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ANNO XXIII - N. 1-2 GENNAIO-GIUGNO 2010 ISSN 1121-1725 RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO PENALE DELL’ECONOMIA diretta da GIUSEPPE ZUCCALÀ A. ALESSANDRI, P. BERNASCONI Lugano, C. BERTEL Innsbruck, G. CASAROLI, I. CARACCIOLI, P. CONTE Bordeaux, M. DELMAS-MARTY Parigi, A. FIORELLA, G.M. FLICK, G. FLORA, F. HÖPFEL, A. LANZI, V. MILITELLO, C.E. PALIERO, A. PAGLIARO, P. PATRONO, S. PROSDOCIMI, G. SCHIAVANO, K. TIEDEMANN Friburgo I. Br. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.a. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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ANNO XXIII - N. 1-2 GENNAIO-GIUGNO 2010 ISSN 1121-1725

RIVISTA TRIMESTRALE DI

DIRITTO PENALE DELL’ECONOMIA

diretta daGIUSEPPE ZUCCALÀ

A. ALESSANDRI, P. BERNASCONI Lugano, C. BERTEL Innsbruck,G. CASAROLI, I. CARACCIOLI, P. CONTE Bordeaux, M. DELMAS-MARTY Parigi, A. FIORELLA,G.M. FLICK, G. FLORA, F. HÖPFEL, A. LANZI, V. MILITELLO, C.E. PALIERO, A. PAGLIARO,

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Patricia Faraldo Cabana

prof. titolare di diritto penaleUniversità di La Coruña, Spagna

LA TUTELA DEL CODICE PENALE SPAGNOLOCONTRO LA REALIZZAZIONE DI DISCARICHE ABUSIVE

DI RESIDUI PERICOLOSI (*)

Sommario: I. Introduzione. - II. Bene giuridico e soggetti passivo e attivo. - III. Condotta ti-pica. - IV. Fattispecie soggettiva. - V. Forme di manifestazione del reato. - VI. Conse-guenze giuridiche derivanti dal reato. - VII. Concorso di norme. - VIII. Le modificheproposte nel Progetto di riforma approvato dal Consiglio dei Ministri del 13 novembre2009.

Art. 328 C.P.: «Saranno puniti con la pena della reclusione da cinque asette mesi e della multa da 10 a 14 mesi, coloro che realizzino depositi o di-scariche di rifiuti o residui solidi o liquidi che siano tossici o pericolosi epossano nuocere gravemente all’equilibrio degli ecosistemi naturali o allasalute delle persone» (1).

I. – Lo scopo del presente lavoro è analizzare il reato di realizzazione didepositi o discariche di residui pericolosi previsto dall’articolo 328 del co-dice penale spagnolo (di seguito C.P.), nel Capitolo III, «Dei reati contro lerisorse naturali e l’ambiente», del Titolo XVI, «Dei reati relativi all’ordina-mento del territorio e la protezione del patrimonio storico e dell’ambien-te», del Libro II. Come vedremo, l’interesse tutelato in generale nel men-zionato capitolo è l’ambiente, bene giuridico che ha assunto un’importanzafondamentale negli ultimi anni davanti alla constatazione che l’attività uma-na, dato l’enorme grado di sviluppo tecnologico raggiunto e il correlativoaumento del consumo di riserve naturali assai difficilmente rinnovabili, nedetermina il progressivo deterioramento, cosa che, a lungo termine, puòmettere in pericolo persino la sopravvivenza della nostra specie. Pertantonon deve sorprendere che la Costituzione spagnola del 1978 (di seguitoC.E.), dopo aver proclamato che «tutti hanno il diritto di godere di un am-

(*) Questo lavoro è stato possibile grazie alla concessione dei progetti di ricerca «Espacioy Derecho Penal» (codice PGIDIT07PXIB101244PR), finanziato dalla Consellería de Edu-cación e Ordenación Universitaria de la Xunta de Galicia, assegnato al gruppo di ricerca di-retto dal Prof. Dr. D. Carlos Martinez-Buján Pérez, e «Espacio y Derecho Penal» (DER2008-01523/JURI), finanziato dal Ministero della Scienza e Innovazione, assegnato al gruppo dicui sono ricercatrice principale.

(1) Redazione ai sensi della Ley Orgánica (Legge costituzionale) di seguito LOI,15/2003, del 25 novembre.

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biente idoneo per lo sviluppo della persona, nonché il dovere di conservar-lo», indichi come principio basilare della politica sociale ed economica che«i pubblici poteri vigileranno sull’utilizzo razionale di tutte le risorse natu-rali, al fine di proteggere e migliorare la qualità della vita e difendere e con-servare l’ambiente, basandosi sull’indispensabile solidarietà collettiva», di-sponendo infine, che «per coloro che violino il disposto del precedentecomma, nei termini fissati dalla legge, si stabiliranno sanzioni penali o, nelcaso, amministrative, nonché l’obbligo di riparare il danno causato» (art.45).

La protezione che, in esecuzione del citato mandato costituzionale dicriminalizzazione (2), il Codice penale spagnolo del 1995 offre all’ambiente,in una delle modalità del precetto oggetto di commento, quella che esigel’attitudine a mettere in pericolo l’equilibrio degli ecosistemi naturali, adot-ta una prospettiva che è stata denominata «ecocentrica», in quanto l’am-biente viene protetto quale valore astratto in se stesso considerato, come unbene collettivo di carattere sociale generale senza referente individuale (3).Nella seconda modalità, che esige il pericolo per la salute delle persone, alcontrario, la tutela si configura in modo antropocentrico, nel far risiedere ilfondamento dell’intervento penale nell’idea della tutela della salute dellepersone. In tale ipotesi si tutela un bene sovraindividuale istituzionalizzatoscomponibile negli interessi individuali. La tutela dell’ambiente rappresen-ta qui un’anticipazione della protezione penale di tale bene giuridico di na-tura individuale (4). In termini generali si tratta di garantire, alla fine, l’esi-stenza di un ambiente propizio alla vita umana e la continuità della specie(5). Di seguito si preciserà con maggiore concretezza il bene giuridico delreato oggetto di analisi del presente lavoro, dato che presenta alcune parti-colarità degne di menzione.

L’articolo 328 C.P. si inquadra in un Capitolo in cui si prevede una fat-tispecie principale di inquinamento ambientale (art. 325 C.P.) e delle sotto-

(2) Sul suo significato, v. ampiamente, per tutti: Ramon Ribas, Medio ambiente y manda-tos constitucionales de criminalización, in Quintero Olivares-Morales Prats (Coords.),Estudios de Derecho Ambiental. Libro Homenaje al profesor Josep Miquel Prats Canut, Tirantlo Blanch, Valencia, 2008, 303-363.

(3) Cfr. Martinez-Buján Pérez, Derecho penal económico. Parte general, 2a ed., Tirantlo Blanch, Valencia, 2007, 184.

(4) Cfr. Martinez-Buján Pérez, Parte general, cit., 205.(5) Includo pertanto le generazioni future. In tal senso, v. pure Hormazábal Malarée,

El principio de lesividad y el delito ecológico, in Quintero Olivares-Morales Prats (Coor-ds.), El nuevo Derecho penal español. Estudios penales en memoria del Profesor José ManuelValle Muñiz, Aranzadi, Pamplona, 2001, 1425; Martinez-Buján Pérez, Derecho penaleconómico. Parte Especial, 2a ed., Tirant lo Blanch, Valencia, 2005, 821; Id., Parte general,cit., 205.

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fattispecie aggravate (art. 326 C.P.), oltre alla possibilità di applicare in en-trambe le ipotesi le conseguenze accessorie di cui all’art. 129 C.P. (art. 327C.P.), una fattispecie di prevaricazione specifica (art. 329 C.P.) e una fatti-specie specifica di danni a elementi di uno spazio naturale protetto (art. 330C.P.), nonché una clausola generale di punibilità dell’imprudenza grave ap-plicabile a tutte le fattispecie (art. 331 C.P.). Sono applicabili inoltre le di-sposizioni comuni contenute nel Capitolo V (artt. 338-340 C.P.). Esistonodivergenze in dottrina e giurisprudenza sul fatto che il reato di realizzazionedi depositi o discariche di residui pericolosi abbia coperto una lacuna dipunibilità esistente nel Codice penale del 1944/73, il cui l’art. 347 bis, cosìcome il precetto che lo sostituisce nell’attuale Codice penale del 1995, l’art.325 C.P. (6), non comprenderebbe questo tipo di comportamenti (7) o, alcontrario, costituisca un ingiustificato trattamento privilegiato di certe con-dotte che, se non esistesse, rientrerebbero nella fattispecie base dei reaticontro l’ambiente regolata nel menzionato art. 325 C.P., che cita espressa-

(6) Articolo 325 C.P.: «1. Sarà punito con le pene della reclusione da sei a quattro anni,della multa da otto a 24 mesi e l’inabilitazione speciale per professione o mestiere per un pe-riodo da uno a tre anni, chiunque contravvenendo alle leggi o ad altre disposizioni di caratte-re generale a protezione dell’ambiente, provochi o realizzi direttamente o indirettamenteemissioni, fuoriuscite, radiazioni, estrazioni o escavazioni, detriti, rumori, vibrazioni, iniezio-ni o depositi, nell’atmosfera, nel suolo, nel sottosuolo o nelle acque terrestri, marittime o sot-terranee, con incidenza, anche, negli spazi transfrontalieri, nonché le captazioni di acque, chepossano pregiudicare gravemente l’equilibrio degli ecosistemi naturali. Qualora il rischio digrave pregiudizio fosse per la salute delle persone, la pena della reclusione si imporrà nellasua metà superiore.

2. Chiunque dolosamente liberi, emetta o introduca radiazioni ionizzanti o altre sostanzenell’aria, terra o acque marittime, continentali, superficiali o sotterranee, in quantità che pro-duca a una persona la morte o l’infermità che, oltre a una prima assistenza ospedaliera, richie-da trattamento medico o chirurgico o produca postumi irreversibili, sarà punito, oltre checon la pena corrispondente per il danno causato alle persone, con la reclusione da due a quat-tro anni».

(7) Cfr., per es., Muñoz Lorente, El alcance del controvertido y peculiar artículo 328 delCódigo Penal de 1995, in Revista Mensual de Gestión Ambiental, 2000, n. 20/21, 51; Id., Jui-cio crítico sobre las reformas penales en materia medioambiental introducidas por la Ley Orgá-nica 15/2003, de 25 de noviembre de reforma del Código penal, in La Ley Penal, 2004, n. 6,27-30; Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos contra los recursos naturales y el me-dio ambiente, in Quintero Olivares (dir.), Comentarios al Código Penal. Tomo III. ParteEspecial (Artículo 319 a DF 7a), 5a ed., Cizur Menor, Thomson-Aranzadi, 2008, 128; VegaRuiz, Delitos contra el medio ambiente, in La Ley, 1996-3, 1462. A volte si afferma che questaposizione si scontra con il fatto che il Tribunal Supremo in determinate occasioni ha applicatoil citato art. 347 bis C.P. 1944/73 a fattispecie simili a quelle rientranti nell’attuale art. 328C.P., citandosi come esempio le sentenze del Tribunal Superior (di seguito SSTS)dell’11.3.1992 (Repertorio Jurisprudencial – di seguito RJ – 1992/4319) e 5.10.1993 (RJ1993/7694). Tuttavia, la prima delle menzionate sentenze tratta un caso di scarico o depositoeffettivamente realizzato di arance in stato di putrefazione, con fuga di succhi, e la secondaun caso pure di scarico di un residuo solido, per cui in realtà non sono ipotesi che rientranonell’attuale art. 328 C.P., bensì nell’art. 325 C.P.

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mente i depositi e gli scarichi (8). Come vedremo nel paragrafo dedicato allacondotta tipica, è possibile un’interpretazione che doti di significato e auto-nomia la figura delittuosa che ci occupa, dandole un proprio ambito di ap-plicazione al margine del reato ambientale e giustificando la minore gravitàdella pena in relazione a questo. Il fatto che la giurisprudenza maggioritariaopti per un’altra posizione, è una delle cause della scarsa applicazione di ta-le figura delittuosa.

In ogni caso, la rilevanza criminologica della condotta non è esigua: nell’anno 2008la Guardia Civil ha formulato 14 denuncie per reato e 12.776 per infrazioni amministra-tive in materia di residui pericolosi, senza includere quelli urbani e sanitari (9). La situa-zione nell’Unione Europea è simile tanto che la Commissione denuncia l’esistenza di in-frazioni sistematiche relativamente ai residui, evidenziando la tolleranza generalizzata diattività illegali come la realizzazione di discariche non autorizzate, che considera un pro-blema specifico di applicazione della legislazione ambientale comunitaria (10).

In via preliminare conviene avvisare che ci troviamo di fronte a una fi-gura di reato che ha il suo ambito di applicazione più rilevante nelle Comu-nità Autonome, quando abbiano assunto la competenza per approvare lenorme addizionali in materia di tutela dell’ambiente e del paesaggio, ai sen-si dell’articolo 149.1.23 della Costituzione; e nei Municipi, dato che le Am-ministrazioni locali sono competenti in materia di raccolta di residui, com-petenza che si estende al trattamento nei comuni con più di 5.000 abitanti ealla tutela dell’ambiente in quelli di oltre 50.000 (11). A questo punto dob-biamo tenere in conto che la Spagna è il terzo paese dell’Unione Europeacon maggior numero di municipi, un totale di 8.105, di cui oltre il 60% al

(8) In tal senso, per es., Almela Vich, El medio ambiente y su protección penal, in Actua-lidad Penal, 1998-1, marg. 37; Colás Turégano, Algunas consideraciones sobre los delitoscontra el medio ambiente en el C.P. de 1995 (C. III del T. XVI del L. II), in AA.VV., Estudiosjurídicos en memoria del Profesor Dr. D. José Ramón Casabó Ruiz. Volumen segundo, Univer-sità di Valencia, Valencia, 1997, 437; Muñoz Conde, Derecho Penal. Parte Especial, 17a ed.,Tirant lo Blanch, Valencia, 2009, 542; Terradillos Basoco, Delitos relativos a la proteccióndel patrimonio histórico y del medio ambiente, in Terradillos Basoco (Dir.), Derecho penaldel medio ambiente, Trotta, Madrid, 1997, 53; Vercher Noguera, Responsabilidad penalambiental, in Vercher Noguera-Díez-Picazo Giménez-Castañón del Valle, Responsa-bilidad ambiental penal, civil y administrativa, ecoiuris, Madrid, 2003, 78.

(9) Dati contenuti nell’Anuario Estadístico 2008 del Ministero dell’Interno, 467.(10) Comunicazione della Commissione del Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comi-

tato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni in materia di applicazione del-la legislazione ambientale comunitaria (COM/2008/0773 finale).

(11) Artt. 25, 26 e 86 della Legge 7/1985, del 2 aprile, di regolamentazione delle Basi delRegime Locale. Sull’estensione e i limiti di tale competenza, v. ampiamente Alenza García,De vertederos municipales y del almacenamiento in situ de residuos (A la luz de las aportacionesjurisprudenciales), in Revista Aranzadi de Derecho Ambiental, n. 11, 2007-1, 17 ss. Si noti chele ordinanze locali hanno un ruolo fondamentale nella determinazione dei residui dalle carat-teristiche speciali e del regime giuridico loro applicabile.

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disotto dei 1.000 abitanti e l’84% al disotto dei 5.000. Pertanto, la maggio-ranza deve svolgere solo il servizio minimo di raccolta di residui.

II. – Per quanto riguarda il bene giuridico protetto, il reato che ci occu-pa adotta, come già anticipato, una prospettiva mista ecocentrica-antropo-centrica che determina la necessità di distinguere le sue due modalità di con-dotta tipica: una che suppone l’attitudine a pregiudicare l’equilibrio degliecosistemi naturali e l’altra l’attitudine a pregiudicare la salute delle perso-ne. In entrambi i casi l’ambiente è un bene giuridico protetto, ma se nellaprima fattispecie si tutela direttamente un bene giuridico sovraindividualedi carattere sociale generale non divisibile in interessi individuali, nella se-conda risulta protetto un bene giuridico sovraindividuale istituzionalizzatodivisibile, questa volta sì, in interessi individuali riconducibili alla salute del-le persone. Ciò si ripercuote sulla struttura di entrambe le modalità tipiche.

In dottrina si segnala che, di fatto, è possibile che l’ambiente non risultiassolutamente pregiudicato dalla condotta, cosa che può succedere quandol’attitudine a provocare un danno abbia come oggetto esclusivo di riferi-mento la salute delle persone (12), poiché il precetto utilizza la congiunzionedisgiuntiva «o» quando esige che le discariche o i depositi «possano pregiu-dicare gravemente l’equilibrio degli ecosistemi naturali o la salute delle per-sone». A mio giudizio, al contrario, non si può accettare che vi siano figuredelittuose che non tocchino l’ambiente essendo previste all’interno di unCapitolo la cui rubrica recita precisamente «Dei reati contro le risorse natu-rali e l’ambiente» (13). La tipizzazione delle condotte idonee a pregiudicarel’equilibrio degli ecosistemi naturali tutela direttamente l’ambiente comebene giuridico collettivo immateriale, indivisibile in interessi individuali.Questo bene giuridico si mette in pericolo astratto con la realizzazione diuna di quelle condotte. Per parte sua, anche la tipizzazione delle condotteidonee a pregiudicare la salute delle persone suppone la tutela di quel benegiuridico collettivo, ma la concreta tipicità è vincolata alla messa in pericolodi un bene giuridico rappresentativo, la salute delle persone, che nel divie-ne il bene giuridico immediatamente protetto. In entrambi i casi si proteg-ge, alla fine, l’ambiente, seppure da prospettive differenti: la prima ecocen-

(12) Lo evidenziano Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos, cit., 130-131. V.anche Baucells Lladós, De los delitos relativos a la ordenación del territorio y la proteccióndel patrimonio histórico y del medio ambiente, in Córdoba Roda-García Arán (dir.), Co-mentarios al Código penal. Parte especial. Tomo I, Marcial Pons, Madrid-Barcelona, 2004,1395;Matellanes Rodríguez, Derecho penal del medio ambiente, iustel, Madrid, 2008, 142.

(13) V. in tal senso Conde-Pumpido Tourón, Artículo 328, in Conde-Pumpido Fer-

reiro (dir.), Código penal. Doctrina y Jurisprudencia. Tomo II. Artículos 138 a 385, Trivium,Madrid, 1997, 3261.

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trica, la seconda antropocentrica. Allora, in base a questo tenore letterale,non si può esigere che si produca allo stesso tempo un pericolo astratto perl’equilibrio degli ecosistemi naturali e per la salute delle persone, poiché ciòcostituirebbe un’interpretazione sotto ogni profilo contra legem, nonostanteda un punto di vista sistematico si potrebbe giustificare che il precetto pena-le, necessariamente di maggior gravità rispetto alle infrazioni amministrati-ve, esiga un pericolo per entrambi i beni giuridici. E ciò che richiama l’atten-zione è che la pena sia identica sia quando si mette in pericolo il bene giuri-dico collettivo sia quando si tratta di un bene giuridico individuale come lasalute delle persone. Si pensi che nel reato ambientale il rischio di grave pre-giudizio per la salute delle persone configura una fattispecie qualificata ri-spetto a quella base, fondata sulla potenzialità di pregiudicare gravementel’equilibrio degli ecosistemi naturali (14), il che configura sia un maggior ri-spetto per l’autonomia del bene giuridico collettivo ambiente (15), sia unamaggior considerazione del bene giuridico individuale salute delle persone.

Per il resto, il riferimento alternativo sia all’ambiente sia alla salute delle persone èuna costante nella normativa amministrativa che disciplina la gestione dei residui, tantoa livello nazionale, statale e regionale (16), che a livello europeo (17), e così è stato trasferi-

(14) Si impone la pena della reclusione della fattispecie base, che si estende da sei mesi aquattro anni, nella sua metà superiore (art. 325.1 ultimo paragrafo C.P.).

(15) Come evidenzia Mateos Rodríguez-Arias, Los delitos relativos a la protección delmedio ambiente, Colex, Madrid, 1998, 111.

(16) Per es., art. 1 della Legge 10/1998, del 21 aprile, dei Residui (di seguito LR), che af-ferma che la finalità della normativa è «proteggere l’ambiente e la salute delle persone». Nellostesso senso, l’art. 1 della Legge della Comunità Autonoma di Galizia 10/2008, del 3 novem-bre, sui Residui; art. 1 della Legge 1/1999, del 29 gennaio, dei Residui delle Canarie; art. 1della Legge 5/2003, del 20 marzo, dei Residui della Comunità di Madrid, ecc. In forma par-zialmente distinta, in parte più aggiustata ai termini impiegati nella normativa europea, l’art.2 del Decreto Legislativo 1/2009, del 21 luglio, per il quale si approva il Testo riformato dellaLegge regolatrice dei residui di Catalogna, prescrive che «l’obiettivo generale di questa rego-lamentazione è migliorare la qualità di vita della cittadinanza della Catalogna, ottenere un al-to livello di tutela ambientale e dotare gli enti pubblici competenti in materia dei meccanismidi intervento e controllo necessari per garantire che la gestione dei residui sia svolta senzamettere in pericolo la salute delle persone, riducendo l’impatto ambientale e in particolare:

a) Prevenendo i rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora e la fauna;b) Eliminando le molestie per rumori e odori;c) Rispettando il paesaggio e gli spazi naturali e, specialmente, gli spazi protetti;d) Impedendo l’abbandono, lo scarico e, in genere, ogni disposizione incontrollata dei

residui;e) Fomentando, in quest’ordine, la prevenzione e la riduzione della produzione dei re-

sidui e la loro pericolosità, il loro riutilizzo, il riciclaggio e altre forme di valorizzazione mate-riale».

(17) Per es., l’art. 1 della Direttiva 2008/98/ce del Parlamento Europeo e del Consiglio,del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune Direttive, ai sensi della quale «Lapresente direttiva stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana prevenen-

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to nella normativa penale, salvo intendere che in ogni caso ci troviamo di fronte a normeche pretendono la protezione dell’ambiente anche se da prospettive differenti.

Soggetto attivo può essere chiunque, per cui non è necessario ricorrereall’art. 31 C.P. (18) anche se la condotta si realizzi nell’ambito di un’attivitàdi impresa (19). Non deve necessariamente trattarsi del produttore dei rifiu-ti o residui, potendo essere un importatore, un intermediario o agente, ungestore... e cioè qualunque persona.

Il soggetto passivo può essere la collettività, se ciò che si mette in peri-colo è l’ambiente, oppure una o più persone fisiche, se ciò che si mette inpericolo è la salute delle persone, oppure entrambe contemporaneamentese concorre il pericolo per i due beni giuridici.

III. – La condotta tipica consiste nel costituire depositi o discariche dirifiuti o residui solidi o liquidi che siano tossici o pericolosi. Siamo di frontea un reato di mera condotta (20) e di pericolo astratto per i beni giuridiciprotetti.

L’azione consiste letteralmente nello «establecer» il deposito o la disca-rica, senza che sia necessaria l’effettiva realizzazione di uno scarico o depo-sito. Per «establecer» s’intende «fondare» o «istituire» qualcosa (1a accezio-ne del Dizionario della Lingua Spagnola della Reale Accademia): in questocaso un deposito o discarica, ossia, crearlo dove prima non c’era (21).

do o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gliimpatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia». Nell’art. 13 si puntua-lizza che «Gli Stati membri prendono le misure necessarie per garantire che la gestione dei ri-fiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all’ambiente e,in particolare:

a) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora o la fauna;b) senza causare inconvenienti da rumori o odori ec) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse».

(18) Articolo 31 C.P.: «1. Chiunque agisca come amministratore di fatto o di diritto diuna persona giuridica, o in nome o rappresentanza legale o volontaria di altro, risponderàpersonalmente, anche qualora non ricorrano in lui le condizioni, qualità o relazioni che lacorrispondente figura di reato o contravvenzione richiede per poter essere soggetto attivodella stessa, quando tali circostanze sussistano in capo all’ente o alla persona nel cui nome orappresentanza egli operi.

2. In queste ipotesi, se con la sentenza si applica all’autore del reato la pena della multa,sarà responsabile del pagamento della stessa in maniera diretta e in solido la persona giuridicanel cui nome o per cui conto ha agito».

(19) Tuttavia, cfr. Blanco Lozano, Artículos 325 y 328: Problemas prácticos de aplica-ción, in La Ley, 1997-4, 1320-1321.

(20) Di risultato per Mestre Delgado, Delitos relativos a la ordenación del territorio y laprotección del patrimonio histórico y del medio ambiente, in Lamarca Pérez (coord.), Dere-cho Penal. Parte especial, 4a ed., Colex, Madrid, 2008, 454.

(21) In tal senso, tra gli altri, Cuesta Aguado, Delito ecológico, in AA.VV., Memento

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L’oggetto dell’azione è costituito dai depositi o discariche. Il termine«deposito» è polisemico, dato che può alludere sia all’azione sia all’effettodi depositare, alla cosa depositata e al luogo o recipiente dove si deposita(accezioni da 1a a 3a del Dizionario della Reale Accademia). Ebbene, l’arti-colo 325 C.P. già punisce la provocazione o la realizzazione di depositi, cosìche se nell’articolo 328 C.P. s’intende il termine nello stesso senso, comepropugna un settore dottrinale (22), la sua previsione espressa risulta privadi significato, ed oltretutto configura un assurdo privilegio punitivo in vistadei differenti ambiti penali: si ricordi che la fattispecie base del reato am-bientale è punita con la pena della reclusione da sei mesi a quattro anni, del-la multa da otto a 24 mesi e l’inabilitazione speciale alla professione o me-stiere per un periodo da uno a tre anni, mentre il reato che ci occupa preve-de la pena della reclusione da cinque a sette mesi e la multa da 10 a 14 mesi,sanzioni notevolmente inferiori. Perciò, per dare significato e autonomia al-la figura dell’art. 328 C.P. conviene intendere detto termine come «luogo orecipiente dove si deposita», il che risulta inoltre coerente, a sua volta, conil significato dell’altro termine al quale lo unisce la congiunzione copulativa«e», ossia, la «discarica». In effetti, se s’interpreta unitamente al termine«discarica», che fa riferimento al «luogo in cui o attraverso il quale si scari-ca qualcosa», e anche al «luogo in cui si buttano immondizie e detriti» (ac-cezioni 1a e 2a del Dizionario della Reale Accademia) (23), risulta chiaro che-

Práctico Francis Lefebvre Penal de Empresa 2004-2005, Ediciones Francis Lefebvre, Madrid,2003, 398; Cuesta Arzamendi, Delitos contra los recursos naturales y el medio ambiente:Capítulo III, Título XVI, Libro II del Nuevo Código Penal de 1995, in Actualidad Penal,1998-1, marg. 300; Mata Barranco, Protección penal del ambiente, in Serrano-Piedeca-

sas-Demetrio Crespo (Dirs.), Cuestiones actuales de Derecho penal empresarial, Colex, Ma-drid, 2010, 232; Vázquez Iruzubieta, Nuevo Código Penal comentado (Ley 10/1995, de 23de noviembre), Edersa, Madrid, 1996, 484.

(22) Cfr., per es., Almela Vich, El medio ambiente, cit., margs. 36-37; Blanco Lozano,La protección del medio ambiente en el Derecho penal español y comparado, Comares, Granada,1997, 144;Matellanes Rodríguez, Derecho penal del medio ambiente, cit., 139-141;Muñoz

Conde, Parte Especial, cit., 542; Rodríguez López, Medio ambiente, territorio, urbanismo yDerecho penal, Bosch, Barcelona, 2007, 352-353;TerradillosBasoco, Delitos, cit., 53.

(23) Nell’art. 3 LR si definisce la discarica come quell’«impianto di smaltimento che si de-stina al deposito di residui sulla superficie o sottoterra». Evidentemente questa nozione (checoincide esattamente con la nozione contenuta nell’art. 2 g) della Direttiva 1999/31/ce delConsiglio, del 26 aprile, relativa alle discariche dei rifiuti) reitera inutilmente la menzionecongiunta di «depositi e discariche» nella fattispecie penale. D’altra parte, alcuni autori pro-pongono di distinguere tra discarica e deposito, intendendosi il primo come il «luogo o sitodove, in forma disordinata e senza controllo, si gettano i residui, privo inoltre di qualsiasi im-pianto per il loro esercizio o smaltimento», e il secondo «quell’impianto in cui si immagazzi-nano e raggruppano con un certo ordine i residui sia per il loro trattamento e smaltimento siaper la loro mera conservazione». Così, Lesmes Serrano, Los delitos contra los recursos natu-rales y el medio ambiente, in Lesmes Serrano, e altri, Derecho penal administrativo (Ordena-

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qui si punisce non la provocazione o la realizzazione di scarichi o depositiin senso stretto neppure in forma indiretta (24), ma la predisposizione, nelsenso di creazione o costituzione, di discariche o depositi di una determina-ta classe di rifiuti o residui (25). In questa prospettiva, l’art. 328 C.P. puniscegli atti preparatori o tentativi di partecipazione alla provocazione o alla rea-lizzazione di scarichi e depositi, condotte che resterebbero impunite nel-l’ambito dell’art. 325 C.P. fino a che si inizia l’esecuzione, e ciò, se da un la-to fa ritenere che l’introduzione dell’articolo 328 C.P. ha comportato unimportante avanzamento dei livelli di protezione (26), dall’altro giustificache la sua pena sia inferiore a quella prevista nell’art. 325 C.P. (27).

La menzione alternativa dei «rifiuti o residui» è superflua, dato che se-condo il Dizionario della Reale Accademia, nella sua terza accezione «rifiu-to» equivale a «residuo, spazzatura», mentre, per parte sua, «residuo» si-gnifica «ciò che risulta dalla decomposizione o distruzione di qualcosa» (2a

accezione), «materiale che resta come inservibile dopo aver realizzato un la-voro o operazione» (3a accezione). Tuttavia, una parte della dottrina affer-ma che è «accertata la citazione alternativa di residui o rifiuti, la quale pos-

ción del Territorio, Patrimonio histórico y Medio Ambiente), Comares, Granada, 1997, 360.Come si può vedere, questa proposta non coincide con la definizione amministrativa di disca-rica, senza che, a mio giudizio, si apporti nulla all’interpretazione della fattispecie penale.

(24) Come afferma un settore giurisprudenziale: per es., le SSTS del 12.12.2000 (RJ VI.2000/1914) e 6.9.2006 (RJ 2006/875), e la sentenza dell’Audiencia Provincial (Corte d’Ap-pello – di seguito SAP) di Barcellona del 12.7.1996 (Aranzadi Repertorio Penal, di seguitoARP, 1996/468). In dottrina, v. Alenza García, Protección del medio ambiente y desarrollosostenible. Urbanismo y desarrollo sostenible. Eficacia de la protección penal en materia medioambiental, in Corcoy Bidasolo (Dir.), Derecho Penal de la Empresa, Università Pubblica diNavarra, Pamplona, 2002, 607; Matellanes Rodríguez, Derecho penal del medio ambiente,cit., 140; Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos, cit., 129.

(25) Cfr. Acale Sánchez, Delitos urbanísticos, Cedecs, Barcelona, 1997, 91; BaucellsLladós, De los delitos, cit., 1419; Cuesta Aguado, Delito ecológico, cit., 398; Id., Artículo328, in Arroyo Zapatero, e altri (dir.), Comentarios al Código penal, iustel, Madrid, 2007,736-737; Cuesta Arzamendi, Delitos, cit., margs. 300-301; Silva Sánchez, Delitos contra elmedio ambiente, Tirant lo Blanch, Valencia, 1999, 126-127; Suárez González, De los delitosrelativos a la ordenación del territorio y la protección del patrimonio histórico y del medio am-biente, in Rodríguez Mourullo (dir.), Comentarios al Código penal, Civitas, Madrid, 1997,934-935; Vaello Esquerdo, Los delitos contra el medio ambiente, in Revista Aranzadi de De-recho Ambiental, n. 7, 2005-1, 39; Zubiri De Salinas, Delitos contra el medio ambiente, inBajo Fernández (dir.), Empresa y Derecho penal (II), Cuadernos de Derecho Judicial (di se-guito CDJ) 10-1998, Consejo General del Poder Judicial (di seguito CGPJ) Madrid, 1999, 112.

(26) Cfr. JavatoMartin, Artículo 328, in Cobo del Rosal (dir.), Comentarios al Códigopenal. Tomo X (Vol. II). Libro II. Título XVI, de los delitos relativos a la ordenación del territo-rio y la protección del patrimonio histórico y del medio ambiente (artículos del 319 al 340), CE-SEJ-Ediciones, Madrid, 2006, 287; Martinez-Buján Pérez, Parte especial, cit., 827; SilvaSánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 128.

(27) Cfr. Cuesta Arzamendi, Delitos, cit., marg. 300. V. pure Mata Barranco, Protec-ción penal del ambiente, cit., 232.

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siede più una base legale che scientifica, e in caso si fosse optato per unadelle due formule si sarebbero potute produrre delle lagune di punibilità»(28). La base legale a cui si allude è cambiata, essendo costituita attualmentedalla Legge 10/1998, del 21 aprile, sui Residui e normativa di sviluppo (29),che cita esclusivamente i residui (30), in consonanza con la terminologia im-piegata a livello europeo (31). Tale concetto è definito nell’articolo 3 LR co-me «qualsiasi sostanza o oggetto appartenente a una delle categorie che fi-gurano nell’allegato di questa Legge, di cui il suo possessore si disfi o di cuiabbia l’intenzione o l’obbligazione di disfarsi. In ogni caso, si considereran-no tali quelli che figurano nel Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER), appro-vato dalle Istituzioni Comunitarie» (32). Ebbene, tenendo in conto che rifiu-

(28) Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos, cit., 128. V. anche Cuesta Agua-do, Delito ecológico, cit., 398-399, che afferma che la nozione di rifiuto è più ampia di quellodi residuo, caratterizzandosi «per il maggior peso che nella qualificazione dell’oggetto comerifiuto avrebbe la volontà del proprietario».

(29) Insieme al Real Decreto 1481/2001, del 27 dicembre, che regola lo smaltimento diresidui mediante deposito in discarica, costituisce la parte principale della legislazione statalefondamentale in materia di tutela dell’ambiente, ai sensi dell’art. 149.1.23 CE, in relazione airesidui.

(30) Nell’abrogata Legge 42/1975, del 19 novembre, sulla raccolta e trattamento di resi-dui e rifiuti solidi urbani, si manteneva tale distinzione nel titolo. Nell’articolato tuttavia nonsi stabiliva nessuna distinzione di regolamentazione o trattamento, utilizzandosi ambedue iconcetti come sinonimi.

(31) Per es., nella Direttiva 2008/98/ce del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune Direttive. Con anteriorità, vedasi la Di-rettiva 75/442/cee del Consiglio, del 15 luglio, relativa ai rifiuti (Direttiva Quadro Rifiuti); laDecisione 96/350/ce della Commissione del 24 maggio, che adegua gli Allegati II A e II Bdella Direttiva 75/442/cee del Consiglio relativa ai rifiuti; la Direttiva 1999/31/ce del Consi-glio, del 26 aprile, relativa alle discariche di rifiuti; la Decisione del Consiglio 2003/33/ce, del19 dicembre 2002, che stabilisce i criteri e le procedure per l’ammissione di rifiuti nelle disca-riche ai sensi dell’art. 16 e l’Allegato II della Direttiva 1999/31/ce; la Risoluzione del Consi-glio del 7 maggio 1990 sulla politica in materia di rifiuti (90/C122/02); la Risoluzione delConsiglio del 24 febbraio 1997 su una Strategia Comunitaria per la Gestione dei Rifiuti (97/C76/01); il Regolamento (ce), n. 2150/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 25novembre, relativo alle statistiche sui rifiuti, ecc., ecc.

(32) Si deve tenere in conto che detta Legge 10/1998 esclude dal suo ambito di applica-zione le emissioni all’atmosfera regolate nella Legge 38/1972, del 22 dicembre, di Protezionedell’Ambiente Atmosferico; i residui radioattivi regolati dalla Legge 25/1964, del 29 aprile,dell’Energia nucleare; gli scarichi di effluenti liquidi alle acque continentali regolati dallaLegge 29/1985, del 2 agosto, delle Acque, che è stata derogata, dovendo intendersi che il rin-vio si effettua al vigente Real Decreto Legislativo 1/2001, del 20 luglio, che approva il testo ri-formato della Legge delle Acque (in funzione della disposizione derogatoria unica della Leg-ge 16/2002, del 1 luglio, di prevenzione e controllo integrati della contaminazione, vengonoderogate le autorizzazioni di scarichi alle acque continentali di bacini intracomunitari regolatiin questa Legge); gli scarichi da terra al mare sono regolati dalla Legge 22/1988, del 28 luglio,delle Coste (di nuovo in funzione della disposizione derogatoria unica della Legge 16/2002,del 1 luglio, di prevenzione e controllo integrati della contaminazione, vengono derogate leautorizzazioni di scarichi al dominio pubblico marittimo terrestre, da terra al mare, regolati

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to è la sostanza o l’oggetto di cui il suo possessore vuole disfarsi perché nonè più utile per lui, risulta che vi è una confluenza di significati che rende rei-terativa la menzione simultanea di entrambi i concetti.

È opportuno sottolineare come l’indicazione espressa che il materiale che si va ascaricare o depositare debba avere la natura di rifiuto o residuo, ha consentito di preci-sare che essa «impedisce che rientrino nell’ambito tipico di questo reato i depositi dimateriali pericolosi che siano privi di tale carattere, per esempio per utilizzarli successi-vamente» (33). rispetto Tuttavia, al riguardo si deve tener conto che, in accordo con laCorte di Giustizia delle Comunità Europee, «il mero fatto che una sostanza sia inserita,direttamente o indirettamente, in un processo di produzione industriale, non la escludedalla nozione di rifiuto» (34), sottolineando che «la nozione di rifiuto non deve intender-si nel senso che essa esclude le sostanze e gli oggetti suscettibili di riutilizzazione econo-mica, anche se i materiali di cui si tratti possano essere oggetto di negoziazione o quota-zione in listini commerciali pubblici o privati» (35). In effetti, non ha molto senso che taliipotesi restino margine fuori dall’ambito di applicazione di questa fattispecie penale.

I rifiuti o residui devono essere solidi o liquidi. Non si specifica nessun al-tro stato, come gassosi o pastosi (36), cui tuttavia alludeva espressamente la

in questa Legge); e gli scarichi da navi e aeronavi al mare regolati dai tratti internazionali dicui Spagna sia partecipe. La Legge 10/1998 è di applicazione suppletoria alle materie enun-ciate a continuazione in quegli aspetti regolati espressamente nella sua normativa specifica: lagestione dei residui risultanti dalla prospezione, estrazione, valorizzazione, smaltimento e im-magazzinamento di risorse minerali, nonché dell’esercizio di cave, per quanto regolato nellaLegge 22/1973, del 21 luglio, delle Miniere; lo smaltimento e trasformazione di animali mortio resti di origine animale, per quanto regolato nel Real Decreto 2224/1993, del 17 dicembre,sulle norme sanitarie di smaltimento e trasformazione di animali morti e resti di origine ani-male e protezione dagli agenti patogeni in mangimi di origine animale; i residui prodotti dalleattività agricole e agropecuarie consistenti in materie fecali e altre sostanze naturali e non pe-ricolose, quando si utilizzino nell’ambito delle attività agrarie, per quanto regolato nel RealDecreto 261/1996, del 16 febbraio, sulla protezione delle acque dalla contaminazione pro-dotta dai nitrati provenienti da fonti agrarie e nella normativa che approvi il Governo in virtùdel disposto nella disposizione addizionale quinta; gli esplosivi, cartucceria e artifici pirotec-nici declassificati, nonché i residui di materie prime pericolose o di prodotti esplosivi utilizza-ti nella fabbricazione degli anteriori, per quanto regolato nel Real Decreto 230/1998, del 16febbraio, che approva il Regolamento degli Esplosivi; e le terre separate nelle industrie agroa-limentari nelle loro fasi di ricezione e pulizia primaria delle materie prime agricole, quandosiano destinate alla loro valutazione come trattamento dei suoli, producendo un beneficio al-l’agricoltura o un miglioramento ecologico degli stessi, ai sensi della sezione R.10, dell’Allega-to II.B della Decisione della Commissione del 24 maggio 1996. Ebbene, queste esclusioniamministrative non sono applicabili al precetto penale, sempre che si tratti di residui o rifiutiche riuniscano le qualità appuntate di tossicità e pericolosità. Così, tra gli altri, Lesmes Ser-rano, Los delitos, cit., 360, in relazione ai residui nucleari e minerari.

(33) Serrano Gómez-Serrano Maíllo, Derecho penal. Parte especial, 14a ed., Dykin-son, Madrid, 2009, 654-655.

(34) Sent. CGCE del 18 dicembre 1997, nella causa C-129/96.(35) Sent. CGCE del 25 giugno 1997, nella causa C-224/95.(36) Cfr. Cuesta Arzamendi, Delitos, cit., marg. 301, y Lesmes Serrano, Los delitos,

cit., 360, in relazione alle sostanze gassose.

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normativa amministrativa in materia (37), seppure tale menzione sia statasoppressa da quella attualmente in vigore. Non sembrano esserci spiegazionia tale limitazione, che genera una lacuna di punibilità incomprensibile (38).

Inoltre, i rifiuti o residui devono essere tossici o pericolosi (39). «In talmodo, non sarà possibile sanzionare chi costituisce una discarica per altresostanze che, senza essere sussumibili nella nozione giuridico-amministrati-va di residuo “tossico” o “pericoloso”, possono mettere in grave pericolo lasalute delle persone» (40) o, va aggiunto, l’equilibrio degli ecosistemi natu-rali. Come sottolineato, esiste una definizione amministrativa di ciò ches’intende per residuo pericoloso, che consiste in un rinvio agli elenchi con-tenuti negli allegati o in altri strumenti normativi (41).

Si apprezza un cambio di terminologia nella normativa amministrativa in materia,dato che la Legge 20/1986, del 14 maggio, Legge Quadro dei Residui tossici e pericolo-si, e il suo Regolamento di esecuzione promulgato con il Real Decreto 833/1988, del 20luglio, dei Residui tossici e pericolosi, oggi abrogati, menzionavano congiuntamente gliuni e gli altri, definendoli come «i materiali solidi, pastosi, liquidi, nonché gassosi conte-nuti in recipienti, costituenti il risultato di un processo di produzione, trasformazione,utilizzazione o consumo, il cui produttore destini all’abbandono e contengano nella lorocomposizione alcune delle sostanze e materie che figurano nell’allegato della presenteLegge in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un rischio per la salute umana,le risorse naturali e l’ambiente», la Legge 10/1998, del 21 aprile, dei Residui, e la suanormativa di attuazione fanno riferimento solo ai residui pericolosi, intendendosi chequesti includono quelli tossici.

A questo punto, sorge il dubbio circa la possibilità che in ambito pena-le, anche basandosi inizialmente su detti elenchi, si possa considerare comeresiduo tossico o pericoloso un elemento che non sia contenuto in nessunodi tali elenchi, ma che sia in effetti materiale di scarto con un elevato gradodi tossicità o pericolosità (42).

(37) Art. 2 della derogata Legge 20/1986, del 14 maggio, Legge Quadro dei Residui Tos-sici e Pericolosi che menzionava i «materiali solidi, pastosi, liquidi nonché quelli gassosi con-tenuti in recipienti».

(38) Cfr. Mata Barranco, Protección penal del ambiente, cit., 232.(39) Su questi concetti, vedasi ampiamente Polaino Navarrete, Delitos contra el medio

ambiente en el Código penal español de 1995, in AA.VV., Estudios jurídicos en memoria delProfesor Dr. D. José Ramón Casabó Ruiz. Volumen segundo, Università di Valencia, Valencia,1997, 613-615.

(40) Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 130.(41) Ai sensi dell’art. 3 della Legge 10/1998, del 21 aprile, dei Residui, si intendono per

residui pericolosi «quelli che figurino nella lista di residui pericolosi approvata nel Real De-creto 952/1997, nonché i recipienti e contenitori che li abbiano contenuti. Quelli che sianostati qualificati come pericolosi dalla normativa comunitaria e quelli che possa approvare ilGoverno in conformità con il disposto della normativa europea o dei trattati internazionali dicui la Spagna sia partecipe».

(42) Contro, Baucells Lladós, De los delitos, cit., 1420; Colás Turégano, Algunas

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Per determinare la pericolosità di un rifiuto è d’interesse l’Allegato III della giàmenzionata Direttiva 2008/98/ce del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 no-vembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive, che raccoglie le «caratteri-stiche dei rifiuti che permettono di qualificarli come pericolosi». Queste caratteristichesono le seguenti: esplosivo, ossidante, facilmente infiammabile, infiammabile, irritante,nocivo, tossico, cancerogeno, corrosivo, infettivo, tossico per la riproduzione, mutage-nico, sensibilizzante o ecotossico, includendo quelli suscettibili, dopo il loro smaltimen-to, di originare un’altra sostanza per un mezzo qualsiasi che possieda una delle caratteri-stiche di cui sopra (43).

consideraciones, cit., 444, il quale, de lege ferenda, propone una riflessione sull’opportunità dioptare per una nozione materiale di residuo tossico «che permetta di applicare la fattispecieanche quando la sostanza in questione non rientri nell’allegato, ma, a giudizio dell’organogiudicante, avallato dai periti, la sostanza meriti la condizione di tossica e pericolosa»; Urra-za Abad, Delitos contra los recursos naturales y el medio ambiente, La Ley, Madrid, 2001, 285.

(43) Gli aggettivi impiegati si definiscono nei seguenti termini: «H 1 “Esplosivo”: sostan-ze e preparati che possono esplodere per effetto della fiamma o che sono sensibili agli urti eagli attriti più del dinitrobenzene.

H 2 “Comburente”: sostanze e preparati che, a contatto con altre sostanze, soprattuttose infiammabili, presentano una forte reazione esotermica.

H 3-A “Facilmente infiammabile”:– sostanze e preparati liquidi il cui punto d’infiammabilità è inferiore a 21 °C (compre-

si i liquidi estremamente infiammabili), o– sostanze e preparati che a contatto con l’aria, a temperatura ambiente e senza appor-

to di energia, possono riscaldarsi e infiammarsi, o– sostanze e preparati solidi che possono facilmente infiammarsi per la rapida azione

di una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi anche dopo l’allon-tanamento della sorgente di accensione, o

– sostanze e preparati gassosi che si infiammano a contatto con l’aria a pressione nor-male, o

– sostanze e preparati che, a contatto con l’acqua o con l’aria umida, sprigionano gasfacilmente infiammabili in quantità pericolose.

H 3-B “Infiammabile”: sostanze e preparati liquidi il cui punto d’infiammabilità è pari osuperiore a 21 °C e inferiore o pari a 55 °C.

H 4 “Irritante”: sostanze e preparati non corrosivi il cui contatto immediato, prolungatoo ripetuto con la pelle o le mucose può provocare una reazione infiammatoria.

H 5 “Nocivo”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cuta-nea, possono comportare rischi per la salute di gravità limitata.

H 6 “Tossico”: sostanze e preparati (compresi sostanze e preparati molto tossici) che,per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono comportare rischi per la salutegravi, acuti o cronici e anche la morte.

H 7 “Cancerogeno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazionecutanea, possono produrre il cancro o aumentarne l’incidenza.

H 8 “Corrosivo”: sostanze e preparati che, a contatto con tessuti vivi, possono esercitaresu di essi un’azione distruttiva.

H 9 “Infettivo”: sostanze e preparati contenenti microrganismi vitali o loro tossine, co-nosciute o ritenute per buoni motivi come cause di malattie nell’uomo o in altri organismi vi-venti.

H 10 “Tossico per la riproduzione”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestioneo penetrazione cutanea, possono produrre malformazioni congenite non ereditarie o aumen-tarne l’incidenza.

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Al riguardo conviene tener presente che la normativa amministrativa,che soffre costanti aggiornamenti, segna il livello di rischio consentito. Ciòsignifica che il cittadino deve poter consultare detta normativa ed essere ra-gionevolmente sicuro di ciò che è permesso e ciò che è proibito. Sorpren-derlo a posteriori con la dichiarazione che un determinato materiale noncontenuto nelle liste è un residuo tossico o pericoloso, significherebbe vul-nerare la sicurezza giuridica. In conclusione, ritengo che non sia possibilesanzionare ai sensi dell’art. 328 C.P. chiunque realizzi un deposito o disca-rica per materiali o sostanze che non rientrano nella definizione ammini-strativa di rifiuti o residui tossici o pericolosi (44). Qualora risulti che talimateriali o sostanze, pur non essendo inclusi in nessuna di queste liste, ineffetti siano atti a pregiudicare gravemente l’ecosistema o la salute dellepersone, è necessario attendere l’esecuzione del reato ambientale e punire,nel caso, per tale fattispecie delittuosa (45).

Il riferimento al fatto che i rifiuti o residui «possano pregiudicare grave-mente l’equilibrio degli ecosistemi naturali o la salute delle persone», cheunisce la menzione della possibilità di causare un pregiudizio grave al-l’equilibrio degli ecosistemi naturali della fattispecie base dell’art. 325 C.P.e lo stesso rischio per la salute delle persone della sotto-fattispecie aggrava-ta di tale precetto (46), configura l’articolo 328 C.P. come un reato di peri-colo astratto per il bene giuridico ambiente, nella parte che riprende l’allu-sione al grave pregiudizio per l’equilibrio degli ecosistemi naturali, e per la

H 11 “Mutageno”: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazionecutanea, possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne l’incidenza.

H 12 Rifiuti che, a contatto con l’acqua, l’aria o un acido, sprigionano un gas tossico omolto tossico.

H 13 “Sensibilizzanti”: sostanze e preparati che, per inalazione o penetrazione cutanea,possono dar luogo ad una reazione di ipersensibilizzazione per cui una successiva esposizionealla sostanza o al preparato produce effetti nefasti caratteristici.

H 14 “Ecotossico”: rifiuti che presentano o possono presentare rischi immediati o diffe-riti per uno o più comparti ambientali.

H 15 Rifiuti suscettibili, dopo smaltimento, di dare origine in qualche modo ad un’altrasostanza, ad esempio a un prodotto di lisciviazione avente una delle caratteristiche sopraelencate».

(44) Cfr. Cuesta Aguado, Delito ecológico, cit., 399-400.(45) Cfr. Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 130.(46) Alcuni autori hanno voluto apprezzare un certo carattere distintivo del pericolo nel-

l’art. 328 C.P., che giustificherebbe una pena inferiore a quella stabilita dall’art. 325 C.P., no-nostante che «il risultato pericoloso è identico in entrambi i precetti», nel fatto che, nel pre-cetto che ci occupa, i depositi o discariche restano circoscritti nello spazio, mentre nell’art.325 C.P. i depositi e gli scarichi sono per definizione incontrollabili, al realizzarsi nell’atmo-sfera, il suolo o le acque. In tal senso, Terradillos Basoco, Delitos, cit., 53. Si ricorda chequesto autore difende la tesi secondo la quale l’art. 328 C.P. costituisce una fattispecie privi-legiata rispetto all’art. 325 C.P., tesi che non si appoggia in questo lavoro.

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salute delle persone, in ciò che richiama la seconda alternativa, che, comeabbiamo visto, svolge qui una funzione di bene giuridico rappresentante, fi-nendo per costituire il bene giuridico immediatamente protetto. Pertanto,pericolo astratto per i due beni giuridici protetti (47), e all’interno di questacategoria, si tratta di reati di attitudine o di pericolo ipotetico (48).

In effetti non basta il giudizio di pericolosità ex ante sulla condotta, ma è necessarioverificare, in una prospettiva ex post, che uno dei beni giuridici citati alternativamenteavrebbe potuto essere gravemente pregiudicato da tale condotta. Ciò obbliga l’organogiudiziale a verificare che i rifiuti o residui, che si prevedeva di scaricare nel deposito odiscarica, siano atti a pregiudicare l’equilibrio degli ecosistemi naturali o la salute dellepersone. Al contrario, non è necessario provare che l’equilibrio di un ecosistema concre-to o la salute di una persona concreta siano stati messi effettivamente in pericolo (49) oabbiano sofferto un pregiudizio.

Il pericolo deve essere grave, essendo la gravità un elemento valutativoche è oggetto d’interpretazione da parte dell’organo giudiziale, in base allecircostanze concorrenti e ricorrendo a criteri scientifici o tecnici (50).

In accordo con il contenuto letterale dell’art. 328 C.P., si può ipotizzareuna situazione in cui si realizza una discarica o deposito abusivo di residuitossici o pericolosi, che tuttavia sia privo di attitudine a pregiudicare l’equi-librio degli ecosistemi naturali o la salute delle persone, per es., perché èstato costruito in modo tale che permette di escludere con sicurezza la pos-sibilità di causare detto pregiudizio. In questo caso non sarebbe applicabile

(47) Cfr. Muñoz Lorente, El alcance, cit., 52; Silva Sánchez, Delitos contra el medioambiente, cit., 130; Terradillos Basoco, Delitos, cit., 48-49.

(48) In tal senso, Cuesta Aguado, Delito ecológico, cit., 399; Id., Artículo 328, cit., 737;Cuesta Arzamendi, Delitos, cit., marg. 301; Javato Martin, Artículo 328, cit., 288; Mar-

tinez-Buján Pérez, Parte especial, cit., 828; Matellanes Rodríguez, Derecho penal delmedio ambiente, cit., 141-142; Vázquez González, Delitos contra los recursos naturales y elmedio ambiente, in Serrano Tárraga-SerranoMaíllo-Vázquez González, Tutela penalambiental, Dykinson, Madrid, 2009, 178. Afferma Escajedo San Epifanio, El medio am-biente en la crisis del Estado social. Su protección penal simbólica, Ecorama, Granada, 2006,214, che si tratta dell’elemento differenziatore principale delle condotte penalmente rilevantinei confronti delle infrazioni amministrative, rispetto al quale inoltre «il Diritto penale puòreclamare una totale autonomia valutativa, in quanto la sua precisione eccede le competenzedell’ordine amministrativo».

(49) Tuttavia, un settore della giurisprudenza afferma che ci troviamo davanti a un reatodi pericolo concreto. V. la SAP di Cadice del 16.10.2001 (JUR 2001/330839). Anche in dot-trina mantengono questa posizione Boix Reig-Jareño Leal, De los delitos, cit., 1604; Con-de-Pumpido Tourón, Artículo 328, cit., 3261; Lesmes Serrano, Los delitos, cit., 359; Ro-dríguez Ramos, Delitos contra el medio ambiente (Evolución y futuro), in Pérez Álvarez

(Ed.), Universitas Vitae. Homenaje a Ruperto Núñez Barbero, Università di Salamanca, Sala-manca, 2007, 641-642. Alcune risoluzioni arrivano a parlare di «pregiudizio concreto», il cheè un errore manifesto. Così, la SAP di Barcellona del 25.5.1999 (ARP 1999/4217).

(50) Cfr. STS del 21.12.2001 (RJ 2002/2341), in relazione allo stesso elemento nell’art.325 C.P.

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l’art. 328 C.P., dato che l’intervento del diritto penale richiede tale possibi-lità di pregiudizio per i beni giuridici menzionati (51). L’unica via per san-zionare tale condotta sarebbe ricorrere alle infrazioni amministrative in ma-teria (52).

Quando il pericolo si proietta su «uno spazio naturale protetto, s’im-porranno le pene superiori in grado a quelle rispettivamente previste» (art.338 C.P.).

La definizione amministrativa di ciò che è uno spazio naturale protetto si trova negliarticoli 27 e ss. della Legge 42/2007, del 13 dicembre, del Patrimonio naturale e dellabiodiversità, secondo cui si tratta di «quegli spazi del territorio nazionale, incluse le ac-que continentali e le acque marittime sotto la sovranità o giurisdizione nazionale, inclusala zona economica esclusiva e la piattaforma continentale, che soddisfano almeno unodei seguenti requisiti, e siano dichiarati come tali: a) contenere ecosistemi o elementi na-turali rappresentativi, singolari, fragili, minacciati o di speciale interesse ecologico,scientifico, paesaggistico, geologico o educativo; b) essere dedicati in special modo allaprotezione e conservazione della diversità biologica, della geodiversità e delle risorse na-turali e culturali associate».

A differenza degli altri reati contenuti nello stesso Capitolo, nel reato inesame non si esige espressamente l’infrazione della normativa amministrati-va relativa alla gestione di residui, particolare sfruttato dal settore dottrina-le e giurisprudenziale favorevole a considerare questo precetto come fatti-specie privilegiata rispetto all’art. 325 C.P., per fondarvi la giustificazionedella differenza di pena, più lieve nell’art. 328 C.P. (53). La giurisprudenza ela dottrina maggioritarie tuttavia ritengono che detta infrazione «è implicitanel fatto di realizzare depositi o discariche in relazione a una determinataclasse di residui (quelli “tossici o pericolosi”), che è soggetta a specifiche e

(51) Come evidenzia Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 131. In talsenso, Baucells Lladós, De los delitos, cit., 1420; Rodríguez López, Medio ambiente, cit.,353.

(52) Cfr. Lesmes Serrano, Los delitos, cit., 362.(53) Così, la STS del 21.12.2001 (RJ 2002/2341), che afferma espressamente che «la pena-

lità minore, che stabilisce il Codice per il reato dell’art. 328 in comparazione con quella del-l’art. 325, non contiene nelle loro rispettive redazioni altra differenza rilevante, salvo che nel-la figura del 325 deve concorrere, insieme alla realizzazione di emissioni, scarichi e di tutte lealtre forme di commissione enumerate, la contravvenzione alle Leggi o disposizioni di carat-tere generale di tutela dell’ambiente, mentre nel 328 tale classe di contravvenzione non è ri-chiesta. Sembra quindi che l’aggiunta di quella infrazione normativa sia alla base maggior di-svalore penale che tale condotta merita da parte del legislatore...». In dottrina, Conde-Pum-pido Tourón, Artículo 328, cit., 3261-3262; Matellanes Rodríguez, Derecho penal delmedio ambiente, cit., 140; Queralt Jiménez, Parte especial, cit., 880, che intende che è l’uni-ca forma di spiegare l’esiguità della pena dell’art. 328 in comparazione con quella dell’art.325 C.P., seppur criticandola; Vega Ruiz, Delitos contra medio ambiente, ordenación del ter-ritorio, patrimonio histórico, flora y fauna en el Código penal de 1995, Colex, Madrid, 1996,139.

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rigorose norme di gestione» (54). In effetti, la normativa extrapenale in ma-teria deve operare come limite all’intervento punitivo, segnando, come giàsottolineato, il livello di rischio consentito (55), e cioè del pericolo che si as-sume sempre che simultaneamente si adottino le misure di protezione ade-guate per evitare che sfugga al controllo. Si è affermato che, in teoria, «ri-sulta difficilmente immaginabile che si possa realizzare una discarica peri-colosa per gli ecosistemi naturali o la salute delle persone senza infrangerela normativa ambientale» (56), poiché l’art. 22.1 della Legge 10/1998 dispo-ne che «sono soggette al regime di autorizzazioni da parte dell’organismoambientale della Comunità Autonoma (...) la raccolta e l’immagazzinamen-to dei residui pericolosi». In effetti, l’immagazzinamento, lo scarico, l’ab-bandono o lo smaltimento di sostanze o residui sono attività soggette a li-cenza o autorizzazione in base alla Legge 10/1998, con carattere ordinario.Così come nella Legge 16/2002, dell’1 luglio, di Prevenzione e controllo in-tegrati dell’inquinamento, per tutte le attività industriali comprese nel suoambito di applicazione, tra le quali rientrano determinati impianti dedicatialla gestione di residui.

(54) Martinez-Buján Pérez, Parte especial, cit., 827. In tal senso, Almela Vich, El me-dio ambiente, cit., marg. 37; Baucells Lladós, De los delitos, cit., 1419-1420; Blanco Lo-

zano, La protección, cit., 144; Id., Artículos 325 y 328, cit., 1320; Cuesta Arzamendi, Deli-tos, cit., marg. 301; Escajedo San Epifanio, El medio ambiente, cit., 213; Javato Martin,Artículo 328, cit., 286-287; LasoMartinez, Urbanismo y medio ambiente en el nuevo Códigopenal, Marcial Pons, Madrid, 1997, 126; Lesmes Serrano, Los delitos, cit., 361-362; López-Cerón Hoyos, e altri, Delitos contra los recursos naturales y el medio ambiente, in AA.VV.,Delitos y cuestiones penales en el ámbito empresarial, Diario Expansión, Madrid, 1999, 489;Muñoz Lorente, El alcance, cit., 49-50; Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos,cit., 128-129; Rodríguez López, Medio ambiente, cit., 353; Silva Sánchez, Delitos contra elmedio ambiente, cit., 128; Suárez González, De los delitos, cit., 935; Vaello Esquerdo,Los delitos, cit., 39; Vázquez Iruzubieta, Nuevo Código Penal comentado, cit., 485; Ver-cher Noguera, De los delitos relativos a la ordenación del territorio y la protección del Patri-monio histórico y del medio ambiente, in Moral García-Serrano Butragueño (Coords.),Código penal de 1995. Comentarios y Jurisprudencia. Tomo II (Arts. 138 a 639), Comares,Granada, 2002, 2071. In giurisprudenza, in tal senso le SSTS del 30.5.2007 (RJ 2007/3725) e13.2.2008 (RJ 2008/2973).

(55) Cfr. Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos, cit., 128. V. anche Torres

Vela, Reseña jurisprudencial sobre la delincuencia medioambiental, in Granados Pérez

(Dir.), Problemas derivados de la delincuencia medioambiental, CDJ 52-2004, CGPJ, Madrid,2004, 202; VázquezGonzález, Delitos, cit., 179; Zubiri De Salinas, Delitos, cit., 112.

(56) Javato Martin, Artículo 328, cit., 287. Nello stesso senso: Almela Vich, El medioambiente, cit., margs. 36-37; Blanco Lozano, Artículos 325 y 328, cit., 935; Silva Sánchez,Delitos contra el medio ambiente, cit., 128; Sospedra Navas, De los delitos contra los recursosnaturales y el medio ambiente. Capítulo III, in Domínguez, e altri, Delitos relativos a la orde-nación del territorio y protección del patrimonio histórico, medio ambiente y contra la seguridadcolectiva (Delitos de riesgo catastrófico e incendios), Bosch, Barcelona, 1999, 212; SuárezGonzález, De los delitos, cit., 935; VázquezGonzález, Delitos, cit., 179.

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La concessione di un’autorizzazione condizionata alla realizzazione di un progetto edi determinate opere che non sono portate a termine, non permette di escludere la tipi-cità in relazione a questo reato (57). In effetti, quando le azioni ausiliarie di controllo deirischi stipulate nell’autorizzazione non sono realizzate, o non sono realizzate corretta-mente, l’azione cessa di essere autorizzata (58).

Un settore dottrinale fissa un’ulteriore limitazione all’applicazione delprecetto, consistente nel ritenere che l’abusività della realizzazione dei de-positi o delle discariche vada interpretata nel senso che si tratti di un’atti-vità non solo non autorizzata, ma anche non autorizzabile, cioè che se det-ta realizzazione era autorizzabile, la carenza di autorizzazione non impli-cherebbe di per sé il reato, mentre da parte sua l’autorizzazione non esclu-derebbe il reato se l’attività non è autorizzabile (59). In effetti, siamo difronte a un sistema di accessorietà della norma. È corretto verificare sel’autorizzazione è conforme alle disposizioni generali che disciplinano laclasse di residui. Se non lo è, non è in grado di eliminare né la tipicità nél’antigiuridicità della condotta: data l’assenza di un riferimento esplicitoall’infrazione della normativa extrapenale, non sembra possibile ritenereche resti esclusa la tipicità, né tantomeno è corretto ritenere che un’auto-rizzazione illegale escluda l’antigiuridicità della condotta. Perciò, sembrapiù adeguato tenere conto dell’esistenza dell’autorizzazione per apprezza-re un errore sulla fattispecie, che, secondo il caso, può essere vincibile oinvincibile (60).

IV. – La fattispecie è dolosaed è ammissibile la forma del dolo even-tuale (61).

È possibile la realizzazione della fattispecie per colpa, poiché è applica-bile la clausola generale d’imprudenza contenuta nell’art. 331 C.P. (62), sen-za che vi siano elementi nell’art. 328 C.P. che permettano di escludere tale

(57) Cfr. Lesmes Serrano, Los delitos, cit., 362. Sembra che anche Laso Martinez, Ur-banismo, cit., 126.

(58) Cfr. Paredes Castañón, La accesoriedad administrativa de la tipicidad penal como té-cnica legislativa: efectos políticos y efectos materiales, in Quintero Olivares-Morales Pra-

ts (Coords.), Estudios de Derecho Ambiental. Libro Homenaje al profesor Josep Miquel PratsCanut, Tirant lo Blanch, Valencia, 2008, 664.

(59) Cfr. Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 128, nota 178. In tal sensov. pure Cuesta Aguado, Delito ecológico, cit., 400; Laso Martinez, Urbanismo, cit., 126;Muñoz Lorente, El alcance, cit., 49.

(60) Cfr. Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 129-130.(61) Vedasi tra gli altri, Mestre Delgado, Delitos, cit., 453.(62) Articolo 331 C.P.: «I fatti previsti nel presente Capitolo saranno sanzionati, nel caso,

con la pena inferiore in grado, nei rispettivi supposti, quando siano stati commessi per impru-denza grave».

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forma di imputazione soggettiva (63). Nei casi più frequenti il soggetto atti-vo, agendo in modo contrario al dovere di attenzione, scarta la possibilità dicausare un pregiudizio all’equilibrio degli ecosistemi naturali o la salutedelle persone (64). Risulta inoltre applicabile la fattispecie colposa nell’ipo-tesi di errore evitabile su un elemento della fattispecie penale: per es., il sog-getto attivo sa di istituire un deposito o una discarica abusiva, ma ignorache sono destinati a ricevere residui tossici o pericolosi.

Come abbiamo visto, la concessione di un’autorizzazione per realizzareil deposito o discarica che, secondo la normativa amministrativa, è nulla,può essere tenuta in conto come fondamento per l’apprezzamento di un er-rore sulla fattispecie permissiva, e in concreto di un errore sui presuppostidella causa di giustificazione dell’esercizio legittimo di un diritto (65). Evi-dentemente non esiste errore quando il soggetto conosce perfettamente leragioni che determinano l’illegalità della concessione dell’autorizzazione.

In giurisprudenza si è ritenuto che l’esistenza di procedimenti sanzionatori ammini-strativi per i medesimi fatti costitutivi dell’illecito penale esclude l’apprezzamento dellacolpa, dovendo apprezzarsi la sussistenza di dolo nella condotta dell’agente (66).

V. – Il reato si consuma nel momento in cui la discarica o deposito èpronto per ricevere i rifiuti o residui.

In linea con la posizione adottata circa la condotta tipica, non risulta necessarioche si realizzi nessuno scarico o deposito per ritenere consumata la figura oggetto distudio (67).

Per quanto riguarda le questioni relative al concorso di persone, siamodi fronte a un reato comune che non pone problemi specifici in questa ma-

(63) Cfr. Baucells Lladós, De los delitos, cit., 1420; Muñoz Conde, Parte Especial, cit.,542; Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 131; Vaello Esquerdo, Los de-litos, cit., 40.

(64) V., per es., il presupposto di fatto della SAP di Albacete del 31.10.2001 (ARP 2001/751), che cifra la differenza con l’infrazione amministrativa al trattarsi di un’attitudine pro-lungata nel tempo, che ribassa la mera mancanza di imprevisione o la disattenzione puntualeo passeggera.

(65) Cfr. Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 130. In effetti, come se-gnala Cuesta Aguado, Delito ecológico, cit., 400, la credenza erronea che la condotta siapermessa da un’autorizzazione amministrativa o che sia conforme alla legislazione ammini-strativa, deve essere trattata come un errore di divieto.

(66) Cfr. la STS del 11.2.2003 (RJ 2003/1083).(67) Cfr. la STS del 13.2.2008 (RJ 2008/2973). Contro, Vázquez Iruzubieta, Nuevo

Código Penal comentado, cit., 484-485, che esige che si sia scaricato almeno una volta «datoche, prima di allora, si è in presenza solo di un terreno che nulla spiega di per sé». Al contra-rio, Torres Vela, Reseña, cit., 202, più correttamente, intende che se si realizza uno scaricosi dovrà applicare l’art. 325.

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teria (68). Non è necessario ricorrere all’art. 31 C.P. quando la condotta èrealizzata in seno ad un’impresa (69).

VI. – Le pene previste per la modalità dolosa sono congiuntamente lareclusione da cinque a sette mesi e la multa da dieci a quattordici mesi. Datal’esigua durata della pena della reclusione, vi è tanto la possibilità di so-spensione condizionale della sua esecuzione come di sostituzione con altrepene non privative della libertà. Rispetto alla multa, è opportuno ricordareche, anche nel caso in cui il delitto sia stato commesso nell’esercizio diun’attività d’impresa, il carattere personale delle pene obbliga a tenere con-to esclusivamente della capacità economica del reo per la determinazionedella quota giornaliera, e non di quella dell’impresa (70). Tuttavia, l’impresaè comunque responsabile del pagamento della multa congiuntamente conla persona fisica condannata. In caso d’inadempimento, quindi, non si puòapplicare all’impresa la responsabilità personale sussidiaria per mancatopagamento della multa.

Nel caso in cui il pericolo si proietti su uno spazio naturale protetto, siimpongono le pene superiori in grado a quelle rispettivamente previste, aisensi dell’art. 338 C.P., cioè la reclusione da sette mesi e un giorno a dieci me-si e quindici giorni e la multa da quattordici mesi e un giorno a ventuno mesi.

Per parte sua, la la modalità colposa del delitto che ci occupa è punita conle pene inferiori in un grado, ossia la reclusione da due mesi e mezzo a cinquemesi meno un giorno e multa da cinque a dieci mesi meno un giorno nellaforma base, e la reclusione da tre mesi e quindici giorni a sette mesi meno ungiorno e la multa da sette mesi e un giorno a quattordici mesi meno un giornonella forma aggravata per implicazione di uno spazio naturale protetto.

In questi casi, data la natura di reato di pericolo e a consumazione anti-cipata, non vi è la possibilità di obbligare al ripristino dell’equilibrio ecolo-gico perturbato (prevista nell’art. 339 C.P. (71), all’interno del Capitolo V,dedicato alle «Disposizioni comuni», del Titolo XVI). È possibile tuttavia

(68) Su alcune questioni che sorgono in ambito aziendale, v. Faraldo Cabana, Proble-mas de atribución de la responsabilidad penal derivados de la estructura jerárquica de la empre-sa, in Quintero Olivares-Morales Prats (Coords.), Estudios de Derecho Ambiental. Li-bro Homenaje al profesor Josep Miquel Prats Canut, Tirant lo Blanch, Valencia, 2008, 469-523.

(69) Vedasi tuttavia López-CerónHoyos, e altri, Delitos, cit., 497.(70) Come segnala in modo accertato Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente,

cit., 132.(71) Articolo 339 C.P.: «I Giudici o Tribunali, motivatamente, potranno ordinare l’ado-

zione a spese dell’autore del fatto, di misure dirette a ripristinare l’equilibrio ecologico per-turbato, nonché adottare qualsiasi altra misura cautelare necessaria per la protezione dei benitutelati nel presente Titolo».

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obbligare ad adottare qualsiasi altra misura cautelare necessaria per la pro-tezione dei beni considerati in detto Titolo XVI, possibilità ugualmenteprevista dall’art. 339 C.P., e in particolare l’esecuzione di un progetto dichiusura a tenuta stagna che impedisca infiltrazioni o emissioni all’esternoo la chiusura definitiva della discarica o deposito.

La chiusura definitiva del deposito o discarica eseguita volontariamenteprima della presentazione della querela penale può essere valutata ai finidell’attenuante prevista nell’art. 340 C.P. (72). In effetti «il primo modo diriparazione è evitare nuovi pericoli o danni» (73).

L’introduzione di questo precetto in diritto penale ambientale (74) corrisponde alprincipio tradizionale del diritto amministrativo sanzionatorio: «chi inquina deve ripa-rare» (75), applaudito da un settore dottrinale che ritiene che «il modello riparatorio de-ve svolgere in futuro un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti per reati ambien-tali», giungendo anche a sostituire le sanzioni pecuniaria e privativa della libertà (76).Contro tale opinione, e pur riconoscendo l’importanza della riparazione in un ambitocome quello costituito dal diritto ambientale, è opportuno tener presente che la ripara-zione può essere integrata nei costi dell’attività imprenditoriale, non incidendo così inmodo diretto e personale sui responsabili, in modo da ridurne l’effetto preventivo (77).

Dati i requisiti sia dell’art. 340 C.P. sia dell’art. 21.5 C.P. (78), in giuri-sprudenza si afferma che si deve optare necessariamente per l’applicazionedel precetto ambientale, in quanto è più specifico. Si tenga presente chementre l’attenuante generica della riparazione del danno permette solo diapplicare la pena corrispondente al reato di cui si tratti nella sua metà infe-riore, salvo che sia considerata molto qualificata (nel qual caso può com-

(72) Articolo 340 C.P.: «Se il colpevole di qualsivoglia fatto tipizzato nel presente Titoloavesse proceduto volontariamente a riparare il danno causato, i Giudici e Tribunali gli im-porranno la pena inferiore in grado a quelle rispettivamente previste».

(73) In tal senso, Gomis Catalá, Responsabilidad por daños al medio ambiente, Aranzadi,Pamplona, 1998, 254 ss; Queralt Jiménez, Parte Especial, cit., 904.

(74) Richiesta a suo momento dalla dottrina. Vedasi, tra gli altri, Higuera Guimerá, Lasexcusas absolutorias, Marcial Pons, Madrid, 1993, 167.

(75) V. ampiamente, Gomis Catalá, Responsabilidad por daños al medio ambiente, cit.,249 ss. L’obbligazione di ripristinare l’ambiente danneggiato è riconosciuta pure a livello co-stituzionale dall’art. 45 CE, come visto sopra.

(76) Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos, cit., 184. Afferma, a mio giudiziocon ragione, che un regime privilegiato relativo alle attenuanti di comportamento post delitti-vo positivo supporrebbe un indebolimento della finalità di prevenzione generale della normapenale, per tutti, Cuesta Aguado, Respuesta penal al peligro nuclear, PPU, Barcelona, 1994,301 ss.

(77) Faraldo Cabana, Las causas de levantamiento de la pena, Tirant lo Blanch, Valen-cia, 2000, 135 ss.

(78) Articolo 21 C.P.: «Sono circostanze attenuanti: ... 5. L’aver proceduto il colpevole ariparare il danno occasionato alla vittima, o a diminuirne gli effetti, in qualunque momentodel procedimento e con anteriorità all’instaurazione del giudizio orale».

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portare, secondo le ipotesi, una pena inferiore in uno o due gradi), l’art. 340C.P. comporta obbligatoriamente l’attenuazione in un grado della penaprevista (79).

Tuttavia, in giurisprudenza si afferma anche che ciò non comporta l’impossibilità digiungere ad un’attenuazione fino a due gradi quando si ritiene l’attenuante molto quali-ficata, poiché l’art. 66.1.2o C.P. non distinguerebbe tra circostanze attenuanti generichee specifiche (80). Tale affermazione è indubbiamente erronea, in quanto l’art. 67 C.P.espressamente prevede che «le regole dell’articolo precedente non si applicano alle cir-costanze aggravanti o attenuanti che la legge abbia tenuto in conto nel descrivere o san-zionare una violazione...» (81).

Vi è una zona di confluenza di entrambi i precetti costituita dalla ripara-zione completa del danno realizzata prima dell’inizio del giudizio orale. Intale situazione, si deve applicare l’art. 340 C.P., che contiene una disciplinaspeciale dell’attenuante generica della riparazione del danno (82), senza chesia possibile superare l’attenuazione di un grado ivi prevista (83).

(79) Attenuazione che è stata qualificata «timida» da Suárez González, De los delitos,cit., 947. Da parte sua, afferma Mateos Rodríguez-Arias, Los delitos, cit., 149, che il setto-re ambientale risulta privilegiato perché, nonostante l’attenuante generica di riparazione deldanno permetta di imporre la pena inferiore in uno o due gradi se si stima come assai qualifi-cata, l’art. 340 C.P. obbliga comunque ad applicar sempre la pena inferiore in un grado.

(80) Cfr. in tal senso la STS del 23.9.2003 (RJ 2003/7504). L’art. 66.1.2o C.P. dispone che«nell’applicazione della pena, trattandosi di reati dolosi, i Giudici e i Tribunali osserveranno,secondo vi siano o meno circostanze attenuanti o aggravanti, le seguenti regole: ...

2. Quando concorrano due o più circostanze attenuanti, o una o più assai qualificate, enon concorra nessuna aggravante, applicheranno la pena inferiore in uno o due gradi rispettoa quella stabilita dalla Legge, in considerazione del numero e l’entità di dette circostanze atte-nuanti».

(81) Opinione maggioritaria in dottrina. V., per tutti, Vidales Rodríguez, La reparacióndel daño en los delitos relativos a la ordenación del territorio y la protección del patrimonio hi-stórico y del medio ambiente. Análisis del artículo 340 del Código penal, in Quintero Oliva-

res-Morales Prats (Coords.), Estudios de Derecho Ambiental. Libro Homenaje al profesorJosep Miquel Prats Canut, Tirant lo Blanch, Valencia, 2008, 786-789.

(82) Una differenza importante radica nel limite temporale per gli effetti della realizzazio-ne di condotte di riparazione del danno: nell’art. 21.5 C.P. si stabilisce espressamente che sca-de all’inizio della celebrazione del giudizio orale; nell’art. 340 C.P. non si dice nulla, «per cui èperfettamente ammissibile accettare l’efficacia degli atti di riparazione fino al momento stessoin cui il Giudice detti sentenza». Puente Aba, La atenuación de la pena en los delitos contra elmedio ambiente: entre la prevención y la reparación de los daños medioambientales, inQuinte-

ro Olivares-Morales Prats (Coords.), Estudios de Derecho Ambiental. Libro Homenaje alprofesor Josep Miquel Prats Canut, Tirant lo Blanch, Valencia, 2008, 712. Vedasi anche Faral-do Cabana, Las causas de levantamiento de la pena, cit., 281. Contro, Tamarit Sumalla, Lareparación como instrumento de protección penal del ambiente, in Quintero Olivares-Mo-

rales Prats (Coords.), Estudios de Derecho Ambiental. Libro Homenaje al profesor Josep Mi-quel Prats Canut, Tirant lo Blanch, Valencia, 2008, 755, che afferma che «la cosa più corretta èritenere applicabile anche all’art. 340 lo stesso requisito temporale dell’art. 21-5, all’essere lanorma esaminata essenzialmente una manifestazione particolare della riparazione».

(83) La presenza di un’attenuante generica di riparazione del danno che permette un’at-

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Quando la riparazione del danno causato non è completa, non si appli-ca l’art. 340 C.P., ma l’attenuante dell’art. 21.5 C.P., dato che per questa èsufficiente la riduzione degli effetti del reato, sempre che risponda a unosforzo serio dell’autore per riparare (84), il che giustifica che in genere siconceda un maggior effetto attenuante nel primo caso rispetto al secondo.

In nessun caso è accettabile a tali effetti «riconoscere efficacia alla ripa-razione effettivamente realizzata, compresa quella deliberata in sentenza»(85), dato che l’adempimento, anche volontario, di una misura obbligatoriada parte del condannato non può dar luogo a un’attenuazione della pena.

VII. – Quando il medesimo soggetto prima costituisce il deposito o di-scarica e dopo realizza un deposito o scarico si deve applicare esclusiva-mente l’art. 325 C.P., che assorbe il disvalore del precetto che ci occupa(86). Tuttavia, nella giurisprudenza si rileva prevalentemente l’applicazioneesclusiva dell’art.328 C.P. in queste ipotesi (87), a volte nella sua modalità

tenuazione superiore, in alcuni casi, a quella prevista in questa attenuante specifica, spinge unsettore dottrinale ad affermare che l’art. 340 C.P. è superfluo, «per provocare distorsione neiconfronti degli effetti punitivi che con carattere generale il Codice stesso prevede per le atte-nuanti». Rodríguez López, Medio ambiente, cit., 417. Intende che in effetti risulta «pertur-batrice» Puente Aba, La atenuación, cit., 722.

(84) Cfr. Vega Ruiz, Delitos, cit., 145, che parte da un’interpretazione stretta di questacausa attenuante, intendendo che «non dipende soggettivamente dall’intenzione, bensì og-gettivamente dalla riparazione concreta del danno. Non vi sarà attenuante se si è tentata taleriparazione senza riuscirvi». Nello stesso senso, cfr. Cuesta Arzamendi, Delitos, cit., marg.306, criticando che l’art. 340 C.P. non comprenda lo sforzo diretto a diminuire gli effetti delreato, «almeno (come nel Diritto tedesco) se questi (o il danno) restino congiurati da circo-stanze o comportamenti al margine dell’autore»; Faraldo Cabana, Las causas de levanta-miento de la pena, cit., 279; Puente Aba, La atenuación, cit., 721. Contra, Carmona Salga-do in Cobo del Rosal (Dir.), Parte especial, II, cit., 90, che intende che anche lo sforzo serioma infruttuoso di riparare il danno permetta di applicare l’attenuazione prevista nell’art. 340C.P. Ammettono che una riparazione parziale può permettere l’applicazione dell’art. 340C.P., tra gli altri, Cuesta Arzamendi, Delitos, cit., marg. 306; Silva Sánchez, Delitos contrael medio ambiente, cit., 178; Tamarit Sumalla, La reparación, cit., 756-757; Vidales Rodrí-guez, La reparación, cit., 782-783.

(85) Come propongono Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos, cit., 184.(86) In tal senso, Javato Martin, Artículo 328, cit., 285-286; Martinez-Buján Pérez,

Parte especial, cit., 828; Mestre Delgado, Delitos, cit., 449; Muñoz Conde, Parte especial,cit., 542; Muñoz Lorente, El alcance, cit., 51; SerranoGómez-SerranoMaíllo, Parte es-pecial, cit., 655; Silva Sánchez, Delitos contra el medio ambiente, cit., 130; Suárez Gonzá-

lez, De los delitos, cit., 934. Affermano che si deve applicare l’art. 325 C.P. ma applicando ilprincipio di specialità e non quello che si utilizza nel testo, Alenza García, Protección, cit.,607; Queralt Jiménez, Parte especial, cit., 880, che afferma che «sempre che intervengaun’infrazione normativa, la fattispecie, all’essere più specifica, da applicare sarà quella delreato ecologico», seppur criticando tale criterio al considerarlo troppo formale.

(87) Per es., vedasi la SAP delle Asturie del 10.9.1999 (ARP 1999/3277), nel caso di ab-bandono al suolo all’intemperie, 50.000 tonnellate di idrossido di calcio, senza base isolante

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colposa, partendo indubbiamente dalla sua interpretazione come fattispe-cie speciale rispetto al reato ambientale (88), interpretazione che, come giàindicato, è priva di senso, dato che la supposta fattispecie speciale, in teoriapiù grave poiché richiede la realizzazione di scarichi o depositi di rifiuti oresidui tossici o pericolosi, si punisce con pena inferiore, cosa che costitui-sce un’incongruenza. Non mancano, ciononostante, decisioni in accordocon la posizione adottata in questo lavoro (89). D’altra parte, un settore dot-trinale afferma che il supposto concorso di norme tra l’art. 328 C.P. e l’art.

per impedirne le filtrazioni; la SAP di Albacete del 31.10.2001 (ARP 2001/751), nel casod’inadempimento in un allevamento delle norme regolamentari sugli impianti e le pulizie,realizzandosi scarichi di purine che danno origine alla proliferazione di insetti e roditori e cat-tivi odori; la SAP di Alicante del 27.4.2002 (ARP 2002/364 nel caso di un’impresa dedita allagestione dei residui che per deficiente immagazzinamento provoca che una forte pioggia tra-scini all’esterno fanghi e liquidi dei depositi contenenti diversi sostanze tossiche; la SAP diCadice del 16.10.2001 (JUR 2001/330839), in un supposto di realizzazione all’interno di unparco naturale di depositi di residui di oli minerali usati, in pessimo stato di conservazione,con fuoriuscite e senza le precettive autorizzazioni amministrative; la SAP di León del30.9.2004 (JUR 2004/304823), nel caso di un deposito di detriti le cui fughe produssero lacontaminazione di un ruscello provocando la morte di numerose trote per mancanza di pHnell’acqua. D’altra parte, le SSTS del 23.9.2003 (RJ 2003,7504), nel caso di una discarica dimateriali infiammabili in una zona forestale ad alto rischio, con realizzazione di scarichi, e del19.3.2007 (RJ 2007/1932), nel caso di una fossa per l’immagazzinamento di purine, che fuo-riuscite inondarono i campi contaminando un ruscello e un pozzo vicini, applicano l’art. 328C.P. allegando che la condotta rientra sia nel reato ecologico sia in quello ivi analizzato e chequesto precetto è più favorevole al reo. Per ultimo, la STS del 21.12.2001 (RJ 2002/2341) cheapplica l’art. 325 C.P. all’intendere che è di applicazione preferente quando si produce la tra-sgressione della normativa ambientale, che non esigerebbe l’art. 328 C.P., mentre la STSdell’11.2.2003 (RJ 2003/1083) lo applica a sua volta ma allegando che il concorso di norme sideve risolvere per il principio di alternatività o consunzione impropria, ossia a favore dell’art.325 C.P., che prevede una pena maggiore.

(88) In tal senso, espressamente, la SAP delle Isole Baleari del 21.4.2005 (ARP 2005/218),che cita a sostegno la STS del 23.9.2003 (RJ 2003/7504), e che opta per la specialità dell’art.328 C.P., nonostante riconosca che con tale interpretazione «quest’ultimo precetto svalutanotevolmente la risposta punitiva di fronte a condotte che sono indubbiamente tanto aggres-sive per l’ambiente come quelle descritte nelle figure basiche, aggiustandoci al principio dispecialità e al contenuto del fatto provato, non vi è dubbio che tra le due alternative tipichedobbiamo inclinarci in quella più favorevole agli imputati, contenuta nell’ultimo dei duemenzionati precetti». In dottrina appoggiano questa posizione Blanco Lozano, Artículos325 y 328, cit., 1320; Corcoy Bidasolo, Protección penal del medio ambiente: legitimidad yalcance. Competencia penal y administrativa en materia de medio ambiente, in Corcoy Bida-

solo (Dir.), Derecho Penal de la Empresa, Università Pubblica di Navarra, Pamplona, 2002,635-636; Mateos Rodríguez-Arias, Los delitos, cit., 111-112; Rodríguez López, Medioambiente, cit., 353; Sospedra Navas, De los delitos, cit., 205; Vázquez González, Delitos,cit., 180. Ma non vi è specialità. Difatti non vi è concorso apparente di leggi penali, dato che èimpossibile che uno stesso fatto sia suscettibile di essere qualificato ai sensi dell’art. 325 el’art. 328: come abbiamo visto, le condotte tipiche sono distinte.

(89) Cfr. Le SSTS del 12.12.2000 (RJ 2000/9790), 30.5.2007 (RJ 2007/3725) e 13.2.2008(RJ 2008/2973), e le SSAP di Barcellona del 25.5.1999 (ARP 1999/4217) e Tarragona del30.1.2008 (JUR 2008/105739).

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325 C.P. si deve risolvere a favore del reato ambientale (90). Qualche autoreprospetta anche «un concorso formale, perché per effettuare degli scarichiè necessario creare prima la discarica (art. 77-1o)» (91), valutazione che nonsi condivide.

Se lo stesso soggetto costituisce un deposito o una discarica e successi-vamente realizza uno o più depositi o scarichi che con il tempo finisconoper liberarsi per cattiva conservazione dei contenitori o per assenza di mi-sure di sicurezza, senza che concorra il dolo, neppure eventuale, al riguar-do, si applica, secondo la posizione qui adottata, esclusivamente il reatoambientale nella forma colposa (92). Se si tratta di una soggetto diverso, lacondotta relativa alla costituzione del deposito o discarica può costituirecooperazione necessaria o complicità nel reato dell’art. 325 C.P. (93), maicoautoria.

I sostenitori della tesi secondo cui il bene giuridico costituito dalla salu-te delle persone si può mettere in grave pericolo senza che correlativamentesi debba mettere in pericolo anche l’equilibrio degli ecosistemi naturali, af-fermano che nel caso in cui si verifichino simultaneamente questi due risul-tati di pericolo, e anche nel caso in cui si producano lesioni o la morte diuna persona, si verifica un concorso formale di reati (94).

A volte si sostiene che se la condotta si riferisce a residui radioattivi, èapplicabile l’art. 343 C.P. (95). Tuttavia, se si ritiene, come qui, che l’art. 328C.P. punisce un reato di attitudine che materialmente costituisce un attopreparatorio del successivo reato ambientale, mentre l’art. 343 C.P. alludeal pericolo concreto per la vita, la salute o i beni mediante l’esposizione diuna o più persone a radiazioni ionizzanti, risulta evidente che non sarà ap-plicabile quest’ultimo reato, bensì il primo.

(90) Cfr. Boix Reig-Jareño Leal, De los delitos, cit., 1604; Lesmes Serrano, Los deli-tos, cit., 359; Muñoz Conde, Parte Especial, cit., 542; Rodríguez López, Medio ambiente,cit., 353; Sospedra Navas, De los delitos, cit., 205.

(91) Vázquez Iruzubieta, Nuevo Código Penal comentado, cit., 484.(92) Contro, Prats Canut-Marquès I Banqué, De los delitos, cit., 130, che propongono

di applicare un reato consumato dell’art. 328 in concorso formale con un reato ecologico del-l’art. 325.1 nella sua modalità di imprudenza grave, art. 331. O Rodríguez Ramos, Delitos,cit., 642, per cui il concorso sarebbe di reati, dovendosi sanzionare entrambi.

(93) In tal senso, Martinez-Buján Pérez, Parte especial, cit., 828; Silva Sánchez, Deli-tos contra el medio ambiente, cit., 130. V. anche Muñoz Lorente, El alcance, cit., 51.

(94) Cfr. Muñoz Lorente, Juicio crítico, cit., 28.(95) Cfr. Queralt Jiménez, Parte especial, cit., 880. L’art. 343 C.P. segnala che «chiun-

que esponga una o più persone a radiazioni ionizzanti che mettano in pericolo la loro vita, in-tegrità, salute o beni, sarà sanzionato con la pena della reclusione da sei a dodici anni e inabi-litazione speciale da impiego o carica pubblica, professione o mestiere per un periodo da sei adieci anni».

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VIII. – Il progetto di Legge Organica (Legge costituzionale) di modificadella Legge Organica 10/1995, del 23 novembre, del Codice Penale, del 13novembre 2009, introduce sostanziali modifiche al precetto che ci occupa.

La nuova redazione proposta è la seguente: «1. Sarà punito con la pena della reclu-sione da sei mesi a due anni, della multa da dieci a quattordici mesi e l’inabilitazione spe-ciale da professione o mestiere per un periodo da uno a due anni, chiunque realizzi de-positi o discariche di rifiuti o residui solidi o liquidi, che siano tossici o pericolosi, oppu-re sfrutti economicamente impianti in cui si realizzi un’attività pericolosa o si immagaz-zinino o impieghino sostanze o preparati pericolosi, potendo con ciò pregiudicare gra-vemente l’equilibrio degli ecosistemi naturali o la salute delle persone.

2. Chiunque mediante la raccolta, trasporto, riciclaggio o smaltimento di residui, in-clusa la sorveglianza di queste attività, metta in pericolo la vita, l’integrità o la salute diuna o più persone, sarà punito con la pena della reclusione da uno a due anni. La stessapena si applicherà quando, mediante tale condotta, si mettano in pericolo la qualità del-l’aria, del suolo o delle acque oppure alla flora e alla fauna.

3. Quando, in occasione della condotta descritta nei commi precedenti, si produca,oltre al rischio prevenuto, un risultato lesivo costitutivo di reato, indipendentementedalla gravità, i Giudici o Tribunali apprezzeranno solo l’infrazione più gravemente san-zionata, applicando la pena nella sua metà superiore.

4. Nei casi previsti dal presente articolo, quando il responsabile sia una persona giu-ridica ai sensi del disposto dell’articolo 31 bis di questo Codice, si applicherà la penadella multa pari al doppio del pregiudizio causato, nonché la proibizione di realizzare infuturo le attività nel cui esercizio sia stato commesso il reato, per un periodo da due acinque anni».

D’accordo con l’Esposizione dei Motivi del Progetto, «le modifiche deireati contro l’ambiente rispondono alla necessità di accogliere elementi diarmonizzazione con la normativa dell’Unione Europea in questo ambito. Inconformità con le obbligazioni assunte, si produce un aggravamento dellepene... Si perfeziona la tipizzazione delle condotte di realizzazione di depo-siti o discariche di rifiuti o residui solidi o liquidi che siano tossici o perico-losi, aggiungendo la gestione di impianti in cui si realizzi un’attività perico-losa». La necessità di armonizzazione normativa si riferisce alla trasposizio-ne nel Diritto spagnolo del disposto della Direttiva 2008/99/ce del Parla-mento Europeo del Consiglio, del 19 dicembre 2008, sulla tutela penaledell’ambiente, il cui articolo 3 obbliga gli Stati membri a prevedere comereato condotte fino ad oggi non contemplate nel Codice penale spagnolo.Vediamolo nei dettagli.

Analizzando in primo luogo quella che continua a essere la fattispeciedi realizzazione di depositi o discariche di residui pericolosi, va rilevato cheil riferimento alla condotta che «possa pregiudicare gravemente l’equilibriodegli ecosistemi naturali o la salute delle persone» si trasferisce alla fine delcomma 1, introducendo una nuova condotta tipica consistente nella gestio-ne di impianti in cui si realizzi un’attività pericolosa o si immagazzinino o

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impieghino sostanze o preparati pericolosi, il che da un punto di vista stret-tamente letterale può condurre a mettere in dubbio che il riferimento alpregiudizio si riferisca ad entrambe le condotte o solo a quella menzionataper seconda. A mio giudizio la prima opzione è quella preferibile, di modoche si potrebbe mantenere l’interpretazione della fattispecie penale prece-dentemente fornita nel presente lavoro, che resterebbe di conseguenza inal-terata salvo per quanto riguarda le pene.

La nuova condotta tipica che si aggiunge in questo comma 1 consistenella gestione di impianti «in cui si realizzi un’attività pericolosa o si imma-gazzinino o impieghino sostanze o preparati pericolosi». Questa formula-zione è una traslazione quasi letterale del disposto dell’articolo 3 d) dellaDirettiva 2008/99/ce (96), e suscita numerosi dubbi. Di conseguenza, perprima cosa ci dobbiamo chiedere se siamo di fronte a un reato che puòcommettere solo l’imprenditore o se è possibile estendere l’ambito dei sog-getti attivi a coloro che attuano in suo nome, per esempio il direttore gene-rale, il gestore, il rappresentante legale... (direttamente e non tramite laclausola di attuazioni in nome altrui di cui all’articolo 31 C.P.), o a qualun-que persona. L’introduzione di una pena d’inabilitazione speciale all’eserci-zio di professione o mestiere, d’imposizione obbligatoria (97), induce a rite-nere di essere di fronte a un reato che potrebbero commettere solo coloroche per la loro professione o mestiere hanno relazione con la gestione di re-sidui.

A sostegno di tali conclusioni raggiunte vi è il Considerando 45 della Direttiva2008/98/ce che menziona le «persone fisiche o giuridiche responsabili della gestionedei rifiuti, ad esempio produttori, detentori, intermediari, commercianti, addetti allaraccolta e al trasporto di rifiuti, enti o imprese che effettuano operazioni di trattamentodei rifiuti e sistemi di gestione dei rifiuti» come destinatari delle sanzioni che gli Statimembri dovranno introdurre nei rispettivi ordinamenti interni in caso di violazione del-le sue disposizioni.

In secondo luogo, il riferimento ad un’attività pericolosa pura e sempli-ce, potrebbe ridursi teleologicamente, dato che se ci troviamo davanti a undelitto che ha come oggetto delle attività relazionate con la gestione di resi-dui in senso ampio, un’interpretazione sistematica permetterebbe di inten-

(96) Articolo 3: «Ciascuno Stato membro si adopera affinché le seguenti attività, qualorasiano illecite e poste in essere intenzionalmente o quanto meno per grave negligenza, costitui-scano reati: ... d) l’esercizio di un impianto in cui sono svolte attività pericolose o nelle qualisiano depositate o utilizzate sostanze o preparazioni pericolose che provochi o possa provo-care, all’esterno dell’impianto, il decesso o lesioni gravi alle persone o danni rilevanti alla qua-lità dell’aria, alla qualità del suolo o alla qualità delle acque, ovvero alla fauna o alla flora».

(97) Richiesta a suo tempo da Muñoz Lorente, Juicio crítico, cit., 29.

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dere che anche tale attività pericolosa debba avere relazione con la gestionedi residui.

Al riguardo ricordiamo che la gestione dei residui viene definita nell’articolo 3 LRcome «la raccolta, l’immagazzinamento, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei re-sidui, inclusa la sorveglianza di tali attività, nonché la sorveglianza dei luoghi di depositoo scarico dopo la loro chiusura» (98), riprendendosi poi la definizione amministrativa dialcune di queste nozioni (raccolta (99), immagazzinamento (100), recupero (101), smalti-mento (102)).

(98) Questa definizione si modella su quella contenuta nell’art. 3.b della Direttiva 2008/98/ce di cui sopra, ai sensi del quale si intende per gestione dei rifiuti «la raccolta, il traspor-to, il recupero o lo smaltimento di rifiuti, comprese la sorveglianza di tali operazioni e il con-trollo dei siti di smaltimento successivo alla loro chiusura nonché l’attività effettuata in quan-to commerciante o intermediario».

(99) Si intende per «raccolta» «ogni operazione consistente in raccogliere, classificare,raggruppare o preparare i residui per il loro trasporto» (art. 3 ll) LR).

(100) Si intende per «immagazzinamento» «il deposito temporaneo di residui, con carat-tere previo al loro recupero o smaltimento, per un periodo inferiore a due anni o a sei mesi sesi tratta di residui pericolosi, salvo che per regolamento si stabiliscano scadenze inferiori»(art. 3 n) LR).

(101) Si intende per «recupero» «ogni procedimento che permetta di sfruttare le risorsecontenute nei residui, senza mettere in pericolo la salute umana e senza utilizzare metodi chepossano causare pregiudizi all’ambiente. In ogni caso, rientreranno in questa nozione i proce-dimenti enumerati nell’Allegato II.B della Decisione della Commissione (96/350/ce) del 24maggio 1996, nonché i procedimenti numerati in eventualmente approvata dal Governo»(art. 3 k) LR). Il menzionato Allegato II.B raccoglie le seguenti operazioni di recupero: «R 1Utilizzazione principale come combustibile o come altro mezzo per produrre energia. R 2 Ri-generazione/recupero di solventi. R 3 Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizza-te come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche).R 4 Riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici. R 5 Riciclo/recupero di altre sostan-ze inorganiche. R 6 Rigenerazione degli acidi o delle basi. R 7 Recupero dei prodotti che ser-vono a captare gli inquinanti. R 8 Recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori. R 9 Ri-generazione o altri reimpieghi degli oli. R 10 Spandimento sul suolo a beneficio dell’agricol-tura o dell’ecologia. R 11 Utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R 10. R 12 Scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R 1 a R 11. R13 Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R 1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)».

(102) Si intende per «smaltimento» «ogni procedimento diretto sia allo scarico dei rifiutisia alla loro distruzione, totale o parziale, realizzato senza mettere in pericolo la salute umanae senza utilizzare metodi che possano causare pregiudizi all’ambiente. In ogni caso, rientre-ranno in questa nozione i procedimenti enumerati nell’Allegato II.A della Decisione dellaCommissione (96/350/ce) del 24 maggio 1996, nonché i procedimenti numerati in eventual-mente approvata dal Governo» (art. 3 l) LR). Il menzionato Allegato II.A raccoglie le seguen-ti operazioni di smaltimento: «D 1 Deposito sul o nel suolo (ad es. discarica). D 2 Trattamen-to in ambiente terrestre (ad es. biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli). D 3 Inie-zioni in profondità (ad es. iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o fagliegeologiche naturali). D 4 Lagunaggio (ad es. scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, sta-gni o lagune, ecc.), D 5 Messa in discarica specialmente allestita (ad es. sistematizzazione inalveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e dall’ambiente). D 6 Scarico dei ri-fiuti solidi nell’ambiente idrico eccetto l’immersione. D 7 Immersione, compreso il seppelli-

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Forzando l’interpretazione letterale, si può intendere inoltre che il rife-rimento espresso all’immagazzinamento o l’utilizzo di sostanze o preparatipericolosi non è altro che un’enumerazione esemplificativa di attività peri-colose a tali effetti: la prima, l’immagazzinamento, è già contenuta nella de-finizione amministrativa di ciò che è la gestione di residui, e la seconda,l’utilizzo di sostanze o preparati, è rilevante in quanto supponga la produ-zione di residui pericolosi, ossia l’elemento distintivo di questa fattispeciepenale.

La descrizione di questa condotta nell’articolo 3 d) della Direttiva 2008/99/ce sem-bra ammettere pertanto questa interpretazione ristretta alle attività pericolose nell’am-bito della gestione di rifiuti.

Tuttavia, dato il contenuto letterale del precetto, sembra preferibile se-parare la condotta di esercizio di impianti in cui si realizza un’attività peri-colosa da quella d’immagazzinamento o utilizzo di sostanze o preparati pe-ricolosi. In tal modo si includono nella fattispecie penale i depositi di mate-riali pericolosi che sono privi del carattere di «rifiuti o residui», che trovanoposto solo nel precetto attualmente in vigore nella misura in cui si accolgaun significato ampio della nozione di residuo simile a quello adottato dallaCorte di Giustizia delle Comunità Europee, come visto sopra. Per «sostan-za» si intende un materiale naturale di per sé, mentre con il sostantivo «pre-parato» si allude a ciò che è «disposto in base a dosi e presentazione ade-guata per il suo utilizzo» ossia un composto di sostanze.

In terzo luogo, l’esercizio d’impianti in cui si realizzano attività perico-lose o l’immagazzinamento o utilizzo di sostanze o preparati pericolosi, de-ve poter pregiudicare gravemente l’equilibrio degli ecosistemi naturali o lasalute delle persone, elemento che si può interpretare nel senso prima espo-sto nel presente lavoro, e cioè che la fattispecie si configura come attitudinepregiudizievole.

In quarto luogo, come succede attualmente, non si fa riferimentoespresso alla necessità di violazione della normativa amministrativa relativa

mento nel sottosuolo marino. D 8 Trattamento biologico non specificato altrove nel presenteallegato, che dia origine a composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei pro-cedimenti elencati nei punti da D 1 a D 12. D 9 Trattamento fisico-chimico non specificatoaltrove nel presente allegato che dia origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno deiprocedimenti elencati nei punti da D 1 a D 12 (ad es. evaporazione, essiccazione, calcinazio-ne, ecc.). D 10 Incenerimento a terra. D 11 Incenerimento in mare. D 12 Deposito perma-nente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera, ecc.). D 13 Raggruppamento preli-minare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D 1 a D 12. D 14 Ricondizionamentopreliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D 1 a D 13. D 15 Deposito preli-minare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D 1 a D 14 (escluso il deposito tempo-raneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)».

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alla gestione di residui, che nonostante tutto, per le ragioni esposte a debitomomento, deve concorrere. Sarebbe preferibile che questo elemento venis-se incluso espressamente, dato che le condotte in esame, realizzate rispet-tando i limiti e requisiti della normativa amministrativa in materia, non pos-sono integrare la fattispecie penale, poiché in quel caso buona parte dell’in-dustria del paese si vedrebbe in difficoltà.

In quinto luogo, si prevede una pena molto più elevata di quella attuale,che passa dall’essere cumulativamente la reclusione da cinque a sette mesi ela multa da dieci a quattordici mesi, ad una pena anch’essa cumulativa dellareclusione da sei mesi a due anni e della multa da dieci a quattordici mesicon inabilitazione speciale da professione o mestiere per un periodo da unoa due anni, senza che a mio giudizio siano stati introdotti elementi che sup-pongano un maggior disvalore di azione o risultato.

L’articolo 5 della Direttiva 2008/99/ce si limita a indicare che «Gli Stati membriadottano le misure necessarie per assicurare che i reati di cui agli articoli 3 e 4 siano pu-niti con sanzioni penali efficaci, proporzionate e dissuasive».

Il comma 2, totalmente innovativo, crea un reato di evento di pericoloper la vita, l’integrità o la salute di una o più persone, la qualità dell’aria, delsuolo o delle acque o per la flora e la fauna, la cui specificità radica nel fattoche si produce nell’esercizio di un’attività propria della gestione di residui:«mediante la raccolta, il trasporto, il riciclo o lo smaltimento di residui, in-clusa la sorveglianza di queste attività». Tale redazione costituisce una tra-slazione quasi letterale di parte del disposto dell’articolo 3 b) della Direttiva2008/99/ce (103). Come si può dimostrare, si accoglie parzialmente pure laterminologia amministrativa impiegata nella definizione del significato digestione di rifiuti (vedasi di nuovo l’art. 3 LR), ma il fatto che questo acco-glimento sia parziale (si allude al riciclo, ma il recupero, che è la nozioneamministrativa, include inoltre il riutilizzo, che è un’operazione distinta)obbliga a chiedersi se si potrebbe considerare tipica la messa in pericolo deibeni giuridici protetti nella realizzazione di una delle attività non espressa-mente menzionate. Siamo davanti a una fattispecie di divieto di causare, percui vi rientra pure l’omissione, il che assume particolare rilevanza in relazio-

(103) Articolo 3: «Ciascuno Stato membro si adopera affinché le seguenti attività, qualorasiano illecite e poste in essere intenzionalmente o quanto meno per grave negligenza, costitui-scano reati: ... b) la raccolta, il trasporto, il recupero o lo smaltimento di rifiuti, comprese lasorveglianza di tali operazioni e il controllo dei siti di smaltimento successivo alla loro chiusu-ra nonché l’attività effettuata in quanto commerciante o intermediario (gestione dei rifiuti),che provochi o possa provocare il decesso o lesioni gravi alle persone o danni rilevanti allaqualità dell’aria, alla qualità del suolo o alla qualità delle acque, ovvero alla fauna o alla flora».Il paragrafo c), relativo alla spedizione di rifiuti, si traspone nella nuova redazione dell’art.325 C.P.

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ne all’attività di sorveglianza. Il risultato è la messa in pericolo concreto del-la vita, l’integrità o la salute di una o più persone, o della qualità dell’aria,del suolo o delle acque o della fauna e della flora, terminologia ripresa di-rettamente dall’articolo 3 della Direttiva 2008/99/ce. La pena prevista, re-clusione da uno a due anni, è la stessa sia se si mettono in pericolo beni giu-ridici individuali sia ambientali, il che non sembra proporzionato conside-rando il differente disvalore degli illeciti. Si noti che non si esige neppureche la fauna o la flora appartengano a specie minacciate.

Va ricordato che l’articolo 331 C.P., che prevede una clausola generale diincriminazione per imprudenza grave dei reati relativi all’ambiente, sarebbeapplicabile anche alle nuove figure di reato del riformato articolo 328 C.P.

Il comma 3 recepisce una regola del concorso di reati, di modo chequando, in occasione della condotta descritta nei commi precedenti, si pro-duca, oltre al rischio previsto, un risultato lesivo costitutivo di reato, qua-lunque ne sia la gravità, i Giudici o Tribunali terranno conto solo della vio-lazione più gravemente sanzionata, applicando la pena nella sua metà supe-riore. In generale i reati di pericolo, come quello che ci occupa, sono assor-biti da quelli di lesioni in applicazione del principio della consunzione. Eb-bene, la previsione di questa regola del concorso di reati impedisce di ricor-rere all’articolo 8 C.P., che darebbe luogo all’applicazione del solo delittodi lesioni, con l’eccezione della messa in pericolo di un altro aspetto del be-ne giuridico distinto da quello effettivamente leso, che si sostituisce in baseal criterio previsto per il concorso formale: la pena del reato più grave nellasua metà superiore, anche senza la limitazione dell’articolo 77 C.P., che ag-giunge «senza che possa eccedere quella che rappresenta la somma dellepene che si dovrebbe applicare se si sanzionassero separatamente le infra-zioni». L’interpretazione di questa regola del concorso di reati non è sem-plice, come si può notare da quanto osservato su altre di contenuto simile oidentico previste in altre categorie di reato (104): si deve applicare sempre osolo quando il bene giuridico messo in pericolo e quello effettivamente lesosiano distinti? Se affermiamo che si deve applicare sempre questa regola delconcorso di reati, ci troveremo davanti a un bis in idem nell’ipotesi che ilbene giuridico messo in pericolo e quello effettivamente leso siano identici,sorgendo il dubbio se vadano applicate tante violazioni più gravi nella lorometà superiore quanti sono i reati di lesioni che si sono realizzati o se nedebba prendere in considerazione solamente una. Per es., si mette in peri-colo l’equilibrio degli ecosistemi naturali e si causano lesioni a tre persone.Una possibile soluzione è applicare in primo luogo il principio di consun-

(104) Per es., l’art. 382 C.P. nei reati contro la sicurezza viaria.

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zione, il che deriva nella valutazione esclusiva dei delitti di lesioni quando lelesioni assorbono completamente il pericolo, in concorso reale se è necessa-rio (105). Non rappresenta un ostacolo per tale soluzione la formula impie-gata nella regola del concorso di reati «qualunque ne sia la loro gravità», da-to che con questa si fa riferimento alla gravità delle infrazioni commesse enon al loro numero. Se oltre ad essere lesiva, la condotta ha rappresentatoun pericolo per la salute o la vita di altre persone o per l’equilibrio degliecosistemi naturali, si applica la regola del concorso di reati del comma 3.Insomma l’applicazione di questo comma, sempre che insieme a un reato dipericolo di quelli previsti nel comma precedente vi sia un reato di lesionicontro la vita o la salute delle persone o di pericolo concreto per l’ambiente,è insoddisfacente, sia quando il risultato lesivo o di pericolo concreto è unosia quando sono vari: nel primo caso perché non si soddisfano le esigenzeproprie del principio del ne bis in idem; nel secondo perché la valutazione diun unico reato di lesioni o di pericolo concreto, anche con le aggravanti nel-la loro metà superiore quando si siano lese varie persone o l’ambiente o mes-so in pericolo concreto l’ambiente, significa dimenticare che sono stati sod-disfatti i requisiti di varie fattispecie delittuose, mentre la sola valutazione diuna delle figure tipiche dell’articolo 328 C.P., anche con pena aggravata,non permette di ricomprendere tutto il disvalore penale della condotta.

Se teniamo conto della possibilità che rispetto al risultato lesivo non concorra il do-lo del soggetto ma solo la colpa, si può dare il caso che l’infrazione più gravemente san-zionata sia effettivamente una di quelle che abbiamo analizzato.

Di conseguenza, la soluzione più idonea è quella segnalata: la regola delconcorso di reati si applica solo quando oltre alla lesione o messa in perico-lo concreto di un bene giuridico si è creato un pericolo astratto per un altrobene o beni giuridici.

Per ultimo, il comma 4, coerentemente con l’introduzione della respon-sabilità penale delle persone giuridiche nella riforma stessa, prevede per ilcaso in cui l’autore sia una persona giuridica, una pena pecuniaria e unaprivativa di diritti.

Nell’insieme si evidenzia una trasposizione quasi letterale della norma-tiva europea che viene recepita senza realizzare praticamente nessun adat-tamento al contesto giuridico spagnolo, che purtroppo è diventata la formanormale di attuazione del legislatore spagnolo in questi casi. Come si puòdedurre da questa breve illustrazione, se questo Progetto giunge a conver-tirsi in Legge si produrranno notevoli problemi interpretativi.

(105) Lo stesso è applicabile al pericolo concreto, che assorbe il pericolo astratto.

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Riv. trim. dir. pen. econ. 1-2/2010