aspetti urbanistici, cultura e società di phoinike dalle origini al i sec. a.c., in g. tagliamonte...

32
A

Upload: unibo

Post on 24-Feb-2023

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

A

Ricerche archeologiche in Albania

Atti dell’incontro di studiCavallino–Lecce, – aprile

a cura di

Gianluca Tagliamonte

Volume stampato con il contributo del Dipartimento di Beni Culturali – Università del Salentoe della Banca Monte dei Paschi di Siena.

Copyright © MMXIVARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

----

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: novembre

Ricerche archeologiche in AlbaniaISBN 978-88-548-7245-5DOI 10.4399/978885487245513pag. 227–252 (novembre 2014)

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinikedalle origini al I sec. a.C.

S D M

. Introduzione

La principale città della Caonia antica si colloca non lontano dalla costa adriatico–ionica, a qualche chilometro dall’attuale città albanese di Sarandë, antica Onche-smos, che ne costituì certamente lo scalo a mare (Fig. ). Phoinike è legata allaprima storia dei rapporti fra l’archeologia italiana e la terra d’Albania, essendo daqui che prese le mosse la Missione diretta originariamente da Luigi Maria Ugolini,nel .

Com’è ben noto Ugolini è figura controversa, alla quale sono state rivolte criti-che anche feroci, non soltanto sul piano professionale e scientifico. Il tempo in cuisi trovò a operare lo obbligò a compromessi e anche a vestire un abito ideologicoche forse — io credo: certamente — non fu del tutto suo. Di lui resta oggi un’ere-dità rilevante, sia per il ruolo pionieristico che rivestì nell’archeologia dei Balcani,attestandosi fra i suoi primi cultori, sia per la qualità, a ben vedere innegabile, dellasua attività sul campo. Lo testimonia una massa imponente di documenti, oltre allesue pubblicazioni, di cui si può apprezzare ancora oggi l’acribia e lo scrupolo do-cumentario. I documenti, rimasti in gran parte inediti e soltanto da poco più di undecennio riesaminati e studiati per quello che meritano, consentono di ricostruirequasi quotidianamente le attività della Missione da lui diretta, prima a Phoinike, poia Butrinto e in gran parte del sud dell’Albania, nel settore costiero adriatico–ionico.Ne emerge un quadro di alto livello nella conduzione delle ricerche, per il tempo incui furono realizzate, e nello scrupolo documentario, grazie anche a collaboratoridi primo piano quali furono gli architetti, topografi e disegnatori (ma quest’ultimotermine è certamente riduttivo), tra i quali bisogna menzionare almeno CarloCeschi, Igino Epicoco, Dario Roversi Monaco.

Ugolini studiò e scavò a Phoinike, quasi in solitudine, fra e , prima dispostare le sue ricerche nella vicina Butrinto. Ne ricavò una cospicua monografia,base per ogni futura ricerca e ancora oggi di grandissima utilità. Al suo lavoro siè ricollegato quello della Missione Archeologica Italiana che ho avuto l’onore didirigere fin dal , e che è ancora attiva. Essa si è fondata, in oltre un decennio

. Su Luigi M. Ugolini (Bertinoro – Bologna ) e la Missione Archeologica Italiana in Albaniaanteguerra vedi: Archeologo ; G, M ; D M b; G b; D M –.

. U .

. Sulle attività della Missione, in generale, vedi: D M ; D M b.

Sandro De Maria

Fig. . Carta generale della Caonia (Epiro settentrionale), con l’indicazione dei principali centriantichi.

di attività, sulla collaborazione essenziale con l’Istituto Archeologico Albanese diTirana, con il quale abbiamo condiviso responsabilità e successi, potendo contare suuna sintonia completa nell’organizzazione e nelle metodologie d’indagine, sorrettada un’esemplare co–direzione di Shpresa Gjongecaj, già Direttrice dell’Istituto diTirana.

Le pagine che seguono intendono presentare in sintesi i risultati di questa colla-borazione, con il preciso scopo di illustrare principalmente gli aspetti urbanistici,monumentali, culturali e della società urbana per un periodo che copre l’interoarco dell’età ellenistica, vale a dire quello che ha visto concretizzarsi la fase dimaggiore importanza e prosperità della città caona.

. Sui risultati ottenuti in questi molti anni di lavoro a Phoinike sono stati pubblicati cinque volumi di rapporti

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

. Genesi e sviluppo della città

Dalle poche fonti storiche di cui disponiamo (Polibio, Tito Livio) possiamo trarreun quadro di potenza e prosperità di Phoinike in particolare nell’ultimo terzo del IIIsec. a.C. e in rapporto a fatti specifici: direttamente per quanto riguarda la guerraillirica e la presa della città da parte di Teuta (– a.C.), indirettamente dal fatto chePhoinike fu scelta quale luogo per sottoscrivere una sorta di ‘pace’ che pose fine allaprima guerra macedonica ( a.C.). Ne traspare l’imponenza del sistema difensivo,la ricchezza e il ruolo politico della capitale del koinòn epirota dopo l’estinguersi dellaparabola storica della dinastia eacide. Per la genesi dell’abitato questo non costituisceche un ovvio e semplice terminus ante quem e lascia intuire una fase di crescita urbanache affonda le sue radici in tempi largamente anteriori.

Alcune testimonianze epigrafiche (liste dei tearodochi di Epidauro e di Argo; unalaminetta oracolare di Dodona) indicano un quadro poleogenetico già assestato circaun secolo prima, sullo scorcio del IV secolo. Da un lato i teori dei santuari visitanola città, dall’altro la comunità civica (o quella dei Caoni, per la verità l’interpretazioneè controversa) pone una questione all’oracolo dodoneo circa l’eventualità di unospostamento del tempio di Athena Poliàs: tutto ciò lascia intendere un contesto urbanogià formato, ancorché difficile da identificare e da delineare nei suoi caratteri propri.

A questo punto diviene essenziale, per ogni questione connessa alla consistenzaurbana originaria e alla sua collocazione cronologica nella dinamica insediativa, unaccurato esame della documentazione archeologica. La quale deve essere valutatasotto due aspetti, diversi ma ovviamente correlati fra loro: quello monumentale daun lato, quello stratigrafico dall’altro. Va detto subito che livelli stratigraficamentesicuri anteriori alla prima metà del III sec. a.C. non ne sono mai stati individuati, innessuna delle aree finora affrontate con scavi sistematici. Viceversa si sono potutirecuperare, come materiali residuali e in contesti di riempimento e spianamentoartificiale, numerosi frammenti ceramici d’importazione (dall’Attica soprattutto)che si possono collocare fra V e IV sec. a.C. Durante le ricerche più recentinell’area di quella che pensiamo essere stata l’agorà di età ellenistica (o una delleagorài, di cui si tratterà brevemente più avanti) abbiamo potuto individuare ancheun singolo frammento, per ora isolato ma comunque significativo, di ceramicaattica arcaica, probabilmente della seconda metà del VI secolo.

preliminari (D M, G ; D M, G ; D M, G ; D M,G ; D M, G ) e il primo volume della serie monografica (G, B ).

. P. .–.–, ..–; L. ..–. Cfr. R .

. Su questi documenti: D M a, –; C , –, entrambi con bibl. anteriore.

. Qualora il termine pòlis che compare sulla laminetta di Dodona debba intendersi piuttosto come ‘comunità’che come ‘città’ dei Caoni, è evidente che il tempio di Athena Poliàs non può che riferirsi al principale centro urbanodella Caonia del tempo, ovvero ancora una volta a Phoinike. Dunque il valore di testimonianza del documento nonmuterebbe per nulla. La cronologia al a.C. circa della laminetta oracolare di Dodona è stata recentemente messa indubbio e abbassata considerevolmente: M , nt.

. Ho affrontato questi argomenti in due miei precedenti lavori: D M ; D M . Cfr. anche,più in generale, D M .

. Il frammento, rinvenuto nel corso della campagna del , è ancora inedito, ma ne do qui un’assai

Sandro De Maria

Tutto questo consente una prima, provvisoria conclusione: l’area della cittàantica, posta alla sommità della collina di Phoinike, è stata frequentata tra VI e IVsec. a.C., e certamente fu sede di un primo insediamento, quanto meno nel IVsecolo, che per il momento è impossibile riconoscere con sicurezza e delinearenelle sue caratteristiche. Vedremo fra poco che, tuttavia, qualche ipotesi è possibilefare su questo punto specifico.

Per quanto riguarda l’evidenza monumentale, naturalmente, per il problemadella ‘città originaria’, per così dire, è essenziale l’esame della cinta muraria, benvisibile per larghi tratti soprattutto lungo il ciglio settentrionale e nel settore sud–orientale della collina. Le cronologie proposte in passato vi vedevano un impiantodi tardo V o di IV secolo, fondando questa cronologia essenzialmente su datimacroscopici e su osservazioni relative alla tecnica costruttiva. Dal punto di vistastrutturale la cinta muraria è abbastanza disomogenea: grandi blocchi parallelepi-pedi nel settore orientale, tecnica trapezoidale pseudoisodoma di taglia più piccolanel settore centro–occidentale, dove talora compaiono lunghi tratti a doppia cor-tina. Costante è invece l’impiego di calcarenite locale, ben presente nei banchirocciosi della stessa collina.

Naturalmente abbiamo condotto una serie di saggi stratigrafici per controllarele diverse situazioni, con risultati soltanto in parte soddisfacenti. I tentativi effet-tuati nel settore orientale, poi sede della città bizantina, non hanno dato risultaticonfortanti, mancando stratigrafie affidabili oppure rivelatesi del tutto prive dimateriali significativi sotto il profilo cronologico. Al contrario nel settore centraledella cinta, lungo il margine nord della collina, alcuni saggi hanno dato risultatiimportanti, in particolare quello eseguito nel sito denominato B . Qui il saggioha riguardato un breve tratto a doppia cortina, che conservava il riempimentoancora intatto. I resti di una sepoltura sconvolta, il cui corredo, ridotto in minutiframmenti, era stato gettato fra i materiali all’interno delle due cortine, attestanouna cronologia sicura ai decenni centrali del III sec. a.C.: negli strati sigillati sonostati rinvenuti frammenti di colli di anfore corinzie B ellenistiche e di ceramichea vernice nera che riportano a quell’orizzonte cronologico. Dunque se ne puòarguire incontrovertibilmente che almeno questo tratto delle mura — quello cen-trale, ma estendibile per caratteristiche a tutta la zona di quell’area difesa — risalea non prima della prima metà del III sec. a.C.

È questa la fase storica più significativa per lo sviluppo dell’area urbana, datoche trova conforto in un’impressionante coincidenza cronologica con le altre zoneindagate, come vedremo più avanti.

Attorno alla metà del III secolo Phoinike ha dunque conosciuto un grandesviluppo urbanistico e una più estesa cinta muraria, gli stessi fenomeni che Polibio

preliminare notizia, data la sua grande importanza.

. Sulle tecniche costruttive a Phoinike: G .

. Sulle analisi litologiche eseguite in questi anni: G ; G, G, M .

. Sui saggi stratigrafici eseguiti presso le mura negli anni – vedi: B, G ; D M

, –.

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

attesterà per l’ultimo trentennio di quel secolo. Ma prima? Molti dati (epigrafici,archeologici) indicano la presenza di un abitato (una città nel vero senso dellaparola?) almeno nella seconda metà del IV secolo. Sotto il profilo urbanistico emonumentale questo abitato, questa pòlis restano sfuggenti. Ma esso non può cheessere collocato nel settore sud–orientale della collina, quello archeologicamentepiù compromesso perché occupato dal VI secolo d.C. dalla città medievale e poidevastato nella seconda metà del Novecento da estesi impianti militari. Questaresta l’ipotesi più probabile, anche se non del tutto accertabile per documentazionesuperstite. Si tratta però della zona in cui sussistono ancora tratti di una cintamuraria tecnicamente assai differente dagli altri, come abbiamo detto, che nepotrebbero testimoniare l’anteriorità cronologica di almeno un cinquantenniorispetto al restante e assai più ampio perimetro murario.

. Forma urbana e monumenti

Se valutiamo la dinamica insediativa alla sommità del colle, sede storica della città,dobbiamo dunque evidenziare queste macro–fasi:

a) Nucleo originario già con fisionomia di pòlis, racchiuso entro un sistemadifensivo limitato al settore sud–orientale della collina, secondo quantoattestato soprattutto dalle fonti epigrafiche citate; sepolture alla sommitàdella collina e prime tombe nella pianura a sud→ decenni centrali del IVsec. a.C.

b) Espansione notevole verso nord–ovest fino a occupare tutta l’area som-mitale della collina, compreso un probabile euchòrion, con ampliamentodella cinta difensiva eseguito con tecnica muraria differente (trapezoidalepseudoisodoma, con tratti a doppia cortina); ampi settori monumentali, aedilizia pubblica e privata (agorà e tempietto in antis, teatro, quartiere dicase a terrazze sul pendio meridionale); intenso sviluppo della necropolinella pianura a sud della collina→metà circa del III sec. a.C. e prosecuzionenel II.

c) Continuità senza evidenti segni di trasformazioni urbanistiche e monumen-tali; probabile periodo di regresso→ I sec. a.C.– I sec. d.C.

d) Incrementi edilizi ed espansione ai piedi della collina, dal lato meridionaleaccanto all’antica necropoli ellenistica, che continua a essere utilizzata, conun nuovo quartiere abitativo; rifacimenti al teatro (edificio scenico)→ II eprima metà del III sec. d.C..

e) Dopo un secolo e mezzo circa (metà III–IV sec. d.C.) nel quale si riscontracontinuità insediativa e uso degli edifici, ma nessuna iniziativa sicura dal

. In generale, sui problemi urbanistici della città: D M, G ; D M ; D M ;D M, V, Ç , –; D M b, –.

. Per la Phoinike di età romana — che resta sostanzialmente ai margini di questo lavoro — vedi: B

; S ; D M .

Sandro De Maria

punto di vista edilizio, appaiono evidenti segni di cristianizzazione (basi-liche alla sommità del colle e nell’antico abitato ai piedi della collina);urbanizzazione del settore sud–orientale della collina, nel quale si restringela piccola città medievale→ fine del V–XVI sec. d.C.; abbandono della sedestorica della città.

Fra queste diverse fasi temporali, che delineano nelle sue trasformazioni la storiamillenaria della città, quella meglio documentata archeologicamente è certamentequella alto– e medio–ellenistica, da noi qui indicata come fase b. Per l’avvio diquesto periodo, nel quale si deve riconoscere il momento di maggiore potenza eprosperità della città (grosso modo dall’età di Pirro a quella di Carope il Giovane,ovvero ai decenni immediatamente susseguenti alla Terza guerra macedonica),abbiamo avuto riscontri stratigrafici di straordinaria e davvero stupefacente coeren-za cronologica in almeno tre dei settori da noi indagati, durante questo decennioabbondante di ricerche: il quartiere di case a terrazze; il teatro; l’area del tempiettoin antis, nella quale riconosciamo con buone probabilità quella dell’agorà (o di unadelle agorài) della ‘Grande Phoinike’ di età ellenistica (Fig. ). Ora esamineremobrevemente i caratteri monumentali di questi complessi, evidenziandone anche lerisultanze di ordine storico–cronologico desunte dalle osservazioni stratigrafiche,soprattutto nei livelli d’impianto, dunque i più antichi in assoluto. Successivamenteesporremo sinteticamente i dati desunti dalle ricerche nella necropoli.

.. Il quartiere della Casa dei due peristili

Quest’area era già stata interessata da scavi condotti da Astrit Nanaj fra la fine deglianni Ottanta e i primi anni Novanta del Novecento. Alla ripresa degli scavi da partenostra, a cominciare fin dal primo anno (), se ne sono potuti mettere a fuococon precisione i caratteri di edilizia domestica, mentre nelle terrazze vicine sonostati localizzati resti di altre abitazioni e indagato un vasto complesso a due piani,addossato alla collina, a carattere misto insediativo e produttivo, del I–II sec. d.C.,utilizzato almeno fino al IV, al pari della casa vicina.

L’abitazione principale del complesso — quella che ha dato il nome all’interoquartiere — è strutturata su due livelli, con vani di servizio (depositi/botteghe)alla quota inferiore, affacciati su una strada con andamento est–ovest, e un edifi-cio residenziale al livello superiore, organizzato attorno a due peristili e su duepiani sovrapposti (Fig. ). I due peristili corrispondono evidentemente a funzionidiversificate nell’economia dello spazio domestico, come ha messo in luce unaricerca da poco conclusa. Sul peristilio maggiore, con loggiato e altre stanze al

. Sugli edifici cristiani di Phoinike vedi soprattutto: B , –; D M, P ; P,M, M .

. D M ; D M , specialmente –.

. Su queste ricerche: Ç et alii , –; G et alii , –.

. D M, G .

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

Fig. . Phoinike, planimetria generale della città.

piano superiore, si affacciano i vani più importanti, mentre un ruolo ‘secondario’è affidato a tutto il settore gravitante sul secondo peristilio, quello minore.

Per la storia del quartiere, organizzato su terrazze contraffortate da poderosimuri di contenimento realizzati in opera trapezoidale pseudoisodoma, si è rivelatodi particolare importanza lo scavo del grande vano L, posto a ovest del peristiliomaggiore, forse adibito a stalla della casa. Questo vano era in gran parte crollatoverso sud, ma ha restituito importanti resti di strati di riempimento delle cavitàrocciose caratteristiche della situazione originaria, sulla quale si intervenne conriempimenti e livellamenti al momento della preparazione dell’area, scoscesa eimpervia, per renderla edificabile. Questi strati, in particolare il riempimento cheabbiamo denominato US , ha restituito materiali ben databili prevalentementealla prima metà del III sec. a.C., con maggior precisione collocabili fra il ca. e il a.C.: frammenti di collo d’anfore corinzie B ellenistiche (Fig. ) e frammentidi coppe a vernice nera di quell’orizzonte cronologico. È questo il momento diavvio all’imponente operazione di urbanizzazione di questo settore del versantemeridionale della collina, che corrisponde, come sappiamo, anche alla fase diespansione dell’area urbana da est verso il settore centrale e occidentale.

Successivamente l’intera area, che presenta un altro impianto di età ellenistica(assai mal conservato), collocato poco a est, continua con modificazioni a essere

. G et alii , –; D M, G , – e fig. .

Sandro De Maria

Fig. . Le terrazze del quartiere abitativo ellenistico (Casa dei due peristili).

Fig. . Collo di anfora corinzia B ellenistica, dagli scavi stratigrafici nel vano L della Casa dei dueperistili (prima metà del III sec. a.C.).

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

abitata fino al IV sec. d.C., come attestano i materiali d’uso qui rinvenuti. Nel I–IIsec. d.C. la terrazza a sud–est è occupata da un impianto residenziale e produttivo,come abbiamo già ricordato.

Lo scavo di questo quartiere ha dunque restituito un esempio di casa a doppioperistilio che al momento si attesta fra i più monumentali dell’intera Caonia, da af-fiancare a quelli di Antigoneia, rispetto ai quali mostra però caratteri architettoniciassai più prestigiosi e un’accorta attenzione ad adattare l’edificio alle particolaritàpaesaggistiche della zona, affacciata a valle sul lago di Butrinto e l’isola di Corfù.Va inoltre sottolineata la coincidenza storico–cronologica fra l’ampliamento urba-nistico dell’area cittadina e della cinta muraria e l’impianto di questo quartiere,coincidenza che vedremo presto confermata da ulteriore documentazione cheriguarda altri contesti urbani.

.. Il teatro

L’edificio, già riconosciuto da tempo (ma non da Luigi Ugolini), è stato sondatonegli anni Ottanta del Novecento da Dhimosten Budina e Kosta Lako, soltantoper quanto riguarda il corpo scenico d’età romana. Lo scavo, ormai completato, siannovera fra i risultati più rilevanti dei nuovi scavi della Missione Italiana. Inseritoscenograficamente in una grande conca naturale del versante sud della collina (Fig.), il teatro si colloca fra i maggiori, per dimensioni, dell’intero Epiro ellenistico,vicino soltanto a quello imponente di Dodona.

Il kòilon (quasi completamente perduto) aveva gradinate e klìmakes in blocchisquadrati di bella pietra calcarea bianca, mentre l’edificio scenico, con proskènione skenè entrambi di ordine ionico, dovette cadere in rovina e fu sostituito da unfrontescena in laterizio, rettilineo con basse nicchie e tre strette porte, agli inizidel III sec. d.C. Questa cronologia è confermata da stratigrafie sicure, soprattuttocontestuali alla fondazione del pulpitum, nel quale si sono rinvenuti reimpieghi diparti architettoniche della scena d’età ellenistica.

L’orchestra, originariamente circolare, fu ampliata in una seconda fase elle-nistica, con conseguente arretramento delle terminazioni degli analèmmata, cheinferiormente sono ad andamento rettilineo parallelo al corpo scenico, come dinorma nei teatri ellenisti dell’Epiro. Probabilmente l’anàlemma superiormentecircondava il kòilon con andamento a linea spezzata, come sembrano confermarealcuni riscontri degli ultimi scavi (), condotti in una situazione difficilissima emolto degradata. Questo stato precario ha peraltro riguardato tutto l’edificio, capil-larmente spogliato durante la tarda antichità e il Medioevo e probabilmente finoall’età moderna. Di tutte le strutture di arredo e abbellimento non si è rinvenutatraccia, tranne la thymèle, posta in luogo centrale all’estremità nord dell’orchestra,e qualche materiale scivolato dall’alto all’interno del grande ‘imbuto’ del koìlon

. Cfr. G et alii .

. Per i teatri dell’Epiro: B –.

Sandro De Maria

Fig. . Il teatro.

e nell’orchestra, che mantenne sempre una pavimentazione in semplice terrabattuta.

Ai fini della storia urbanistica complessiva, anche in questo caso si sono rivelatifondamentali alcuni riempimenti e livellamenti delle originarie cavità rocciosescavati in diversi punti della struttura, nell’area dell’orchestra e nel post scaeniumin particolare. Ancora una volta i lavori di preparazione all’edificazione sia dellestrutture architettoniche che del poderoso muro di terrazzamento contraffortatorealizzato a valle, verso sud, riportano ai decenni centrali del III sec. a.C. Questa siconferma dunque sia come data per l’avvio della costruzione del teatro che comeorizzonte cronologico principale per l’edificazione dei monumenti e delle altrearee pubbliche e private più rilevanti dell’intera città.

.. Il tempio in antis e l’agorà

Fin dal primo anno di attività la Missione Italiana a Phoinike si è occupata del tem-pio in antis scavato da Ugolini nel , lasciato per molti decenni in condizioni di

. Sugli scavi al teatro, avviati nel , sono stati pubblicati rapporti preliminari in D M, G

; D M, G ; D M, G ; D M, G ; D M, G

, principalmente a cura di R. Villicich. Cfr. anche D M, V, Ç , –.

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

abbandono e di degrado crescente. Ne abbiamo restaurato le strutture superstiti— limitate al naòs, che fu poi riutilizzato come recinto interno del battistero paleo-cristiano — e ristudiato i caratteri architettonici, estendendo poi le ricerche all’areaantistante, occupata fra fine V e inizi del VI sec. d.C. da una basilica cristiana a trenavate e transetto. Essa subì numerose modificazioni e rifacimenti, fino a esseresostituita dopo il crollo da una piccola chiesetta impiantata nella parte più internadella sua navata centrale (XIII secolo). Tutta l’area occupata dalle strutture alto–e basso–medievali, compreso un esteso cimitero che invase, dopo il loro crollo,anche lo spazio delle navate laterali della basilica, si estendeva in età ellenisticadavanti al tempio ed era delimitata da basse scalinate, superstiti sul lato nord, afianco del tempio.

Il pianoro qui esistente è uno dei più ampi nella zona sommitale della collinae, pur essendo dilavato e certamente rimpicciolito verso sud rispetto alla situa-zione antica, pare idoneo per aver ospitato un piazzale forse lastricato. Incerta èl’interpretazione del sito: un tèmenos oppure la piazza (o una delle agoraì) della cittàellenistica (Fig. )? Le trasformazioni successive, molto intrusive come si è visto(Fig. ), impediscono una ricostruzione soddisfacente dell’assetto monumentaleoriginario, a parte la posizione del tempio in antis e poco altro. Inoltre la sequenzastratigrafica, anche nei punti risparmiati dagli scavi di Ugolini e dai devastanti lavorimilitari del Dopoguerra, appare seriamente compromessa per la realizzazionedelle strutture sacre di età bizantina. Ad esempio: manca totalmente l’evidenzastratigrafica del periodo romano, certamente cancellata dai lavori e dagli edificiposteriori.

I sondaggi in profondità, realizzati in particolare negli ultimi anni (–),hanno permesso di verificare anche qui la situazione originaria del terreno roccioso,particolarmente accidentato e caratterizzato da speroni e fessurazioni che richieseroun’estesa opera di riempimento e livellamento, per poter rendere edificabile inun primo momento l’intero pianoro. La situazione dunque è apparsa assai similea quella verificata nell’area delle case ellenistiche e anche nel terrazzamento delteatro (edificio scenico e orchestra).

Il tempio è costruito in blocchi di pietra arenacea accuratamente squadrati esovrapposti senza uso di leganti o grappe. Resta soltanto il naòs, come si è dettoriutilizzato all’interno del battistero di V–VI secolo. Ma ben ricostruibile è il pronaodistilo in antis, anche se è stato eliminato in età bizantina. Il tempio è di piccoledimensioni (m , x ,), assai vicine a quelle del sacello di Asklepios a Butrinto,anche strutturalmente comparabile con questo (Fig. ). La destinazione cultualeresta indefinita, anche se si è proposto di riconoscere in questo il tempio di AthenaPoliàs menzionato nella laminetta oracolare di Dodona di cui abbiamo già fattocenno sopra.

. D M .

. Bibl. supra, alla nt. .

. Analisi dei saggi stratigrafici in P, M, M , –. Cfr. D M , –.

. Studio e ipotesi di ricostruzione del tempio: D M c; D M , –.

. Q, Q , specialmente –.

Sandro De Maria

Fig. . L’area antistante il tempio in antis (agorà?), fase ellenistica (III sec. a.C.).

Gli scavi degli ultimi anni che ho appena ricordato hanno permesso di precisarel’orizzonte cronologico entro il quale si svolsero i lavori di preparazione dell’areaper l’edificazione del tempio, della piazza antistante e delle gradinate laterali, oltreevidentemente anche alla possibile realizzazione di altre costruzioni di cui si èperduta la traccia, a seguito degli interventi di età paleocristiana e bizantina. Iriempimenti di terra riportata e di spezzoni lapidei, che andarono a colmare lecavità del terreno roccioso, hanno restituito con grande coerenza, ancora una volta,materiali ceramici ben collocabili attorno alla metà del III sec. a.C. Anomala èuna moneta di bronzo della zecca di Ambracia, solitamente datata dai numismaticifra il e il a.C., che pone qualche problema d’interpretazione stratigrafica,evidentemente, ma che essendo del tutto isolata può essere spiegata come sempliceintrusione in una sequenza peraltro molto coerente e del tutto omogenea.

Ancora una volta, dunque, i decenni attorno alla metà del III sec. a.C. si pre-sentano come l’arco cronologico prevalente per l’organizzazione urbanistica emonumentale di Phoinike in età ellenistica, tanto più in un’area strategica comequella rappresentata da queste strutture, nelle quali proponiamo, almeno in viaipotetica, di riconoscere l’agorà o una delle agoraì della città all’apice della suastoria.

. La moneta, di recente ritrovamento (settembre ), è ancora inedita. Descrizione: D/testa velata diDione a destra; R/obelisco, AM–BP, entro corona. Inventario di scavo: PH A , attualmente conservata alGabinetto Numismatico dell’Istituto Archeologico Albanese di Tirana. Per il tipo cfr. G , s., nn.–, fig. .. .

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

Fig. . L’area antistante il tempio in antis in età medievale, con la basilica cristiana.

.. La necropoli meridionale

Il maggiore sepolcreto della città si estende irregolarmente su un’area conside-revole, di diverse centinaia di metri (ca. x ), parallelamente allo sviluppolongitudinale della collina, ai suoi piedi, nel versante meridionale (cfr. Fig. ). Già

. Anche per la necropoli vale quanto detto a proposito del teatro (supra, nt. ), ovvero che gli scavi hannoavuto rapporti preliminari pubblicati con regolarità: D M, G ; D M, G ; D

M, G ; D M, G , principalmente a opera di G. Lepore. Cfr. anche, in generale:D M , –; L ; D M , –; D M , –; L ; D M

Sandro De Maria

Fig. . Proposta di ricostruzione del tempio in antis.

utilizzata nel corso della seconda metà del IV sec. a.C., diviene poi l’area funerariacostantemente utilizzata fino alla piena età romana, e almeno fino alla prima metàdel III sec. d.C. (Fig. ). Le tombe ellenistiche (IV–I sec. a.C.) si mescolano a quelledi età romana, numericamente inferiori, almeno per quanto finora si è rinvenuto.

Fra le tombe più antiche si segnalano alcuni ‘circoli’ a tumulo (Fig. ), dellaseconda metà del IV secolo, che ospitano al loro interno sepolture in cassa lapi-dea, per inumati o incinerati, tipologia che resterà a lungo quella più diffusa nelmaggiore sepolcreto della città. Ogni sponda è costituita da una lastra di calcaregrigio, al di sopra si colloca il coperchio piano, dello stesso materiale.

Le strutture sono tuttavia molto variate: cinerari in semplice pozzetto terragnoo rivestito di tegole fittili (piane o del tipo ‘laconico’), cassette laterizie, tombein mattoni con copertura a volta ribassata, tombe terragne per inumati. Talora,nelle sponde dei sepolcri, sono reimpiegate parti di stele funerarie più antiche,anche ridotte in frammenti fra loro sovrapposti, testimonianza importante per leiscrizioni che ancora vi si possono leggere.

I sepolcri sono organizzati lungo percorsi e soprattutto ai lati di una strada conandamento nord–sud, che dalla pianura verso il lago di Butrinto conduceva allacollina sulla quale sorgeva la città (Fig. ). Nel III–II sec. a.C. lungo questa stradasi allineano facciate monumentali di segnacoli funerari, con la relativa deposizioneretrostante, solitamente in cassa di lastre lapidee o con struttura in laterizi (Fig.).

b, –.

. N et alii , –.

. Cfr., ad es., D M, G , fig. .: tomba (II sec. a.C.).

. C et alii , –.

. Su questa parte della necropoli si sofferma in particolare L .

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

Fig. . Pianta del principale settore della necropoli di Phoinike.

Sandro De Maria

Fig. . Tomba a tumulo (seconda metà del IV sec. a.C.).

I segnacoli più comuni sono costituiti da stele parallelepipede rastremate, conterminazione a frontoncino dotato di acroteri schematici, con sobria decorazione(per lo più vegetale, nei casi in cui è presente) nella parte frontale del camporettangolare (Fig. ). Sono attestate anche, ma raramente, cimase del ben nototipo ad anthèmion, della fine del IV sec. a.C.

Le iscrizioni recano solitamente il nome del defunto, il patronimico e in qualchecaso l’etnico o il luogo di provenienza, come vedremo meglio in seguito. Sepaiono assenti decorazioni figurate a bassorilievo, non mancano indizi per lapresenza di pitture, applicate direttamente sulla pietra, come bende annodate eforse anche figurazioni più complesse, comprendenti una o più figure umane. Nerestano tracce evidenti oppure riconoscibili con particolari accorgimenti analitici efotografici. Nessun segnacolo è riferibile al periodo pienamente romano e tuttele iscrizioni sono sempre in alfabeto greco.

I corredi deposti nelle tombe o accanto a esse sono abbastanza standardizzati,comprendendo il consueto vasellame a vernice nera da banchetto o da simposio,pochi oggetti in metallo, come specchi di bronzo, strigili in ferro con immanicaturadi legno e cuoio (anche in tombe femminili), poche armi di ferro (punte di lancia,

. Ho proposto una prima classificazione morfologica delle stele funerarie di Phoinike in D M, G,P , –. Cfr. anche D M et alii , –.

. D M, G, P , –.

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

Fig. . Le tombe con segnacoli monumentali allineate sulla strada sud–nord verso la collina (cfr.Fig. ).

coltelli). Solo in qualche caso sono stati riscontrati oggetti riferibili all’attivitàdei defunti, soprattutto per il periodo romano fra I e III sec. d.C., come piccoleimmagini fittili in una tomba di bambina, oppure oggetti di cura medica (specilli,bisturi, sonde).

Oggetti preziosi, in particolare le oreficerie, sono piuttosto rari e isolati, mainteressanti come esempi di artigianato e per il significato che essi assumononel contesto delle usanze funerarie e della loro simbologia. Nella casistica assaidiversificata segnalo almeno le danàkes d’oro, presenti all’interno dei cinerari di III–II sec. a.C., come oggetto probabilmente apotropaico o attestante simbolicamenteil rango del defunto, in un caso con il ricalco di una faccia monetale attribuibilea coniazioni del koinòn epirota «attorno a Phoinike». Sono da ricordare anchele frequenti corone con perline di terracotta dorata e poche foglie d’ulivo o diquercia d’oro, in un insieme che doveva essere effettivamente vegetale, per la partemaggiore della corona.

Spicca isolata una tomba rinvenuta negli anni Sessanta del Novecento da Dhimo-

. In generale vedi: C et alii , –.

. E dunque databile ai decenni centrali del II sec. a.C. Cfr. N et alii , fig. .. Per il tipomonetale impresso su questa laminetta d’oro cfr. G , .

Sandro De Maria

Fig. . La stele di Krithon (IV–III sec. a.C.).

sten Budina nell’area del moderno villaggio di Finiq, della consueta forma a cassalapidea ma con oreficerie di tipo tarantino, comprendente due collane, orecchino,foglie d’oro e un anello con castone, raro esempio a Phoinike di corredo femminiled’alto rango, da riferire al III–II sec. a.C.

Fra i sepolcri lungo la via ‘monumentale’ ricordata poc’anzi si inserisce ancheun piccolo edificio a oìkos, con mura perimetrali su zoccolo di schegge lapidee (fracui anche alcuni frammenti di stele funerarie del II sec. a.C.) ed elevato in argillacruda, che ebbe sicuramente un significato sacrale. Il pavimento dell’aula interna,

. Sommariamente resa nota in B .

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

in cocciopesto con tre emblèmata in tessellato bianco–nero, è occupato nella partepiù interna da un grande basamento lapideo, di cui restano poche tracce (Fig. ).Si tratta probabilmente dell’attestazione di un culto eroico del I sec. a.C., una sortadi heroòn sorto in area funeraria. All’edificio appartenevano una piccola sculturain calcare, una figura maschile con clamide, forse un cavaliere, e decorazionifittili di gronda, tra cui un gocciolatoio a teste leonine e un piccolo fregio conprotomi femminili e girali vegetali. Gli emblèmata a mosaico dell’interno recanodecorazioni schematiche e un delfino con tridente, che potrebbe riferirsi al cultodi Poseidon, peraltro attestato a Phoinike anche da altra documentazione.

Fig. . Il tempietto/heròon nell’area della necropoli in corso di scavo (metà del I sec. a.C.).

Questa necropoli, come s’è detto, è sempre stata la maggiore della città, pre-ceduta da alcune tombe poste ancora alla sommità della collina, alle quali si deveaggiungere un’altra area funeraria, nota ma non scavata estensivamente, sul ver-

. Sull’edificio vedi C et alii , –; L , –.

. M a, –, fig. ..

. Su questi elementi di decorazione architettonica fittile tardo–ellenistica: M b.

. Il culto è attestato in un atto di manomissione su cippo quadrangolare rinvenuto da Ugolini nel

durante gli scavi eseguiti nell’area della basilica paleocristiana, dove era riutilizzato come segnacolo in una tombad’età bizantina. È databile nell’ultimo terzo del III sec. a.C. (post ): U , s. n. , fig. . Cfr. C

, – n. , tav. IX a.

Sandro De Maria

sante nord–orientale, in località Matomara e Scarsela. Essa rivela alcuni aspettiimportanti della società cittadina, soprattutto per il periodo che va dal tardo IV allafine del II secolo a.C., al quale si riferisce la maggior parte delle sepolture. Ma suquesto, come anche sui dati che derivano dall’analisi antropologica dei resti deidefunti, mi soffermerò nel paragrafo che segue.

. Società e cultura

Come facilmente si può comprendere, considerando il periodo di vita della città inetà ellenistica, la società urbana si presenta con caratteri assai poco gerarchizzati,almeno per quanto si può desumere dai dati sinora disponibili dalle ricerchearcheologiche; nulla dicono le fonti storiche a questo proposito.

La struttura economica e sociale dell’Epiro antico può essere variata, parzial-mente, dal periodo della symmachìa a quello del koinòn, ma le ricadute sulla culturamateriale sono poco percepibili, se valutate nei singoli contesti urbani della Caonia.La base economica agro–pastorale ha costituito certamente un plafond uniformenel ‘lungo periodo’, con poche variazioni, a eccezione forse dell’entourage delladinastia eacide al tempo del regno.

A Phoinike si ha l’impressione di uno standard uniforme del quadro sociale,con un ceto urbano abbiente, probabilmente di artigiani e piccoli proprietari, assaipoco articolato al suo interno. Per gli aspetti propriamente produttivi, i dati dellacultura materiale sembrano attestare un’attività in loco per quanto riguarda la ce-ramica, soprattutto a vernice nera, ma al momento mancano dati sicuri, come ilritrovamento di fornaci e laboratori. Data l’importanza della città, sembra comun-que naturale presupporne l’esistenza, confermata peraltro dai dati archeometrici,che indicano l’impiego di argille locali in molta documentazione rinvenuta nelcorso degli scavi.

Il benessere di gran parte degli abitanti è attestato dallo studio dei resti antropo-logici provenienti dalle tombe: non si riscontrano infatti forti e diffusi segni da stressda lavoro, tracce di malnutrizione, stato fisico fortemente precario e condizionatoda deperimento. L’edilizia abitativa, peraltro, offre al momento pochi spuntiinterpretativi, essendo limitata a un quartiere assai rimaneggiato in età romana e ca-ratterizzato da una sola casa a doppio peristilio, che rientra nella casistica consuetaper il periodo cui si riferisce il suo primo impianto (III sec. a.C.) nel vasto ambitodella koinè mediterranea, dall’Asia Minore alla Sicilia. Ma si tratta appunto di uncaso per ora isolato: il procedere delle ricerche in questo senso, già programmato,potrà offrire ulteriori dati per la riflessione.

Maggiori spunti provengono dagli scavi della necropoli principale, per quantoriguarda l’aspetto dei sepolcri e la consistenza dei corredi, questi ultimi da valutare

. G e ; M, N, Z ; G, V .

. Lo studio dei dati antropologici provenienti dalla necropoli è in fase avanzata: vedi, per ora, M

. La ricerca è stata ripresa recentemente () e sarà completata da Simone Zambruno e Licia Usai.

. Bibl. supra, alle ntt. e .

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

tuttavia con grande cautela, come ben si sa, in funzione di possibili manifestazionidi rango sociale e di ricchezza individuale o famigliare. Innanzi tutto va osservatoche numerosissime sono le tombe multiple, con deposizioni scalate nel tempo,anche in un tempo lungo. Dunque, apparentemente, un fenomeno di continuitàfamigliare, forse anche di clan, ma resta il problema di possibili riusi del medesimosepolcro, dopo un tempo anche non particolarmente protratto, da parte di altrisoggetti o di altri nuclei famigliari.

L’aspetto delle tombe e dei corredi, soprattutto di questi ultimi, è sostanzial-mente ripetitivo, pur con diversità riconoscibili, soprattutto di ordine quantitativo:ad esempio nel numero degli oggetti relativi al banchetto, come coppe, kàntharoi ociotole a vernice nera, oppure anfore da vino. Maggiore articolazione presentanoinvece i segnacoli funerari, anche se molto ricorrente, come abbiamo già ricordato,è la stele rettangolare rastremata con terminazione a frontone, la più frequente inassoluto (cfr. Fig. ). Le stele si differenziano fra loro soprattutto per la saltuariapresenza di alcune sobrie decorazioni scolpite o dipinte, ma esse sostanzialmenteripetono, anche nel testo epigrafico, formule standardizzate.

Vanno però segnalati i sepolcri allineati lungo la strada suburbana sud–nordai piedi della collina, che mostrano segnacoli più elaborati, con basamenti e steletalora più imponenti a naìskos, che caratterizzano la necropoli, in questo settore,fra III e II sec. a.C. (Fig. ). La posizione di queste tombe, il loro allineamentosu una strada importante di accesso alla città, la loro monumentalità rivelano unalto grado di ricercata visibilità e di gerarchizzazione dello spazio funerario, che inquesto caso parrebbe proprio da interpretare come quello riservato a esponenti difamiglie di particolare rango e ruolo sociale.

Le iscrizioni funerarie presentano solitamente nome, patronimico e talvolta,ma raramente, etnico e altri dati (come, in un caso, l’indicazione della prosseniadei Caoni per un corcirese). La qualità sia delle stele in quanto tali, sia delleiscrizioni è di buon livello, talora, però, con cadute evidenti nella scrittura, comenelle aggiunte successive o anche nell’approssimazione o nella confusione delductus.

Importanti sono le indicazioni dell’etnico di stranieri sepolti nella necropoli.Com’è ovvio, vi ritroviamo numerosi corciresi: i rapporti con l’isola dovetteroessere frequenti e profondi fin dalla genesi della città, e così gli scambi di merci ela migrazione di uomini. Lo stesso vale per gli acarnani, presenti ma testimoniatida un numero ridottissimo di attestazioni. Di particolare interesse la presenza diindividui italici e sicelioti, a conferma di quanto afferma Polibio a proposito delle

. D M, G, P .

. Cfr. L .

. Stele di Molota, fine IV – metà ca. del III sec. a.C.: D M , ; D M, G, P ,

n. , fig. ..

. Si vedano, ad es., i caratteri della rozza aggiunta incisa in un secondo tempo, con patronimico ed etnico,nella stele di Menedamos, di provenienza lucana, nella quale al contrario il nome personale è tratteggiato a rilievocon grande maestria (prima metà del III sec. a.C.): D M et alii , – n. , figg. .–.

. P. ..–.

Sandro De Maria

lamentele con Roma da parte di mercatores italici presenti nel territorio della cittàe vessati dalla tormentosa pirateria illirica. Queste attestazioni vanno a colmarequella lacuna, a me sempre apparsa piuttosto difficile da spiegare, relativa all’arrivodi prodotti della cultura materiale dalla vicina penisola italica, ceramica o altro,che mancano totalmente o quasi nella documentazione archeologica, forse conl’eccezione di anfore vinarie. Ne esce dunque un quadro della società urbanaabbastanza egualitario e uniforme, con le dovute eccezioni attestate dalla necropoli,articolato invece nella sua componente di stranieri provenienti dal mondo grecoproprio o magno–greco e siceliota.

Per quanto riguarda i vari aspetti della cultura urbana, abbiamo detto dellascrittura, al momento valutabile quasi soltanto sul materiale funerario, eccettoalcuni reimpieghi di atti di manomissione rinvenuti da Ugolini negli scavi dellabasilica paleocristiana e poco altro. I materiali scultorei, per parte loro, mostranola presenza, io credo, di officine urbane di qualità, che lavorano il marmo pre-valentemente pentelico con sapienza e maestria (Fig. ): anche se il materialeè poco quantitativamente, e limitato a un certo numero di teste femminili o dipiccole immagini di Artemide – culto molto diffuso in tutto il territorio, com’èben noto –, non può sfuggire l’allineamento con gli esiti della scultura medio–e tardo–ellenistica soprattutto della Grecia settentrionale e della Macedonia inparticolare, alla quale rimandano anche le forme delle stele funerarie e dei segna-coli. Di queste botteghe, purtroppo, non si è rinvenuta al momento alcuna tracciaarcheologica.

Infine, l’articolazione amministrativa. Phoinike ha ovviamente seguito le tappestorico–politiche dell’Epiro dalla symmachìa della dinastia eacide — della qualeentrò a far parte forse poco prima del a.C. – e fino all’istituzione del koinòn, frail e il a.C., di cui fu capitale. Un rinvenimento fortunato, ancorché moltoframmentario, nel teatro della città ha restituito la testimonianza di magistrature eanche di rapporti fra Caonia e Molossia proprio per il periodo del koinòn. Si tratta diun frammento iscritto sfuggito al capillare spoglio dell’edificio ellenistico–romanodurante il Medioevo, di difficilissima lettura ma che testimonia la presenza diuno strategòs, certamente degli Epiroti, e di un prostàtes dei Caoni, personaggidi cui purtroppo non si sono conservati i nomi completi. Inoltre vengono citatenon meglio precisate ‘leggi’ e appare il nome della Molossia. L’iscrizione è stataletta e datata da Pierre Cabanes, dietro nostra richiesta, agli inizi del II sec. a.C. ecostituisce per ora il solo documento iscritto riferito alla vita amministrativa dellacittà e del koinòn che sia stato rivenuto in città, e ne ribadisce il ruolo centrale nelcontesto più generale del mondo epirota fra III e II secolo.

. Su questo punto vedi G, V , –.

. Le sculture di Phoinike sono studiate in: M a; M b.

. Sul culto di Artemide a Phoinike e nel suo territorio: D M, M .

. Cfr. C , specialmente –.

. Del prezioso documento è stata data una notizia preliminare in D M et alii , , fig. .. Il testocomparirà nel volume di P. Cabanes dedicato alle iscrizioni greche della Caonia, in corso di stampa.

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

Fig. . Testa femminile in marmo bianco da Phoinike, III sec. a.C. (Butrinto, Museo).

. Città e territorio

Dal punto di vista del metodo della ricerca, fin dall’inizio la Missione ArcheologicaItaliana a Phoinike ha impostato la sua attività su un punto di riferimento costante:l’approccio doveva essere quello di coniugare strettamente fra loro città e suoterritorio, ancorché non fosse facile, in partenza, definirne i contorni e delimitarnel’estensione. Per questo ci è stata di grande aiuto anche un’attenta valutazio-ne della geografia fisica e dei rapporti storico–territoriali con le vicine città diBouthrotos.e Antigoneia.

Abbiamo di conseguenza svolto un’estesa attività di ricognizioni di superficiee di ricerche d’archivio, soprattutto sulla preziosissima cartografia storica, inparticolare le levate anteguerra dell’Istituto Geografico Militare italiano. Essehanno permesso di accrescere enormemente i dati relativi alle dinamiche delpopolamento e ai caratteri degli insediamenti, sia per il periodo ellenistico che per

. G ; G a; D M b, –; G, B .

Sandro De Maria

quello romano, fino a riconoscere alcune evidenti tracce di appoderamento agrarioproprio dell’organizzazione romana, nel contesto più generale della provincia diMacedonia prima, di quella d’Epiro successivamente.

Per quanto riguarda il periodo ellenistico, che qui interessa, l’organizzazionedel territorio articolata in pòleis, terreno agrario con le infrastrutture connessee sistema fortificato di controllo non appare diversa da quella ben testimoniataper la Grecia centro–meridionale. E questo nonostante che l’organizzazione instato federale, fosse esso quello del periodo del regno o appunto quello del koinòn,imponga caratteri ben diversi al rapporto città–organizzazione statale, nel quale lepòleis caone mai hanno assunto la fisionomia di città–stato caratteristica del mondogreco proprio. Soprattutto fra III e II sec. a.C. — forse anche sullo scorcio del IV —il territorio di Phoinike appare caratterizzato da una serie di insediamenti d’alturacon evidenti caratteri di rifugi o presidi fortificati o anche di veri insediamenti stabi-li, e da ville fortificate, anche in situazioni di pianura o quasi, a evidente vocazioneagricola, che non a caso avranno una continuità in età romana, a partire dal I sec.a.C., quando però i caratteri difensivi verranno progressivamente ridimensionati.

Il territorio mantenne una prevalente vocazione pastorale, a lungo nel tempo.In realtà si tratta di un dato difficilmente riscontrabile sulla base della documenta-zione archeologica, per la precarietà delle strutture che sono proprie di un regimedi transumanza, che spesso può non aver dato luogo a costruzioni e forme in-sediative stabili. Ma un caso molto interessante è stato identificato e scavato, inanni recenti (–), a pochi chilometri a nord–est della collina di Phoinike,in località Matomara, una zona quasi pianeggiante, circondata da rialzi e salti diquota. Si tratta di un grande recinto rettangolare (m x ) delimitato da muretti asecco, per il ricovero delle greggi, dotato nella sua parte sud–occidentale di alcuneprecarie costruzioni, verosimilmente adibite ad abitazione di famiglie di pastorie coltivatori (Fig. ). I materiali attestano due fasi costruttive, una di piena etàellenistica contemporanea al periodo di maggiore sviluppo della città (III–II sec.a.C.), la seconda di età romana (I sec. a.C. – I d.C., quando il sito appare abban-donato). Dunque si tratta di un esempio, certamente replicato da altri simili nelterritorio della città, molto eloquente per comprendere i sistemi produttivi di queiperiodi e il rapporto con il centro urbano, recettivo dei prodotti dell’allevamento edelle coltivazioni. I numerosi pesi da telaio rinvenuti attestano anche l’attività dellafilatura e della tessitura della lana.

Gli scavi di Matomara rivelano anche un tenore di vita per cosi dire ‘urbano’degli abitanti, con ceramiche fini da mensa in tutto analoghe a quelle rinvenutenella città. Non così le tracce di una precedente frequentazione del luogo, chenon sono in rapporto con le fasi edificate, forse contestuali piuttosto a ricoverimolto precari, che non hanno lasciato tracce archeologiche evidenti. Da questilivelli profondi, tutti antecedenti al III sec. a.C., provengono materiali anche di età

. G .

. Per le estese e approfondite ricerche sul territorio di Phoinike vedi B, G , e soprattutto,G, B . Sui siti d’altura: G, B b.

. Sul sito di Matomara: B, G , –; G, B a.

Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C.

Fig. . Pianta dell’insediamento rustico di Matomara.

arcaica (ad es., frammenti di orli di anfore corinzie A: fine del VI, inizi del V sec.a.C., Fig. ) e classica (anfore corinzie di tipo A’: metà del V–IV sec. a.C.), assairari o del tutto assenti — soprattutto le prime — nell’area dove poi sorgerà la cittànella seconda metà del IV secolo. Di particolare interesse è la quantità rilevante diframmenti di anfore, anche per le successive corinzie B ellenistiche, non riscontrata,in questa misura, negli strati scavati nelle diverse aree della città e soprattutto nelquartiere abitativo. Il dato può essere interpretato alla luce di un diverso ruolo daattribuire ad alcuni punti focali del territorio prossimo alla collina di Phoinike,quasi fossero essi una sorta di ‘centri di smistamento’ per merci e prodotti circolantinella zona, che venivano poi trasportati in città (pensiamo al vino, ad esempio)all’interno di altri contenitori in materiali deperibili. Da valutare in questo sensoanche la presenza a Matomara di numerosissimi frammenti di grandi doli fittili,idonei proprio a un’attività nel sito per lo stoccaggio e lo smistamento di mercie prodotti. Va considerato che il caso di questo insediamento di Matomara è,come abbiamo detto, esemplificativo di una rete di insediamenti simili, anche inprossimità di questo, che largamente doveva caratterizzare economia e paesaggioagrario nel corso di un periodo lungo, che al momento sembra protrarsi dal tardoVI – inizi del V al I sec. a.C.

Sandro De Maria

Fig. . Orlo di anfora corinzia A da Matomara.

Referenze grafiche e fotografiche

Università di Bologna: Dipartimento di Storia, Culture, Civiltà; [email protected]

Tutte le immagini che compaiono nel presente lavoro sono di proprietà della Missione ArcheologicaItaliana a Phoinike, diretta da chi scrive. Ringrazio Julian Bogdani e Michele Silani per averecollaborato alla preparazione di alcune planimetrie che corredano questo lavoro. In particolare,si devono a J. Bogdani la elaborazione di Fig. ; a J. Bogdani ed E. Giorgi, i rilievi e i disegni diFigg. e ; a M. Silani, l’elaborazione di Fig. ; a M. Podini e M. Zaccaria, i rilievi e i disegni diFig. ; a M. Zaccaria, il disegno di Fig. ; a E. Giorgi e G. Lepore, i rilievi e i disegni di Fig. ; a E.Vecchietti, il disegno di Fig. .

Sandro De Maria

Finito di stampare nel mese di novembre del

dalla «ERMES. Servizi Editoriali Integrati S.r.l.» Ariccia (RM) – via Quarto Negroni,

per conto della «Aracne editrice S.r.l.» di Roma