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GRAMMATICHE E GRAMMATICI Teorie, testi e contesti Atti del XXXIX Convegno della Società Italiana di Glottologia Testi raccolti a cura di M. Benedetti, C. Bruno, P. Dardano e L. Tronci Siena, Università per Stranieri, 23-25 ottobre 2014

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GRAMMATICHE E GRAMMATICITeorie, testi e contesti

Atti del XXXIX Convegnodella Società Italiana di Glottologia

Testi raccolti a cura diM. Benedetti, C. Bruno, P. Dardano e L. Tronci

Siena, Università per Stranieri, 23-25 ottobre 2014

Pubblicato con il contributo del Dipartimento di Ateneo per la Didattica e laRicerca dell'Università per Stranieri di Siena - DADR

PROPRIETÀ RISERVATA

©COPYRIGHT MMXVI

EDITRICE ‘IL CALAMO’ [email protected]

ISBN: 9788898640157

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . .

RELAZIONI

NUNZIO LA FAUCI, Sul neutro . . . . . . . . . . . .

ADAM LEDGEWAY, Grammatiche diacroniche e teoria linguistica . . . .

DANIELE MAGGI, Dalla “lingua degli dei” alla grammatica indiana classica .

MARCO MANCINI, I grammatici, lo standard e il latino arcaico . . . .

VINCENZO ORIOLES, Questioni aperte e prospettive di politica linguistica. Il ruolo del “gruppo di lavoro sulle politiche e sui diritti linguistici” . .

DIEGO POLI, La descrizione delle lingue come “inventio”: l’atteggiamento dellalinguistica gesuitica verso la pluralità . . . . . . . . .

LUCA SERIANNI, La grammatica tradizionale al tribunale della linguistica . .

SEZIONE GIOVANI RICERCATORI

PAOLO BENEDETTO MAS, Le grammatiche francoprovenzali in Piemonte: alcuniappunti . . . . . . . . . . . . . . . .

ADRIANO CERRI, Interferenza basso-tedesca nei testi lettoni antichi: l’espressio-ne della (in)definitezza . . . . . . . . . . . . .

FRANCESCA CIALDINI, Gli Avvertimenti di Lionardo Salviati nella grammatico-grafia del Cinquecento . . . . . . . . . . . . .

SILVIA DEMARTINI, La grammatica nei testi scritti a scuola. Rilievi dall’analisidel corpus TIscrivo . . . . . . . . . . . . .

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INDICE

CHIARA FRIGIONE, Un’ipotesi sulla distribuzione delle forme combinate con sę edelle perifrasi con participio passivo e ausiliare byti ‘essere’ in paleoslavo .

DANIELA GUGLIELMO, Per una grammatica lessicalmente esaustiva dei verbisintagmatici . . . . . . . . . . . . . . .

ROSSELLA IOVINO, L’approccio comparativo per il rinnovamento dell’insegna-mento grammaticale del latino . . . . . . . . . . .

ĽUDMILA LACKOVÁ, Topic and focus as instruments for a contrastive analysis:iconicity of functional sentence. Perspective in French and Italian . .

CHIARA MELUZZI, Esempi, antiesempi e controesempi nella tradizione gramma-ticale donatiana . . . . . . . . . . . . . .

CLAUDIO NOBILI, Come è e come dev’essere: alcune nuove pagine “grammatica-li” in rete tra brevità e divulgazione . . . . . . . . .

FABIANA ROSI, Un classico della grammatica nella scuola di oggi: il soggetto sin-tattico . . . . . . . . . . . . . . . . .

CATERINA SARACCO, Il faroese e l’ortografia: proposte di uno standard (XVIII-XXI sec.) . . . . . . . . . . . . . . . .

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GRAMMATICHE DIACRONICHE E TEORIA LINGUISTICA

ADAM LEDGEWAY

1. MACRO- VS MICROPARAMETRI

Un confronto delle grammatiche del latino e delle varietà romanze rive-la da un lato dei cambiamenti ‘maggiori’ e dall’altro una serie di cambiamen-ti ‘minori’. Fin dalla concezione della Grammatica Universale in base a unesiguo numero di principi astratti soggetti alla variazione parametrica coin-cidenti in gran parte con le grandi classi tipologiche riconosciute dalla lin-guistica descrittiva tradizionale (Chomsky, 1981; Baker, 1996), mutamentidel primo tipo sono stati definiti in termini di macroparametri, i quali inte-ressano le seguenti principali dimensioni di variazione linguistica:

(1) a. Direzionalità della testa (Tesnière, 1969; Hawkins, 1983; Travis, 1984)b. Configurazionalità (Hale, 1983)c. Orientamento nominativo/ergativo (Dixon, 1994)d. Polisintesi (Baker, 1996)e. Prominenza topicale/soggettivale (Li / Thompson, 1976)

Di questi macroparametri solo i primi due interessano il passaggio dallatino alle lingue romanze. In termini del parametro della testa il latino,almeno nelle sue attestazioni più arcaiche, mostra prevalentemente l’ordinea testa finale (2a) e le varietà romanze sono caratterizzate dall’ordine a testainiziale (2b), mentre il latino classico presenta uno stadio di transizione(Adams, 1976; Ledgeway, 2012), in cui si rilevano sia l’ordine conservativoa testa finale (3a) che l’ordine innovativo a testa iniziale (3b).

(2) a. quoius forma uirtutei parisuma fuit (lat. arcaico, CIL 12.7)b. la cui bellezza fu pari al valore (it.)

(3) a. constantibus hominibus par erat (lat., Cic. Diu. 2.113)b. illa erat uita […] libertate esse parem ceteris (lat., Cic. Phil. 1.34)

Per quanto riguarda la sua organizzazione strutturale, il latino sareb-be caratterizzato da una sintassi non configurazionale in cui le relazioni tra

lessemi associati vengono realizzate in modo lessicocentrico tramite leforme flessionali assunte da essi, mentre nelle varietà romanze le relazionitra lessemi vengono codificate mediante le loro posizioni fisse le une rispet-to alle altre (Vincent, 1988: 53s., 62s.; Ledgeway, 2011: §3; 2012). Perciò, alcontrario delle varietà romanze (4a), in latino non solo risulta difficile sta-bilire ordini fissi per le teste e i loro complementi/modificatori (4b-c), maanche l’adiacenza tra lessemi semanticamente associati non è necessaria(Pinkster, 1990: 184-186; Oniga, 2004: 101-102), come si vede da strutturediscontinue quali (5a) i cui equivalenti romanzi risultano agrammaticali(5b).

(4) a. César retire ses troupes (*ses) (*César) (fr.)b. Caesar suas copias in proximum collem subducit (lat., Ces. B.G.1.22.3)c. copias suas Caesar in proximum collem subduxit (lat., Ces. B.G. 1.24.1)

(5) a. celeris spe subsidii confirmata (lat., Ces., B.C. 3.69.2)b. assurée par (*prompt) [NP l’espoir d’un prompt secours] (fr.)

Molti studi recenti, però, si sono scostati da tale approccio macropa-rametrico per focalizzare invece sulla microvariazione superficiale (Kayne,1996; 2000; 2005; Manzini / Savoia, 2005), approccio particolarmenteappropriato a capire i cambiamenti diacronici minori, dando luogo a unanotevole proliferazione di microparametri da intendersi come la lessicaliz-zazione dei tratti formali presenti su singole teste funzionali (Borer, 1984;Chomsky, 1995; Baker, 2008). Si considerino a tal proposito gli esempi (6a-d) dove si vede che, al contrario delle lingue romanze, mancano in latino lecategorie funzionali (Ledgeway, 2012) e che anche le varietà romanze diver-gono riguardo alla realizzazione esplicita o meno delle diverse teste funzio-nali e alle distinzioni che esse marcano. Ad esempio, solo il francese lessi-calizza tutte le teste funzionali in (6), compresa la testa verbale (v) relativaalla marca della transitività/causatività (fait), mentre in italiano la distinzio-ne partitiva manifestantesi su D (del) risulta solo opzionale. Per contro, ilrumeno non realizza nessuna di queste due teste, ma è l’unica lingua a mar-care un’opposizione modale [±reale] sulla testa C (că/să), a sua volta rifles-sa anche nell’alternanza degli ausiliari AVERE/ESSERE (a/fi) realizzanti latesta Infl (FLESS(ione)) (Ledgeway, 2014a). In breve, osserviamo differen-ze minime tra sistemi altrimenti molto omogenei interpretabili sia orizzon-talmente che verticalmente come casi di microvariazione sincronica e dia-cronica, rispettivamente.

C Infl v D(6) a. Dico/Uolo Ø eum Ø Ø coxisse Ø panem (lat.)

b. Je dis/veux qu’ il a/ait fait cuire du pain (fr.)

Adam Ledgeway40

c. Dico/Voglio che ha/abbia Ø cotto (del) pane (it.)d. Spun/Vreau că/să a/fi Ø copt Ø pâine (ro.)

Le teorie del mutamento linguistico devono pertanto tener conto dicambiamenti di ordine sia macro- che microparametrico. Approcci basatisui soli macroparametri presuppongono che le diverse fasi successive diuna lingua corrispondano necessariamente all’uno di pochi tipi ‘puri’, men-tre approcci strettamente microparametrici presuppongono delle lingue‘miste’ di tipi diversi. Come osserva però Roberts (2010), nessuno dei dueapprocci coglie i fatti relativi alla transizione latino-romanza. In realtà,riscontriamo una distribuzione bimodale delle proprietà macro- e micropa-rametriche (cf. Baker, 2008), secondo la quale tutte le varietà romanze siorientano verso lo stesso ‘tipo’ linguistico di base, ossia, a testa iniziale, con-figurazionale, accusativo, non polisintetico (con forti tendenze analitiche) ea prominenza soggettivale, ma tollerano allo stesso tempo una certa devia-zione da alcune delle strutture principali come eventuali riflessi dell’intran-sitività scissa (Bentley, 2006) o determinate strutture a prominenza topica-le con soggetti non nominativali (Cardinaletti, 2004: 122-126, 136s.).

Seguendo le idee sviluppate all’interno del gruppo RethinkingComparative Syntax (v. http://recos-dtal.mml.cam.ac.uk), adottiamo per-tanto una teoria che unisce i macroparametri con i microparametri (Baker,1996; 2008), secondo la quale i macroparametri vanno considerati l’effettosuperficiale di complessi di microparametri agenti all’unisono. Pertanto, siverificano effetti macroparametrici qualora le teste funzionali siano tuttespecificate per la stessa proprietà, mentre si manifestano effetti micropara-metrici qualora le teste funzionali siano specificate per proprietà diverse.Concepita così, la variazione parametrica si lascia interpretare in modo sca-lare in termini di gerarchie parametriche come (7). I macroparametri cherappresentano le opzioni più semplici e meno marcate applicantisi unifor-memente a tutte le teste funzionali si situano in alto alla gerarchia, ma manmano che si scende verso il basso la variazione diventa sempre meno‘macro’ e, allo stesso tempo, più ristretta in quanto le scelte si limitano asottoinsiemi di tratti sempre più esegui. In particolare, le teste funzionalimostrano un comportamento sempre più differenziato per determinativalori di tratti che possono, ad esempio, caratterizzare: (i) una classe natu-ralmente definibile di teste funzionali caratterizzate dalla stessa proprietà(p.es. [±V], [±N], [±finito]), un caso di variazione mesoparametrica; (ii)un’esigua sottoclasse lessicalmente definibile di teste funzionali caratteriz-zate dalla stessa proprietà (p.es. ausiliari, pronomi, nomi propri), un caso divariazione microparametrica vera e propria; e (iii) uno o più lessemi indivi-duali specificati per una determinata proprietà, un caso di variazione nano-parametrica.

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(7) Proprietà X caratterizza Lingua Y?ru

No = Fissazione macroparametrica SìTutte le teste funzionali?

ruSì = Fissazione macroparametrica No

Estesa a classe naturalmente definibile?ru

Sì = Variazione mesoparametrica NoRistretta a sottoclasse lessicalmente definibile?

ruSì = Variazione microparametrica NoLimitata a gruppo idiosincratico di lessemi individuali?

rSì = Variazione nanoparametrica

Alla luce di tali considerazioni, passeremo ora in rassegna dei muta-menti ‘maggiori’ (§2) e ‘minori’ (§3) nel passaggio dalla grammatica del lati-no alle grammatiche delle varietà romanze.

2. MUTAMENTI ‘MAGGIORI’

A livello macroparametrico il passaggio dal latino alle varietà roman-ze sarebbe caratterizzato da un rovesciamento dei parametri della testa (2-3) e della configurazionalità (4-5). Sulla scia di Ledgeway (2012), entrambii mutamenti si lasciano però ridurre a un singolo mutamento macroparame-trico, dal momento che gli apparenti effetti configurazionali possono ricon-dursi al rovesciamento del parametro della testa. In pratica, l’apparentenon configurazionalità del latino consiste in due ingredienti principali: (i)un ordine dei costituenti grammaticalmente libero cosicché i complementipossono occorrere sia prima che dopo la propria testa selezionante; e (ii) unordine dei costituenti pragmaticamente libero che spesso dà luogo a strut-ture discontinue prodotte dalla maggior accessibilità dell’anteposizione deicostituenti topicalizzati/focalizzati a posizioni situate all’interno della peri-feria sinistra di proiezioni funzionali individuali (d’ora in poi definita l’an-teposizione periferica).

Interpretata così, la rigidificazione progressiva dell’ordine delle paro-le nel passaggio dal latino alla lingue romanze va intesa come effetto super-ficiale di un rovesciamento progressivo del parametro della testa(Ledgeway, 2012: 202-35). Accettando che l’ordine di teste e di comple-menti nello sviluppo dal latino arcaico alle lingue romanze sia passato daltipo a testa finale (2a) al tipo a testa iniziale (2b), la maggior libertà lineare

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riconosciuta per il latino classico deriva dalla sua posizione intermedia inquesto sviluppo che produce linearizzazioni (dis)armoniche miste (3a-b).Formalmente, tale variazione lineare consegue dall’applicazione o meno diun movimento relativo alla linearizzazione definito roll-up (‘arrotolamen-to’). Di conseguenza, qualora un complemento occorra a sinistra della pro-pria testa, sarà l’esito di un’operazione di arrotolamento che sposta il com-plemento dalla sua posizione basica a una posizione (di specificatore) deri-vata. Entrambe le opzioni lineari sono esemplificate per i domini verbale enominale nelle seguenti coppie minime:

(8) a. [v-VP instruit [DP aciem]] (lat., Liv. 33.15.19)b. [v-VP [Spec aciem] instruit [DP aciem]] (lat., Liv. 7.37.7)

(9) a. [DP metum [DP rerum nouarum]] (lat., Cic. Att. 5.21.3)b. [DP [Spec urbanarum rerum] metum [DP urbanarum rerum]] (lat., Cic. Att. 5.18.1)

Perciò, l’organizzazione grammaticale distinta delle lingue romanze e,in particolare, il loro ordine rigido testa-complemento, trova una spiegazio-ne immediata nella perdita dell’arrotolamento, come si vede dalle strutturefrancesi in (12):

(10) a. ils (*en ligne) se rangèrent en ligne (fr.)b. la (*des choses) crainte des choses (fr.)

Oltre all’oscillazione sintattica tra un ordine conservativo a testa finale eun ordine innovativo a testa iniziale, è noto che anche la pragmatica gioca unruolo importante nel determinare l’ordine delle parole latino. Tale aspettodell’organizzazione frasale latina consegue dalla maggior accessibilità dell’an-teposizione dei costituenti ai fini della topicalizzazione/focalizzazione a posi-zioni situate all’interno della periferia sinistra di proiezioni funzionali indivi-duali in violazione della Left Branch Condition (LBC; Ross, 1967). Nelle lin-gue romanze la struttura funzionale si manifesta nella lessicalizzazione delleposizioni di testa mediante le categorie funzionali quali determinanti, ausilia-ri e complementatori (6b-d), nonché mediante operazioni quali la salita diN/V a queste stesse posizioni. Per contro, il latino non conosce né le catego-rie funzionali né la salita di N/V (6a), ma mostra prove abbondanti della pre-senza della struttura funzionale grazie all’ampio ricorso alle anteposizioniperiferiche che sfruttano le posizioni di specificatore di queste stesse proie-zioni funzionali. A mo’ d’illustrazione si considerino gli esempi in (11), dovelo specificatore del DP viene segnalato esplicitamente dall’aggettivo focaliz-zato discontinuo summo in (11a), mentre nella sua traduzione spagnola (11b)è la testa del DP che viene esplicitata tramite l’articolo determinativo el e ilmodificatore aggettivale del más alto rimane in situ.

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(11) a. [DP [Spec summo] [D’ Ø [NP homo [summo ingenio]]]] (lat., Cic. Deor. 1.104)b. [DP [Spec (*del más alto)] [D’ el [NP hombre [del más alto talento]]]] (sp.)

Tuttavia, la disponibilità o meno di tali anteposizioni periferiche nonpuò ridursi all’assenza/presenza degli articoli e alla disponibilità concomi-tante di categorie funzionali quali i determinanti nelle due lingue (cf.Ledgeway, 2014b; in stampa), ma consegue dal parametro della testa la cuifissazione determina direttamente l’applicazione o meno dell’antilocalitànel restringere il movimento.1 In particolare, proponiamo che l’antilocalitànon costituisca un divieto universale sul movimento locale, ma che sia para-metrizzata, conclusione già indipendentemente imposta dalla nostra analisidell’ordine delle parole grammaticalmente libero del latino dove l’ordine atesta finale è stato interpretato come l’esito dell’arrotolamento che sollevail complemento allo specificatore situato alla sinistra della propria testaselezionante. L’antilocalità prevede invece che l’arrotolamento sia esclusoin quanto movimento a priori troppo locale/breve. La sospensione dell’an-tilocalità sembra pertanto costituire una conditio sine qua non per le linguecome il latino caratterizzato dall’ordine a testa finale, il quale, sulla scia diKayne (1994), è derivato mediante l’arrotolamento. Nelle varietà romanze,per contro, il parametro della testa è fissato a favore dell’ordine oppostoper cui l’arrotolamento, e perciò il movimento antilocale, non si verificamai in tali grammatiche. Deriviamo così in base alle diverse specificazionidel parametro della testa una concomitante parametrizzazione del ruolodell’antilocalità nel limitare il movimento. In breve, si prevede che l’appli-cazione o meno dell’antilocalità dipende dalla distinzione parametrica tragli ordini a testa iniziale e a testa finale: dal momento che i suoi effettipotenziali vengono annullati dalle prove positive dell’ordine a testa finalenecessarie alla motivazione dell’arrotolamento, viene meno l’antilocalità inmodo generalizzato legittimando così altri movimenti locali/brevi qualil’anteposizione periferica in apparente violazione della LBC.

2.1. Parametro della testa

Si è dimostrato come gli apparenti cambiamenti della configuraziona-lità nella transizione latino-romanza, riducibili alla progressiva perdita del-

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1. In termini molto semplici, l’antilocalità costituisce un principio che esclude ilmovimento poco economico ritenuto ‘troppo’ locale/breve, facendo sì che il movimentoconsista almeno nello spostamento al di fuori del proprio dominio minimo immediato perscavalcare almeno una barriera frasale (cfr. Abels, 2003; Grohmann, 2003; Boškovi�, 2005).

l’arrotolamento e dell’anteposizione periferica, possano essere ricondotti inultima analisi a un progressivo rovesciamento del parametro della testa.Questo rappresenta un risultato significativo in quanto permette di model-lare gli apparenti mutamenti ‘maggiori’ verificatisi nella grammatica latino-romanza in termini di un solo cambiamento parametrico, eliminando cosìla necessità di un macroparametro indipendente relativo alla configurazio-nalità, i cui effetti conseguono naturalmente dal parametro della testa,come illustrato in (12).

(12) Le teste funzionali legittimano l’arrotolamento?ru

No: romanzo Sì(tardo)latino Tutte le teste funzionali?

ru Sì: giapponese No latino (arcaico) Le teste [+V]?

ruSì: tedesco No

Solo le teste [+V] subordinate?ru

Sì: antico francese No Solo determinate teste?

ruSì: Varia No

La gerarchia in (12) presuppone che l’ordine a testa iniziale rappresen-ti l’opzione non marcata e meno costosa, come esplicitato nelle analisi strut-turali in (8/9a) dove l’ordine a testa iniziale costituisce l’ordine sottostante, alcontrario dell’opzione più complessa e marcata dell’ordine a testa finale deri-vato tramite l’arrotolamento (8/9b). Pertanto, nelle lingue romanze l’effettodel parametro è indubbiamente ‘macro’ in quanto tutte le teste funzionalisono caratterizzate dall’ordine a testa iniziale, mentre in latino classico il para-metro oscilla tra i due ordini in virtù della sua posizione intermedia nel pas-saggio da un ordine originale a testa finale verso un ordine innovativo a ordi-ne iniziale (Ledgeway, 2012: 236). A sua volta, questa differenza nel parame-tro della testa è anche responsabile della variazione osservata nella distribu-zione dell’anteposizione periferica, dal momento che la specificazione di taleparametro determina l’applicazione o meno dell’antilocalità nel restringere ilmovimento: mentre l’antilocalità si impone pienamente in lingue a testa ini-ziale come opzione default, viene sospesa in quelle lingue dove la grammati-ca (in modo sistematico o opzionale) impone l’opzione marcata del movi-mento ai fini della linearizzazione detto arrotolamento.

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Via via che si scende nella gerarchia in (12), si va incontro ad opzionilinguistiche sempre più marcate di natura meso-, micro- e nanoparametri-ca. Ad esempio, si rilevano lingue come il tedesco che presenta una speci-ficazione ‘mista’ (ovvero, mesoparametrica) in quanto oppone ordini a testafinale nel dominio verbale ad ordini a testa iniziale nel dominio nominale(perciò la distinzione tra teste [±V]). Tale situazione trova anche riscontronelle varietà romanze antiche come l’antico francese (cf. Bauer, 1995: 107-11) dove l’ordine (S)OV sopravvive in via eccezionale nelle subordinate e,specie, nelle relative. Questa generalizzazione si presta naturalmente a unarappresentazione microparametrica secondo la quale l’arrotolamento sirestringe a una sottoclasse di teste [+V] subordinate, ossia quelle marcatedalla specificazione lessicale [+relativo]. Diacronicamente constatiamo per-tanto una progressione verso il basso della gerarchia cosicché la distribuzio-ne dell’arrotolamento nel dominio verbale, ancora sistematico in latinonelle subordinate (Ledgeway, 2012: 177-79), si fa sempre più ristretta einfrequente prima di scomparire ai tempi del periodo moderno. Prima peròdi scomparire dalla gerarchia, non è raro che opzioni una volta produttivepersistano come arcaismi lessicali isolati o sporadici ai margini del sistema.Verosimilmente tale variazione nanoparametrica si manifesta in un esiguonumero di lessemi caratterizzati da ordini residui conservanti l’arrotola-mento (cfr. ciò nonostante / nonostante ciò).

3. MUTAMENTI ‘MINORI’

In quanto segue considereremo un singolo esempio di uno dei moltimutamenti ‘minori’ nella transizione latino-romanza, ovvero un confrontosincronico della distribuzione dell’accordo participiale attivo nelle varietàromanze che evidenzia come differenze minime tra ‘sistemi’ altrimenti alta-mente omogenei possano essere sfruttate per esplorare la microvariazionediacronica al fine di capire come tali differenze possano essere strutturatein modo implicazionale. In particolare, la distribuzione dell’accordo delparticipio romanzo esibisce più restrizioni (Smith, 1999; Loporcaro, 1998;in stampa), di cui forniamo un’esemplificazione rappresentativa in (13):

(13) a. La manzana, la había comido (sp.)la mela la avevo mangiato

b. Nuje seme magnite/*magnate lu biscotte /so magnite/*magnate li biscutte(arielllese)noi siamo mangiati/mangiato il biscotto sono mangiati/mangiato i biscotti

c. Avètz presas de fotòs? (occ.)avete prese di foto

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d. La clé que j’ ai prise (fr.)la chiave che io ho presa

e. Li/Ci hanno visti (it.)f. Los/Nos as vistos / vistu (sardo (Lula))li ci hai visti visto

g. Els/Les he llegit / llegides (catalano)li/le ho letto lette

Adottando l’idea che l’accordo del participio costituisca il riflessosuperficiale di una relazione di concordanza tra la testa funzionale verbalevPtP e un determinato nominale, siamo portati ad assegnare a vPtP almenosette specificazioni microparametriche diverse. Il sistema meno ristretto ècostituito dalle varietà ibero-romanze quali lo spagnolo (13a) dove vPtPrisulta del tutto inerte per l’accordo, non instaurando relazioni di concor-danza con nessun nominale. L’immagine speculare dello spagnolo è rappre-sentata dall’ariellese (13b) dove il participio (e perciò vPtP) concorda conqualsiasi nominale plurale, sia esso l’argomento interno o esterno(D’Alessandro / Roberts, 2010). Più restrittiva, anche se liberale rispettoalla situazione vigente nella maggior parte delle varietà romanze, è la distri-buzione conservativa attestata in occitanico (13c) dove il participio si accor-da con qualsiasi oggetto diretto, una distribuzione soggetta ad ulteriorirestrizioni in francese moderno (13d) che richiede che tali nominali sianoanche sollevati ad una posizione (argomentale o non) davanti al verbo fles-so. A tal riguardo l’italiano moderno (13e) si rivela ancora più restrittivo inquanto, oltre ai soggetti inaccusativi sollevati o comunque associati allaposizione preverbale, vPtP concorda con i nominali anteposti solo se costi-tuiti da clitici pronominali, opzione resa ancora più restrittiva in sardo (13f)che impone che il clitico sia di 3a persona. Infine, ci sono varietà quali ilcatalano (13g) dove l’eventuale relazione di concordanza con il clitico di 3apersona si restringe ulteriormente al genere femminile.

Siamo pertanto costretti a postulare l’esistenza di ben sette specifica-zioni microparametriche diverse di vPtP nelle varietà romanze, la cui distri-buzione si lascia strutturare secondo la gerarchia parametrica in (14).

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(14) Le teste funzionali mostrano accordo?ru

No: cinese SìTutte le teste funzionali?

ruSì: ripano (15a-f) No

Solo le teste [+V/+N]?ruSì:........

Participio attivo concorda con i SN?ru

No: spagnolo (13a) SìCon tutti i SN?

ruSì: ariellese (13b) No

Con tutti i SN accusativali?ru

Sì: occitanico (13c) NoCon i SN anteposti?

ruSì: francese (13d) NoSolo con i SN pronominali?

ruSì: italiano (13e) No

Solo se di 3a persona?ru

Sì: sardo (13f) NoSolo se femminili?

ruSì: catalano (13g)

La prima domanda in (14) opera una distinzione semplice (e macro-parametrica) tra lingue come il cinese, dove le teste funzionali sono immu-ni da qualsiasi tipo di accordo esplicito, e varietà come il dialetto diRipatransone (cf. Ledgeway, 2012: 277-86) dove l’accordo in genere enumero è invece onnipresente su tutte le categorie, compresi i verbi tempo-ralizzati (15a) e non come l’infinito (15b) e il gerundio (15c), i complemen-ti predicativi (15d), i sintagmi interrogativi (15e), le preposizioni (15f), e gliavverbi (15g).

(15) a. magnu/-e magnemi/-a, magneti/-a, magni/-amangio/-i/-a.M/F mangiamo.M/F mangiate.M/F mangiano.M/F

b. Sai scrivu/-e? Sai scrivere.M/FSG

c. Li frəchì stievi currenni. i ragazzi stavano correndo.MPL

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⎫⎥⎥⇛MACRO⎥⎥⎥⎭⎫⎥⎥⎥⎥⎥⎥⇛MESO⎥⎥⎥⎥ ⎥ ⎥⎭⎫ ⎥ ⇛MICRO ⎥ ⎭ ⎫ ⎥⇛NANO ⎥ ⎥ ⎥ ⎭

d. Lu frəchi / le frəchine a setu/seteil ragazzo / la ragazza ha sete.M sete.F

e. Ndovu / Ndove va?dove.MSG dove.FSG vai?

f. dopu lu ddi / dope le nottedopo.MSG il giorno dopo.FSG la notte

g. Vəneti/-a ɛkki /ɛkkaveniti.MPL/FPL qui.MPL qui.FPL

Verso il basso della gerarchia in (14) si situano domande sempre piùrestrittive adatte a individuare opzioni più marcate riguardo alla capacità disottoinsiemi di teste funzionali sempre più esigui (p.es. [+N] o [+V]) dilegittimare l’accordo, finché non si isoli la testa funzionale vPtP responsabi-le dell’accordo participiale attivo. Questa rappresenta la porzione dellagerarchia che più ci interessa e dove l’effetto a cascata progressivo prodot-to dalle opzioni in (14) rispecchia non solo la progressiva contrazione dia-cronica dell’accordo, ma sottolinea anche come la variazione della capacitàdi vPtP di entrare in una relazione di concordanza con un determinatonominale non sia uniforme, ma dà luogo a diversi gradi di variazione super-ficiale secondo le condizioni di marcatezza sempre maggiore che compor-tano le opzioni parametriche più profonde.

A questo riguardo, osserviamo che lo spagnolo e l’ariellese esemplificanodelle opzioni abbastanza semplici, dal momento che vPtP in tali varietà o nonconcorda mai con nessun nominale o concorda sistematicamente con tutti inominali (plurali). Le varietà occitaniche, per contro, si rivelano leggermentepiù ristrette in quanto vPtP concorda solo con una sottoclasse di nominali, ossiaquelli accusativali, laddove in francese si impone la condizione ulteriore che ilnominale accusativale sia anteposto. In tutti e quattro questi casi ci troviamo difronte a un caso di variazione mesoparametrica, dal momento che le quattroopzioni fanno riferimento a una classe naturalmente definibile caratterizzata daun’unica testa funzionale [D], a sua volta ulteriormente specificata per restri-zioni sull’accusativo in occitanico e francese nonché per l’anteposizione in fran-cese. Passando all’italiano, constatiamo uno slittamento dalla variazione meso-parametrica a quella microparametrica perché la classe di controllori dell’ac-cordo non si identifica più tout court con una classe naturalmente definibile diteste funzionali (ovvero [D]), ma fa riferimento a un’esigua sottoclasse di D les-sicalmente definibile (ovvero, i pronominali). Nel caso del sardo e del catalanodove questa sottoclasse lessicalmente definibile viene ulteriormente scissa nellecategorie pronominali sempre più marcate di 3a persona e, in fine, di generefemminile, entriamo in territorio nanoparametrico dove le generalizzazioni inquestione valgono solo per qualche lessema individuale, ossia il sardo lu (MSG),la (FSG), los (MPL) e las (MSG) e il catalano la (FSG) e les (FPL).

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