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Cittadini e legami sociali: ruolo e cambiamenti delle strutture familiari Diocesi di Padova - Pastorale Sociale Formazione all’Impegno Sociale e Politico Anno 2012-13 Maria Letizia Tanturri Dipartimento di Scienze Statistiche [email protected] Lezione 2 26 Gennaio 2013

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Page 1: Cittadini e legami sociali: ruolo e cambiamenti delle strutture familiari Diocesi di Padova - Pastorale Sociale Formazione allImpegno Sociale e Politico

Cittadini e legami sociali: ruolo e cambiamenti delle

strutture familiari

Diocesi di Padova - Pastorale Sociale Formazione all’Impegno Sociale e Politico

Anno 2012-13

Maria Letizia TanturriDipartimento di Scienze Statistiche

[email protected]

Lezione 2

26 Gennaio 2013

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Oggi parleremo di:

I cambiamenti delle strutture familiari

Tempi e modi del fare e rimanere famiglia

Cosa succede dentro le famiglie: ruoli di genere

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Famiglia in mutamento

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Grandi cambiamenti

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Grandi cambiamenti

Anni Cinquanta:

la famiglia diventa un’unità di consumo più che di produzione

aggregato domestico nucleare (genitori + fratelli) Il bambino va a scuola, la madre è casalinga, il padre fa

l’operaio ed è in grado con il suo stipendio di garantire a tutta la famiglia un adeguato tenore di vita.

Ci si aspetta dai figli che rimangano a vivere nella casa paterna finché non sono pronti per sposarsi

vincolo coniugale solido famiglia molto tradizionale e caratterizzata da rapporti

verticali e orizzontali molto rigidi. Indiscussa era la subalternità sociale, economica e

giuridica della moglie e dei figli rispetto al capofamiglia.

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Grandi cambiamenti 3

Anni Sessanta:

i primi segnali di quella stagione di grandi cambiamenti sociali:

Es. l’approvazione nel 1963 della legge che vieta ai datori di lavoro il licenziamento delle lavoratrici usando come causa il matrimonio!!!

forte aumento della scolarizzazione, maggiori opportunità di realizzazione lavorativa e professionale per le donne

sviluppo e diffusione di efficienti metodi di contraccezione

unione coniugale posticipata dopo formazione e stabilità lavorativa

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Grandi cambiamenti 4

Oggi, un bambino:

Figlio unico o al massimo un fratello Ha > probabilità di avere avere genitori non

sposati o non italiani Rischio + alto di avere genitori separati di

vivere in una famiglia monogenitore o ricostituita

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Tempi e modi del fare e rimanere famiglia

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La nuzialità

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Le tendenze nella formazione delle unioni in Italia

Ci si sposa meno Ci si sposa sempre più tardi Si diffondono forme alternative di

unione Si divorzia più frequentemente (ma

meno rispetto al resto d’Europa)

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Matrimoni per mille abitanti

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010

1

23

Italia 1950-2005

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Le fasi

1. Fino alla metà degli Anni Sessanta: congiuntura favorevole, modello della famiglia borghese, matrimonio precoce

2. Dalla metà degli anni Settanta: progressiva diminuzione per il posticipo dell’età alle nozze

3. Dagli anni Novanta: si diffondono forme di unione alternative, minore stabilità coniugale

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Negli ultimi 20 anni

- Negli ultimi anni (dal 2008) a diminuire sono soprattutto le prime nozze tra sposi entrambi di cittadinanza italiana (effetto recessione?) (82% della riduzione)

- 17% della diminuzione totale è dovuto ai matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera

- Età media (al primo matrimonio) nel 2011: 31 anni per le donne e 34 per gli uomini

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Calo dei matrimoni

Year NumeroMatrimoni x 1000 ab.

% Non Religiosi

1961 397 461 7.9 1.6

1971 404 464 7.5 3.9

1981 316 953 5.6 12.7

1991 312 061 5.5 17.5

2001 264 026 4.6 27.1

2011 204 830 3.4 39%

Veneto 2004 19 032 4.1 37.9

Veneto 2011 15 496 3.1 47.5

Fonte: Castiglioni 2010

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Meno matrimonio, più matrimoni

67% matrimoni in regime di separazione dei beni 13% matrimoni con almeno uno straniero (in

Veneto 20%) 15

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Età media al primo matrimonio

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28

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34

36

1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010

Donne

Uomini

Italia 1950-2005Nel 2011:31 anni per le donne e 34 per gli uomini

Permane la diff. si età tra gli sposi!!

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Età media al primo matrimonio degli uomini ed età media all’ordinazione dei nuovi sacerdoti

Anno Matrimonio Ordinazione1976 27.1 27.01981 27.5 28.11986 28.1 28.11991 28.0 28.81996 30.1 29.92001 31.0 31.0

Fonte: Diotallevi L. (a cura di) La parabola del clero, Edizione della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 2005.

A che età ci si sposa?

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La lunga permanenza dei giovani in famiglia

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La“sindrome del ritardo”

In Italia, negli ultimi 30 anni: posticipo di tutte le tappe della transizione allo stato adulto

La permanenza nella famiglia d’origine è andata aumentando nelle generazioni

Caso unico in Europa Possibili cause:

“Mammismo” Alto livello di disoccupazione giovanile Bassi redditi dei giovani Precarietà occupazionale Scarsa protezione sociale Caratteristiche del mercato delle abitazioni

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I giovani (18-34 anni): % che vive con i genitori

Fonte: European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions

0

10

20

30

40

50

60

70

80

MaschiFemmine

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Tipologie familiari (in %)

Donne e uomini nella fascia d’età 30-34 anni

Donne Uomini

Con i

genitori Sole

In coppia senza figli

In coppia

con figli

Con i genitori Soli

In coppia senza figli

In coppia

con figli

Paesi Bassi 1.7 11 24.3 57.6 5.6 18.8 30.9 43.2 Belgio 8.9 8.9 9.2 53 17.1 15.8 11.3 42 Francia 4.6 10 12.5 64.4 9.2 15.8 17.2 54.7 Germania 4.8 14.2 17.3 53.8 11.4 26.3 19.2 39.9 Austria 10.1 11.7 12.8 54.5 23.9 16.7 13.9 41 Portogallo 21.3 3.1 7.4 59.7 30.9 4.2 8.6 46.3 Spagna 22.4 3 16 50.5 32.7 5.3 18 36.9 Italia 23.3 5.6 13.2 50.4 38.6 9.2 13.5 33.1 Grecia 25 5.4 9.3 55.9 45.9 8.1 10.3 31.1

Fonte T. Fokkema, A.C. Liefbroer (2008)

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La transizione allo Stato adulto

In molti paesi dell’Europa nord-occidentale la maggioranza dei giovani all’età di 25 anni ha già conquistato una propria autonomia dalla famiglia di origine

in Italia il distacco dai genitori avviene più comunemente vicino ai 30 anni che ai 20

Nei contesti nei quali si esce più tardi, come in Italia, è più comune formare direttamente un proprio nucleo familiare.

Dove invece i giovani escono più precocemente, è più comune andare a vivere da soli

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Giovani ancora nella famiglia di origine tra 16-24, 25-29 e 30-35 anni per ripartizione (Multiscopo

2008-09). (a) MASCHI

0

20

40

60

80

100

16-24 25-29 30-35

(b) FEMMINE

0

20

40

60

80

100

16-24 25-29 30-35

Nord Centro Mezzogiorno

Fonte: Tanturri e Terzera 2011

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La cultura conta? In Australia: i figli di immigrati

italiani Tabella 3.5. Condizioni abitative dei giovani di età 25-29 (nati nel 1967-71), residenti in Auistralia nel 1996, per luogo di nascita di entrambi i genitori

Donne (% di riga) Uomini (% di riga)

Casa dei genitori Coniugati Coabitanti

Da soli o con amici

Casa dei genitori Coniugati Coabitanti

Da soli o con amici

Australia 12 54 22 12 10 48 29 13 UK 11 54 25 11 16 37 32 15 Ireland 9 59 25 7 17 31 33 19 New Zealand 10 40 35 15 15 27 40 18 Netherlands 19 42 18 21 17 49 20 14 Germany 16 50 24 10 22 35 27 16 Hungary 19 47 22 12 28 31 25 16 Poland 21 48 17 14 32 30 25 13 Italy 30 61 2 7 41 45 6 8 Malta 17 71 6 6 30 50 11 9 Greece 38 56 1 5 43 48 3 6 Lebanon 33 64 0 3 48 45 2 5 Croatia 33 49 9 9 47 32 11 10 Macedonia 50 42 1 7 49 40 6 5 India 24 46 19 11 36 29 23 12 China 47 39 6 8 39 26 23 12 Source: Khoo et al., 2002, pp. 119-141

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Non solo mammoni! Tab. 1 - Tassi di attività in età 25-29 per titolo di studio (anno 2007)

Basso Medio Alto

Differenza

Alto-Basso

Eu-27 74.2 81.9 89.3 15.1 Italia 69.8 73.8 69.3 -0.5 Spagna 85.3 84.7 88.5 3.2 Francia 78.6 88.7 90.7 12.1 Regno Unito 68.3 84.7 92.5 24.2 Germania 67.7 81.6 92.3 24.6

Fonte: elaborazione da dati Eurostat.

I tassi di attività dei giovani italiani molto più bassi rispetto ai coetanei europei

Soprattutto per i più istruiti!

Fonte: Rosina (2010)

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Le coppie di fatto

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Percentuale convivenze sul totale delle prime unioni. Donne, per generazione.

0

5

10

15

20

25

30

35

1945-49 1950-54 1955-59 1960-64 1965-69 1970-74

Sud-Isole

Nord-Centro

Nord-Centro

Sud

30%

12%

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Quota di nascite extranuziali

0%2%4%6%8%

10%12%14%16%18%20%22%24%26%28%

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

NORD-CENTRO

SUD-ISOLE

ITALIA

24%

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Tabella 3.4. Proporzione di matrimoni preceduti da convivenza e proporzione di nascite extra nuziali nelle regioni italiane

% matrimoni con convivenza

(per anno di celebrazione) % nascite extra coniugali 1979-83 1989-93 1999-2003 1984 1994 2004 Centro-Nord Piemonte 9 16 30 6,8 9,7 19,5 Valle d'Aosta --- --- --- 9,2 13,8 22,9 Lombardia 7 9 28 5,3 8,4 17,7 Trentino – Alto Adige 11 25 39 9,7 13,5 25,1 Veneto 4 17 34 3,6 6,2 15,3 Friuli – Venezia Giulia 3 28 42 6,9 11,0 18,4 Liguria 6 9 27 8,2 11,5 24,7 Emilia – Romagna 5 12 16 7,0 12,3 25,6 Toscana 3 13 29 5,2 9,1 23,2 Umbria 6 5 13 2,8 5,8 14,8 Marche 3 12 18 2,4 4,7 13,0 Lazio 4 9 20 5,9 9,7 12,7 Sud Abruzzo 0 10 6 2,7 3,6 8,9 Molise 5 2 6 1,9 2,5 4,8 Campania 1 8 4 3,4 4,6 7,6 Puglia 7 12 5 4,5 6,6 9,1 Basilicata 0 0 7 2,0 2,3 4,1 Calabria 5 7 6 2,8 3,6 5,9 Sicilia 11 8 22 6,1 8,6 10,8 Sardegna 2 10 34 5,4 8,1 15,9 Centro-Nord 6 14 27 5,6 9,1 19,4 Sud 4 8 12 4,3 6,0 8,4 ITALIA 5 11 22 5,0 7,7 14,9

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Convivenza: socialmente più accettabile

Tabella 3.6. Atteggiamenti verso la convivenza. Giovani italiani di età 15-24 Anno di rilevazione 1983 1987 1992 1996 2000 Anno di nascita dei giovani 1959-68 1963-72 1968-73 1972-81 1976-85 Anno di nascita dei genitori 1929-38 1933-42 1938-47 1942-51 1946-55 % che considera la convivenza ammissibile

76

79

78

84

87

% che non esclude di poter convivere

65

65

66

73

80

% che considera la convivenza accettata dalla società

36

38

43

47

66

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Living Apart Together?

Relazione in cui i partner si considerano una coppia stabile, ma non condividono la residenza

40% dei giovani tra 25-34 anni ma inizia a diffondersi anche tra gli anziani

Motivi:

Valori individualistici Attenzione alla qualità emotiva della relazione Cambiamento dei ruoli di genere Esigenze di flessibilità nelle scelte lavorative Convenienza fiscale Necessità di vivere con altre persone (cura di genitori

anziani o di figli)

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L’instabilità coniugale

e le nuove tipologie familiari che ne derivano

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L’istabilità coniugale

Un fenomeno in sensibile aumento negli ultimi anni è anche quello dell’instabilità coniugale.

Dai 27 mila matrimoni definitivamente sciolti nel 1995 in Italia si è saliti a più di 50 mila nel 2010. (e 88 mila separazioni)

Prima soprattutto le donne con titolo di studio più elevato e con maggiore autonomia economica,

Più recentemente però, anche nel nostro Paese cominciano a diventare sempre più frequenti gli scioglimenti nelle categorie sociali medio-basse

Conseguenze sulle strutture familiari

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Scioglimento dei matrimoni. Italia 1990-2007

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

90000

1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006

NUMERO DI SEPARAZIONI

NUMERO DI DIVORZI

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Ma in Europa restiamo l’Italia della famiglia “forte”

L’Italia, seguita solo dall’Irlanda, ha 0,9 divorzi ogni mille abitanti nel 2010.

Ma se includiamo anche le separazioni: 1,4

Le dinamiche all’interno dell’Unione sono tuttavia molto diversificate.

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Il Veneto: un’eccezione nel Nord

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RegioniDivorzi

N.I. Italia=100

Piemonte 127.5Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 125.5Liguria 163.8Lombardia 127.2Bolzano/Bozen 108.6Trento 103.3Veneto 87.2Friuli-Venezia Giulia 133.2Emilia-Romagna 104.1Toscana 139.4Umbria 99.9Marche 95.9Lazio 119.9Abruzzo 74.0Molise 61.1Campania 56.0Puglia 65.1Basilicata 43.8Calabria 42.7Sicilia 69.0Sardegna 98.4Italia 100.0

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Caratteristiche delle famiglie monogenitori con figli minori

CARATTERISTICHE MODALITA' V.a (in migliaia)

%

Genere maschio 89 11 femmina 693 89 Stato civile divorziato/ a - separato 508 65 vedovo/ a 95 12 celibe/ nubile 179 23 Livello di istruzione laurea o + 133 17 diploma scuola superiore 286 37 diploma scuola inferiore 48 6 < diploma scuola inferiore 315 40 Stato occupazionale occupato 567 72 non occupato 216 28 Numero di figli 1 figlio 440 56 2 figli 283 36 3 o più 60 8 Totale 783 100

Fonte: Indagine Multiscopo - Aspetti della vita quotidiana (2008-09)

Fonte: Tanturri e Terzera 2011

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Le famiglie ricostituite

formate da almeno uno dei partner che proviene da un’esperienza matrimoniale precedente, terminata o per divorzio o per vedovanza

oggi la proporzione di vedovi è molto ridotta (circa un quarto)

negli ultimi dieci anni il numero di famiglie ricostitute è cresciuto quasi del 60%:

Oggi circa 900.000 rappresentano il 6% delle coppie, mentre nel 1998

erano circa il 4%

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Identikit delle famiglie ricostituite

Le coppie ricostituite scelgono nel 60% dei casi di contrarre nuovamente matrimonio

In meno di un caso su tre i entrambi partner vengono da una precedente unione

In più del 40% dei casi, la famiglia ricostituita è composta solo dalla coppie, senza figli

2008-2009 CARATTERISTICHE V.a (in

migliaia) %

Coniugate 541 60,2 Senza figli 378 42,0 Solo con figli di entrambi i partner 345 38,4 Solo con figli di uno dei due partner 103 11,5 Con figli di un partner e di entrambi 73 8,1 Un solo partner proviene da un precedente matrimonio o convivenza con figli

638 71,0

Entrambi i partner vengono da un precedente matrimonio o convivenza con figli

261 29,0

Totale 899 100

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La bassa fecondità italianaqualche dato

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La bassa fecondità italiana

Fonte: Cantalbiano 2006

Tasso di fecondità totale per anno

Tasso di fecondità totale per generazione

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Molta famiglia, pochi figli

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Il Nord più prolifico!

Fino agli anni Ottanta le regioni del Mezzogiorno hanno sempre avuto una fecondità superiore alla media nazionale

oggi sono le regioni del Nord quelle in cui si fanno in media più figli.

50

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La situazione attuale

In analogia a quanto si osserva in Europa, l’incremento della fecondità è più intenso nelle aree dove

ci sono più stranieri; ci sono più nascite extra nuziali e

divorzi; il reddito è più elevato; la fecondità era diminuita in modo

maggiore negli anni precedenti.

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La crisi del modello a due figli

Source: ISTAT

0.0

50.0

100.0

150.0

200.0

250.0

300.0

350.0

400.0

450.0

19

20

19

22

19

24

19

26

19

28

19

30

19

32

19

34

19

36

19

38

19

40

19

42

19

44

19

46

19

48

19

50

19

52

19

54

19

56

19

58

19

60

19

62

19

64

19

66

Cohorts

Pro

po

rtio

n o

f w

om

en

(0

00

)

childless

1 child

2 children

3 or + children

Trend per generazione

2

0

3+

1

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53

Senza figli, ma…per molte non sembra una scelta

Donne senza figli e donne che non intendono avere figli.Età 25-39 anni. Anno 2006.

Fonte: Testa (2007), p. 365

Intendono avere

figli

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0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4

1

1,1

1,2

1,3

1,4

1,5

1,6

1,7

1,8

1,9

2

Austria

belgio

DenmarkFinland

France

Germany

Greece

Ireland

Italy

LuxembourgNetherlands

Portugal

Spain

Sw edenUnited Kingdom

f(x) = 0,17x + 1,17R² = 0,45

Fonte: Sartor (2009)

Spesa pubblica per le famiglie e tasso di fecondità

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Poco lavoro e pochi figli: un paradosso italiano

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Lavoro e figli: non esiste più un trade-off?

Fonte: OECD 2007

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Ancora aut aut: lavoro o figli?

0-16 <2 3-5 6-16 Uno Due Tre

Austria 64,7 60,5 62,4 67,5 67,7 60,1 46,5Francia 59,9 53,7 63,8 61,7 62,2 57,6 38,1Germania 54,9 36,1 54,8 62,7 58,4 51,8 36Grecia 50,9 49,5 53,6 50,4 48,4 44,4 37,4Italia 48,1 47,3 50,6 47,5 48,3 41 27,4Paesi Bassi 69,2 69,4 68,3 69,4 70,1 70,6 59,9Regno Unito 61,7 52,6 58,3 67,7 67,1 62,4 42,3Spagna 52 52,6 54,2 50,9 51,1 44,7 38,5Svezia 82,5 71,9 81,3 76,1 80,6 84,7 75,6UE (19 Paesi) 59,5 51,1 58,2 63,2 59,4 55,2 41,2

Per numero di figli < 16Per età del figlio più giovane

Fonte OECD, Babies and bosses 2007

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La conciliazione fallita

Il 18,4% di tutte le madri occupate all’inizio della gravidanza non lavora più al momento dell’intervista (Istat 2007, 2006)

il 5,6% è stata licenziata o ha perso il lavoro in seguito alla cessazione dell’attività lavorativa che svolgeva

il 12,4%, al contrario, ha dato le dimissioni per via “dell’inconciliabilità con i nuovi impegni familiari” o “per poter stare più tempo con i figli”.

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Quando il rischio è maggiore

Nel Mezzogiorno (25%) Per le donne meno istruite

32% delle madri che hanno al massimo la licenza media e

solo il 7,8% delle laureate Per le madri + giovani:

il 40% di chi ha figli prima dei 25 anni il 30% tra chi li ha tra 25 e 29 anni

Dopo il primo figlio

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Quando il rischio è maggiore

Per chi lavora nel privato (rischio doppio)

Per chi ha contratti a termine o atipici

Per chi lavora part-time (?!)

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Le principali cause di difficoltà di conciliazione

Più del 40% delle madri che continua a lavorare dopo il parto dichiara di avere delle difficoltà nel conciliare la vita lavorativa con quella familiare (Istat 2007), (nel 2002, il 35,6%)

Tabella 2: Madri lavoratrici per alcuni aspetti del lavoro svolto che causano difficoltà di conciliazione - Anno 2002 (valori percentuali)

Fonte: Istat 2006, p. 82

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Il lavoro, come motivo per NON volere un altro figlio

Il mantenimento del lavoro extra domestico rappresenta per le donne italiane una motivazione rilevante per non volere un altro figlio

indicato esplicitamente soprattutto dalle primipare (quasi il 10% ha riferito questa come motivazione prevalente).

non sono trascurabili: le “preoccupazioni per le responsabilità di cura” e "non poter contare sull’aiuto costante di parenti e/o

amici" per accudire i bambini [Istat 2007].

Questi risultati fanno intuire un quadro di generale difficoltà

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Perché non al nido:

Anche l’Indagine campionaria sulle nascite rileva una domanda insoddisfatta di posti-nido (pubblico o privato):

il 28,3% delle madri che non se ne sono avvalse, infatti, ha dichiarato che, in realtà, avrebbe voluto (Istat 2007).

Si tratta di quasi 56.000 bambini tra 1 e 2 anni dei quali:

- il 28,5% non ha potuto frequentare l’asilo nido perché il costo della retta è troppo elevato;

- il 22% perché non ci sono strutture nel comune di residenza o perché sono troppo distanti da casa;

- il 19,5% perché non ha trovato posto; - il 16,3% per motivazioni riconducibili sia ad elementi di

rigidità dell’offerta, ritenuti inconciliabili con i tempi di vita del bambino o familiari, sia alla qualità delle cure fornite.

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+ Uguaglianza di genere + figli?

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Il nuovo ruolo della donna

Donne: più istruite investono più

nel lavoro Ma:

sopportano il peso del “doppio ruolo”

Fanno fatica a conciliare i ruoli

Gli uomini spesso latitano:

non si assumono la corresponsabilità della gestione della casa e dei figli

I servizi e le politiche sono scarse

Specialmente per i figli da 0-3 anni

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67

+ uguaglianza di genere + figli?

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Diventare genitori la crisi dei ruoli di

genere

La genitorialità spesso implica una sorta di cristallizzazione dei ruoli di genere accentuando: Ruolo di carer delle madri, anche se sono

lavoratrici Ruolo di provider dei padri

L’aumento dello stress delle donne per il doppio ruolo (second shift) +

la possibile “violazione delle aspettative” (Kalmuss et al. 1992, Romito e Saurel-Cubizolles 1998) da parte dei padri,

potrebbe condurre le donne a rinunciare ad altri figli

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Tassi di occupazione

Profile of employment rate over the life course variant, ITALY, 2002-2003

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Single <36with parents

Singles <36on their own

Couples <45,no children

Couples,children 0-5

Couples,children 6-15

Couples,children 16-25

Couplesempty-nest,age 45-59

Older retiringcouples >59

Older singles>59

Men

Women

Differenza: 40 punti perc.

ITALY

74

54

Fonte: Anxo et al. 2006. dati TUS 2002-03

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70

ITALY

FRANCE

USA

SWEDEN

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Genere, figli e uso del tempo

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72

I tempi di lavoro degli occupati

ITALY

Differenza: ca 25 ore

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73

SWEDENFRANCE

ITALY USA

Fonte: Anxo et al. 2006. dati TUS 2002-03

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74

Il lavoro domestico e di cura

Differenza: ca 40 ore

ITALY

12

51

<20

12

51

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75

SVEZIAFRANCE

ITALY USA

<30

Fonte: Anxo et al. 2006. dati TUS 2002-03

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Il ruolo dei padri

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77

L’impegno (scarso) dei padri è indipendente dalla sit. familiare

4.2 4.9 5.5

32.3

42.849.6

0 1 2+

Woman not employed- man full time

5.77.8 8.4

16.2

25.830.1

0 1 2+

Woman full time - man full time

ORE SETTIMANALI DEDICATE AL LAVORO DOMESTICO

(Mills, Mencarini, Tanturri & Begall 2008, Indagine Multiscopo 2003)

Doppio reddito

Monoreddito

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Se il padre è coinvolto, la fecondità aumenta

Le coppie a doppio reddito hanno una maggiore probabilità di avere il secondo figlio se, dopo il primo:

i padri: hanno aumentato il loro coinvolgimento nel lavoro

domestico sono impegnati nelle attività di cura quotidiana

del bambino hanno ridotto il tempo libero

le madri: non hanno ridotto le loro ore lavorative

(Mencarini&Tanturri 2004, Indagine Troppi o Nessuno 2002)

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Se la madre è troppo oberata, non vuole altri figli

Se la madre lavora più di 30 ore alla settimana svolge più del 75% del lavoro

domestico

si riducono le intenzioni di avere un secondo o terzo figlio

(Mills, Mencarini, Tanturri & Begall 2008, Indagine Multiscopo 2003)

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Il ruolo di padri tra cambiamento di valori e costrizioni di tempo

Un più alto livello di istruzione

Un più basso numero di ore lavorate

l’impegno lavorativo della partner

sono associati ad una più equa definizione dei ruoli di genere con particolare riferimento alla cura dei figli

Resistenze al cambiamento Sicuramente culturali, ma anche per costrizioni di tempo

Esiste un problema di conciliazione anche per i padri?

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Qualche spunto per le politiche

Come promuovere la più equa condivisione dei compiti domestici e di cura?

Congedi di paternità (del tipo use it or loose it)

Congedi parentali con una retribuzione più elevata

Incentivi per la riduzione dell’orario di lavoro (e alla flessibilità) nei primi anni di vita dei figli

Campagne di informazione e di “educazione alla parità”

Politiche di conciliazione famiglia-lavoro espressamente per i padri…

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Alcuni riferimenti

AISP (2011), Rapporto sulla popolazione italiana, par. 5 Tanturri M.L. e Terzera L. (2011), Famiglie e nuove famiglie

Livi Bacci (a cura di) (2010), Demografia del capitale umano, Bologna, Il Mulino.

capitolo II, III e IV

Per saperne di più: Anxo, D., Flood L., Mencarini L., Pailhé A., Solaz A., and Tanturri

M.L. (2007), Time Allocation between Work and Family Over the Life-Cycle: A Comparative Gender Analysis of Italy, France, Sweden and the United States. IZA Discussion Paper, No. 3193 (November), Available at SSRN: http://ssrn.com/abstract=1049381

Tanturri M.L. e Mencarini L. (2009), Fathers involvement in daily childcare activities in Italy: does a work-family reconciliation issue exist?, ChilD Working paper, n. 22/2009, http://www.child-centre.it/papers/child22_2009.pdf