associazione italiana per lo studio della terapia del ... · particolare del dolore cronico e della...
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Associazione Italiana per lo Studio della Terapia del Dolore e dell’Ipnosi Clinica
Prof. Angelico Brugnoli – Medico ChirurgoEsperto in Stati di Coscienza Modificati Neurofisiologici
Esperto Consulente del BiometeoclimalabUniversità di Milano
Dott. Maria Paola Brugnoli - Medico Chirurgo Specialista in Anestesia e Rianimazione
Perfezionamento in Agopuntura
Dott. Alessandro Norsa Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista in Psicodramma e Psicosomatica
IL DOLORE E LA SOFFERENZAIL DOLORE E LA SOFFERENZA
Corso per medici, psicologi, odontoiatri Corso per medici, psicologi, odontoiatri e esperti del settoree esperti del settore
Parte prima
Classificazione e tipi di dolore
Nei nostri incontri
sarà nostra cura presentare i
vari volti del
dolore in modo particolare del dolore
cronico e della sofferenza con
tecniche di rilassamento e ipnotiche nel dolore
acuto e croniconella sofferenza e
nei malati terminali
In questo nostro excursus
ci soffermeremo su tre punti principali
nel trattamento del dolore anche con l’aiuto
di molteplici tecniche ipnotiche
per ottenere l’analgesia
analgesia nel dolore acuto e cronico
analgesia nella sofferenza
analgesia nel dolore neoplastico e
nella terapia palliativa
Il dolore
persistente e cronico
benigno e maligno
in cui la sensazione dolorosa perde il suo finalismo di semplice anticipazione e segnale di malattia e ne diventa
invece
la sua connotazione più importante
diventa il problema principale del paziente
e ne condiziona a tal punto l’esistenza
da relegare quasi in secondo piano
la malattia d’origine
In simili circostanze è evidente che il metodo
con cui condurre la terapia antalgica debba essere più complesso e rivolto necessariamente
all’identificazione della causa
e dei meccanismi patogenetici del dolore presupponendo anche una profonda conoscenza
competenza e padronanza dei mezzi per contrastarli
Questo è il campo d’azione della Terapia Antalgica Specialistica
(Comassi e Dossena)
“Tutti i dolori che non distaccano sono dolori perduti”
Simone Weil – L’0mbra e la grazia
L'unico dolore sopportabile è quello degli altri(John Bonica - Medico
pioniere nel campo delle ricerche sul dolore - 1917-1994)
Avidamente allargo la mia mano: / dammi dolore cibo cotidiano(S. Quasimodo, Ed è subito sera)
La sofferenza: questa è infatti l'unica causa della consapevolezza
(F. Dostoevskij - Memorie dal sottosuolo)
L'omissione del sollievo del dolore è moralmente ed eticamente inaccettabile
(Royal College of Surgery and of Anaesthetics)
«Si nasce tra le lacrime e si muore tra le lacrime». E’ questo un detto molto antico che esprime quanto sia
grande la presenza del dolore nella vita dell’uomo.
Senza dubbio il dolore è uno dei temi originari, ma anche una motivazione originaria della medicina.
1 - Professor von Engelhardt, il dolore è tra le realtà più misteriose e inquietanti dell'uomo.
Quali interrogativi suscita e quali discipline interpella? Il dolore non può essere ridotto soltanto alla biologia,
il dolore è un tema della psicologia, della sociologia, della filosofia
e anche della teologia. Una medicina che non voglia esaurirsi in una tecnica di guarigione, ma voglia essere anche una cultura della guarigione dovrà sempre prendere in considerazione
anche queste altre dimensioni del dolore.
Dietrich von Engelhardt dal 1983 direttore dell'Istituto di Storia della medicina e della scienza
dell' Università di Medicina di Lübeck. Brani dell’intervista sull’Antropologia del dolore
del 22/3/1991
La storia della medicina, la storia della cultura europea,
anche la storia di altre culture extraeuropee, ci hanno dato molti stimoli a percepire il dolore in
queste altre dimensioni.
Già l’immagine di Laocoonte ci mostra in quali dimensioni il dolore venga percepito: in primo luogo sul piano corporeo, poi però sul
piano sociopsicologico – qui Laocoonte è colpito dal dolore dei suoi figli, dal proprio dolore – ed anche sul piano religioso e
trascendente, nel quale pure ha luogo la sofferenza di Laocoonte.
Sul piano corporeo-biologico dall’antichità sino ad oggi ci sono stati dei tentativi sia di comprendere il dolore
che di alleviarlo o eliminarlo terapeuticamente, di dare una risposta sul piano degli aiuti o della guarigione che possono essere dati.
2 - Come è stato concepito e combattuto il dolore dalla medicina antica e medioevale?
La medicina dell’antichità ha compreso il dolore nel grande schema dei quattro elementi,
quattro liquidi, quattro qualità,
uno schema cosmologico proprio della medicina ippocratica.
Il dolore significava una disarmonia e, corrispondentemente, si orientavano anche i tentativi
terapeutici di alleviare
o eliminare il dolore.
Di fatto le possibilità di alleviare il dolore di cui disponevano l’antichità, il Medioevo, ma anche buona
parte dell’epoca moderna, erano molto poche.
Corrisponde a questa circostanza il detto degli antichi che
«è opera divina lenire il dolore».
Oltre alle possibilità di affrontare il dolore sul piano psichico, l’antichità e il medioevo disponevano soltanto
di alcool e di oppio e di poche altre possibilità.
Nel Medioevo non è cambiato niente di questo modo tradizionale di combattere il dolore, molte altre
possibilità non ce n’erano.
Considerate le scarse possibilità della medicina Tommaso d’Aquino ha detto, che
«l’unica e decisiva reazione al dolore è la contemplazione del Divino».
3 - Con la sua antropologia dualista di origine cartesiana, quale posizione ha assunto, la cultura
moderna, di fronte al dolore?
Una nota teoria contemporanea è quella sviluppata da Melzack che prende il nome di teoria gait-control. Ci sono una infinità di domande aperte, anche in
relazione a quegli ultimi sviluppi della biochimica e della chimica che rendono possibile superare il dolore
restando in stato di coscienza. Queste domande che sono ancora aperte non si trovano oggi soltanto sul piano medico-biologico, bensì, ed è importante, sul piano psicologico e sociopsicologico da un lato, sul piano filosofico,
teologico e artistico dall’altro.
Non si dovrebbe mai dimenticare che proprio le arti, la letteratura ma anche le arti figurative, hanno
sviluppato una quantità di osservazioni interessanti
per l’interpretazione del dolore.
Le concezioni più moderne, anche nella medicina, per una terapia palliativa e per una lotta al dolore
recepiscono queste altre possibilità sociopsicologiche, e, in parte,
anche filosofiche e artistiche, di terapia.
Il dolore costituisce un anello di congiunzione tra natura e cultura,
così come la medicina, nel suo confrontarsi con il dolore,
deve porsi a cavallo tra le scienze della natura e quelle dello spirito, affrontando il dolore
non solo sul piano fisiologico e psicologico ma interrogandosi anche,
per esempio, sul suo senso filogenetico ed ontogenetico,
antropologico e filosofico e diventando pertanto cultura
della guarigione e non semplice tecnica
Ricordando il titolo di un celebre libro di Gadda, von Engelhardt sottolinea l'importanza della “cognizione”
scientifica del dolore; rifacendosi a Neruda mette poi in risalto la dimensione
di speranza che deve essere mantenuta .
La cultura della guarigione deve tener conto delle dimensioni culturali:
già la cura palliativa riconosce la necessità di un'assistenza psicologica per sopportare meglio il
dolore; per concludere von Engelhardt si riferisce a Kant,
secondo cui il dolore è una spinta ad agire, e a Rilke, che assimilò l'esperienza inesprimibile ed
incommensurabile del dolore al linguaggio poetico .
Anamnesi personale del dolore
Storia personaleInformazioni generali
Livello culturale
Professione
Lavoro attuale
Stato civile
Ambiente familiare
Rapporto coniugale
Origine etnica
Religione
Stato sociale
Storia del dolore
Tempo e modalità d’inizio
Localizzazione
Descrizione
Durata
Cause di comparsa
Caratteristiche
Sintomatologia associate
Miglioramento o peggioramento
Anamnesi terapeutica
Terapie precedenti
Interventi chirurgici
Esami di controllo
Farmaci assunti
Test diagnostici
Precedenti ricoveri
Precedenti visite specialistiche
Eventuali altre indagini
Alcolismo
Fumo
Farmaci
Lavoro iperstressante
Disturbi del sonno
Attività frenetica in campi extralavoro
Mancanza di riposo
Iperattività sessuale con molti partner
Mancanza di hobbies
IL FENOMENO DOLORESecondo l’uomo primitivo
il dolore derivava dall’intrusione nel corpo umano di presenze estranee
come fluidi, filtri magici o demoni
Per i greci in modo particolare per la Scuola Ippocratica
il dolore non era già più considerato un’emanazione del divino
ma diventava invece una sensazione fisica spiacevole e tangibile
il cui contrario si esprime con il piacereBisogna aspettare però Leonardo da Vinci
e più tardi Cartesio perché si inizi ad attribuire al sistema nervoso nel suo complesso
l’origine e la sensazione del dolore
Al giorno d’oggi - in pieno terzo millennio filosofi e teologi
cercano di metterne in luce il significato più intimo e recondito
anche con il contributo di sempre nuove considerazioni etiche e religiose
Biologi - fisiologi e psicologi
si pongono l’obbiettivo di svelarne i meccanismi più sottili, analizzando come spunti a loro favore
le ultime scoperte in campo scientifico
i medici cercano in mille modi di attutire od eliminare le sofferenze dei malati - a volte anche con mezzi un
tempo considerati eterodossi utilizzando così non solo la medicina allopatica
ma anche quella naturale ed omeopatica
Una delle migliori definizioni di dolore è quella della commissione sullo studio del dolore
(pain taxonomy) elaborata ancora alla fine anni 70
che lo descrive come
“un’esperienza spiacevole - sensitiva ed emotivaassociata ad un danno tissutale - effettivo o potenziale
- oppure descritta in termine di danno stesso”
Un’altra buona definizione è quella di Tiengo: “Il dolore è un meccanismo di allarme
che turba vivacemente lo stato psicologico dell’individuo
e produce sempre anche un'adeguata risposta comportamentale”
Secondo Turk “Il dolore è un fenomeno complesso - soggettivo e
percettivo che presenta varie dimensioni come intensità – qualità – quantità - andamento nel
tempo - impatto e significato personale che sono vissute da ogni paziente in maniera unica ed irripetibile”
Perciò il dolore può essere valutato soltanto indirettamente
Il dolore è un’esperienza soggettiva e non c’è modo di quantificarlo obbiettivamente - anche se è stata tentata
più volte - da parte di alcuni ricercatori come ad. es. Procacci e coll.
l’elaborazione di “scale di valutazione” Esse però - nella pratica - si sono dimostrate
alquanto difficili da quantificare e poco attendibili
Di conseguenza la valutazione quantitativa del dolore di un soggetto
dipende - in gran parte - dalla sua espressa comunicazione,
sia verbale che comportamentale
Data la complessità del dolore bisogna valutarne non solo la
componente somatica - sensitiva ma anche psicologica come l’umore del cliente
i suoi atteggiamenti il modo in cui reagisce allo stato morboso le sue risorse di tipo fisico e psicologico
le risposte positive o negative dei familiari e l’impatto della situazione sfavorevole
sulla loro vita
Il sintomo dolore è uno dei meccanismi più efficaci che servono a proteggere la vita
come anche l’ansia - in modo particolare quella che sorge nell’aspettativa della sindrome dolorosa
L’ansia ed il dolore sono sicuramente motivo di grande disagio - a volte perfino insopportabile ma di altrettanto serio pericolo quando mancano
Essi appaiono infatti come due momenti strettamente collegati
di una stessa reazione il primo puntualizzato nel presente
il secondo invece proiettato nel futuro come previsione della continuazione dell’esperienza
dolorosa ( ansia anticipatoria )
Il dolore si presenta come un meccanismo di natura multifattoriale
è un processo estremamente complesso - nel quale convergono
la biochimica - la neurofisiologia e la psicologia dinamica
Si origina - si integra - si modifica e si diffonde
attraverso una lunga serie di processi nervosi correlati a
fattori biochimici – umorali ormonali e psicologici
che sono variabili da soggetto a soggetto e nello stesso soggetto lungo l’arco del tempo
Quando il dolore si affaccia alla coscienza non è solo la “pars dolens” che soffre ma è tutto l’organismo che ne viene
interessato e coinvolto
In ipnoterapia però è più utile analizzare
gli aspetti psicologici del dolore cronico
piuttosto che i suoi molteplici correlati fisici
ricordando come per esso sia sempre necessario
un approccio multidisciplinare
Temporaneo o Transitorio
quando vi è attivazione dei nocicettori - corpuscoli deputati alla trasmissione degli stimoli dolorosi -
senza danno tissutale proveniente da qualsiasi causa
Scompare più o meno velocemente o lentamente con la cessazione dello stimolo
Esempio un pizzicotto – una iniezione
Acuto
E’un dolore nocicettivo di breve durata in cui di solito è evidente il rapporto di causa/effetto
(Bonezzi-Orlandini)
Nel dolore acuto - per effetto di una causa esterna o interna - si ha una fisiologica attivazione dei
nocicettoriSi produce - nella stragrande maggioranza dei casi -
un danno tissutale
Il dolore scompare con la riparazione del danno
Persistente e cronico
E’ persistente il dolore dovuto alla permanenza dello stimolo nocicettivo o della nocicezione
Se la persistenza dura nel tempo si passa al dolore cronico
E’ cronico il dolore associato a profonde modificazioni della personalità e
dello stile di vita del paziente
che costituiscono fattori di mantenimento indipendenti dalla nocicezione
(Bonezzi-Orlandini - 1992)
Ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri
Balzac Honoré de Lo zigrino Rizzoli Milano 1957 p. 72.
Nessun maggior dolore / che ricordarsi del tempo felice / nella miseria
Dante Alighieri Divina Commedia Inf. V, 121-123
Se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andar degli anni si soffre sempre di più? Cesare Pavese Il mestiere di vivere
Einaudi, Torino, 1952, p. 66.
Un dolore condiviso è un dolore dimezzato Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata
(Proverbio svedese )
L'uomo non conosce altra felicità se non quella che egli si va immaginando, e poi finita l'illusione ricade nel
dolore di sempre (Sofocle)
Un dolore condiviso è un dolore dimezzato
Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata
(Proverbio svedese )
L'uomo non conosce altra felicità se non quella
che egli si va immaginando, e poi finita l'illusione
ricade nel dolore di sempre
(Sofocle) Ilia Rubini - Dolore muto
Il tuo doloreIn questo silenzio
che lacera l'anima,
non un sorriso,
non una parola.
Ricordi come assalti
si addensano sul viso.
Non dici nulla,
io so il tuo dolore.
Si raggruma
come terra asciutta
nelle mani.
Non si placa
neppure con un bacio.
Più pallido il volto
e nei tuoi occhi
il segno che è già sera.
Giovanna Nigris gennaio 2007
Classificazione patogenetica
Dolore nocicettivo
Dolore neuropatico
Dolore misto
Dolore radicolare
Dolore disestesico
Dolore da deafferentazione
Dolore nocicettivo
Dovuto all’azione dello stimolo algogeno sui nocicettori o recettori del dolore periferici presenti
nei vari tessuti
Essi sono in grado di segnalare un danno in atto e/o potenziale
Può essere definito somatico quando interessa la cute, il sottocute e i muscoli
viscerale da distensione - compressione e invasione dei visceri
Viene in genere riferito come sordo - gravativo vibrante
Dolore neuropatico
dovuto ad un danno del sistema nervoso centrale e/o periferico
Si tratta
di una anomalia anatomica e/o funzionale del meccanismo di segnalazione del dolore - senza
l’attivazione dei nocicettori
E’ spesso di tipo urente o percepito come una sensazione di bruciore - formicolio
o scossa elettricaPuò essere associato o meno a deficit sensitivi -allodinia
- alterata percezione del dolore o iperalgesia - accentuata percezione del dolore
A seconda della sede il dolore neuropatico si può definire
centrale
misto avulsioni di plessi - nevralgia post-erpetica
periferico neurinomi - mono-polineuropatie da diabete
da farmaci – carenziale da compressione di nervi
CRPS - distrofia simpatico-riflessa da traumi
da esiti chirurgici
Dolore mistoquando coesistono le due componenti
il nocicettivo e il neuropatico
che portano l’individuo interessato a alti gradi di sofferenza fisica e morale
con frequenti episodi di depressione anche persistente
Un particolare tipo di dolore
tra l’altro piuttosto frequente
è il dolore Radicolare
che abbraccia una o più radici nervose
Dolore radicolareIl dolore radicolare è l’espressione del danno
più frequentemente da compressione da ernie discali o da stenosi o restringimento del canale midollare che si
verifica a carico delle radici spinali
Sarebbe più reale chiamarlo
dolore neuropatico radicolare
perché dà anche una indicazione sulla sua natura
Secondo Portenoy - il termine dolore neuropatico è applicabile ad ogni sindrome dolorosa - acuta e cronica - nella quale il meccanismo patogenetico è riferibile ad un
processo presente nel sistema nervoso periferico e centrale
Una particolare attenzione va posta nel differenziare il dolore radicolare dalla sindrome delle faccette
articolari - che ha connotazioni e risvolti terapeutici diversi
Sostanzialmente nel dolore radicolare riconosciamo tre componenti
Dolore del tronco nervoso ( Nerve Trunk Pain)
Fenomeni compressivi - ernia discale - stenosi a carico della radice che creano un ostacolo circolatorio
e inducono delle
modificazioni tissutali in grado di attivare i nocicettori deputati alla trasmissione del dolore presenti nelle
guaine connettivali delle radici
Dolore disestesico
Clinicamente il dolore disestesico si caratterizza per una sensazione di bruciore urente
a volte di scossa elettrica
riferibile al territorio di innervazione della radice sofferente
Si dice quindi che possiede una tipica distribuzione dermatomerica
Ecco perché una sofferenza di una radice lombare si manifesta con mal di gamba
Tale dolore origina dalle fibre nervose nocicettive che decorrono nella radice
Dolore da deafferentazioneQuesto dolore ha perso i connotati del dolore periferico
per assumere quelli del dolore centrale Si osserva raramente nelle patologie comuni delle radici spinali
Clinicamente si manifesta con una sensazione dolorosa riferita ad un’area di anestesia completa (anestesia
dolorosa)
Nella genesi clinica del dolore radicolare si riconoscono due componenti variamente sovrapposte -
infiammatoria e neuropatica
La componente infiammatoria trae beneficio dal trattamento antinfiammatorio e dalla contemporanea presenza di uno stato di rilassamento anche ipnoide o
ipnotico
Nel suo monumentale trattato Principi di psicologia - pubblicato alla fine del XIX secolo - William James - il
padre della psicologia americana sostiene che la
coscienza non è un oggetto ma un processo
Oggi abbiamo aggiunto a questo due sole parole "di comunicazione"
Il problema della coscienza - o meglio degli stati coscienti - è ancora un mistero
Tuttavia siamo tutti d'accordo che gli stati coscienti come l'allegria - la tristezza - la percezione -
l'attenzione - l'anticipazione e il linguaggio emergono per un'intensa comunicazione tra vaste aree del
cervello cognitive ed emotive (Tiengo)
I vari momenti del dolore
Nocicezione - dolore - sofferenza comportamento
Nocicezione - percezione di un danno nei tessuti a causa di stimolazioni termiche - meccaniche o
chimiche - inviato alla corteccia cerebrale dalle fibre A-delta e C
Dolore - percezione di uno stimolo acuto o cronico dannoso quando le informazioni nocicettive attraverso
le vie spinali - arrivano fino alla corteccia cerebrale
Sofferenza - reazione emotiva negativa generata nei centri nervosi più elevati o da uno stimolo doloroso
ripetuto oppure da altri stati emozionali quali la
depressione isolamento paura e ansia
Nella sofferenza sono coinvolti oltre la corteccia il sistema limbico - il talamo - l’amigdala e l’ippocampo
La sofferenza inizia a manifestarsi quando il soggetto si sente minacciato od offeso nella sua integrità fisica o psicologica ed innesta un sistema di “biofeedback”
tra paura - ansia isolamento fisico e psichico e depressione
Comportamento
E’ la naturale reazione del soggetto affetto da un danno tissutale oppure
immerso nella sofferenza fisica o psichica
Il comportamento è perciò sempre legato al grado di sofferenza vissuto e sperimentato individualmente
come ad esempioil continuo parlare del dolore con tuttile lamentele prolungate a non finire
l’atteggiamento del volto più o meno sofferenteil camminare zoppicando
l’assumere in continuità antiinfiammatoriil recarsi spesso dal medico specialista
il chiedere cospicui risarcimenti ecc
Associazione Italiana per lo Studio della Terapia del Dolore e dell’Ipnosi Clinica
Prof. Angelico Brugnoli – Medico ChirurgoEsperto in Stati di Coscienza Modificati Neurofisiologici
Esperto Consulente del BiometeoclimalabUniversità di Milano
Dott. Maria Paola Brugnoli - Medico Chirurgo Specialista in Anestesia e Rianimazione
Perfezionamento in Agopuntura
Dott. Alessandro Norsa Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista in Psicodramma e Psicosomatica
IL DOLORE E LA IL DOLORE E LA SOFFERENZASOFFERENZA
Corso per Corso per medici, psicologi, medici, psicologi,
odontoiatri e odontoiatri e esperti del settoreesperti del settore
Parte seconda
Localizzazione periferica e centrale del dolore
LOCALIZZAZIONI PERIFERICHE
E CENTRALI DEL DOLORE
Esistono recettori specifici del dolore in molti organi, ma in modo particolare nella cute
Questi veri e propri “nocicettori” secondo Perl
devono sottostare a due requisiti principali
essere completamente silenti - quando il soggetto non avverte nessun tipo di dolore
possedere una soglia di stimolazione
alquanto elevata per essere eccitati
in modo molto specifico solamente da stimoli dolorosi - oppure di forte pressione o anche da alte
temperature
Una sensazione dolorosa
per es. ad un piede
attraverso specifici
recettori (1)
si trasmette al midollo
spinale (3)
nelle vie sensitive (2)
Dalle corna dorsali parte
un impulso ad un nervo
motorio (4)che determina la
contrazione di un muscolo (5)
ed il piede si muove (6)
Contemporaneamente dal midollo spinale parte un altro impulso che libera neurotrasmettitori (7)
Questi arrivano al cervello (8)
ed inizia l’elaborazione di una
sensazione fisica dolorosa
Quando questa si prolunga per molto tempo
si parla didolore cronico maligno
La trasmissione nocicettiva
Studi neurofisiologici - neuroanatomici neurochimici e metabolici
hanno messo in luce meccanismi molto specifici riguardo alla
trasmissione del segnale nocicettivoa partire dalla periferia fino alla corteccia cerebrale
- attraverso varie stazioni di cui alcune ben conosciute ed altre meno
Essi hanno stimolato la ricerca sia di nuove sostanze analgesiche
mirate a tali meccanismi sia di nuovi punti d'azione
per sostanze già in uso
Il substrato anatomico della trasmissione come tutti i sistemi sensoriali è costituito da recettori fibre nervose
e neuroni
I recettori o almeno la maggior parte di essi
sono terminazioni nervose libere e possono essere specifici
per stimoli meccanici - termici e chimici o polimodali per due o più di queste modalità
Essi hanno la capacità di sensibilizzarsi - cioè la loro soglia di attivazione si può abbassare così che possano essere attivati da stimoli non nocicettivi o rispondere
con maggiore intensità a stimoli nocicettivi
Questa è la componente periferica dell'iperalgesia
I recettori sono collegati a sottili fibre afferenti
A mielinizzate e C non mielinizzate - che hanno il corpo cellulare nei gangli dorsali e prendono contatto coi
neuroni di second'ordine del corno dorsale del midollo spinale
Questi neuroni sono di due tipi
neuroni che rispondono solo a stimoli nocicettivi detti nocicettivi specifici e neuroni convergenti attivabili da
stimoli nocicettivi e non nocicettivi
I neuroni proiettano rostralmente al talamo attraverso vie ascendenti spino-talamiche e spino-reticolo-talamiche che rilasciano collaterali a vari livelli
Dal talamo l'informazione viene poi trasmessa alla corteccia e al sistema limbico
Se lo stimolo nocicettivo è persistente
come quando è indotto da un processo infiammatorio o da un danno ai nervi periferici
si verificano progressivi cambiamenti nell'eccitabilità della membrana del neurone postsinaptico
per azione dei trasmettitori eccitatori
liberati dalle fibre afferenti primarie
I trasmettitori sono di due tipi: gli aminoacidi (aspartato e glutamato - AAE) e i neuropeptidi
(sostanza P - sP e calcitonine
gene related peptide - CGRP)
che sono caratterizzati da una diversa cinetica di liberazione
I più rapidi eventi eccitatori
che inducono la depolarizzazione della membrana cellulare
sono mediati dagli aminoacidi
come aspartato e glutamato
che agiscono ai siti recettoriali AMPA - amino-3-idrossi-5-metil-4-isossazolpropionato e
NMDA - N-metil-D-aspartato
Dati sperimentali e clinici ottenuti utilizzando antagonisti specifici e aspecifici dell'NMDA hanno dimostrato che l'attivazione di questo recettore è
cruciale per
la trasmissione nocicettiva
Tra i neuropeptidi la sostanza P genera invece depolarizzazioni lente e di lunga durata agendo sul
recettore NK-1
Data la persistente attività delle fibre afferenti successive liberazioni di glutamato si trovano quindi ad agire su una membrana che è ancora depolarizzata per
l'azione lenta dei neuropeptidi
In un neurone la cui membrana è depolarizzata
la soglia per generare il potenziale d'azione
cioè il potenziale che viene trasmesso - è ridotta
Questo significa che è ridotta la quantità di corrente affinché un impulso afferente attivi il neurone, con
conseguente facilitazione della trasmissione del segnale
L'abbassamento della soglia di attivazione rende i neuroni ipereccitabili e questo determina lo stato di
sensibilizzazione dei neuroni
che si manifesta con diverse caratteristiche come la
possibilità di essere attivati da segnali sottosoglia normalmente inefficaci
la capacità di rispondere con intensità maggiore rispetto all'intensità del segnale
l'espansione dei campi recettivi periferici
cioè la possibilità di essere attivati da aree periferiche più ampie rispetto al normale campo recettivo del
neurone
Si verificano cioè non solo incrementi nel numero dei segnali efficaci a indurre risposte nocicettive ma anche
nel numero di potenziali d'azione evocati con amplificazione dei segnali trasmessi
Queste alterazioni nelle proprietà neuronali sono state associate alle sensazioni dolorose anormali caratteristiche del dolore "patologico" come
l'iperalgesia - cioè l'aumentata percezione degli stimoli dolorosi e l'allodinia - cioè la percezione di dolore in
risposta a stimoli non dolorosiMolte conoscenze sui meccanismi descritti provengono
dalla ricerca di base su modelli animali di dolore infiammatorio o neuropatico in cui è possibile - con
particolari paradigmi sperimentali - associare l'attività neuronale coi segni comportamentali delle
alterate sensazioni dolorose
Tipi di allodinia
Dinamica
Meccanica
Statica
Superficiale
Al caldo
Termica
Allodinia Al freddo
Profonda Meccanica Dinamico-statica
Un esempio di amplificazione del segnale nocicettivo e di aumentata responsività a stimoli sottosoglia in un
neurone sensibilizzato
Complesse modificazioni del metabolismo cellulare sono coinvolte nel fenomeno della sensibilizzazione dei
neuroni centraliL'aumentato livello di Ca2+ intracellulare induce le
modificazioni nell'eccitabilità dei neuroni
Nel caso della trasmissione nocicettiva il livello intracellulare di ioni Ca2+ è aumentato per azione dei neurotrasmettitori liberati dalle fibre afferenti primarie che operano anche attivando e interagendo coi sistemi
dei secondi messaggeri intracellulari e delle chinasi
La persistente depolarizzazione della membrana rende il neurone ipereccitabile - inducendo a sua volta quella
serie di cambiamenti nella responsività dei neuroni che si è descritta prima
La trasmissione dell'informazione nocicettiva è sottoposta a livello spinale a controlli inibitori mediati
sia da interneuroni locali sia da vie discendenti da strutture sopraspinali
La maggior parte degli interneuroni inibitori utilizza come trasmettitori inibitori l'acido gamma-amino-
butirrico (GABA) e la glicina
Altri interneuroni contengono
endorfina - enkefalina - dinorfina
e agiscono aumentando la
conduttanza al potassio
cioè inducendo un'iperpolarizzazione della membrana dei neuroni
che non risultano più eccitabili
Le vie discendenti usano per i loro effetti inibitori altre sostanze come
la serotonina o la norepinefrina Per ottenere la riduzione o la soppressione del segnale
nocicettivo cioè per raggiungere l'effetto analgesico
si dovrà quindi agire o potenziando i meccanismi inibitori o riducendo i meccanismi eccitatori
Il potenziamento dei sistemi inibitori endogeni si può attivare
sia stimolando i recettori inibitori sia aumentando la liberazione di inibitori endogeni
sia inibendo il catabolismo e la ricaptazione di inibitori endogeni
L'effetto di riduzione sui sistemi eccitatori
si può ottenere
sia con un blocco dei
recettori postsinaptici eccitatori
sia con un blocco della sintesi di modulatori coinvolti nella trasmissione nocicettiva
In questo contesto è importante
distinguere le sostanze che a livello periferico e/o centrale eccitano i nocicettori
glutamato – istamina – serotonina - bradichinina
da quelle che sensibilizzano - cioè abbassano la soglia di attivazione dei nocicettori
Prostaglandine - sostanza P - interleukine
Dai dati della letteratura farmacologica si evince che i risultati migliori
per l'effetto analgesico
si ottengono inibendo l'attività
delle sostanze sensibilizzanti
In particolare si è rivelato
molto efficace
inibire la formazione delle prostaglandine
dato il loro ruolo di facilitazione della trasmissione
con aumento delle risposte a segnali nocicettivi nel midollo spinale (Sotgiu – Milano)
Neuroplasticità del sistema nervoso centrale – SNC
Da un lavoro di Maria Luisa Sotgiu
Libero docente in Fisiologia Umana - Istituto di Neuroscienze e Bioimmagini - CNR - Milano
La neuroplasticità - cioè la capacità del Sistema Nervoso Centrale di modificare le sue funzioni in risposta a eventi interni o esterni - è il substrato di molti eventi fisiologici
e patologici del SNC
Numerose ricerche con differenti approcci hanno negli ultimi anni contribuito a portare avanti le conoscenze sui
meccanismi della plasticità
Questi sono comuni ad eventi fisiologici come l'apprendimento e la memoria
o a fenomeni più strettamente legati alla patologia come
la riorganizzazione dei circuiti neuronali a vari livelli di SNC fino alla riorganizzazione delle mappe corticali di
rappresentazione periferica dopo danni transitori
o permanenti periferici o centrali
I meccanismi alla base dei processi adattativi della plasticità includono
modificazioni attività-dipendenti delle sinapsi modificazioni dell'eccitabilità delle cellule
postsinaptiche e perdita di inibizione
I cambiamenti nell'efficacia sinaptica - in un contesto di due fenomeni molto complessi come il potenziamento delle sinapsi eccitatorie
("long-term potentiation“ - LTP)
e la depressione delle sinapsi eccitatorie
("long-term depression“ - LTD)
sono il substrato per l'apprendimento e la memoria
Accenniamo brevemente ai meccanismi che sottendono questi due importanti fenomeni che
secondo i dati riportati da alcuni autori
sembrano avere un ruolo anche nel sistema "nocicezione"
LTPRiguarda il potenziamento prolungato della
trasmissione sinaptica e avviene grazie al verificarsi di una serie di eventi che si possono sintetizzare così
più fibre vicine azione cooperativa
che scaricano contemporaneamente
azione associativa
ad alta frequenza inducono una sommazione temporale dell'eccitazione sinaptica fino a fare
raggiungere alla cellula target un livello di depolarizzazione sufficiente a rimuovere il blocco da
parte degli ioni magnesio dei recettori NMDA - recettori del glutamato – un aminoacido eccitatorio
La rimozione di questo blocco permette agli ioni calcio di fluire nella membrana postsinaptica per attivare un sistema di secondi messaggeri calcio-dipendenti che
sono indispensabili per stabilizzare nel tempo le sinapsi attive
e quindi prolungarne l'attività
Si noti che il potenziamento delle sinapsi eccitatorie può durare anche per un periodo di parecchi giorni
Un fenomeno come questo può essere coinvolto in meccanismi riguardanti
la memoria e/o la cronicizzazione del dolore
LTDRiguarda una riduzione delle risposte nei sistemi sensoriali e si può ottenere con una stimolazione
continua o ripetitiva a bassa frequenza
Questo fenomeno può essere alla base di meccanismi come l'adattamento - l'abituazione e la
desensitizzazione dei recettori
In ogni caso LTD può prevenire l'aumento di eccitazione in vie stimolate ripetitivamente per lungo
tempo
LTD può essere coinvolta negli effetti analgesici della "counterstimulation" o dell'elettroagopuntura
Entrambi i fenomeni LTP e LTD sono legati all'influsso di ioni calcio Inoltre LTP ma non LTD dipende
dall'attivazione di recettori NMDA
Plasticità e patologiaPer quanto concerne la plasticità in patologia
è ormai ampiamente dimostrato che il sistema somatosensoriale - anche nell'adulto
ha la capacità di riorganizzarsi in tempi molto brevi
dopo danni al sistema nervoso centrale o periferico
Una serie di dati dalla sperimentazione animale e dalla patologia clinica hanno mostrato ad esempio che
ampie parti della corteccia somatosensoriale - quando private delle normali sorgenti di attivazione - possono diventare responsive ad altri inputs periferici sensoriali
Naturalmente le modificazioni nella responsività non avvengono
solo a livello della corteccia ma lungo tutta la via somatosensoriale
e i cambiamenti nelle strutture sottocorticali contribuiscono ai cambiamenti
che avvengono in corteccia
I meccanismi responsabili della riorganizzazione includono
disinibizione e facilitazione di inputs sinaptici da vie sottocorticali e intracorticali che normalmente
esercitano influenze
sottosoglia o molto deboli
Inoltre - dopo lo stadio iniziale dello smascheramento degli inputs latenti
cambiamenti anatomici come lo sprouting assonale e la sinaptogenesi possono
contribuire significativamente alla riorganizzazione
I riarrangiamenti nelle connessioni costituiscono il più importante meccanismo
della riorganizzazione delle vie somatosensoriali in particolare le modificazioni dell'efficacia di sinapsi
esistenti sembra essere il sistema maggiormente utilizzato per
regolare il rimodellamento della rappresentazione sensoriale
Ovviamente la riorganizzazione funzionale
non si può attribuire solo
alle modificazioni nell'efficacia
delle singole sinapsi
Nell'evento molto complesso
riguardante la mutabilità delle mappe
di rappresentazione centrale
bisogna tenere in considerazione
anche il coinvolgimento
dei circuiti intrinseci alle strutture coinvolte
Plasticità e dolorePer quanto riguarda
la relazione neuroplasticità dolore
ecco i risultati di esperimenti recenti
Sono stati riprodotti vari stati patologici che hanno indicato
come i meccanismi del dolore cronico
siano piuttosto differenti da quelli del dolore acuto e che alterazioni plastiche
sia funzionali che strutturali
nel sistema "nocicezione" giochino un ruolo importante nel
dolore cronico patologico
La plasticità funzionale sembra essere alla base delle alterate percezioni della sensazione del dolore
conseguenti a danni di tipo
infiammatorio o neuropatico descritte come
iperalgesia cioè aumentata risposta agli stimoli nocicettivi
dolore persistente cioè aumento nella durata della risposta a stimoli brevi
dolore extraterritoriale cioè diffusione dello stato doloroso in aree non danneggiate
iperalgesia secondaria - cioè diffusione dell'iperalgesia in territori non danneggiati
allodinia - cioè riduzione nella soglia al dolore meccanico
Queste alterazioni nelle sensazioni dolorose riflettono la sensitizzazione dei neuroni centrali
Sono una forma di neuroplasticità
che implica una riorganizzazione dei circuiti coinvolti nella
trasmissione dell'informazione nocicettiva
Dati sperimentali e clinici indicano che in questi circuiti si verifica
sia una diminuzione di inibizione
sia una modificazione attività dipendente dell'eccitabilità neuronale
Ne risulta che il normale bilancio
tra eccitazione e inibizione
è spostato verso l'eccitazione e i neuroni si trovano in uno stato di alterata eccitabilità
L'aumentata eccitabilità permette che segnali sinaptici normalmente sottosoglia cioè non in grado di evocare un potenziale d'azione comincino a produrre risposte
Inoltre i neuroni mostrano
un aumento di responsività
una diminuzione della soglia di risposta
un'espansione del campo recettivo
eventi che rappresentano il correlato delle alterate percezioni del dolore descritte prima
Alla base del prolungato aumento
dell'eccitabilità dei neuroni
vi è una liberazione anormale
di aminoacidi e neuropeptidi
a cui sottendono complessi meccanismi
che coinvolgono
ioni calcio e magnesio - recettori NMDA – NO - enzimi calcio-dipendenti come la protein-kinase-c (pkc) ecc
Come descritto prima, molti di questi elementi sono coinvolti anche nella plasticità alla base di processi
fisiologici
come l'apprendimento e la memoria
Inoltre, fenomeni come la LTP e la LTD sembra possano intervenire nella modulazione e
nell'integrazione della trasmissione del messaggio nocicettivo
Quindi i meccanismi della neuroplasticità svolgendo il loro ruolo fisiologico
di facilitare la trasmissione dell'informazione e i pattern di risposta nelle strutture coinvolte possono
portare a un eccesso di attività
quando i circuiti in cui operano
sono sensitizzati e
nel caso del sistema dolore
contribuire al dolore cronico
E' chiaro che in questo caso
la neuroplasticità può rappresentare
un evento "svantaggioso"
Un esempio di plasticità "svantaggiosa" risulta dai dati di neuropatia cronica ottenuti nel modello
animale - in cui si è osservato che in un'area centrale di proiezione di un nervo danneggiato - afferenze da aree intatte che in condizioni normali sono silenti - diventano efficaci per la sensitizzazione dei neuroni
target
Aumentano così le aree periferiche
da cui si possono
evocare alterate sensazioni dolorose
Nel dolore patologico questa osservazione può riflettere quelle particolari alterazioni della
sensazione dolorosa che sono
il dolore extraterritoriale e
l'iperalgesia secondaria
Anche la plasticità della rappresentazione centrale può configurarsi
in particolari condizioni
come un evento "svantaggioso"
Un breve ripasso delle definizioni
Analgesia o anestesia dolorifica: assenza di percezione in risposta agli stimoli algogeni
Anestesia: mancanza di sensibilità o assenza di percezione in risposta ad ogni tipo di stimolo
Anestesia dolorosa: la condizione nella quale il soggetto ha dolore in una zona anestesica
Dolore radicolare (nerve root pain): origina dalla radice di un nervo cranico o spinale.
Esso è avvertito, nei casi più tipici, come dolore di proiezione con distribuzione metamerica quando è
neuropatico, come dolore secondario riferito al territorio di distribuzione della fibra nervosa dalla
quale origina quella collaterale che definiamo nervo nervorum
quando è nerve trunk pain
Parestesia: la sensazione affettivamente neutra provocata dalla stimolazione di un assone normale. Si
tratta di sensazione anormale a tipo formicolio, intorpidimento, pesantezza fastidiosa ma non dolorosa.
Disestesia: “strana” e “anormale” sensazione, di norma fastidiosa ma spesso dolorosa
Ipoalgesia: diminuita risposta dolorosa agli stimoli algogeni. Si ha di norma per innalzamento della soglia
dolorifica dovuta a cause varie
Ipoestesia tattile: diminuita percezione degli stimoli
Iperestesia tattile: aumentata percezione degli stimoli ed include l’iperalgesia e l’iperpatia
Iperalgesia: “aumentata risposta ad uno stimolo che è
normalmente doloroso”per diminuzione della soglia.
Lo stimolo (algogeno) e la risposta (dolore) sono della medesima qualità al contrario dell’allodinia dove lo stimolo (non algogeno) e la risposta (dolore) hanno
qualità differenti.
Iperalgesia primaria: dolore avvertito nella sede dello stimolo, dovuto alla liberazione di metaboliti algogeni e
prostaglandine. L’anestesia locale della zona abolisce la risposta
dolorosa.
Iperalgesia secondaria: si riscontra in zone non direttamente interessate dal danno tessutale,
le cui fibre afferenti convergono sugli stessi WDR-neurons sui quali terminano le fibre afferenti della
zona del danno tessutale sede di iperalgesia primaria
[Ballantyne et al.1988].
Tender area: zona dolente alla digitopressione. La tender area differisce dal trigger point in quanto
meno facilmente si ha da essa irradiazione del dolore. Anche nel caso delle tender areas però può aversi una certa irradiazione del dolore ma meno vistosa di quella
prodotta dallo stimolo dei trigger point.
I trigger point miofasciali vanno considerati un particolare tipo di allodinia profonda che si distingue
per la distribuzine relativamente circoscritta e confinata in un’area limitata.
Iperpatia: aumentata risposta dolorosa ad uno stimolo che normalmente provoca dolore.
Il dolore è sentito con un certo ritardo, tende a diffondere oltre la sede di applicazione dello stimolo, a
durare nel tempo e ad essere percepito in maniera esplosiva.
L’iperpatia differisce dall’iperalgesia perché nell’una la soglia di percezione del dolore è aumentata mentre
nell’altra è ridotta. Per avere l’iperpatia è necessario che lo stimolo sia
intenso e/o ripetuto in modo da realizzare una sommazione spaziale o temporale di stimoli.
La scuola di Wall contrappone la tesi sempre più sperimentata di una informazione afferente continua -
composta di un ininterrotto treno di impulsi che originano dai
tessuti capaci “anche” di “sentire” dolore
Questo flusso di norma non arriva alla soglia della coscienza perché
tra periferia e corteccia cerebrale esiste una specie di filtro o porta
gate control theory
Essa ha il compito specifico di inibire entro limiti variabili da soggetto a soggetto questi
particolari impulsi sensitivi evitando che arrivino in massa alla corteccia
La “gate theory o teoria del cancello” venne proposta da Melzak e Wall ancora nel lontano 1965
Stimoli nocicettivi sulla cute attivano i neuroni del corno dorsale
Stimoli successivi anche non nocivi mantengono “accesi” i neuroni con conseguente loro iperattività
E’ il fenomeno della sensibilizzazione centrale
Con lo stimolo nocicettivo non abbiamo solamente una reazione “stimolo-risposta, ma anche un “wind-ap”
dell’attività dei neuroni della spina dorsale
Questo “caricamento” produce perfino variazioni morfologiche e biologiche del corno dorsale
La “pattern theory di Weddel” oltre all’intensità dello stimolo prende in
considerazione anche il codice di informazione con caratteristiche diverse
a seconda che le stimolazioni partano dalla cute oppure dagli organi interni
L’informazione afferente porterebbe sensazioni diverse
a seconda dell’intensità dello stimolo
a stimoli leggeri corrisponderebbe una sensazione di pressione
a stimoli di intensità moderata una di calore
a stimoli ancora più intensi una di dolore
Non esiste ancora un accordo teorico tra le varie scuole - ma è riscontrabile
almeno un generale consenso sull’ipotesi che
il recettore di tipo sensitivo
non possa essere considerato come
una struttura statica
stimolata solo da quel dato tipo di informazione
Si ritiene invece come è probabile
che esso possa essere sensibile
di volta in volta - a varie componenti variabili
di natura fisica - chimica e nervosa
Ricordiamo la nuova teoria di
Melzack, psicologo alla McGill University di Montréal e Loeser, neurofisiologo all'Università di Washington a
Seattle
detta della “neuromatrice”
pubblicata su LANCET nel settembre 1999
Questa neuromatrice
potrebbe essere composta da una fitta rete di neuroni che genera autonomamente una immagine mentale
del corpo
in una mappa corticale
Su di essa il cervello proietta i vari segnali
che danno forma e consistenza al dolore
Molto brevemente la loro teoria è questa: l'origine di questi dolori inspiegabili non va cercata in una specifica lesione subita dall'organismo, o in una
malattia, ma è situata nel cervello.
Perché a giocare un ruolo fondamentale nella percezione del dolore sono anche i fattori psicologici,
come le emozioni o i ricordi, e quelli ambientali, come lo stress, l'ansia, la
depressione, l'insoddisfazione sul lavoro.
In più sappiamo anche che il dolore è un'esperienza squisitamente soggettiva, che varia con l'età, con il
sesso, con la professione.
È come se il messaggio di dolore, in modo particolare se persistente nel tempo,
lasciasse una traccia indelebile sul sistema nervoso centrale, in modo da renderlo sensibile anche quando
lo stimolo è cessato.
Il fenomeno del resto si può assimilare a quello che ci permette di ricordare con precisione un evento a
distanza di anni.
D’altra parte è necessario conoscere che il processo di memoria sfrutta
gli stessi mediatori chimici. I farmaci allo studio infatti per migliorare la memoria
nelle malattie degenerative, come l'Alzheimer, in genere purtroppo favoriscono anche la comparsa di
dolore cronico
A questo punto è inoltre necessario tenere in debito conto l'allenamento.
«Anche l'esercizio può in qualche modo modificare la percezione del dolore: chi è in grado di camminare sui carboni ardenti ha certamente sviluppato un sistema
per inibire la trasmissione dei segnali dolorosi dalla periferia verso il cervello»,
commenta Stefano Ischia, direttore del dipartimento di scienze anestesiologiche dell'Università di Verona. E allora, come la ginnastica in palestra sviluppa i muscoli di braccia e gambe, così una ginnastica
mentale (yoga, training autogeno, terapie cognitivo-comportamentali, tecniche ipnotiche) può aiutare a
combattere un tormento dalle cause sconosciute.
Questo modello potrebbe essere in grado di spiegare meglio perché la sensazione di dolore sia strettamente
e squisitamente individuale
Con questa nuova teoria anche la diversa azione dei FANS
viene così interpretata in modo migliore
non solamente per il grado di assorbimento
a livello gastrico - sempre individuale
ma anche e soprattutto
per una specifica azione diversificata
a livello della “neuromatrice”
Sembra pertanto che la zona cerebrale interessata deputata alla raccolta
degli stimoli dolorosi
invece di informarsi di ciò che
sta accadendo nel presente in periferia
come sarebbe ovvio pensare
“legga” la mappa
che si era precedentemente costruita in qualche zona della corteccia dal momento che essa
costituisce la “via più breve”
per gli impulsi nervosi
Stimolazioni nocive prolungate possono attivare una sensibilizzazione persistente del sistema somato-
sensoriale
coinvolgendo dei meccanismi simili a quelli della memoria
Brevi stimolazioni nocive ripetute coinvolgono la via dell’ossido nitrico (NO) con induzione di una
ipereccitabilità a lungo termine
A sua volta questa induce come risposta la formazione di oppioidi endogeni quali le endorfine - che inducono
mutamenti neuroplastici e
la cosiddetta “preemptive” analgesia
Gli studi sull’ossido nitrico risalgono alla finedegli anni ’80 ed è stato scoperto che l’NO riveste un ruolo molto importante i tutti i processi di nocicezioneLa produzione di NO è secondaria all’attivazione dei
recettori NMDA - N-metil-D-aspartato - ed è influenzata dagli ioni calcio
I cambiamenti che avvengono in seguito all’attivazione dei recettori NMDA possono essere dovuti - almeno in
parte - alla produzione di NORisulta pertanto possibile che farmaci allo studio che
bloccano la produzione o l’azione dell’NOpossano presto avere un ruolo importante nella
prevenzione e forse anche nella soppressione del dolore
Sensibilizzazione a lungo termine dei neuroni sensoriali nocicettivi
Tra i principali mutamenti neuroplastici ricordiamo
la tolleranza
la dipendenza
la sensibilizzazione
l’iperalgesia
l’adattamento
la tossicodipendenza e
la modulazione delle memorie legate al dolore
“La felicità è benefica al corpo – ma è il dolore quello che sviluppa le facoltà dello spirito”Marcel Proust – Il tempo ritrovato
Il ruolo del Sistema Nervoso Simpatico nel dolore cronico
Il sistema nervoso simpatico presenta un ruolo di notevole importanza nella generazione e nel
mantenimento del dolore cronico
Un danno dei nervi come pure traumi minori possono condizionare negativamente l’attività simpatica che
conduce ad una condizione denominata “dolore mantenuto simpateticamente”
Esso è associato a caratteristiche di disfunzione simpatica - inclusi mutamenti come vasodilatazione e
sudorazione profusa anormalità nella crescita di capelli ed unghie osteoporosi – bruciore – iperalgesia
- allodinia
Il meccanismo preso in considerazione è denominato “cross-talk” - passaggio di messaggi - tra efferenti simpatici ed afferenti nocicettivi con attivazione dei
recettori adrenergici sui neuroni sensori e la contemporanea sensibilizzazione degli afferenti
nocicettivi
Dimensioni del doloreSensoriale discriminativa nel talamo
Motivazionale affettiva nel sistema limbico
Valutativa cognitiva
nelle aree frontali corticali
Condizionamenti esterni del dolore
Familiari
Sociali Culturali
GRADI DEL DOLORE
In scala ascendente
lieve - tenue - molesto - sgradevole - sconfortante
tormentoso - penoso - stressante - intenso - atroce
orribile - terribile - micidiale - mortale
Un classico
esempio di
dolore
e paura
Il vero doloreinsopportabile
in una scultura purtroppo
moltorovinata
di fine ‘700che rendeappieno
l’idea di undolore
al di fuori di ognisopportazione
umana
Dal dolore originario per una qualsiasi
causa scatenante
si passa al
dolore cronico maligno
ed alla sofferenza
A questo punto è necessario considerare i due aspetti del problema dolore:
la sua percezione fisica
e la reazione mentale
del soggetto
Il ruolo sostenuto da ciascuno
dei due componenti del dolore
percezione fisica e reazione mentale
si diversifica da individuo a individuo
a seconda
della sensibilità - della razza - del sesso
dell’età - dell’ambiente e
del grado di acculturazione
E’ anche in stretta relazione con il grado di attenzione e di disponibilità verso di esso
La soglia del dolore aumenta e qualche
volta in modo considerevole
quando l’attenzione viene distratta
da forti stimoli competitivi
come nelle gare sportive
oppure anche da
importanti motivazioni
etico-spirituali di varia natura
Giordano Bruno, morto sul rogo il 17 febbraio 1600, pur di non abiurare alle sue idee, troppo
contrarie alle concezioni aristoteliche vigenti
Il dolore - in modo particolare quello cronico
di lunga durata
è una sensazione immersa in una intensa carica
affettiva
Questa carica affettiva determina
“come” e “quanto”
il dolore venga non solo
“avvertito” ma “sofferto”
Nel mondo animale - gli stimoli afferenti specie quelli dolorosi
presentano tre livelli principali di integrazione
Il primo livello Reticolare – mesencefalico - adrenergico
attiva uno stato di vigilanza diffusa con reazioni aspecifiche di soprassalto o di fuga
Il secondo livello
rinencefalico e colinergico produce reazioni caratteristiche
di uno stato particolare di vigilanza di tipo squisitamente affettivo con grida e movimenti di rabbia
Il terzo livello diencefalo-corticale
dispone invece uno stato di vigilanza strutturata entro coordinate spazio-temporali
Esse producono nell’organismo
una vera e propria presa di posizione bene organizzata di fronte allo stimolo doloroso
E’ a livello talamico che si istituisce un’analisi accurata di tutti gli
stimoli provenienti dalla periferia - con meccanismi di inibizione e di filtraggio
anche di stimoli dolorosi non molto intensi
Si parla di “cancello” o “griglia talamica”
che non lascerebbe filtrare il flusso di stimoli “fisiologici” per non sovraccaricare la corteccia
di input inutili o al limite anche dannosi
Questo cancello è superato da impulsi afferenti di intensità piuttosto forte
come appunto certi stimoli algogeni
Cause genetiche o contingenti spontanee ostati d’ansia - specie anticipatoria
oppure azioni farmacologicheprovocano il diradamento delle maglie
con conseguenteabbassamento della soglia dolorifica
Così gli stimoli sensitivi fisiologici giungono alla coscienza
sotto forma di sensazioni spiacevoli parestesiche o dolorose
Particolari allenamenti - ottenuti con tecniche diverse -
a sopportare meglio gli stimoli dolorosi
come nelle generazioni dei fachiri - degli sciamani - degli stregoni
oppure con gli esercizi superiori del Training Autogeno di Schultz
o anche con l’ipnosidi grado medio o profondo - auto ed eteroindotta possono portare ad un infittimento delle maglie
della griglia talamica ed innalzare così la soglia dolorifica
DIMENSIONI DEL DOLORE
sensoriale discriminativa nel talamo
motivazionale affettiva nel sistema limbico
valutativa cognitiva nelle aree frontali corticali
condizionamenti esterni familiari - sociali - culturali
componente emotiva psicofarmaci e psicologia
componente razionale psicologia cognitivo-comportamentale
componente fisica
terapia antalgica anche con tecniche ipnotiche
Mai dimenticare che il dolore, in modo particolare quello cronico di lunga durata
è una sensazione immersa in una intensa carica affettiva
E' a questa carica affettiva che si deve
“come” e “quanto” il dolore venga non solamente “avvertito” ma “sofferto”
Questa duplice origine
fisica e psichica - fa sì che il dolore rappresenti molto più degli altri tipi di esperienze
la natura e l’essenza dell’uomo
La reazione emotiva determina il grado di sofferenza avvertito
I processi neurofisiologici e le strutture anatomiche costituiscono il substrato della reazione emotiva
Ma sono le esperienze passate accumulate e memorizzate in queste strutture che costituiscono il
modello
con cui il nuovo stimolo
viene paragonato ad altri precedenti
per determinarne la reazione emotiva
più o meno accentuata e violenta
La paura del dolore - la tensione muscolare tendinea e nervosa - lo stato di ansia - la focalizzazione
dell’attenzione
sulla sensazione spiacevole
sono tutte cause di predisposizione al dolore che divengono tanto più gravi
tanto più sono associate
Quando un dolore si presenta intenso e prolungato nel tempo
si scatenano in molti organi sistemi od apparati molteplici effetti a distanza
modificazioni del tono muscolare e vasale del biochimismo umorale
del sistema neurovegetativo
Esse - a loro volta - inducono
contrazioni muscolari riflesse
conscie ed inconscie
con creazione di ulteriori fonti di dolore
finché si arriva
al “ circolo vizioso algogeno”
Bisogna anche considerare il fatto che quando un organismo soffre da lungo tempo
si instaura molto spesso un
quadro depressivo secondario
a volte addirittura peggiore
delle sofferenze stesse
Sri Aurobindo (1872-1950) nel suo poema “Savitri” così si esprime sul dolore:
“..La sofferenza dell’anima non è la chiave dell’eternità,
né il riscatto mediante il dolore, ciò che il cielo domanda alla vita….
…..Un potere è in te , che tu non conosci; Tu sei un vaso della scintilla imprigionata.
Essa cerca di liberarsi dall’involucro del Tempo.E finché la rinchiudi, il sigillo è il dolore;……”
“Ma è difficile per la mente umana sentireil bene del Cielo nel crollo della vita
e il pugno di ferro del Fato,o tollerare il terribile mistero del dolore,
della sofferenza e del male che mascherano Dio……
Associazione Italiana per lo Studio della Terapia del Dolore e dell’Ipnosi Clinica
Prof. Angelico Brugnoli – Medico ChirurgoEsperto in Stati di Coscienza Modificati Neurofisiologici
Esperto Consulente del BiometeoclimalabUniversità di Milano
Dott. Maria Paola Brugnoli - Medico Chirurgo Specialista in Anestesia e Rianimazione
Perfezionamento in Agopuntura
Dott. Alessandro Norsa Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista in Psicodramma e Psicosomatica
IL DOLORE E LA IL DOLORE E LA SOFFERENZASOFFERENZA
Corso per medici, psicologi, odontoiatri e
esperti del settore
Parte terza
Ansia e Stress
L'ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento, ma non avanzi di un passo
Anonimo
Un ipocondriaco può soffrire in molti modi, ma mai in silenzio
Anonimo
Il ponte fra la disperazione e la speranza è una buona dormita
Anonimo
Che gli uccelli dell'ansia e della preoccupazione volino sulla vostra testa, non potete impedirlo;
ma potete evitare che vi costruiscano un nidoProverbio cinese
Nulla fa chi troppe cose pensaTorquato Tasso
L’ansia e lo stress costituiscono una delle più comuni componenti
della normale reazione emozionale dell’uomo a svariate situazioni ambientali
Il primo a coniare la parola stress fu Seyle descrivendo la
“Sindrome generale di adattamento”
Se gli stimoli ambientali sono adeguati alle caratteristiche oggettive delle varie situazioni stimolo - come intensità e come durata nell’arco del tempo - essi rappresentano un fondamentale e indispensabile seppur
normale meccanismo di allerta dell’organismo
Tutto ciò per una migliore risposta sul piano fisico e neurofisiologico
sia biologica che comportamentale
agli stimoli esterni e quindi necessaria per la sopravvivenza
Ma quando gli stimoli si presentano continui anche se tenui per un lungo periodo di tempo la risposta
dell'organismo lentamente va incontro a modificazioni e iniziano
alterazioni neuroendocrine e psicofisiologiche che vanno conosciute - almeno per sommi capi
STRESS – EUSTRESS – DISTRESS IPERSTRESS
Una situazione di stress normale - come quello che ormai viviamo tutti i giorni a causa dei nostri molteplici impegni - in modo particolare quelli di lavoro - si può
classificare come
“Stato di impegno neurofisiologico - ormonale e ghiandolare” con presenza di molteplici
neurotrasmettitori - neuromodulatori e neuroormoni”
Si potrebbe anche definire con il termine di eustress
Se siamo ai limiti della neuropatologia lo possiamo invece definire distress
Uno stato di stress protratto per un certo periodo di tempo genera invece uno stato d’allerta dell’organismo difficile da controllare
Si entra allora nello stato di iperstress anche in assenza di uno stimolo continuo
L’iperstress diviene cosi sintomo-malattia con tutte le conseguenze neurofisiologiche e neuropatologiche che
abbiamo già preso in considerazione a proposito dell’ansia
Il soggetto vive in una condizione di difficoltà alla quale cerca di reagire con specifici disturbi denominati
somatoformi
Alterazioni neuroendocrine
nella reazione d’ansia (Biondi M. 1988)
Aumento - a volte spiccato - dei livelli di adrenalina e noradrenalina
Aumento dei livelli di ACTH e di cortisolo
Aumento dell’ormone somatotropo
Aumento della prolattina
Aumento degli ormoni tiroidei
Possibile aumento delle beta-endorfine plasmatiche
Alterazioni psicofisiologiche
nella reazione d’ansia (Biondi M. 1988)
Alterazione dell’equilibrio neurovegetativo diminuzione dell’ampiezza e aumento della frequenza delle onde
all’EEG
aumento della tensione muscolare generale e/o distrettuale
aumento della frequenza cardiaca con frequenti episodi di extrasistolia
aumento della pressione arteriosa sistolica in modo quasi specifico nelle ore serali
vasocostrizione periferica con diminuzione della temperatura cutanea
a volte anche di qualche grado
aumento della frequenza del respiro con irregolarità respiratorie
modifica della secrezione e motilità gastrointestinale con episodi di reflusso gastroesofageo
dilatazione pupillare
aumento della sudorazione
iperreflessia
aumento del consumo di ossigeno
Percorsidel
Dolore
Un “va e vieni”dalla corteccia
cerebrale ai vari organi e
dagli organi alla cortecciaattraverso il
sistema limbico
Ippocampo ed Amigdala
Un brevissimo ricordo per puntualizzare.
Nell’ippocampo si formano i processi di apprendimento e memorizzazione coscienti
Nell’amigdala invece si ritrovano le conoscenze a priori della specie umana - cioè apprendimento e memoria
atavici
Essa infatti risponde immediatamente ed inconsciamente a tutti i segnali di pericolo provenienti
dall’esterno
Si avvale dell’esperienza della specie umana acquisita non singolarmente - ma tramandata dall’evoluzione con
funzioni eminenti di salvaguardia dell’esistenza
E’ chiamata anche la ghiandola delle emozioni
Se gli impulsi neuroormonali - di neurotrasmissione e di neuromodulazione di va e vieni tra i due organi si
mantengono troppo vivaci per lunghi periodi di tempo - si attua sovente un’amalgama importante di fitti
ricordi ancestrali e ricordi coscienti - i quali determinano un meccanismo di biofeedback
Esso nel tempo innesta
emozioni e paure immotivate
e delle quali lo stesso soggetto non fornisce una spiegazione plausibile a livello cosciente
Si potrebbe arguire che l’iperstress - a livello dell’ippocampo e dell’amigdala - evoca potenziali biochimici e bioumorali ancora tutti da scoprire
IL MODELLO DI LE DOUXSi devono a Joseph Le Doux ed al suo laboratorio gli
studi fondamentali sull’emozione della paura e sul ruolo centrale dell’amigdala
La sua opera principale è "The emotional brain The misterious underpinning of emotional life" Simon and
Shuster - New York - 1996tradotto in italiano con il titolo "Il cervello emotivo -
All’origine delle emozioni”(Baldini e Castoldi – Firenze - 1998)
Nel pensiero di Le Doux si possono evidenziare in particolare tre temi
Il concetto di sistema limbicoIl rapporto tra emozione e cognizione
La questione della plasticità cerebrale in relazione alle psicoterapie - gli ipotizzabili effetti somatici di una cura
non "chimica“ - ma verbale
L’intelligenza emotiva comprende:
la consapevolezza dei propri sentimenti la percezione dei comportamenti non-verbali,
inclusi: le sensazioni corporee evocate
dall’attivazione emozionale le espressioni facciali
il tono della voce
la gestualità esibita dagli altri.
IL RUOLO DELL’AMIGDALA E LA CORTECCIA
L’amigdala - essenziale nelle reazioni di paura condizionata - è il luogo di maggior rilievo deputato
all’elaborazione
degli input e degli output
Nell’azione svolta dall’amigdala vengono identificate due vie principali
una rapida e breve via sottocorticale
una lenta e lunga via corticale
Ognuna di queste vie dà luogo ad un identico output - la reazione della paura
ma in risposta a stimoli diversi
Il cervello emotivo (Le Doux 1996) è il sistema dell’elaborazione emozionale
che opera indipendentemente ed al di fuori dell’esperienza cosciente.
La struttura- chiave di questo sistema, almeno per la rabbia e per la paura,
è l’amigdala che può essere raggiunta dagli stimoli tramite due circuiti: talamo-amigdala
è una via diretta che consente una rapida risposta in caso di attacco-fuga
talamo-neocorteccia-amigdalache consente una valutazione ed una risposta emotiva
più ponderata.
Le Doux (1989-1996) ipotizza che i sentimenti vengano vissuti quando le rappresentazioni
degli stimoli effettuate dall’amigdala e dalla neocorteccia,
insieme alle rappresentazioni degli stimoli scatenanti,
siano immesse nella memoria di lavoro e si integrano con le esperienze passate e le rappresentazioni del sé. Vi sono evidenze che la memoria di lavoro coinvolge
l’attività della corteccia prefrontale laterale, la corteccia cingolata anteriore e la corteccia
orbitofrontale. Goleman (1995) chiama “dirottamento emotivo” il
comportamento che consente al sistema emozionale di agire indipendentemente
dalla neocorteccia, tramite la via diretta talamo-amigdala.
Gli stati emotivi evocati dall’attivazione dell’amigdala potrebbero essere disregolati per due motivi:
il feed-back inibitorio inconscio dalla corteccia
prefrontale sarebbe causato da un mondo rappresentazionale impoverito
la limitata abilità di rappresentare le emozioni, tramite parole e fantasie, restringerebbe l’uso dei processi consci per modulare l’attivazione emotiva
attraverso la via cortico-amigdala.
In caso di forte stress, la ridotta abilità di modulare l’attività dei sistemi
endocrino ed autonomo periferico, potrebbe causare nel tempo
l’esordio di malattie psicosomatiche.
Ci sono due vie: una alta che fa tutto il giro (dallo stimolo emotivo, al talamo, alla corteccia, poi giù all'amigdala e infine ai sistemi
periferici incaricati della risposta emotiva), e una bassa più breve,
che dallo stimolo va direttamente al talamo e dal talamo all'amigdala e quindi alle risposte emotive,
senza che la corteccia possa metterci del suo, senza che possa soppesare,
valutare, calibrare (attività che le si confanno abitualmente).
Nel ratto occorrono circa dodici millesimi di secondo per percorrere la strada bassa e il doppio del tempo
per percorrere quella alta.
IL RUOLO DELL’IPPOCAMPO
L’ippocampo fornisce informazioni circa la posizione contestuale
Gli indizi contestuali permettono agli animali di imparare ad evitare il pericolo
Queste scoperte implicano che i suggerimenti spaziali attivano la paura nelle situazioni che non sono per
lungo tempo pericolose ma nelle quali l’animale è soltanto nello stesso luogo in
cui era durante un evento traumatico
Questo spiega il perché le vittime di una violenza evitano assiduamente la situazione specifica in cui
furono assalite
Nessun deterioramento dell’ippocampo può far generalizzare la paura ad altri luoghi
Oltre al ruolo nella memoria l’ippocampo regola anche l’eccitabilità emozionale
perché è implicato nella regolazione del cortisolo
Gli eventi emozionalmente traumatici portano a livelli molto alti di cortisolo che possono realmente
danneggiare le cellule ippocampali
( Brenner 1995 - Salpolsky 1996)
Perciò una diminuzione dell’attività ippocampale può portare ad una carenza nella regolazione del cortisolo e un deterioramento nella memoria delle situazioni
traumatiche
Queste scoperte implicano che allo stesso tempo lo stress "frena" la memoria conscia esplicita di
un’esperienza traumatica e può accrescere la memoria emozionale inconscia di quell’esperienza
Se gli impulsi neuroormonali - di neurotrasmissione e di neuromodulazione di va e vieni tra i due organi - si mantengono troppo vivaci per lunghi periodi di tempo
- si attua sovente un’amalgama importante di
fitti ricordi ancestrali e ricordi coscienti - i quali determinano un meccanismo di biofeedback
Esso nel tempo innesta emozioni e paure immotivate e delle quali lo stesso soggetto non fornisce una
spiegazione
plausibile a livello cosciente
Si potrebbe arguire che l’iperstress - a livello dell’ippocampo e dell’amigdala - evoca potenziali biochimici e bioumorali ancora tutti da scoprire
In passato si credeva che i segnali provenienti dagli organi di senso giungessero alle aree della neocorteccia
deputate all’elaborazione delle informazioni
Essi poi – una volta decodificati e classificati erano inviati al sistema limbico per produrre una risposta
In realtà le ricerche del neuroscienziato Joseph LeDoux sembrano dimostrare che esistano delle vie neuronali
capaci di aggirare la neocorteccia
Tali vie dal talamo raggiungono immediatamente l’amigdala per richiamare delle risposte emotive che non
passano il vaglio della elaborazione cognitiva
Fortunatamente la corteccia e in particolare i lobi frontali hanno – in virtù di una serie di fibre connettive che li collegano all’amigdala – la possibilità di controllare le
reazioni emotive disfunzionali
Rimane comunque il fatto che "ci sono molte più connessioni dall’amigdala alla
corteccia che viceversa”
Così - mentre il cervello razionale è in grado di esercitare un qualche controllo sulle fibre - il cervello
emotivo ha molte più possibilità di condizionare i centri cerebrali superiori"
(Ian H. Robertson - Il cervello plastico – Rizzoli – 1999 - p. 227)
Una esperienza traumatica o una esperienza emozionale correttrice ha un impatto maggiore sulla
rete neuronale poiché attiva una porzione più vasta di tessuto nervoso
Da ultimo le ricerche di Robert Sapolsky specialista degli effetti sul cervello e sul comportamento
degli ormoni da stress autore di Diario di un uomo scimmia,
Frassinelli, 2001, mirano a cercare di chiarire come
uno stimolo cronico possa sovrastimolare
una memoria o solco o rete cellulare che comprende
non solo l’amigdala, ma anche altre importanti strutture sottocorticali e corticali.
Queste ricerche hanno evidenziato la presenza di geni che, nell’amigdala e nell’ippocampo, vengono attivati o
disattivati dallo stress.
Inoltre hanno indotto ricerche su come possono
essere controllate le risposte critiche
(ansia libera, angoscia, paura, terrore)
attraverso l’impianto di geni che inibiscono la formazione di sinapsi (legami intercellulari)
durante lo stress, oppure creando falsi CRH
che bloccano i circuiti responsabili della
liberazione dei glucocorticoidi
(es. il cortisolo).
Robert Sapolsky
Associazione Italiana per lo Studio della Terapia del Dolore e dell’Ipnosi Clinica
Prof. Angelico Brugnoli – Medico ChirurgoEsperto in Stati di Coscienza Modificati Neurofisiologici
Esperto Consulente del BiometeoclimalabUniversità di Milano
Dott. Maria Paola Brugnoli - Medico Chirurgo Specialista in Anestesia e Rianimazione
Perfezionamento in Agopuntura
Dott. Alessandro Norsa Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista in Psicodramma e Psicosomatica
IL DOLORE E LA IL DOLORE E LA SOFFERENZASOFFERENZA
Corso per medici, Corso per medici, psicologi, odontoiatri e psicologi, odontoiatri e
esperti del settoreesperti del settore
Parte quarta
Tassonomia e terapia
convenzionale del dolore
TASSONOMIA E TERAPIA CONVENZIONALE DEL DOLORE
Primi tentativi nella terapia del dolore
presso uno spedale - tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600 - con la presenza di
S. ElisabettaOpera di Adam Elsheimer
(1578-1611) grande pittore tedesco - ammirato anche da
Rubens - morto in prigione per debiti
fondatore di una setta di guaritori chiamati
“Uomini di S. Paolo”
Anni ’60
di origine periferica
di origine centrale
proiettato
Anni ’70
dolore somatico
dolore viscerale
dolore psicogeno
Anni ‘80-90
dolore acuto
dolore cronico
DOLORE ACUTO
Da infarto miocardico
Postoperatorio
Traumatico
Da spasmo degli organi cavi
Da infiammazione o distensionedelle tuniche e delle sierose
DOLORE CRONICO
Sul versante neurofisiologico Dispositivo a circolo vizioso
Riduzione inibizione perifericaRiduzione inibizione centrale
Ipersensibilità da degenerazione
Sul versante psicologicoDispositivi psicosomatici
Dispositivi psicofisiologici Dispositivi da sfruttamento
Dispositivi psicogeni Dispositivi psichiatrici
E’ pertanto non solo utile ma indispensabile un approccio che prenda in considerazione varie discipline
DOLORE CRONICO MALIGNODolore che determina una
sofferenza continua ed insopportabile
anche se la causa non e’ sempre di origine maligna o neoplastica
E’ evidente nelle
artropatie croniche degenerative
ernie discali di vecchia data
dolori dell’arto fantasma - causalgia
cefalee autonome specie di tipo muscolo-tensivo dolore post erpetico
dolore psicogeno
Il dolore cronico spesso anticipa l'insorgere di una complessa serie di cambiamenti fisici e psicosociali che sono parte integrante del problema del dolore cronico e aumentano
notevolmente il carico che grava sul paziente affetto da tale forma di dolore
Tali cambiamenti comprendono
1. immobilità e conseguente perdita di funzionalità di muscoli - articolazioni e così via
2. indebolimento del sistema immunitario e maggiore sensibilità alle malattie
3. disturbi dei sonno
4. scarsi appetito e alimentazione
5. dipendenza dai medicinali
6. dipendenza eccessiva dalla famiglia e dalle altre persone che forniscono assistenza
7. uso eccessivo e improprio dei sistemi sanitari professionali
8. prestazioni lavorative insufficienti o inabilità al lavoro e invalidità
9. isolamento dalla famiglia e dalla società e ripiegamento su se stessi
10. ansietà e paura
11. Amarezza – frustrazione - depressione e tendenza al suicidio
Differenza di temperatura in termometria tra una colonna vertebrale normale ed una affetta da
spondilite anchilosanteMolto chiaro l’aumento di temperatura dovuto alla
infiammazione cronica causa di dolori acuti e cronici
Criteri dell'American College of RheumatologyUn paziente soffre di artrite reumatoide quando sono
presenti almeno 4 di questi sette requisiti
Rigidità mattutina che si protrae per almeno un'ora
Infiammazione/dolore di tre o più aree articolari (falangi, metacarpo, polso, gomito, ginocchio anca e
metatarso-falange destre o sinistre) Infiammazione/dolore delle
articolazioni della mano Simmetria dell'artrite.
Presenza di noduli reumatoidi sottocutanei nelle aree vicine alle articolazioni o in punti anatomici soggetti a
pressione - per esempio la pleuraPresenza di livelli sierici elevati di Fattore Reumatoide Segni di erosione delle articolazioni della mano o del
polso visibili alla radiografia.
Alcuni recenti sondaggi nella comunità hanno per esempio rilevato che quasi il 50 per cento degli adulti
ha sofferto di uno o più tipi di dolore
Per una parte rilevante delle persone coinvolte nel sondaggio - il dolore era sia cronico sia grave con un aumento notevole dell'incidenza nelle fasce di età più
elevata
Le condizioni di dolore cronico più diffuse - come il dolore lombare - l'artrite e la cefalea ricorrente -
comprese le emicranie - sono così comuni da essere spesso percepite come eventi inevitabili della vita
Anche se poche persone muoiono per il dolore molte muoiono nel dolore e un numero ancora maggiore
vive nel dolore
Prima di passare alla terapia ipnoticaè sempre necessario chiedersi
“ come - quanto - da quanto tempo e perché“il soggetto soffre
Altichiero da Verona
La Vergine Addolorata
Basilica del Santo Padova
Questi quattro interrogativi sono alla base di una diagnosiche deve necessariamente essere accurata e
circostanziata
Servono anche per valutare il cliente
nella sua personalità
nel suo instabile equilibrio emotivo
nella eventuale conoscenza delle cause
legate alla sua sofferenza
nelle possibili speranze di guarigione
nello stato più o meno intenso di ansia anticipatoria e/o depressione
“L’Urlo” di Edward Munch
Dipinto nei 1893 è la classica espressione del grande tormento fisico e dell’angoscia esistenziale sottesi - sia ai dolori fisici di lunga durata - sia alle
continue sofferenze morali
E’ ormai noto in tutto il mondo come l’emblema del dolore fisico e della
sofferenza morale
Solo a questo punto si può affrontare - con la necessaria serenità
un programma terapeutico che pur considerando eventuali presidi farmacologici e
psicologici - si avvalga anche se le condizioni del malato lo consentono
dell’uso delle tecniche ipnotiche specialmente nei soggetti affetti
da dolore cronico persistente e di vecchia dataIn questi casi le tecniche ipnotiche si rivelano
veramente utili per ridurre la sintomatologia dolorosa,specialmente nei soggetti fortemente motivati e
disposti a collaborare con il medico o con lo psicologo
per essere sollevati dai sintomi che tanto li fanno soffrire e dall’ansia che li tiene legati
sempre più alla sindrome dolorosa
Ricordarsi sempre
Nel dolore acutoTerapia di tipo occidentale
cioè farmacologica anche antibiotica quando necessario
Nel dolore cronicoTerapia di tipo orientale
cioè Vari tipi di rilassamento
IpnosiYoga
AgopunturaAgoreflessoterapia
FitoterapiaOmeopatia
Componente fisica
• difficoltà burocratiche• difficoltà di contatto con la
struttura sanitaria• dimissione dall’ospedale
“non protetta” da una adeguata rete di supporto
• perdita del lavoro• difficoltà economiche• perdita del proprio ruolo
nella famiglia
Componente sociale
DOLORE TOTALE
• paura della malattia, delle terapie, dell’ospedale
• preoccupazione per la famiglia• isolamento sociale • incertezza riguardo al futuro
Componente psichica
Un cenno al concetto di dolore totale
• dolore da cancro• dolore non
oncologico• astenia/anoressia• cachessia• effetti collaterali
delle terapie
• perdita del controllo del proprio corpo• dipendenza e perdita della dignità• alterazione dello schema corporeo• paura del dolore• paura della morte
DOLORE DOLORE
TOTALETOTALE
Dolore fisico
Destrutturazione della personalità
Ansia e paura
Insonnia
Isolamento sociale
Le più comuni sindromi dolorose neoplastiche
Infiltrazione tumorale di ossa e articolazioni
Infiltrazione tumorale di visceri
Infiltrazione tumorale dei tessuti molli
Infiltrazione tumorale o compressione dei tessuti nervosi
Compressione midollare
PANORAMA NAZIONALEPANORAMA NAZIONALE
N° 1.000.000 pazienti con tumoreN° 1.000.000 pazienti con tumore
N° 270.000 nuovi casi di cancro N° 270.000 nuovi casi di cancro
diagnosticati ogni annodiagnosticati ogni anno
• Trattare la malattia cancro è insufficiente per assicurare Trattare la malattia cancro è insufficiente per assicurare “health outcomes” ottimali“health outcomes” ottimali
• Sempre maggiore evidenza dell’impatto dei Sempre maggiore evidenza dell’impatto dei
•fattori psicologici,
•sociali comportamentali
•e ambientali
•nelle progressione e management della malattianelle progressione e management della malattia
Linee guida per il trattamento del dolore oncologico a cura della Joint Commission on Accreditation of
Health Care Organizations
1.Diritto del paziente ad essere trattato nel modo più consono per avvertire meno dolore
2. Valutare e documentare presenza, natura ed intensità del dolore in tutti i pazienti
(V° segno vitale unitamente a pressione sanguigna, polso, temperatura
e frequenza respiratoria)3. Assicurarsi la competenza del personale nella
valutazione e trattamento del dolore
4. Stilare protocolli terapeutici adeguati per un migliore trattamento del dolore
5. Educare i pazienti e i familiari per un effettivo controllo del dolore
6. Soddisfare i bisogni del paziente per il trattamento dei sintomi dopo la dimissione
Valenza etica della cura del dolore e della sofferenza specie di natura oncologica
Combattere il dolore con tutti i mezzi di cui la medicina dispone è comportamento di alto profilo
morale ed etico ma anche
un diritto essenziale e vitale per il sofferente che deve vivere nel modo
migliore possibile per le sue condizioni
Divinum est sedare dolorem (Ippocrate)
Il dolore allontana da Dio (U. Veronesi)
Il problema del dolore oncologico
• I dati di prevalenza indicano che attualmente nel mondo esistono circa 17 milioni
• di pazienti con neoplasia
• L’OMS stima che circa un terzo di essi soffra di dolore, più o meno efficacemente trattato (WHO,1990)
• La prevalenza del dolore da cancro aumenta con la progressione della malattia:
• 30% di pazienti con dolore alla diagnosi • 65-85% in fase avanzata
• Nel 62-78% dei pazienti il dolore è • causato dalla neoplasia
• Nel 19-25% è dovuto alle terapie
• Nel 3-10% altri motivi
Cause più frequenti di dolore oncologico
• interessamento dell’apparato muscoloscheletrico
• infiltrazione di strutture nervose • con coinvolgimento degli organi cavi
• Cause multiple e sedi multiple di dolore • 81 % dei pazienti con due o più
tipi diversi di dolore
• 34 % con tre sedi dolorose (Twycross, 1982)
• Importante considerare anche le variabili legate al paziente che abbiamo già analizzato
Tra i sintomi presenti nella fase avanzata di malattia, il
dolore è forse quello più suscettibile di trattamento efficace
La Scala analgesica dell’OMS
• Usare farmaci in continuo e NON al bisogno• Per via orale• Trattamento personalizzato• Inefficacia di un gradino -> passare al successivo
I gradino: analgesici non oppioidi+/- adiuvanti (Dolore lieve < 4)
II gradino: oppioidi deboli +/- analgesici non oppioidi+/- adiuvanti (Dolore lieve-moderato 5-6)
III gradino: oppioidi forti+/- analgesici non oppioidi+/- adiuvanti(Dolore severo 7-10)
La terapia del dolore oncologico in Italia
• anni 60:• nessun interesse scientifico-culturale• esperienze di trattamento solo negli ospedali militari• Esiste però una vasta disponibilità di oppioidi
• dagli anni 70:• scompaiono gli oppioidi forti come levorfanolo,
diidromorfone, eptadone• sino al 1995 metadone sciroppo solo per disassuefazione
dei tossicodipendenti e non come analgesico• prescrizione di morfina fiale solo con RMS • dosi convenzionali limitate e spesso inefficaci per il
controllo del dolore da cancro
• Nell’anno 2001 esce la legge 08 02 n. 12 che facilita l’accesso ai medicinali oppioidi per la terapia analgesica nel dolore severo da patologia neoplastica e degenerativa
Il consumo di morfina è un indice stabilito dall’OMS per verificare l’attitudine di un paese a trattare il dolore da cancro.
Nel 1995 l’Italia si trova all’ultimo posto in Europa assieme alla Croazia e alla Romania, mentre in testa si trova la Danimarca.
• Situazione prescrittiva nel 2003• 94.95% analgesici non oppioidi• 5% oppioidi deboli• 0.05% oppioidi forti
TERAPIE ADOTTATE FREQUENTEMENTE
NEL DOLORE CRONICO MALIGNO
FARMACOTERAPIE
Fans
Miorilassanti
Antalgici
Vitaminici
Mesoterapia
infiltrazioni
Infiltrazioni peridurali
Ozonoterapia
FISIOTERAPIE
Termoforo
Forni alla Bier
Radarterapia
Marconiterapia
Laserterapia
Ultrasuonoterapia
Magnetoterapia
Elettromagnetoterapia
Ionoforesi
Tens Diadinamiche
Fanghi - massaggi e grotte termali
Corrente galvanica
Corrente faradica
Corrente interferenziale
Corrente esponenziale
Biofeedback
Trazioni
Terapia con raggi X
KINESITERAPIE
Ginnastiche di tutti i tipi
Micromassaggio
Mobilizzazioni vertebrali
Esercizi di distensione muscolare tendinea e nervosa anche tipo Jacobson
Esercizi di potenziamento muscolare e tendineo
CATALOGO DELLE TERAPIE ALTERNATIVE
AgopunturaMoxibustione
Fitoterapia
Omeopatia
Reflessologia
Shiatsu
Pranoterapia
AuricoloterapiaCromoterapia
Aromaterapia
Naturoterapia
Back School
Bertelè terapiaReiki terapia
Magmaterapia
E’ sempre necessario - per ottenere buoni risultati - prima di scegliere una delle tante tecniche in uso – che
abbiamo ora ricordatocreare una buona sintonia con il cliente
un valido rapporto interpersonale e conquistare la sua fiducia con
un alto grado di disponibilità
Iniziare sempre con le tecniche di minore impegno
a volte già di per sé sufficienti a diminuire la sintomatologia dolorosa per innalzamento almeno temporaneo
della soglia del dolore
Nel trattamento del dolore specie di tipo cronico maligno
l’ipnosi mostra la sua maggiore efficacia quando venga applicata
da ipnologi molto preparati
di lunga esperienza e motivati anche psicologicamente
per questo particolare tipo di terapia
Essa infatti di solito si presentaprolungata nel tempodifficile da realizzare
molto spesso coinvolgente impegnativa anche a livello emotivo e
scarsamente gratificante
Il suo utilizzo può essere comunque molto utile come preparazione ad
interventi chirurgici anche impegnativispecie nel controllo e nella riduzione del dolore nelle
complicanze postoperatorie nell’attenuazione dell’ansia anticipatoria e
nella diminuzione dei giorni di degenza
come preanestesia in applicazioni odontoiatriche o stomatologiche
come la raccolta di impronte e le applicazioni protesiche
in psicoprofilassi ostetrica
specie nella preparazione al parto - con una sensibile diminuzione dell’ansia anticipatoria della gestante e dei
dolori del periodo dilatante
Molto valida anche come terapia di supporto ed appoggio intercomunicazionale
nei dolori cronici di lunga durata da
tumori maligni metastatizzati
artropatie croniche di tipo degenerativo
forme nevritiche persistenti “sine causa”
dolori continui dell’arto fantasma
dolori cronici post-erpetici - allodinie
“cefalee autonome” espressione di dolore patologico centrale
legate ad un disordine dei neuroregolatori che controllano la nocicezione a livello centrale - ecc
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Parte quinta
Tecniche ipnotiche anche innovative
Tecniche ipnotiche per il trattamento del dolore cronico
in ordine di difficoltà esecutiva
Tecnica valida per ottenere l’analgesia distrettualeIl metodo più adatto per ottenere
analgesia in un distretto corporeo
per esempio in una mano
si attua partendo da un buon rilassamento corporeo
tipo training autogeno di Schultz
passando poi all’ipnosi neutra
utilizzando semplici parole chiave come
calma – tranquillità – benessere
distensione - sicurezza
Ottenuta l’analgesia della mano
o analgesia distrettuale
con opportuni suggerimenti
e visualizzazioni guidate
in ordine programmato
si inducono in successione logica
sensazioni di calore – fresco - freddo
ed infine analgesia
L’analgesia poi si può
modificare o trasferire in vari modi
con le tecniche che analizziamo di seguito
Tecnica della interpretazione diversa del sintomo
Indotta con la tecnica dell’induzione neutra
una ipnosi lieve o media si allena il paziente ad interpretare le sensazioni di dolore provenienti da un dato distretto dell’organismo trasformandole in una sensazione
di tipo diverso come tensione – pressione - calore benefico
freddo anestetizzante – pesantezza - torpore
Tecnica del trasferimento del sintomo
Dopo aver indotto analgesia in un distretto corporeo
ad es. mano destra si attua il trasferimento della stessa
ad un altro distretto corporeo affetto da dolore
Si ottiene così una diminuzione delle
afferenze nocicettive e pertanto una graduale e progressiva riduzione del dolore o della sofferenza
Tecnica del trasporto del sintomo
Instaurato uno stato ipnotico medio o profondo
si sviluppa analgesia in una mano Con successivo spostamento della mano
su un altro distretto corporeo si trasporta il
“sintomo analgesia”
Con ripetute induzioni si ottiene anche in questo caso
una buona diminuzione della sofferenza
Tecnica delle visualizzazioni positive o negative
In stato ipnotico medio o profondo si inducono
visualizzazioni guidate particolari in modo da ottenere
allucinazioni sensoriali capaci di modificare
le informazioni afferenti di tipo nocicettivo provenienti dalla periferia
in informazioni meno dolorose e pertanto più accettabili dal paziente
Tecnica dell’amnesia ipnotica parziale o totale
Per utilizzare questa tecnica è necessario uno stato ipnotico medio o meglio profondo
È possibile attuarla con due modalità facendo regredire il paziente allo stato di benessere
precedente la malattia oppure facendolo progredire
verso un auspicato vissuto di benessere successivo alla guarigione
In tal modo il paziente lentamente diminuisce il ricordo delle esperienze spiacevoli legate al dolore - oppure l’ansia anticipatoria
che sempre si accompagna alle forme algiche di tipo cronico
Tecnica dell’attivazione di un tipo di riflesso condizionato di “non painful pain”
La tecnica di attivazione di un riflesso condizionato denominato di “non painful pain”
( dolore non doloroso) utilizza in ipnosi medialo stesso metodo che Pavlov aveva a suo tempo
applicato ai caniEgli creava un tipico riflesso condizionato nei cani
facendo apparire il cibo insieme o subito dopo uno stimolo doloroso
Dopo un certo numero di prove - variabile anche a seconda della razza e del sesso - lo stimolo doloroso non
era più avvertito come tale perché sempre accompagnato dalla ricompensa o “gratificazione” del cibo
Nei soggetti umani si riesce a creare più o meno lo stesso riflesso condizionato
di stimolo non dolorosoanche se meno frequentemente degli animali per un meccanismo che investe un certo tipo
di ristrutturazione emotiva nella percezione dello stimolo doloroso a livello corticale
con diminuzione o assenza di coinvolgimento emozionale a livello talamico
Tecnica dell’ “emotional flooding”
Procedimento che si avvale delle tecniche behavioristiche o comportamentiste
Viene attuato solo da ipnologi esperti
e con lunga pratica in campo antidolore
Prima si intensifica in ipnosi il più possibile profonda lo stimolo doloroso al punto da renderlo quasi intollerabile
Si passa poi quasi subito osempre nello stesso giorno
nel corso di varie sedute ravvicinate alla lenta diminuzione del dolore arrivando così
in certi momenti anche alla sua quasi completa eliminazione
Tecnica della distorsione temporale con dilatazione del passato o del futuro
Tecnica alquanto difficile
di norma riservata ai malati terminali
Secondo Aaranson, Sacerdote e pochi altri risulta efficace quando
in ipnosi il più possibile profonda si allena il malato a ritornare al tempo del benessere
precedente o a portarsi a quello successivo la malattia
Si attua appunto dilatando il periodo del benessere precedente fino al presente
oppure prolungandolo in un tempo futuro ove si prospetta un progressivo ritorno allo stato di risoluzione della
sintomatologia dolorosa
Tecnica della dissociazione parziale o totale
Con il termine di dissociazione - in questo caso specifico - si intende il procedimento di insegnare al
paziente - in stato di ipnosi media o se possibile piuttosto profonda
a ignorare o dimenticare in parte o tutte le informazioni nocicettive
che giungono alla corteccia ed alla sottocortecciadalla periferia
Con questo metodo è anche possibilecercare di far ignorare o dimenticare
le eventuali informazioni negative che possono essere registrate nella mappa cerebrale della neuromatrice
Tecnica dello pseudo orientamento
Applicata in modo particolare da Eriksone altri suoi seguaci nei pazienti affetti da tumori
maligni in fase pressoché terminale
Consiste nell’insegnare al paziente in stato preipnotico od ipnotico
come proiettarsi con modalità simili a certi momenti meditativi in uno spazio senza tempo
Con questo procedimento le condizioni di sofferenza
possono essere vissutein modo completamente diverso dal normale
con esperienze a-temporali che riducono di molto sia la sensazione di dolore sia l’ansia anticipatoria
Tecnica della commutazione dell’attenzione Realizzata specie da Kroger per la preparazione al parto -
serve per allenare il cliente a rivolgere l’attenzione - in modo selettivo
su quei distretti dell’organismo non affetti da dolore
Il metodo è molto adatto
sia nei dolori cronici di moderata intensitàsia nella preparazione fisica e psicologica delle gestanti
che possono avvalersi anche di visualizzazioni spontanee e guidate
di tipo gratificante
Tecnica dell’autotraining
Si allena il cliente a praticaregli esercizi inferiori e
molto spesso anche superioridell’autotraining di Schultzin modo da raggiungere
sia pure lentamenteun alto grado di sopportazione del dolore
Si attua così una diminuzione progressiva della sua
percezione a livello corticale e conseguente minor lettura della “neuromatrice”
Tecnica dell’autoipnosi
Si insegna al paziente già allenato ad entrare
in ipnosi media o profonda a praticarla a casa da solo
tutte le volte che lo ritenga necessario intervenendo direttamente
sul sintomo dolorein modo da diminuire la sua percezione
a livello corticale
Per ottenere buoni risultati è però necessario che il paziente sia dotato di un alto grado di disponibilità di autocontrollo - di costanza - pazienza e perseveranza
Tecnica delle psicoterapie speciali con i cosiddetti “ pain games”
Termine coniato da Sternbach per il controllo del dolore
cronico specie maligno di vecchia data
Con una serie di “transazioni”,volte allo studio psicologico reciproco tra ipnologo e paziente si valuta insieme la tecnica considerata più adatta per quel dato tipo di
malattia per una sensibile riduzione del dolore cronico
specie se maligno Tale dolore infatti è sempre vissuto - a livello corticale -
come “ intrattabile” (vedi neuromatrice) per cui il cliente è convinto che esso
non possa più in alcun modo essere attenuato
Tecnica del trattamento multimodale di De Benedittis “ Multi Modal Approach”
E’ un “approccio” al dolore cronico di tipo olistico
multimodale - per cui si cerca di stimolare il processo di guarigione creando una grande armonia
tra le dimensioni fisiche – psichiche - spirituali ed emotive del cliente
Agisce a diversi livelli in cui il “sistema dolore” si struttura e si integra dal livello percettivo-sensoriale periferico - al Pain Behavior a livello sottocorticale e da questo all’esperienza corticale di percezione specie
a livello della neuromatrice Si attua con tre modalità principali
allenamento allo stato ipnoticocondizionamento operante
trattamento psicofarmacologico
Tecnica della progressiva diminuzionedella lettura della mappa cerebrale
di A. Brugnoli
Molto efficace nei soggetti affetti da sindromi dolorose cronicizzate
specie se persistenti e di vecchia data
Artropatie croniche degenerative cefalee recidivanti tipo emicrania
dolori da arto fantasma dolori cronici post-erpetici
sindromi sciatalgiche recidivantida ernie discali riacutizzate
dolorabilità diffusa specie agli arti inferiori
senza evidenti segni di sofferenza organica
Si attua progressivamentein sedute successive
anche piuttosto ravvicinate - a volte giornalierecon le seguenti modalità
Si spiega al cliente la presenza
in qualche area cerebrale della “neuromatrice”
che si attiva spesso anche senza informazioni nocicettiveprovenienti dalla periferia
Si realizza un buon rilassamentomuscolare - tendineo e nervoso con i normali metodi di routine
per una progressiva e sensibile riduzione dell’ansia anticipatoria
Si praticano sedute di ipnosi anche lieveoppure di ipnosi mascherata se il soggetto non è adatto
Si allena il cliente
anche tramite visualizzazioni guidatea diminuire la lettura della mappa cerebrale
in modo da renderla sempre più sfocatafino a farla divenire inattiva
per periodi di tempo - dapprima brevipoi sempre più lunghi
Quando è necessario si utilizzano
varie tecniche come la dissociazione parziale
e/ola commutazione dell’attenzione
Più avanti - ai soggetti maggiormente motivati si insegna anche l’autoipnosi
in modo che possano praticarla da soli - a casa - tutte le volte che
lo ritengano necessarioalmeno per innalzare la soglia del dolore e
per allenarsi meglio a non leggere con troppa frequenza la mappa cerebrale
Si tratta di tecnica piuttosto impegnativa
ed abbastanza coinvolgenteprolungata nel tempo
che necessita di ipnologi esperti ma con risultati soddisfacenti
in una buona percentuale di casie spesso anche altamente gratificante
In certi casi è anche necessario spiegare alpaziente che l’uomo - anche nella sensazione dolorifica - è diviso in tre parti completamente
distinte che dipendono dalla divisionedella morula in gastrula e da qui ai tre foglietti embrionali - l’uno dentro l’altro - che daranno
origine in seguito a
Endoderma - apparato digerente e respiratorioAddome
Mesoderma - sistema cardiocircolatorioapparato muscolare e osseo
Torace
Ectoderma - sensi - sistema nervoso e epidermide Testa
Il sistema nervoso si sviluppa poi a livello dell’apparato digerente
intestino intelligente
del cuore con le emozioni e
della testa con la razionalità
Questi sono a loro volta rispettivamente dipendenti dal
Cervello rettiliano - stato di coscienza primitivo tra inconscio e subconscio
Cervello dei mammiferi - talamo
tra subconscio e conscio
Cervello umano o neocorteccia consapevolezza
Di norma la mappa cerebrale di qualunque tipo di disturbo ma in modo particolare per il
dolore cronico maligno si forma per
blocchi psicosomatici a livello dell’addome
blocchi emotivi a livello del torace
blocchi psicologici o psichici a livello della testa
Diviene di grande aiuto per la terapia conoscere la personalità ed il tipo di intelligenza del paziente ed in modo particolare ricercare con accuratezza di quale
tipo di blocco si tratta
E’ necessario rendere consapevole il pazientedella presenza del tipo di blocco
che congela i suoi disturbicosì che possa reagire
autorigenerandosi ed autocaricandosiper giungere fino all’autoguarigione
Come medici – psicologi - agopuntori ma soprattutto terapeuti tramite la parola
possiamo in questo modo favorire una ripresadello stato di benessere a volte anche rapido
in modo particolare quando si tratta di disturbi del primo livello - cioè
somatoformi - dipendenti dal cervello rettilianoEssi privilegiano l’addome con tutti gli organi
in esso contenuti
Come è ovvio più si avanza nella scala più diviene difficile la terapia con la parola
I disturbi emotivi - a livello del torace e di conseguenza del cervello dei mammiferi
si presentano più consci e pertanto relativamente più difficili
I disturbi a livello della testa cioè della
neocorteccia essendo
disturbi psicologici e psichici
si rivelano ancora più resistenti per il fatto che sono altamente razionalizzati e pertanto molto più radicati
entro le strutture
dei moduli cerebrali
Associazione Italiana per lo Studio della Terapia del Dolore e dell’Ipnosi Clinica
Prof. Angelico Brugnoli – Medico ChirurgoEsperto in Stati di Coscienza Modificati Neurofisiologici
Esperto Consulente del BiometeoclimalabUniversità di Milano
Dott. Maria Paola Brugnoli - Medico Chirurgo Specialista in Anestesia e Rianimazione
Perfezionamento in Agopuntura
Dott. Alessandro Norsa Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista in Psicodramma e Psicosomatica
IL DOLORE E LA IL DOLORE E LA SOFFERENZASOFFERENZA
Corso per medici, psicologi, Corso per medici, psicologi, odontoiatri e esperti del odontoiatri e esperti del
settoresettore
Parte sesta
Ipnopsicologia della sofferenza e
terapie palliative anche con agoreflessoterapia
”La sofferenza è forse l’unico mezzo valido per rompere il sonno dello spirito”
Saul Bellow – Il re della pioggia
Curare a volte, alleviare spesso, confortare sempreE. Trudeau
La Medicina dei giorni nostri è molto spesso ingiusta perché tende ad abbandonare coloro che hanno più
bisogno di aiutoS. Garattini
La Medicina spesso "non si prende cura" del paziente quando non può più "guarire";
in tal modo è specchio della Società utilitaristica ed egoistica in cui vive
S. Garattini
La vita di una persona non è una somma di sintomi o di dati di laboratorio
M. Montello
Alfonso Berroguete “Giobbe”
Simbolo biblico della pazienza e della sofferenza
Uno dei 35 stalli lignei che decorano il coro della
Cattedrale di Toledo (Spagna) (1539-1548)
A. Berroguete
artista spagnolo
del tardo Rinascimento
lavorò anche a Firenze
con Michelangelo
Si possono riscontrare vari tipi di reazione di fronte ad una sofferenza di lunga durata
dipendenti in massima parte dalla personalità del soggetto
Il punto più importante è cosa intendere con il concetto di personalità argomento questo tuttora
ampiamente dibattuto nelle sue accezioni fisiche e psicologiche
sia in campo analitico sia in campo comportamentale
La personalità dipende dafattori genetici ed ambientali e si definisce come
l’insieme delle attività che descrivono ogni comportamento intellettuale
ed affettivo di un soggetto organizzate in modo armonicoe in continuo perfezionamento
dal periodo evolutivo attraverso la maturità fino alla più tarda età
E’ il modo continuo attraverso il quale l’individuo esprimendo sé stesso si pone in continuo rapporto
con gli altri soggetti e con l’ambiente che lo circonda cercando di raggiungere mete sempre più elevate
sia in campo psicologico che spirituale
La personalità comprende – lungo il fluire del tempo -vari momenti
passaggi individuali di qualità Così ogni organismo si presenta diverso dagli altri e
pertanto unico ed irripetibileunico ed irripetibile
a livello degli istinti e degli affetti del conscio e dell’inconscio
del Sé - dell’Io e del Super Io tutti integrati su un piano in continua evoluzione che
può in determinati soggetti raggiungere valori ed aspetti elevati
anche in campo spirituale come nei geni creativiNei momenti di vera sofferenza
fisica - morale o spiritualeci troviamo davanti ad un muro dal quale
non è possibile retrocedere
E’ utile ma anche necessario organizzare
tutte le forze a disposizione
per superarlo - con qualsiasi mezzo
anche il più lontano
dalle normali concezioni di vita
dalle abitudini acquisite
dalle motivazioni quotidiane
dagli aspetti fideistici dando un significato nuovo all’esistenza che
in quel particolare momento
si modifica profondamente a tutti i livelli
Tagore - Il primo dolore
Il viottolo – nella penombra della foresta – è sepolto dalle erbacce. In quel luogo solitario improvvisamente
sento una voce alle mie spalle “Non mi conosci?”
Mi volto e lo guardo:”Sì, ti conosco, ma il tuo nome….non lo ricordo”
“Io sono il tuo dolore, quello di quando avevo venticinque anni”
I suoi occhi erano umidi e lucenti, come lune riflesse nell’acqua. Sono rimasto allibito. “Una volta eri terribile,
come una nuvola carica di pioggia. Ora hai l’aspetto pacato dell’autunno.
Forse hai perduto le lacrime di quei giorni?”
Il dolore sorride in silenzio e mi rivela ogni cosa.
La nuvola del monsone ha imparato a sorridere
come un fiore di loto d’autunno.
Gli chiedo: “Conservi ancora la mia giovinezza?”
Risponde:”Guarda la collana di fiori al mio collo”.
Guardo e m’accorgo che nessun petalo è caduto,
e dico:”Tutto è invecchiato in me, ma non la mia giovinezza che è ancora fiorita al tuo collo”.
Si toglie lentamente la collana di fiori e
me ne cinge il collo, ricordandomi:
“Quel giorno dicesti che non volevi
conforto ma dolore”.
Rispondo confuso:”E’ passato tanto tempo da
allora e ho dimenticato tutto questo,
non so neppure
dire quando”. “Io, che sono un dono di Dio, non
l’ho dimenticato e da allora mi sono nascosto.
Prendimi ora” Prendo la sua mano nella mia e gli dico: ”Anche il dolore può essere così bello?
Mi risponde:
”Quello che un tempo fu dolore
ora è solo pace”.
Da Rabindranath Tagore Lipika - a cura di Brunilde Neroni Studio Editoriale SE – Milano - 1985
Ipnopsicologia della sofferenza e cure palliative anche con agoreflessoterapia
attraverso una sintesi analitica
dei principali autori di opere importanti nel corso dei secoli
La sofferenza
ancora all’inizio del terzo millennio
necessita di un nuovo inquadramento nosologico per giungere ad una sua migliore comprensione e
terapia
non solo di tipo cognitivistico comportamentale
ma anche consapevole e spirituale
La sofferenza deve essere considerata nei diversi aspetti che coinvolgono l’essere umano nella sua totalità
e non solo a livello fisico
La sofferenza dipende da dolori fisici di tipo cronico
specie da esiti di traumi o da metastasi situazioni esistenziali sfavorevoli
compresi i traumi psicologici
Vari tipi di stress Si possono riscontrare vari tipi di reazione di fronte ad una sofferenza di lunga durata dipendenti in massima
parte dalla personalità del soggetto
Ippocrate
La sofferenza - al di fuori delle concezioni magiche o religiose
imperanti in quel tempo - è il risultato di una disarmonia interna
all’organismo
Essa è legata all’equilibrio dei quattro umori – sangue - flegma bile gialla e
bile nera
Dalla loro diversa proporzione e dall’adeguamento dell’organismo agli stimoli ambientali - come il clima - le
acque - il paesaggio ed il vivere sociale - dipende anche il
temperamento dell’individuo
L’acqua comebene comune sempre più
difficileda
reperirein molti luoghi
del pianeta,
spesso fontedi sofferenza
fisica e morale
Cartesio
In Cartesio il tema della sofferenza è svolto in maniera non certo completa
nel libro”Le passioni dell’anima”
ove analizza il meccanismo fisiologico che produce nell’anima i sentimenti
comemeraviglia – desiderio - amore e odio -
gioia e tristezza Dalla loro combinazione deriverebbero
le varie passioni e conseguente sofferenza morale
Essa è curabile solamente con la medicina morale - nella prospettiva del
dominio razionale sulle passioni
Evoluzionismo
Meccanicismo e finalismocon la
Teoria dell’adattamento
Paura – ansia - angoscia sono interpretate comeuno squilibrio tra interiorità ed esteriorità dell’essere
tra percezione conscia ed inconscia
La sofferenza diviene quindi il segnale di allarmeche mette in guardia la coscienza dai pericoli a cui sta
andando incontroin molti campi o da molti punti di vista
FREUD
La figura di Freud è importante per noi perché studiando i
fenomeni psicologici e psicopatologici giunge alla
conclusione che molte nevrosi accompagnate da grande
sofferenza - sono la rievocazione di ricordi legati ad
eventi spiacevoli del proprio passato
La psicologia moderna del resto pone l’accento sul problema
sempre più attuale della
libertà del volere
La psicanalisi poi - di cui Freud è il fondatore identifica il problema paziente con il problema
esistenza e pertanto la sofferenza è un nodo da sciogliere per donare alla vita una luce
completamente nuova
Attraverso l’analisi dei sogni Freud ricerca la personalità dentro l’inconscio
Ne deriva che la sofferenza psichica e psicosomatica sarebbero il risultato di un conflitto più o meno
accentuato
tra l’Es mondo degli istinti
l’Io momento di mediazione
tra l’Es ed il mondo esterno e
il Super-Io che si avvale di tutto ciò che è stato appreso nella vita specie in senso culturale
Così la psicanalisi diviene terapia del dolore edella sofferenza fisica e morale ed anche il mezzo per cui l’uomosi libera dei suoi condizionamenti
e dei suoi conflittiper acquisire - con sedute e colloqui successivi
il più presto possibileuna grande pace interiore
E’ stato criticato in seguito dai suoi allieviper aver insistito solamente sulle
pulsioni sessuali - molto importanti perl’essere umano - ma non uniche
nello sviluppo armonico della personalità
JUNG
Per Jung la sofferenza sarebbe invece il tentativo dell’Inconscio o Es di prevalere sulla persona o Io
“Non io creo me stesso
ma divengo piuttosto me stesso”
L’uomo negli scritti di Jung dopo aver realizzato la maturità fisica
deve tentare di espandersi dall’Io verso il Sé
che è nello stesso tempo immanente e trascendente
Il Sé stesso o profondo Sé è“Imago Dei” non certamente Dio
In questo modo l’essere umano soffreper sé stesso per tutte le contraddizioni che lo
contraddistinguono durante tuttoil secondo tempo della vita
La sofferenza sarebbe quindi il risultato delle enormi difficoltà che si incontrano
quando si tenta di integrareil conscio con l’inconscio
alla ricerca di una propria realizzazione totale
Altro tipico Mandala con un
cerchioinserito
in un quadrato
Il tipico simbolo della quaternità
quasi a voler significare la
vita ai quattro lati del cosmo
ADLER
Con Adler si sviluppa sempre a livello psicanalitico la volontà di
potenza
L’essere umano nel suo complesso è tenuto ad
autoaffermarsi
Quando viene meno lo scopo si crea una nevrosi da complesso di inferiorità che si genera già
nei primi anni d’infanzia
Così la sofferenza aumenta sempre più caratterizzando la
vita stessa dell’individuo
FROMM
Fromm si interessa in modo particolare dell’uomo globale cioè del suo specifico inserimento nelle
attività sociali
Nessuna sofferenza psichica o psicosomatica può essere
analizzata se non si prende in considerazione l’ambiente nel quale
il soggetto vive ed opera
E’ necessario quindi curare non solo il paziente ma tutta la società
nella quale è inserito
BERGSON
Bergson - premio Nobel per la
letteratura nel 1927 - grande
rappresentante della corrente finalistica
parla della sofferenza
come un destino umano dal quale non
ci si può in alcun modo sottrarre
La sofferenza è una condizione imposta
dalla società agli individui - in modo particolare
per la sopravvivenza della specie umana
Il male è connesso alla natura animale dell’uomo
L’intelligenza lo guida verso il male - con paura ansia - angoscia e disperazione
Solo la religione può frenare il superpotere dell’intelligenza
Ora però decadono le religioni e trionfa l’intelligenza…..ma porta il male
LERICHE
L’illuminismo ed il razionalismo hanno ridotto l’uomo ad un caso della natura tanto che come neurologo ha scritto
parole feroci contro il dolore e la sofferenza
“Il dolore è un dono sciagurato che sminuisce l’uomo nel suo valore, lo
rende infermo
Sempre inutile rende l’uomo più misero……
Io nego che il dolore sia parte integrante - incondizionatamente
necessaria della vita umana”
ASSAGIOLI
Ma una parola di speranza ci viene da Assagioli e Frankl
Assagioli - dopo aver sperimentato tecniche
psicoterapiche ed analitiche in voga nei primi
anni del Novecento sviluppò un metodo personale di
terapia con il proposito di formare e ricostruire la personalità del paziente
Gli dette il nome di Psicosintesi
La psicosintesi è nata come metodo di cura dei disturbi neuropsichici
Lungo il corso degli anni ha poi esteso via via le sue applicazioni al campo educativo - della scuola e della famiglia - come pure a quello dell’autoeducazione e
dello sviluppo psicospirituale dell’individuo anche come
sollievo della sofferenza fisica e morale
Al giorno d’oggi la psicosintesi costituisce un movimento di pensiero sempre più vasto in tutto il
mondo
Assagioli ha studiato per anni l’ambiente e la personalità con il suo quadrinomio costituito da
comprensione - valutazione - scelta
piano di azione
Dal punto di vista scientifico la psicosintesi siè sviluppata - a partire dalla psicanalisi - come
concezione integrale e dinamica dell’essere umano
considerato in tutte le sue componenti fisica - mentale e spirituale
E’ una vera psicologia a “tre dimensioni”che include non solo la personalità cosciente
ma anche i suoi aspetti inconsci tanto in profondità - come inconscio inferiore
quanto in altezza come Superconscio o Sé spirituale
REICHReich - dopo la scoperta dell’
“orgone” - si dedicò alla teoria dell’ "educazione ai sentimenti" che ha
importanti implicazioni nella comprensione della sessualità e nella vittoria sulla sofferenza
L'educazione ai sentimenti prende spunto dalle due maggiori scoperte
di Reich egli dapprima scoprì la "corazza muscolare"
l'organizzazione a livello del corpo della tensione cronica tesa a
bloccare l'emozione
Il laboratoriodi Reich
La seconda grande scoperta riguardava l'esistenza nel corpo della forza vitale
in forma tangibile
Si tratta del flusso della forza vitale - che viene avvertito come sensazione mentre la sua ostruzione da parte della corazza muscolare è responsabile del
blocco delle emozioni
Reich chiamò la forza vitale tangibile "energia organica“ - pensando si trattasse di
una forma di energia fisica Io penso che la forza vitale esista - sia naturale e
comprensibile - ma che non si tratti di una forma di energia fisica
Sono convinto che sia un substrato dal quale emanano energia e sensazioni
L'inibizione di tale sensazione e movimento forma la corazza muscolare
E' la forza tangibile che pulsa nel corpo
Gli dà la carica per fornirgli la capacità di sentire e si libera attraverso la
"scarica emozionale"
Negli USA esiste un progetto educativo Radix che scioglie la corazza muscolare ed accresce la capacità
di sentire
Il corpo diventa più vitale – espansivo - con una modalità espressiva più integrata - cresce la
consapevolezza di sé e la capacità a relazionarsi con gli altri ed in questo modo diminuisce la sofferenza
fisica e mentale
ERICKSON
Ormai le tecniche ericksoniane di confusione e di deviazione
dell’attenzione sono note in tutto il mondo Non si presentano però molto facili da realizzare in breve tempo,
soprattutto per il fatto che sono necessarie grandi doti di creatività, intuizione, fantasia e di conoscenza
profonda dell’anima umana - ove entro le sue pieghe si nascondono spesso
sindromi conflittuali di grande spessore Importante essere sempre preparati a
tutto - cosa che richiede notevoli capacità di osservazione ed una
preparazione molto accurata
FRANKL
L’ultimo degli psicanalisti viennesi - dopo l’esperienza di
Auswitz - ha elaborato una psicanalisi a livello mentale e
spirituale
Il suo modo di pensare alla sofferenza è molto più elevato
degli altri ed il suo motto è “dare un senso alla vita” in modo da superare oppure sublimare la
sofferenza fisica ma soprattutto morale,specie quando si è affetti
dal
“vuoto esistenziale”
“Dare un senso alla vita” nel modo migliore e più adatto
alla propria personalità, al proprio carattere all’ambiente nel quale si vive
alle persone che ci circondano con amore
· “Dare un senso alla vita” senza lasciarsi sopraffare
dalle pretese o dalle esigenze degli altri
· senza lasciarsi coinvolgere in situazioni poco adatte al normale modo di vivere
oppure al quotidiano modo di pensare
“Dare un senso alla vita”
nelle situazioni difficili, quando sembra
morire perfino la speranza
nei momenti più bui quando non si vede più nemmeno un lumicino lungo la via
nei momenti di sofferenza
quando ci si sente abbandonati da tutti
sofferenza fisica morale e spirituale
senza mai perdersi d’animo
nemmeno un minuto
con grande forza d’animo
E’ importante
dare un senso
alla vita
in molti modi
Nei monasteri orientali
la realizzazione
si è compiuta con i mandala
i simboli ultimi della vita
Koskoff
Mentre il dolore è una percezione limitata nel tempo - la sofferenza è una sindrome la cui durata è indefinita e si pone ad un livello più alto e più significativo del
dolore
Essa è una somma dell’ansia anche anticipatoria e della depressione che ne conseguono
In essa infatti - sia nel corso delle generazioni sia nell’essere umano
si è ritualizzata tutta la storia del dolore umano attraverso lo scorrere del tempo
Antonelli
La sofferenza - come tale - si prolunga nel tempo e - sebbene sia di per se stessa indefinibile
rappresenta comunque uno stato emotivo che si può esprimere con il silenzio o il grido
ma coinvolge sempre il soggetto - sia nella propria individualità psicofisica
che nel micro e macro sociale
in cui è inserito
Tart
Tart si è dedicato a indagare gli stati di coscienza alterati (SCA) o
modificati (SCM) arrivando a contestare la pretesa positivista di
considerare normale solo la condizione psicologica che è diventata comune nell'uomo moderno, occidentalizzato
Gli stati alterati o modificati non possono essere semplicisticamente definiti come "patologici“ - secondo la versione fornita dalla psicologia
"politicamente corretta"
Piuttosto bisogna ampliare il concetto di coscienza ordinaria - cercando di penetrare in altri stati di coscienza fisiologici comprendendovi condizioni
psicologiche diverse da quelle più comuni - ma non per questo di per sé stesse morbose
La psiche umana risulta essere molto più complessa di quanto hanno voluto credere e far credere molti
"ingenui" ricercatori preoccupati di esorcizzare ogni realtà inquietante
che si presenta come “misteriosa” ai loro occhi o ai loro esperimenti
In questo campo di ricerca risulta importante prendere in considerazione
il concetto di sofferenza dell’essere umano anche e forse soprattutto negli stati di coscienza modificati perché ho personalmente constatato più volte che il
rifugiarsi da parte del paziente in uno stato di coscienza modificato fisiologico (SCMF)
diviene estremamente utile per una sensibile elevazione della
soglia del dolore e del pensiero positivo
Cure Palliative
Quando il decorso della malattia diventa irreversibile e porta in breve tempo alla morte,
si evidenzia sovente un complesso quadro di problemi definito come
"dolore totale"
oltre ai problemi fisici si possono manifestare sofferenza psicologica e spirituale,
difficoltà nei rapporti interpersonali e sociali e problemi economici.
Prendersi cura del malato terminale significa quindi affrontare tutti questi diversi aspetti
della sofferenza umana.
E' questa la filosofia delle Cure Palliative, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità
definisce come
"la cura totale prestata alla persona affetta da una malattia che non risponde più alle terapie utilizzate
per raggiungere la guarigione.
Le Cure Palliativeaffermano il valore della vita, considerando la morte
come un evento naturale; non prolungano nè abbreviano
l'esistenza del malato; provvedono al sollievo dal dolore
e dagli altri sintomi fisici; considerano anche gli aspetti
psicologici e spirituali; offrono un sistema di supporto per aiutare il paziente a vivere
il più attivamente possibile sino al decesso; aiutano la famiglia dell'ammalato
a convivere con la malattia e poi con il lutto".
Il malato terminale non è un paziente come gli altri, ha intrapreso un percorso il cui esito è già noto
e deve poter trascorrere il tempo che ha a disposizione
con dignità e, se possibile, senza sofferenze fisiche, emotive e psicologiche.
E’ quindi necessario assicurare cure palliative adeguate,
dispensate da personale opportunamente formato, lasciando al paziente la libertà di scegliere
come e dove vivere gli ultimi momenti della propria vita.
Deve essere una scelta liberaSostanzialmente, i regimi proposti al malato
terminale sono due: le cure domiciliari e l’hospice,
soluzioni che si differenziano principalmente per il luogo in cui si realizzano e,
di conseguenza, per l’organizzazione degli operatori
e delle strutture necessarie. Dal sito DICA 33
CARTA DEI DIRITTI DEI MORENTI (Comitato Etico Fondazione Floriani)
Chi sta morendo ha diritto
A essere considerato come persona sino alla morte
A essere informato sulle sue condizioni, se lo vuole
A non essere ingannato e a ricevere risposte veritiere
A partecipare alle decisioni che lo riguardano e al rispetto della sua volontà
Al sollievo del dolore e della sofferenza
A cure di assistenza continue nell'ambiente desiderato
A non subire interventi che prolunghino il morire
A esprimere le sue emozioni
All'aiuto psicologico e al conforto spirituale, secondo le sue convinzioni e la sua fede
Alla vicinanza dei suoi cari
A non morire nell'isolamento e in solitudine
A morire in pace e con dignità
Ipnoterapia palliativa del dolore neoplastico per dare dignità e qualitàalla vita dei pazienti
Abbiamo già visto che esistono due categorie di dolore
1°dolore nocicettivo
caratterizzato dalla stimolazione - meccanica o biochimica - delle terminazioni nervose
superficiali o profonde cute – muscoli - ossa
dolore somatico organi toracici - addominali o pelvici
dolore viscerale
2°DOLORE NEUROPATICO
da danno anatomicoper infiltrazione o compressione
del sistema nervosocentrale e/o periferico
il dolore si presenta
Intermittente - lancinante - urentetipo scossa elettrica
associato a parestesie dolorose
Esse sono particolarmente acute nelleplessopatie e neuropatie periferiche
o metastatiche o secondarie aradioterapia e chemioterapia
Quando sono presenti le due categorie didolore neoplastico contemporaneamente
si parla di dolore misto
L’ipnoterapia si attua a gradini successivi, ma anche abbinata con una scala di farmaci adatti in
progressione
antiinfiammatori non steroidei antidepressivi triciclici
anticonvulsivanti oppioidi
blocchi antalgici fentanyl transmucoso
Come valida terapia di sostegno fisico e spirituale
sono indicate molte delle tecniche ipnotiche
già trattate per il sollievo della sofferenza
In alcuni soggetti respondersed altamente motivati
molto utile infine anche l’attivazione
dell’inconscio spiritualesecondo il metodo
elaborato sia da Erickson che da Frankl
Attivazione dell’inconscio spirituale Erickson e Frankl
Valida solo nei soggetti motivati o preparati ad essere illuminati dall’alto
o dai contenuti del Sé più profondoIn questi casi e solo in questi l’inconscio spirituale o
superiore può essere proiettato, con tecniche adatte, di norma piuttosto difficili ed impegnative - oltre le esperienze temporali - sulla soglia dell’eternità Nei vissuti di atemporalità l’anima - liberata dalla
sofferenza - può finalmente librarsisenza legami fisici e contenuti psichici deprimenti - sui
sentieri del cosmo - immergendosi nell’infinito mediante vissuti virtuali - assaporando
“momenti di grande conforto - speranza elevazione ed ispirazione”
Una visione da satellite del Monte Ararat ove si pose l’Arca di Noè durante il diluvio e
ove l’uomo iniziò il suo nuovo percorso versola creatività e la libertà - dopo la
distruzione della precedente umanità
La sofferenza fisica e morale
in modo particolare quella di vecchia data
va dunque utilizzata ed orientata
verso lo sviluppo e l’attivazione
spontanea e/o guidata
della creatività a livello personale
nei campi più consoni alla personalità
ed alle motivazioni del soggetto
prendendo in debita considerazione
il suo tipo di intelligenza
Classificazione dei vari tipi di intelligenza
Intelligenza linguistica
poeti - scrittori - linguisti
Intelligenza logico-matematica
matematici – scienziati - filosofi
Intelligenza musicale
compositori - direttori d’orchestra- musicisti
critici musicali
Intelligenza spaziale
architetti – scultori – cartografi - navigatori giocatori di scacchi
Intelligenza cinestesica
danzatori – atleti - attori
Intelligenza naturalistica
biologi - naturalisti
Intelligenza esistenziale
capi spirituali – filosofi - pensatori
Intelligenze personali
medici specialisti – psichiatri - psicologi antropologi
capi politici - capi religiosi - capi carismatici
Altre vie da utilizzare - oltre l’ipnosi - nel
dolore cronico maligno e oncologico sono
agopuntura tradizionale
agopuntura con agoreflessoterapia
agopuntura e/o agoreflessoterapia con
induzione mascherata variabile
agoreflessoterapia e induzione mascherata durante la “Tens”
agoreflessoterapia con tecniche di rilassamento
agoreflessoterapia con fitoterapia
agoreflessoterapia con omeopatia
Noi usiamo anche spesso la metodica dell’Agoreflessoterapia che consente di alleviare il
dolore inducendo ipoalgesia attraverso la stimolazione manuale e/o elettrica di aghi infissi nei punti trigger oppure stimolando, sempre con aghi,
i vari metameri dolorosi
Questa tecnica piuttosto innovativa deriva in parte
dall’agopuntura tradizionale cinese rispetto alla quale però non si avvale della sua
impostazione filosofica, come la teoria energetica Yin-Yang, che sta alla base del Taoismo, ma invece prende in considerazione i contenuti neurofisiologici e neurochimici
che ne giustificano l’impiego in vari momenti della terapia antalgica
in pratica si tratta più che altro del suo risvolto visto in chiave occidentale
I meccanismi attraverso i quali si realizza l’ipoalgesia con l'agoreflessoterapia sono:
l’inibizione segmentaria dell’afferenza nocicettiva, meglio nota come teoria del
gate-control o del cancello talamico e ciò spiega come la scelta dei punti da trattare avvenga secondo una precisa logica di localizzazione
somatica come i punti trigger l’attivazione del sistema inibitorio discendente
mediante la produzione di serotonina, oppioidi endogeni (endorfine, enkefaline) e noradrenalina preposti alla modulazione dell’afferenza algogena:
Così mediante l'aumento della produzione di queste sostanze si ottiene un innalzamento della soglia
del dolore.
Nell'utilizzo in campo ipoalgesico vanno però fatte due importanti puntualizzazioni:
l’agoreflessoterapia va intesa come un vero e proprio farmaco; come tale va somministrata in un determinato dosaggio e modalità,
sempre con le regole dell’agopuntura tradizionale, con numero e diametro degli aghi,
modalità di infissione, frequenza delle sedute, intensità e tipo di stimolazione,
in relazione alle caratteristiche del paziente ed al carattere specifico del dolore,
seacuto o cronico, nocicettivo o neuropatico
E’ possibile dunque usare l’agoreflessoterapia sia in senso alternativo,
sia come complementare alle altre più comuni
tecniche terapeutiche antalgiche Va presa in considerazione non solo quando
quest’ultime presentino precise controindicazioni o siano state scarsamente efficaci,
ma anche come una possibile alternativa
per evitare farmaci molto spesso ricchi di notevoli controindicazioni.
Sono tutte vie non ortodosse - non legate cioè alla medicina allopatica - ma a culture tradizionali
nell’ambito delle qualiil dolore è spesso tollerabile
la malattia comprensibile e la morte piena di significato seppure misterioso
come ad esempio presso gli aborigeni australiani
Al contrario della nostra civiltà occidentale
completamente medicalizzata e priva di questi valori perduti nel tempo
Solo nel nostro tipo di civiltà i soggetti affetti da dolore cronico maligno e sofferenza hanno
un’esistenza molto dura e spesso difficile da sopportare come infatti già a partire
dal secolo dei lumi
E’ assolutamente necessario mantenere nel paziente sofferente - in modo speciale se terminale - una qualità
di vita accettabile conducendolo quasi per mano fino alla fine e concedendogli di morire in tutta la sua
dignitàdi essere umano consapevole e dotato di intelligenza
creativa
E’ necessario ancora privilegiare l’umanità del paziente - ricordando l’aspetto morale da tenere sempre
presente - specie se collocato in una aspettativa del trascendente - in modo che possa accettare meglio la
realtà della sua grande sofferenza
Ben venga in questo caso anche il tecnicismo con i nuovi farmaci antidolore
sempre più utili e potenti
ma mai esasperato - come può succedere in certe strutture
fino ad invadere come spesso accade
i sentimenti più intimi e personali dell’esistenza umana
Auspichiamo pertanto che almeno nel terzo millennio possa nascere una cultura della carità e della
benevolenza - alla base di una comunità sociale più disponibile a farsi carico - nel modo più adatto - di
tutti i malati sofferenti
in modo particolare se terminali
Nella nostra professione non si finisce mai di imparare - in modo particolare
assistendo i malati terminali In primo luogo ci si analizza dentro
cercando con l’intelligenzanuove idee - nuove motivazioni e nuove possibilità di
intervento terapeutico
Poi si tenta di metterle in pratica sul soggetto sofferente - analizzando ogni
eventuale aspetto positivoSolo così è possibile ottenere risultati incoraggianti e
fare in modo che il paziente sia in grado di trascorrere giornate
il più serene possibile
E per finire…….…
Se saremo capaci con la costanza - la pazienza
la perseveranza e le nuove vie terapeutiche ortodosse e non ortodosse
di trasformare i visi doloranti dei nostri pazienti
nel viso sereno e dolce della
“Scapiliata” di Leonardo
avremo raggiunto il nostro scopo di riuscire almeno qualche volta a sollevare dal
dolore cronico maligno e oncologico
soggetti che avevano in precedenza
inutilmente tentato altri tipi di terapia
“Il dolore cronico maligno e la sofferenza
in tutte le loro varietà
quando si presentano
senza senso e senza scopo
come succede purtroppo
molto più spesso di quanto non si creda
logorano il corpo e feriscono l’anima
ma - in momenti particolari e
densi di significato pregnante
innalzano lo spirito verso
realtà di norma sconosciute “ A. Brugnoli
M42 – Osservare la nebulosa di Orione - con il suo palpitar di vita cosmica - ci solleva – almeno in parte dalla sofferenza
morale che spesso “attanaglia l’anima”
Associazione Italiana per lo Studio della Terapia del Dolore e dell’Ipnosi Clinica
Prof. Angelico Brugnoli – Medico ChirurgoEsperto in Stati di Coscienza Modificati Neurofisiologici
Esperto Consulente del BiometeoclimalabUniversità di Milano
Dott. Maria Paola Brugnoli - Medico Chirurgo Specialista in Anestesia e Rianimazione
Perfezionamento in Agopuntura
Dott. Alessandro Norsa Psicologo e Psicoterapeuta
Specialista in Psicodramma e Psicosomatica
IL DOLORE E LA SOFFERENZAIL DOLORE E LA SOFFERENZA
Corso per medici, psicologi, odontoiatri Corso per medici, psicologi, odontoiatri e esperti del settoree esperti del settore
Parte settima
Letture consigliate e siti internet
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