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Con tutta la rabbia, con tutto l'amore – IV Congresso UdS FVG – DOCUMENTO CONGRESSUALE 1

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Il documento congressuale del IV Congresso dell'Unione degli Studenti Friuli Venezia Giulia - 20 febbraio 2011

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Con tutta la rabbia, con tutto l'amore – IV Congresso UdS FVG – DOCUMENTO CONGRESSUALE

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UNIONE degli STUDENTIFRIULI VENEZIA GIULIA

IV CongressoTrieste, 20 Febbraio 2011

Con tutta la rabbia, con tutto l'amoreDOCUMENTO CONGRESSUALE

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Con tutta la rabbia, con tutto l'amore – IV Congresso UdS FVG – DOCUMENTO CONGRESSUALE

INDICE

PARTE A – Analisi…......................................................................pag. 6

>> INTRO: Nel fango della periferia........................................................................pag. 6…................la crisi in Friuli Venezia Giulia

>> TESI 1: Quando non c’è nessuna appartenenza.................................................pag. 8…................associazionismo e frammentazione sociale

>> TESI 2: La dIstruzione pubblica.........................................................................pag. 9…................le mani di Governo e Regione sulla scuola

>> TESI 3: Onda e risacca.....................................................................................pag. 11…................l'UdS nel movimento: due anni di mobilitazioni e campagne

PARTE B – Proposte…................................................................pag. 13

>> TESI 4: Sindacato studentesco, sì, ma come?..................................................pag. 13…................l'UdS nelle scuole: conflitto, rappresentanza, Altrariforma

>> TESI 5: Saperi liberi, persone libere.................................................................pag. 15…................il diritto allo studio nella società della conoscenza

>> TESI 6: Sostegno tra pari e costruzione di politica..........................................pag. 17…................il mutualismo: significato e prospettive

>> TESI 7: Non siamo secondi a nessuno!.............................................................pag. 18…................istituti tecnici e professionali: per degli stage veramente formativi

>> TESI 8: Nella strada per conoscere chi siamo..................................................pag. 19…................il diritto all'abitare nelle città del Friuli Venezia Giulia

>> TESI 9: Rovesciare l'informazione, cambiare la società..................................pag. 21…................la controinformazione al tempo del regime

>> TESI 10: Nostra patria è il mondo intero.........................................................pag. 22…................il lavoro a confronto con i migranti e la mafia

>> TESI 11: Antifascismo militante e memoria di confine....................................pag. 24…................fascismi, antifascismo e memoria storica in Friuli Venezia Giulia

>> TESI 12: Ambiente, specchio della democrazia...............................................pag. 26…................ecologia e difesa dei beni comuni contro la crisi

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>> TESI 13: La questione di genere......................................................................pag. 27…................ donne nella società e nella politica: una questione di democrazia

>> TESI 14: Trst je tudi naš / Trieste è anche nostra............................................pag. 28…................l'UdS e la minoranza slovena

PARTE C – Organizzazione…...................................................pag. 30

>> TESI 15: Istruitevi, agitatevi, organizzatevi....................................................pag. 30…................ l'organizzazione interna dell'UdS regionale e territoriali

>> TESI 16: La rabbia di uno, la rabbia di tanti.....................................................pag. 32…................i rapporti esterni dell'UdS FVG

>> TESI 17: E grideremo ancora più forte!............................................................pag. 33…................comunicazione, costruzione dell'immaginario e autoformazione

>> TESI 18: Nella Rete..........................................................................................pag. 35…................problemi e prospettive nel rapporto con gli universitari

PARTE D – Conclusioni…..........................................................pag. 36

>> TESI 19: Con tutta la rabbia, con tutto l'amore...............................................pag. 36…................verso altri anni di lotte, consapevoli del difficile percorso

PremessaQuesto documento ha l'intenzione di uscire dall'ottica tradizionale che individua gli appuntamenti congressuali come momenti molto rituali ed autocelebrativi, in poche parole un mero passaggio di testimone arricchito da qualche fronzolo retorico. Noi vogliamo invece che questo documento sia realmente utile per il futuro dell'Unione degli Studenti Friuli Venezia Giulia e quindi innanzitutto sia leggibile e accessibile, eliminando al massimo i 'virtuosismi' retorici, e che sia inoltre trasparente e senza alcuna omissione.Per questo abbiamo tentato di fotografare la realtà dei fatti e delle dinamiche che hanno interessato l'UdS FVG in questi due anni di mandato: siamo convinti che la Politica con la 'p' maiuscola si costruisca innanzitutto con l'onestà nei rapporti, in particolare tra compagni.

Buona lettura, al lavoro e alla lotta!

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PARTE A – Analisi

>> IntroNel fango della periferia…................la crisi in Friuli Venezia Giulia

Crede che quei banchieri siano in prigione? Nossignore. Sono fra i cittadini più stimati della Florida. Sono feccia, almeno quanto i politici disonesti! Creda, io ne so qualcosa. E’ da tempo che mangiano e si vestono con i miei soldi. Finché non sono entrato nel racket non sapevo quanti imbroglioni indossano abiti costosi e parlano con accento da signori.Al Capone, Gli Intoccabili (1987)

Potrebbe sembrare banale o ripetitivo iniziare questo documento congressuale con una disamina dell’attuale situazione economica e sociale, globale e nazionale: per questo non vogliamo entrare nel dettaglio di un argomento che

certamente è stato trattato da altri in altre occasioni e con ben altre competenze in merito. Ciononostante ci sembra necessario inquadrare in maniera generale il processo di crisi, dapprima finanziaria e poi economica, sociale, ambientale, culturale e democratica che ha investito il mondo, il nostro Paese, il Friuli Venezia Giulia.

A tre anni di distanza dall’inizio di quello che non stentiamo a definire un nuovo periodo storico, possiamo affermare che nessun potere economico o politico ha trovato una soluzione che permettesse di guarire le ferite messe allo scoperto dalla

recessione economica: il potere economico perché non lo ha voluto, quello politico perché ormai non ha più potere da decenni, da quando l’establishment finanziario mondiale si è impossessato della politica rendendola un contenitore vuoto, adatto alla prosecuzione dello status quo. Il tutto a costo di continuare a spargere il sale del profitto sulle ferite aperte: guerre, povertà diffusa, nazionalismi e fascismi, devastazioni ambientali, deriva culturale, rarefazione dei diritti di tutti i tipi a tutti i livelli. Queste ferite sono sintomi di una grave malattia che non colpisce il sistema in sé, ma i quasi sette miliardi di persone che lo attraversano volenti o nolenti. Questo perché le crisi economiche sono un fattore strutturale del sistema neoliberista, e tale sistema può essere ‘riformato’ solo a livello formale ma non a livello sostanziale.

Abbiamo assistito così a goffi tentativi di far sembrare la crisi come un evento ormai appartenente al passato, mentre i poteri economici e finanziari globali continuano a muovere i fili delle marionette della politica, di tutto il mondo e a tutti i livelli,

verso nuovi obiettivi: in particolare la distruzione del concetto di lavoro come diritto necessario per essere cittadini e soprattutto come prestazione che il lavoratore fornisce al datore di lavoro, e non viceversa che il datore di lavoro concede o sottrae in completa libertà.

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L'attacco al diritto del lavoro: il ricatto della FIAT e del collegato, domani la Fincantieri?

2008-2011: la crisi come fattore strutturale dell'economia capitalista

Perché anche noi dobbiamo e vogliamo parlare della crisi e delle sue conseguenze

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In Italia abbiamo assistito in particolare al varo di un Collegato Lavoro anticostituzionale applaudito dai sindacati ‘concertativi’ e ad accordi separati negli stabilimenti FIAT di Pomigliano e Mirafiori, ratificati da ricatti burocratizzati: in questo infatti si sono trasformati i referendum di fabbrica. Tali accordi, inaccettabili dal punto di vista tecnico e dei diritti sindacali, rischiano di fare storia: l’uscita di parte della FIAT da Confindustria e quindi dal contratto collettivo nazionale sarà una strada che percorrerà molto probabilmente anche Fincantieri, che in Regione occupa un ruolo di primo piano nel settore cantieristico.

Ma in Friuli Venezia Giulia la situazione più preoccupante riguarda le decine di migliaia di lavoratori senza tutele sindacali impiegati nelle piccole e medie industrie, nelle quali accordi che cancellano ogni tipo di diritto e tutela sono in vigore già da

anni. E’ questo il miracolo economico del Nordest: frammentazione del lavoro e distruzione dei diritti in nome della Dea Competitività. In Regione si fa sentire forte anche il problema della sostenibilità, parola della quale tutti i potenti si riempiono la bocca salvo devastare il territorio con opere inutili – TAV, terza corsia della A4 – e negare il diritto alla salute e alla sicurezza di centinaia di migliaia di lavoratori e cittadini – vedi il caso della Ferriera di Servola ma anche delle paventate centrali nucleari a Monfalcone o in riva al Tagliamento – in nome del progresso e della crescita economica.

Di fronte a tutto questo noi studenti, da soli, possiamo far poco: vogliamo però che dalle scuole e dai luoghi di formazione in generale si cominci a ripensare a un nuovo sistema, che non abbia la falsa ambizione di ‘riformare’ o

rendere sostenibile l’attuale modello di sviluppo – come fa chi parla di green economy –, ma che rimetta al centro l’uomo, i diritti, i beni comuni e una concezione della vita slegata dal modello dominante della produzione, della competizione, del consumo, dell’emulazione. In questo ci sentiamo uniti ai precari e ai migranti che più di tutti pagano il prezzo di questa crisi; ai lavoratori della conoscenza i quali vivono sulla loro pelle il paradosso di un capitalismo cognitivo che eleva il sapere a strumento fondamentale per il lavoro e allo stesso tempo lo ‘recinta’, generando ancora classismi ed emarginazione; ai metalmeccanici che si sono ritrovati a far fronte a quello che riteniamo solo un primo assalto alla cittadella dei diritti dei lavoratori; a coloro i quali sono senza lavoro e non capiscono perché debba essere colpa loro e non dei ‘padroni’ che delocalizzano e razionalizzano; a chi magari il lavoro l’ha perso o non l’ha mai avuto e il 14 dicembre, di fronte ad un Governo che si pavoneggiava di una fiducia ottenuta con il solito mercato dei voti travestito da mediazione politica, non ha esitato a sprigionare la sua rabbia. Per questo abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere la convocazione di uno sciopero generale e generalizzato, da preparare con un percorso inclusivo e partecipativo e che sia solo la prima tappa di una grande stagione di Liberazione dal neoliberismo e dal berlusconismo.

L’opposizione sociale in questo Paese può e anzi deve fare un passo avanti, passare dalla difesa al contrattacco. E’ una traversata difficile ma se non combattiamo questa guerra, abbiamo perso sicuramente. Spieghiamo le vele verso nuove

conquiste, rimanendo ancorati ai diritti inviolabili.

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L'opposizione sociale di questo Paese deve passare al contrattacco: siamo pronti?

La reazione: unire le lotte per costruire l'alternativa, con migranti, precari, operai...

In FVG: dissoluzione del sogno economico del Nordest, il problema della sostenibilità

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>> TESI 1Quando non c’è nessuna appartenenza…................associazionismo e frammentazione sociale

L’associazionismo studentesco è già per sua natura qualcosa di difficile realizzazione, in quanto richiede l’interesse e la collaborazione di una fascia della popolazione talvolta poco disponibile ad impegnarsi su questo fronte. Tale fenomeno poi

è particolarmente evidente nel Nord-Est. Nella nostra Regione, la tendenza generale è quella di una mentalità chiusa e diffidente incapace di aprirsi al futuro sapendo valorizzare e tutelare la grande ricchezza culturale, religiosa e linguistica che in particolare la città di Trieste e in generale tutto il territorio regionale ha in sé e di dare spazio a tutte quelle realtà che restano troppe volte ai margini della partecipazione alla vita politica della città, come quella di noi studenti.

Le difficoltà maggiori che riscontriamo sono spesso legate ad un diffuso disimpegno che rende difficile la creazione di una coscienza quanto più condivisa dei nostri diritti e dell‘idea di scuola di cui la nostra associazione si fa portatrice; coscienza

che sembra esprimersi ad intermittenza in occasione di singole iniziative di protesta come possono essere stati il movimento dell’Onda e le manifestazioni in piazza e le occupazioni delle scuole dell‘autunno appena trascorso.

In Friuli Venezia Giulia la scuola sembra essere rimasta, nel desolante panorama della frammentazione sociale dettata dai ritmi della società neoliberista, l'unico luogo veramente 'collettivo'. Se infatti i tempi e i luoghi del lavoro risultano

polverizzati e tendenti all'individualismo e alla competizione sfrenata, la scuola è invece l'ultimo luogo dove forzatamente o meno si esprime una coscienza collettiva delle proprie condizioni materiali e dei propri diritti, che peraltro questo e altri Governi tentano di sopprimere.

Dobbiamo poi considerare come in Friuli Venezia Giulia l’UdS sia una delle poche entità politiche di movimento non istituzionale e non legata a partiti o a sindacati in grado di creare degli spazi di dissenso e di reale democrazia, e questo

non solo a livello studentesco. Tuttavia i soggetti con cui ci confrontiamo a livello universitario come pure altri gruppi di studenti legati alle realtà dell’autorganizzazione, si rivelano a volte incapaci di condividere anche solo alcune tappe di un progetto politico e si ritrovano troppo spesso arroccati su prese di posizione sterili se non talvolta incoerenti o comunque da noi non condivisibili (pensiamo ad esempio a casi recenti di entrata diretta nell’agone politico da parte di alcuni pezzi del movimento triestino con l’appoggio di un candidato alle primarie del centro-sinistra per la scelta del Sindaco).

Sono infine le stesse Istituzioni locali a dimostrarsi spesso sorde alle nostre istanze e a non voler riconoscere l’importanza del nostro ruolo sociale. Nonostante il nostro impegno costante in difesa della scuola pubblica, dell’antifascismo, del nostro

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Le istituzioni locali non riconoscono il nostro ruolo nella società e nel luoghi di formazione

L'Unione degli Studenti e il confronto con altri soggetti, per creare spazi di dissenso

Impegno a intermittenza, come nell'Onda e nell'ultimo periodo di mobilitazioni e occupazioni

L'associazionismo studentesco a Nord-Est: freddezza nei rapporti e mentalità chiusa

La scuola come ultimo luogo collettivo nella desolazione del panorama neoliberista

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territorio e nell’offerta di servizi mutualistici come il mercatino dei libri usati e le ripetizioni a prezzo simbolico, continuiamo a non veder valorizzata la nostra presenza tramite la concessione di un sede in cui riunirci.

>> TESI 2La dIstruzione Pubblica…................le mani del Governo e della Regione sulla scuola

Un sorriso a trentadue denti, parlantina facile e convincente, bei corpi seducenti e figure sicure di sé che ci impartiscono lezioni di vita: nella società italiana siamo invasi da immagini irreali allo stesso tempo confortanti e soffocanti che ci danno

nuovi valori e nuove sfide. Il ruolo della scuola è perfettamente inserito nel quadro di corruzione e di esaltazione del successo facile e veloce tipica di questo periodo storico ed economico. La scuola pubblica, luogo di formazione dell'individuo che è cittadino, passa in secondo piano e viene vista allora non solo come voce di spesa da tagliare in maniera indiscriminata, ma anche come mezzo che, formando giovani menti più consapevoli le rende più difficili da governare.Ci parlano allora di riforme, di una "nuova" scuola, maschera necessaria per nascondere una realtà di debiti e di tagli, solo un tassello dell'attacco generale ai diritti e ai beni comuni.

Un dato significativo è quello dei finanziamenti che lo Stato deve alle singole scuole pubbliche: un totale di circa 1 miliardo di euro, soldi che tra l'altro non restituirà mai.La questione dell'edilizia scolastica è della stessa matrice: un

gran numero di scuole italiane sono fatiscenti e non a norma e per rimetterle a posto dovrebbero essere stanziati 13 miliardi almeno (dati della Protezione Civile), soldi che però il Governo preferisce spendere in altro modo. La stessa riforma Gelmini, di cui si è tanto parlato, è in linea con i tagli di Tremonti e si rifà a valori che ricordano terribilmente la scuola del Ventennio. Il riordino degli indirizzi altro non è che un taglio di ore funzionale al buco nero dei finanziamenti; la legge 133/08 prevedeva 8 miliardi in meno per i finanziamenti alla scuola pubblica, tagli che sono entrati a regime quest'anno con i conseguenti licenziamenti di docenti e personale ATA. Con le varie toppe si tenta di celare anche una volontà di ritorno a una scuola autoritaria ma non per questo autorevole. Un esempio è la reintroduzione del voto in condotta che è una violazione dello Statuto degli Studenti e delle Studentesse e che permette senza un criterio oggettivo di influire sulla media scolastica.

In questo senso è importante parlare anche del progetto di legge Aprea, oggi fortunatamente fermo in Commissione al Senato, che sminuisce il ruolo delle rappresentanze studentesche all'interno degli Istituti conferendo al Dirigente

Scolastico la facoltà di decidere sulla loro esistenza. Inoltre permette alle scuole pubbliche, come la 133 per gli Atenei, di aprire il Consiglio di Istituto, che cambia nome in Consiglio di Amministrazione, a figure private, trasformando di fatto le scuole pubbliche in fondazioni private.Una scuola azienda quindi, che sforni automi e non persone libere. Per questo i poteri economici richiedono di accelerare i tempi e abbassare l'obbligo scolastico a 14 anni: il Collegato Lavoro prevede l’assolvimento dell’obbligo scolastico anche nel canale

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PdL Aprea e Collegato Lavoro: l'istruzione subordinata ai bisogni del sistema neoliberista

Tra debiti, tagli e riforme di facciata l'attacco alla scuola è sempre più evidente e diffuso

La scuola nella società capitalista e berlusconiana: distruggerla per governarci meglio

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dell'apprendistato, che nella realtà non è assolutamente un percorso formativo. L’apprendistato infatti è una tipologia di contratto che nasconde molte insidie: lo stipendio è minore, i contributi sono pagati dallo Stato e non dall’azienda, l’apprendista si formerà solo nel settore dove lavora.

La Regione d'altra parte ha dato prova ancora una volta di sapersi solamente omologare alle iniziative del Governo. In questi due anni infatti, al posto di investire sulla scuola e sul futuro, al posto di cercare di migliorare la ricerca investendovi

ingenti somme di denaro come tutti i Paesi all’avanguardia, ha tagliato ancora una volta i già miseri fondi ad essa destinati.Dal 2008 al 2010 nella finanziaria i fondi destinati all’istruzione sono infatti stati tagliati di più del 50% e si è passati da 40 a 19 milioni (spese totali tra libere e rigide).

2008 2009 2010 2011 2012 2013

FUNZIONE 6.1 – IstruzioneSpese libere

dal 2008 al 2011 -26% circa

Bilancio di previsione 2008-2010(lr 289/07)

21,1 15,9 13,6 --- --- ---

Bilancio di previsione 2009-2011(lr 41/08)

--- 15,7 8,3 8,3 --- ---

Bilancio di previsione 2010-2012(lr 93/09)

--- --- 16,1 15,5 15,2 ---

Bilancio di previsione 2011-2013

--- --- --- 15,6 15,0 15,0

Tabella 1: finanziamenti regionali all’istruzione, variazione 2008/2013

2008 2009 2010 2011 2012 2013

FUNZIONE 6.2 – Università e alta formazioneSpese libere

dal 2008 al 2011 -37,7% circa

Bilancio di previsione 2008-2010(lr 289/07)

9,0 6,6 6,4 --- --- ---

Bilancio di previsione 2009-2011(lr 41/08)

--- 9,0 5,5 5,5 --- ---

Bilancio di previsione 2010-2012(lr 93/09)

--- --- 5,9 5,4 5,4 ---

Bilancio di previsione 2011-2013

--- --- --- 5,6 0,8 0,8

Tabella 2: finanziamenti regionali all’università e alta formazione, variazione 2008/2013

2008 2009 2010 2011 2012 2013

FUNZIONE 6.3 – Diritto

Bilancio di previsione 2008-2010(lr 289/07)

19,1 12,6 12,9 --- --- ---

Bilancio di previsione --- 16,2 9,9 9,9 --- ---

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In Regione si conferma il trend nazionale: tagli a tutti tranne che alle scuole private

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allo studioSpese libere

dal 2008 al 2011 -72% circa

2009-2011(lr 41/08)

Bilancio di previsione 2010-2012(lr 93/09)

--- --- 8,4 4,5 4,5 ---

Bilancio di previsione 2011-2013

--- --- --- 5,3 4,3 4,3

Tabella 3: finanziamenti regionali al diritto allo studio, variazione 2008/2013

In questo clima di finta ristrettezza economica i soldi per la scuola pubblica non si trovano al contrario di quelli per le scuole private che, a quanto pare, sono sempre disponibili e in grandi quantità. Infatti nel progetto di legge 85 (integrativo alla legge regionale del 2 aprile 1991 e proposto dal PdL) si propone di innalzare il tetto di reddito massimo per l'accesso ai contributi da 50.000 a 60.000 euro (per le pubbliche è di 33.000) e il contributo viene aumentato da 5000 a 6000 euro annuali.E' un quadro desolante quello a cui ci troviamo davanti. I discorsi che interessano la scuola hanno a che fare solo con numeri e valutazioni di profitto e non toccano l'importantissimo ruolo che questa riveste per la realizzazione della libertà di ogni singolo individuo.

Nel bel mezzo delle mobilitazioni studentesche di quest'ultimo anno, la Direttrice dell'Ufficio Scolastico Regionale non ha saputo fare altro che commentare così: ”non possiedono una sufficiente esperienza nel selezionare e confrontare in modo

critico le informazioni (...) prima di porle a fondamento delle proprie convinzioni e dei propri giudizi personali. Tuttavia, sappiamo che acquisire e interpretare correttamente l'informazione è una delle tante competenze di vita che la riforma metodologica e didattica delle scuole superiori, recentemente varata, impone agli insegnanti di sviluppare nei loro allievi attraverso la didattica per competenze”. Un commento propagandista ed assolutamente non aderente alla realtà dei fatti, che però non ci stupisce in un contesto regionale nel quale le proposte della Lega, come quella di costituire albi regionali dei docenti, sono accolte anche da parte dell'opposizione e comunque costituiscono le uniche risposte – evidentemente insufficienti o addirittura deleterie – che la politica regionale e nazionale riesce a dare al problema della scuola.

>> TESI 3Onda e risacca…................l’UdS nel movimento: due anni di mobilitazioni e campagne

In occasione del Congresso ci sembra utile, non per esigenze autocelebrative ma per dare un quadro più completo a chi dovrà portare avanti l'UdS in questo mandato, ripercorrere questi due anni di mobilitazioni e campagne.

L'autunno 2009 è stato segnato dalla risacca dopo l'Onda dell'anno precedente. In Regione si è deciso di puntare sul diritto allo studio, costruendo una proposta di legge regionale dal basso. Il periodo autunnale si è aperto con un attacchinaggio nella notte precedente al primo giorno di scuola, e con la calata di alcuni striscioni nelle città di Trieste e Monfalcone. Se la piazza del 9

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Dall'Ufficio Scolastico Regionale solo insulti, è questa l'unica risposta che ci sanno dare

Autunno 2009, la risacca: il diritto allo studio, fallimento dal punto di vista comunicativo

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ottobre venne costruita con una piattaforma rivendicativa forse troppo ampia, dalla libertà d'informazione all'antirazzismo, quella del 17 novembre ha tentato di portare all'attenzione degli studenti e dell'opinione pubblica la tematica del diritto allo studio. Siamo stati ricevuti nella sede del Consiglio Regionale, ma il periodo di mobilitazione si è arenato e oggi possiamo dire che abbiamo fallito in particolare dal punto di vista comunicativo: non siamo riusciti a far comprendere una tematica fondamentale ma poco sentita in maniera complessiva quale il diritto allo studio.Questo rapido fallimento ha determinato, assieme alle criticità aperte a livello nazionale, un momento di paralisi politica oltre che personale. Tra le note positive del periodo autunnale, possiamo evidenziare iniziative come Contaminazioni Musicali, con l'intervento illuminante del prof. Giannino Marzola, e la contestazione allo storico revisionista Ernst Nolte.

Con l'inizio del 2010 i fatti di Rosarno hanno aperto una riflessione anche nel Friuli-Venezia Giulia con l'assemblea pubblica del 21 gennaio, preceduta dalla flash mob del 16 al concerto dei Modena City Ramblers a Monfalcone. È nata in

quel periodo la collaborazione nel Comitato Primo Marzo, che ha portato all'organizzazione dello sciopero dei migranti. Sciopero a cui la CGIL ha scelto di non aderire, con motivazioni che consideriamo tutt'ora assurde, e che ci hanno portato a scegliere di non aderire alla successiva giornata di mobilitazione del 12 marzo, in contrasto con le decisioni prese a livello nazionale.Nel tentativo di riprendere la tematica del diritto allo studio con un approccio diverso, affrontando cioè i vari aspetti che esso comprende separatamente, il 13 marzo abbiamo attaccato dei cartelli sui mezzi pubblici della città di Trieste per denunciare la scarsa efficienza dei trasporti e la loro difficile accessibilità per gli studenti.In seguito alle celebrazioni del 25 aprile l'UdS Monfalcone ha organizzato un'assemblea pubblica sul ruolo della donna durante gli anni della Resistenza, tematica strettamente legata alla memoria storica e alla questione di genere.Nel periodo di aprile e maggio abbiamo organizzato, all’interno del Comitato Primo Marzo, le 'Passeggiate antirazziste' per le vie della città di Trieste.

L’autunno 2010 è cominciato con volantinaggi e attacchinaggi e una flash mob a Monfalcone e Gorizia sulle problematiche dei trasporti e del caro-libri.L’8 ottobre ha visto la partecipatissima piazza di Trieste e

quella di Gorizia nelle quali sono state portate le tematiche dell’Altrariforma e quella del diritto allo studio per l’approvazione della legge scritta l’anno precedente.A Gorizia è stato poi fatto il corteo del 29 ottobre ma che, a causa di problemi relativi al ridotto tempo per l’organizzazione, è stato poco partecipato.Sempre verso fine ottobre a Trieste è stata fatta una grande assemblea a cui hanno partecipato tutte le scuole in cui si è parlato di tutte le rivendicazioni e problematiche trattate nel corso dell’autunno fino a quel momento e poi in particolare sono stati evidenziati i principali problemi relativi a tutte le scuole della Provincia, principalmente quello dell’edilizia scolastica. L’assemblea ha portato in seguito all’occupazione coordinata di tutte le scuole della città l'8 novembre. Queste sono durate tutta la settimana e, oltre ad aver portato avanti l’Altrariforma della scuola e la nuova legge regionale sul diritto allo studio, hanno rivendicato, all’interno delle singole scuole, tutte le questioni specifiche che le riguardavano. Ogni scuola durante la settimana si è autorganizzata costruendo nuovi luoghi di discussione, programmando conferenze stampa, e impostando una comunicazione delle attività tramite blog o frequenti volantinaggi. E’ stata anche creata una fitta rete di collaborazione tra le scuole che hanno portato avanti la campagna sull’edilizia scolastica arrivando ad un protocollo d’intesa tra i rappresentanti degli studenti di tutte le scuole e la Provincia di Trieste. Questa è stata ottenuta in seguito ad un presidio sotto la Provincia il 16

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Inizio 2010: Rosarno e Primo Marzo, i nostri motivi del no alla CGIL

Autunno 2010: cortei e occupazioni coordinate a livello cittadino sull'onda dell'Altrariforma

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novembre. Un importante elemento comunicativo all’interno di questa campagna è stata la mostra fotografica sulle condizioni di tutte le strutture degli istituti scolastici. Nella stessa settimana sono state occupate anche metà delle scuole di Gorizia e i professionali di Monfalcone e Grado, per protesta contro la riduzione delle ore di laboratorio e per l’approvazione dello statuto degli studenti in stage. Le scuole del capoluogo hanno protestato, invece, principalmente contro l’intento di un metodico smantellamento dei diversi indirizzi di alcune di queste scuole, e il riaccorpamento di queste che avrebbe provocato l’interruzione di alcuni percorsi didattici e l’assoluto blocco di collaborazioni tra indirizzi presenti nelle stesse scuole.

La settimana di occupazioni si è conclusa con il corteo regionale del 17 novembre a Trieste, svolto nel corso del pomeriggio e molto partecipato, e quello cittadino a Gorizia del 25 novembre.

L’11 dicembre è stata fatta una flash mob nel centro di Monfalcone bloccando il traffico e contestando i banchetti del PdL e della Lega, in vista della giornata del 14 per sfiduciare dal basso il Governo. In occasione della proposta di una Finanziaria regionale, la quale aumenta i finanziamenti, già alti, per le scuole private, abbiamo elaborato degli emendamenti. Abbiamo fatto sentire la nostra voce, in primo luogo con un presidio nella piazza di fronte la sede del Consiglio Regionale il 2 dicembre, quando la Finanziaria veniva discussa per l’approvazione in Commissione Bilancio. Il 14 dicembre, dopo il corteo triestino per la sfiducia al Governo, abbiamo proposto i nostri emendamenti, contemporaneamente lo svolgimento del Consiglio Regionale, ad alcuni capigruppo. Nonostante essi si fossero impegnati a portare avanti le nostre proposte, non è passato nessun emendamento.Per quanto riguarda il 14 dicembre, l’UdS FVG ha scelto di fare un corteo regionale nella città di Trieste, in linea con la scelta nazionale di non portare i singoli territori nella Capitale e per la necessità di proporre i nostri emendamenti sulla finanziaria regionale. Questo corteo regionale è stato poco partecipato principalmente perché in Regione la maggior parte delle altre realtà di movimento ha deciso di investire sul livello nazionale. Analizzando la scelta di tutta l’UdS, questa è stata ritenuta uno sbaglio perché ha allontanato la nostra associazione da tutto il movimento che si è trovato unito nella piazza del 14 dicembre, dopo un percorso collettivo cominciato già all’inizio di questo autunno con l’assemblea alla Sapienza del 17 ottobre. Questa mossa ha orientato l’Unione degli Studenti nella direzione esattamente opposta a quella che era ed è la necessità di questo momento, ovvero di creare un fronte comune di opposizione sociale, anche attraverso la convocazione di uno sciopero generale e generalizzato.

PARTE B – Proposte

>> TESI 4Sindacato studentesco, sì, ma come?…................l’UdS nelle scuole: conflitto, rappresentanza, Altrariforma

L'Unione degli Studenti è da sempre un'organizzazione d'ispirazione sindacale, che mira quindi alla difesa dei diritti degli studenti all'interno delle scuole attraverso il conflitto, la

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Interpretare il ruolo del sindacato studentesco a Nord-Est: da sempre un compito difficile

17 Novembre e 14 Dicembre: controfinanziaria, le scelte regionali e nazionali

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vertenzialità, la rappresentanza e il mutualismo. Essa dovrebbe essere dunque un punto di riferimento per gli studenti della regione, un'ancora di salvezza per i problemi e per le ingiustizie subite all'interno dei singoli istituti.Purtroppo nel nostro territorio il ruolo dell'UdS in quanto sindacato studentesco è sempre stato difficile da affermare: le risapute problematiche dell'associazionismo del Nord-Est e della partecipazione politica da parte degli studenti sono difficoltà che la nostra associazione ha riscontrato spesso. Queste portano facilmente ad un'incapacità di legittimarsi, di comunicare, e di far sì l’UdS venga visto come un valido strumento per la difesa e la rivendicazione dei diritti studenteschi.Risulta spesso quindi complicato l’aspetto della socializzazione, ovvero il preoccuparsi del fatto che l'importanza di questi diritti venga percepita dagli studenti stessi.

Per rivendicare i diritti degli studenti e il protagonismo degli stessi all'interno e all'esterno delle mura scolastiche è necessario saper sfruttare al meglio i pochi luoghi di rappresentanza di cui gli studenti dispongono. Per tutelare i

nostri diritti tuttavia è necessario padroneggiarli con facilità, conoscendo quelli che sono i testi e i decreti che li sanciscono (Statuto delle studentesse e degli studenti, Testo Unico, DPR 567..). Inoltre, oltre ad una buona conoscenza dei testi, è indispensabile lavorare al fine di avere una partecipazione attiva, diretta e consapevole.Lo strumento a noi fornito dall'attuale sistema scolastico per la partecipazione alla vita scolastica è il mondo della rappresentanza. La presenza infatti dei Rappresentanti d'Istituto, dei componenti della Consulta provinciale e di eventuali Commissioni Paritetiche sono armi che noi non possiamo sottovalutare: la presenza degli studenti all'interno degli organi collegiali è un'opportunità che noi dobbiamo sfruttare al meglio per far valere i nostri diritti.

Nell’autunno del 2010 l’Uds ha cominciato a costruire nelle scuole l’Altrariforma. Si tratta di un progetto che da una parte raccoglie in modo organico le rivendicazioni di quindici anni di lotta della nostra associazione, dall’altra propone un modello di

scuola alternativa e possibile, in cui lo studente possa realmente vivere all’interno della propria scuola da protagonista. I temi trattati sono tantissimi: dai metodi di didattica, alla rappresentanza, al sistema di valutazione, al comodato d’uso dei libri di testo.In particolare al Liceo Oberdan di Trieste quest’anno, in seguito a un autunno di mobilitazione, si sono raggiunti importanti traguardi: l’istituzione di una Commissione Paritetica composta da studenti e insegnanti che decida riguardo i progetti da inserire nel POF; delle garanzie che nei prossimi anni il prezzo dei libri di testo non superi il tetto massimo di 300 euro stabilito dalla legge; infine la possibilità di avere un’aula autogestita. Questo è forse il risultato più importante. Finalmente gli studenti potranno usufruire di uno spazio all’interno della scuola completamente a loro disposizione,anche fuori dall’orario scolastico. Un luogo che permetta allo studente di vivere la scuola non come una prigione, bensì come uno spazio dove potersi formare a 360 gradi anche attraverso tutta una serie di attività altamente formative (musica, teatro, lettura di giornali...) che i nostri programmi scolastici non prendono nemmeno in considerazione.

Per i motivi inerenti alla partecipazione studentesca all'interno dei luoghi di discussione, a Trieste i tentativi di fare alcuni Collettivi d'Istituto al fine di suddividere il lavoro individuandolo in ogni scuola finora sono falliti. Crediamo comunque che

luoghi di questo tipo possano essere utili e vincenti al fine di creare luoghi di discussione in ogni scuola, da poi canalizzare in un progetto comune alle singole città o alla Regione stessa, in

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La rappresentanza, arma strumentale per la difesa dei diritti. Ma bisogna saperla usare

L'Altrariforma e il percorso al Liceo Oberdan: aula autogestita, comm. paritetica, libri di testo

I collettivi d'istituto, una scelta da rilanciare. L'esperienza delle 'cellule' d'Istituto a Gorizia

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particolare nelle scuole dove l’UdS ancora non si è affermata.A Gorizia e a Monfalcone già quest’autunno sono partite delle sperimentazioni che sembrano andare verso questa direzione: sono le cosiddette 'cellule', ovvero gruppi ristretti di studenti all’interno di ogni scuola, interessati al sindacato e al suo impegno, che si riuniscono dopo avvenimenti politici per dibattere e cercare di cominciare insieme un percorso di lotte comuni.

Uno strumento potenzialmente molto efficace ma che purtroppo in Regione non viene sfruttato affatto è la Consulta Provinciale degli Studenti. Quest’organo composto interamente da studenti è l’unico ad essere direttamente in contatto con le

Istituzioni ed è l’unico a poter avanzare direttamente richieste alla Provincia, inoltre dispone di un cospicuo bilancio pari al 7% dei fondi provinciali per l’autonomia stabiliti dal DPR 567. Il potere della Consulta è stato per troppo tempo sottovalutato, al punto che ormai il suo compito di fatto è esclusivamente quello di organizzare la GASP. Per troppo tempo è stata sprecata dagli studenti stessi la possibilità di contare qualcosa: riprendiamoci questo spazio e cerchiamo di utilizzarlo al meglio.

>> TESI 5Saperi liberi, persone libere…................il diritto allo studio nella società della conoscenza

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i laboratori

all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. (art.3, comma 2 della Costituzione Italiana). La scuola è il mezzo principale attraverso il quale questo principio fondamentale viene reso effettivo: essa è difatti il luogo per eccellenza della formazione, culturale e lavorativa, personale e politica, dei cittadini, e quindi lo strumento collettivo di emancipazione dalle condizioni sociali, economiche e culturali di provenienza.La scuola è aperta a tutti, così recita l’art. 34 della nostra Costituzione: solo attraverso la sua applicazione – ovvero l’effettiva realizzazione del diritto allo studio – anche l’art. 3 passa da formale a sostanziale.Il diritto allo studio risulta centrale nell’attuale società dominata dalla leggi del capitalismo cognitivo, o post-fordista. Per capitalismo cognitivo si intende il sistema economico che al sapere dà un doppio valore: strumento indispensabile per svolgere l’attività lavorativa e allo stesso tempo merce da privatizzare e ‘recintare’. Un sistema che produce precarietà e classismo in tutti gli ambiti dell’esistenza, dalla scuola al mondo del lavoro alla vita privata e sociale; un sistema in crisi che scarica il prezzo della stessa sulle fasce più deboli della società, tagliando su diritti che dovrebbero essere oramai acquisiti, come il diritto allo studio, e che invece vanno rarefacendosi.

L’Unione degli Studenti Friuli Venezia Giulia ritiene che oggi, in Italia ed in particolare nella nostra Regione, il diritto allo studio sia lontano dall’essere pienamente rispettato.Sebbene il sistema scolastico garantisca formalmente l’accesso

universale a tutti i percorsi formativi, nella realtà ciò non è così. La nostra Regione può vantare una legislazione in materia risalente all’anno 1980, più di vent’anni prima cioè che la competenza

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La centralità del diritto allo studio nella società della conoscenza (e della precarietà)

La situazione attuale: diritto allo studio svilito, scuole private privilegiate

La Consulta degli Studenti: un'arma finora rimasta inutilizzata, riprendiamocela10

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in tale ambito divenisse esclusivamente regionale. E’ quindi obsoleta, incompleta ed inefficace nel perseguire i suoi scopi.In assoluta controtendenza con la situazione delle scuole pubbliche sono le scuole private, copiosamente finanziate, direttamente ed indirettamente, con il denaro pubblico e con il favore di settori politici trasversali, interessati ai risvolti elettorali della questione. Siamo arrivati al punto che, nel dibattito politico regionale, ‘diritto allo studio’ è diventato erroneamente il sinonimo di ‘libertà di scelta’ per le famiglie. Un concetto che noi respingiamo per tre motivi: innanzitutto la nostra Costituzione vieta allo Stato di finanziare istituti privati (art. 33), un principio che riconosce la scuola come bene comune; in secondo luogo riteniamo che un’istruzione indirizzata come quella impartita dalle scuole private non possa essere paragonata a quella – almeno in teoria – libera e laica degli istituti pubblici; riteniamo infine che in un periodo di taglio delle risorse sia inammissibile che la scuola pubblica venga pesantemente definanziata in luogo di un forte aumento dei finanziamenti per le paritarie.

Sul fronte delle scuole pubbliche, escludendo la pressoché inutile carta “Io studio”, è quasi del tutto assente ogni forma di sostegno, diretto o indiretto, al reddito, che permetta allo studente l’emancipazione dalla situazione familiare di

provenienza. Per quanto concerne le borse di studio, i canoni con cui esse vengono elargite sono basati sul 'merito', criterio del quale non riconosciamo la legittimità se prima non si pongono tutti gli studenti e le studentesse della Regione sullo stesso livello, ovvero se non si danno a tutti gli strumenti, anche puramente economici, per tentare il raggiungimento del merito formativo, distribuendo le borse di studio sulla base dei criteri di rischio di abbandono scolastico e di provenienza economica.

In questi due anni abbiamo svolto un lavoro importante sia all’interno che all’esterno della nostra associazione: ad un percorso di autoformazione interna sul tema è corrisposto un percorso di rivendicazione e di mobilitazioni che ha portato alla

formulazione di una proposta per una nuova legge regionale sul diritto allo studio. Una proposta che contiene norme sul reddito indiretto – accesso a fonti culturali extrascolastiche e a servizi collaterali –, sul reddito diretto, sulla progettualità d’istituto, sull’integrazione culturale, sulla tutela delle minoranze, sulla cittadinanza digitale, sull’orientamento e la rimotivazione scolastica, sulla formazione permanente, sull’abbattimento delle barriere architettoniche e la tutela dei soggetti con disabilità.Nell’ultimo anno abbiamo avviato un lavoro di studio e di controproposta anche sulla Finanziaria Regionale, che purtroppo si è scontrato con il muro di gomma delle Istituzioni e di chi le occupa, generalmente insensibili alle spinte democratiche dal basso.

Siamo convinti che sia necessario proseguire su questa strada, costruendo rivendicazioni anche a livello provinciale e comunale, come abbiamo iniziato a fare a Trieste con la ‘Dichiarazione dei diritti del cittadino in formazione’.

Inoltre per il futuro risulta fondamentale la costruzione di piattaforme comuni con gli universitari per ampliare il fronte di rivendicazione sul welfare per i soggetti in formazione, come sta succedendo a livello nazionale tramite la campagna ‘Liberi tutti’, e con tutti i settori della società che sentono il peso di questa crisi economica, per la formulazione di una proposta alternativa di Finanziaria Regionale che abbia più ampiezza, legittimità e forza dell’anno passato.

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Cosa dobbiamo fare: allargare il fronte per ampliare, legittimare e consolidare le rivendicazioni

A destra e sinistra la farsa del 'merito': rubare ai poveri per dare ai ricchi

Cosa abbiamo fatto: autoformazione, pdl sul diritto allo studio, controfinanziaria

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>> TESI 6Sostegno tra pari e costruzione di politica…................il mutualismo: significato e prospettive

Il mutualismo prende vita quando due o più persone si organizzano per fronte al loro disagio. Questa pratica è inserita nel solco della storia dei sindacati di tutta Europa fin dall'inizio del secolo scorso ed è da sempre il modo più concreto e diretto

di costruire ed esplicare la politica. E' sbagliato pensare al mutualismo come una semplice offerta di servizi: nella nostra associazione esso è infatti una pratica di fondamentale importanza e di carattere prettamente politico. Si tratta di denunciare le carenze dello Stato e del sistema economico neoliberista - che riducono la possibilità di accedere liberamente ai saperi costruendo barriere economiche - mettendo in atto una serie di attività con le quali si sopperisce alla mancanza di servizi offerti dall'istruzione pubblica, quindi tradurre in concreto un'elaborazione politica e socializzarla tra gli studenti medi.Secondariamente questa pratica è utile sia dal punto di vista della legittimazione del nostro agire politico, ed è proficua anche dal punto di vista del sostentamento perché solitamente le pratiche a esso connesse sono fonte di autofinanziamento. In questi due anni l’associazione ha portato avanti principalmente due grandi progetti: le ripetizioni tra studenti e il mercatino dei libri usati.

L'ex Ministro Fioroni ha introdotto nel Settembre 2007 l’obbligo di recuperare un debito formativo entro l’inizio dell’anno scolastico successivo. Allo stesso tempo i fondi ministeriali per i corsi di recupero si sono sempre più ridotti, impedendo alle

scuole di compiere le ore – obbligatorie – di recupero. Questa logica ha lasciato gli studenti in balia di professori privati che fanno pagare le loro ore di ripetizione 20-30 euro.Per cercare di far fronte a questo problema la nostra associazione ha deciso di avviare le ripetizioni autogestite tra studenti al prezzo simbolico di due euro all'ora. Questo progetto è stato portato avanti in larga misura, sia a Trieste sia a Monfalcone, nel corso di tutto l'anno 2009 riscontrando un ottimo successo dal punto di vista della legittimazione. Successivamente è stato in parte 'tralasciato' per motivi organizzativi interni alla nostra associazione.

Il costo dei libri di testo scolastici è uno dei principali muri che ci dividono da un completo e libero accesso ai saperi. Il costo eccessivo di questi marca la distanza tra chi se li può permettere, e dunque usufruisce di una scuola di qualità, e chi

è costretto a usare le fotocopie, libri presi in prestito, oppure a fare a meno del supporto di un libro di testo. Nel decreto dell'ex-ministro Fioroni del 2007 sono stati fissati tetti di spesa che sono comunque troppo alti, e nella maggior parte dei casi non vengono rispettati. L'editoria non è stata minimamente sfiorata dall'azione di governo. I costi sono restati alti, e le nuove edizioni non contengono altri contenuti se non qualche immagine in più rispetto alla precedente o un'inversione nell'ordine dei capitoli.Per questi motivi, da due anni, abbiamo avviato il mercatino del libro usato che è una metodo per cercare di rendere la scuola accessibile a tutti. E' stato svolto utilizzando la sede dell'Arci e della Uisp a Trieste, del Centro Giovani e del Punto Giovani rispettivamente a Monfalcone e Gorizia, in

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Il mutualismo, una lunga storia sempre attuale: portare l'elaborazione nel concreto

Le ripetizioni tra pari a prezzo popolare: una scelta da rilanciare

Il mercatino del libro usato: una risposta valida alla mafia delle case editrici e del Governo

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mancanza di altre sistemazioni.

E' fondamentale che l'importanza di queste attività sia compresa da tutti i membri dell'associazione e che per essere attuate richiedono un forte e costante impegno: se ciò non avviene l'attività rischia di perdere il senso politico e di

diventare un'opera di volontariato oltre che un inutile spreco di tempo e di forze. Per questo motivo prima di rilanciare le attività bisogna assicurarsi di avere le forze necessarie per sostenere i progetti e di capirne il funzionamento, in particolare nel caso del mercatino.Esistono anche altre attività di tipo mutualistico che in futuro potrebbero essere attuate dalla nostra associazione, sempre in parallelo all'analisi ed all'elaborazione politica. Alcuni esempi derivanti anche da iniziative già attuate in altri luoghi possono essere i corsi di lingua per studenti o più in generale per i cittadini stranieri (magari in collaborazione con il Comitato Primo Marzo), attività di cineforum, concerti, mostre e spettacoli.Resta fondamentale anche per l'espansione di questo campo d'azione l'individuazione di una sede per le nostre attività regionali e territoriali.

>> TESI 7Non siamo secondi a nessuno!…................istituti tecnici e professionali: per degli stage veramente formativi

Dall’emanazione della Riforma Gentile del ‘23, la scuola italiana ha mantenuto una impostazione classista per la quale ai licei spetta il compito di formare la futura classe dirigente, figlia dell’attuale piccola e media borghesia, mentre gli istituti tecnici

e professionali diventano di fatto una sorta di avviamento al lavoro.Con l’ultima riforma l’obbligo scolastico viene ulteriormente abbassato e ciò diviene spesso in istituti tecnici e professionali un incentivo all’abbandono scolastico; sono proprio questi istituti in effetti ad essere maggiormente penalizzati a causa del recente riordino degli indirizzi, che vede eliminare molte specializzazioni ed abbassare drasticamente le ore di laboratorio e di alternanza scuola-lavoro.

Laddove comunque esistano momenti di alternanza scuola-lavoro, regolati dalle leggi congiunte della scuola con quelle del mondo del lavoro (Pacchetto Treu e Legge Biagi), e che possono essere svolti dall’assolvimento dell’obbligo scolastico,

questi sono spesso inefficaci e per nulla rispondenti agli obiettivi formativi.A stages e tirocini si affianca la Terza Area, che prevede anche momenti di formazione in aula o in laboratorio, e che fa riferimento ad accordi vigenti tra Regioni ed aziende, mentre qualsiasi scuola può prendere accordi con un’azienda per svolgere attività di tirocinio.

I problemi che l’ attività comporta sono molteplici: • L’assenza di democrazia interna, poiché sono

unicamente il tutor interno (un professore) ed il tutor esterno (lavoratore dell’azienda) a poter esprimere un

giudizio sull’attività lavorativa dello studente.• Il conflitto di interessi a cui è portato il tutor esterno in quanto non interessato alla riuscita

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I tecnici e professionali, da sempre scuole di serie B: ora la situazione peggiora

L'alternanza scuola-lavoro (tirocini, stage e Terza area): percorsi inefficaci e non formativi

I problemi degli stage: assenza di diritti e democrazia, prevalenza degli interessi aziendali

Per il futuro: migliorare l'organizzazione, ampliare la gamma dei servizi mutualistici

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didattica del progetto quanto alla produttività dell’azienda; lo stage, infatti, si può trasformare facilmente in un momento di sfruttamento dello stagista, in ambiti non coerenti con il proprio percorso formativo.

• Lo stage non costituisce rapporto di lavoro, perciò non sono previsti né uno stipendio né i contributi, ed il rimborso spese (trasporto, vitto e alloggio) è solo parziale o spesso nullo. Anche l’attività di tirocinio diventa così accessibile su una base classista e di censo.

• Nel caso in cui il tirocinio venisse svolto dal singolo studente e non dall’intera classe, si pone il problema di garantire il recupero delle ore di lezione perse.

• Il riordino degli indirizzi presentato dal Governo comporterà un accrescimento delle ore di flessibilità gestibili dagli istituti tramite un comitato tecnico-scientifico composto pariteticamente da professori ed imprenditori, portando presumibilmente ad un sempre maggiore asservimento degli interessi didattici a quelli aziendali. Inoltre la riduzione delle ore non professionalizzanti punta a creare una conoscenza univoca e parcellizzata.

Anche a livello locale si sono registrati diversi casi di stage che poco avevano a che fare con il percorso di studi degli studenti interessati: esemplare il caso di stagisti di un istituto alberghiero che impiega i suoi studenti per impieghi non

realmente formativi; o quello di molti studenti costretti a pagare le spese per i trasporti per svolgere un’attività didattica, che non vedono quindi riconosciuto il proprio diritto allo studio.A questo proposito la nostra associazione aveva iniziato nell’anno precedente la realizzazione di un video che documentasse la situazione e l’opinione degli studenti in stage nella nostra Regione, progetto che dovrebbe essere ripreso per sensibilizzare l’intera cittadinanza e le stesse Istituzioni a dare una risposta concreta rispetto a questa problematica.

Dal momento che l’alternanza scuola-lavoro non prevede la tutela del tirocinante, né come studente né come lavoratore, la nostra associazione chiede da anni ai Governi l’approvazione di uno Statuto delle studentesse e degli studenti in stage.

Questo Statuto dovrà garantire che ci siano dei momenti di informazione sui diritti e la sicurezza antecedenti lo stage, che il rimborso spese sia totale anche tramite la conversione di servizi, che si svolgano consultazioni frequenti tra professori e studenti e tra gli studenti stessi, che lo studente stagista possa esprimere un giudizio complessivo dell’esperienza da presentare al Consiglio di classe, che gli obiettivi didattici siano fissati di concerto tra le componenti della scuola tramite Commissioni Paritetiche.Per mobilitare la popolazione studentesca all’interno dei tecnici e professionali rispetto a questa necessità e a quella di far valere i propri diritti, è importante la nostra incisiva presenza all’interno degli organi collegiali e di rappresentanza di questi istituti, e la creazione di sportelli e momenti formativi specifici sui diritti studenteschi e su proposte nazionali come l‘AltraRiforma.

>> TESI 8Nella strada per conoscere chi siamo…................il diritto all'abitare nelle città del Friuli Venezia Giulia

La vita quotidiana nelle nostre città è segnata da una freddezza e chiusura sempre più marcata nei rapporti sociali. Una società nella quale le relazioni si sfaldano in questo modo non può più

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Chiusura dei rapporti sociali,distruzione dei luoghi comuni,spazi e tempi non autodeterminati

Lo statuto degli studenti in stage: una vertenza che dobbiamo aprire negli istituti del FVG

In Regione: esempi di violazione del diritto allo studio e ad un percorso realmente formativo

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contare sulla politica – che è l'arte di risolvere i problemi insieme – per superare gli ostacoli della vita comune. E' così che nascono 'soluzioni' apparentemente alternative come il razzismo e la xenofobia, recentemente tradotti dalla Regione in ronde di 'volontari per la sicurezza' che in realtà non ci rassicurano per niente. Questa chiusura nasce anche perché i luoghi comuni – fisici e non – vengono semplicemente attraversati e non realmente vissuti dalle persone, tanto che s'è addirittura persa la concezione stessa di 'luogo pubblico', ovvero di proprietà comune e utilizzabile realmente da tutti. Ciò è la conseguenza di un modello di società dove gli spazi mentali e i tempi sono contingentati e regolati dall'esterno, non dipendono più da noi e quindi noi stessi non riusciamo più a trovare spazi fisici dove esprimerci e confrontarci liberi da alcun vincolo.

A questa questione si intreccia un secondo problema che potremmo definire 'generazionale': la nostra Regione è vecchia, ma non solo anagraficamente. I giovani, che pure sono una minoranza e spesso non sono neanche 'appetibili' per la

politica, non avendo diritto di voto, vengono marginalizzati e con essi le loro istanze, i loro desideri, il loro futuro. Quello che all'opinione pubblica potrebbe sembrare un semplice capriccio in realtà è una questione importante per il futuro della nostra Regione, sempre più interessata dalla fuga dei giovani appena finite le scuole superiori. Fuga da un territorio che non riesce più ad assicurare loro un futuro ma nemmeno un presente vivibile.

Qualche esempio concreto: a Trieste il Comune, per fini meramente elettorali e all'evidente inseguimento delle posizioni leghiste, vieta e in seguito regolamenta in maniera rigida l'attività dei musicanti di strada, che certo non sono il primo

problema della città, mentre in precedenza erano state attuate misure repressive nei confronti di chi, senza casa, passava le notti sulle panchine di Piazza Venezia. A Gorizia da anni il Comune costringe i giovani all'esodo notturno oltreconfine a causa dei regolamenti comunali 'anti-schiamazzi' che in realtà trasformano la città isontina in una casa di riposo a cielo aperto. Ai giovani non vengono lasciati spazi per la libera espressione della propria cultura e delle proprie forme di divertimento: i concerti e le altre iniziative, se non legate a logiche di profitto o di ascolti televisivi, sono relegate in periferia, o comunque fortemente ostacolate con barriere politiche e burocratiche.E le scuole, luogo pubblico per eccellenza? Il pomeriggio è difficile poterne usufruire, e pochissime in Regione hanno attivato l'aula autogestita, un diritto sancito dal DPR 567. Tutti questi sono segnali di una regressione verso una società chiusa, immobile e atomistica, fatta di spazi recintati e tempi rigidi.

Di fronte a questo scenario la nostra risposta è stata innanzitutto quella più semplice: continuare a fare politica, aprendo spazi di conflitto e rivendicazione che altrimenti nessuno ci avrebbe concesso. Ciò assume maggiore valore in

un contesto di repressione o – forse ancor peggio – totale indifferenza nei confronti dell'attivismo politico.Ma fare politica non può bastare per aprire una società chiusa in sé stessa, e ridare libertà agli spazi comuni ingabbiati. A Trieste possiamo riportare l'esperienza parzialmente fallimentare del coordinamento TriesteViva, che partito dall'ottimo proposito di unire le forze dei giovani triestini per rivendicare più spazi e più libertà, si è arenato a causa della 'spoliticizzazione' e del moderatismo della maggior parte dei suoi elementi. In realtà, anche se può sembrare un mero

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La questione generazionale: Regione vecchia (non solo anagraficamente), futuro negato

Gli esempi di Trieste e Gorizia: marginalizzazione di chi vive attivamente gli spazi comuni

Le nostre risposte: continuare a fare politica.L'esperienza di TriesteViva

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capriccio di pochi, quello degli spazi comuni è un tema politico per eccellenza, in quanto come già detto senza spazi comuni la politica non esiste.

Per il futuro riteniamo necessario avviare una campagna regionale sul tema con il duplice obiettivo di costruire rivendicazioni forti ed allargate e di estendere il nostro campo di azione a quegli studenti che, lontani o disillusi dalla politica,

sentono comunque questo problema e potrebbero essere coinvolti nel nostro progetto complessivo. Risulta necessario sottolineare che di fronte al mutismo della politica locale riteniamo si possa e si debba alzare il livello delle nostre azioni, per riprenderci se necessario da soli gli spazi dei quali sentiamo bisogno per noi e per tutta la comunità.Di particolare importanza e urgenza è la questione della sede: siamo convinti che in questi due anni avremmo potuto fare molto di più e in molti di più se supportati da un luogo fisso nel quale riunirci in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo. Anche su questo fronte non siamo stati ascoltati dalle istituzioni che pure abbiamo interpellato, mentre viene permesso ai Giovani Padani di Trieste – recentemente trasformatisi in un movimento 'apolitico' – di usufruire degli spazi pubblici delle scuole. Quello dell'ottenimento della sede, quindi, è un obiettivo prioritario per i prossimi due anni.

>> TESI 9Rovesciare l'informazione, cambiare la società…................la controinformazione al tempo del regime

Per comprendere l’importanza della controinformazione è fondamentale analizzare la situazione italiana, diventata ormai una stortura distopica del modello di informazione, e per meglio capire ciò prendere in esame separatamente i vari tipi

di media: televisione, giornali e internet.I giornali sono ormai completamente asserviti alle leggi di mercato di questo sistema neoliberista e in una parabola discendente che parte dal secondo Dopoguerra selezionano le notizie non più in base all’importanza quanto invece all’appeal (quanto una notizia è seducente per la massa di lettori): si assiste quindi a un avanzamento dello spazio riservato alle notizie da tabloid a scapito delle notizie più utili e formative. In aggiunta a ciò troviamo un’ulteriore anomalia tutta italiana: il berlusconiano conflitto d’interessi che impedisce un equo e imparziale diffondersi di notizie a causa del controllo diretto e indiretto (attraverso finanziamenti pubblici) esercitato sui giornali.

La situazione della televisione risulta quasi analoga se non peggiore di quella giornalistica: difatti le reti maggiori sono controllate direttamente per proprietà o indirettamente tramite la nomina del consiglio d’amministrazione per le reti statali. I

telegiornali seguono quella che è la linea dei giornali anche nella scelta delle notizie da privilegiare: ad esempio si nota anche nei telegiornali delle reti pubbliche la ricerca dell’interesse del pubblico attraverso la notizia “facile”. Pure nelle notizie concernenti l’attualità e la politica troviamo una precisa volontà – dettata dalle sopraccitate leggi del mercato – a non entrare specificatamente nelle notizie, preferendo mantenere un punto di vista totalmente superficiale. Su programmi invece che tentavano di raffigurare la reale situazione si è abbattuta una veloce quanto ferrea censura.

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Per il futuro: una campagna regionale per riprendersi gli spazi.La questione della sede.

La televisione, regno dell'inganno mediatico e della censura di stato, per mano di mercato e politica

L'anomalia italiana nel contesto delle leggi del mercato: il berlusconismo mediatico

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Su internet bisogna fare un distinguo dato che la sua situazione differisce da quella degli altri mass media, essendo un luogo pubblico di condivisione diffusione e discussione di notizie. Questo perché internet è per definizione un luogo

accessibile e usufruibile da quasi tutti, favorendo un fiorire di diverse opinioni, permettendo un confronto e garantendo a realtà di nicchia di poter far sentire la propria voce su temi che altrimenti non sarebbero nemmeno trattati. Internet però attualmente è usato per informarsi da una percentuale minima di popolazione e nonostante sia sempre stato descritto come totalmente libero presenta del lati controversi come il dominio totale di Google che ha il potere di decidere la reperibilità dei siti.

Come si può dunque controinformare? Un tassello importante per la controinformazione deve essere senza dubbio l’uso costante del sito UdS FVG, che – per vari problemi passati e presenti – non è mai stato sfruttato adeguatamente rispetto

alla sua potenzialità: l’uso di un sito – oltre ad essere un portale su Internet – permette ad utenti esterni di poter entrare in contatto più facilmente e velocemente.Il progetto Controcorrente, considerando l’assenza di un sito, deve pertanto essere seguito e perseguito con la maggior costanza possibile: la sua diffusione attraverso gli studenti risulta infatti più veloce e spontanea di qualunque altro strumento di informazione. Se però si decide di riassestare tale progetto, è necessario sottolineare come non ci si possa limitare a trascrivere articoli, bensì sia necessario utilizzare anche altri metodi di controinformazione al suo interno: ad esempio, vignette, dialoghi satirici o qualunque forma di informazione che possa risultare utile e dilettevole allo stesso tempo. E’ altresì importante ricordare come ciò non debba sovrapporsi agli altri progetti, ma debba lavorare parallelamente ad essi.Una parte importante è ricoperta anche dalla pagina dell’UdS FVG su Facebook, che – in sostituzione al sito – può aiutare a diffondere la controinformazione.Nel caso ci siano studenti aderenti all’UdS che collaborino in giornalini scolastici, è consigliabile sfruttare anche questa situazione: in questo frangente anche i suddetti giornalini scolastici potrebbero divenire un ulteriore mezzo per controinformare.

Capitolo a parte è necessario dedicare per Filmainforma, un progetto di inchiesta sull'informazione regionale e su come viene percepita dai giovani, lasciato da parte in quest'ultima fase di mandato che bisogna sicuramente riprendere. Per

concludere, gli strumenti per la controinformazione sono molteplici e tutti percorribili, ma per attuarli è necessaria la costanza da parte di tutti coloro che si assumono l’incarico di controinformare: l’impegno a percorrere questo cammino è fondamentale.

>> TESI 10Nostra Patria è il mondo intero…................il lavoro a confronto con i migranti e la mafia

Se il primo articolo della Costituzione Italiana dice che l'Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro, per quale motivo nel ventunesimo secolo ci troviamo ancora a parlare di

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Le potenzialità e le contraddizioni di Internet: condivisione e 'longa manus' dei poteri proprietari

Strumenti e percorsi della controinformazione: sito, Facebook, Controcorrente

Filmainforma, un progetto da riprendere. Necessario un notevole sforzo organizzativo

Migranti, lavoro, precarietà: il capitalismo e le nuove forme di sfruttamento

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razzismo e sfruttamento nei luoghi di lavoro? Al giorno d’oggi in un mondo lavorativo sempre più precario, orientato allo sfruttamento dei soggetti deboli, sempre meno coperto da garanzie e da diritti, i lavoratori più sfruttati sono proprio i migranti.

Le migrazioni non sono un fenomeno da arginare e contrastare, come invece fanno lo Stato e la nostra Regione con misure razziste. Un esempio lampante è quello del pacchetto sicurezza, una legge attraverso la quale viene

introdotto il 'reato di clandestinità', che comporta l’obbligo a carico dei pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio, richiesti per un qualsiasi atto, di denunciare la persona che commette questo reato, ovvero il migrante colpevole di non avere il permesso di soggiorno. Il Pacchetto Sicurezza prolunga inoltre il periodo di detenzione negli ex CPT ora CIE, come quello di Gradisca d'Isonzo: in queste strutture i diritti umani vengono 'sospesi' in nome del reato di clandestinità, norma palesemente incostituzionale perché di fatto punisce i migranti non per quello che fanno ma per quello che sono. Anche la sanatoria truffa è uno di quei provvedimenti che mette sempre più in difficoltà la situazione già difficile dei migranti: essa teoricamente dava la possibilità ai datori di lavoro di regolarizzare i lavoratori extracomunitari che fino a quel momento si erano trovati costretti a lavorare in nero. Si è rivelata infine una vera e propria truffa, poiché nel momento in cui le persone venivano registrate, invece che essere regolarizzate venivano automaticamente schedate e munite di foglio di via per tornarsene nei Paesi d'origine. Per finire il taglio del welfare regionale ai migranti, fortunatamente di recente bocciato dalla Consulta, continua a far peggiorare la situazione dei migranti.

Questi provvedimenti, fatti a livello regionale e statale, innescano una sorta di guerra fra poveri a vantaggio di chi detiene il potere e della mafia. Le organizzazioni criminali spesso vivono grazie al

malfunzionamento dello Stato: se quest'ultimo non ti dà un lavoro e non riesce a coprire i tuoi bisogni con un welfare adeguato, c'è sempre la criminalità organizzata che ti impiega ancora di più e per ancora meno soldi e 'tutele'. Basti pensare alla condizione in cui si ritrovano i migranti di Rosarno ancora oggi, costretti a lavorare per un euro all'ora e a vivere in dei container, a distanza di un anno dalla rivolta che fece molto scalpore, evidentemente una bolla mediatica.Ma non è solo la mafia ad approfittare della presenza dei migranti in Italia: la Lega Nord negli ultimi anni sta facendo un lavoro di disinformazione studiato e capillare, diffondendo tra gli italiani la paura e l'ostilità verso il diverso, che “stupra le nostre donne e ci ruba il lavoro”. I mezzi d'informazione in Italia contribuiscono a formare quest'immagine del diverso come pericolo, rendendo sempre più difficile una formazione consapevole e critica dei cittadini, manovrando le menti degli italiani portandole a conclusioni abominevoli.

Sono nate diverse organizzazioni in difesa dei diritti umani e civili dei migranti: a Trieste il Comitato Primo Marzo lavora da più di un anno su questi temi, al fine di restituire una dignità e un lavoro degno di questo nome.

Noi, come studenti e come cittadini, possiamo e dobbiamo agire su diversi fronti. In primis concentrarsi sulla scuola, cercando di includere all'interno della scuole a partire da quelle primarie un insegnamento non eurocentrico ma che miri ad arricchire e ad acculturare anche su ciò che più ci sembra distante da noi; inoltre introdurre lezioni e sportelli di italiano sarebbe un contributo al percorso didattico degli studenti migranti. Bisogna puntare sin dall'inizio

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Pacchetto sicurezza, sanatoria truffa, tagli al welfare: una politica sempre più xenofoba

Tutto a vantaggio dei poteri e delle mafie: cosa è cambiato dopo un anno a Rosarno?

Comitato I Marzo e sviluppi futuri: agire su scuola, diritti di cittadinanza e antifascismo

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sull'integrazione, dal concetto di diverso come ricchezza e non come pericolo.Si deve agire anche sulla cittadinanza, cercando di creare e costruire un percorso allargato a lavoratori, disoccupati, precari, migranti etc. per il reddito di cittadinanza e il welfare universale. Ultima ma non meno importante è l'autoformazione all'interno delle nostre scuole e delle nostre città sulle tematiche dell'antirazzismo e antifascismo, costruendo anche campagne a livello regionale per agire sull'immaginario degli studenti del Friuli-Venezia Giulia. Le informazioni in mano alla nostra associazione sono state fino ad adesso carenti, è necessaria un'analisi sul rapporto tra immigrazione e scuola nel contesto regionale anche attraverso la costruzione di una rete di contatti: solo impegnandoci in questo senso potremo contrastare l'opera di disinformazione messa in atto dai poteri forti.

>> TESI 11Antifascismo militante e memoria di confine…................fascismi, antifascismo e memoria storica in Friuli Venezia Giulia

Sembra assurdo dover ancora spiegare, nel 2011, il significato dell’antifascismo e la sua pressante attualità nella società italiana e regionale. Di seguito, prima di affrontare il nocciolo del problema, vogliamo fornire brevemente una descrizione dei

principali eventi storici che hanno interessato la nostra Regione durante e dopo il Ventennio.In Regione è da sempre presente una importante minoranza slovena. Ciò sta alla base della cosiddetta questione orientale, l’apice della quale è stato raggiunto nel 1920 con l’incendio a Trieste della Narodni Dom, luogo di ritrovo degli appartenenti alla minoranza. Un’altra tappa storica per la Regione è il 1938: le leggi razziali vennero annunciate da Mussolini dal palco di Piazza Unità a Trieste, e grazie all’odio verso le minoranze il fascismo è riuscito ad attecchire in città.Nonostante il forte appoggio della popolazione al regime molti movimenti antifascisti nacquero a Trieste, nel Carso ma anche nella zona cittadina, specialmente in rioni operai come Servola o San Giacomo. Per contrastare questi gruppi ci furono alcune rappresaglie delle quali la più celebre e orripilante fu l’impiccagione di cinquanta civili sulle scale dell’attuale conservatorio Tartini.

Trieste inoltre è l’unica città italiana in cui fu presente non solo un campo di concentramento ma anche un forno crematorio per lo sterminio degli avversari politici e di tutti coloro che non sarebbero stati capaci di sopportare il viaggio di trasferimento

verso un altro campo: la Risiera di San Sabba, attivata nel 1943. Nel resto della Regione, in Istria e anche nel resto d’Italia vennero aperti campi di concentramento specifici per le popolazioni slave (tra i quali possiamo ricordare quello di Gonars). Ma il Friuli fu anche la terra dove nacque, nel 1944, la Repubblica Libera di Carnia, ovvero la repubblica partigiana più grande d’Italia, in seguito repressa violentemente dai fascisti: anche nella Venezia Giulia i partigiani si organizzarono e dimostrarono di essere uniti anche nelle diversità etniche.

Dopo la Liberazione del capoluogo regionale ad opera dei titini il 1° Maggio 1945 si verificò la rappresaglia nei confronti di tutti coloro che erano stati collaboratori del partito fascista: è la vicenda delle foibe. Le foibe non furono usate solo dai

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Incendio della Narodni Dom, leggi razziali, primi movimenti antifascisti

La Risiera e i campi di concentramento per slavi, la Repubblica di Carnia

Liberazione dei titini, Foibe, irredentismo e nascitadel neofascismo

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comunisti ma, anzi, i primi furono proprio i fascisti che le usarono nei territori dell’ex Jugoslavia per far sparire tutti gli oppositori politici e gli abitanti di etnia slava. L’irredentismo in salsa nazionalista caratterizzò la storia di Trieste anche nel primo Dopoguerra: gli opposti nazionalismi si scontrarono armati e foraggiati dai Governi ‘amici’: una delle maggiori manifestazioni sfociò nel sangue quando i soldati alleati uccisero dei manifestanti in Piazza Sant’Antonio Nuovo nel 1953.

Ma oggi, cosa significa essere antifascisti in Regione? Se il fascismo e l’antifascismo degli anni dal 1920 al 1945 erano molto diversi da quelli di oggi l’antifascismo è in ogni caso attuale tanto quanto sono presenti e radicati nel nostro

territorio movimenti fascisti, nazionalisti e razzisti di qualsiasi tipo, rappresentanti attuali del cosiddetto ‘fascismo del terzo millennio’, che altro non è se non una riedizione mediaticizzata delle vecchie camicie nere. Pensiamo al signor Bandelli che nel 2006 ‘censura’ le scritte in sloveno dalle magliette della Bavisela; pensiamo al signor Menia che oggi si è riciclato nella ‘nuova’ veste di futurista ma che in città è noto per le sue intemperanze giovanili, tra bandiere nere e fasci littori. Pensiamo ad un movimento come la Lega Nord che difende e diffonde idee razziste e xenofobe innescando una gigantesca bomba sociale, a vantaggio non della nostra tanto discussa sicurezza ma di chi vuole tenerci sempre più sotto controllo.

I fascisti hanno sempre agito da difensori del potere precostituito e continueranno sempre a farlo, a prescindere dalle molteplici apparenze anche simil-rivoluzionarie che essi assumono. Sono un movimento certamente fluido e molteplice

ma caratterizzato da un dato di fondo: l’antidemocraticità, che li deve portare ad essere automaticamente esclusi da qualsiasi luogo democratico, a partire dai cortei e dalle assemblee, e ovviamente dalla nostra associazione.

Ma come fare per sconfiggere il fascismo? Le strade sono molteplici. Noi crediamo in un’idea di antifascismo militante che riesca a rinnovare questo valore nelle pratiche quotidiane, dall’autoformazione durante le assemblee settimanali nei

territori, alle operazioni culturali e di contestazione – come quella a cui abbiamo partecipato contro lo storico revisionista Ernst Nolte nel novembre 2009 –, alla satira – un’arma che riesce a spiazzare qualsiasi cialtroneria prodotta dal pensiero unico fascista –, anche all’autodifesa nel caso noi o nostri compagni vengano aggrediti utilizzando l’unica arma che i fascisti sanno utilizzare veramente per farsi valere: la violenza.

Siamo convinti infine che la nostra Regione debba uscire da una triste e ripetitiva liturgia che ci porta ad essere antifascisti solo il 25 Aprile: l’antifascismo è ora, è sempre e finché ci sarà potremmo avere la garanzia che, almeno da questo punto di

vista, il nostro Paese è ancora democratico. Per questo pensiamo che possa essere utile costruire una vera e propria campagna regionale sull’antifascismo, che unisca alla memoria storica lo studio dei ‘nuovi’ fascismi per costruire un solido immaginario antifascista nella popolazione studentesca del Friuli Venezia Giulia.

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L'antifascismo oggi è attuale, tra ex picchiatori, attacchi alle minoranze e controllo sociale

I fascisti come guardiani del potere. Perché devono essere allontanati dai luoghi democratici

Le vie dell'antifascisno: autoformazione, cultura, satira, contestazioni e autodifesa

Memoria storica: uscire dalla logica delle liturgie, per attualizzare l'antifascismo

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>> TESI 12Ambiente, specchio della democrazia…................ecologismo e difesa dei beni comuni contro la crisi

Purtroppo, e questo è ormai visibile agli occhi di tutti, l'ambientalismo non è più una parte marginale dell'attivismo politico o un capriccio radical-chic, se mai lo è stato: la crisi economica ci mette di fronte ad una situazione critica per la

nostra sopravvivenza ma anche per quella dell'ambiente nel quale viviamo e dei beni comuni dei quali usufruiamo da sempre, e che qualcuno ora ci vorrebbe togliere. Difendere l'ambiente nel quale viviamo dagli scempi dettati dal neoliberismo e i beni comuni dalle 'recintazioni' e privatizzazioni sempre più spinte diventa fondamentale per la tutela della nostra libertà e quindi cifra di discrimine tra democrazia e regime. La green economy non è decisamente una strada che ci interessa, perché anche le devastazioni degli ultimi decenni ci dimostrano che il neoliberismo non si cambia ma si abbatte.

L'ambiente è anche importante perché è l'ambito nel quale risultano più evidenti, vicini fisicamente e 'materiali' i segni di una politica faccendiera e legata ad interessi economici di pochi, a scapito del bene comune. Così assistiamo

all'approvazione di progetti faraonici come l'Alta Velocità, la terza corsia dell'A4, il Rigassificatore, portati avanti contro la pubblica utilità, senza la partecipazione dei cittadini alle scelte ma con le spalle protette dagli interessi economici, che tentano di indorare la pillola scambiando il confronto democratico per una piazza dove propagandare iniziative discutibili (basti pensare a Gas Natural, fautrice del Rigassificatore di Zaule, che è riuscita a sponsorizzare una manifestazione 'pulita' come la Barcolana).

In Friuli Venezia Giulia le Giunte regionali e locali non hanno mostrato interesse verso un ambiente molto peculiare (in un piccolo territorio sono presenti realtà molto diverse tra loro come la montagna, le prealpi, la fascia collinare, la pianura, la

laguna, la fascia costiera e il Carso) e allo stesso tempo crocevia di traffici e interessi economici internazionali. Una soluzione che salvaguardi l'occupazione difendendo allo stesso tempo l'integrità dell'ecosistema non è mai stata ricercata; due esempi su tutti: a Trieste, città in costante calo demografico e con 5000 alloggi sfitti, si continua a costruire grazie al nuovo Piano Regolatore in via di approvazione in Consiglio Comunale; in Carnia viene progettata un'autostrada dal pesantissimo impatto ambientale, la Carnia-Cadore, senza pensare a soluzioni alternative.

Sulla nostra Regione pende inoltre la scure dell'energia nucleare (sono stati spesso indicati come siti probabili la Valle del Tagliamento e il Monfalconese): un'energia pulita solo nella facciata, che porta rischi per la sicurezza, scorie e soprattutto è

costosa e di difficile realizzazione. Lotteremo perché il nostro territorio non sia devastato anche da questa grande opera, così come dal Rigassificatore su cui spesso anche il centro-sinistra si è dimostrato non totalmente contrario.

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L'ambientalismo, risposta alla crisi economica: il capitalismo non si riforma, si abbatte

L'ambiente come teatro della politica faccendiera: grandi opere e cementificazioni

Friuli Venezia Giulia: ambiente peculiare e terra di passaggio non rispettata dalla politica

Energia nucleare, rigassificatori e centrali a biomasse: opposizione su tutti i fronti e con tutti i mezzi

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Nella nostra regione, inoltre, sono in fase di realizzazione tre centrali a biomassa, di cui due in provincia di Gorizia, di grandissime dimensioni e alimentate a olio vegetale proveniente dal sud-est asiatico. La realizzazione di queste centrali provocherà un enorme danno all’ambiente perché molte migliaia di ettari di foresta tropicale dovranno lasciare posto a coltivazioni di palme. Tenendo conto che l’energia usata per il trasporto dell’olio è quasi pari a quella prodotta si comprende come dietro a questi progetti ci sia l’ interesse di accaparrare gli incentivi europei per la realizzazione di opere che sfruttino energia “rinnovabile”.

Un altro punto caldo è quello dei beni comuni, e in particolare la grande battaglia sulla ripubblicizzazione dell'acqua alla quale finora non abbiamo partecipato concretamente ma che effettivamente è fondamentale anche nel contesto di tutte

quelle campagne sociali portate avanti, ma raramente vinte fino in fondo, dai movimenti di opposizione in questo Paese. Sul referendum la battaglia dovrà essere una di quelle cruciali, che segneranno in negativo o in positivo un periodo intero di mobilitazioni. Ma le nostre lotte rispetto alla riappropriazione del territorio e dei beni comuni non si devono fermare qui. In futuro dobbiamo essere in grado di ampliare l'analisi e le proposte di mobilitazione rispetto a questo tema che come già sottolineato, diventerà una questione non semplicemente di contingenza ma di difesa del futuro.

>> TESI 13La questione di genere…................donne nella società e nella politica: una questione di democrazia

Basta accendere la televisione per avere un’ idea del ruolo della donna in Italia. L’immagine mediatica della donna la relega al ruolo di mero oggetto sessuale o di angelo del focolare. Donne seminude utilizzate come grechine per attirare

l’attenzione dello spettatore, spesso derise o ridicolizzate, o per pubblicizzare qualsiasi prodotto, sono all’ordine del giorno. Si tratta di un vero e proprio modello culturale che ha imposto il pensiero maschilista come dominante e che da una parte impedisce alle donne di affermare la propria vera identità e dall’altra porta esse stesse a guardare le altre donne secondo i canoni imposti da questo modello.L’umiliazione continua subita dalla donna all’interno del mondo televisivo è lo specchio della condizione di subordinazione che vive all'interno della società.

Nel mondo del lavoro le donne sono palesemente svantaggiate rispetto agli uomini: nonostante esse siano il 65% del totale dei laureati, molte di loro hanno difficoltà a mantenere un impiego, e a parità di posto c’è, tra l’uomo e la donna, una

differenza salariale del 20-25% che non dà sufficienti segnali di voler diminuire. Neanche la maternità viene garantita e tutelata. La donna si trova costretta sempre di più a dover scegliere tra figli e carriera, in una logica assurda in cui l'essere incinta viene visto come una debolezza e come una condizione che comporta in moltissimi casi l'automatica espulsione dal mondo del lavoro. Oltre a non esserci tutele durante il periodo della gravidanza , nel nostro Paese mancano anche le

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La ripubblicizzazione dell'h2o, battaglia campale. Difendere l'ambiente per difendere il futuro

Le donne nei media, ridotte al ruolo di mero oggetto sessuale, specchio di una società arretrata

Le donne nel mondo del lavoro: palesi svantaggi e pochissime tutele

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strutture, come ad esempio gli asili nido aziendali, che permettano alla donna anche dopo il parto di avere gli stessi orari di lavoro dell'uomo costringendola spesso quindi ad accettare lavori part time, con una conseguente differenza di stipendio.

La bassissima percentuale di donne che occupano ruoli di rappresentanza nella politica, a tutti i livelli, è un altro dato che deve far riflettere. Quella stessa cultura machista che viene portata all’estremo nel mondo televisivo, così preponderante

nel nostro Paese, ha fatto sì che la donna si trovasse sempre a dover fare molta più fatica dell’uomo per affermarsi sulla scena politica, o che rinunciasse a farlo per un rifiuto ad adeguarsi a quelle logiche e pratiche politiche proprie di questo sistema culturale. Nonostante le donne attive politicamente siano moltissime, anche più degli uomini, rimangono sempre nelle retrovie.

E’ evidente che ci troviamo di fronte a una chiara situazione di mancanza di democrazia che continua ad essere ignorata o, nella migliore delle ipotesi, affrontata in maniera assolutamente superficiale e riduttiva. Il progetto delle quote

rosa ne è un esempio. Stabilire una quota minima di donne all’interno di un qualsiasi luogo politico è solamente un modo per stabilire una pariteticità fittizia, fingendo di risolvere un così grande problema di carattere sociale riducendolo a una mera questione di divisione di poltrone. Un modo come un altro per mettersi la coscienza a posto e tentare di tenere buone le donne con un contentino.

Anche quelle realtà che nascono con l’intenzione di contrapporsi a questo modello sociale si ritrovano poi ad adottare quelle stesse dinamiche che in teoria rifiutano. Nell’UdS stessa si ripropongono queste problematiche;

nonostante la nostra associazione a livello territoriale sia composta per la maggior parte da donne che portano avanti l’attività politica, negli incontri nazionali sono gli uomini che emergono. Durante i Coordinamenti nazionali gli interventi sono fatti quasi esclusivamente dalla componente maschile, e quando è una donna a parlare viene ascoltata e giudicata in modo molto più critico di quanto non avvenga per un uomo. Quasi come se l’eccezionalità dell’evento debba essere in qualche modo giustificata.Se neanche all’interno delle nostre associazioni riusciamo ad evitare che si cada in certe logiche è impossibile pensare di risolvere il problema in contesti più ampi. E’ fondamentale cominciare un percorso di seria riflessione da parte di tutti i compagni, che punti a sradicare anche nel piccolo quotidiano quelle logiche sessiste che diciamo di rifiutare ma dalle quali tuttavia ci facciamo ancora guidare.

>> TESI 14Trst je tudi naš / Trieste è anche nostra…................l'UdS e la minoranza slovena

61.000 su 1.200.000: questi i numeri di una minoranza, da sempre strettamente interconnessa con il territorio, ma che vive spesso separata dal resto della popolazione. Un

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La minoranza slovena: un microcosmo nella realtà triestina, da sempre interculturale

Le donne in politica: ancora poco considerate, devono combattere con la cultura machista

Si tenta di sopperire a questa mancanza di democrazia con le quote rosa, un contentino

Anche nell'UdS permane la questione di genere: gli incontri nazionali e le logiche interne

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microcosmo che dovrebbe espandersi e formare coscienza di sé fra la popolazione del Friuli Venezia Giulia, tesoro culturale che si sottrae o viene ignorato a causa di odi anacronistici che, come sappiamo, hanno caratterizzato la triste storia del '900. Nella nostra regione abbiamo infatti assistito alla nascita dello squadrismo e di quel sentimento nazionalistico ed antislavo che pretendeva di trasformare Trieste nella città baluardo dell’italianità, concetto che entra in ovvia contraddizione con la vera natura sovranazionale. Trieste infatti, unico porto franco dell'impero austroungarico, favoriva l'assimilazione di culture diverse, creando un punto di incontro intellettualmente fertile, che faceva della interculturalità il vero punto di forza.

Sebbene da tanti anni conviventi nelle stesso territorio, spesso i movimenti studenteschi sloveni ed italiani si sono distinti in lotte di diversa impronta e percorso. Le problematiche legate ad una realtà di minoranza sono effettivamente diverse, come

diverse sono molte delle legislazioni che le regolano. C'è inoltre da aggiungere che un monco processo di integrazione tra le due comunità ha reso meno fluidi i rapporti di condivisione e scambio culturale a livello politico se non addirittura molte volte a livello personale: sono infatti diversi i luoghi di aggregazione e quindi di integrazione dove nascono naturalmente i momenti di scambio e discussione.

Negli ultimi due anni però c'è stata una reciproca volontà di unire i movimenti di protesta, soprattutto dal momento che la riforma Gelmini ha colpito in modo indiscriminato tutte le scuole, senza fare un discorso differenziato per le scuole delle

minoranze.Importanti passi sono stati fatti a partire dall'organizzazione della mobilitazione del 9 ottobre 2009 da cui è nata una fertile collaborazione tra studenti sloveni e italiani. I volantini quasi sempre sono bilingue e a scendere in piazza con uno spazio proprio sono insieme l'Unione degli Studenti e la "dijaška organizacija”, permettendo in questo modo di ampliare la voce di protesta a tutte le scuole della Regione, valorizzando anche le problematiche delle minoranze.

L'UdS FVG si vuole porre non solo come ponte di comunicazione fra due comunità che, a causa di errori che si ripercuotono dal passato, spesso non si ascoltano, ma anche come realtà viva e attuale. L’UdS non considera utopistico il

recupero del carattere sovranazionale della città che, come associazione studentesca, possiamo favorire soprattutto con una maggiore collaborazione fra le nuove generazioni di entrambe le comunità. Tutto ciò che abbiamo fatto fino ad ora è molto, ma ancora lontano dal nostro obiettivo.C'è bisogno di uno sforzo comune, di noi studenti ma anche delle istituzioni, per la creazione di nuovi luoghi di aggregazione, che favorirebbero l’abbattimento delle barriere linguistiche ma, di più, delle diffidenze culturali, ancora oggi così pesanti.

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Gli studenti sloveni ed italiani, da sempre lontani: lo specchio di un'integrazione mancata

Negli ultimi due anni passi avanti: mobilitazioni condivise, volantini bilingue, sono solo i primi passi

Il ruolo dell'UdS: ponte di comunicazione e di condivisione tra le due culture e sensibilità

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PARTE C – Organizzazione

>> TESI 15Istruitevi, agitatevi, organizzatevi…................la struttura organizzativa dell'UdS regionale e territoriali

L'Unione degli Studenti è da sempre una struttura organizzata, una scelta che noi intendiamo portare avanti non per prassi ma poiché crediamo fermamente nella sua funzionalità. Infatti realtà auto-organizzate, non presentando una divisione dei

compiti e delle responsabilità stabilite in maniera democratica, spesso finiscono per rifarsi alle decisioni di un gruppo ristretto di persone che non è vincolato a dover render conto di queste all'associazione stessa. Inoltre, dal punto di vista organizzativo, riteniamo che la definizione di cariche strumentali al raggiungimento di determinati obiettivi sia la soluzione vincente, e in parte l'abbiamo dimostrato in questi due anni.

Non per questo l'organizzazione è una scelta positiva a priori: devono essere posti dei paletti che da un lato limitino l'accentramento dell'attività politica e organizzativa dell'associazione e quindi delle responsabilità connesse;

dall'altro non determinino una gerarchizzazione che annienti la democrazia interna. A prescindere dalle cariche che si individuano quindi, la scelta di organizzarsi esige un lavoro strutturato orizzontalmente, quindi collettivo, partecipato e frutto di una sintesi che può esistere solo se tutti i membri dell'associazione sono responsabilizzati rispetto alle scelte da prendere. Solo così infatti si può ragionare collettivamente a partire da una visione più ampia e da una consapevolezza comune.

Questa riflessione è conseguenza di ciò che abbiamo osservato in questi due anni di mandato. La presenza di figure di responsabilità potrebbe essere vista come l'esistenza un gruppo dirigente che indirizza le decisioni all'interno della

riunione settimanale verso una direzione già scelta in altri luoghi. Al contrario abbiamo invece sempre ribadito che il ruolo di queste figure è quello di cercare un'elaborazione sui singoli temi, evidenziandone le criticità e portandole in riunione, dove i nodi sono sciolti grazie ad una sintesi reale e non mediante una mera estensione dell'opinione della maggioranza alla minoranza. Nodi che queste figure di riferimento hanno il compito di evidenziare a prescindere che essi emergano spontaneamente nel corso della riunione.

Ci sentiamo di dover riportare questi ragionamenti anche sul piano dei rapporti con il livello nazionale dell'associazione. L'importanza di sciogliere i nodi, seppur gravosi, è una necessità che abbiamo sentito anche nei Coordinamenti e nelle

Direzioni Nazionali. Talvolta per paura di affrontarli abbiamo generato incomprensioni che hanno

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Perché scegliamo la via dell'organizzazione, funzionalità politica ed organizzativa

I limiti della 'forma organizzativa' e come superarli: democrazia e responsabilizzazione orizzontale

Il significato dei ruoli di responsabilità: individuare i nodi da sciogliere con la sintesi

Rapporti con il livello nazionale: continueremo a portare le nostre criticità ricercando condivisione

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danneggiato l'operato stesso dell'associazione: ribadiamo, sintesi non significa ricerca forzata di un consenso fittiziamente unanime, ma raggiungimento di reali punti di condivisione che non vincolino lo sviluppo di sensibilità diverse nei territori.

Ritornando sul livello regionale e locale (per quanto riguarda Trieste), due anni fa è stata introdotta una nuova figura di riferimento: il Segretario o Responsabile Tecnico. Esso rispondeva all'esigenza di alleggerire il lavoro del Responsabile

Organizzativo, avendo come compiti quelli di occuparsi della comunicazione con l'esterno (volantini, comunicati stampa, e-mail, gestione del sito), della comunicazione interna (messaggi ed e-mail per la riunione settimanale o per altre comunicazioni tra militanti, autoformazione) e della progettualità.Per quanto riguarda il ruolo del Responsabile Organizzativo, esso ha il compito di coordinare l'organizzazione. Coordinare, appunto, non farsene carico individualmente ma operando assieme agli altri militanti al fine di ottimizzare e razionalizzare il lavoro. Inoltre il Responsabile Organizzativo deve garantire la continuità e la buona riuscita di progetti e iniziative a lungo termine (mercatino del libro usato, ripetizioni etc.).Infine il Coordinatore dev'essere la figura di sintesi e di riferimento dell'associazione e rappresentare l'associazione all'esterno, anche nei difficili rapporti con la stampa.Inoltre la presenza di tre figure di responsabilità da una parte garantisce una sintesi più aderente alla realtà, e dall'altra non intacca l'agibilità politica e organizzativa dei quadri.

Per quanto riguarda la Provincia di Gorizia, in questo mandato siamo riusciti a consolidare il livello territoriale di Monfalcone ma non quello del capoluogo. Le figure di riferimento sono state individuate nel corso dei due anni in maniera spontanea e

hanno risposto al ruolo al quale sono state chiamate, portando l'associazione a questo Congresso nel quale invece saranno definite con l'obiettivo di continuare il lavoro svolto finora a Monfalcone e di radicarsi a Gorizia.Per questo nel primo caso si è deciso di individuare un Coordinatore e un Responsabile Organizzativo, e nel secondo solo un Coordinatore. Le specificità dei ruoli sono già spiegate sopra.

L’Esecutivo Regionale sarà composto invece da un Coordinatore che avrà il compito di rappresentare l’associazione a livello regionale, e da un Responsabile Campagne nell’ottica di conservare, ampliare, attualizzare e

mettere in pratica il patrimonio associativo in merito al diritto allo studio costruito in questi due anni, nonché di avviare nuove campagne regionali, alcune delle quali sono già citate in questo documento. Un Esecutivo leggero e funzionale alla prosecuzione della campagna sul diritto allo studio e alla costruzione di un fronte ampio sui temi della cittadinanza e della partecipazione, che potrebbe essere in grado in futuro anche di costruire livelli territoriali non solo a Gorizia, dove il progetto è già avviato, ma anche in altre scuole e città della Regione. Un Esecutivo che avrà il compito di aumentare i momenti di condivisione dell'analisi e dell'elaborazione regionale, anche con il Movimento Studentesco di Udine

Nel prossimo mandato sarà infine fondamentale implementare i metodi di autofinanziamento al fine di renderci completamente indipendenti non solo da qualsiasi altra organizzazione esterna – una condizione verificata già oggi – ma anche dai contributi

volontari degli associati che in alcuni casi hanno permesso la prosecuzione delle attività

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Segretario o Responsabile Tecnico, Resporg, Coordinatore: significato dei ruoli a Trieste

Provincia di Gorizia: consolidare Monfalcone (Coord., Resporg) e radicarsi a Gorizia (Coordinatore)

Esecutivo Regionale: struttura leggera e funzionale alla prosecuzione delle campagne

L'autofinanziamento: una priorità a tutti i livelli, l'autonomia assoluta come riferimento

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associative. Alcune possibilità sono quelle di incrementare i servizi mutualistici e organizzare occasioni di autofinanziamento come feste o concerti, o partecipare alla realizzazione di progetti con bandi regionali, nazionali o europei.

>> TESI 16La rabbia di uno, la rabbia di tanti…................i rapporti esterni dell'UdS FVG

Da tempo ormai i cittadini italiani sembrano aver perso l’abitudine di partecipare attivamente alla vita politica del nostro Paese e di mettersi in gioco in prima persona, tendendo invece ad osservare passivamente l’evoluzione del panorama

politico, limitando la propria partecipazione spesso solo ai momenti di democrazia diretta e delegando ogni decisione di carattere politico al partito votato. La 'forma partito' non è però in grado ormai da decenni di interpretare le vere istanze della società. I partiti quindi non rappresentano veramente i cittadini. Basta citare l’esempio dato dal maggior partito d’opposizione, il Partito Democratico, che alla vigilia del referendum riguardante l’accordo Mirafiori, accordo lesivo della dignità dei lavoratori, si è dichiarato favorevole a questo, consigliando addirittura agli operai di votare il “sì”, facendo così venir meno uno dei grandi valori della sinistra storica, che da sempre è impegnata nella tutela dei diritti dei lavoratori. Anche i sindacati non riescono ad esprimere le istanze reali dei soggetti che rappresentano: basti pensare alla CGIL che per tutto l’autunno ha continuato a negare al movimento e al Paese la convocazione di uno sciopero generale e generalizzato.

Per coloro che sentono ancora la necessità di agire in prima persona in una dinamica collettiva, questo non rispecchiarsi nei metodi dei partiti genera una forte necessità di autonomia politica.

E’ in questo contesto che nascono associazioni come l’Unione degli Studenti, formate da persone che non hanno perso il desiderio di “far politica” , battendosi in modo autonomo e sempre critico per la difesa dei diritti.

Come UdS FVG infatti abbiamo deciso di essere totalmente indipendenti da qualsiasi sindacato o partito, e in questo modo possiamo assicurarci di essere veramente rappresentativi degli studenti, evitando di poter essere in qualche modo

strumentalizzati o limitati nelle nostre azioni. E’ per questo motivo che continuiamo a rivendicare questa nostra autonomia, che pensiamo sia molto importante per noi e per l’associazione. Continueremo su questa strada nonostante tutti gli svantaggi che porta il fatto di non avere quegli appoggi e quegli aiuti (anche economici) che renderebbero più semplice o più efficace la nostra attività, come la disponibilità di una sede oppure dei contributi per spese (per esempio quelle sopportate per promuovere ed organizzare una manifestazione).

Al contrario, abbiamo cercato di legarci e di collaborare con altre realtà cittadine, come il Comitato I Marzo per la difesa dei diritti dei migranti e il Comitato Antifascista, oltre che ad associazioni come Tenda per la pace e Officina sociale.

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La situazione attuale: i partiti e i sindacati non interpretano più le istanze dei cittadini

Il senso dell'Unione degli Studenti: impegnarsi attivamente e andare oltre l'individualismo

La totale indipendenza, una scelta impegnativa ma garante di autonomia e criticità

Com. I Marzo, Com. Antifascista, Tenda per la Pace, Officina Sociale, Com. Danilo Dolci, Arci, Uisp

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Dal punto di vista organizzativo fondamentale è stata la collaborazione con il Comitato pace convivenza e solidarietà Danilo Dolci, che ci ha ospitato per le riunioni settimanali di Trieste, e con l'Arci e l'Uisp che ci ha fornito lo spazio per la realizzazione del mercatino del libro usato.

A Trieste con Casa delle Culture siamo riusciti in più occasioni a convergere rispetto all'analisi e alle proposte operative, prevalentemente su singole iniziative. Questo ovviamente fatte salve delle divergenze rispetto alle modalità del 'fare politica' a

Trieste e nel Friuli Venezia Giulia.Con il Movimento Studentesco di Udine, invece, nel 2009 abbiamo condiviso la campagna per una nuova legge regionale sul diritto allo studio e oggi sentiamo l'esigenza di consolidare questo rapporto di collaborazione e contaminazione reciproca costruendo in futuro dei momenti di coordinamento regionale che contengano autoformazione, analisi ed elaborazione politica ma anche proposte concrete e condivise, nel rispetto della reciproca autonomia.

Ciò che più ci è mancato, e che dovrà essere una priorità, è un solido legame con quella parte del mondo del lavoro apertamente in conflitto con le politiche filopadronali degli ultimi decenni. Con questo proposito era nata l'idea di Uniti

contro la Crisi, progetto che a Trieste deve ancora delinearsi sia da un punto di vista strutturale che politico, riuscendo ad andare al di là delle esigenze dei singoli componenti. Uniti contro la Crisi non deve essere un soggetto di radicamento nelle scuole e in università, bensì uno strumento di sintesi di diverse sensibilità e modi di fare politica sul tema della crisi.Importante per il futuro sarà intrecciare rapporti con le associazioni in difesa dell’ambiente, con le quali, in quanto cittadini di domani ma soprattutto di oggi, dovremmo collaborare.

>> TESI 17E grideremo ancora più forte!…................comunicazione, costruzione dell'immaginario, autoformazione

Uno degli elementi fondamentali di cui l'Unione degli Studenti si deve occupare nella sua azione quotidiana è sicuramente la comunicazione ed i metodi per renderla più facilmente fruibile dagli studenti della Regione. Senza un'adeguata comunicazione

è infatti impossibile diffondere gli scopi che si prepone l'Unione degli Studenti. Per il conseguimento di un cambiamento dal basso attraverso mezzi quali l'Altrariforma, o di obiettivi più ampi come la riorganizzazione del welfare studentesco, per riproporre un dibattito politico maturo tra gli studenti e una mobilitazione continua all'interno delle nostre scuole, è necessario sfruttare al massimo tutti i diversi canali di comunicazione.

In un'epoca in cui soprattutto i giovani si trovano bombardati da informazioni di cui è difficile capire il grado di importanza e la veridicità, e dove l'attacco alla libertà di informazione è sempre più evidente è necessario che la comunicazione

adoperata dal sindacato studentesco sia chiara, raggiungibile ed efficace. I mezzi utilizzati dalla nostra associazione durante questi due anni sono stati prevalentemente il volantinaggio nelle

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Comunicare la politica: un nodo cruciale per raggiungere gli obiettivi e legittimarsi

Nell'era del bombardamento mediatico: comunicazione puntuale ed efficace

Per il futuro: il ruolo di Uniti contro la Crisi, il rapporto con i lavoratori, associazioni ambientaliste

CdC: convergenza su singole iniziative. Con il MovStud necessario rafforzare i rapporti

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giornate immediatamente precedenti qualche importante evento, il frequente utilizzo di comunicati stampa e di assemblee pubbliche e la comunicazione multimediale attraverso Facebook.

Nell'utilizzare i diversi canali di comunicazione che abbiamo a disposizione dobbiamo essere molto attenti a modulare il linguaggio nel tentativo di mediare tra i contenuti, che devono ovviamente rimanere sempre politici, e il lessico che non deve

essere politichese. Tutto ciò nel tentativo di creare un immaginario per gli studenti medi del Friuli Venezia Giulia. Questo tentativo che abbiamo mancato nel 2009 con la campagna sul diritto allo studio, mai digerita realmente dagli studenti friulani e giuliani, deve d'ora in poi essere sempre presente nelle nostre campagne.

È sicuramente indispensabile l'impiego di un sito di propria gestione che permetta una maggiore autonomia: il sito internet infatti dà la possibilità di fare informazione tematica, approfondita e che vada oltre ad un flusso di notizie, intavolare

discussioni pubbliche e private e utilizzare il servizio download per diffondere il materiale (volantini, schede tecniche etc.), nonché di gestire le iscrizioni e i servizi mutualistici. Purtroppo il sito è mancato nella seconda parte del mandato e sarà obiettivo primario dei prossimi due anni rimetterlo in funzione.

Un altro mezzo di comunicazione che andrebbe potenziato è l'assemblea pubblica: sembra infatti utile l'impiego di questa nel sensibilizzare la popolazione studentesca e non, dal momento che vi si trattano temi propri dell'Unione degli

Studenti o nuove questioni che vogliamo lanciare in un contesto di dibattito e di discussione per la creazione della coscienza critica attraverso la controinformazione. Sarebbe inoltre da riconsiderare il ruolo del volantino, sfruttandolo ad esempio per campagne tematiche e slegato da imminenti appuntamenti, usandolo a scopo puramente informativo e distribuendolo periodicamente. In tal senso si muoveva la proposta di 'Controcorrente', che si è arenata a causa delle difficoltà organizzative e finanziarie nel renderlo una pubblicazione periodica. Per raggiungere un target più ampio rispetto a quello studentesco potrebbe essere utile un maggior sfruttamento delle conferenze stampa, con finalità affini a quelle del comunicato, ma utili anche al fine di avere un impatto più preponderante e per essere presenti in modo significativo nei quotidiani mezzi d'informazione.

Infine, è importante analizzare il piano della comunicazione interna: è importante valutare le potenzialità che il Web può offrire per la condivisione di conoscenze e materiale, o anche semplicemente di informazioni e opinioni, tra i compagni e le

compagne dei territori. Ciò potrebbe essere attuato molto semplicemente con un gruppo privato su Facebook. In generale appare necessario implementare i luoghi di condivisione e di autoformazione interna, per far fronte alla sempre più grande mole di conoscenze richieste dal 'fare politica' senza superficialità.

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Linguaggio: no al politichese, per costruire un immaginario negli studenti del FVG

Il sito internet: fondamentale per la comunicazione e condivisione interna ed esterna

Assemblee pubbliche, volantini, conferenze stampa: come rinnovare la tradizione

Comunicazione interna ed autoformazione: formarsi per non fermarsi!

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>> TESI 18Nella Rete…................problemi e prospettive nel rapporto con gli universitari

Cominciamo con lo sgomberare il campo da eventuali dubbi: la Rete della Conoscenza è un'esigenza – politica ed organizzativa – sentita e confermata in questo ultimo anno di mobilitazioni sia a livello nazionale, che a livello regionale e in particolare a

Trieste. L'Unione degli Studenti Friuli Venezia Giulia ha partecipato all'Assemblea fondativa di Terni convinta che la costruzione di un'associazione dei soggetti in formazione possa essere la via per rispondere a quel complesso attacco ai diritti e ai beni comuni che sta flagellando il mondo, la società e i luoghi di formazione.

Ciononostante, finora, a Trieste il progetto non è stato avviato per palesi difficoltà che non derivano semplicemente da motivi di contingenza, politici od organizzativi che siano, ma che affondano le loro radici in qualcosa di più complesso. Per

comprendere meglio qual è la situazione nel rapporto tra l'Unione degli Studenti e il soggetto di Link presente nell'Ateneo triestino, Lista di Sinistra, è forse necessario fare un passo indietro ed analizzare il rapporto tra studenti medi ed universitari nell'ultimo autunno.

A differenza che nel resto d'Italia, la protesta degli studenti universitari della Regione ha percorso i binari del legalismo e dell'istituzionalismo, scadendo più volte nell'apolitica. Non si è mai visto in altre città d'Italia un Consiglio degli Studenti che

decide l'adesione ad una manifestazione – dopo un'estenuante trafila burocratica – o un Rettore che sfila in testa ad un corteo dove ogni slogan contro Gelmini e Tremonti, 'figure istituzionali', è vietato. Questo non influisce solo sull'immagine che un movimento dà di sé verso l'esterno, ma anche sui risultati ottenuti dal movimento stesso: ad esempio, nonostante le promesse, l'Assessore Regionale Molinaro ha tagliato i fondi per l'università, confermando quel trend che vede una riduzione del 37,7% circa dal 2007 ad oggi.

L'anomalia regionale ha inevitabilmente influito su un rapporto che comunque già prima di questo autunno non è mai riuscito a decollare, non per una volontà contraria da parte nostra, ma per un'incompatibilità palese tra le due organizzazioni in

questione sul livello politico e su quello organizzativo. Peraltro LdS non ha mai dimostrato la volontà, né a parole né con le pratiche quotidiane, di intraprendere un percorso di fondazione della Rete della Conoscenza regionale. LdS non è riuscita a smarcarsi dal suo ruolo prettamente istituzionale e di azione interna all'Ateneo e non diffusa nella città, nonostante un autunno denso di occasioni per farlo. Non ha voluto avviare di conseguenza un percorso di 'radicalizzazione' e 'deistituzionalizzazione' del conflitto. Ne è un esempio la dissociazione, fatta a mezzo stampa sul più importante quotidiano di Trieste, di un membro di LdS componente del Consiglio di Amministrazione nei confronti dell'occupazione dei binari della Stazione, o la non adesione della Lista alla mobilitazione FIOM del 28 gennaio.

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La Rete della Conoscenza: un'esigenza a livello nazionale e anche in Regione e a Trieste

La questione della Rete in Regione: un problema che affonda le sue radici in profondità

Una protesta istituzionalizzata e apolitica: conseguenze nell'immaginario e nel concreto

Contraddizioni di Lista di Sinistra: incompatibilità sul piano politico e organizzativo

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Sono dati di fatto che devono far riflettere. Siamo convinti che se a Trieste si fosse creata la collaborazione giusta, l'autunno sarebbe stato più proficuo sotto molti aspetti. Ma ciò non è stato. Ora ci pare necessaria un'assunzione di responsabilità

che porti la nostra associazione, in un tempo congruo, alla definizione di una soluzione rispetto al rapporto con Lista di Sinistra. Un confronto franco e aperto che avremmo preferito fare prima di una fase di mobilitazione importante come quella del 2010, ma che speravamo si sarebbe reso non necessario con un cambiamento nel concreto di LdS. Nella situazione attuale, la nostra associazione è in una posizione tale che le permette la normale operatività, anche se con potenzialità ridotte, senza la creazione del nodo di Rete. Tuttavia in futuro esso si potrebbe rendere necessario, ma sarebbe deleterio creare la Rete della Conoscenza in maniera artificiosa o autoreferenziale. La Rete deve essere uno strumento che agevoli il lavoro delle singole associazioni, non che lo aggravi o lo ostacoli. Continuiamo sulla nostra strada consapevoli dei limiti e delle potenzialità che noi e il nostro modo di fare politica abbiamo, sperando che anche chi ci sta attorno si faccia un esame di coscienza rispetto a cosa finora è stato fare politica all'Università di Trieste, e cosa potrebbe essere in futuro.

PARTE D – Conclusioni

>> TESI 19Con tutta la rabbia, con tutto l’amore…................verso altri anni di lotte, consapevoli del difficile percorso

Anche in questo mandato l'Unione degli Studenti Friuli Venezia Giulia è stata una delle poche realtà regionali nelle quali gli studenti medi hanno potuto impegnarsi attivamente ed in maniera collettiva ed organizzata, senza essere subordinati a

poteri forti di alcun genere. Questo è già un grandissimo obiettivo, certamente meno mediatico di una riforma bloccata o di nuovi finanziamenti ottenuti, ma sicuramente valido soprattutto sul lungo periodo, per la formazione di una società pensante, di un general intellect capace un giorno di rovesciare il sistema neoliberista e di costruire nuovi percorsi per la democrazia e la partecipazione. L'UdS è stata per molti di noi un percorso di crescita personale e politica, e ci auguriamo che per altri compagni e compagne continui ad esserlo anche per i prossimi anni: ma soprattutto è stata in grado di interpretare il conflitto sociale nel Nord-Est impostando almeno in parte un lavoro che si potrebbe definire tanto politico quanto culturale: l'educazione degli studenti medi all'attivismo, alla partecipazione, alla coscienza critica, all'abolizione del culto aprioristico della legalità, allo sberleffo del potere ma anche alla contrapposizione aperta con esso.

Obiettivo assolutamente necessario per la nostra associazione è sicuramente quello del radicamento. Ciò significa una presenza costante e capillare nelle varie zone della Regione e

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Un autunno con la Rete sarebbe stato più proficuo, ora serve un confronto franco e chiarificatore

L'Unione degli Studenti, progetto di crescita personale e politica per la coscienza critica

Il radicamento, obiettivo fondamentale: nuovi territori, tecnici e professionali

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all’interno dei singoli territori. E’ infatti essenziale per la nostra struttura di associazione regionale allargare la nostra presenza alle città che si trovano al di fuori della Venezia Giulia. Per il raggiungimento di questo scopo, quindi, sarà prioritario consolidare la presenza dell’UdS a Gorizia ed il lavoro svolto fino ad oggi, stringere rapporti di collaborazione più forti con il Movimento Studentesco di Udine e cercare di crearne con le città che si trovano nella provincia di Pordenone e nel Friuli.Non di minore importanza è il radicamento che deve essere fatto nei singoli territori all’interno delle diverse scuole, in particolare degli istituti tecnici e professionali. Un problema di questi due anni è infatti stato sicuramente la concentrazione della quasi totalità dei componenti dell’UdS nei licei.

Un’altra finalità dell’associazione per la quale ci dobbiamo impegnare maggiormente in questi prossimi due anni è quella dell’informazione e controinformazione, fare un’attività come quella del sindacato studentesco significa necessariamente fare

anche ciò. Infatti per poter rilanciare il conflitto all’interno delle scuole e nelle città è necessario anche spiegare il tipo di attività, di azione e alle volte anche il contesto politico. Per questo motivo è importante riprendere l’attività del giornalino Controcorrente e ripensare a nuovi metodi efficaci di controinformazione.

In Italia ormai da svariati anni, la politica non riesce più a rispondere alle necessità della gente. Cresce il malcontento e la consapevolezza che questo sistema è ormai marcio; ma, dall'alto, non giungono che schiamazzi, farfugliamenti, rigurgiti

di fascismi: mai reali spunti per il rinnovamento profondo necessario ormai da anni nel nostro Paese e nel mondo. In Italia, nella periferia dell'Occidente, un problema mondiale si acuisce e si ramifica in ogni parte della società.E' necessario quindi, ora più che mai, continuare nella ricostruzione di un fronte sociale ampio che riesca a costruire rivendicazioni collettive e generalizzate lì dove in questi ultimi decenni partiti e spesso anche sindacati hanno fallito, dimostrandosi incapaci di restare al passo con i tempi.Dobbiamo riuscire a scavalcare particolarismi e autoreferenzialità, osare percorrere strade ad oggi sconosciute con compagni di viaggio diversi tra loro ma accomunati dalla volontà di cambiare le cose superando un passato ormai finito. Ottenere risultati che vadano oltre la singola vertenza, la singola campagna, la singola mobilitazione è la priorità, costruire un blocco non di contingenza ma che vada oltre la crisi e non solo contro, è l'obiettivo.

Lo sciopero generale e generalizzato sarebbe il primo passo di questo percorso: finora la CGIL, unico sindacato in Italia in grado di dargli la giusta dimensione, non ha risposto se non tergiversando alle richieste provenienti dal movimento. In ogni

caso il percorso dovrà essere tracciato, a partire da una nuova idea di welfare, con il reddito di cittadinanza al centro, e che contenga una nuova idea di ambiente, di diritti, di beni comuni, di partecipazione alle scelte della comunità.

In questo contesto si inserisce perfettamente la nostra campagna sul diritto allo studio, che consideriamo fondamentale non solo rispetto alle condizioni materiali degli studenti medi del Friuli Venezia Giulia, ma anche per la

costruzione della coscienza critica. Difendere il sistema scolastico e ribadire la sua funzione prioritaria in una società che voglia definirsi veramente democratica e aperta è un nostro punto

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La creazione di un fronte sociale che oltrepassi i particolarismi e l'autoreferenzialità

Lo sciopero generale, tassello fondamentale di questo percorso, finora negato dalla CGIL

Il diritto allo studio, parte integrante delle rivendicazioni sulla cittadinanza

Controinformazione, una pratica che deve diventare quotidiana per rovesciare i paradigmi del potere

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fisso. Per questo vogliamo una nuova legge regionale adeguatamente finanziata e mirata a sostenere chi non è in grado di accedere ai percorsi formativi e proseguirli proficuamente.

Siamo pronti ad altri anni di lotte, mobilitazioni, campagne, sicuri che resisteremo all'omologazione imperante, all'indifferenza, alla repressione, allo scoramento per le battaglie perse e alla fatica quotidiana di vivere attivamente la

politica con tutta la rabbia e con tutto l'amore.

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Con tutta la rabbia,con tutto l'amore

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