ex libris del Duca di Berry, circa 1410.

L’indice o lo schema analitico delcontenuto di un volume, fece la suacomparsa come conseguenza di unanuova inclinazione verso la lettu ra.Prima che intervenisse tale cambiamentoi libri venivano letti senza soluzione dicontinuità dall’inizio alla fine. Questoera il modo di leggere meditativo tipicodell’ambiente monastico che non avevaalcuna necessità di dover rapidamentericonoscere e trovare una sezioneparticolare di un determinato libro. Conil XII secolo e la nascita del pensiero edel metodo di studio della Scolastica, ladisposizione verso la lettura conobbe un

profondo mutamento. Studenti,professori e predicatori, infatti,intendevano il libro più come unostrumento dal quale attingereinformazioni e citazioni che comesemplice oggetto di lettura.

Questi nuovi lettori volevano edovevano essere in grado dieffettuare una rapida ricerca perargomenti in qualsiasi testo,tralasciando le parti che non erano diloro interesse. L’esistenza di un indicepreliminare al testo divenne, quindi,un elemento fondamentale per ognicodice a partire dal XII secolo in poi.All’inizio gli indici erano dellesemplici liste di titoli di capitoli ma inseguito diventarono schemi ragionatidegli argomenti contenuti nel libro.

Indice di un Antologiadi Sermoni del tardo

XIII secolo.

Questo è ilcaso deiDecreti diGraziano, uncomplessotesto digiurisprudenza, cheincludevanon solol’elenco delnumero e deltitolo deicapitoli maanche unatavolasinottica con icompendidegliargomenti

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discussi inogni capitoloe paragrafo.Lanumerazionedelle pagine èuna praticache sisviluppò sologradualmentenell’ambitodeimanoscrittimedievali.All’inizio isoli Quadernieranosegnalatiattraversol’uso diparole chiaveocontrassegni.Ilcontrassegnoerasolitamente laprima paroladella primalinea delQuadernoseguente eveniva scrittosul margine,nell’angolobasso a destradell’ultimofoglio versodel Quadernoprecedente.Più tardivenne

introdotta lanorma diindicare lasequenza deiQuaderni connumeri olettere.L’insieme diquesti segniera annotatodallo stessocopista autoredel testo inmodo che ilrilegatorefosse in gradodi rilegare idiversiQuadernicorrettamentefra loro.

Due fattori portarono alla definitivaaccettazione del metodi dellanumerazione dei fogli: lo sviluppodegli scrittoria e il cambiamento dellafunzione del libro. Fra XII e XIIIsecolo, infatti, il numero delle perso necoinvolte nella industria dell’editoriaera notevolmente aumentato:rubricatori, miniaturisti, correttoriintervenivano tutti nella creazione diun libro. Una tale complessità diprocedure non poteva che aumentareil pericolo di confondere la posizionenon solo dei Quaderni ma anche deibifolia all’interno degli stessiQuaderni. D’altro canto, le nuovegenerazioni di lettori a partire dalsecolo XII avevano la pretesa di poterrintracciare facilmente e velocementein un libro qualsivoglia informazionee citazione.

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La numerazione dei fogli di unmanoscritto si ha quando sonoassegnati numeri solo al recto di unfoglio. Questo metodo, usato raramentegià nell’Antichità, diventò la regola apartire dal XII secolo.

Tuttavia, esistevano diversimetodi. Uno di essi consisteva nelcontrassegnare i fogli con unacombinazione di lettere, numeri, o altrisegni (asterischi, punti, cerchi, croci etc.)dove in primo luogo era dato il numerodel Quaderno, e di seguito il numero delfoglio all’interno del proprio Quaderno:Ai, Aii, Aiii to Aviii, Bi, Bii, etc. Questisegni erano posti nel mezzo del marginebasso del foglio e qualche volta anchedecorati. Non era quindi più compito delcopista l’indicare le sequenza dei fogli:questo lavoro veniva adesso svolto dauno specialista dopo che il testo era statocompletamente ricopiato, decorato ecorretto.

La numerazione continua dellepagine di un manoscritto si ha nelmomento in cui tanto al recto quanto alverso di un foglio vengono assegnati deinumeri sequenziali (ad esempio da 1 a348). Questo tipo di numerazioneapparve nel XII secolo e divenne comuneper tutto il Basso Medioevo.

Oltre alla foliazione ed allanumerazione delle pagine, per aiutare laricerca delle citazioni in certi libri diargomento liturgico venivano numerateanche le colonne (nel caso vi fossero piùdi una colonna per pagina) ed anche lerighe.

Materiali e Tecniche dellaproduzione dei Manoscritti

la Pergamena

La pergamena è un materialeottenuto attraverso la lavorazionedella pelle degli animali. Il processoche nel medioevo trasformava lapelliccia di un animale in un materialebianco e pulito pronto per essereutilizzato come supporto per scrivereun manoscritto era affidato ad unospecialista, il percamenarius, e cioè ilproduttore di pergamena.

Nel Tardo Medioevo, iproduttori di pergamena avevano unaposizione affermata fra gli artigiani edi commercianti di ogni città.

Un monaco ispeziona unfoglio di pergamena chesta per acquistare da unrivenditore comerappresentato in unalettera iniziale di unmanoscritto tedesco delXIII secolo. In secondopiano, si possono notare la

Nell’usocomune, iterminipergamena e vellosonointercambiabili. Indettaglio,però, laparolapergamena, di solitopergamenum nelLatinomedievale, derivadal nomedella cittàdi

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mezzaluna ed il telaio dilegno su cui è stesa la pelledi proprietà dell’artigiano.

Pergamo ilcui reEumenes,secondoquantodetto daPlinio,avrebbeinventatotalematerialenel IIsecolo a.C.duranteunembargocommerciale sulpapiro.Ancora, ilterminevellum,che ha lamedesimaradicedellaparolavitellum,ovverovitello ovacca inLatino,riscontrabile anchenelFranceseveau,indicaesclusivamente ilmaterialeper

scriverericavatodalla pelledi vacca.Tuttavia,senza unostudiomicroscopico edermatologico èpraticamenteimpossibilediscernerelaprovenienzaspecificadi unapelle giàtrattata. Lapreparazione dellapergamena è unprocessolento ecomplicato. Gliantichimanualiartigianalisottolineano come lascelta diuna buonapelle siacruciale.Durante ilMedioevo,

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infatti, glianimalidomesticisoffrivanodi diversemalattiepunture diinsetti cheavrebberopotutolasciaretracceindelebilisulla pelledell’animale unavoltascuoiato.

Inoltre, il lavoratore di pergamenache cercava nel macello le eventuali pellia disposizione, doveva anche tener contodel colore originario del mantello datoche questo si riflette, in seguito, sullasuperficie finale della pergamena: ilmantello di una vacca o di una pecorabianche tenderà a produrre unapergamena bianca, e le ombre marroni,esteticamente piacevoli, che siintravedono sulla superficie di unapergamena possono essere dovuteall’uso della pelle di vacche o caprechiazzate.

Il processo di lavorazione vero eproprio procedeva nel modo seguente:in primo luogo, la pelle andava lavata inacqua fredda corrente per un giorno eduna notte, secondo una fonte, osemplicemente finche non fosse pulita,secondo un’altra. Appena la pellecomincia a marcire, i peli cadononaturalmente. Nei paesi caldi la pelle

ancora fradicia poteva essere lasciataal sole per facilitare tale processo.

Un moderno produttore dipergamena mentre stira lapelle ancora bagnata su untelaio di legno, attaccandoad esso i bordi della pelleper mezzo di ganciregolabili.

Di solito,tuttavia, ilprocesso didepilazione èindottoartificialmente attraversoun lavaggioin vasche dipietra o legnoin unasoluzione diacqua e calceche dura daitre ai diecigiorniavendol’accortezzadirimescolarefrequentemente il liquidonel cassonecon un palodi legno. Unaalla volte lepelli bagnatee scivolosesono tiratefuori e stesecon la partepelosa su untelaio ligneocurvo aforma discudo. Aquesto puntocon l’ausiliodi un coltelloricurvo con

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manici dilegno perogni lato,vengonograttati via ipeli e vienealla luce lapellecompletamente depilata,risultandorosa dove ilpelo erabianco emaggiormente chiaro doveera marrone.Quando èpossibileanche lasuperficiedella cute,ovveroepidermide,vieneeliminata.Questa partedellapergamena,sulla qualec’era unavolta il pelo,è nota comela partecorrugatadella stessa.In seguito, lapelle depilatae pulita èancora unavoltasciacquata

per due o tregiorni inacqua frescaper liberarladai residui dicalce. In unaseconda fasedel processodilavorazione,la pelle cosìtrattata vienefinalmentetrasformatainpergamena.Questo siconcentrasulleoperazioni diessiccaggio estiratura dellapelle, cheavviene su untelaio dilegno.

La pelle non conciata, floscia ebagnata, a causa del suo ultimorisciacquo, viene stesa in tutta la sualunghezza su un telaio. Questo puòessere tanto di forma circolare quantorettangolare. La pelle, tuttavia, nonpoteva essere appesa sul telaiomediante cucitura in quantoseccandosi si ritira e così i marginifinirebbero per strapparsi (inoltre itelai che venivano in continuazioneriusati sarebbero divenuti inservibili

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qualora fossero stati crivellati di buchiper le cuciture); perciò, il Lavoratore diPergamena distendeva la s tessaattraverso l’uso di corde connesse amorsetti di legno regolabili.

Ad intervalli di pochi centimetril’uno dall’altro, l’artigiano metteva deipiccoli ciottoli o sassi levigati chevenivano avvolti nel margine dellastessa pergamena così da formare deipiccoli nodi chiusi per mezzo di unacorda. L’altro capo della stessa cordaveniva assicurata ai morsetti regolabilidel telaio. Uno per uno questi nodi e lecorde sono posizionati tutto intorno finoa che tutta la struttura assomiglia ad untrampolino verticale, mentre i morsettiregolabili vengono stretti per tirare lapelle.

I buchi naturali nei fogli dipergamena utilizzati per imanoscritti sembranoessere piuttostofrequenti nellaproduzione editorialemonastica dal

Tirandosi lapelle, ognipiccolo foro ofessuracreatasi nelcorso delladepilazione escorticamento,allargandosi,prendevaformacircolare.Infatti, non èraroincontrareproprioquesto tipo difori nellepagine o suimargini deimanoscritti

momento che gli stessimonaci non potevanopermettersi (o non sicuravano di avere)pergamene perfette,non danneggiatesinelle precedenti fasi dilavorazione. Il copistadoveva, dunque,scrivere tutto intorno albuco stesso, comemostrato da questapagina probabilmentemanoscritta pressol’Abbazia diGloucestershire.

medievali. Sel’artigiano sirendevaconto intempo dellapresenza ditali fessurepotevatentare diporvi rimediocucendo i duelembiaffinché ilforo non siallargassemaggiormente; in qualchecaso èpossibilenotare sullepagine deimanoscrittidei buchiintorno aiquali sinotano segnidi cucitura,fatto cheindica untentativo diriparazionenon andato abuon fine,essendosi lafessurariaperta sottola pressionedel tiraggio.A questopunto la pelleè piana egommosa ma

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ancorabagnata.L’artigianoall’inizio lamantieneumidagettandolesopra secchidi acquacalda. Inseguito iniziaa grattarlavigorosamente per mezzodi un coltelloricurvo conun manicocentrale. Uncoltello drittoavrebbe,infatti, unangolo diincidenzatroppo acutosullapergamena epotrebbequinditagliarla. Lamezzaluna,chiamata inlatinolunellum, eralo strumentoprincipe delLavoratore diPergamenacon il qualeviene, infatti,spessoritrattonell’iconograf

ia medievale;questo venivaadoperato perscorticareentrambi i latidellapergamena,particolarmente alla Partedella pelle(interna).

Procedendo il lavoro, l’artigianoè costantemente impegnato a tirare imorsetti regolabili e a tenerli fissimediante martellatura. Finalmentealla pelle è consentito asciugarsi sultelaio e, nel corso di tale processotirandosi diviene sempre più piatta.

Quando è completamente seccala depilazione e la scorticaturaricominciano. A questo punto la pelleè tesa come quella di un tamburo e ilrumore provocato dal coltello sullapelle è notevole.

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Una rivendita dipergamena così comeillustrata in una cronacaitaliana del secolo XI.Mentre un uomo stariducendo la pelle infogli rettangolari, unaltro sta trattando altrifogli con la calce perrenderli adatti allascrittura. La mercestipata sugli scaffalicomprende tanto rotoliquanto pacchi di fogligià pronti.

Nei primitempi,quando laproduzionedipergamenaera affidataai solimonasteri, lapergamenaera assaispessa ma, apartire dalXIII secoloera divenutalevigata efina come untessuto. Lapartegranulosa,dove untempo eranoi pelidell’animale,dovevaessere benspellata,specialmenteinquest’ultimostadio, pereliminareogni riflessovitreo,insoddisfacente comesuperficieper lascrittura. Aquesto puntoil fogliopoteva essere

sciolto daltelaio. Lapergamena,ormai secca,fina edopaca,poteva cosìesserearrotolataper essereconservata ovenduta.Probabilmente, quando gliscrivani o ilibraimedievaliacquistavanodella pelle daunLavoratore diPergamena,essa eraproprio inquesto stato,non ancoralucidata edammorbidita,attraversol’uso delgesso, peressere prontaper lascrittura. Iprezzi dellapergamenavariavanograndemente, ma i foglivenivanogeneralmentevenduti a

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dozzine.

Lapergamena èun materialeestremamente duraturo,molto piùdellasemplicepelle. Può,infatti,resistere permigliaia dianni inperfettecondizioni.Unapergamenadi buonaqualità èmorbida, finae vellutata esi piega confacilità. Lapartemaggiormente granulosa,dove unavolta era ilpelo, è disolito dicolore piùscuro: colorcrema ogiallo (nelcaso dellapelle dipecora), omarrone perla pelle dicapra.

Materiali e Tecniche dellaproduzione dei Manoscritti

la Carta

Vi sono numerosi manoscrittimedievali scritti su carta. Già nel XVsecolo i piccoli libri economici per ipreti e gli studenti erano fatti di cartapiù che di pergamena.

Ma anche le librerie degliaristocratici possedevano libri sucarta.

Alcuni manoscritti di carta sonosopravvissuti con i entrambi i fogliesterni dei fascicoli di pergamena,forse perché la pergamena essendopiù resistente proteggeva meglioqueste parti che erano maggiormentesottoposte all’usura.

La carta fu un’invenzionecinese, risalente forse al II secolo equesta tecnica di produzione impiegòcirca mille anni per giungere,attraverso il mondo arabo, inOccidente.

A partire dal XIII secolo c’eranomulini per la produzione di carta inSpagna, Italia ed in Francia dal 1340,in Germania dal 1390 maprobabilmente, non per l’Inghilterradove occorre attendere il tardo XVsecolo.

La carta era esportata dai luoghidi produzione in tutta Europa

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Intorno al 1400 la carta divenne unmezzo comune per piccoli volumi disermoni, libri di testo economici,opuscoli popolari e così via.

Non più tardi del 1480 una regoladell’Università di Cambridge prevedevache i soli libri di pergamena fosseroaccessibili al prestito. La carta veniva,dunque, considerato materialeirrilevante.

Fu con l’invenzione della stampanegli anni cinquanta del XV secolo atrasformare il mercato ed il volume diproduzione della carta tanto daabbatterne i costi e da farne, nel tardoXV secolo, il supporto per tutti i libri aparte i più lussuosi.

La carta medievale era fatta da cenci dilino. È infatti maggiormente resistente eduratura della carta moderna a base dipolpa di legno e gli scrivani del XVsecolo si sbagliavano nel considerarescarsa la sua affidabilità. La carta dicenci veniva fatta come segue: gli straccibianchi erano selezionati e lav atiminuziosamente in una tinozza conbuchi di drenaggio e poi lasciati afermentare per quattro o cinque giorni.In seguito, i cenci che vannodisintegrandosi sono tagliati a pezzi ebattuti per alcune ore in acqua corrente,lasciati macerare per una sett imana e poi

battuti ancora e così via per moltealtre volte fino al momento in cui sitrasforma in una polpa fluida. Alloraviene versata in una grande tinozza.

Localizzazione deibolli di filigrana suuna pagina:A. folio, B. in quarto,C.in octavo

Un telaio difili venivaimmerso nellavasca e , unavolta estratto,tirava su unapellicola difibre bagnate;poi venivascosso eliberato dallesgocciolature efinalmentesvuotato su unpanno di feltro.Su di esso siponeva unaltro panno difeltro e cosìogni foglioumido venivaposizionatoall’interno diuna strutturafatta di strati difogli di carta edi panni feltroalternati. Inseguito, questastrutturamultistratovenivapressata pertogliere l’acquain eccesso ed ifogli di carta

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rimossi e postiad asciugare.Una voltapronti, i foglivenivanoimbozzimatiattraversol’immersionein una collaanimaleottenutadall’ebollizionedi scarti dipellame.

L’imbozzimatura rendeva lacarte menoassorbente e leconsentiva ditrattenerel’inchiostro. Inquesto stadio, ifogli potevanoesserenuovamentepressate peressere resimaggiormentepiani. Qualchevolta, inparticolarenell’Italia delnord est(certamentesottol’influenzaaraba) la cartaveniva lucidataper mezzo diuna pietralevigata perottenere una

superficielucida. Accadeche il telaiolasci dellerighe nei puntidove la polpadi carta era piùfina e, a partiredal 1300, iproduttori dicarta europeiiniziarono adinserirenell’intrecciodel telaio deibolli in modoche immaginidivertenti oemblematichefosseroanch’esseimpresse nellospessore dellacarta.

Questi marchi erano invisibiliquando il foglio era steso o piegato inun libro ma risultavano ben visibilicontroluce. Questo tipo di filigranadivenne pian piano un mezzo perdistinguere i diversi mercati e luoghidi produzione della carta.

Prima che uno scriba medievalepotesse iniziare a scrivere unmanoscritto occorreva decidere seusare carta o pergamena. La cartaera più economica e leggera avendoanche il vantaggio di venir forni tagià nell’esatto formato necessario. Lapergamena, ritenuta maggiormenteresistente, possedeva anche unasuperficie rugosa che permetteva

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una maggiore flessibilità nell’uso dellapenna rispetto alla piattezza della carta.I manoscritti più belli ed elabo ratierano, quindi, prodotti con lapergamena, che era infatti utilizzata peri Libri della Ore e ed altri libritradizionali destinati ad una lunga vita.

La pergamena e la carta così comevenivano finiti dai lavoratori dellapergamena o da quelli della carta eranoforniti in grandi fogli rettangolari. Unlibro non è fatto di singole pagine ma dipaia di fogli ovvero bifolia. Diversi paiadi fogli sono assemblati assieme unodentro l’atro, piegati verticalmente finoalla metà e possono essere incollati ne lmezzo della piega centrale per ottenereun libro nella sua forma più semplice.Ognuna di queste giunzioni di bifoliaripiegati è detto fascicolo o quaderno.Generalmente tutti i manoscrittimedievali sono costituiti da fascicoli.Un manoscritto è un’enti tà formatadall’assemblamento in sequenza diunità più piccole. Scrivani e miniaturistilavoravano un fascicolo per volta.Esaminando oggi un manoscrittomedievale, il primo compito deveessere quello di scrutare il centro dellostesso per individuare le legature ecomprendere dove fisicamente inizianoe finiscono i diversi fascicoli. Unfascicolo è di solito costituito da ottofogli ovvero da quattro bifolia. Neiprimi manoscritti irlandesi e nei libriitaliani del XV secolo i fascicolipotevano spesso essere di dieci fogli. Lepiccolissime Bibbie del tredicesimosecolo, che utilizzavano pergamenaestremamente fina, erano solitamentefatte con fascicoli costituiti da dodici,sedici o anche ventiquattro fogli. Alle

volte un libro era fattoprincipalmente di fascicoli da ottofogli ma finiva con uno di sei o diecipoiché la conclusione del testo vientrava più comodamente. Altrevolte, all’interno di un medesimomanoscritto potevano trovarsifascicoli di lunghezza irregolare e ciòindica come il libro venneeffettivamente assemblato.

Come già detto, esistono notevolidifferenze fra i due lati dellapergamena, la Parte della pelle(interna) e la Parte del Pelo. Anchenella carta prodotta a mano, ad unattento esame, è possibileindividuare da quale parte lafiligrana e le tracce del telaiovennero impresse. Praticamentesenza eccezioni, lungo una storia diproduzione editoriale europea dioltre mille anni, in ogni possibilecircostanza, le superfici delle paginecorrispondevano: la Parte della pelle(interna) era di fronte alla Parte dellapelle (interna)), e la Parte del Pelocollimava con la Parte del Pelo, e perla carta, la parte filigranata era difronte ad un’altra. È un fattostraordinariamente costante edanche sorprendente in quanto imanuali dell’arte no ne fannomenzione alcuna. Un’interruzione ditale regolare sequenza è così raro dapoter essere considerata senzadubbio una della prime indicazioniche nel manoscritto mancano alcunepagine.

Se prendiamo un foglio di cartaordinario dalla forma oblun ga,colorato o comunque in qualche

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modo marcato da una sola parte, e lo sidepone orizzontalmente su una tavolacon la parte colorata in alto, e poi lo sipieghi centralmente a metà secondo lasua altezza verticale, la forma cosìottenuta sarà detta foglio. Se adesso losi piega ancora una volta a metà,piegandolo secondo la sua metàorizzontale, resta oblungo mamaggiormente quadrato ed il suoformato si dice quarto, poiché ècomposto da quattro spessori ripiegati.Piegandolo ancora a metà il bloccocartaceo diviene un ottavo della formaoriginale e viene detto ottavo.Immaginando che esso sia un fascicoloall’interno di un libro avrà una piegacentrale e margini non tagliati.Aprendo con u tagliacarte o con un ditoi margini pagina dopo pagina si potrànotare come la Pagina I è bianca, lePagine 2 e 3 che sono l’una di fronteall’altra, sono colorate, 4 e 5 sono dinuovo bianche e corrispondenti e cosìvia. Se si fosse trattato di pergamena,non importa quante volte lo si potevapiegare, Parte della pelle ( interna) delfoglio era di fronte alla Parte della pelle(interna), e la Parte del Pelo collimavacon la Parte del Pelo. Presumibilmentequesto era il metodo con il quale sipiegavano i fascicoli nel Medioevo.Durante l’Alto Medioevo, gli scrivaniprobabilmente assemblavano i lorofascicoli e vi scrivevano sopra nel corsodella copiatura del manoscritto. Ma apartire dal XV secolo i Cartolai eranocertamente in grado di fornire evendere carta o pergamena giàassemblati in fascicoli.

Materiali e Tecniche della produzionedei Manoscritti

Rigare/Tracciare linee

Le linee venivano tracciate sullepagine dei manoscritti medievalicome una guida per lo scritto. Gliscolari di oggi hanno linee tracciateper guidare la loro scrittura manualeed infatti i loro libri di esercizi e librimastri sono stampati già con questelinee guida. Ora, tuttavia, si consideralo scrivere lettere formali su cartasegnata poco serio, come se fossedisdicevole necessitare delle linee perguidare la propria scrittura. Nel corsodel Medioevo la situazione erapraticamente opposta. Più il libro eradi valore, meglio Rigare/Tracciarelinee veniva elaborato. I manoscrittiprivi di questo sistema di riferimento(e ne esistevano) erano le piùeconomiche e brutte trascrizioni fattein casa. La maggior parte deglisplendidi manoscritti miniatipossedevano ampie griglie di lineeguida per la scrittura. Quando venneintrodotta la stampa, ed i primiacquirenti si aspettavano che i librisomigliassero ai vecchi manoscritti, iprimi volumi stampati usavanoriportare della false linee guida sottoogni riga proprio perché senza di essela scrittura appariva nuda. Vi sonoesempi di questo modo di fare fino alpieno XVII secolo. Le linee tracciatesu un manoscritto medievale eranodirettamente proporzionali allatipologia di testo che doveva esserviscritto. Lo scrivano poteva oRigare/Tracciare linee per suo contoo scegliere fogli già segnati adatti alladisposizione del testo prescelta.

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Immagine di S. Matteo,tratta dai Vangeli diDinant del XII secolo,che mostra l’evangelistanell’atto di tracciare lerighe su di unmanoscritto seguendo lelinee lungo una doppiapagina.

Esiste unafonte del IXsecolo chefornisceistruzionimatematiche perdisporre iltesto sullapagina.Supponendo, riporta lanostrafonte, che lapagina siacompostada cinqueunità inaltezza equattro inlarghezza,l’altezzadello spazioper scriveredovrebbeessere pari aquattro diquesteunità; imarginiinterni ebassidovrebberoessere trevolte piùlarghi deimarginiesteri edello spaziofra lecolonne (nelcaso di un

libro acolonne) eun terzo piùlargo delmarginesuperiore.Le lineedovrebberoesserespaziate,conclude lanostrafonte, inaccordo conlagrandezzadeicaratteri.Tuttavia,restadifficilemisurare lapaginasecondo idettami diquestafonte. È,infatti,difficoltosocapirequanto undatomanoscrittoabbiaseguito unadeterminataregolaproporzionale inquanto imarginiesterni sono

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stati piùvoltetagliati nelcorso dellesuccessiverilegature.Comunque,in unmanoscrittoben fattol’autoresapeva chel’altezzadello scrittodovevaesser ugualeallalarghezzadellapagina.

Fino al XIIsecolo lamaggiorparte deimanoscrittivenivanosegnati conunpunteruolo,attraversol’utilizzo distili o delretro deicoltelli. GliscrivaniusavanoRigare/Tracciare lineein modoassai decisoe, spesso,provocando

per sbagliobuchi nellapergamena.Intornoall’iniziodel XIIsecolo siriscontranole primesegnaturepraticateconqualcosacheassomigliaalla tracciadi unamatita:potrebbeessere statagrafite mapiùprobabilmente sitrattava dipiombo oaddiritturaargento.

Nel corso di XIII e XIV secolo esistevaprobabilmente fabbricanti di Piombiniche venivano fabbricati proprio perRigare/Tracciare linee suimanoscritti.

A partire poi dal XIII secolo, inconcorrenza con il Piombini, alle volteall’interno di uno stesso manoscritto,le linee potevano essere tracciateanche con penna e inchiostro. Sipossono, infatti, riscontrare linee ininchiostri marroni, rossi, verdi oporpora e, qualche volta l’uso

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combinato di tutti questi in modo che loscritto acquistasse una vivace apparenza.Molto frequentemente le righe chedemarcano il blocco del testoproseguono fino al termine della paginae possono essere doppie o triple inspessore. Allo stesso modo, le lineeorizzontali che guidano lo scrittopossono arrivare fino al margine stesso oper meglio specificare, spesso siallungano fino al marine estremo dellapagina la prima e l’ultima riga, o laprima, la terza e la terzultima e l’ultima.Dunque, anche se è molto interessantenotare come nei manoscritti è avvenutoil Rigare/Tracciare linee, risultacomplesso definire una regola generale.

In alto a sinistra: uno stilo medievale.Fatto di osso con punte metallich eprobabilmente del tipo usato per segnare lerighe di guida per la scrittura neimanoscritti fino al XII secolo.In alto a destra: Pagina di un Libro delleOre francese del XV secolo con le righetracciate in preparazione per la scrittura.

Sotto: una barra di piombo o piombinoadatta a tracciare le righe nei manoscritti

gotici. Un suo esempio inglese, che portaimpresso il nome del suo proprietarioRogerio, potrebbe essere stato fuso nel XIIIsecolo.

Rigare/Tracciare linee prima dicominciare a scrivere era un lavorolungo e noioso. Diversi strumentierano utilizzati per velocizzare taleoperazione. Il metodo più comune eraquello di prendere le misure sullaprima pagina di un fascicolo, o sullaprima e sull’ultima, mantenendo ilfascicolo aperto, e seguire una rigaretta fino al margine estremo dellapagina stessa e qui, propriosull’estremità, marcare un puntoattraverso l’intero pacco di foglimediante una forte punzonatura. Ipunti così lasciati erano visibili sututti i fogli e, semplicemente unendo lial margine interno della paginaattraverso la composizione di lineerette, si poteva replicare per l’interofascicolo il medesimo modello diguida alla scrittura. Qualche voltaquesti punti venivano tracciati concolteli tanto che si ritrovano buchitriangolari. Di solito, dovevano esserefatti con un punteruolo dacarpentiere, ovvero col manico dilegno. La punzonatura non è sempreevidente dato che spesso vieneobliterata dalla rilegatura. Se risultanovisibili anche sui margini interni oltreche sugli esterni, ciò è dovuto al fattoche il Rigare/Tracciare linee èavvenuto mentre i Quadernivenivano piegati in forma di pagine.Occasionalmente si può notare (speciese avvertiti) come quasi ogni ottorighe un buco risulti essere piegato oeccessivamente largo. Se ciò si

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dimostra essere un fenomeno regolare indiversi fascicoli, allora si ha la prova chela punzonatura è stata fatta utilizzandouna sorta di corona dentata e che uno deidenti finendo fuori allineamento hariprodotto lo stesso difetto su tutt e lepagine. Nel corso del Tardo Medioevo,linee multiple tracciate per guidare ladisposizione del testo potevano venirmarcate mediante l’uso di diverse pennelegate insieme, come nel caso del rostroutilizzato per realizzare i pentagrammi.Se per caso queste penne subivano dellescosse o tremavano leggermente nelcorso del loro tracciato lungo la pagina,il risultato della vibrazione viene adsessere segnato esattamente nelmedesimo punto in diverse lineesimultaneamente, rappresentando,quindi, un altro importante indice nellaricostruzione della storia di unmanoscritto.

Nel corso del XV secolo, stando a quantoè stato possibile ricostruire, ed inparticolare in Italia nordorientale, venivaadoperato uno strumento specifico, lariga o righello. Questo è metodo risultaparticolarmente evidente nella fattura dilibri orientali ed ebraici. Una tavola dilegno veniva forata ed abilmente legataalla pagina da tracciare attraverso spaghiin modo che ne risultasse un’intelaiaturaesattamente corrispondente a q uella dariportare sulla pagina. Ancora una volta,tuttavia, appare difficile, quando sicontrolli un manoscritto, comprendere seil righello fosse stato utilizzato o meno.Comunque si immagini come gli spaghisi debbano intersecare quando siincrociano ad angolo retto. Devonoessere cuciti uno sopra l’altro o inseritiattraverso il legno in modo da riuscire

dalla parte opposta rispetto al filo chelo incrocia. Ciò si può osservare neimanoscritti in cui nessuna linea siincrocia con un’altra; le righe siinterrompono improvvisamente ericominciano qualche millimetro piùin la sull’altro lato rispettoall’incrocio. Nel caso in cui ilRigare/Tracciare linee vengaeffettuato mediante uno stilo la tracciarisulta semplicemente delineata dauna parte all’altra senza alcunasoluzione di continuità. Durantel’Alto Medioevo gli scrivani senzadubbio preparavano molte dellediverse fasi di preparazione dellapagina pergamena per loro conto. Laproduzione curtense tipica deimonasteri lasciava infatti poco spazioal lavoro di équipe o allacollaborazione con artigianispecializzati. La stessa pergamena eramolto probabilmente un sottoprodotto delle cucine monastiche, e lacarta era sconosciuta. Ma certamentea partire dal XIV secolo, era possibiletrovare in commercio fascicoli dipergamena già pronti per la scrittura.Il Rigare/Tracciare linee proseguivaanche sotto la miniatura e sui foglivolanti in bianco. Per molti copisti,dunque, il lavoro scritturale iniziavafacendo uso di fascicoli in bianco dipergamena o carta già piegati e con ilRigare/Tracciare linee completo.

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l' Inchiostro

Le penne d’oca funzionavano comepenne ad immersione nel senso che

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un copista non poteva lavorare senzaavere accanto un recipiente pieno diinchiostro, il calamaio, ed, infatti, molterappresentazioni di S. Giovannisull’isola di Patmos includono la figuradi un diavolo dispettoso che da dietro uncespuglio con un gancio tenta di farsparire il calamaio del Santo.

Un copista non puòscrivere senza inchiostro.Le miniature concernentiS. Giovanni che mette perscritto il Libro dellaRivelazione, infatti, nondi rado illustrano lalegenda del tentativofatto dal Diavolo disottratte all’Evangelista lesue penne ed il calamaioportatile così daimpedirgli di terminare lastesura dell’ultimo librodella Bibbia. Rouen, Librodelle ore. 1480 circa.

Questa èuna scenaall’ariaaperta ed ilcalamaio èportatile,probabilmente con unachiusura avite ed èattaccatocon unacorda adun astucciooblungoper penne.Negliscrittoiinvecel’inchiostroeracontenutoin corni e,qualchevolta gliscrivanisonoritrattimentretengono frale mani talicontenitori

ma piùspessoentrambele manieranooccupate alavorarecon pennae coltelli.GliEvangelistidipinti neiVangeli diepocaCarolingiamostranoche essitenevanol’inchiostrosu unsupportoseparato,una sortadi portalampada,accanto altavolo dilavoro (unabuonaprecauzione pensandoquanto siafacilerovesciareuncalamaio).Leraffigurazioni bassomedievalipresentanoi corni

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contenentil’inchiostrogeneralmente inseritiin cerchi dimetallo aloro voltaattaccati almarginedestro deltavolo dilavoro e venepotevanoessere dadue a tre.Vi sonoesempi incui i corniconl’inchiostrosonoinseriti inuna serie dibuchiverticalisullasuperficiedel tavolo eloro punteesconofuori dalfondo dellostessotavolo.

Abbiamonumerosericettemedievaliper lafabbricazione

dell’inchiostro. Vierano duetipid'inchiostrocompletamentedifferenti.Il primo èunamistura dinerofumo egomma, abase quindidi carbone.

Il secondo è a base di noce di galla edi metallo, di solito una soluzione diacido tannico e solfato di ferro; anchequesto richiede l’addizione di gommacome additivo per la consistenza piùche per renderlo maggiormenteadesivo. Il colore nero è il risultato diuna reazione chimica. Entrambi i tipidi inchiostro erano in uso durante ilmedioevo. L’inchiostro di nerofumoera adoperato nell’antichità e nelmondo orientale e viene descritto intutte le ricette medievali fino al XIIsecolo. Anche l’inchiostro a base dinoce di galla e metallo era in usoalmeno dal III secolo ma non vi sonodescrizioni della sua preparazionefino al primo XII secolo con Teofilo.Da questo momento le ricetteartigianali descrivono tali inchiostri e,probabilmente, tutti i manoscrittitardo medievali sono scritti conquesto stesso tipo di inchiostro.

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La ricetta è interessante ed èsorprendente apprendere che ilprincipale ingrediente è la gall a diquercia, una curiosa formazionetumorale rotonda, della misura di unapiccola biglia, che cresce sulle foglie e suirametti della quercia. Si forma quandoall’interno del germoglio quercia unavespa depone le sue uova ed una sferasoffice e di colore verde pallido che siforma intorno alle larve.

Galle sul ramo di unaquercia. Il piccolo bucopresente su ognuna diesse mostra il luogodal quale la vespa èfuoriuscita dopo averdeposto le uova.

È possibiletrovare le nocidi galla suglialberi diquercia, ancheai giorninostri, benchéle migliorierano ritenutequelleimportate daAleppo nellevante. Seraccoltetroppogiovani lenoci di galla siraggrinziscono come fruttamatura maquando lalarvaall’interno sisviluppacompletamente in insettoche lascia ilsuo bozzolovegetale

attraverso unforo la noceche resta èricca di acidotannico egallico.Questevengonofrantumate elasciate ininfusione conacquapiovana sottoil sole o vicinoal fuoco. Allevolte vinobianco o acetopotevanoessereutilizzati alpostodell’acquapiovana.Dunque,questo è ilprimoingrediente diquesto tipo diinchiostro. Ilsecondo èsolfato diferro notoanche comecopparosaverde, vitrioloverde osalmortis.Questocomponentepoteva essereprodottoartificialmente

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o trovatonaturalmentecome risultatodell’evaporazione dell’acquanei terreniferrosi. Lacopparosaverde, apartire daltardo XVIsecolo, venivaprodottaversandoacidosolforico suvecchi chiodi,filtrando illiquido cosìottenuto emischiandolocon l’alcol (ciòpotrebbespiegarel’acidità degliinchiostripost-medievali).

La copperosa verde viene poiaddizionata alla pozione a base di nocedi galla e rimescolato con un bastone difico. La soluzione così ottenuta passa daun marrone pallido al nero.

A questo punto, viene aggiunta dellagomma arabica non tanto peraumentarne le capacità adesive ma perincrementarne la densità. Le penne d’ocanecessitano di un inchiostro viscosomentre le penne stilografiche no. Lagomma arabica è la resina dell’acacia cheviene seccata, importata in Europa

dall’Asia minore. L’inchiostro a basedi noce di galla si scurisce ancor piùquando esposto all’aria sulle paginedei manoscritti. Viene ben assorbitodalla pergamena al contrario di quelloa base di nerofumo può esse rerimosso con una certa facilità;l’inchiostro a base di noce di galla èanche maggiormente lucido esplendente dell’altro che risulta piùnero e granuloso.

Le raffigurazioni medievali spessomostrano due corni contenentiinchiostro sulla destra del tavo lo. Ilsecondo contenitore eraprobabilmente per l’inchiostro rosso.Quest’ultimo era molto usato neimanoscritti medievali per titoli, sottotitoli e rubriche (da qui la parolastessa) nei manoscritti liturgici, e per igiorni marcati con lettere rosse ne iCalendari. Le correzioni del testoerano alle volte effettuate in rosso, persottolineare l’attenzione con la qualeil testo era stato rivisto. Inchiostri blue verdi esistevano ma erano assai rari;il rosso era, dunque, il secondo colore.L’uso del colore rosso risale per lomeno al V secolo e fiorì fino al XVsecolo. Deve essere stata la diffusionedella stampa, per la quale era assaidifficile produrre testi a colori, adintaccare la convinzione medievaleche i libri dovevano essereesclusivamente in rosso e nero. I libria stampa erano solo in nero edapparivano più monotoni. Ilvermiglio si otteneva con solfati dimercurio che viene trasformato ininchiostro rosso mediantefrantumazione e mescola con chiarad’uovo e gomma arabica. L’inchiostro

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rosso si può ottenere anche dalla scorzadel brasile o verzino infusa in aceto emischiata con gomma arabica. Occorrespiegare che questo tipo di vegetale nonè originario del sud America ma, alcontrario, data l’abbondanza di talealbero noto ai fabbricanti di inchiostro inqueste regioni fu esso stesso a donare ilnome all’area geografica.

Jean Miélot (+ 1472),canonico della città di Lillee segretario di due duchi diBorgogna, notevoletraduttore e copista, vienepresentato in questaminiatura come il copista-studioso ideale nel suostudio colmo di manoscrittie strumenti di lavoro.

L’originale e lacopiaeranoposti sultavoloinclinatol’unoaccantoall’altro.Nelleminiaturesi vedeche imanoscritti eranotenutiapertigrazie adei pesiappesi adognimarginecon unacorda cheaveva uncapociondolante sulretro deltavolo e

l’altrosullasommitàdellapagina.Unmanoscritto dipergamenatendeva achiudersise nonvienemantenuto aperto.Alcunevolte ipesi sonorappresentati comeall’incircatriangolari consommitàrotonde epartiinferioriestremamenteallungate.Nelmomentoin cui loscrivanosiaccingevaa copiareil testo,risultavaper luisemplice

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spingereil peso inbassosullapaginacosì chela parteinferiore,estremamenteallungata,avrebbesegnatoesattamente il suopostosull’originale. Icopistisedevanosu sediemolto alte(giudicando dalmaterialeiconografico) difronte adun tavoloinclinato.

Alcune illustrazioni medievalipresentano la superficie del tavolo comeattaccata alla sedia, apparentementeattraverso cardini, in modo dapermettere al copista di sedersi per poirimettersi in posizione, come negliodierni seggiolini per bambini. Standoalle rappresentazioni, tuttavia, apparedifficile immaginare come il copistapotesse riuscire a muoversi nella sedia

anche se munita di cardini.L’inclinazione era assai ripida. Lepenne d’oca sono maggiormentefunzionali quando si adoperino conun’inclinazione ad angolo rettorispetto alla superficie dello scritto eciò e più semplice da ottenere su diun piano inclinato. Per uno modernoscrivano, inoltre non pratico,rimarrebbe difficile scrivere conun’inclinazione così ripida a causa delmodo in cui la penna viene oggitenuta che necessita il riposo dellaparte finale della mano e delle dit asulla superficie della pagina. Ma unapenna mantenuta nel modo descrittoprecedentemente richiedescarsamente che la mano tocchi lasuperficie del foglio ed il movimentoè legato al braccio più che alla mano.Per questo motivo la flessibilitàconsentita dall’inclinazione del tavoloera ideale. Dal momento chel’inchiostro impiega qualchemomento per asciugarsi si può notarecome nella pagina dei manoscrittimedievali la concentrazione dellostesso inchiostro risulta maggiorenella parte inferiore delle le ttere dalmomento che si è seccatoassecondando l’inclinazione deltavolo. Inoltre, nel momento dicominciare la copiatura, al copistaveniva raccomandato dai precettidell’arte di passare un’ultima volta lapergamena con pomice e gesso perammorbidirla.

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Laurenzio, priore diDurham fra il 1149 ed il -54, è rappresentato comecopista in un manoscrittoa lui contemporaneo diun suo proprio lavoroche ancora oggi siconserva a Durham,nell’atto di stirare lapagina con un coltelloche tiene nella manosinistra.

Ciòrimuovevaogni grassoche potevaessersiaccumulatonelmaneggiaree ripiegare ifogli dipergamenae perridurre ilrischio chel’inchiostrosbavasse.

Nelmomentodellascritturavera epropria loscrivanoteneva inmano uncoltello.Azioneuniversaleedimportantenelmedioevo.Lo scrivere,come ilmangiare,era un gestocheprevedeval’uso dientrambe lemani. Ciòsignifica

che egli nonsi ritrovavauna manolibera perpoterseguire iotestodell’originale. Il coltello,usato perappuntire lapenna e percancellaregli errori(velocemente prima chel’inchiostrovengaassorbito),assolvevaanche lafunzione distendere lapagina dipergamena,sempretropporugosa, eper scorrerelungo lelinee manmano che ilcopistascrivevaogni parola.

Riordinareuna paginacon l’aiutodelle dita,infatti, puòessere fontedi unto e

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scomodoallo stessotempomentre ilcoltellopermettemaggiorcontrollo eprecisione.

Materiali e Tecniche della produzionedei Manoscrittila Doratura

Diversi sono i metodi utilizzabili perapplicare l’oro alle pagine di unmanoscritto e, alcune volte, questediverse tecniche venivano usate nellarealizzazione di una singola miniaturaper ottenere effetti differenti. In sintesi,vi sono tre metodi basilari appropriatialla doratura dei libri. Due di questiusano fogli di oro mentre l’altro utilizzapolvere d’oro. Nel primo caso, undisegno viene schizzato su unasuperficie coperta con un tipo di collaumida e, poi, il foglio di oro vieneposizionato su di esso ed infine lu cidatoquando è secco. Questa tecnica era usatain particolare nei primi manoscritti e conla stessa è possibile ottenere un efficaceeffetto luminoso come quello tipico deiprimi pannelli dipinti. Nel secondo caso,viene precedentemente preparato unfondo di intonaco in modo da ottenereun risultato tridimensionale. Quandol’applicazione e la lucidatura dell’orosono stati completati, la miniaturaappare molto spessa e la sua superficiecesellata assorbe luce da più angoli. Taletecnica è certamente la più magnifica frale diverse metodologie della miniaturamedievale e sarà descritta nei minimi

dettagli più avanti. Il terzo metodoconsiste nell’applicare dell’ inchiostrodorato, ottenuto mescolando polvered’oro con gomma arabica(comunemente preparato e contenutoall’interno di una conchiglia di cozzao ostrica, da cui il nome in inglese di“Shell gold”) con la penna o ilpennello. Lo stesso era detto anchepatina d’oro o oro liquido. Alcontrario dei fogli d’oro venivaaggiunto dopo i colori. Fuparticolarmente in voga dopo laseconda metà del XV secolo e può inqualche modo assomigliare alla“glassa dorata” stampata su certeodierne carte natalizie. È abbastanzacurioso che tale metodo sia stato tantocomune in quanto il suo effetto puòfacilmente divenire barocco edeccessivo e, inoltre, doveva essereassai più caro poiché tritare dell’oroper ottenerne polvere necessita di unamaggiore quantità di materialerispetto alla semplice applicazione diuna foglia d’oro; chi ha tentato dicontornare i colori con l’inchiostrodorato ha sottolineato quanto sialungo e complicato tale metodo.

Anche la foglia d’oro non è disemplice applicazione. Una delleproprietà specifiche dell’oro è chequesto può essere martellato e ridottosempre più fino senza che esso sisbricioli. Una foglia d’oro èinfinitamente più fina del più fino deifogli di carta. È virtualmente senzapeso e spessore. Se lasciata cadere nonsembra fluttuare verso il basso. Sedeposta su una superficie puòincresparsi o piegarsi ma può esseresteso facilmente con un fiato,

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divenendo piano come un lenzuolostirato. Fino al 1200 eracomparativamente poco usato eccettoche per lavori particolarmente ricchi e dilusso.

Tale metodo è abbastanza economicoanche attualmente. Cennino Cennini,gioielliere e teorico dell’arte italiano delXIV secolo, diceva che quando siacquista dell’oro in fogli occorre esseresicuri che il venditore sia bravo a batterel’oro, controllare l’oro stesso e vedere sela sua superficie è opaca ed increspata,come la pergamena di capra, per poterlovalutare un buon affare. Entrambi,Cennini e il Modello di Gottinga, libro 5,descrivono ampiamente il modo difabbricare l’intonaco per preparare labase della miniatura. “Inizia con il gessodi Parigi, e mischialo con un poco dipolvere di piombo bianco (meno di unterzo della quantità del gesso, secondoCennini). La sostanza così ottenuta èmolto bianca e friabile.” Il manoscritto diGottinga riprende la medesima ricetta:“poi si vada a prendere dallo spezialedel bolo armeno e lo si mesc oli con ilgesso fino a che questo stesso no assumaun colore rosso carne.” Il bolo armeno,così chiamata anche se certamenteproveniva anche da molte altre zone piùvicine dell’Armenia, è un’argilla grassache non ha altre funzioni in questoprocesso se non quella di fornire ilcolore. Al momento di applicarel’intonaco su di una pagina bianca,infatti, l’uso di una sostanza coloranterende questo composto maggiormentevisibile; e, inoltre, se parte della doraturadovesse perdersi è sempre magliovedere la di sotto una tonalitàrosa/marrone che un bianco sfavillante.

È interessante verificare se ilo boloarmeno sia stato più o meno usatonella miniatura di un manoscritto. Disolito, specialmente nei manoscritti divalore, è possibile riconoscere se talesostanza è presente al di sotto delladoratura Tale fondotinta in Italia erarosa, in Germania e nelle Fiandre eramarrone, A Parigi non venivageneralmente utilizzato. Questa deveessere considerata una di quellecuriose differenze che qualoravenissero documentate e studiatesistematicamente potrebbero ungiorno aiutare a riconoscere il luogodi produzione di un manoscritto aalmeno la zona di provenienza delminiaturista. Tuttavia, per tornare allaricetta, ora abbiamo una sostanza abase di gesso e piombo, più o menocolorata che sia. Ora occorreaggiungere dello zucchero. Questo oil miele agivano come sgrassanti,ovvero eliminavano l’umidità ed èimportante che il preparato restiumido il più a lungo possibile. Lasostanza poteva essere seccata inpiccole palline rosa ed essereconservata in questa forma. Ogniqualvolta fosse stata necessaria, poi, sipoteva prendere una di queste pallinee frantumarla mischiandola condell’acqua pulita e chiara d’uovo, suuna superficie piana, probabilmentedi pietra, fino a che non diventassefluida e senza bolle. L’albume siotteneva raccogliendo il liquidoappiccicoso che si forma sul fondo diuna recipiente in cui vengono sbattutele chiara d’uovo, specialmente se siaggiunge una tazza di acqua fredda.

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Questo è l’intonaco, una mistura chenecessita di essere girata spesso, prontaper l’uso. Veniva applicata con unapenna d’oca e non con un pennello. Lavelocità è importante in quanto occorrepassarla con tocco lieve per nondanneggiare la pergamena con la punta.Il liquido viene immesso nel centro dellaparte da dorare e velocemente edattentamente sparsa negli angoli e intutte le parti della pagina delmanoscritto evidenziate dai contorni delbozzetto, intorno ai margini delleiniziali, sulle foglie di edera, delleaureole, punteggiato sulla quadrettaturadegli sfondi e così via. Presumibilmenteil miniaturista medievale, diversamentedal copista, lavorava su un tavolo piattopiuttosto che su ripiano inclinato dalmomento che l’intonaco vieneammonticchiato e tenuto insieme dallatensione della superficie e, in casocontrario, ovvero su un piano inclinatotenderebbe a scivolare verso il basso. Untempo umido e la rugiada della mattinasono ritenute essere eventi favorevoliall’applicazione della doratura. Unleggerissimo pezzo di foglio doratoviene preso per mezzo di un finissimopennelletto, detto punta da doratura, elasciato cadere sul morbido cuscino perla doratura dove può essere appiattitocon un semplice soffio e tagliato con uncoltello acuminato nella forma distrisciette o in altre semplici forme primadi essere ripreso col pennelletto.Respirando pesantemente sulla paginade manoscritto, il miniaturista mantieneun giusto tasso di umidità permettendoall’intonaco di mantenersi appiccicoso;così il foglio d’oro può venireposizionato in modo da sovrapporsi aimargini della forma di intonaco. Come si

avvicina alla pagina il foglio d’orosembra saltare per suo conto nellagiusta posizione. Viene poi copertoimmediatamente con un pezzo di setae pressato con forza col pollice.

In questa miniaturaincompleta venneeseguita la doratura ma lacolorazione non fu maicompletata. La scenaillustra la persecuzionedell’Anticristo.Apocalisse di Abingdon,Inghilterra circa 1270-75.

La tramadella seta siimprimecosì sullasuperficiedell’oro maciò restasenzaconseguenze inquanto taleeffetto puòvenirfacilmenterimosso. Aquestopunto, ilminiaturista inizia lafase dilucidaturamedianteunostrumentochetradizionalmente erafatto conun dente dicanemontato suun manico;tuttaviaCenniniriporta cheil dente diun leone,

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lupo, gattoo diqualsiasialtrocarnivoro èadattoall’uopo edescriveanchecome siapossibilefabbricareunostrumentodilucidaturausandodell’ematite. Lostrumentoperlucidarevienepassatosopra edintorno aicontornidel fogliod’oro edanche negliinterstizipresso imarginidellostesso. Acausa dellostrofinamento, l’orochericoprivainabbondanz

a i marginidelbozzettointonacato,si stacca ecade via;questeinfinitesime particelled’oropossonoesserespazzolatevia oraccolte.

Alcuni artigiani contemporaneiasseriscono, sulla base della loroesperienza di bottega, che molte delledecorazioni dei manoscritti medievalifurono effettuate utilizzando unapenna piuttosto che un pennello. Ciòsembra plausibile soprattutto per leiniziali decorate la parte interna dellequali era monocromatica senza alcuninnalzamento. Qualora la tintasbiadisca diviene possibilericonoscere i tratti della penna. Leistruzioni di Gottinga suggeriscon o lapossibile utilizzazione di entrambi imetodi: “dovrai mettere tutti i colori,ombreggiare e schiarire, con unpennello tranne che negli sfondiquadrettai per i quali andrà usata lapenna e solo per schiarirli siadopererà un pennello, altrimenti,tutte le decorazioni floreali, grandi opiccole che siano, devono essere fattea pennello.” Vi sono istruzioni delXVI secolo su come fabbricare unpennello per le miniature. Secondo

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tale fonte occorre usare i peli della codadi scoiattolo o ermellino arrotola tiinsieme mediante della carta ed inseritinella parte finale del fusto di una piuma.Quindi potrebbe anche essere che leimmagini di miniaturisti che sembranoavere in mano una penna d’oca in realtàstiano tenendo uno di questi pennelli.

Materiali e Tecniche della produzionedei Manoscrittii Pigmenti

La varietà di colori a disposizione deldecoratore di manoscritti medievali erasorprendentemente vasta. Il rosso, adesempio, poteva essere a base di cinabro,solfato d mercurio, estratto findall’Antichità in Spagna e sul MonteAmiata, presso Siena, ed in altri posti. Ilvermiglio è simile nella composizionechimica ed era prodotto attraverso ilriscaldamento di mercurio misto a zolfoe poi raccogliendo e tritando gliaccumuli creatisi con il vapore d urantela fase di riscaldamento. Essendo unamistura assai velenosa il vecchio truccodi bottega di leccare la punta delpennello per renderla pronta all’uso eraun rischio calcolato. In alternativa ilrosso poteva essere fatto grazie adestratti vegetali come il brasile o verzino.Tale pianta è già stata menzionata aproposito della produzione di inchiostrirossi. Il rosso rubino, ottenuto dallapianta della robbia (rubia tinctorum) checresce in Italia.

Dall’Enciclopedia diGiacomo de Palmer.Lettera iniziale C per“Colore.

Un rossoromanticamentechiamatosangue didragovienedescrittodalleenciclopediemedievalicome ilrisultatodelmescolarsidel sanguedi undrago equello diun elefanteche si sonouccisi inbattaglia. Ibotaniciasserisconoche sitratta delprodottodellacortecciadelPterocarpus draco. Ilblu, dopo ilrosso, è ilsecondocolore piùcomuneneimanoscrittimedioevali

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.Probabilmente lafontemaggiorcoloranteeral’azzurrite,una rocciablu ricca dirame che sitrova innumeroselocalitàeuropee.Un altrotipo dellostessocolore,anche semaggiormentetendente alvioletto,eraottenutodai semi diungirasole,ora dettoCrozophora. Ma il bludi maggiopregio eraquelloultramarino, prodottodal lapislazuli,rocciatipicasolamente

dell’Afganistan.

Il percorso di questa pietra perraggiungere l’Europa restadifficilmente immaginabile, dalmomento che essa era reperibilemolto prima di Marco Polo; dovevapassare da carovana a carovana,trasportato prima in borse sucammelli, poi su carri ed infine subarche, e così via prima di potergiungere nelle rivendite nordeuropeedove era venduto a carissimo prezzo.Il lapis lazuli del salterio diWinchester, del XII secolo, infatti,venne raschiato in modo da poteressere ri-usato. L’inventario del Ducadi Berry, effettuato nel 1401-3, includefra i suoi tesori di incommensurabilevalore due coppe preziose contenentiblu ultramarino. Vi erano, inoltre,altri pigmenti quali il verde ottenutodalla malachite o dal verderame, ilgiallo da pietre vulcaniche o dallozafferano, il bianco dal piombo.Numerose erano anche le differentitecniche utilizzate per fabbricare latinta dai pigmenti. I diluenti sifacevano a base di vescica natatoria distorione o di grasso animale prodottoattraverso l’ebollizione di pezzi dipelle. Macinare e mescolare, trovandola giusta gradazione, i colori era noprerequisiti essenziali nella fatturadelle decorazioni dei manoscrittiminiati. .

Materiali e Tecniche della produzione deiManoscritti

la Rilegatura

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La rilegatura è l’ultimo stadio nellaproduzione di un manoscritto. Un libronon poteva dirsi, infatti, completato epronto per essere immesso sul mercatouna volta temiate le miniature. Era,infatti, costituito ancora da fascicolisciolti, alcuni dei quali, probabilmente,smembrati in fogli separati. Tutto ciòandava raccolto insieme, messo inordine, e tenuto insieme da una qualchelegatura funzionale. Nel TardoMedioevo tale compito veniva svolto dalcartolaio o rivenditore di libri e, quandoè possibile identificare un rilegatorecommerciale, questo spesso appareessere proprio un cartolaio.

Struttura interna della rilegatura: internoposteriore. Parabole Salmonis ed altri testi.Inghilterra, tardo XII o primo XIII sec.

Questa era, infatti, la persona che avevapreso gli ordini per i manoscritti dapubblicarsi e aveva poi distribuito ifascicoli fra i miniaturisti della città. Alui spettava, poi, il compito di ritirare lediverse parti del libro, ripulirle(cancellando le istruzioni e le macchielasciate nel corso delle varie fasi dellalavorazione), assemblarli in sequenza inaccordo alle segnature o alla testatine edinfine rilegare il volume per il cliente.Per l’Alto Medioevo, quando il libro eraproduzione quasi esclusiva dell’ambitomonastico, la rilegatura era fatta da uno

qualsiasi dei membri della comunitàche fosse in grado di portarla acompimento. Frequentemente icataloghi delle biblioteche monastichepresentano uno o più scaffali con librinon rilegati, qualche volta nella formadi in quaternis, il chepresumibilmente significa che essierano tenuti insieme mediantequalche tipo di involucro più chetrovarsi nella forma vera e propria diquaderni sciolti.

L’attacatura dei bifoliafra loro.

Dal primomomento incui si cominciòa mettereinsieme imanoscrittinelle forma dilibri piuttostoche i quella dirotoli otavolette, i varifascicolivenivanotenuti insiemeattraverso unacucitura sullapiega centrale.Il libro ècostituito dauna serie difascicoli unitil’uno all’altrocon le cucituredel primo edell’ultimo diquesticongiunti allecopertine. Lerilegature deilibri greci ed

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orientali eranoessenzialmentedi questo tipocosì comequelle deiprimi librimonasticioccidentali.

Nel corsodell’interoMedioevo,tuttavia, imanoscrittivenivano cucitiutilizzandofascette,cinghie ospaghi uniteorizzontalmente ad angoloretto al dorso. Ipunti di ognifascicolopassanoattraverso lapiegaturacentrale eintorno allafascetta stessa,di nuovodentro al piegacentrale e fuoriancora intornoalla fascetta, dinuovo dentrola piegatura ecosì via. Ilseguentefascicolo saràlo stesso e cosìfino a che tuttii fascicoli no

sarannoattaccati inmodo sicuroalla cinghiaposta lungo illoro dorso.

A partire da almeno il XII secolo,tuttavia, la cucitura veniva effettuatamediante l’aiuto di un telaio. Questo èun congegno di forma simile ad uncancello, posto in posizione verticalesul banco di lavoro. Le fascette cheformano come delle colonne diresistenza per il dorso, sono steseverticalmente sul telaio, essendosospese fra la cima e il fondo deltelaio stesso. Il primo fascicolo èposizionato sul banco di lavoro con ilsuo dorso contro queste fascette tese eviene cucito al suo centro ed intornoalle fascette stesse. Il fascicolosuccessivo viene disposto sullasommità del precedente, tenutopressato e steso da un blocco di legnoin modo che non si perdal’allineamento, e viene sottoposto almedesimo trattamento ed in questomodo si prosegue fino a che il libronon è assicurato con il suo dorso altelaio. La cucitura è l’operazionemaggiormente lunga nella rilegatura.

Il metodo per attaccarebifolia già cuciti fra loroalla cassa.

I metodi percucire ifascicolivariavano dasecolo asecolo cosìcome daluogo aluogo,qualche volta

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col puntostrega, altreconSegnatura,altreandandointorno allafascette unao più volte, oattraversofessurepraticatenelle fascettestesse. Unavoltacompletata lacucitura, lefascettepotevanoessere uniteda entrambilati del telaio.Il libro orapuò apparirelento ed ifascicolipossonoruotare suloro stessi; aciò si potevaporrerimediorendendo iltutto piùstretto esicuro (comeavveniva nelTardoMedioevo)cucendo deicapitelli allasommità ed

alla fondodel dorso.

La Cassa dei manoscritti medioevaliera generalmente di legno. La querciaera comunemente usata in Inghilterrae Francia, mentre pino e faggio iutilizzavano in Italia e così imanoscritti rilegati in Italia erano piùleggeri di quelli nordeuropei. Qualchevolta i Piatti erano di pelle. L’uso delcartone (un materiale fatto con scartidi carta o pergamena misti a colla) eraassai poco frequente nel Medioevo einiziò a diffondersi con una certacostanza a partire dal tardo XIVsecolo specie in Europa meridionale,in Spagna ed in Italia, a Bologna,Milano ed infine a Padova. I Piattidella copertina, di qualsiasi materialefossero fatti, venivano squadrati nellaforma del libro. Nei primi manoscrittierano tagliati a filo con i margini dellepagine; a partire dal 1200 iniziaronoad eccedere i margini ed anche adessere ripiegati su di essi. Le fascettesul retro dei fascicoli cuciti venivanoallacciati alla Cassa. Spesso alcunifogli volanti erano aggiunti alla finedel libro (ciò spiega il costo per l’extravello citato nei conti dei rilegatori),alcune volte riusando fogli scartati erovinati di vecchi manoscritti. Lefascette potevano essere allacciate aiPiatti mediante vari metodi a secondadel tempo e del luogo, ma lametodologia di base era sempre lastessa. Le estremità delle f ascettevenivano assicurate ai Piattiattraverso martellatura di pioli dilegno o, qualche volta in Italia, chiodi.

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A questo punto il manoscritto è inseritonella Cassa pronto per essere usato. Disolito, comunque, l’esterno del libropoteva venir ricoperto di pelle conciata ecolorata.

Struttura della rilegatura esterna.Copertina del davanti con stampi incortina e copertina di pelle conciatacesellata con la rappresentazione dellaVergine e il Bambino Gesù. PietroComestorio, Historia Scholastica,1451.

Su alcuni libri di epoca carolingia lerilegature avevano semplici disegniimpressi sulla pelle. In seguito sisviluppo una moda perl’ornamentazione a stampo dellerilegature nella Francia settentrionale apartire dal tardo secolo XII, e rilegaturedecorate mediante cesellatura (anche sepoco comuni) si incontrano a cominciaredal XIII e XIV secolo. Con la metà del XVsecolo, invece, tale pratica divenne assaidiffusa. A partire da questo momento, ilati delle rilegature furonofrequentemente decorate con serie distampi di animali e pianteappositamente preparate. Per far ciò siusava uno strumento metallico conmanico in legno. Questo strumento

veniva scaldato e, di seguito, ilrilegatore lo prendeva con entrambele mani e lo posizionava sullarilegatura pressandovelo sopra conforza, usando il peso del corpo, efacendolo ruotare da una parteall’altra; l’operazione andava eseguitavelocemente risollevandorapidamente lo strumento. Non eranecessaria una enorme pressione perlasciare uno impressa una tracciasufficientemente nitida. Questepotevano risultare in file, a reticolo oin altri modi. La parte esterna dellarilegatura poteva essere fornita dipunzoni di metallo o pezzi per gliangoli e, di solito, con qualche tipofibbia per mantenere il libro chiuso.La pergamena quando sia statapiegata, non importa quantoattentamente, tende a incresparsi infunzione delle variazioni di umidità etemperatura se non è tenuta fermadalla delicata pressione di una fibbia.I libri medievali erano spesso ancheinfilati in involucri sciolti, detteCamicie/Sopracopertine, cheavvolgevano l’esterno proteggendolodalla polvere. Molto piùfrequentemente di quanto lasopravvivenza delle rilegaturemedievali possa suggerire, imanoscritti erano ricoperti da tessutoe broccati (materiali estremamentedeperibili) o con pietre preziose egioielli (che con molta probabilità sostati rimossi più o menolegittimamente) o con smalti e pitture.Gli inventari medievali soventedescrivono le rilegature, dal momentoche la parte esterna di un librorappresenta la traccia più sempliceper riconoscerlo, e danno

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l’impressione che le biblioteche private eben fornite dei ricchi signori o i tesoridelle grandi chiese fossero pieni di libricon rilegature multicolori ed elaborate.L’arte rappresentata in questi lavori ciporta, però, fuori dalla bottega delcartolaio e, invece, dentro quella dellosmaltatore o del gioielliere.

Struttura del LibroSistemazione del testo

Le Lettere

Una glossa biblica chemostra la diversagerarchia dei testi.Il testo biblico si trova, infatti, al centro in caratteripiù grandi. La glossaordinaria si trova, invece,scritta con caratteridifferenti tutto intorno altesto sacro e leannotazioni riportate daun successivo lettoresono poste sui margini efra le righe, e sono statescritte in corsivo.

Dalmomentoche i librimedievalieranoscritti amano, perfacilitarnela letturavenneroelaboratespeciali

Nell’AltoMedioevo,l’interotesto, apartel’incipit e leiniziali,venivaredatto inuno stessostile. Inseguito, vifurononotevolisviluppi.

Per megliovisualizzare laseparazione fra testo ecommento(o uninsieme dicommenti),differentitipi digrafieeranoadoperatesu unamedesimapagina,stampatellocosì comediversicorsivi.

Il titolo diun libro egli incipitdelle varieparti di unlibro eranodi regolascritte conunparticolarestiledecorativoche potevaperfinorendernedifficoltosala lettura.

Lettere piùgrandi, inrosso o

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raramentein blu,erano usateperindicarel’inizio diunasezione.Questesono detteiniziali. Lestessepotevanoesserericcamentedecorate.

Incipit di un libro deiVangeli

A partire dalXII secolo,alcune lettere,le cosiddettelitteraenotabiliores,più grandi delresto del testoma piùpiccolerispetto alleiniziali, eranoutilizzate perdenotare ledivisioniminori deltesto.

Per facilitarsiil compito erendere piùveloce lariproduzionedi un

manoscritto,gli scrivanimedievaliusarononumeroseabbreviazioni.Questevenivanoprincipalmente usate neitesti Latini e iGreci anchese imanoscrittivolgari tardomedievalimostranonumeroseabbreviazioni.Vi sono trecategorieprincipali diabbreviazioni:lesospensioni,nelle qualivieneaccorciata lafine di unaparola;contrazioni,nelle qualiun’altraporzionedella parolastessa risultaabbreviata; isimboli dellaabbreviazioniche prendonoil posto diintere parole.

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Quest’ultimi spesso sono statitramandati dall’Antichità come peresempio la cosiddetta annotazionetironiana: & per “et.” Ovunque, leabbreviazioni erano usate per denotarenomi santi come nel caso di Xpc perCristo.

Divisione del Testo

Il testo dei libri medievali fino al primomillennio della nostra era, erano più omeno un flusso ininterrotto di parolesenza alcuna delle interruzioni alle qualiè abituato il lettore moderno. Le parole,infatti, non erano sempre separate le unedalle altre, non vi era divisione inparagrafi o capitoli, e le note non eranodistinguibili dal discorso dell’autore.Inoltre, speciali grafie altamentedecorative aggiungevano altri problemialla leggibilità del libro. In conclusione,tali libri non erano prodotti per essereletti rapidamente ed anzi, alle volte, nonera proprio previsto che venissero letti:erano, invece, spesso regali prestigiosi omanufatti artistici per i quali l’aspettoestetico era maggiormente importantedel contenuto.

Per questo motivo, probabilmente anchea partire dallo stesso Alto Medioevo, ilibri intesi per lo studio più che per ilpiacere estetico, erano organizzati inaltro modo. Ad esempio, la Bibbia distudio era praticamente priva didecorazioni, veniva scritta in stampatelloleggibile ed il testo era suddiviso incapitoli e versi.

Nel XII secolo apparve una nuovagenerazione di lettori, con nuoveesigenze rispetto all’organizzazione del

testo. Ciò ebbe una notevole influenzasul modo generale di organizzare iltesto, incluso la sua suddivisione indiverse parte e sezioni.

A questo punto, le parole sono unaseparata dall’altra. Lo stesso testo eradiviso in capitoli e sottocapitoli, con leintestazioni contenenti numeri oparole o entrambi. La pratica dinumerare i capitoli, anche se nota findall’Antichità, divenne la norma solodal XII secolo. Questa numerazioneveniva posizionata sul margine,accanto al testo. Nei manoscritti piùantichi, che ne erano privi, venneinserita successivamente dai lettori Inseguito, i titoli dei capitolicombinavano insieme il numero ed ilcontenuto del capitolo. Nella maggiorparte dei casi i titoli dei capitoli noerano opera dell’autore del testo. Ineffetti, nei manoscritti più antichivennero inseriti successivamente dailettori del XII secolo Più tardi, gliscribi copiarono gli stessi testi con ititoli, inserendoli nelle corretteposizioni nel corpo del testo e,soprattutto, costruirono indicianalitici grazie ai quali, combinandosititoli dei capitoli e numeri di pagine,si ottenne un pratico sistema diriferimento e consultazione.

L’uso di lasciare spazio ai margini deltesto prese piede a partire dal secoloXII per marcare interruzioni del testostesso e per le note. Il marginesuperiore era lasciato per i titolicorrenti o testatine che rispecchiavanoi titoli dei capitoli. I titoli correnti otestatine risultavano molto utili per

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scorrere velocemente il testo. Laspaziatura su entrambi i margini conrelative annotazioni era assai pratica neitesti teologici e legali per i quali il lettorenecessitava una guida per sviscerare talicomplesse materie. Nel corpo stesso deltesto i diversi stadi della trattazioneerano distinti attraverso litteraenotabiliores. Inoltre, alcune partidell’argomentazione erano indicate econtrassegnate da speciali sigle quali“quaestio”, “prima causa,” “secunda,”“objectio,” “responsio,” “distinctio,” etc.

I margini venivano anche usati perindicare riferimenti bibliografici, ancheincrociati, e note.

Riferimenti bibliografici divenneroparticolarmente importanti a partire dalXIII secolo quando, invece di glossare iltesto, gli editori preferirono fornirestrumenti per suddividere edindividuare i diversi testi contenuti in unmedesimo volume, ad esempio in unlibro di Aristotele, distinguere ilcommento di Averroè sul testoaristotelico dal scritto originale delloStagirita. Tali riferimenti erano ancheutili per poter rapidamente ritrovare unaparticolare sezione di un testo per mezzodi un indice posto in volume separato,come nel caso delle concordanzebibliche.

Le concordanze collegavano diverseparti dello stesso manoscritto.

Le note prima del tredicesimo secolo, espesso anche successivamente, er anoinserite proprio all’interno dello stessocorpo principale del testo invece diessere poste sui margini. Nel corso del

tempo, fu elaborato un sistema disegni per indicare le note. Il testodelle note sarebbe stato di solitoindicato attraverso punti o virgole suimargini e, ogni tanto, l’intero testopoteva essere compreso da una linea.La fonte di una nota (l’abbreviazionedel nome dell’autore) sarebbe stataposta accanto alla medesima, sullostesso margine.

3.Disposizione del Testo

Prima del XII secolo un qualsiasi testoera normalmente scritto su una o duecolonne della stessa grandezza,implicando perciò l’uguaglianza deicontenuti in entrambe le colonne. Nelcaso in cui uno scrivano o un lettoresuccessivo avesse sentito la necessitadi aggiungere qualcosa o di discutereil testo, o di commentarlo in qualchemaniera, questa addizione (dettaglossa) sarebbe stata inserita fra lerighe o posta sui margini senzaseguire alcun ordine particolare.

A partire dalXII secolo trecampi delsaperemedievale,ovveroteologia,giurisprudenza e studibiblici,contribuironoa creare unanuovatendenza

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La Bibbia glossata,metà del XII secolo.

verso ladisposizionespaziale deltesto sullapagina. Laragione peruna taleinnovazionestava nellanecessità diriuscire apresentarel’importanzadel testooriginale purcircondatodall’insiemedei commentitradizionali. Imiglioriesempi di talericerca sono laGlossaOrdinaria(Bibbiacommentata),le Sentenze diPietroLombardo(esposizioneconcisa delledottrine dellapatristica), e iDecreti diGraziano(commentialla leggecanonica);tutti questitestiappartengonoalla metà del

XII secolo.Questecomposizionitentano dipresentare iltesto originaleed il corpusdei commentitutto su unamedesimapagina inmodo drendere piùaccessibile lacomprensionedi una fontetantoimportante.

Vi erano diversi modi di disporre iltesto su una pagina, pur essendo lamaggiore caratteristica comune a tuttiquesti diversi metodi il concentrarsipiù sul commento che sul test ooriginale. Nel caso delle Bibbieglossate, il testo principale venivascritto nella piccola colonna centralema con una grafia grande, chiara eben spaziata. Le glosse, scritte in unagrafia ben più piccola, qualche voltain corsivo, scorrevano parallela menteai lati del testo principale, e due righedi glossa corrispondevano ad una deltesto principale. Effettivamente, iltesto delle glosse diveniva un vero rproprio scritto e se stante che trovavaspazio, quindi, in colonne a destra esinistra del testo principale, per lequali una posizione precisa dovevaessere assegnata precedentemente, giànel corso del Rigare/Tracciare lelinee. L’inizio di ogni singola glossaera largamente collegato con il

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corrispondente luogo nel testoprincipale. Le parole chiave, o lemmata,venivano distinte nei commentiattraverso la sottolineatura.

Il testo del commento seguì unosviluppo simile a quello del testoprincipale: le diverse parti erano indicatemediante lettere più grandi, segni aimargini, e la divisione del tes to inpiccole differenti porzioni. Le note, inprincipio inserite nelle glosse stesse,vennero poi segnate da punti suimargini ed il nome abbreviatodell’autore consentiva l’identificazionedella fonte. In seguito, lo scritto delcommentatore fu distinto da quello dellasua fonte attraverso una divisione inparagrafi.

I libri illustrati del Medioevo avevanouna struttura completamente differente:qui, infatti, le miniature giocavano unruolo centrale mentre il testo era unasemplice didascalia.

I libri miniati erano qualcosa a metàstrada fra i libri universitari e quelliillustrati: il testo aveva un ruoloimportante ma le miniature siaillustravano il testo o ne chiarivanomeglio il significato o semplicemente loaccompagnavano.

Tipologia del LibroLa Bibbia

Questa sezione intende essere unasemplice introduzione ai diversi tipi dilibri medievali ed ai loro differentiaspetti più che uno specifico esame ditutti i modelli di libri esistenti.

La Vulgata

La Bibbia è senza dubbio il libro piùimportante del Medioevo Europeo.Durante la Tarda Antichità e l’AltoMedioevo, erano in circolazionediverse traduzioni in Latino dellaBibbia, e fra queste, quellamaggiormente rimarchevole, era laVetus Latina. Nel 404 S. Girolamocompletò una nuova versione lati nadella Bibbia detta Biblia vulgata chedivenne la traduzione più popolarenel corso dell’intero Medioevo latino.Deve essere comunque sottolineatoche anche il testo di Girolamo potevavariare considerevolmente nei diversimanoscritti.

Fu soltanto a partire dall’epocacarolingia che la Sacra Scritturaricevette la forma della modernaBibbia (il Libro dei Libri), ovvero lacollezione dei testi sacri in un solovolume. Prima di ciò, ed in alcuni casianche in seguito, certi libri particolaridella Bibbia venivano trattati, espostie concepiti come volumi individuali,come è il caso dell’Apocalisse, deiVangeli e dei Salteri. Assai popolaririmasero anche le edizioni separate digruppi di testi fra loro in relazionequali, ad esempio, il Pentateuco, i libridella Sapienza, i Vangeli.

Bibbie in Volgare

Fra XI e XIII secolo appaiono le primetraduzioni della Bibbia in volgare trale quali la più importante ed influentefu quella francese, realizzata alla metàdel XIII.

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Parti della Bibbia trattati come lib riseparati

Nel Medio evo il libro dell’Apocalisse oquello della Rivelazione erano spessoriprodotti separatamente, con il proprioapparato critico ed il proprio ciclo diillustrazioni. I manoscrittidell’Apocalisse trovarono ampiadiffusione in special modo nella Spagnadel X/XI secolo per diffondersi, infine,nell’intera Europa dal XIII secolo.

Miniature da due differentimanoscritti basate, però, su unmedesimo modello. Apocalisse: ilterzo ed il quarto cavaliere sui cavallinero e pallido.

I quattro vangeli canonici eranoraramente trattati individualmente ma,piuttosto, come un gruppo di testi. Iltesto completo veniva spessoaccompagnato da un introduzione come,

ad esempio, le tavole canoniche diEusebio e l’indice dei capitoli. Apartire dal VII secolo i Vangelicontenevano anche il Capitolare.

Tavole Canoniche carolingie.

I libri dell’antico testamento eranospesso riprodotti in gruppi, quali ilPentateuco (i cinque libri di Mosè) el’Esateuco (i primi cinque libri più illibro di Giosuè).

Il Salterio era solitamente prodottocome libro singolo dovendo assolveread una funzione prettamente liturgicae non come libro di lettura.

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Il Salterio di Bonne di Lussemburgo

Bibbie commentate

Il testo biblico era raramente riprodottosenza un commento. Già nel pienoMedioevo il lettore si aspettava ditrovare accanto al testo sacro l’insiemedei commenti dei Padri della Chiesa edella più recente esegesi biblica, comeguida alla lettura. Tale situazionecomportò, a partire dall’XI secol o, che imanoscritti biblici iniziassero a prendereuna fisionomia particolare secondo laquale le glosse ed i commenti alla Bibbiarisultavano essere nettamente separatidal testo biblico vero e proprio.

I due tipi di Bibbia glossatamaggiormente diffusi erano: la GlossaOrdinaria, così chiamata per il suo usocomune nel medioevo, e la GlossaInterlinearis. La Glossa Ordinaria – iltipo più avanzato di commento biblico adisposizione nel XII secolo – consistevain nove o dieci volumi che contenevanolibri della Bibbia, singoli o raggruppati,ognuno dei quali aveva le sue proprieannotazioni marginali lungo l’intero

testo. Queste glosse sono citate da S.Tommaso d’Aquino come un’autoritàincontestabile ed erano note come ilcommento, ovvero la glossa, pereccellenza. Fino al secolo XVII questaforma di esposizione rimase ilcommento biblico maggiormenteutilizzato e fu soltanto gradualmentesostituito da lavori di esegesimaggiormente scientifici.

La Glossa Interlinearis, che fu lavorodi Anselmo di Laon (morto nel 1117),deve il suo nome al fatto che ilcommento veniva scritto tra una rigae l’altra, ovvero al di sopra del testostesso della Vulgata. Dopo il XIIsecolo, il testo della Vulgata venivafornito di ambedue i commenti,essendo la Glossa Ordinaria p ostaintorno ai margini della pagina, suentrambi i lati ed in testa di pagina, ela Glossa Interlinearis, invece,collocata fra le righe stesse del testo;in seguito, a partire dal XIV secolo, laPostilla di Nicola di Lyra e gli diAddenda di Paolo Brugense furonoaggiunti ai piedi di ogni pagina.

Concordanze Bibliche

Furono i frati Domenicani che, perfacilitare il compito dei predicatorinella ricerca di citazioni nel corsodelle omelie, a comporre le primeconcordanze verbali della Bibbia. Laprima concordanza biblica completa,tuttavia, fu eseguita nel 1230 sotto ladirezione di Ugo di Saint -Cher.Questa non conteneva alcunacitazione testuale ed era un mero

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indice lessicale che indicava tutti i passinei quali ricorreva una medesima parola.Al fine di renderla maggiormenteefficace e pratica tre Domenicani inglesiaggiunsero fra il 1250 ed il 1252 lecitazioni complete dei passaggi indicati.

La Bibbia illustrata

La sempre maggiore preoccupazione perl’educazione morale delle masseilletterate, fece si che, a partire dal XIIIsecolo, si sviluppasse un diverso tipo dicommento alle Sacre Scritture. In questocaso il testo biblico veniva riadattato inuna forma condensata e riassuntiva,comprensiva dello stesso commento, cheprevedeva l’uso estensivo di illustrazionicreando, quindi, una vera e propriaBibbia illustrata. Esempi di ciò sono laBibbia historiale, la Bible moralisée, e laBiblia pauperum, ovvero la Bibbia deipoveri.

La Bibbia Historiale è una narrazionebiblica in prosa scritta in Frances e daGuyart des Moulins e basata sulla suatraduzione in francese della Historiascholastica di Pietro Comestorio (1294) esulla sopra menzionata traduzione infrancese della Bibbia (1250). Questa erala Bibbia che la nobiltà laica dovevapossedere.

La BibliaHistorialecomplétée.

La BibliaHistoriale di CarloV.

La Bibbia moralisée è la versionelatina della Bibbia illustrata. Essa èanche nota come la Bibbia historiée,Bibbia allégorisée, or Emblemi biblici.Scritta a partire dal XIII secolo, quest aforma di esposizione biblicaconsisteva nella presentazione dibrevi passaggi biblici e dei lororelativi commenti con lezioni morali oallegoriche. Queste ultime, di solito,enfatizzavano le connessioni fra glieventi dell’Antico e del NuovoTestamento. Anche in questo caso, iltesto era accompagnato da numeroseillustrazioni.

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La Biblia Moraliséedi Jean le Bon

La Bibliamoralisée

La Bibbia dei Poveri consisteva in unaserie di illustrazioni miniate o rilievicolorate a mano che illustravano iparalleli fra l’Antico ed il NuovoTestamento che divennero estremamentepopolari durante il Basso Medioevo.Letteralmente Biblia Pauperum significaBibbia dei Poveri. Nel Medioevo,tuttavia, le bibbie della presentetipologia non portavano questo nome;questo fu, infatti, inventato daglistudiosi tedeschi negli anni trenta del XXsecolo. Essi sostenevano che tali libri,tanto abbondanti in illustrazioni, fosseroprodotti per l’educazione dei poveriilletterati sia laici che preti. Comunque,dal momento che tale produzioneeditoriale era pur sempre costosa si puòal contrario ritenere che questi testivenissero prodotti per intrattenere nobilie chierici.

Biblia pauperum

Tipologia del LibroLibri Liturgici

La Messa

La Messa era il fulcro della vitareligiosa di ogni cristiano. Nel corsodell’Alto Medioevo l’intera liturgianon si trovava in un solo volume. Alcontrario, erano utilizzati diversi libriche contenevano letture, canti epreghiere.

Già nel IV secolo era abitudine di faredella annotazioni sui margini deimanoscritti della Bibbia per indicarele Domeniche o le festività durante lequali qui particolari passi sarebberodovuti essere letti. Questa lista dipassaggi e delle date corrispondenti,il cosiddetto Capitulare lectionum,veniva abbinata al manoscritto,essendo attaccata alla sua coda.Rapidamente il Capitulare lectionumsi trasformò nel Evangelario, un librospeciale che conteneva solo particolaripassi dei Vangeli, disposti secondol’ordine dell’anno liturgico. IlLezionario, contente passi del Vecchio

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e del Nuovo Testamento, completaval’Evangelario. Le Lettere degli Apostolipotevano a loro volta trovarsiorganizzate secondo l’anno liturgico inun libro chiamato Epistolario oApostolo.

L’ordine secondo il quale le diversepreghiere dovevano essere ufficiate nelcorso della Mesa era definito da un librodetto Ordo o Direttorio.

Graduale

Le preghiererelative allaconsacrazione dellaEucarestiaeranocontenute inun librochiamatoSacramentario.

Lebenedizionida impartirsinel corsodella Messaerano scrittenelBenedizionale. Inprincipio lebenedizionipotevanoessereimpartite daisoli vescovi.AlcuniBenedizionali erano cosìprodotti per

singolivescovi ericcamentedecorati. NelBassoMedioevoogni preteche servisseMessapotevaimpartire lebenedizioni;in questomodo iBenedizionali divennerolibri moltocomuni.

Durantel’AltoMedioevol’Antifonarioo il Gradualeriportavanole parti dellaMesa cheandavanocantate.

A partire dal X secolo troviamoriunite in unico volume, un nuovolibro liturgico il Messale, i passi delVangelo, le preghiere e le Letteredegli Apostoli. Tale amalgama in unsolo volume di un numero di libriliturgici per l’ufficio divino necessariper la celebrazione della Messa era ilrisultato della fusione delSacramentario , dell’Antifonario,dell’Evangelario, dell’Epistolario,

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ordinato secondo la scansione liturgica.Dall’apparire del Missale trasse beneficiola devozione privata: il celebrante,infatti, aveva la possibilità di dire Messada solo.

Il Messale di Saint-Denis.

CuraPastorale

Diversi altrilibriguidavano iriti religiosidel cristianooltre laMessa. Gliufficiepiscopaliquali, peresempio,l’ordinazione e laconferma,eranocontenutinelPontificale. Ipretiavevanolibri similiperprendersicura delleanime.Questi libricontenevanotutti isacramentidei quali unprete diparrocchiaavevabisogno

(battesimo,estremaunzione,matrimonio)trannel’Eucarestia.Ogni ritolocale avevail suo libroparticolaredi questotipo e i loronomi noneranouniformi:Manuale,Liberagendarum,Agenda,Sacramentale, ogni tantoRituale.

Breviario

PreghiereGiornaliere

La Chiesacristianaprescrivevail cosiddettoDivinoUfficio,ovvero, uncerto ordinedi preghierecheandavanorecitate inperiodi

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specifici delgiorno. NelMedioevoesistevanodiversi librichecontenevanoquesto tipodi preghiere,il piùimportantedei quali erail Breviario.Questo libroapparvenell’XIsecolo comeil risultatodellacombinazione di piùvolumi usatiper lepreghieregiornalierequali ilSalterio,l’Antifonario, ilLezionario,ilMartiriologio. Scopo delBreviario eradi fornireallecomunitàpiù poveredi operecanoniche,che nonavevano

mezzi perpossederetutti i librinecessari,tutti i testied unaguida percondurrepropriamente l’ufficio.Essendo unlibro assaivoluminosoinizialmenteil Breviarioerautilizzatodai monaci.

Ulteriori sviluppi, specie grazie aFrancescani e Domenicani, portaronoalla realizzazione di un Breviarioportatile e leggero che poteva essereusato privatamente anche dai laici. Ilcontenuto poteva variare nei dettagliin connessione con l’ordine del rito ele consuetudini di una data areageografica

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L’annoliturgico

Molti libriliturgici,specialmente iBreviari e iLibri delleOre,contenevano ilCalendario:una lista difeste religiosesecondol’ordinedell’anno. Ilcalendariovero e propriovenivaattaccatoprima del testostesso. Neimanoscrittipiù suntuosi,accanto allefeste cristianeuniversali, ilcalendarioriportava, incoloredifferente,anche le festedel patrono equelle tipichedi una dataregione. Leminiaturemaggiormentealla modanell’illustrazione deicalendarirappresentava

no il lavorodei mesidell’anno e isegnizodiacali.

Altre Tipologie di libri

Manuale per ilcomputo astronomico espiegazioni dei simbolidelle costellazioni:Eridanus (Acquario),Piscis (Pesci), Ara(Altare).

Libri diStudio edUniversitari

A questacategoria dilibriappartengonoil librodell’AlfabetooAbbecedario,tutti i libri digrammaticae, nel TardoMedioevo,anche i testiclassicicommentati. Ilibriuniversitaricomprendevano i testilegali, medici,filosofici,scientifici eteologici.Tutti sipresentavanoin unspecifica

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formacommentata.

ManoscrittoAstronomico diVenceslao IV

Boezio, De Musica(trattatofilosofico).

Libri per l’uso privato

Alcuni libri erano adoperati per lo studioe la contemplazione religiosa privata.Molti di questi erano prodottispecificamente per singoli committenti.In questo caso i manoscritti eranoriccamente decorati e miniati. A talecategoria appartenevano il Salterio, ilLibro delle Ore, ed il Passionale(Leggendari).

Il Libro delle Oredi Giovanna diNavarra.

Leggendario

Libri quali manuali di caccia, di artedella Guerra, romanzi, canzoni digesta, libri di viaggi, ricettari, bestiari,erano per la maggior parte prodottiper l’intrattenimento di unacommittenza laica; erano scritti,infatti, in volgare invece che in latinoe diventarono assai popolari nel BassoMedioevo. Anche se chiamati manualitali libri non erano intesi come vere eproprie guide pratiche ma la loropresenza nella libreria di unnobiluomo ne indicava soltanto l’altogrado di educazione dello stesso.

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Fisiologo.Capitoli sullaquarta natura delserpente e sullaprima e secondanatura delleformiche.

Il poema illustratodi Guglielmo diMachaut, LeRemède deFortune.

Le Grandes Chroniquesde France di CarloV.

Libri diStoria

La Cronacaè un generedi scritturastoricamoltodiffuso esignificativodelMedioevo.Questo tipodi librocontenevaunaantologia diannali o

eventiannuali inprincipionella formadi una storiauniversale,iniziandodal giornodellacreazione. Apartire dalIX secoloanchecronachelocaliiniziaronoademergere. IlXIII secolovidel’appariredelle primecronachescritte involgare.

Committenza artistica e Funzioni delManoscritto Medievale

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L’autore Giuseppe è inpiedi mentre tiene unmanoscritto che vienecopiato del suo scrivanoSamuele. Lo scriba è quirappresentato come unmonaco in un chiostroromanico che scrive suun libro aperto.Canterbury, 1130 c.

Ilmecenatismoartistico deveessereconsideratocomeun’attivacollaborazione fral’artista ed ilsuo cliente;quest’ultima,nel corsodell’interoMedioevo fuun aspettoessenziale edeterminanteper larealizzazionedell’operastessa inquantoentrambe leparticontribuivanoindustriosamente tantoallaprogettazione quanto alcompletamento delprodottoartistico.Questocaratteristicofenomenomedievalepuò essereanalizzato da

duedifferentipunti divista: quellodellaproprietàcollettiva diun libro, perun usostrettamentereligioso daparte di unordinemonastico, equello invecedellaproprietàsingola di unpersonaggiodi rilievoreligioso olaico, fattoche iniziò aprenderepiede apartire dalXIII/XIVsecolo. I libriprodotti perl’usopersonalerispecchiavano unaampiagamma diinteressiindividualied erano, ineffetti,collezionatiper propositiauto

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educativi edi studio opersoddisfare lapropria setediinformazioni. Anchefenomeni diappassionatabibliofilianon eranoinfrequentinelMedioevo.Infine,occorrericordareche, duranteil TardoMedioevo, sisviluppò unaspecificatipologia dilibrodedicato aiprivati:quello usatoper la privatadevozione.

Per l’intero Alto Medioevo, la grandemaggioranza dei libri era prodotta peruso liturgico e veniva utilizzata da pretie monaci in chiese e monasteri. Questilibri, le Bibbie in particolare, eranoritenuti essere di stretta pertinenza d elsanto titolare della chiesa o delmonastero così da assicurarne laproprietà ad una data comunità e dasottolinearne la sua continuità. Spesso,infatti, sulla pagina dedicatoria oall’apertura del libro si trova

rappresentato il santo patrono stesso,a volte insieme all’immaginesimbolica della comunità. Questamedesima tendenza viene altresìconfermata dalla occasionaletrascrizione dello satus legale, deiprivilegi della comunità, nonché diuna sua breve storia, nelle stessepagine iniziali del manoscr itto.Ovviamente, la prossimità fra ladocumentazione secolare e giuridicaed i testi sacri, lungi dall’esseresemplice frutto del caso, serviva arafforzare la credibilità e l’autenticitàdi quanto affermato.La maggiorerichiesta di nuovi libri si aveva i ncoincidenza con la creazione di nuovimonasteri, in quanto essi dovevanoessere provvisti del necessarioapparato liturgico. In questi casi erapratica comune che il nuovo Abbate ela sua comunità, che spessoprovenivano da monasteri giàfunzionanti, provvedessero la nuovafondazione con i libri più essenziali;gli altri libri sarebbero stati tradotti inun secondo momento. Attraversol’esempio del primo abbate delmonastero francese di S. Evroult, cheprovvide a copiare diversi manoscrittie a stabilire e dirigere ivi un nuovoscrittoio, è possibile capire quali tipidi libri fossero assolutamentenecessari per una nuova fondazionemonastica: fra questi vi erano unAntifonario, un Graduale, e unCollectar; altri libri vennero copiatidai suoi confratelli quali excerptadell’Antico Testamento ed i suoicommentari, l’Eptateuco ed unMissale.

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Intorno al XII secolo, alcuni libri inizianoad essere prodotti per singole per sonepiù che per istituzioni e, grazieall’insorgenza di questo fenomeno,siamo informati dell’esistenza di unpubblico di privati lettori, le ordinazionidei quali sembrano essere stateresponsabili di un notevole incrementonella quantità di manoscritti prodotti.Questa lenta penetrazione del libroall’interno del mondo secolare portò allafioritura di atelier diretti da scribiprofessionisti in competizione con gliscrittoria monastici. Questo è anche ilperiodo nel quale si avvertono i primisentori della comparsa di unatteggiamento bibliofilo in alcunepersonalità di rilievo, tanto religiosequanto laiche, come nel caso di Giovannidi Salisbury o Ugo di Puiset; entrambi,infatti, lasciarono in eredità diversedozzine di li libri alle loro rispettivebiblioteche cattedrali. Per lo stessoperiodo abbiamo qualche notiziariguardo a maestri scrivani cheviaggiavano fin nelle località più remotecome dimostra il caso di un anonimoscriba che lavorò per l’Abbazia di S.Albano in Inghilterra e più tardi inFrancia, probabilmente anche a Parigi.Questo tipo di artigiani erano assunti daimonasteri per supplire alla carenza dipersonale monastico per la produzionelibraria, a volte rimpiazzandolatotalmente. Questo fenomeno di unsempre maggiore utilizzo dimanodopera specializzata nellaproduzione di libri resta, tuttavia, unaspetto assai poco rilevato nella storiadel libro e dei manoscritti.

La produzione di unlibro così come èrappresentato in unmanoscritto tedescodel XII secolo.Ambrogio, Deofficiis ministrorum

In senso orario :affilando la penna,presentazione dellibro finito, aggiuntadi un nuovofascicolo, rilegatura,taglio finale dellapergamena,lavorando con lefibbie,l’insegnamento con ilnuovo libro,ritagliando leestremità di un atavola per fare uncopertina,raschiamento dellapergamena permezzo di unlunellum, scrittura

Quando siconsiderino ora,ovvero dopoche i sopramenzionatieventi ebberoluogo, icommittentidegli artisti cheproducevano ilibri si possonoriconoscerediversepeculiaritàtipichedell’atteggiamento della societàsecolare. Inprimo luogo, unindividuosingolo o unacoppiaordinavano unlibro donandoal contempouna somma didenarosufficiente allasuarealizzazione,come risulta inmolti casi dalleimmaginidipinte suifrontespizi deilibri o daicolofoni.Inoltre, il libropoteva essereordinatoattraverso unasuddivisione

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su una tavoletta dicera.

dei costi fradifferenti attoricoordinati daunamministratore,di solito unprete, che sioccupava diraccogliere ifondi e diregolare ogniquestione congli artigiani cuil’opera eraaffidata.Esempio diquesto stato dicose puòritrovarsi nelcontrattostipulato per laproduzionedella Bibbiadella Certosa diCalci nel qualeè riportata unasorprendentelista di più disessanta singolicontribuentiinsieme allasommaofferta.Dunque,se un libropoteva essereprodotto sucommissione,ciò significa cheesso potevaessere anchecommercializzato come

prodotto finito.Numerosi libridei conventiaustriacivennero, infatti,acquisiti nquesto modo,frequentementeattraverso unaiutofinanziarioprovenientedall’esternodell’ambitomonastico. Ilprezzo dei librivariava;tuttavia, i librieranoconsiderati unbene di lusso eperciò il loroprezzo nonpoteva cheessere alto. Ciòsembra venireconfermato dalfatto che i librispesso sonomenzionati fra ibeni dei bottinidi guerra. Laraccolta el’immagazinamento di libridurante ilMedioevo,quindi, dovevaessereun’attivitàfinanziariamente pesante.

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L’uso dei Manoscritti

A differenza di oggi, i libri medievalierano usati per vari e diversi propositi.L’aspetto ed il contenuto dei libri diquesto periodo erano, infatti, determinatitanto dal tipo di uso che se ne intendevafare, quanto, in particolare, dalleinclinazioni delle persone che avevanoordinato i medesimi. In generale, èpossibile riconoscere otto diversi tipi dilibri, a seconda dell’uso, ecomprendendo anche i cambiamentisopravvenuti, nei differenti momenti delMedioevo, in relazione alla raccolta dilibri. Questi sono i seguenti: libri per imissionari, per gli imperatori, per imonaci, per gli studenti, per gliaristocratici, per i preti, per icollezionisti, e quelli comuni.Il primo gruppo comprende i libriimmediatamente più necessari perl’insegnamento cristiano a carattereillustrativo ed esplicativo (ovvero Bibbie,Vangeli, Salteri ed i loro commentari,insieme a libri contenenti suggerimentipratici per i sacerdoti). Questi venivanousati per le attività missionarie comemostrato dall’esempio inglese dei secoliVII e IX d.C. Un passo successivo nellastoria della produzione libraria èrappresentato dalla produzione di lussodi libri finemente decorati per re edimperatori che venivano mostratidurante le cerimonie per guadagnare lapubblica ammirazione, in modo daaumentare il prestigio reale o imperialefra i contemporanei. Parte dei tesori realiebbero grande fortuna particolarmentefra VIII ed XI sec. d.C., essendo ancheusati come doni diplomatici per regnantidi regioni lontane. L’epoca d’oro dei librimonastici, invece, si ebbe a partire dal

XII sec. d.C., quando i monasterirappresentavano pressoché il sololuogo in cui erano raccolti i volumiseparati e commentati della Bibbia,dei Padri della Chiesa, i lavori deiclassici e degli autori contemp oranei,lavori scientifici e manuali di studio,le regole monastiche, Breviari, Salteri,Graduali, Antifonari ed altri libri peril servizio liturgico.

Il sorgere delle scuole cattedrali edelle Università nel corso del XIII sec.d.C., permise lo svilupparsi di nuovetipologie di libri: i manuali per laricerca e l’educazione superiore. Gliargomenti trattati erano in sintesi iseguenti: trattati teologici, glosse ecommentari della Bibbia, testi emanuali di giurisprudenza, poemididattici, manuali di astronomia e diargomento naturalistico, libri distoria, e testi biblici uniformati erevisionati. La nuova pubblicadomanda di libri, portò, diconseguenza, allo svilupparsi di unaclasse di mercanti di libriprofessionisti i cui centri principali dismercio si trovavano nelle cittàuniversitarie di Bologna, Padova eParigi.Se già con il XIII secolo si assiste allacomparsa di test a contenuto profano,nel secolo successivo, si ha una vera epropria esplosione di tale fenomeno:cronache di case reali, trattati morali,libri di ricette, storie di tornei, eromanzi cavallereschi. Questetipologie ben si adattavano ad unpubblico di giovani nobili ai qualipresentavano una serie di storieesemplari; quindi, tale letteratura è daconsiderarsi preminentemente educa

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tiva.

In particolare, cadevano in questa classetutti i libri a carattere romanzesco ecavalleresco, diari di viaggio, temiclassici e vite di santi, specula, storie ecronache universali.

Dal XIV sec. d.C. in poi, si diffondono icosiddetti libri di modelli.

Questi testi possono essere solitamenteattribuiti ad un autore determinatoessendo firmati e contengono raffinati erifiniti disegni come se fossero prodottiper essere presentati a ricchi mecenati inmodo da guadagnarne la stima ed ilsupporto per eventuali lavori specifici.

Per la devozione personale, i Libri delleOre, assai popolari alla fine del XVsecolo d.C., rappresentano l’esempiomigliore.

In tutta Europa se ne sono conservatenumerose copie appartenute tanto allapopolazione normale quanto allaaristocrazia.

I libri per i preti dovevano essere quelliusati comunemente da ogni collettivitàdi villaggio nella loro parrocchia.

Questi erano, come quelli dei monasteri,essenzialmente testi per il servizioliturgico e pastorale, e compre ndevano:quelli per la celebrazione della messa,Bibbie, Breviari, Missali, Salteri,Graduali e nuovi manuali perl’istruzione del clero, trattati morali suivizi e le virtù, libri penitenziali, raccoltedi sermoni e nuovi manuali illustraticome la Biblia pauperum e lo SpeculumHumanae Salvationis; e libri sulla

partecipazione dei laici alla Passionedi Cristo come la Imitatio Christi diTommaso di Kempis.

Nel XV e XVI sec. d.C. ilcollezionismo di libri divenne unamoda in conseguenza del risvegliodello studio dei testi classici da partedei primi umanisti. Il loro entusiasticoe ricco mecenatismo si rivolgevaprincipalmente ai testi degli autoriantichi, libri di filosofia e scienza,lavori di letteratura e bibliofilia.

Il risultato della loro attività è giuntofino a noi grazie al recupero delle lorobiblioteche private, costituitesisempre assecondando interessispecifici.

Anna Maria Frezzi Owen , Enrico Longoed Elisabetta Spaccia Anibaldi

Jesi 12.12.2009 in occasione dellamanifestazione

”Frecce nella Rocca Federiciana–VI Edizione –

Torneo Nazionale della Lega ArcieriMedievali ultima prova del Campionato

Nazionale L.A.M.

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