archeologia dell'europa medievale lezione 6 dalla gallia alla francia: le città

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Archeologia dell'Europa medievale (cod. 108802) Archeologia dell'Europa medievale (cod. 108802) Lezione 6 Lezione 6 Dalla Gallia alla Francia: le città Dalla Gallia alla Francia: le città Carlo Citter e-mail: [email protected] Skype: carlo.citter Università degli Studi di Siena – Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea magistrale in Archeologia ll presente testo costituisce materiale didattico realizzato dal docente ad uso esclusivo degli studenti per la preparazione dell’esame. Nessun altro uso è consentito.

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Archeologia dell'Europa medievale (cod. 108802)Archeologia dell'Europa medievale (cod. 108802)

Lezione 6Lezione 6

Dalla Gallia alla Francia: le cittàDalla Gallia alla Francia: le città

Carlo Cittere-mail: [email protected]

Skype: carlo.citter

Università degli Studi di Siena – Facoltà di Lettere e FilosofiaCorso di laurea magistrale in Archeologia

ll presente testo costituisce materiale didattico realizzato dal docente ad uso esclusivo degli studenti per la preparazione dell’esame. Nessun altro uso è consentito.

La città nella transizione fra antichità e medioevo è stata a lungo schiacciata fra due opposte monumentalità: da un lato quella romana, con i fori, le terme, i templi, l’ordinato sistema viario, dall’altro quella bassomedievale, con le cattedrali, i palazzi, le mura, i mercati.

Paris in età romana

La città di Carcassone

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Entrambe espressione di società ricche e in crescita, che manifestavano in forme architettoniche e artistiche il loro status.

La tradizione di studi storici giuridico-istituzionali del XIX e dei primi decenni del XX secolo (in particolare le scuole italiana e tedesca), proprio per l’accento posto sulla città come sede di

una qualche istituzione, non vedeva nella transizione quel potenziale dirompente che oggi l’archeologia ha mostrato oltre

ogni ragionevole dubbio.

morte di Teodosio (395 d.C.) anno 1000cono d’ombra

“civitas” di Cassiodoro “civitas” dei diplomi carolingi=

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La fine della città antica e la nascita della città medievale trovavano una loro spiegazione all’interno di più vasti processi di cambiamento delle

strutture sociali ed economiche.

Henri Pirenne(saggi 1925 e 1937)

mondo carolingio

Europa centrale

impero bizantino

Islam

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Oggi sappiamo che non fu l’invasione araba a determinare la cesura, ma semmai fu l’ultimo capitolo di una lunga storia. Sappiamo anche che l’inizio della ripresa non fu dopo il 1000, ma in quel lungo VIII secolo che include

l’età di Carlo Magno dove invece Pirenne vedeva la fine della città. Tuttavia la forza innovativa di questo studioso, il suo accento posto sull’aspetto

economico-commerciale della città, è stata tale che ancora oggi ogni dibattito sulla transizione, animato da storici o archeologi, ne tiene conto.

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Il ruolo dell'età carolingia viene quindi oggi ancora ampiamente dibattuto, sebbene possiamo recepire la proposta di Joachim Henning che vede nello

sforzo di creare una serie di piccole città autosufficienti (i monasteri) un involontario blocco dello sviluppo di nuove forme urbane e di un'economia di

scambi nell'Europa post-romana. La fine dei Carolingi determinò quindi le condizioni necessarie e sufficienti a rimettere in circolazione risorse e

maestranze prima convogliate, ma solo in entrata, nei monasteri.

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Il mulino di Dasing (VII-VIII) e la pianta del monastero di S. Gallo.

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Lo studio archeologico delle città francesi ha

beneficiato molto delle opere pubbliche degli

ultimi trent'anni. Cantieri come il Grand Louvre a

Parigi, la metropolitana a Lione e Tolosa e la

tramvia a Strasburgo sono solo alcuni degli

esempi più noti.

I cantieri di St. Denis e Tours sono stati per almeno un paio di generazioni di archeologi francesi un momento importante della loro formazione scientifica. Tuttavia lo sforzo profuso sulle campagne non trova un corrispettivo nelle città e in confronto ad altre regioni europee abbiamo poche edizioni recenti.

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La città antica subì una contrazione, precoce nel nord della Francia dove già compare nel III, più attardata nel sud dove è attestata nel V.

Vaste aree extraurbane vengono abbandonate e messe a coltura (qui Arles nel IV secolo). La letteratura ha accentuato spesso gli aspetti

peggiorativi in relazione alla fisionomia della città imperiale.

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La città gallica tardoantica è una città fortificata, ma la datazione di queste operazioni, spesso anche i loro reali contorni, non è così semplice.

Cinte murarie tardo imperiali a Poitiers (a sx) e Reims (in alto)

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Non diversamente la situazione per gli edifici monumentali, che sopravvivono raramente. Arles è una città nella quale fonti scritte e materiali convergono nel delineare un quadro di alto profilo, del resto era diventata capitale della prefettura delle Gallie dopo la caduta del fronte renano.

Ma non c'è molto di più come i palazzi di Tolosa e Tours. Questo porta a sovrastimare come sempre il documento scritto e le due monumentalità romana e tardo medievale.

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Come abbiamo visto all'inizio, la città altomedievale diventa sfuggente se analizzata sotto il profilo monumentale che è stata recentemente definita “fra le due”.

Così il dato archeologico suggerisce un diverso ritmo, anche cronologico, che più si adatta alle diverse condizioni geografiche in cui le città sono collocate. I suoli a lenta crescita, le terre scure, non si adattano al ritmo della documentazione scritta.

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Il caso di Compiegne offre al momento molti spunti di riflessione insoluti, perché è l'unico palazzo di IX-X secolo scavato in una

città francese.

L'interpretazione, se veicolata dalle fonti scritte, porta a risultati molto discutibili: complessità della sedimentazione e ruolo non sono sempre sinonimi. Central place e città sono

alternative non chiare nelle fonti, ma talvolta anche nel record archeologico.

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Uno dei temi che ha attirato l'attenzione degli studiosi è la formazione della città cristiana.

Aiutano in questa direzione gli scavi nei primi gruppi episcopali, fra i quali quello di Poitiers è sicuramente solo il più famoso.

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Il battistero di Grenoble e il gruppo episcopale di Lyon (a

dx) e Reims (in basso)

Nel 1986 è stato condotto un censimento completo denominato TCCG, che oggi è ampiamente superato dalle nuove scoperte, ma rimane una base di studio.

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I primi gruppi episcopali erano costituiti da una o due chiese e un battistero su cui si affacciava il palazzo del vescovo.Esemplare di questa situazione la città di Tolosa che fu per breve tempo capitale del regno visigoto. Gli scavi nella parte NW della città presso l'Hôpital Larrey hanno portato alla luce il complesso episcopale tardoantico.

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Nel contesto della progressiva cristianizzazione dello spazio urbano come rurale si collocano le basiliche cimiteriali extraurbane, sul modello di quelle romane, come a Lione (in basso) e Marsiglia (a dx).

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àGli scavi nell'area sudorientale della città di Arles hanno messo in luce il complesso della cattedrale. Non si hanno dati sicuri sulla presenza di una chiesa già nel IV, sebbene una ripresa degli scavi recente

abbia fatto ipotizzare un piccolo edificio di culto (entro il rettangolo rosso) già in questo periodo. mentre è sicura nella prima metà del VI (rettangolo verde). È assai probabile che si tratti nel secondo caso della cattedrale di Arles e nel primo di una chiesa annessa al complesso episcopale.

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a) l'abside della piccola chiesa

b) il pavimento del presbiterio

c) L'ambone della cattedrale

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Nella Francia sudoccidentale gli elementi di continuità, almeno sotto il profilo delle istituzioni, sembrano prevalenti fino all’VIII, mentre lungo il

Reno l’aspetto delle città fu per molti secoli quello di castelli.

Il vescovo fu quasi sempre sinonimo di continuità di centralità istituzionale, tanto che piccoli centri come Liegi divennero civitas, ma di contro Digione aveva un vescovo pur rimanendo castrum. Bordeaux e Tolosa ospitarono i sovrani merovingi con il loro seguito e ciò ne mantenne le funzioni urbane.

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La rinascita dell’idea imperiale con i Carolingi provocò una sorta di “renovatio” delle città, che tornano al centro di lotte fra vescovi e conti: i primi, a

differenza di quelli italiani, arroccati nei loro episcopi urbani, controllavano solo i loro possedimenti intramuranei creando vere e proprie isole

giurisdizionali autonome come ad Arles e Marsiglia.

Arles alla fine dell'età merovingia con l'area della probabile prima cattedrale in rosso.

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Dopo il fatidico e tanto discusso anno 1000, le città francesi si presentano come:

1) eredi di quelle romane (che fossero già città o luoghi minori)

2) le terrenuove di fondazione altomedievale che si sono sviluppate da borghi

3) le nuove città nate dall'espansione urbana dei secoli XI-XIII

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Una delle caratteristiche della città bassomedievale è di essere polinucleata. Vari borghi, porti o vici si sviluppano spesso intorno ai nuclei più antichi come a Tours e Metz, ma senza unirsi veramente alla città prima del XIV secolo.

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La città bassomedievale è ormai sostanzialmente in pietra (qui Quimper in Bretagna nel XV secolo) e anche per questo non si trovano gli strati di

terra scura caratteristici delle città altomedievali in tutta Europa.

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Villeneuves e bastides sono il fenomeno nuovo che dal XIII secolo caratterizza l'urbanesimo francese, con paralleli in tutta Europa. Nascono come villaggi rurali, ma spesso si evolvono verso la piena acquisizione di funzioni urbane.

Beaumont, Fources e Montflaquin (a sx)

Non ebbero solo una funzione politica nella lotta fra potere reale e potere signorile.

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La forma urbis della città cristiana altomedievale fu profondamente modificata nel tardo medioevo proprio a partire dalla ricostruzione delle

cattedrali, ma anche i palazzi e i monasteri degli ordini mendicanti che dal XIII cominciarono ad installarsi nelle città.

Nascono i complessi canonicali, le università, e gli spazi per il commercio che esercita un ruolo economico trainante.

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I nuovi ceti dirigenti manifestano nelle ricche dimore urbane il loro status e le facciate che si elevano, decorate, lungo le strade sono un ulteriore segnale della loro presenza.

La città di Brest alla fine del medioevo.

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Oggi sappiamo, soprattutto grazie all'apporto dell'archeogeografia, che ci fu una pianificazione urbana distinta da quella romana (spesso

sopravvalutata) e da quella delle bastides. È su questo tessuto, che ha un corrispettivo nel paesaggio, che si plasma la forma urbis e la maglia del

parcellario che vediamo nel catasto napoleonico.

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Il caso di Lione è esemplare: la città medievale non sorge sul centro di potere romano, ma su terre urbanizzabili lungo

entrambe le rive della Saone. Solo con il XVI secolo i diversi borghi si uniscono di nuovo a formare un unico tessuto urbano.

Lione in epoca romana (a sx) e nel medioevo (a dx).

La città di Parigi fu fondata dai Romani su una preesistenza gallica in un punto strategico: un isoletta sulla Senna. Ben presto però la città

si sviluppò sulla riva sinistra del fiume con un vasto agglomerato privo di fortificazione.

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Morfologia dell'area di Parigi prima della fondazione della città romana.

Le prime ondate di invasioni del III secolo resero necessario ripensare l’intero assetto urbano. Così l’isola fu fortificata, cercando di guadagnare

più spazio possibile, tanto che anche un nuovo edificio pubblico, probabilmente con funzioni di basilica, fu progettato come parte

integrante della cortina muraria.

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Parte del presunto muro di cinta tardoantico rinvenuto sotto Notre Dame.

Nonostante le successive divisioni del regno franco e la moltiplicazione delle sedi reali, Parigi, scelta da Clodoveo come

capitale, ebbe almeno fino alla metà del VII secolo un primato sulle altre (Orleans, Soissons e Reims).

Queste considerazioni hanno portato gli studiosi ad assegnare a Parigi l’appellativo di metropoli della Frankia merovingia.

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Il cuore della città era ancora l’isola sulla Senna, con la sua fortificazione, il grande edificio a nord e il cardo maximus che la divideva in due attraversando il fiume. Più sicura è la posizione delle chiese e dei cimiteri. E’ chiara infatti l’impostazione del centro vescovile nella parte sudorientale dell’isola con la prima cattedrale dedicata a St. Etienne presso l’attuale di Notre Dame. Mentre sugli edifici privati non abbiamo informazioni sufficienti e il mantenimento degli assetti tardoromani fino alla piena età merovingia non è sempre dimostrabile.D

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Se corrispondesse al vero avremmo un nucleo a sud presso il cosiddetto vicus parisiorum, un nucleo maggiore al centro sulla

sinistra della Senna presso l’antico centro cittadino (terme di Clunì e foro), un terzo nucleo nell’isola e altri piccoli nuclei sparsi intorno fino

alla collina di St Genevieve.

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àForse possiamo avanzare l’ipotesi che l’abitato di Parigi in età merovingia

seguisse il modello della città a isole, ma questa osservazione si basa solo sulla cartografia delle chiese e dei cimiteri.

Fuori dalla ristretta cinta dei nuclei di abitato circostanti l’isola sulla Senna, non vi sono prove che vi fossero in età merovingia villaggi in posizione satellitare. Solo nel suburbio abbiamo qualche attestazione come il già citato vicus parisiorum, la villa di Clichy in cui risiedevano i signori franchi o più a nord il vicus Catulliacus dove fu fondato il monastero di St. Denis. Ma i dati archeologici provengono da vecchi recuperi occasionali, quindi non possiamo spingerci più avanti nella tipologia dell’habitat.

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Ma sulla città dopo il 1000 sappiamo meno, come risulta anche dal sito dell'INRAP.

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Un'eccezione il grande cantiere del grande Louvre, che ha interessato un'area di 3 ettari dal 1983 al 1990. Una complessa sequenza dal Neolitico al XIX secolo. In particolare è importante aver potuto documentare come un'area periferica, quindi rurale della città antica, divenne centrale per la difesa e quindi pienamente urbanizzata, fino alla costruzione del castello (Le Tuileries), di cui rimangono nei sotterranei le mura.

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Il cantiere è stato una grande opportunità per sperimentare l'apertura verso le scienze della terra, le analisi chimiche e fisiche che tradizionalmente vengono effettuate su siti rurali.

Parte della cinta difensiva di Carlo V durante lo scavo e poi

inglobata nella nuova sistemazione museale.

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Sappiamo invece qualcosa di più sull'importante monastero di St. Denis, che in origine era distante dalla città romana. La chiesa fu dedicata al primo vescovo e martire di Parigi, Dyonisius.

Fondato lungo una strada romana che portava a Rouen, sulla Senna, quindi in una posizione strategica, era già luogo di sepoltura nel III secolo . Nel 475 la vita di S. Genoveffa, altra importante protagonista parigina del tempo, riporta la costruzione di una chiesa.

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Qui erano sepolti i re merovingi e nei pressi era un palazzo (Clichy) dove si tenne anche un concilio. I Carolingi mantennero la centralità di questo luogo costruendovi anche un palazzo e rifondando le chiese. Allo stesso periodo va ascritto l'acquedotto, mentre il fossato fu scavato da Carlo il Calvo nell'867 per difendersi dai Normanni.

In alto l'acquedotto in fase di scavo e a sx la cripta.

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St. Denis era anche un importante luogo di fiera e qui arrivavano le merci esotiche sbarcate al porto di Marsiglia. In età carolingia qui era un

fiorente mercato del vino.

A sx il palazzo carolingio e a dx il fossato che cingeva l'abitato.

Metz è una delle città con la maggiore quantità di dati archeologici, ma nonostante ciò non mancano problemi interpretativi. Come tutte le città della

Gallia subì una prima crisi nel III secolo ma sopravvisse: nel IV è ancora attestata una certa attività edilizia, sebbene un calo di attività artigianali.

La città non è in una posizione qualunque. Sta sulla direttrice Marsiglia - Arles – Treviri, quindi sull’asse che dal Mediterraneo giungeva nel cuore della Germania romana. Questo le consentì di beneficiare del flusso di denaro che la rinascita costantiniana favorì per rifornire e mantenere la

capitale Treviri e tutto l’hinterland.

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Questa situazione assimila Metz a molte altre città, anche italiane, la cui fioritura non è endogena, ma eterodiretta: ovvero finché essa mantenne una posizione nella geografia politica della pars occidentis, mantenne anche un certo livello di urbanesimo. Anche il territorio beneficiò di questa situazione come mostra la sopravvivenza di almeno la metà delle ville e dei villaggi.

Il crollo fu improvviso, non a caso, e coincise con lo spostamento del centro del potere imperiale a Treviri ad Arles nei primi decenni del V secolo.

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Nel pieno V secolo vi fu una nuova e più profonda cesura, con la comparsa dei tipici “dark layers” e lo sfilacciamento del tessuto urbano che si può assimilare al modello città a isole. La parte settentrionale della città sembra in stato di totale abbandono dal V alla metà del VI secolo.

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Dal 560 Metz divenne per un certo periodo capitale dell’Austrasia franca. Non sappiamo se questo fu la causa di una parziale ripresa o se piuttosto la ripresa sia la causa della scelta. Certo il mantenimento dell’asse Marsiglia – Renania per l’approvvigionamento di beni di lusso consentì almeno per un secolo a questa città di rimanere all’interno dei circuiti internazionali.

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L'area dell'anfiteatro cominciò ad essere demolita a partire dal IV secolo e rimase per molto ai margini della città medievale per essere inglobata solo in età moderna da una fortezza.

Una grande quantità di scorie metallurgiche, sepolture, discariche (di ceramica e di residui organici) attestano la presenza di un abitato fra il V e il VI secolo.

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Un altro importante scavo nei pressi del convento delle suore carmelitane ha portato alla luce una sequenza e una serie di edifici bassomedievali che hanno continuato ad essere abitati nell'età moderna. Ha inoltre permesso di studiare la cultura materiale degli abitanti di Metz in questi secoli di passaggio all'età moderna.

Città emporio da sempre, fin dal momento della sua fondazione ad opera dei greci di Focea intorno al 600 a.C., Marsiglia è una di quelle poche città del mondo romano per le quali possiamo parlare di “lunga fine dell’antico”. Gli scavi degli ultimi decenni mostrano senza dubbio un quadro che difficilmente si accorda con la desolante descrizione di Gregorio di Tours, ponendo ancora una volta il problema di un serrato rapporto fra fonti scritte e archeologiche per la costruzione di modelli generali.

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L’importanza dell’attività portuale è attestata dall’impegno nel mantenere un adeguato pescaggio nel bacino che si stava interrando come molti altri della costa mediterranea tardoantica. Restauri delle banchine fino al pieno VI secolo significano, in primo luogo, una capacità di azione, ma anche un forte interesse, che invece altrove non è più archeologicamente leggibile già dal V.

Il dato più sorprendente è la quantità e la qualità delle importazioni mediterranee attestate fino alla seconda metà del VII. Possiamo forse affermare che Marsiglia e Roma sono gli ultimi terminali del traffico mediterraneo.

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Con i Franchi la circolazione di merci mediterranee equivale a beni di lusso. Ma Marsiglia è porto di entrata per oggetti e merci che sono status symbol in quanto richiamano modelli di vita ai quali l’aristocrazia gallo-romana era sempre rimasta legata e con i quali le nuove aristocrazie merovinge si rapportavano. Non è forse casuale che questo flusso, che segue la direttrice del Rodano per arrivare al cuore della Frankia, sia potuto persistere proprio e solo in questa regione dell’ex mondo romano nella quale la fusione fra culture fu precoce e completa.

Non è neppure un caso che l’ascesa della dinastia dei Pippinidi, originari della parte

nordorientale e aventi lì il cuore dei loro possessi fondiari, non ponga fine alla

circolazione dei beni di lusso esotici, ma piuttosto a quel canale, che era l’ultimo,

esile legame con il passato.

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Quindi in un certo senso Pirenne aveva ragione ad enfatizzare il ruolo di Marsiglia. Il diploma del 716 dell’abbazia di Corbie è l’ultima menzione di

merci mediterranee in Frankia con elencate tutte le delizie esotiche. Ma non possiamo sapere se ancora a quella data quei beni corcolassero o se non fosse piuttosto una sorta di elenco-reclamo. Corbie e St Denis potrebbero aver reclamato col favore di Chilperico II, ex monaco di St Denis, diritti già

in disuso: la nuova via alpina poteva già essere in funzione.

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Numerosi e molto significativi gli scavi urbani. Qui una parte del mosaico pavimentale che decorava il palazzo vescovile del V secolo che fu tagliato da tombe medievali nella Esplanade de la Major.

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La basilica paleocristiana di San Vittore, costruita dal vescovo Proculus o Procule (380-430) è un edificio oggi inglobato nella cappella di Notre Dame de la Confession. Nel V secolo si sviluppò il fenomeno delle sepolture “ad sanctos” con la creazione di un percorso processionale.

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Le stratigrafie tardoantiche nella zona della borsa sono paragonabili per spessore e complessità a quelle di età moderna. Fra IX e X l'area prossima al porto antico era ormai interrata e poteva essere utilizzata per espansione urbana.

Tuttavia ebbe sempre un ruolo di viabilità fino al XIII quando sembra che si possa inquadrare nell'ambito di attività artigianali nel quartiere de La Blanquerie.

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Nell'area delle banchine ci furono numerose azioni di recupero ma non sono stati documentati interventi dal III all'XI secolo. A partire dal XIII la linea di costa rimase invariata fino al XVIII. Le strutture portuali non erano particolarmente complesse, consistendo sostanzialmente di banchine in pietra.

Nuove costruzioni sembrano da collocare con i grandi interventi che occorsero nel XVI secolo.

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All'imboccatura del porto attuale, in Rue Malaval era nota da tempo una necropoli, ma lo scavo ha messo in luce una chiesa funeraria degli inizi

del V secolo che è una novità nella zona orientale della città antica

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Lo scavo ha restituito anche numerosi oggetti di arredo sacro e ha permesso di capire anche la topografia naturale del sito con la

falda freatica in superficie. La chiesa è contemporanea a S. Vittore.

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Sulla collina di Panier sul luogo dove già i coloni greci si erano insediati nel VI secolo a.C., nel XII si installò la confraternita del Santo Spirito, che gicò un ruolo centrale nel sistema di potere bassomedievale della città. Il complesso fu ricostruito più volte fino al XVIIII secolo quando cedette il posto all'attuale Hôtel de Dieu.

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Oggetto di uno dei più vasti progetti di archeologia urbana europei, la città di Tours offre numerosi spunti per una riflessione metodologica e storiografica.

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La valutazione dello spessore e della qualità del deposito stratigrafico ha raggiunto un tale livello di raffinatezza da porre questo cantiere di lunga durata ai primi posti in Europa.

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Della città tardoantica sono emersi in più punti tratti della cinta muraria che in parte inglobava l'anfiteatro. Essa fu realizzata intorno alla metà del IV secolo.

In questo particolare caso siamo nella zona delle terme che ebbero un momento di cesura proprio in occasione della costruzione del muro difensivo.

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Nonostante la ripresa, però, le terme furono seriamente danneggiate da questa operazione. La riattivazione fu parziale e cessò del tutto intorno agli inizi del V secolo. L'area non fu però abbandonata, infatti divenne sede di ceti alti di cui rimane testimonianza nella cultura materiale, ma

non nell'edilizia. Nell'XI secolo e fino alla costruzione del castello nel XIII, l'area mantenne le funzioni privilegiate.

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Dalla parte opposta del fiume, un altro impianto termale fu abbandonato in età tardoantica e su obliterato da pesanti strati di terra scura.

Da quel momento la marginalità rispetto allo sviluppo della città medievale non venne mai meno ed è testimoniata da isolate sepolture.

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A breve distanza dal limite ovest della città antica dove poi si impiantò l'Hôpital de Clocheville, rimase sostanzialmente esterno allo sviluppo urbano fino al XVII secolo. Una dozzina di sepolture della seconda

metà dell'VIII secolo e discariche di IX attestano un'attività connessa al vicino monastero di S. Martino

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Nel X secolo l'abbazia di S. Martino si dotò di un sistema difensivo autonomo che gli scavi hanno individuato sotto forma di fossa

quadrangolare che recinge l'isolato larga 5 e profonda 3 m.

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Gli scavi hanno permesso di individuare anche interventi tardomedievali come la costruzione della grande cinta muraria di XIV secolo