symbolae antiqvariae 4 · 2011 pisa · roma

46
SYMBOLAE ANTIQVARIAE 4 · 2011 PISA · ROMA FABRIZIO SERRA EDITORE MMXII

Upload: independent

Post on 03-Feb-2023

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

SYMBOLAE

ANTIQVARIAE

4 · 2011

PISA · ROMA

FABRIZIO SERRA EDITORE

MMXII

Amministrazione e abbonamentiFabrizio Serra editore

Casella postale n. 1, succursale n. 8, i 56123 Pisa,tel. +39 050 542332, fax +39 050 574888, [email protected]

I prezzi ufficiali di abbonamento cartaceo e/o Online sono consultabilipresso il sito Internet della casa editrice www.libraweb.net

Print and/or Online official subscription rates are availableat Publisher’s web-site www.libraweb.net.

*

Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 4 del 3 aprile 2008Direttore responsabile: Fabrizio Serra

Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o perestratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm,

la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.

*

Proprietà riservata · All rights reserved© Copyright 2012 by Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma.

Fabrizio Serra editore incorporates the Imprints Accademia editoriale,Edizioni dell’Ateneo, Fabrizio Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa,

Gruppo editoriale internazionale and Istituti editoriali e poligrafici internazionali.

*

www.libraweb.net

i s sn 1972-6538i s sn elettronico 1974-4900

SOMMARIO

Elisa Marroni, I taccuini epigrafici di Jean Fopse, artista e viaggiatore olandese negli anni tra 1581 e 1586 9

Mario Cesarano, Il disegno dell’anfiteatro di Nola in alcune pergamene aragonesi di Napoli 49

Sara Faralli, Tra le carte della Bibliothèque Nationale : Bernard de Montfaucon e un Anonymus Arretinus 83

Anna Maria Faccini, Una lettera inedita di Scipione Maffei ad Anton Francesco Gori. Ancora qualche precisazione sui loro rapporti 101

Raimon Graells i Fabregat, Dactyliothecae Cataloniae : La herencia de P. F. H. d’Hancarville en una cornalina de la colección Domingo Bassols 105

Indice dei nomi 117

Norme redazionali della Casa editrice 119

I TACCUINI EPIGRAFICI DI JAN FOPSE, ARTISTA E VIAGGIATORE OLANDESE

NEGLI ANNI TRA 1581 E 1586

Elisa Marroni

Janes Fopse flamenge ». Così, a suggello della prima carta, c. 1r, si presenta l’autore del manoscritto g105, conservato presso la Biblioteca Augusta di Perugia ; 1 questo

manoscritto è stato messo in relazione ad un altro, sempre appartenente alla biblio-teca perugina, il b33, costituito da un numero maggiore di carte rispetto al g105, carat-terizzato da una maggiore regolarità nella rilegatura e opera di due mani sicuramente differenti, una tardo-cinquecentesca, di cui è stata riconosciuta l’identità con quella del nostro Fopse, autore di g105, e una seicentesca. 2 Il b33 è stato chiaramente oggetto di manipolazione : sicuramente smembrato, arricchito da nuove carte e successivamente rilegato una seconda volta, senza porre attenzione alla sequenza originaria. 3 Tanto il g105 quanto il b33, seppur alquanto differenti nella forma, si compongono di carte, ete-rogenee per aspetto e contenuto, riproducenti disegni di monumenti, stemmi, figure umane, per lo più corredati di annotazioni e riferimenti, di abbozzi, appunti, liste, che ci accompagnano foglio dopo foglio nel percorso formativo ed artistico compiuto dal nostro artista nel corso del suo viaggio, offrendoci un prezioso e suggestivo strumento di conoscenza dell’esperienza vissuta su suolo italiano e di ciò che colpì il suo immagi-nario e la sua sensibilità artistica.

Mi è stato gentilmente affidato il compito di esaminare le carte dei manoscritti ove vengono riprodotte le iscrizioni di epoca romana ; nel corso dell’analisi svolta, basata sulla raccolta dei dati su provenienza, collocazione e caratteristiche delle epigrafi, ri-cavabili dall’edito, e sul confronto critico tra gli originali e le trascrizioni operate dal Fopse, si è tentato di ricostruire, ove possibile, l’itinerario da lui seguito e di risalire ai possibili criteri di scelta dei monumenti riprodotti e ai possibili motivi dell’interesse che questi possono aver suscitato in lui. 4

Di tale personaggio non possediamo altro che le scarse e frammentarie notizie rica-vabili dai suoi stessi appunti : pittore originario di Harlem, nell’odierna Olanda, figlio di omonimo padre, anch’egli pittore, attivo intorno alla metà del 1500, Jan Fopse è perso-naggio di grande vivacità intellettuale.

Dalle carte del g105 si possono fissare alcune tappe certe del suo soggiorno in Italia ; Jan Fopse è sicuramente a Roma tra il 1581 e il 1586. 5 Due carte, la c. 65r di g105 e la c.

1 Edito a cura di Anna Mori Paciullo e Cristina Galassi : Il taccuino di Jan Fopse, Perugia, Volumnia, 2004.2 Per la descrizione e il confronto tra i due manoscritti cfr. Anna Mori, Il taccuino di Jan Fopse, in Il taccuino,

cit., p. 59 ss. 3 Ibidem.4 Ringrazio la dott.ssa Anna Mori per avermi coinvolto in questa stimolante e singolare ricerca. Rivolgo

inoltre un ringraziamento particolarmente vivo e sentito al Prof. Mario Torelli, per il sostegno continuo, gli innumerevoli spunti e la fiducia dimostratami.

5 Lo attesta egli stesso in g105, c. 30r, dichiarando di aver partecipato al funerale del Gran Maestro dell’Or-dine di Malta, a Roma in S. Luigi dei Francesi, il 24 dicembre 1581 [cfr. Anna Mori, Il taccuino di Jan Fopse,

«

elisa marroni10

45r di b33, documentano la presenza di Fopse a Perugia rispettivamente ancora nel 1582 e nel 1583, al seguito di Claudio Raidetto da Chamberry, suo benefattore, e del fratello di costui, Giovanni. Nell’agosto del 1583 il nostro pittore parte assieme ai due alla volta di Rimini, 1 per essere poi nuovamente a Perugia nel 1585, 2 prima di ripartire, l’anno seguente, per Capodistria. 3 Tappe intermedie di questo itinerario, come ad esempio Gubbio, Cagli, Urbino, Rimini, Ravenna, Venezia, Udine, si deducono dalla descrizione dei monumenti incontrati lungo il cammino, dalle riproduzioni di stemmi e dalle liste di alcune tra le famiglie nobili delle città visitate.

In base alla struttura dei due diari, presupponendo una logica di consequenzialità delle carte, è stata conseguentemente ipotizzata anche un’alternanza tra la presenza di Fopse a Roma, accanto al padre, e la sua presenza a Perugia. 4 Dalle carte che riproduco-no epigrafi di età romana si ricavano dati nuovi ed interessanti. Una prima sostanziale differenza tra i due manoscritti è che nel g105 le epigrafi riprodotte, ove con maggiore ove con minore attenzione e fedeltà, sono tutte urbane o comunque viste sicuramente a Roma, mentre in b33 alle iscrizioni urbane, molte delle quali per altro già presenti in g105 e qui riproposte spesso in una forma esteticamente più accurata, se ne aggiungono alcu-ne umbre (di Perugia, Spello, Bettona e Città di Castello) e addirittura alcune africane.

In g105, inoltre, le carte in alcuni casi hanno più il sapore di appunti e annotazioni estemporanee : 5 alcune iscrizioni sono trascritte in corsivo e liberamente sulla carta ; in altri casi si nota una sostanziale fedeltà nella restituzione, cosicché alcune epigrafi vengono racchiuse da semplici linee e riquadri, come a simboleggiare, delineandolo, il campo epigrafico ; talvolta vengono riprodotte cornici e modanature, ma sempre fret-tolosamente delineate ; di alcune di esse vengono riprodotti anche gli elementi decora-tivi. In b33 invece, si nota una maggior cura nella resa formale : in questo secondo ma-noscritto, nella maggior parte dei casi, i disegni, acquerellati, non riproducono la sola scritta, come spesso accade invece in g105, ma tutte le epigrafi o quasi sono raffigurate su supporti dalla forma indifferenziata e simile ad un altare, con fronte liscia e con cor-nice superiore e inferiore modanata, ordinatamente disposte l’una accanto all’altra, su più file, due o in alcune carte tre, tanto da risultare praticamente indistinte nell’aspetto : unico elemento di distinzione di alcune di esse è la decorazione scultorea, ove presen-te ; in alcuni casi, riproducendo sbeccature, fratture o modifiche occorse nel tempo, il nostro pittore conferisce ai supporti su cui erano apposte le epigrafi una maggiore verosimiglianza. Sebbene sia già stato notato come, nonostante la maggiore precisione grafica degli schizzi, b33 non possa considerarsi una ‘bella copia’ di g105, essendo i due manoscritti complementari e non essendo presenti in b33 tutti i disegni di g105 e vice-versa, 6 il secondo manoscritto si distingue nettamente dal primo per la sistematicità e l’organizzazione delle carte.

Un altro elemento che differenzia i due manoscritti è l’affastellamento delle iscrizio-ni in b33, in cui le carte sono occupate totalmente o quasi dalle epigrafi, serrate l’una

in Il taccuino, cit., p. 63 e Cristina Galassi, Il viaggio italiano di “Janes Fopse flamenge” : sulle tracce di un itinerario d’arte, in Il taccuino, cit., p. 84].

1 Cfr. ivi, p. 63, nota 213. 2 b33, c. 36v.3 Cfr. Anna Mori, in Il taccuino, cit., p. 64 ; cfr. g105, c. 111r. 4 Ibidem.5 Le trascrizioni Fopse vengono rese nella stessa forma proposta dal pittore, per cui si utilizzare la forma

corsiva laddove egli trascrisse le epigrafi in corsivo, e la forma in stampatello laddove egli si mantenne fedele al testo epigrafico originale. 6 Cfr. Anna Mori, in Il taccuino, cit., p. 60.

i taccuini epigrafici di jan fopse 11

all’altra nello spazio a disposizione, cui si contrappone, in g105, l’uso frequente di una singola carta anche per una sola iscrizione ; in altri casi, in cui una carta riproduce più epigrafi, queste sono accuratamente sistemate l’una accanto all’altra come in b33, ma continuano ad evocare il carattere di schizzi fatti sul posto. Pur nella complementarietà dei due manoscritti, appare comunque evidente come il b33 riveli, in modo potrei dire lampante, una fortissima volontà di esibizione e di presentazione quasi ‘pittorica’ dei monumenti.

Le carte di g105

c. 1r

La prima carta del manoscritto g105 contiene una sola iscrizione, urbana, di carattere funerario, trascritta dal Fopse in una forma sostanzialmente fedele all’originale ; il cam-po epigrafico è delimitato da linee semplici, vengono inoltre riproposti gli elementi decorativi della fronte del monumento.

cil. vi, 20329 = ae 1987, 145.cil.. :ara marmorea elegans SMET. In domo d. Augustini (Achillis Magl.) de Maffeis IUCUND., apud Maf-

feios ad thermas Agrippinas SMET., similiter SAB. MANUT. BOISS. ALII – In aedibus L. de Lanthe prope aedes Masimorum (error pro Maffeiorum) LIPS. – Via Portuense LIG. fraude. 1

Tavola in marmo, ricomposta da sei frammenti (72 × 58 × 0,55 cm.) ; la cornice che delimita il cam-po epigrafico è ben conservata su tutti i lati. Sotto al testo è scolpita a rilievo una cagna che ab-baia. Dallo Smezio, che la vide nella casa dei Maffei, presso le terme di Agrippa, è erroneamente definita ‘ara’. Attualmente è appoggiata al muro sinistro dell’atrio di uscita delle Grotte Vaticane. Non si ha certezza riguardo la provenienza dalla necropoli sottostante la basilica di S. Pietro in Vaticano : unico argomento a favore sarebbe il segno, che riproduce il n. 65, apposto sotto la prima lettera della quarta riga ; simili segni distintivi sono presenti in molte altre epigrafi provenienti dal mausoleo H della suddetta necropoli. 2

Bibliografia :Werner Eck, Inschriften aus der vatikanischen Nekropole, « zpe », lxv, 1986, pp. 290-291, n. 44,

taf. xxvi, 44.

Trascrizione Fopse :C. IVLIO. VRBANO / ET IVLIAE. OPTATAE 3 / CONTVBER NALI. ET / C. IVLIO.

PECVLIARI / FILIO / POST. SVIS

1 Nel commento del cil. troviamo l’errore ad thermas Agrippinas. Sulle terme di Agrippa cfr. Giuseppina Ghini, in ltur v, pp. 40-42, s. v. Thermae Agrippae : l’edificio, il primo edificio termale pubblico, inaugurato nel 12 a.C., si trovava a S del Pantheon.

2 Cfr. Werner Eck, Inschriften aus der vatikanischen Nekropole, « zpe », lxv, 1986, p. 291. La necropoli vatica-, p. 291. La necropoli vatica-na, scavata per volere di papa Pio XII a partire dal 1939 e composta di numerosi mausolei, sarcofagi e iscrizioni, è stata pubblicata parzialmente ; il settore O è pubblicato con maggiore acribia scientifica in Bruno Maria Apollonj Ghetti, Antonio Ferrua, Enrico Josi, Engelbert Kirschbaum, Esplorazioni sotto la confessione di San Pietro in Vaticano, i-ii voll., Città del Vaticano, Tipografia poliglotta vaticana, 1951 ; il settore E invece è pubblicato solo parzialmente in Jocelyn Toynbee, John Ward Perkins, The Shrine of St. Peter and the Vati-can Excavations, London-New York-Toronto, Longmans, 1956.

3 Nella trascrizione di Anna Mori (Il taccuino, cit., p. 5) in luogo di optatae abbiamo ostate, ove nella trascrizione del Fopse la seconda lettera è a mio avviso una P dalla forma un po’ aperta ; la desinenza in forma di dittongo -AE è sostituita erroneamente da una -E semplice.

elisa marroni12

Trascrizione corretta :C(aio) Iulio Urbano / et Iuliae Optatae / contubernali et / C(aio) Iulio Peculiari / filio / post(erisque)

suis

Jan Fopse fornisce una trascrizione fedele dell’iscrizione, mantenendo dettagli grafici come ad esempio lo spazio, eccessivo evidentemente per imprecisione del lapicida, tra la r e la n di contubernali, tanto da generare la necessità di una contrazione tra le lettere

finali della stessa parola e la succes-siva congiunzione et. 1 Le abbrevia-zioni vengono mantenute tali dal nostro pittore per fini decorativi. 2

L’iscrizione, funeraria, ricorda un C. Iulius Urbanus e una Iulia Opta-ta, uniti da un rapporto di contuber-nium, vale a dire un’unione duratu-ra senza reale connubium, tra uno schiavo e una schiava ovvero tra un libero e una schiava, in alcuni casi anche tra due liberi (in questo caso si parla di concubinatus), 3 e il figlio di costoro, C. Iulius Peculiaris. Il gentilizio dei personaggi ricordati, richiamando alla mente la gens Iulia, deve aver suscitato la suggestione e determinato la scelta del pittore di riprodurre questa iscrizione, di per sé priva di rilievo.

c. 2r

La carta anche in questo caso ripor-ta, in forma corsiva, una sola iscri-zione, riferibile ad un cippo di de-limitazione delle sponde del Tevere.

cil. vi, 1235l = cil. vi, 31541r = ae 1892, 72. 4cil.. (vi, 1235l) :in casa di Maffei KNIBB. S. l. GRVT. Knibbius Berol. p. 22 ; Grut. 197, 2 ab Ursino. Expressi exem-Expressi exem-

plum Knibbii ; Grut. v. 4 in duos distinguit, v. 8 in tres et litteras extantes neglegit.

cil. (vi, 31541r) :In aedibus Maffeiorum KNIBB. ; s. l. GRVT.

1 Cfr. la riproduzione fotografica dell’epigrafe in Werner Eck, Inschriften, cit., taf. xxvi, p. 44.2 Cfr. Il taccuino, cit., p. 5, nota 3.3 Ettore De Ruggiero, in Diz. Epigr., ii-2, pp. 1188-1189, s. v. contubernium.4 bcar 1982, p. 70 : « Sulla sponda sinistra, fuori di porta del Popolo, in prossimità dell’antico mattatoio, so-

no stati trovati al loro posto due cippi relativi alla terminazione fatta nell’anno di Roma 746 dai consoli Asinio Gallo e Marcio Censorino ».

Fig. 1. c. 1r.

i taccuini epigrafici di jan fopse 13

Trascrizione Fopse :C. asinius C. F. gallus / C. Marcius. i. f. l. n. / censorinus / cos. ex. s. c. termin / curatores.

riparum / qui. primi. fuerunt / ex. s. c. restituer / RRPROXCIPPCIXIIIS

Trascrizione corretta :C(aius) Asinius C(ai) f(ilius) Gallus, / C(aius) Marcius L(uci) f(ilius) L(uci) n(epos) / Censorinus

/ co(n)s(ules) / ex s(enatus) c(onsulto) termin(averunt) / curatores riparum / qui primi fuerunt / ex s(enatus) c(onsulto) ; restituer(unt) / r(ecta) r(egione) ; prox(imus) cipp(us) p(edes) CLXIII s(emis).

Alla seconda riga Fopse legge erroneamente una i al posto della l di L(uci) ; lo stesso errore si verifica per il numerale clxiii, trascritto come cixiii. Sebbene nella forma in corsivo questo foglio abbia l’aspetto di un appunto piuttosto che di una riproduzione, l’A. rispetta la disposizione su righe dell’iscrizione originale.

Si tratta di un cippo terminale delle sponde del Tevere. Del documento esistono di-verse copie, ove compaiono i medesimi consoli dell’ 8 a.C., C. Asinius Gallus 1 e C. Mar-cus Censorinus, 2 invertiti nell’ordine, in alcuni casi, secondo una prassi consueta che risponde ad una logica di esibizione di pari autorità. 3

In questo caso la scelta dell’A. di riportare sul proprio taccuino questa iscrizione sicuramente fu dettata dalla notorietà del perso-naggio, citato ripetute volte da Tacito. 4

c. 2v

La carta riproduce un’iscrizione commemorativa apposta su una ba-se di statua. La trascrizione occupa solo la metà superiore del foglio ; sotto di essa trovano posto altre an-notazioni, la scritta SPQR e alcuni appunti e note dell’autore.

cil. vi, 10114 = cil. vi, 37841 = ils, 5184.cil. (vi, 10114) :basis grandis SMET. (ms. Neap.), similit-

er ID. (ed.) MOR. LIG. (Taur.), quadr. Ingens rotonda, in vertice fossula EMEND. MS. AD. MAZ., pro puteo utuntur, add. BOISS. (ms.). In domo Augustini Maphei SAB. MAZ., – Hieronimy M. METELL.

1 Cfr. Edmund Groag, Arturus Stein, pir i (1933), a 1229, pp. 245-249.2 Ibidem, m 222, pp. 177-178.3 cil. vi, 1235 a = cil. vi, 31541 e ; cil. vi, 1235 b, c ( = ae 1892, 72) = cil. vi, 31541 a ; cil. vi, 1235 d = cil. vi,

31541 b ; cil. vi, 1235 e = cil. vi, 31541 f ; cil. vi, 1235 f = cil. vi, 31541 g ; cil. vi 31451 h - l, m, n, o, p, q, r, s, t,u.4 Ann., i, 8, 13 ; i, 12, 4 ; i, 76, 3 ; ii, 32, 8 ; ii, 33, 7 ; iv, 30, 2 ; iv, 71, 9.

Fig. 2. c. 2r.

elisa marroni14

PING. MORILL. LIG. (Neap.), in domo Maphaerom ad thermas Agrippae SMET., similiter CETERI. Trovata nel teatro di Marcello addit LIG. (taur.) fraude.

cil. (vi, 37841) :A dextra imminuta nuper iterum reperta

est in platea, ut dicebatur, S. Marthae ; fuit deinde in Schola Americana, quae est Ro-mae, iam Baltimore in museo universitatis Johns Hopkins.

Attualmente a Baltimora ( Johns Hopkins University Museum). 1

Il blocco fu tagliato lungo il mar-gine destro e arrotondato, forse per essere riutilizzato come materiale da costruzione. 2Bibliografia :

Harry Langford Wilson, Latin In-scriptions at the Johns Hopkins University. ii, « AJPh », xxx, 1909, pp. 61-71, in part. pp. 64-66, n. 2

Trascrizione Fopse :m. ulpius. aug. lib. Apoláustus /

maximus pantomimorvm / coronatus aduersus histriones / etomnes s c aenis-cos / Artifices. xii 3

Trascrizione corretta :M(arcus) Ulpius Aug(usti) lib(ertus) Apolaustus, 4 / maximus pantomimorum, / coronatus adversus

histriones / et omnes scaenicos / artifices xii

L’iscrizione ricorda M. Ulpius Apolaustus, liberto dell’imperatore Traiano : si tratta mol-to verosimilmente di una base che sosteneva una statua del famoso attore, incoronato come migliore tra i pantomimi al cospetto di tutti gli attori.

Nella trascrizione del Fopse si notano alcuni errori : et ed omnes sono attaccati, mentre la s e la c di scaenicos sono staccate, come fossero lettere a sé stanti.

Nella trascrizione degli editori del cil la parte terminale di alcune parole è resa in cor-sivo (così apolaustus, pantomimorum, histriones, scaenicos e xii), ad indicare le integra-zioni delle parti dell’iscrizione mancanti perché non più conservate ; la completezza del-la trascrizione del nostro autore sembra allora suggerire, data la consueta fedeltà nella riproduzione dei testi, che all’epoca in cui fu vista dal Fopse l’iscrizione fosse integra.

1 Harry Langford Wilson, Latin Inscriptions at the Johns Hopkins University. ii, « AJPh », xxx, 1909, p. 65.2 Ibidem, ove si ipotizza un suo reimpiego per una pavimentazione.3 Nella trascrizione di Anna Mori (Il taccuino, cit., 6) si notano alcune differenze rispetto al testo del taccui-

no ed alcuni errori : M. Ulpius al posto di m. ulpius (tutto minuscolo), apolanustus al posto di Apolaustus, adversos al posto di adversus, et omnes nella forma corretta, staccata, al posto di etomnes.

4 Sul nome Apolaustus cfr. cil. vi, 10117.

Fig. 3. c. 2v.

i taccuini epigrafici di jan fopse 15

c. 5v

In questo caso la carta riproduce tre iscrizioni, di cui due inedite, perché verosimilmente perdute e di cui dunque la trascrizione del Fopse rappresenta l’unica testimo-nianza ; tutte e tre sono incorniciate da linee a delimitare idealmente il campo epigrafico ; due sono anche caratterizzate dalla riproduzione di elementi decorativi evidentemente presenti sulla fronte dei monumenti (ghirlande e nastri).

In alto a sinistra :

Trascrizione Fopse :DIS MANIBVS / IVLIAE / LVCI-

FERAE / C. IVLIVS. EPIVS / CONI-VGI / KARISSIMAE. ET / SIBI. FEC / IN. FR. P. VIII / IN. AG. P. XIIII

Trascrizione corretta :Dis Manibus. / Iuliae / Luciferae, /

C(aius) Iulius Epius / coniugi / karissimae et / sibi fec(it) / in fr(onte p(edes) VIII / in ag(ro) p(edes) XIIII

L’iscrizione commemora la costru-zione da parte di un C. Iulius Epius di un monumento funerario per sè e per la moglie Iulia Lucifera.

In basso a sinistra :

Trascrizione Fopse :D. M / IVLIAE. TERTIAE / ET / C. IVLIO EPIO. PATRIS / FECIT / C. IVLIVS. EPIVS

/ FILIVS

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / Iuliae Tertiae / et / C(aio) Iulio Epio patris, / fecit / C(aius) Iulius Epius / filius

L’epigrafe, funeraria, riporta il nome dei defunti Iulia Tertia e C. Iulius Epius, e il nome del dedicante e figlio di costoro, C. Iulius Epius.

Le due iscrizioni appena discusse risultano inedite, non essendo ricomprese tra quelle del Corpus Inscriptionum Latinarum o negli indici dell’Année Epigraphique. Il cognome Epius è attestato in due sole iscrizioni urbane, entrambe probabilmente funerarie 1

1 cil. vi, 12728 : L(ucius) Attius / Epius ; cil. vi, 35162a : Ossa / Q(uintus) Epius Q(uinti) l(ibertus) / Barnae.

Fig. 4. c. 5v.

elisa marroni16

e in un’iscrizione di un Epius liberto di Augusto, dall’ager Albanus. 1 Si può quindi dedurre che, in epoca imprecisata, le epigrafi viste e trascritte dal Fopse, andarono perdute.

In alto a destra :

cil. vi, 15910 :a Capoferro MAN. ; e regione aedium in Capodiferro WINGH. ; in platea ante aedes marchionis

Spada, quondam Capo di ferro PTOL. ; apud Iulium Cocceianum CITT. GRVT.

Trascrizione Fopse :DIS MANIBV / TITO. COCCEIO / PHILOCALO / FECIT. TITVS COCCE / HERMES.

PATRONO / SVO BENEMERNTI / VIXIT ANNIS SEPTVAGIN/TA

Trascrizione corretta :Dis Manibus. / Tito Cocceio / Philocalo / fecit Titus Cocce(ius) / Hermes patrono / suo bene merenti

/ vixit annis septu{u}aginta

L’iscrizione, funeraria, riporta il nome del defunto, T. Cocceius Philocalus, morto all’età di 70 anni, e patrono di T. Cocceius Hermes, autore della dedica. Pochissime le informa-zioni ricavabili dal commento degli editori del cil. ; l’unica indicazione è la collocazione dell’epigrafe nel palazzo Capo di ferro. Data la collocazione sul medesimo foglio del taccuino, per le due iscrizioni inedite discusse sopra si può forse ipotizzare la medesima collocazione, oppure una vicinanza, ma in assenza di qualunque ulteriore indicazione si rimane inevitabilmente nel campo delle congetture.

Nella trascrizione del Fopse manca la s finale di Manibus e abbiamo, evidentemente per errore, benemernti in luogo di benemerenti ; inoltre, per problemi di spazio, l’A. manda a ca-po il –ta finale di septuuaginta, 2 che invece originariamente si sviluppava sulla stessa riga.

Alla base della scelta dell’A. di trascrivere queste epigrafi, tutte funerarie, ma di fatto prive di rilevanza e riferibili a personaggi di modesto rango sociale, può essere stata la suggestione provocata da parole come Iulius o Hermes, che dichiara, tra le altre cose, la scarsa comprensione della cultura latina.

c. 6r

Questa carta riproduce una sola epigrafe di carattere funerario, trascritta in forma cor-siva.

cil. xiv, 2523 = ee ix, p. 410 = ils 2662. 3cil. :tabula marmorea. In S. Maria Criptae Ferratae agri Tusculani IVC. In Sancta Maria agri Tusculani

ALC., in Tusculano ADD. ad Maz. In Gripta ferrata VAT. 3351. In Grottaferrata avanti la chiesa, portata di poi a Roma in casa del card. di Cesis OSC. Romae in domo Cardinalis Caesii MET :, simi-liter reliqui auctores saeculi decimi sexti. In aedibus Caesiorum s. ducis Acquaspartae PTOL. In palatio cardinalium Albanorum LVPI. Extat in aedibus olim Albaniis alle quattro fontane.

1 cil. xiv, 2262 : D(is) M(anibus) / Epio Aug(usti) lib(erto) tabular(io) / rat(ionali) heredit(atae) fecit / Flavia Collisto / coniugi / dulcissimo / benemerenti et sibi / posterisque eorum.

2 Nella trascrizione della Mori (Il taccuino, cit., p. 7) abbiamo septuanginta, in luogo di septuuaginta.3 Cfr. anche Martin Mosser, Die Steindenkmäler der legio xv Apollinaris, Wien, Forschungsgesellschaft

Wiener Stadtarchäologie, 2003, n. 128.

i taccuini epigrafici di jan fopse 17

L’epigrafe è decorata da un’aquila legionaria, dalla riproduzione di va-ri doni militari e da due polli ; a de-stra e a sinistra insegne militari con iscrizioni.

Trascrizione Fopse :m. pompeio. M. f. ani. 1 ASPRO /

>Leg. XV.apollinar. >. COH. III. PR. / PRImop. Leg. III. cyren. 2 PRaef. castr / Leg XX VIctR / AtimeTVS. LIB. pulla-LIB. pulla-RIVS / fecit et sibi et / m. Pompeio. M. f 3 et. Cinciae / col. Aspro Saturninae / filio. suo. et uxoris. suae / M. Pompeio. M. f. col. Aspro filio. /minori

Trascrizione corretta :M(arco) Pompeio M(arci) f(ilius)

Ani(ensi) Aspro, / [centurioni] leg(ionis) XV Apollinar(is), [centurioni] coh(ortis) III pr(aetoriae), / primop(ilo) leg(ionis) III Cyren(aicae), praef(ecto) castr(orum) / leg(ionis) XX Victr(icis), / Atimetus lib(ertus) pullarius / fecit et sibi et / M(arco) Pompeio M(arci) f(ilius) / Col(lina) Aspro / filio suo et / M(arco) Pompeio M(arci) f(ilio) Col(lina) Aspro filio minori / et Cinciae / Saturninae / uxori suae

L’iscrizione commemora la dedica di un monumento funerario ad un Marco Pompeio Aspro, appartenente alla tribù Aniense, centurione della xv legione Apollinaris, 4 centurione della iii coorte pretoria, primopilo della iii legione Cirenaica, 5 praefectus castrorum della xx legione Victrix, 6 onorato, assieme ai figli Marco Pompeio e Marco Pompeio minore, iscritti alla tribù Collina, e alla moglie Cincia Saturnina, dal liberto Atimetus, che svolgeva la mansione di pullarius. 7

1 Anna Mori (Il taccuino, cit., p. 7) unifica erroneamente la f di f(ilius) e Ani (abbreviazione della tribù Anien-sis) in fani, omettendo il punto tra le due e considerandole una parola unica.

2 Nella trascrizione della Mori (cfr. ibidem) abbiamo cruen al posto di cyren, laddove nel taccuino sembra di poter leggere la formula corretta cyren.

3 Anna Mori (cfr. ivi, p. 7, nota 9) segnala la presenza del disegno di un « piccolo cuore » tra la f di f(ilius) e la seguente congiunzione et. In realtà si tratta di un segno di interpunzione nella forma di una foglia di edera, in voga specialmente nelle iscrizioni della prima età imperiale.

4 re xii, 2, s. v. Legio (xv Apollinaris), col. 1747 ss. : M. Pompeius Asper è citato tra i centurioni della legio xv Apollinaris (col. 1757).

5 Ivi, s. v. Legio (iii Cyrenaica), col. 1506 ss. ; M. Pompeio Asper, come primopilus tra i primi ordines, col. 1515.6 Ibidem, s. v. Legio (XX Valeria Victrix), col. 1770 ss. ; su M. Pompeio Asper, citato come praefectus castrurom

della legio cfr. col. 1778.7 Colui che era addetto alla cura dei polli osservati per gli auspicia pullaria, dai quali si prediceva il futuro

osservandone il comportamento.

Fig. 5. c. 6r.

elisa marroni18

Probabile che l’attenzione per la nostra iscrizione, di per sé priva di reale rilievo, sia dovuta alla presenza del gentilizio Pompeo e soprattutto alla decorazione scolpita. In questo caso singolarmente alcune parole sono rese in corsivo, altre parole o parti di esse in maiuscolo ; sebbene venga rispettata l’originaria composizione delle righe, questa trascrizione ha più l’aspetto di una frettolosa annotazione. Si segnala, tuttavia, il rispetto della disposizione del testo ; lo dimostra chiaramente la trascrizione, ove Fopse riporta il testo dell’iscrizione ‘fotografando’ la disposizione delle parole nel campo epigrafico e la loro suddivisione su due colonne così come appare ai suoi occhi, rispondendo in ciò ovviamente ad un intento pittorico, non documentario, ed ignorando di conseguenza la sequenza logica del testo.

c. 7r

Questa carta propone un’iscrizione funeraria, che riproduce in forma metrica l’epitaffio autobiografico del defunto, di origini orientali. L’epigrafe è trascritta in forma corsiva, come un frettoloso appunto.

cil. vi, 10098 = cil. vi, 33961 = d 5172 = ae 1954, 19 = ae 1954, 192.cil. :tabula magna marmorea litteris elegantibus. S. l. RED. Prope pontem S. Angeli OTTOB. RICC.,

supra portam (in pariete BON.) domus Francisci de Sinebarbis, addunt IVC. BONON., similiter SAB. AMBROS., apud molem Hadriani prope turrim Ho…PAT. – In via Appia effossum PEVT., nunc est apud portam S. Angeli, addit ACC. – In aedibus Petri Donati cardinalis Caesis CIOF., in domo cardinalis Caesii METELL., similiter PING.SMET. (in ms. Neap. Addit : “rep. in via Appia”) PIGH. MAN. LIG. (addit in Taur. : « che un tempo fu conservata in Torredinona ») PANV. STAT. ALII. Trovato nella via Appia vicino a S. Bastiano, poi in casa Cesi presso a S. Pietro CITT. – In aedibus Albanio-rum ad quattuor fontes LVPI MAR., ubi adhuc extat.

Bibliografia :Carmina Latina Epigraphica, a cura di Franz Bücheler, Alexander Riese, Ernst Lommatzsch, Lei-

pzig, 1930, n. 1110 ; Charles Picard, Le Phrygien Hector était-il Galle de Cybèle ?, « ra », xliii, 1954, pp. 80-82 ; M. Van Doren, L’évolution des mystères phrygiens à Rome, « ac », xxii, 1953, pp. 79-88.

Trascrizione Fopse :qui. colitis. cybelen. et. qui. phryga. plangitis. attin. 1 / dum. vacat. et. tacita. dindyma. nocte.

silent. flete. meos. cineres. non. est. alienus. inillis / hector. et. hoc. tumulo. mygdonis. umbra. tegor / ille. ego. qui. magni. parvus. cognominis. Heres / Corpore. inexiguo. res. numerosa. fui / flectere. doctus. equos. nitida. certare palaestra 2 / ferre. iocos. astu. fallere. nosse. fidem / at. tibi. dent. superi. quantum. domitilla. mereris / quae. facis. exigua. ne. iaceamus. Humo

Trascrizione corretta :Qui colitis Cybelen et qui Phryga plangitis Attin, 3 / dum vacat et tacita Dindyma nocte silent, / flete

meos cineres ; non est alienus in illis / Hector et hoc tumulo Mygdonis umbra tegor ; / ille ego qui magni

1 Nella trascrizione di Anna Mori (Il taccuino, cit., p. 8) troviamo attia in luogo di attin, ove nel taccuino la lettera finale è sicuramente una n.

2 In Anna Mori (ibidem) abbiamo palestra in luogo di palaestra.3 Tale formula ha indotto alla datazione dell’epigrafe anteriormente la riforma del culto ad opera di An-

tonino Pio. Una maggiore precisione verrebbe dall’identificazione della Domitilla citata alla penultima riga, evidentemente la patrona del personaggio, forse una Flavia Domitilla della famiglia imperiale dei Flavi ; in tal caso si potrebbe pensare al regno di Domiziano o a quello di Vespasiano (cfr. Mark Van Doren, L’évolution des mystères phrygiens à Rome, « ac », xxii, 1953, p. 82).

i taccuini epigrafici di jan fopse 19

parvus cognominis heres / corpore in exiguo res numerosa fui / flectere doctus equos niti-da certare palaestra / ferre iocos astu fallere nosse fidem. / At tibi dent superi quantum Domitilla mereris / quae facis exigua ne ia-ceamus humo

L’iscrizione, metrica, contiene l’epi-taffio autobiografico del defunto, che, in prima persona, implora co-loro che celebrano il culto di Cibele e piangono Attis, di ricordare il suo nome e il suo paese natale, la Frigia, evocando la giovinezza trascorsa nel paese natale. Il personaggio è stato riconosciuto come membro di un’associazione religiosa che sareb-be richiamata al primo verso, poi-ché il protagonista rivolge la propria preghiera esclusivamente a coloro che celebrano Cibele e Attis, cioè ai suoi compatrioti. 1

Unico errore di trascrizione, alla 3° riga, è in illis, reso dal Fopse come parola unica, inillis. Sebbene l’epi-grafe sia stata trascritta in corsivo, anche in questo caso come in c. 2r e c. 2v, l’A. rispetta la disposizione su righe dell’originale.

È probabile che l’elemento che abbia attirato l’attenzione del nostro pittore sia pro-prio la menzione di Cibele.

c. 9r

La carta riproduce ben quattro iscrizioni, una dedica all’imperatrice Faustina divinizza-ta e tre epigrafi funerarie, disposte l’una accanto all’altra e incorniciate da linee che ne delimitano approssimativamente il campo epigrafico.

In alto a sinistra :

cil. vi, 1006 = cil. xii, *121,1 :basis alta paulo plus 4 pedibus TORR. Effossa Romae ante aedes D. Alexandri Columnae ad finem m.

Septembris a. 1562 FLOR. (apud. Torr., similiter apud Smet.) ; in foro quod nunc Sciarrae vocant erecta MAN. ; praec. Apud Fr. de Vera CITT. ; in piazza di Chiarra avanti la porta di ms. Alessandro Cenci STAT. ; in domo Censii Capisucii CRIS., Cencii LIPS., del sig. Giovan Capizucco KNIBB. – In via Lata in aede Hadriani Aug. LIG.

1 Ivi, p. 83. Contro l’interpretazione del defunto come membro di una confraternita religiosa cfr. Charles Picard, Le Phrygien Hector était-il Galle de Cybèle ?, « ra », xliii, 1954, pp. 80-82 ; il riferimento a Cibele e Attis verrebbe piuttosto ad essere semplicemente evocativo della nazionalità del personaggio.

Fig. 6. c. 7r.

elisa marroni20

Trascrizione Fopse :DIVAE / FAVSTINAE / AVG /

SEXTANI / ARELATENSES

Trascrizione corretta :Divae / Faustinae / Aug(ustae) / Sexta-

ni / Arelatenses

Si tratta di una dedica a Faustina divinizzata, da parte dei coloni di Arelate (Arles) ; la colonia era detta anche colonia Arelate Sextanorum, 1 perchè i coloni che vi furono inviati facevano parte della legio vi. 2

Anche in questo caso, come per la maggior parte delle iscrizioni anno-tate dal Fopse, la notorietà del nome dell’imperatrice Faustina deve aver determinato la scelta dell’autore di riportare l’iscrizione sul proprio tac-cuino. Non vi sono errori di trascri-zione.

In alto al centro :

cil. vi, 24292 = cil. v, *23,5 (n. 33) 3 = cil. xv, *180a15 :

ara marmorea. In Columna (rectius in regione columnae PEH. 90’) prope S. Apo-stolum in domo cuiusdam cardinalis in quo-dam marmore quadrangolo MARVC. ; in

domo de Ursinis (rectius : Columnensium AP.) in qua sta cardinalis Neapolitanus IVC. (Gar.), similiter AP. ; in domo quondam Rmi. d. cardinalis de Columna IVC. (Veron. Magl.), similiter ALII, e regione basilicae SS. XII apostolorum CIACC. In domo Liviae Columnae BOISS. In ruinis templi Alagabali, seu domus Corneliorum SMET. ; in aedibus card. Florentiae DON., eundem locum indicantes. Extat nunc in Hortis Quirinalibus Columnensium – Male collocant trans Tiberim PEH. 90, in S. Clemente RED., nella chiesa di S. Agnese KNIBB. Inter Tergestinos refert BELL. errore.

Trascrizione Fopse :D. M. / C. PLINII. / ABASCANT / C. PLINIVS / PHOSPHORVS

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / C(ai) Plinii / Abascanti, / C(aius) Plinius / Phosphorus

L’epigrafe, funeraria e priva di interesse in sè, riporta il nome del defunto, C. Plinius Abastantus, e quello del dedicante, C. Plinius Phosphorus ; anche in questo caso l’at-tenzione del nostro pittore può essere stata destata da elementi suggestivi ai suoi occhi, come il nome Plinius o forse anche il cognomen Phosphorus.

1 Cfr. Plin., nat., iii, 4 (5), 36. 2 Cfr. Ettore De Ruggiero, Diz. Epigr., i, p. 655, s. v. Arelate. 3 Falsa provenienza da Tergeste (codex Bellonius).

Fig. 7. c. 9r.

i taccuini epigrafici di jan fopse 21

Nella trascrizione del Fopse la i finale di Abascanti è omessa. Viene rispettata la distri-buzione su righe dell’originale.

In alto a destra :

cil. vi, 13933 :tabula in summo Quirinali prope balnea Pauli parieti trans arcum affixa MANVT. – Apud cardina-

lem Caesium METELL. KNIBB. CHIS. BOISS. LIPS. COL. CITT. ; in hortis ducis Aquaspartae PTOL.

Trascrizione Fopse :D. M. / CAESELLIAE / MAVRAE

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / Caeselliae / Maurae

L’iscrizione funeraria, priva di alcun interesse in sé, commemora una donna, Caesellia Maura, sicuramente, data la povertà del documento, di umili origini o condizione.

Fedele all’originale la trascrizione del Fopse.

In basso a sinistra :

cil. vi, 17631 :cippus marmoreus eleganter sculptus. S. l. ALC. CHOL. – Ante aedes cardinalis Caesii MET., in

horto cardinalis Caesii CHIS., similiter SMET. MANVT. SYM. BOISS. ALII. – Prope palatium card. Sabelli LOLL. – Apud cardinalem Alexandrum Albani BIANCH. – In hortis Ludovisiis Pincianis LVPI. – Chez une marbrier nommé Charles Napoglione SEG. – In villa Albani MAR. FEA, ubi adhuc extat – Exemplum novicium in arca incisum extat in museo Berolinensi n. 567.

Trascrizione Fopse :D. M. / FABIAE / THEOPHILAE / VIX. ANN / LXV

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / Fabiae / Theophilae / vix(it) ann(os) / LXV, / P(ublius) Fabius Epictetus

Si tratta di un’iscrizione funeraria, dedicata da un Publius Fabius Epictetus ad una Fabia Theophila, morta all’età di 65 anni.

Anche in questo caso si nota una sostanziale fedeltà al testo originale. Tuttavia l’ul-tima riga, che riportava il nome del dedicante del monumento, non compare nella tra-scrizione del Fopse.

c. 9v

La carta riproduce ben sei iscrizioni, della quali una sacra, cinque di carattere funerario. Tutte sono incorniciate da linee che ne delimitano il campo epigrafico, in alcuni casi abbozzando anche le modanature e le cornici che caratterizzavano originariamente i supporti.

In alto :

cil. vi, 1924 :monumentum marmoreum. « Nella vigna di M. Gio. Paolo Manfredi, quale sta in Trastevere ; la

vigna è fuori della porta di S. Pancrazio. Me la diede in chiesa di S. Crisogono il giorno della sta-tione del 1567 » MANVT. (Vat. 5237, 187) – In palatio Ceuli MANVT. (Vat. 5246) WINGH. CITT. (Vat. 201) GRVT. In piazza Colonna in una casa MANVT. (Vat. 5237, 266’). Ad columnam Antonini

elisa marroni22

CITT. (Vat. 266’) qui errore addit : Io. Coritii – In villa Borghesia extra portam Pincianam DON. MAN. PTOL. MONT. BIANCH. Ibi extat eo loco, quo olim fuit la casa delle pigne. – Exemplum novicium vv. 1-3 aliter dispositorum extat in eadem villa Borghesiorum pone aedes domini.

Trascrizione Fopse :DIS. MANIBVS. L. TVLLI. DIOTIMI / VIATORIS. QVI. CONSVLIBVS / ET. PRAE-QVI. CONSVLIBVS / ET. PRAE-

TORIBVS. APPARVIT / POSTERISQVE. EIVS. ET. BRITTIAE. FESTAE / VXORI. SAN-FESTAE / VXORI. SAN-CTISSIMAE.ET. PIENTISSIMAE. DEHS. 1 X / QVAM. SVMMAM. DIOTIMVS. INPENDI. IVSSIT / BRITTIA. FESTA. ADIECTA. IMPENSA CONSVMMAVIT

Trascrizione corretta :Diis Manibus. L(uci) Tulli Diotimi / viatoris, qui consulibus / et praetoribus apparuit / posterisque

eius et Brittiae Festae / uxori sanctissimae et pientissimae, de HS X(milibus) / quam summam Diotimus inpendi iussit / Brittia Festa adiecta impensa consummavit

L’iscrizione, funeraria, commemora un L. Tullius Diotimus, che svolgeva la professione di viator, e la moglie di costui Brittia Festa, di cui si celebrano le qualità di sanctitas e pietas.

Nel testo trascritto dal Fopse troviamo, come unica differenza rispetto al testo origi-nale, la formula contratta dis, al posto del diis del testo trasmessoci dagli editori del CIL.

Al centro a sinistra :

cil. vi, 25721 :cippus marmoreus. In ecclesia S. Clementis CYR. SAB. MAZ. ALC. MAN. 5237 BOISS. LANSD.

CITT. – In hortis Carpensibus MAN. 5253, errore. – In villa Borghesiorum MANILL. PTOL. MONT. SEG. et adhuc. – S. l. ALT.

Trascrizione Fopse :D. M. / SABINO. AVG / LIB. QVI. VIX. AN / XVII. M. X.D. XX. ET / AVGVSTALI. AVG

/ N. VERN. QVI VIX / AN. XX. D. XXII. FRA/TRIBVS B M

Trascrizione corretta :[D(is) M(anibus)]. Sabino Aug(usti) / lib(erto) qui vix(it) an(nos) / XVII m(enses) X d(ies) XX et /

Augustali Aug(usti) / n(ostri) vern(ae) qui vix(it) / an(nos) XX d(ies) XXII fra/tribus b(ene) m(erenti)

L’iscrizione, funeraria e priva di particolari elementi di interesse, celebra due fratelli, liberti, morti all’età di 17 e 20 anni. Nel taccuino di Jan Fopse è presente l’invocazione agli dei Mani, nella forma abbreviata D. M., che invece è assente nell’edizione del cil. : se ne deduce che forse all’epoca in cui Fopse vide e trascrisse l’iscrizione, l’invocazione ai Mani era ancora conservata.

Al centro a destra :

cil. vi, 22668 :al vaticano in casa del cardinal de’ Cesi KNIBB., similiter CHIS. STAT. LIPS. BOISS. CAST. –

S. l. CIACC.

Attualmente perduta.Bibliografia :

Walter Altmann, Die römischen Grabaltäre der Kaiserzeit, Berlin, Weidmann, 1905, p. 89, n. 55 ; Giovanna Tedeschi Grisanti, “Dis Manibus, pili, epitaffi et altre cose antiche”. Un codice inedito

1 Nella trascrizione di Anna Mori (Il taccuino, cit., p. 9) abbiamo detts, in luogo di dehs.

i taccuini epigrafici di jan fopse 23

di disegni di Giovannantonio Dosio, « ba », xviii, 1983, p. 110, n. c. 64.

Trascrizione Fopse :DIS. MANIBVS / L. MVNATI /

PLANCINAE. L / POLYCLITI

Trascrizione corretta :Dis Manibus. / L(uci) Munati / Planci-

nae l(iberti) / Polycliti

Si tratta di un’epigrafe sepolcrale di un L. Munatius, liberto di una Plancina, identificata come Munatia Plancina, figlia di L. Munatius Plan-cus, console del 42 a.C., proconsole in Gallia e censore nel 23 a.C. 1

Non si notano errori di trascri-zione o differenze nella versione del Fopse.

Al centro a destra :cil. vi 287 = cil. vi 36784 = ae 1910, 108 = ae 1951, 4 = ae 1997, 177.

cil. (vi, 287) :cippus marmoreus. In palatio Caesii car-

dinalis PIGH. STAT. BOISS. KNIBB. – Apud Vescovalium AMATI. – Nunc in villa Corsi-Stolzi extra portam populi.

cil. (vi, 36784) :Parva basis marmorea reperta via di Porta S. Sebastiano nei lavori per la zona monumentale,

eseguendosi uno sterro nel luogo dove è stato finora il semenzaio comunale.

Piccola base marmorea (0,42 × 0,36 × 0,20 m.) ; 2 rinvenuta in via di S. Sebastiano a Roma nel 1909. 3 Il successivo rinvenimento nel 1949 a Vienna, durante lavori nel parco della città, lascia supporre che, in data ignota, l’iscrizione finì sul mercato antiquario.

Attualmente a Vienna (Museo Archeologico). 4

Trascrizione Fopse :P SCANIIVS / FLORVS. / HERCVLI / D. D

Trascrizione corretta :P(ublius) Scantiu[s] / Florus / Herculi / [d(onum) o d(ono)] d(edit)

Bibliografia :Marco Buonocore, Miscellanea epigraphica e Codicibus Bibliothecae Vaticanae, « Epigraphica »,

1 Cfr. Leiva Petersen, pir v2 (1983), 728, pp. 317-320.2 Cod. Vat. Lat. 9751, f. 14v. (cfr. Marco Buonocore, Miscellanea epigraphica e Codicibus Bibliothecae Vatica-

nae, « Epigraphica », li, 1989, p. 214). All’epoca della redazione della relativa scheda del cil. viene detta in casa Amati, fuori la porta del Popolo. 3 « nsa », 1909, p. 425 ; bcar 1910, p. 250.

4 Cfr. Franziska Kränzl, Ekkehard Weber, Die Römerzeitlichen Inschriften aus Rom und Italien in Österreich, Wien, 1997, p. 103.

Fig. 8. c. 9v.

elisa marroni24

li, 1989, p. 214 ; Christian Hülsen, Römische Antikengärten des xvi. Jahrhunderts, « Abhandlun-gen der Heidelberger Akademie der Wissenscheften », 4, Heidelberg, 1917, p. 15, n. 30 ; Franziska Kränzl, Ekkehard Weber, Die Römerzeitlichen Inschriften aus Rom und Italien in Österreich, Wien, Im Selbstverlag der Österreichischen Gesellschaft für Archäologie, 1997, p. 103, n. 123, taf. 51 ; Her-mann Vetters, Archaeological News. Austria, « aja », liv, 1950, pp. 416-417.

Si tratta di una dedica ad Ercole, divinità spesso invocata a livello di protezione per-sonale, da parte di un P. Scantius Florus, il cui nome sembrerebbe suggerire modeste origini.

Per errore il Fopse legge la t di Scantius come i, restituendo Scaniius, in luogo di Scan-tius ; non si notano ulteriori errori.

Dalla trascrizione del Fopse si ricava che all’epoca l’iscrizione versava in condizioni di conservazione sicuramente migliori rispetto a quelle attuali : il trasporto sul mercato antiquario e le vicende subite prima dell’ultimo ritrovamento hanno causato il danneg-giamento della superficie e la perdita di alcune lettere come la s finale di Scantius e la d di d(onum), interessate da profonde sbeccature e fratture.

In basso a sinistra :cil. vi, 8798 :

cippus marmoreus. In domo cardinalis Caesii vel similiter MET. SMET. PLERIQVE. – In aedibus olim Maximinis, nunc legatis hospitali mente captorum BIANCH. A. 1708, à l’hôtel du cardinal Albani SEG. In villa Albani MAR. VISC., ubi etamnunc extat.

Trascrizione Fopse :DIS MANIBVS / LIBANO. AVG. L. / A. CVRA. / AMICORVM. VIX / ANN. XXXIX

Trascrizione corretta :Dis Manibus. / Libano Aug(usti) l(iberto) / a cura / amicorum vix(it) / ann(os) XXXIX

L’iscrizione, funeraria, riporta il nome di un tal Libanus, libertus a cura amicorum di Au-gusto, morto all’età di 39 anni. 1 Non si notano errori di trascrizione o differenze rispetto al testo originale.

In basso a destra :cil. vi, 24202 :

ara sertis capitibusque arietum insignis. In S. Laurentio in Lucina IVC. SAB. MAN. CIACC. CAST. – In hortis Iustinianeis PTOL. MONTF. ZACC. – Hodie in hortis Ludovicianis, item apud Mattheios GVD., nescio num accurate ; in villa Ludovisia SEG. et adhuc – Exemplum novicium in aedibus del Bagno prope S. Mariae maioris vidit DESCEMET ; Cusercoli in aedibus del Bagno BORM.

Trascrizione Fopse :L. PINNIVS. S P. FIL / CELSVS / VIXIT. ANNIS. XIIX DIEBVS IIII

Trascrizione corretta :L(ucius) Pinnius Sp(uri) fil(ius) / Celsus / vixit annis XIIX diebus IIII

L’iscrizione, funeraria, ricorda un L. Pinnius Celsus, figlio di Spurius, certamente perso-naggio di umili condizioni, di cui si riporta solamente la giovanissima età.

1 I liberti a cura amicorum dell’imperatore appartenevano all’officium admissionis, con il compito di assegnare il posto ai banchetti agli amici dell’imperatore, ove per amici si intende coloro che erano ammessi al ricevi-mento e potevano intrattenere rapporti con l’imperatore stesso (cfr. Ettore De Ruggiero, Diz. Epigr., i, pp. 449-449. s.v. amici Augusti e a cura amicorum).

i taccuini epigrafici di jan fopse 25

Nella trascrizione Fopse l’abbreviazione Sp di Spuri viene fraintesa e le due lettere S e P vengono separate da uno spazio. 1

c. 10r

La carta riproduce sei iscrizioni, disposte abbastanza ordinatamente su tre file : le su-perfici su cui erano apposte le epigrafi vengono riprodotte dal nostro Autore con una maggiore verosimiglianza rispetto alle carte precedenti : le prime due in alto vengono addirittura disegnate secondo una veduta prospettica che permette di intravedere anche i lati superiore e laterale dei blocchi su cui erano apposte e, come vedremo nell’analisi dei singoli monumenti, le modifiche in alcuni casi occorse nel tempo.

In alto a sinistra :

cil. vi, 40373 = cil. vi, 887 = cil. vi, 31193 = cil. xi, *51,3 = ils 183 = ae 1994, 235.cil. :in urna conditoria praegrandi SMET. (ms.), in urna marmorea quadrata superne excavata IDEM.

(ed.). In lapide marmoreo sito in pede Capitolii portato de sepulcro Augustorum s. de monte qui dici-tur lausta et ordinato pro mensuris, in quo fuit sepulcro Neronis imperatoris SIGN. In Capitolio CYR. (Parm.), ante palacium senatoris in lapide ad Capitolium id. (Marc.) ; ante portam palatii conservatorum IVCVND., similiter ALBERT. MAZ. ALII. Accuratius MAN. 5253 : « in aede Conservatorum septimae columnae porticus a sinistris ianuae haeret » – Olim ad portam Flaminiam CIACC.

Attualmente perduta.

Bibliografia :Henner von Herberg, Silvio Panciera, Das Mausoleum des Augustus. Der Bau und seine In-

schriften, Munich, 1994 (« Bayerische Akademie der Wissenschaften, philosophisch-historische Klasse, Abhandlungen, neue Folge », heft 108), pp. 140-141, n. xvii.

Trascrizione Fopse :OSSA / NERONIS CAESARIS / GERMANICI CAESARIS.F / DIVI. AVG. PRN. FLA-

MIN / AVGVSTALIS QVAESTORIS

Trascrizione corretta :Ossa / Neronis Caesaris / Germanici Caesaris f(ilii), / divi Aug(usti) pron(epotis), flamin(is) /

Aug(ustalis) quaestoris

L’iscrizione, funeraria, celebra Nerone Cesare, 2 figlio di Germanico e Agrippina Mag-giore, la cui menzione è sicuramente alla base della scelta del nostro pittore. Dal com-mento del cil si ricava l’originaria collocazione nel Mausoleo di Augusto e il successivo trasferimento ai piedi del Campidoglio e reimpiego come unità di misura per la calce, come si ricava dalla scritta « Rugitella de calce » sulla cornice. La trasformazione si può forse collocare nella seconda metà del xvi sec. per analogia con l’ossuario di Agrippina, 3 la cui trasformazione in unità di misura per il grano si può datare alla stessa epoca in base ai rilievi riproducenti lettere e armi, realizzati sulle facce laterali. I magistrati che

1 Nella trascrizione di Anna Mori vengono erroneamente inseriti segni di interpunzione tra le due (Il taccuino, cit., p. 10).

2 Cfr. Arturus Stein, Leiva Petersen, pir iv3 (1952-1966), i 223, pp. 187-189.3 cil. vi, 886 = cil. vi, 40372.

elisa marroni26

operarono la trasformazione dell’os-suario di Nerone non sono tuttavia i medesimi. 1

Nella trascrizione del Fopse si notano alcune differenze rispetto al testo dell’iscrizione ; è, ad esempio, omessa la O di pron(epotis).

In alto a destra :

cil. vi, 40372 = cil. vi, 886 = cil. vi, 31192 = cil. ix, *630,4 = cil. xi, *51,3 = ils 180 = ae 1994, 234.

cil. :urna marmorea quadrata superne exca-

vata qua medio aevo mensure loco uteban-tur. In eodem loco in alio lapide SIGN. post relatum titulum n. 887 quem dicit “in pede Capitolii portatum de sepulcro Augustorum sive de monte qui dicitur lausta”. Videtur igitur una cum eo inde in Capitolium tra-slata esse, et ita Signorilii verba intellexit MARCANOVA, qui titulum ex Signori-lio desumptum ponit “in monte qui dicitur l’augusta in eodem loco” ; cf. SIGN. in In-troductione. In Capitolio CYR. (Parm.), ante palacium senatoris ad Capitolium IDEM (Marc.) ; in Capitolio ante portam palatii Conservatorum IVCVND., simi-liter ALII. Prope tertiam columnam porti-cus aedium Conservatorum a latere sinistro

MAN. 5253 ; in impluvio palatii Conservatorum LVPI, ibique extat adhuc.

Attualmente a Roma (Museo Nuovo Capitolino, passaggio del Muro Romano).

Bibliografia :Arthur E. Gordon, Album of Dated Latin Inscriptions. Rome and the Neighbourhood (Augustus to

Nerva), i, Berkeley-Los Angeles, University of California Press, 1958, pp. 83 ss., n. 79, tav. 36 a ; ii, 1964, pp. 5 ss., n. 79 ; Arthur E. Gordon, Illustrated Introduction to Latin Epigraphy, Berkeley-Los Angeles-London, University of California Press, 1983, pp. 114 ss., n. 39, tav, 25 ; Wolfgang Hel-big, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Roms, ii, Tübingen, 1966, pp. 469 ss., n. 1678 ; Henner von Herberg, Silvio Panciera, Das Mausoleum des Augustus. Der Bau und seine Inschriften, Munich, 1994 (« Bayerische Akademie der Wissenschaften, philosophisch-hi-storische Klasse, Abhandlungen, neue Folge », heft 108), pp. 137-140, n. xvi ; Giulio Molisani, La collezione epigrafica dei Musei Capitolini. Le iscrizioni greche e latine, Roma, L‘Erma di Bretschneider, 1973, n. 6968 ; Ernest Nash, Pictorial Dictionary of Ancient Rome², ii, New York-Washington, F. A. Praeger, 1968, p. 43, fig. 725 ; E. Mary Smallwood, Documents Illustrating the Principates of Gaius, Claudius and Nero, Cambridge, Cambridge University Press, 1967, n. 84 a ; Giovanna Tedeschi Grisanti, “Dis Manibus, pili, epitaffi et altre cose antiche”. Un codice inedito di disegni di Giovannan-Un codice inedito di disegni di Giovannan-tonio Dosio, « ba », xviii, 1983, p. 98.

1 Cfr. ae 1994, p. 234.

Fig. 9. c. 10r.

i taccuini epigrafici di jan fopse 27

Trascrizione Fopse :OSSA / AGRIPPINE. M. AGRIPPA / DIVI. AVG. NEPTIS. VXORIS / GERMANICI.

CAESARIS / MATRIS. CCAESARIS. AVG. / GERMANICI PRINCIPIS

Trascrizione corretta :Ossa / Agrippinae M(arci) Agrippa[e f(iliae)], / divi Aug(usti) neptis, uxoris / Germanici Caesaris, /

matris C(ai) Caesaris Aug(usti) Germanici principis

Anche in questo caso, come nel precedente, si tratta di un’iscrizione funeraria che com-memora Agrippina Maggiore, 1 qui ricordata come figlia di Agrippa, nipote di Augusto, sposa di Germanico e madre di Caligola ; la notorietà del personaggio menzionato sta senza dubbio alla base della scelta del Fopse di trascrivere l’epigrafe. La scritta « Rugitel-la de grano » sulla cornice indica che l’urna fu trasformata in epoca moderna in unità di misura per il grano. 2

Fopse sostituisce, forse per errore data la sua consueta precisione nella riproduzio-ne dei testi, una e al dittongo –ae di Agrippinae. Inoltre, abbozza la parte finale della -e di Agrippae, parzialmente asportata per la rottura dell’urna lungo il margine laterale, riproducendo fedelmente anche lo stato di conservazione del reperto, come risulta dal confronto con le riproduzioni fotografiche dello stesso. 3 Infine, nella trascrizione del nostro A., alla 5° riga, manca lo spazio e il segno di interpunzione tra C. e Cae- saris.

La trasformazione dell’urna in misura per il grano ha comportato il danneggiamento della superficie e la scomparsa di alcune lettere come la f di f(iliae) e la e finale di Agrip-pae.

Al centro a sinistra :

cil. vi, 931 = cil. x, *263 = ils 245.cil. :in lapide magno quadrato POGG., basi marmorea magnifica SMET. (ms.). Iuxta Capitolium POG-

GIVS ; iuxta Capitolium apud palatium Conservatorum MARVCELL., similiter RICCARD. ALBERT. ALII ; in Capitolio prope manum aeneam IVCVND. Sub porticu medium Conservatorum PLERIQUE, inter quos accuratius MANVT. (Vat. 5253 f. 390) : « basis haec tertiam columnam porticus a dextro ianuae latere substinet » – Ritrovata in Cuma falso MAZZELLA.

Trascrizione Fopse :IMP CAESARI / VESPASIANO 4 AVG / PONT. MAX. TR. POT. III / IM PIIX P. P. COS.

III DES. IIII / S. C / QVOD VIAS VRBIS / NEGLEGENTIA / SVPERIOR. TEMPOR / CORRVPTAS. IN/PENSA. SVA. RESTITVIT

Trascrizione corretta :Imp(eratori) Caesari / Vespasiano Aug(usto), / pont(ifici) max(imo), tr(ibunicia) pot(estate) III, /

imp(eratori) IIX, p(atri) p(atriae) co(n)s(uli) III des(ignato) IIII, / s(enatus) c(onsulto) / quod vias urbis / neglegentia / superiori tempor(is) / corruptas in/pensa sua restituit

1 Cfr. Arturus Stein, Leiva Petersen, pir iv3 (1952-1966), i, 641, pp. 302-305.2 Cfr. ae 1994, p. 234.3 Cfr. Ernest Nash, Pictorial Dictionary of Ancient Rome², ii, New York-Washington, F. A. Praeger, 1968, p.

43, fig. 725. In Il taccuino, cit., p. 10, viene invece riprodotta la formula integra Agrippae.4 Nella trascrizione di Anna Mori troviamo l’errore Vespasanio al posto di Vespasiano (cfr. ibidem).

elisa marroni28

L’epigrafe ricorda un intervento di sistemazione urbanistica dell’imperatore, che restau-rò a sue spese le strade della città, danneggiate dal tempo e dalla negligenza. L’interven-to si può datare, in base alle cariche ricoperte (iii consolato) al 70-71 d.C. 1

Unico errore nella trascrizione Fopse è la -p di imp(eratori) alla 4° riga, staccata dalle due precedenti lettere e attaccata invece al numerale che segue.

Le tre iscrizioni ora commentate furono verosimilmente viste insieme, nel palazzo dei Conservatori. La scelta di Jan Fopse di riprodurre le tre iscrizioni è chiaramente dettata dall’impatto che un nome come quello di Nerone o di Agrippina o dell’impe-ratore Vespasiano potevano destare nell’immaginario dell’autore e dei suoi contem-poranei.

Al centro a destra :

cil. vi, 12172 :in casa del C. Albano maestro, S. Luigi de’ Francesi MAN. ; apud Octavium Corsinium ex adverso

aedis S. Ludovici Francorum DON.

Trascrizione Fopse :D. M / P.APPAEDI FELICIS / QVI. VIXIT. ANNIS / III. MENSIBVS IIII / DIE. I. IVLIA

SIMILIS / ET EVTYCHVS. PAREN/TES

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / P(ubli) Appaedi Felicis / qui vixit annis / III mensibus IIII / die, I Iulia Similis /

et Eutychus paren/tes

L’iscrizione, funeraria, di per sé priva di rilievo, appartiene ad un bambino, P. Appaedius Felix, morto all’età di 3 anni, 3 mesi e 1 giorno, e qui commemorato dai genitori Iulia Similis e Eutychus, personaggi, a giudicare dai nomi, di modeste condizioni.

Corretta e fedele la trascrizione del Fopse.

In basso a sinistra :

cil. vi, 11541 :ara magna marmorea. In domo domini Bernardini (Francisci SAB., Bruti MET.) de la Valle IVC.

SAB. MET. ; apud Ursum de la Valle SMET :, similiter CETERI. – Parisiis au Louvre SEG. et adhuc.

L’ara è decorata da ghirlande, torce, persone : un Centauro che suona la lira, una Cen-taura che suona il flauto, recanti sulla schiena eroti ; sulle facce laterali teste di cervo tra rami di alloro ; uccelli sul bordo di vasi. Sulla faccia posteriore bucranio e mensa, sulla quale sono appoggiati un praefericulum e una patera. Stranamente nel disegno di Fopse non vi è traccia di questa complessa decorazione, che pure deve aver ispirato, come in altri casi, la scelta dell’epigrafe.

Trascrizione Fopse :DIS. MANIBVS / AMEMPTI. DIVAE. AVG. L. / LALVS. ET. 2 CORINTHVS. L

Trascrizione corretta :Dis Manibus. / Amempti divae Aug(ustae) l(iberti), / Lalus et Corinthus l(iberti)

1 Bianca Maria Felletti Mai, in eaa, vii, s. v. Vespasiano (T. Flavius Vespasianus), p. 1147. 2 In Anna Mori fi (cfr. Il taccuino, cit., p. 10).

i taccuini epigrafici di jan fopse 29

L’iscrizione, funeraria e priva di interesse, commemora un tal Amemptus, liberto di Livia, e riporta il nome dei dedicanti, Lalus e Corinthus, suoi liberti. L’iscrizione si può datare dopo il 41 d.C., data la menzione di Livia come diva Augusta.

Corretta e fedele la trascrizione del Fopse.

In basso a destra :

cil. vi, 16273 :in hortis Carpensibus PLERIQVE ; in aedibus P. Sphortiae WINGH. ; in hortis Carpensibus, nunc

Sfortianis CHIS. – S. l. PING.

Trascrizione Fopse :D M / L.CORNELIO /PAVS ANIE / PAPE. B. M. FECIT / CL. CE THEGILLA

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / L(ucio) Cornelio / Pausaniae / Pap<a>e b(ene) m(erenti) fecit / Cl(audia) Cethe-

gilla

L’iscrizione funeraria ricorda un L. Cornelius Pausania, qui commemorato dalla figlia Claudia Cethegilla. Anche in questo caso, come in molte altre iscrizioni del taccuino, i nomi dei personaggi menzionati e l’assenza di ulteriori informazioni e qualificazioni, inducono a pensare a personaggi di rango sociale modesto.

Nella trascrizione Fopse si segnalano alcuni errori : la separazione di due parole, Pau-saniae e Cethegilla, che diventano rispettivamente Paus anie e Ce thegilla, attraverso l’inse-rimento di spazi ; e l’omissione della a nella desinenza –ae di Pausaniae.

Le carte di b33

c. 49r

La carta riproduce sei iscrizioni, disposte abbastanza ordinatamente nello spazio a di-sposizione ; tutte sono incorniciate da linee ; di una, da Spello, viene riprodotto fedel-mente il supporto, modanato e decorato da un rilievo con cavaliere in movimento verso sinistra, inserito in un ampio riquadro al di sopra del campo inscritto, e da complesse volute sul margine superiore della fronte. Questo foglio del taccuino raccoglie le iscri-zioni latine viste a Spello, all’epoca del Fopse sicuramente ancora conservate all’interno della chiesa di S. Maria Maggiore o nei suoi pressi ; tutte tranne una, come si ricava dalle informazioni del cil, in un secondo momento sono state trasferite trasferite nell’atrio del Palazzo Municipale, ove si conservano tuttora. Le altre iscrizioni, per altro molto frammentarie, registrate dal Fopse nel medesimo foglio del suo taccuino, non hanno trovato riscontro nelle pubblicazioni note.

In alto a sinistra :Trascrizione Fopse :

SACERDOS. DEI / SOLIS / ELAGAB / A. A. L. M.

La menzione di un sacerdos Dei Solis Elagab(ali) potrebbe indurre a pensare ad una prove-nienza urbana ; in realtà non si possiede alcun dato in favore di tale supposizione.

Tra le iscrizioni urbane, infatti, non ne è stata riscontrata nessuna in cui la parte del te-sto vista e trascritta dal Fopse fosse conservata. Epigrafi in cui viene menzionato un sa-cerdos dei Solis Elagabali provengono da località non toccate o comunque troppo distanti

elisa marroni30

dall’itinerario seguito dal pittore o dalle altre fonti alle quali egli attinse. 1 Non si esclude, pertanto, la possibilità che egli abbia visto e trascritto un’iscrizione ormai per-duta e dunque per noi impossibile da identificare.

Al centro a sinistra :cil. xi, 5272 = cil. vi, 1552 2 = ae

1892, 5 = ae 1999, 92 = ae 1999, 612.cil. :quod ex lapide superest m. 1,24, lat.

0,87, litteris magnis et bonis, v.2 altis cent. 14, v. 3 cent 11,5 v. 4 c. 9, v. 5 c. 7,5. Nel pavimento avanti la chiesa di S. Ma-ria DOR., similiter IAC. SEG. PASS. MAGN. COL. Nunc in aedibus publi-cis.

Trascrizione Fopse :S. TRIB. PLEBIS. PR. / TIBERIS.

EX. SC. PRO / ET. BITHYNIA. ET. LEGATVS /NTO IVSSIT

Trascrizione corretta :[C(aius) Plinius L(uci) f(ilius)

Ouf(entina) Caecilius Secundus co(n)sul, augur], / [Xvir stlit(ibus) iudicand(is), trib(unus) mil(itum) leg(ionis) III Galli-

cae], / [sevir eq(uitum) R(omanorum), quaestor Imperatori]s, trib(unus) plebis, pr(aetor), / [praef(ectus) aer(arii) milit(aris), praef(ectus) aer(arii) Saturni, cur(ator) alvei] Tiberis ex s(enatus) c(onsulto) pro/[consulari protestate, legatus pr(o) pr(aetore) proviniciae Ponti] et Bithyniae et legatus / [in eam ab Imp(eratore) Caes(are) Nerva Traiano Aug(usto) missus testame]nto <fieri > iussit.

L’iscrizione ricorda la carica di Plinio il Giovane in Bitinia, citata anche in altre iscrizio-ni, 3 grazie alle quali è possibile fornire le integrazioni ; si tratta notoriamente di una missione straordinaria, per la quale non esisteva un titolo canonico e che per questo

1 Ad esempio : ae 1999, 1421 = ae 2003, 1576 (miliario rinvenuto presso Apollonia, Macedonia) ; ae 1975, 775 = ae 1999, 1422 = ae 2003, 1576 (da Mbrostar, Macedonia) ; cil. xvi, 139 = cil. iii, p. 1997 (da Philippopolis, Thra-cia) ; ae, 1964, 269 = ae 1966, 339 (da Planinica, Thracia, per la quale cfr. anche Margaret M. Roxan, Roman Military Diplomas, i, London, Institute of Classical Studies, 1978, n. 75) ; ae 1995, 1565 (da Doliche Siria ?, per la quale cfr. anche Margaret M. Roxan, Roman Military Diplomas, iv, London, Institute of Classical Studies, 2003, n. 307) ; ivi, iv, n. 308, n. 317 = v, 457, diplomi militari entrambi di provenienza sconosciuta) ; Barbara Pferdehist, Römische Militärdiplome und Entlassungsurkunden in der Sammlung des Römisch-germanischen Zen-tralmuseums, Mainz, Verlag des Römisch-Germanischen Zentralmuseums, 2004, n. 54 (di provenienza scono-sciuta). Per le iscrizioni che si ipotizzano copiate da altri manoscritti cfr. c. 87r.

2 Inizialmente raccolta, evidentemente per errore, tra le iscrizioni urbane, senza indicazioni sulla prove-nienza (loco non indicato).

3 Per la carica e le epigrafi cfr. Leiva Petersen, Klaus Wachtel, pir vi2 (1998), 490, pp. 204-209. Sulla figura di Plinio cfr. anche Adrian Nicholas Sherwin-White, The Letters of Pliny. A historical and social com-mentary, Oxford, Clarendon Press, 1966 ; sulle lettere dalla Bitinia cfr. pp. 580-731.

Fig. 10. c. 49r.

i taccuini epigrafici di jan fopse 31

fu verosimilmente assolta in virtù di una proconsularis potestas e con il rango di legatus Augusti pro praetore. 1

Il taccuino riporta soltanto piccolissima parte del testo originario ; unico errore di trascrizione è l’omissione della -e finale di Bithyniae.

Al centro a destra :

Trascrizione Fopse :.SALVS.GENERIS./.HVMANI. /.AVG. /.ADI. P. /.D..M. / C. L. K./ D. D / D. D. D. V.

/ D. D. D. D.

L’iscrizione non è stata individuata tra quelle edite nel cil o tra gli indici dell’Année Epi-graphique e si hanno fondati motivi per non ritenerla genuina.

In basso a sinistra :

cil. xi, 5336 :cippus ex lapide calcario latus m. 0,53, lata est pars levigata m. 0,82. (Hispelli) in area D. Mariae SAB.,

ibidem (Hispelli) RYCQ., in platea ante portam eccl. S. Mariae Maioris VALL., similiter DOR. SEG. COL. ; ab alio latere portae prioratus collegiatae S. Mariae atque n. 5313 ponunt IAC. (a sinistro) PASS. (a dextro) MAGN. Dal muro del priorato di S. Maria trasportata al cortile del palazzo publico ANON., in aedibus publicis adhuc.

Trascrizione Fopse :D. M. / SAFINIAE. TIGRIDI / CORNELIVS SEVIRI/NVS CONIVGI / OPTIMAE / B. M.

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / Safiniae Tigridi / Cornelius Severi/nus coniugi / optimae / b(ene) m(erenti)

Si tratta di un’iscrizione funeraria dedicata alla moglie Safinia Tigridis da parte del mari-to Cornelius Severinus, personaggi, a giudicare dai nomi, di modesto rango sociale.

Nella trascrizione del Fopse si nota l’errore Seviri/nus in luogo di Severi/nus, probabi-le fraintendimento del pittore che in più di un’occasione mostra scarsa conoscenza del latino, e che deve aver scambiato la prima parte della parola, divisa su due righe, per la carica di seviro.

In basso al centro :

Trascrizione Fopse :D. AVG. / D. V. / HIC F / IN LOCO SACRO / I. L R. / I. L. D. / I L P / IN FORO CA-

ESA. / L D. / L. Q S. / P P P. D. AVG / P M

Non è stato possibile riconoscere l’iscrizione (di dubbia autenticità) tra quelle edite nel cil o negli indici dell’Année Epigraphique.

In basso a destra :

cil. xi, 5287 = cil. ix, *430,5.cil. :ara marmorea alta m. 0,98, lata in media parte m. 0,46, crassa ibi 0,41, in omnibus lateribus ornata

anaglyphis operi pulchri. Hispelli LIG. ; Hispelli intus ecclesiam S. Mariae maioris manu dextra … in quo

1 Cfr. per tale interpretazione Géza Alföldy, Städte, Eliten und Gesellshaft in der Gallia Cisalpina. Epigra-phisch-historische Untersuchungen, Stuttgart, F. Steiner, 1999 (« Heidelberg althistorische Beiträge und epigraphi-sche Studien », 30), pp. 221-244 ; sull’iscrizione ispellate in part. pp. 229-233 e 243.

elisa marroni32

nunc asservatur aqua benedicta VALL. 63 ; similiter PLERIQVE et ibi adhuc. – Una cum n. 5321/1 cum Interamnanis CAST., “ubi est aqua benedicta” additur 9141 f. 162 altero loco. Inter Mevanates IAC. 344 = 423.

Trascrizione Fopse :C. TITIENO. C. F LEM/ FLACCO. SEVIRO / AEQUO. PVBLICO. AEDILI

Trascrizione corretta :C(aio) Titieno C(ai) f(ilio) Lem(onia) / Flacco seviro / equo publico aedili

Al di sopra del campo epigrafico è un riquadro entro il quale è una figura di cavaliere ad altorilievo, indubbiamente un ritratto del defunto commemorato, in movimento verso sinistra.

L’iscrizione ricorda un C. Titienus Flaccus, eques publicus di un certo rilievo, come si deduce anche dalla ricca decorazione che ornava la fronte del monumento, indubbia-mente motivo principale alla base della scelta del Fopse di inserire l’epigrafe nel suo taccuino, appartenente alla tribù Lemonia, sevir e aedilis.

Non si riscontrano errori di trascrizione nella versione del Fopse.

c. 85v

Questo foglio del manoscritto contiene otto iscrizioni di Roma, disposte ordinatamente su tre file e riprodotte su supporti identici l’uno all’altro e decorati da cornici e moda-nature. Cinque delle iscrizioni riprodotte in questo foglio compaiono già, in una trascri-zione chiaramente meno attenta nella forma, in varie carte del g105, alla quali di volta in volta si rimanda.

In alto :

cil. vi, 1924 : cfr. c. 9v

Al centro a sinistra :

cil. vi, 40373 = cil. vi, 887 : cfr. c. 10r

Centralmente :

cil. vi, 40372 = cil. vi, 886 : cfr. c. 10r

Al centro a destra :

cil. vi, 931 : cfr. c. 10r

In basso (da sinistra a destra) :

cil. vi, 20329 : cfr. c. 1r

cil. vi, 25858 :

arula SMET. In horto d. Antonii Bubali MAZ. ; in Bubalorum familiae domo, ad columnam Antonini.

Trascrizione Fopse :D.M. / SEX. SAMMI. MACRI / SEX. SAMMIVS. APER / PATRONVS / LIB. OPTIMI /

OBSEQUENTISSIMIQVE

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / Sex(tus) Sammi(us) Macri(nus) / Sex(tus) Sammius Aper / patronus / lib(erti)

optimi / obsequentissimique

i taccuini epigrafici di jan fopse 33

L’iscrizione funeraria ricorda un Sex. Sammius Macrinus e un Sex. Sammius Aper, dedicanti del monu-mento funerario ai propri liberti.

Non si evidenziano errori nella trascrizione del Fopse.

cil. vi, 13769 :parvus cippus marmoreus. In domo

Cafarellorum. SAB. (Sabinus Masc.). In domo di Iacobi de Alberinis MAZ., in aedi-bus Alberinorum (vel Alberinorum) MAN. (orth.) ; Tiberii A. ID. (Vat. F. 360) ; LIG. PTOL. Qui addit ; in quibus tum habitabat. Falconieri episcopus ; in horto Alberinorum. BOISS. In aedibus D. Pal(uzzi), praecepit apud CITT. Dans la maison Pianeli qui est dans la rue qui va du Jésus à St. André della Valle SEG. ; eundem locum indicat LVPI ; in un cortile di palazzo incontro alla chiesa del Sauviardi ; ibi adhuc extat in aedibus Vidoni in angulo atrii orientalis.

Trascrizione Fopse :D. M / L. CAF CILIO / PRIMIGE-

NIO / SENIORI / L. CAECILIVS / SATVRNINVS / COLLIBETO / OP-TIMO. B. M. F

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / L(ucio) Caecilio / Primigenio / Seniori, / L(ucius) Caecilius / Saturninus / conli-

berto / optimo b(ene) m(erenti) f(ecit)

L’iscrizione funeraria ricorda un L. Caecilius Primigenius e riporta il nome del dedican-te L. Caecilius Saturninus, entrambi liberti dello stesso patrono (conliberti).

Nella trascrizione del Fopse si evidenziano due errori : alla seconda riga Caf cilio in luogo di Caecilio e alla settima riga collibeto in luogo di conliberto.

cil. vi, 114 = cil. vi, 30695 = ils 3989.cil. :ara marmorea subducta ab altari PIGH. (apud Grut., ed. 2) – S. l. PIGH. (Berol.) – In sancti Spiritus

in Sassia STAT. Minus accurate : in Borgo PIGH. (apud Grut.) Romae (GRUT.). In aedd. Mappheiorum WINGH.

Trascrizione Fopse :LVCVS / SACER / DEAE / SATRIANAE

Trascrizione corretta :Lucus / sacer / deae / Satrianae

L’iscrizione menziona un bosco sacro di una non altrimenti nota dea Satriana : dubbi sull’autenticità dell’iscrizione sono presenti già negli editori del cil.

Fig. 11. c. 85v.

elisa marroni34

Non vi sono errori o differenze nella trascrizione Fopse. In questo caso, come per la dedica ad Ercole in c. 9v, 1 deve essere stata la menzione di una divinità, peraltro scono-sciuta, ad aver determinato la scelta del Fopse di includere l’epigrafe nel suo taccuino.

c. 86r

Questa carta contiene dieci iscrizioni, una delle quali proveniente da Città di Castello, no-ve urbane, disposte anche in questo caso su tre file e su supporti decorati da cornici mo-danate ; in due casi viene riprodotta, come già in g105 ma qui in una forma notevolmente più curata, anche la decorazione a rilievo (nella fattispecie ghirlande), che sovrastava l’epigrafe. Otto delle iscrizioni qui riprodotte compaiono già in diverse carte di g105.

In alto a sinistra :

cil. vi, 9062 :arula SMET. In palatio Capranicensi MAZ. – In aedibus Antonimi Bubali EMEND. MS. ad Maz.,

in domo Bubalorum ad columnam Antonini SMET. Paullo del Bufalo STAT. R. Bufalo WINGH. Si-militer ceteri.

Trascrizione Fopse :D. M / NE PO TI / FAVSTINAE / AVG. TAB / AELIA. CRISPINILLA / CONIVGI. B.

M. / CVMQVO / VIX. ANN. XXX / FECIT

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / Nepoti / Faustinae / Aug(ustae) tab(ulario), / Aelia Crispinilla / coniugi b(ene)

m(erenti) / cum quo / vix(it) ann(os) XXX / fecit

In questo caso, come in molti altri, la scelta del Fopse di trascrivere l’iscrizione deve es-sere stata dettata dalla suggestione suscitata dal nome dell’imperatrice Faustina. L’iscri-zione menziona il defunto, che svolgeva la professione di tabularius per l’imperatrice Faustina, e la dedicante, moglie di costui, Aelia Crispinilla.

Nella trascrizione del Fopse il nome Nepoti viene scandito in tre parti, NE PO TI, mediante l’inserimento di uno spazio eccessivo tra le lettere.

In alto al centro :

cil. vi, 16273 : cfr. c. 10r

In alto a destra :

cil. vi, 25721 : cfr. c. 9v

Al centro (da sinistra verso destra) :

cil. vi, 22668 : cfr. c. 9v ; cil. vi, 12172 : cfr. c. 10r ; cil. vi, 287 = cil. vi, 36784 = ae 1910, 108 = ae 1951, 4 : cfr. c. 9v ; cil. vi, 8798 : cfr. c. 9v.

In basso a sinistra e al centro : cfr. c. 5v

In basso a destra :

cil. xi, 5937 :litteris bonis. In plebe S. Gregorii extra castrum Monto…FLOR. 7, in plebe oppiai Montoni MAGL.

PIGH., era prima fuori di Montone nella chiesa della Pieve di S. Gregorio CORN. Ad portam Ca-

1 cil. vi, p. 287.

i taccuini epigrafici di jan fopse 35

stelli (Montonis) parieti insertus HOLST., Fulginii ut arbitror MET., in Montone nella piazza CORN. SVAR. VINC., in oppi-do Montoni FABR. MALV. CERT. 196 NARD. Nunc Montone in aedibus munici-palibus ad portam.

Trascrizione Fopse :D. M. / C. IVLIO C F CLV. PRO-PRO-

CVLO / TIFERNIS / TIBERINIS. MIL. COH. VII R PR> / NEPOTIS. V. A. XXX VI MIL. A / XVI. / TESTA-MENTO FIERI IVSSIT / CVRAVIT. FIERI. C. / IVLIVS BABARVS / PA-TRONO BENEMERENTI

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / C(aio) Iulio C(ai)

f(ilio) Clu(stumina) / Proculo, Tifer/nis Ti-berinis mil(iti) / coh(ortis) VII pr(aetoriae), | (centuria) Nepotis v(ixit) / a(nnos) XXXVI, mil(itavit) a(nnos) XVI, / testa-mento fieri / iussit curavit fieri, / C(aius) Iulius Barbarus / lib(ertus) patrono bene merenti

L’iscrizione funeraria ricorda un C. Iulius Proculus, della tribù Clustu-mina, soldato della cohors VII praeto-ria a Tifernum Tiberinum (odierna Città di Castello), che visse 36 anni e ne militò 16 ; il dedicante è un C. Iulius Barbarus, suo liberto.

Si notano alcune differenze rispetto alla disposizione del testo nell’originale : Tifernis è mandato completamente a capo dal Fopse ; di contro coh(ortis) VII pr(aetoriae) segue mil(iti) sulla medesima riga, mentre nell’originale è a capo.

In questo caso, la scelta dell’epigrafe deve essere stata dettata dalla presenza del nome di Tifernum Tiberinum e dalla suggestione da esso esercitata.

c. 86v

La carta contiene nove epigrafi, di cui ben otto già presenti in g105 ; anche in questo caso, come negli altri fogli analizzati, le epigrafi sono disposte su tre file, ordinatamen-te presentate all’interno di campi epigrafici delimitati e caratterizzati da modanature, identiche l’una all’altra nella forma.

In alto a sinistra :

cil. vi, 1235l = cil. vi ; 31541r : cfr. c. 2r.

In alto al centro :

cil. vi, 10114 = cil. vi 37841 : cfr. c. 2v.

In alto a destra :

Fig. 12. c. 86r.

elisa marroni36

cil. vi, 15910 : cfr. c. 5v.

Al centro (da sinistra verso destra) :cil. vi, 11541 : cfr. c. 10r ; cil. vi, 13933 : cfr. c. 9r ; cil. vi, 24202 : cfr. c. 9v ; cil. vi, 1006 : cfr. c. 9r.

In basso a sinistra :

cil. xiv, 2523 : cfr. c. 6r.

In basso a destra :

cil. vi, 456 = cil. vi, 30770 = cil. x, *1089,7 = ilmn, vol. i, 10 = ils 99.

cil. (vi, 456) :tabula marmorea deserta de basi. Nuper

in ipso fere Palatini montis in Forum descen-su reperta est et in Farnesianas Alexandri cardinalis aedes traslata VRSIN. (fam.) In aed. Farnesianis PIGH. MAN. KNIBB. LIPS. Nel palazzo del duca STEPH. – Nunc in museo Neapolitano.

cil. (vi, 30770) :“In aedibus Farnesii” Nic. Audebert cod.

Mus. Britann. Lansdowne 720 f. 278’, qui vidit a. 1574.

Lastra marmorea distaccata dalla base (115 × 9 × 10 cm.) ; fu rinvenuta

negli anni ’70 del ‘500 nel Foro, 1 sotto al Palatino, e trasportata al palazzo del cardinale Alessandro Farnese. 2

Attualmente a Napoli (Museo Archeologico 3).

Trascrizione Fopse :LARIBVS. PVBLICIS. SACRVM / IMP. CAESAR. AVGVSTVS / PONTIFEX. MAXIMVS

/ TRIBVNIC. POTESTAT. XVIIII / EX. STIPE. QVAM. POPVLVS. ET / CONTVLIT. K. IANVAR. APSENTI / CALVISIO. SABINO. L. PASSIENO. RV.FONCO

Trascrizione corretta :Laribus Publicis sacrum. / Imp(erator) Caesar Augustus / pontifex maximus, / tribunic(ia) potestat(e)

XVIIII, / ex stipe quam populus ei / contulit K(alendis) Ianuar(is) apsenti, / C(aio) Calvisio Sabino L(ucio) Passieno Rufo co(n)s(ulibus)

L’iscrizione ricorda una dedica ai Lares Publici, fatta per volere dell’imperatore Augusto con le strenne di Capodanno, 4 il cui uso era direttamente legato all’entrata in vigore dei

1 Cfr. Catalogo delle Iscrizioni Latine del Museo Nazionale di Napoli (ilmn), a cura di Giuseppe Camodeca et alii, Napoli, Loffredo, 2000, i : Roma et Latium, n. 10, p. 18.

2 A Palazzo Farnese già dal 1574 (cfr. cil. vi, 30770 : è attestato da Nic. Audebert, cod. mus. Britann. Lansdowne 720 f. 278’).

3 Catalogo delle Iscrizioni Latine del Museo Nazionale di Napoli (ilmn), cit., p. 66, n. 10.4 Suetonio (Aug., 57) parla della consacrazione dei vari sacelli compitali, fatta da Augusto con le strenne di

Fig. 13. c. 86v.

i taccuini epigrafici di jan fopse 37

consoli il 1 Gennaio : la cerimonia consisteva in una processione che aveva come meta il Campidoglio e si concludeva con il sacrificio di un cavallo bianco ; 1 nella medesima oc-casione si facevano voti per la salvezza dell’imperatore e dello stato e ci si scambiavano doni, strenne appunto. 2 In base ai nomi dei consoli, C. Calvisius Sabinus 3 e L. Passienus Rufo, 4 la dedica si può datare al 4 a.C.

Si notano alcuni errori e fraintendimenti del Fopse : alla 5° riga, ei è interpretato e tra-scritto come et ; alla 7° riga manca la C di C(aio) prima di Calvisio e le prime due lettere di Rufo sono separate dal resto da un segno di interpunzione ; inoltre, la –s finale di cos manca del tutto, cosicché Rufo cos in Fopse diventa Ru. fonco.

c. 87r

La c. 87r è forse la carta più singolare tra quelle prese in analisi ; contiene infatti cinque iscrizioni, di cui tre africane, due da Bettona ; le due epigrafi di Bettona sono presentate dal Fopse come distinte, ma in verità appartengono al medesimo monumento. Anche in questo caso le epigrafi sono disposte su tre file, su supporti modanati identici nella forma.

In alto (a sinistra) :

cil. viii, 1488 = cil. viii, 15507 = ilafr, 513 = cil. viii, 26574a.cil. :Duggae in muru iuxta templum Minervae in fragmento epistylii longo m 1,45, lato m. 0,60.

Trascrizione Fopse :PRO. SALVTE INP. CAES. / M. AV. / SEMPER AVG TOTIVS. / OVE ANNO PRO-

CONS. / II AVRNTIOC

Trascrizione corretta :Pro salu[te Imp(eratoris) Cae]s(aris) M(arci) Au[r(eli) Val(er)i] Ma[ximiani Pii Fel(icis)] / semper

Aug(usti) totiusque do[mus di]vinae eius, res p(ublica) [col(oniae) Thuggae], / anno procons(ulis) II Aur(eli) Antioch[i ---]ani f(ilii) Aur(eli) Hammon[i]

L’iscrizione riporta in forma frammentaria una dedica all’imperatore Massimiano e alla famiglia imperiale da parte degli abitanti della colonia di Thugga, nell’Africa Proconsu-laris.

Nella trascrizione del Fopse compaiono solo alcune parti dell’iscrizione ; altre ven-gono integrate ; è il caso ad esempio della sezione [te Imp(eratoris) Cae] della 1° riga, attualmente non conservata ma trascritta dal Fopse. Altre sezioni, invece, come Ma- di Ma[ximiani] alla 1° riga o buona parte della 2° (do[mus di]vinae eius res p(ublica) [col(oniae) Thuggae]) vengono tralasciate dal Fopse.

Soprattutto sulla base di questa seconda considerazione, si può ipotizzare, a livello

Capodanno : Omnes ordines in lacum Curti quotannis ex voto pro salute eius stipem iaciebant, item Kal. Ian. strenam in Capitolio etiam absenti, ex qua summa preziosissima deorum simulacra mercatus vicatim dedicabat, ut Apollinem Sandalarium et Iovem Tragoedum aliaque.

1 Ov., Fast., i, pp. 83 ss. ; Lyd., Mens., iv, p. 3.2 La cerimonia, inizialmente di pertinenza del rex, si svolgeva tra il sacellum Streniae, nel cui bosco sacro si

prendevano i rami di alloro, notoriamente legati al trionfo, donati originariamente al rex, poi ai consoli come strenne di Capodanno, la Sacra Via e l’Arx.

3 Cfr. Edmund Groag, Arturus Stein, pir ii (1936), c 353, pp. 84-85.4 Cfr. Leiva Petersen, Klaus Wachtel, pir vi2 (1998), p 148, pp. 51-53.

elisa marroni38

puramente congetturale e data l’as-soluta mancanza di dati relativi ad un eventuale soggiorno africano del Fopse, che il pittore abbia visto non l’originale, bensì una trascrizione, forse integrata in alcune parti come sembra di poter dedurre dalla sua stessa riproduzione.

In alto (a destra) :

cil. xi, 5175 :lapis ex marmore alt pal. 4, long. pal. 6

onc. 4 ; in opido Collis mancii in Divi Ste-phani ; in altare iuxta portam dextrorsum SAB. ; trovato in Col di Mancio l’anno 1568 post periit FROND. 118 COST. – Rep. in Iunio a. 1829 in coemeterio aedis S. Stephani Collemancio FROND., de frag-mento. Interamnae DON. de a et b errore ; s. l. FABR.

Trascrizione Fopse :L. CALLIDIO. L. F. STE. ARI /

QVNTIANO / FILIOL. CALLIDI. MAGNI / PATRO-

NI. MVNICIPI / NEPOTI / L. VARI. QVINTIANI PATRONI / MVNICIPI

Trascrizione corretta :L(ucio) Calidio L(uci) f(ilio) Stel(latina) Ni/grino / filio, / L(uci) Calidi Nigrini patro/ni municipi(i) /

nepoti, / L(uci) Vari Quintiani patro/ni municipi(o). // Variae L(uci) f(iliae) Gestianae / uxori, / L(uci) Calidi L(uci) f(ilii) Stel(latina) Nigrini, IIIIvir(i) / iur(e) dic(undo), IIIIvir(i) quinq(uennalis) II, augur(is) flami/nis Aug(ustalis), parentis et patroni municipi(i), / filiae / L(uci) Vari L(uci) f(ilii) Quintiani tribuni militum / leg(ionis) II Adiutricis, tribuni militum / leg(ionis) X Geminae, IIIIvir(i) quinq(uennalis), pa-tro/ni municipi(i) [---]. // L(ucio) Calidio L(uci) f(ilio) Ste(llatina) Va[---] / Quintiano / filio, / L(uci) Calidi Nigrini patroni / municipi(i) / nipoti, / L(uci) Vari Quintiani patro/ni municipi(i), // municipes et incolae, / l(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum)

Si tratta di una dedica, da parte degli abitanti del municipio, a Lucio Calidio Nigrino, iscritto alla tribù Stellatina, figlio di Lucio Calidio Nigrino, patronus municipii, nipote di Lucio Vario Quintiano, patronus municipii, e a Varia Gestiana, moglie di Lucio Calidio Nigrino, quattuorviro iure dicendo, quattuorviro quinquennalis, augur Flamen Augustalis, pa-rens e patronus municipii, figlia di Lucio Vario Quintiano, tribuno militare della legione II Auditrix, tribuno militare della legione X Gemina, quattuorviro quinquennalis, patronus municipii, e a Lucio Calidio Vario Quintiano, figlio di Lucio Caludio Nigrino, patronus municipii, nipote di Lucio Vario Quintiano, patronus municipii.

Quelle che Fopse registra come due distinte iscrizioni, affiancate nel medesimo fo-glio del taccuino, fanno in realtà parte della medesima iscrizione, di cui riproducono il lato c. Nella prima trascrizione Fopse riproduce le prime tre righe ; si segnalano, tra gli errori, il raddoppiamento della l di Calidio, che diventa Callidio, e l’omissione di una i

Fig. 14. c. 87r.

i taccuini epigrafici di jan fopse 39

in Quintiano, che viene erroneamente trascritto come QVNTIANO. Il nomen Varius, di cui si conservano solo le prime due lettere Va-, viene trascritto dal Fopse come Ari, con omissione dell’iniziale e integrazione, il che lascia presupporre che, o all’epoca in cui il nostro pittore vide l’iscrizione questa conservava integralmente la parola, o che la formula proposta sia stata resa tale per analogia con il Lucio Vario Quintiano nominato alla 6° riga della medesima iscrizione.

La seconda trascrizione del Fopse riproduce le restanti righe della stessa faccia dell’iscrizione, introducendo tuttavia alcune differenze : oltre al raddoppiamento, anche in questo caso, della l di Calidio, il cognomen Nigrinus è singolarmente sostituito da Ma-gnus ; in alcuni casi poi, il nostro autore va a capo in modo diverso, cosicché patroni, che segue sulla medesima riga il cognomen del personaggio, occupa la seconda riga, prece-dendo municipi, che nell’originale invece occuperebbe da sola la seconda riga ; lo stesso accade per il patroni che segue Luci Vari Quintiani sulla stessa riga nella trascrizione Fopse, ove nell’originale le ultime due lettere –ni sono mandate a capo.

Al centro :

cil. viii, 7006 = ilalg, ii, 1, 582 = ils 688.cil. :duo unius epistylii fragmenta reperta Constantinae à la Casbah ; b altum est 0,42, latum m. 0,90, litt.

c. 4.

Trascrizione Fopse :TRIVMPNATORI. OMNIVM. AC DOMITOR. VNIVERSAR / LIBERTATE TENEBRIS.

SERVITIS / OPPERES SAM. SVA FELICI VICTORIA / IN LVCEM REVOCAVIT / FLAVIO. VALERIO. CONSTANT / VAL. PAVLVS. V. P. P. P. N. / NVMINI. MAIESTATIQ. EIVS DEVOTA

Trascrizione corretta :Triumphatori omnium gentium ac domitori universaru[m factionum], / O[---]I libertatem tenebris

servitutis oppressam sua felici vi[ctoria( ?)] / [nova] luce inluminavit, [d(omino)] n(ostro) Flavio Valerio Constant[ino] / Maximo Pio Felici Invicto Aug(usto), / [---] Va[l(erius ?) Paulus, v(ir) p(erfectissimus)], p(raeses) p(rovinciae) N(umidiae), numini maiestatique eius devota [mente dicatus ?]

L’iscrizione riporta una dedica all’imperatore Costantino da parte del governatore della provincia della Numidia Valerius Paulus. L’iscrizione si può datare prima del 312 d.C., anno in cui al titolo di Imperator Caesar Flavius Valerius Constantinus Pius Felix Invic-tus Augustus, si aggiunse anche Maximus.

Nella trascrizione del Fopse mancano alcune parole o parti di esse in realtà conserva-te nell’originale ; ad esempio gentium e la –i finale di domitori alla prima riga ; di converso, alcune parole non conservate nell’originale sono invece presenti in Fopse, come fossero stranamente, data la consueta fedeltà al testo, frutto di integrazione, come nel caso di victoria alla seconda riga o del in preposto a lucem alla terza riga ; la parola inluminavit 1 è sostituita da revocavit. Tutta la quarta riga manca nella trascrizione del Fopse. Ci sono poi alcuni errori di trascrizione, come triumpnatori in luogo di triumphatori (1° riga) ; ser-vitis in luogo si servitutis (2° riga) ; opperes sam in luogo di oppressam (2° riga). Arbitraria

1 In cil. viii, 7007, sempre da Cirta, compare la formula inluminavit et revocavit. Data la provenienza dallo stesso luogo, si deve ipotizzare o che Fopse le vide entrambe e riprodusse un’arbitraria commistione tra le due, in un alquanto ipotetico soggiorno africano, non altrimenti documentato, oppure che copiò una trascri-zione altrui.

elisa marroni40

anche la disposizione su righe, non corrispondente sempre all’originale : ad esempio Fopse dispone su due righe libertatem tenebris servitutis oppressam sua victoria, in realtà facente parte di un’unica riga, la seconda.

In basso :

Trascrizione Fopse :M. P. AVRELIVS. ANTONINVS. PIVS. TELIX. AVG. / PARTICVS. MAXIMVS. BRITAN-ANTONINVS. PIVS. TELIX. AVG. / PARTICVS. MAXIMVS. BRITAN-

NICVS. MAXIMVS. GERMANICVS / MAXIMVS TRIBVNVS. POT. XVIIII / CON. IIII. P. P. RESTITVIT. L LXXXV.

Trascrizione corretta :cil. viii, 10115.cil. :l’on m’a evoyé un épitaphe de Biserte nouvellement trouvé escrit sur une pierre de douze

palmes de long et cinq de large et autant de grosseur en carré en lettres majuscule fort grandes D’ARCOS 1632. Hisce oculis vidi et hisce manibus transcripsi Uticae (recentiores Bisertae vocant, Arabes Bensert) cum in Africam essem ; estque columnae fragmentum altum pedes XI cum semisse ; in circuitu vero habet palmos septem et bessem ; in quo haec inscriptio existit. PAGNIUS. In Biserta entre una mezza colonna CORATIUS. In urbe maritima Africae regni Tunetani, quae nunc Biserta SPON. En Diserta (Viscetra Hedera) XIMENEZ. [1732]. A diserte dans le magasin d’un vendeur de vin ; colonne rond d’un pied 9 pouces de diamètre et de 5 pouces de hauter SEGUIER similiterque MAFFEI [1734] ; Bizerte, cette colonne support les arcades d’un magasin de savon HUMBERT. Ibidem vide-runt ROUSSEAU [1858] GUERIN. In aliis aedibus iuxta Dar-el bey sitis vidit WILMANNS.

Imp(erator) Caes(ar) / M(arcus) Aurelius / Antoninus / Pius Felix Aug(ustus) / Parthicus max(imus) / Britannicus max(imus) / Germanicus max(imus) / trib(unicia) pot(estate) XVIIII / co(n)s(ul) IIII p(ater) p(atriae) / restituit / XLIX

cil. viii, 10082 = cil. viii, 22072.cil. :columna alta m 2,5, litt. c. 8. In via Musti Agbiam ducente prope morabetum Sidi bu Atilah.Columna alta m. 2,5, litteris c. 8 In via Musti Agbiam. ducente prope morabetum Sidi bu Atilah (1330

metris a sacello Sidi bu Atilah, 4200 metr. ab Ain Ghar Salah BERBR., post horam equitationis a Musti hanc et eas quae sequuntur repperit GUÉRIN).

Imp(erator) Caes(ar) / [M(arcus) Aurelius] / [Antoninus Pius] / [Felix Augustus] / Parthicus ma/ximus Brittan(n)i/[cus] [ma]ximus / [German(icus)] max(imus) / [tribunic(ia) p]ot(estate) / [XVIIII c]o(n)s(ul) IIII / [p(ater) p(atriae) restit]uit / LXXXVI

L’iscrizione, apposta su una pietra miliare, commemora un’opera di sistemazione dovu-ta all’imperatore Caracalla e databile, in base al quarto consolato, dopo il 213 d.C.

In questo caso si è incerti sull’identificazione dell’originale trascritto dal Fopse ; al-cuni elementi sembrano appartenere alla prima iscrizione, quella uticense, più vicina alla trascrizione del Fopse per il testo, altri a quella di Sidi Bu Atilah, più vicina al Fopse per l’esattezza del numerale ; nella trascrizione del Fopse non viene rispettata la dispo-sizione originale su righe ; in alcuni casi, e singolarmente, le abbreviazioni, solitamente mantenute tali, vengono sciolte, come nel caso di max(imus) alla terza riga Fopse. Si segnala l’errore di trascrizione Telix, in luogo di Felix. Parti mancanti in entrambi gli originali e presenti invece nel Fopse, e viceversa, rendono difficoltosa la comprensione del processo di formazione di questa stranissima trascrizione.

i taccuini epigrafici di jan fopse 41

c. 109v

Questa carta riproduce, in una for-ma meno accurata rispetto alle carte precedenti, tre epigrafi, qui raccolte con criterio topografico, essendo state viste tutte a Perugia.

In alto (a sinistra) :

cil. xi, 1946 = ae 2003, 29.cil. :tabula marmorea. In fronte aedis S.

Angeli TRANQ., del Renaio TRANQ. CIATTI et CAM. ; (addentes non lonta-no dal ponte di S. Giovanni sul Tevere), accanto alla porta della chiesa di fuori di essa TRANQ. ; nel muro sopra la porta della chiesa VENUTI. In cenobio S. Petri SCUT. GAL. MAR. In museo universita-tis VERM. ED. 2 et adhuc.

Non si conosce la collocazione at-tuale.

Bibliografia :Richard Duncan-Jones, An Epigra-

phical Survey of Costs, « pbsr », xx, 1965, pp. 189-306, nn. 449, 496 ; Elizabeth Forbis, Municipal Virtues of the Roman Empire. The Evidence of Italian Honorary Inscriptions, Stuttgart, 1996, n. 379.

Trascrizione Fopse :AMVIRGINE/ CVLIS. ADVETERE / IENTE IN. FORO. FECIT. DE. / (((T))). VIII. VIR.

ARBITRATV / ISTER NENDVM CVRAVIT / TINCOLA E INSTATVAM LIS ((T))((T)) T)) / I COMITIO PONENDAM CENSVER / ICO. ESTELATVS / EQVITES. ROMANII EVM. AD. ROGVM / ABITVS. EI IN. COMITIO STATVA/ IT

Trascrizione corretta :aqu]am Virgine(m) / [--- Her]culis ad vetere / [--- cum sal]iente in foro fecit de / [HS ---]C(milia) VIIIvir

arbitratu / [---]i sternendum curavit, / [municipes e]t incolae in statuam HS XXV(milia) / [contulerunt decurionesque titulum ei i]n comitio ponendum censuer(unt), / [ordo decurionum quo die funere pub]lico est elatus / [---]equites Romani eum ad rogum / [ut deferrent et qui honor primo ei est h]abitus ei in comitio statua / [ut poneretur decrev]it

L’iscrizione, molto frammentaria, commemora un ignoto personaggio, responsabile di opere pubbliche – viene menzionato un acquedotto Vergine, condotto dalla vecchia sede, nelle vicinanze di un [templum ? Her]culis, fino al foro, e, per decisione dell’ottuor-virato, la realizzazione di una pavimentazione – per il quale i cittadini del municipio destinarono 25.000 sesterzi per l’erezione di una statua e i decurioni stabilirono che gli venisse destinata una dedica nel comizio ; l’ordine dei decurioni che nello stesso giorno

Fig. 15. c. 109v.

elisa marroni42

in cui gli venivano tributati onori funebri pubblici – gli equites lo condussero al rogo, un onore concesso per la prima volta a costui – decretò che gli fosse eretta una statua nel comizio.

Fopse riporta quello che si conservava dell’iscrizione, talvolta commettendo errori di trascrizione o unendo termini in realtà distinti : ad esempio [aqu]am e virgine (1° riga) ; ad e vetere (2° riga) ; (e)t e incolae, in e statuam (6° riga) ; est e elatus (8° riga) ; in altri casi separa in due parti alcuni termini, come isternendum, reso come ister nendum (5° riga), evidenziando la mancata comprensione del latino.

In alto (a destra) :

cil. vi, 35880 = cil. xi, 2062 = cil. xi, *314= ae 2004, 550.cil. (vi, 35880) :basis ingens LVPI. Romae LVPI. – Perusiae in museo Oddi vel similiter RELIQVI.

cil. (xi, 2062) :Magnus cippus marmoreus. Perusiae MACCI. A S. Agnielo del Renaio di quà dal Tevere vicino

al ponte S. Gianne in un piedestallo dove è locato l’altare maggiore TRANQ., similiter CIATTI SCVT., haud procul extra portam S. Angeli in horto coniuncto ecclesiae HOLST., nella chiesa di S. An-giolo vicino al Tevere OLIV. SCHED. In museo Oddiorum COR. (intellegendum) MAR. VERM. In museum universitatis translatum VERM. giornale di Perugia 1835, II P. 210. Ibi adhuc.

Reimpiegato come altare in S. Angelo del Renaio (Ponte S. Giovanni), poi inclusa nella collezione Oddi ; attualmente a Perugia (Museo Archeologico). ii sec. d.C. 1

Bibliografia :Gian Luca Gregori, cil. vi, 3588 = cil. xi, 2062 : perugina, non urbana !, « Epigraphica » lxvi,

2004, pp. 256-259.

Trascrizione Fopse :D M / MVNATIAE / APOLAVSI / MVNATIVS / HYPNVS / CONIVC. KARIS

Trascrizione corretta :D(is) M(anibus). / Munatiae / Applausi, / Munatius / Hypnus / coniug(i) karis(simae)

La base, attualmente priva di coronamento, riproduce una dedica funeraria, opera di un certo Munatius Hypnus alla moglie Munatia Apolausi. Il monumento, visto e descritto dal Bormann in cil. xi, era precedentemente conservato presso il Museo dell’Univer-sità, nel quale era pervenuto assieme ad altri dalla collezione Oddi. Dalle informazioni presenti nel cil. si ricava che prima dell’acquisizione nell’ambito della collezione Oddi, l’iscrizione fu vista alla fine del ’500 dal Tranquilli, reimpiegata nella chiesa di S. Angelo del Renaio, presso Ponte S. Giovanni. Il testo fu poi pubblicato dallo Hülsen in cil. vi, con il n. 35880, il quale, evidentemente non a conoscenza della sua precedente pubblica-zione tra le iscrizioni perugine, riporta la tradizione del padre gesuita Lupi che errone-amente annovera la nostra epigrafe tra quelle urbane. 2

1 Sull’iscrizione e sul suo corretto inquadramento cfr. Gian Luca Gregori, cil. vi, 3588 = cil. xi, 2062 : perugina, non urbana !, « Epigraphica » lxvi, 2004, pp. 256-259, il quale chiarisce l’equivoco dell’attribuzione della stessa a Roma e a Perugia, confermandone la provenienza perugina ; l’A. propone inoltre, sulla base di considerazione paleografiche, onomastiche e stilistiche, una datazione nell’ambito del ii secolo d.C.

2 Lupi nel Cod. Vat. Lat. 9143 f. 13v. cita l’iscrizione come di provenienza ignota ; le altre iscrizioni del medesi-mo codice sono di provenienza urbana ; questo dato deve aver erroneamente indotto lo Hülsen a considerare tale anche questa.

i taccuini epigrafici di jan fopse 43

Il gentilizio Munatius è ricorrente in area perugina, 1 ma anche altrove nella regio vii e a Clusium. 2

Unico errore nella trascrizione Fopse è la –c finale, in luogo della –g, di coniug(i).

In basso :

cil. xi, 1924 = ils 5503.cil. :basis marmorea. Perusiae vel apud Perusiam POGG. CYR. PLERIQUE ; “in eccl. S. Angeli” add.

RED. nescio num recte ; in foro maiori ad plateam supramur. Addit ACC. (AP.) ; in palatio capitanei Peru-siae PROSP. ; in fronte aedium publicorum vel similiter osc. (addens “prope portam”) TRANQ. CRISP. CIATTI (addens alla destra parte dell’ingresso della porta principale) OLIV. Extracta ex illo pariete a. 1787 et traslata in caenobium S. Petri VERM. ED. 2 et adhuc.

Attualmente a Perugia (Museo Archeologico).

Trascrizione Fopse :DIVO ANTONINO / PIO / C. EGNATIVS FESTVS AEDILI II VIR / HVIC. CVM

PLEPS VRBANA LVDOS PVBL / EDENTI AD STATVAM PONENDAM / PECVNIAM OBTVLISSET. IS HONORE / CONTENTVS IMPENSAM REMISIT / ET IMPETRATA VENIA AB ORDINE / PERVSINOR OPTIMO MAXIMOQ PRINC. / DE SVA PECVNIA POSVIT. CVIVS / OB DEDICATIONEM DARI IVSSIT / AB HEREDE SVO DECVRION B / SING. HS IIII N PLEBI. HS II N /.D. D. D

Trascrizione corretta :

Fronte :Divo Antonino / Pio, / C(aius) Egnatius Festus aedil(is), IIvir, / huic cum plebs urbana ludos publ(icos)

/ edenti ad statuam sibi ponendam, / pecuniam optulisset is honore / contentus impensam remisit / et impetrata venia ab ordine / Perusinor(um) Optimo Maximoq(ue) princ(ipi), / de sua pecunia posuit cuius / ob dedicationem dari iussit / ab herede suo decurionib(us) / sing(ularis) HS IIII n(ummum), plebi HS II n(ummum), / l(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum) //

Lato sinistro :M(arco) Vibio Liberale P(ublio) Marito Vero co(n)s(ulibus), / X K(alendas) Apriles Augustae Perusiae /

in schola Laeliana scribundo / adfuerunt quod P(ublius) Casinerius / Clemens, IIvir suo et L(uci) Petili / Nepotis collegae sui, nomine ver/ba fecit Annium Leonan petere / ut secundum verba testamenti, / Egnati Festi statuae quam divo Pio / positurus esset loc[u]s sibi adsig/naretur q(uid) d(e) e(a) r(e) f(ieri) p(laceret) d(e) e(a) r(e) i(ta) c(ensuerunt), / placere ut secundum voluntatem, / Egnati Festi locus statuae divo / Pio ponendae proxime Naevi / Libani ad introit[um c]uri[ae] / daretur

L’iscrizione commemora la dedica di una statua al duoviro C. Egnatius, da parte della plebe urbana come ringraziamento per spettacoli pubblici ; il duoviro tuttavia si accon-tentò del solo onore, restituendo il denaro e incaricando i decurioni di utilizzarlo per innalzare una statua in memoria dell’imperatore Antonino Pio. Sul fianco sinistro è in-scritto il decreto dal quale si ricava che la statua doveva essere collocata vicino quella di Nevio Libano all’ingresso della Curia e, grazie al nome dei consoli in carica, M. Vibius Liberalis e P. Marcus Verus, la datazione al 166 d.C.

1 cil. xi, 7094, ove compare un A. Munatius Faustinus, al quale il padre A. Munatius Hypnus e la madre Aufi-dia Faustina dedicano la lapide. Sulla base della rarità del cognome grecanico Hypnus, noto nella regio vii solo da queste due iscrizioni, è stata ipotizzata l’identità del personaggio di cil. xi, 2062 e cil. xi, 7094 (cfr. Gian Luca Gregori, cil. vi, cit., p. 257). 2 cil. xi, 2233, 2234, 7220.

elisa marroni44

La trascrizione è sostanzialmente fedele all’originale, di cui viene tuttavia copiata solo la fronte. Aedil(is) viene integrato come aedili ; vi è un errore di trascrizione alla 4° riga, ove plebs viene reso come pleps ; alla 12° riga decurionib(us) viene trascritto decurion b, omettendo la i e staccando la –b finale. All’ultima riga della formula l(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum) è omessa la prima lettera l.

Conclusioni

Dall’analisi delle singole carte fatta sopra si possono fare alcune significative considera-zioni.

Si è già detto che le iscrizioni presenti in g105 sono tutte urbane : dall’analisi dei dati ricavabili dalle edizioni esistenti, si è cercato di estrapolare il percorso compiuto dal nostro Autore ; le prime tre carte di g105, c. 1r, c. 2r e c. 2v, riproducono iscrizioni vi-ste dagli epigrafisti del xvi secolo in casa Maffei, presso le terme di Agrippa, vicino al Pantheon ; le iscrizioni riprodotte in c. 5v sono tre, delle quali due risultano inedite, la terza collocata in piazza Capoferro, 1 non troppo lontana dall’area del Pantheon. La c. 6r riproduce un’iscrizione funeraria originariamente collocata nell’abbazia di Grotta-ferrata, nell’ager Tusculanus, ma in un secondo momento trasportata nel palazzo del cardinale Cesi, presso Castel S. Angelo, ove probabilmente la vide il Fopse, e succes-sivamente spostata nel palazzo del cardinale Albani alle « Quattro Fontane » ; alla carta seguente, c. 7r, è riportata un’iscrizione che sappiamo rinvenuta lungo la via Appia, poi collocata presso ponte S. Angelo, anch’essa a palazzo Cesi e solo successivamente trasferita a palazzo Albani ; in entrambi i casi la segnalazione di palazzo Cesi si deve a diversi eruditi del xvi secolo, mentre la segnalazione di un successivo spostamento a palazzo Albani si deve al Lupi (1695-1737) ; potendo datare la presenza di Fopse in Italia tra 1581 e 1586, è verosimile che egli abbia visto entrambe le epigrafi descritte a palazzo Cesi. In c. 9r compaiono due iscrizioni viste dagli epigrafisti della seconda metà del ‘500 in casa Colonna, due ancora a palazzo Cesi, ove probabilmente le vide anche il Fopse. In c. 9v, invece, la prima iscrizione è segnalata più di una volta in piazza Colonna, nei pressi della colonna Antonina ; ben tre sono quelle segnalate a palazzo Cesi, sebbene sono state in seguito oggetto di spostamenti, ed è perciò verosimile che il nostro pittore le abbia viste tutte lì ; un’epigrafe è segnalata presso la non lontana chiesa di S. Lorenzo in Lucina ; ad esse se ne aggiunge infine un’ultima, vista presso la chiesa di S. Clemente al Laterano. In c. 10r infine sono raccolte tre iscrizioni collocate dagli epigrafisti di xvi secolo ai piedi del Campidoglio o nel palazzo dei Conservatori ; una presso S. Luigi dei Francesi, nelle vicinanze del Pantheon ; 2 una in casa della Valle e una nei giardini Sforza. Risulta abbastanza evidente la concentrazione di molte delle epigrafi viste nell’area del Vaticano (in particolare a palazzo Cesi) o nelle vicinanze di essa. Si potrebbe ipotizzare, data questa forte insistenza di epigrafi viste a palazzo Cesi, che la scelta di tappe umbre nell’itinerario seguito dal nostro pittore sia dovuta forse alla frequentazione del palazzo e alle origini umbre della famiglia Cesi. 3

1 Rione Regola ; l’attuale piazza Capodiferro, ricordata dagli epigrafisti come località Capodiferro, si trova vicino a Piazza Farnese.

2 Come ricordato sopra Fopse annota la sua presenza ad un funerale a S. Luigi dei Francesi, nel 1581 (c. 30r, g105).

3 Il cardinale Federico Cesi era duca di Acquasparta, ove tuttora uno dei monumenti di maggiore rilievo è proprio palazzo Cesi.

i taccuini epigrafici di jan fopse 45

Alcune delle epigrafi riprodotte in g105 sono ripetute in b33, che ne contiene tuttavia anche delle nuove ; è il caso della prima carta esaminata, c. 49r, che contiene gli schizzi, simili a quelli di g105 nella frettolosità in cui sono tracciati, di sei iscrizioni, tre delle quali non identificate e probabilmente frutto di invenzione, 1 le restanti tre viste a Spello, den-tro o nei pressi della chiesa di S. Maria Maggiore, e affiancate da appunti e annotazioni su collocazione e caratteristiche del pezzo, in alcune parti tuttavia illeggibili o difficil-mente comprensibili. Questo foglio, nel disordine dei disegni tracciati, è più vicino nello stile ai disegni del primo manoscritto e al carattere estemporaneo che questo sembra evocare in molte sue parti. Le altre carte di b33 qui esaminate si distinguono invece mol-to nettamente, come detto sopra, per la sistematicità con cui sono organizzati i disegni delle iscrizioni, rigidamente disposti l’uno a fianco all’altro in un assetto che appare alquanto più studiato. In c. 85v delle otto iscrizioni presenti, cinque sono già presenti in carte diverse di g105 : in particolare una in c. 9v, tre in c. 10r e una in c. 1r ; le restanti compaiono qui per la prima volta, due sono funerarie e sono segnalate rispettivamente la prima in casa dei Del Bufalo, presso la colonna Antonina, la seconda, probabilmente in seguito a continui spostamenti, in varie case (De Alberinis, Pianelli, Paluzzi) ; la terza è sacra ed è segnalata dapprima in S. Spirito in Sassia, presso Castel S. Angelo, poi in casa Maffei. In questo caso non è possibile dire con esattezza dove fu vista dal Fopse. In c. 86r abbiamo dieci epigrafi, otto delle quali compaiono già in g105, e precisamente quattro in c. 9v, due in c. 10r, due in c. 5v ; delle due restanti iscrizioni una è urbana e fu vista nel Rione Colonna (nel palazzo Capranica, poi in casa dei Del Bufalo, presso la colonna Antonina), l’altra proviene invece da Città di Castello. La mescolanza di epigrafi viste in città diverse, assieme all’organizzazione sistematica dei fogli, spinge a pensare che le carte del b33 rappresentino una rielaborazione successiva di appunti e memorie prece-denti. Ulteriore elemento a favore di tale ipotesi sembrerebbe essere la presenza di iscri-zioni annotate sulla stessa carta in g105 e invece smembrate in carte differenti in b33. È il caso delle epigrafi comparse insieme in c. 5v, delle quali due, per altro inedite, appaiono in c. 86r, come si è appena visto, la terza in c. 86v. Si nota come in c. 86r tre delle iscri-zioni presenti, non casualmente registrate in g105 nella medesima carta, c. 9v, sono state tutte viste a palazzo Cesi. È pur vero che nella medesima c. 86r compaiono anche altre epigrafi viste altrove, una nel palazzo Capranica, una in S. Clemente al Laterano, una presso S. Luigi dei Francesi. In c. 86v abbiamo nove iscrizioni, di diversa provenienza e delle quali ben otto compaiono già in varie carte del primo manoscritto, g105. In parti-colare, due viste nel palazzo Maffei, compaiono rispettivamente in c. 2r e in c. 2v ; una, vista nella non lontana piazza Capoferro, appare già in c. 5v ; una appare già in c. 6r, due in c. 9r, una in c. 9v, una in c. 10r. Unica iscrizione ‘nuova’ è quella relativa ad una dedica augustea ai Lares Publici, conservata e vista con sicurezza dal Fopse a palazzo Farnese, donde, con la collezione Farnese, è giunta a Napoli. Anche in questo caso, sebbene si noti il ricorrere di alcune collocazioni verosimilmente corrispondenti ai luoghi in cui Fopse transitò e vide i monumenti riprodotti (due iscrizioni furono viste a palazzo Maf-fei, due a palazzo Cesi), l’eterogeneità dei fogli rende difficile la comprensione del crite-rio scelto dal nostro pittore nella loro elaborazione. In alcuni casi sembra di poter ravvi-

1 Alcune delle annotazioni apposte a fianco di esse risultano affatto utili ad un inquadramento, in alcuni punti persino illeggibili ; in un caso ad esempio viene segnalata Deruta come località in cui fu vista una delle suddette epigrafi non identificate, per la quale conseguentemente si deve presupporre o la totale invenzione da parte del Fopse ovvero che in un momento imprecisato andò perduta.

elisa marroni46

sare un criterio topografico, in altri questo diventa fortemente evanescente, per cui non si può dire con certezza se la realizzazione del manoscritto sia operazione sistematica dettata da una precisa logica nell’esposizione, almeno nel caso delle iscrizioni urbane, o risponda piuttosto, come credo, ad esigenze puramente estetiche. Questa seconda ipo-tesi sembra certa per le carte ove compaiono epigrafi che non hanno alcuna relazione di collocazione o di significato, come in c. 87r, che ospita, cosa assai singolare, tre iscrizioni africane, provenienti da Dougga, Utica (Africa Proconsularis) e da Cirta (Numidia), e una umbra. L’impressione di una ricostruzione a tavolino in questa carta sembra essere resa ancora più evidente che altrove dal fatto che le iscrizioni sono presentate come di-sposte ad occupare ordinatamente il campo epigrafico riprodotto, come presupponen-do completezza, quando si tratta invece di piccoli frammenti di epigrafi in realtà molto più estese. Inoltre, nella medesima carta, quelle che sono presentate come due epigrafi distinte, ma affiancate, sono invece tratte dalla medesima iscrizione, vista a Colleman-cio presso Bettona, di cui ripropongono per altro minima parte. Tra le notizie relative alla vita del Fopse, non abbiamo alcun accenno ad un suo viaggio in Africa ; di difficile interpretazione la presenza di iscrizioni africane nel suo taccuino, che può indurci a pen-sare o che si tratti dell’unica testimonianza esistente di esso, tuttavia non comprovata da nessun altro dato in nostro possesso, ovvero, più verosimilmente, che il nostro pit-tore abbia trascritto epigrafi, oggetto di precedenti trascrizioni, appunto da altra fonte.

Per il xvi secolo abbiamo testimonianza di esplorazioni sul suolo africano : al-Hasan ibn Muhammad al-Wazzan al-Fasi, geografo ed esploratore arabo meglio noto come Le-one l’Africano, viaggiò in Africa tra 1510 e 1517 ; è autore della Della descrittione dell’Africa et delle cose notabili che ivi sono, un’opera in cui vengono descritte tutte le località toccate dal suo itinerario, che ha toccato i moderni stati di Marocco, Algeria e Tunisia. Tra le città descritte compaiono anche Cirta e Biserta (Utica), da cui provengono le iscrizioni inserite dal Fopse nel suo taccuino ; poco distanti le altre località, Dougga e Sidi Bu Atilah, da cui provengono le altre epigrafi. L’opera fu pubblicata nel I volume del Delle navigationi et viaggi di Giovanni Battista Ramusio nel 1550, uno dei più importanti trat-tati di geografia dell’epoca moderna, in cui confluiscono più di cinquanta resoconti di viaggi, dall’antichità al xvi secolo. Altra figura importante è quella di Luis del Mármol Carvajal, in Africa al servizio di Carlo V di Spagna durante la spedizione contro gli Ottomani o come prigioniero, tra 1535 e 1557, e autore di un trattato intitolato Primera parte de la descripción general de África, pubblicato tra 1573 e 1599, in cui confluisce anche l’opera di Leone l’Africano.

Che il Fopse non abbia visto personalmente le iscrizioni africane sembrerebbe sug-gerito, per altro, dal fatto che la trascrizione non è fedele in più punti all’originale, nel senso che alcune parole sono sicuramente frutto di integrazione, altre, complete nell’originale, sono incomplete nella sua trascrizione ; in altri casi, ancora, alcune parole sono sostituite da altre che compaiono in iscrizioni simili e con la stessa provenienza. Alla consueta fedeltà nella restituzione, tratto caratteristico del Fopse anche nelle tra-scrizioni apparentemente più ‘disordinate’ almeno nella forma, si sostituisce una certa arbitrarietà. Risulta praticamente impossibile stabilire come si sia giunti alla formula-zione di questa singolarissima e altrettanto interessante carta. Che si tratti di una stu-diata ricostruzione a tavolino in questo caso risulta evidente dalla inconsueta mancanza di fedeltà all’originale anche nella disposizione su righe, diversa in Fopse, che presenta epigrafi nella realtà frammentarie, disponendole centralmente nel campo epigrafico, come fossero complete.

i taccuini epigrafici di jan fopse 47

Un criterio topografico sembra invece sotteso all’ultima carta esaminata in questa sede, la c. 109v, in cui le tre epigrafi riprodotte sono perugine. In questo caso sembra di poter ravvisare anche una maggiore verosimiglianza ; la prima iscrizione, di carattere sacro, è riprodotta esattamente per come era conservata ; della lastra infatti rimaneva soltanto la metà destra, interessata tra l’altro anche da una grossa sbeccatura, che giun-ge ad intaccare anche parte del testo della prima riga, lungo il margine superiore. Ad essa si affianca una breve iscrizione funeraria. La terza trascrizione, infine, raffigura solo la seconda faccia dell’epigrafe riprodotta, in quanto evidentemente l’unica visibile.

I pochi dati ricavabili dall’analisi delle carte prese in esame permettono di delineare, in qualche caso con una certa chiarezza, in qualche altro con una certa lacunosità e non senza incertezze, i luoghi toccati dall’itinerario del Fopse ; pur nella sostanziale scarsità delle informazioni ricavabili, particolarmente forte tuttavia risulta l’impatto avuto dai monumenti visti sull’autore e l’esigenza non tanto documentaria, bensì spesso pura-mente estetica, delle carte. Ma non solo : alle esigenze estetiche, evidenti nella precisio-ne grafica dei disegni, non solo delle lettere, ma anche della decorazione, si aggiunge la suggestione probabilmente esercitata in alcuni casi in lui da parole, nomi, riferimenti o particolarità che possiamo immaginare alla base delle scelte operate. Quello che forse colpisce di più è la logica serrata che sottendono, nella loro sistematica organizzazione, molte delle carte del taccuino, specialmente del b33, e che fanno di questo vivace artista un po’ il precursore del nascente manierismo olandese, rendendo ancora più suggestiva l’ipotesi, precedentemente avanzata, 1 di un legame della sua famiglia con il personag-gio chiave di questo movimento artistico, Marten van Heemskerck, in Italia negli anni ’30 del Cinquecento.

1 Cfr. Cristina Galassi, in Il taccuino, cit., pp. 90-92. Si ha notizia di un soggiorno di van Heemskerck presso un Pietre Jan Fopse (sicuramente il padre del nostro pittore), in Haarlem, dopo il suo tirocinio presso van Scorel, intorno al 1530 (cfr. Ulrich Thieme, Allgemeines lexikon der bildenden Künstler, xii, Leipzig, Seemann, 1916, p. 197, s. v. Fopsen).

composto in carattere dante monotype dalla

fabriz io serra editore, p i sa · roma.

stampato e r ilegato nella

tipografia di agnano, agnano p i sano (p i sa) .

*Marzo 2012

(cz 2 · fg 3)