per una scienza “probabile” del progetto di architettura

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Esperienze nel restauro del moderno a cura di Emanuele Palazzotto Nuova serie di architettura FRANCOANGELI

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A partire dal XVI ciclo, il Dottorato di ricerca in Progettazione Ar-chitettonica di Palermo, Napoli, Parma e Reggio Calabria si è occu-pato del tema “La scienza del progetto nel restauro del moderno”,indagando sulla comprensione dei temi più intimi del rapporto nuo-vo/preesistente e sulla logica dei principi strutturanti il progetto diarchitettura di qualità. Il progetto di architettura, principale prota-gonista del lavoro di ricerca, nell’approccio del dottorato è stato as-sunto come strumento di comprensione piuttosto che come capitoloconclusivo del percorso affrontato.

Questo libro, in continuità con altre due pubblicazioni precedenti,dà conto degli esiti dell’attività di ricerca svolta negli ultimi anni, at-tività indirizzata a chiarire quell’equivoco, diffuso in gran parte delmondo accademico italiano, secondo cui il “restauro” appare comeun sinonimo di “conservazione”.

Emanuele Palazzotto è professore associato in Composizione ar-chitettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura dell’Uni-versità degli Studi di Palermo. È titolare dei laboratori di Progetta-zione architettonica presso i corsi di laurea in Architettura ed è, dal2013, referente/coordinatore del dottorato di ricerca in Progetta-zione Architettonica della stessa Università. Ha all’attivo una riccaproduzione di testi, saggi e articoli su riviste scientifiche a caratterenazionale e internazionale, che danno conto di un’attività di ricercaorientata sui temi della didattica e sulla teoria del progetto di archi-tettura, applicata in particolar modo sulle questioni dell’architetturadella liturgia rinnovata e del progetto urbano.

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Esperienze nel restaurodel modernoa cura diEmanuele Palazzotto

Nuova serie di architetturaFRANCOANGELI

FrancoAngeliLa passione per le conoscenze

7000.149 6-02-2014 18:39 Pagina 1

DOTTORATO DI RICERCA IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA

Sede amministrativa:Università degli Studi di Palermo Dipartimento di Architettura

Sedi consorziate:Università degli Studi di Napoli “ Federico II”Dipartimento di Progettazione Urbana

Università degli Studi di Parma Dipartimento di Ingegneria Civile, dell’ Ambiente, del Territorio e Architettura

Università degli Studi di Reggio Calabria Dipartimento di Arte Scienza e Tecnica del Costruire

Collegio dei docenti:Cesare Ajroldi (coordinatore), Giuseppe Arcidiacono, Francesco Cannone, Dario Costi,Ludovico Maria Fusco, Pierfranco Galliani, Antonino Marino, Vincenzo Melluso, EmanuelePalazzotto (vice-coordinatore), Marcello Panzarella, Renata Prescia, Sandro Scarrocchia,Andrea Sciascia, Roberto Serino, Zeila Tesoriere, con Tilde Marra

Segretario:Emanuele Palazzotto

Dottorandi XXI ciclo:Sabina Branciamore, Monica Gentile, Ilenia Grassedonio, Vincenzo SimanellaDottorandi XXII ciclo:Giuseppina Farina, Edmondo Galizia, Luciana Macaluso, Fosca Miceli, Almerinda Padricelli,Rosa Maria Provvidenza PecoraroDottorandi XXIII ciclo:Valerio Cannizzo, Eugenio Mangi, Giuseppe Borzellieri, Giovanni Giannone, Glenda Scolaro

Comitato Scientifico: Cesare Ajroldi, Giuseppe Arcidiacono, Francesco Cannone, Dario Costi, Antonino DellaGatta, Lodovico Maria Fusco, Pierfranco Galliani, Antonino Marino, Vincenzo Melluso,Emanuele Palazzotto, Marcello Panzarella, Renata Prescia, Sandro Scarrocchia, AndreaSciascia, Roberto Serino, Zeila Tesoriere.

Esperienze nel restauro del moderno

a cura di Emanuele Palazzotto

DOTTORATO DI RICERCA IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICAUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO, NAPOLI (FEDERICO II), PARMA, REGGIO CALABRIA

Nuova serie di architetturaFRANCOANGELI

Pubblicazione realizzata nell’ambito del Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica

con il contributo dei fondi PON 2000/2006 “Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta Formazione”

Misura III.4 “Formazione Superiore e Universitaria” - Dottorati di Ricerca

In copertina: Gibellina Nuova, plastico dell’insediamento e degli interventi di progetto per il centro civico, 1986 c.

Copyright © 2013 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy.

L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sul diritto d’autore. L’Utente nel momento incui effettua il download dell’opera accetta tutte le condizioni della licenza d’uso dell’opera previste e

comunicate sul sito www.francoangeli.it.

Parte prima Esperienze nel restauro del moderno

9 Il progetto di restauro del moderno: consuntivo di una esperienzaCesare Ajroldi

13 Un restauro del moderno a Catania: progetto di nuovi servizi sportivi per S. Pio X, a NesimaGiuseppe Arcidiacono

17 La nuova Gibellina: opera d’arte e qualità urbanaFrancesco Cannone

23 Tra architettura moderna e città contemporaneaDario Costi

27 Recupero architettonico e rigenerazione urbana per la valorizzazione dei luoghi della dismissione industriale. Un caso di progetto a Reggio EmiliaPierfranco Galliani

33 Il restauro del moderno alla scala urbanaAntonino Marino

39 Punteggiata di architetture fra il Tirreno e lo IonioVincenzo Melluso

47 Per una scienza “probabile” del progetto di architettura Emanuele Palazzotto

55 Il restauro del moderno. Problemi di tutela, problemi di progettoRenata Prescia

61 Metodologia della progettazione per il restauroSandro Scarrocchia

67 Architettura e fenomenologia a Palermo. Paci, Rogers, Gregotti, Culotta e LeoneAndrea Sciascia

79 Dopo l’obsolescenza. Progetti per i viadotti ferroviari dismessiZeila Tesoriere

Parte secondaLe ricerche dei dottorandi (cicli XXI, XXII e XXIII)

87 Un monumento incompiuto. Il Teatro Popolare di Sciacca di Giuseppe e Alberto SamonàSabina Branciamore

93 La colonia “XXVIII ottobre” per i figli degli italiani all’estero a Cattolica, di Clemente Busiri ViciMonica Gentile

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Indice

99 La sede della Federazione dei Consorzi Agrari a Catania di Francesco Fiducia, 1938Vincenzo Simanella

103 Il sistema di piazza Castronovo a Messina Giuseppina Farina

109 L’edificio INA nella Palazzata a mare di Messina (1936-38).Un restauro del moderno in una città di ricostruzioneEdmondo Galizia

113 Il restauro del moderno e la verifica di un metodo: la Chiesa Madre a GibellinaLuciana Macaluso

119 Il Centro Civico di Oswald Mathias Ungers a Gibellina Nuova Fosca Miceli

123 La palazzata a mare di Messina (1931-1958). Isolati VIII - XI Almerinda Padricelli

127 Il Municipio di Gibellina NuovaRosa Maria Provvidenza Pecoraro

131 Problemi di tutela, problemi di progetto. L’hangar per dirigibili ad Augusta Giuseppe Borzellieri

135 Il gruppo scolastico “el Timbaler del Bruc” a Barcellona di Oriol Bohigas e Josep M. Martorell. Tra architettura e pedagogiaValerio Cannizzo

141 Una declinazione del moderno in Sicilia. Palazzo Scia a Catania (1951) di Luigi PositanoGiovanni Giannone

145 Tra città reale e progetto incompiuto. Il caso dell’isolato di Cerdà alle spalle del-l’edificio in Carrer Pallars di O. Bohigas e J. M. MartorellEugenio Mangi

149 La fabbrica Cedis a Palermo (Marco Zanuso, 1954-57)Glenda Scolaro

153 Cronistoria del dottoratoa cura di Emanuele Palazzotto

165 English abstracts I contributi dei docenti del collegio

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Parte prima

Esperienze nel restauro del moderno

La definizione del lavoro di ricerca che il Dottorato inProgettazione Architettonica di Palermo ha sviluppatoper circa dieci anni attorno al tema del “Restauro delModerno” (e di cui questa pubblicazione costituiscel’ultima testimonianza)1 ci offre oggi l’occasione peravanzare una più ampia riflessione che ci costringerà aspingerci, forse con una buona dose di presunzione,fino a lambire i territori impervi dell’epistemologia2del progetto di architettura.

Nel dottorato palermitano, a partire dal XV ciclo, iltema generale di ricerca (valido per tutte le tesi delciclo) esplicita per la prima volta, quale propria pre-messa e postulato, la definizione di «scienza del pro-getto per l’architettura del manufatto».3 Con tale deno-minazione si presentavano, in maniera chiara e assio-matica, le intenzioni e la linea su cui il dottorato inten-deva muoversi, conferendo all’idea di progetto quelcarattere di scientificità necessario per assicurare aidottorandi il più adeguato percorso didattico e di ricer-ca. Ci si manteneva così all’interno di un rigoroso peri-metro di demarcazione metodologica, in grado di con-finare arbitri e licenze personali e in cui l’attenzioneverso i «nuovi modi di abitare» costituiva il controcan-to necessario per segnare un punto di vista rispetto alquale, nello studio del singolo manufatto, il dottorandoavrebbe potuto trovare ragioni e temporalità specifiche.Con il successivo XVI ciclo, il collegio dei docenti,mantenendo ferma la premessa tematica generale (che,da ora in poi, resterà sempre la medesima) avvia illavoro di ricerca sul “restauro del Moderno”, sintetiz-zandolo nel titolo: «La scienza del progetto per l’ar-chitettura del manufatto. Il restauro del Moderno enuovi modi di abitare la città». Tale scelta prende lemosse da un’intuizione di Pasquale Culotta4 (che inten-deva per “scienza del progetto” soprattutto la «scienzadel fare, del costruire») sull’opportunità strategica dilegare il tema di lavoro al postulato d’inquadramentogenerale, attraverso cui era anche possibile affermareche il progetto (di architettura), possedendo una pienadignità scientifica, è strumento necessario per un cor-retto approccio al restauro dei manufatti e, in particolarmodo, per quei manufatti riferibili alla controversa

Per una scienza “probabile” del progetto di architetturaEmanuele Palazzotto

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3. Per il ciclo XV, attivato nel 2003,il tema generale individuato dal col-legio dei docenti impone per laprima volta la premessa/postulatoriferita alla definizione di “scienzadel progetto” e presenta la seguentetitolazione: La scienza del progettoper l’architettura del manufatto. Lacasa temporanea e i nuovi modi diabitare la città. Con il successivo ciclo XVI, la pre-messa viene mantenuta e si introdu-ce la tematica specifica del Restaurodel moderno, che resterà costante,per circa dieci anni, fino al cicloXXIII: La scienza del progetto perl’architettura del manufatto. Ilrestauro del Moderno e nuovi modidi abitare la città.

2. L’epistemologia è quella brancadella filosofia che si occupa dellecondizioni sotto le quali si puòavere conoscenza scientifica e deimetodi per raggiungere tale cono-scenza, come suggerisce peraltrol’etimologia del termine, il qualederiva dall’unione delle parole gre-che episteme (“conoscenza certa”,ossia “scienza”) e logos (discorso).In un’accezione più ristretta l’episte-mologia può essere identificata conla filosofia della scienza, la discipli-na che si occupa dei fondamentidelle diverse discipline scientifiche.

1. Le tappe di questo lavoro sonotestimoniate, oltre che dal presentevolume, dalla pubblicazione dei pre-cedenti “Quaderni del dottorato”dedicati al medesimo tema:PALAZZOTTO E. (a cura di), Il pro-getto del restauro del Moderno,l’Epos, Palermo 2007; PALAZZOTTOE. (a cura di), Il restauro delModerno in Italia e in Europa,Franco Angeli, Milano 2011.

categoria del “Moderno”. Il progetto di restauro eracosì ricondotto, con chiarezza, all’interno dello specifi-co disciplinare del progetto di architettura. Se è possibile individuare un germe di “tendenziosità”nella scelta dell’utilizzo secco ed esplicito del termine“scienza” in associazione al termine “progetto”,5 que-st’associazione apre a molteplici interpretazioni chesollecitano i necessari atti di distinzione e di precisa-zione affinché essa possa rivelarsi con chiarezza nelleproprie potenzialità, ma anche nei propri limiti e mar-gini di utilizzo. Inoltre, la scelta di occuparsi di untema come quello del “restauro del Moderno” all’inter-no di un dottorato in Progettazione Architettonica, seosservata in riferimento ad una scientificità (vera o pre-sunta) del progetto (che si associa alla possibilità diuna trasmissibilità e ripetibilità dei risultati raggiunti),implica una volontà di infrazione di quegli steccatidisciplinari al cui interno si coltivano numerose scienti-ficità “specifiche”, destinate troppo spesso a restarevalide solamente all’interno del recinto stesso. L’esperienza nel campo del progetto di “restauro delModerno” ha probabilmente condotto (in maniera più omeno esplicita) docenti e dottorandi, direttamente e conmaggiore evidenza, al confronto con quelle questioniepistemologiche che qui vogliamo evidenziare e concui, riteniamo, dovrebbe misurarsi qualsiasi discorso(teorico e pratico) svolto all’interno della disciplina delprogetto di architettura. Più che del tema specifico di ricerca in se e delle que-stioni che riguardano il restauro del Moderno (abbon-dantemente disquisito sia in questo volume sia nei“quaderni” che lo precedono) ci interessa quindi, inquesta sede, indagarne soprattutto la premessa («Lascienza del progetto per l’architettura del manufatto»),una premessa che ci sembra descriva una base indiffe-ribile per comprendere l’approccio epistemologico cheha sostenuto la metodologia didattica e di ricerca svi-luppata dal dottorato e che procede di pari passo con lariflessione sulle possibilità, limiti, condizioni e scopidella conoscenza scientifica nel campo disciplinareentro cui esso si colloca. Se si vuol dare un giusto peso alle intenzioni che stan-no dietro all’associazione tra i termini “scienza” e“progetto”, dovremmo allora cercare di interpretare ilsenso del loro utilizzo congiunto e specificare qualisiano state le intenzioni e gli ambiti contestuali entrocui il dottorato ha inteso muoversi assumendo questascelta. Bisognerà, in fin dei conti, cercare di compren-dere quale possa essere la particolare concezione di“scienza” che è sottesa al nostro postulato tematico.

La durezza che è insita nel termine “scienza”, posta inassociazione con una disciplina (il progetto di architet-tura) che, per sua natura, gioca da sempre un ruolo cul-

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5. Alla convinta adesione alladefinizione tematica da parte deidocenti del collegio ha corrispostouna nutrita serie di dubbi e osser-vazioni provenienti da parte diautorevoli voci esterne.

4. Il prof. Pasquale Culotta assu-merà il ruolo di coordinatore deldottorato dal 1996 e lo manterràfino alla sua prematura scomparsa,avvenuta nel 2006.

turale ambiguo, molteplice, aperto, non facilmenteclassificabile, con grandi margini di libertà e d’inter-pretazione (tanto nel proprio farsi quanto nel ragiona-mento sul già fatto), conduce a un particolare corto-cir-cuito concettuale e teorico. In architettura, infatti, teo-ria e progetto (che riguardano, rispettivamente, il pen-sare e il fare), non possono essere disgiunti e, in unragionamento non dogmatico, s’influenzano vicende-volmente. Il corto-circuito operativo della “scienza delprogetto” comporta, in fin dei conti, il credere in unacircolarità del “pensare” e del “fare” progettuale, checonduce al “fare con coscienza” e che confida nel valo-re ermeneutico dell’azione di progetto. La “scienza del progetto”, quindi, non può che esserequalificata come una scienza empirica “inesatta” (cheoggi potremmo avvicinare a un paradigma post-positi-vista) che può trovare una sua sponda più generalenella demolizione del mito della scienza operata dapensatori come Feyerabend. Diversamente dalle cosid-dette scienze “esatte”, nel progetto di architettura l’esi-to non è mai certo e, una volta ottenuto, esso è (odovrebbe essere) ancor meno ripetibile. Pur trattandosidi una scienza “inesatta”, in essa esistono comunquenumerosi passaggi necessari, che vanno percorsi affin-ché sia possibile raggiungere un valore di qualità rico-noscibile.

Oggi, nel nostro paese, la discussione sulla scienza esull’idea di dove debba risiedere la qualità della ricercasi presenta in tutta la sua crudezza, soprattutto in questiultimi anni, segnati da una convulsa sperimentazionesulle modalità di valutazione per la ricerca scientifica,rispetto a cui l’architettura ha dovuto (e, con buon pro-babilità, dovrà ancora) faticare non poco per ottenere ilgiusto riconoscimento del proprio particolare e ambi-guo status (da sempre a cavallo tra arte e scienza),posta com’è tra hard e soft science, tra inapplicabilibibliometrie e consuetudini di ricerca che, anche neisuoi stessi prodotti, trovano singolari specificità cheappaiono difficilmente comprensibili all’esterno delcampo disciplinare e che spesso, quindi, arrivano adessere considerate con sufficienza se non, talvolta,addirittura con superficiale disprezzo. La questione della “scientificità” (o della “non scienti-ficità”) di una disciplina è pertanto centrale anche in undibattito contemporaneo allargato che, spostandosidallo specifico disciplinare, metta tutte le carte sultavolo per giocare con regole adeguate agli obiettiviculturali comuni e consenta la sopravvivenza di percor-si di ricerca, spesso antichi e prestigiosi. Il conferimen-to dell’attributo di “scientificità” a un’attività di ricercao, all’opposto, la privazione di una tale qualità, apparecruciale in tempi, come gli attuali, in cui la distribuzio-ne di risorse sempre più limitate e la futura sopravvi-

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venza di autorevoli discipline sembra dipendano dallapercezione che di esse ha una società (sempre piùdistratta da priorità con riscontri immediati) e una clas-se politica la quale ritiene che la qualificazione cultura-le di una nazione possa essere misurabile semplice-mente “a peso” (intendendola, troppo spesso, comesemplice merce, vista in funzione delle possibilità diuna spendibilità sul mercato), segno preoccupante dellapervasiva trasformazione della conoscenza in bene eco-nomico il cui valore è amministrato dallo Stato e a cuicorrisponde una visione burocratizzata del sapere. Siassiste alla nascita di un nuovo mercato che «trasformala ricerca, o meglio definisce che cosa è dicibile inquanto “scientifico” e “veritiero” in una ricerca e cosanon lo è…».6 La possibilità di parlare di “scienza delprogetto” giunge ad assumere così, in un siffatto conte-sto, anche lo sgradevole sapore di una rivendicazionedella propria necessità.

Ma a quale concezione di scienza possiamo riferirciquando si parla di “scienza del progetto”?7 Comeabbiamo già accennato, potremmo pensare si tratti diuna scienza fondamentalmente empirica che,8 comeaccade per molte scienze umane (con significativi puntidi contatto con le scienze sociali), deve essere concet-tualmente orientata ed è in grado di produrre nuovaconoscenza solo attraverso l’applicazione di operazionidi ricerca svolte con rigore logico-procedurale e tecni-co-operativo. Questo tipo di scienza si fonda su unametodologia (logica dell’indagine e teoria delle proce-dure) in cui interessa non tanto il risultato materiale daraggiungere con la ricerca quanto i criteri e le condizio-ni del ragionamento che la sostiene, rendendola fonda-ta; essa inoltre deve basarsi sui principi generali dirazionalità, formulati nell’ambito della propria rifles-sione epistemologica. Una siffatta procedura scientifi-ca, sostanzialmente empirica, nel campo del progetto diarchitettura non può aspirare a una ripetibilità pedisse-qua nei risultati: il metodo del percorso di progetto puòe deve essere scientificamente impostato, ma esso nondovrà condurre a risultati univoci. Nel rapporto tra teoria, ipotesi e prassi, la concezione discienza rintracciabile nell’idea di “scienza del progetto”procede per tentativi ed errori, facendo propria la con-vinzione generale che le conoscenze positive siano sem-pre provvisorie e soggette a revisione. In questo percor-so il progetto è “strumento”, uno strumento scientificoche consente l’applicazione di “regole” e procedurespecifiche, strutturando un percorso metodologico che,nel caso del lavoro di progetto sulla preesistenza signifi-cativa (e quindi nel restauro) include anche l’approfon-dimento e la conoscenza sistematica delle regole e deiprincipi custoditi all’interno del manufatto, necessariaper la corretta ermeneusi dell’opera oggetto di studio.

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6. CICCARELLI R., Valutare e puni-re: Anvur, Invalsi e altri acronimi.Come la valutazione crea bollespeculative a partire dalla ricercascientifica, «Rivista critica delDiritto Privato», anno XXXI, n. 1,marzo 2013, Iovene editore,Napoli 2013, pp. 149-160.

8. La ricerca empirica è una sequen-za di operazioni svolte allo scopo diprodurre risposte a domande sullarealtà (cfr. BOUDON R., Il posto deldisordine, il Mulino, Bologna1985). È pertanto indispensabileporsi le domande “giuste”, perchéesse influenzano il tipo di rispostache possiamo ottenere.

7. Nell’evoluzione del pensierooccidentale si sono sviluppate dif-ferenti concezioni di scienza, tuttecomunque, sebbene in misuradiversa, sovrappongono il concet-to di scienza, e di sapere scientifi-co, a quello di verità. Ciò checambia, nei secoli, è il livello digaranzia che la scienza è in gradodi offrire rispetto alla verità.

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Nel confronto operativo con il tema del “restauro delModerno” (ma il discorso potrebbe allargarsi al restau-ro tout court) emerge con evidenza il “primato del pro-blema”, nel senso che solamente a partire dal ricono-scimento della sua natura (e quindi dal caso specificodi applicazione) è possibile approntare quelle decisionie scelte consapevoli e adeguate alla soluzione dellostesso.

Aderendo così a un “realismo critico” e volendo rin-tracciare un “paradigma cognitivo”9 a cui potrebbeessere associato il nostro ragionamento, esso, probabil-mente, troverebbe un’agevole sponda in quello che insociologia sarebbe definito come “paradigma post-positivista”. Secondo tale paradigma l’approccio dellaricerca si appoggia a un fondamento empirista (checomunque mantiene la fiducia nella conoscibilità dellarealtà), dipende dalla teoria adottata (attraverso cui siconcettualizzano i problemi) e rende consapevole ilricercatore (che la fa propria) sull’importanza del pro-prio ruolo, sulla provvisorietà e sul carattere probabili-stico delle generalizzazioni adottate, oltre che sullanecessità che i risultati della propria ricerca vadano sot-toposti alla critica e alla validazione della più ampiacomunità scientifica. Tra l’oggetto d’indagine (ilmanufatto, il luogo…) e il soggetto indagante si rico-nosce uno scambio mutuo, che si realizza nel processoconoscitivo; i procedimenti deduttivi e quelli induttivisi valorizzano vicendevolmente senza operare distin-zioni vincolanti. Con un tale approccio di tipo “non-standard” allascienza, che non può prescindere dalle conoscenze per-sonali del ricercatore e che considera gli oggetti studia-ti come soggetti, le scelte e le decisioni sono consape-volmente assunte nel percorso di ricerca e, nel nostrocaso, si organizzano nel progetto, che “costruisce” ilfondamentale strumento per raggiungere il fine/obietti-vo della ricerca.

Nel dottorato palermitano tale tipo di approccio è pie-namente riconoscibile nella metodologia e nel percorsoprogettuale adottato, nei suoi molteplici passaggi dallaprova all’errore, che puntano a raggiungere la composi-zione di un solido e strutturato sistema in grado di sor-reggere, alle varie scale, la complessità delle questioniche emergono dallo studio del manufatto, riconoscendola necessità del partire dal “caso per caso” (nel restaurotale questione emerge con particolare evidenza). In tale percorso si rivela indispensabile il lavoro di cri-tica collegiale, attraverso cui è possibile mettere incampo punti di vista differenti, per l’assunzione di unatteggiamento estremamente rigoroso da parte del dot-torando, che sia parte costituente di quell’approccioscientifico generale che si intende applicare. Il confron-

9. Le tre dimensioni costitutive diun paradigma sono: la dimensioneontologica (entro cui ci si chiedequale sia la natura della realtà); ladimensione epistemologica (la realtàè conoscibile?); la dimensione meto-dologica (che riguarda il “come”possa essere conosciuta la realtà).

to molteplice, con carattere seminariale, tra docenti edottorandi, genera un’articolata eterogeneità nei contri-buti che inevitabilmente porta con se il rischio implici-to di uno spaesamento per il dottorando, sempre allaricerca di indicazioni quanto più precise e sicure permuoversi serenamente (nell’illusione di poter raggiun-gere con linearità gli obiettivi individuati) sulla stradadel progetto. Ma proprio nell’esperienza di tutte le ine-vitabili difficoltà per individuare questa strada sta ilvalore (maieutico) del percorrere il progetto di architet-tura e di porlo (come strumento) al centro del percorsodidattico e di ricerca, un percorso non lineare, fatto diaccelerazioni improvvise e di continui ritorni.

Giunti a questo punto del nostro ragionamento, nel ten-tativo che abbiamo intrapreso di comprendere e descri-vere quale concezione di scienza possa essere sottesa alpostulato tematico della “scienza del progetto”, un utilecontributo può venire in nostro aiuto nel riprendere unsaggio del 1984 di Massimo Cacciari, in cui moltedelle problematiche di cui oggi parliamo trovavano uninteressante sbocco interpretativo. Cacciari, infatti, nelsuo Un ordine che esclude la Legge,10 partendo dall’in-tenzione di definire alcune «consonanze» rintracciabilitra i due saggi introduttivi pubblicati quell’anno sullostesso numero doppio di «Casabella»,11 giungeva adenunciare dieci “regole”, definite “orientative”, chesegnavano alcuni punti fermi, ancora oggi estremamen-te validi, per descrivere l’epistemologia contemporaneanel suo rapporto con l’idea di “progetto” e che noi, daarchitetti, potremmo facilmente riferire direttamente alprogetto di architettura e ai rapporti con i suoi possibilicaratteri di scientificità. Cacciari “intuitivamente”, attraverso la proposta dellesue dieci “regole”, descriveva la fine di quel “paradiso”deduttivo in cui, a partire da alcuni assiomi era ancorapossibile, «attraverso un numero finito di passi, decide-re ogni questione»; egli riconosceva peraltro che ogginon è neanche più possibile, attraverso “salti”, superarela temporalità necessaria di un lavoro che si può ormaicompiere solamente «per spostamenti minimi, attraver-so “continue modificazioni”». Secondo Cacciari gliapriorismi hanno quindi rivelato tutta la loro relativitàrispetto ai casi specifici e l’intuizione è ancora in gradodi porre i problemi, ma questi però non possono esserepiù risolti matematicamente, visto che il procedimentoda seguire non può essere predeterminabile «ma vienescoperto caso per caso», attraverso la formulazione diipotesi, che accettano il grado di “probabilità” dellanatura induttiva. La nozione di “costruttività”, che«costruisce nuovi enti da enti dati» e che non parte da“totalità universali”, diventa così centrale in questocontesto, dove si costruisce «per scelte successive incontesti determinati, cioè: nel costruito» con caratteri

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11. Si tratta dell’editoriale diVittorio Gregotti dal titoloModificazione e del saggio diBernardo Secchi Le condizionisono cambiate. Cfr. «Casabella»,498/499, gennaio-febbraio 1984,Electa, Milano 1984, pp. 2-13.

10. CACCIARI M., Un ordine cheesclude la Legge, «Casabella»,498/499, gennaio-febbraio 1984,Electa, Milano 1984, pp. 14-15.

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di «arbitrarietà e contestualità». La sintesi operata daCacciari ci conferma come oggi risulti ormai impossi-bile giungere a spiegazioni totalizzanti ed esaustive eche anche l’idea stessa di “legge” «perde ogni caratte-rizzazione deterministica ... per esprimere un campo dipossibilità costruttive», poiché nessun ente è riducibilea “dato”. Il progetto deve allora essere inteso comeinterazione tra oggetto e soggetto, un’interazione checostruisce la realtà sulla base di questa partecipazione eche spinge, «sotto i più diversi profili disciplinari» equindi anche dal punto di vista dell’architettura, adaccettare la sfida di «costruire un ordine che esclude laLegge», impedendo così «precipitosi ritorni alle anti-che sicurezze o consolatorie uscite».

Su tali basi, il progetto nella contemporaneità non puòquindi che perdere del tutto quell’aura di scientificitàdeterministica che per lungo tempo gli era stata possi-bile possedere, ma a esso è concesso ampio spazio nel-l’interpretazione induttiva della scientificità, in sensoprobabilistico, in un confronto non scontato o preordi-nabile con la realtà. Le regole, che costituiscono il modo attraverso il qualeuna determinata cultura organizza il proprio sapere e lorende trasmissibile, nell’interpretazione proposta daCacciari (in cui possiamo affermare di riconoscercipienamente) esprimono così «un campo di possibilitàcostruttive (…) in una dimensione di possibilità di pro-babilità, interazioni». Si giunge così a una concezione di scientificità “proba-bile” del progetto di architettura secondo cui la realtà siforma o si costruisce sulla base del “parteciparvi” delsoggetto, che fa salvo il fondamentale valore dell’intui-zione, che definisce le modalità del rapporto in archi-tettura tra «fondamenti logici» e «elemento soggetti-vo»,12 tra la teoria e il fare architettura e che risultadecisamente distante da tutte quelle tentazioni di para-metrizzazione dei dati che, seppur utili per definireun’ampia base di conoscenza, non possono presumeredi concludere in se la complessità dei processi proget-tuali. Il progetto di architettura se epistemologicamente inte-so in tal senso e con la consapevolezza necessaria deilimiti sopra indicati, potrà certamente continuare arivendicare pienamente quel grado di dignità scientifi-ca, del tutto specifico, che gli è proprio.

12. In cui la prima si pone comefondamento per il secondo ma inun rapporto biunivoco in cui, comeprecisa Aldo Rossi, nel suoArchitettura per i musei, accadeanche che «… quando noi proget-tiamo, conosciamo, e quando noi ciavviciniamo a una teoria della pro-gettazione tanto più definiamo unateoria dell’architettura. In questosenso tutti gli architetti antichi emoderni hanno portato avanti ana-lisi e progettazione nei loro scritti enei loro progetti a un tempo». Cfr.ROSSI A., Architettura per i musei,in. CANELLA G., COPPA M.,GREGOTTI V. et alii., Teoria dellaprogettazione architettonica,Dedalo, Bari 1968, p. 125.

area’s enclave character as with other similar areas considered inthe PH.D has given rise to a general proposal of urban redevelop-ment seen as a set of interventions viewed as fragments in anhypothetical grille europeen.

Vincenzo MellusoDotted line of architecture along Tyrrhenian and Ionian coasts

Since 1980, various researches, studies and investigations ofprojects made by Vincenzo Melluso were allowed to emerge a fewtopics related to the formation of the city of the Straits after recon-struction took place following the 1908 earthquake. Since 1983this research was developed with two main lines of work: the first,through directed readings and studies, and the second, with designexplorations on an urban scale.In this essay focuses on three specific cases that symbolicallydescribe the design experience between the years 30 and 50 in theterritory of the city of Messina. Experience characterized by theability to compose the architectural design, not only to the physi-cal and morphological characters of the places, but also referred tothe demands of society and the economic dynamics in order toproduce a positive process of transformation of the territory.Three projects are an example of dotted along the coast thataccompanies the city, from its core to the extremities of CapoPeloro, towards the northern coast.

Emanuele PalazzottoFor a science “probable” of the architectural design

The definition of the research work that has been developed by thePhD in Architectural Design of Palermo around the theme of“Restoration of the Modern” today offers us the opportunity toadvance a broader reflection, pushing us in the field of epistemo-logy of architectural design, starting by that definition of “scienceof project for the architecture of the artifact” that has characterizedthe work done in the last years.In this paper we are interested to investigate especially the premi-se of this research work, a premise that well describes the episte-mological approach that supported the teaching and researchmethodology developed by PhD and that coincides with a broaderreflection on the possibilities, limits, conditions and purposes ofscientific knowledge in the disciplinary field of the architecturaldesign.The hardness that is inherent in the term “science”, that here is putin association with a discipline (the architectural design) which,by its nature, has always played a cultural role ambiguous, multi-ple, open, not easily classifiable, with large margins of freedomand interpretation, leads to a really particular conceptual and theo-retical short-circuit.The “Science of the Project”, in fact, can only be regarded as anempirical “inaccurate” science. Unlike the so-called “exact” sciences, in architectural design theoutcome is never certain and, once obtained, it is not (or shouldn’tbe) exactly repeatable.Although this is a science “incorrect”, in it there are anyway manysteps, ranging paths so that you can reach a value of recognizable

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quality.So we may come to a conception of science of the architecturaldesign “probable” according to wich, the reality is formed or isconstructed on the basis of the “participation” of the subject, andthat does not affect the fundamental value of the intuition. Thisconcept defines, in architecture, the modalities of the relationshipbetween “rationale” and “subjective element”, between the theoryand the making of architecture and it is very far from all thosetemptations of making an exclusive use of the data parameteriza-tion which, although it is useful in establishing a broad base ofknowledge, we can not presume to conclude in them the com-plexity of the design processes.

Renata PresciaThe restoration of modern. Protection’s question, Project’squestion.

The modern restoration has become a topic of great interest becau-se the modern architecture make the environment in which theylive and work the present generation. It’s a problem area on whichalso are with the actual demolition for replacement questioningthe institutions of protection and therefore confirms that fertileplace of scientific research since it raises a number of inputs forboth new historiographical considerations, and for new acquisi-tions on the conservation of materials, which, again, to refine “ascience project”. Unfortunately, in practice, is still very much atrisk-loss.The loss of the modern occurs in several ways: either with theactual demolition for replacement with new buildings, or for com-plying with new regulations, or a gradual change of materials that,fact, determine the total distortion. This contribution, which isrooted in the disciplinary culture of restoration, will express thebasic cultural reasons because it should keep the Modern, in thewider context of the interventions on existing structures, even inthe light of a shorter distance in time between the works themsel-ves and generation involved.If the re-cognition of an architecture of the twentieth century sug-gests the same method of approach, already codified for theremains of antiquity, and that develops from historical research,mountainous terrain, knowledge of materials, deterioration andinstability, the design choices may also acquire their specific cha-racteristics to the architecture of the twentieth century poses newproblem scenarios primarily on the question of materials, giventheir different shelf-life, but also in the re-use in relation to thewider variety of types (places of work, social welfare institu-tions...) and different urban contexts.

Sandro ScarrocchiaDesign Methodology for restoration.

The recent law establishing the system of studies for  professionalrestorers also recognizes their role as designers. However, contra-dictorily, the same study system does not give  due space to a spe-cific reflection on the project and its methodology. This articleattempts  to explain the relationship between preliminary investi-gations, an understanding of conflicting values, the conservation

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