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quanto basta FVG GUSTO E BUONGUSTO NELL’EUROREGIONE Novembre - Dicembre 2011 - Autorizz. Tribunale di Trieste n. 1202 del 19 settembre 2009. Costo: € 1,50 | COPIA OMAGGIO EVENTI E SAPORI DI STAGIONE Autunno friulano a San Daniele Trifule in fieste a Muzzana Purcit in stajare ad Artegna BIRRE DI NATALE MENU DELLE FESTE Alessandro MARCORIN Antiquario Vignaiolo Lis Fadis: dalle colline di Spessa i vini di eccellenza dai magici nomi di fiaba

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Notizie di gusto e buon gusto in Friuli Venezia Giulia e nell'euroregione.

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quanto basta fvg

gusto e buongusto nell’euroregione

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EVENTi E SapoRi Di STagioNEAutunno friulano a San Daniele

Trifule in fieste a Muzzana

Purcit in stajare ad Artegna

BiRRE Di NaTaLE

mENU DELLE FESTE

Alessandro MArCorin Antiquario vignaiolo

Lis Fadis: dalle colline di Spessa i vini di eccellenza dai magici nomi di fiaba

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Un autunno tutto da vivere, in attesa del Natale!

Numero davvero speciale questo di q.b. quanto basta FVG.

Ricco di appuntamenti golosi e non solo, che fanno rivivere il territorio nelle sue tradizioni rurali, antiche e autentiche. Un fine settimana quello di fine novembre

che vede tre importanti manifestazioni dislocate sul territorio, racchiuse idealmente sotto il marchio del Tipicamente friulano.

A Muzzana del Turgnano Trifule in fieste celebra il pregiato tartufo bianco, un prodotto di scoperta recente, anche se da sempre presente in loco. Il simbolo del successo di un’atten-zione alla propria terra e di una ottimistica passione.

Ad Artegna, con Purcit in stajare, con i norcini, i camarins e i prodotti suini tipici, si celebra uno degli animali più amati, perché essenziali alla sopravvivenza alimentare, dell’antica civiltà contadina.

E poi c’è lo specialissimo evento Autunno a Friulano, vetrina delle eccellenze regionali, per la festa dei 50 anni del Consorzio del Prosciutto, con possibilità di assaggiare 250 vini della nostra terra, Friulano in primis ma anche i suoi amici a partire dal Pinot Grigio. C’è di che essere orgogliosi e fieri!

Ma vi parliamo anche di erbe e bacche, di artigiani del gusto noti forse più fuori regione che in regione. Vi suggeriamo menu inconsueti per le imminenti festività natalizie con prodotti esclusivamente locali. Senza dimenticare le birre di Natale, un must dell’Europa del Nord che sta arrivando fino da noi.

Novità di questo numero la cucina dei blog, una realtà quella on line che anche in regione hai i suoi cultori e i suoi fan (noi di q.b. compresi). Non a caso curiamo con dedizione quotidiana il sito www.qbfvg.it.

Un q.b. ricco dunque, ma che aspetta i vostri suggerimenti, le vostre idee, le vostre collabo-razioni. Per crescere ancora!

FAbiAnA RoMAnuTTi

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FOOD BLOGGER Tanti consigli e suggerimenti dalla rete

CINORRODI Le piante spontanee e i loro frutti

PROSCIUTTO SAN DANIELE Un nome friulano in tutto il mondo

SOmmARIO

La cucina dei blog   P.  6

La ricetta dei blog   P.   7

Le idee del blog  e la cucina senza glutine   P.   8

Scuola di cucina   P.   10

Frittate d’Italia   P.   12

Io, nonna e il pollo   P.   13

I frutti delle rose selvatiche  P.   14

Osteria con cucina    P.   16

Topinambur   P.  17

Il negozio icona   P.   18

Caramelle, che passione!  P.   19

Pordenone, un biscotto  e un vino   P.   20

Etica del gusto   P.   21

Potatura soffice   P.   23

Enoteca al femminile   P.   24

Borgoluce   P.  26

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BIRRE DI NATALEUna tradizione antica da scoprire

mENU DELLE FESTEFasolari e cape della laguna

REGINA DI SAN DANIELE Scacco friulano al salmone

Picolit, vino dell’amore   P.   28

La cantinetta domestica   P.   30

Autunno friulano   P.   31

Purcit in stajare   P.   33

Scoprire Artegna   P.   34

Trifule in fieste  P.   37

Quando l’opera va in tavola   P.   40

Cioccolata o Ciocorì   P.   41

La nostra cena di Natale    P.   42

La Regina di San Daniele   P.   46

Il panettone degli altri   P.   48

Birre di Natale e al cioccolato P.   50

Guida Osterie d’Italia   P.   54

Ciclamino friulano certificato  P.   56

Mercatini di Natale in Carnia  P.   58

Libri da degustare   P.   60

Curiosità e novità   P.   61

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LA CUCINA DAI BLOG

Blecs are on the

taBleNotizie dal mondo dei foodbloggers

MaRta OMeRO

Il fenomeno dei blog dilaga sia nel settore food e cucina sia nel set-tore  vini.  “Sarà  una  moda,  sarà 

tendenza,  ma  non  possiamo  starne senza”. Ricette, suggerimenti consigli, concorsi  amicizie.  Un  nuovo  mondo decisamente affascinante, che talvolta rischia di farci sentire sommersi dalla quantità di notizie, indirizzi,  link. Un mondo che ci seduce e di cui non pos-siamo e non vogliamo fare a meno. Per cominciare,  vi  proponiamo  un  blog (http: //machetiseimangiato.com) che  ha  molto  del  tipicamente  friula-no,  anche  se  Rossella  Di  Bidino  vive da  tempo a Roma. Qualche giorno  fa era a Udine per una conversazione tra foodbloggers. C’erano anche Theodo-ra  Hurustiati,  indonesiana  residente a Udine (Pura cucina il nome del suo blog) e Maria Grazia Menegon (Piatti più in là, sottotitolo allettante “dima-grire  senza  rinunce”).  Decisamente coinvolgente il concorso (contest) dei mesi  scorsi  lanciato  da  Rossella.  Dal titolo  Blecs  are  on  the  table.  Un’av-ventura attorno a un piatto  tipico, al limite della soglia di povertà. Ricetta 

friulana  lasciata  alla  libertà  del  web per gli adattamenti moderni. Forse la semplicità della ricetta, la particolari-tà di quell’ingrediente, farina di grano saraceno, avrà lasciato basiti all’inizio. “Ma dopo mesi di blecs online, scrive Rossella, è giunto il momento di tirar le somme. I partecipanti hanno tutti, senza esclusione, saputo interpretare magnificamente  la  ricetta.  Ognuno ha aggiunto quel suo ingrediente par-ticolare,  ogni  adattamento ha  saputo valorizzare i Blecs e insieme le tipicità italiane (e non solo). Formadi Frant, Conciato  di  San  Vittore,  ciauscolo, erbe  dell’orto,  funghi  shitake,  spezie son comparsi nelle ricette”. Il concor-so è giunto al termine. Tutte le infor-mazioni  sul  blog.  Noi  abbiamo  scelto la ricetta di Maria Cristina Novello, il cui  blog  seguiamo  con  attenzione  in quanto  anche  non  solo  di  cucina.  La nuova cultura culinaria passa di certo anche da internet e come non mai co-niuga virtuale e reale. Ed è sempre più giovane:  un  segno  di  consapevolezza crescente  intorno al ruolo del mondo del cibo.

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LA RICETTA DEI BLOG

blecs alla zucca di venzone e speck di sauris

Mescolate i due tipi di farina e formate un “nido” sul vostro piano di lavoro, aggiungete le uova, il burro morbido, un pizzico di sale

e iniziate a impastare. Formate un panetto e lasciatelo riposare per circa mezz'ora. stendete la pasta in una sfoglia mediamente

sottile e tagliate i blecs nella classica forma triangolare. Portate a ebollizione abbondante acqua salata e cuocete i blecs per circa

4 minuti. Il tempo di cottura può variare a seconda dello spessore della pasta. Nel frattempo tagliate la zucca a cubetti e le fette

di speck a striscioline. In una padella antiaderente fate cuocere a fuoco moderato la zucca in circa 50g di burro, fino a che i cubetti

non inizieranno appena a sfaldarsi, salate leggermente.

all'ultimo unite lo speck che deve cuocere poco, giusto un paio di minuti.

saltate assieme al condimento i vostri blecs a fuoco vivo e servite ben caldi.

completate il vostro piatto con la ricotta affumicata in scaglie e accompagnate con un bicchiere di vino bianco secco. Nel nostro

caso un buon Friulano.

se volete saperne di più su Maria cristina Novello questo è l’indirizzo del suo blog: http://udinelamiacittaenonnapina.blogspot.com

Un blog che nasce dal desiderio di scrivere, comunicare e relazionarsi con gli altri. “avevo fatto tutte queste cose in tanti anni di

lavoro, racconta Maria cristina, ma sempre dietro le quinte. Nel blog invece ci sono io, con il mio mondo fatto di tante emozioni e

di mille interessi. l’ispirazione per iniziare l’ho presa da due pilastri della mia esistenza: Udine, la mia città natale, città che adoro

e mia nonna Giuseppina, che è stata una grande donna, un’appassionata creatrice di moda e una cuoca sopraffina!

MaRIa cRIstINa NOVellO

Ingredienti per i blecs (per 4 persone):

100 g di farina di grano saraceno, 100 g di farina di kamut,

50 g di burro, 2 uova, sale

Ingredienti per il condimento

cubetti di zucca (circa 100-150g), 200 g di speck di sauris

in due fette da 100g, ricotta affumicata, sale, burro

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LE IDEE DAI BLOG

Cucina senza glutine per tuttiCon le mani nel sacher: un blog goloso fin dal nome

La necessità è prima diventata sfida, poi passione: per trasformare pietanze “non-celiache” in pietanze “celiache” in modo che non si noti la differenza

aRIaNNa BUZZIOlO

“Dipingo immagini che mi ri-empiono di gioia, [...] faccio cose che mi ispirano un'emo-

zione profonda e tento di dipinger-le con onestà”.  Così  Salvador  Dalì. Un po’ pretenzioso citare un artista di tanto peso per spiegare il primo passo che mi ha portato a tuffarmi nel mare degli infiniti blog sul cibo che ci sono in  rete?  Non  credo,  perché  chiun-que, come me, si butti in un’avventura  creativa come quella del blog, ha nel suo carattere una vena di immodesta autocelebrazione e di esibizionismo.Ma  perché  un  blog?  Essendo  io  una di  quelle  persone  che  ne  fanno  una e ne pensano altre mille, credo che il bubbolio  della  mia  creatività  avesse bisogno di un canale in cui scorrere. Allora perché un blog di cucina? A me piace tutto, piace fare tutto, interessa tutto: dal seguire giocatori di football americano,  alla  subacquea  al  cucito, la pallavolo,  il nuoto,  la corsa,  l’equi-tazione,  il  canto,  la  chitarra.  Passio-ni  che  sono  andate,  venute,  tornate, sparite, riemerse. Una sola è cresciu-ta e maturata nel tempo: la cucina.C’è  qualcosa  di  meraviglioso  nella  cu-cina che mi riporta indietro nel tempo. Cucinare è un po’ come da bambini si gioca a fare i pasticci, solo che alla fine esce qualcosa di buono e commestibile. E’ come giocare al piccolo chimico.

Io  sono  celiaca,  lo  sono  da  sempre, una  delle  prime  celiache.  Quelle  dei tempi in cui c’erano solo tre prodotti per celiaci: un tipo di pane, uno di pa-sta e uno di farina. Null’altro, e anche questi  non  erano  poi  un  granché.  A pensarci ora quasi quasi sorrido, alla vista di batterie e batterie di biscot-ti, muffin, pasticcini, farine e persino surgelati.Come  si  dice  in  friulano  “ognun al bale cun so agne”: i celiaci nella vita hanno dovuto sapersi arrangiare.  Io cucino per me da quando ho 11 anni e  da  allora  non  mi  sono  mai  ferma-ta. Ricordo ancora  la mia prima pa-stasciutta al pomodoro al ritorno da scuola con la corriera. Ricordo anche la mia prima torta. Una torta al caffè da  uno  di  quei  libri  della  Selezione. Sarà  stato  di  buon  auspicio,  ma  la mia prima torta era venuta buonissi-ma, a dispetto dello stato della cuci-na a fine lavori!Da allora la necessità è prima diven-tata sfida, poi passione: per trasfor-mare pietanze “non-celiache” in pie-tanze “celiache”  in modo che anche i non celiaci non notassero  la diffe-renza.  Questo  un  po’  il  senso  della mia  cucina:  cucina  senza  glutine per tutti. Il mio blog con le mani nel sacher  ha  come  sottotitolo  “pastic-ceria senza glutine, appunti di

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LA RICETTA DAL BLOG

CoCCola dI mele

Ingredienti: 2 uova, 300 g di zucchero, 300 g di fa-

rina Mix C Dolci Schaer1, 125 ml di latte (o quanto

serve per rendere la pastella lavorabile), una bustina

di lievito consentito, 1.5 kg di mele, vaniglia o rum

zucchero (i 3 cucchiai che avete tenuto da parte a cui

potete aggiungerne a piacimento).

Preparazione: Montare le uova intere con lo zucche-

ro meno 3 cucchiai, aromatizzare con la vaniglia o il

rum, aggiungere la farina setacciata assieme al lievi-

to, il latte e infine le mele tagliate a cubetti. Versare

l’impasto in uno stampo della forma che più vi piace

e cospargere la superficie di abbondante zucchero (i

3 cucchiai che avete tenuto da parte a cui potete ag-

giungerne a piacimento). Potete tagliare parte delle

mele a fettine e disporle a rosa sulla superficie della

torta ottenendo l’effetto mostrato in foto.

Questa versione ha le

mele sia nell'impasto,

che disposte sopra a

rosa, ma se si vuole

essere più rapidi, si

può mettere l'inte-

ra quantità di mele

a pezzi nell'impasto.

Io di solito e secondo

le stagioni la arric-

chisco con mandorle

o nocciole tostate e

spezzettate, uvetta

bagnata nel rum e nel

periodo natalizio con spezie come cannella, chiodi di

garofano, noce moscata ecc..

1 Gli ingredienti impiegati per le mie preparazioni compa-iono nel prontuario degli alimenti senza glutine dell'As-sociazione Italiana Celiachia. Solo questi alimenti possono essere utilizzati e considerati sicuri per la preparazioni di alimenti per il celiaco. La marca, il tipo e la provenienza degli ingredienti senza glutine vengono esplicitamente menzionati senza alcun fine pubblicitario, al solo scopo di permettere agli utenti di questo blog di ottenere gli stessi risultati dei post pubblicati. Le opinioni rispetto alla resa degli ingredienti senza glutine utilizzati, alle loro carat-teristiche organolettiche e funzionalità sono il frutto di opinioni e gusti personali di chi scrive e non intendono in alcun modo influenzare le opinioni e le scelte d'acquisto dei lettori.

viaggio, di vita ed esperimenti”. Il mio non è solo un blog di cucina. Per me  la cucina e  i  sapori  sono  le-gati strettamente alle situazioni che vivo.  è  un  modo  di  leggere  i  miei giorni. Adoro scrivere delle persone che  popolano  i  miei  giorni,  la  fami-glia, il lavoro, gli amici, gli affetti. Il  blog  è  un  modo  di  metter  ordine fra le mie emozioni e i miei pensieri. Pensieri che qualche volta sembrano tante  formichine  che  camminano veloci veloci. I post fanno ordine. 

Le mie idee come formiche su un penatagramma

Ritornando a Dalì,  ricordo che  in un suo  quadro  il  suo  immaginifico  ha prodotto  la  scena  di  uno  spartito  le cui note pian-piano diventano formi-che  che  camminano  sul  pentagram-ma. Il blog per me è un po’ il contrario, un modo di far camminare il formico-lio  dei  miei  pensieri  e  rimetterlo  in bell’ordine  tra  le  linee  di  un  penta-gramma, per poi creare qualcosa di bello, che mi riempia di gioia, che mi ispiri un emozione profonda, dipinta con onestà. Così per me ha tutto un po’ più senso.

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SCUOLA DI CUCINA

abbiamo fatto una frittata!

FaBIaNa ROMaNUttI

Dalla  cucina  virtuale  alla cucina  reale,  o  meglio  alla scuola  di  cucina  con  grandi 

maestri.  Cucina  33,  il  concept  che a  Pordenone  fa  tendenza,  negozio  e scuola,  libreria  e  miniera  di  novità, proponeva  qualche  settimana  fa  un incontro  con  lo  chef  Franco  Luise. Con un tema decisamente allettante: frittate! Luise è veneto e fino al 2007 ha lavorato in grandi ristoranti (l’ul-timo,  Molino  Stucky  a  Venezia).  Poi ha deciso di passare alla consulenza, grazie  a  un’esperienza  trentenna-le  maturata  dietro  i  fornelli.  Lavora per  Electrolux  nella  formazione  per professionisti in particolare per quel che  riguarda  le  tecniche di  cottura, il  sottovuoto,  le  basse  temperature. 

Come  spiega  questa  passione,  una vera moda, per  i  corsi di  cucina, gli abbiamo  chiesto.  Alla  base  di  tut-to non c’è una moda, ci ha risposto, ma il piacere. Il piacere di mangiare bene e di farlo a casa propria. E alcu-ne responsabilità, ci ha detto (relata refero n.d.r.), sono della ristorazione, spesso  improvvisata,  non  sempre professionale,  con  una  forbice  trop-po ampia qualità- prezzo. Ecco allo-ra, che  le persone che hanno capito l’importanza degli ingredienti e della materia  prima  preferiscono  acqui-stare da sé  i prodotti e poi vogliono capire  come  prepararli  al  meglio. Ecco dunque la scelta di frequentare corsi  e  scuole  di  cucina,  Al  piacere di mangiare bene, sottolinea ancora 

Luise,  si  aggiunge  il  piacere  di  pre-parare  il  cibo  per  le  persone  della propria  famiglia  riscoprendo  il  sen-so  archetipico  del  fuoco  che  cucina e per gli amici,  riscoprendo  il senso della socialità. Risposta provocatoria da parte di Franco Luise anche sul-la  cosiddetta  cucina  della  memoria: “Non  amo  le  rivisitazioni:  la  cucina di  un  tempo  deve  essere  riproposta come  un  tempo,  con  i  suoi  grassi  e i suoi sapori. Mangiamone meno, ma mangiamola com’era”. è aperto il di-battito.  Noi  siamo  a  favore,  lo  testi-monia anche un nostro editoriale di qualche  mese  fa  a  favore  del  burro (in  sintesi: Cucina della nonna  sen-za sponghie e senza ont? Ma di quale nonna parliamo?).

La differenza sta tutta nella passione.Semplicità e verità nel piatto

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FRIttate D’ItalIaUn piatto trasformista: affogate, croccanti, farcite, soffiate

Frittate d’Italia, non una definizione metafori-ca dello stato del Paese, ma piuttosto un ri-tratto della penisola in tempera, ovvero con 

l’uovo. Con un viavai di gusci da Bolzano a Palermo, l’alimento dalal forma perfetta finisce sempre in pa-della, mai però nella stessa maniera. Affogata, croc-cante, farcita, soffiata , elegante, popolare, nutriente e poco dispendiosa, la frittata si rivela un piatto tra-sformista,  in  perfetta  sintonia  con  i nostri tempi e le nostre tasche. Ma na-turalmente nel suo libro Franco Luise 

ci regala anche la frittata dei ricordi, in un volume dalle  spiegazioni  chiare e dalle immagini parlan-ti. Non si tratta quindi di rigirare  la frittata ma di poterla gustare  in venti-sette  sorprendenti  ver-sioni.  Dalla  veneziana Ovi  schie  e  castraure  a quella  trentina  farcita con  cavolo  rosso  speck e  mela,  dalla  milanese 

riso zafferano e asparagi a quelle che Luise  chiama  Uova  all’amatriciana. Da  Ravello  (dove  in  passato  Luise  è stato chef all’hotel Caruso) arriva la frittata soffiata di agrumi e limoncello. Per arrivare in Calabria con frittata croccante di cipolle rosse acciughe e cappe-ri. Irresistibile anche la frittata di mortadella. Senza dimenticare  i preziosi  accorgimenti da  seguire pri-ma di mettersi all’opera. Luise tornerà ancora a Cu-cina 33 nei primi mesi del 2012. Per info sugli eventi: [email protected]

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Sono nato  in una casa dai mattoni rossi,  in quella che un tempo era  la periferia di una Padova non ancora  divorata  dal  modernismo  delle  fabbriche. 

Una dimora modesta, ma  impregnata di quei valori  che facevano ricca la mia infanzia, basati sul lento scandire del tempo e delle stagioni, sui frutti che provenivano dai terreni coltivati da mio nonno e da mio padre. Mia nonna Amabile era una donna austera, severa con gli altri e con se stessa, ottima cuoca, possedeva un gusto d’altri tempi per il cibo che preparava. La cucina era il suo regno. (…) Quella  casa  di  campagna  possedeva  un  attiguo  pollaio che, oltre a fornire alla nostra mensa carni prelibate per i giorni di festa, era forziere di altri giornalieri tesori. Non-na  lo visitava giornalmente per raccogliere quelle preli-bate freschezze  ,  ingredienti essenziali per  la sua pasta fresca e per meravigliose frittate. (..) Quelle uova erano il frutto di galline grasse, nutrite con granturco ancora lon-

IO, NONNa e Il POllaIOFu con le uova di grasse galline che

s’avviò la mia carriera di cuoco...

FRaNcO lUIse

tano dall’essere degradati dall’inquinamento o dai pesti-cidi; nonna mi insegnò ad assaporarle crude, sapendone cogliere tutte le preziose sfumature degli aromi. Fu con questa pietanza che s’avviò la mia carriera di cuoco: non-na diceva che ogni uomo doveva almeno sapersi cucinare due uova di frittata e me lo volle insegnare mentre ancora piccolo di statura salivo su una sedia per vedere meglio il compimento della sua opera. (per gentile concessione dell’autore, dalla presentazione del libro Frittate d’Italia, edizioni Bibliotecha culinaria). 

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CINORRODI

i “frutti” delle rose selvatiche

Per marmellate autarchiche

eNNIO FURlaN

Possiamo  dire  che  la  rosa  canina  è  l’antenata  di tutte le rose: a partire almeno dal 1000 a.C., sono state  selezionate migliaia di  varietà di  rose poi 

coltivate come piante ornamentali. Pochi  sanno che  il cinorrodo (questo  il nome scientifico di quello che nei dialetti locali si chiama “picecul” o “spisacul”) contiene diverse vitamine del gruppo C, contiene Selenio e molti antiossidanti; è utile come antinfiammatorio, come diu-retico e come ritardante dell’invecchiamento della pel-le. E’ ideale per i bambini: è infatti un ottimo protettore delle  difese  immunitarie  e  questa  è  la  stagione  in  cui sarebbe  opportuno  dare  loro  per  almeno  30  giorni  un cucchiaio di decotto o di infuso ogni mattina. Sia chia-ro che per fare un decotto o un infuso, i cinorrodi non devono essere troppo molli, come invece saranno per la confettura che vi propongo). Vanno tagliati a metà per poi togliere la peluria e i semi (che in realtà sono i frut-ti).  I semi vanno essiccati per almeno un mese, prima di  essere  utilizzati.  Se  il  decotto  o  l’infuso  viene  dato ai bambini, si può aggiungere qualche cucchiaio di zuc-chero, o meglio ancora di miele. 

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Confettura di picecui(pseudo bacche di rosa canina)Non è ancora il momento di pre-pararla (per ottenere una buona confettura  i  cinorrodi  devono aver  preso  almeno  due  ghiac-ciate  e  devono  quindi  essere diventati  molli,  il  raccolto  di solito avviene  in gennaio e nel-le prime settimane di  febbraio) però  intanto  potete  mettere  da parte  la  ricetta  per  il  momento opportuno. Ingredienti: kg 2 di cinorrodi (o pseudo bac-che  di  rosa  canina,  vulgo  pice-cui) 1 l di vino bianco, 2 limoni, zucchero e acqua q.b.

Procedimento:Cominciate grattugiando la parte gialla dei limoni e mette-tela da parte. Pulite le bacche da eventuali rametti e del bot-tone scuro dove erano attaccati i petali (non serve togliere la peluria perché nella cottura essa sparirà, e anche perché è operazione praticamente  impossibile da  fare,  comunque fidatevi, se ne va). Mettete le pseudo bacche in una casse-ruola, aggiungete il vino e fate bollire a fuoco moderato fino a che vedrete  le bacche spappolate. Passate  il  tutto con  il Mixer. Se il prodotto è troppo denso aggiungete dell’acqua calda per ammorbidirlo, quindi passate al chinoise o con un passino a maglie strette. Lì servirà la vostra pazienza: il lavoro è lungo ma ne vale la pena. Vi rimarrà una purea che peserete prima di aggiungere lo zucchero nella propor-zione del 60% del peso della purea e il succo dei due limoni. (Poichè la confettura viene fatta per essere conservata, c’è l’obbligo dello zucchero al 60%, per impedire al botulino di svilupparsi; se invece la usate subito potete limitarvi anche al 40%). Portate a ebollizione, a fuoco medio, fino alla den-sità desiderata. Attenzione: la buccia dei limoni, già grattu-giata va aggiunta qualche minuto prima di spegnere.

Un tempo, nei mesi freddi, quando la frutta fresca non c’era, per i ragazzi era una gioia andare a caccia di picecui e succhiarli golosamente, anche se si tornava a casa con le mani tutte graffiate

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osteriA Con CuCinAAl Picecul, a Torsa di Pocenia, sulla piazza

Avete  presente  quel  gioco delle  libere  associazioni  di parole?  Dopo  l’articolo  di 

Ennio  Furlan  sulle  pseudo  bacche, poteva mancare un’osteria cha assai simpaticamente  si  chiama  proprio Al Picecul? Il motivo del nome ce lo spiega  Evelin  Pampagnin,  la  giova-ne  titolare  che  da  tre  anni  gestisce questo  piccolo  ristorante.  “Cercavo un  nome  friulano  caratteristico,  fa-cile  da  ricordare,  un  po’  originale; il  suggerimento mi è venuto da mio nonno e dai suoi racconti di ragazzo di quando c’era poco da mangiare e si  andava nelle  radure di  campagna per trovare qualche cosa di dolce e di buono: i picecui. E Osteria al Picecul è stata. Anche la casa dove abbiamo creato l’osteria era di mio nonno, Il-nini, oggi più che novantenne, e con la  tradizione  ho  sempre  mantenuto uno stretto  legame”. L’Osteria è sul-la  strada  principale  nei  pressi  della chiesa  (parcheggio  non  difficile  nei dintorni). Si apre su uno spazio con tavoli di legno scuro e un bel fogolar (acceso in questi mesi) sul fondo. Vo-

la tradizione in modo creativo e tutto è  preparato  sul  momento.  La  prima info  che  leggete  sul  menù  infatti  è una frase tipo “abbiate pazienza, c’è qualche  minuto  da  aspettare”.  Cosa che  fanno  volentieri  sia  le  famiglie sia i gruppi di amici che vi fanno tap-pa. Dopo un antipasto con una scelta che  spazia  da  “Porca  l‘oca”  al  cervo affumicato,  dal  formaggio  con  gela-tine al baccalà mantecato, in queste settimane  vi  attendono  un  gustoso risotto di radicchio e castagne, gnoc-chi di zucca con porro e salsiccia, ta-gliatelle con ragu di lepre e timo, ma anche  i  ravioli  con  la  capesante e  il formadi  frant al kren. Un formaggio molto intrigante di cui abbiamo chie-sto la provenienza: la Latteria di Tal-massons!  Fra  i  secondi  c’è  anche  lo spezzatino d’asino. Un occhio atten-to è riservato ai bambini che trovano sempre le patate fritte sul momento. Prezzi ragionevoli (i primi sono sulla media dei 9 euro), la scelta dei vini è limitata a poche ma selezionate eti-chette. In un piccolo paese che ricor-da ancora il Friuli di un tempo.

lendo si può anche mangiare qui, ma il  ristorante  è  stato  creato  al  piano superiore  raggiungibile  con  comode scale.  Semplice  e  curato,  con  una collezione straordinaria di fotografie d’epoca della famiglia di Evelin e di Luca  Morassut,  enotecnico,  che  con lei condivide questa avventura. E un menu che privilegia  i primi piatti.  Il cuoco  è  il  giovane  Marco  Tonasso che ha lavorato alcuni anni da Nando a Mortegliano. Rivisita le ricette del-

FaBIaNa ROMaNUttI

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Autunno: è il momento del Topinambur, della Pastinaca e di tanti altri tuberi invernali, radici versatili da gustare in cucina, o per preparare benefici decotti e ottime conserve. E' tempo anche di bacche colorate: fondamentale imparare a riconoscere quelle commestibili da quelle nocive. Di  tutto questo si è parlato nei giorni scorsi  in 

un’affollatissima serata all’Enologica Friulana di via Stiria a Udine, con la dottoressa Eva Marcuzzo del Dipartimento di Scienze Alimentari dell'Università di Udine e con lo chef Ennio Furlan del Collegio Cocorum, vero maestro raccoglitore di erbe e bacche. Che si racconta anche in queste pagine. 

tuberi autunnali

Il elIaNthUs tUBeROsUs eNtRa IN taVOla

eNNIO FURlaN

Il  Topinambur  (Elianthus tu-berosus)  è  una  pianta  tuberosa infestante: se l’odore del tubero

ricorda  il carciofo, quello del bel  fio-re giallo (i suoi petali sono ideali per guarnire  i  piatti)  ricorda  i  girasoli. E’ una delle ultime piante a fiorire e i  tuberi  vanno  raccolti  dopo  la  fiori-tura. In Friuli crescono due specie di topinambur (detto anche patata ame-ricana) quello con la buccia bianca e quello con la buccia rosa (più sapori-to).  Avvertenza:  dopo  averli  puliti  e aver grattugiato la scorza, avvolgeteli in  un  panno  umido  affinché  non  in-grigiscano). In cucina si può usare sia da crudo, tagliato a listarelle o grattu-giato, sia da cotto: lessato o arrostito. Vi  consiglio  una  frittata  inconsueta con  topinambur,  pancetta  coppata, prezzemolo e un pizzico di zucchero, oltre  al  sale.  In  padella  potete  pre-pararlo  con  cipolla  di  Tropea,  olive, capperi e acciughe, spolverizzati con 

pecorino di media stagionatura. Mol-to  gustosi  anche  i  gnocchi  con  topi-nambur, patate, farina 00 e farina di riso.  Per  la  buona  riuscita  dell’impa-sto seguite questi consigli: una volta lessate  le  patate  e  i  topinambur  la-sciateli raffreddare, altrimenti assor-biranno troppa farina. Il tavolo di la-

vorazione deve essere ben infarinato. Se l’impasto non sarà abbastanza sodo basterà  aggiungere  altra  farina  00. Sappiate che non c’è una regola preci-sa sul dosaggio delle farine, in quanto non conosciamo l’umidità delle stesse e  nemmeno  sappiamo  quanta  parte acquosa abbiano le patate: tutto si re-gola quindi con eventuale aggiunta di farina  (00).  Quanto  basta,  appunto! Condire  con  salsa  noisette  (panna, burro, sale, pepe, dado granulare; noi-sette in francese significa nocciola, è quindi  pronta  quando  sentirete  dif-fondersi un buon profumo di nocciole mente cuocete il burro con la panna). La  salsa  dovrà  essere  preparata  pri-ma  di  mettersi  a  fare  gli  gnocchi  (si conserva benissimo in frigo per qual-che giorno) perché quando li togliere-te dall’acqua, la salsa deve essere ben calda  nella  padella  dove  metterete  i gnocchi  a  saltare,  spolverandoli  con formaggio grana. 

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Jacqueline: il negozio iconaDa decenni a San Daniele il regno

di caramelle e cioccolatini

aNGelO BORtOlUZZI

Quando sono nel centro di San Daniele  mi  sembra  manchi sempre  qualcosa:  a  parte  il 

più o meno vorticoso turn over dei ne-gozi, mi accorgo per esempio che non trovo nei pressi una  farmacia né una macelleria. Per fortuna c’è sempre Jac-queline,  il negozio di dolciumi che da quando ero bambino è sempre al  suo posto. In via Umberto I, n. 16.Uguale a se stesso,  impercettibilmen-te  rinnovato,  sempre  bello  e  ricco  di dolci colori. Un negozio che vende solo caramelle (ma esistono ancora i bam-bini che le amano o sono tutti passati alle  barrette  di  cioccolato  e  ai  chupa chups?) è di per sé quasi una rarità di questi tempi, in cui i piccoli punti ven-dita  scompaiono  uno  dopo  l’altro.  Ma la vera rarità è Jeanine la signora che lo gestisce con amore e vera passione. La  signora  delle  caramelle,  come  la chiamo io, ha un’eleganza innata (non a caso in passato ha lavorato nell’ate-lier delle sorelle Fontana) sottolineata dalla  r  arrotata  alla  francese.  Ha  un certo  numero  di  anni  che  porta  con grande  classe  e  mentre  quasi  tutti cercano  di  andare  prima  possibile  in pensione, lei alza ogni giorno la saraci-nesca con gioia, per accogliere i clien-ti che vengono anche da fuori perché sanno che da lei si trova il meglio. Mar-chi  come Baratti, Majani, Lindt, Ven-chi per la cioccolata, declinata in una 

gamma  completa  di  formati  e  gusti. Le caramelle Leone che nei  suoi  vasi diventano gioielli  di  bontà. Violette e rose, ginevrine e confetti.E  in  questa  stagione  anche  i  veri marron  glacès:  fatevi  raccontare  da lei  come  si  fanno,  resterete  incantati ad  ascoltarla.  Jeanine  di  cognome  fa Mecchia;  la  sua  famiglia  proviene  da 

Valeriano di Pinzano e se le fate qual-che domanda  in proposito e  su come è giunta e rimasta a San Daniele sco-prirete  un  intreccio  di  emigrazioni incrociate e partire dalla Francia e di vicende familiari che danno la cifra di-stintiva di una vita: senso del dovere e amore per il bello; spirito di sacrificio e gioia per un lavoro ben fatto.

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Caramelle, che passione!

La storia della canna mellis inizia con quella dello zucchero

FaBIaNa ROMaNUttI

Le  prime  caramelle  giunsero dal  Vicino  Oriente  intorno all’XI  con  il  ritorno  in  patria 

dei Crociati. Erano semplici barrette di zucchero di canna (il nome deriva dalla dizione spagnola del latino can-na mellis). Ma solo dopo la scoperta e  la  colonizzazione  delle  Americhe, lo  zucchero  diventò  merce  diffusa, anche  se  riservata  alle  classi  più agiate.  Veniva  venduto  in  “pani”  di forma  conica,  dai  quali  si  grattava via  la  quantità  necessaria.  Era  raro e  costoso. Ho un  ricordo d’infanzia: mia nonna teneva lo zucchero in zol-lette nascosto nella madia, come un gioiello,  finché  un  giorno  decise  di regalarcene qualcuna, ma all’apertu-ra si scoprì che erano arrivate prima le formiche. Solo per dire per quanti secoli la miseria aveva fatto conside-rare  lo  zucchero  una  spezia  prezio-sa. Tra  il XVII  e  il XVIII  secolo con l’estrazione dalla barbabietola di uno zucchero bianco, facilmente solubile, l'arte dolciaria si  trasformò e diven-ne  protagonista  di  una  nuova  arte: quella della confetteria. Il Confettu-riere Piemontese, del 1790, descrive il procedimento per fare le caramel-le,  "cuocendo  il zuccaro alla cottura detta  caramel"  con  il  suggerimento di prove empiriche per verificarne il punto di cottura: deve risultare croc-cante e non appiccicoso.

Nell’Ottocento  le  caramelle  erano fatte al  torchio. Una volta raggiunta la giusta temperatura il composto di acqua  e  zucchero  si  versava  in  una cornice posta su un piano di marmo leggermente unto (a qualcuno ricor-da lo zucchero d’orzo fatto in casa in certi pomeriggi invernali, come golo-sa merenda?). Quindi si disponeva il ripieno su metà del caramello parzialmente  indurito prima di sovrapporre l'altra metà. La lastra ottenuta era passata sotto una pressa  e  le  caramelle  venivano  poi ritagliate  manualmente  una  a  una 

e  incartate.  La  carta  aveva  anche una  funzione pratica  soprattutto da quando, con la nascita dell’industria dolciaria, la vendita non avveniva più in  laboratorio  ma  dai  dettaglianti. Sempre  per  una  clientela  benestan-te:  alcuni  dei  lettori  ricorderanno che  fino  al  secondo  dopoguerra  un pezzetto di cioccolato o qualche ca-ramella erano doni preziosi, che mol-ti bambini vedevano solo a Natale... 

Anche  le  caramelle  e l’arte  che  vi  si  profu-se  sono  per  gli  appas-sionati  testimonianze dell’evoluzione  dello stile e le scatole da dol-ci in cartoncino (poche ormai)  e  in  latta  sono diventate  oggetto  da collezione.

Le  violette  di  zucchero  che  oggi  si trovano in commercio derivano dalle ormai quasi  introvabili  violette can-dite, che nell’Ottocento erano servi-te con i marron glacés. Vere violette, raccolte  al  mattino,  quando  i  fiori sono  più  sodi;  spennellate  a  mano, petalo per petalo, con una soluzione di gomma arabica e poi caramellate a  bassa  temperatura  con  un  proce-dimento in grado di non alterarne il colore.

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PORDeNONe: una città, un biscotto e un vino

Il  Biscotto  Pordenone®,  un  intri-gante  dolce-salato  che  piace  l’ab-biamo assaggiato a Good 2011: ne 

avevamo abbondantemente solo sentito parlare. Non a caso: è riconosciuto dal 2004 prodotto tipico friulano dal Mini-stero delle Politiche Agricole e Foresta-li! Non possiamo che dire “mea culpa”, come  dovrebbero  fare  molti  altri  che vivono  in regione e non conoscono al-cuni  dei  prodotti  più  rappresentativi del  territorio. Qui ve ne parliamo per-ché  la pasticceria che  l’ha  inventato e brevettato, la Montereale di Pordenone, è stata una fra le cinque pasticcerie di artigiani del gusto selezionate per la re-centissima edizione di Golosaria a Mila-no, a cura di Paolo Massobrio e del suo club Papillon. “La famiglia Martin della pasticceria  Montereale  ha  condensato il  tradizionale  binomio  dolce  e  salato della cucina pordenonese e friulana in un unico prodotto: il Biscotto Pordeno-ne. Realizzato con farine di grano duro e di mais, mandorle, sale, grappa, che gli  conferisce  fragranza,  può  essere gustato anche con  i salumi, con miele e formaggio e con il vino. Specializzati anche nel gelato proposto per i diabeti-ci, al fruttosio, e in inverno nella versio-ne "caldo": questa la motivazione della scelta di Golosaria. Non vi resta che as-saggiarlo: eccovi quindi l’indirizzo. 

Pordenone, in onore al pittore rinasci-mentale Giovanni de’ Sacchi, si chiama anche un vino nuovo, presentato uffi-cialmente al pubblico nel giorno di San Martino. Nato da un vitigno autoctono come  il  Refosco,  diffuso  sul  territorio delle Grave, “il Pordenone”, che è stato seguito da un gruppo di lavoro compo-sto da viticoltori, enologi e progettisti di impiantistica enologica, è caratterizza-to da un perlage discreto e persistente, da una gradazione alcolica non eccessi-va, da intensi ed eleganti aromi di rosa. Nuovo anche il metodo di spumantizza-zione. La fermentazione è avvenuta  in piccoli  contenitori  da  50  litri,  una  via intermedia tra la fermentazione in bot-tiglia (quello dello Champagne o, in Ita-lia, dello spumante “metodo classico”) e  le  grandi  autoclavi  utilizzate  per  il metodo Charmat (quello del Prosecco). 

La montereale di Pordenone, è stata una fra le cinque pasticcerie di artigiani del gusto selezionate per Golosaria

INFO

Pasticceria Gelateria montereale, via montereale, 23 tel. 0434 365107 www.biscottopordenone.it.

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Dalla  passione  e  dedizione  al lavoro artigianale, dalla scel-ta della qualità delle materie 

prime  per  offrire  solo  il  meglio,  dal desiderio  di  crescita  professionale condivisa è nata l’associazione “Etica del Gusto” formata da oltre 30 artigia-ni di tutto il Friuli Venezia Giulia che hanno scelto di sposare la filosofia del “buono, anzi buonissimo, purché sano e  di  alta  qualità”.  Fornai,  pasticceri, gelatai,  cioccolatieri,  l’associazione “Etica del Gusto” non ha fini di lucro: da qui  il suo valore etico.  I  fondatori 

dell’associazione,  tutti  artigiani,  de-dicano parte del  loro  tempo all’orga-nizzazione di corsi di specializzazione con  i  massimi  esperti  internazionali del  settore  della  pasticceria,  per  of-frire  alla  clientela  sempre  il  meglio in fatto di scelta delle materie prime, tecniche di  lavorazione del prodotto, metodi  di  cottura,  e,  soprattutto,  in fatto di gusto!Le  materie  prime  di  alta  qualità,  le uniche  considerate  dall’associazione Etica del Gusto,  sono  le  sole  a poter garantire un appeal olfattivo di sicuro 

etica Del gusto: una scelta di qualità

e di bontà

INFO

Etica del Gusto Via Colloredo, 128/1 Pasian di Prato (UD)

Tel. 0432 64 44 28 E-mail: info@eticadelgusto

Ufficio stampa: monica Bertarelli [email protected]

successo:  esclusivamente  i  prodotti naturali,  selezionati  dopo  anni  di  ri-cerca da parte dei fornitori più atten-ti,  conferiscono  al  prodotto  finale  il massimo  in  fatto di profumo. L’Etica scarta a priori tutto ciò che deriva da lavorazioni  chimiche.  Ne  deriva  che, anche  il  pasticcino  più  semplice,  è in  grado  di  trasferire  a  chi  lo  gusta l’essenza della genuinità e bontà. Qui sotto tutti  i nomi degli associati. Per saperne di più  sulle attività e  i  corsi dell'associazione potete visitareil sito www.eticadelgusto.it

Pasticceria GIada di Paoloni andreaVia san Pelagio, 24 - tRIcesIMO

Pasticceria alla ToRINeSe - di Fiorini santoVia Forni di sotto, 21 - UDINe

Panificio Pasticceria CaVallo eNZoViale Vat, 52 - UDINe

GelaTeRIa aRTedolCe - di Venier stefanoViale Barbacane, 21 - sPIlIMBeRGO

Panificio CRaGNolINI WalTeR di cragnolini enzo & c. Via Osoppo, 5 - GeMONa Del FRIUlI

Pasticceria dolC&VITa - di Maritani sandro & c.Via savoia, 6 - staRaNZaNO

Panificio Pasticceria oRSo & BRaNdolINdi Orso Massimiliano - Piazza Roma, 19 aIellO Del FRIUlI

Panificio Pasticceria PaSTIPaNdi cassin Magda & c. - Via santa lucia, 39 BaGNaROla di sestO al ReGheNa

Panificio GoBaTTo - di Renato Gobatto & c.Via Julia, 4 - lIGNaNO saBBIaDORO

moSaICo PaST. CIoCCol. - di Medeot aliettaP.za capitolo, 17 - aQUIleIa

Panificio Pasticceria BeRIN VITToRIo Via carducci,2 - MeDeUZZa

Panificio pasticceria GUSPaRo GIaNFRaNCoVia Umberto I° - FaGaGNa

Panificio BelloTTo eNRICoVia Monte sei Busi, 3 - saN VItO al taGlIaMeNtO

PaNIFICIo GIUlIo - di Marco e Paolo GiulioPiazza Duomo, 23 - latIsaNa

dolCe FoRNo di Basso Fabio & c.Via Verdi, 9 - aZZaNO DecIMO

SoNCIN F.llI - di soncin luca & c. Via Fabris, 29 - OsOPPO

Panificio Pasticceria Il FoRNo Di c. scialino & a. Rizzo - Via Morgante, 31 - taRceNtO

Panificio IoB IVaN - di IOB IVaN & c.Via a. Diaz, 4 - MeRetO DI tOMBa

PaSTICCeRIa F.llI GaNGI - Di Gangi Giuseppe & c. Via Grazzano, 98 - UDINe

ePPINGeR CaFFe’ Via Dante alighieri, 2/b - tRIeste

Pasticceria Gelateria GIUlY - di Gardin FlavioVia Roma, 8 - GONaRs UD

Panificio pasticceria da maRINo di NaRDO MaRINO - Via s. simone, 31 PRata

Panificio maSUTTI eTToRedi Masutti Giuseppe & c. Piazza Roma, 14 - ROVeReDO IN PIaNO

Panificio Pasticceria CaSTellaRIN Via Neveano, 5 - MaRtIGNaccO

Il FoRNaIo - di Purinan Roberto & andreaVia del Gelso, 2/8 - UDINe

PaSTICCeRIa FeRRaReSedi Filippo Ferrarese & c. -Via trasaghis, 152 GeMONa Del FRIUlI

PaSTICCeRIa GIUdICI di Giudici alessandro - Via Oriani, 9/a tRIeste

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ENOLOGICA FRIULANA srl / Via Stiria 36/1 33100 UDINE / T. 0432.602194 F. 0432.523544

www.enologicafriulana.it

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gusto e buongusto nell’euroregione  >

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POtatURa sOFFIce Interventi di taglio mirati e rispettosi della salute della vite

La  Scuola  Italiana  di  Potatura della Vite,  ideata da Marco Si-monit e Pierpaolo Sirch,  i Pre-

paratori  d’Uva,  riparte  con  un  nuovo ciclo  di  corsi.  Dall’1  al  3  dicembre all’Enoteca di Cormons, con una par-te  teorica (Elementi di base di Fisio-logia  della  vite  e  Corso  di  potatura) e  una  pratica  in  vigna  (aspetti  prati-ci della Potatura  “soffice”  su Guyot e Cordone speronato). Lezioni a nume-ro  chiuso  (massimo 35 partecipanti), organizzate  in  collaborazione  con  il Dipartimento  di  viticoltura  ed  eno-logia  dell’Università  di  Udine  diretto dal prof Peterlunger, aperte a studenti universitari, vignaioli friulani, sloveni e croati. La Scuola Italiana di Potatura della Vite é di  fatto un centro di  for-mazione permanente, in collaborazio-

su you tube il video dei preparatori d'uva a questo linkhttp://youtu.be/WAHrj8N6aIQ

ne con prestigiose università e istituti di ricerca legati al mondo della vite: la Fachschule,  l’Istituto Sperimentale di Laimburg, l’Ass. ex alunni di Laimburg in  Alto  Adige,  l’Università  di  Scien-ze  Gastronomiche  di  Pollenzo  e  Slow Food in Piemonte, Libera Terra in Si-cilia,  l'Istituto  Agrario  De  Sanctis  di Avellino,  l’Istituto  Agrario  di  San  Mi-chele all’Adige, il CIRVE di Conegliano Veneto,  oltre  a  due  storiche  cantine, Bellavista  di  Terre  Moretti  in  Fran-ciacorta  e  Bolla  del  GIV  in  Veneto.  Il Metodo  di  potatura  soffice  della  vite si basa su interventi di taglio mirati e rispettosi della salute della pianta, che permettono addirittura di raddoppiar-ne  l'età,  con  notevoli  risparmi  per  le aziende,  che  hanno  vigneti  longevi  e piante più sane. Il che significa uve, e quindi vini, di qualità superiore. Spesso le malattie delle viti sono cau-sate da potature errate che fanno cre-scere, in misura esponenziale, le infe-zioni al legno. Con  il Metodo Simonit&Sirch si  ridu-cono considerevolmente anche  i costi in vigna, dato che le ore di potatura si riducono  notevolmente.  “L’interesse suscitato dalla Scuola ha superato ogni nostra aspettativa, dice Marco Simonit (nella  foto).  Siamo  orgogliosi  di  aver contribuito  a  recuperare  un  mestiere antichissimo, quello del potatore, e di averlo aperto ai giovani, che vi posso-no trovare  interessanti prospettive di lavoro.” Dettagli dei corsi sul sito  www.simonitesirch.it

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un bAr come essere a CAsAEnoteca al femminile, grapperia e molto altro ancora: è Dawit

FaBIaNa ROMaNUttI

“Un bar come essere a casa. Un ambiente soft dove oltre a  fare colazione, si sta bene a leggere, 

a scrivere, a chiacchierare. Dalle 6 del mattino alle 20, ogni giorno, Dawit è caffetteria, bar,  spuntineria,  enoteca e  grapperia.  All’interno  dello  shop trovate  biscotti,  torte,  cioccolato, mieli e marmellate, caffè, tè e diver-tenti oggetti per la casa. Nell’enoteca distillati di frutta, vini da tutt’Italia e una vastissima scelta di grappe”. Questa la presentazione dell’enoteca, una delle 5 dell’anno 2011 presentata 

a Golosaria, la prestigiosa rassegna di artigiani del gusto organizzata a Mila-no da Paolo Massobrio. Da  Dawit  ci  è  capitato  di  fermarci qualche  volta,  diretti  in  Austria,  ma non avevamo mai avuto occasione di fare due chiacchiere con la titolare di questo  luogo di ritrovo. Lei è Benve-nuta  Plazzotta  e  continua  un’attività iniziata dai genitori oltre 50 anni fa. “Sono  stati  loro,  ci  racconta,  a  inse-gnarmi  l’attenzione  per  il  cliente,  io ho portato avanti il loro impegno. Ho frequentato il primo corso di somme-

lier nel 1990 quasi per caso: mi sono trovata a gestire l'azienda di famiglia mentre seguivo gli studi di Economia e Commercio a Venezia.  In seguito è cresciuta  in  me  la  passione  per  l'ab-binamento e per la scoperta di vitigni nuovi”. Oggi  l'enoteca  (quindi  un  negozio per  l'asporto  del  vino,  con  la  consu-lenza di un sommelier) è un ramo di un'azienda che è  il DAWIT. un posto di ristoro particolare per chi viaggia, sia che si diriga verso l'Austria e della Slovenia, sia che viaggi verso il mare, 

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il sole e l'accoglienza dell'Italia. Noi siamo in mezzo a questo crocevia, continua a speigarci. La nostra è una struttura  innovativa,  curata  in  ogni più piccolo dettaglio, adibita alla sua doppia  funzione  di  punto  vendita  di specialità  enologiche  e  gastronomi-che di tutta Italia e di moderna area di servizio. Ci  troviamo  lungo  la sta-tale SS 13 appena 1 km dall’uscita au-tostradale di Tarvisio.Il locale è arre-dato in stile country nordico, caldo e pieno di luce. Prepariamo  spuntini  e  piccole  pie-

tanze  utilizzando  quegli  ingredienti tradizionali  e  tipici  che  ci  piacciono di  più,  dalle  varianti  di  pane  fresco e  salumi  della  tradizione  regionale, ai piatti di speck e di formaggio, alle torte e alle crostate, ai succhi di frut-ta appena spremuta. Il nostro è un punto ideale per la pri-ma  colazione  (apriamo  ogni  mattina alle  6!)  per  uno  spuntino  dolce,  per una  merenda  salata.  Ma  anche  per lo  shopping  da  regalo,  con  oggetti  a tema da abbinare nelle confezioni che prepariamo  al  momento  su  richiesta 

INFO

Dawit: via Alpi Giulie, 30Camporosso di Tarvisiotel. 0428 63012www.dawit.it

GRaPPa lUstOck, fatta con un sedano

selvatico locale Vediamo anche dei prodotti a marchio Dawit e chiediamo informazioni in proposi-

to. sì abbiamo prodotti a nostro marchio, spiega Benvenuta, fra i vini e i prodotti

di gastronomia. In particolare siamo orgogliosi di poter offrire un prodotto che

finora si faceva solo in casa per il consumo familiare: la nostra grappa lustock,

che è fatta con un sedano selvatico locale,

particolarmente apprezzata come digestivo.

Quest'anno nel periodo natalizio proporre-

mo un cioccolato con il ripieno al lustock,

prodotto per noi da un artigiano del gusto

come Gardini, anche lui premiato a Golosaria.

come si trova una donna enotecaria in que-

sta zona, chiediamo alla fine della chiacchie-

rata. “Vent'anni fa, dovendo vendere vino (la

domanda era altissima, ora è scesa di molto)

e non avendo alcuna preparazione ho appro-

fittato quasi per caso, fra una gravidanza e

l'altra (ho quattro figli) dei corsi organizzati nell'alto Friuli. Poi la cosa mi ha ap-

passionata: era bello conoscere, e poter scegliere quindi con più professionalità i

prodotti che decidevo di mettere nei miei scaffali e venderli poi con l'autorevolezza

che ti dà l'aver approfondito la conoscenza. Mi piace tantissimo poter proporre

l'abbinamento con il cibo: c'è chi, specialmente fra i vicini austriaci, viene qui con il

menù in mano e mi chiede tutti gli abbinamenti per la cena. e' bello che le donne,

che tanta passione mettono nella scelta degli ingredienti, tanto tempo mettono

nella preparazione delle pietanze, abbiano capito che il loro lavoro e la loro cura

possono essere solo esaltate dall'abbinamento con il vino giusto”.

del cliente. Vogliamo che chi viene a trovarci per una breve pausa abbia la sensazione di  sentirsi a casa:  la  sen-sazioni di trovarsi bene tra due punti dell’itinerario  da  percorrere  assume così una nuova dimensione. Il significato del nome Dawit, le chie-diamo.  Il  nome  è  stato  inventato  52 anni  fa  da  mio  padre,  ci  risponde, non  ha  un  vero  significato,  è  facile da ricordare, anche per una clientela straniera (e ha funzionato veramente bene, abbiamo clienti austriaci che ci frequentano da tre generazioni!). 

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PROSECCO SUPERIORE

BORGOlUce: sINtesI eNOlOGIca DI UN teRRItORIO

Chi è stato a Vino in Villa, la manifestazione  che  ospita un centinaio di cantine pro-

duttrici di Prosecco Superiore avrà certamente ammirato il contesto, il castello di Susegana e i suoi dintor-ni.  E’  in  quell’occasione  che  abbia-mo  scoperto  Borgoluce  e  l’incanto di un giorno  si  è  rafforzato  con al-cune visite successive. Borgoluce è la sintesi enologica di un territorio vocato alla viticoltura, che all’inter-no dei suoi confini, dalle colline di Susegana alla pianura di Santa Lu-cia di Piave sino al comune di Pieve di  Soligo  racchiude  un  mondo  in-contaminato. La  filosofia aziendale ha portato il prodotto al raggiungi-mento  di  una  qualità  riconosciuta, legata  a  metodi  agricoli  sostenibili (limitato  impatto  ambientale,  ri-duzione  dei  fitofarmaci,  utilizzo di  fonti  rinnovabili).  Le  contesse Maria  Trinidad,  Caterina  e  Giulia-na  sono appassionate di  viticoltura e  credono  nella  produzione  di  vini che rappresentino le radici, la tradi-

zione e la storia dei Collalto. L’amo-re per un  territorio  le ha spinte ad impegnarsi in un sogno: la realizza-zione di una linea di vini d’eccellen-za. La superficie vitata attuale è di circa  65  ettari  nell’area  Valdobbia-dene  Prosecco  Superiore  DOCG,  i vigneti sono ubicati nelle zone colli-nari tra Susegana e Collalto. La De-nominazione di Origine Controllata e Garantita è giunta nel 2010 quale riconoscimento al distretto produt-tivo e alla garanzia del prodotto che ne  deriva.  Borgoluce  vinifica  solo uve proprie e si presenta nel merca-to con Valdobbiadene Prosecco Su-periore DOCG Extra Dry – RIVE di Collalto Millesimato, realizzato con micropartite  delle  migliori  uve  dai vitigni delle ripide rive delle colline di Collalto; Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut, prodotto con uve selezionate, raccolte in anticipo e  fermentate  in  autoclave  a  bassa temperatura,  per  esaltare  finezza e sapidità; Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Extra Dry.

FaBIaNa ROMaNUttI

INFO

BorgoluceLocalità musile, 2Susegana (TV)Tel.0438 435287www.borgoluce.it

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Superiore, perché?La  definizione  Superiore  deriva  dal fatto  che  l’ambiente  di  coltivazione delle vigne è in alcune zone partico-larmente  difficile.  Le  colline  hanno pendici ripide e la conformazione del territorio  diventa  parte  integrante dell’identità e del nome del prodotto. Le  viti  si  trovano  nella  parte  soleg-giata dei colli, con esposizione a sud, sud-est. Ai differenti fattori ambien-

tali,  quali  suolo,  pendenza,  clima, esposizione al sole, altitudine, è  im-putabile la sensibile sfumatura orga-nolettica dei vini. Diversi da collina a collina e proprio per  valorizzare  questa  diversità  è stato  creata  la  tipologia  RIVE.  Rive quindi  significa  spumante  prodotto solo  con  uve  di  quel  selezionato  vi-gneto  in quel preciso comune o  fra-zione di esso.

Tenuta di Collalto - Borgoluce1300 ettari ca. di estensione tra i comuni di Santa Lucia, Susegana, San Pietro di Feletto, Collalto e Pieve di Soligo.65 ettari a vigneto tra Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, Pinot Grigio, Manzoni Bian-co, Chardonnay, Merlot, Cabernet, Wildbacher.553 ettari di seminativi: mais, orzo, frumento tenero, farro, soia, sorgo e loietto.180 ettari di prato-pascolo.420 ettari di boschi.2 ettari a oliveto850 capi di bovini da carne delle razze Limousine e Charolaise, linea vacca vitello, allevamento allo stato semibrado.200 capi suini di razza Duroc alle-vati allo stato brado.250 capi di bufale da latte della razza Mediterranea 30 capi equini di razza Haflinger;40 capi ovini da carne di razza Alpagota

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Potremmo  parafrasare  il  noto proverbio sui trentatre trenti-ni... ma qui si tratta di trenta-

tre produttori di Picolit del comune di Povoletto e non c’è nulla da scher-zare. L’impegno è serio: la conquista della denominazione della sottozona “Savorgnano”. Per fare ciò e per pro-muovere  questo  vino  autoctono  che è uno dei gioielli delle nostre terre si sono  riuniti  nell’associazione  Amici del  Picolit.  Ecco  i  loro  nomi:  Mar-cellina  Zenarola,  Alessandro  Sara, Alessandro  Perini,  Luca  Giorgiut-ti,  Germano  Petrichiutto,  Massimo Mangilli,  Luca  Piccini,  Marco  Sara, Fausto  Fattor,  Terzo  Giorgiutti,  Ro-berto  Castenetto,  Valentino  Vidoni, 

il vino dell’amoreTrentatre “Amici del Picolit”

Ottorino  Pontoni,  Giovanni  Venuti, Luciano  Borluzzi,  Enore  Castenet-to,  Ludovico  Del  Fabbro,  Giovanni Martinis,  Clorinda  Venuti,  Giorgio Clochiatti,  Laura  Feruglio  Angelo Giorgiutti, Luigi Castenetto, Gilberto Castenetto,  Nicola  Foschiatto.  Alla base c’è un valore di mercato:  la  si-nergia.  Sinergia  per  promuovere  un prodotto e soprattutto per aumenta-re  nei  produttori  la  consapevolezza di offrire un prodotto di alta gamma. Il  consiglio  direttivo  è  formato  da nove  persone,  di  cui  7  sono  giovani sotto i trentacinque anni. Presidente una  donna,  Francesca  Ciani  (nella foto pag a dx). “Vogliamo che questa associazione  faccia  una  promozione 

che  potremmo  definire  di  filiera,  ci spiega,  perché  vogliamo  riuscire  a valorizzare  il  territorio  attraverso tutti  i prodotti  tipici  locali, non solo con il Picolit. C’è anche un riferimen-to storico culturale da valorizzare: la famiglia  Savorgnan,  che  dà  il  nome proprio alla frazione del comune. Si  racconta  che  i  famosi  Romeo  e Giulietta abbiano vissuto la loro sto-ria d’amore proprio in quel di Savor-gnano, incontrandosi nei pressi della torre.  I  loro nomi? Luigi Da Porto e Lucina Savorgnan! E’  stata così una scelta quasi spontanea far diventare il Picolit il “vino dell’amore”. E per il 2012 è in programma anche un Festi-val del Picolit! 

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Il marketing del conte

Fabio asquini“…fu deliberato di

rassegnare para due Parsutti e dodeci Bottiglie Picculit,

piccolo saggio delli prodotti di questa

Terra”

Alla  fine  del  XVII  secolo  e  in quello  successivo  risalgono le prime documentazioni uf-

ficiali sull’esistenza di un vino Pico-lìt. Fu l’Asquini a lanciarlo sui merca-ti come vino da delizia, diverso dai vini ad uso di pasteggiare. I  Picolit  di  Asquini  non  erano  tutti uguali,  non  solo  perché  trattasi  di prodotto  vivo  della  natura,  ma  per-ché lo si differenziava per soddisfare il diverso gusto dei mercati: ai clienti tedeschi  era  destinato  il  picolit  più amabile,  a  francesi  e  inglesi  il più sciolto che non abbia niente di

dolce e appena un po di quel che noi chiamiamo solamente grazia. Informazioni  queste  che  abbiamo tratto dall’articolo di Maria Cristina Pugnetti su Tiere furlane n. 7. Pur essendo Abstemio a nativitate, era Asquini a stabilire la diversa dol-cezza,  la  cui  sfumatura  gli  era  nota grazie ad assaggi di collaboratori. Lo vendeva a un ugual prezzo poiché la qualità era la stessa essendo frutto di  medesime  uve.  Le  bottiglie  da  0,6 litri  erano  in  vetro  verde  ordinate  a Murano alla vetreria “Alla vera amici-zia”. La prima etichetta aveva la scritta 

“Picolit di Fagagna” per poi passare a quella con scritto “Picolit del Friuli”.La sua rete di diffusione contava sul passaparola di camerieri a servizio in case di nobili e mercanti e sulla rete dell’alto clero. Pochi decenni, seppur di grandi successi, non furono suffi-cienti a consolidare il nome. Il Pico-lit subì  la concorrenza dei vini dolci provenienti dal Levante, un prelievo fiscale gravoso dell’Impero asburgico sui prodotti agricoli, un calo degli ac-quisti dei beni di pregio dopo la crisi dovuta alle guerre... Poi nel XX seco-lo ci fu la sua Rinascita.

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CONSERVARE IL VINO

non avete la cantina? C’è la cantinetta!

Il  design  ha  ormai  scoperto  la nuova passione degli italiani: una buona collezioni di vini scelti per-

sonalmente magari dal produttore di fiducia. Ma dove conservarle, e in po-sizione orizzontale naturalmente, se si abita in città e non si ha una cantina regolamentare a disposizione? Ecco pronta la cantinetta, ovviamente di design,  ipertecnologica e climatiz-zata. Ce ne sono veramente per tutti i gusti e con ingombri studiati al mini-mo. Scholtès ne propone una a incasso che in soli 45 cm contiene 24 bottiglie e promette di garantire  le condizioni ideali per conservare ogni tipo di vino alla giusta temperatura e umidità, con zero  vibrazioni,  circolazione  d’aria  e 

protezione  dai  raggi  ultravioletti.  La temperatura  è  mantenuta  costante grazie a un  termostato elettronico,  il livello  di  umidità  è  garantito  dal  si-stema anti-condensa e da una camera d’aria  isolante,  la  ventilazione  è  otti-mizzata  e  il  sistema  anti-vibrazione assicura la stabilità.Nella  foto,  un  elegante  e  “invisibile” ma pratico  inserimento nei mobili da cucina.Se ventiquattro bottiglie vi sembrano poche passate alla versione extra lar-ge di AEG: su sei ripiani di bottiglie ce ne  stanno  ben  ottantatre.  Giovane  e versatile, Bachus di Slide è realizzata con moduli in propilene sovrapponibi-li... all’infinito.

La cantina personale è il sogno di ogni appassionato di vino, ma non tutti hanno lo spazio necessario. molte le soluzioni studiate per le cucine d’oggi, anche a quantità di bottiglie limitata, ma subito disponibili all’uso

q.b. IN BREVE

Sam BrulèL'azienda  biologica  Pecol  di Raveo  che  produce  sciroppi, confetture,  aceti  a  base  di fiori, frutti ed erbe di Carnia, propone una bevanda analco-lica  ottenuta  dal  sambuco  e venduta  in  bottiglia.  Legger-mente riscaldata, ha il sentore e il sapore del brulè. Info: 0433 746239www.olivello.com

Intervista in vignaDisponibile in rete l'intervista fatta in vigna a Nereo Bressan, vignaiolo artigiano di 80 anni. Una rarità, in quanto Nereo di solito non si fa fotografare, né tanto meno riprendere. http://www.winestories.it/il-vino-di-nereo/

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SBILF

TIPO DI VINO Bianco secco.VITIGNO Friulano, selezione di cinque biotipi di Tocai giallo dei vigneti storici.TERRITORIO E VIGNETO Il vigneto è stato messo a dimora su terrazzamenti antichi rimodellati. 4500 ceppi per ettaro allevato a Guyot con 4 - 5 gemme per ceppo. Le uve sono vinificate nel rispetto delle più antiche tradizioni.COLORE Giallo paglierino intenso.OLFATTO Fruttato e fragrante con sottofondo di crosta di pane caldo, ricordi di fiori di acacia e frutti tropicali maturi.GUSTO Elegante, di corpo moderatamente acidulo con delicati sapori di pera, lievito e mandorla amara.ABBINAmENTO GASTRONOmICO Da accompagnare con antipasti, pesci, salumi e carni bianche. Il nostro piatto preferito: Branzino selvaggio al sale.

GIAN

TIPO DI VINO Rosso strutturato.VITIGNO Merlot dal peduncolo rosso.TERRITORIO E VIGNETO Terreni marnosi esposti a sud-ovest,vigneto terrazzato, 5.000 ceppi per ettaro, allevato a Guyot classico monolaterale con 5-6 gemme per ceppo.COLORE Rosso rubino intenso.OLFATTO Fruttato, ricco, mirtillo maturo, mora selvatica, ciliegia, vaniglia  e cioccolato.GUSTO Pieno, intenso, quasi carnoso con sensazioni di frutti rossi maturi, quali mirtilli, cassis e prugne secche, supportato da note tanniche dolci ed eleganti.ABBINAmENTO GASTRONOmICO Da accompagnare con carni di animali da cortile in umido, brasati, arrosti, carni alla brace e formaggi stagionati. Il nostro piatto preferito: Oca con le verze.

BERGUL

TIPO DI VINO Rosso secco strutturato.VITIGNO Refosco dal peduncolo rosso, schioppettino, merlot dal peduncolo rosso, biotipi antichi.TERRITORIO E VIGNETO Terreni marnosi con buona presenza di arenaria, altitudine 150-200 mt sul l.m. Vigneti terrazzati, 4800 ceppi per ettaro, Guyot classico con 4/5 gemme per ceppo.COLORE Rosso intenso con riflessi granati.OLFATTO Imponente, con sentori di frutta rossa, speziati di legno balsamico, cuoio, liquirizia, note fumè.GUSTO Intenso con note di mirtillo e ribes nero supportato da tannini eleganti e note boisè.ABBINAmENTO GASTRONOmICO Carni rosse, spiedi, cacciagione, arrosti o formaggi saporiti. Il nostro piatto preferito: Braciole di cinghiale in salmì.

LIS FADIS VINI DEI COLLI ORIENTALI _ Società Agricola Marcorin & Plozner s.r.l

Strada S. Anna, 66 Loc. Spessa _ Cividale del Friuli (UD) _ tel. 0432 719510

cell. 335 5414416 [email protected] _ www.vinilisfadis.it

Gli orari per acquistare direttamente i vini in azienda: dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 18; la domenica dalle 14 alle 18.

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AUTUNNO FRIULANO

Protagonisti i vini e le eccellenze della regione

Si celebra il mezzo secolo di storia del Consorzio di tutela del Prosciutto di San Daniele, il più antico d’Italia!

Comune  di  San  Daniele  del Friuli,  Consorzio  del  Pro-sciutto  di  San  Daniele,  As-

sociazione  Italiana  Sommelier,  Di-rezione  centrale  alle  Risorse  rurali, agroalimentari e  forestali e Agenzia regionale  per  lo  sviluppo  rurale, ERSA:  una  sinergia  di  enti  per  una grande  festa  d’autunno  nella  locali-tà che con il suo prosciutto crudo di eccellenza è nota  in  tutto  il mondo. “Sandaniele”  è  infatti  ormai  sinoni-mo di crudo.Dopo l’incontro di venerdì 25 con  la stampa  specializzata  al  Castello  di Villalta per inediti abbinamenti tra le proposte dei ristoratori con maggior punteggio  nella  Guida  dell’Espresso FriuliVG  e  i  vini  finalisti  di  Friu-lano & friends,  oltre  a  una  degu-stazione  del  paniere  Tipicamente Friulano con tanto di cestino da pic nic  con  stoviglie  e  leccornìe  a  base 

di  tartare,  dadolate,  filetti  di  pesce affumicato.  Alle  15.00  sempre  ve-nerdì  il  Castello  ospita  la  presenta-zione, aperta al pubblico, della Guida Vini&Ristoranti  del  Friuli  Venezia Giulia de L’Espresso con il direttore editoriale Enzo Vizzari. E, vera bella 

sorpresa,  ci  sarà  il  calendario  dedi-cato da Ersa al vino Friulano.Alle 17,30 a San Daniele prendono il via  le  celebrazioni  organizzate  per festeggiare  il  50esimo  anniversario della  costituzione  del  Consorzio  di tutela del Prosciutto di San Daniele, con la presentazione del volume “50 anni per il San Daniele” a cura di An-tonio  Giusa.  Un’autobiografia  collet-tiva dei protagonisti della  storia del prosciutto  di  San  Daniele  e  del  suo Consorzio basata sui documenti uffi-ciali e accompagnata dalle memorie delle persone che si sono succedute alla guida dell’associazione. Per tut-ta la giornata di sabato 26 novembre i  50  anni  del  Consorzio  saranno  fe-steggiati  con  degustazione  di  pro-sciutto  curata  direttamente  dagli esercizi del Centro storico di San Da-niele  in collaborazione con  l’ASCOM e con la ProSanDaniele.

Cinquant’anniper il San Daniele

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Storia del Consorziodel prosciutto di San Daniele1961-2011

1961-2011

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sabato 26 novembre: 250 ottimi motivi

per esserciNegli spazi del Teatro “Ciconi” si potranno degu-stare  i  vini  delle  cantine  della  regione  che  han-no ottenuto i maggiori riconoscimenti sulle guide di  settore,  selezionati  dall’Associazione  Italiana Sommelier, Delegazione del Friuli Venezia Giulia, ovviamente proposti in abbinamento con i prodot-ti  di  eccellenza  dell’agroalimentare  Tipicamente friulano. Da segnalare che la Scuola mosaicisti del Friuli, a partire da disegni inediti, ha realizzato delle eti-chette  musive  per  24  maxi  bottiglie  da  5  litri  di aziende finaliste del Friulano & friends.Per  l’Autunno  Friulano  l’Ersa  ha  voluto  fare  le cose  in grande:  in piazza si potranno scoprire  le attività  che  esprimono  la  tradizione  rurale  della regione. A partire dalla  lavorazione delle carni di maiale, con una mostra degli attrezzi utilizzati. Spazio an-che alle produzioni  lattiero casearie di malga, ai formaggi ovi-caprini e alla nostra più  tipica pre-parazione orticola:  la brovada. Tocco di colore  il ciclamino friulano, un fiore certificato! 

DiorAMiSan Uberto, protettore

dei cacciatori

Nella  Sala  Consiliare  del  Municipio  e nella  Chiesa  della  Fratta  attrattività garantita  grazie  ai  diorami  esemplifi-cativi del contesto ambientale e fauni-

stico dell’area di San  Daniele  re-alizzati  dai  Di-stretti  Venatori della regione, in col laborazione con  la  Direzio-ne  centrale  alle Risorse  rurali, agroalimentari e  forestali,  con visite  guidate per  le  scolare-

sche condotte da esperti del Corpo Fo-restale regionale e del Servizio caccia, risorse ittiche e biodiversità. Completa-no  l’evento  l’esibizione del coro di Do-berdò del Lago (nella foto) e dei suona-tori di corno da caccia della Valcanale.

Nelle immagini un momento

della fase di sugnatura e lo

scorcio sempre suggestivo di

una "cattedrale" del prosciutto

crudo

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Autunno Friulano a San Daniele! Una cornice ideale per festeggiare il Vino di Eccellenza del Friuli Venezia Giulia! Una occasione anche per festeggiare i pri-mi cinquant’anni del Consorzio del Prosciutto di San Daniele! Nella prestigiosa e storica sede del Teatro Teobaldo Ciconi andranno in scena le più prestigiose “Opere” dei vigneti del Friuli Venezia Giulia!

Banco di assaggio dei 250 migliori vini regionali (tra cui i vini premiati

con l’Eccellenza dalle principali Guide dei Vini d’Italia 2012) e

dei prodotti agroalimentari del “Tipicamente Friulano”

dalle 10.30 alle 20. Teatro Teobaldo Ciconi, Via Battisti, 3 (centro

storico). La degustazione è aperta al pubblico. Ai banchi di assaggio

saranno presenti i produttori, assistiti dai nostri sommelier.

52 prestigiose Aziende per 250 strepitosi Vini

• Aquila del Torre • Borgo Judrio • Borgo San Daniele • Branko • Tenuta Cà Bolani • Canus • Casa Zuliani • Ca-stello di Buttrio • Castello di Spessa • Collavini • Colle Duga • Mauro Drius • Livio Felluga • Marco Felluga • Gravner • Il Carpino • Jermann • Kante • Edi Keber • Renato Keber • La Roncaia • La Tunella • Le due Terre • Le Vigne di Zamò • Lis Fadis • Lis Neris • Li-von • Magnas • Meroi • Podversic • Doro Princic • Raccaro • Ronc di Vico • Ronchi di Cialla • Ronchi di Manzano • Ronco dei Tassi • Ronco del Gelso • Ronco delle Betulle • Sara & Sara • Schiopetto • Scubla • Skerk • Tenuta Luisa • Toros • Torre Rosazza • Venica & Venica • Vie di Romans • Villa Rus-siz • Volpe Pasini • Vosca • Zidarich • Zuani

Info: T . 0432 204688 | www.aisfvg.it | [email protected]

San Daniele del Friuli sabato 26 novembre

La partecipazione alla degustazione non necessita di prenotazione e terminerà alle 20.00.Ingresso: € 20. Nel prezzo è compreso: il calice da degustazione in omaggio, le degustazioni dei vini e una degustazione presso i banchi di assaggio dei Prodotti Tipici regionali nel padiglione del “Tipicamente Friulano”.

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PurCit in stAJAreSalumi tradizionali di Artegna e del Gemonese

Con  grande  lungimiranza  già nel 1999 fu chiesta e ottenuta (precisamente con D.M n. 350 

dell’8  settembre  1999),  la  tutela  del marchio  di  tipicità  su  alcuni  salumi tradizionali  di  Artegna  e  del  Gemo-nese. Una secolare tradizione traman-data  da  padre  in  figlio  dai  purcitârs (norcini), riconosciuta nel suo valore dagli  stessi  abitanti  e  produttori  che orgogliosamente  hanno  voluto  san-cire  la provenienza esclusiva di certi prodotti da Artegna e dai  comuni  li-mitrofi del Gemonese. Prodotti che vi vogliamo presentare nel dettaglio. La soppresse Dartigne  (soppressa  di Artegna)  viene  ricavata  dalla  carne della coscia di maiali di peso non infe-riore ai 180 kg, con aggiunta di carne della spalla, lardo della zona dorsale, sale, pepe nero macinato,  vino  rosso e  aglio.  Il  tutto  insaccato  in  budello naturale  di  bovino.  La  stagionatura minima  di  8  mesi  offre  un  prodotto particolarmente  morbido,  profuma-to e gustoso, del peso circa di 2 kg a pezzo.  Per  la  polmòne  vengono  uti-lizzati  ritagli di carne suina con  l’ag-giunta  di  frattaglie  (cuore,  polmoni, reni  e  milza),  macinati  e  mescolati manualmente  con  sale  e  pepe,  noce moscata, cannella, chiodi di garofano e semi di coriandolo. Vengono  insac-cati in budello naturale di suino, ovi-no o bovino. La lavorazione e l’insacco avvengono  entro  24  ore  dalla  macel-

lazione  del  maiale.  Oggi  la  polmòne è  divenuta  una  di  quelle  eccellenze rare, assai amata dai gourmet e piut-tosto  difficile  da  reperire  in  quanto dev’essere  consumata  entro  20  gior-ni dalla realizzazione. (E gli indirizzi vengono  fatti  trapelare  come  un  se-greto  prezioso).  Nella  pansete cun brusàdule (pancetta con lonza) vie-ne utilizzata la pancetta, privata della cotica, con tranci di lonza, ai quali si aggiungono  sale  e  pepe,  insaccati  in budello naturale di bovino. Il prodot-to, dal peso unitario di circa 2,5 kg, è pronto dopo una stagionatura minima di  dieci  mesi.  Il  nome  crafùs  suona misterioso  a  molti  al  giorno  d’oggi: trattasi  di  piccole  polpette  di  fegato suino  macinato,  avvolto  nel  mesen-tere  (il  grasso  suino  che  si  trova  tra le  anse  intestinali),  con  l’aggiunta di  pane  grattugiato,  uva  sultanina, 

scorze di limone e arancia, cubetti di mela. Il tutto mescolato a sale, pepe e altre  spezie,  con  frittura  finale  nello strutto. L’ardiel rodolât di Dartigne (lardo arrotolato di Artegna) si ottiene dalla zona  dorsale  del  maiale,  dopo  oppor-tuna toelettatura del grasso molle, che nella zona dorsale è più solido e pre-giato. Lasciato a riposare su un gratic-cio per garantirne  l’areazione su tutti i lati, evitando la formazione di muffe sulla cotica, il lardo viene prima salato e dopo 4 o 5 giorni vi si aggiunge del pepe macinato. Giunge così il momen-to di arrotolarlo, mantenendo la cotica esterna.  Ultimo  tocco  la  sigillazione, con lo strutto dello stesso suino, al fine di evitare l’ossidazione. Dopo una sta-gionatura minima di 3 mesi, tagliato a fettine  sottili  accompagnate  da  pane fresco croccante è una vera ghiottone-ria che accarezza il palato e fa godere le papille. Lo si può utilizzare anche a cubetti,  come  condimento:  in  questo caso brovada  e  lidric cu lis frizzis (radicchio  con  i  ciccioli)  saranno  in grado  di  farvi  provare  emozioni  di-menticate. Per strafare accompagnate il tutto con il pan cu lis frizzis (pane i  ciccioli).  Tutte  queste  meraviglie  le potete  assaggiare  ad  Artegna  duran-te la grande festa di Purcit in staiare. L'ultimo fine settimana di novembre e il  primo  di  dicembre.  Ma  attenzione: creano dipendenza!

cINZIa cOllINI

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Questi giorni di autunno fanno di Artegna uno scrigno di ori e rossi con tante cose preziose da scoprire. Se solo decidiamo di guardare con occhi nuovi quello che ci circonda scopriremo frammenti di storia capaci di affascinarci e farci riflettere sulla nostra identità.

Quando  verrete  ad  Artegna per  le  prelibatezze  suine,  vi consiglio di prendervi un po’ 

in  tempo  in  più  e  fare  due  passi  nei dintorni. Scoprirete il Castelletto, un complesso  fortilizio  dei  signori  del luogo che vi abitarono intorno al XIII secolo, con torre di guardia e una par-te  dell’antico  muro  di  cinta.  Ristrut-turazioni  e  lavori  di  sistemazione, danni del terremoto del ‘76 e parziali restauri ne fanno un manufatto di fa-scino che parla insieme di nuovo e di antico. Un  po’  come  in  tante  altre  località del Friuli anche ad Artegna scavi ar-cheologici recenti hanno portato alla luce  testimonianze  di  insediamen-ti  fin  dall’epoca  romana  e  manufatti altomedioevali.  Mi  piace  particolar-mente la chiesetta di San Leonar-do, è solo una tipica chiesetta votiva 

turisti per un giorno: scoprire Artegna

Di pietra in pietra, tra voci del passato e un paesaggio che accoglie

cINZIa cOllINI

campestre  che  sorge  su  un  poggio. Il  portico  con  i  suoi  gradini  mi  con-sente  ancora  oggi  l’occasione  di  una sosta riposante e piacevole nel verde mentre lo sguardo si allunga fino alle dolci colline di Buja o punta al Colle di san Martino e alle montagne di Faeit e del Cuarnan. E poi c’è Santa Maria Nascente, la Pieve, già documentata in un atto del 1190. Non doveva avere grandi dimensioni ed era ubicata se-condo  la  consuetudine  sull’asse  est-ovest.  Nel  1595,  in  occasione  di  una 

visita  pastorale,  il  patriarca  Barbaro fece realizzare un nuovo tabernacolo, pregevole  lavoro  che  richiama  l’arte dei maestri comacini. La  più  antica  chiesa  del  paese  è  de-dicata  a  San  Martino,  venerato  dai Longobardi. La chiesetta ha un orien-tamento  est-ovest,  con  l’abside  a  le-vante,  secondo  uno  schema  diffuso tra  tarda  antichità  e  alto  medioevo. L’impianto  attuale  della  chiesa  è, però, cinquecentesco: l’epigrafe posta sopra l’ingresso principale attesta che venne  riedificata  dopo  il  terremoto del 1511, che la rovinò gravemente. La 

stessa epigrafe ci informa inoltre che la chiesa era già stata ricostruita nel 1303,  essendo  stata  distrutta  dai  si-gnori  locali.  Insomma  testimonianze della storia, di nuovi e antichi signori e di popolazioni sempre fedeli ai loro simboli. E  poi  c’è  una  chiesa  davvero  unica, quella  di  Santo  Stefano,  da  cui  ab-biamo preso il simbolo della festa, un porcellino che si aggrappa alle pareti, simbolo certo di una tradizione rurale antica e sentita.

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A Muzzana  del  Turgnano  nei giorni  25,  26,  27  novembre  si celebra  la  II  fiera  del  Tartufo 

friulano.  Come  avevamo  già  detto  a proposito dell’olio d’oliva,  fino  a qual-che  decennio  fa  praticamente  scono-sciuto  alle  tavole  quotidiane  del  friu-lano  medio,  burrofilo  per  eccellenza; come  abbiamo  scritto  nel  numero  di q.b.  del  mese  scorso  a  proposito  del riso  che  nasce  di  nuovo  in  località Paradiso di Pocenia:  il  claim di  Ippo-lito  Nievo  “Friuli,  piccolo  compendio dell’Universo” è sempre più vero e at-tuale  in campo enogastronomico. Ora siamo consapevoli di avere in zona an-che una leccornìa come il tartufo. Fe-steggiato con una supercena realizzata dai ristoranti da Nando di Mortegliano, Convivio di San Giorgio di Nogaro, La Bricola  di  Aprilia  Marittima  e  Princi-pato di Ariis di Rivignano. 180 i posti a  sedere;  portate  servite  in  un  ele-gante  servizio  di  piatti  di  porcellana, bicchieri di  cristallo,  tovaglie bianche marchiate  “Tipicamente  friulano”  e con il logo del cane da tartufo. Seguo-no  due  intensi  giorni  di  festa  golosa, sabato  26  e  domenica  27.  Il  tartufo bianco di Muzzana è già assurto in soli due anni (l’edizione 2011 è certificata 

con  il  marchio  Tipicamente  friulano) agli  onori  della  cronaca  più  ampia.  Il sindaco  Vittorino  Gallo  ha  partecipa-to  infatti  il 12 novembre a una  tavola rotonda  sul  Tuber  Magnatum  Pico condotta alla radio dal gastronauta Da-vide Paolini, insieme a guru italici del tartufo, a partire da quelli di Alba. In-somma un’ulteriore prova che alle cose bisogna  crederci.  Come  hanno  fatto  i soci dell’associazione MAT – Muzzana Amatori  Tartufi,  presieduti  da  Gian-franco Del Piccolo. Segnaliamo subito ai gourmet che l’asta e la premiazione del tartufo 2011 si svolgeranno dome-nica 27 novembre dalle 19. Sempre do-menica già dal mattino saranno aperti gli stands con piatti di carne bovina di Pezzata  rossa,  carni  suine  alla  brace certificate AQuA, formaggio Montasio, pesce di laguna e di valle. Sabato sera in tendone riscaldato sarà in funzione un ristorante con menù a base di tartu-fo a prezzo contenuto. Il ristorante re-sterà aperto anche domenica dalle 12 per tutto il pomeriggio fino a sera. Per l’intera durata della fiera esperti tartu-fai saranno a disposizione per spiegare l’arte della raccolta e la storia del pre-giato  tubero  bianco  friulano.  Info  sul sito www.muzzanamatoritartufi.it

TRIFULE IN FIESTE

fiera del tartufo bianco friulano pregiato di Muzzana

Domenica 27 novembre premiazione e asta dei pezzi di Tuber Magnatum Pico partecipanti alla mostra

L’asta del tartufo: una quarantina di tuberi raccolti nel bosco di muzzana saranno battuti all’asta e aggiudicati al migliore offerente: tutto il ricavato verrà devoluto a favore di associazioni onlus che si occupano di assistenza. I tuberi non verranno trattenuti ma ceduti gratuitamente all’associazione

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Quando  si  è  scoperto  il  primo  tartufo  a  Muzzana? Lo chiediamo al presidente dell’associazione Gian-franco Del Piccolo. Lui c’era! 

“La riscoperta risale al 1984, ci racconta, quando casualmen-te si incontrano dopo 35 anni due amici d’infanzia “rovigoti”, (Piero, alias Giuseppe Trombini, residente da 35 anni a Muz-zana e Ciso (Tarcisio Briatti), uno dei componenti della Cora-le di Lugo di Romagna giunto nel nostro paese per un’esibizio-ne nella chiesa S. Vitale). I due amici fanno una passeggiata nel bosco Baredi – Selva di Arvonchi, per ricordare i vecchi tempi e Ciso si rende conto che la ti-pologia del luogo è simile alle località dove  lui  stesso  esercita  la  cerca  e  la raccolta del tartufo bianco. Piero,  mio  caro  amico,  propone un’uscita. Nella mia veste di  addetto comunale  al  bosco,  ottenuto  il  bene-stare dell’allora sindaco Luisa De Mar-co (quale gestore dell’uso civico) e del direttore  delle  locale  riserva  di  cac-cia Gerardo Bianco per l’uso dei cani per la cerca, è partita la “spedizione” (c’era anche Antonio Cortesi). Era un sabato  di  novembre,  alle  10.30  circa veniva “cavato” il primo tartufo bianco a memoria di residente. Probabilmen-te in epoca romana con i boschi usati come  pascoli  per  porci  non  saranno passati inosservati questi tuberi tanto profumati e tanto apprezzati dai suini. La Foresta Lupanica, “madre” dei re-litti planiziali esistenti attualmente, è stata fonte di approvvigionamento di legname in epoca romana, veneta, na-poleonica, asburgica. Possibile che nessuno si sia accorto della presenza di que-sto  principe  della  gastronomia?  A  titolo  di  curiosità  il  più bell’esemplare cavato in questa stagione 2011 pesava 190 g. il più piccolo grammi 1,2.

Poi è nata l’associazione, mat…La sigla potrebbe voler dire Muzzana Amatori Tartufo, ma 

l’origine del nome è dovuta alla consuetudine di paesani di ritenerci pazzi (mat in friulano) nel sostenere la presenza del tartufo bianco in zona. Con l’evidenza dei fatti anche i più settici si sono ricreduti; ma noi restiamo M.A.T. L’idea di formare l’Associazione è nata nel 2005 dopo la mappa-tura  delle  tartufaie  naturali  del  FriuliVG  commissionata dall’ERSA FVG al centro sperimentale di tartuficoltura di Sant’ Angelo in Vado. Una  ventina  di  residenti  si  sono  prefissati  la  salvaguar-dia  del  territorio  e  la  divulgazione  delle  conoscenze  sui tartufi. Il merito del successo è dovuto senza dubbio alla 

prelibatezza del “Bianco Pregiato di Muzzana”, alla dedizione e costante presenza  dei  componenti  il  Nucleo Operativo  in questi sei anni di atti-vità,  dall’incoraggiamento  dei  nu-merosi soci (252). La prima edizione Trifule  in  fieste del 2010 ha  fatto  il resto.

Domanda del profano: i tartufi li piantate?Per il tartufo bianco non esiste pos-sibilità  di  “piantarlo”  (in  termini corretti  il  tartufo  non  si  pianta,  si ottiene micorizzando piantine di di-versa specie secondo il tipo di tartu-fo che si vuole riprodurre). Una tecnica che però non risulta ef-ficace per il “Tuber Magnatum Pico”: la  presenza  di  questo  nobile  fungo ipogeo è determinata in maniera na-turale  dalle  componenti  necessarie come terreno, umidità, temperatura e piante simbionti.

Anche il tartufo di muzzana è afrodisiaco?Le proprietà afrodisiache dei tartufi decantate in passato da molti, sono smentite dagli studi moderni, ma la sua bontà, il suo profumo seducono il nostro naso, il palato, il cervello…

Il tartufo è molto nutriente e può disporre della voluttà (Galeno)

Missione possibile: bosco baredi Era un sabato di novembre, era il 1984. Alle 10.30…

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PER SAPERNE DI PIù

tartufo certificato

Il tartufo bianco di Muzzana è il primo tartufo al mondo raccolto  in un bosco che rispetta  lo schema della certi-ficazione  forestale  sostenibile.  Un  bosco  certificato  se-condo  il  protocollo  Pefc  (Programme  for  Endorsement of  Forest  Certification).  Trattasi  del  bosco  Baredi  (cir-ca 160 ettari) di proprietà comunale, parte della foresta Lupanica  che  ricopriva  la  pianura  friulana  prima  della colonizzazione  romana,  una  macchia  sopravvissuta  alle bonifiche del  secolo  scorso. La certificazione è,  sostan-zialmente, una Catena di Custodia relativa al sistema di gestione  adottato  dall’Associazione  MAT.  Un  sistema  di codifica che permette di individuare in maniera univoca ogni singolo tartufo raccolto all’interno del bosco. Garan-tendo  la provenienza  locale. Ma non pensate di metter-vi  anche  voi  a  fare  i  cercatori  di  tartufi:  il  tesserino  di raccolta viene rilasciato solo ai soci residenti in possesso dell’abilitazione regionale alla raccolta del tartufo.

Convegni alle 17.30 di sabato 26 novembre si

svolgerà un convegno coordinato dal

dottor emilio Gottardo di legno servizi

scarl di tolmezzo sulle opportunità di

certificazione PeFc dei boschi planizia-

li a vocazione tartuficola e sul Miglio-

ramento delle tartufaie naturali con

interventi del dottor Gianluigi Gregori

del centro sperimentale di tartuficol-

tura di san angelo in Vado (Pesaro-

Urbino).

Nome scientifico: Tuber magnatum PicoTuber (terrae) è nome latino e indica il fungo ipo-geo,  cioè  che  cresce  sottoterra;  magnatum  non vuol dire che si mangia, ma che è destinato ai Ma-gnati, cioè ai magnus, ai grandi, ai maggiorenti della città; Pico è il nome del medico che nel Settecento lo descrisse.

Tartufo, trifola, truffleL’ipotesi più accreditata sull’origine del nome è quel-la dello storico Giordano Berti secondo cui il termi-ne tartufo deriva da terra tufule tubera. Titolo che appare in un’illustrazione della raccolta del tartufo contenuta nel Tacuinum sanitatis, codice miniato a contenuto naturalistico risalente al XIV secolo. Il termine  tartufo deriverebbe dalla  somiglianza che nel Medioevo si  ravvisava tra questo  fungo  ipogeo e  il  tufo,  pietra  porosa  tipica  dell’Italia  centra-le. Il termine si contrasse poi in terra tufide  e  si  modificò  nei  dialet-tali tartùfola, trìfula, tréffla, trìfola. Il vocabolo tartufo cominciò  a  diffondersi in  Italia  nel  Seicento, ma  nel  frattempo la  dizione  volgare era  già  emigrata  in altri  paesi  d’Euro-pa  assumendo  varie dizioni:  truffe  in  Francia, Trüffel in Germania, truffle in Inghilterra.

Origine del profumo Il  tipico  profumo  penetrante  e  persistente  si  svi-luppa  solo  a  maturazione  avvenuta  e  ha  lo  scopo di  attirare  gli  animali  selvatici  (maiale,  cinghiale, tasso, ghiro, volpe),nonostante sia coperto di terra, proprio al fine di spargere le spore e perpetuare la specie. Nel Medioevo questo aroma era considerato una sorta di "quinta essenza" che provocava sull'es-sere  umano  un  effetto  estatico.  Nell’immagine  un tagliatartufo. 

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LA RICETTA QUaNDO l'OPeRa Va a taVOla

Spaghetti alla Norma, tournedos alla Rossini, spalla cotta alla Verdi…

Raccontare  e  descrivere  una pietanza è un atto d'amore. Il racconto può essere espresso 

a parole,  in  versi,  con  immagini. Ad-dirittura  con  pennellate  a  tonalità cromatiche diverse come diverse sono le  sensazioni e  le emozioni. La musi-ca, le opere liriche in particolare, per meglio dire i compositori, hanno dato spesso  spunto  alla  creazione  di  nuo-vi piatti.  Il melodramma  italiano non disdegna, anzi,  l'accostamento con la buona tavola. Tenori, baritoni, sopra-no  e  interi  cori  tra  una  musicalità  e l’altra assaggiavano i piatti della regio-ne dove si esibivano. Del  resto è ben noto il piatto che si chiama “Tourne-dos alla Rossini”,  in onore dell’autore de “Il Barbiere di Siviglia”. Si tratta di fette di filetto, tagliate piuttosto spes-se, cotte con Marsala o Madera, flam-bate, irrorate con il fondo di cottura a cui  sono stati aggiunti patè e panna. A  piacere,  visto  che  siamo  in  piena stagione, decorare il piatto con fettine di tartufo. Per il vino di accompagna-mento è consigliato un robusto rosso. Ci sono poi gli “Spaghetti alla Norma” legati  al  compositore  Vincenzo  Belli-ni: la pasta viene condita con sugo di pomodoro, dadini di melanzane fritte nell'olio bollente, ricotta salata a sca-glie e  foglioline di basilico. La  “Spal-la cotta alla Verdi” non è altro che la 

sIlVaNO BeRtOssI

spalla cotta di San Secondo (un tempo la facevano di dimensioni minori delle attuali) e il grande Verdi suggeriva di accompagnarla con la “torta fritta” ti-pica emiliana. Se volete provarla ecco come  procedere:  mettere  la  spalla nell'acqua  tiepida per dodici  ore,  im-mergerla poi nell'acqua fredda e farla bollire per circa tre ore e mezza. Nella sua Busseto Verdi prediligeva una cu-cina “poderosa”. Voleva le grandi fette di  bue  condite  con  mostarda  di  Cre-mona. Con l'arrosto mangiava sempre mezzo uovo sodo. Gli piacevano anti-pasti,  risotti, pastasciutta e ravioli  in brodo. Insomma: era quel che si dice una buona forchetta. 

Torta DonizettiBergamo, città natale del compo-sitore,  gli  ha  dedicato  una  torta (un po’ come a Udine hanno fatto per  il dolce con  le ali  “Rosa Tie-polo”)  sostiene che Donizetti  at-traversasse  un  momento  un  po' difficile  e,  in momenti  simili,  un dolce  può  diventare  la  miglior ricetta che nessuna farmacia rie-sce a dispensare. Eccovi la ricetta in caso di bisogno: 

Ingredienti: 300 g di burro,130 g di

zucchero, 8 tuorli, 4 albumi, 50 g di

farina 00, 120 g di fecola, 100 g di

albicocche candite a cubetti, 100 g

di ananas candito a cubetti, 1 cuc-

chiaino di maraschino, 1 cucchiaino

di vaniglia in polvere

Preparazione: montare il burro con

120 grammi di zucchero unendo un

tuorlo alla volta. con il resto dello

zucchero montare a neve i quattro

albumi. Unire i due composti e

quindi aggiungere lentamente la

farina, la fecola, la frutta candita, il

liquore e la vaniglia. Versare in uno

stampo per ciambelle e mettere

in forno già caldo per 40 minuti.

lasciar raffreddare e spolverizzare

di zucchero.

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LA RICETTA

MaRta OMeRO

Cioccolata o Ciocorì?Una barretta di riso soffiato ricoperta di cioccolato al latte:

ha segnato un’epoca!

L’articolo  di  Silvano  Bertos-si  sull’Idrolitina  sul  numero speciale  di  q.b.  quantobasta 

FVG in edizione limitata, distribuito a  Good  2011,  è  stato  molto  apprez-zato e di certo fra i più commentati. In  tanti  ci  hanno  scritto  per  ricor-dare che poter  chiudere  la bottiglia ermetica  era  una  gara  fra  fratelli  e sorelle  e  riuscire  a  ottenere  questo privilegio  era  il  segno  di  una  matu-rità  raggiunta (la velocità era  tutto, guai a  far  traboccare qualcosa sulla tovaglia:  sì  perché  allora  c’era  sem-pre la tovaglia a tavola, ripiegata poi nel cassetto dopo l’uso, le tovagliette all’americana e i runner di tendenza erano di là da venire). Altri tempi, davvero! Molte le richie-ste  di  approfondimento  su  altre  te-matiche. Tranquilli, Bertossi ci sta lavorando, intanto in questo numero ci raccon-ta  alcuni  legami  fra  cucina  e  opera lirica. Noi apriamo la strada a questo amar-cord (cui sono inviatati a contribuire tutti  i  lettori)  con  una  rilettura  del Ciocorì, di cui ci sono pervenute al-cune deliziose immagini con relative filastrocche  cantate  dai  due  perso-naggi durante gli spot. 2

Ciocorì

Riso soffiato, cioccolato fondente,

burro, miele, vanillina (a piacere)

soffiato

sciogliere il cioccolato fondente a

bagnomaria a fuoco basso; aggiun-

gere il burro già tirato fuori dal

frigo e farlo sciogliere, mescolando

bene i due ingredienti. togliere dal

fuoco, aggiungere il riso soffiato,

il miele e la vanillina, mescolando

bene. Mettere il composto in una

teglia di alluminio e appiattirlo con

un cucchiaio o una spatola fino

a uno spessore di 4 centimetri.

lasciar raffreddare e poi mettere in

frigo per farlo indurire.

Ilda Casati

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la nostra cena di nataleCon prodotti e vini del territorio

Cape e fasolari nostrani, patate di Carnia e vini delle valli: tra Plinio e Casanova in un crescendo di sapori

aURelIO ZeNtIlIN e GIUlIaNO ORel

Volendo  fare  una  proposta  in merito  a  un  menù  natalizio, non  potevamo  che  spaziare 

sui  molluschi  del  nostro  Adriatico contaminandoli,  come nostro costu-me, con altre presenze del territorio. Il punto di partenza per la cen della Vigilia rimane la qualità delle mate-rie prime e sul tema della salubrità e tracciabilità dei molluschi da acqui-stare  ne  abbiamo  abbondantemen-te  e  ripetutamente  parlato  su  q.b. L’unica  indicazione  su cui  ancora ci soffermiamo, onde evitare spiacevoli inconvenienti gastrici in momenti di gioia, è di avere prodotti di assoluta freschezza  che devono essere  vivi  e vitali  al  momento  dell’acquisto,  ov-vero:  se toccati, i molluschi con le valve aperte devono reagire e richiudersi, altrimenti NON pre-parateli in alcun modo!

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IL mENù

antipasto

ostriche (ostrea edulis) e fasolari (Callista chione) al naturale

I molluschi crudi e soprattutto le ostriche, “vuoi a causa della ventosità che possono

provocare, vuoi per la loro forma simile a parti topiche del corpo femminile”, sin

dalla metà del XV sec. evocano assieme spiacevoli e altrettanto piacevoli istinti e

millantano speciali proprietà afrodisiache. Una riprova la si trova nelle memorie

scritte dal cavalier casanova laddove le ostriche rappresentano il cibo della sedu-

zione utilizzato anche come sex toy nel corso dei suoi incontri galanti. Ma torniamo

all’argomento senza divagare.

I fasolari e le ostriche “piatte nostrane” vanno serviti aperti nella loro conchiglia ap-

poggiati su un vassoio contenente del ghiaccio o, più elegantemente, come proposto

già da Plinio: “coperte di neve, mescolando così la sommità dei monti e la profondi-

tà del mare”.

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Capelunghe (ensis minor) alla griglia

Oggi, la cappalunga conosciuta anche come capa de deo è

mollusco molto pregiato a causa della sua sempre più difficile

reperibilità. Il piatto natalizio è semplicissimo: adagiate le

cappelunghe sulla griglia e spennellate con olio, pepe e sale

poiché, come dice un detto maranese: la so morte la xè in

griela. l’unica accortezza è toglierle dalla graticola appena le

valve si aprono e le carni accennano d inturgidirsi, altrimenti

diventeranno dure come siole de scarpe.

N.B.: la taglia minima di vendita è di 8,0 cm

Zuppa di patate di terra carniche (Solanum tuberosum) e patate della laguna di marano (Tapes philippinarum)

lessare le patate, pelarle e passarle al mixer assieme a un po’

brodo di pesce fino a ottenere una purea semiliquida. In una

padella larga mettere aglio tritato, olio extra vergine di oliva,

poco prezzemolo, aggiungere le vongole veraci coltivate in

laguna di Marano assieme a un bicchiere di vino bianco e far-

le aprire a fuoco vivace per 4-5 minuti, coprendo la padella

con un coperchio.

sgusciare e tenere al caldo avendo l’accortezza di conservare

3 o 4 vongole con le valve per guarnire ogni piatto.

Recuperare il liquido di cottura delle vongole filtrandolo e

amalgamarlo con la purea. Incorporare alla minestra le vongo-

le sgusciate, aggiustare di sale e pepe.

Impiattare adagiando sopra la zuppa di vongole e patate, 3-4

vongole con il guscio e un ricciolo di burro al tartufo bianco di

Muzzana.Capesante (Pecten jacobaeus) e/o canestrelli bianchi (Proteopecten glaber), al forno con lamelle di tartufo bianco

le cappesante “nostrane” e i canestrelli “bianchi” (la specie

dal sapore meno dolciastro tra quelle presenti nel nostro

mare) si aprono con la punta del coltello cercando di lasciare

attaccata la polpa a una delle valve. si toglie il “bottone nero”

(l’epatopancreas) e si lavano con acqua corrente. si appog-

giano sulla leccarda da forno, si ungono con olio extravergine

di oliva “gentile”, un pizzico di sale e una leggera macinata

di pepe nero. Dopo aver riscaldato il forno a circa 200°c si

inforna per un tempo brevissimo: per i canestrelli 1 minuto

e qualche secondo al massimo, per la cappesante 3-4 minuti.

tolti dal forno, grattare sui molluschi una sottilissima lamella

di tartufo bianco e servirli immediatamente, caldi. Nel prepa-

rare il desco natalizio abbiamo voluto richiamare i sapori e i

saperi delle nostre famiglie condotte da donne frugali e parsi-

moniose ma mai banali nei gusti e nelle sorprese. e’ altrettan-

to vero che per preparare gli stessi piatti potremmo utilizzare

cappesante e cappelunghe atlantiche, ostriche portoghesi e

anche un bel sacchetto di vongole già sgusciate proveniente

da qualche angolo remoto del globo ma sarebbe tutt’altra

cosa! chiacchierando con Fausto, giovane ma valente viticol-

tore delle valli maranesi, dopo ampia discussione, abbiamo

concordato anche sul vino da proporre in questo menù: uno

dei nostri bianchi aromatici che maggiormente ci rappresenta:

la Malvasia Istriana, un vino che ricorda splendidamente l’uva

ed il territorio salmastro da cui proviene. Un pasto benau-

gurale l’auspicio di trascorrere in serenità i momenti per cui

esso sarà stato amorevolmente preparato.

Buone feste Giuliano e aurelio

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tà infantile alla bulimia, fino al boom mediatico attorno al consumo di latte artificiale a discapito dell’allattamen-to materno. Fortunatamente è  in au-mento  il  numero  di  mamme  che  sfa-mano i pargoli a merenda con pane e marmellata,  accantonando  gli  snack, che prima di  lanciare  l’SOS sanitario per  un  semplice  starnuto  provano  a porvi  rimedio  con  i  suffumigi.  Una sorta di rivincita dei rimedi del passa-to, che ci riportano a una dimensione meno “pre-confezionata”.Personalmente,  come  madre,  ritengo che  gusto,  buongusto  e  buon  senso siano le cose che a tavola e in famiglia non  dovrebbero  mai  mancare,  assie-me a un pizzico di sale. Quanto basta!

Silvia Paoli TacchiniPresidente di CROT Varia Umanità Onlus

INFo: www.misurafamiglia.it

[email protected]

MISURA FAMIGLIA

gusto, buon gusto e… buon senso

A partire  da  questo  numero, inizia  la  collaborazione  fra q.b.quantobasta e Misura Fa-

miglia FVG, progetto editoriale nato a maggio di quest’anno in seno all’Asso-ciazione  CROT  Varia  Umanità  Onlus per dare consigli utili e  informazioni esaustive su tutto ciò che succede nel mondo  dell’infanzia  e  della  famiglia in Regione. Una vera e propria guida per le future mamme e per le famiglie che sul portale www.misurafamiglia.it possono trovare tantissime notizie, curiosità,  consigli  e  un  ricco  calen-dario di eventi dedicati a loro. Il sito, pensato principalmente per i genitori che  lavorano  e  fanno  acrobazie  per conciliare tutto, intende raccogliere le informazioni che riguardano il mondo dell’infanzia e della famiglia in Friuli Venezia Giulia e proporre approfondi-menti sulle tematiche che stanno più a cuore di mamme e papà, grazie alla collaborazione di professionisti e asso-ciazioni attive sul territorio che hanno aderito al progetto con entusiasmo. Su queste  pagine  parleremo  prevalente-mente delle  tematiche  legate al  cibo, con un pizzico di buon senso, perché un  genitore  sa  bene  quanto  questo argomento  sia  importante,  tanto  più quando si tratta di bambini piccoli. In-fatti, il fattore alimentazione, per una donna in gravidanza o durante l’allat-

tamento,  così  come  per  un  genitore alle  prime  armi  con  il  proprio  figlio, può rappresentare momenti di gioie e di dolori. L'educazione del bambino ai cibi sani parte necessariamente dalla famiglia, senza dimenticare il signifi-cato relazionale e affettivo che il cibo rappresenta.  Il progetto editoriale ha come direttore responsabile di testata 

Fabiana Romanutti, proprio grazie al sodalizio con q.b.quantobasta FVG, e avrà lo spazio e le competenze neces-sarie per colmare molte delle esigen-ze  di  famiglie  e  genitori  dalle  tema-tiche  legate  alla  sana  alimentazione a un  servizio particolarmente utile,  i ristoranti  a  misura  di  famiglia.  Sem-bra un’assurdità, ma con la vastità di scelta di  locali a disposizione sul no-stro  territorio,  risulta  ancora  troppo spesso drammatico  trovarne uno più o  meno  attrezzato  per  famiglie  con bambini.  Tante  sono  le  problemati-che aperte attorno al cibo, dall’obesi-

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reginA Di sAn DAnielerisposta friulana al salmone

In un’epoca che tende a omologare i gusti, FriulTrota difende la tipicità e la genuinità della trota affumicata del territorio

Quando,  oltre  quarant’anni fa, immise i primi avannotti nel suo laghetto, la famiglia 

Pighin non avrebbe mai immaginato che  la  sua  trota  sarebbe  diventata così apprezzata.All’inizio  era  solo  un  hobby.  Era  il piacere  di  stare  all’aria  aperta,  a contatto con la natura, nel “loro” Ta-gliamento,  del  quale  conoscevano, fin  da  ragazzi,  ogni  segreto.  Dalla loro  passione  nacquero  trote  vivaci, genuine,  con  carni  compatte,  molto apprezzate da chi aveva la fortuna di assaggiarle. E così  il  laghetto si tra-sformò piano piano in un allevamen-to particolare, che manteneva le ca-ratteristiche  ambientali  originarie: tanta  acqua  fresca,  bassa  densità, alimentazione  non  forzata,  rispetto dei tempi naturali di crescita.Questo fu solo il primo passo, segui-

to a breve da un’altra felice intuizio-ne:  “abbiamo  una  trota  eccezionale, ma non basta, dobbiamo offrirla già pronta  e  senza  spine;  oggi  pochi hanno  tempo  e  voglia  di  pulire  o cucinare  le  trote  in  casa”.  Nessuno ci  credeva,  alcuni  li  sconsigliarono, ma i Pighin accettarono la sfida. Con l’aiuto di un vecchio  amico,  esperto affumicatore,  crearono  la  “Regina di San Daniele”, la trota salmonata affumicata considerata da molti una validissima alternativa al salmone.La ricerca dell’equilibrio dei profumi e  dei  sapori  è  il  filo  conduttore  che permise poi di creare nuove speciali-tà a base di trota tra le quali: il “Fil di Fumo”,  delicato  filetto  affumicato  a caldo, le uova di trota, i guancialetti di trota, il carpaccio e un curioso sa-lame di trota, detto anche il salame di venerdì.

Una trotaper essere buonadeve essereuna buona trota

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gusto e buongusto nell’euroregione  >

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LA RICETTA

Spaghetti con la Regina di San daniele

Ingredienti

300 g di spaghetti, 120 g di Regina

tagliata a julienne, spinacino da

taglio, 1 carota, 1 gambo di sedano,

olio extravergine d’oliva, sale

Preparazione

Cuocere gli spaghetti e condirli

con dell‘olio. Grattugiare la buccia

d‘arancia, sbollentarla in acqua

bollente per un minuto e lasciarla

asciugare. Amalgamare gli spaghetti

con la julienne di Regina e disporli

nel piatto su un letto di spinacino

fresco. Completare con il sedano e

la carota tagliati a dadini.

...tante altre ricette sul sito

www.friultrota.it

Trota e non solo…

Nel nuovo spaccio aziendale troverete tutte le specialità di Friultrota, i filetti pronti da  mangiare,  al  naturale, alle  erbe,  agli  agrumi,  e poi ancora  l’aringa sciocca, l’orata, il branzino, il tonno e  il  pesce  spada,  i  condi-menti  per  la  pasta  e  molti altri  prodotti,  tutti  rigoro-samente lavorati a mano.Per  Natale  è  disponibile un’ampia proposta di confe-zioni regalo per tutti i gusti e  desideri.  Tutto  questo  a San Daniele del Friuli, nella zona dei prosciuttifici. Per informazioni:telefonare al numero 0432 956560.

Le varie fasi di trasformazione, pur adeguandosi  alle  severe  normative comunitarie,  vengono  tutt’oggi  ef-fettuate  seguendo  antichi  metodi artigianali,  senza  fare  uso  di  colo-ranti e conservanti.La filosofia aziendale si riassume in un  detto  coniato  in  azienda:  “una trota  per  essere  buona  deve  essere una buona trota”. Meno lapalissiano di quanto sembri, questo  motto  testimonia  la  scelta dell’azienda di perseguire la qualità sotto  tutti  gli  aspetti  e  di  difende-re la ricchezza dei gusti e dei sapori tipici. E per  tutti gli appassionati di cuci-na che desiderano  imparare  ricette nuove  e  gustose  ci  sono  i  corsi  e  i laboratori  per  imparare  utilizzare al  meglio  i  profumi  e  le  fragranze delle specialità Friultrota.

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Il “panettone” degli altriLa storia della Vasilopita

Basilio era di Cesarea. Il più bel giovane del villaggio e il più saggio.

Era la prima volta che viaggiava da Atene verso Cesarea nel mese di novembre. A casa c’era bisogno di lui.“Le tue sorelle più grandi si sono dedicate tutte al dio Basilio” gli aveva scritto sua madre. “E non mi spiace. Ma mia più grande feli-cità è stata far nascere voi 11 figli. Vorrei che la piccola Makrina si sposasse con un brav’uomo e aves-se dei figli e io dei nipoti. Ma non si decide, Basilio! E’ come un bel fiore. Sorride di primo mattino ed è laboriosa. Ac-

cende il caminetto e lavora per tutto il giorno a casa. Che madre meravigliosa e che moglie dolce diventerebbe. Ieri notte mentre tutti dormivano ha cucinato dei biscotti e dei dolci alla cannella. Celestiali! Sembra di mangiare la sua bontà d’animo e di riempire l’esistenza di carezze. “Fai  buon  viaggio  Basilio  e  che  il Viaggio  sia  Tuo”  gli  augurò  l’amico Gregorio.  Gli  sembrava  di  sentire la  voce  dolce  di  Makrina  “Ti  aspet-to mio  caro Basilio”. Vide persino  il suo sorriso.  “Fai buon viaggio e che il  Viaggio  sia  Tuo”  ripeté  nelle  sue orecchie, così gli  sembrò,  la voce di Makrina. Makrina non voleva sposar-

lIRIka NakellaRI

si. Voleva dedicarsi al Dio e aiutare i poveri. Per  il  ritorno dell’amato  fra-tello decise di preparare un dolce. 

Ingredienti: 1 e ½ kg di farina tipo 00, 100 g di burro morbido, 100 g di zucchero, 1 dl di latte, 8 uova, 1 cu-betto di lievito fresco, 1 cucchiaio di scorza di  limone grattugiata, 1 cuc-chiaino di sale, 50 g di mandorle tri-tate, 3 cucchiai di zucchero semolato per la guarnizione.

Mise la farina in un recipiente di ter-racotta, su un tavolo  illuminato dalle stelle di un cielo di novembre. Scaldò del latte fino afarlo diventare tiepido, lo versò in una grande tazza e dentro 

La Vasilopita è una delle più vive tradizioni della Chiesa greca. Il nome è formato dadue parole Vasilo (Basilio) e pita (pane).Ancor oggi il pane per i poveri di Basilio di Cesarea è ricordatoin tutte le case greche il 1° gennaio. Un augurio che il Nuovo Anno sia pieno di dolcezza, libertà, salute, felicità, amore!

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INFO

Living Greek: incontri ed eventi di cucina greca.Via Cormor Alto 92, Udine.  Tel. 348 84 48 25e-mail:[email protected]

vi sciolse con le mani il lievito. Poi ag-giunse una  tazza di  farina e mescolò tutto fino che tutto si amalgamò bene. Lo  mise  vicino  al  focolare  e  lasciò lievitare  per  un  po’.  Intanto  nel  reci-piente di terracotta mise la farina, un pizzico di sale e una tazza di burro già sciolto e morbido. “Basilio avrà preso la nave da otto ore ormai” pensò, men-tre  aggiungeva  6  uova,  1  tazza  non tanto  grande  di  zucchero  e  la  scorza di  un’arancia.  Prese  il  recipiente  con il  lievito e  lo  aggiunse all’impasto. Si mise  a  mischiarlo  piano  piano,  can-ticchiando. “Tu sei di Cesare e vieni a Cesarea, sotto un cielo stellato, oh mio Basilio,  oh  mio  Basilio.  Portami  doni del  cielo.  Fa  che  il  Viaggio  sia  Tuo  e il Dono Mio. Mio! Voglio  la  libertà,  la libertà di amare la vita e di vedere la luce…” Una canzone per il suo fratel-lino. Usava inventare delle canzoni. La musica dell’anima riempiva i suoi pol-moni e faceva brillare i suoi occhi. Av-

volse il recipiente con della carta d’olio e lo avvolse ancora con un canovaccio di lana, poi lo mise vicino al caminetto per farlo lievitare il doppio. Nell’attesa lavorava  con  la  lana  le  calze  per  suo fratello.  “Dentro  metterò  dei  dolcetti al  profumo  di  mastika”  disse  “come gli  piacciono!”  Poi  tornò  a  lavorare l’impasto ancora una volta. Prese una teglia  rotonda  dal  forno  e  appoggiò dolcemente il preparato riempiendo la teglia  a  metà.  La  coprì  e  lasciò  lievi-tare piano-piano per la seconda volta. Senza accorgersi  le  scivolò nell’impa-sto una piccola moneta splendente che il  fratello  le aveva portato nell’ultimo viaggio. “Basile sta giungendo, chiedi mio fratellino dal Signore del regno la mia libertà, il mio dono, la mia libertà, il mio amore”, canticchiò di nuovo.Una volta lievitato il doppio prese delle uova con un po’ di acqua e le mischiò fino a farle diventare un liquido giallo canarino e con un cucchiaio di  legno 

le spalmò sopra il preparato lievitato. Sopra spolverò con delle mandorle tri-tate e dello zucchero e mise tutto nel caminetto  sopra  la  legna.  E  cantic-chiò: “Pane di Basilio, la mia Vassilopi-ta, al tuo cuocersi batti la porta, con le mani di Basilio. Fa’ che giunga dal suo Viaggio qui sereno. Il suo Viaggio con in mano il mio Dono”. Si addormentò sul tappeto, vicino al fuoco. Fino a che il fuoco cucinò il suo dolce e fece pro-fumare  tutta  la  casa.  Quanto  dormì non  lo  ricordava,  ma  al  suo  risveglio sentì  la  porta  battere  forte.  Basilio era giunto a Cesarea compiendo il suo Viaggio, e portando il suo Dono. 

Educazione alimentare: con il teatro didattico!

Il bambino imbottito: uno spettacolo per le scuole dell’obbligo ricco di informazioni e spunti, per insegnare sorridendo

Associazione Culturale Studio Giallo

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La compagnia è autosuffi ciente dal punto di vista tecnico e la rappresentazione può avvenire anche in spazi non teatrali

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Per Natale? Mi faccio una birra!Dopo la marzen, birra di primavera, nacquero birre non più riferite al metodo di produzione, ma al periodo dell’anno in cui si bevono

lUca FaNtONI

Non  considerate  provocatoria l’affermazione  contenuta  nel titolo:  le birre di Natale sono 

una  grande  tradizione  di  stile  euro-peo.  Premessa:  la  birra,  a  ragione,  è ritenuta bevanda dall’ azione socializ-zante. Quale miglior periodo dell’anno per provarne la piacevolezza se non le feste natalizie? In Belgio come in Ger-mania,  in  Irlanda,  in Olanda,  in Boe-mia il pub è il luogo d’aggregazione per eccellenza. Al pub ci si ritrova per rilassarsi dopo una giornata impegnativa, per conver-sare, per festeggiare con gli amici, ma anche per incontri di lavoro o riunioni. E assieme alle numerose birre diverse, tra i tavoli e i cuori, scorre l’allegria e il  piacere  di  conoscersi.  Di  fronte  ad una pinta di stout “croccante” o a un fragrante boccale di kellerbier, a un fresco  flute di pils o a una profuma-ta  coppa  di  trappista,  le  distinzioni sociali  si  affievoliscono,  le  differenze generazionali  sfumano  e  viene  il  mo-mento  dell’incontro  tra  le  persone, dello scambio di saperi, di una cultura che cresce.Un  tempo,  quando  la  tecnologia  non ne permetteva la produzione nei mesi estivi,  la  birra  primaverile  veniva 

preparata  con  un  tenore  alcolico  un po’  più  elevato  e  conservata  in  grot-te  e  cantine,  quindi  consumata  nelle calde  serate  d’estate,  in  compagnia, dopo  una  faticosa  giornata  nei  cam-pi.  In  Germania  questa  birra  prese  il nome di marzen (dal mese di marzo), in Belgio quello di saison (stagione). Col passare dei secoli e  l’affinamento delle  tecniche  di  produzione  questa usanza  si  trasformò  nell’abitudine  di approntare una birra  adatta per ogni stagione, pensata per una ricorrenza o celebrare gli appuntamenti importanti della comunità.La  maggior  parte  delle  birrerie  oggi si fregiano di una Birra di Natale, re-

peribile  esclusivamente  per  alcune settimane  tra  dicembre  e  gennaio.  E una bottiglia di birra, meglio se da 75 centilitri o più, è sempre un graditis-simo  regalo  festivo,  non  solo  per  gli estimatori. Le  birre  natalizie  sono  tendenzial-mente robuste e forti. Nella tradizione tedesca le troviamo a bassa fermenta-zione (lager): chiare, maltate e dolci, o scure, torrefatte, corpose. La migliore a mio parere è la bock dal color  bruno  tonaca  di  frate,  profumo fruttato  intenso, gusto di cereale con sensazioni di caffè, cioccolato e cara-mello. Il grado alcolico si pone tra 6 e 7,5 % in volume. L’espressione  più  eccellente  però  la troviamo  in  Belgio,  vera  patria  delle birre speciali: sempre ad alta fermen-tazione, dalle molteplici sfumature di colore, chiare, dorate, ambrate, scure. Il  grado  alcolico  difficilmente  è  infe-riore a 6 % vol., mediamente si colloca tra 7,5 e 10 % vol., ma può raggiungere anche i 12-13 % vol. Si tratta di birre complesse,  ricche  nel  profumo  e  nel gusto;  adatte  all’abbinamento  con  il cibo  e  al  dopo  cena.  Con  aromi  tutti da scoprire. Ancor meglio se a  tavola assieme ai propri cari!

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SCHEDE DEGUSTAZIONE BIRRE DI NATALE

BIRRe Da GUstaRe!

FIGUeIRa

Produttore: Birrificio Menaresta

carate Brianza - Italia

Tipo di fermentazione:

alta con rifermentazione

Stile: strong ale

Grado alcolico: alc. 8,5 % vol.

Colore: chiaro dorato

Schiuma: Persistente, compatta, fine

degustazione: Birra speciale chiara

fermentata con fichi secchi, ricon-

ducibile, per forza e aromaticità, a

una tripel di Natale. Offre eleganti

sensazioni olfattive, basate su una

molteplicità di toni vegetali; leggere

ma presenti anche le speziature. In

bocca è calda e morbida e al tempo

stesso fresca e pulita, con un piace-

vole sapore di amaro e piccante e

un lungo retrogusto ammandorlato.

sostiene l’abbinamento con piatti di

carne elaborati e succulenti; ottima

con i bolliti. Birra da meditazione.

BeRNHaRdUS BoCK

Produttore: Privatbrauerei schnit-

zlbaumer traunstein - Germania

Tipo di fermentazione: Bassa

Stile: Bock

Grado alcolico: alc. 6,2 % vol.

Colore: ambrato scura, tonaca di

frate

Schiuma: Persistente, fine,

color nocciola

degustazione: Birra invernale

robusta e maltata.

Il malto torrefatto le dona profumo

intenso di caramello e liquirizia.

Il corpo pieno sostiene al palato

note di caffè, cacao, carruba. Il

finale è lungo, ma pulito con aroma

di erbaceo e liquirizia. adatta a

gastronomia tipica tedesca come lo

stinco di maiale o il gulasch, ma da

provare anche con del cioccolato

alle nocciole.

aVeC leS BoNS VoeUX de dUPoNT

Produttore: Brasserie Dupont –

tourpes - Belgio

Tipo di fermentazione:

alta con rifermentazione

Stile: strong golden ale

Grado alcolico: alc. 9,5 % vol.

Colore: chiaro ambrato

Schiuma: abbondante, persistente,

compatta, fine

degustazione: Forte ed inten-

sa, complessa e perfettamente

equilibrata. Birra di rara eleganza

profuma di agrumi, erbaceo e

lievito. Il gusto non cede all’elevato

grado alcolico rilasciando sensa-

zioni fruttate, mielate sull’acacia,

speziate. l’intensa luppolatura,

anche a freddo in fase di fermenta-

zione, la rende amara e secca con

una buona persistenza ed un finale

tra la vaniglia ed il limone. Interes-

sante abbinata a salmone e zuppe

di pesce.

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BIRRa e cIOccOlatO

Una bevanda sacra per il cibo degli dei

A molti  potrebbe  sembrare  un azzardo  se  non  proprio  una follia,  ma  l’abbinamento  del 

cioccolato  con  la  birra  sempre  più spesso stupisce e appassiona. La bir-ra è una bevanda antichissima. E’ del 3700 a. C.  circa  la  tavoletta d’argilla sumera  che  descrive  i  doni  per  una dea  (birra  compresa)  e  rappresen-ta  la  prima  testimonianza  scritta  su questa  bevanda,  frutto  dei  cereali, che  anche  gli  Egizi  come  i  Sumeri consideravano dono divino. Anche  il  cioccolato  ha  origini  lonta-ne. Furono i Maya ad avviare la prima piantagione  di  fave  di  cacao  intor-no al 600 a. C. mentre gli Aztechi  le diffusero in tutto il Centro-America. Entrambi  i  popoli  consideravano  il cioccolato,  inizialmente  consumato liquido, un regalo degli dei e riteneva-no avesse proprietà meravigliose, ad-dirittura magiche. Una sacralità, una magia,  una  delizia  per  i  sensi  e  per il palato in particolare che giungono fino ai nostri giorni. Perché pensare di abbinare birra e cioccolato? Innan-zitutto perché possiedono sentori co-muni:  il dolce e  l’amaro,  il  tostato,  il piccante. Poi perché in diverse birre si  ritrova  l’aroma  del  cioccolato.  Le Porter  e  le  Stout  di  origine  inglese che  utilizzano  orzo  scuro  torrefatto hanno sapori intensi sul caffè e tosta-to che bene si accostano a quasi tutte le  tipologie di cioccolato. Le robuste Bock tedesche apportano sovente un 

aroma biscottato che gradisce la dol-cezza  del  cacao.  La  vera  meraviglia che  spesso  sconfina nello  stupore  la offre  un  binomio  tutto  belga:  degu-stare praline con le birre scure trap-piste (prodotte dai monaci) o d’abba-zia  è  così  piacevole  che  da  un  lato  i birrai hanno inserito il cioccolato tra i loro ingredienti e dall’altro i maitres chocolatiers preparano abitualmente cioccolatini alla birra. Le  grandi  ales  scure  belghe  offrono sensazioni  fruttate  e  speziate  oltre che  di  caffè  e  torrefatto,  ottime  per l’abbinamento.  Spesso  la  birra  viene aromatizzata  con  peperoncino,  can-nella, noce moscata, chiodi di garofa-no, ingredienti che si ritrovano anche nel  cioccolato  che  oggi  fa  tendenza. Esistono anche alcune birre prodotte con cioccolato.  In una Bitter Choco-late Imperial Stout viene usato cacao fondente  che  conferisce  un  amaro diverso,che  ben  si  fonde  con  quello del  luppolo.  Nella  Mocha  Brown  Ale ci sono polvere di cacao e chicchi di caffè, nella White Chocolate Pale Ale il  cioccolato  bianco.  In  una  Dunkel bavarese c’è crema di cioccolato men-tre  in una Milk Merzen al cioccolato bianco si aggiunge sciroppo al ciocco-lato. Come potete vedere,  anche da-gli  abbinamenti  proposti  nel  boxino, i confini del gusto non sono poi così invalicabili.  E  mettere  insieme  due alimenti così buoni non può che offri-re un risultato divino!

lUca FaNtONI

UT LIQUE BERIBERITFloRIS CHoColaT

Produttore: Brouwerij

huyghe – Melle - Belgio

Tipo di fermentazione: alta

Stile: Blanche

Grado alcolico: alc. 3,5 % vol.

Colore: scura

Schiuma: abbondante, fine

e aderente

degustazione: Birra bianca prodot-

ta con una serie accurata di orzo e

frumento e dal caratteristico aroma

dolce-amaro con un caratteristico

aroma e gusto di cioccolato belga.

Il profumo è intenso ed invitante.

l’aroma dona note dolci di ciocco-

lato al latte e liquore di amaretto.

Rimangono presenti il cereale ed il

fruttato del lievito, ma il cioccolato

è preponderante.

abbinamenti suggeriti

• Porter, stout e Imperial stout per

cioccolato extra fondente, alle

mandorle e per la classica torta al

cioccolato

• Weizen e Blanche di frumento

per cioccolato bianco, gianduia e

agrumi

• trappiste e strong ales belghe con

cioccolato alla nocciola, fondente,

alla cannella, alla liquerizia

• Bock e Doppelbock con cioccolato

al latte, alla nocciola e biscotti

• kriek (alla ciliegia) con cioccolato

bianco

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gusto e buongusto nell’euroregione  >

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il regalo che cercavi, il regalo che aspettavi!

Superflash, la carta che si crede un conto, ma che è meglio di un conto!

Fra  poco  è  Natale,  tempo  di regali.  L’idea  giusta  ve  la  sug-geriamo  noi:  è  Superflash,  la 

carta che risponde alle esigenze di chi dona e di chi il dono lo riceve. Ne par-liamo con Michela Kravanja, responsa-bile del segmento privati della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia. 

Superflash, un nome giovane per servizi e iniziative nuove… Superflash  è  un’idea  nuova,  un  con-cept  studiato  dal  gruppo  Intesa  San-paolo per  i  giovani. Lo  slogan che ne sintetizza  le  caratteristiche  potrebbe essere “La carta che si crede un con-to”. E’ infatti una carta ricaricabile con Iban, che sostituisce il conto corrente. Senza canone per gli under 26 e zero imposta di bollo. Un elemento questo che la fa apprezzare non solo dai gio-vani…

Avete quindi rimodulato l’offerta puntando sulla semplificazione e sul massimo contenimento dei co-sti per i clienti…

Esattamente.  Abbiamo  cercato  di  ri-spondere  soprattutto  ai  bisogni  dei giovani, degli studenti, dei neolaureati spesso con lavori precari, cercando di avvicinare la Banca alle nuove genera-zioni.  Superflash  consente  di  pagare e  prelevare  contante  sia  in  Italia  che all’estero (e i giovani sono sempre più internazionali)  tramite  circuito  Ma-stercard. E di pagare in tutta sicurezza gli acquisti su internet. Inoltre consen-te  di  effettuare  numerose  operazioni tramite l’home banking del nostro sito.

Per esempio…Con Superflash si possono effettuare e ricevere  bonifici  (compreso  l’accredi-to dello stipendio), si può ricaricare il cellulare, si possono consultare i movi-menti e il saldo della carta. Si possono pagare bollettini e tasse universitarie. E’ uno strumento pratico per chi vive lontano da casa e deve pagare l’affitto, ma  anche  per  chi  va  all’estero  in  va-canza.

Ci spieghi meglio l’altro slogan

che ci ha molto colpito: Lo sconto che torna in conto ...Questa  è  davvero  l’idea  vincente  che ha  fatto  registrare  a  Superflash  un successo  straordinario  e  crescente. Superflash  oltre  i  servizi,  iniziative speciali,  sito  Internet  e  filiali  dedica-te  è  collegata  al  programma  Bonus, un circuito a livello nazionale e locale, che  consente  di  avere  sconti  effettivi su  moltissimi  acquisti.  Per  fare  solo qualche  esempio:  sui  voli  Ryanair, all’Unieuro,  in  molti  distributori  di benzina.  L’elenco  è  davvero  lungo,  lo si  può  consultare  sul  sito  ed  è  conti-nuamente aggiornato. Il meccanismo è semplice:  al momento del pagamento con la carta Superflash lo sconto viene direttamente accreditato sul conto.

Superflash è anche su Facebook e sul nuovo sito www.superflash.it disponibile anche per mobile e visua-lizzabile tramite browser su tablet. In-formazioni dettagliate in tutte le filiali della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia.

Michela Kravanja, responsabile del segmento privati della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia

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Guida Osterie d’Italia 20121711 storie di donne e uomini, osti e ristoratori, dei loro prodotti

e dei loro piatti. 101 quelle segnalate in regione

Raggiungere e superare il tra-guardo di vent’anni di regola-re  pubblicazione  di  una  gui-

da, tenendo conto della difficoltà che incontrano  tante  riviste  o  testate  a mantenere la puntualità in edicola o in libreria, è un risultato di non poco conto.La  guida  “Osterie  d’Italia”,  prodotto che ha  fatto  la  fortuna di Slow Food Editore, riporta – e non è una notazio-ne marginale – il sottotitolo: Sussidia-rio del mangiarebene all’italiana, per rimarcare  l’obiettivo  che  si  prefigge: segnalare quei locali che valorizzano le  materie  prime  locali  e  che  ripro-pongono  piatti  tipici  della  gastrono-mia  tradizionale,  entro  una  ragione-vole soglia di conto da pagare.Quest’anno  la  guida  ha  cambiato  la direzione  editoriale  e  lo  staff  cen-trale  di  Bra,  dove  confluiscono  tut-te  le  informazioni  raccolte  da  oltre 400 collaboratori e verificate da una squadra di  venti  coordinatori  regio-nali, ma ha mantenute intatti  la sua identità e  il  suo  rapporto con  il  ter-ritorio. Un  rapporto  costruito  anno  dopo anno attraverso un costante monito-raggio delle osterie da  inserire o da eliminare  e  attraverso  un  paziente lavoro  di  miglioramento  delle  infor-mazioni  date  al  lettore.  Nella  guida 

GIORGIO DRI

2012  per  ogni  locale  sono  indicati  i piatti che ne decretano i motivi di in-teresse e – novità - il loro costo: que-sta informazione si affianca a quella generale del conto inferiore a 35 euro (vini  esclusi)  per  un  menù  fatto  di antipasto, primo e secondo.1711  sono  le  osterie  descritte  nella guida: 101 quelle della nostra regio-ne,  rappresentative  dei  territori  (38 della provincia di Udine, 14 di Porde-none, 12 di Gorizia e 9 di Trieste) e delle specificità locali (le osmize del Carso e i buffet di Trieste, i prosciut-ti di San Daniele e il rito del tajut di Udine). Quello che emerge è un quadro, ag-giornato e attendibile, dei locali che giorno dopo giorno propongono piat-ti  della  gastronomia  regionale.  Mar-co  Bolasco  ed  Eugenio  Signoroni, che  firmano  la  presentazione  della Guida Osterie d’Italia 2012, scrivono «Sono 1711 le storie di donne e uomi-ni, osti e ristoratori, dei loro prodotti e  dei  loro  piatti».  Una  guida  quindi che  non  si  limita  a  segnalare  oste-rie, trattorie, ristoranti e il menù che vi  si  trova,  ma  una  guida  che  pone come motivo di interesse generale le persone  (cuochi,  titolari,  produttori che conferiscono i loro prodotti) che si  ritrovano  nei  piatti  che  possiamo degustare.

Il simbolo più ambito, la Chiocciola: riconoscimento per ambiente, cucina, accoglienza. Per ogni Chiocciola sono state rese pubbliche le motivazioni che hanno spinto i coordinatori ad attribuirle

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C‘è un paese

dove aria e acqua

sono fonti di bontà.

Non solo prosciutti sublimi

ma anche squisite trote affumicate,

allevate in acque pure e incontaminate.

Come La Regina di San Daniele,

l’innovativa specialità di Friultrota

già curata e pronta all’uso.

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Ciclamino friulano: CertifiCAto

A San  Daniele,  in  occasione della  manifestaione  Autun-no  friulano,  accanto  a  lec-

cornìe  ed eccellenze  agroalimentari i visitatori troveranno anche un altro prodotto  locale  certificato:  il  cicla-mino. Alcuni produttori regionali hanno in-teso infatti percorrere la strada della certificazione  del  Ciclamino  friula-no, cyclamen persicum, che risponde a  caratteristiche  ben  definite  in  di-sciplinare. Ciclamino Friulano, è un Ciclamino  di  qualità  superiore  pro-dotto  da  aziende  del  Friuli  Venezia Giulia  specializzate  nel  settore  con un rigoroso processo produttivo con-trollato costantemente da personale specializzato. Trattasi di un ciclami-no dalla fioritura abbondante e resi-stente agli stress. La coltivazione del ciclamino  risale  alla  fine  dell'Otto-cento, quando un produttore rientra-to dalla Francia,  iniziò  la diffusione 

delle  varietà  e  delle  tecniche  tran-salpine  di  ibridazione  delle  piante. La  diffusione  avvenne  velocemente creando, quasi immediatamente, una vera e propria coltivazione intensiva. Il  cerchio,  all’origine  del  significato del nome del Ciclamino, ha contribu-ito ad attribuire poteri magici al fio-re (il cerchio non ha inizio nè fine e rappresenta l'Universo nel suo eterno ciclo di rinnovamento). Nel  linguaggio  dei  fiori  il  Ciclamino è sinonimo di simpatia, amicizia, af-fetto e viene regalato per dimostrare questi sentimenti. 

CONSIGLI PER IL mANTENImENTO

Metterlo in posizione molto

luminosa evitando il sole diretto.

Bagnarlo regolarmente evitando

i ristagni d'acqua.

concimarlo fino a novembre e

riprendere poi a fine febbraio.

Metterlo al riparo solo quando la

temperatura scende sotto i 5°c

tornando a metterlo all’aria prima

possibile. togliete regolarmente i

fiori vecchi staccandoli alla base.

a fine fioritura trapiantarlo

in giardino in penombra.

coccarda verde limone e vaso in

coccio pulito fanno riconoscere e

garantiscono il ciclamino friulano.

questi i parametri garantiti dal

disciplinare. N. minimo di foglie 60-

80. Diametro chioma in cm: min 36,

max 44. Num. Boccioli garantiti (che

fioriranno): dai 30 ai 50.

Boscolino profumato

Da non dimenticare il boscolino, un

ciclamino miniatura particolarmente

profumato, coltivato per durare a lungo

e prodotto dalle aziende dell’associa-

zione Floricoltori del Friuli V.G. la pian-

ta produce molti fiori tutti dal tipico

profumo e si mantiene a lungo dando

soddisfazione a chi la acquista.

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LA TIPOGRAFICASPAZIO IN GABBIA  

175 X 225

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SAPORI DI CARNIA

A rAveo, uno dei borghi Autentici d’italia,

inconsueti itinerari del gusto

Un  evento  tutto  da  gustare è  quello  che  si  tiene  dome-nica  11  dicembre  a  Raveo, 

località  carnica  che  fa  parte  dei Borghi Autentici d’Italia. Per Sapo-ri di Carnia tutto il paese si mette all’opera per preparare prodotti con-servati secondo antiche tradizioni e piatti gustosi dai sapori dimenticati. Accanto  a  loro,  i  piccoli  produttori agroalimentari  della  Carnia  espon-gono  le  loro merci.  Il paese (chiuso al  traffico)  s’addobba  a  festa  con frasche di pino, pannocchie, bacche di bosco, le semplici decorazioni con cui  la gente di montagna usava ab-bellire  la  casa  nei  giorni  di  festa  e diventa un unico, grande Mercatino. Il percorso gastronomico è partico-larmente ricco e  inusuale:  la prima tappa  è  il  Borc  da  Vedue  (Borgo della  Vedova),  dove  sin  dal  matti-no viene proposta la colazione della nonna  con  polente e brume  (po-

lentina  tenera  accompagnata  dalla panna  scremata  dal  latte  munto  la sera precedente), crostes di polen-te tal lat  (le  croste  della  polenta ammollate nel  latte caldo),  frìtules di cavoce (frittelle di zucca) e tante altre prelibatezze. Via via,  l’itinera-rio del gusto si snoda nei borghi suc-cessivi, dove si possono assaggiare i piatti tipici della tradizione carnica: cjarsòns,  gnocchi  con  le  prugne  o di  zucca,  frico  croccante  e  tenero di patate, frittate con cipolla e sala-me,  salame  cotto  nell’aceto,  patate bollite servite con i ciccioli di lardo oppure  accompagnate  al  formadi frant,  ricotta  affumicata  o  frante, fagioli saltati  in padella con la pan-cetta, minestrone con i fagioli e, per finire,  gubana  e  dolci,  panna  mon-tata a mano sul momento, grappe e distillati di produzione casalinga. In programma,  laboratori  del  gusto  e degustazioni guidate.

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MERCATINI & PRESEPI

la CArniA si prepara

al nAtAle. e vi aspetta!

Ritrovare  lo  spirito  più  genuino  e  autentico  del-la  montagna,  assaporarne  i  profumi,  gustarne  i sapori,viverne le tradizioni. Andare alla scoperta 

di  piccoli  paesi  ricchi  di  arte  e  cultura.  Tutto  questo  e molto  altro  offre  in  inverno  la  Carnia,  dove  lo  sci  e  gli sport  invernali  si  coniugano con antiche  tradizioni,  fol-

clore, buona tavola.In  dicembre  mercatini  e  presepi  fanno da preludio al Natale.A Sauris l’8, 10 e 11 dicembre si svolge il tradizionale Mercatino dell’Avvento, un mercatino  speciale,  fatto  di  cose  sem-plici  create  con  il  cuore,  che  trasforma l’intera frazione di Sauris di Sopra in un incantevole  “paese  del  Natale”.  Per  tre giorni,  sulle  tradizionali  bancarelle  di-sposte fra rustici stavoli e antiche case in pietra e legno si potranno acquistare i più tipici oggetti  in legno, ferro battu-to, paglia,  ceramica,  lana cotta e  feltro dell’artigianato carnico (fra cui gli scar-pets, le tradizionali pantofole in velluto con  la  suola  ricavata  dal  copertone  di biciclette),  addobbi  natalizi,  sculture  e giocattoli in legno, lavori a maglia, tante idee regalo e prodotti della gastronomia locale, come  il prosciutto crudo  legger-mente  affumicato  per  il  quale  Sauris  è conosciuta dai gourmet, la birra di Sau-ris,  le  ricotte  affumicate,  i  formaggi  di malga,  i  mieli  di  montagna,  i  dolci  na-talizi. Cose semplici, realmente artigia-nali,  lontane  dall’omologazione  e  dalla standardizzazione. Oggetti che ci ripor-tano indietro nel tempo e fanno gustare il piacere del dono inconsueto ed unico. Musiche,  piccoli  spettacoli  di  artisti  di strada, danze tradizionali, distribuzione di  vin  brulé  e  biscotti  natalizi  contri-buiscono  a  rendere  festosa  l’atmosfera. Il  resto  dell’incanto  lo  crea  Sauris,  con 

i  suoi  splendidi  panorami,  le  architetture,  i  capolavori d’arte custoditi nelle sue chiese, la sua eccellente cucina, l’ ospitalità di assoluto livello in piccoli hotel o nell’alber-go diffuso.

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Grazie  agli  studi  di  Attilio Scienza,  nome  ben  noto  agli appassionati  e  ai  tecnici  del 

vino,  Giovanni  Negri,  in  collaborazio-ne  con  Elisabetta  Petrini,  ha  pubbli-cato  per  Mondadori  un  libro  che  po-trà  diventare  una  splendida  strenna di Natale, ma anche un “romanzo” da leggere tutto d’un fiato, anzi d’un sor-so. Si tratta di “Roma caput Vini”, una ricostruzione  storica  sull’origine  e  la diffusione della vite  in Europa.  Il  tut-to nasce da una straordinaria scoperta genetica  del  professor  Scienza,  catte-dra di Viticoltura dell’Università di Mi-lano sull’origine della vite da cui sareb-bero (sono) nate tutte le viti europee. Heunisch (unno), il vino primigenio, è stato infatti individuato grazie all’ana-lisi del Dna. Nessun albero prima della sacra vite tu pianterai, o Varo, scriveva Orazio e il bastone del comando per le 

LIBRI DA DEGUSTARE

ROMa caPUt VINIUnno e Marco Aurelio Probo:

due nomi che hanno fatto la storia del vino in Europa

legioni romane era caratterizzato pro-prio  dall’immagine  della  vite.  Il  libro ci  racconta  la storia del vino a Roma, da  quando  il  “vinum”  dalle  tavole  dei patrizi diventa nutrimento e piacere di massa. Ben 78 vitigni europei sono ere-di genetici del vitigno affidato dall’im-peratore Marco Aurelio Probo alle  le-gioni, affinché fosse impiantato in ogni terra  dell’impero,  dalla  Britannia  alla Pannonia. Questo vitigno, l’Unno, è an-che il vitigno che fino all’Alto Medioevo ha prodotto i due terzi di tutto il vino europeo.  Decisamente  affascinante  la storia  di  Roma,  potenza  militare  ma anche agricola. Era il 280 dopo Cristo quando Marco Aurelio Probo cancellò l’editto di Domiziano, che prevedeva di espiantare le vigne fuori dall’Italia per piantare grano, selezionò un vitigno e impose ai legionari di piantarlo in tutto l’Impero.

Il vitigno selezionato dall'imperatore

proveniva dalle sue terre d'origine, all'incirca

nei pressi dell'attuale Belgrado

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l’aRCa della CUCINa

Lezioni di cucina, show cooking,

degustazioni ed eventi in location

sempre più esclusive, glamour o

anche a “domicilio”: tendenze del

momento. Per chi pensa in gran-

de, arriva “Arca” la cucina mobile

di Inoxpiù: un vero e proprio

camion, 8 metri espandibili, con

tutte le attrezzature indispensabi-

li al funzionamento di una cucina

completa in totale autonomia, in

grado di servire fino a 300 coper-

ti e ospitare lezioni e degustazio-

ni. Un’idea che unisce funziona-

lità, hi-tech e design, presentata

alla Triennale di Milano.

Fonte: winenews

PRoFUmI aI dolCI

Ora potrai profumare come il tuo

dolce preferito. Lo chef di dolci

spagnolo, Jordi Rocco, ha sempre

creato dolci che odoravano di

profumo, ma adesso ha lanciato

il profumo, Lemon Cloud, alla

fragranza del suo dolce favorito.

Centinaia di bottigliette di questo

profumo sono vendute ogni gior-

no. Il successo è stato immediato.

A proposito di profumi, i chimici

hanno isolato per la prima volta

tutti i profumi del cacao: sorpren-

dentemente nel suo mix olfattivo

c’è di tutto, anche il cavolo e le

patatine fritte.

Fonte: The InQuisitr

mini tester per il vino

Avete presente i “mini-tester” dei

profumi da provare prima di ac-

quistarli? In Usa c’è chi ha pensato

di applicare il concetto al vino:

www.tastingroom.com non vende

solo le classiche bottiglie da 0,75

litri, ma anche kit da 6 campionci-

ni da 50 ml, da 25 a 35 dollari. Nel

catalogo prevalentemente vini

californiani, ma ce ne sono anche

italiani, francesi e di altri Paesi. Si

ordina via internet, si assaggia e

poi eventualmente si compra nel

formato “regular”. Testimonial gli

chef italo americani Mario Batali

(nella foto) e Michael Chiarello ma

anche mister “Wine Library” Gary

Vaynerchuk, che hanno proposto

le loro selezioni.

Fonte: Winenews

Curiosità e novità

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<  gusto e buongusto nell’euroregione

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Aria nuovain cucina

con

Direttore responsabile

Fabiana Romanutti

[email protected]

tel. 333 9032748

Hanno collaborato a questo numero

Silvano Bertossi, Angelo Bortoluzzi,

Arianna Buzziolo, Cinzia Collini,

Giorgio Dri, Luca Fantoni,

Ennio Furlan, Lirika Nakellari,

marta Omero, Giuliano Orel,

maria Cristina Novello,

Silvia Paoli Tacchini,

Aurelio Zentilin

Si ringrazia per l’uso delle foto:

marco Cerullo, pag 18

Borghesan, pag 21

Aurelio Zentilin, pagg 42,43, 44

Janko Kovacic, pag 33 (coro)

Impaginazione:

Eurograf, Tarvisio (UD)

Stampa:

Tipografia La Tipografica snc,

Basaldella (UD)

Autorizzazione n. 1202 del 18 settembre

2008 del Tribunale di Trieste

by Assoc. Culturale Studio Giallo,

via San Michele 26 Trieste

q.b. è on line sul sito www.qbfvg.it /

Per scrivere alla redazione:

[email protected]

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quantobasta FVGgusto e buon gusto nell’euroregione

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PROGRAMMA

CON IL CONTRIBUTO DI:

Appuntamento con i grandi vini e i prodotti tipici del Friuli Venezia GiuliaUn giorno per vivere e gustare nel centro storico di San Daniele tutta la ricchezza e la bontà delle produzioni enogastronomiche del paniere Tipicamente friulano. www.autunnofriulano.it

Teatro Ciconi “250 ottimi motivi per esserci” Banco di assaggio dei 250 migliori vini e dei prodotti agroalimentari del Friuli Venezia Giulia a cura di AIS FVG. www.aisfvg.com Ingresso a pagamento

Presentazione delle ricchezze agroalimentari del paniere Tipicamente friulano della regione: i formaggi di malga e ovicaprini, la brovada, dimostrazione della lavorazione delle carni di maiale e presentazione delle carni suine a marchio AQuA. Mostra fl oreale del “ciclamino friulano”.Piazza Vittorio Emanuele.

Assaggi golosi di prodotti tipicamente friulani. Castagne e ribolla. Piazza Pellegrino.

Presentazione diorama “Natura e ruralità friulana”.Sala Consiliare, via Garibaldi, 23.

Animazione ed attività ricreative dedicate ai più piccoli.Piazza Vittorio Emanuele.

Coro dei cacciatori sloveni Doberdob.Chiesa di San Antonio.

Presentazione diorama “La collina di San Daniele”.Chiesa della Fratta.

Premiazione di giovani sandanielesi promesse dello sport, Campioni italiani di Equitazione e Minienduro. Piazza Vittorio Emanuele.

Presentazione della Guida Vini&Ristoranti del Friuli Venezia Giulia de L’Espresso e del calendario per il 2012 dedicato al Friulano.

Accensione delle luci natalizie e dell’albero di Natale, dono della città gemellata di Millstatt am See (Austria).Piazza Vittorio Emanuele.

Celebrazione della Messadi Sant’Uberto e Suonatori di corni da caccia della Valcanale.Duomo.

Assaggi golosi di prodotti tipicamente friulani.Piazza Pellegrino.

Mercatino dell’antiquariato.Piazza Vittorio Emanuele, Via Garibaldi, Via Roma, Piazza Pellegrino.

Venerdì 25 novembreCastello di Villalta, Fagagna (UD)

Sabato 26 novembreSan Daniele del Friuli

Domenica 27 novembreSan Daniele del Friuli

10.30-21.00

10.30-21.00

16.45

17.00

10.30-20.00

10.30-20.00 10.30-20.00

15.00

16.30

15.30

15.30

16.00

15.00

Menù Tipicamente friulano Nei dieci ristoranti aderenti all’iniziativa, menù completo 20,00 euro - Musica da osteria itinerante.