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Espoarte

Oct 7, 2014

61-63

FIAF Oct 8, 2014 64-66 Futurafrika Oct 10, 2014 67-68 Plannify Oct 10, 2014 69-70 Internazionale Oct 10, 2014 71-76 Il Manifesto Oct 15, 2014 77-79 Urban Oct 29, 2014 80-81

               

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September 15, 2014

Dal 26 Settembre 2014 al 08 Novembre 2014 ROMA LUOGO: Galleria del Cembalo CURATORI: Laura Incardona, Laura Serani E-MAIL INFO: [email protected] SITO UFFICIALE: http://www.galleriadelcembalo.it

COMUNICATO STAMPA: L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa

               

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classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente.

«L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo». Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji. Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare.

Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.

Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.

Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

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September 16, 2014

Le opere inedite di Malick Sidibé in una mostra alla Galleria del Cembalo Roma Presso Galleria del Cembalo Dal 26/09/2014 Al 08/11/2014

La Galleria del Cembalo apre al pubblico dal 26 settembre all'8 novembre una mostra di opere inedite per l'Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d'oro alla carriera alla Biennale d'arte di Venezia nel 2007.  

L'esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l'autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di "rubare l'anima" a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L'uomo ha sempre cercato l'immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell'acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell'immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».

Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare

               

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il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.

Se l'altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l'indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare.

Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all'occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere.

A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un'epoca.

Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.

Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d'arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d'Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L'artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l'ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment.

L'artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

Galleria del Cembalo Largo della Fontanella di Borghese, 19 – Roma

26 settembre / 8 novembre 2014

ORARIO mercoledì, giovedì e venerdì: 17.00 - 19.30

sabato: 10.30 - 13.00 e 16.00 - 19.30 lunedì, martedì e le mattine di mercoledì, giovedì e venerdì: apertura su appuntamento

               

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September 16, 2014

Studio Malick, Bamako - Fotografie di Malick Sidibé

Madame Ramatou, Studio Malick, Bamako, 1971-2009

Studio Malick, Bamako. Fotografie di Malick Sidibé

Mostra a cura di Laura Incardona e Laura Serani

La Galleria del Cembalo apre al pubblico dal 26 settembre all’8 novembre una mostra di opere inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007.

L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione

               

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delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».

Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji. Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare.

Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.

Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.

               

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Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

Galleria del Cembalo Largo della Fontanella di Borghese, 19 00186 – Roma Informazioni · [email protected] Eventi · [email protected] Orario di apertura mercoledì giovedi e venerdì: dalle 17 alle 19:30 sabato: dalle 10.30 alle 13 e dalle 16 alle 19.30 lunedì, martedì e le mattine di mercoledì, giovedì e venerdì: aperturasu appuntamento. --- Davide Macchia Ufficio stampa Galleria del Cembalo [email protected] tel. 06 83081425 | cel. 340 4906881

ricevo e pubblico:

Amalia di Lanno

               

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La Galleria del Cembalo apre al pubblico dal 26 settembre all'8 novembre una mostra di opere inedite per l'Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d'oro alla...

Il post dal titolo: «Le opere inedite di Malick Sidibé in una mostra alla Galleria del Cembalo» è apparso il giorno 16/09/2014, alle ore 12:18, sul quotidiano online Roma Today dove ogni giorno puoi trovare le ultime notizie dell'area geografica relativa a Roma.

Questo è solo un estratto, per leggere il testo completo vai all'articolo originale.

               

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September 18, 2014

Studio Malick, Bamako. Fotografie di Malick Sidibé Data: da 26/09/14 a 08/11/14

ORARIO

Dal 26 settembre all'8 novembre 2014 Mercoledì, giovedì e venerdì ore 17.00 - 19.30 Sabato ore 10.30 - 13.00 / 16.00 - 19.30 Lunedì, martedì e le mattine di mercoledì, giovedì e venerdì: apertura su appuntamento OSPITATO IN

Galleria del Cembalo

INDIRIZZO

Indirizzo: Largo della Fontanella di Borghese, 19 [ centra sulla mappa ]

Zona: Rione Campo Marzio (P.Spagna-P.Popolo-Pincio) (Roma centro)

Presso Palazzo Borghese

INFORMAZIONI

Modalità di partecipazione: Ingresso libero

               

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CONTATTI

Telefono: +39 06 83796619

Sito web: www.galleriadelcembalo.it

Email: [email protected]

DESCRIZIONE

Una mostra di opere inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007. L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare.

In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente.

Note biografiche

Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji. Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare. Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca. Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo. Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

               

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September 18, 2014

Malick Sidibé è un fotografo dl Bamako, capitale del Mali, dove a oggi vive e lavora e che è stato insignito del Leone d'oro alla carriera alla biennale d'arte di Venezia nel 2007. La Galleria del Cembalo propone una sua mostra di cinquanta opere inedite dell'artista maliano aperta al pubblico dal 26 settembre all'8 novembre 2014, presso la Galleria del Cembalo di Roma.

Le immagini sono ritratti e istantanee effettuati dall'artista nel suo studio tra gli anni sessanta e gli anni settanta. In mostra ci sono anche alcuni chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto scelti delle immagini delle feste. Servivano per facilitare i clienti alla scelta e al successivo acquisto di quelle immagini.

               

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La mostra, curata da Laura Incardona e Laura Serani, è aperta da mercoledi a sabato dalle 17 alle 19:30, in altri giorni e orari l'apertura è possibile su appuntamento.

               

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L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».

Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.

Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare. Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.

Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo. Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

               

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September 24, 2014

Malick Sidibé. Studio Malick, Bamako 26 settembre 2014 - 8 novembre 2014

L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

“Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali”, racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. “L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto”, dice Sidibé. “Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo,

               

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anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo”.

Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.

Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare. Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca. Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.

Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment.

L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

               

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September 25, 2014

26/9/2014 Malick Sidibe' GALLERIA DEL CEMBALO, ROMA

Studio Malick, Bamako. Mostra fotografica

               

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Mostra a cura di Laura Incardona e Laura Serani. L'esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialita' di Malick Sidibe', ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da li', il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare. 'Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente a' la page, proprio come gli Occidentali', racconta divertito l'autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibe', attento alla composizione e capace di 'rubare l'anima' a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. 'L'uomo ha sempre cercato l'immortalita' nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto', dice Sidibe'. 'Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell'acqua. La fotografia e' un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell'immagine: e' per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo'. Immagine: Monsieur Simparas et ses camarades, 1971-2008. Inaugurazione 26 settembre. Ingresso libero.

               

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Fotografie di Malick Sidibé mostra a cura di Laura Incardona e Laura Serani

La Galleria del Cembalo apre al pubblico dal 26 settembre all’8 novembre una mostra di opere inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007.

               

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L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».

               

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Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.

Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare.

               

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Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere.

A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.

Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.

               

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Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment.

L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

Galleria del Cembalo Largo della Fontanella di Borghese, 19 – Roma 26 settembre / 8 novembre 2014

ORARIO mercoledì, giovedì e venerdì: 17.00 – 19.30 sabato: 10.30 – 13.00 e 16.00 – 19.30 lunedì, martedì e le mattine di mercoledì, giovedì e venerdì: apertura su appuntamento

               

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September 25, 2014

Studio Malick, Bamako. Fotografie di Malick Sidibé

25 Set 2014, 09:06 Redazione News

Roma - da 26/09/14 a 08/11/14.

Una mostra di opere inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007.

L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare.

In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente.

Note biografiche

Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.

Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare. Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi.

               

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A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.

Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo. Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

[Fonte: Roma OnLine]

               

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September 26, 2014

EVENTI 060608

26-09-2014 - 08-11-2014 Studio Malick, Bamako. Fotografie di Malick Sidibé Galleria del Cembalo - Largo della Fontanella di Borghese, 19 Una mostra di opere inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007. L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. Note biografiche Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji. Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare. Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.

               

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Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo. Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

Link: http://www.060608.it/it/eventi-e-spettacoli/mostre/studio-malick-bamako-fotografie-di-malick-sidibe.html

Tipologia: Mostre

Email: [email protected]

Sito web: www.galleriadelcembalo.it

Telefono: +39 06 83796619

Indirizzo: Largo della Fontanella di Borghese, 19

keywords: fotografia

               

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September 26, 2014

Roma - dal 24 settembre all'otto novembre 2014 Malick Sidibé - Studio Malick, Bamako

Avec mon sac, Studio Malick, Bamako, 1965-2009

[Vedi la foto originale]

La Galleria del Cembalo apre al pubblico dal 26 settembre all’8 novembre una mostra di opere inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007.

orario: mercoledì, giovedì; e venerdì: 17.00 – 19.30 sabato: 10.30 – 13.00 e 16.00 – 19.30 lunedì, martedì; e le mattine di mercoledì, giovedì e venerdì: apertura su appuntamento (possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance

vernissage: 24 settembre 2014. ore 18.30 - su invito

curatori: Laura Incardona, Laura Serani

autori: Malick Sidibé

genere: documentaria, fotografia, personale

L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane

               

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per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.

«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».

--- Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji. Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare.

Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere.

A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.

Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo. Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako

               

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September 26, 2014

«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito Malick Sidibé. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali.

Le sue fotografie hanno una forza narrativa coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».

               

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La Galleria del Cembalo, a Roma, espone circa cinquanta immagini del grande fotografo del Mali, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta: ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche immagini scattate in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare. Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako - la più importante manifestazione di fotografia africana – autori e critici occidentali scoprirono il suo talento; da lì iniziò per lui una seconda giovinezza, tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo. Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo ha consacrato con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché assegnato per la prima volta a un fotografo. Galleria del Cembalo - Malick Sidibé Intervista a Malick Sidibé – LensCulture Malick Sidibé

               

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September 26, 2014

di artapartofculture redazione - 26 settembre 2014-20 lettori -

Fotografie di Malick Sidibé

Monsieur Simparas et ses camarades, 1971-2008

Studio Malick, Bamako Fotografie di Malick Sidibé mostra a cura di Laura Incardona e Laura Serani

La Galleria del Cembalo apre al pubblico dal 26 settembre all’8 novembre una mostra di opere

inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d’oro alla carriera alla

Biennale d’arte di Venezia nel 2007.

               

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L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande

autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel

suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione

delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane

per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick

incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti

sceglievano le foto da acquistare.

«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che

eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle

sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa

classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione

e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa

coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura,

ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la

sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo,

anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta

la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza

che potevo».

Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio

nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il

diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il

suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come

apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.

Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio,

Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città

ha voglia di festeggiare.

               

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Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del

giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere.

A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e

continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza

fondamentale di un Paese e di un’epoca.

Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più

importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento

e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone

sempre con grandissimo successo.

Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del

2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante

perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del

Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña

Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment.

L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

Davide Macchia

Ufficio stampa Galleria del Cembalo

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September 29, 2014

MALICK SIDIBÉ: STUDIO MALICK, BAMAKO - GALLERIA DEL CEMBALO, ROMA

MALICK SIDIBÉ STUDIO MALICK, BAMAKO a cura di Laura Incardona e Laura Serani

Galleria del Cembalo

largo della Fontanella Borghese 19 - Roma

dal 26/9/2014 al 8/11/2014

               

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L'esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare. 'Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali', racconta divertito l'autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di 'rubare l'anima' a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. 'L'uomo ha sempre cercato l'immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto', dice Sidibé. 'Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell'acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell'immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo'. Immagine: Monsieur Simparas et ses camarades, 1971-2008.

               

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ROMA - Davvero bella la galleria — nome: del Cembalo — aperta un anno fa in alcune sale al pianterreno del magnificente Palazzo Borghese. E bella anche la mostra, che celebra uno dei grandi nomi della fotografia internazionale, premiato nel 2007 a Venezia con il Leone d’Oro alla carriera: l’africano (del Mali) Malick Sidibé (classe 1936). Cinquanta scatti inediti La mostra, dal titolo «Studio Malick, Bamako», è curata da Laura Incardona e Laura Serani e presenta circa 50 scatti inediti per l’Italia dell’artista, datate grossomodo tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta e ristampate di recente (di ciascuna esistono due, massimo tre esemplari). Si tratta, va da sé, di ritratti in studio, cifra stilistica che contraddistingue il lungo cammino di Sidibé, nonché di scatti che il fotografo eseguiva in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, capitale maliana dove si trasferì giovane dal villaggio natio e dove tutt’oggi vive e lavora. In mostra anche alcune Chemises, fogli di cartoncino colorato sui quali Malick incollava i provini delle immagini di festa e da dove il giorno dopo i clienti sceglievano le foto da comprare. «Credevate vivessimo nudi sugli alberi» «Gli Europei credevano vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», ha raccontato l’autore. Gran senso della composizione e del racconto, per questo artista del bianco e nero la cui poetica si evince da questa frase che ha quasi la forza di un aforisma: «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile». Volti, pose, notti di musica, giradischi, balli e moda afro-beat: le foto di Sidibé (già protagonista con l’altro grande fotografo maliano Seydou Keïta di una «pionieristica» esposizione al Museo Andersen, realizzata nel 2001 da Elena di Majo) prosegue fino all’8 novembre (Largo Fontanella di Borghese 19, da mercoledì a venerdì 17-19.30, sabato 10.30-13 e 16-19.30 o su appuntamento; galleriadelcembalo.it).

               

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October 2, 2014

Antologica dell’artista maliano, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale nel 2007

Il post dal titolo: «Certe notti a Bamako, fotografie di Malick Sidibé» è apparso il giorno 02/10/2014, alle ore 09:57, sul quotidiano online Corriere della seradove ogni giorno puoi trovare le ultime notizie dell'area geografica relativa a Roma.

Questo è solo un estratto, per leggere il testo completo vai all'articolo originale.

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October 2, 2014

               

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October 5, 2014

STUDIO MALICK, BAMAKO Fotografie di Malick Sidibé

Il grande fotografo africano, Leone d'Oro alla Biennale d'arte di Venezia nel 2007, testimone del cambiamento di un'epoca. Malick fotografa i giovani maliani durante gli anni dell'indipendenza.

Tra festeggiamenti e balli scopriamo la realtà della società del tempo, aperta all'occidente e al futuro

Galleria del Cembalo Largo della Fontanella Borghese 19 Roma

(testo Rosa Orsini) Il 26 settembre la Galleria del Cembalo ha aperto la stagione autunnale con una mostra dedicata al fotografo maliano Malick Sidibé. Si tratta di 50 fotografie in bianco e

nero appositamente selezionate per questo interessantissimo appuntamento culturale che le vede esposte per la prima volta in Italia. Una mostra curata da Laura Incardona e Laura Serani,che avrà termine il prossimo 8 novembre. Una retrospettiva che punta lo sguardo sui costumi di una generazione, quella degli anni sessanta e settanta, in uno dei paesi dell'Africa cosiddetta nera, il Mali, e che da spunto a non poche riflessioni. Siamo negli anni cruciali del dopoguerra in cui si assiste ad uno egli eventi più importanti della storia contemporanea: la caduta del colonialismo. Una svolta epocale anche per il popolo maliano che ottiene l'indipendenza dal protettorato francese. Il Principio di Autodeterminazione dei Popoli, sancito dalla Carta dell'ONU, costituisce le fondamenta del ponte di passaggio che ha condotto i popoli all'acquisizione dell'indipendenza dopo anni di sottomissione al dominio straniero. Non soltanto l'Africa ma anche il continente Sud Americano e parte dell'Indonesia sono protagonisti del tramonto di un'era. Il Mali perviene inoltre alla costituzione di un nuovo stato. Separandosi dal Sudan raggiunge finalmente la propria identità politica. Ciò non toglie che il paese ha ormai assorbito i caratteri e i modelli sociali derivanti dall'influenza straniera. Si è aperto culturalmente e lo dimostra.

               

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L'indipendenza non sancisce un ritorno ad una società chiusa e ancestrale, radicata al passato, bensì intende imporre un'uguaglianza di genere tra i popoli, purtroppo smentita nel tempo. Sono soprattutto i giovani ad aprirsi all'occidente cercando di identificarsi con esso. E lo fanno indossando abiti occidentali e adottando usi e costumi un tempo a loro preclusi.

Malick testimonia questo cambiamento. Nato a Bamako nel 1936 dove tutt'oggi vive e lavora, ha modo di ritrarre la sua gente per le strade o durante le feste, anche se la sua attività si svolge principalmente all'interno del suo studio fotografico. Scatti in bianco e nero su uno sfondo semplice ed essenziale. L'artista ritrae gruppi familiari o camerateschi di ragazzi e ragazze. Volti sorridenti, sguardi aperti, disposti farsi ritrarre in posa con occhiali polaroid e camicie di cotone bianche. Testimoni inconsapevoli del cambiamento della società in cui vivono, si muovono, comunicano, i giovani si fanno fotografare durante le feste, i matrimoni, nelle serate mondane. Questo clima di festa inebria il loro spirito e traspare dalle fotografie esposte. Un aspetto di un paese africano che sorprende, stupisce. Curiosi i provini contenuti nelle Chemises appese alle pareti della galleria. Tra questi ci sorprendono quelli scattati in occasione di un matrimonio celebrato all'occidentale, dove una donna maliana si mostra vestita con un abito da sposa, lungo e bianco con tanto di velo. Quanto l'Africa ha assorbito dall'Europa possiamo misurarlo attraverso queste fotografie. La motocicletta sullo sfondo, i giradischi, i vestiti da uomo, gli abiti da donna con le gonne a campana. La moda importata dall'estero cattura il gusto delle nuove generazioni ma non sostituisce la cultura di un popolo, giustamente. Malick ritrae anche donne con il classico copricapo a turbante, vestite con tessuti tipici di stampo etnico.

Malick vuole trasmettere un messaggio: il Mali non è più un paese arretrato. Il suo intento è preciso: smuovere il pregiudizio, sostituire l'idea stereotipata di un popolo primitivo con quella moderna di un paese che guarda al futuro.

Per Malick la fotografia ha anche il potere di cogliere la parte più intima del soggetto, rubargli l'anima, trasporla per poi consegnarla all'eternità. Il suo potere narrativo completa l'idea fascinosa che fa di questa professione un'arte, oggi alla portata di chiunque cerchi di trasmettere la sua immagine ai posteri rincorrendo un'illusoria immortalità. Nel 2007 Malick ha ottenuto il Leone d'Oro alla biennale d'arte di Venezia, un premio alla carriera per questo artista considerato oggi il più grande fotografo africano.

Pubblicato da newpinklandscape a 08:41

               

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October 6, 2014

Le opere inedite del fotografo maliano sono esposte alla Galleria del Cembalo a Roma.

Una mostra molto speciale con opere inedite di Malick Sidibé, uno dei fotografi più importanti d'Africa.

La mostra inaugurata il 26 settembre è composta da circa 50 le immagini del autore, scattate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Sono ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava durante le feste che animavano le notti di Bamako.

               

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Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Nella capitale studia disegno e gioielleria subito dopo il diploma, nel 1955 Malick rimane folgorato dalla fotografia e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.

"Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente all'ultima moda, proprio come gli Occidentali", racconta l'autore.

ORARIO Mercoledì, giovedì e venerdì: 17.00 - 19.30 Sabato: 10.30 - 13.00 e 16.00 - 19.30

Dove

Largo Fontanella di Borghese, 19

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October 6, 2014

Les œuvres inédites du photographe malien sont exposées à la Gallérie de clavecin à Rome. Un spectacle très spécial avec de nouvelles œuvres de Malick Sidibé, l'un des photographes les plus importants de l'Afrique.

L'exposition a ouvert le 26 Septembre est composé d'environ 50 images du photographe, pris entre le début des années soixante et soixante-dix. Ce sont des portraits dans son studio, une spécialité de Malick Sidibé, mais aussi que le photographe prenait des photos pendant les vacances qui ont animé les nuits de Bamako.

               

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Malick Sidibé est né en 1936 au Mali, dans un village situé à environ 300 km de Bamako. Dans la capitale, il a étudié le dessin et bijoux juste après avoir obtenu sont diplôme, en 1955, Malick a été ébloui par la photographie et en 1962, il ouvre son propre studio, Studio Malick, dans le quartier de Bagadadji.

"Les Européens croyaient que nous vivions nus dans les arbres. D'après les photos nous comprenons notre place qui été absolument la première au niveau de la mode, tout comme l'Occident ", dit le photographe.

Horaire ; Mercredi, jeudi et vendredi: 17h00-19h30 Samedi ,10:30 à 13h00 et 16h00-19h30

               

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October 7, 2014

Studio Malick. I ritratti “à la page” di Sidibé ROMA | Galleria del Cembalo | 26 settembre – 8 novembre 2014 Malick Sidibé è tornato con una serie di opere inedite per l’Italia. Gli scatti del fotografo maliano, insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007, fino all’8 novembre sono alla Galleria del Cembalo in una mostra a cura di Laura Incardona e Laura Serani.

               

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Circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare. «Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente.

«L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo». Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji. Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare. Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca. Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo. Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante

               

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perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

Studio Malick, Bamako Fotografie di Malick Sidibé a cura di Laura Incardona e Laura Serani Galleria del Cembalo Largo della Fontanella di Borghese 19, Roma 26 settembre – 8 novembre 2014 Orario: mercoledì, giovedì e venerdì: 17.00 – 19.30 sabato: 10.30 – 13.00 e 16.00 – 19.30 lunedì, martedì e le mattine di mercoledì, giovedì e venerdì: apertura su appuntamento Info: +39 06 83081425 www.galleriadelcembalo.it

               

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Studio Malick, Bamako Fotografie di Malick Sidibé mostra a cura di Laura Incardona e Laura Serani La Galleria del Cembalo apre al pubblico dal 26 settembre all’8 novembre una mostra di opere inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007. L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare. «Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta

               

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la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo». Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji. Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare. Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere. A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca. Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo. Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment. L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.

               

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October 10, 2014

Fino all’8 novembre verranno esposte alla Galleria del Cembalo (Roma) le opere inedite per l’Italia di Malick Sidibé, il celebre fotografo del Mali insignito nel 2007 del Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia.

               

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Curata da Laura Incardona e Laura Serani, la mostra presenterà 50 fotografie scattate da Sidibé tra gli anni ‘60 e ‘70: ritratti fotografici e immagini immortalate durante le feste che animavano Bamako. «Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali»

               

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La Galleria del Cembalo apre al pubblico dal 26 settembre all'8 novembre una mostra di opere inedite per l'Italia di Malick Sidibé, il fotografo maliano insignito del Leone d'oro alla carriera alla Biennale d'arte di Venezia nel 2007.L'esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che

animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l'autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di "rubare l'anima" a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L'uomo ha sempre cercato l'immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell'acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell'immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».---Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.Se l'altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l'indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare.Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all'occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere.A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un'epoca.Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d'arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d'Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L'artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l'ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment.

               

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October 10, 2014

               

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Le deux amies, 1971-2008

               

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Certe volte il sorriso è timido, altre sornione o smagliante. Sorrisi che attraverso il mezzo fotografico acquisiscono il dono dell’eternità. Sono persone comuni quelle che passano per lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadaji a Bamako (Mali). Ma agli occhi del fotografo sono come divi del cinema. Malick Sidibé (Soloba, Mali 1936, vive a Bamako) li osserva, lascia che si mettano a loro agio e, quando è convinto che il momento sia quello giusto, fa scattare il click. Tutti quei personaggi dagli atteggiamenti ingenuamente calcolati sono ignari del loro destino di «vintage» preziosi e quotati, esposti in mostre internazionali come Studio Malick, Bamako. Fotografie di Malick Sidibé (a cura di Laura Incardona e Laura Serani) alla galleria del Cembalo di Roma (fino all’8 novembre).

La fotografia ha sempre giocato un ruolo decisivo nell’esportazione di un’idea autoreferenziale di propaganda colonialista, ma nelle mani dei fotografi africani diventa lo strumento più immediato per la ridefinizione e riappropriazione della propria identità. Nell’Africa sub-sahariana ciò avviene tra il 1957 e il 1960, quando dilaga l’«epidemia» dell’indipendenza.

A Bamako, in particolare, dove arriva intorno al 1854 con i «pied-noir», la fotografia ha una grandissima diffusione dagli anni Trenta. Felix Diallo, Nabi Doumbia, Samba Ba, Mountaga Dembélé... la maggior parte dei fotografi locali studiano con i bianchi – l’istruzione scolastica è uno dei pochi risvolti positivi del colonialismo — lo stesso Malick, dopo essersi diplomato in arti applicate (disegno e gioielleria), viene chiamato dal fotografo francese Gérard Guillat-Guignard a decorare il suo negozio.

Questa esperienza lo avvicinerà per sempre alla fotografia. Dal 1955 al 1962 è apprendista di Gégé la pellicule (soprannome del francese), finché non decide di aprire il suo atelier lì dove si trova tuttora. Diversamente da molti suoi colleghi che fotografano prevalentemente in studio, Sidibé, dopo l’orario di lavoro, se ne va in giro per i club della capitale, dove i giovani della sua generazione ballano nelle calde notti afric ne. Al ritmo di twist e cha cha cha non è difficile lasciarsi trascinare, complice l’adrenalina della giovinezza e l’audacia della trasgressione. Esattamente la stessa che trapela dai giovani di entrambi i sessi, in costume da bagno e occhiali da sole in gita sulle rive del Niger. Con lo sguardo di chi vive la situazione dall’interno, il fotografo maliano racconta quei momenti di autentica spensieratezza. Anche alle feste di nozze c’è tanta allegria: Malick scatta le sue foto, poi corre in studio, sviluppa i negativi e stampa i provini a contatto che incolla sui cartoncini colorati («chemises»), che vediamo esposti alla galleria del Cembalo. Il giorno dopo è in grado di mostrarli ai vari personaggi perché scelgano la foto da acquistare. Per sbarcare il lunario si dedica anche alla riparazione degli apparecchi fotografici: pure il grande fotografo Seyd ou Keïta, per cui nutre ammirazione e rispetto, è suo cliente.

Una certa propensione per i lavori di grande minuzia gli viene, del resto, dalla dimestichezza con le tecniche dell’oreficeria. Alcuni apparecchi sono ancora in bella vista sui ripiani dello Studio Malick, accarezzati dalla sabbia rossa che invade la città. La sala posa — una stanzetta di una manciata di metri quadrati — è immediatamente riconoscibile per il pavimento a scacchi bianco e nero, presente in moltissime fotografie. Altre volte, basta stendere un tessuto con disegni ornamentali, e magari appuntarlo anche come sfondo, per dare un volto nuovo allo spazio.

               

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È così in tantissime foto, come quella che ritrae la giovane Madame Ramatou o Monsieur Simparas tra i suoi amici.

Quando André Magnin l’ha «scoperto», nei primi anni novanta, Malick non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventato una star, consacrato dalla Biennale d’Arte di Venezia con il Leone d’oro alla carriera nel 2007 e onorato da numerosi premi, tra cui il World Press Photo 2010 (sezione Arts and Enterteinment).

Oggi il lavoro d’archivio prevale sull’attività di fotografo, aiutato nella gestione degli affari da almeno tre dei suoi innumerevoli figli, Fousseini, Moby e Karim. Ognuno di loro ha preso qualcosa del padre: intelligenza, modestia, ironia. E mentre il papà è in giro per il mondo a presenziare alle sue mostre, loro lo attendono in studio, sorseggiando un tè e scambiando due chiacchiere con i visitatori (in Africa lo studio fotografico è come il parrucchiere: un irrinunciabile punto d’incontro dove si passa il tempo, parlando e ascoltando).

Nel frattempo, si lasciano ritrarre nella vecchia sala-posa, proprio come ha sempre fatto Malick con tutti i suoi clienti.

               

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October 29, 2014

               

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