ao di cremona informa n. 17 aprile 2015

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Aprile | 2015 17 La cura in un gesto si mette in mostra Mappa dei nevi previene il melanoma Speciale salute donne

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Giornalino periodico Ospedale di Cremona n17 Aprile 2015

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Page 1: AO di Cremona Informa n. 17 Aprile 2015

Aprile | 201517

La cura in un gestosi mette in mostra

Mappa dei nevipreviene il melanoma

Specialesalute donne

Page 2: AO di Cremona Informa n. 17 Aprile 2015

Presidio Ospedaliero di CremonaLargo Priori 1, CremonaCentralino 0372 405 111Emergenza sanitaria 118Pronto Soccorso 0372 434 445Centro Unico di Prenotazione (CUP) 800 638 638Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) 0372 405 550e-mail: [email protected] Pubblica Tutela 0372 405 804e-mail: [email protected]

Poliambulatorio Specialistico con Punto PrelieviVia Dante 104 A, CremonaCentralino 0372 405 111

Presidio Ospedaliero Oglio PoVia Staffolo n 51, Vicomoscano, Casalmaggiore - CRCentralino 0375 2811Emergenza sanitaria 118Pronto Soccorso 0375 281 651Centro Unico di Prenotazione (CUP) 800 638 638Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) 0375 281 552e-mail: [email protected] Pubblica Tutela 0372 405 804e-mail: [email protected]

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NUMERI UTILIAzienda Ospedaliera di Cremona

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“Io penso alla salute” Open Day

Il “cuore” delle donne

Menopausa, aumenta il rischio di ictus

Vivere bene la menopausa

“Piccole tracce” di conciliazione

Come e perché donare il cordone ombelicale

Scoliosi, terapia graduale

La “mappa dei nevi” previene il melanoma

Giornata mondiale contro l’ipertensione

Cos’è l’intelligenza numerica?

La cura in un gesto si mette in mostra

Notizie Flash

Formazione

Aprile | 2015

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A.O. L’Azienda Ospedaliera di Cremona Informa N° 17 | Aprile 2015Direttore editoriale: Simona MarianiDirettore responsabile: Stefania MattioliHanno collaborato: Grazia Bodini, Daria Scalabrini, Barbara Catenacci,Sede legale: Azienda Ospedaliera Istituti Ospitalieri di Cremona Viale Concordia n 1, 26100 CremonaRedazione/Ufficio Comunicazione: 0372 405725 - [email protected] Tribunale Cremona n° 368 del 18-04-2001Grafica: Graphomedia s.a.s. [email protected]: Service Lito S.R.L. - Persico Dosimo (Cr)

Sommario

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DS

DA

Grazie all’applicativo “Camelia”, tutte le prestazioni erogate dal Centro Dia-betologico possono essere prenotate direttamente presso la segreteria ammi-nistrativa dello stesso Centro Diabetolo-gico.Segreteria che si trasforma così in un vero e proprio servizio di accettazione

come fosse uno sportello CUP decen-trato. Tale attività è garantita da lune-dì a venerdì dalle 7.30 sino a chiusura del Centro. I Vantaggi? Velocizzazione delle pratiche di prenotazione e rendi-contazione delle prestazioni. Il risultato? Utenti soddisfatti perché si sentono ac-colti, ascoltati e non perdono tempo.

Ida BerettaDirettore AmministrativoAzienda Ospedaliera di Cremona

Intensità di cura un anno dopo

Camillo RossiDirettore Sanitario

Azienda Ospedaliera di Cremona

Centro Diabetologico: prenota facile con il “CUP decentrato”

Il modello organizzativo per intensi-tà di cura è stato una vera e propria rivoluzione culturale per le nostre strut-ture ospedaliere, che sono passate da un’organizzazione ancorata ai para-digmi degli anni ‘80 a una che pone il paziente al “centro” del processo di cura.Il convegno tenutosi lo scorso 15 apri-le, dal titolo “Progetto di riorganizzazio-ne ospedaliera per intensità di cura. Un passo dopo l’altro…”, si è stata un’oc-casione privilegiata di confronto e va-lutazione del percorso fatto sino a qui.Tale riorganizzazione - iniziata nel 2013

a Oglio Po e proseguita a Cremona dal 2014 – ha presentato anche qualche difficoltà: dalle fisiologiche resistenze al cambiamento a veri e propri ade-guamenti culturali. Difficoltà che sono state però risorsa a cui attingere per re-inventarsi una modalità operativa in linea con il nostro tempo.Una fase cruciale e positiva è stata l’integrazione nei gruppi di lavoro: ri-ducendo le “barriere” del reparto, si è imparato a lavorare in equipe multidi-sciplinari e multi professionali mediche e infermieristiche.

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5Nel 2000 l’OMS ha inserito la Medicina di Genere nell’Equity Act, in cui si dice che il principio di equità implica non solo la parità di accesso alle cure di donne e uomini, ma anche l’adegua-tezza e l’appropriatezza di cura secon-do il proprio genere.

Scopo della Medicina di Genere – oggi una esigenza del servizio sanitario – è quello di limitare le diseguaglianze di studio, di attenzione e trattamento che sino ad oggi sono state a carico della donne. Ciò non significa costruire una medicina al maschile e una al femmini-le, bensì applicare il concetto di diversi-tà e garantire a tutti, uomini e donne, il miglior trattamento possibile in funzione della specificità di genere.Il convegno promosso dall’AO di Cre-mona, in collaborazione sinergica con AO di Pavia, AO di Mantova e ASL della provincia di Cremona intende affronta-

re alcuni aspetti peculiari delle patolo-gie cardiovascolari e cerebrovascolari ponendo in evidenza differenze di ge-nere in fatto di prevenzione, fattori di rischio, diagnosi e trattamenti terapeu-tici.

Un tema complementare, ma non meno coinvolgente, che caratterizza il convegno riguarda la presenza delle donne in sanità - in particolare nei ruo-li apicali - e in che misura questa pre-senza possa rappresentare un “condi-zionamento” positivo e di indirizzo per lo sviluppo della Medicina di Genere all’interno delle Aziende Ospedaliera pubbliche.

Simona MarianiDirettore GeneraleAzienda Ospedaliera di Cremona

La salute di genere a confrontoIn che modo l’appartenenza al genere, maschile o femminile, condiziona lo sviluppo delle malattie e l’ap-plicazione del trattamento terapeutico? Risponde un convegno sulla medicina di genere. L’appuntamento è per il 28 maggio 2015, ore 14.30 Aula Magna Ospe-dale di Cremona. L’iniziativa è aperta a tutti i cittadini ed è accreditata per le professioni sanitarie.

DG

Lei/Lui

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Simona Mariani (al centro) con l’equipe multidisciplinare dell’Open Day dedicato alle donne

“Io penso alla salute” Hanno partecipato in 2.000

Se è vero che la diagnosi precoce favorisce e faci-lita la cura e in molti casi garantisce la guarigione, è altrettanto vero che il timore della malattia porta, spesso, a rimuovere il rischio. Per questo è impor-tante non dare nulla per scontato e alimentare la corretta informazione rivolta al cittadino.

SPECIALE SALUTE DONNE

OPEN DAY 2015

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Anche quest’anno l’Azienda Ospedaliera di Cremona ha organizzato una giornata aperta (9 marzo 2015) dedicata alla salu-te declinata al femminile. Duemila le don-ne di tutte le età che hanno partecipato recandosi nelle sedi coinvolte (Presidio Ospedaliero di Cremona, Presidio Ospe-daliero Oglio Po, Fondazione Opera Pia Luigi Mazza). I servizi offerti per l’occasione? Visite se-nologiche, ginecologiche, cardiologiche, consulenze per la menopausa, valutazio-ne del rischio di patologie cerebrovasco-

lari in menopausa, valutazione del rischio osteoporosi, valutazione del rischio di tromboembolismo venoso.Un ringraziamento a tutte le Unità Ope-rative coinvolte, al personale medico, infermieristico e tecnico che si è reso di-sponibile e a coloro che si sono prodigati nell’organizzazione. Un grazie speciale alle associazioni di volontariato che ogni anno sostengono l’iniziativa: Apom, Aipa, Amici dell’Ospedale, Croce Rossa Italia-na, Andos, Amici dell’Oglio Po, Aida, Don-ne Senza Frontiere, Avulss.

Alcuni momenti della giornata nelle diverse sedi

Parte dello staff dell’Oglio Po che ha curato l’Open Day

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Il cuore delle donne: quali differenze di sesso o di genere? E’ ampiamente dimostrato e condiviso che l’infarto miocardico nella donna si manifesta in modo più grave rispetto all’uomo per diversi motivi: nelle donne l’infarto si manifesta in età più avanzata, di solito avviene in presenza di nume-rosi e contemporanei fattori di rischio (obesità, ipertensione arteriosa, diabete, fumo) ed infine viene spesso riconosciu-to tardivamente e curato meno aggres-sivamente.Rispetto alle diversità di genere nell’ana-tomia coronarica, il cuore delle donne è mediamente più piccolo e le arterie co-ronarie sono più sottili quindi si possono ostruire più facilmente e si prestano un po’ meno sia alle procedure di angio-

plastica coronarica sia a procedure di bypass aortocoronarico.

Di rado si parla di infarto al femminile, qual è in realtà la sua incidenza? Le campagne di informazione sono sempre state condotte al maschile ed è ancora diffusa l’idea che l’infarto sia un “problema da uomini”.Di fatto in età fertile le donne sono meno colpite da malattie cardiovascolari per-ché protette dagli estrogeni (abbassano il rischio di infarto fino a 5 volte meno ri-spetto ai coetanei maschi), ormoni fem-minili prodotti durante il ciclo mestruale, ma con la menopausa cessa la produ-zione di questi ‘scudi naturali’ e l’atero-sclerosi comincia a progredire. Le donne

A domanda risponde Bianca Maria FadinResponsabile Unità di Terapia Intensiva Coronarica UO di Cardiologia – Ospedale di Cremona

Il “CUORE”

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La relazione fra stress da lavoro e problemi cardiovascolari è uno dei fattori di rischio più incisivi per la salute femminile.

Difficilmente le donne pensano di essere a rischio di infarto, per questo tendono a sottovalutare i sintomi e non chiedono aiuto.

delle donne

SPECIALE SALUTE DONNE

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9Parte dell’equipe femminile UO Cardiologia di Cremona

quindi si ammalano in media una decina di anni più tardi, verso i 55 anni le curve di mortalità si avvicinano lentamente fino a toccarsi e confondersi, intorno ai 70 anni e dopo i 75 anni l’incidenza è molto più alta nelle donne.

Le cause più diffuse?Fra le donne giovani è in aumento l’infarto per il diffondersi dell’abitudine al fumo di si-garetta (fuma il 28 % delle ragazze), obesi-tà (+ 20%) e diabete, questi fattori di rischio sono capaci di rompe scudi e protezioni legate agli ormoni.

All’ultimo congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia Inva-siva è emerso che le donne con in-farto arrivano tardi al pronto soccor-so perché non riconoscono i sintomi o li sottovalutano… Lo studio Octavia presentato al GISE, con-dotto da 14 Centri Italiani di Cardiologia In-terventistica, su una popolazione di donne e uomini che hanno avuto un infarto, ha confermato che le donne chiedono aiuto più tardi, non pensando di essere a rischio di infarto, sottovalutano i sintomi. Accan-to alla donna che minimizza i segnali c’è spesso un medico poco incline a ricono-scere l’origine coronarica dei sintomi e a privilegiare l’origine ansiosa del disturbo.

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Quali i sintomi che devono allarmare? Nel 35% dei casi l’infarto nella donna non è preceduto dal dolore al petto irradiato al braccio, sono soprattutto le donne ad avere un infarto silente (una su cinque).

L’assenza di questo campanello d’allar-me ritarda la diagnosi e quindi le cure efficaci.Se non c’è dolore toracico però si mani-festano altri sintomi da non sottovalutare: sudorazione, vomito, ansia, mancanza d’aria, nausea senza una causa appa-rente, dolore al dorso, dolore alla man-dibola, sensazione di eccessivo affatica-mento, spossatezza tale da non riuscire a compiere le operazioni più semplici, quindi sintomi più subdoli di quelli avvertiti dagli uomini.

In che modo cambia la vita di una donna affetta da patologia cardio-vascolare? Quali le conseguenze psicologiche? La prognosi, per entrambi i sessi, dipende dalla tempestività ed efficacia dei tratta-menti in fase acuta (angioplastica coro-narica). Con maggior frequenza rispetto agli uomini, le donne non aderiscono alla prevenzione secondaria e con “fatica” adottano un programma di prevenzione

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10FATTORI DI RISCHIO CHE PESANO SUL CUORE DELLE DONNE

I fattori di rischio tradizionali – quali fumo, obesità, inattività fisica, dislipidemia, ipertensione - influenzano in modo diverso la salute di donne e uomini.Ipertensione, diabete, sedentarità e dislipidemia hanno un peso maggiore sul cuo-re delle donne (rischio di morte cardiovascolare 3 volte superiore all’uomo) fumo e alcol sono i fattori di rischio più nocivi per gli uomini.

La relazione fra stress da lavoro e problemi cardiovascolari è maggiore per le don-ne rispetto agli uomini soprattutto in quelle che oltre al carico lavorativo devono sopportare quello casalingo e familiare.

ACCORGIMENTI E BUONE ABITUDINI

Puntare sulla prevenzione che non deve iniziare con la menopausa ma divenire una abitudine che accompagna ogni età.

Praticare attività fisica aerobica (bastano 40 minuti al giorno)

Adottare un’alimentazione equilibrata privilegiando la dieta mediterranea

Imparare ad ascoltare il corpo e riconoscere i sintomi

Eliminare le abitudini pericolose (alcol, fumo, grassi, stress negativo, sale)

Controllare la pressione arteriosa, peso, glicemia, colesterolo

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SPECIALE SALUTE DONNEprimaria, inoltre, sono più espo-ste ad ansia e depressione. Ecco perché è importante migliorare

l’informazione rivolta ad un target femminile.

Se l’infarto non ha avuto importanti complicazio-ni, la vita deve tornare a essere normale introdu-

cendo e rispettando però un corretto stile di vita da

estendere al nucleo familiare e la terapia farmacologica pre-

scritta

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CURIOSITA’

Le patologie cardiovascolari colpiscono di più le donne casalinghe o quelle che lavorano fuori casa?

Un rapporto OCSE 2013 (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in 28 stati Europei ha rilevato che le donne italiane sono più im-pegnate dalle cure familiari e domestiche rispetto alle donne europee e, sommando il lavoro casalingo al lavoro retribuito, sono molto più impegnate degli uomini.

Una ricerca svolta negli Stati Uniti sottolinea come lo stress sia un fattore di rischio soprattutto per il cuore delle donne lavoratrici non tanto come conse-guenza di ruoli di responsabilità quanto di un lavoro frustrante.

Uno studio italiano su 110.000 donne ha monitorato lo stato di salute e l’in-sorgenza di malattie coronariche dal 2002 al 2010 ed ha rilevato che tra le donne occupate il rischio di malattia coronarica aumenta del 20% per ogni figlio rispetto alle donne con prole non occupate e il rischio raddoppia nelle donne con “doppio incarico” non sposate con figli.

IL BANCOMAT DEL CUOREGrazie all’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) il 9 marzo l’AO di Cremona ha aderito al progetto “Banca del cuore”. Le donne che si sono sottoposte a visita cardiologica con elet-trocardiogramma hanno ricevuto la “BancomHeat”- una card simile ad un bancomat che contiene le credenziali di accesso alla banca del cuore, ossia ad un grande database accessibile dal cittadino e dal medico di famiglia che contiene - nel rispetto della normativa sulla privacy – i propri dati clinici.

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L’incidenza dell’ictus è mediamente più alta nella popolazione maschile che in quella femminile. L’ictus è un evento raro nelle donne in età fertile, ma il rischio au-menta in modo marcato dopo la meno-pausa suggerendo un effetto protettivo mediato dagli estrogeni. Gli estrogeni hanno funzione vasodilatoria, antinfiam-

matoria e antiossidante sui vasi cerebrali e la riduzione dei loro recettori compor-terebbe una ridotta neuroprotezione e pertanto un aumento del rischio di ictus e malattia neurodegenerativa.

E’ stato però osservato, da studi riportati in letteratura, un aumento del rischio di

Menopausa aumenta il rischio di ictus

Le patologie cerebrovascolari sono per incidenza e cultura considerate di genere maschile. Sebbene l’ictus sia un evento raro nelle donne in età fertile, dopo la menopausa le cose cambiano. Ecco perché.

Maria Sessa Direttore UO di Neurologia Ospedale di Cremona

SPECIALE SALUTE DONNE

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ictus ischemico e patologie cardiova-scolari in donne che assumevano tera-pia sostitutiva ormonale rendendone così controverso l’utilizzo. I dati più re-centi suggeriscono che gli effetti degli estrogeni sulla progressione dell’atero-sclerosi e delle malattie cardiovascolari varino a seconda dell’età di esordio del-la menopausa o dall’età di inizio della terapia sostitutiva ormonale.

E’ soprattutto l’età e non il tipo di me-nopausa ad essere il determinante prin-cipale dell’aumentato rischio di ictus ischemico nelle donne a causa del calo di produzione degli estrogeni rendendo quindi l’ipotesi del “tempo”quella più accreditata e stabilendo convenzional-mente negli studi la menopausa prima dei 50 anni quale età a maggior rischio.

Mentre per donne che assumono la te-rapia sostitutiva ormonale tra i 50 e 59 anni questa comporterebbe un aumen-tato rischio di ictus ischemico, per coloro che incorrono in menopausa “precoce” la terapia ormonale assunta prima dei 50 anni avrebbe un effetto protettivo sull’ictus ischemico.

Alle considerazioni espresse sull’età e sull’assetto ormonale vanno poi inclusi i convenzionali fattori di rischio vascolare (es. ipertensione, diabete, fumo, obesi-tà, dislipidemia ecc..) quali aggravanti del profilo di rischio femminile soprae-sposto il cui controllo ad opera del pa-ziente stesso e del medico curante può rappresentare una strategia importante di prevenzione primaria. 13

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In questa fase la sintomatologia è varia anche come tempistica di comparsa: si parla di sintomi precoci quali l’irregolarità del ciclo e i disturbi cosidetti “vasomoto-ri” come le vampate e le sudorazioni not-turne. Successivamente, nella maggior parte dei casi, compaiono sintomi relativi

al deficit ormonale, ad esempio dolore osseo diffuso dovuto all’osteoporosi cau-sata dalla incapacità delle ossa di fissare calcio, cistiti recidivante, vaginiti su base atrofica, difficoltà a concentrarsi, instabi-lità umorale, diminuzione della libido, au-mento della patologia cardiovascolare.

La terapia ormonale sostitutiva (TOS) per essere efficace deve rispondere ad alcu-ni requisiti: essere pienamente accettata dalla donna, ossia non generare false paure; iniziare il più precocemente pos-

sibile; avere una durata congrua (oggi-giorno si preferisce non andare oltre i 6 anni di utilizzo). Inoltre la donna deve ac-cettare di sottoporsi ai (normali) follow-up quali pap-test e mammografia.

La terapia ormonale sostitutiva, oggi dispo-nibile in cerotti o compresse, deve essere “bilanciata”, ossia contenere estrogeno e progestinico, proprio per non indurre pa-tologie dell’endometrio (tumore dell’ute-ro). La formulazione del solo estrogeno è consentita solo alle pazienti che per cau-

se diverse hanno già avuto un intervento di isterectomia (asportazione dell’utero). Sono escluse dall’utilizzo della terapia or-monale sostitutiva le pazienti con storia familiare serrata di neoplasia mammaria e le pazienti con gravi patologie epatiche o cardiovascolari in atto.

Certamente la terapia ormonale non esaurisce le armi a supporto di questa fase. Forse più importante risulta essere lo “stile di vita” inteso come abitudine corret-ta ad alimentarsi e alla attività fisica. In cli-materio non deve essere accettato come

qualcosa dalle conseguenze inevitabili. Ad esempio l’aumento di peso è in realtà foriero di “guai” in quanto il grasso produ-ce un ormone (estrone) pericoloso. Anche per questo va curata l’alimentazione, non eccedere in apporto calorico, anzi.

Vivere bene la menopausaQuali i sintomi e i rimedi oggi disponibili?

Terapia ormonale sostitutiva quando e come va assunta?

Quali sono i pro e contro e le “regole di sicurezza”?

In che misura alimentazione ed esercizio fisico possono aiutare la donna ad affrontare questo cambiamento?

SPECIALE SALUTE DONNE

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SPECIALE ASILO NIDO

Nel nostro modello psicopedagogico sosteniamo che il nido sia un luogo cre-ato non solo per i bambini ma anche per i genitori; infatti vengono proposti sia momenti di incontro formali (colloquio iniziale, assemblea, colloqui a richiesta) sia momenti di incontro informali (festa di Natale, festa di fine anno, laboratori genitore-bambino).Grande attenzione viene posta all’orga-nizzazione degli spazi per offrire ai nostri bambini un ambiente educativo, che favorisca lo sviluppo di competenze, di sicurezza e di senso di appartenenza al gruppo.

I menù proposti al nostro nido, stabiliti con criteri dietetici dalla nutrizionista del-la ASL, danno disposizioni sulla quantità e sui tipi di cibo da abbinare per una corretta dieta alimentare.

Lo Staff educativo è altamente qualifica-to e consolidato, con formazione socio-pedagogica e lauree specialistiche. L’ingresso nella nostra struttura viene sempre preceduto da uno stage forma-tivo, utile per osservare, conoscere ed imparare la filosofia di lavoro e il nostro metodo educativo.

La partecipazione della pedagogista alle attività del nido, permette un’os-servazione attenta delle dinamiche tra i bambini e delle loro caratteristiche in-dividuali.

L’Asilo nido dell’AO di Cremona è gestito dalla Cooperativa Sociale Il Cortile onlus Largo Priori 1 presso Ospedale Maggiore Informazioni al 0372-430746

“Piccole tracce” di conciliazione

L’AO di Cremona è stata pioniera in materia di con-ciliazione attraverso l’apertura dell’Asilo nido. I bimbi da 3 mesi a 3 anni sono accolti tutto l’anno con inse-rimento possibile in ogni periodo. Aperto dal lunedì al venerdì dalle 6.45 alle 21, offre possibilità di frequenza personalizzata a seconda delle esigenze della famiglia: part-time orizzontale, part-time verticale, frequenza 3 o 4 giorni su 5.

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Come e perché donare il cordone ombelicale

Cosa bisogna fare per diventare donatrici?Per diventare donatrici nel corso del ter-zo trimestre di gravidanza, ossia dopo la 32esima settimana, è necessario rivol-gersi al Servizio di Medicina Trasfusionale che ha istituito un apposito ambulatorio (prenotazioni telefoniche al numero 0372 405461, da lunedì a venerdì, 9.30 - 15.30).

L’arruolamento avviene dopo la com-pilazione di un semplice questionario, la valutazione di esami di laboratorio che le future mamme già eseguono durante la gravidanza ed un colloquio informati-vo con un medico trasfusionista.Superata questa fase, all’ingresso in sala

Il cordone ombelicale contiene sangue ricco di cellule staminali, donarlo significa offrire una possibilità di gua-rigione ai pazienti ematologici in attesa di trapianto.

A domanda risponde Massimo Crotti Direttore UO Immunoematologia e Medicina TrasfusionaleOspedale di Cremona

SPECIALE SALUTE DONNE

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Parte dell’equipe della UO

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parto la possibilità della donazione vie-ne riconsiderata solo se sono intervenuti eventi clinici nuovi che controindicano la donazione.

Cosa significa donare il sangue cordonale e quali i vantaggi e gli svantaggi?Il cordone ombelicale, che normalmen-te viene gettato, contiene sangue ricco di cellule staminali, le stesse del midollo osseo. Cellule in grado di generare glo-buli rossi, globuli bianchi e piastrine. Una donna che decide di donare il san-gue cordonale offre una possibilità di guarigione a pazienti che per patologie solitamente ematologiche sono in at-tesa di un trapianto di cellule staminali. L’efficacia clinica di tali procedure è stata da tempo scientificamente accer-tata. Non esistono svantaggi né per la mamma né per il bambino in quanto il sangue cordonale viene prelevato a na-scita avvenuta.

Come avviene la raccolta del sangue cordonale?Non tutte le coppie sanno dell’esistenza di programmi sanitari che raccolgono il sangue cordonale donato. La raccolta avviene in maniera sicura: dopo il par-to, il sangue del cordone viene estratto lontano da mamma e bambino, posto in sacche sterili monouso, etichettate e spedite alle banche di crio-conservazio-ne entro 36 ore dal prelievo. Le unità di sangue cordonale prelevate presso l’Azienda Ospedaliera di Cremo-na sono inviate al San Matteo di Pavia per le valutazioni laboratoristiche e lo stoccaggio presso la banca del sangue cordonale. Pavia è una delle due sedi indicate da Regione Lombardia – l’altra è il Policlinico di Milano - come banca

accreditata per la conservazione di questo tipo di cellule. La procedura, essendo a carico del Ser-vizio Sanitario Nazionale è del tutto gra-tuita e viene svolta esclusivamente da strutture pubbliche coordinate dal Cen-tro Nazionale Sangue, in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti.

Per quanti anni dal momento della donazione sono utilizzabili le cellu-le cordonali?Le cellule staminali si possono mantene-re in appositi impianti criogenici alimen-tati ad azoto liquido e capaci di garanti-re temperature inferiori a - 150°C anche per 15-20 anni.

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Controlli periodici, corsetto, esercizi fisici e - quan-do necessario - la chirurgia. Sono questi i passaggi terapeutici graduali per affrontare la scoliosi. Una patologia che consiste nella curvatura anormale della colonna vertebrale e che riguarda circa il 3% della popolazione, adolescenti in primis.

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Che tipo di terapia affronta una persona affetta da scoliosi? La terapia della scoliosi è una terapia a “gradini”. Il primo gradino si basa sulla semplice osservazione, controllo perio-dico dei casi meno gravi. Il secondo si basa su esercizi specifici insegnati da ri-educatori esperti. È un primo freno alla evolutività, ma non ne garantisce la guarigione. Il terzo gradino si basa sull’as-sociazione del trattamento riabilitativo e del corsetto. Il quarto è la chirurgia.

Esercizi e miglioramento. Un recente studio italiano, pubbli-cato sulla rivista European Spine Journal, dimostra che abbinando esercizi di autocorrezione e fun-zionali sia possibile migliorare la scoliosi adolescenziale, cosa ne pensa?Gli esercizi di autocorrezione seguono il protocollo SEAS (approccio scientifico con esercizi alla scoliosi). È un approccio in continua evoluzione grazie alle evi-denze scientifiche che hanno dimostra-to che gli esercizi sono in grado di ridurre il ricorso al corsetto e in caso di corsetto

Scoliosi,terapia graduale

InformazioniRiabilitazione Specialistica Aziendale Ospedale di CremonaSegreteria tel. 0372 405346

A domanda risponde Paola FasoliRiabilitazione Specialistica Aziendale Ospedale di Cremona

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assicurano il mantenimento della corre-zione aggiuntiva. Non possono sostituirsi al corsetto, ma in associazione all’ortesi consentono di evitare gli effetti dannosi del corsetto, di aumentarne l’efficacia e di mantenere il rachide stabile durante e dopo la rimozione del corsetto.

In cosa consiste l’utilità dell’esercizio? Nel fatto che i ragazzi imparano a per-cepire la deviazione del proprio corpo, imparando il movimento che tende a correggerla. L’esercizio inoltre abitua il soggetto a mantenere correzione in ogni situazione: nella posizione eretta, nella seduta prolungata (per esempio a scuola) e nel cammino. Inoltre l’eser-cizio corregge le alterazioni determinate dalla scoliosi, migliora la flessibilità e la funzionalità globale, con minor rischio di aver male alla schiena e progressio-ne nell’età adulta. È chiaro che se la curva è troppo importante, i soli esercizi non sono sufficienti ad arrestarne l’evo-lutività. Per tali curve è indispensabile il corsetto.

Sono pratiche in uso anche presso la nostra struttura?Si, vi sono fisioterapiste dedicate che seguono i ragazzi nel corso del pomerig-gio, individualmente o in gruppi di mas-simo tre persone, per facilitare la perso-nalizzazione del trattamento. Alle sedute possono accedere anche i genitori, in modo tale da garantire un coinvolgi-mento della famiglia anche nell’esecu-zione del trattamento presso il proprio domicilio.

Quali sono le opzioni terapeutiche disponibili? Come è possibile accedervi?Oltre al protocollo SEAS, di cui abbiamo parlato, presso il nostro Servizio sono di-sponibili opzioni terapeutiche sulla riedu-cazione propriocettiva del piede e della colonna anche con supporto pneumo-elastico (secondo il concetto neuro anatomico di Bourdiol-Bortolin).La posizione eretta contro la forza di gravità ha, tra i suoi punti di riferimento, anche gli esterocettori e i propriocettori della piante del piede da cui partono le vie nervose che raggiungono il cervellet-to e i centri nervosi deputati al controllo della postura. L’attivazione dei gruppi

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muscolari funzionali, realizza il nostro ade-guamento continuo alla forza di gravità sia da fermi, sia durante il cammino ed il movimento. Il supporto pneumo-elastico consente di realizzare una sorta di inte-grazione sensitivo-motoria e sensoriale.Per accedere al nostro Servizio è neces-saria una valutazione fisiatrica speciali-sta presso l’ambulatorio dedicato all’età evolutiva con prenotazione presso il CUP oppure telefonicamente al numero ver-de 800 638 638 (da lunedì al sabato dalle 8.00 alle 20.00).

Esistono degli accorgimenti che possono evitare l’insorgere di questa patologia?Bisogna distinguere l’atteggiamento scoliotico dalla scoliosi vera e propria. L’atteggiamento scoliotico non è una patologia, ma un vizio di postura che può essere modificato e migliorato.La scoliosi invece è una complessa de-formità tridimensionale e torsionale della colonna vertebrale, che tende ad evol-versi, soprattutto nella fase di crescita rapida. La causa non è sempre nota, vi sono varie ipotesi, tra cui quella gene-tica. In questo caso non si può evitare l’insorgere della patologia.Nel caso dell’atteggiamento scoliotico, una volta individuata la causa, è possi-bile intervenire e prevenire l’evoluzione in scoliosi strutturata. È fondamentale l’intervento educativo basato su indi-cazioni ergonomiche (banco a scuola, utilizzo modo improprio dello zainetto scolastico…) e sull’utilizzo di poche rego-le per la schiena in crescita (attività fisica regolare, assenza di agonismo esaspe-rato, screening periodico dei ragazzi in crescita, ove c’è familiarità e presenza di gibbo).

I SEGNALI A CUI

PRESTARE ATTENZIONE

Un genitore può imparare ad osservare i propri figli e in

particolare rilevare se sono presenti:

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1 - l’asimmetria delle spalle2 - scapole sporgenti o “alate”3 - fianco inclinato da un lato4 - fianco deviato5 - peso del corpo adagiato da una parte6 - eventuali asimmetrie muscolari a livello del tronco7 - eventuali asimmetrie dell’arcata costale

A volte il bambino riferisce affaticamento alla schiena nella posizione eretta o dopo alcune ore seduto.

I SEGNALI A CUI

PRESTARE ATTENZIONE

Un genitore può imparare ad osservare i propri figli e in

particolare rilevare se sono presenti:

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La “mappa dei nevi” previene il melanoma

L’esame visivo della pelle è il metodo di screening più utilizzato per la diagnosi precoce del melano-ma. Ecco perché la mappatura dei nevi è una buona pratica per evitare spiacevoli sorprese e in-tervenire con tempestività

Che cosa sono i nevi? I nevi sono neoformazioni cutanee beni-gne che possono essere presenti alla na-scita (congeniti) o comparire nel corso della vita (acquisiti). Sono macule o pa-pule circoscritte che possono essere del colore della cute, marroni, nere o blu.

Ne esistono diversi tipi, qual è il più comune?I più frequenti sono i nevi melanocitici caratterizzati da una proliferazione di melanociti in prossimità della giunzione dermo-epidermica. Quelli acquisiti si pos-sono suddividere in nevi comuni e nevi atipici. I primi sono di diametro inferiore a 6 mm, simmetrici e di colore uniforme. I secondi sono invece caratterizzati da

A domanda risponde Enrico PezzarossaUO di DermatologiaOspedale di Cremona

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almeno due dei seguenti parametri: dia-metro superiore ai 6 mm, bordi irregolari o mal definiti, asimmetria, pigmentazio-ne irregolare, eritema ed accentuazione del disegno cutaneo.

Cos’è il melanoma? È il tumore maligno dei melanociti, le cellule cutanee che producono melani-na. È un importante problema di sanità pubblica in quanto se ne riscontra un au-mento di incidenza del 3-8% annuo ne-gli individui bianchi di origine europea. Nonostante questo aumento, il tasso di sopravvivenza è migliorato e questo pro-gresso è attribuito alla diagnosi precoce. Le attività educazionali rivolte alla popo-lazione tramite mass-media, Medici di Medicina Generale e Dermatologi han-no favorito le attività di prevenzione.

A cosa serve la mappatura dei nevi e in cosa consiste? Distinguere un melanoma da una lesio-ne pigmentata benigna, sia melanocita-ria che non, può essere talvolta difficile. L’esame visivo della pelle è il metodo di screening più utilizzato per la diagnosi precoce del melanoma. La visita preve-de la valutazione di tutto l’ambito cuta-neo in condizioni di illuminazione ottima-le. È molto importante la correlazione tra l’esame clinico (a occhio nudo) e la dermatoscopia, una metodica non in-vasiva che identifica numerosi elementi

morfologici non visibili ad occhio nudo. Questo metodo aumenta l’accuratezza della visita clinica ed in particolare aiuta nell’identificazione delle lesioni melano-citarie maligne.

Quando va effettuata e con quale frequenza? Il Medico di Medicina Generale invia a visita di screening i pazienti in base all’anamnesi, all’età, al fenotipo e al numero dei nevi. Sarà poi lo specialista dermatologo che indicherà con quale frequenza ripresentarsi in base alle ca-ratteristiche specifiche riscontrate in cia-scun paziente.

Ci sono soggetti a rischio? Il rischio di sviluppare il melanoma di-pende dall’interazione tra fattori esogeni (eccessiva esposizione solare o ai raggi UV artificiali dei lettini abbronzanti) e fat-tori endogeni come il fenotipo (capelli castano chiaro, biondo o rossi, occhi az-zurri/verdi, carnagione chiara e presen-za di lentiggini), numero totale dei nevi (il rischio aumenta con il crescere del numero totale dei nevi), anamnesi fami-liare (parenti di primo e secondo grado) e anamnesi personale di pregresso me-lanoma .

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In quali casi un nevo va ritenuto sospetto?Tra i vari possibili indicatori clinici per il riconoscimento dei melanomi vorrei se-gnalare il segno del “brutto anatrocco-lo”: in un individuo i nei hanno general-mente le stesse caratteristiche, il “brutto anatroccolo” è un nevo con caratteri-stiche diverse dagli altri nevi, pertanto la possibilità che sia un potenziale melano-ma è alta.

InformazioniUO DermatologiaOspedale di CremonaTel. 0372 405 316

Quanto è importante auto-controllare inei nella prevenzione del melanoma?L’autoesame è una pratica da consiglia-re perché aiuta nell’identificazione dei melanomi sottili. I pazienti che lo pratica-no sono, quasi sempre, solo quelli parti-colarmente motivati: livello culturale più elevato, familiarità per tumori della pelle, pregresse asportazioni di melanoma o di nevi. Scarse invece le risposte da parte di sottogruppi di popolazione come gli anziani. La difficoltà nel fare l’autoesa-me della pelle dipende anche talvolta dal numero eccessivo di nevi e dalle loro caratteristiche.

Una regola molto utile per individuare i melanomi a diffusione superficiale è quella dell’ABCDE ovvero:

Risulta invece meno utile nell’individuazione del me-lanoma nodulare e del melanoma acromico bio-logicamente più aggressivi. La revisione della lette-ratura ha fortemente enfatizzato l’importanza della E (evoluzione: modificazione della forma, colore e superficie) per migliorare la diagnosi.

Regole di autovalutazione per il riconoscimento di un neo “pericoloso”

AsimmetriaBordi irregolari

Colore disomogeneoDimensioni superiori ai 6 mm

Evoluzione rapida

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Giornata mondiale contro l’ipertensionePartecipa venerdì 15 maggio e sabato 16 Maggio 2015

AUTO MISURAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA

come fare un uso corretto delle apparecchiature?

Lo insegnano gli operatori sanitariPorta la tua apparecchiatura

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MISURAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA E

DOSAGGIO DELLA MICROALBUMINURIA

esame che consente di individuare precocemente le persone

ipertese ad alto rischio cardiovascolare

INFORMAZIONI URP Ospedale di Cremona 0372 405 550 [email protected] Ospedale Oglio Po0375 281 [email protected]

Venerdì 15 maggio 2015dalle 9 alle 13 Ospedale di CremonaAtrio ingresso principaleA cura di UO di Medicina Generale Ambulatorio per l’ipertensione e altrifattori di rischio cardiovascolare

Ospedale Oglio PoAmbulatori 1 e 3 - 1° pianoA cura di UO di Cardiologia

Sabato 16 maggio 2015dalle 9 alle 17Piazza Roma a CremonaGazebo angolo Galleria XXV Aprile

A cura di UO di Nefrologia e Dialisi Ambulatorio per la diagnosi e la terapia dell’ipertensione arteriosa

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Cos’è l’intelligenza numerica?

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la discalculia come un disturbo specifico dell’appren-dimento delle abilità numeriche e del calcolo. In questi ultimi anni i servizi sanitari hanno visto un aumento delle richieste, da parte della scuola, di accertare la diagnosi di discalculia evolutiva.Gli interrogativi sono diversi: quali di queste segna-lazioni esprimono una difficoltà di apprendimento e quali un reale disturbo?

A domanda risponde Maria Giovanna GardinazziLogopedista presso Polo Territoriale Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Ospedale Oglio Po

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Discalculia evolutiva, che cos’è?Esiste nella specie umana, come in altre specie animali, una competenza nu-merica innata definita da alcuni autori “number sense”. Il senso del numero sa-rebbe determinato geneticamente, al punto che bambini di pochi mesi di vita sono in grado di discriminare esattamen-te piccole numerosità di oggetti. Quindi ognuno di noi nasce con una “intelligen-za numerica”, cioè una dotazione spe-cifica che poi attraverso la cultura, il lin-guaggio e l’insegnamento formale ha la possibilità di ampliare le competenze nel calcolo e più in generale le competenze matematiche.

La discalculia evolutiva è un distur-bo caratterizzato da ridotte capa-cità nell’apprendimento numerico e nel calcolo, è così?Esatto. Si può presentare in bambini in-tellettivamente normodotati, senza pa-tologie sensoriali o altre patologie neuro-logiche, che hanno svolto una normale percorso scolastico e che non hanno manifestato specifici problemi psicolo-gici.

Quali i sintomi? I sintomi della discalculia evolutiva pos-sono emergere in modo evidente ed es-sere diagnosticati a partire dalla fine del-la terza classe della scuola primaria, ma già a partire dal primo ciclo della scuola primaria si possono rilevare discrepanze tra le capacità cognitive globali e le abi-lità di calcolo.

Come si arriva alla diagnosi?La diagnosi, da parte dei professionisti sanitari, viene effettuata sulla base di una valutazione psicodiagnostica glo-bale, generalmente eseguita presso i centri di neuropsichiatria infantile dove vengono svolti test standardizzati sommi-nistrati individualmente. La diagnosi non può essere effettuata in ambito scolastico, ma gli insegnanti sono coloro che, grazie alla formazione specifica, segnalano ai genitori even-tuali difficoltà particolari nell’apprendi-mento matematico e possono proporre l’opportunità di richiedere una consu-lenza specifica.Non tutte le difficoltà che i bambini pre-

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InformazioniNeuropsichiatria InfantileOspedale Oglio PoTel. 0375 [email protected]

sentano nell’apprendimento delle com-petenze aritmetiche sono riconducibili ad un reale disturbo specifico, ma mol-te difficoltà che il bambino incontra nel proprio percorso sono causate da altri fattori (didattica, difficoltà di attenzione, scarso esercizio..).

Come va trattata la discalculia? L’individuazione precoce delle difficoltà del calcolo permette di programmare in-terventi mirati di potenziamento o recu-pero da attuare in collaborazione con la scuola e la famiglia. Aiutare il bambino a migliorare le proprie competenze può evitargli inutili frustrazioni che possano in-terferire in modo significativo con gli altri apprendimenti scolastici.Nei casi in cui le difficoltà presentate dal bambino siano ancora presenti anche dopo un trattamento specifico, e quindi siano riconducibili ad un severo disturbo specifico, cioè ad una vera discalculia, è possibile avviare il bambino all’utilizzo di altri strumenti definiti compensativi

(calcolatrice, tavola pitagorica..) che sostituiscono le competenze che il bam-bino non riesce ad automatizzare per-mettendogli di procedere comunque nel suo percorso scolastico.

*Tratto dal seminario “Lo sviluppo dell’intelligenza numerica: valutazione e trattamento dei disturbi specifici di calcolo” che si è svolto presso l’AO di Cremona il 5 febbraio 2015 in col-laborazione con Daniela Lucangeli – Psi-cologa, Università degli Studi di Padova.

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La cura in un gesto si mette in mostra

INFORMAZIONILa cura in un gesto FOTO-GRAFIEMuseo Archeologico di San Lorenzo - Via San Lorenzo a CremonaOrario: da Martedì a Domenica 9-13 - [email protected]

Ad essere messe in mostra nella bellissima sede del Museo Archeologico di San Lorenzo a Cremona saranno le foto-grafie scattate da medici, infermieri e volontari dell’Area oncologica e dell’Hospice dell’Ospedale di Cremona.

L’esposizione è esito finale di un progetto sperimentale complesso (fotolaboratorio La cura in un gesto) che tro-va il suo naturale compimento nella restituzione alla città. Grazie all’Associazione Cremonese per la Cura del Dolore e alla collaborazione del Comune di Cremona.La presentazione a ingresso libero è per il 6 maggio 2015 alle ore 17.

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Il conferimento della borsa di studio Beat Leu-kemia ha permesso a Paola Brambilla (dottore di ricerca in tecnologie biomediche e borsista presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospe-dale San Raffaele di Milano) di dedicarsi presso l’Ematologia dell’Ospedale di Cremona all’attivi-tà di ricerca clinica e sperimentale.Chi è Beat Leukemia?Beat Leukemia (BL) e’ stata fondata nell’Ottobre 2007 come forum di discussione sul popolare social network Facebook. Il suo fondatore, Alessandro Cevenini, aveva un desiderio am-bizioso: diffondere in ogni paese del mondo consapevolezza sulla leucemia e le malattie del sangue, e offrire supporto alle molte migliaia di persone che condividono la sua stessa con-dizione. www.beat-leukemia.org

Nell’ambito del progetto “Comunicare in Ospedale” sono in preparazione delle locandine per facilitare gli utenti a individuare i loro referenti sanitari all’interno di ogni Unità Operativa/Servizio. Set fotografico per Direttori, Vicari e Co-ordinatori la cui immagine, insieme a nome e ruolo, verrà pubblicata e affissa all’ingresso dei reparti.Il progetto è in itinere.

Supporto alla ricerca clinica in ematologia

Borsa di studio Beat Leukemia

Con le foto dei referenti sanitari

Comunicare in Ospedale

ResponsabileGioachino Caresana

VicarioEnrico Pezzarossa

Coordinatore infermieristicoLuisa Granata

 

Struttura semplice a valenza dipartimentale di

DERMATOLOGIA

Responsabile f.f.

Paolo Buselli

VicarioBruno Franzini

Coordinatore

Roberto Bosoni

 

Unità Operativa di

RIABILITAZIONE

AMBULATORIALE

DirettoreFrancesco Lanza

VicarioPierangelo Spedini

Coordinatore Infermieristico

Donatella Pagliari

 

Unità Operativa di

EMATOLOGIA

DirettoreMarco Ungari

VicarioEnrico Betri

CoordinatoreGiampietro Morstabilini

 

Unità Operativa di

ANATOMIA PATOLOGICA

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Il Centro diabetologico dell’Ospedale di Cremona (diretto da Patrizia Ruggeri) organizza degli incontri psico-educativi rivolti ai pazienti affetti da diabete. Si tratta di momenti di confronto rivolti ai pazienti e loro familiari che vivono con questa condizione cronica.

Giovedì 30 aprile ore 18:00l’incontro di gruppo rivolto ai genitori di bambini e ragazzi con diabete di tipo 1.

Giovedì 4 giugno ore 18:00l’incontro di gruppo rivolto ai giovani con diabete di tipo 1.

Giovedì 25 giugno ore 18:00l’incontro di gruppo rivolto ai partner, ossia alle persone più vicine ed intime (compagno/a, marito/moglie, amico/a, fratello/sorella), alla persona con diabete di tipo 1.

La conduzione di questi momenti di confronto è affidata a Emanuela Spotti, psicoterapeuta che da anni collabora con il Centro diabetologico. Gli incontri sono stati organizzati per rispondere alle richieste dei pazienti che chiedono di essere “curati” non solo con la terapia ma anche attraverso la parola e la condivisone.

Per iscriversi telefonare al numero 0372-405718 oppure 3387730507.

Proseguono gli incontri psico-educativi

Centro diabetologico

In piazzacon successo

Oltre 130 i cittadini che in occasione della Giornata Mondiale del Rene si sono rivolti ai nostri specialisti per consulenze e visite gratuite. In occasione della Giornata Mondiale del Rene (12 marzo 2015) lo staff dell’UO di Ne-frologia e Dialisi dell’Ospedale di Cremona si è trasferito a SpazioComune nel centro storico di Cremona. Medici, infermieri e studenti si sono resi disponibili con i cittadini per colloqui informativi, questionari per la valutazione del rischio, misurazione della pressione arteriosa ed esame delle urine.

Patologie renali

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8 maggio 2015La protesi inversa di spallaSede: Aula Magna “M. Carutti” - Presidio Ospedaliero di Cremona (Largo Priori,1 - Cremona)Orario: 14.30 – 18.30Iniziativa destinata a: Medici specialisti, MMG, Fisioterapisti, Infermieri, Tecnici Orto-pedici, OSS e studenti.Quota iscrizione: gratuitoNote: è prevista una 2^ edizione dell’evento in data 9 ottobre 2015

12 maggio 2015Persone che curano persone. L’infermiere oltre i confini.Sede: Aula Magna “M. Carutti” - Presidio Ospedaliero di Cremona (Largo Priori,1 - Cremona)Orario: 9.00 – 13.00Iniziativa destinata a: tutte le persone interes-sate a partecipare, tutte le figure professio-nali sanitarie.Quota iscrizione: gratuito

28 maggio 2015Medicina di genere, Lei Lui salute a confrontoSede: Aula Magna “M. Carutti” - Presidio Ospedaliero di Cremona (Largo Priori,1 - Cre-mona)Orario: 14.30 – 18.30Iniziativa destinata a: Medici, Professionisti Sanitari e cittadiniQuota iscrizione: gratuito

Segreteria Organizzativa Ufficio Formazione e Aggiornamento Presidio Ospedaliero di Cremona Viale Concordia, 1 – 26100 Cremona Tel. 0372/405185 - Fax 0372/[email protected]

www.ospedale.cremona.it

CALENDARIO CONVEGNI E CORSI

15 maggio 2015Mamma o non mamma? Nuova legislazione in materia di neonati di madri minorenniSede: Aula Magna “M. Carutti” - Presidio Ospedaliero di Cremona (Largo Priori,1 - Cremona)Orario: 9.00 – 14.00Iniziativa destinata a: Medici Ginecologi, Medici Pediatri, Pediatri di libera scelta, MMG, Assistenti Sociali, Psicologi, Ostetriche, Infermieri, Infermieri PediatriciQuota iscrizione: gratuito

MEDICAL ENGLISHSono aperte le iscrizioni per i corsi di Medical English che si terranno nell’autunno 2015Livello Base, Intermedio ed AvanzatoSede: Aule Servizio Formazione - Presidio Ospe-daliero di Cremona (Largo Priori,1 - Cremona)Iniziativa destinata a: personale sanitarioQuota iscrizione: 300 euro iva esente