esplorazione "civiltà ramane ocelum" 2011

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Relazione PUBBLICA (in sintesi) 20 Novembre 2011, Esplorazione Celle (TO) Civiltà Ramane Ocelum Il sito oggetto di studio è situato nei versanti della sinistra orografica del fiume Dora, nella Val di Susa(TO). Precisamente sulle alture del monte Rocca Sella (1508 m.s.l.m.). Il sito, che si sviluppa nel versante della montagna esposto a Sud, comincia a strutturarsi da una altezza altimetrica di (1000m) per toccare nel punto più alto i (1200m). L’area in oggetto si conforma come una classica fortezza di collina, costituita quindi da una serie di recinzioni fortificate situate su di un'altura per sfruttare il vantaggio difensivo dell'altezza. Questa tipologia di fortificazione consiste in uno o più terrazzamenti difensivi circolari o semicircolari in pietra, alcuni di essi sono spesso associati a fossati esterni, che seguivano il profilo della collina. Alcune di queste erano in uso come insediamenti, mentre altre appaiono essere state occupate solo stagionalmente o in tempi di conflitto. Inoltre, molte cosiddette 'fortezze di collina', dopo attenti scavi archeologici , si è scoperto non vennero usate per scopi militari, ma per raccogliere e creare un luogo sicuro per bestiame, cavalli e altri animali domestici. Le fortezze di collina sono molto comuni in tutta Europa. Nell'Europa Centrale le fortezze di collina comparvero nel tardo Neolitico , ma sono particolarmente comuni nella cultura dei Campi di Urne dell' età del bronzo e nella cultura di celtica di Hallstatt , all'inizio dell' età del ferro , e vennero costruite fino ai tempi della conquista romana in molte aree. Giulio Cesare descrisse le grandi fortezze di collina della tarda età del ferro, che incontrò durante le sue campagne, con il termine oppida . A quell'epoca le fortezze più grandi erano divenute più simili a città che a fortezze e molte vennero assimilate come città romane. All’interno della prima cinta, si sono notate importanti evidenze geomorfologiche legate ad attività antiche. Una parte del sito è appunto interessata da piccoli rilievi circolari molto probabilmente di fattura antropica, uno di questi è stato scavato in antico, e mostra chiaramente una fondazione in muretto a secco. Le dimensioni delle fondazioni e dello spazio interno, portano ad escludere un uso dello stesso per attività montane rurali come carbonare, depositi di legname e calcare, se non piuttosto proporre una funzione di spazio funerario di derivazione culturale celtica come “tumuli funerari” Particolare di un muro a secco trovato sul sito Tumolo trovato sul sito Copyright e' vietata la riproduzione del testo e delle immagini senza esplicito consenso degli autori

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Esplorazione realizzata in Val di Susa, lungo le tracce della mitica ittà di Rama

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Page 1: Esplorazione "Civiltà Ramane Ocelum" 2011

Relazione PUBBLICA (in sintesi)

20 Novembre 2011, Esplorazione Celle (TO)“Civiltà Ramane Ocelum”

Il sito oggetto di studio è situato nei versanti della sinistra orografica del fiume Dora, nella Val di Susa(TO). Precisamente sulle alture del monte Rocca Sella (1508 m.s.l.m.). Il sito, che si sviluppa nel versante della montagna esposto a Sud, comincia a strutturarsi da una altezza altimetrica di (1000m) per toccare nel punto più alto i (1200m).

L’area in oggetto si conforma come una classica fortezza di collina, costituita quindi da una serie di recinzioni fortificate situate su di un'altura per sfruttare il vantaggio difensivo dell'altezza. Questa tipologia di fortificazione consiste in uno o più terrazzamenti difensivi circolari o semicircolari in pietra, alcuni di essi sono spesso associati a fossati esterni, che seguivano il profilo della collina. Alcune di queste erano in uso come insediamenti, mentre altre appaiono essere state occupate solo stagionalmente o in tempi di conflitto. Inoltre, molte cosiddette 'fortezze di collina', dopo attenti scavi archeologici, si è scoperto non vennero usate per scopi militari, ma per raccogliere e creare un luogo sicuro per bestiame, cavalli e altri animali domestici.Le fortezze di collina sono molto comuni in tutta Europa. Nell'Europa Centrale le fortezze di collina comparvero nel tardo Neolitico, ma sono particolarmente comuni nella cultura dei Campi di Urne dell'età del bronzo e nella cultura di celtica di Hallstatt, all'inizio dell'età del ferro, e vennero costruite fino ai tempi della conquista romana in molte aree. Giulio Cesare descrisse le grandi fortezze di collina della tarda età del ferro, che incontrò durante le sue campagne, con il termine oppida. A quell'epoca le fortezze più grandi erano divenute più simili a città che a fortezze e molte vennero assimilate come città romane.

All’interno della prima cinta, si sono notate importanti evidenze geomorfologiche legate ad attività antiche. Una parte del sito è appunto interessata da piccoli rilievi circolari molto probabilmente di fattura antropica, uno di questi è stato scavato in antico, e mostra chiaramente una fondazione in muretto a secco. Le dimensioni delle fondazioni e dello spazio interno, portano ad escludere un uso dello stesso per attività montane rurali come carbonare, depositi di legname e calcare, se non piuttosto proporre una funzione di spazio funerario di derivazione culturale celtica come “tumuli funerari”

Particolare di un muro a secco trovato sul sito Tumolo trovato sul sito

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Page 2: Esplorazione "Civiltà Ramane Ocelum" 2011

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Ricostruzione 3D tumolo trovato sul sito

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Page 3: Esplorazione "Civiltà Ramane Ocelum" 2011

Relazione PUBBLICA (in sintesi)

Dalla zona dei “tumuli”, la strada che prosegue per la vetta in direzione Ovest-Est, è affiancata da una fila di lastre di pietra infisse verticalmente nel terreno, accostate l’una all’altra come per segnare un sentiero sacrale. Congiungendo di fatto l’area sepolcrale (a ovest, nella direzione del tramonto) con una cosiddetta “fortezza di collina” (a est). Come d’altronde succede ancora nell’area alpina di Asiago, nel vicentino, dove le “laste” di pietra segnano ancora la via per l’accesso ai cimiteri.

“Laste” di pietra trovate sul sito

Il posizionamento della fortezza a est, contrapposto alla necropoli, le conferisce un ruolo religioso - cultuale. La contrapposizione tra i templi per i vivi a est e la necropoli a ovest, accomuna infatti quasi tutte le civiltà del bronzo e del ferro, almeno nelle aree mediterranea, mesopotamica ed europea.

L’insediamento di Celle presenta quindi sia un largo fossato, scavato tra la fortezza e una parete di roccia naturale, sia un sistema di cinte che si sviluppano complessivamente (sommando le singole lunghezze) per almeno 1000 metri. Sulla parete di roccia del fossato troviamo incise delle croci a braccia uguali lunghe circa 10 cm (il solco della segnatura è largo e profondo circa 1 cm). Le stesse croci appaiono su numerosi massi naturali trasportati dall’azione glaciale (di dimensioni notevoli) affioranti dal terreno. In alcuni casi l’incisione si trova sulla sommità del masso, sicché l’artista ha dovuto necessariamente arrampicarsi.All’interno della cinta più alta verso la vetta, è visibile un quadrato di pietre, alte circa mezzo metro, di cui 30 cm sono interrati. Non vi è presente una pavimentazione di fondo, mentre l’ampiezza della struttura (2 metri per lato) rende improbabile che si tratti del basamento per una torre, come proposto da alcuni.

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Page 4: Esplorazione "Civiltà Ramane Ocelum" 2011

Relazione PUBBLICA (in sintesi)

E’ possibile piuttosto che costituisse un semplice temenos o recinto sacro, utilizzato per lo svolgimento di pratiche religiose.Certi muretti presentano una singolare copertura in sommità, questa è realizzata incastrando scaglie piatte di pietra in posizione obliqua, chiamata tecnica a spina di pesce. Troviamo la stessa tipologia di muretti in Scozia, realizzati dai Pitti (i Celti scozzesi).

Una struttura rettangolare, riconducibile forse ad una cisterna di circa 6 m^2 è costruita a ridosso della cinta più interna. Non è stato possibile per ora determinarne la profondità o la sicura funzione. Poco lontano troviamo però una roccia piatta, sulla quale è inciso il quadrato magico dei celti. Si tratta di un quadrato avente circa 40 cm di lato con un foro nel centro, segnato dai solchi delle diagonali e delle mediane, così da dividerlo in 8 spicchi. Rappresentava gli equinozi, i solstizi, e i 4 punti mediani tra l’uno e l’altro.

Cisterna di circa 6 m^2 trovata sul sito Quadrato magico trovato sul sito

Sia la presenza di tumuli che di supposte fasi insediative ci suggeriscono una relazione coi Celti, scesi sporadicamente in queste zone a partire dal V secolo a.C., o coi loro cugini Cozi (più tozzi e di carnagione scura), presenti già attorno al X secolo.

E’ certo che i Celti (o i Cozi) sfruttarono un insediamento preesistente. A questi “predecessori” si deve la realizzazione di una ruota sacra, che abbiamo fotografato pochi metri al di sotto del pianoro iniziale. (vedi foto). Si tratta di una sporgenza rocciosa lavorata in modo da disegnare un disco sporgente, spesso circa 10 cm per un metro di diametro, con un foro nel mezzo largo circa 5 cm.

Essa trova analoghi nelle vicinanze, tra Borgone e San Didero (Ara solare del Maometto), a Mompantero, a Vaie, Villarfocchiardo e Chiusa di San Michele, per un totale di oltre 10 esemplari solo in Val di Susa. Sempre in provincia di Torino ne troviamo un’altra nella vicina Rocca di Cavour.

Le croci incise trovano analoghi nella “pietra delle ruote solari” ritrovata a Balme in Val di Lanzo (TO).

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Cup-marked stone Balme in val di Lanzo

Page 5: Esplorazione "Civiltà Ramane Ocelum" 2011

Relazione PUBBLICA (in sintesi)

Nella parte più alta della “fortezza di collina” abbiamo trovato una sporgenza rocciosa lavorata, delle dimensioni di circa 1 m x 50 cm. Sulla sommità sono state scavate decine di coppelle, una a ridosso dell’altra. Un’altra pietra più piccola con la stessa lavorazione è stata trovata a terra nelle vicinanze. Si tratta dei cosiddetti “Cup Marks” dell’arte preistorica, che secondo l’archeologo Alexander Thom costituirebbero una sorta di proto-registro. http://en.wikipedia.org/wiki/Cup_and_ring_markDiffusi in tutta Europa, ritroviamo le varietà più simili alla nostra, in Estonia, Scozia e Finlandia (foto). In Italia li ritroviamo nella Rupe Magna, un piccolo rilievo isolato tra lo sbocco della Val Grosina e la piana alluvionale dell’Adda (SO, Lombardia).

Cup Marks trovati sul sito Cup Marks trovati sul sito

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Cup-marked stone of sacrifice from Hartola, Finland

Cup-marked stone from Tumala, Estonia

Page 6: Esplorazione "Civiltà Ramane Ocelum" 2011

Relazione PUBBLICA (in sintesi)

Importante sito murario esplorato dal nostro team

(dettaglio) (dettaglio) (dettaglio)

(dettaglio)

I° fila muraria trovata sul sito

(dettaglio)

II° fila muraria trovata sul sito

(dettaglio)

III° fila muraria trovata sul sito

(dettaglio)

Muro con dimensioni superiori a 2 m di larghezza e 1 m di altezza ritrovato sul sito

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Page 7: Esplorazione "Civiltà Ramane Ocelum" 2011

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Inquadramento geografico e morfologico

La Val di Susa è un bacino idrografico che copre un’area approssimativa di 1.261 Kmq. Nel solco principale, che si estende con una direzione media circa E-W, scorre la Dora Riparia dalla quale a sua volta confluiscono altri rami secondari: un esempio sono la Dora di Cenischia, o la Dora di Bardonecchia, quest’ultima alimentata nel tratto iniziale dalla Valle Stretta e dalla Valle di Rochemolles.In base all’articolazione planimetrica e soprattutto dell’evoluzione geomorfologica, la Val di Susa può essere suddivisa in tre zone:

L’alta Val di Susa, a monte di Oulx La media valle, tra Oulx e Susa La bassa valle, tra Susa e lo sbocco nell’alta pianura piemontese

Alti-metricamente il bacino si sviluppa ad una quota di 3.365 m nel Ferrand-Niblè, nel Gruppo dell’Ambin, ai 300 m dello sbocco dell’alta pianura padana, inoltre le cime più alte comprendono spesso rilievi che superano i 3.000 m di quota. L’unico ghiacciaio tutt’ora esistente è il Ghiacciaio dell’Agnello, del Gruppo dell’Ambin, attualmente in forte ritiro. Le tracce del specialismo sono tuttavia ben riconoscibili nelle forme diffuse e nei depositi localmente ben conservati (massi erratici), presenti nel fondovalle. Allo sbocco della Val di Susa, nell’alta pianura piemontese, le ripetute oscillazioni del ghiacciaio principale hanno portato alla formazione dell’Anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana. L’episodio geomorfologico più recente che ha interessato il bacino vallivo è rappresentato dalla formazione di un esteso paleo-lago all’inizio dell’ultimo ritiro glaciale. Sulla base dei dati geologici disponibili, questo si estendeva dal territorio dell’attuale Comune di S. Antonino di Susa fino alla stretta di Alpignano. I depositi che ne rappresentano il prodotto di colmamento costituiscono un complesso che supera localmente lo spessore di 200 m, indicando la lunga persistenza temporale del bacino. La scomparsa di quest’ultimo, conseguente sia al suo interramento che all’incisione della soglia(forra di Alpignano), è avvenuta all’incirca 12.000 anni fa. Nell’area in studio sono stati riconosciuti forme e depositi riferibili al modellamento dovuto a tre agenti specifici:

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Relazione PUBBLICA (in sintesi)

Il primo e più importante è rappresentato dall’azione esercitata dal ghiacciaio della Val di Susa che occupava tutta la valle principale dal momento che in tutta la valle la maggior parte delle forme e dei depositi sono collegati alle fasi d’avanzamento e di ritiro dello stesso. Il secondo agente di modellamento, che ha assunto notevole importanza in seguito al definitivo ritiro dei ghiacciai è rappresentato dal fiume Dora Riparia e del suo reticolo idrografico affluente. La Dora Riparia ha inizialmente intagliato, terrazzato e spesso completamente asportato i depositi glaciali, divagando poi nell’ampia valle glaciale, divenuta la sede dei propri depositi alluvionali. Il terzo agente di modellamento è costituito dall’azione della gravità dal momento che buona parte del versante destro della Val di Susa è interessato da importanti fenomeni di deformazione gravitativa profonda di versante.

In base agli studi più recenti, la zona presa in esame si sarebbe formata durante la collisione tra la massa continentale africana e quella europea, quando cioè si sarebbero avute spinte tangenziali tali da causare un ripiegamento dei sedimenti depositati sul fondo del mare che originariamente separavano Europa ed Africa. Da ciò ne sarebbero derivate successivamente le "pieghe coricate"(o pieghe rovesciate). Partendo dalla tettonica a placche, si pensa che in seguito all’avvicinamento dei due continenti, alcuni strati si siano accavallati dando origine a coltri di ricoprimento, mentre altri si sarebbero staccati formando "falde di scivolamento" concludendosi poi con l’allontanamento dal luogo di origine. Altri ancora si sarebbero frantumati in "scaglie" e i rimanenti sarebbero stati inglobati nel mantello. Il geologo H.P.Laubscher studiò le varie coltri analizzandone le trasformazioni: in tale indagine, tenne presente il fatto che alcuni blocchi continentali si sarebbero per lo più formati da rocce granitiche, mentre i blocchi oceanici sarebbero derivati da basalti e gabbri. I blocchi continentali "galleggiano" sul mantello fluido, per cui tendono ad allontanarsi e a scontrarsi. Nel Paleozoico, Europa e Africa formavano un tutt’uno, la Pangea, destinata a spaccarsi verso la fine di tale era, per formare nel Mesozoico due placche separate da un oceano. Nel Terziario le placche si ravvicinarono e si scontrarono, il che portò alla sovrapposizione dei diversi terreni (ricordiamo che il fondo oceanico era sì formato da rocce gabbriche e basaltiche, ma i processi di deposito vi aggiunsero rocce sedimentarie e carbonatiche, mentre sui continenti si formarono rocce detritiche). L’orogenesi, che è caratterizzata da un movimento verticale, continua tutt’oggi il che è dimostrato dal fatto che le Alpi continuano a sollevarsi di qualche millimetro l’anno. Poiché nel movimento dell’orogenesi si accorcia localmente la crosta terrestre, possiamo oggi notare formazioni normalmente molto distanti raccolte in pochi chilometri. Ad esempio, in Val di Susa possiamo vedere vicine le rocce del massiccio Dora-Maira e le ofioliti oceaniche, i sedimenti carbonatici e le eclogiti.La maggior parte delle rocce presenti in Val di Susa è metamorfica, anche se derivano da gruppi diversi:

Peridotiti gabbri e basalti sono stati originati dai magmi e dal chimismo. In seguito al metamorfismo, sono diventate serpentiniti, metagabbri, epidositi glaucofaniche e prasiniti.1. Le rocce sedimentarie marine e cioè i calcari, le dolomie, le marne, le argille e le arenarie sono diventate marmi, calcescisti, micascisti, e quarziti.2. Vi sono poi le rocce già metamorfosate precedentemente e le rocce magmatiche a chimismo acido (che hanno cioè un contenuto di SiO2 tra il 60% e l’80% ): esse costituiscono il "complesso del massiccio Dora-Maira e comprendono Gneiss e Micascisti.

Vi furono due tipi di metamorfismo : quello causato dalla circolazione di acqua marina calda nella crosta oceanica, attraverso fratture, che portò alla trasformazione di peridotiti in serpentiniti, e di gabbri in rodingiti. quello che iniziò 90 milioni di anni fa e che sottopose le rocce a forte pressione e a sbalzi di temperatura. Col passare del tempo, diminuì sempre di più la pressione, il che portò a successive trasformazioni. A sua volta, la temperatura subì notevoli variazioni, passando dai 400-500°C iniziali a 300-400°C, per poi risalire a 500°C. Si ebbero così tre diverse fasi di metamorfismo di tipo eclogitico, degli scisti blu e degli scisti verdi.

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Relazione PUBBLICA (in sintesi)

01) Basamento (a) e coperture (b) elvetiche02) Prealpi03) Zona subbrianzonese04) Ricoprimenti pennidici inferiori05) Falda del Gran S.Bernardo e Zona brianzonese06) Massicci cristallini interni (M.Rosa, Gran Paradiso, Dora Maira)07) Zona piemontese (Ofioliti e calcescisti)08) Flysch a elmintoidi09) Zona Sesia - Lanzo (SL) e Falda della Dent Blanche (DB)10) Alpi meridionali (in nero la Zona del Canavese; IV = Zona d'Ivrea)11) Linea del Canavese12) Limiti geografici del Canavese

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Page 10: Esplorazione "Civiltà Ramane Ocelum" 2011

Relazione PUBBLICA (in sintesi)

Bibliografia:

- WIKIPEDIA

- N.ACCARI(1999) - Notte Illustrative della Carta geologica d'Italia alla scala 1:50000. Dipartimento per i servizi tecnici nazionaliServizio geologico d'Italia: pag.7-10

Autori della relazione e delle immagini:

- Erik Schievenin ( Geologo Team Pangea )- Ivan Teupone Minella ( Archeologo Team Pangea )- Diego Marin ( Ingegnere Fisico Team Pangea ) - Michael Bolognini ( Technical Coordinator Geographical Expeditions )

PER MAGGIORI INFORMAZIONI E DETTAGLI

- Associazione No-Profit Pangea http://www.gruppopangea.com- Missione-Avventura http://www.missione-avventura.it

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