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XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana Isole e terraferma nel primo cristianesimo Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi Isole e terraferma nel primo cristianesimo university press

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XICongressoNazionaledi ArcheologiaCristiana

Isole e terraferma nel primo cristianesimoIdentità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi

Isole e terraferma nel primo cristianesimo

university press

Studi e Ricerche di Cultura Religiosa

Nuova Serie

viii

Isole e terraferma nel primo cristianesimoIdentità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi

Atti XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana

Cagliari, Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio – sede della Cittadella dei MuseiCagliari, Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna

Sant’Antioco, Sala Consiliare del Comune23-27 settembre 2014

a cura diRossana Martorelli ‐ Antonio Piras ‐ Pier Giorgio Spanu

2015

university press

Con il contributo del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e di Scienze Religiose della Conferenza Episcopale Italianae del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari

© 2015 PFTS University PressPontificia Facoltà Teologica della Sardegnavia Sanjust, 13 - 09129 Cagliari

isbn 978-88-98146-22-2

università di cagliari dipartimento di storia, beni culturali e territorio

università di sassari dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione

pontificia facoltà teologica della sardegna dipartimento di scienze bibliche e patristiche

INDICE

Introduzione Francesco Atzeni

Saluto del Rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino

Saluto del Preside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna Maurizio Teani

Saluto del Comitato promotore Rossana Martorelli

Cronaca del Congresso

Programma del Congresso

Relazione introduttiva:Le origini cristiane di isole e “continenti” tra identità e uniformità, alla prova dell’archeologiaPhilippe Pergola

I. Origine ed evoluzione del cristianesimo fra la terraferma e le isole

L’organizzazione delle Chiese nell’Italia tardoantica tra isole e terrafermaDonatella Nuzzo

Concettualizzazione e simbologia di “isola” e “terraferma” nella letteratura biblica e patristicaAntonio Piras

Discussione

II. Organizzazione dei cimiteri, dei santuari martiriali e diffusione del culto dei santi fra isole e terraferma

Sviluppi monumentali e insediativi dei santuari dei martiri in Sardegna Vincenzo Fiocchi Nicolai & Lucrezia Spera

Sepolture cristiane e pagane tra III e IV secolo: il caso della necropoli sul colle di Bonaria a CagliariSabrina Cisci & Piergiorgio Floris

Le aree funerarie fra isole e terraferma: esempi dalla Sicilia e dalla Sardegna Rosa Maria Carra Bonacasa, Giuseppe Falzone, Giuseppina Schirò, Emma Vitale & Elisabetta Sanna

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Latomie, apprestamenti idraulici, officine di vasai e luoghi di culto pagani. Il reimpiego delle preesistenze nelle catacombe di Siracusa e le puntuali analogie con alcuni dei cimiteri sotterranei maggiori e minori di RomaGioacchina T. Ricciardi

Cimiteri riservati negli edifici di culto. Il caso di Caucana (Sicilia)Giovanni Distefano

Lo spazio degli infanti nei cimiteri tardo-antichi: organizzazione e distribuzione spaziale fra ritualità e consuetudini socialiLidia Vitale Riti e pratiche funerarie nel processo di costruzione di una memoria identitaria: esempi da Sar-degna e SiciliaPaola De Santis

Il ruolo delle isole maggiori e minori nella diffusione del culto dei santi. Dinamiche e modalità di circolazione della devozioneRossana Martorelli, Lucia Mura, Marco Muresu & Laura Soro

Culto e reliquie tra isole e terraferma: l’isola di Bergeggi (Liguria)Alessandra Frondoni

Discussione

III. Edifici di culto cristiani, architettura e scultura fra isole e terraferma

La ricostruzione della rete ecclesiastica attraverso il corpus europeo delle chiese altomedievali (CARE)Gian Pietro Brogiolo

Spazi urbani di età bizantina e sedi episcopali della Sardegna settentrionale nell’XI secolo: spun-ti di riflessione attraverso il caso di Bosa (V-VII secolo)Laura Biccone, Franco G.R. Campus & Alessandro Vecciu

Suppellettile in bronzo di età tardoantica in Sicilia e Sardegna: produzione, uso e committenzaIsabella Baldini & Rita Schiaffino

Ecclesiae aedificantur, dedicantur, implentur (Agost. serm. cccxxxvi, 3). La “cattedrale” paleocristiana: costanti e variabili tra IV e VI secolo, tra isole e terrafermaGisella Cantino Wataghin

La cattedrale di Reggio Emilia. Evoluzione architettonica tra tardo antico e alto medioevoRenata Curina

Il ruolo dei marmi bizantini nella produzione scultorea della Sardegna tardoantica e paleocristianaClaudia Barsanti & Alessandra Guiglia

Sigle di lavorazione e atelier marmorari: nuove riflessioni sul relitto di MarzamemiGiulia Marsili

Nuove considerazioni sulla scultura protobizantina delle isole tra importazione e produzione locale: il caso della SiciliaSilvia Pedone

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isole e terraferma nel primo cristianesimo

Produzione e commercio del marmo lungo le rotte del Mediterraneo: evidenze dai depositi e dai relitti navali delle coste italianeAndrea Paribeni & Elena Flavia Castagnino Berlinghieri

Su un frammento scultoreo di Vico III Lanusei (Cagliari): modelli e circolazione della decorazione a tralcio e foglia cuoriforme nel Mediterraneo occidentaleAndrea Pala

Discussione

IV. La circolazione e gli scambi commerciali fra isole e terraferma

Produzioni, merci e scambi tra isole e terraferma nel Mediterraneo occidentale tardoanticoGiuliano Volpe, Danilo Leone, Pier Giorgio Spanu & Maria Turchiano

Dalla Sicilia “granaio dell’Urbe” all’autorifornimento regionale nel Lazio: forme e modi dell’approvvigionamento alimentare a Roma tra la tarda antichità e l’alto medioevoDaniela De Francesco

L’Isola di Pantelleria e il canale di Sicilia. Scambi commerciali e circolazione delle merci in età tardo anticaRoberta Baldassari Ricerche archeologiche nell’ager Tharrensis. Gli insediamenti tardoantichiBarbara Panico, Pier Giorgio Spanu & Raimondo Zucca

Rapporti economici tra la Chiesa di Ravenna e la Sicilia nell’altomedioevo: storia e archeologiaMila Bondi & Marco Cavalazzi

Circolazione e scambi commerciali sulla rotta Cartagine-Roma: il caso dell’arcipelago delle EgadiFabiola Ardizzone & Filippo Pisciotta

Sulle sponde del Mediterraneo. Il porto di Agrigentum in età tardo antica e bizantinaValentina Caminneci

Discussione

V. Epigrafia cristiana fra isole e terraferma

Appunti e spunti sull’epigrafia cristiana fra isole e terrafermaDanilo Mazzoleni

Un testo epigrafico sul sacramento del battesimo in SardiniaAttilio Mastino, Paola Ruggeri & Raimondo Zucca

L’epigrafia nei manoscritti. La seduzione del falsoAntonio M. Corda

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VI. Iconografia cristiana fra isole e terraferma

Rotte figurative cristiane della tarda antichità: la rete dei movimenti iconografici tra isole e terrafermaFabrizio Bisconti & Matteo Braconi

L’apparato iconografico dei mosaici funerari in Sardegna: apporti esterni ed interpretazioni localiGiovanna Ferri

Il ciclo pittorico nel Cubicolo di Giona a Cagliari. Un’iconografia a confronto tra isole e terrafermaNicoletta Usai

Nuove riflessioni iconografiche sul registro inferiore del sarcofago con il sacrificio di Isacco del Museo Archeologico Nazionale di CagliariDimitri Cascianelli

Circolazione dei Vangeli apocrifi tra isole e terraferma: riflessi nell’iconografia cristiana dei primi secoli (IV-VII)Sandra Sedda

Motivi cristiani ed ebraici nei corredi della necropoli di Pill’e Matta, Quartucciu (CA). Materiali e contesti ineditiDonatella Salvi

Discussione

VII. Correnti monastiche fra isole e terraferma

Le ‘isole’ di Girolamo. Visioni sullo spazio dell’ascesi fra Roma e l’Italia alla fine del IV secoloFederico Marazzi

Sviluppo e prime manifestazioni del monachesimo tra terraferma e isole: il contesto italianoMaria Carla Somma

I monasteri tra isole e terraferma all’età di Gregorio MagnoFrancesca Romana Stasolla

Discussione

VIII. Novità

I metropoliti milanesi a Genova (569-644?) e il ritrovamento di un fonte battesimale paleocristiano nella Cattedrale di San LorenzoMario Marcenaro

Un inedito complesso cimiteriale suburbano della Torino paleocristianaLuisella Pejrani Baricco

Nuovi dati su S. Marziano di Tortona e la cattedrale di AstiAlberto Crosetto

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isole e terraferma nel primo cristianesimo

Nuovi dati dal Verbano Cusio Ossola: gli scavi della chiesa di S. Pietro a Gravellona Toce e dell’oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano a VerbaniaFrancesca Garanzini

La necropoli della Ferrovia di Cividale del Friuli, tra vecchi rinvenimenti e nuove scoperteFabio Pagano

Nuovi scavi e ricerche sulle prime fasi insediative cristiane nel complesso degli horti Domitiae Lucillae e della “domus Annii” (comprensorio ospedaliero S. Giovanni-Addolorata, Roma)Jun Yamada & Alessandra Cerrito

Nuove considerazioni sull’attività dei presbiteri Urso e Proclino a Roma. Altari a confrontoAgnese Pergola

Nuovi dati sulle lucerne tardo antiche di OstiaRoberta Ruotolo

Nuove acquisizioni sulla chiesa di San Pietro in Campo di Merlo sulla via Portuense a RomaMarialuisa Zegretti

Cristianizzazione, culti e aree funerarie. Nuove acquisizioni dall’Abruzzo interno in età tardoanticaSonia Antonelli & Marzia Tornese

Le lucerne di età tardoantica e altomedievale dalla catacomba di S. Gennaro a NapoliCarlo Ebanista, Claudia Giordano & Antonio Del Gaudio

Inediti elementi scultorei altomedievali dal santuario di S. Felice a CimitileCarlo Ebanista

Gangivecchio (PA), Prima campagna di scavo. Nuovi dati sul destino delle ville romaneFabiola Ardizzone & Marco Manenti

La cristianizzazione delle isole minori: il caso dell’abitato di Scauri a PantelleriaLeonardo Abelli & Pier Giorgio Spanu

Possibili indizi per l’ubicazione della cattedrale paleocristiana di CagliariRossana Martorelli

Un possibile caso di antico “antiquariato cristiano” dall’agro serdianese: riflessioni sull’iniziale diffusione del Cristianesimo nell’hinterland di CagliariAntonello V. Greco

La Basilica urbana di Nora tra terra e mare: i nuovi rilieviJacopo Bonetto, Anna Bertelli, Giovanni Gallucci & Ivan Minella

Tomba ipogeica di Decimoputzu, loc. San GiorgioMassimo Casagrande

Olbia tra paganesimo e cristianesimoGiovanna Pietra

Nuove attestazioni epigrafico-scultoree della grecità bizantina in SardegnaFabrizio Sanna & Luca Sarriu

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IX. Poster

Scavi, scoperte e restauri in Liguria nell’ultimo decennioAlessandra Frondoni

La basilica funeraria e battesimale di Capo Don (Liguria. Riva Ligure-IM). Nuove ipotesi sulla sequenza delle fasi costruttive dalla tarda età imperiale all’età post-medievaleLuigi Gambaro & Aurora Cagnana

Spazi del sacro a Campo della Fiera (Orvieto, Umbria) tra tarda antichità e medioevoDanilo Leone

Nuove acquisizioni dai recenti restauri nelle catacombe romane dei SS. Marcellino e Pietro ad duas laurosRaffaella Giuliani

Archeologia paleocristiana nella valle del fiume TortoRosa Maria Cucco

Dalla villa al villaggio. L’età romana e tardoantica attraverso la circolazione di merci, prodotti e manufatti nelle Valli dello Jato e del Belìce Destro (PA)Antonio Alfano

Iconografie narrative su alcune coppe e lucerne sicilianeGiovanni Distefano & Angelica Ferraro

L’evoluzione dello spazio sacro del complesso di San Saturnino a Cagliari. Metodi di lettura della cartografia storica e rappresentazione GIS per la tutela del contesto urbano e del sistema archeo-logico e monumentale di una piazza contemporaneaLaura Zanini

ISTHMOS Project. Indagini archeologiche a Nora (Pula, CA). Campagne 2013-2014Romina Carboni, Francesca Collu, Emiliano Cruccas & Maura Vargiu

Markers di diffusione cristiana a Tratalias: agiotoponomastica e materialiClaudia Cocco

Il territorio di Iglesias in epoca prepisana: considerazioni storico-archeologiche alla luce dei principi dell’archeologia del paesaggioElena Bellu

Indagini archeologiche nel territorio di Astia, comune di Villamassargia. Primi risultatiMarta Macrì

Εἰς μέταλλον Σαρδονίας. Metalla ed il Sulcis iglesiente prima della pax costantinianaMattia Sanna Montanelli

Il territorio di Gonnosfanadiga (Medio Campidano) tra la tarda antichità e l’alto medioevoCristiana Cilla & Giovanni Ugas

San Giorgio di Sinis. I materiali metalliciBarbara Panico & Pier Giorgio Spanu

Il Sinis di Cabras tra tarda antichità e Alto Medioevo: primi risultati di una ricerca territorialeCarla Del Vais, Salvatore Sebis, Valentina Chergia, Maria Mureddu, Enrico Dirminti & Pietro Francesco Serreli

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Il territorio di Usellus (OR) tra l’età romana imperiale e l’alto medioevo: primi risultati del censimento archeologico dell’area comunaleCarla Del Vais & Pietro Francesco Serreli

Porto Torres (SS). Quotidianità e rapporti commerciali nella Turris Libisonis tardo antica. Un contesto di V-VI secolo d.C. dall’area portualeDaniela Deriu

Il sito tardoromano-altomedievale di Santa Filitica (Sorso-SS): nuove ricercheElisabetta Garau, Daniela Rovina, Luca Sanna, Valeria Testone & Vittorio Longo

La moneta come “indicatore” dell’insediamento in età bizantina: una ricerca in corso. L’esempio del villaggio attorno alla chiesa di S. Giovanni di Noale (Ossi, Sassari)Marco Muresu

Un’iscrizione paleocristiana di Carales riscoperta attraverso la documentazione secentesca (CIL X, 7589)Pierpaolo Longu

Conclusioni:Isole e terraferma nel primo cristianesimo. Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttiviMarc Mayer i Olivé

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LATOMIE, APPRESTAMENTI IDRAULICI, OFFICINE DI VASAI E

LUOGHI DI CULTO PAGANI. IL REIMPIEGO DELLE PREESISTENZE

NELLE CATACOMBE DI SIRACUSA E LE PUNTUALI ANALOGIE CON ALCUNI DEI

CIMITERI SOTTERRANEI MAGGIORI E MINORI DI ROMA

Gioacchina Tiziana RicciardiPontificia Commissione di Archeologia SacraIspettore per le Catacombe della Sicilia OrientaleUniversità degli Studi di CataniaDipartimento di Scienze [email protected]

RiassuntoI cimiteri comunitari di Siracusa, nello specifico, il com-plesso dell’ex-Vigna Cassia (S. Maria di Gesù, S. Diego, Marcia), S. Lucia e S. Giovanni, nacquero dal riuso di pre-esistenze di natura idraulica, artigianale, cultuale o legate allo sfruttamento di cave di pietra di età classica. Puntuali analogie del reimpiego si attestano nei cimiteri sotterra-nei maggiori di Roma, quali S. Sebastiano, Priscilla, Pre-testato e S. Agnese, o minori del territorio suburbicario, come S. Vittoria a Monteleone Sabino, e vengono ripro-poste nel seguente contributo per meglio comprendere le dinamiche insediativo-topografiche del riuso a scopo funerario, tra l’isola e la terraferma, nella primitiva era cri-stiana. Parola chiave: topografia cimiteriale sotterranea

AbstractThe community cemeteries of Syracuse, specifically, the com-plex of the ex Vigna Cassia (St. Mary of Jesus, S. Diego, Marcia), St. Lucia and St. John, were born from the reuse of existing structures of nature hydraulic, artisian, worship or linked to the exploitation of quarries of the classical age. Punc-tual analogies reuse stood in underground major cemeteries of Rome, such as St. Sebastian, Priscilla, Praetextatus and St. Agnes, or minor land suburbicarian as S. Vittoria in Monte-leone Sabino, and are proposed in the following contribution to better understand the dynamics of settlement-topographic of funeral reuse, between the island and the mainland, in the early Christian era.Keywords: underground cemeterial topography

Il presente contributo ripropone, all’attenzio-ne degli studiosi, il reimpiego delle preesistenze

all’interno delle catacombe cristiane di Siracusa e vuol essere, allo stesso tempo, sede per aggiornare l’argomento con altri dati1. Nei tre cimiteri maggio-

1 Un doveroso ringraziamento va alla Prof.ssa M. Sgar-lata, Ispettore per le catacombe della Sicilia Orientale (P.C.A.S.), per la fiducia accordatami con lo studio delle

ri della città, come S. Lucia (tra i più recenti Agnello, 1954 pp. 1-60; 1955a pp. 7-50; Amato, 1968; Sgarlata & Salvo, 2006 pp. 8-57; Sgarlata, 2007 pp. 1565-1588; Marin, 2008; Ricciardi, 2015 pp. 527-537), l’area cimi-teriale dell’ex Vigna Cassia (tra i più recenti Agnello, 1956a pp. 3-32; 1956b pp. 7-27; 1956c pp. 45-64; 1974 pp. 443-465; 1978a e Marchese, 2012) e S. Giovanni (tra i più recenti Griesheimer, 1989 pp. 751-782; Sgarlata, 1996 pp. 75-113 e 2003), risulta chiaro che lo scavo di ambulacri o di cubicula per lo sfruttamento fune-rario è il più delle volte cercato dai fossores in ma-nufatti ipogeici preesistenti e in disuso, in un arco cronologico differente2, e favorito dalla natura cal-carenitica del sedimento geo-litologico della bassa Acradina3. Di diversa funzione sono quindi le pre-esistenze riutilizzate all’interno delle catacombe si-racusane: latomie, ambienti legati alla lavorazione della ceramica (annessi e fornaci), sistemi idraulici semplici o articolati (cisterne ed acquedotti) e luo-ghi di culto pagani.

I f ronti di latomie dismesse e poco profonde furono aggrediti per lo scavo di ipogei di diritto privato4 e di catacombe minori5, come alcuni vani di officine figule6, scavati nella roccia e con accessi sempre dai fronti di cava, furono intercettati e riuti-lizzati per un intenso sfruttamento cimiteriale. Ciò è documentato in maggior modo nella catacomba di S. Lucia: nel settore G della regione C, dove si conservano i resti di una vasca di decantazione per l’argilla, il cui fondo si reimpiegò per sei tombe con setti divisori costruiti (Agnello, 1996 pp. 37-38) (fig. 1); nel Secondo Oratorio Bizantino, dove gli ambienti

regioni ‘inedite’ della catacomba di S. Lucia. Ringrazio ancora la collega Azzurra Burgio, a me sempre vicina nei numerosi sopralluoghi.2 Per la cronologia dei cimiteri maggiori di Siracusa, vedi Agnello, 1958 pp. 65-82.3 Per recenti studi di geologia e geomorfologia della Si-cilia Sud-orientale, vedi Gallitto, 2010 pp. 15-26; per la paleogeografia e geotettonica di Siracusa, vedi Mirisola, 2010 pp. 28-40. Per un’infarinatura generale dell’antico sfruttamento geo-litologico del calcare siracusano, vedi Mauceri, 1993 pp. 76-83 e Lena & Rustico, 2010 pp. 67-73.4 Come i numerosi ipogei sparsi nell’Acradina Orientale, nella Latomia dei Cappuccini, nella balza soprastante il Teatro Greco, nella Latomia dell’Intagliata e nel parco di Villa Reimann a Siracusa.5 Tra esse figurano la catacomba De Boni vedi Cavallari-Holm, 1883 pp. 64, 366, e la catacomba Führer, vedi Orsi, 1895. 6 Tra il IV e il III sec. a.C., in alcune latomie dismesse, si installarono le officine del Ceramico, ad E dell’alveo del fiume Siracò, vedi Lagona, 1972-1973 pp. 91-98, Agnello, 1978b pp. 152-158 e Polacco, 1993 p. 593. In seguito, il quar-tiere artigianale fu dismesso dal grave sisma che scon-quassò Siracusa, tra il I secolo a.C. e il I sec. d.C., vedi Agnello, 1996, p. 38.

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OC3 ed OC2 sono stati interpretati di recente come vani ipogeici di officina per via dell’icnografia ori-ginaria, della consecutività topografica alle figuline del settore G e per la presenza di una cisterna a vano unico, rivestita di malta idraulica, interrata ed ine-dita, posta al di sotto ed ortogonalmente agli stessi (Ricciardi, 2014 p. 72) (fig. 2); nel vano AG5 del setto-re G, anch’esso interpretato di recente quale atelier figulino con retrobottega (Ricciardi, 2014 pp. 59-61). Secondo una nuova ipotesi del reimpiego, altri am-bienti di vasai si dispongono lungo una direttrice N-S nel livello superiore della regione D della me-desima catacomba7 (Ricciardi, 2014 pp.72-73, 88-101, 110-112) e costituiscono l’appendice settentrionale delle officine figule già censite nell’adiacente regio-ne C (Agnello, 1954 p. 53, n. 72; 1996 pp. 37-38, Ricciar-di, 2015 p. 532). Stesse dinamiche storico-insediative e topografiche si riscontrano nel Plateau dell’area cimiteriale dell’ex Vigna Cassia: nell’Ipogeo M2 si conserva un vano di officina con i resti di una for-nace e relativo praefurnium, il cui studio è utile ai fini della tecnica edilizia adoperata8 (Agnello, 1955b pp. 240-248). Nella catacomba di S. Lucia, nel settore H inferiore, uno sfondamento della parete tergale S dell’ambulacro 4 ha permesso di censire i resti di una fornace crollata ed inedita, con lacerti del pa-ramento laterizio della camera di combustione mi-sto a cenere e ad argilla depurata (Ricciardi, 2014 p. 67; Ricciardi, 2015 p. 533) (fig. 5). Ancora una fornace scavata per metà nella roccia, prossima ad una lato-mia dismessa, è presente tra l’attuale ingresso del-la catacomba di S. Giovanni e il lato E della Cripta di S. Marciano (Agnello, 1968 p. 21), della quale si produce uno schizzo planimetrico che evidenzia in tratteggio solo l’ingombro (fig. 6)9 e si rimanda lo studio in dettaglio in altra sede.

Similari dinamiche del riutilizzo a scopo funera-rio sono attestate nei cimiteri maggiori e minori del-la Roma tardoantica10. La creazione di catacombe entro cave di tufo litoide o di pozzolana abbandona-te è puntualmente documentata durante il III secolo (tra gli ultimi Pergola, 1997 pp. 62-63) e fu argomen-to centrale della dissertazione di M.S. De Rossi, il quale individuò con certezza alcuni sepolcreti ri-cavati «in arenarium»: il cimitero di «S. Ermete» o di Bassilla, sulla Salaria Vetus, in cui i loculi furono

7 Regione cimiteriale non ancora indagata sistematica-mente; i vani considerati preesistenti sono gli ambienti SD2 SD3 SD4, nel settore sud, e i cubicula a b c, nel settore ovest. 8 Per la tecnica costruttiva delle fornaci tardo-ellenistiche, vedi Cuomo Di Caprio, 1992 p. 53.9 Si ringrazia per la gentile concessione il Geom. Vincen-zo Bongiovanni.10 Argomento che ebbe un’attenzione particolare nel IX Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, del 1978.

ritagliati nell’opera vittata che restrinse la luce delle gallerie di estrazione a profilo ellissoide (figg. 7-8); il cimitero di «S. Saturnino» o di Trasone, sulla Salaria Nova, dove lo sfruttamento cimiteriale dell’arenario si attesta però con un numero esiguo di tombe; il ci-mitero di Priscilla, sempre sulla Salaria Nova, dove il vasto reticolo della cava fu reimpiegato per lo scopo funerario e irrobustito da pilastri in età posteriore, a causa della fragilità della pozzolana (De Rossi, 1864 pp. 9-17, 31-34; Tolotti, 1970 pp. 1-2). Le posizioni con-trastanti riguardo l’arenario di Priscilla (tra i tanti e i più recenti Février, 1959 pp. 2,6,25) divennero punto di riflessione e di ripresa per uno studio ed un’ana-lisi tecnica del cimitero più approfonditi, che hanno comprovato il reimpiego della cava di pozzolana per lo scopo funerario cristiano (Tolotti, 1970 pp. 3-22; Pergola, 1997 pp. 133; Fiocchi Nicolai et al., 1998 p. 17) (fig. 9). Al terzo miglio della via Appia, un primitivo sepolcreto fu ricavato nelle gallerie di estrazione di un arenario abbandonato, in una fase antecedente gli sventramenti, gli interramenti e le sostruzioni che portarono alla sistemazione dei tre mausolea semi-ipogei della cosiddetta «piazzuola»11 (Tolotti, 1984 pp. 124-127; Pergola, 1997 pp. 181-182; Fiocchi Nicolai et al., 1998 p. 14) (fig. 10). Analoga dinamica del riuso si ripete nella Catacomba di S. Agnese, sulla Nomen-tana: un primitivo sepolcreto ricavato in arenarium, posto ad una quota superiore e servito da scala au-tonoma, fu messo in comunicazione con gli ambu-lacri della regio III del cimitero (Armellini, 1880 pp. 23,78,314-319; Pergola, 1997 p. 141; Frutaz, 2001 p. 39). Nella catacomba di Commodilla, nei pressi dell’an-tica via Ostiense, una cava di pozzolana abbando-nata accolse le sepolture venerate dei martiri Felice ed Adautto e le tombe terragne che vi si irradiaro-no attorno (Pergola, 1997 pp. 218-219)12. Infine, per il territorio suburbicario di Roma, si fa riferimento alla piccola catacomba di S. Vittoria a Monteleone Sabino, che si snoda all’interno di un antico arenario (Piacentini, 1942 p. 59): «un’antica cava di ciottoli e sabbia» per l’esattezza, il cui piano di sfruttamento fu interrato dai fossores per la creazione di un nuovo piano di calpestio, in funzione del quale si costruiro-no la maggior parte dei sepolcri (Fiocchi Nicolai & Ricciardi, 2003 pp. 19-35).

In merito al reimpiego degli apprestamenti idraulici nelle catacombe siracusane, si ricorda quanto scritto da S.L. Agnello, attento nello studio

11 Sulla dibattuta religione pagana o cristiana dei defunti seppelliti nell’«arenaria» (arenario e piazzuola insieme) di S. Sebastiano, vedi Tolotti, 1984 pp.133-142; Pergola, 1997 pp. 60-61; Fiocchi Nicolai et al., 1998 p. 14; in questa sede si focalizza lo sfruttamento delle cave per il mero utilizzo funerario. 12 Per uno studio più recente sulla topografia della cata-comba di Commodilla, vedi Carletti, 1994 pp. 3-27.

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latomie, apprestamenti idraulici, officine di vasai e luoghi di culto pagani

e nelle dinamiche di progetto portate avanti dai fossores: «[…] La tecnica di quasi tutti i cimiteri di Siracusa è generalmente uguale.[…] nessun saggio esplorativo, in tal caso, poteva avere una dimostrazione più efficace di quella offerta dalla preesistenza di un pozzo o di una cisterna campanata o, meglio ancora, di un acquedotto abbandonato. Quando lo scavo sotterraneo assumeva vaste proporzioni, come a S. Lucia, a Vigna Cassia ed a S. Maria di Gesù, allora molti di questi pozzi e cisterne venivano investiti e lasciati con l’ufficio di lucernai o, talvolta trasformati in rotonde […]» (Agnello, 1955b p. 250). Ed in effetti, le piccole e grandi cisterne della bassa Acradina (Collin Bouffier, 1987 pp. 678-680) furono reimpiegate con dinamiche differenti. Nel cimitero comunitario di S. Giovanni, si possono evidenziare persino due diverse metodologie del riuso13: la prima proiettata allo sventramento netto del piano della vasca, con solo occhio di riguardo al cono superiore usato come lucernaio (Sgarlata, 2003 pp. 44-46, figg. 17-18)14, la seconda più tollerante e conservativa, tanto da assumere esse il ruolo di ‘rotonde’ scenografiche di modulo monumentale (sempre Sgarlata, 2003 pp. 70-72)15. All’estremità NE del V cardo N del decumanus maximus del cimitero, si trova una cisterna campanata ricoperta da malta idraulica, con 11 fosse terragne e due arcosoli bisomi (Orsi, 1907 pp. 762,766): la particolarità è che il fondo della cisterna si conserva ancora e lo spesso strato di cocciopesto fu ritagliato dai setti delle formae. Nella regione C della catacomba di S. Lucia, ingegnosa fu la soluzione tecnica adottata per il riutilizzo della cisterna-rotanda a: il fondo della vasca fu sventrato e le pareti coniche fecero da alcova ai loculi, come il sottostante dado roccioso, nato dallo scarto di quota tra esso ed il piano di calpestio delle limitrofe gallerie, fu scavato per alloggiare sei arche, per adulti e per infanti; il cono a sezione circolare funse da lucernario e da presa d’aria, mentre, agli estremi O e S, furono risparmiati due pilastri a sezione rettangolare che ebbero una mera funzione statica (Agnello, 1954 pp. 43-45; Sgarlata & Salvo, 2006 p. 34). Nello stesso cimitero, nella regione D, la cisterna D1 fu trasformata in ipogeo privato per mezzo dello scavo di tre arcosoli polisomi e, solo più tardi, riallacciata al reticolo cimiteriale della più vasta catacomba (Sgarlata & Salvo, 2006 p. 34; Ricciardi, 2015 p. 528).

13 Per uno studio recente sulle cisterne coniche o campa-niformi della catacomba di S. Giovanni a Siracusa, vedi Griesheimer, 1989 pp. 753-755.14 Ciò si riscontra nel settore N, cubicula A ed M.15 Le più imponenti sono le ‘rotonde’ del settore S: Ma-rina, Adelfia e dei Sarcofagi. Per una ipotesi suggestiva dell’allineamento e della creazione delle ‘rotonde sceno-grafiche’, vedi Griesheimer, 1989 pp. 762-764.

I cunicoli di acquedotti greco-ellenistici, da tem-po in disuso, furono riadattati o ampliati dai fossores siracusani per ottenere le gallerie maestre dei cimi-teri di diritto comunitario: ciò vale per la galleria N della Catacomba di S. Maria di Gesù (Führer, 1897 pp. 59-60; Agnello, 1974 pp.443-444), per l’unica galle-ria cimiteriale conservatasi nella regione B della ca-tacomba di S. Lucia (Agnello, 1954 pp. 20-25; Sgarlata & Salvo, 2006 p. 41; fig. 33, Marin, 2008 pp. 82-84) o ancora per il decumanus maximus della catacomba di S. Giovanni (Griesheimer, 1989 pp. 752, 756-759, fig. 2; Sgarlata, 2003 p. 35 ); i pozzi di ispezione agli stessi acquedotti si prestarono allo sgombero del materiale estratto dallo scavo di loculi, arcosoli e cubicula e, in una fase successiva, come lucernari e prese per il ri-ciclo dell’aria. Alcuni apprestamenti idraulici furono casualmente intercettati e reimpiegati per lo scopo funerario, mantenendo quasi intatta la loro origina-ria icnografia: è il caso specifico del settore F della regione C della catacomba di S. Lucia, costituito da una cisterna campanata, un pozzo con base tronco-conica, un breve ramo di acquedotto a sezione tra-pezoidale e un pozzo a canna circolare (figg. 11-12), tutti rivestiti di malta idraulica a ‘doppia camicia’. Nella cisterna F, le pareti stondate diedero alloggio a tre arcosoli, di cui uno polisomo e ramificato; essa, nelle dinamiche progettuali del riuso, apparterrebbe ad una fase transitoria tra le rotonde primitive, usate verosimilmente come punto di snodo tra più galle-rie e destinate al semplice scavo di loculi16, e le ‘più tarde’ rotonde monumentali, nelle quali si assiste ad un’organizzazione degli spazi funerari ordinatis-sima e speculare, tanto da considerarsi veri e pro-pri «mausolei sotterranei» (Sgarlata, 1996 pp. 81-83; 2003 p. 72)17. Nelle pareti dell’acquedotto F1 furono sbozzati numerosi loculi mentre, nel primitivo pia-no di cocciopisto, furono intagliate sei fosse terragne (Agnello, 1955a pp. 43-47; Sgarlata & Salvo, 2006 p. 48; Ricciardi, 2014 pp. 29-36). Analogo caso di riutilizzo lo si trova nel cimitero di S. Maria di Gesù: all’inter-no del piccolo settore cimiteriale che prende origi-ne dalla galleria N-8, due brevi rami di acquedotto rivestiti di malta idraulica, verosimilmente allacciati ad un pozzo-cisterna, chiusi da un pozzo cilindrico di attingimento, furono intercettati e cesellati con lo scavo di pile di loculi speculari ed allineate (Agnello, 1974 pp. 455-459). E di nuovo nella catacomba di S. Lucia, nel settore H inferiore, il cunicolo di un ac-quedotto, con profilo tronco-conico, fu sventrato e riadattato nell’ambulacro 1 e nel vestiboletto a croce commissa del cubicolo ζ e lasciato in disparte dai fos-

16 È il caso della cisterna A della regione A della Catacom-ba di S. Lucia. 17 È il caso delle ‘rotonde’ nel settore S della catacomba di S. Giovanni, supra.

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sores quando non si prestò più alla logica progettuale (Ricciardi, 2014 pp. 55-56 e 2015, p. 531) (fig. 13).

Analogo, ma non puntuale come a Siracusa, deve considerarsi il riutilizzo di sistemi idraulici per lo scopo funerario nei cimiteri comunitari di Roma (Pergola, 1997 pp. 63-64)18. Nel cimitero di Priscilla, nell’ipogeo degli Acilii, accertato è il reimpiego di una cisterna con muri in «calcestruzzo di selce», spesso intonaco idraulico e due pozzi a canna circo-lare di diverso diametro, riutilizzata in primis come sala per banchetti funerari e in seguito per uno spa-rutissimo uso sepolcrale (Tolotti, 1970 pp. 28-30, 154-161; 1980 pp. 26-28)19 (figg. 14-15). Nella catacomba di Pretestato, sulla via Appia, un serbatoio di formida-bili dimensioni, a pianta longitudinale con dirama-zioni laterali, foderato da paramenti murari in late-rizio in un momento più tardo, fu riutilizzato per un primitivo uso funerario (Tolotti, 1978 pp. 161-164, 171-181; 1980 p. 34): nonostante recenti osservazioni con-vergano col ridimensionare la lunghezza originaria della Spelunca Magna20, resta comprovata la natura idraulica dell’invaso connesso ad impianti agricolo-residenziali del sopraterra, funzionanti sino alla metà del II secolo (Spera, 2006 pp. 192-193). Fuor di dubbio è lo sfruttamento cimiteriale di una cisterna a cunicoli «del tipo a graticola», datata all’età proto-imperiale, sulla via Flaminia: si tratta del piccolo cimitero paleocristiano ad Vicesimum, intercettato e riadattato in singolare reticolo cimiteriale (Tolot-ti, 1980 pp. 21-23; Fiocchi Nicolai, 1982 pp. 469-489) (figg. 16-17).

Per ultimo, ma non in ordine di importanza, si annovera il riuso sepolcrale di due sacelli di età elle-nistica o luoghi di culto pagani a Siracusa, integrati successivamente alla catacomba di S. Lucia: il Sacel-lo S, nel settore M della regione C, conosciuto come ‘sacello pagano’, conserva quattro nicchie votive ed i resti di un ciclo pittorico legato alla sfera religio-sa connessa al mare, avente per soggetti lo ZEΥΣ ΠEΛΟΡΟΣ e la personificazione dello stretto di Mes-sina (Agnello, 1954 pp. 54-60; 1963 pp. 8-16; Sgarlata & Salvo, 2006 p. 35 e Sgarlata, 2007 p. 1569) (fig. 18); ed il Sacello N, sito nel vicino settore G, dove rima-ne la parte sommitale di una nicchia votiva e dove due thysiai pavimentali restituirono alcune «figuri-

18 Per uno studio non recentissimo, sul reimpiego di opere idrauliche nei nuclei primitivi dei cimiteri comunitari di Roma vedi Tolotti, 1980 pp. 20-21, 24-40. Si veda anche CNAC IX pp. 138-139, 189-198, 201-203.19 Non più rintracciabile è una cisterna a cunicoli (con-trassegnata con le lettere ‘i1 i2 C1’) nella quale pare con-fluissero le acque di scarico del bacino in muratura, vedi ancora Tolotti, 1980 pp. 26-28.20 Per uno studio storico-topografico dell’area suburba-na in cui ha avuto origine il cimitero di Pretestato, vedi Spera, 2004.

ne» in terracotta, interpretate come rematori di bar-che miniaturistiche fittili (Agnello, 1957 pp. 238-240; 1996 p. 37; Sgarlata & Salvo, 2006 p. 35; Sgarlata, 2007 p. 1569)21.

Concludo questo breve lavoro, lasciando voluta-mente in disparte i casi di riuso sepolcrale cristiano di ipogei pagani, poiché, è convinzione di chi scrive, l’argomento merita di essere affrontato in altra sede, nella quale si possano evidenziare anche gli svariati casi di ‘commistione’ o ‘sincretismo’ religioso-fune-rario attestati nelle catacombe maggiori e minori di Siracusa (fra tutti Greco, 1999 pp. 80-126) e gettare nuova luce su quegli ipogei considerati «neutri» alla loro origine22, così come è stato per gli ipogei dei Flavi nella catacomba di Domitilla a Roma (Pani Er-mini, 1969 pp. 235-269; Pergola, 1992; Pergola, 2006 pp. 177-184).

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21 Per alcune statuine e imbarcazioni fittili, ritrovate in più contesti funerari e votivi di età ellenistica, è stato avanza-to un significato «simbolico» connesso al rituale del «tra-ghettamento», vedi Basile, 1993 pp. 22, 32-33.22 Sulla difficile interpretazione di ipogei primitivi, in mancanza di qualsiasi dato epigrafico ed iconografico che sia «a favore di un’attribuzione a pagani o cristiani», in un contesto storico nel quale la religione pagana risul-ta essere predominante, vedi ancora Pergola, 1997 p. 58 e Pergola, 2006 p. 182.

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latomie, apprestamenti idraulici, officine di vasai e luoghi di culto pagani

Fig. 1. SIRACUSA. Catacomba di S. Lucia: vasca

di decantazione per l’argilla riutilizzata a scopo

funerario (foto dell’A.)

Fig. 3. SIRACUSA. Plateau dell’area cimiteriale dell’ex Vigna

Cassia: pianta dell’ipogeo M2 con figulina e fornace (da

Agnello, 1955c)

Fig. 2. SIRACUSA. Catacomba di S. Lucia,

regione C, settore H mediano: cisterna a vano

unico scavata nella roccia, interrata ed inedita

(foto dell’A.)

Fig. 5. SIRACUSA. Catacomba di S. Lucia,

regione C, settore H inferiore: resti di fornace

(foto dell’A.)

Fig. 6. SIRACUSA. Cripta di S. Marciano:

schizzo planimetrico dell’ingombro di una

fornace (da Vincenzo Bongiovanni, per gentile

concessione)

Fig. 4. SIRACUSA. Plateau dell’area

cimiteriale dell’ex Vigna Cassia: resti

di fornace dell’ipogeo M2 (foto dell’A.)

TAV I

gioacchina tiziana ricciardi

188

Fig. 7. ROMA. Catacomba di S. Ermete o

Bassilla: sezione trasversale di galleria

dell’arenarium con muri in opera vittata e

loculi (da De Rossi, 1864)

Fig. 9. ROMA. Catacomba di Priscilla, Arenario:

sezione trasversale della galleria a’2 con loculi

scavati nelle pareti(da Tolotti, 1970)

Fig. 10. ROMA. Catacomba di S. Sebastiano, «piazzuola»:

sezione trasversale dell’arenario con primitivo sepolcreto e

soprastanti mausolei A Ied H (da Tolotti, 1984)

Fig. 8. ROMA. Catacomba di S. Ermete o Bassilla:

sezione longitudinale di galleria dell’arenarium con

muri in opera vittata e loculi (da De Rossi, 1864)

Fig. 11. SIRACUSA. Catacomba di S. Lucia, regione

C, settore F: schizzo misurato del sistema idraulico

riutilizzato a scopo funerario (da Marin, 2008)

Fig. 12. SIRACUSA. Catacomba di S. Lucia,

regione C, settore F: acquedotto F1 a sezione

trapezoide con loculi (foto dell’A.)

TAV II

189

latomie, apprestamenti idraulici, officine di vasai e luoghi di culto pagani

Fig. 13 SIRACUSA. Catacomba di S. Lucia,

regione C, settore H inferiore: cunicolo di

acquedotto a sezione tronco-conica, interrato ed

invaso dalla falda salmastra (foto dell’A.)

Fig. 15 ROMA. Catacomba di Priscilla, ipogeo

degli Acilii: sezione trasversale della cisterna a

vano unico i3 con muri in calcestruzzo di selce (da

Tolotti, 1970)

Fig. 18 SIRACUSA. Catacomba di S. Lucia,

regione C, settore M: pianta del Sacello Pagano S

(da Agnello, 1955)

Fig. 14 ROMA. Catacomba di Priscilla, ipogeo degli Acilii:

pianta della cisterna a vano unico i3, con muri in

calcestruzzo di selce (da Tolotti, 1980)

Fig. 17 ROMA. Catacomba ad Vicesimum sulla via

Flaminia: galleria G5b con sepolture(da Fiocchi

Nicolai, 1982)

Fig. 16 ROMA. Catacomba ad Vicesimum sulla via Flaminia:

pianta della cisterna a cunicoli riutilizzata a sepolcreto (da

Fiocchi Nicolai, 1982)

TAV III