le epigrafi e i graffiti

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PONTI FICIA ACCADEMIA CUL TORUM MARTYRUMLE CA T ACOMBE DI SAN CALLISTO Storia, Contesti, Scavi, Restauri, Scoperte A proposito del cubicolo di Orfeo e del Museo della T orretta 7 Direttore scientifico Prof. Fabrizio Bisconti la supervisione redazionale è stata cur ata dalla Dott.ssa Giovanna Ferri © 2015 Tau Editrice Pian di Porto - 06059 Todi (PG) e-mail: [email protected] ISBN 978-88-6244-406-4 Proprietà letteraria riservata. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elet- tronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di di- ritti che non sia stato possibile rintracciare.

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PONTIFICIA ACCADEMIA “CULTORUM MARTYRUM”

LE CATACOMBE DI SAN CALLISTO

Storia, Contesti, Scavi, Restauri, Scoperte

A proposito del cubicolo di Orfeo e del Museo della Torretta

7

Direttore scientificoProf. Fabrizio Bisconti

la supervisione redazionale è stata curata dalla Dott.ssa Giovanna Ferri

© 2015 Tau Editrice Pian di Porto - 06059 Todi (PG)e-mail: [email protected]

ISBN 978-88-6244-406-4

Proprietà letteraria riservata.

Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta otrasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elet-tronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scrittadei proprietari dei diritti e dell’editore.

L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di di-ritti che non sia stato possibile rintracciare.

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Le epigrafi e i graffiti

Nello scavo del cubicolo di Orfeo1 (L2 ) sono stati messi in luce poco più di unaventina di frammenti di iscrizioni, estremamente lacunosi, per i quali non è possibilestabilire la pertinenza al cubicolo stesso2. In molti casi si tratta solo di frustuli con unao poche lettere3 (fig. 1); nessuna epigrafe è giunta completa. Sono presenti testi sia inlingua latina che in lingua greca, sebbene questi ultimi siano una percentuale ridotta;accanto agli epitaffi su supporto marmoreo, inoltre, sono stati rinvenuti alcuni fram-menti di intonaco con tracce di graffiti. Di particolare interesse risultano alcuni fram-menti riferibili con certezza alle iscrizioni storiche dell’Area I, di cui si darà conto allafine del presente contributo.

Analizzando il formulario, un’iscrizione in lingua greca, in condizioni frammen-tarie, sembra proporre una struttura testuale assolutamente minima4, con il nomen sin-gulum5 che campeggia su un supporto di dimensioni significative; pur nella sua essenzialità,mostra comunque una accurata impaginazione, lettere di modulo grande ed una buo-na grafia. Si tratta di una grande lastra6 che conserva solo parte di un nome che ter-minava in (-)νιανος7; anche il frammentario titulus di Βαλβει[ν-]8(fig. 2) potrebbeconservare unicamente il nome del defunto. Per questi testi non sembra improprio pro-porre una datazione precoce, al III secolo, alla quale si può associare anche l’epitaffio,

1 Per lo scavo, svoltosi dall’agosto al novembre 2012, cfr.il contributo di Agnese Pergola nel presente volume. De-sidero ringraziare vivamente il prof. Danilo Mazzoleni perla cortese disponibilità e i preziosi consigli.

2 Tra i materiali schedati in occasione dello studio del-le epigrafi e dei graffiti riportati alla luce durante la cam-pagna di scavo del 2012 all’interno del cubicolo di Or-feo (L2), si è preso in considerazione anche un piccolo ma-nipolo di iscrizioni rinvenuto nel XIX secolo da GiovanniBattista de Rossi, che aveva provveduto a pubblicarne deidisegni nella sua Roma Sotterranea (DE ROSSI 1867, tavv.XXXIX- LX); in seguito, questo materiale era confluitonel quarto volume delle Inscriptiones Cristianae Urbis Ro-mae, curato da Padre Antonio Ferrua e dedicato alle areefunerarie della via Appia. Si tratta, nello specifico delle iscri-zioni ICVR IV 9586c; 9689; 9734; 9990a; 10716;10745d. Di questi frammenti, stando alle indicazioni delde Rossi, nessuno era stato rinvenuto all’interno del cu-bicolo, ma provenivano dall’area circostante: l’iscrizioneICVR IV 9586c, ad esempio, si rinvenne nei pressi del-la scala L1, con le lettere consumate come se fosse stata riu-tilizzata nei gradini; ICVR IV 9689, invece, si rinvennenella galleria A3 (corrispondente alla galleria L di FIOC-

CHI NICOLAI, GUYON 2006), così come ICVR IV 9734ed ICVR IV 10716; ICVR IV 9990a scoperta all’inter-no del cubicolo A1. Molte di queste lastre erano am-mucchiate davanti all’ingresso della Cripta dei Papi, «com-miste ad un numero quasi infinito di reliquie marmoreedi ogni specie per la massima parte precipitate dai lucer-nai» (DE ROSSI 1867, p. 99).

3 È il caso dei frammenti schedati con i numeri di in-ventario Cal8262; Cal8533; Cal8534; Cal8535; Cal8603;Cal8606; Cal8831; Cal8832; Cal8936; Cal9129; Cal9130;Cal9305 e Cal9312; alcuni di questi sono molto consunti.

4 CARLETTI 2002; CARLETTI 2008, pp. 32-34. 5 KAJANTO 1997, p.104. 6 Una seconda lastra, con il numero di inventario

Cal9105, sempre in lingua greca, presenta le medesime ca-ratteristiche; a proposito cfr. infra.

7 La lastra (Cal9705) proviene dall’US 26 ed è compostada 19 frammenti combacianti e misura cm. 46,4 di altezza,cm. 93,2 di larghezza, cm. 2,6 di spessore; l’altezza dellelettere varia da cm. 5,6 a cm. 5.

8 La lastra (Cal8942) proviene dall’US 14 e misura cm.35 di altezza, cm. 41,6 di larghezza e cm. 1,4 di spessore.Le lettere sono alte cm. 6.

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LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Fig. 1. Roma, catacombe di San Callisto. Cubicolo di Orfeo. Raccolta di frammenti epigrafici provenienti dalla puli-zia e dalle indagini di scavo (restituzione grafica S. Ferri).

Fig. 2. Roma, catacombe di San Callisto. Cubicolo di Orfeo, iscrizioni frammentarie in lingua greca con i nomina sin-gula (restituzione grafica S. Ferri).

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in lingua latina, di Vitali[s] Domit[–]9, con i duo nomina, sul quale sono evidenti le trac-ce di una rubricatura antica (fig. 3); la traversa spezzata nell’iscrizione di Βαλβει[ν-]10 sembra proporre una cronologia leggermente più avanzata. La presenza di questeiscrizioni “neutre” e di testi che contengono il cognomen del defunto sembra rispecchiarela prassi ben evidenziata nella letteratura precedente11 per i nuclei originari delle cata-combe romane, la cui produzione epigrafica permette di constatare una certa omoge-neità sia per quanto riguarda i contenuti che per quanto attiene gli aspetti meramen-te formali12.

Nei testi più articolati raramente sono attestate le indicazioni di parentela; si ri-trovano, ad esempio, nel titoletto di Yacintus13 (fig. 4a):

9 La lastra (Cal9005=9125) è composta da tre frammenticombacianti, provenienti il maggiore dall’US 22, mentredue frammenti combacianti, rinvenuti ancora in connes-sione, provengono dall’US 16. Le misure sono cm. 46,8di altezza, cm. 81,16 di larghezza, cm. 2 di spessore. L’al-tezza delle lettere è piuttosto omogenea, e misura cm. 6,5.Per l’onomastica cfr. KAJANTO 1982, p. 72; 145 e 274.

10 Il nome in greco ricorre, al femminile, in un unicaiscrizione cristiana, di ignota provenienza (ICVR I, 872);la trasposizione del fonema ι per ει è un caso molto fre-quente nelle traslitterazioni di termini latini in caratteri gre-ci (cfr. FELLE 1997, pp. 226-227).

11 MAZZOLENI 1999.

12 Carletti nel 1988 rilevava una percentuale del 79%di nomi singoli nelle iscrizioni all’interno della cripta deipapi (Cfr. CARLETTI 1988, pp. 123-124); per il nucleo ori-ginario del cimitero, più in generale, rilevava un 80% ditesti in apparenza di carattere neutrale, tra i quali il 63%connotati semplicemente dal nomen singulum (CARLETTI2002, p. 100).

13 L’iscrizione (Cal9030) è composta da quattro fram-menti combacianti; il maggiore proviene dall’US 17, duesono stati rinvenuti nell’US 22 ed un ultimo nell’US 23;le misura corrispondono a cm. 27,7 di altezza, cm. 16,1di larghezza e cm. 1,4 di spessore massimo; l’altezza del-le lettere varia da cm. 2,8 a cm.1.

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Fig. 3. Roma, catacombe di San Callisto. Cubicolo di Orfeo, iscrizione in lingua latina con dua nomina(Cal9005=Cal9125) (restituzione grafica S. Ferri).

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(Y)acinti [- - -] dulci[- - -]

quae vix[it annos - - -]II mens(es) V[dies - - -]

parente[s- - -] d(ie) pr(idie) id(us) Iu(---)

Il testo, benché mutilo nella parte destra, è in parte ricostruibile in virtù dell’uti-lizzo di un formulario estremamente consueto per i tituli funerari. L’epitaffio si sviluppasu sei righe, delle quali l’ultima utilizza un modulo sensibilmente inferiore. Si trattadi un’iscrizione dedicata dai genitori, come indicato alla riga 5, al figlio premorto Ya-cintus, il cui nome viene riportato nella prima riga, verosimilmente con la caduta del-la aspirata. Segue l’epiteto dulcis e l’indicazione dell’età vissuta, con ogni probabilitàespressa nella formula completa, di cui si conservano parzialmente i mesi e i giorni. L’ul-tima riga dovrebbe indicare la data della depositio, il giorno prima delle idi di giugnooppure di luglio, quindi il 12 giugno oppure il 14 luglio di un anno non precisato. Lamenzione del dies mortis o della depositio si afferma a partire dalla metà del IV secolo,sebbene inizi ad affacciarsi nella prassi epigrafica della comunità cristiana a partire da-gli ultimi decenni del III secolo14. Una seconda iscrizione venne verosimilmente de-dicata dai figli alla loro madre15 (fig. 4b):

14 CARLETTI 2004 15 La lastra (Cal8599), senza indicazione di US, ha una

altezza di cm. 21; una larghezza di cm. 30,7 e uno spes-sore di cm. 2,2. Le lettere sono alte mediamente cm.5.

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Fig. 4. Roma, catacombe di San Callisto. Cubicolo di Orfeo, iscrizioni frammentarie in lingua latina (a) Cal9030 e(b) Cal8599 (foto Archivio PCAS).

a b

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[- - -]ime . matr[i - - -][- - -]enti . incop[- - -]

- - - - - - ?

La lastra, molto frammentaria, doveva svilupparsi almeno su almeno due righe,di cui quella inferiore conserva solo la parte alta delle lettere, mentre quella superioresi conserva in altezza, verosimilmente fino al bordo. L’incisione è molto leggera e, perquanto riguarda la grafia, la -r della prima riga non è chiusa, ma ha la curva aperta. Alcentro del campo epigrafico conservato è visibile un segno di interpunzione sia nellaprima che nella seconda riga.

Gli aggettivi attestati in questo piccolo corpus sono quelli ben noti nella pras-si epigrafica corrente, costituiti dai semplici elogiativi dulcis, incomparabilis e, proba-bilmente, benemerens e carissimus; per il greco si può menzionare il termine λαµπροvς,che compare in una iscrizione molto frammentaria (fig. 5):

[---]ΟΣ ο λαµπ[(ρος/ροτατος) ---][- - -]ας

- - - - - - ?

L’iscrizione in questione conserva unicamente il margine superiore16; sonoevidenti sul supporto lapideo i segni dell’ordinatio; mentre l’unico segno di inter-

16 La lastra (Cal9305) proviene dall’US 23. Le misu-re corrispondono a cm. 18,30 di altezza, cm. 23,8 di lar-

ghezza e cm. 4,2 di spessore. Le lettere sono alte in me-dia cm. 4,3.

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Figura 5. Roma, catacombe di San Callisto. Cubicolo di Orfeo, iscrizione frammentaria in lingua greca (Cal9305) (fotoArchivio PCAS).

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punzione segue il sigma lunato. Nonostante la presenza di linee guida, alcune lette-re sono di dimensioni più piccole. La prima riga riportava con ogni probabilità laparte finale di un nome, seguita dall’epiteto. Il termine potrebbe essere consideratoanche una indicazione di appartenenza ad un determinato livello della gerarchia so-ciale; si trova utilizzato, infatti, con una duplice accezione: poteva indicare sia unaqualità che lo status sociale del defunto. Spesso, infatti, si trova usato al superlativoλαµπρο vτατος e costituisce la traduzione di clarissimus, legandosi al rango senato-riale fino al VI secolo17.

Per quanto riguarda le indicazioni di mestiere, queste sono del tutto assenti dal for-mulario delle iscrizioni rinvenute nel cubicolo; è, al contrario, attestata almeno una ca-rica ecclesiastica, riferita nel titolo di Florentia18 (fig. 6); l’epitaffio venne inciso in buo-na grafia su una lastra in marmo e presenta l’interessante menzione di un exorcista:

[- - - F] lorentia ((hedera)) [- - -][- - - e]xorcistes vi[xit annos---]

Dell’iscrizione, frammentaria, si conservano entrambi i margini, inferiore e superiore,composti da una cornice in rilievo. Tra la prima e la seconda riga si evidenzia una si-gnificativa variazione nel modulo delle lettere, mentre i caratteri sono piuttosto rego-lari, in una capitale di buona fattura. Sotto la prima riga è possibile rilevare i segni del-l’ordinatio. Tutte le lettere presentano sottili apicature; la lettera a ha la traversa spez-

17 GUILLAND 1976, pp. 27-36; FEISSEL, SPIESER1979.

18 L’iscrizione (Cal9303), proveniente dall’US 23, mi-

sura cm. 12,5 di altezza, cm. 28,2 di larghezza e cm. 2,4di spessore; l’altezza delle lettere varia dai cm 4,5 della pri-ma riga ai cm. 2,7 della seconda.

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Fig. 6. Roma, catacombe di San Callisto. Cubicolo di Orfeo, iscrizione frammentaria in lingua latina (Cal9303) (fotoArchivio PCAS).

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zata ed è seguita da due trattini obliqui paralleli, probabilmente ciò che resta di un se-gno di interpunzione. Della prima riga si conserva unicamente il nome Florentia19; nel-la seconda, invece, viene indicata la carica. Seguiva l’indicazione dell’età vissuta, secondoun formulario ben noto. La maggior parte delle attestazioni di esorcisti si concentranei cimiteri della città20; da Callisto se ne conosce un altro esempio, relativo ad un Pau-lus21. L’esorcista22 ricopriva uno degli ordini minori; il Codice Teodosiano lo collocadopo il suddiacono, insieme a lettori ed ostiari. Il suo compito sembra essere stretta-mente connesso alla liturgia battesimale23, ma poteva anche avere altre funzioni, lega-te al rito dell’esorcismo, come testimonia Agostino24. Si può segnalare, infine, tra i fram-menti estremamente lacunosi, la probabile presenza di una indicazione dell’età vissu-ta25, nonché una lastra opistografa, che conserva poche lettere su ciascuno dei due lati;forse indicazioni onomastiche26 (fig. 7).

Accanto alle iscrizioni su supporto lapideo, si sono rinvenuti quattro frammentidi intonaco con tracce di graffiti27 (fig. 8) - uno dei quali sicuramente moderno, poi-ché riporta la data 191228 - riferibili in parte a lacerti di parete lungo l’itinerario com-

19 Per il nome Florentia cfr. KAJANTO 1982, p. 233. 20 PIETRI 1977, pp. 395-396; cfr. ICVR I 1039; ICVR

II 5181; ICVR III 7621; ICVR IV 10026; ICVR IV11856; ICUR IV 12119c; ICVR V 14545; ICVR V 13564;ICVR V 14545; ICVR V 14810; ICVR VI 15700; ICVRVI 15721; ICVR IX 24105; ICVR IX 24435; ICVR X26776; ICVR X 26864; ICVR X 26865 (menzione soloipotetica, data la frammentarietà della lastra); ICVR X27138.

21 ICVR IV 10026.22 La forma in –es del genitivo, in genere, si trova uti-

lizzata per i nomi propri (cfr. FERRUA 1951-1952, p. 252). 23 LECLERQ 1922, cc. 974-978; LIBAMBU 2006, cc. 1773-

1777; CARLETTI 2008, p. 187.

24 Avg., gen. ad litt. 11, 28,35 (CSEL 28/1, pp. 360-361).25 Si tratta dell’iscrizione Cal9302 (fig. 1), provenien-

te dall’US23. La lastra, molto frammentaria, misura cm.13,6 di altezza, cm. 9,7 di larghezza e cm. 1,2 di spesso-re. Le lettere sono alte in media cm. 3,4.

26 La lastra (Cal9305=9306), proviene dall’US 23; l’al-tezza misura cm. 40,7; la larghezza cm. 32,3 e lo spesso-re cm. 2,6. Le lettere sono alte cm. 5 da un lato e cm. 4dall’altro.

27 Sui graffiti dell’Area I, oltre al IV volume delle ICVR,cfr. DE ROSSI 1867, pp. 13-20.

28 Il frammento Cal8474 proviene dalla pulizia di t1 emisura cm. 7,8 di altezza, cm. 8,5 di larghezza e cm. 1,2di spessore.

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Figura 7. Roma, catacombe di San Callisto. Cubicolo di Orfeo, iscrizione opistografa in lingua latina (Cal9305=Cal9306)(foto Archivio PCAS).

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piuto dai pellegrini29 oppure a tituli funerari graffiti sull’intonaco. L’altezza delle let-tere è del tutto difforme; il cattivo stato di conservazione30 e la sovrapposizione dei ca-ratteri31 ne rende difficile la lettura; alcuni tratti sono assimilabili a semplici sgraffi estem-poranei, che non hanno nulla a che fare con la scrittura. Dall’analisi dei frammenti sem-bra possibile rintracciare parte di una invocazione32 e, in un secondo lacerto di into-naco, una probabile indicazione del numerale trenta33.

Dal punto di vista paleografico, quasi tutti i frammenti sono caratterizzati da unductus regolare e da un buona grafia; spesso conservano le tracce di rubricatura. Per quan-to riguarda la lingua, infine, i fenomeni testimoniati sono quelli tipici del latino tar-do: monottongazione delle desinenze, caduta delle nasali e allungamento delle vocaliin greco34.

I dati di maggiore interesse, come anticipato, sono sicuramente quelli forniti daiframmenti di iscrizioni storiche rinvenute nel corso dello scavo. Per prima cosa, occor-

29 Sullo studio dei graffiti più in generale, cfr. gli in-terventi in BRANDT 2008, mentre sui graffiti nei luoghi dipellegrinaggio cfr. ECK 1995.

30 Nel frammento Cal8888, ad esempio, le incisioni nonsono leggibili. Proveniente dall’US14, misura cm. 6,4 dialtezza, cm. 9,6 di larghezza e cm. 1,7 di spessore.

31 FERRUA 1965 = FERRUA 1991, p. 304.

32 Il frammento proviene dalla demolizione dell’arco-solio della parete Sud, e misura cm. 14,2 di altezza, cm.14 di larghezza e ha uno spessore di cm. 2. Cfr. la relazionepreliminare di scavo di Francesca Vinci.

33 Il frammento Cal9237 proviene dall’US22 e misura cm.6,6 di altezza, cm. 6 di larghezza e cm. 0,8 di spessore.

34 Cfr. LEIWO 1995; COLAFRANCESCO1997.

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Fig. 8. Roma, catacombe di San Callisto. Cubicolo di Orfeo, frammenti di intonaco distaccato con tracce di graffiti(restituzione grafica S. Ferri).

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re trattare di due frustuli, indicati con i numeri di inventario Cal8535 e Cal8831, pro-venienti entrambi da strati che si caratterizzano come scarichi o riempimenti di tombemanomesse in antico, con terra frammista a materiali moderni, quali lampade primo-novecentesche35. Le lettere sono caratterizzate da una sezione triangolare dei solchi, piut-tosto larghi e profondi36; inoltre, tra il tratto spesso obliquo discendente e quello sotti-le verticale si può notare una differenza di spessore. Le aste verticali presentano dei ca-ratteristici ricci ed un nodo, che hanno permesso di riferirli alla grafia di Furio Dioni-so Filocalo37. Il modello paleografico lanciato dal calligrafo di papa Damaso (366-384)trovò applicazione nel cimitero callistiano in numerosi esempi; almeno sei, infatti, sem-brano essere le iscrizioni dedicate dal pontefice - compresi i due epitaffi fatti apporre pres-so la tomba di papa Cornelio, nella regione di Lucina38 - alcune delle quali non ven-nero incise dalla mano di Filocalo. Confrontando i materiali venuti alla luce dallo sca-vo e i carmi damasiani superstiti, si è potuto constatare che entrambi i frammenti - noncombacianti tra loro - sono pertinenti all’iscrizione Hic congesta39, che venne apposta nel-la parete di fondo della “cripta dei papi”40; si tratta, nello specifico, di parte delle pri-me due lettere della parola sanctos, nell’ultima riga del componimento (fig. 9).

L’iscrizione fu rinvenuta da Giovanni Battista de Rossi all’interno della “criptadei papi” in 126 pezzi41, come egli stesso ricorda nelle prime pagine del secondo tomodella Roma Sotterranea: «i fossori raccoglievano a piene mani tra le macerie copiosi fram-menti d’un gran carme in calligrafia della vera forma damasiana42». Due frammen-ti43 erano nella cripta di Santa Cecilia; un terzo, come ricorda Wilpert, era «nell’an-golo destro della cripta dei papi44». Non stupisce, allora, il ritrovamento di altri dueframmenti del carme damasiano all’interno del cubicolo di Orfeo, poiché, subito dopo

35 Il primo frammento (Cal8535) proviene dall’US 6; l’al-tezza è di cm. 3,8; la larghezza di cm. 7,8 e lo spessore di cm.2. Della lettera rimangono cm. 3,7. Il secondo (Cal8831),proviene dall’US 12 e misura cm. 7 in altezza, cm. 10,7 dilarghezza e cm. 2,1 di spessore. Le lettere sono frammenta-rie e neanche in questo caso sono apprezzabili a pieno le di-mensioni, che si conservano per cm. 4. L’US12, come si di-ceva, è costituita da uno scarico di terra mista a materiali mo-derni; l’US6, invece, riempiva le tre tombe a fossa scavate neltufo (t3, t4 e t5), già manomesse in antico. Cfr. la relazionepreliminare di scavo di Francesca Vinci.

36 La profondità del solco più marcato, infatti, arriva a6 mm.

37 Per una analisi della scrittura filocaliana e delle sueimitazioni cfr. FERRUA 1939 = FERRUA 1991, pp. 38-50;FERRUA 1942, pp. 21-35; NUZZO 2009; NUZZO 2013. Fer-rua, concludendo l’intervento pubblicato su La Civiltà Cat-tolica, così riassume le caratteristiche dell’esecuzione ma-teriale: «Gli spigoli delle lettere sono vivi e correttissimi,o in linea perfettamente retta, ovvero in una curva del tut-to regolare senza sbandamenti, correzioni, tracce di ten-tennamenti. I solchi sono triangolari, larghi e profondi. In-vece i tratti fini sono come i ricci di una mirabile legge-rezza: sembrano tracciati con lo stilo sopra la pietra tene-

ra, non con lo scalpello sul marmo» (FERRUA 1939 = FER-RUA 1991, p. 50).

38Si tratta degli elogi per Tarsicio, per i santi e ponte-fici seppelliti a Callisto, per papa Sisto II, per papa Euse-bio e, infine, per papa Cornelio. A questi devono essere ag-giunti anche una serie di frammenti di iscrizioni in caratteripseudofilocaliani rinvenuti nell’area (FERRUA 1942, n. 15,pp. 117-119; n. 16, pp. 119-123; n. 17, pp. 123-16; n .171,pp. 126-127; n. 172, p. 127-129; n. 18, pp. 129-133; n.19, pp. 136-137; n. 191, p. 138).

39 ICVR IV, 9513; Ferrua 1942, n. 16, p. 119-123; perun commento all’iscrizione cfr. CARLETTI, FERRUA 1985,pp. 19-23.

40 Nella Roma Sotterranea, infatti, de Rossi ricorda che«l’ultimo frammento, ossia l’angolo inferiore alla destra dichi guarda, fu trovato affisso al suo luogo nel parapetto delprincipale sepolcro a mensa a piè della parete di fondo del-la cripta» (DE ROSSI 1867, p.24).

41 DE ROSSI 1867, p. 24.42 DE ROSSI 1867, p. 23. 43 Si tratta di frammenti pertinenti alle righe 1e 2 (cfr.

ICVR IV, 9513). 44 WILPERT 1910, p. 43; si tratta di un frammento per-

tinente alla riga 8 (cfr. ICVR IV, 9513).

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

168

la scoperta, questo divenne una sorta di ricettacolo dei materiali venuti alla luce du-rante l’escavazione; nel 1909, infatti, sempre Wilpert vi poté recuperare un frammentodell’iscrizione damasiana Tempore quo gladio, di cui si erano perse le tracce subito dopola pubblicazione nella Roma Sotterranea45. Allo stesso modo, come si diceva, nel 1922-1923, a seguito di lavori che interessarono tutta l’Area I, Enrico Josi trovò tra le ter-re del cubicolo, «due piccoli frammenti di lettere damasiane dell’iscrizione della crip-ta dei Papi e altro di quella di Ponziano46», che si provvide a risistemare al loro po-sto. Il rinvenimento all’interno di strati di riempimento, verosimilmente legati ai ri-porti dei cantieri che si susseguirono dalla metà dell’Ottocento ai primi decenni delNovecento47, fa ben sperare sulle possibilità di recupero di altre porzioni degli elogiadamasiani.

Un’ultima iscrizione proviene dall’US22, che si deve considerare un riempimen-to del pozzetto T6, operato verosimilmente in connessione con la sepoltura S348. Si trat-ta di un frammento di marmo di forma triangolare, indicato con il numero di inven-tario Cal910549, che conserva il bordo superiore, lungo il quale sono visibili tracce diintonaco dipinto con una fascia rossa, coperto in seguito da uno strato di malta, ste-so in relazione ad una risistemazione oppure ad un reimpiego. Il testo, in lingua gre-

45 WILPERT 1910, pp. 43-44.46 Archivio PCAS, Adunanza del 5 febbraio 1923,

ASD/13, p. 66; altri lavori nell’Area I furono effettuati nel1934, come ricordato nei successivi verbali: «Le cripte pres-so e sotto le scale con lavori murari sono state rese acces-sibili: il lucernario dei Papi è stato tutto ripulito, molti pun-ti sono stati rafforzati con spallette e muretti. Per proteg-gere le pitture e gli stucchi, insidiati dai visitatori, sono sta-ti chiusi con cancelli e reti il cubicolo di Orfeo ed altri»(Archivio PCAS, Adunanza del 24 gennaio 1934, ASD/14,

p. 275).47 Lo stesso fenomeno è stato documentato nelle in-

dagini di scavo, sempre nell’Area I e nella Regio II del com-plesso callistiano, compiuti nel 2007-2008; a tal propo-sito cfr. GIULIANI, CERRITO ET ALII 2009, pp. 219-222.

48 Cfr. la relazione preliminare di scavo di Agnese Per-gola.

49 Il frammento misura cm. 18,6 di altezza, cm. 33,8di larghezza, per uno spessore di cm. 2,2. L’altezza massi-ma delle lettere è di cm. 2,5.

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Fig. 9. Roma, catacombe di San Callisto. Cripta dei papi, apografo dell’iscrizione damasiana di Giovanni Battista deRossi con riposizionamento dei frammenti Cal8535 e Cal8831 provenienti dallo scavo del cubicolo di Orfeo (DE ROS-SI 1867, tav. II; foto Archivio PCAS).

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ca, consta unicamente della parte finale di un nome, terminante in (-)διανο[ς]; un’a-nalisi delle epigrafi presenti nell’Area I con le medesime caratteristiche formali e lin-guistiche50 ha permesso di constatare che il pezzo completa il celebre epitaffio di Nu-midiano51 (Fig. 10), la cui parte iniziale era stata recuperata negli scavi degli anni cin-quanta dell’Ottocento da Giovanni Battista de Rossi, come si apprende dalla Roma Sot-terranea52: “il frammento dell’epitaffio di Numidiano trovato tra le macerie della stan-za papale o dinanzi ad essa spetta probabilmente, come ho già detto, al Numidiano ve-scovo nominato nel catalogo di Sisto III. E quel frammento è di lastra cemeteriale, cioèd’un loculo incavato nella parete; ma può essere stato posto ad un loculo vicino noninterno alla cripta53”. L’iscrizione - che rimane mutila nella porzione destra e alla qua-le, tuttavia, sembrerebbero collegabili altri piccoli frammenti, molto lacunosi54 - si erarivelata fin da subito estremamente significativa, poiché è stata identificata con l’epi-grafe sepolcrale di un personaggio citato nella lista dei vescovi, verosimilmente stranieri,che furono deposti all’interno o nelle vicinanze della “cripta dei papi”, riportata nellaplatoma fatta apporre da Sisto III55 ubi conmemorans nomina episcoporum56.

Rispetto al catalogo sistino, si conservano solo tre epitaffi, ossia quelli di

50 In questa fase si sono rivelati fondamentali i suggerimentidel Dott. Matteo Braconi, che ringrazio per lo scambio co-stante di punti di vista e le sempre proficue discussioni.

51 ICVR IV, 10663. 52 DE ROSSI 1867, p. 24. 53 DE ROSSI 1867, p. 107. 54 I frammenti, indicati con il numero di inventario

Cal9105b, non conservano alcuna lettera completa; pro-vengono anch’essi da US di riempimento del pozzetto; nel-lo specifico si tratta dell’US21 e dell’US23. Per la sequenzastratigrafica cfr. il contributo di Agnese Pergola in questovolume.

55 ICVR IV, 9516. 56 Liber Pontificalis I, p. 234.

LE EPIGRAFI E I GRAFFITI

Fig. 10. Roma, catacombe di San Callisto. Cripta dei papi, iscrizione di Numidiano completata con il frammento rin-venuto nello scavo del cubicolo di Orfeo (ICVR IV, 10664 e Cal9105) (foto Archivio PCAS).

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Ουρβανος57, di Optatus58 e di Numidiano, appena reintegrato. Sia l’antroponimoΝουµιδιανος che l’identificazione dell’iscrizione dell’episcopus Ves[ce]ritanu[s] con quel-la di Ottato59, il cui corpo sarebbe stato traslato a Roma dopo le persecuzioni vanda-liche, hanno suggerito una possibile origine africana per i personaggi ricordati nell’ultimaparte della lista di Sisto III.

L’orizzonte epigrafico che viene così a delinearsi parla una lingua composita, cheva dalla devozione, testimoniata dai graffiti, alla commemorazione privata dei tituli fu-nerari, passando per la produzione filocaliana, che assume una sfumatura celebrativae cerimoniale, definendo un arco cronologico che dagli inizi del III secolo arriva sinoalla seconda metà del successivo.

Il rinvenimento di queste iscrizioni storiche costituisce lo spunto per ulteriori con-siderazioni, che non è possibile approfondire in questo contributo e che saranno af-frontate in altra sede, quando sarà opportuno tornare a riflettere non solo sulla siste-mazione dei vari materiali nell’area, ma anche sul loro secondo utilizzo e sulle dina-miche della loro dispersione all’interno delle galleria e degli ambienti dell’Area I cal-listiana, che, come è noto, rappresenta il monumento più emblematico della Roma sot-terranea cristiana.

GIOVANNA FERRI

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