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Architettura 14 di Tino Grisi, foto Ufficio stampa Architettura - Biennale di Venezia 0414 16 progettare Mentre l’informazione conquista nuovi strumenti e l’aggiornamento si fa più facile, sono i pericoli di conformismo e d’indifferenza che ci preoccupano; indifferenza e conformismo portano a passività e spengono persino il desiderio di arte e di architettura. Una mostra della Biennale deve contrapporsi, deve saper mettere i bastoni fra le ruote del conformismo e rivitalizzare quei desideri. Ritrovare “elementi” di riferimento per esprimere meglio quei desideri è tra le ambizioni della presente ricerca, rivolta agli addetti sì, ma soprattutto al pubblico in generale. Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia Ouverture Biennale di Venezia

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Architettura 14di Tino Grisi, foto Ufficio stampa Architettura - Biennale di Venezia

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Mentre l’informazione conquista nuovi strumenti e l’aggiornamento si fa più facile, sono i pericoli di conformismo e d’indifferenza che ci preoccupano; indifferenza e conformismo portano a passività e spengono persino il desiderio di arte e di architettura. Una mostra della Biennale deve contrapporsi, deve saper mettere i bastoni fra le ruote del conformismo e rivitalizzare quei desideri. Ritrovare “elementi” di riferimento per esprimere meglio quei desideri è tra le ambizioni della presente ricerca, rivolta agli addetti sì, ma soprattutto al pubblico in generale. Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia

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Partita a Venezia: “Fundamentals”, la Biennale-Architettura (14ma edizione) curata da Rem Koolhaas; due giorni di vernice hanno preceduto l’apertura al pubblico e la cerimonia di premiazione, con il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale assegnato alla Corea e quello d’argento al Cile; menzioni a Canada, Francia, Russia e a tre progetti della sezione Monditalia allestita alle Corderie dell’Arsenale. La sezione Elements of Architecture occupa, invece, il padiglione centrale dei Giardini, preceduta e annunciata da una riproduzione lignea della centenaria struttura Dom-Ino di Le Corbusier; le stanze si susseguono nell’usuale, labirintico allestimento dell’ex padiglione Italia, formando una sorta di riproduzione pop-post di un salone dell’edilizia (idea ripresa, in totale verosimiglianza, nella presenza russa con tanto di stand e variopinte hostess). Più che editoriale (Elements of Architecture è anche un libro) il

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ZUCCHI PENSIEROModernità anomala

Il pensiero contemporaneo persegue nuovi fini e valori attraverso una

metamorfosi delle strutture esistenti. Si tratta di una “modernità anoma-

la”, marcata dalla capacità di innovare e al contempo di interpretare gli

stati precedenti. Non adattamenti formali a posteriori del nuovo rispetto

all’esistente, piuttosto “innesti” capaci di agire con effi cacia e sensibilità

nei contesti urbani consolidati.

Italia

L’Italia è un paese dove la cultura architettonica moderna ha assunto una

natura complessa e sofisticata nel suo confronto con l’estrema varietà

delle condizioni esistenti ed è oggi studiata da tutto il mondo, divenendo

un riferimento ideale per una nuova generazione di ottimi progettisti.

Milano caso esemplare

Gli episodi che hanno attraversato i secoli, le vicende traumatiche, come

la ricostruzione post-bellica o la Triennale occupata, possono essere

riletti attraverso documenti e ritratti contemporanei che focalizzano

l’interesse sugli edifici nuovi e la loro ricerca di condizioni di vita attuali,

all’interno della forma urbana preesistente.

Architettura contemporanea

Ho rappresentato l’architettura italiana contemporanea di qualità con

un suggestivo paesaggio costituito da 85 opere di progettisti di varie

generazioni che si sono confrontati con ambiti impegnativi. La mostra

presenta anche una serie di collage di architettura e di cartoline au-

tografe da architetti stranieri per offrire un’interpretazione sintetica

della particolare condizione italiana vista dai diversi angoli della Terra.

Stratificazione

Nella mostra del Padiglione Italia non vi è l’idea di un’evoluzione lineare,

bensì l’esame di singoli episodi o eventi progettuali legati nel tempo da

relazioni inaspettate. L’insieme del Padiglione mostra la ricchezza e la

stratificazione del paesaggio italiano e la capacità di interpretare i segni

del passato da parte degli attori che più hanno contribuito alla sua tra-

sformazione in un Paese contemporaneo, capace di dialogare con il mondo.

In apertura, Paolo Baratta1 Ingresso al Padiglione Italia (foto Marina Caneve)

2 Sezione su Milano (foto Marina Caneve)3 Cino Zucchi

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lavoro appare quello di un collezionista che, per dirla con Benjamin, “consiste nel togliere alle cose il loro carattere di merce”, dando loro “solo un valore d’amatore invece del valore d’uso”; gli elementi costruttivi qui presentati appaiono in realtà sciolti dalle loro funzioni originarie per entrare in un rapporto di similarità con il pensiero para-nostalgico del curatore. Le partecipazioni nazionali principali hanno variamente e piuttosto arbitrariamente svolto il tema assegnato; per esempio la Francia, interrogandosi sulla modernità come promessa o minaccia, offre il divertissement del plastico della villa del film “Mon oncle” di Jacques Tati e i dettagli di Prouvé; gli Stati Uniti ammassano lindamente sulle loro pareti una serie di “architectural files”, così come fa l’Austria con plastici di parlamenti e consessi internazionali. Attraente la Spagna, dove l’”interior” si fa immagine di archetipi dell’architettura iberica attraverso un ottimo allestimento fatto di foto e disegni a grande scala che trasformano lo spazio del padiglione in un percorso intessuto di luoghi. La Svizzera onora Lucius Burckhardt e Cedric Price nella chiara stanza del padiglione di Max Bill dove è possibile sfogliare disegni sotto la curatela di Herzog e de Meuron. Interessante l’allestimento visuale del padiglione egiziano, con poche note di rilievo i Paesi nordici e il ruolo della Gran Bretagna. Nazioni come Cina, Bahrein e Kosovo utilizzano in modo

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REM FUNDAMENTALSRem Koolhaas descrive l’evento veneziano come distacco dalla “celebrazione

del contemporaneo” e concentrazione “sulla storia, con l’intento di indagare lo

stato attuale dell’architettura e di immaginare il suo futuro”. Lo compongono

tre mostre complementari: “Absorbing Modernity: 1914-2014”, tema unico dei

padiglioni nazionali, ha l’intento di svelare “la capacità di culture materiali e

ambienti politici diversi di trasformare una modernità generica in una specifica”;

“Monditalia”, dove una serie di proposte di ricerca “rappresenta delle condizioni

uniche e specifiche” che “costituiscono un ritratto complessivo del paese ospitante”;

infine “Elements of Architecture”, mostra risultante da una ricerca della Harvard

Graduate School of Design dove sono analizzati “gli elementi fondamentali dei

nostri edifici, utilizzati da ogni architetto, in ogni tempo e in ogni luogo: pavimenti,

pareti, soffitti, tetti, porte, finestre, facciate, balconi, corridoi, camini, servizi,

scale, ascensori, rampe” dei quali si ripercorre la storia attraverso una messa a

confronto “in stanze dedicate ciascuna a un singolo elemento”.

4 Panoramra d’architettura italiana contemporanea (foto Marina Caneve)5 Mostra al padiglione coreano

6 La presenza cinese a Venezia7 La villa di “Mon oncle” al padiglione francese8 Rem Koolhaas

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inusuale “furniture” per calamitare l’attenzione sul moto trasformativo ivi in atto. Monditalia, come detto, si distende lungo le Corderie varcata la luminaria d’ingresso: le presenze sono minimali, oggetti tabelloni tavoli vetrine, e distribuite secondo un progressione geografica dal sud al nord, iniziando a raccontare la Penisola del decostruendo costruito dalle labili soglie del canale di

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www.progettarearchitettura.it/xM8Fq

9 L’allestimento del padiglione della Spagna10 Elements of Architetecture al padiglione centrale dei Giardini11 Il Kosovo

12 Interno dell’esibizione del Bahrein13 Ancora un esempio della mostra sugli elementi base della costruzione architettonica

Sicilia fino alle chiese bergamasche. Celati sul fianco, schermi riproducono noiosamente i cliché neorealisti del cinema nazionale; bella l’interruzione proposta dagli stage della Biennale danza. Al termine, alle Tese delle Vergini, anche l’Italia ha la sua presenza ufficiale a Fundamentals. Sembra che il contributo proposto più che con i

dichiarati “innesti” abbia a che fare con l’abbondanza. La “modernità anomala” citata nell’iperbole introduttiva alla mostra si accosta non tanto alle impalpabile “efficacia” e alla “sensibilità”, quanto al carattere dell’italiano, il cui costume abbonda e risplende anche in tempi grami. Le due possenti navate del padiglione ci mostrano, l’una la celebrazione

imperterrita della milanesità come linearismo costruttivo, maschera del rovello interiore, mentre l’altra getta sul pavimento una tale disseminazione digitale d’immagini progettuali in cui diventa perverso anche il gioco del “chi c’è e chi non c’è”. Sola tattile presenza la parete di testa animata dalla grafica composita di Gambardella Servino e Ian+.

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