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Terra Cotta Bruno Ceccobelli

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Direzione della mostraMirella Cisotto Nalon

Coordinamento servizio mostreFiorenza Scarpa

Cura della mostraNicola GalvanMattia Munari

Segreteria OrganizzativaEmanuela Taglietti

Assistenza amministrativaDaniela Corsato - coordinamentoMaurizio BortolamiLoredana FantonLicia MorettiFranco Zanon

Supporto organizzativoMaco Arte

AllestimentiSquadra Allestimenti Servizio MostreSettore Attività CulturaliValter Spedicato – coordinamentoAntonio Breggion, Luca Galtarossa, Moreno Michielan, Franco Paccagnella,Silvano Perin, Claudio Spinello

PromozionePatrizia CavinatoRocco Roselli

COMUNE DI PADOVAAssessorato alla CulturaSettore Attività Culturali

con il contributo di

26 giugno - 27 luglio 2014Galleria laRinascentePadova, Piazza Garibaldi

Terra CottaBruno Ceccobelli

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È con particolare piacere che la nostra Amministrazione presenta

questa nuova esposizione di Bruno Ceccobelli, artista emozionante e

poliedrico la cui opera, nel recente passato, è già stata accolta dalla

nostra città. Se nella precedente occasione la sua visione poetica si

era manifestata con la grande installazione Con passi dorati, allestita

nel cinquecentesco Oratorio di San Rocco, questa volta essa si rivela

attraverso l’arte ceramica. Una tecnica antica quasi quanto l’uomo,

quella della terra cotta, che l’artista affronta con l’aiuto esperto dei figli

Auro e Celso, maestri ceramisti e anch’essi presenti nell’esposizione.

Nel corso del ‘900 sono stati numerosi gli artisti che, come Ceccobelli,

pur legati ai linguaggi della pittura e della scultura, hanno sentito il

richiamo e il fascino della cottura della terra. Le opere di Pablo Picasso,

e dopo di lui di Lucio Fontana, Enrico Baj, Emilio Scanavino e numerosi

altri, hanno certamente vivificato con apporti sino ad allora inediti la

disciplina, avviata in seguito a conoscere una vistosa svolta in direzione

sperimentale nonché ad acquisire una nuova consapevolezza dei propri

valori espressivi peculiari: aspetti che contribuiscono a farne oggi uno

degli ambiti in maggiore fermento nel panorama della creatività artistica.

Ideale prosecutore del lavoro degli autori sopracitati, Ceccobelli indaga

le possibilità offerte dalle innovazioni intervenute ad arricchire, negli

ultimi anni, il versante operativo della ceramica, non mancando tuttavia

di prestare ascolto al richiamo ancestrale della materia.

Proponendo la mostra Terra Cotta, il Comune di Padova intende far

conoscere al grande pubblico un aspetto meno noto del lavoro di uno

dei più importanti artisti italiani del nostro tempo.

Il SindacoL’Assessore alla Cultura

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Nella ricerca artistica di Bruno Ceccobelli risuona la voce del sacro.

Percepibile nell’impianto figurativo e in quello poetico dei suoi lavori,

questa particolare dimensione – tendenzialmente estranea ai linguaggi

visivi della contemporaneità – riflette l’ambizione dell’artista di conferire

al proprio operare un respiro infinito, che supera la cronaca del presente

per volgersi verso temi di carattere eterno e universale: il tempo, il mito,

la natura, il senso più profondo del fare arte. L’espressione di tali aspetti

di contenuto è affidata non solo ad una raffigurazione di tipo usuale,

ma anche ad un ricco apparato simbolico, in cui si incontrano differenti

tradizioni culturali. Gli elementi di indeterminatezza o mistero che esso

può presentare sono il frutto di una elaborazione iconografica molto

personale, che fa dell’artista un vero creatore di nuove costellazioni

simboliche, finalizzate a sollecitare la coscienza, il sapere, l’immaginazione

dell’osservatore. La sua opera si sviluppa da sempre seguendo percorsi

che corrono paralleli rispetto alla mera razionalità: possiamo forse dire

che con Ceccobelli ritorna d’attualità la figura dell’artista – sciamano,

messaggero di un mondo invisibile nel contesto della realtà sensibile.

Pittore e scultore, divenuto internazionalmente noto come uno dei

principali esponenti della Nuova Scuola Romana e del ritorno dei

linguaggi figurativi dopo gli anni del “dominio” concettuale, Ceccobelli

presenta in questa esposizione un ampio repertorio della sua produzione

nel campo della ceramica artistica. Nel dare vita alle sue opere, l’autore

sembra quasi giocare con la loro identità, collocandole idealmente sulla

frontiera tra le applicate e la scultura, ricordandone la natura oggettuale

ma esaltandone la facoltà evocativa. Il suo lavoro appassionato

nell’ambito di questa particolare tecnica contribuisce a illuminare di luce

nuova il significato della sua vicenda creativa.

Mirella Cisotto Nalon

Capo Settore Attività Culturali

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L’intera opera di Bruno Ceccobelli appare incentrata sulla relazione tra l’uomo e la materia.

È infatti attraverso questa dinamica, al tempo simbiotica e conflittuale, che transita il suo

messaggio poetico. Nella configurazione dei dipinti – realizzati armonizzando presenze

oggettuali, colori naturali e sostanze pervase da risonanze simboliche, quali cera e cenere

– così come nel versante più propriamente plastico del suo lavoro, l’artista restituisce

la suggestione di un percorso iniziatico che, a partire da una discesa nella materia del

mondo, aspira a raggiungere una cognizione di tipo spirituale dello stesso. Richiamata

sovente nelle opere è l’idea di una sublimazione o di un innalzamento celeste della realtà

fisica: trasformazioni queste concretamente riprodotte o figurativamente rappresentate,

che, incorporando arcane similitudini alchemiche, si prefiggono di coinvolgere anche la

personalità dell’osservatore dopo quella dell’artefice.

Significativo, alla luce di tali considerazioni, è l’interesse di Ceccobelli per la ceramica

artistica, su cui influiscono anche le tradizioni artigianali della nativa Todi e della vicina

Deruta. Alle sue realizzazioni in questo particolare ambito, sembra essere affidato il compito

di ricordare l’appartenenza profonda dell’essere alla natura e ai suoi elementi primari,

sulla cui combinazione si basa d’altronde la disciplina stessa. Fin dagli aspetti puramente

processuali di questi lavori, l’autore ha l’opportunità di confrontarsi con una tangibile, e non

solo metaforica, trasmutazione della materia. Manipolando la terra, unita all’acqua, essiccata

dall’aria, consolidata dal fuoco, viene ripristinato con essa un rapporto intimo, privo di ogni

mediazione. Il ricorso, negli esiti formali, ad un linguaggio di ordine simbolico e, dunque, di

natura culturale, non interrompe tale connessione, sancendone viceversa il valore sacro e

ancestrale: il medesimo che Ceccobelli conferisce all’attività artistica.

Vasi, maschere, impronte antropometriche decorate pittoricamente sono le tipologie di

rappresentazione più frequenti nel suo lavoro con la ceramica. Ognuna di queste entità,

condivide con la tecnica attraverso cui prende forma l’origine collocata al di fuori della

Storia, legata alla notte del tempo. Ognuna di esse presenta inoltre, negli aspetti operativi

come in quelli figurativi che la riguardano, più di un riferimento al “territorio” del corpo

umano, alla sua armonia, alla sua misura.

Quest’ultimo aspetto viene trasmesso anche nelle declinazioni espressive cui è soggetta

la forma archetipica del vaso. Forse prendendo in considerazione il significato ad essa

attribuito nella cultura alchemica, ove, oltre a rappresentare il crogiolo in cui purificare la

materia e le energie, il vaso raffigura anche la sede dello spirito, Ceccobelli sembra giungere

a una sorta di umanizzazione di tale elemento, che collega simbolicamente al mondo

E se all’oblio il mondo t’abbandona,

all’immobile terra dì: Io scorro,

e all’acqua fuggevole: Io sono.

R.M. Rilke

testo di

Nicola Galvan

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del femminile e della procreazione. A evocarlo è il morbido “grembo” di un’opera quale

Madonna della Fontana, in cui convergono altri rimandi culturali. Se la cromia che la caratterizza

richiama il manto blu della Vergine nell’iconografia cristiana, le fenditure che rilevano la sua

cavità interna omaggiano la ceramica di Lucio Fontana e, simultaneamente, restituiscono in

termini plastici quello che per il pensiero orientale è il quinto degli elementi primari: il vuoto.

La volontà, di ispirazione mitologica o addirittura divina, di plasmare “esseri” impugnando

la terra, è percepibile anche negli Invasi, realizzati nel numero di nove, ovvero «quanti sono

i mesi della gestazione»; recipienti che – è sempre lo stesso Ceccobelli a dirlo – «come le

persone contengono cose». Ognuno di essi si presenta chiuso, nell’imbocco superiore, da

una maschera in ceramica raku che riprende i tratti somatici dell’artista, nelle cui orbite

divampa ora una fiamma: una presenza quest’ultima che indica tra le facoltà del vedere

quella, peculiare del fuoco, di trasformare la realtà.

Le opere realizzate attraverso l’impronta focalizzano quella che deve essere stata la prima

figurazione scaturita dal contatto tra l’uomo e la terra. I calchi abbinati delle piante dei

piedi o delle palme delle mani, non solo danno risalto alle estremità con le quali il corpo

primariamente interagisce con la materia, ma ricordano anche come sia stato il principio

della simmetria a condurre Ceccobelli verso quell’antropomorfismo che, nel corso del

tempo, è divenuto connotativo della sua opera. Questi lavori manifestano, in più occasioni,

un’identificazione tra il cammino artistico e la ricerca spirituale. Lo segnalano alcuni dei

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titoli – Mani sante, Piedi santi – ma affine è anche il senso complessivo di cui è depositaria

la grande installazione allestita nel 2007 alla Fondazione Volume di Roma e interamente

composta da orme. In una particolare coppia di queste, l’attributo di un paio d’occhi

dichiara la conquista di una consapevolezza tanto profonda da consentire il trasferimento

del dono della visione al corpo in tutta la sua estensione.

Un “vedere” legato alle mani è invece direttamente sperimentato da Ceccobelli nell’atto di

realizzare le numerose maschere che scandiscono il suo percorso nella ceramica. Adattando

l’argilla fresca direttamente al proprio volto, l’artista esegue parte del loro modellato

affidandosi ad una sorta di visione tattile, immergendosi in una condizione prossima a uno

stato di trance. Pur utilizzando una tecnica basata sul calco, l’artista non fa riferimento alla

tradizione funeraria della maschera; bensì, più probabilmente, alla sua funzione religiosa,

in cui essa consentiva a chi l’indossava di astrarsi dal contesto spazio temporale, entrando

in comunicazione con la divinità di cui la maschera stessa riportava l’effige. Il significato

di tale operazione espressiva potrebbe dunque corrispondere con il proposito di

discendere negli abissi dell’inconscio personale per incontrare il proprio doppio invisibile.

Un viaggio dai contorni mitici che, nell’interpretazione di Ceccobelli, può sconfinare nelle

regioni dell’onirico; lo testimoniano grandi maschere bifronte giocate sulla dialettica tra

concavità e rilievo, parte integrante di un ciclo di lavori dedicato al sogno e intitolato,

emblematicamente, Schöne Träume.

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Calamaia1994maiolica, vetro e alluminio35 x 20 x 20 cm

Madonna della Fontana2006maiolica80 x 36 x 36 cm

Mangia Terra2006maiolica21 x 19 x 19 cm

Mangiafoco2006ceramica raku30 x 16 x 7 cm

Morpheus2006maiolica28 x 28 x 20 cm

Preso in fallo2006maiolica21 x 19 x 19 cm

S’ignora2006maiolica83 x 65 x 9 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, ceramica raku31 x 39 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, maiolica e ceramica raku35 x 35 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, ceramica raku39 x 32 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, ceramica raku36 x 33 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, maiolica39 x 34 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, maiolica32 x 33 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, maiolica31 x 33 cm

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Idea2009ceramica refrattaria, cera e catrame30 x 15 x 15 cm

Doppio invisibile2010installazione, ceramica lustro40 x 24 x 8 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, ceramica raku39 x 37 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, maiolica39 x 37 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, maiolica31 x 39 cm

Longa marcia post-temporale2007 installazione, maiolica39 x 39 cm

Doppio invisibile2010installazione, ceramica lustro40 x 24 x 8 cm

Lucifeste2009installazione, ceramica raku25 x 20 x 5 cm

Doppio invisibile2010installazione, ceramica lustro40 x 24 x 8 cm

Doppio invisibile2010installazione, ceramica lustro40 x 24 x 8 cm

Lucifeste2009installazione, ceramica raku25 x 20 x 5 cm

Lucifeste2009installazione, ceramica raku25 x 20 x 5 cm

Lucifeste2009installazione, ceramica raku25 x 20 x 5 cm

Lucifeste2009installazione, ceramica raku25 x 20 x 5 cm

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Penelope2009maiolica50 x 20 x 18 cm

Trini2009maiolica e rame50 x 50 x 20 cm

Impiantato2011terracotta a ingobbio e aloe40 x 30 x 32 cm circa

Uovo candeliere2013maiolica25 x 20 x 20 cm

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2013ceramica raku38 cm diam.

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2013ceramica raku38 cm diam.

Faccianello2010ceramica raku30 x 30 x 4 cm

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2009ceramica raku, ottone e legno45 x 45 x 6 cm

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2009ceramica raku, plastica, rame e legno45 x 45 x 6 cm

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2009ceramica raku, rame e legno45 x 45 x 5 cm

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2014ceramica raku40 cm diam.

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2006ceramica raku45 cm diam.

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2013ceramica raku38 cm diam.

Auro e CelsoPianeta ancora da scoprire2013ceramica raku38 cm diam.

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Caffè Florian di Venezia,

Thomas Carstens di Barcellona. Gli anni Novanta vedono il suo lavoro conquistare nuove frontiere geografiche: nel 1993 viene esposto al Museum Centre Saydie Bronfman di Montreal, nel 1994 lo ospita l’Ecole National des Beaux-Artes a Dakar in Senegal. Il 1996 registra la partecipazione di Ceccobelli alla Quadriennale di Roma, mentre nel 1999 la Galleria Guastalla Arte Moderna e Contemporanea gli dedica una mostra itinerante che tocca Livorno, Burgos e Bilbao. Nel 2002 è la volta di una nuova personale alla Galerie BMB di Amsterdam; l’anno successivo i lavori dell’artista dialogano con l’antico al Museo Archeologico Villa Adriana a Tivoli, in occasione della mostra Classico Eclettico. È invece il 2004 quando realizza a Gibellina il mosaico L’eternità è la vera medicina. Nel 2006 la mostra San Lorenzo a Villa Medici segna una tappa importante nel percorso di storicizzazione dell’esperienza della Nuova Scuola Romana, che proseguirà in seguito nelle collettive Officina San Lorenzo al MART di Rovereto (2009) e San Lorenzo: Limen. La soglia dell’arte, allestita nello spazio Limen otto9cinque di Roma (2010). Nel frattempo Ceccobelli è tornato, dopo diversi anni, a lavorare con la modalità dell’installazione. Nel 2007 Longa marcia post-temporale invade gli spazi della Fondazione Volume di Roma, l’anno successivo Invasi abita quelli della Fondazione Cerere, sempre a Roma. il Natale 2009 vede ancora l’artista impegnato nella capitale, ovvero nella Chiesa Santa Maria Sopra Minerva per il progetto Natalis in Urbe; alla logica dell’installazione ambientale sono riconducibili anche le opere di Schöne Träume, mostra allestita nel 2011 all’Hotel Rovereto. Tra gli eventi più importanti degli ultimi anni vi sono: l’esposizione del 2009 Attici unici alla Galleria l’Attico di Roma, Eroi d’Eros inaugurata nel 2012 alla Galleria Orizzonti di Catania e accolta l’anno successivo dal Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires. Nel 2013 la Galleria Sorrenti di Novara gli dedica la personale 209 – Icona from NYC e nello stesso anno la sua opera è presente nella grande mostra Anni ’70. Arte a Roma, allestita al Palaexpo di Roma.

Opere di Bruno Ceccobelli sono esposte in importanti collezioni pubbliche e private, tra le quali si ricordano: MAMbo di Bologna, MACRO di Roma, Galleria degli Uffizi (Complesso Vasariano) di Firenze, GAM di Torino, MoMA di New York, MUMOK di Vienna, San Diego Museum of Art, Museum of Fine Arts di Boston, Groninger Museum, Galleria Civica di Modena, Collezione Caffè Florian di Venezia, Collezione Maramotti di Reggio Emilia, Collezione Farnesina di Roma, Fondazione Marconi di Milano.

Bruno Ceccobelli nasce a Montecastello di Vibio (PG), il 2 settembre 1952. Vive e lavora a Todi.Deve molto all’artista Toti Scialoja, col quale si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma. Ama e studia artisti come Malevič, Kandinskij, Klee, De Chirico, Brancusi, Beuys, Miró, Dalí, Tàpies, Magritte. Completa la sua eclettica formazione giovanile con lo studio delle filosofie orientali Zen e Taoismo.Dalla seconda metà degli anni Settanta fa parte degli artisti che si insediano nell’ex-pastificio Cerere, a Roma, nel quartiere San Lorenzo, un gruppo di creativi poi noti come Nuova Scuola Romana. La sua ricerca è inizialmente di tipo concettuale, per poi giungere a un’astrazione pittorica che approda a un vero e proprio simbolismo spirituale.Nel 1972 inizia a collaborare con il gruppo S.p.A. di Roma, con cui esporrà nel 1974 alla Fiera di Roma Inco/Art74. Nel 1973 partecipa in Austria alla sua prima mostra collettiva nell’Europäisches Forum di Alpbach, invitato da Palma Bucarelli. Nel 1977 inaugura la sua prima personale a Roma nella galleria Spazio Alternativo, alla quale seguono, nello stesso anno, due personali nella capitale presso lo spazio autogestito La Stanza. Del 1979 è la partecipazione al Festival della Cultura Italiana di Belgrado, mentre del 1980 è quella alla Biennale des Jeunes di Parigi. L’anno successivo è segnato da due importanti personali alla Galleria Ferranti di Roma e alla Galerie Yvon Lambert di Parigi, mentre il 1983 vede l’opera di Ceccobelli approdare negli Stati Uniti, con una mostra alla Salvatore Ala Gallery di New York. L’esposizione Ateliers, organizzata nel contesto dell’Estate Romana del 1984 e curata da Achille Bonito Oliva, contribuisce a rivelare al grande pubblico il lavoro della “colonia d’artisti” operanti negli spazi del dismesso Pastificio Cerere; nello stesso anno, l’artista è invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia, partecipando anche all’edizione del 1986 nella sezione Arte e Alchimia. Nel frattempo si moltiplicano per Ceccobelli le mostre personali oltre oceano, in particolare a New York: nel 1985 espone a Sperone Westwater, nel 1988 alla Shaiman Gallery. Sempre del 1988 è la mostra al dell’anno seguente sono quelle alla Mayor Rowan Gallery di Londra e alla Galeria

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Bruno Ceccobelli Terra Cotta


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