le lettere di a.e. housman: impressioni di lettura

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ORPHEUS Collana diretta da Carmelo Crimi, Renata Gentile, Lisania Giordano, Maria Dora Spadaro 1

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ORPHEUS

Collana diretta da Carmelo Crimi, Renata Gentile, Lisania Giordano, Maria Dora Spadaro

1

COLLANA DIRETTA DACarmelo CrimiRenata GentileLisania GiordanoMaria Dora Spadaro

COMITATO SCIENTIFICOFilippo BurgarellaAntonio CarileKristoffel DemoenClaudia GiuffridaMichael GrünbartJean-Noël GuinotSergej P. KarpovEwald KislingerSanto LucàChryssa MaltezouRamón Teja

COMITATO DI REDAZIONEMargherita CassiaPaolo CipollaTiziana CreazzoGiovanna GiardinaDaniele IozziaCarmela MandolfoBeatrice MarottaArianna RotondoGioacchino Strano

Studi e rassegne su ANTICO, TARDOANTICO

E MEDIOEVO

a cura diCarmelo Crimi, Renata Gentile,

Lisania Giordano, Maria Dora Spadaro

BONANNO EDITORE

ISBN 978-88-7796-999-6

Proprietà artistiche e letterarie riservateCopyright © 2013 - Gruppo Editoriale s.r.l.

Acireale - Roma

[email protected]

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

Volume stampato con il contributo del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania

CLAUDIO DE STEFANI

Le lettere di A.E. Housman: impressioni di lettura

I am not a social butterfly like you:nature meant me for solitude and meditation

(A. E. Housman a Alice Rothenstein, 4-3-1910)

Social intercourse with human beings, however agreeable,is exhausting, and I cannot make a habit of it

(A. E. Housman a D. B. Harden, 24-4-1922)

È tempo di bilanci, per A. E. Housman (1859-1936). Gli ultimianni hanno assistito alla pubblicazione di una nuova, splendidaedizione delle sue poesie e di un importante libro su Housmanfilologo1. Il volume dedicato all’attività professionale del grande studioso

ha, fra i molti suoi meriti, messo bene in chiaro come egli sia statonon solamente il maggiore latinista dell’epoca tardovittoriana (oforse dei secoli XIX-XX tout court)2, ma anche il maggiore grecistainglese del suo tempo. Questa conclusione era stata (puntigliosa-mente) anticipata da P. G. Naiditch e dimostrata da un contributo

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__________________1 The Poems of A. E. Housman. Edited by A. Burnett, Oxford 1997; A. E.

Housman Classical Scholar. Edited by D. J. Butterfield and C. A. Stray, London2009.

2 Intendo dire, come critico del testo: nessun torto sia rivolto alla memoriadi qei~oi a[ndre" come Leo o Eduard Fraenkel, e altri. Housman avrebbe ov-viamente menzionato con deferenza, tra i grammatici e gli emendatori, La-chmann e Madvig (cfr. una lettera della fine della vita, a Bertram GouldingBrown, 4 febbraio 1936 [II 522] e le note di Burnett I 156 n. 2 e I 137 n. 2);sulla personalità (scientificamente) affine a Housman di Bährens, cfr. il saggiodi Shackleton Bailey, a sua volta tenace housmaniano, in: Latin Studies in Gro-ningen 1877-1977, edited by H. Hofmann, Groningen 1990, pp. 25-37 (=Selected Classical Papers, Ann Arbor 1997, pp. 346-360).

di J. Diggle3: del resto, l’eccellenza di Housman sui suoi conter-ranei nelle lettere greche era già stata intuita, con la consueta lu-cidità, da Wilamowitz, come ci apprende una lettera, da temponota e più volte citata, del Nostro a J. G. Frazer il 22 ottobre 1927(II 39-40):

«Wilamowitz spake these words and said: “Although we Ger-mans know that Housman is a rabid Germanophobe, we are unan-imous in regarding him as the greatest authority both on Greek andLatin among the English-speaking peoples”. Unfortunately he is al-most as wrong about my Greek at any rate as he is about my Ger-manophobia; but it is an amiable error»4.

Due anni prima della pubblicazione della raccolta di saggi sullafilologia housmaniana, Archie Burnett editò le lettere del grande fi-lologo e poeta: un monumento che arricchisce sensibilmente la no-stra conoscenza della sua vita privata, dei suoi pensieri e della suacerchia di amici, un’opera meritoria su cui vale la pena di soffer-marsi5. I più autorevoli recensori rilevarono subito sia il considerevoleaumento del materiale rispetto all’edizione precedente delle lettere,a cura di Henry Maas6, sia l’encomiabile cura filologica di Burnett:

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__________________3 P.G. Naiditch, Problems in the Life and Writings of A. E. Housman, Beverly

Hills 1995, pp. 64-67; J. Diggle, Housman’s Greek, in Hesperos. Studies in An-cient Greek Poetry Presented to M. L. West on his Seventieth Birthday. Edited byP.J. Finglass-C. Collard-N. J. Richardson, Oxford 2007, pp. 145-169.

4 Cfr. J. Diggle, p. 146; anche in N. Page, A. E. Housman. A Critical Biog-raphy, Houdmills and London 19963, p. 162. Burnett ad loc. fa giustamentenotare la caratura biblica dell’espressione «spake these words and said», che in-fatti ha un gran numero di paralleli nella King James Bible, che Housman co-nosceva molto bene (cfr. E. Courtney, Housman’s Manilius, in A. E. HousmanClassical Scholar…, p. 32): i versetti che contengono la frase sono facilmentereperibili grazie al sito www.kingjamesbibleonline.org/. Ma l’aspetto più in-timo di questa ripresa biblica è che essa introduce un’ironia, chiaro segnaledella timidezza di Housman nel riportare a Frazer delle parole per lui certoimbarazzanti (ma in cui verosimilmente, e a ragione, credeva).

5 A. Burnett, The Letters of A. E. Housman, Oxford 2007.6 H. Maas, The Letters of A. E. Housman, Cambridge Mass. 1971. La dra-

stica selezione operata da Maas era stata messa in chiaro da P.G. Naiditch,Problems…, pp. 157ss.

le esaustive note in calce alle lettere, le trenta pagine iniziali con cennibiografici sui destinatari7, i pregevoli indici8.Non ho la presunzione di offrire una degna (e troppo tardiva) re-

censione dei due magnifici tomi: essa richiederebbe, in eguale misura,competenze di anglistica e di materiale di archivio inglese otto-nove-centesco che non possiedo; com’è noto, lo studio dell’eredità housma-niana, soprattutto biografica e poetica, è molto vivace, e si identifica inprevalenza con le ricerche di Naiditch e con le pubblicazioni dello“Housman Society Journal” (ad oggi comprensivo di 37 numeri). Que-ste doti sono invece riunite nell’autore della migliore recensione sinorauscita, quella di David Butterfield, latinista e attuale editordel Journal9.

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__________________7 Le note biografiche sui vari studiosi che sono menzionati nella raccolta

si limitano spesso a pochi dati: ma Burnett si propone (comprensibilmente)di fornire al lettore i dati necessari a comprendere le allusioni della singola let-tera di Housman in cui la menzione ricorre, non di affogarlo in un mare diinformazioni sulla filologia classica – questo giustifica la laconicità della notasu Wilamowitz (I 217 n. 2) e la mancata menzione delle opere forse più signi-ficative di Headlam, l’Eroda e l’Agamennone, entrambe postume e posteriorialla lettera che nomina lo studioso (ibid., n. 1). Eguale principio guida Bur-nett nel List of Recipients che precede la raccolta: tace ad esempio, nella vocededicata a Fraenkel, le opere pubblicate dopo la morte di Housman, ad es.l’Agamennone e l’Orazio.

8 Come ha osservato J. Vaio, CR 58, 2008, 604. Il difetto maggiore del-l’edizione di Burnett è stato rilevato da più recensori: la mancanza di numera-zione delle lettere, che renderà un po’ faticosa, d’ora innanzi, la citazionedell’opera. Qualche modesta annotazione in margine: I 69 (all’editore del TheAcademy, 7 marzo 1891): forse si sarebbe dovuto spiegare la ragione della famosafrase beffarda sulla congettura di Rutherford (il trimetro “emendato” sarebbesenza cesura); I 378: la frase «I always feel impertinent and embarrassed whenI praise people: this is a defect of character, I know; and I suffer for it, like Cor-delia» (a Edmund Gosse, 13 aprile 1917) probabilmente riprende Catull. 85.2sentio et excrucior; II 228 (a Henry Stuart Jones, 28 dicembre 1930) «pulchreconvenit improbis cinaedis» è Catull. 57,1; II 265 (a J. M. Edmonds, 11 no-vembre 1931) a proposito del giudizio sulla metrica zoppicante delle integra-zioni di Edmonds, si poteva dire che Housman allude al ponte di Hermann; II282 (a Denis Symons, 25 febbraio 1932): sul costoso ombrello perso da Hou-sman a Breidden Hills avrei aggiunto una nota di riferimento alla precedentelettera a Jeannie Housman, autunno 1929 (II 146), in cui narra l’episodio –ma va detto che i riferimenti ad esso sono debitamente registrati nell’indice.

9 Bryn Mawr Classical Review 2007.08.40.

Per parte mia, mi limiterò a comunicare delle impressioni che la letturadi questo imponente corpus suggerisce10.Le lettere pubblicate da Burnett attraversano quasi tutta la vita

di Housman, dalla giovinezza fino all’ultimo, toccante e confuso bi-glietto alla sorella Katharine Symons, prima di essere nuovamentericoverato in casa di cura, dove morirà pochi giorni dopo (25 aprile1936 [II 533])11. Come è stato rilevato, il numero delle lettere gio-vanili è proporzionalmente molto inferiore a quello della maturità esoprattutto a quelle senili12; anche così, tuttavia, l’epistolario contri-buisce a darci un’idea dell’evoluzione della personalità dello studiosoe poeta. D’altro canto, va ammesso che la tradizionale immagine delNostro ne risulta più confermata nelle sue linee generali che rivolu-

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__________________10 I refusi più vistosi sono stati rilevati da Butterfield, cit. Mi limito a qual-

che aggiunta, da non intendersi come critica a un’opera così meritoria: p.XXXVI: la morte di Edward Housman è datata al 1874, cosa improbabile,visto che il Nostro gli scrive una lettera il 12 febbraio 1878 (I 23); II 91 r. 20legeWahrscheinlichkeit per “Wahrsheinlichkeit” (o è la grafia di Housman?In tal caso andrebbe detto); II 263 n. 1 legeWettstein; II 484 r. 4 you<r> kin-dness. Un problema che pongo (con molta cautela) riguarda due lettere dell’11agosto 1903 (I 154): la prima, alla duchessa di Sutherland, è un cortese bi-glietto con cui Housman invia alla nobildonna alcuni dei suoi versi perchévengano citati nell’opera della duchessa Wayfarer’s Love: Contributions from Li-ving Poets; nell’altra, al suo editore Grant Richards, il Nostro afferma che laduchessa sostiene di aver ottenuto da lui il permesso di citare dei suoi versi edi aver ottenuto una cortese lettera da Housman in merito: «neither of whichthings did I ever do». Mi sembra improbabile che Housman scrivesse a Ri-chards una frase del genere dopo aver (nello stesso giorno) già scritto alla du-chessa il biglietto di approvazione: direi che quest’ultimo segua (forse) unsuggerimento di Richards (in favore del permesso) o costituisca un secondopensiero di Housman, che si sarebbe risolto a permettere la citazione – nelqual caso l’ordine delle due lettere andrebbe invertito.

11 Page nella sua biografia riporta le testimonianze di alcuni studenti chenotavano, nella fase finale della carriera di docente di Housman, una maggioreindulgenza e un’inedita tendenza ad aprirsi (A. E. Housman…, p. 158): questoappare confermato da nuove lettere, direi: la dolcezza, nata dalla crescente fra-gilità di salute, si avverte in filigrana nel tono della lettera a H. J. Morton, 13novembre 1933 (II 386-7), in particolare da frasi come «I am sorry if my replyseemed brusque» e da «despondency is still to be observed in your style; butafter all I often despond myself».

12 Già rilevato da P.G. Naiditch, Problems…, p. 156.

zionata, vale a dire che anche l’apporto delle nuove lettere non ciconsegna uno Housman essenzialmente diverso rispetto a quello chegià conoscevamo: segno che ci troviamo di fronte a una personalitàassai coerente – e che si era formata per tempo sin dalle prime espe-rienze giovanili.Tra le aggiunte che aumentano la stima per lui è una lettera in

cui cerca di trovare un posto di lavoro per Wilhelm Rechnitz, chestava per perdere la sua occupazione in Germania (al comitato edi-toriale della Bibliotheca Philologica Classica) a causa della sua origineebraica (destinatario anonimo, 25-11-1935 [II 506]): dunque uncaso simile a quello dell’appoggio a Fraenkel – e va rilevato che, comenel caso di quest’ultimo, Housman non esercitò la sua influenza afavore del futuro esule unicamente sulla base di convinzioni ideolo-giche, per quanto nobili, ma in forza della consapevolezza che si trat-tava di candidati di valore, e questo emerge dalla raccomandazione13.Le lettere ci regalano interessanti pareri su molti filologi e salaci (ma

obiettive) censure di vari studiosi mediocri14; preziosi i pareri sulle edi-zioni di vari testi classici15. Non si contano i giudizi penetranti, spessoconcisamente espressi in massime raggelanti, sui letterati vittoriani16.

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__________________13 «The editorship of the Bibliotheca Philologica Classica <…> from which

he is expecting to be dismissed, is a responsible post and would not have beenconferred upon him unless he were a scholar of known capacity». Interessante aquesto proposito è anche una nuova lettera a Fraenkel, molto cordiale, in cuiconclude con l’auspicio che l’università di Oxford saluti la candidatura del grandefilologo ebreo tedesco al coro di “Heil Hitler!” (12 novembre 1934 [II 447]).

14 Su A. J. Macleane (a Katharine Symons, 27 aprile 1920 [I 437-8]). In-teressante (ma prevedibile – e condivisibile) la preferenza della direzione diCastiglioni al Corpus Paravianum rispetto a quella di Pascal (a A. F. Scholfield,20 gennaio 1930 [II 166]).

15 Soprattutto la (nuova) lettera sulle edizioni e i commenti di Catullo edelle Metamorfosi ovidiane (a Bertram Goulding Brown, 5 marzo 1932 [II284]); interessante anche la lettera complimentosa (ma probabilmente sincera)a A. S. Pease per avergli inviato la sua edizione del IV dell’Eneide (12 ottobre1935 [II 497]).

16 Come quello famoso su Coventry Patmore (di cui tuttavia Housmanammirava la tecnica), ripreso da H. Lloyd-Jones, Blood for the Ghosts. ClassicalInfluences in the Ninetheenth and Twentienth Centuries, London 1982, 159 (nelritratto di Max Müller): «nasty mixture of piety and concupiscence» (a Lau-rence Housman, 1 marzo 1932 [II 283]).

Ma è tutta la letteratura della Belle Époque e del primo dopoguerra adattraversare l’epistolario: Housman apprezza Proust, è tra i primi lettoridell’Ulisse17; conosce e stima Thomas Hardy, incontra Gide18.

2. Come in tutte le raccolte epistolari, anzi, in tutte le comuni-cazioni, è presente uno spettro stilistico variegato, che tiene contodella cultura e degli interessi dell’interlocutore. Al di là dell’inevita-bile presenza di uno (jakobsoniano) codice comune tra mittente edestinatario, sembra davvero che Housman, troppo intelligente pernon percepire distintamente il niveau dell’interlocutore, giochi conlo stile dell’epistola e si adegui abilmente al mondo culturale del de-stinatario. Così, le lettere al fratello Laurence sono per lo più scher-maglie ironiche, ove s’intravede, se non erro, una grande intimità, eforse un grande affetto – Housman, le lettere lo mostrano chiara-mente, era legato alla sua famiglia.Particolarmente interessanti, da questo punto di vista, sono le

lettere alla matrigna Lucy Agnes Housman. In esse, evidentementeper richiesta della destinataria, Housman si effonde in quadretti edescrizioni di ambienti, talvolta di alcune pagine. Alcune hanno de-cisamente una grazia letteraria, che ci fa rimpiangere di non posse-dere che una minima parte della corrispondenza giovanile diHousman. Un esempio di questa scrittura vivace è la descrizione diuna lezione di John Ruskin in una lettera destinata alla matrigna (29novembre 1877 [I 21-2]):

«Questo pomeriggio Ruskin ci ha offerto una grande sfuriatacontro i tempi moderni. Si era procurato un dipinto di Turner, in-corniciato e con il vetro, rappresentante Leicester e, in distanza, l’ab-bazia al tramonto, sopra un fiume. Lesse il racconto della morte diWolsey dall’Enrico VIII. Poi indicò il quadro, come se rappresentasseLeicester quando Turner l’aveva dipinto. E disse: “Voi, se volete, po-tete pure andare a Leicester e vedere che aspetto ha ora. Io non ciandrò mai. Posso però ben immaginarlo”. Allora prese un pennello:“questi passatoi sono stati ovviamente rimossi, e sostituiti con unme-ra-vi-glio-so ponte di ferro”. Dipinse il ponte di ferro sul vetro

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__________________17 A Grant Richards, 24 giugno 1922 (I 500).18 A Alice Rothenstein, 22 agosto 1918 (I 391).

del quadro. Il colore del fiume è fornito, da un lato, dalla fabbricadi indaco” Subito una parte del fiume divenne indaco. “Dall’altraparte, dal saponicificio”. Il sapone si riversò sul quadro. “E si me-scolano in mezzo come una cagliata” disse, amalgamandoli con unasorta di maliziosa lentezza. “Questo campo, su cui vedete tramontareil sole dietro l’abbazia, ora è ricoperto in modo acconcio”. Allorauna vampa scarlatta attraversò il quadro, e si trasformò in finestre,tetti, mattoni rossi e saltò su nella forma di una ciminiera. “E l’ariaè ottenuta – in questo modo!” uno sbuffo e una nuvola di fumo siestesero su tutto il cielo di Turner: e il pennello fu scagliato a terra,con Ruskin di fronte alla civiltà moderna, in mezzo a uno scrosciodi applausi»19.

Quadri siffatti sono rari nelle lettere più tarde, e quasi assenti inquelle della senilità. Il capolavoro letterario, secondo me, è successivodi alcuni anni, ma la destinataria è sempre la matrigna: la descrizionedi Istanbul contenuta in una lunga lettera che Housman verga nelsettembre del 1904 (I 162-4), una missiva già nota. La parte più di-vertente, direi, è il ritratto dei cani turchi:

«È stato un grande sollievo non averti con me a Costantinopoli:sarebbe stato un “povero cagnolino” a ogni passo, e non ci saremmoallontanati più di cento metri dall’hotel. Se ne stanno distesi pertutte le strade e i marciapiedi, per lo più immersi nel sonno, e quasitutti stanno poco bene. Sono estremamente mansueti e inoffensivi:la Turchia è un paese in cui i cani e le donne stanno al loro posto, edi conseguenza sono molto diversi da quelle creature viziate e schia-mazzanti come li conosciamo in Inghilterra. Il cane turco passa iltempo in maniera assai simile al gatto inglese: di giorno dorme e dinotte diventa musicale. Quando si azzuffa non abbaia tanto come ilcane inglese, e quando lo fa è qualcosa di simile allo starnazzo diun’anatra soprano; però guaisce: e non importa se stia vincendo operdendo – a tal punto è avvilito».

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__________________19 In una famosa lettera allo Standard (12 marzo 1894 [I 76-7]), un vero

capolavoro di umorismo, è Housman stesso a esprimere irritazione per il cat-tivo gusto dei tempi moderni.

Nello scorrere la corrispondenza di un uomo cauto e controllatocome Housman ci si trova spesso nella necessità di leggere in filigranae di indovinare i veri sentimenti, che non sono quasi mai espressiapertamente, se non nei momenti di maggiore esposizione emotiva,si tratti di sconforto o gioia.Un esempio: abbiamo visto che il Nostro rifiutava la frettolosa

(o scherzosa?) definizione wilamowitziana di germanofobo – giàconfutata nei fatti dalla menzionata vicenda dell’assunzione di Fra-enkel, e della sua nobile reazione alla miope protesta degli sciovinistibritannici. Ora, alcune lettere dell’inizio della Grande Guerra pale-sano un sentimento di fastidio (espresso in termini ironici) per l’esal-tazione patriottica, e trattano con sarcasmo l’arroganza ignorantedella censura militare20; se dunque, più o meno nello stesso periodo(non a guerra avanzata, si noti) Housman in una lettera a Frazer silascia sfuggire un’espressione sgradevole verso i tedeschi, è lecito im-maginare che non volesse far trapelare i suoi veri sentimenti verso laguerra, forse per ragioni di censura, o perché congetturava che leidee dell’interlocutore fossero diverse dalle sue21.L’aspetto intimo della corrispondenza è rappresentato da una

nuova lettera a Moses Jackson, l’ultima, tra quelle che possediamo,a lui destinata: Jackson era già ammalato e sarebbe morto l’anno se-guente (a Moses Jackson, 19 ottobre 1922 [I 516-8]). La lettera re-gistra la compresenza di più stili, e Butterfield nella recensione aBurnett ha giustamente rilevato la sorprendente presenza di elementicolloquiali («bloody good poet» e «eminent bloke») che costituisconouno scarto rispetto al dettato solitamente sorvegliato delle epistolehousmaniane; in realtà, anche questo testo è intessuto di remini-scenze letterarie, debitamente segnalate da Burnett. Io ho l’impres-sione che questi colloquialismi abbiano più o meno la funzione cuiassolvono altrove, certo con maggiore frequenza, le formule bibliche

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__________________20 A Lily Thicknesse, 24 novembre 1914 (I 331); a Edmund Gosse, 27

gennaio 1915 (I 333-4): una missiva, quest’ultima, particolarmente ricercatadal punto di vista letterario, proprio perché – si direbbe – il suo tema è l’igno-ranza del buon inglese da parte dei burocrati.

21 A J. G. Frazer, 7 marzo 1915 (I 337): «I am going in a few days to theRiviera, which Providence, for my benefit, has cleared of Germans. In its nor-mal state I always refused to visit it».

di cui abbiamo già parlato22; che segnalino, voglio dire, un imba-razzo: non per niente Housman le sta usando di sé, in un contestoautocelebrativo in cui l’ironia serve a mascherare pudicamente l’or-goglio – sembra che cercasse, per un’ultima volta, di fare colpo suJackson, impermeabile, a quanto ci è dato sapere, verso la letteratura.È possibile che il Nostro, oltre ai noti sentimenti per l’ex sodale, ce-lasse nei suoi confronti un complesso di inferiorità, il che spieghe-rebbe altri gesti verso di lui23.Un dato stilistico evidente di questa raccolta è la tendenza a rea-

lizzare frasi elaborate e sentenziose e a riprodurle poi, più o meno in-variate, in lettere rivolte a vari destinatari: questo certo capitacomunemente a ciascun autore di epistole, persino nella praticaodierna delle lettere elettroniche, ma in Housman si direbbe una cifra,da ricondurre (probabilmente) al bisogno di raggiungere un effetto,di risultare acuto e brillante24, che lo induceva, una volta reperitaun’espressione efficace, a utilizzarla indipendentemente per varie mis-sive – non per niente il Nostro più di una volta lamenta la difficoltàdello scrivere25. Questo importa due conseguenze: da un lato, mi

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__________________22 Cfr. supra, n. 4.23 Come la premura di inviargli il primo volume di Manilio, opera che egli

stesso giudicava illeggibile dai più, anche specialisti di latino, e sconsigliabileai semplici amanti della letteratura (a Grant Richards, 11 agosto 1903 [I 154]).

24 È interessante notare come la passione per le battute brillanti ed epi-grammatiche si affacci sin dalla prima lettera (a Lucy Housman, 9 gennaio1875 [I 7]) – Housman aveva 16 anni: « ogni mattina mi fanno la serenata al-cuni galli, che cantano come se la loro vita dipendesse da questo. Se fosseronelle mie mani la loro vita dipenderebbe da questo»; si è detto supra che la suapersonalità, dico in senso stilistico e culturale, sembra coerentemente formatasin dalla prima giovinezza.

25 Qualche esempio di ripetizione: a Sydney Cockerell, 14 ottobre 1927(II 37) «have seen more of France than ever at one time before», a Percy With-ers, 29 novembre 1927 (II 44) «I have never seen so much of France at onetime before»; a William Ellery Leonard, 1 giugno 1933 (II 351): «I think solittle of this lecture, and wrote it so much against the grain», a Witter Bynner,1 luglio 1933 (II 358): «my lecture, which I wrote against the grain and almostunder compulsion», a I. R. Brussel, 7 luglio 1933 (II 360): «I do not thinkmuch of it, and wrote it against the grain»; a Percy Withers, 20 dicembre 1933(II 397) «I am really so much better than I have been that I ought not to grum-ble much at not being really myself again», a Jeannie Housman, 20 dicembre

sembra che contraddica, almeno in parte, l’opinione di chi ritieneche Housman pensasse a una pubblicazione postuma dell’epistola-rio26: come avrebbe potuto concepire una raccolta con tante ripeti-zioni, a meno di immaginare una drastica rielaborazione ovvero unaselezione delle missive? Dall’altro, ci permette di vedere alcune celebrifrasi housmaniane nel loro progressivo farsi, lettera dopo lettera. È il caso della frase che assimila la gloria poetica postuma a un ma-

terasso posto tra il corpo del poeta e la fredda terra27: sembra che Hou-sman inizi a concepirla in una missiva a Houston Martin del 23 marzo1934 (II 413) «your anthology of opinions ought to <…> smoothmy descent to the grave» per poi concretizzarsi in una lettera a LillyFrazer del 26 settembre 1935 (II 494) «the fame <…> must have so-mething like the effect of a mattress to lie on, keeping one from con-tact with the cold hard ground» (è riferita non a se stesso, ma al maritodi Lady Lilly, Sir James Frazer) e infine viene adottata per qualificarei suoi lavori poetici, in una lettera nuovamente rivolta a Houston Mar-tin del 27 settembre 1935 (II 495) e già pubblicata da Maas: «the re-putation which they (scil. the poems) brought me <…> is somethinglike a mattress interposed between me and the hard ground».

3. È ovvio che vi siano relazioni tra il contenuto delle lettere e leopere scientifiche di Housman, e non mi riferisco solo al fatto chemolte missive sono risposte a quesiti di filologia, per lo più latina –in cui appare la prodigiosa capacità del Nostro di esaudire con lamassima esaustività ogni quesito dell’interlocutore: intendo dire checerte espressioni delle lettere ricordano motti o definizioni che ri-corrono nei suoi lavori scientifici. Housman era troppo “scienziato”

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__________________1933 (ibid.) «I am so much better than I have been that I ought not to grumbleat not being really myself again» (l’eliminazione del primo “really” nella secondalettera, scritta lo stesso giorno, mostra comunque una cura dello stile). Si noti,inoltre, che la lettera a David Emrys Evans, 24 novembre 1934 (II 450) è, almenoformalmente, la stessa di quella inviata a H. W. Hethington, 17 giugno 1931(II 249), segno che probabilmente Housman conservava le tracce per poterleriutilizzare per lettere di contenuto affine – per risparmiare tempo, si direbbe.

26 Butterfield nella recensione a Burnett, cit. – reagendo a una frase del-l’editore, che ritiene invece il corpus non destinato alla pubblicazione (BurnettI p. XV).

27 N. Page, A. E. Housman…, p. 178.

perché lo stile della sua corrispondenza non risentisse delle immaginie delle espressioni delle sue pubblicazioni filologiche.Ad esempio, si può notare una somiglianza tra il giudizio sul Ma-

nilio dello Scaligero in una lettera al conte di Oxford and Asquith,22 aprile 1926 (Burnett I 615) e quella offerta nella prefazione alprimo volume di Manilio, così come l’appellativo «goose» all’indi-rizzo di de Vreese (lettera a Stephen Gaselee, 9 novembre 1927: Bur-nett II 42) può ricordare la definizione di Elias Stoeber nellamedesima prefazione28.Non posso discutere sistematicamente le rilevanti novità delle

lettere come testimonianza del parere di Housman su vari passi diautori antichi: il pezzo più importante sono certo due lettere su unpapiro astrologico del Michigan (a F. E. Robbins, 21 marzo 1934[II 409-412] e 28 aprile 1934 [420-1]). Mi limito a ricordare unanuova missiva a J. W. Mackail del 23 novembre 1905 (I 186), in cuiil nostro approva la celebre e discussa congettura di Bentley vepris aHor. Carm. 1.23.5: credo che questo parere avrebbe fatto piacere aShackleton Bailey, che la difese a suo tempo proprio citando, controi suoi detrattori, un motto housmaniano (riferito a un altro conte-sto): «and the only possible answer would have been ugh!»29.

4. Un dato evidente, a chi scorre l’epistolario, è l’impressionantecompetenza che il Nostro palesa nella letteratura inglese, soprattuttonella poesia, classica e contemporanea: Housman leggeva, gustava egiudicava tutta la poesia del suo tempo30; conosceva minutamente

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__________________28 (the Manilius) «is in fact his greatest work in textual criticism» (I 615) e

«except the Emendatio Temporum, which is too dissimilar for comparison,this is his greatest work» (M. Manilii Astronomicon liber primus. Recensuitet enarravit A. E. Housman. Accedunt emendationes librorum II III IV, Lon-dinii 1903, XIII); «(Stoeber’s text) saw the light in 1767 at Strasburg, a citystill famous for its geese» (Manilii…, p. XIX).

29 Si veda «Horatian Aftermath», Selected Classical Papers, Ann Arbor 1997,289.

30 Cfr. la frase rivolta a Monica Bridges, 22 aprile 1930 (II 181): «quantoa me, non credo che ci sia niente che abbia letto più spesso dei primi quattrolibri di Shorter Poems» (scil. di Robert Bridges). Sul versante antico, una nuovalettera edita da Burnett (a A. W. Pollard, 28 ottobre 1889 [I 62-3]) ci offreuna selezione dei cori tragici greci maggiormente apprezzati da Housman – o

le biografie e le opere dei poeti a lui cari: si pensi solo alla sua cono-scenza della vita e le opere di Swinburne (cf. la risposta a EdmundGosse del 9 aprile 1917 [I 375-377]).Housman possedeva dunque la poesia inglese non meno di

quella greca e latina, e poetare era per lui una cosa seria, ben più cheun occasionale divertissement: la tradizionale autodenigrazione cheimpone al poeta dotto moderno di definire Nugae, rispetto ai Seria,la propria produzione in una lingua contemporanea, si adatta anchea lui, s’intenda come opposizione poesia/filologia, e si prevale dellesue stesse affermazioni, che minimizzano l’attività letteraria rispettoalla “serietà” delle opere filologiche31; ma si tratta di poesia meditatanon meno delle pagine delle sue edizioni o dei suoi articoli filologici. Housman applicava insomma alla sua pratica poetica la stessa at-

tenzione filologica, lo stesso scrupolo, la stessa immensa erudizioneche lo soccorrevano nella pratica di editore di testi latini: ne fa fedeuna brillante emendazione a Keats (lettera al Times, prima dell’8maggio 1924 [I 562-3]) – egli aveva già avuto un predecessore inBentley editore di Milton e avrebbe avuto un continuatore in PaulMaas studioso del testo di Shakespeare (e Milton). E tuttavia, nonostante tale importanza annessa alla letteratura,

Housman appare ben consapevole delle sue qualità di poeta, talen-tuose ma non eccelse, rispetto alla statuaria grandezza del filologo.Si veda la lettera a Arnold Rubin 1 marzo 1931 (II 237):

«but I rank much higher among English scholars than amongEnglish poets».

Non credo che con questa frase egli intendesse rilevare che, giàgrande poeta, era ancor maggiore come studioso: questo passo vaassociato a un altro, egualmente sincero: «I wish that writers would

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__________________da lui ritenuti più adatti a una traduzione che li estrapolasse dal contesto: unalista interessante, giacché Housman raramente si lascia andare a giudizi esteticinei suoi lavori scientifici.

31 Cfr. la lettera a Katharine Symons, Cambridge 3 gennaio 1927 (II 3)«My edition of Lucan, of which you have not heard, but which appeared lastJanuary, has been selling just twice as quick as A Shropshire Lad did; and I amglad that some interest is taken in my serious works».

not ‹…› describe me in public as the greatest of living poets, whichyou cannot possibly know to be true» (a Dooher, 18 febbraio 1932[II 280])32.

Nel complesso, l’immagine che ci consegnano queste lettere èquella di un uomo timido, consapevole delle sue enormi capacitàma anche dei suoi limiti, corretto, signorile e generoso33; una personabrillante in società, senza risultare forse davvero simpatica: un carat-tere triste, nell’intimo: egli stesso si definì spesso, nelle sue lettere,un «peggiorista», una categoria più radicale del pessimista.

ABSTRACT

The author of the article analyses the critical edition of the letters of A. E.Housman by A. Burnett, two beautiful volumes which offer many a new letterof the scholar and poet, all of which are provided with ample notes. The articleadds a few contributions to the understanding (especially) of the "philological"letters and of the personality of Housman.

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__________________32 Non mi convince l’opinione contraria di P.G. Naiditch, Problems…, pp.

85-86.33 Che differenza rispetto a J.P. Postgate: cfr. N. Hopkinson, Housman and

J. P. Postgate, in: A. E. Housman Classical Scholar, p. 186, n. 1.