dicembre - giornale rete viola bologna

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BOLOGNA VIOLA A Bologna come nel resto del paese, fiorisco- no le produzioni editoriali, fogli di notizie, giornalini, volantini. Ma tutti legati a una appartenenza. Il giornale del sindacato X, piuttosto che il quotidiano del gruppo Y o ancora il foglio del movimento Z. Noi invece abbiamo deciso di aprire questo spazio alla cittadinanza tutta, a coloro che hanno coscienza critica, interesse dell’attuali- tà e della politica e della vita della propria cit- tà, al di là delle appartenenze e delle parroc- chie. Scegliamo di distinguerci come voce “di tutti”, piuttosto che come organo di stampa di qualcuno. Premesso che la nostra bussola è e sarà sempre la Costituzione della Repub- blica italiana e la difesa dei diritti del lavoro, civili e umani, così tanto vituperati dall’ultra- liberismo e dai poteri forti di questo Paese. Vi invitiamo a spedirci vostri contributi, o a segnalarci temi a voi cari che non hanno tro- vato posto altrove. EDITORIALE Non dispendermi nell’ambiente, riciclami o passami di mano. Bologna vive la crisi della propria economia reale, al pari di altri luoghi in Italia, ma forse con effetti più duri, anche se taciuti. Ma altrove il capitalismo sta benissimo, anzi fiorisce. I capitali stanno lasciando l’Italia, il processo di de-industrializzazione è in fase avanzata anche a Bologna e provincia. Le imprese manifatturiere, che producono ricchezza reale, stanno chiu- dendo una dopo l’altra e si trasferiscono altrove. Ricordiamo la cassa integrazione alla storica Breda Menarini, la chiusura della Moto Morini, i tagli alla Yamaha e le lotte dei lavoratori della Verlicchi. Secondo un rapporto Cisl, i disoccupati in provincia di Bologna sono cresciuti del 70% negli ultimi 5 anni, oltrepassando quota 70 mila. Va male per i gio- vani, fra cui crescono gli iscritti ai centri per l’impiego (+40% rispetto al 2006, per un totale di 26.400 iscritti). A tutto ciò si somma la precarie- tà: fra le assunzioni effettuate nei primi sei mesi dell’anno, i contratti a tempo indeterminato sono stati meno del 16%. Aumentano i contratti a tempo determinato, a Co.co.co., a progetto e in somministrazione. Aumenta la precarietà. E’ evidente che manca una politica industriale e sopratutto un progetto, una visione di futuro complessiva che il governo precedente e le destre non hanno mai avuto e che questo non può avere perché a breve scadenza. Non è solo questione di essere indignati, arrab- biati perché non si trova lavoro, perché non si hanno prospettive. Cresce in noi la presa di coscienza che sono stati proprio i rappresentanti degli interessi sociali, i sindacati confederali in primis, a non difendere i diritti dei lavoratori e ad accettare per tutti gli anni 90 la menzogna che mag- giore flessibilità avrebbe dato produttività. Per questo la ritrovata unità sindacale di lunedì 12 dicembre non è l’inizio di un percorso diverso, ma solo un caso. Non c’è la volontà politica ne sindacale di puntare su un progresso che metta al centro le risorse umane. Si punta tutto sulla compressione dei salari e dei costi e non a investire nell’unica strada per- corribile, cioè l’innovazione di processo. Paul Krugman, premio nobel per l’economia, ha definito il liberismo come “l’ideologia perdente più vincente”. E lo abbiamo visto a Durban, dove non si sono volute ferma- re le emissioni di gas tossici nell’atmosfera per non fermare lo sviluppo dei paesi Bric e per volontà degli Usa, così come lo vediamo nella lettera Bce all’Italia e nell’accordo sui nuovi trattati Ue raggiunto tra le potenze europee la scorsa settimana. Paolo Perini Almanacco di Dicembre Rubrica a cura di Riccardo Lenzi pag.2 A cosa serve l’arte Un approccio psicologico e produttivistico contro i tagli all’in- dustria culturale. di Emiliano Galati pag. 3 Dove ci porta l’UE Rubrica a cura di Paolo Perini pag. 3 Il nostro sistema penale Tra vittime e carnefici di Simone Perini pag. 4 A l l’ i n t e r n o n° 2 - Dicembre 2011 Foglio d’informazione critica

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Foglio di informazione critica, di Rete Viola Bologna, mese di dicembre 2011

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Page 1: Dicembre - Giornale Rete Viola Bologna

BOLOGNA VIOLAA Bologna come nel resto del paese, fiorisco-no le produzioni editoriali, fogli di notizie, giornalini, volantini. Ma tutti legati a una appartenenza. Il giornale del sindacato X, piuttosto che il quotidiano del gruppo Y o ancora il foglio del movimento Z.Noi invece abbiamo deciso di aprire questo spazio alla cittadinanza tutta, a coloro che hanno coscienza critica, interesse dell’attuali-tà e della politica e della vita della propria cit-tà, al di là delle appartenenze e delle parroc-chie. Scegliamo di distinguerci come voce “di tutti”, piuttosto che come organo di stampa di qualcuno. Premesso che la nostra bussola è e sarà sempre la Costituzione della Repub-blica italiana e la difesa dei diritti del lavoro, civili e umani, così tanto vituperati dall’ultra-liberismo e dai poteri forti di questo Paese. Vi invitiamo a spedirci vostri contributi, o a segnalarci temi a voi cari che non hanno tro-vato posto altrove.

EDITORIALE

Non dispendermi nell’ambiente, riciclami o passami di mano.

Bologna vive la crisi della propria economia reale, al pari di altri luoghi in Italia, ma forse con effetti più duri, anche se taciuti. Ma altrove il capitalismo sta benissimo, anzi fiorisce. I capitali stanno lasciando l’Italia, il processo di de-industrializzazione è in fase avanzata anche a Bologna e provincia. Le imprese manifatturiere, che producono ricchezza reale, stanno chiu-dendo una dopo l’altra e si trasferiscono altrove. Ricordiamo la cassa integrazione alla storica Breda Menarini, la chiusura della Moto Morini, i tagli alla Yamaha e le lotte dei lavoratori della Verlicchi. Secondo un rapporto Cisl, i disoccupati in provincia di Bologna sono cresciuti del 70% negli ultimi 5 anni, oltrepassando quota 70 mila. Va male per i gio-vani, fra cui crescono gli iscritti ai centri per l’impiego (+40% rispetto al 2006, per un totale di 26.400 iscritti). A tutto ciò si somma la precarie-tà: fra le assunzioni effettuate nei primi sei mesi dell’anno, i contratti a tempo indeterminato sono stati meno del 16%. Aumentano i contratti a tempo determinato, a Co.co.co., a progetto e in somministrazione. Aumenta la precarietà. E’ evidente che manca una politica industriale e sopratutto un progetto, una visione di futuro complessiva che il governo precedente e le destre non hanno mai avuto e che questo non può avere perché a breve scadenza. Non è solo questione di essere indignati, arrab-biati perché non si trova lavoro, perché non si hanno prospettive. Cresce in noi la presa di coscienza che sono stati proprio i rappresentanti degli interessi sociali, i sindacati confederali in primis, a non difendere i diritti dei lavoratori e ad accettare per tutti gli anni 90 la menzogna che mag-giore flessibilità avrebbe dato produttività. Per questo la ritrovata unità sindacale di lunedì 12 dicembre non è l’inizio di un percorso diverso, ma solo un caso. Non c’è la volontà politica ne sindacale di puntare su un progresso che metta al centro le risorse umane. Si punta tutto sulla compressione dei salari e dei costi e non a investire nell’unica strada per-corribile, cioè l’innovazione di processo. Paul Krugman, premio nobel per l’economia, ha definito il liberismo come “l’ideologia perdente più vincente”. E lo abbiamo visto a Durban, dove non si sono volute ferma-re le emissioni di gas tossici nell’atmosfera per non fermare lo sviluppo dei paesi Bric e per volontà degli Usa, così come lo vediamo nella lettera Bce all’Italia e nell’accordo sui nuovi trattati Ue raggiunto tra le potenze europee la scorsa settimana.

Paolo Perini

Almanacco di DicembreRubrica a cura di Riccardo Lenzi

pag.2

A cosa serve l’arteUn approccio psicologico e produttivistico contro i tagli all’in-dustria culturale.di Emiliano Galati

pag. 3

Dove ci porta l’UERubrica a cura di Paolo Perini

pag. 3

Il nostro sistema penaleTra vittime e carneficidi Simone Perini

pag. 4

Al l’

interno

n° 2 - Dicembre 2011Foglio d’informazione critica

Page 2: Dicembre - Giornale Rete Viola Bologna

2

Riccardo Lenzi, giornalista free lance e scrittore, fa della memoria collettiva utile baluardo alle iniquità. Curerà mensilmente un almanacco con alcuni fatti storici salienti.

- 2 dicembre 1968, Avola (SR): Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, braccianti, vengono uccisi dalla celere del ministro Scelba durante una manifestazione (“strage di Avola”).

- 6 dicembre 1981, Roma: i NAR, gruppo terrorista di estrema destra, uccidono il carabiniere Romano Radici (il giorno prima, sempre a Roma, in seguito ad un conflitto a fuo-co con la polizia, perdono la vita l’agente Ciro Capobianco e il cofondatore dei Nar Alessandro Alibrandi).

- 6 dicembre 1990, Casalecchio di Reno: un Aermacchi MB 326* in avaria colpisce l’aula dell’istituto tecnico-commer-ciale Salvemini in cui si trovano le ragazze e i ragazzi della classe 2^A: dodici le vittime, 88 i feriti, nessuna condanna.

- 7-8 dicembre 1970, Roma: tentato golpe Borghese (il 28 aprile 1945, dietro sollecitazione di monsignor Montini, il principe Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas, nascosto a Milano, venne sottratto alla cattura e alla fucilazione da James J. Angleton, capo delle Operazioni Speciali dei servizi segreti americani in Italia, e trasportato a Roma, vestito da ufficiale americano, su una jeep dell’esercito Usa).

- 12 dicembre 1969, Milano: strage di piazza Fontana – 16 morti, 84 feriti (riconosciuti come responsabili, ma non con-dannabili in quanto già assolti, Franco Freda e Giovanni Ventura, membri dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo).

- 12 dicembre 1970, Milano: Saverio Saltarelli, studente e lavoratore, viene ucciso durante una manifestazione nel primo anniversario della strage di piazza Fontana.

- 12 dicembre 1985, Forte Campone (ME): Graziella Campagna, 17 anni, viene uccisa dalla mafia con cinque colpi di fucile a canne mozze.

- 13 dicembre 1990, Vigonza (PD): Cristina Pavesi, studentessa di Conegliano Veneto, perde la vita durante l’assalto a un treno della “mala del Brenta” di Filippo Maniero.

- 15 dicembre 1969, Milano: Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, “vola” da una finestra della questura di Milano tre giorni dopo la bomba di piazza Fontana.

- 22 dicembre 1947, Roma: l’Assemblea costituente approva il testo definitivo della Costituzione della Repubblica italiana.

- 23 dicembre 1984, Vernio (FI), galleria ferroviaria: strage Rapido 904 - 15 morti, 267 feriti (condannato all’ergastolo il boss Pippo Calò, condannato per porto e detenzione abusiva di esplosivi il parlamentare dell’MSI Massimo Abbatangelo; il 27 aprile 2011 la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Totò Riina quale mandante della strage).

- 23 dicembre 1990, Bologna: i rom Patrizia Della Santina e Rodolfo Bellinati vengono uccisi dalla banda della Uno bianca durante l’assalto al campo nomadi della Bolognina.

La firma della Costituzione della Repubblica Italiana

L’almanacco di Riccardo LenziDICEMBRE

RUBRICA

Page 3: Dicembre - Giornale Rete Viola Bologna

3A cosa serve l’arte

Un approccio psicologico e produttivistico contro i tagli all’industria culturale.In attesa di capire cosa farà il governo Monti per favorire lo sviluppo culturale del paese, provo ad affrontare brevemente, e da un punto di vista ben delimitato, alcuni dei vantaggi che la cultura apporta alla nostra società e a noi come individui. Se prendiamo il modello freudiano per buono, notiamo che ogni essere umano ha una forte energia psicologica che deve poter esprimere. Se non lo facesse, andrebbe incontro a una serie di complicanze non indifferenti. L’arte, e più in generale la cultura, ci permettono di indirizzare questa energia psicologica in maniera proficua. Il teatro drammatico ci permette di vivere una molteplicità di situazioni problematiche, che i tabù della nostra società non ci consentono di affrontare; quello leggero consente una distrazione e un alleggerimento di tensioni psichiche che ci portiamo dietro nella vita di tutti i giorni. La musica ci permette, secondo la visione di Reik, di entrare in contatto con la parte più nascosta dell’Es e, secondo Fornari, di affrontare il trauma della nascita e la costruzione del linguaggio sia verbale (parlato e cantato) che fisico (danza). La pittura e la scultura hanno un ruolo centrale nel fissare e ricordare determinati stati emotivi. Stessa cosa, con l’aggiunta di un processo elaborativo più complesso, consente la scrittura. Tutto questo prendendo in considerazione solo i “produttori” culturali. I “consumatori”, a loro volta, vivono questi processi immergendosi nell’evento artistico ed identificandosi

con i “personaggi”. Sicché, consentendo di liberarci di queste tensioni psicologiche, l’arte permette un equilibrio psicologico migliore e, in definitiva, di essere più felici e più produttivi. Smentendo così l’affermazione del nostro ex-ministro Tremonti che asserì che “con la cultura non si mangia”.

Emiliano Galati

P.S. Lo spazio è tiranno e molti temi sono stati dati per acquisiti o accennati di sfuggita. Nei prossimi articoli mi riprometto di esaminare meglio le “basi” e gli ulteriori sviluppi di quest’approccio.

Il Parlamento europeo (che non ha potestà legislativa) aveva deliberato già nel mese di settembre a maggioranza la possibilità di introdurre una tassazione comune sulle rendite finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax. L'idea di fondo però non dovrebbe essere fare cassa, ma regolare e/o controllare per quanto possibile i flussi finanziari interni all'Ue e alla zona euro. L'Ue, commissione e il parlamento non hanno però deliberato nessun tipo di controllo sui credit default swap (assicurazioni sul fallimento ipotetico degli Stati) e su altri strumenti di speculazione che hanno indebitato le nostre economie. Per ora, c'è solo una blanda tassazione sulle rendite. La Commissione (l'esecutivo europeo) aveva approvato una direttiva per introdurre la Tobin tax dal 2014 con un’aliquota minima che i singoli Paesi potranno ‘ritoccare’ su base nazionale. Le tassazioni dovrebbero essere due: una per le operazioni ‘normali’ e una per quelle sui prodotti derivati. Una tassazione sulle rendite finanziarie

potrebbe portare soldi freschi nelle casse di ogni stato membro senza danneggiare l’economia reale. Si tratterebbe inoltre, della prima imposta comunitaria e l’inizio di una vera e propria politica economica comune. In questo senso anche il primo ministro Monti ha effettivamente introdotto una tassazione sulle rendite finanziarie in Italia. Ma per ora abbiamo visto solo ritocchi su bolli per gruzzoli di piccole entità, mentre i grandi patrimoni nascosti all’estero rimarranno inviolati. Perciò la manovra rimane essenzialmente iniqua.La tassazione sulle rendite finanziarie è la vera ragione del grande no della Gran Bretagna ai nuovi accordi europei, che diverranno legge con la firma di nuovi trattati internazionali da marzo 2012. L’accordo riunirà i 17 paesi di area euro, più altri 6 (Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania) non euro.

(segue a pag. 4)

Dove ci porta l’UEa cura di Paolo Perini

RUBRICA

Page 4: Dicembre - Giornale Rete Viola Bologna

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/11/rivolta-carcere-parma-ferito-agente/176836/http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/12/vittime-reati-violenti-litalia-dimentica-regione-fondazione-zavoli-aiu-ta/176924/http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_14.wp?selectedNode=0_2

Il nostro sistema penale, tra vittime e carnefici

CaporedattorePaolo Perini - [email protected] redazione Emiliano Galati - [email protected] Perini - [email protected] ImpaginazioneAlessandro De Cenzo - [email protected] la collaborazione di Riccardo Lenzi

www

Per qualsiasi critica, suggerimento o articolo contat-taci su:@: [email protected]

Rete Viola Bologna

@

Non dispendermi nell’ambiente, riciclami o passami di mano.Volantino stampato in proprio, a Bologna li 15 Dicembre 2011

Il sistema penale italiano, a differenza di quello di molti altri paesi occidentali, tra cui gli U.S.A. (basati però sul sistema di Common Law, dove le sentenze contano più delle leggi), è concepito in modo da escludere il più possibile le vittime dei reati sia in sede processuale che in sede di tutela esterna, per supporti anche solo psicologici o riabilitativi. Questo fatto, almeno per ciò che riguarda i tribunali, è il diretto risultato di una scelta operata a suo tempo dal legislatore, che voleva a tutti i costi evitare valutazioni di tipo "emotivo" (difficilmente apprezzabili, valutabili e prevedibili) in favore di una giurisdizione legata unicamente ad una valutazione tecnica, operata dal giudice secondo le disposizioni della legge. Una decisione però ha generato non pochi problemi, lasciando spesso le vittime di reati anche violenti in balia della loro disperazione e, in alcuni casi, anche dei loro stessi aguzzini, per i quali non si è riusciti a disporre misure idonee ad impedirne condotte criminali. Ciò deriva sostanzialmente da due fattori: la mancanza di leggi e strutture idonee per la tutela delle vittime e una serie di palesi e pesanti limiti legati alle strutture penitenziarie e alle

norme penali. Spesso infatti queste ultime prevedono pene irrisorie per reati che rischiano di degenerare brutalmente in episodi ben più gravi o limitano le garanzie solo a soggetti psichicamente malati, considerati socialmente pericolosi, ma che non sono mai davvero aiutati. In Emilia Romagna vi è la Fondazione Vittime Reati presieduta da Sergio Zavoli, ma è un caso raro in un paese come il nostro, che riesce a trascurare i diritti un po' di tutti, sia delle vittime che dei rei. Sempre nella nostra regione, abbiamo un tasso di presenza nelle carceri del 180%, con 1647 detenuti in più di quelli che le nostre prigioni sono in grado di contenere. Una situazione che ciclicamente emerge per la polveriera che è e viene spesso risolta dal governo nazionale con indulti che finiscono spesso per non risolvere davvero il problema e infierire, anche solo psicologicamente, su chi i reati li ha subiti. Una situazione così non aiuta nè la vittima a guarire dalle sue ferite nè la rieducazione e il reiserimento nella società di un possibile ex-criminale.

Simone Perini

(segue da pag. 3)

Decise sanzioni automatiche per chi violi gli accordi a meno che tre quarti dei paesi votino contro. Le nuove regole sui budget saranno scritte nelle costituzioni nazionali. Il cosiddetto “deficit strutturale”, che non considera gli effetti una tantum del ciclo economico e del rimborso sul debito, viene limitato allo 0,5% del Pil. Tali sanzioni automatiche potrebbero anche essere molto pesanti e maggiormente cogenti rispetto alle solite procedure di infrazione che prevedono alla fine il solo pagamento di multe da parte degli stati inadempienti. European Stability Mechanism (Esm) o “fondo salva stati”, entrerà in vigore dal luglio 2012. La dotazione sale a 500 miliardi di euro, come richiesto espressamente da Berlino. L’Esm non avrà una licenza bancaria, così da non poter attingere ai fondi della Banca centrale europea, altra vittoria tedesca. Alla Bce invece, spetterà il controllo del fondo “Salva Stati”. I capi di governo hanno deciso inoltre di ripagare l’Fmi con altri 200 miliardi di euro.Le banche non pagano la crisi. Escluso nel futuro un coinvolgimento del settore privato.

Dove ci porta l’UE