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COSTI DEL PERSONALE DIPENDENTE E STRUTTURA DELL’OCCUPAZIONE Lorenzo Birindelli Un elemento ormai consolidato dell’economia umbra è quello di avere costi per il personale dipendente inferiori a quelli medi nazionali. L’esame condotto sul solo universo del lavoro dipendente “regolare” del settore privato non agricolo (dati ISTAT ed INPS), amplifica le differenze che si riscontrano già nei Conti economici regionali: si passa da scarti relativi per la media dei dipendenti del 6-7% a scarti del 15%. Su tale risultato incidono fattori di composizione della struttura occupazionale, che vede in Umbria un peso relativo delle qualifiche “Operai” ed “Apprendisti”, dele imprese dell’Artigianato, ed in generale delle piccole imprese, superiore al corrispondente dato nazionale. Tuttavia, anche depurando il confronto delle peculiarità della struttura dell’occupazione umbra resta rispetto all’Italia nel suo complesso, un differenziale negativo dell’ordine del 6-7%, che conta quindi almeno per i 2/5 del differenziale complessivo del 15%. Dal punto di vista delle aliquote contributive, cioè del passaggio dalle sole retribuzioni ai costi complessivi del personale dipendente, l’Umbria non presenta sostanziali peculiarità, in un quadro nazionale caratterizzato, per i lavoratori “regolari”, da un’articolazione settoriale più che territoriale. Il “sommerso”, anche in termini di impatto sulle aliquote contributive implicite, ha invece in Italia una forte articolazione territoriale. L’Umbria, comunque, non presenta un tasso di irregolarità significativamente diverso da quello medio nazionale. Il lavoro è corredato da una premessa che cerca di riassumere almeno schematicamente il quadro definitorio e normativo in materia di costi del personale dipendente.

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Page 1: COSTI DEL PERSONALE DIPENDENTE E STRUTTURA … · in materia fiscale-contributiva, ... Aliquote contributive di legge Nella normativa italiana, i contributi sociali effettivi obbligatori

COSTI DEL PERSONALE DIPENDENTE E STRUTTURA DELL’OCCUPAZIONE Lorenzo Birindelli Un elemento ormai consolidato dell’economia umbra è quello di avere costi per il personale dipendente inferiori a quelli medi nazionali. L’esame condotto sul solo universo del lavoro dipendente “regolare” del settore privato non agricolo (dati ISTAT ed INPS), amplifica le differenze che si riscontrano già nei Conti economici regionali: si passa da scarti relativi per la media dei dipendenti del 6-7% a scarti del 15%. Su tale risultato incidono fattori di composizione della struttura occupazionale, che vede in Umbria un peso relativo delle qualifiche “Operai” ed “Apprendisti”, dele imprese dell’Artigianato, ed in generale delle piccole imprese, superiore al corrispondente dato nazionale. Tuttavia, anche depurando il confronto delle peculiarità della struttura dell’occupazione umbra resta rispetto all’Italia nel suo complesso, un differenziale negativo dell’ordine del 6-7%, che conta quindi almeno per i 2/5 del differenziale complessivo del 15%. Dal punto di vista delle aliquote contributive, cioè del passaggio dalle sole retribuzioni ai costi complessivi del personale dipendente, l’Umbria non presenta sostanziali peculiarità, in un quadro nazionale caratterizzato, per i lavoratori “regolari”, da un’articolazione settoriale più che territoriale. Il “sommerso”, anche in termini di impatto sulle aliquote contributive implicite, ha invece in Italia una forte articolazione territoriale. L’Umbria, comunque, non presenta un tasso di irregolarità significativamente diverso da quello medio nazionale. Il lavoro è corredato da una premessa che cerca di riassumere almeno schematicamente il quadro definitorio e normativo in materia di costi del personale dipendente.

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Costi del personale dipendente: definizioni e principali fonti statistiche a carattere territoriale

Si introduce il tema dei costi del personale dipendente riportando, con qualche adattamento e traduzione “a senso”, una preziosa tabella presente sul sito dell’OCSE, che delinea con precisione analitica le principali componenti di tali costi, organizzate secondo quattro principali “concetti” di remunerazione del lavoro dipendente, costruiti in modo “additivo”. Nella traduzione italiana, tali concetti, ordinati in ordine crescente (dal più “limitato” alla più “ampio”) si possono rendere con :

1) Retribuzioni contrattuali nazionali (Wage rates); 2) Retribuzioni lorde di fatto (Earnings); 3) Redditi da lavoro dipendente (Compensation of employees); 4) Costi del lavoro in senso ampio (Labour costs).

Un’osservazione di carattere generale è che nello schema che stiamo seguendo non rientrano le informazioni che consentono di arrivare al “netto” disponibile, quindi il prelievo tributario e contributivo1 a carico del dipendente. In questo capitolo si assume infatti non la prospettiva della distribuzione individuale delle risorse ma quella della distribuzione funzionale del reddito, in cui le retribuzioni lorde costituiscono l’elemento portante della complessiva remunerazione del lavoro dipendente. Nello schema dell’OCSE che riportiamo, il concetto di Wage rates corrisponde alle paghe mensili2 standard lorde (per un orario standard), che abbiamo reso con Retribuzioni contrattuali nazionali. Le informazioni sulle retribuzioni contrattuali nazionali sono elaborate dall’ISTAT nella relativa indagine, la quale, oltre agli indici mensili, ricostruisce anche i livelli annui. Non è una fonte a carattere territoriale, ma viene citata per la sua rilevanza nel “fissare i paletti” del sistema italiano di remunerazione del lavoro dipendente. Le Retribuzioni lorde di fatto (d’ora in avanti “lorde” verrà per brevità omesso), come riportato nello schema, sono costituite dalle retribuzioni contrattuali nazionali (per un orario standard) cui vanno aggiunti straordinari,“superminimi” individuali, ferie retribuite, mensilità aggiuntive, eccetera. Costituiscono parte della retribuzione di fatto anche le quote di retribuzione previste dalla contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale. Le retribuzioni di fatto disaggregate territorialmente sono presenti nei Conti economici regionali dell’ISTAT, e comprendono sia le retribuzioni dei “regolari” sia dei “non regolari”. Sulle retribuzioni di fatto, sono inoltre disponibili con dettaglio territoriale, rispetto ai soli lavoratori “regolari” per il settore privato (esclusa

1 Nel successivo paragrafo si fa comunque, per completezza d’informazione, cenno alle aliquote contributive a carico dei dipendenti. 2 L’unità di tempo è ovviamente convenzionale, e riflette (“mensile”) la prassi italiana.

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l’agricoltura) le basi-dati dell’INPS. Rispetto alle specifiche modalità di calcolo dei premi dell’assicurazione anti-infortunistica INAIL, sono disponibili sul sito web dell’istituto i dati sul monte-retribuzioni assicurato, i premi ed il numero dei dipendenti; rientra in quest’ ultimo nel campo di osservazione una quota dei dipendenti pubblici. Tab. 1 - I quattro principali concetti di remunerazione lorda del lavoro dipendente

i) basic wages (paga base contrattuale) ii) cost-of-living allowances (indennità di contingenza), iii) other guaranteed and regularly paid allowances (ad es. indennità di turno, scatti di anzianità)

1. Wage rates (paghe mensili standard lorde Retribuzioni contrattuali nazionali) = i) + ii) + iii) iv) overtime payments (straordinari) v) bonuses and gratuities regularly paid (bonus e gratifiche, ad. es. superminimi individuali, premi di

risultato) vi) remuneration for time not worked (ferie) vii) bonuses and gratuities irregularly paid (ad. es. una tantum) viii) payments in kind (pagamenti in natura)

2. Earnings (Retribuzioni lorde di fatto)= 1 + iv) + v)+ vi)+vii)+viii) ix) employer contribution to statutory social security schemes or to private funded social

insurance schemes (contributi sociali effettivi, obbligatori e non, a carico del datore di lavoro) x) unfunded employee social benefits paid by employers in the form of (contributi sociali

figurativi, cioè esborsi effettuati direttamente dai datori senza far ricorso a imprese di assicurazione, fondi pensione o costituzione di fondi):

a children's, spouse's, family, education or other allowances in respect of dependants (contributi alle spese scolastiche, di cura dell0infanzia, ecc.) ;

b payments made to workers because of illness, accidental injury, maternity leave, etc. (contributi alle spese mediche, ecc,)

c severance payments (dimissioni incentivate, buonuscita) 3. Compensation of employees (Redditi da lavoro dipendente, nella terminologia di

Contabilità nazionale; Spese (o Costi) per il personale nella terminologia dei Conti delle imprese = 2 +ix) + x)

xi) cost of vocational training (costo di formazione professionale) xii) cost of welfare training (costi di assistenza sociale) xiii) labour cost not elsewhere classified (i.e. costs of transport of workers, cost of work

clothes, cost of recruitment) (spese per gli abiti da lavoro, costi di trasporto) xiv) taxes regarded as labour costs (i.e. taxes on employment or payrolls) (imposte sull’occupazione

e sulle buste-paga) 4. Labour costs (Costi del lavoro in senso ampio) = 3 + xi) +xii) + xiii + xiv)

Fonte: nostre elaborazioni su OCSE. (http://stats.oecd.org/mei/default.asp?lang=e&subject=11)

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Aggiungendo alle retribuzioni di fatto i contributi sociali a carico del datore di lavoro si ottengono i Redditi da lavoro dipendente (che non vanno confusi con i “Redditi” della terminologia tributaria3), presenti come le retribuzioni di fatto nei Conti economici regionali. Le stime di Contabilità inglobano, come si è già ricordato, la quota di lavoro dipendente operante nell’economia sommersa (“non regolari”). Per tale quota, per definizione, non viene versata alcuna contribuzione4. Sempre per il settore privato, con l’ulteriore esclusione del settore finanziario, le Spese (o Costi) per il personale5 sono oggetto d’indagine nella Rilevazione campionaria ISTAT sulle piccole e medie imprese industriali e dei servizi e nella Rilevazione sul sistema dei conti delle imprese con almeno 100 addetti (SCI), e vengono pubblicate, assieme al numero di dipendenti, anche a livello regionale. La seconda delle rilevazioni citate tende a coprire l’intero universo delle imprese con almeno 100 addetti, mentre la prima è, come già menzionato, a carattere campionario. Le due rilevazioni concorrono alla pubblicazione, su base annua, del volume Conti economici delle imprese e di Struttura e competitività del sistema delle imprese industriali e dei servizi (che appare nella collana “Statistiche in breve”). Per il 2004, è disponibile anche l’indagine ISTAT “La struttura del costo del lavoro in Italia”6, i cui dati vengono diffusi anche disaggregati per ripartizione geografica7. Tale indagine fornisce, per un campione di imprese private di industria e servizi con almeno 10 addetti, anche una stima dei Costi del lavoro in senso ampio, in cui ai Redditi da lavoro dipendente si sommano le spese della formazione ed i “Costi intermedi connessi all'attività produttiva”. Nell’insieme si trattava in media nel 2004 di circa 500 euro annui per dipendente, a fronte di un reddito da lavoro medio per dipendente di 37 mila euro annui che include le sole retribuzioni lorde ed i contributi sociali effettivi e figurativi. Lo scarto relativo tra redditi da lavoro dipendente e costi del lavoro in senso ampio non arriva quindi al punto e mezzo percentuale8.

3 Che corrispondono per quanto attiene il lavoro dipendente alle Retribuzioni di fatto al netto dei Contributi sociali a carico dei dipendenti. 4 “Sono definite prestazioni lavorative non regolari quelle svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale-contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative (ISTAT (2008), “La misura dell’occupazione non regolare nelle stime di contabilità nazionale - Anni 1980-2005. Note metodologiche”, “Statistiche in breve”, febbraio). 5 Stipendi, straordinari, premi, ecc.; oneri sociali; quote accantonate per trattamento di fine rapporto e simili. 6 Si tratta di un’indagine campionaria promossa dall’EUROSTAT e condotta per l’Italia a cadenza quadriennale dall’ISTAT. I risultati sono usciti in ISTAT (2007), “La struttura del costo del lavoro in Italia - Anno 2004”, “Statistiche in breve”, febbraio. 7 NUTS 1 nella classificazione territoriale EUROSTAT (Classification of Territorial Units). 8 I risultato sarebbe ovviamente diverso se considerassimo l’IRAP, la quale però ha come base imponibile il prodotto netto dell’impresa e non solo i redditi da lavoro dipendente (peraltro con alcune eccezioni).

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Dalle retribuzioni ai redditi da lavoro dipendente/costo del lavoro Aliquote contributive di legge Nella normativa italiana, i contributi sociali effettivi obbligatori (come quelli previdenziali) per i lavoratori dipendenti sono in linea generale calcolati in percentuale della retribuzione lorda. Nel settore privato, si tratta in parte preponderante di contributi versati all’INPS. Il resto è essenzialmente costituito da:

a) premi assicurativi per le polizze anti-infortunistiche INAIL, il cui ammontare non viene calcolato semplicemente come aliquota della retribuzione ma tenendo anche conto di diversi parametri di rischio9; sono tuttavia disponibili le informazioni sulle retribuzioni assicurate e sui premi versati10, e si possono quindi facilmente ottenere le aliquote medie.

b) accantonamenti per il TFR (6.91% + 0,5%11), oppure da versamenti sostituivi ai Fondi pensione12.

Nella Tabella 2 si riportano a titolo esemplificativo le aliquote INPS previste dalla normativa per gli Operai delle imprese dalla “Industria in genere” con più di 50 dipendenti relativo al periodo successivo l’abolizione del contributo al SSN (1997) connesso ala riforma che introdusse l’IRAP. Il sistema prevede13 aliquote differenziate per qualifica, settore e dimensione di impresa; in particolare, vi sono aliquote fortemente ridotte per gli Apprendisti; anche le differenze tra Operai e di Impiegati sono abbastanza consistenti per quanto attiene i contributi a carico del datore di lavoro. Per quanto riguarda invece le aliquote dei contributi a carico dei dipendenti (che non hanno evidentemente un impatto diretto sui costi del personale14), le differenze per qualifica (eccettuati gli Apprendisti) sono modeste. Nel comparto preso ad esempio (Industria in genere) l’aliquota complessiva per gli Impiegati è di oltre due punti percentuali inferiore a quella degli Operai, per effetto dell’assenza del contributo Malattia. Nelle imprese fino a 15 addetti manca inoltre il contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria

9 Si vedano le Tabelle pubblicate sul sito web dell’istituto (http://www.inail.it) 10 www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop 11 Versato all’INPS per il Fondo di garanzia del TFR. 12 In materia di T.F.R. notevoli modifche sono state introdotte dal D.Lgs. 5 dicembre 2005, n. 252 recante disciplina delle forme pensionistiche complementari e dall’art. 1, commi 755-756 e 757 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007). 13 Si veda il sito web dell’INPS (www.inps.it/Doc/Professionista/aliquote/Aliquote.htm) e la Relazione generale sulla situazione economica del paese. 14 Variazioni di tali aliquote si traducono coeteris paribus in variazioni dei compensi netti percepiti dai dipendenti, e non in variazioni dei costi complessivi del lavoro.

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(CIGS), il che riduce di poco meno di un punto l’aliquota complessiva. Aliquote inferiori di circa 5 punti si registrano per le imprese Artigiane, dove mancano sia il contributo CIG (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria) che quello CIGS. Tab. 2 - Aliquote contributive INPS in percentuale della retribuzione lorda dopo l’abolizione del contributo al SSN (introduzione dell’IRAP). Operai delle imprese con più di 50 dipendenti. Industria in genere (*). Anni 1998-2007

(*) Esclusi le imprese dell’Artgianato, l’Edilizia, l’Industria dei Lapidei., l’Editoria e le Cooperative. Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS e RGE. A partire dal 1998, nella fase successiva alla riforma che “scambiò” l’abolizione del contributo al Sistema Sanitario Nazionale e dell’ILOR (oltre ad una serie di contributi e tributi minori) con l’introduzione dell’IRAP, la pressione

1998 1999 - 2000 giu.

2000 lug - 2005 dic

2006 2007

a carico del dipendente Invalidità, vecchia e superstiti (IVS) 8,89 8,89 8,89 8,89 9,19 Cassa Integr. Guadagni Straordinaria (CIGS -art. 9 L. 407/90)

0,30 0,30 0,30 0,30 0,30

1) Totale INPS a carico del dipendente 9,19 9,19 9,19 9,19 9,49 a carico del datore di lavoro Invalidità, vecchia e superstiti (IVS) 23,81 23,81 23,81 23,81 23,81 Disoccupazione (DS +DS Art. 25 L. 845/78) 1,61 1,61 1,61 1,61 1,61 Fondo di Garanzia del TFR (L. 297/82) * 0,20 0,20 0,20 0,20 0,20 Cassa Unica Assegni Familiari (CUAF - L. 845/78) 2,48 2,48 2,48 0,68 0,68 Cassa Integrazione Guadagni (CIG - L.881/82) 2,20 2,20 2,20 2,20 2,20 Cassa Integr. Guadagni Straordinaria (CIGS -art. 9 L. 407/90)

0,60 0,60 0,60 0,60 0,60

Mobilità (c. 2 art. 16 L. 233/91) 0,30 0,30 0,30 0,30 0,30 Malattia (L. 41/86) 2,22 2,22 2,22 2,22 2,22 Maternità (L. 881/82) 0,66 0,66 0,46 0,46 0,46 Altri (Asili nido, Enaoli, TBC) 0,82 0,00 0,00 0,00 0,00 2) Totale INPS a carico del datore di lavoro 34,90 34,08 33,88 32,08 32,08 Trattamento di Fine Rapporto (TFR) * 7,41 di cui al fondo di garanzia del TFR** 0,50 Assicurazione infortuni INAIL (legge 1124/65) *** 2,9 2,7 3) Totale Ia carico del datore di lavoro 45,16 44,34 44,14 42,22 42,22 TOTALE INPS 1)+2) 44,09 43,27 43,07 41,27 41,57 TOTALE 1)+3) 54,35 53,53 53,33 51,41 51,71

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contributiva sulle imprese è diminuita. Nello stesso periodo è rimasta invece invariata quella sul lavoro dipendente, che anzi nel 2007 ha conosciuto un sia pur lieve aumento. Tab. 3 - Aliquote contributive INPS a carico del datore di lavoro in percentuale della retribuzione. Operai ed Impiegati (compresi equivalenti ed intermedi). Industria in genere * ed Artigianato dell’industria. Anni 1998** - 2007

(**) In tale anno entrò in vigore la riforma che introdusse l’IRAP e portò ad una complessiva risistemazione del regime delle aliquote, in particolare con l’abolizione del contributo al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS. Tab. 4 - Aliquote contributive INPS a carico del dipendente in percentuale della retribuzione lorda per qualifica. Industria in genere (*) ed Artigianato dell’industria. Anni 1998-2007

1998-2006 2007 Operai, impiegati, equiparati, ed intermedi. Artigianato 8,89 9,19 Artigianato dell'indotto (oltre i 15 dip.) 9,19 9,49 Aziende fino a 15 dipendenti. 8,89 9,19 Aziende con più di 15 e fino a 50 dipendenti 9,19 9,49 Aziende con più di 50 dipendenti 9,19 9,49 Apprendisti 5,54 5,84 Dirigenti 8,89 9,19

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS.

1998 1999 2000 gen -

2000 giu

2000 lug -

2005 dic

2006 - 2007

Impiegati, equiparati ed intermedi Artigianato 27,53 27,18 26,71 26,51 24,71 Artigianato dell'indotto (oltre i 15 dip.) 28,43 28,08 27,61 27,41 25,61 Aziende fino a 15 dipendenti. 31,48 30,66 30,46 30,46 28,66 Aziende con più di 15 e fino a 50 dipendenti 32,38 31,56 31,36 31,36 29,56 Aziende con più di 50 dipendenti. 32,68 31,86 31,66 31,66 29,86 Operai Artigianato 29,75 29,40 28,93 28,73 26,93 Artigianato dell'indotto (oltre i 15 dip.) 30,65 30,30 29,83 29,63 27,83 Aziende fino a 15 dipendenti. 33,70 32,88 32,88 32,68 30,88 Aziende con più di 15 e fino a 50 dipendenti 34,60 33,78 33,78 33,58 31,78 Aziende con più di 50 dipendenti 34,90 34,08 33,88 33,88 32,08

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Un elemento aggiuntivo del quadro riguarda i compensi, previsti dai contratti collettivi aziendali o territoriali, legati ad elementi variabili, ovvero “i premi di risultato”. Infatti, con la L. 135/1997 (conversione del D.L. 67/1997) su tali compensi si applica un regime di decontribuzione. Il “tetto” del 3%15 della retribuzione imponibile a fini contributivi per l’applicazione di tale regime è stato recentemente elevato al 5%16. Fino al 200717, l’ammontare dei premi di risultato (entro i limiti fissati) è stato assoggettato solo al “contributo di solidarietà” del 10% a carico del datore di lavoro, con una riduzione l’aliquota contributiva a carico del datore di lavoro fino all’1% della retribuzione. Aliquote contributive medie dei contributi obbligatori effettivi a carico del datore di lavoro Sgravi contributivi per il datore di lavoro, anche, consistenti sono previsti per categorie particolari di lavoratori, come gli Apprendisti, e, come si è appena visto, anche in funzione di forme particolari di retribuzione (il premio di risultato variabile). Nel 2004 erano previsti anche i “contratti di inserimento”. Tali sgravi si combinano con le differenti aliquote previste a livello di comparto, in funzione dell’inquadramento dell’attività nelle classificazioni “operative” INPS e INAIL. Le aliquote medie sono il risultato del combinarsi degli elementi sopra elencati. Non si tratta, è opportuno chiarirlo, delle aliquote effettive implicite, che esamineremo più avanti e che risentono anche di altri fattori, quale ad esempio la diffusione dell’economia sommersa. Premi INAIL Per quanto riguarda i premi dell’assicurazione INAIL contro gli infortuni sul lavoro, disponiamo di serie dettagliate sull’incidenza sulle retribuzioni, serie disponibili anche a livello regionale.

15 Fino al 31 dicembre 1997 l’1%; dal 1 gennaio 1998 il 2%, fino ad arrivare al 3% previsto della L. 135/97 con la L. 144/99. 16 La Legge 247/07 ha elevato il limite al 5% della retribuzione imponibile. 17 Secondo Legge 247/07 lo sgravio contributivo per il dipendente è integrale, mentre per le aziende è pari al 25 punti percentuali dell’aliquota contributiva dovuta.

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Tab. 5 - Italia. Incidenza percentuale media dei premi INAIL sulle retribuzioni assicurate. Anni 2002-2006

Fonte: nostre elaborazioni su dati INAIL.

Aziende Artigiane 2002 2003 2004 2005 2006

AGRINDUSTRIA E PESCA (A+B) … … … … … INDUSTRIA IN SENSO STRETTO (C+D+E) 4,4 4,5 4,4 4,4 4,4 COSTRUZIONI (F) 9,1 9,2 9,0 8,9 8,9 COMMERCIO (G) 4,0 4,0 3,9 3,8 3,7 ALBERG. E RIST. (H) 3,0 3,0 2,8 2,9 2,9 TRASPORTI (I) 7,5 7,7 7,4 2,2 6,8 NTERM. FINANZ. (J) … … … … … ATT. IMMOBILIARI (K) 3,4 3,2 3,1 3,0 2,9 P AMMINISTR. + ISTRUZIONE:(L+M) … … … … … SANITA' (N) … … … … … SERV. PUBBLICI (O) 1,8 1,8 1,8 1,8 1,8 TOTALE 5,7 5,8 5,8 5,4 5,7 Totale esclusi L-N 5,7 5,8 5,8 5,4 5,7

Non artigiane

2002 2003 2004 2005 2006 AGRINDUSTRIA E PESCA (A+B) 1,7 1,7 1,7 1,7 1,6 INDUSTRIA IN SENSO STRETTO (C+D+E) 2,9 2,9 2,8 2,8 2,7 COSTRUZIONI (F) 7,2 7,3 7,0 6,9 6,9 COMMERCIO (G) 1,5 1,6 1,6 1,5 1,5 ALBERG. E RIST. (H) 1,8 1,8 1,8 1,8 1,8 TRASPORTI (I) 2,4 2,3 2,2 1,7 2,2 NTERM. FINANZ. (J) 0,5 0,6 0,6 0,6 0,5 ATT. IMMOBILIARI (K) 1,3 1,3 1,2 1,2 1,2 P AMMINISTR. + ISTRUZIONE:(L+M) 1,2 1,2 1,1 1,1 1,0 SANITA' (N) 1,2 1,3 1,2 1,2 1,2 SERV. PUBBLICI (O) 2,1 2,1 2,0 2,0 2,0 TOTALE 2,2 2,2 2,1 2,1 2,1 Totale esclusi L-N 2,4 2,4 2,3 2,2 2,2

Totale

2002 2003 2004 2005 2006 AGRINDUSTRIA E PESCA (A+B) 1,8 1,8 1,8 1,8 1,7 INDUSTRIA IN SENSO STRETTO (C+D+E) 3,0 3,1 3,0 3,0 2,9 COSTRUZIONI (F) 7,7 7,8 7,6 7,5 7,4 COMMERCIO (G) 1,6 1,7 1,6 1,6 1,6 ALBERG. E RIST. (H) 1,8 1,8 1,8 1,8 1,8 TRASPORTI (I) 2,6 2,5 2,5 1,7 2,4 NTERM. FINANZ. (J) 0,5 0,6 0,6 0,6 0,5 ATT. IMMOBILIARI (K) 1,3 1,3 1,3 1,2 1,2 P AMMINISTR. + ISTRUZIONE:(L+M) 1,2 1,2 1,1 1,1 1,0 SANITA' (N) 1,2 1,3 1,2 1,2 1,2 SERV. PUBBLICI (O) 2,0 2,1 2,0 2,0 2,0 TOTALE 2,4 2,4 2,4 2,3 2,3 TOTALE ESCLUSI L-N 2,6 2,6 2,6 2,5 2,5

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Tab. 6 - Umbria. Incidenza percentuale media dei premi INAIL sulle retribuzioni assicurate. Anni 2002-2006

Fonte: nostre elaborazioni su dati INAIL.

Aziende Artigiane 2002 2003 2004 2005 2006

AGRINDUSTRIA E PESCA (A+B) … … … … … INDUSTRIA IN SENSO STRETTO (C+D+E) 4,2 4,4 4,4 4,4 4,3 COSTRUZIONI (F) 9,4 9,3 9,3 9,1 9,2 COMMERCIO (G) 4,1 4,3 4,0 3,9 3,8 ALBERG. E RIST. (H) 2,5 3,3 3,1 2,8 3,1 TRASPORTI (I) 7,5 7,8 7,5 2,0 7,1 NTERM. FINANZ. (J) … … … … … ATT. IMMOBILIARI (K) 3,1 3,0 3,2 3,0 2,7 P AMMINISTR. + ISTRUZIONE:(L+M) … … … … … SANITA' (N) … … … … … SERV. PUBBLICI (O) 1,4 1,7 1,6 2,0 1,9 TOTALE 5,8 5,9 6,0 5,6 6,0 Totale esclusi L-N 5,8 5,9 6,0 5,6 6,0

Non artigiane

2002 2003 2004 2005 2006 AGRINDUSTRIA E PESCA (A+B) 2,3 2,0 1,9 1,9 1,9 INDUSTRIA IN SENSO STRETTO (C+D+E) 3,8 3,8 3,7 3,7 3,6 COSTRUZIONI (F) 8,2 8,1 7,7 7,5 7,6 COMMERCIO (G) 1,7 1,7 1,7 1,7 1,7 ALBERG. E RIST. (H) 1,8 1,8 1,8 1,8 1,8 TRASPORTI (I) 4,5 4,4 4,3 2,0 4,0 NTERM. FINANZ. (J) 0,5 0,6 0,6 0,6 0,6 ATT. IMMOBILIARI (K) 1,6 1,5 1,5 1,5 1,4 P AMMINISTR. + ISTRUZIONE:(L+M) 1,4 1,5 1,4 1,3 1,3 SANITA' (N) 1,5 1,5 1,5 1,5 1,5 SERV. PUBBLICI (O) 2,9 3,0 2,8 2,6 2,5 TOTALE 2,8 2,8 2,7 2,6 2,7 Totale esclusi L-N 3,1 3,1 3,0 2,9 3,0

Totale

2002 2003 2004 2005 2006 AGRINDUSTRIA E PESCA (A+B) 2,5 2,2 2,1 2,1 2,1 INDUSTRIA IN SENSO STRETTO (C+D+E) 3,9 3,9 3,8 3,8 3,7 COSTRUZIONI (F) 8,6 8,5 8,3 8,1 8,2 COMMERCIO (G) 1,8 1,8 1,8 1,8 1,8 ALBERG. E RIST. (H) 1,8 1,8 1,8 1,8 1,8 TRASPORTI (I) 5,1 5,0 4,8 2,0 4,4 NTERM. FINANZ. (J) 0,5 0,6 0,6 0,6 0,6 ATT. IMMOBILIARI (K) 1,6 1,5 1,5 1,5 1,5 P AMMINISTR. + ISTRUZIONE:(L+M) 1,4 1,5 1,4 1,3 1,3 SANITA' (N) 1,5 1,5 1,5 1,5 1,5 SERV. PUBBLICI (O) 2,8 2,9 2,7 2,5 2,5 TOTALE 3,1 3,1 3,0 2,9 3,0 Totale esclusi L-N 3,4 3,4 3,3 3,2 3,3

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Nel caso dei premi INAIL, le differenze tra i comparti sono molto consistenti, così come quelli tra le imprese artigiane e non artigiane. Nell’Umbria si registrano generalmente. valori superiori alla media nazionale. Inoltre, l’incidenza dei premi nelle imprese artigiane è nettamente superiore a quella delle imprese non artigiane, ed il peso delle imprese artigiane nell’economia umbra è notevole: in termini di monte-retribuzioni l’incidenza delle imprese artigiane risulta nella base-dati INAIL pari al 12% in Umbria, contro il 7% che si registra a livello nazionale. L’effetto-artigianato ha un impatto sugli oneri sociali dello 0,3-0,4% per le imprese umbre. Il resto della più elevata aliquota dei premi INAIL dell’Umbria si può collegare al maggior peso della qualifica “Operai”, che esamineremo più avanti.

Aliquote medie complessive a carico del datore di lavoro

Nella tabella 7 riportiamo una nostra stima delle aliquote medie dei contributi sociali obbligatori effettivi. Per l’insieme dei dipendenti del settore privato, compresi gli apprendisti, l’aliquota media fa registrare un lieve flessione tra il 2003 ed il 2005, passando dal 39,1% 38.6%, per scendere nel 2006, in connessione con la riduzione delle aliquote a carico del datore, sotto il 36% a livello nazionale. Il dato per l’Umbria mostra uno scostamento estremamente contenuto dal dato nazionale, come risultato di un’aliquota media INPS inferiore in modo apprezzabile a quella media italiana, ed un’aliquota INAIL che è invece più elevata di quella nazionale. In buona sostanza, anche in questo caso si conferma l’Umbria si conferma regione “media”.

Tab. 7 - Totale contributi obbligatori a carico del datore di lavoro (INPS+ INAIL+TFR). Aliquote medie. Settore privato. Valori in percentuale della retribuzione

Fonte: nostre elaborazioni su dati Coordinamento statistico-attuariale dell’INPS e INAIL.

2003 2004 2005 2006 Umbria

INPS+TFR 35,6 35,4 35,2 32,4 INAIL 3,4 3,3 3,2 3,3 TOTALE 39,1 38,7 38,4 35,8

Italia INPS+TFR 36,5 36,4 36,2 33,1 INAIL 2,6 2,6 2,5 2,5 TOTALE 39,1 38,9 38,6 35,6

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Aliquote contributive “implicite” Un ulteriore modo di verificare il rapporto tra componente retributiva e non retributiva del costo del lavoro è dato dall’esame delle aliquote implicite, date dall’incidenza “di fatto” dei contributi sociali sulle retribuzioni. A differenza delle aliquote medie esaminate in precedenza, le aliquote implicite misurano non quanto dovuto ma quanto effettivamente pagato dalle imprese. Relativamente al 2004, l’ISTAT ha pubblicato ne La struttura del costo del lavoro in Italia18 i risultati dell’indagine campionaria EUROSTAT con cadenza quadriennale. Le imprese oggetto dell’indagine sono quelle private con almeno 10 addetti. L’aliquota di fatto dei contributi effettivi a carico del datore di lavoro nell’Industria in senso stretto si colloca poco sopra il 39%, per il complesso del settore privato poco sopra il 37%. Quest’ultimo valore è inferiore di circa un punto e mezzo percentuale di retribuzione al dato comparabile della precedente Tabella 7. Il lavoro non dichiarato non può venir rilevato nelle indagini presso le imprese, e quindi devono intervenire altri fattori per spiegare tale differenza. L’esclusione delle imprese con meno di 10 addetti vuol dire non considerare il 27% circa dei dipendenti delle imprese private (dati INPS relativi agli addetti dipendenti), con effetti rilevanti sulla composizione settoriale e per qualifica dell’occupazione dipendente, perché la quota relativa dei dipendenti con imprese con meno di 10 addetti varia da settore a settore e perché la percentuale di operai è più elevata nelle piccole imprese rispetto alla media delle altre imprese. L’incidenza dei premi INAIL è effettivamente inferiore nelle imprese con più di 15 dipendenti (questa è la soglia della classe dimensionale per i dati INAIL) rispetto al dato complessivo, poiché risulta tagliata fuori buona parte dell’Artigianato, ma lo scarto è inferiore al mezzo punto percentuale. Un ulteriore elemento da considerare è la dimensione territoriale: l’aliquota implicita media varia, all’interno di un settore, anche sensibilmente da ripartizione a ripartizione. Non mancano eccezioni, come nel settore bancario e assicurativo, ma la tendenza è quella di un progressivo ridursi dall’aliquota spostandosi dal Nord-ovest al Mezzogiorno.

18 Vedi la nota 6.

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Tab. 8 - Contributi obbligatori effettivi (incluso TFR) in percentuale della retribuzione* Imprese con almeno 10 addetti. Anno 2004

(*) Escluse la prestazioni sociali figurative (assegni familiari, ecc.) e le retribuzioni in natura. Fonte: nostre elaborazioni AUR sui dati ISTAT. (“La struttura del costo del lavoro in Italia - Anno 2004). Un altro tassello del mosaico è rappresentato dai contributi figurativi e volontari a carico del datore di lavoro (i figurativi sono di gran lunga più rilevanti dei volontari). Nell’insieme, si tratta di una quantità non trascurabile, che “vale”, nel settore privato, circa 3 punti percentuali di retribuzione. I contributi figurativi sono costituiti da quei pagamenti (contributi a spese mediche, buoni-pasto, ecc.) effettuati direttamente dai datori di lavoro senza far ricorso a imprese di assicurazione, fondi pensione o costituzione di fondi Il passaggio successivo che si propone è quello dell’aliquota implicita, dei Conti economici regionali (Tabella 10). Nonostante la presenza del sommerso, i valori non si discostano, in molti casi, dal totale della contribuzione ricavabile dall’indagine “La struttura del costo del lavoro”. L’affermazione è verificabile nella successiva Tabella 11, in cui si riportano le differenza tra l’aliquota implicita nelle due fonti. Nell’Industria in senso stretto, e nei suoi comparti, prevalgono nel Centro-Nord ed in media nazionale casi di aliquote implicite “senza il sommerso” più basse o almeno pari a quelle “con il sommerso”. Nell’Industria in senso stretto l’incidenza del sommerso sull’occupazione dipendente è pari 4%, il che comporta una riduzione dell’aliquota implicita di un punto e mezzo abbondante.

Nord - ovest

Nord- est

Centro Sud Isole ITALIA

C - Estrazione di minerali 42,2 41,8 38,7 38,9 43,1 39,8 D - Attività manifatturiere 40,1 39,4 39,0 38,6 37,0 39,6 E - Distribuzione di energia, gas e acqua 39,3 38,5 33,2 35,9 35,9 35,4 Industria in senso stretto (C+D+E) 40,1 39,5 38,0 38,5 37,1 39,3 F - Costruzioni 38,8 39,5 36,2 35,8 38,6 37,8 G - Commercio 37,4 36,3 36,3 32,3 36,8 36,5 H - Alberghi e ristoranti 35,8 33,7 39,6 32,2 33,0 35,5 I - Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 36,1 35,6 35,0 32,4 34,9 35,1 J - Intermediari finanziari e monetari 34,5 34,9 33,8 36,5 36,8 34,5 K - Att. imm., informatica, servizi alle imprese

37,3 35,9 36,3 35,3 35,8 36,6

Servizi orientati al mercato (G+H+I+J+K)

36,5 35,6 35,4 33,5 35,7 35,7

M - Istruzione 35,7 35,6 36,2 35,1 31,8 35,2 N - Sanità e assistenza sociale 35,0 34,3 35,8 33,8 31,2 34,3 O - Altri servizi pubblici, sociali e personali 33,7 37,6 36,2 36,5 35,4 35,7 Servizi sociali e personali (M+N+O) 34,3 35,9 36,1 34,9 32,9 35,0 Totale 38,1 37,8 36,3 35,7 36,0 37,3

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Tab. 9a - Contributi figurativi e volontari in percentuale della retribuzione *. Imprese con almeno 10 addetti. Anno 2004

(*) Escluse la prestazioni sociali figurative (assegni familiari, ecc.) e le retribuzioni in natura. Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT. (“La struttura del costo del lavoro in Italia - Anno 2004”). A tale proposito, è opportuno ricordare che l’indagine sulla Struttura del costo del lavoro, che interessa le imprese dai 10 addetti in su, risente di un sottodimensionamento nella contribuzione obbligatoria, rispetto al dato complessivo, di circa un punto e mezzo di retribuzione per quanto riguarda l’aliquota media del settore privato. In particolare, l’incidenza dei premi INAIL nelle imprese con più di 15 dipendenti dell’Industria in senso stretto è dello 0,7%, inferiore alla media, il che può spiegare una parte importante dell’apparente mancato effetto del sommerso sull’aliquota implicita. Nei comparti dei Servizi, ed in modo particolare nel Mezzogiorno, l’aliquota di Contabilità è (come era logico attendersi) nettamente inferiore, anche in maniera macroscopica (Alberghi e ristoranti). dal dato osservato sui dipendenti “dichiarati” delle imprese con almeno 10 addetti.

Nord - ovest

Nord- est

Centro Sud Isole ITALIA

C - Estrazione di minerali 8,0 5,9 3,3 7,3 8,3 4,6 D - Attività manifatturiere 3,1 2,7 3,9 2,8 4,4 3,1 E - Distribuzione di energia, gas e acqua 2,3 4,0 1,2 2,3 0,3 1,8 Industria in senso stretto (C+D+E) 3,1 2,7 3,5 2,8 4,3 3,1 F - Costruzioni 3,7 4,5 8,4 8,8 4,7 5,9 G - Commercio 3,3 2,7 4,5 1,5 2,9 3,1 H - Alberghi e ristoranti 3,1 3,1 2,9 2,9 4,2 3,1 I - Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

2,4 2,8 1,3 2,0 2,2 1,8

J - Intermediari finanziari e monetari 2,8 3,7 1,5 0,5 1,6 2,6 K - Att. Imm., informatica, servizi alle imprese

3,2 2,4 2,3 1,6 11,2 3,1

Servizi orientati al mercato (G+H+I+J+K)

3,0 2,9 2,0 1,6 4,5 2,7

M - Istruzione 3,8 3,2 2,6 3,1 2,2 3,1 N - Sanità e assistenza sociale 2,1 2,2 2,3 1,8 1,7 2,1 O - Altri servizi pubblici, sociali e personali

2,7 2,2 1,5 2,6 1,9 2,1

Servizi sociali e personali (M+N+O) 2,5 2,2 1,7 2,2 1,8 2,1 Totale 3,1 2,9 2,8 3,1 4,2 3,0

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Tab. 9 - Aliquota implicita di contribuzione sociale a carico del datore di lavoro in percentuale della retribuzione lorda nei Conti economici regionali. Anno 2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT (Conti economici regionali). Tab. 10 - Differenza tra l’aliquota implicita rilevata dall’indagine La struttura delle costo del lavoro e quella dei Conti economici regionali

Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT (Conti economici regionali).

Italia nord-occidentale

Italia nord-

orientale

Italia centrale

Mezzo-giorno

ITA-LIA

Umbria

Agricoltura, silvicoltura e pesca (A+B) 23,9 24,2 24,9 26,0 25,4 25,9 Industria in senso stretto (C+D+E) 44,6 43,8 43,0 38,0 43,1 42,7 C - Estrazione di minerali 44,5 49,6 47,4 41,4 44,9 46,7 D - Attività manifatturiere 44,6 43,8 43,1 37,5 43,1 42,5 E - Distribuzione di energia, gas e acqua 43,3 42,3 42,0 42,3 42,5 44,9 F - Costruzioni 45,4 47,1 43,0 35,3 41,9 43,2 G - Commercio 39,6 39,3 37,7 27,8 36,5 35,4 H - Alberghi e ristoranti 20,0 20,4 20,8 17,3 19,6 19,5 I - Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

32,4 30,5 32,6 28,0 30,8 27,3

J - Intermediari finanziari e monetari 41,7 42,1 45,0 42,7 42,7 42,3 K - Att. imm., informatica, servizi alle imprese

40,6 38,8 36,8 25,8 36,0 28,8

L - Pubblica amministrazione 42,7 42,9 45,0 43,1 43,6 41,9 M - Istruzione 46,0 44,0 45,7 46,7 45,9 42,1 N - Sanità e assistenza sociale 33,7 33,9 34,2 33,4 33,8 33,7 O - Altri servizi pubblici, sociali e personali

35,9 36,1 37,2 27,5 34,0 33,5

P - Servizi domestici 11,1 9,4 11,8 10,3 10,9 10,8 Totale 39,6 38,9 38,2 34,5 37,9 36,4

Nord - ovest

Nord- est

Centro Sud Isole ITALIA

Industria in senso stretto (C+D+E) -1,1 -1,2 -1,0 3,7 5,0 -0,3 C - Estrazione di minerali 5,8 -1,2 -5,3 7,0 8,5 -0,3 D - Attività manifatturiere -1,1 -1,2 0,4 4,0 6,2 0,0 E - Distribuzione di energia, gas e acqua -1,6 0,2 -7,6 -3,8 -6,7 -5,3 F - Costruzioni -2,5 -2,1 2,2 9,8 10,4 2,6 G - Commercio 2,0 0,6 4,7 6,5 13,5 4,1 H - Alberghi e ristoranti 19,5 17,7 21,9 19,7 19,9 19,8 I - Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

6,1 8,1 3,9 6,8 8,6 6,2

J - Intermediari finanziari e monetari -4,4 -3,4 -9,7 -5,8 -4,1 -5,6 K - Att. imm., informatica, servizi alle imprese

0,1 -0,2 2,0 10,6 23,3 4,0

O - Altri servizi pubblici, sociali e personali

1,1 4,3 0,7 12,7 8,9 4,1

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Ritornando all’Umbria, l’aliquota implicita per settore (tab. 10 e tab. 12) è nella generalità dei casi prossima al dato nazionale; nelle Costruzioni, dove il dato per il Mezzogiorno è nettamente inferiore a quello delle altre ripartizioni, l’aliquota implicita dell’Umbria è più vicina al dato di ripartizione che a quello medio nazionale. Invece, nelle sezioni che comprendono i Trasporti (“I”) ed i Servizi alle imprese (“K”), il dato umbro approssima i, nettamente più bassi, livelli meridionali. È importante comunque osservare che la differenze territoriali sono più accentuate rispetto all’indagine sulla Struttura del costo del lavoro; nello stesso tempo, vi è una forte articolazione settoriale che non sempre riflette l’ordine “tradizionale” decrescente Nord Ovest - Meridione. Le considerazioni fatte valgono sia per il 2004 (scelto per la comparabilità con l’altra fonte) che per il 2005. Tab. 11 - Aliquota implicita di contribuzione sociale a carico del datore di lavoro in percentuale della retribuzione lorda nei Conti economici regionali. Anno 2005

Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT (Conti economici regionali).

Italia nord-occidentale

Italia nord-

orientale

Italia centrale

Mezzogiorno

ITALIA

Umbria

Agricoltura, silvicoltura e pesca (A+B) 22,8 23,1 23,4 25,4 24,6 24,9 Industria in senso stretto (C+D+E) 44,1 43,8 43,1 38,5 43,0 42,5 C - Estrazione di minerali 44,2 49,9 47,7 41,4 44,9 47,0 D - Attività manifatturiere 44,1 43,8 43,1 38,1 43,0 42,5 E - Distribuzione di energia, gas e acqua 42,4 43,3 42,3 42,0 42,4 43,2 F - Costruzioni 44,9 46,4 42,5 35,3 41,6 44,5 G - Commercio 39,4 38,8 37,6 28,7 36,5 35,7 H - Alberghi e ristoranti 20,4 19,9 21,0 17,7 19,8 19,9 I - Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 31,8 30,6 32,3 28,0 30,6 26,8 J - Intermediari finanziari e monetari 41,9 42,2 44,6 42,6 42,8 42,3 K - Att. Imm., informatica, servizi alle imprese 40,5 38,3 36,3 26,4 35,8 28,7 L - Pubblica amministrazione 42,3 42,5 44,5 42,5 43,0 42,0 M - Istruzione 45,3 43,5 44,9 46,0 45,2 41,3 N - Sanità e assistenza sociale 33,6 33,9 34,2 33,5 33,8 33,8 O - Altri servizi pubblici, sociali e personali 35,5 36,1 37,1 28,2 34,2 34,6 P - Servizi domestici 10,8 9,3 12,0 10,3 10,8 10,8 Totale 39,3 38,7 37,9 34,5 37,6 36,3

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Livelli dei redditi da lavoro dipendente e delle retribuzioni nei Conti economici regionali Dati recenti Nella tabella 13a si presentano i dati sui livelli dei Redditi da lavoro dipendente (definizione di Contabilità nazionale) per unità di lavoro19. L’Umbria si colloca tra le regioni italiane appena sotto la media nazionale, con valori molto simili a quelli delle Marche e non dissimili da quelli della Toscana. Nella ripartizione, il Lazio presenta valori decisamente più elevati, che sono peraltro i più alti tra quelli delle regioni italiane. Il reddito da lavoro medio (tab. 14) è in Umbria nettamente più basso di quello nazionale nel terziario privato non finanziario (Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni), nell’Industria in senso stretto ed anche negli Altri servizi (che includono i settori di area pubblica). Un valore inferiore alla media nazionale si registra, sia pure con uno scarto più contenuto, anche per l’aggregato settoriale che comprende Banche, Assicurazioni e Servizi alle imprese (Intermediazione monetaria e finanziaria.; attività immobiliari. ed imprenditoriali). Un valore più elevato di quello nazionale si registra invece solo per le Costruzioni. Verifichiamo per l’anno 2005 la posizione dell’Umbria, contemporaneamente, per i redditi da lavoro dipendente (tab. 15) e per le retribuzioni di fatto (tab. 16). Rispetto ai redditi, il differenziale per le retribuzioni rimane sostanzialmente lo stesso per l’Agricoltura e l’Industria in senso stretto; per le Costruzioni, invece, il differenziale positivo rispetto al dato medio nazionale si annulla. Il differenziale a sfavore dell’Umbria si attenua fino a quasi a sparire per le retribuzioni di fatto nella branca Intermed. monetaria e finanz.; att. immob. ed imprenditoriali. Il quadro complessivo non si discosta di molto da quello delle Marche, mentre la Toscana presenta valori più allineati con quelli nazionali.

19 Le unità di lavoro (ULA) rappresentano gli anni-uomo standard equivalenti a tempo pieno, ed includono sia i lavoratori regolari sia quelli del “sommerso”. Semplificando, il rapporto tra unità di lavoro (ULA) ed occupati si può riassumere nel modo che segue:

da un lato, gli occupati vengono tradotti in ULA tenendo conto di quelli elementi (part-time, CIG, lavoratori stagionali, ecc.) per i quali un individuo occupato può lavorare per un orario inferiore a quello standard (ad es. due lavoratori a part-time al 50% equivalgono ad un’unità di lavoro);

dall’altro, dopo aver riportato gli occupati in ULA, si “aggiunge” una stima della quantità di lavoro prestata come “secondo lavoro” (o posizione lavorativa secondaria); il numero delle ULA può quindi anche risultare superiore a quello degli occupati.

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Tab. 13a - Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente per branca di attività. Migliaia di euro annui. Anno 2006

Regione Agricoltura,

silvicoltura e pesca

Industria in senso stretto

Costruzioni Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazi

oni

Intermed. monetaria e finanz.; att. immob. ed imprend.

Altre attività di servizi

Totale

Piemonte 20.5 38.5 30.2 30.7 43.9 34.4 35.8 Valle d'Aosta 18.2 38.9 29.9 29.0 47.5 41.2 36.0 Lombardia 20.4 38.8 30.9 34.6 45.6 33.2 36.9 Liguria 17.7 38.0 29.3 31.4 42.3 35.6 34.9 Trentino-Alto Adige

19.2 36.6 31.3 31.3 45.8 37.5 35.5

Veneto 18.1 34.3 29.7 31.2 44.3 34.3 33.9 Friuli Venezia Giulia

18.7 35.7 31.4 30.5 38.5 37.6 34.9

Emilia Romagna 20.4 37.1 33.6 31.6 42.3 33.1 34.8 Toscana 19.7 33.6 28.0 31.0 43.2 35.3 33.9 Umbria 18.2 32.7 28.5 28.7 40.2 33.3 32.1 Marche 19.5 31.2 27.6 29.7 42.3 34.3 32.4 Lazio 16.7 41.6 28.3 34.1 46.9 39.8 38.5 Abruzzo 17.7 31.6 24.6 27.5 39.3 38.2 32.6 Molise 17.7 29.5 22.7 26.4 32.9 38.1 31.5 Campania 17.0 30.4 23.9 27.7 33.2 35.6 31.0 Puglia 18.9 28.3 24.1 27.4 34.1 39.5 31.4 Basilicata 17.3 27.3 23.8 26.7 35.6 38.1 30.4 Calabria 17.8 26.1 20.9 26.4 31.1 36.3 29.1 Sicilia 18.1 30.4 24.0 27.6 34.8 37.5 31.8 Sardegna 17.4 32.8 24.2 28.4 35.6 35.5 31.6 Italia nord-occidentale

20.1 38.7 30.6 33.2 44.9 33.9 36.4

Italia nord-orientale

19.3 35.7 31.2 31.3 42.8 34.6 34.5

Italia centrale 18.3 34.9 28.2 32.2 45.1 37.6 35.8 Mezzogiorno 18.0 29.8 23.7 27.5 34.2 37.1 31.2 ITALIA 18.4 35.7 27.7 31.0 41.9 36.0 34.4 Fonte: nostre elaborazioni su ISTAT (2008), Conti economici regionali 2000-2006, gennaio.

L’elemento dell’economia sommersa non gioca in Umbria un ruolo di particolare rilievo in termini relativi, se si confronta il tasso di irregolarità umbro con quello nazionale (tab. 17) e, con l’esclusione dei Servizi, anche con quello di ripartizione. Livelli inferiori del tasso di irregolarità caratterizzano invece, rispetto all’Umbria, Toscana e Marche. Va comunque sottolineato che i tassi di irregolarità non sono immediatamente sovrapponibili ai redditi da lavoro, poiché i tassi disponibili a livello regionale sono riferiti anche al lavoro autonomo, e non al solo lavoro dipendente.

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Tab. 12 - Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anno 2006. Valori percentuali

Fonte: nostre elaborazioni su ISTAT (2008), Conti economici regionali 2000-2006, gennaio. Tab. 13 - Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anno 2005

Fonte: nostre elaborazioni su ISTAT (2008), Conti economici regionali 2000-2006, gennaio.

Regione Agricoltur, silvicoltura

e pesca

Industria in senso stretto

Costru-zioni

Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunica-

zioni

Intermed. monetaria e finanz.; att. immob. ed imprend.

Altre attività di

servizi

Totale

Toscana 6,9% -5,8% 1,1% -0,2% 3,0% -2,0% -1,7% Umbria -1,3% -8,3% 2,8% -7,4% -4,2% -7,4% -6,7% Marche 6,2% -12,4% -0,5% -4,4% 0,9% -4,8% -5,9% Lazio -9,0% 16,6% 1,9% 9,8% 11,8% 10,6% 11,7% Italia nord-occidentale 9,4% 8,4% 10,3% 7,1% 7,1% -5,8% 5,8% Italia nord-orientale 4,8% 0,0% 12,6% 0,8% 2,0% -3,9% 0,3% Italia centrale -0,5% -2,2% 1,5% 3,8% 7,5% 4,4% 3,9% Mezzogiorno -2,4% -16,4% -14,5% -11,4% -18,5% 2,9% -9,4%

Regione Agricoltur, silvicoltura

e pesca

Industria in senso stretto

Costru-zioni

Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunica-

zioni

Intermed. monetaria e finanz.; att. immob. ed imprend.

Altre attività di

servizi

Totale

Toscana 6,8% -5,6% 1,6% -0,2% 2,9% -2,0% -1,6% Umbria 0,7% -8,0% 2,0% -7,4% -4,4% -7,2% -6,6% Marche 4,2% -12,9% 0,6% -4,1% 1,0% -4,1% -5,9% Lazio -8,7% 16,7% 1,7% 10,1% 11,6% 10,3% 11,8% Italia nord-occidentale 8,5% 8,6% 10,8% 7,1% 7,1% -5,5% 5,9% Italia nord-orientale 5,4% -0,1% 13,2% 0,6% 2,2% -3,7% 0,3% Italia centrale -0,4% -2,4% 1,6% 4,1% 7,5% 4,4% 4,0% Mezzogiorno -2,4% -16,2% -14,7% -11,5% -18,6% 2,7% -9,5%

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Tab. 14. Retribuzioni per unità di lavoro dipendente. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anno 2005

Fonte: nostre elaborazioni su ISTAT (2008), Conti economici regionali 2000-2006, gennaio. Tab. 15 - Tassi di irregolarità (*) per branca. Anno 2005. Valori percentuali

(*) Incidenza % delle unità di lavoro non regolari sul totale delle unità di lavoro. Fonte: nostre elaborazioni su ISTAT (2008), “La misura dell’occupazione non regolare nelle stime di contabilità nazionale Anni 1980-2005”, Statistiche in breve”, febbraio. Evoluzione Sulla base delle evidenze presentate nella Tabella 18 (Redditi da lavoro) e nella Tabella 19 (retribuzioni) non risulta l’esistenza di un generalizzato processo di convergenza dell’Umbria verso i livelli nazionali. Tuttavia, un processo del genere è avvenuto, e si è completato nelle Costruzioni, ed appare in corso nel comparto Intermediazione monetaria e finanziaria; att. immobiliari ed imprenditoriali (dove lo scarto in termini di retribuzioni si è nel tempo quasi annullato) e nelle Altre attività di servizi.

Regione Agricoltura, silvicoltura

e pesca

Indu-stria in senso stretto

Costruzioni Com-mercio,

alberghi e ristoranti, trasporti e comunica

zioni

Intermed. monetaria e finanz.; att. immob. ed imprend.

Altre attività di

servizi

Totale

Toscana 3,1% -5,7% -0,9% -0,5% 3,1% -1,3% -1,6% Umbria 0,4% -7,7% 0,0% -6,2% -0,7% -6,1% -5,7% Marche -0,6% -13,0% -1,4% -4,1% 1,4% -4,1% -6,4% Lazio -1,4% 16,7% 2,7% 8,4% 9,9% 9,4% 11,4% Italia nord-occidentale 10,0% 7,8% 8,2% 5,1% 5,1% -4,6% 4,6% Italia nord-orientale 6,6% -0,7% 9,5% 0,1% 1,1% -3,3% -0,5% Italia centrale 0,5% -2,4% 0,9% 3,2% 6,7% 4,1% 3,8% Mezzogiorno -3,1% -13,5% -10,8% -8,2% -14,2% 2,0% -7,4%

Regioni Agricoltura Industria in senso

Costruzioni Totale servizi

Totale economia

Toscana 15,0 2,6 5,0 11,5 9,0 Umbria 20,2 5,8 7,9 14,4 12,3 Marche 19,8 2,0 2,0 13,4 9,5 Lazio 30,2 9,9 15,4 11,7 11,9 Totale Italia 22,2 5,9 11,3 13,9 12,1 Nord-ovest 19,0 2,6 6,4 11,3 8,8 Nord-est 18,1 2,1 3,5 11,4 8,6 Centro 21,8 5,0 9,6 12,0 10,7 Mezzogiorno 25,3 16,6 22,3 19,8 19,6 Totale Italia - solo dipendenti 39,5 4,0 13,6 15,7 13,4

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Tab. 16 - Umbria. Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anni 2000-2006

Fonte: nostre elaborazioni su ISTAT (2008), Conti economici regionali 2000-2006, gennaio.

Tab. 17 - Umbria. Retribuzioni per unità di lavoro dipendente. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anni 2000-2005

Fonte: nostre elaborazioni su ISTAT (2008), Conti economici regionali 2000-2006, gennaio.

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Agricoltura, silvicoltura e pesca 0,8 1,8 1,5 -0,6 -0,3 0,7 -1,3 Industria in senso stretto -7,7 -8,2 -8,1 -8,0 -8,3 -8,0 -8,3 Costruzioni -2,2 -0,6 -1,7 -0,1 -0,9 2,0 2,8 Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni -7,6 -8,0 -7,3 -7,6 -7,9 -7,4 -7,4 Intermed. monetaria e finanz.; att. immob. ed imprend. -6,6 -6,9 -6,4 -6,0 -7,2 -4,4 -4,2 Altre attività di servizi -8,9 -9,1 -9,7 -9,5 -8,9 -7,2 -7,4 Totale -8,1 -8,3 -8,2 -8,0 -7,9 -6,6 -6,7

2000 2001 2002 2003 2004 2005 Agricoltura, silvicoltura e pesca -1,1 -0,3 -0,8 -1,1 -0,7 0,4 Industria in senso stretto -7,2 -7,9 -7,9 -7,6 -8,1 -7,7 Costruzioni -2,9 -1,8 -2,8 -2,5 -1,8 0,0 Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni -6,1 -6,7 -5,8 -6,3 -6,6 -6,2 Intermed. monetaria e finanz.; att. immob. ed imprend. -3,1 -3,6 -5,4 -2,4 -3,6 -0,7 Altre attività di servizi -7,5 -8,0 -9,2 -8,4 -7,7 -6,1 Totale -6,9 -7,3 -7,8 -7,2 -6,9 -5,7

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Costo medio per dipendente settore privato non finaziario e non agricolo

I dati regionali del costo medio per il personale dipendente “regolare” nel settore privato non finanziario sono recuperabili dalla Rilevazione campionaria ISTAT sulle piccole e medie imprese industriali e dei servizi e nella, complementare, Rilevazione sul sistema dei conti delle imprese con almeno 100 addetti (SCI). In questo caso, i dipendenti corrispondono al concetto di “occupati” e, quindi, a differenza delle unià di lavoro, la quantità di lavoro non viene corretta per il part-time, la stagionalità o la CIG. I numeri non sono comunque molto diversi da quelli delle ULA dei Conti economici regionali (che includono il sommerso): nel 2005, a livello nazionale il numero dei dipendenti nell’Industria in senso stretto è pari al 97% delle ULA dipendenti (che includono un 5-6% di sommerso); nell’Umbria per lo stesso anno e la stessa branca il rapporto è pari al 95%. Nelle Costruzioni i numeri restano piuttosto vicini, pur in presenza delle oscillazioni legate alle caratteristiche discontinuità di impiego del settore. Complessivamente sono più distanti i dati nel terziario privato, dove l’incidenza del sommerso è percentualmente maggiore. Tuttavia nella branca Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni il rapporto si mantiene ragionevolmente stabile nel tempo, e la differenza può essere spiegata dal tasso di irregolarità dei dipendenti, che a livello nazionale è intorno al 25%. l confronto è invece non significativo nei comparti di area pubblica (“Altri servizi”), dove anche eliminando dal confronto la P.A: “in senso stretto” la percentuale coperta dalle rilevazioni sulle imprese privato è molto modesta in rapporto alla dimensione complessiva della branca. Le differenza sono maggiori di quelli osservati per i Conti regionali, in particolare nell’Industria in senso stretto. Inoltre, non si registra una tendenza alla convergenza: solo nelle Attività immobiliari ed imprenditoriali, servizi alle imprese lo scarto nel 2005 è più contenuto di quello del 2001. Può essere interessante verificare ulteriormente la questione esaminando i dati ad un maggior livello di disaggregazione. Le differenze osservate non risultano attenuate, anzi, in molti casi, lo scarto negativo rispetto al dato medio nazionale è di entità considerevole.

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Tab. 18 - Dipendenti nelle rilevazioni delle imprese in percentuale delle ULA dei Conti regionali. Anni 2000-2005. Umbria ed Italia. Dipendenti “regolari” del settore privato non finanziario e agricolo. Dati per branca

Fonte: nostre elaborazioni su ISTAT (2008), Conti economici regionali 2000-2006 ( gennaio) e sulle rilevazioni ISTAT sulle piccole e medie imprese e sulle imprese con almeno 100 addetti (varie annualità). Tab. 19 - Umbria. Costo medio per dipendente per branca. Dipendenti “regolari” del settore privato non finanziario e agricolo. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anni 2000-2005

Fonte: nostre elaborazioni sulle rilevazioni ISTAT sulle piccole e medie imprese e sulle imprese con almeno 100 addetti (varie annualità).

2000 2001 2002 2003 2004 2005 Umbria

Industria in senso stretto 91% 99% 94% 94% 95% 95% Costruzioni 104% 86% 87% 100% 103% 103% Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni

76% 78% 81% 85% 80% 80%

Attività immobiliari ed imprenditoriali, servizi alle imprese

83% 69% 73% 83% 94% 94%

Altre attività di servizi 21% 19% 20% 20% 21% 21% Italia

Industria in senso stretto 99% 98% 97% 98% 97% 97% Costruzioni 91% 84% 85% 92% 93% 93% Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni

80% 80% 82% 84% 86% 86%

Attività immobiliari ed imprenditoriali, servizi alle imprese

87% 86% 91% 88% 97% 97%

Altre attività di servizi 18% 18% 19% 20% 23% 23%

2000 2001 2002 2003 2004 2005 Industria in senso stretto -10,1 -7,7 -15,3 -13,0 -14,3 -15,5 Costruzioni -2,1 -3,1 -9,1 -2,7 -3,4 -8,6 Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni -8,5 -12,7 -7,9 -14,9 -13,2 -12,9 Attività immobiliari ed imprenditoriali, servizi alle imprese -18,7 -16,1 -21,6 -16,1 -17,8 -11,5 Altre attività di servizi -10,6 -10,3 -16,1 -13,6 -12,2 -13,3

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Tab. 20 - Umbria. Costo medio per dipendente per sottosezione e sezione di attività. Dipendenti “regolari” del settore privato non finanziario e non agricolo. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anni 2000-2005

Fonte: nostre elaborazioni AUR sulle rilevazioni ISTAT sulle piccole e medie imprese e sulle imprese con almeno 100 addetti (varie annualità). Differenziali retributivi per i lavoratori regolari (Osservatorio INPS sui lavoratori dipendenti) Quanto si è appena osservato in termini di differenza, negativa, del costo del personale dipendente dalla media nazionale non può essere spiegato con le aliquote contributive, che risultano in Umbria complessivamente allineate con i dati nazionali. Per il settore privato nel sue insieme l’aliquota media umbra coincide, come si è illustrato, quasi esattamente con l’aliquota media nazionale. Per avere qualche elemento informativo aggiuntivo, è opportuno ed anche plausibile, cercare quindi nelle retribuzioni. Per fare questo si utilizzano i dati INPS, che presentano i dati distinti per

SOTTOSEZIONE_ATECO2002_l 2000 2001 2002 2003 2004 2005 ESTRAZIONE DI MINERALI NON ENERGETICI -8,7 -18,7 -10,1 -0,4 -20,4 -10,1 ALIMENTARI E TABACCO 4,7 6,9 0,4 -2,4 6,8 -6,4 TESSILE-ABBIGLIAMENTO -19,8 -6,5 -13,4 -14,3 -19,2 -7,4 PELLI E CUOIO -27,8 6,4 25,2 -6,0 5,5 -5,9 LEGNO 5,1 0,8 -5,1 -12,3 -1,3 1,1 CARTA, STAMPA ED EDITORIA -34,7 -27,7 -26,6 -33,6 -31,0 -32,6 INDUSTRIA PETROLIFERA E COKERIE -31,9 -29,2 -54,4 -54,5 -34,7 -58,1 CHIMICHE -12,5 -9,2 -20,0 -17,8 -12,8 -16,6 GOMMA E MATERIE PLASTICHE -15,6 0,3 -10,6 -7,4 -16,3 -21,9 LAVORAZIONE ED ESTRAZI. MINERALI NON METALLIFERI

-6,0 -17,2 -10,2 -4,0 -10,4 -13,3

INDUSTRIE DEI METALLI 9,9 -3,6 -5,8 1,3 -6,1 -3,1 MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI -16,4 -18,5 -17,4 -19,0 -19,1 -16,9 MACCHINE ED APPAR. ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

-13,8 -16,7 -23,5 -23,0 -21,5 -27,2

MEZZI DI TRASPORTO -25,1 -25,9 -19,7 -23,9 -18,3 -19,6 ALTRE MANIFATTURIERE 10,3 0,2 -6,7 -5,0 -3,7 0,0 ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA -2,6 2,5 -2,1 2,2 -3,7 -1,6 COSTRUZIONI -2,1 -3,1 -9,1 -2,7 -3,4 -8,6 COMMERCIO -9,4 -11,7 -5,1 -10,5 -6,6 -12,0 ALBERGHI E RISTORANTI 2,3 -17,0 -9,0 -15,3 -12,7 -3,6 TRASPORTI E COMUNICAZIONI -5,2 -10,5 -5,7 -15,7 -15,7 -5,5 SERVIZI ALLE IMPRESE E ATTIVITÀ IMMOBILIARI -18,7 -16,1 -21,6 -16,1 -17,8 -11,5 ISTRUZIONE 4,6 -13,0 -22,6 -13,7 -10,3 -17,4 SANITÀ E ASSISTENZA SOCIALE -0,1 -16,2 -15,0 -18,2 -16,6 -12,8 ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI -20,1 -7,0 -18,3 -9,0 -9,7 -14,9

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qualifica (Apprendisti, Operai, Impiegati, Quadri e Dirigenti) e per cui si sono ricostruite le retribuzioni per unità di lavoro equivalente a tempo pieno20. Tab. 21 - Umbria. Retribuzioni medie per qualifica per unità di lavoro equivalente a tempo pieno. Dipendenti “regolari” del settore privato non agricolo. Dati in migliaia di euro. Anni 2000-2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti. Nella successiva Tabella 24 si presentano le evidenze sugli scarti tra i livelli retributivi medi dell’Umbria ed i corrispondenti livelli medi nazionali. Lo scarto relativo al totale è molto più elevato di quello relativo alle singole qualifiche, con l’eccezione dei Dirigenti. Lo scarto è della stessa entità di quello osservato per il costo medio per dipendente, superiore quindi a quanto risulta dai Conti regionali. Tab. 22 - Umbria. Retribuzioni medie per qualifica per unità di lavoro equivalente a tempo pieno. Dipendenti “regolari” del settore privato non agricolo Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anni 2000-2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti. 20 Per il presente contributo, si è provveduto ad esprimere i dati retributivi ed occupazionali INPS dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti in unità di lavoro equivalenti a tempo pieno. Per far ciò, sono utilizzate:

a) l’informazione sul numero giornate retribuite nell’anno medio per dipendente rapportate al massimo teorico di 312, per correggere le discontinuità temporali del rapporti di lavoro;

b) il rapporto tra il livello della retribuzione normalizzata per il numero di giornate dei part-time e dei dipendenti a tempo pieno con le stesse caratteristiche (settore, regione, genere e tipo di contratto) per tradurre il lavoro parziale in unità a tempo pieno.

2000 2001 2002 2003 2004 Apprendisti 11.364 11.864 12.360 12.675 13.197 Operai 16.549 16.945 17.322 17.631 18.276 Impiegati 23.298 23.361 23.770 24.075 24.752 Quadri e assimilabili 45.921 46.558 49.778 50.133 50.898 Dirigenti 85.415 97.409 94.781 96.900 97.226 Totale 18.574 18.960 19.404 19.691 20.299

2000 2001 2002 2003 2004 Apprendisti -3,1 -2,8 -2,0 -2,0 -1,4 Operai -7,4 -7,1 -6,9 -7,3 -7,5 Impiegati -6,9 -7,3 -7,6 -7,9 -8,0 Quadri e assimilabili

-5,8 -8,2 -3,8 -4,8 -5,7

Dirigenti -17,4 -10,9 -14,8 -15,2 -17,7 Totale -15,1 -15,2 -15,1 -15,5 -15,8

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La spiegazione dell’apparente paradosso di uno scarto medio molto più elevato di quello relativo alle singole qualifiche è spiegato della peculiarità della composizione per qualifica dell’occupazione (Tabella 24), che vede in Umbria una quota relativa degli Apprendisti e degli Operai molto superiore a quanto si registra a livello nazionale e, conseguentemente, un minor peso di Impiegati, Quadri e Dirigenti. Tab. 23 - Umbria ed Italia. Composizione percentuale dell’occupazione per qualifica. Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno. Dipendenti “regolari” del settore privato non agricolo. Anni 2000-2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti. Dal punto di vista dei differenziali retributivi di genere, l’Umbria non presenta sostanziali difformità dal quadro nazionale: il gender earnings gap umbro è nel 2004 di poco inferiore al 20% ma tende a ridursi; quasi esattamente gli stessi livelli e tendenza che si registrano a livello nazionale.

Tab. 24 - Umbria ed Italia. Gender earnings gap. Retribuzioni medie per unità di lavoro equivalente a tempo pieno. Dipendenti “regolari” del settore privato non agricolo. Anni 2000-2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti.

2000 2001 2002 2003 2004 UMBRIA

Apprendisti 8,3 8,8 8,9 9,1 9,9 Operai 64,3 63,9 63,5 63,6 62,6 Impiegati 25,4 25,4 25,5 25,4 25,5 Quadri e assimilabili 1,4 1,5 1,5 1,5 1,5 Dirigenti 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5

ITALIA Apprendisti 5,3 5,5 5,4 5,4 5,7 Operai 56,2 55,9 55,7 55,6 55,0 Impiegati 34,4 34,5 34,7 34,7 35,0 Quadri e assimilabili 2,9 2,9 3,0 3,1 3,1 Dirigenti 1,2 1,2 1,2 1,2 1,2

2000 2001 2002 2003 2004 UMBRIA

a) Femmine 15.604 15.936 16.448 16.887 17.512 b) Maschi 19.990 20.466 20.900 21.103 21.721 a) / b) 78% 78% 79% 80% 81%

ITALIA a) Femmine 18.385 18.837 19.431 19.927 20.728 b) Maschi 23.625 24.138 24.614 25.041 25.881 a) / b) 78% 78% 79% 80% 80%

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Tab. 25 - Umbria. Retribuzioni medie per unità di lavoro equivalente a tempo pieno per settore. Dipendenti “regolari” del settore privato non agricolo. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anni 2000-2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti. Tab. 26 - Umbria. Retribuzioni medie per unità di lavoro equivalente a tempo pieno per qualifica e settore. Dipendenti “regolari” del settore privato non agricolo. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%) Anno 2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti.

2000 2001 2002 2003 2004 INDUSTRIE DELLA MODA (TAPCC) -7,5 -6,6 -8,2 -8,3 -8,6 CARTA, STAMPA ED EDITORIA -12,1 -12,7 -11,1 -13,1 -12,8 CHIMICHE E PETROLIFERA -27,1 -25,8 -25,6 -25,1 -24,7 GOMMA E PLASTICA -14,5 -13,7 -14,3 -12,3 -13,8 LAVORAZIONE ED ESTR. MINERALI NON METALL.

-14,7 -13,3 -13,5 -13,9 -14,4

INDUSTRIE DEI METALLI -11,7 -11,5 -12,1 -11,8 -10,9 MACCHINE, APPARECCHI E MEZZI DI TRASPORTO

-5,4 -3,5 -5,6 -8,0 -9,4

LEGNO E ALTRE MANIFATTURIERE -22,4 -22,6 -23,1 -23,9 -23,3 ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA -16,7 -15,8 -17,4 -12,8 -12,8 COSTRUZIONI -2,1 -3,3 -1,4 -3,6 -4,3 COMMERCIO -9,6 -9,6 -9,1 -9,4 -10,3 ALBERGHI E RISTORANTI -14,0 -14,3 -13,7 -13,6 -13,8 TRASPORTI E COMUNICAZIONI -6,3 -5,9 -6,0 -5,9 -5,8 ATTIVITÀ FINANZIARIE -20,1 -19,9 -15,2 -14,7 -15,5 SERVIZI ALLE IMPRESE E ATTIVITÀ IMMOBILIARI

-4,2 -5,6 -4,4 -5,8 -7,7

ISTRUZIONE, SANITÀ E ALTRI SERVIZI -15,7 -16,2 -17,1 -16,4 -15,2

Apprendisti Operai Impiegati Quadri e assimilabili

Dirigenti

ALIMENTARI E TABACCO 1,6 -2,3 -4,5 -6,1 -20,3 INDUSTRIE DELLA MODA (TAPCC) -2,3 -8,6 -7,1 -12,8 -7,2 CARTA, STAMPA ED EDITORIA 0,6 -14,7 -13,5 -7,7 -24,8 CHIMICHE E PETROLIFERA -4,9 0,3 -0,7 2,7 -24,1 GOMMA E PLASTICA -0,8 -7,1 -12,7 -2,1 -0,7 LAVORAZIONE ED ESTR. MINERALI NON METALL. -4,1 -10,6 -6,2 -0,7 -2,1 INDUSTRIE DEI METALLI -0,9 -6,9 -8,3 -2,8 -1,3 MACCHINE, APPARECCHI E MEZZI DI TRASPORTO -5,9 -9,3 -17,2 -12,4 -24,8 LEGNO E ALTRE MANIFATTURIERE -4,6 -5,3 -10,5 -1,1 -12,0 ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA -29,3 -1,9 2,8 2,0 -32,7 COSTRUZIONI -0,4 -5,9 -10,3 -11,7 -29,3 COMMERCIO -1,6 -2,5 -7,0 -10,4 -16,4 ALBERGHI E RISTORANTI 1,7 -3,3 -3,0 -16,2 -13,9 TRASPORTI E COMUNICAZIONI -0,1 -5,1 -11,3 -19,1 -27,2 ATTIVITÀ FINANZIARIE -6,6 27,9 2,3 -5,7 -11,4 SERVIZI ALLE IMPRESE E ATTIVITÀ IMMOBILIARI 0,1 -12,8 -9,4 -19,2 -15,3 ISTRUZIONE, SANITÀ E ALTRI SERVIZI -0,9 -25,6 -15,7 -5,4 -16,4

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Ripetiamo l’esercizio appena illustrato, solo per l’anno 2004, esaminando però, oltre alla dimensione della qualifica, anche la dimensione settoriale. La visione d’insieme, senza distinzione per qualifica, dei differenziali retributivi umbri rispetto alla media nazionale è riportata, per il periodo 2000-2004. L’entità delle differenze percentuali è consistente e resta abbastanza stabile nel tempo. Come si vede dalla tabella 28, il differenziale negativo permane si verifica anche per una larghissima parte delle qualifiche anche a livello settoriale. Stesso discorso per quanto riguarda la composizione percentuale dell’occupazione (tab. 29), con una relativa prevalenza delle qualifiche Apprendisti ed Operai rispetto all’incidenza percentuale che tali qualifiche hanno a livello nazionale. Tab. 27 - Umbria. Composizione percentuale dell’occupazione per qualifica. Differenza dalla corrispondente quota nazionale. Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno. Dipendenti “regolari” del settore privato non agricolo. Anno 2004

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti.

Appren-disti Operai Impiegati Quadri e assimilabili

Dirigenti

ALIMENTARI E TABACCO 1,8 3,2 -3,6 -0,9 -0,5 INDUSTRIE DELLA MODA (TAPCC) 3,3 2,6 -5,4 -0,1 -0,4 CARTA, STAMPA ED EDITORIA 8,5 8,9 -14,8 -1,4 -1,3 CHIMICHE E PETROLIFERA 3,0 12,3 -9,9 -3,3 -2,1 GOMMA E PLASTICA 3,9 3,4 -5,5 -0,9 -0,9 LAVORAZIONE ED ESTR. MINERALI NON METALL.

2,5 -0,3 -1,5 -0,5 -0,1

INDUSTRIE DEI METALLI 2,3 2,4 -4,7 0,2 -0,3 MACCHINE, APPARECCHI E MEZZI DI TRASPORTO

5,1 9,4 -9,9 -3,3 -1,3

LEGNO E ALTRE MANIFATTURIERE 3,5 5,2 -7,5 -0,8 -0,3 ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA -0,1 9,1 -6,6 -1,9 -0,5 COSTRUZIONI 5,2 -0,9 -3,6 -0,3 -0,3 COMMERCIO 6,1 9,8 -13,8 -1,6 -0,6 ALBERGHI E RISTORANTI 6,9 -4,0 -2,6 -0,2 -0,1 TRASPORTI E COMUNICAZIONI 1,0 14,8 -13,7 -1,5 -0,6 ATTIVITÀ FINANZIARIE 0,6 0,0 5,8 -5,1 -1,3 SERVIZI ALLE IMPRESE E ATTIVITÀ IMMOBILIARI

2,0 2,3 -3,0 -0,7 -0,6

ISTRUZIONE, SANITÀ E ALTRI SERVIZI 2,5 13,8 -15,0 -0,8 -0,4

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Retribuzioni medie per dimensione d’impresa Un elemento che caratterizza i livelli retributivi, e, che non è stato finora trattato nel presente contributo, è quello della dimensione di impresa, e di quello in parte collegato, dell’Artigianato, che si concentra nelle imprese più piccole. Affrontiamo la questione avvalendosi dei dati INPS dell’Osservatorio sulle imprese, che hanno un rapporto più lasco con la dislocazione territoriale dei posti di lavoro rispetto ai dati dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti:l’attribuzione territoriale viene fatta sulla base di posizioni contributive che possono talvolta travalicare i confini delle regioni. L’informazione riguarda lo stock complessivo a fine anno del totale dei dipendenti. Rispetto al dato nazionale, la quota relativa delle piccole imprese è in Umbria più elevata parallelamente, risulta, nonostante sia in crescita nel periodo, la metà di quella nazionale la percentuale di dipendenti occupati nelle imprese della classe più elevata (da 500 dipendenti in su21). Tab. 28 - Umbria ed Italia. Composizione percentuale dell’occupazione per dimensione d’impresa (numero di dipendenti). Dipendenti del settore privato “regolare” non agricolo Anni 2000-2005

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sulle imprese.

21 Rispetto agli archivio originale INPS, si è proceduto ad accorpare le ultime due classi, 500-999 e 1000 e più, poiché, rispetto al numero limitato di grandi imprese umbre, poche e presenti solo in alcuni settori, i dati non sono “stabili” (il numero di imprese cambia nel tempo, e si tratta di poche unità) e, anche per effetto della composizione settoriale, i valori non sono significativamente confrontabili sotto il profilo retributivo con quelli nazionali.

2000 2001 2002 2003 2004 2005 UMBRIA

1-5 21,9 21,8 22,4 22,4 22,6 22,7 6-9 10,7 10,7 10,9 10,6 10,7 11,0

10-19 16,1 16,0 16,2 16,1 15,8 15,9 20-49 16,1 15,9 15,3 15,3 14,7 14,8 50-99 9,9 9,9 10,0 9,6 10,0 9,3

100-199 7,4 7,0 7,7 8,0 7,4 6,6 200-499 9,9 9,5 8,7 9,1 8,8 9,1 500 e + 7,9 9,2 8,8 8,9 10,0 10,5

ITALIA 1-5 17,2 17,4 18,0 18,2 18,4 18,4 6-9 8,5 8,6 9,0 8,9 8,9 8,8

10-19 12,9 12,9 13,1 12,9 12,9 12,7 20-49 14,0 13,7 13,6 13,4 13,3 13,1 50-99 8,9 8,9 8,7 8,7 8,7 8,6

100-199 7,8 7,7 7,6 7,7 7,7 7,8 200-499 8,8 8,8 8,5 8,6 8,6 8,6 500 e + 21,9 21,9 21,4 21,6 21,6 21,9

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Tab. 29 - Umbria ed Italia. Quota sull’occupazione dipendente complessiva delle imprese dell’Artigianato (%). Settore privato “regolare” non agricolo. Anni 2000-2005

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sulle imprese. I dati retributivi di questo archivio sono relative alle retribuzioni medie per dipendente (non sono disponibili informazioni sul part-time e sulle giornate retribuite) per le sole qualifiche Operai ed Impiegati. Le retribuzioni medie sono ricavate dal monte-retribuzioni e dal numero medio di dipendenti a livello di posizione contributiva. Gli archivi si possono interrogare “incrociando” il settore, la dimensione d’impresa, la categoria (Artigiane e Non artigiane), la qualifica ed il territorio (fino al livello di provincia). In questo caso, i dati coprono il periodo 2001-2005. Tab. 30 - Umbria. Retribuzioni medie per dipendente per dimensione d’impresa (numero di dipendenti). Settore privato “regolare” non agricolo. Livelli annui in euro. Anni 2001-2005

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sulle imprese.

2000 2001 2002 2003 2004 2005 UMBRIA 22,4 22,0 22,5 22,1 21,6 21,2 ITALIA 13,4 13,2 13,7 13,4 13,1 12,8

2001 2002 2003 2004 2005 UMBRIA

1-5 16.449 16.875 17.319 17.887 18.453 6-9 16.957 17.311 17.885 18.616 19.299

10-19 17.090 17.691 18.111 18.928 19.535 20-49 18.058 18.582 19.235 19.761 20.621 50-99 18.633 19.312 19.314 20.403 21.145

100-199 19.743 20.620 21.281 21.907 22.659 200-499 20.006 19.420 20.536 21.179 22.096 500 e + 24.075 25.022 24.146 24.477 23.178 Totale 18.513 18.934 19.345 20.047 20.551

ITALIA 1-5 17.521 17.907 18.266 18.917 19.539 6-9 18.528 18.931 19.373 20.107 20.753

10-19 19.222 19.680 20.135 20.962 21.609 20-49 20.442 21.018 21.516 22.363 23.087 50-99 21.258 21.949 22.430 23.342 24.096

100-199 22.189 22.845 23.462 24.289 25.102 200-499 23.600 24.304 24.922 25.735 26.658 500 e + 27.281 27.748 28.258 29.256 29.969 Totale 21.778 22.217 22.694 23.539 24.297

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Nella tabella 32 è evidente la correlazione positiva che lega, almeno a livello nazionale, dimensione d’impresa e retribuzioni medie. In Umbria, tale relazione appare meno marcata, ed il differenziale con la media nazionale tende ad aumentare col crescere della dimensione d’impresa (tab. 33). Ci limitiamo a richiamare tale evidenza, che può dipendere anche della composizione settoriale e per qualifica delle grandi imprese umbre, composizione che può differire (e differisce) da quella media nazionale. Nel paragrafo conclusivo si cercherà di fornire una stima sul peso che hanno complessivamente gli effetti di composizione nello spiegare i differenziali retributivi dell’Umbria. Tab. 31 - Umbria. Retribuzioni medie per dipendente per dimensione d’impresa (numero di dipendenti). Settore privato “regolare” non agricolo. Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%). Anni 2001-2005

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sulle imprese. Gli scarti dalla media nazionale, intorno al 15, che si osservano nella Tabella 33 non sono dissimili da quelli osservati per i dati espressi in rapporto alle unità di lavoro equivalenti esaminati in precedenza; ricordiamo che nel caso che si sta esaminando ora le retribuzioni medie sono ottenute dividendo semplicemente il monte-retribuzioni di impresa, distinto per qualifica per il numero medio di dipendenti (Operai ed Impiegati). Tab. 32 - Umbria ed Italia. Retribuzioni medie per qualifica (Operai ed Impiegati), per imprese artigiane e non artigiane con meno di 50 dipendenti. Settore privato “regolare” non agricolo. Dati in euro. Anno 2001-2005

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sulle imprese.

2001 2002 2003 2004 2005 1-5 -6,1 -5,8 -5,2 -5,4 -5,6 6-9 -8,5 -8,6 -7,7 -7,4 -7,0

10-19 -11,1 -10,1 -10,1 -9,7 -9,6 20-49 -11,7 -11,6 -10,6 -11,6 -10,7 50-99 -12,4 -12,0 -13,9 -12,6 -12,2

100-199 -11,0 -9,7 -9,3 -9,8 -9,7 200-499 -15,2 -20,1 -17,6 -17,7 -17,1 500 e + -11,8 -9,8 -14,6 -16,3 -22,7 Totale -15,0 -14,8 -14,8 -14,8 -15,4

2001 2002 2003 2004 2005 Livelli in euro

Artigiane 15.571 15.900 16.418 17.093 17.675 Non artigiane 17.851 18.386 18.894 19.527 20.207

Scarto relativo dai livelli medi nazionali (%) Artigiane -6,8 -6,4 -6,0 -5,5 -5,0 Non artigiane -9,0 -8,5 -7,8 -8,2 -8,0

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Nell’economia umbra le imprese artigiane hanno un ruolo importante: a fine 2005, in termine di stock di dipendenti del settore privato non agricolo (tab. 31), esse rappresentavano oltre il 21% dell’occupazione complessiva, contro il 12,8 che si registrava a livello nazionale. In ragione di tale ruolo, è interessante esaminare anche sotto tale profilo i differenziali retributivi. Come si può verificare nella tabella 34, le imprese artigiane, a parità di dimensione, in Umbria (come a livello nazionale), hanno mediamente livelli retributivi inferiori a quelli delle imprese non artigiane. Tuttavia non si pone una questione retributiva specifica dell’artigianato umbro. Anzi nel complesso, il dato medio dell’artigianato è meno distante da quello nazionale, se il confronto viene effettuato prendendo a riferimento il dato nazionale dell’artigianato, rispetto all’analogo confronto fatto per le PMI umbre non artigiane (tab. 34). Effetti di composizione e differenziale retributivo Umbria-Italia I differenziali retributivi che abbiamo appena osservato dipendono, come si è più volte osservato, “anche” dalla composizione dell’occupazione (per settore, dimensione di impresa, qualifica, ecc). Per isolare tali effetti di composizione si è proceduto tramite un semplice esercizio sui dati retributivi di fonte INPS, applicando i livelli retributivi medi nazionali alla struttura dell’occupazione umbra. I livelli retributivi medi nazionali sono quelli che si riscontrano per gli stessi “incroci” di variabili (ovvero “celle”). Ad esempio, al numero di dipendenti della “cella” degli Operai delle Industrie tessili non artigiane della classe da 20 a 49 dipendenti si è applicata la retribuzione media della corrispondente “cella” nazionale, e così per tutte la altre “celle”. Si è poi ricalcolata una retribuzione media dell’Umbria simulata secondo tale ipotesi (parità con i livelli nazionale per ogni “cella”). La differenza tra tale valore simulato per l’Umbria e la retribuzione media nazionale effettiva può rappresentare una stima di quanto la composizione dell’occupazione incida sul differenziale retributivo Umbria-Italia. Abbiamo ripetuto l’esercizio per i due set di dati retributivi INPS che abbiamo utilizzato: quello dell’Osservatorio sulle imprese e quello sull’Osservatorio sui lavoratori dipendenti. Nella tabella 35 presentiamo i risultatati dell’esercizio effettuato sull’Osservatorio sulle imprese. Il livello della disaggregazione settoriale coincide con i dati pubblicati sul sito web dell’INPS: settore (classe ATECO81, a due cifre); dimensione d’impresa; categoria (Artigiane e Non artigiane) e qualifica (in questo caso, solo”Operai” ed “Impiegati”). Lo scarto tra tale valore simulato e la retribuzione media nazionale effettiva fornisce una stima dell’entità dell’effetto di composizione dell’occupazione sui differenziali retributivi Umbria-Italia. Tale effetto resta negativo ed abbastanza stabile durante

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l’arco temporale osservato su valori compresi tra -8,6% e -9%. Lo scarto effettivo è intorno al -15%, il che lascia un differenziale residuo, non spiegato dall’effetto di composizione che si è riusciti ad isolare, del -6%. Tab. 33 - Stima dell’impatto dell’effetto di composizione sui differenziali retributivi Umbria-Italia. Operai ed impiegati regolari del settore privato non agricolo, dall’Osservatorio sulle imprese INPS. Dati in euro e valori percentuali. Anni 2001-05

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sulle imprese. Tab. 34 - Stima dell’impatto dell’effetto di composizione sui differenziali retributivi Umbria-Italia (retribuzione per unità di lavoro equivalente). Totale dipendenti regolari del settore privato non agricolo, dall’Osservatorio sui lavoratori dipendenti INPS. Dati in euro e valori percentuali. Anni 2000-04

Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS dell’Osservatorio sulle imprese. Nella tabella 36 presentiamo i risultatati dello stesso esercizio illustrato in precedenza, effettuato questa volta però sui dati dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti. Le retribuzioni medie in questo caso sono per unità di lavoro equivalente (e non per dipendente). Il settore corrisponde in questo caso ad un’approssimazione delle sottosezioni della classificazione ATECO 2002. La qualifica assume le modalità: apprendisti, operai, impiegati, quadri ed assimilabili; dirigenti. Sono inoltre prese in considerazione: l’età; il genere; il tipo di contratto (tempo determinato/indeterminato). I risultati non sono molto diversi da quelli dell’esercizio sui dati dell’Osservatorio sulle imprese: l’effetto-composizione dell’occupazione “spiega” un differenziale dell’8-9%, lasciando un residuo, non spiegato dell’effetto-composizione, del 6-7%

2001 2002 2003 2004 2005 Retribuzioni medie dell'Umbria 18.513 18.934 19.345 20.047 20.551 Retribuzioni medie Italia applicate alla struttura occupazionale umbra 19.902 20.281 20.711 21.491 22.113 Retribuzioni medie Italia 21.778 22.217 22.694 23.539 24.297 Scarto complessivo Umbria-Italia -15,0% -14,8% -14,8% -14,8% -15,4% Effetto composizione -8,6% -8,7% -8,7% -8,7% -9,0% Differenziale retributivo residuo -6,4% -6,1% -6,0% -6,1% -6,4%

2000 2001 2002 2003 2004 Retribuzioni medie dell'Umbria 18.574 18.960 19.404 19.691 20.299 Retribuzioni medie Italia applicate alla struttura occupazionale umbra 20.079 20.412 20.849 21.242 21.945 Retribuzioni medie Italia 21.888 22.353 22.855 23.306 24.120 Scarto complessivo Umbria-Italia -15,1% -15,2% -15,1% -15,5% -15,8% Effetto composizione -8,3% -8,7% -8,8% -8,9% -9,0% Differenziale retributivo residuo -6,9% -6,5% -6,3% -6,7% -6,8%

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Non si può ovviamente escludere che, disponendo di altri set di dati, ad esempio sui livelli di inquadramento dei contratti o sugli straordinari, la stima dell’effetto di composizione (e quindi il differenziale residuo) possa modificarsi. Nello stesso tempo, il fatto di aver riscontrato un differenziale retributivo “residuo” negativo di dimensioni molto simili, trasversale ai settori, alle dimensioni e alle qualifiche, in entrambi gli archivi INPS porta a ritenere che comunque non tutto possa essere spiegato dal solo effetto di composizione determinato dalle peculiarità della struttura dell’occupazione umbra.