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LE FORME e LA STORIA Rivista del Dipartimento di Filologia Moderna Università degli Studi di Catania n.s. IV, , - Saperi umanistici oggi a cura di Antonio Pioletti Rubbettino 2011

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LE FORME e LA STORIA

Rivista del Dipartimento di Filologia ModernaUniversità degli Studi di Catania

n.s. IV, , -

Saperi umanistici oggi

a cura di

Antonio Pioletti

Rubbettino2011

Sommario

Antonio PiolettiSaperi umanistici oggi

Aree scientifiche

Remo CeseraniI saperi umanistici oggi

Pasquale GuaragnellaRiflessioni su alcuni problemi riguardanti gli studi umanistici inItalia

Paolo MatthiaeL’archeologia orientale tra passato e presente

Giovanni FiloramoLa situazione degli studi di Storia delle religioni oggi

Giuseppe RuggieriIl sapere teologico

Biancamaria Scarcia AmorettiSullo stato dell’arte degli studi islamistici oggi in Italia: una testi-monianza

Francesco CittiPhilologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici

Nicolò PaseroDi fronte alla crisi: la filologia romanza fra tradizione e innova-zione

Tullio De MauroScienze inumane e scienze inesatte?

Maria G. Lo DucaGlottodidattica, educazione linguistica, linguistica educativa…ed altro

Paolo BertinettiChi crede nell’utilità degli studi letterari?

Gian Mario Anselmi e Francesca TomasiInformatica e letteratura

Francesco BenignoCos’è la storia oggi? Riflessioni sul mutamento di una disciplina

Fabio CiaramelliAccesso alla verità o interrogazione sul significato? Una riflessio-ne filosofico-politica sul ruolo della filosofia

Franco FarinelliSulla genealogia del sapere geografico (e per l’agenda geograficapost-moderna)

Alessandro Lutri intervista Pietro ClementeDi certe idee sugli studi antropologici in Italia

Marco Mazzone conversa con Vittorio Gallese e Pietro PercontiScienza cognitiva e saperi umanistici: il caso dei neuroni specchio

Saperi umanistici e lavori

Antonio Pioletti intervista Roberto AntonelliSaperi umanistici, crisi e insegnamento

Tomaso MontanariIl disastro dei Beni culturali

Mario AndreoseL’editoria fra tradizione e innovazione

Antonio Pioletti intervista Francesco MerloA proposito di informazione

Salvo Scibilia intervista Aldo BiasiLa comunicazione, il commercio e l’arte

Sommario

Mirella Cassarino intervista Giuliana CacciapuotiSaperi umanistici e flussi migratori

Iain Halliday intervista Adele D’ArcangeloLa traduzione fra professione e ricerca

Saperi umanistici in altri Paesi

Richard Trachsler«Nous sommes ce qu’il vous faut. Nous sommes votre avenir»

Christoph LeidlÐe Point of View of an Classicist Scholar on the Humanities inGermany

José Manuel Lucía MegíasLas Humanidades en la España de hoy

Adam LedgewaySome Refections on the Humanities in Great Britain

Luciano CurreriSaperi umanistici in Belgio

Niadi Cernica eMuguras ConstantinescuLe savoir humaniste en Roumanie. Splendeurs et misères

Antonio SciacovelliSaperi umanistici oggi: «O beata Ungheria, se non si lascia piùmalmenare!»

Raissa RaskinaI saperi umanistici nella Russia post-sovietica

Matteo MianoI saperi umanistici nella Grecia di oggi

Taieb BelghaziHumanities in Morocco

Kmar BendanaLes connaissances humanistes en Tunisie aujourd’hui

Tadao UemuraHumanistic Knowledge in Japan Today

Sommario

Donato SanteramoI saperi umanistici oggi in Canada

Martine AntleTransmitting Humanistic Knowledge: Challenges Ahead in theUSA

John Paul RussoField Notes on the Humanities in America

Robert Casillo e John Paul RussoÐe Humanities in USA Today

Recensioni

Sebastiano Vecchio«Scienze Umanistiche» - Rivista annuale, ()

Salvatore Claudio Sgroi(Saperi umanistici dell’)Università in coma irreversibile?(A proposito de I saperi umanistici nell’Università che cambia. Atti delConvegno, Palermo - maggio , Università degli Studi di Paler-mo, Facoltà di Lettere e Filosofia, )

Antonio PiolettiCultura umanistica, formazione e democrazia(A proposito di M.C. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democraziehanno bisogno della cultura umanistica, il Mulino, Bologna )

Documento

Sulla valutazione delle riviste

Gli autori

Indice dell’annata

Norme redazionali per gli autori

Sommario

Francesco Citti

Philologia delenda?Alcune riflessioni sullo studio dei classici

.

Sappiamo che il filologo Karl Reinhardt, a proposito della sua conferenzadel La filologia classica e il classico ebbe a dichiarare che, se non fossestato invitato a farlo, non si sarebbe mai espresso su quel tema. Anch’iocon tutta semplicità confesso che, se non fossi stato invitato a farlo, pro-babilmente non avrei mai scelto di mia iniziativa di trattare l’argomentodi questa relazione:

così Italo Lana apriva la sua relazione su La filologia latina nel secolo XX(Italia) al Convegno internazionale La filologia greca e latina nel secoloXX . Tanto più chi scrive non ha né le competenze né l’autorità pertracciare una panoramica complessiva di tendenze e risultati della filo-logia classica in Italia: il solo dato quantitativo basterebbe a scoraggia-re. Dei . articoli e monografie censiti dall’Année Philologique, re-lativamente alla scienza dell’antichità nel suo complesso per il ,. sono scritti in lingua italiana; . su . nel . E a que-sti lavori si dovrebbero aggiungere i saggi di autori italiani scritti in lin-gua straniera, sempre più numerosi. Ci si limita perciò a poche rifles-sioni su alcuni fenomeni macroscopici del dibattito italiano degli ulti-mi anni.

I. Lana, Italia. La filologia latina nel secolo XX, in La filologia greca e latina nelsecolo XX, Giardini, Pisa , vol. II, pp. -; nello stesso volume a E. Degani eraaffidata Italia. La filologia greca nel secolo XX, vol. II, pp. -, rist. in Filologia eStoria. Scritti di E.D., Olms, Hildesheim-Zürich-New York , vol. II, pp. -; si veda anche S. Mariotti, Filologia classica -, in Scritti di Filologia Classi-ca, Salerno Editrice, Roma , pp. -. Sono state poi tradotti in italiano i gros-si compendi di F. Graf (cur.), Introduzione alla filologia latina, Salerno Editrice, Ro-ma ; H.-G. Nesselrath (cur.), Introduzione alla filologia greca, Salerno Editrice,Roma .

«Le forme e la storia» n.s. IV, , -, pp. -

.

Uno dei grandi dilemmi» – scrive Remo Ceserani – «che ha percorso tut-ta la storia degli studi letterari istituzionalizzati nell’epoca moderna, e hadeterminato controversie, spaccature, tentativi di riconciliazione è statofra studio storico e studio estetico della letteratura, filologia e critica,l’una impegnata a preservare il testo nel tempo, ricostruirne la forma ori-ginaria correggendone gli errori e le deformazioni provocati dalla sua tra-smissione, collocarlo nella situazione storica della sua produzione (filolo-gia, critica testuale), recuperandone il più possibile i significati originari(filologia della parola), l’altra a darne un’interpretazione e una valutazio-ne o ‘giudizio critico’. La divaricazione massima fra questi due tipi di stu-dio, che per loro natura non dovrebbero essere incompatibili, la si è avutain epoca positivista, negli ultimi decenni dell’Ottocento e nei primi delNovecento:

nell’ambito della filologia classica basti ricordare l’aspra polemica anti-filologica e spesso nazionalisticamente antigermanica che coinvolse tragli altri l’estetizzante, ma anticrociano Ettore Romagnoli (che conclu-deva il suo pamphlet Minerva e lo scimmione con un significativo capi-tolo Ceterum censeo philologiam esse delendam) e Girolamo Vitelli che,prendendo le parti della Wortphilologie, la filologia ‘formale’ basata suuna solida conoscenza linguistica, affermava

senza lo studio minuto e paziente della lingua greca (il che vuol dire dellagrammatica, della prosodia, della metrica, delle varie lezioni, degli scolii edi tante altre pedanterie) le ‘geniali’ costruzioni e divagazioni, per quantavernice abbiano di filologia, di archeologia e di scienza storica, sarannospesso e volentieri castelli in aria.

Ma è bene ricordare che il dibattito tedesco si muoveva su ben altri li-velli rispetto all’idealismo estetizzante italiano, e coinvolgeva due stu-diosi come Gottfried Hermann, paladino della Wortphilologie, e Au-gust Boeckh, rappresentante di una solida ed olistica filologia storica –

Francesco Citti

R. Ceserani,Guida allo studio della letteratura, Laterza, Roma-Bari , pp. s. Su questo dibattito, vd. in particolare E. Degani, Ettore Romagnoli, in Filologia

e Storia. Scritti di E.D., cit., vol., II, pp. -; Italia. La filologia greca nel secolo XX,ibid., vol. II, pp. - (passim) e soprattutto Filologia e storia, ibid., vol. II, pp.- (in part. -), da cui sono tratte le citazioni di Vitelli e Boeckh (pp. e ).

Non per niente Emozione estetica e preparazione linguistica è il titolo del capito-lo iniziale di G. Pasquali, Filologia e storia, introduzione di F. Giordano, Le Monnier,Firenze ().

mai disgiunta dalla Sprachkenntnis – che prospettava se mai l’idea chela «filologia, lunghi dal fermarsi alla comprensione della lingua, deverappresentare al completo il dominio del dato di fatto e del pensiero»,studiando tutte le manifestazioni dell’antichità, compresi i dati anti-quari, mitologici e artistici. Ed è per questo, che si impose la «comple-mentarità dei due indirizzi, sentiti entrambi come indispensabili delprocedere filologico»: un’acquisizione che, continua Enzo Degani, «varitenuta un kth`ma ej~ aijeiv».

Consciamente o inconsciamente – ha osservato Stephen Harrison,introducendo il volume Texts, Ideas, and the Classics. Scholarship, Ñeo-ry, and Classical Literature (UP, Oxford ) – anche il filologo for-male non può oggi non risultare influenzato, nel suo lavoro, dall’ideache dell’opera o della lingua gli viene dai moderni approcci critici al te-sto letterario, da quelli più strettamente linguistici, narratologici o suigeneri letterari, a quelli dedicati alla fortuna e alla storia degli studi; ilche è immediatamente evidente se si considera come «modern com-mentaries allocate more space to broader literary analysis and ideas,and become more flexible in format». Già nel , Scevola Mariotti,nel saggio Imitazione e critica del testo: qualche esempio dall’AegritudoPerdicae – utilizzando gli ipotesti virgiliani che l’anonimo impiega percorreggere alcuni passi corrotti – trattava «dell’utilità che presenta perl’interprete e il critico del testo lo studio sistematico delle imitazioni».È attraverso il confronto con l’elaborazione critica di Curtius e Benja-min, ma anche della semiologia di Barthes e Genette, che si è rinnova-to profondamente il concetto ottocentesco di Quellenforschung – peral-tro già rivisitato dalla allusività pasqualiana – sostituendo alla nozionedi modello-esemplare, incentrata sul rapporto intersoggettivo, quella diintertestualità. E recuperando le lezioni dei formalisti – in polemica

Philologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici

Significativo che mentre Degani rintraccia in Wilamowitz la sintesi dei duemetodi, complementari ed indispensabili (Filologia e storia, in Filologia e Storia. Scrittidi E.D., cit., vol., II, pp. -, Luciano Canfora vi sente soprattutto l’anima boec-khiana, cfr. Enzo Degani e la storia degli studi classici, in Da Aijwvn a Eikasmós, Pàtron,Bologna , pp. -, in part. .

Rist. in Scritti di Filologia Classica, cit., pp. -. G. Pasquali, Arte allusiva, in Pagine stravaganti, Sansoni, Firenze , vol. II,

pp. - (ed. or. ). Dell’immensa bibliografia sull’argomento, cfr. almeno G.B. Conte, Memoria

dei poeti e sistema letterario, Einaudi, Torino (); Lexis , (= Atti delconvegno internazionale Intertestualità, il dialogo tra testi nelle letterature classiche, Ca-gliari - novembre ); S. Hinds, Allusion and Intertext, UP, Cambridge ;

con Bloom – si è prestata maggiore attenzione alla centralità della no-zione di testo, «langue poetica, proiezione simultanea di codificazioni emodelli letterari, non solo corpus organico di singole scelte ormai isti-tuzionalizzate, ma anche sistema di regole e prescrizioni», che condi-zionano e caratterizzano i generi letterari. Di qui una rinnovata atten-zione alla lingua, come langue, e alla selezione e alla combinazione dellessico nella parole, alla semantica, ma anche al suono, capace di inter-ferire potentemente anche sulla ‘norma’: e spesso dal lessico hannopreso l’avvio – continuando la lezione di Benveniste – non poche ri-cerche in campo antropologico, non di rado capaci di gettare luce an-che su oscuri problemi del testo. Lo spostamento dell’interesse dal-l’autore al testo e al suo contesto ha promosso il dibattito sull’orizzonted’attesa, sulla performance e, in tempi più recenti anche sulla pragma-tica del testo. Anche le letture di tipo freudiano non si appuntano piùsulla biografia dell’autore, cercando di indagarne la psiche per ricavarele ragioni della sua opera, come gli studi ottocenteschi sulla personalità

Francesco Citti

M.G. Bonanno, L’allusione necessaria, Edizioni dell’Ateneo, Roma ; e la panora-mica di V. Citti, Intertestualità: un termine nuovo per una prassi antica, intervento alconvegno Latinum est, et legitur. Prospettive, metodi, problemi dello studio dei testi lati-ni, in c.d.s.

Conte, cit., p. ; cfr. anche Id., Virgilio, Il genere e i suoi confini, Garzanti,Milano e Generi e lettori. Lucrezio, l’elegia d’amore, l’enciclopedia di Plinio, Mon-dadori, Milano : anche qui punto di avvio – per la letteratura ellenistica – è lagermanica Kreuzung der Gattungen, per cui vd. W. Kroll, L’intreccio dei generi, in «Ae-vum Antiquum» , , - (ed. or. ). La ricaduta anche più largamente divul-gativa dovevano essere le introduzioni alle letterature greca e latina per generi lettera-ri: cfr. Da Omero agli Alessandrini, NIS, Roma (Carocci, ); La poesia latina,NIS, Roma (Carocci, ); La prosa latina, NIS, Roma (Carocci, ) e inumerosi volumi dedicati ad elegia, epica, romanzo, satira dell’editore Carocci.

Per questo aspetto, basti ricordare A. Traina, Forma e suono. Da Plauto a Pa-scoli, Pàtron, Bologna ; J.B. Hofmann, A. Szantyr, Stilistica latina, Pàtron, Bolo-gna (con aggiornamenti di R. Oniga, pp. ss.).

Si vedano ad esempio M. Bettini, Antropologia e cultura romana. Parentela,tempo, immagini dell’anima, NIS, Roma , Id. Affari di famiglia. La parentela nellaletteratura e nella cultura antica, Il Mulino, Bologna (in part. le non poche sug-gestioni esegetiche in L’arcobaleno, l’incesto e l’enigma. A proposito dell’Oedipus di Sene-ca, pp. -); e quindi Id., Anthropology, in A. Barchiesi, W. Scheidel (edd.), Ox-ford Handbook of Roman Studies, UP, Oxford , pp. -.

Cfr. ad esempio B. Gentili, Poesia e pubblico nella Grecia antica, da Omero al Vsecolo, Laterza, Roma-Bari ; M. Citroni, Poesia e lettori in Roma antica: forme dellacomunicazione letteraria, Laterza, Roma-Bari ; e per la pragmatica L. Ricottilli,Gesto e parola nell’Eneide, Pàtron, Bologna .

scissa di Lucrezio (l’Antilucrezio in Lucrezio), che pure hanno conti-nuato ad avere vasta eco fin oltre il secondo dopoguerra: l’indagine siè spostata ad esempio sulle modalità espressive di fenomeni dell’incon-scio, un tipo di studio che nell’ambito del latino ha trovato vasta appli-cazione nel teatro di Seneca, teatro delle passioni e del furore. Ma an-che nell’ambito più propriamente filologico, la lezione di Freud ha ul-teriormente sottolineato la necessità di spiegare la genesi degli erroridei copisti non solamente su basi razionali e paleografiche, ma anchesulla base di fenomeni inconsci, quali associazioni e rimozioni, che so-no alla base del lapsus.

«Mescolare le schiere, le attività, i linguaggi», confrontandosi conle altre letterature e metodologie, piuttosto che resistere chiusi nel ca-stello assediato è l’invito ai filologi di Remo Ceserani: per quanto latentazione di rinchiudersi possa essere talvolta assai forte, bisogna rico-noscere che ad una maggiore apertura verso l’attualità del dibattito cri-tico, si deve l’affiancarsi alle riviste storiche di numerose nuove riviste:mi limiterò qui a ricordare, con una selezione forzatamente semplici-stica, almeno i «Quaderni Urbinati di Cultura Classica» (dal ) i«Quaderni di Storia» (dal ), i «Materiali e Discussioni» (dal ),ben diversi fra di loro, ma spesso fondamentali nel mettere in rapportola filologia italiana con quella internazionale, e nell’anticipare prospet-tive di ricerca particolarmente fruttuose. Ed anche grandi opere enci-

Philologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici

Cfr. H.J.G. Patin, Du poème de la nature. L’Antilucrèce chez Lucrèce, Bourdieret Cie, Paris , B.C. Martha, Le poème de Lucrèce: morale, réligion, science, Hachet-te, Paris , e sulle più recenti riprese di questo filone interpretativo, I. Dionigi,Due interpretazioni unilaterali di Lucrezio, in «Studi Urbinati di storia, filosofia e let-teratura» , , pp. -.

Mi limito a un paio di titoli: A. Traina, La voce dell’inconscio (Sen. Ñy. -), in «Aufidus» , , -, rist. in La lyra e la libra (tra poeti e filologi), Pàtron,Bologna ; A. Schiesaro, Ñe Passions in Play. Ñyestes and the Dynamics of SenecanDrama, UP, Cambridge ; vd. anche E. Oliensis, Freud’s Rome. Psychoanalysis andLatin Poetry, UP, Cambridge .

Il confronto (polemico) fra metodi della psicoanalisi e metodi della filologianella determinazione della ratio corruptelae è stato inaugurato dal volume di S. Tim-panaro, Il lapsus freudiano. Psicanalisi e critica testuale, a c. di F. Stok, Bollati, Torino (ed. or., La Nuova Italia, Firenze ).

R. C., Il castello assediato, in I. Dionigi (ed.), Di fronte ai classici, Rizzoli, Mila-no , pp. -: cit. da p. .

Anche «Eikasmos», fondata da E. Degani nel , per quanto ispirata fonda-mentalmente alla filologia formale hermanniana non manca di un’apertura receptionstudies, intesi innanzi tutto come ‘Storia della filologia’.

clopediche come Lo spazio letterario di Roma antica (Salerno Editrice,Roma -), Lo spazio letterario della Grecia antica (Salerno Edi-trice, Roma -) testimoniano il medesimo sforzo di offrire unalettura multifocale e non classicistica dei testi antichi.

Ne è una riprova anche il fiorire degli studi sulla ricezione del clas-sico: un tempo confinati al campo più tradizionale della storia dellatradizione e della storia della filologia, stanno conquistando uno spa-zio sempre maggiore, grazie al confronto con modernisti e comparati-sti: difficile tenere dietro alla ormai dilagante bibliografia dedicata astudi tematici, indagini su singoli miti e personaggi, raccolte di testi,rivolte ad un pubblico di lettori colti e al mondo della scuola, oltre cheagli specialisti. I benefici di un simile approccio non sono solo quellipiù evidenti (mostrare come la cultura antica abbia pervaso e animatoe continui a sollecitare ancora oggi la Weltliteratur), ma anche l’inter-pretazione dei testi classici ne può trarre luce: si tratta non solo di ve-dere come un testo è stato riscritto, ma come esso si inserisca in unapiù ampia storia interpretativa che comprende nel suo complesso edi-zioni, traduzioni, commenti e analisi critiche. Viene così demitizzata erelativizzata la funzione dell’interprete, che non può essere pensato co-me oggettivo ed estraneo al processo di interpretazione e ricezione, mane è inevitabilmente parte.

Francesco Citti

Basti menzionare lavori ormai classici come quelli di L. Canfora (ed.), Culturaclassica e crisi tedesca: gli scritti politici di Wilamowitz -, De Donato, Bari ;La Germania di Tacito da Engels al nazismo, Liguori, Napoli ; Ideologie del classi-cismo, Einaudi, Torino ; e M. Cagnetta, Antichisti e impero fascista, Dedalo, Bari; Antichità classiche nell’Enciclopedia italiana, Laterza, Bari-Roma .

Mi limito ad alcune collane: “Le tradizioni del mito” (aperta da G. Paduano,Edipo. Storia di un mito, Carocci, Roma , cui sono seguiti Arianna ed Elettra),“Mythologica” di Einaudi (con volumi dedicati a Circe, Edipo, Elena, Narciso, Sire-ne), le “Variazioni sul mito” nei Tascabili Marsilio (Alcesti, Anfitrione, Antigone,Edipo, Elena, Elettra, Fedra, Filottete, Medea, Orfeo, Persefone, Prometeo), e, per lacritica tematica, a M. Fusillo, L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio, La NuovaItalia, Firenze e al repertorio – che ha coinvolto anche alcuni filologi – curato daR. Ceserani, M. Domenichelli, P. Fasano, Dizionario dei temi letterari, UTET, IIIvoll., Torino .

Non è da dimenticare la ‘dimensione latina’ dell’Occidente, come indicato daF. Waquet, Latino. L’impero di un segno (XVI-XX secolo), Feltrinelli, Milano , evd. anche J. Farrell, Latin Language and Latin Culture, from ancient to modern times,UP, Cambridge .

Su questo, vd. in particolare C. Martindale, Redeeming the text. Latin poetryand the hermeneutics of reception, UP, Cambridge , con opportune estensioni aireception studies dell’estetica della lettura di Wolfgang Iser.

Anche nel recente Companion to Classical Reception (UP, Oxford), alla traduzione è riconosciuto uno spazio di rilievo all’internodello studio del Fortleben, e non a caso: infatti, come ha scritto Traina,la traduzione non è trasparente, perché «la lingua non è un vetro, mauna lente, attraverso cui si trasmette un’immagine del mondo». E lostudio delle traduzioni, per i classicisti, non si apre solamente alla mo-dernità e alle varie lingue moderne, ma significa in primo luogo inda-gare il rapporto greco/latino o greco/ebraico e greco/arabo, dunqueindagare l’origine della letteratura di Roma, ma anche la riscopertaumanistica degli autori greci, o ancora verificare il modo in cui nei se-coli è stato tradotto il libro sacro, da Girolamo, per esempio, ma ancheda Erasmo da Rotterdam: e di Erasmo non sono da dimenticare gliAdagia, da una parte straordinario collettore della tradizione proverbia-le e linguistica dell’antichità, greca e latina, dall’altra vera auctoritas perla fortuna successiva dei proverbi.

Lo scontro tra Wortphilologie e Sachphilologie, tra filologia formalee filologia storica, cui si è accennato sopra, potrebbe dunque apparirelontano e superato oggi in Italia – soprattutto per l’autorevolezza dimodelli come Giorgio Pasquali ed Eduard Fraenkel, maestri di filolo-gia, capaci di lavori di dettaglio come di grandi opere d’insieme – mauna pagina, recentissima, di Alessandro Barchiesi e Walter Scheidel,premessa all’Oxford Handbook of Roman Studies, richiama l’attualitàdella questione, ponendosi il problema della differenza di approcci e diinteressi tra Romanists (principalmente storici ed archeologi) e Latinists

Philologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici

A. Traina, Vortit barbare. Le traduzioni poetiche da Livio Andronico a Cicerone,Edizioni dell’Ateneo, Roma , p. ; e dello stesso, Le traduzioni, in Lo spazio lette-rario di Roma antica, Salerno Editrice, Roma , vol. II, pp. - (ma sulla tradu-zione artistica non si può non citare almeno S. Mariotti Livio Andronico e la traduzio-ne artistica, Università degli Studi, Urbino ); La traduzione e il tempo. Tre versio-ni del proemio dell’Eneide (-), in Poeti latini (e neolatini), Pàtron, Bologna , vol.III, pp. -; Alfieri traduttore di Seneca, in La lyra e la libra, Pàtron, Bologna ,-: un filone importante neller ricerche del Centro studi “La permanenza delClassico”, per cui vd. I. Dionigi (ed.), Poeti tradotti e traduttori poeti, Pàtron, Bologna; cfr. anche Hermeneuein. Tradurre il greco, a c. di C. Neri e R. Tosi, Pàtron, Bo-logna .

Basterà rimandare all’impresa dell’«Edizione nazionale delle traduzioni dei te-sti greci in età umanistica e rinascimentale», per cui vd. <http://www-.unipv.it/entg/progetto.html>. E, per la tradizione proverbiale, a R. Tosi, Dizionario delle sentenzelatine e greche, Rizzoli, Milano (tr. fr. Jerôme Millon, Grenoble ); La donnaè mobile e altri studi di intertestualità proverbiale, Pàtron, Bologna .

(specialisti soprattutto della forma, della grammatica e dello stile): iRoman Studies si propongono così come un’area interdisciplinare difruttuosa cooperazione e di coordinamento tra

archaeologists, historians, linguists, and literary critics – and indeed anthro-pologists, artists, botanists, climatologists, economists, geologists, philoso-phers, sociologists, zoologists, and many others who share the interest inthe period and territory circumscribed by the Roman Empire, in the lega-cy of its cultural production, and in our engagement with this legacy.

Persistono dunque steccati, difficili da superare, proprio nell’ambitodell’Altertumswissenschaft, benché – anche per l’influenza del neo-stori-cismo – dopo il rifiuto dell’approccio storico, legato alle correnti for-maliste e strutturaliste, gli studi filologici e letterari sembrino oggiaprirsi all’interazione con la cultura materiale e artistica.

. Erasmo da Rotterdam, additando l’edizione delle lettere plinia-ne di Aldo () come l’esempio più significativo della sua attività, ri-conosceva come attività tipiche della ricerca filologica – definita comeun Herculanum facinus – quelle di latentia pervestigare, eruere retrusa,revocare exstincta, sarcire mutila, emendare tot modis depravata (Festinalente, Ad. ASD II/ p. , s.). E questa fatica erculea, di edita-re, commentare e interpretare i testi – sia quelli noti, sia quelli nuoviche ancora numerosi, soprattutto in ambito greco, accrescono le nostreconoscenze – costituisce tuttoggi il fondamento dell’attività filologicain Italia: è significativo che i capitoli dedicati alla critica del testo, ri-spettivamente nell’Oxford Handbook of Hellenic Studies e in quello ofRoman Studies, sono stati affidati a due filologi italiani, Luigi Battezza-to e Mario De Nonno. Sono soprattutto i poeti, lirici ed epigramma-tisti, a beneficiare delle nuove scoperte.

Francesco Citti

E parallelamente, si potrebbe dire lo stesso per Grecisti ed Ellenisti. Cfr. ad esempio A. Barchiesi, Learned Eyes: poets, viewers and image-makers, in

K. Galinsky (ed.), Ñe Cambridge Companion to the Augustan Age, UP, Cambridge, -, Id., Bellum Italicum: l’unificazione dell’Italia nell’Eneide, in G. Urso(ed.), Patria diversis gentibus una? Unità politica e identità etniche nell’Italia antica,ETS, Pisa , -, e vd. anche J. Elsner, Roman eyes. Visuality and subjectivityin art and text, UP, Princeton .

L. Battezzato, Textual Criticism, in G. Boys-Stones, B. Graziosi, P. Vasunia(edd.), Ñe Oxford Handbook of Hellenic Studies, UP, Oxford , pp. -; M.De Nonno, Transmission and Textual Criticism, in Oxford Handbook of Roman Stu-dies, cit., pp. -.

Nel Gronewald e Daniel hanno pubblicato alcuni frammentidi Saffo contenuti nel papiro di Colonia : la combinazione di que-sto testo con il già noto fr. V. (testimoniato dal P.Oxy. fr. ) harestituito quasi per intero un componimento che descrive la «patogra-fia della vecchiaia», in cui la poetessa ormai incapace di guidare il corodelle danze, paragona la sua vicenda a quella di Aurora e Titono. Lo ri-porto nella traduzione di Franco Ferrari:

[Se amate,] o fanciulle, i bei doni [delle Muse] del seno di viola,[danzate al suono di questa] cetra sonora amica del canto,[ma a me la pelle] che un tempo era [delicata] ormai la vecchiaia[l’ha sciupata,] e i capelli da neri sono diventati bianchi,e l’animo mi si è fatto greve, e non reggono le ginocchiache una volta erano agili a danzare come cerbiatti.Di questo spesso gemo: ma cosa posso farci?Un essere umano sfuggire a vecchiaia non può,e infatti dicevano che un tempo Aurora dalle braccia di rose,trafitta (?) dalla passione, andò a portare Titono,che era bello e giovane, ai confini del mondo, ma pure lui che avevauna sposa immortale lo ghermì col tempo la vecchiaia canuta.

E il felice ritrovamento ha innescato a sua volta un attento riesamedelle possibilità combinatorie di frammenti già noti dalla tradizione di-retta e indiretta, che ha portato (come illustrano tra l’altro i lavori diFranco Ferrari e di Enzo Puglia) a felici ri-scoperte: ha trovato un nuo-vo assetto, ad esempio, l’ode in cui Cipride accorre in soccorso di Saf-fo, garantendole la Nemesi contro l’arroganza di Andromeda. Del è poi la pubblicazione nel vol. LXIX degli Oxyrhynchus Papyri, diun ampio frammento di Archiloco: si tratta (oltre ad alcuni frustuli) diuna ventina di versi di un’elegia che narra le imprese guerresche di Te-lefo. Quali fossero il contesto, l’occasione, ed eventuali rapporti con lavicenda personale del poeta, è discusso. Certo è che si tratta di un’ac-quisizione destinata a far riconsiderare il ruolo dell’elegia nella produ-zione del giambografo di Paro, più noto per la sua poesia del biasimo,o per il realismo con cui nell’Epodo di Colonia (fr. a W.), irridendola ‘vecchia’ Neobule, descrive il suo approccio seduttivo nei confronti

Philologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici

Basti rimandare a F. Ferrari, Una mitra per Kleis. Saffo e il suo pubblico, Giar-dini, Pisa (che dà conto della già ampia bibliografia) e a E. Puglia, Per la ricom-posizione del quarto libro dei canti di Saffo (POxy ), in «Seminari Romani» ,, pp. -; Id. Appunti sul nuovo testo lirico di Colonia, ZPE , , pp. -.

di una giovane fanciulla, verosimilmente sorella dell’antica sua ‘pro-messa sposa’.

E naturalmente l’arricchirsi delle nostre conoscenze sui lirici non èsenza conseguenze anche per l’apprezzamento della poesia ellenistica ingenere, e latina in particolare: si pensi ad esempio al caso dell’elegia sul-la battaglia di Platea di Simonide, pubblicata da Parsons (P. Oxy. in Ðe Oxyrhynchus Papyri , , - = fr. W. e g-f Gentili-Prato) che si è rivelata essere il modello del paragone oraziano tra lamorte di Achille e un pino abbattuto (carm. , , - ille, mordaci ve-lut icta ferro / pinus aut impulsa cupressus Euro, / procidit late posuitquecollum in / pulvere Teucro). Anzi proprio grazie all’epitesto oraziano si èpotuto confermare che il frammento simonideo tratta di Achille.

Non si può tacere poi del Papiro Milanese Vogliano VIII , ilcosiddetto Nuovo Posidippo, comprendente epigrammi (di cui solo già noti), pubblicato da Bastianini e Gallazzi nel , che non hamancato di suscitare vastissimo interesse: i contributi su Posidippo,in Italia e all’estero, censiti dal ad oggi dall’Année Philologique.

Francesco Citti

Cfr. oltre all’edizione princeps di D. Obbink, in «Ðe Oxyrhynchus Papyri», , -, A. Nicolosi, Ipponatte, Epodi di Strasburgo. Archiloco, Epodi di Colo-nia (con un’appendice su P.Oxy. LXIX ), Pàtron, Bologna e A. Aloni, A. Ia-nucci, L’elegia greca e l’epigramma dalle origini al V secolo, Le Monnier, Firenze ;per l’Epodo di Colonia, vd. E. Degani in E. D., G. Burzacchini, Lirici greci. Antologia,Pàtron, Bologna , pp. - (con gli aggiornamenti bibliografici di M. Magnani,pp. s.; ed. or., La Nuova Italia, Firenze ). Un quadro d’insieme in A. Capra,Lyric poetry, in Ñe Oxford Handbook of Hellenic Studies, cit., pp. - che, a con-clusione del saggio, rileva – su base statistica, rispetto alle pubblicazioni sulla lirica ne-gli anni - – che l’Italia «has produced far the largest volume of publicationsin the field of early Greek lyric: over one third of the overall output on lyric is writtenin Italian (the statistics do not take into account the increasing number of Italianscholars writing in English)».

A. Barchiesi, Simonide e Orazio sulla morte di Achille, ZPE , , pp. -,e gli interventi di Barchiesi e S. Harrison in D. Boedeker, D. Sider (edd.), Ñe NewSimonides. Contexts of Praise and Desire, UP, Oxford , ed anche G. Burzacchini,Note al nuovo Simonide, in «Eikasmos» , , pp. -, in part. ss. Ma potrei ci-tare anche il caso di carm. , , -, dove Saffo e Alceo sono immaginati cantare di-nanzi alle umbrae, che V. Di Benedetto, La nuova Saffo e dintorni, ZPE , , - ha confrontato con i versi in cui Saffo si augura di essere onorata dalle anime deimorti (versi che nel PKöln precedono il citato testo sulla vecchiaia), cfr. ancheF. Ferrari, Una mitra, cit., pp. -.

Mi limito ai soli volumi italiani, oltre alla già citata editio princeps e all’edizio-ne complessiva di Posidippo, con traduzione italiana e inglese a c. di C. Austin e G.Bastianini, Led, Milano : Un poeta ritrovato: Posidippo di Pella, LED, Milano

Una fortuna vasta, ma limitata in gran parte agli specialisti: niente, inconfronto alle polemiche mediatiche suscitate dal papiro di Artemido-ro, esposto a Torino (febbraio ) nella mostra Le tre vite del papirodi Artemidoro. Voci e sguardi dell’Egitto greco-romano. Ancora primadella editio princeps (C. Gallazzi, B. Kramer, S. Settis, LED, Milano), la contesa tra sostenitori dell’autenticità e negazionisti era di-vampata sulle pagine dei quotidiani. Per gli uni straordinario docu-mento che combina il proemio finora sconosciuto del geografo Arte-midoro di Efeso con diverse tipologie di immagini: una carta geografi-ca, numerosi disegni di animali reali e fantastici e di figure umane. Pergli altri un grottesco assemblaggio, realizzato intorno alla metà dell’Ot-tocento dal falsario Costantino Simonidis: in ogni caso un interessan-

Philologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici

; G. Bastianini, A. Casanova, Il papiro di Posidippo un anno dopo, Istituto papiro-logico G. Vitelli, Firenze ; Posidippo e gli altri. il poeta, il genere, il contesto cultu-rale e letterario, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, Pisa-Roma (= Ap-punti romani di filologia, , ); W. Lapini, Capitoli su Posidippo, Edizioni del-l’Orso, Alessandria ; Posidippo. Epigrammi, a c. di G. Zanetto et all., Mondadori,Milano ; Posidippo di Pella. Epigrammi, trad. di V. Gigante Lanzara, Bibliopolis,Napoli ; M. Di Nino, I fiori campestri di Posidippo. Ricerche sulla lingua e lo stiledi Posidippo, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen .

Cito anche qui i soli volumi italiani: L. Canfora, Ñe True History of the So-cal-led Artemidorus Papyrus, Edizioni di Pagina, Bari ; Id., Il papiro di Artemido-ro, con contributi di L. Bossina et all. e un saggio del nuovo papiro, Laterza, Roma-Bari ; Id. (ed.), Ñe True History of the So-called Artemidorus Papyrus. A Sup-plement, Edizioni di Pagina, Bari ; Id., L. Bossina, Ma come fa a essere un papi-ro di Artemidoro, Edizioni di Pagina, Bari ; Id. (a c. di), Artemidorus Ephesius. P.Artemid. sive Artemidorus personatus, Edizioni di Pagina, Bari ; Id., Il viaggio diArtemidoro. Vita e avventure di un grande esploratore dell’antichità, Rizzoli, Milano; Id., La vera storia del papiro di Artemidoro, Editoriale Stilos, Catania ; Id.La meravigliosa storia del falso Artemidoro, Palermo ; Id. et all., Fotografia e falsifi-cazione, AIEP, San Marino ; C. Gallazzi, S. Settis (a c. di), Le tre vite del Papiro diArtemidoro. Voci e sguardi dall’Egitto greco-romano, Mondadori-Electa, San Marino; C. Gallazzi, B. Kramer, S. Settis (edd.), Il papiro di Artemidoro (P. Artemid.),LED, Milano ; Idd. con A. Soldati (a c. di), Intorno al Papiro di Artemidoro, I.Contesto culturale, lingua, stile e tradizione (Atti del Convegno internazionale del novembre presso la Scuola Normale Superiore di Pisa), LED, Milano ; I.A.Santangelo, Il papiro controverso. La geographoùmena di Artemidoro di Efeso, Morrone,Siracusa ; C. Schiano, Artemidoro e la scienza del suo tempo, Dedalo, Bari ; S.Settis, Artemidoro. Un papiro dal I secolo al XXI, Einaudi, Torino . A questi volu-mi si aggiungano ampie sezioni dei «Quaderni di Storia» dall’annata , vol. del, fino ad oggi. Per una paziente, quanto documentata rassegna (anche se ovvia-mente di parte), cfr. F. Condello, “Artemidoro” -: l’ultima vita, in breve, QS, , in c.d.s.

te esempio della necessità di un approccio multidisciplinare (anche conil concorso delle cosiddette scienze esatte) ai testi antichi.

Molto meno numerosi ed eclatanti i nuovi ritrovamenti di testi la-tini: forse proprio per questo la ormai remota pubblicazione, nel del papiro Qasr Ibrîm inv. --/, con versi in parte lacunosi, at-tribuiti a Cornelio Gallo (= fr. - Bl.) fin dall’editio princeps di Parsone Nisbet, e la quasi contestuale pubblicazione dell’Alcesti di Barcellona,dotto poemetto del IV sec., hanno suscitato un intensissimo clamore,che non solo ha portato a riconsiderare l’origine del genere elegiaco,ma ha avviato un riesame più complessivo della poesia latina in fram-menti, sollecitando progetti di riedizione. Qualche nuova speranzaviene dall’attività legata al Centro Internazionale per lo Studio dei Pa-piri Ercolanesi: dopo i pochi frustuli enniani (dal VI libro degli Anna-li), e gli ancora più scarsi versi di Lucrezio, si attende ora la pubbli-cazione dei versi – per quanto anch’essi assai lacunosi e tormentati– della commedia Obolostates sive Faenerator di Cecilio Stazio.

Francesco Citti

Non si considerano qui i nuovi testi patristici, come i sermoni agostinianipubblicati nelle Wiener Studien , e , , destinati senz’altro a suscitarevasto interesse.

Per cui vd. L. Nosarti (a c. di), Anonimo. L’Alcesti di Barcellona, introduzione,testo, traduzione e commento, Pàtron, Bologna .

Cfr. V. Tandoi (a c. di), Disiectae Membra Poetae. Studi di poesia latina inframmenti, Atlantica, Foggia, vol. I, , vol. II , vol. III ; A. Traina, M. Bi-ni (edd.), Supplementum Morelianum, Pàtron, Bologna : ne hanno tenuto contogli editori successivi, da ultimo J. Blänsdorf (ed.), Fragmenta Poetarum LatinorumEpicorum et Lyricorum, De Gruyter, Berlin-New York .

Cfr. K. Kleve, Ennius in Herculaneum, in «Cronache Ercolanesi» , , pp.- e M. Gigante, Ennio tra Ercolano e Pozzuoli, Rudiae , , -: ne tieneconto l’edizione commentata di E. Flores (a c. di), Quinto Ennio. Annali (Libri I-VIII). Introduzione, testo critico con apparato, Liguori, Napoli ; Flores E. et all. (ac. di), Quinto Ennio. Annali (Libri I-VIII). Commentari, Liguori, Napoli , pp. s., proponendo l’unificazione, all’inizio del libro VI dei vv. + - V. (=vv. - Flor.).

In realtà il riconoscimento di versi di Lucrezio nei frammentini del P.Herc. è piuttosto discussa: cfr. la prudente rassegna di K. Obbink, Lucretius and theHerculaneum Library in P. Hardie (ed.), Ñe Cambridge Companion to Lucretius, UP,Cambridge, pp. -. La recente edizione di Flores (III voll., Bibliopolis, Napoli-) accoglie anche il P.Herc. tra i suoi testimoni (cfr. ad esempio l’appa-rato a Lucr. , s.).

Per ora se ne hanno solo delle sintetiche anticipazioni in K. Kleve, CaeciliusStatius, Ñe money-lender (PHerc. ), in Atti del XXII congresso internazionale di papi-rologia, Istituto Papirologico G. Vitelli, Firenze , vol. II, , e in G. Calboli, Ho-

. Non è neppure possibile ipotizzare a questo punto di dareun’idea della molteplice attività di edizione, commento, traduzione einterpretazione dei testi antichi in collane di assoluto prestigio interna-zionale, come la Bibliotheca Teubneriana (Graeca e Latina), o in altrecollane italiane (anche a seguito delle sollecitazioni offerte dalle nuove,epocali edizioni dei tragici e dei comici greci), di taglio scientifico(come ad esempio i Classici Greci e Latini della UTET, fondata da Au-gusto Rostagni e diretta per lungo tempo da Italo Lana, o la LorenzoValla, con edizioni e commenti di autori come Aristofane, Erodoto,Omero, Ovidio, Pausania, Pindaro, Sofocle, curate da équipes di spe-cialisti, talora anche tradotti in inglese) o divulgativo (si pensi, tra lenumerose collane del genere, alla BUR rinnovata da Evaldo Violo, conmolteplici traduzioni di testi antichi, più o meno ‘classici’, con intro-duzioni di alto livello scientifico, e spesso anche ricchi apparati di com-mento). Mi limito perciò ad alcune osservazioni di carattere molto ge-nerale, sul commento e sul canone.

È sufficiente prendere in mano un commento alle Odi di Orazio –tanto per citare un autore a caso – dell’Ottocento (da H. Schütz, Odenund Epoden, Weidmann, Berlin , pp., a A. Kiessling, Odenund Epoden, Weidmann, Berlin , pp.) e della prima metà delNovecento (come l’Ussani, in due volumetti, Loescher, Torino -, + pp., il Kiessling-Heinze, Weidmann, Berlin , pp.) e uno più recente, come l’ormai classico Nisbet-Hubbard, che alsolo libro primo dedica pagine, al secondo pagine (ClarendonPress, Oxford e ), mentre il terzo, curato da Nisbet e Rudd(UP, Oxford ) ne occupa , per rendersi conto di come sia au-mentato nel tempo il volume dei commenti ai classici. Sia per il peso

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race et la comédie romaine (à propos de carm. ,, -), in «Arctos» , , -;cfr. anche la più ampia trattazione nella tesi dottorale di G. Carosi, Cecilio Stazio e ilPHerc.: Obolostates sive Faenerator, Bologna .

Cfr. i Poetae Comici Graeci, edd. R. Kassel et C. Austin, I-VIII, De Gruyter,Berlin-New York - e i Tragicorum Graecorum Fragmenta, edd. B. Snell, S.Radt et R. Kannicht, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen (II), (I), (IV), (V/-), (III).

E si è del tutto trascurato, peraltro, tutto il versante della tradizione del testo,della storia del libro e della scrittura, non certo disgiungibile dalla filologia: vd. adesempio C. Questa, R. Raffaelli, Il libro e il testo, Università degli Studi, Urbino ;G. Cavallo (ed.), Le strade del testo, Adriatica, Bari , o ancora la recente rivista«Segno e testo», e infine il volume di O. Pecere, Roma antica e il testo. Scritture d’auto-re e composizione letteraria, Laterza, Roma-Bari .

di modelli monumentali come il VI libro dell’Eneide di Norden, il IVdi Pease, l’Agamennone di Fraenkel o l’Eracle euripideo di Wilamowitz,sia per un crescente bisogno di esaustività, unito all’accumularsi dellabibliografia (più facilmente accessibile grazie alle nuove tecnologie), al-la scoperta di nuovi ipotesti greci, e la necessità di ricorrere a semprepiù sofisticati strumenti di interpretazione letteraria – soprattutto neicommenti a raccolte poetiche, che richiedono vere e proprie ‘letture’ diogni singolo testo, come appunto è il caso delle Odi oraziane. Tuttenecessità legittime, tanto più in testi di difficile tradizione testuale, mail rischio, talora, è quello di soffocare la voce dell’autore. Trovare lamisura non è assolutamente facile: certo questo tipo di commentarisembra spesso più rivolto allo specialista, che non ad accompagnarenella lettura del testo. Sul problema della ‘incomunicabilità’ e inattua-lità del commento tradizionale ha in effetti più volte richiamato l’at-tenzione negli ultimi tempi uno specialista del commento come PaoloFedeli che – proprio per cercare di combinare molteplicità e problema-ticità di approcci con la facilità di lettura – ha rigettato la forma tradi-zionale, frammentata nei singoli lemmi, per adottare un tipo di com-mento continuo, che si avvicina di fatto ad un saggio, ad una letturacommentata. Questa forma, sicuramente più vicina alle esigenze dellettore contemporaneo, non risolve tuttavia il problema dell’‘ipertofia’del commento, che si è anche ipotizzato di affrontare con l’ausilio del-le nuove tecnologie. Il dilemma tra necessità dell’esegesi e rischio disoffocare il testo rimane dunque aperto: come scrive epigraficamen-te Alfonso Traina: «Il commento è l’indispensabile intermediario fral’autore e il lettore, soprattutto se appartenenti a contesti culturali elinguistici diversi e lontani; ma credo che noi commentatori faremmobene a meditare le parole di un critico-poeta, G. Carducci: “i com-menti nocciono alla poesia” (il che non gli ha impedito di commentareil Petrarca)».

Riguardo al canone, pare evidente il suo progressivo allargamento ageneri non strettamente letterari, come commenti, lessici, testi scolio-

Francesco Citti

Cfr. ad esempio Q. Horati Flacci Carmina Liber IV, introduzione di P. Fedeli,commento di P. F. e I. Ciccarelli, Le Monnier, Firenze , nella «Biblioteca Nazio-nale. Serie dei Classici greci e latini», nuova serie diretta da G.B. Conte (dopo la pri-ma, diretta da A. Ronconi e G. Pugliese Carratelli).

Cfr. A. Traina, Il Virgilio di Nicholas Horsfall, in «Atti Accademia Virgiliana diMantova» , , pp. -: p. s.; ed anche M. Geymonat, Commento/tormento:eccessi antichi e moderni nell’esegesi dei testi, in «Eikasmos» , , pp. -.

grafici e grammaticali; tale ampliamento, indispensabile per la com-prensione della letteratura ellenistica, fatta da poeti-filologi, come lostesso Callimaco, è ovviamente fondamentale anche per lo studio ditutti gli autori in frammenti e della tradizione indiretta in genere. Diqui alcune grandi iniziative di équipes, come i Commentaria et LexicaGraeca in Papyris reperta (CLGP), che intendono raccogliere edizionidi tutti i papiri da cui è documentata l’attività di studio della letteratu-ra antica (hypomnemata, marginalia, glossari e lessici), o il Lessico deiGrammatici Greci antichi, ad essi correlato. E parallelamente non sipuò dimenticare il lavoro (cui ha dato un notevole impulso ScevolaMariotti) di riedizione – nella collana Collectanea Grammatica Latina– dei trattati grammaticali latini antichi e altomedievali, già pubblicatida Keil alla metà dell’Ottocento nella raccolta dei Grammatici Latini,accanto a nuovi testi che Keil aveva trascurato. Anche la cronologia siè dilatata, dall’età arcaica al tardoantico, un tempo riservato soprattut-to ai cristianisti: per la prima, basti menzionare – limitatamente al lati-no – la nuova edizione critica urbinate di Plauto, cresciuta intorno aglistudi di metrica della scuola di Cesare Questa, di cui sono usciti già al-cuni volumetti. E per il tardoantico, il rinnovato interesse per autoricome Ausonio, Claudiano, ma anche per enciclopedisti come Isidoro

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Analoghe iniziative sono il Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini, Olschki,Firenze , e il Corpus dei papiri storici greci e latini, Serra, Pisa-Roma .

Dei CLGP, curati da G. Bastianini, M. Haslam, H. Maehler, F. Montanari,C. Römer, sono usciti i voll. I/, I/, Saur, München-Leipzig -, e II/, DeGruyter, Berlin-New York ; vd. anche il fasc. / della rivista «Trends in Clas-sics» e F. Montanari, L. Pagani, From Scholars to Scholia. Chapters in the History ofAncient Greek Scholarship, De Gruyter, Berlin-New York . E non si possono di-menticare le iniziative sulla scoliografia omerica, dall’edizione degli Scholia Graeca inOdysseam, libri a-b, curati da F. Pontani (Edizioni di Letteratura, Roma ), al sitodegli Scholia minora in Homerum.

Cui si accompagna il repertorio curato da G. Morelli et all., Nomenclator me-tricus graecus et latinus, I, Alpha-Delta, Olms-Weidmann, Hildesheim .

Asinaria (ed. M. Danese, ), Bacchides (ed. C. Questa, ), Casina (ed.C. Questa, ), Cistellaria (ed. W. Stockert, ), Curcilio (ed. S. Lanciotti, ),Vidularia et Fragmenta (ed. S. Monda, ) cui si aggiugono i Cantica, con com-mento critico e metrico di C. Questa (QuattroVenti, Urbino ) e dello stessoQuesta, La metrica di Plauto e di Terenzio, ibid., . L’importanza degli studi me-trici urbinati, in campo greco e latino, intorno alle scuole di Bruno Gentili (cui si de-ve ora la Metrica e ritmica. Storia delle forme poetiche nella Grecia antica, assieme a L.Lomiento, Mondadori, Città di Castello ) e Cesare Questa, così come le raffinateanalisi di studiosi come Luigi Enrico Rossi e Roberto Pretagostini, meriterebbero unariflessione a parte, che qui, purtroppo si deve tralasciare.

di Siviglia. Anche gli studi sull’epica, del resto, non si concentrano piùsui soli Virgilio ed Ovidio (oggetto, peraltro, di una notevole mole distudi e di commenti, non ultimo il commento in progress a tutte leMetamorfosi per la Valla), ma si sono estesi all’età post-classica, a Luca-no e a Stazio in particolare, così come quelli sulla satira si apronomaggiormente a Persio e Giovenale. Inoltre, la letteratura antica non ècerto rimasta estranea al rinnovato interesse per la prosa tecnica escientifica, mentre, anche grazie all’estetica bachtiniana si è fatto spazioalla poesia minore, parodica e centonaria, così come al romanzo, allaletteratura di consumo e alla paraletteratura, che ben si prestano ad es-sere esplorati a diversi livelli: critico-testuale, linguistico, narrativo, an-tropologico. Un posto sempre maggiore in questo ambito sta assu-mendo la ricerca sulla declamazione sia greca che latina, anche in rap-porto con gli studi sulla retorica e sul mondo della scuola, nell’antichi-tà classica.

. L’apporto delle nuove tecnologie agli studi linguistici e filologi-ci, infine, è di lunga durata e ormai imprescindibile: sono divenutistrumenti di ricerca quotidiana le edizioni online dei i due repertori bi-bliografici più significativi per lo studio delle letterature classiche e me-dievali, Année Philologique e Medioevo Latino, spesso preferibili per larapidità di consultazione ai volumi a stampa. Analogamente il ricorso

Francesco Citti

Basti ricordare i numerosi lavori di Emanuele Narducci, e il commento di A.Perutelli al libro VII delle Argonautiche di Valerio Flacco, Le Monnier, Firenze .

Si può rimandare sia per Apuleio, che per Petronio, a due recenti rassegne bi-bliografiche: G. Vannini, Petronius -: bilancio critico e nuove proposte, in «Lu-strum» , , e C. Schlam, E. Finkelpearl, A Review of Scholarship on Apuleius’Metamorphoses –, , , pp. -.

Per la declamazione greca, rinvio ai lavori di R. Cribiore su Libanio, o quellidi E. Amato su Coricio, Procopio di Gaza, su progimnasmi ed etopee; per il mondolatino numerosi i saggi su Seneca il vecchio, ma soprattutto sulle declamazioni pseu-doquintilianee: ricordo solo il commento a tutte le Maiores ormai ultimato da ungruppo di ricerca internazionale, e stampato dalle Edizioni dell’Università di Cassino:cfr. A. Stramaglia, Le Declamationes maiores pseudo-quintilianee: genesi di una raccoltadeclamatoria e fisionomia della sua trasmissione testuale, in E. Amato (cur.), Approchesde la Troisième Sophistique. Hommages à J. Schamp, Latomus, Bruxelles , pp. -. Per la scuola, vd. almeno Escuela y Literatura en Grecia Antigua, Ed. dell’Universi-tà, Cassino ; Libri di scuola e pratiche didattiche. Dall’Antichità al Rinascimento,Ed. dell’Università, Cassino .

Ci si limita a poche osservazioni legate all’antichistica, e per un quadro gene-rale si rimanda all’articolo di G.M. Anselmi e F. Tomasi.

ad indici e concordanze per i principali testi della grecità e latinità èormai soppiantato dal ricorso alle numerose ed efficienti banche datitestuali. Si potrebbe ricordare che il padre dell’informatica umanistica,il filologo gesuita Roberto Busa, per studiare il lessico di San Tomma-so d’Aquino, sperimentò per primo – fin dal secondo dopoguerra –l’applicazione delle tecnologie informatiche alle discipline umanistiche,realizzando l’Index Ñomisticus, pubblicato in volumi comprendenti– oltre all’edizione dell’opera di Tommaso – indici e concordanzecomplete: e anch’esso ora è affiancato dalla più comoda base dati ricer-cabile via Web.

I tentativi di sviluppare una stemmatica automatica si sono via viascontrati con le difficoltà di individuare su base statistica i luoghi va-riante, procedere alla scelta delle varianti e alla valutazione della loropertinenza. A questo si aggiunga che la ricostruzione dello stemma nonsempre conduce alla determinazione delle lezioni dell’archetipo e chenel caso di contaminazione è impossibile determinare in modo mecca-nico i rapporti di parentela. La ricerca si è così indirizzata su altrepossibilità offerte dal mezzo digitale, soprattutto nel caso, frequentenella filologia mediolatina, di testi per cui non esiste una versione uni-ca e autentica del testo, testi a tradizione ‘fluida’ (come i commentatorio gli scoliasti medievali), o con una complessa tradizione a stampa: inquesti casi le diverse versioni possono avere una forma di rappresenta-zione più piena e autonoma solo nella forma digitale e ipertestuale: cisi potrebbe anzi spingere ad affermare che «l’edizione digitale si giusti-fica pienamente solo se può fornire soluzioni a problemi difficilmente

Philologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici

All’indirizzo <http://www.corpusthomisticum.org/it/index.age>; cfr. inoltrealmeno R. Busa, Rapida e meccanica composizione e pubblicazione di indici e concor-danze di parole mediante macchine elettrocontabili, in «Aevum» , , - e Id.,Index Ñomisticus. Sancti Ñomae Aquinatis operum omnium indices et concordantiae,digessit R. Busa, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Canstatt -.

Dalla celebre affermazione maasiana per cui contro la contaminazione non c’èrimedio («gegen Kontamination ist kein Kraut gewachsen») partono anche le riflessio-ni di P. Fedeli (Verso l’edizione critica elettronica: alcune riflessioni, in Poesia latina,nuova e-filologia. Opportunità per l’editore e l’interprete, Herder, Roma , pp. -).Sulle debolezze del metodo di Quentin, fondato sulla coincidenza in errore, cfr. S.Timpanaro, La genesi del metodo del Lachmann, UTET, Torino , p. n. , e ingenerale si veda la oculata posizione di G.P. Zarri, Linguistica algoritmica e mecca-nizzazione della «collatio codicum», L&S , , pp. - e Une méthode de dériva-tion quentinienne pour la constitution semi-automatique de généalogies de manuscrits;premier bilan, in La pratique des ordinateurs dans la critique des textes, CNRS, Paris, pp. -.

affrontabili in modo diverso». A questo si aggiunga la possibilità dipoter fruire eventualmente anche delle immagini digitali dei diversi te-stimoni.

Notevoli in questo quadro alcuni progetti, come il database onlineMusisque deoque che raccoglie i testi poetici latini, dalle origini fino alXVI secolo: grazie ad una raffinata codifica si possono effettuare ricer-che assai complesse, selezionare i testi a seconda del metro, includere oescludere l’extratesto, i titoli, le didascalie. Si tratta inoltre di una stra-ordinaria biblioteca virtuale che consente l’accesso a testo pieno a ope-re di difficile reperibilità, per gran parte delle quali, inoltre, non esisto-no indici e concordanze. Attualmente – come sottolinea Mastandrea –il rischio di questo tipo di database è quello di fornire una forma «au-toritaria», una sorta di «neo-vulgata», che nasconde le problematicitàdel testo e la sua dimensione storica: su numerosi testi classici si stadunque sviluppando la possibilità di introdurre una più ampia codificarelativa alla tradizione manoscritta: scopo è quello di realizzare un iper-testo dinamico di edizioni critiche in formato elettronico.

In parallelo ad altre grandi collezioni di papiri (come ad esempioDuke, Genève, Heidelberg, Kölner, Oxyrhynchus), anche i Papiri del-la Società Italiana sono ora online nel sito PSIonline. Si tratta di un ca-talogo dei papiri editi nella serie dei PSI, custoditi in particolare pressola Biblioteca Medicea Laurenziana, l’Istituto Papirologico Vitelli e ilMuseo Archeologico del Cairo: le schede descrittive, corredate da unaampia e aggiornata bibliografia, sono accompagnate da immagini ad

Francesco Citti

Così D. Buzzetti, Ambiguità diacritica e markup. Note sull’edizione critica digi-tale, in Soluzioni informatiche e telematiche per la filologia. Atti del Convegno (Pavia,- marzo ) <http://lettere.unipv.it/dipslamm/pubtel/Atti/dino_buzzetti.htm>, § ; cfr. anche D. Buzzetti, A. Tabarroni, Informatica e critica del testo: il caso diuna tradizione ‘fluida’, in «Schede Umanistiche» , , -, e il saggio di G.M.Anselmi, F. Tomasi, in questo volume.

Merita una menzione anche il database bibliografico e testuale Corpus Gram-maticorum Latinorum, reso accessibile online nel sito <http://htl.linguist.jussieu.fr:/CGL/index.jsp>, che porta a realizzazione un progetto avviato nel daNino Marinone, uno dei pionieri della informatica umanistica per le discipline classi-che in Italia.

Cfr. P. Mastandrea, Poesia ‘italiana’ in latino: cerca nel web, in From Manu-script to Digital Text. Problems of interpretation and markup, ed. by F. Citti, T. DelVecchio (= Papers on Grammar IX.), Herder, Roma , pp. -; A. Fassina, G.Musa, L. Tessarolo, Musisque deoque: primi risultati di un work in progress, in Poesialatina, nuova e-filologia, cit., pp. -.

alta definizione dei papiri. Gli archivi digitali di intere collezioni dipapiri e manoscritti sono oggi tra gli strumenti più utili per il filologo:basti menzionare l’altra grande iniziativa fiorentina, la digitalizzazionedei Plutei della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, che ha resoaccessibili i cataloghi settecenteschi della collezione assieme ad «oltre.. immagini, corrispondenti a più di . manoscritti inte-gralmente riprodotti, fra cui si annoverano […] alcuni dei più rilevantitestimoni della produzione culturale e intellettuale dell’Occidente».

Un ulteriore e forse ancora più rilevante applicazione delle nuovetecnologie, sempre nel campo della elaborazione delle immagini, è ilricorso alla fotografia digitale multispettrale – sia sulla banda del visibi-le che dell’invisibile – per la lettura di papiri e manoscritti, in partico-lare palinsesti, la cui leggibilità era stata compromessa dall’impiego direagenti come la tintura di noce di galla: le fotografie ad alta risoluzio-ne, e la successiva rielaborazione per separare i diversi livelli di scritturaconsentono di far emergere tracce evanide: numerosi i progetti e i ri-sultati in questo campo. Basterà ricordare – oltre a “Rinascimento Vir-tuale – Digitale Palimpsestforschung. Rediscovering written records ofa hidden European cultural heritage” (-), progetto comunita-rio che ha coinvolto partner tra università, istituti di ricerca, fonda-zioni e biblioteche – le applicazioni ai papiri ercolanesi, agli scoli vero-nesi a Virgilio, e infine all’Ambrosiano di Plauto.

E allora, cosa rispondere alla domanda: delenda philologia? Non de-lenda, sed semper renovanda.

Philologia delenda? Alcune riflessioni sullo studio dei classici

Cfr. <http://www.psi-online.it/>; sui progetti del Vitelli, vd. tra l’altro E. Ca-mandona, G. Poli, Informatica e papiri. Un progetto di archiviazione digitale all’Istitutopapirologico “G. Vitelli”, Griseldaonline, cfr. <http://www. griseldaonline.it/informati-ca/camandona.htm>.

Cfr. E. Degl’Innocenti, Il Progetto di digitalizzazione dei Plutei della BibliotecaMedicea Laurenziana di Firenze, Digitalia /, pp. - <http://digitalia.sbn.it/upload/documenti/digitalia_deglinnocenti.pdf>: la citazione è tratta da p. .

Oltre a W. Stockert, Die Wiedererweckung eines Codex (Virtuelle Arbeit am Co-dex Ambrosianus des Plautus), in «Atti Accademia dei Lincei» , , pp. -; ri-mando per la bibliografia a F. Citti, T. Del Vecchio, Premessa, in From Manuscript toDigital Text, cit., pp. VII-XVIII, in part. XIV-XV e a C. Faraggiana di Sarzana, Leg-gere manoscritti palinsesti nell’era digitale: nuove prospettive di ricerca e vecchi problemi,ibid. -. Si veda inoltre il caso del papiro di Archimede, per cui cfr. R. Netz, W.Noel, Il codice perduto di Archimede, Rizzoli, Milano , e <http://www.archimede-spa limpsest.org/>.