alias supplemento del manifesto - 26.10.2013

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SABATO 26 OTTOBRE 2013 ANNO 16 N.42 BROCANI CALOGERO OZU FRANCESCA ALINOVI SELF MADE URBANISM ROME RAFFAELE JAFFE BEYOND:TWO SOULS DAVID CAGE L’ ESTAS ID E LL’ ARTE ROCK, I CARI ESTINTI IL DIZIONARIO DEL SETTE ORA O MAI PIÙ, LA VITA COME UNA PERFORMANCE. L’EFFERVESCENTE PERCORSO CRITICO E CREATIVO DI FRANCESCA ALINOVI VENNE INTERROTTO DA UN BRUTALE ASSASSINIO. TRENT’ANNI DOPO, IL MAMBO DI BOLOGNA RILANCIA LA SUA POETICA

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Alias supplemento del Manifesto - 26.10.2013

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Page 1: Alias supplemento del Manifesto - 26.10.2013

SABATO 26 OTTOBRE 2013 ANNO 16 N.42

BROCANI CALOGERO OZU FRANCESCA ALINOVISELF MADE URBANISM ROME RAFFAELE JAFFE

BEYOND:TWO SOULS DAVID CAGE

L’ES

TASI

DEL

L’A

RTE

ROCK, I CARI ESTINTI IL DIZIONARIO DEL SETTE

ORA O MAI PIÙ, LA VITA COME UNA PERFORMANCE.L’EFFERVESCENTE PERCORSO CRITICO E CREATIVODI FRANCESCA ALINOVI VENNE INTERROTTODA UN BRUTALE ASSASSINIO. TRENT’ANNI DOPO,IL MAMBO DI BOLOGNA RILANCIA LA SUA POETICA

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(2) ALIAS26 OTTOBRE 2013

Il viaggiosenza finedel cinema

DETOURdi LUCIANO DEL SETTEPADOVA

●●●Lo scorso anno, primaedizione, erano arrivati in tanti ariempire la sala del cinemaPortoAstra di Padova, forse attiratidal titolo e dall’argomento:«Detour, festival del cinema diviaggio». Ma, film dopo film, lasensazione che il festival non sioccupasse di spedizioniavventurose, imprese mirabolantie sponsorizzate, né tanto menofacesse il verso all’intrepidoAlberto Angela, si era trasformataper gli spettatori in certezza. Sulloschermo passavano, sì, storie diviaggi. Ma in forma di migrazioni,esili forzati, fughe da guerre edittature, sogni mai realizzati divarcare i propri confini, stradepercorse a bordo di bus e autoimprobabili. Dentro quei viagginascevano, crescevano, sispegnevano, sentimenti e paure,speranze e delusioni. A volte finoalle estreme conseguenze. Fuoridai titoli in concorso, tra le variesezioni, ulteriore dimostrazionedella distanza di «Detour» daicodici del banale, l’Omaggio eradedicato al cinemamagnificamente folle di WernerHerzog. La conferma che la sceltadel direttore artistico MarcoSegato e della Fondazione March,artefici del progetto, era statagiusta, poteva arrivare soltantodall’edizione numero due. Fedelialla linea, Segato e i suoicollaboratori hanno messo inpiedi un cartellone che dal 15 al 20ottobre ha condotto il pubblicosulle rotte di Italia, Europa, Africa,Asia, Americhe. Documentario efiction si sono alternati sia perquanto riguarda gli undici titoli in

concorso, che gli eventi paralleli:l’Omaggio al regista americanoWes Anderson, quello deiTenenbaum, Fantastic Mr. Fox e Iltreno per Darjeeling, ma anche diBottle Rocket e Rushmore, operedegli esordi da noi uscite solo inhome video; Viaggio in Italia, che,partendo dal capolavoro diRoberto Rossellini, si è messo incammino dentro Il mio paese diDaniele Vicari, la Sicilia diCostanza Quatriglio e quella diFrank Zappa e Salvo Cuccia (nescriviamo a parte in questepagine); gli Eventi Speciali, con labarca a remi di Giacomo DeStefano lungo i fiumi da Londra aIstanbul e un autobus che porta acasa un gruppo di ragazzi delBronx nell’ultimo giorno di scuola.Prima di fermare l’attenzione sualcuni titoli che ben esemplificanolo spirito e l’anima, si speraimmortale, di «Detour», viene dachiedere a Segato se la definizionedi festival del cinema di viaggionon risulti un po’stretta e unpo’fuorviante: «Ogni volta chequalcosa nasce, si porta poi dietrodelle zavorre. Per Detour, in parte,la zavorra è rappresentata propriodalla parola viaggio. Perché quello

che passa sullo schermo delPortoAstra esula dall’uso comunedi questa parola e abbracciainvece un concetto di mobilità, dispostamento. Certo (ride, ndr) nonsi poteva scrivere ‘Detour, festivaldel cinema della mobilità’. Lagente avrebbe pensato a unarassegna dedicata ai mezzipubblici. Né si poteva usare iltermine spaesamento, che purecalzerebbe alla perfezione.Dunque, il festival continua adichiararsi ‘di viaggio’, facendocomprendere le proprie intenzioniattraverso le opere presentate».Spaesamenti, spostamenti,mobilità. Ma anche immobilitàtragica e forzata; ma anchedistanze interiori che si colmano osi dilatano, rapporti che sispezzano dopo una vita sempretroppo breve. I tre titoli vincitoriscelti dalla giuria (l’attrice AnitaCaprioli, il montatore PaoloCottignola, lo scrittore colombianoEfraim Medina Reyes e il filmakerAlessandro Rossetto), presidente ilregista Giuseppe Piccioni,poggiano con solidità su questefondamenta narrative. Il Premioper il miglior film è andato aKapringen (A Hijacking), deldanese Tobias Lindholm, giàsceneggiatore de Il sospetto diThomas Vinterberg, presentato aCannes 2012, e autore dellungometraggio R (2010). Unpassaggio della motivazione delpremio recita «Il film restituisceforti elementi di realtà senza maiscadere nella finzione piùconvenzionale». La storia parte dalsequestro nell’Oceano Indiano, adopera di un gruppo di piratisomali, del cargo danese MVRozen e dei sette uomini del suoequipaggio. A condurre letrattative per la loro liberazione,dalla sede della compagnia, èl’amministratore delegato. Sulcargo, i prigionieri lottano control’angoscia di non poter piùrivedere i propri cari. Hadichiarato il regista: «Quando lenavi cargo danesi Danica White eCec Future sono state sequestrate

nel 2007 e nel 2008, ho scopertouna realtà di cui non conoscevol’esistenza: una realtà in cui lecompagnie sono costrette anegoziare direttamente con ipirati... che guadagnano milioni di

dollari, mentre gli uomini degliequipaggi sono tenuti in ostaggioper mesi senza poter in alcunmodo influenzare il loro destino.Non potevo raccontare in un filmla verità sui sequestri accaduti

nell’Oceano Indiano, perché noncredo esista una verità. Peròpotevo fare un film sui marinai esulle loro famiglie, sui pirati e suidirigenti delle compagnie dinavigazione, perché loroesistono». Lindholm mai tesse unfilo di retorica, mai eccede neldisegnare la brutalità dei carcerierie il ruolo di vittime dei prigionieri;crea la giusta tensione senzaspogliarla dei suoi contenutiumani e disumani, rifiutandosi disacrificarla al copione dellospettacolo. Il viaggio per mare siferma, si cristallizza nell’attesa enella paura. La nave diventa l’isolasu cui regnano sovrane ladisperazione e la crudeltà.L’esotismo delle terre lontane, inKapringen, conosce un altro deisuoi definitivi e moderni tramonti.

FESTIVAL

Da qualche partenel mondo

di L. D. S.PADOVA

●●●Salvo Cuccia porta lo stesso nome, ha lastessa età (è un cinquantino), è nato nella stessaterra di Montalbano. Di mestiere, però, fa ilregista, con una certa predilezione per idocumentari che vanno a scavare non neimisteri, ma nella memoria. Il suo Détour DeSeta, 2005, è stato presentato al Tribeca FilmFestival da Martin Scorsese. Summer 82 whenZappa come to Sicily è approdato quest’anno aVenezia e poi a Padova. In attesa che esca nellesale italiane, va dato avviso ai cinquantini o più

di preparare una buona scorta di fazzoletti.Perché, lungi dal puntare al lacrimevole e alcommemorativo, il lavoro di Cuccia è unomaggio intenso e profondo non solo al grandeFrank, ma anche alla famiglia, alla band, agliamici, che hanno accompagnato il musicistanel corso della sua breve vita. Un omaggioesteso alla generosità della Sicilia e al padre delregista. Nel 1982, anno del tour europeo diZappa, che comprende una serie di tappeitaliane, Cuccia è bersagliere nella base militaredi Aviano. Lì viene a sapere che il 14 luglio, datadel suo compleanno, Frank salirà su un palconello stadio della Favorita a Palermo. Compra ilbiglietto e si mette in viaggio con il padre, cheper ragioni di lavoro si trova da quelle parti. Idue non riusciranno ad arrivare in tempo. Unamalattia porterà con sé il padre, pochi mesidopo. Per trent’anni, Salvo ha conservato ilbiglietto, insieme ai dischi di Zappa e allamemoria dei lunghissimi chilometri da Nord aSud. Ricordi trasformati nella decisione diraccontare cosa significò quella notte di musicain una Palermo assediata dalla guerra di mafia,stracolma ed euforica per la festa di SantaRosalia e la vittoria ai Mondiali di calcio; cosasignificò quella notte di musica per Frank, lasua band, i suoi tecnici. I narratori principaliscelti da Cuccia sono la famiglia (la moglie Gail,i figli Moon, Dweezil, Diva***; i parentiacquisiti, i nipoti) e Massimo Bassoli, l’amicoche per lungo tempo fu presenza costante al

IL FESTIVAL●●●Detour nasce da un progetto di Marco Segato e della Fondazione Marchper l’arte contemporanea e la cultura. Consulente per la selezione dei titoli inconcorso è Tommaso Scarsi, mentre la sezione Viaggio in Italia si è avvalsa dellavoro di Marco Bertozzi. In parallelo al festival si sono svolti tre workshopdedicati ai Carnet di viaggio con Stefano Faravelli, alla Scrittura di viaggio conGuido Bosticco, al Fotogiornalismo con Alessandro Gandolfi. Fondamentale perlo svolgimento della manifestazione il lavoro dei 40 volontari, accanto alle 12persone dello staff. Seimila le presenze di spettatori in cinque giorni, cento lamedia alle proiezioni di mezzanotte.

DOCUMENTARIO■ SALVO CUCCIA

Summer 82,l’estatedi Frank Zappa

Le fughe, i sogni mai realizzati, l’esilio, sullerotte di Werner Herzog, Wes Anderson e gli altri.Un festival che fa viaggiare lo spettatore trapirati, navigatori solitari, gesti di ribellione

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(3)ALIAS26 OTTOBRE 2013

Piove a dirotto sullo stabilimentotermale dove il divorziato Albertoha deciso di portare i propri figliper una vacanza perfetta, che forseriuscirà a mettereprovvisoriamente in ombra i suoisensi di colpa. Ma l’acqua del cieloimpedisce di godersi quella delleterme. E così, Alberto, Federico eLucia si ritrovano chiusi in unastanza, privi perfino di untelevisore cui affidare il compito dimettere rimedio ai silenzi e allacrescita dell’insofferenza. TantaAgua, firmato dalle uruguaianeAna Guevara e Leticia Jorge, haricevuto il Premio Speciale dellaGiuria. I ritratti di Alberto, padreimpacciato, e di Lucia,adolescente arrabbiata e inquietache vede pioggia e parenti comefinestre sbarrate di una cella, sonodisegnati con sorridentedelicatezza. La piccola e inzuppataodissea del tragitto verso le terme,il gruppo familiare attonito alcospetto del diluvio e del cartelloche indica una meta (la piscina)irraggiungibile, ben rappresentanola fragilità di chi, non importa seda città a città o da Paese a Paese,deve arrendersi di fronteall’imprevisto; divengono simboliefficaci di quello spaesamento cheporta lo straniero/estraneo adomandarsi ‘E adesso?’. Ci simuove, invece ed eccome, nel

documentario di Pier PaoloGiarolo Libri e nuvole, Premio delPubblico, vale a dire di quelgiudice che ignora le analisicritiche e si affida alle emozioni.Realizzato tra i villaggi delle Andeperuviane, il documentario, 45minuti, è nato dalla lettura di unarticolo di Ettore Mo, inviato delCorriere della Sera. Per tresettimane, la macchina da presa diGirolo ha seguito le vicende delleBiblioteche Rurali del Perù,indispensabili fonti di conoscenzaper adulti e i bambini quasi isolatinel cuore del cuore dellemontagne, costretti a lunghissimitragitti a piedi per andare a scuola.I libri, affermano più volte iprotagonisti, sono il germogliodella vita. Sono i libri chespingono a riunirsi nelleassemblee del villaggio, dove sidecide se sia giusto che unafamiglia compri un televisoremettendo a rischio i benefici effettidella lettura, e dove nasce lavolontà di lotta contro lemultinazionali che inquinanol’acqua con i rifiuti delle miniere.Sullo sfondo del racconto c’è lapiccola Sonia, che ogni giorno fa laspola tra casa sua e la casa delbibliotecario, aspettando l’arrivodi nuovi libri. Non si stanca disentirsi rispondere ‘Domani,spero’, e i libri finalmente

arrivano, portati a spalle da unadonna per chilometri e chilometri.

I tetti dei treni merci sono ibarconi in terraferma dei migrantiverso gli Stati Uniti, terra negata aimoltissimi che soccombono arapine, violenze, sequestri e alfucile delle guardie di frontiera.Questo racconta il duro ebellissimo La jaula de oro (Lagabbia dorata), Messico/Spagna,regia di Diego Quemada-Diez,proiettato nella sezione EventiSpeciali. Il film è la cronaca delcalvario di tre ragazziguatemaltechi, Sara, Juan eSamuel, aggrappati all’illusione dipoter raggiungere Los Angeles. InMessico incontrano ungiovanissimo indio del Chapas,che non conosce una parola dispagnolo. La loro amicizia diventatanto forte quanto vananell’inferno degli inganni, dellamancanza di pietà, delle armipuntate al petto. L’ipotesi di unfinale se non lieto almeno rivoltoalla speranza, quasi invocato dallospettatore, si spegne nella sceltadel regista di raccontare soltantola nudità dei fatti. I titoli inconcorso comprendevano Theforgotten Kingdom, regia deldocumentarista americanoAndrew Mudge. In breve: losbandato Atang vive aJoannesburgh, campando di birrae di scarse risorse. La morte delpadre lo riporta nel natio villaggioin Lesotho. Qui ritrova Dineo,amica d’infanzia divenuta donnasplendida. Grazie a lei, Atang siriconcilia con la terra d’origine,impara di nuovo a confrontarsicon le tradizioni dei suoi antenati,torna a comprendere la bellezzadella natura. Lo sguardo di Mudgesa mettere a fuoco un mondo alui, per forza di distanze culturali,sconosciuto. Ma la mano gliscappa quando non resiste allascelta di immagini ad effetto, aesagerare caratterizzazioni comequella del ragazzino che si unisceon the road ad Atang, a cercare ilucciconi della platea nellarisoluzione dei drammi familiari.Sempre in concorso, l’elveticoHiver nomade (Inverno nomade),di Manuel Von Stürler segue ipastori Carole e Pascal con il lorogregge di pecore, durante latransumanza. Seicento chilometritra il gelo e la neve della Svizzera

del Nord, un documento visivoche dà prova della relatività deltempo nonostante facebook e glismartphone.

Altra prova, quella che, se lodesideri ad ogni costo, un viaggioriesci comunque a farlo, viene daMon Petit, Spagna, documentariodiretto da Marcel Barrena. Chimeglio potrebbe sostenere questaaffermazione, se non AlbertCasals? Ventenne paraplegico, conla sua compagna Anna e pochieuro in tasca arriverà daBarcellona alla Nuova Zelanda:trentamila chilometri in duecentogiorni, senza bagagli, provvistosoltanto di coraggio e spinto daldesiderio di non piegarsi al suohandicap. Speciale come lasezione che l’ha ospitato, RiverWater è un work in progressdiretto a quattro mani da PaoloMuran e Nicola Pittarello. Lacoppia di registi ha seguito la sciadella barca a remi di Giacomo DeStefano, mentre, via fiume,percorreva i cinquemila chilometriche separano Londra da Istanbul.Se parlate a Giacomo di ‘impresa’,lui, dall’alto del suo metro e 95 dialtezza, lancerà su di voi unosguardo contrariato. De Stefanonon ha sponsor, equipaggiamenti

speciali, finanziamentiistituzionali; la barca, sei metri, èuna normalissima barca. Il suopercorso d’acqua è una lungariflessione rivolta a tutti sullapossibilità di vivere tornando aguardarsi intorno, adottando ilritmo della lentezza, rivolgendoalle persone e all’ambientel’attenzione che meritano, facendodi un momento di sosta unmomento di pensieri. Chi avràtrovato il messaggio in bottiglialanciato da Giacomo nel Tamigi?Sognare di partire, e per realizzareil sogno comprare unmastodontico camper; portare abordo abiti, viveri, attrezzature,una chitarra; aprire e studiaremappe, vedersi già ‘là’. Julien eSimon sono pronti a lasciare ilpaesino della Francia che liimprigiona. Ma andare via sirivelerà utopia destinata arimanere tale. Le radici familiari ele paure nascoste sarannoavversari troppo forti. MobileHome di François Pirot esplicitacon sorridente amarezza ildesiderio di fuga, l’abbandonodell’ordinario, il gesto di ribellione,che ciascuno di noi coltiva dentrodi sé. Inutilmente. Anche questo,oggi più che mai, è viaggio.

fianco dell’artista. La figura di Zappa vienedisegnata attraverso le testimonianze di chicontinua ad amarlo, e le immagini della salaprove allestita in casa, dei concerti in simbiosicon la chitarra e la folla, dei giochi con i figli,delle pause e degli scherzi durante i soundcheck. È questo il musicista che il tour in Italiaporta a Palermo; che, complice Bossoli, va aPartinico per cercare la casa paterna al numero13 di via Zammatà ed eventuali parentisull’elenco telefonico. Lo fa a metà tra il serio e

il faceto, mentre rimane disorientato dallapovertà, dalla mancanza di strade asfaltate,dall’immobilità dei luoghi. Ma non rinuncia alsorriso, e prima di provare racconta alla bandcosa ha visto, concludendo «Però se laspassano!». La cronaca di quanto avvenne lasera del concerto passa attraverso le sequenzedi un palco annegato nel buio dello stadio etroppo lontano dalle gradinate dove siedonoventimila ragazzi. La musica arriva svuotatadella sua potenza, la protesta cresce. E quando

la polizia ritiene che sia diventata eccessiva, cidà dentro con manganelli e lacrimogeni. Frankè spaventato non sa cosa fare. Gli appelli allacalma cadono nel vuoto, si perdono tra le urla.Il concerto viene interrotto dopo un’ora e seiminuti. Ma lo spirito positivo di Zappa riesce aportarsi a casa cose buone: l’incontro conTanino Liberatore, il creatore di Ranx Xerox,che realizzerà la cover dell’album del tour, Theman from Utopia, dove compare anche unostriscione da stadio «3 a 1 Vaffanculo», risultatodella finale mondiale Italia - Germania; laversione inglese di Tengo na minchia tanta,composta durante le prove da Massimo Bossoli«Frank era incantato dal suono della parolaminchia», ricorda Massimo ridendo; leregistrazioni di voci e rumori raccolti nellestrade. Ma Salvo ha bisogno di qualcosa ancoraper considerare compiuto il suo omaggio. Vuoleche gli Zappa volino dall’America a Partinico,trent’anni dopo. Così avviene. E ildocumentario racconta, allora, il conferimentodella cittadinanza onoraria, le musiche di Frankeseguite da un’orchestra, via Zammatà e l’auladi una scuola intitolate al musicista, Dweezilche suona in mezzo ai bambini, l’incontro con iparenti, gli album di foto bianco e nero, ilbanchetto in onore degli ospiti. È commozionebella, forte, non di circostanza. Il migliorcomplimento al lavoro di Cuccia lo avrebbefatto Zappa. Una sola ed eloquente parola.Minchia. Con tanto di punto esclamativo.

In copertina, la criticae docente Francesca Alinovi.Foto di Valeria Medica

GERENZA

Il film sul Toureuropeodel musicistache si esibìalla Favoritadi Palermoe andò allaricerca dei suoiparenti siciliani

In alto: locandina del festival, «La jaulade oro», «Mon Petit», foto grande: «Rutade la luna», a destra: «Tanta agua»,sotto, da sinistra: «River», «Poor Folk»,«Mob Home», Frank Zappa e una scenadel film di Salvo Cuccia

dal Guatemalaa Los Angelesun duro percorsodi sopravvivenzae crescita:«La jaula de oro»sarà nelle nostresale dal 7novembre Il manifesto

direttoreresponsabile:Norma Rangeri

a cura diSilvana Silvestri(ultravista)Francesco Adinolfi(ultrasuoni)

in redazioneRoberto Peciola

redazione:via A. Bargoni, 800153 - RomaInfo:ULTRAVISTAe ULTRASUONIfax 0668719573tel. 0668719557e [email protected]://www.ilmanifesto.it

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(4) ALIAS26 OTTOBRE 2013

di GIANLUCA PULSONI

●●●«L’unica maniera percomprendere il cinema e lafigura di Franco Brocani è quelladi vederne la naturaessenzialmenteantigenerazionale; sia rispetto alcontesto cinematograficoitaliano dell’epoca che di quellopolitico. Nonostante il suopercorso sembri tra i più classici,nei risultati il suo cinema èqualcosa di unico, irripetibile,irriducibile». Così Giulio Bursinel libretto dell’edizione dvd diquattro film di Franco Brocani,edita dalla Ripley’s Home Video(prezzo di listino, 14,99 euro): illungometraggio Necropolis(1970); i cortometraggi È ormaisicuro il mio ritorno a Knossos(1967), Lo specchio a forma digabbia (1970) e La maschera delMinotauro (1971). Si tratta di unaoperazione importante, prodottada una società come la Ripley –di cui val la pena ricordare fra lealtre lodevoli uscite dvd, alcunifilm di Chris Marker – e curatada un ricercatore di grandetalento come Bursi – di cuiricordo, fra le diverse «azioni»svolte, il multidisciplinare lavoroin corso sull’opera di AldoTambellini (assieme a PiaBolognesi), e l’incredibileretrospettiva «The Night and theDay» svolta a Vienna nel 2011,dedicata al cinema sperimentaleitaliano dal 1905 al 2010(co-curatela di Federico Rossin).

Ora, parlare del cinema diBrocani (classe 1938)significherebbe iniziare undiscorso lungo, non contenibiledentro lo spazio di un articolo digiornale: un discorso su un certo

modo di intendere e fare cinematestimoniato in Italia. Può peròessere comunque utile unasintesi in merito, e a questopunto si può ancora farriferimento a quanto scriveBursi, in uno degli interventi dellibretto dell’edizione, inrelazione ai cortometraggi diBrocani presenti nel dvd – per lacronaca, titoli a loro tempoinclusi nella retrospettiva daltitolo Franco Brocani. 11 cortiper la Corona, a cura dello stessoBursi e Alessandro De Francesco,per il Lucca Film Festival del2010: «È quindi fondamentaleche questi film sianosopravvissuti e che si possanooggi mostrare: la loro visionerafforza non solo l’idea (peraltrodiffusa) che il cinema di FrancoBrocani sia nonimmediatamente sovrapponibilea tutto quello che in Italia è statoufficialmente «indipendente» o«underground» (come sappiamo,egli non entrò mai, per scelta econvinzione, nel giro dellaCooperativa CinemaIndipendente, e parlandone conlui si può capire quanto pocoabbia pesato nel suo percorsoquella parte di avanguardiaromana e non). Il suo essere offfuori dall’off, lo rende non soloun elemento di cerniera tradiversi livelli di sperimentazioneche cozzavano tra loro in queglianni, ma anche e soprattuttouno dei pochi alieni del cinemaitaliano, come lo sono stati forsei soli Marco Ferreri ePierfrancesco Bargellini».

Cosa invece restituirebbe oggila lezione di Brocani, attraverso ifilm raccolti in questa edizione?Suggeriamo: l’efficacia di una

idea di cinema capace disopravvivere ai tempi, quindi aldi là della forma. Si presti peresempio attenzione alla libertàespressiva dei suoi tre corti. Se siva oltre la concatenazione tra leloro strutture anti-narrative e laraffinata textura letteraria dicitazioni e riferimenti presenti,oltre una configurazionedell’immagine audiovisivadebitrice di certa pop art, perprestiti figurativi e stilizzazioniespressive (Brocani: «Questoprocesso è all’origine della popart: prendi una cosa che èconsolidata iconicamente oletterariamente e la riproponi inuna chiave diversa»), lavori comeÈ ormai sicuro il mio ritorno aKnossos, Lo specchio a forma di

gabbia e La maschera delMinotauro possono oggipresentarsi come documenti,prove, «memorie» di un farecinema dove l’invenzione nonsembra subalterna aschematismi o generi, nétantomeno riducibile alla sommadelle parti.

Si può però suggerire altro, ecioè che questo cinema – al di làdelle poetiche e politiched’autore in gioco – restituiscaimmagini di un certo modo diintendere il rapporto tra film ecreatività «sintomatico» di unacultura visuale che ora –giocoforza – si ripresenterebbecome un qualcosa di altro, comeframmento per una possibilestoria delle mentalità dell’epoca:

non tanto il come si era, maquanto – invece – il come sivedeva. Si consideri alloraNecropolis, sublimazione dellavoro dei corti. È un filmpressoché impossibile daraccontare, la cui descrizione deltempo – a firma dello stessoBrocani – recita in un passaggio:«Tenendo conto dell’ideologiadei frammenti, Necropolis puòconsiderarsi luogo dell’eccesso,in senso morale: è la città dellamorte perché è la città della vita,e viceversa». Qui, la città inquestione è Roma, rivisitata – percitare ancora Bursi – nel suo«mito della città eterna (città delcinema culla della culturaeuropea)», luogo mentale di unsovvertimento continuo delsenso, dove i suoi incredibiliattori-personaggi ritornano oggi’ascoltabili’ alla maniera dimemorie dostoevskianeprovenienti da un altrove a noiprossimo: oltre l’underground diun’arte, direttamente dalsottosuolo psichico della nostravita sociale, come tracceoccultate di un inconscioculturale con il quale ristabilireun legame che sembra andatospezzato.

È forse da questo punto divista che si può vedereNecropolis come – davvero – unfilm-culto.

Nel 1962 con Sanma no aji (Il gustodel sakè) si chiudeva la carriera di unodei più grandi registi ed autori chesiano mai apparsi sulle scene dellasettima arte, il film rappresenta infattil’ultimo lavoro diretto dal grandemaestro giapponese Ozu Yasujiro chesarebbe scomparso, ancorasessantenne, l’anno seguente.

Recentemente però negli archividella televisione nazionale NHK èstata ritrovata una copia di un film perla televisione sceneggiato dallo stessoOzu nel 1963, l’anno della sua mortequindi, e che per lungo tempo sicredeva perduto. Si tratta di Seishunhokago (La giovinezza dopo scuola)diretto da Yosei Hatanaka, undramma familiare che tocca tutti itemi che il grande regista ha saputoelevare ad arte nei suoi capolavori, daViaggio a Tokyo, votato come migliorfilm della storia dai registi nelladecennale classifica stilata dal BritishFilm Institute nel 2012, fino a Tardaprimavera, solo per citare due fra i piùconosciuti. Le vicende narrate inquesto film per la televisionericordano molto da vicino Tardaprimavera, si svolgono infatti tra le duecittà giapponesi più importanti, Tokyoe Kyoto, e raccontano il rapporto frauna figlia che sembra non volerdecidersi a sposarsi e la sua famigliapreoccupata per questa situazione, untema insomma tipicamente oziano.

Il film è stato riproposto su uncanale satellitare della NHK il 14 ed il22 ottobre, cinquant’anni dopo il suoconcepimento e la sua prima messa inonda. Non si tratta certamente diun’opera diretta da Ozu ed è inoltreco-sceneggiato assieme a Ton Satomi,lo scrittore dal cui romanzo lo stessoregista trasse Tardo Autunno nel 1960,ma ci dice molto di come Ozu fossemolto aperto all’innovazione edisposto a provare nuove strade, percerti versi un modernista moltoattratto dalla novità, apparentementelegato al passato ma con un occhiomolto eccentrico e particolare rivoltoal futuro dell’espressione visiva. Nel1963 la televisione non era ancora ilcentro del focolare domestico chesarebbe diventata da lì a qualche anno,distruggendo di fatto il suo fratellomaggiore, il cinema, sul finire degli annisessanta, il piccolo schermo portò alfallimento o al collasso più di una casadi produzione cinematografica. Quindiper gli autori abituati a lavorare per ilgrande schermo la televisione eraancora un territorio spurio edinesplorato, quasi minoritario, Ozupassato dal cinema muto a quellosonoro ed attraversato il periodobellico, con questo film ritrovatosembrava voler espandere la suapoetica anche sul piccolo schermo eforse portare in un nuovo campo everso nuove direzioni quell’ «anticinema», nella bella e ficcantedefinizione che gli ha dato un altrogrande regista di una generazionesucessiva come Yoshida Kiju , che necaratterizzava lo stile e che rende lesue opere ancora estremamentecontemporanee e dal punto di vistacinematografico una fonte inesauribiledi ispirazione.

OZU YASUJIROIL FILM RITROVATO

ORIENTEESTREMO

DI MATTEO BOSCAROL

DVD

Brocani, memoriedal sottosuolo

Il lungo «Necropolis» e tre magnificicorti ora disponibili in un unico dvdper la Ripley’s Home Video

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(5)ALIAS26 OTTOBRE 2013

SOCIETASRAFFAELLO SANZIO

Avevo già scritto parlando del teatro delleAlbe dell’unicità della regione EmiliaRomagna che ospita e sostiene la maggiorparte dei gruppi teatrali di ricerca infattiancora una volta, per la sesta edizione, vain scena a Mantica, nella sede storica delgruppo, l’interessante festival pensato dallaSocìetas Raffaello Sanzio, che in questaoccasione riunisce i suoi fondatori:Romeo Castellucci (Leone d’oro allacarriera nell’ultima biennale teatro diVenezia), Claudia Castellucci, ChiaraGuidi (Premio nuovi maestri NicoGarrone). Domani ultima e ricca giornatache comincia alle 17 al Teatro Comandinicon la Prima Assoluta di Tifoneliberamente tratto da Conrad,concerto-teatro per pianoforte e «viola»adattato e diretto da Chiara Guidi con lemusiche originali di Fabrizio Ottaviucciche saranno entrambi in scena; a seguirealle 18.30 ci sarà un incontro di critica su«Il movimento volontario. Atletica edanza come esempi di opposizione eoltrepassamento della realtà» con ladanzatrice Silvia Rampelli a partire daalcune frasi di Paul Valéry tratte dal libroDegas Danse Dessin; alle 20.15 il breve film(15’) di Alain Cavalier L’illusioniste da 24portraits; alle 20.30, da non mancare, il ritosonoro «Le giovani parole» dellabravissima Mariangela Gualtieri poeta edrammaturga (fondatrice insieme aCesare Ronconi, che la «guida» anche inquesta occasione, della compagnia dellaValdoca). A chiudere l’intensa giornata laperformance di Kinkaleri «Everyone getslighter – All!» (alle 22) a cura di MassimoConti con Marco Mazzoni: «... alfabetogestuale che coinvolge il corpo nelle suepotenzialità coreografiche: dinamica,intensità, velocità, potenza….il pubblicopuò guardare oppure parteciparesperimentando il codice e riscrivendoparole in movimento». La SocìetasRaffaello Sanzio è attualmente il gruppopiù significativo nell’ambito della ricercateatrale italiana e dopo le polemichesull’ultimo spettacolo di RomeoCastellucci Sul concetto di volto nel figlio diDio che è stato accusato di blasfemia daalcuni oltranzisti cattolici che peraltro nonavevano visto lo spettacolo, potremovedere il suo nuovo lavoro al teatroArgentina di Roma dal 30 ottobre al 3novembre nell’ambito del FestivalRomaeuropa in prima nazionale: The fourseason restaurant (titolo che si riferisce allacontroversia occorsa a Mark Rothko,1958, quando il pittore rifiutò diconsegnare le tele al lussuoso ristorantedi Manhattan che gliele avevacommissionate) in cui il tema è lanegazione dell’immagine nella societàdell’immagine, pretesto usato daCastellucci per tornare sui temi più caldidella sua ricerca: «La sottrazione, cherisucchia anche la luce nei vortici dei buchineri, da negazione si trasforma in inizio:dove le immagini spariscono e la lingua ditutti i giorni non funziona, emerge ununiverso incarnato da presenze femminilie dalle rime che Hölderlin ha dedicato allaMorte di Empedocle, non a caso unatragedia incompiuta… Il rifiuto e lasolitudine dell’artista, il suicidio del filosofo- Empedocle si toglie la vita gettandosinell’Etna -, l’opera incompiuta: perCastellucci sono lo sfondo a «un atto dicesura dal contratto sociale», dove si aprelo spazio per costruire drammaturgia,identificandone l’essenza non nelcontrasto tra i personaggi ma, come nellatragedia greca, nel confronto tra scena epubblico». Da non perdere!

di ALBERTO CASTELLANO

●●●Messinese classe 1957, Fran-cesco Calogero ha girato il suo pri-mo lungometraggio di fiction a 30anni e ora ha appena terminato leriprese del suo sesto film arrivato a13 anni di distanza da Metronotte(2000). Sei opere in poco più di 25anni è una media che in genere ap-partiene a quegli Autori/Maestriche inscrivono la loro poetica an-che in gestazioni lunghe e tormen-tate o a tutti quei registi che sonocostretti a prendersi lunghe pauseper oggettiva difficoltà produttive,scarsa visibilità, incapacità/impos-sibilità a fare un cinema di richia-mo sia esso d'autore o popolare,artistico o di genere.

Calogero non appartiene a nes-suna di queste due categorie per-ché è il tipico cineasta del qualeil cinema (almeno quello italia-no) ha 'bisogno', perché non sene sta a girare i pollici nell'attesache qualcosa accada, dividendo-si tra set di fiction e documentarie cortometraggi, produzione e re-gie teatrali e liriche, didattica eformazione e festival che dirige(attualmente il «Valdarno Cine-ma Fedic»), trova sempre mododi comunicare e applicare la suapassione e il suo entusiasmo. Eora con Seconda primavera è tor-nato a girare nella sua Messinanella quale era ambientato an-che il suo film d'esordio La genti-lezza del tocco (1987) che lo fececonoscere alla critica e in alcunifestival.

●Di cosa parla «Seconda prima-vera»?E' un film corale suddiviso in capi-toli che seguono l'avvicendarsi del-le stagioni. I quattro protagonistisono abbinati appunto a una sta-gione: una ventenne primaverile,un trentenne estivo, una quaran-tenne autunnale, un cinquanten-ne invernale. Sono quattro storieraccontate da punti di vista diversiche coinvolgono tanti altri perso-naggi. Si parte dalla primavera pertornare alla primavera anzi alla«seconda primavera» che allude –un po' profeticamente visto chequesto film l'ho pensato alcuni an-ni fa – alla seconda primavera del-la stessa città di Messina che gra-zie alla recentissima svolta politi-ca locale, sta conoscendo una nuo-va rinascita.

●Esordisci anche come produtto-re. Il film infatti è prodotto dallatua neonata società Polittico.Ho deciso di mettere in piedi unamia casa di produzione, sono con-vinto che in questa fase storica delcinema italiano, i film indipenden-ti d'autore si possono solo autopro-durre. E per il nome della societàmi sono ispirato al polittico di SanGregorio di Antonello da Messina,uno dei nostri fiori all'occhiello ar-tistici. Polittico in greco significa«molte pieghe» e il riferimento aldipinto composto da molti pezziallude all'incompletezza del pro-duttore indipendente ma l'ho scel-to anche per l'assonanza con «poli-tico» nel senso godardiano del farepoliticamente cinema. Credo cheoggi quando si parla di cinema a

low budget si devono ottimizzare icosti gestendo con intelligenza ri-sorse ed energie e puntare di piùsu una dimensione autoctona. Adesempio per Seconda primaveraho potuto contare sulla collabora-zione della Sicilia Film Commis-sion e di varie istituzioni messine-si, l'Università di Messina con glistudenti del Dams che durante lalavorazione hanno dato un appor-to importante in tutti i settori, laProvincia, il Comune, il Museo, ilTeatro. E quasi tutti gli attori a par-te i più famosi Claudio Botosso e

Tiziana Lodato, sono messinesi.Grazie a tutto questo ho potuto gi-rare in quattro settimane a settem-bre e ora comincia la fase dellapost-produzione.

●La critica ha spesso apprezza-to il tuo stile asciutto, classico,sobrio e per «La gentilezza deltocco», «Nessuno» (1992) e «Cin-que giorni di tempesta» (1997)qualcuno ha citato Rohmer e An-tonioni.Non posso che essere lusingatoda questi paragoni, Rohmer è un

autore che ho sempre amato ed èstato citato già in occasione diuno dei miei primi Super8 La cavi-glia di Amelia, titolo che richiamail rohmeriano Il ginocchio di Clai-re. Anche Antonioni è un maestrodi riferimento come Bertolucci eRossellini.

●Come vivi la condizione di un

cineasta che gira un film di fic-tion con lunghe pause?Con serenità. In realtà faccio ifilm che di solito mi piace andarea vedere. Il problema per un regi-sta è di farsi trovare pronto quan-do deve girare. Sokurov dice cheun regista è come un atleta, deveessere sempre allenato altrimentisi arrugginisce.

●Per «Seconda primavera» seitornato a girare a Messina, latua città. E' anch'essa un luogodell'anima?Non so se la si può considerare unluogo dell'anima. Diciamo che èuna città capace di sprigionare bel-lezze e suggestioni maggiori diquelle che può immaginare chi laconsidera semplicemente «la cittàdello stretto». Poi per un cineastaè un problema di sguardo, dellasua capacità di penetrare in luo-ghi e atmosfere nascoste che van-no al di là del semplice sfondo.Messina sa essere affascinante erespingente, ha dei luoghi moltosuggestivi come il porto, per ilmio film mi servivano le atmosfe-re delle varie stagioni e il giardinoprincipale diventa quasi il quintoprotagonista.

●A proposito della rinascita mes-sinese, pensi che questa esperien-za politica si possa considerareun laboratorio indicativo anchea livello nazionale?L'attuale sindaco di Messina nonè espressione di qualche partito, èstato in prima fila in varie batta-glie tra cui quelle per i diritti civilie per il ponte sullo stretto, un per-sonaggio stravagante e anticonfor-mista, amico del Dalai Lama, chedopo molte resistenze si è convin-to a candidarsi riuscendo a starefuori dai giochi dei partiti e rifiu-tando anche l'appoggio dei 5 Stel-le per essere completamento libe-ro di portare avanti il suo program-ma e sta già concretamente realiz-zando cose nuove per Messina,una città di 250 mila abitanti conla media di otto emigranti al gior-no. È un esperimento molto inte-ressante ma non si può considera-re un modello, soprattutto perchésul piano nazionale entrano in gio-co altre logiche.

IN LAVORAZIONE ■ IL RITORNO DEL REGISTA SUL SET

La seconda primaverapolittico messinesedi Francesco Calogero

moderati arabi < 235 236 237 >

Le ripetute violenze della polizia marocchina, avvenute durante il viag-gio nel Sahara del funzionario dell’Onu Christopher Ross, sono state re-golarmente oscurate dalle Tv di Rabat e di Madrid (periodistas-es.com).

Si raccontanole quattro stagionidella vita, ma siallude anchealla secondastagionedella sua cittàdi frontea una svolta

Due scene dal film «Secondaprimavera», foto in basso: FrancescoCalogero

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di IVO BONACORSI

●●●L’Enfatismo arrivò nell’estatedel 1983, sulle pagine della rivistaFlash Art, con un testo teorico (ilsuo manifesto) di FrancescaAlinovi, l’intervista ad alcuni artistidel gruppo ed numero limitato diimmagini. L’articolo vennepubblicato con una affettuosa epurtroppo macabra nota editorialedi introduzione (In luogo di unformale necrologio preferiamopubblicare…). Questo, tra gli ultimiismi del XX secolo, si affacciò damorto sulla scena delcontemporaneo. Come tutti i mortiviventi - dai vampiri fino aglizombies dei film di Romero -apparve come una disordinata sfidaall’ordine costituito. Divenne unbizzarro oggetto teorico in grado dichiudere un secolo che di manifestiera ingombro, dal Futurismo fino alSituazionismo. Nacque e morì conla sua autrice. Una meteora perdescriverne la traiettoria,l’inevitabile caduta e l’istantaneodissolvimento. Qualcosa di maivisto o la deludente prova di unpiccolo orgasmatico collettivo diartisti di provincia? Unprecocissimo trailer che illustrò,involontariamente, nei giorni dellamelma che seguirono l’omicidio diFrancesca Alinovi, i tic del nuovocirco artistico-planetario,sviluppatosi sulle rovine delpostmoderno.

La militanza creativaCi sono però certezze, fragilielementi reali e peculiari di unpiccolo gioiello di sottocultura, chesopravvivono alle errate decodifichedell’aggettivo. Esiste la veranarrativa dell’Enfatismo e,soprattutto, la sua tensione versoun futuro. Francesca Alinovi avevaa cuore questo progetto e occorreimmaginarlo nella sue realizzazionie non solo come sua ultima,febbrile attività critica. Purtroppo,venne relegato dalla cronaca nerain un angolo recondito della storiadell’arte italiana che rischiò dioffuscare la figura di FrancescaAlinovi come critica militante. Cosac’era di così inaccettabile, per ilsistema italiano, in quel disegnoche cercava di conciliare il dilemmadi ogni bohème e illuminava quellazona di imperfezionie tra arte evita? Va ancora stabilito quantol’Enfatismo operasse comelaboratorio di cultura per Alinovi(«io sono come i miei artisti…»),perché non fu un semplicedivertissement. Da soli, a raccontarequella eredità, basterebbero glisviluppi successivi della GalleriaNeon come luogo centrale per lagiovane arte italiana. Unesperimento di coltura in vitro che

Francesca fece nascere, investendopersonalmente, nella produzionedei primi eventi. Quel futuro cheapparve nel testo teoricodell’Enfatismo come ipertrofico,egotista e gonfiato dell’Enfarte, èoggi sotto gli occhi di tutti, maAlinovi arrivò a nominarlo, aindividuare, frontiere e contorni,prima di molti altri. Come quelTorno Subito che Maurizio Cattelanappese dieci anni dopo il big-bang,nella sua prima vera personale(proprio a Neon).

Il Manifesto Enfatista è precedutoda un testo operativo persino piùestremo e più politico: il catalogodella mostra Ora! Se lo si comparacon quello della galleria Neon nel1983, con disegni autografi diFrancesca Alinovi, tipografate dame e calligrafate per il testo diClaudio Bacillieri da Gino

Giannuizzi, tutto sembra esseresuccesso: «Dimenticare e nonvedere, per volere scomparire. Pernon essere visti ed esseredimenticati. Per esserci solo inquell’istante in cui l’opera vienefatta e poi cancellarsi».

Per decriptare il testo, occorreriferirsi al cinema sperimentale, aldesign, alla poesia , alla moda e alteatro: insomma, alla tanto studiatae amata performance. «Non sono ioche ho raccolto queste opere,comunque, sono loro che sonovenute a precipitare addosso a me».Fu proprio una mostra collettiva, adefinire il registro di quello scritto.Gli enfatisti e l’enfatismo nonesistono ancora, ma un gruppo digiovanissimi (anagraficamenteattorno ai 20 anni) artisti,performer, fotografi e musicisti siraccoglie e organizza attorno a

Francesca Alinovi. «Essere liberi datutte le collocazioni spazialipossibili: parete, spazio, iperspazio.Quadro, installazione, performance.Sperimentazione e massificazione.Aperto e chiuso. Dentro e fuori. Quie Ora, solo Ora. Ho appeso le operedi questi artisti nella mia stanza esono uscita a passeggiare nellacittà».

Dentro la stanzaLa mostra si intitolava Ora! Sullacopertina, una foto scattata daBarbara Fenati in cui tre figuremaschili mimano un tableauvivant, una posa tratta daNightHawks di Edward HopperL’ambiente è scarno (le prima sededi Neon) quasi uno studio in cui siricrea l’atmosfera urbana. Sullospecchio, nella foto, la scritta Ora!in tre lingue. Oltre a quella italianaappaiono quella francese(Maintenant), il tedesco (Nur), chesignifica adesso o solo ed è forse unibrido tra nun e Ur ora, l’inglese(Now). Le lingue del dadaismostorico e del suo viatico: Parigi,Berlino, New York. Fin qui, tutto nelsolco della grande correntesottoculturale della New eNo-Wave. In cui Alinovi inserisce lasua Now!-wave: «Ora! E una mostrache deve esserci ora o mai più!»,scrive nell’introduzione al catalogoe Maintenant fu più esattamente iltitolo della rivista autoprodotta daArthur Cravan all’inizio del XXsecolo. Ecco dunqueproto-enfatismo e proto-dadaimo.Arthur Cravan, molto caro a Picabiae Duchamp, morto

L’ARTE DELLA PERFORMANCE

UN RITRATTOATUTTO TONDO

CONVEGNO, VIDEO E DOCUMENTI IN MOSTRA

La lungimiranza di una studiosa doc

L’«enfatismo»è una malattiamolto creativa

●●●Francesca Alinovi viene ricordata al Mambo di Bologna con unamanifestazione che prevede più iniziative. Oggi, una giornata di studi (acura di Claudio Marra e Gino Gianuizzi) indagherà sulla sua attività dicritica militante, mentre la sala video della collezione permanente delMuseo d'arte moderna viene dedicata alla presentazione di documenti,curata da Sabrina Samorì, così da restituire la complessa stratificazionedegli interessi della studiosa e la sua lungimirante attenzione verso ognifenomeno artistico emergente. Pubblicazioni, elaborati autografi,fotografie, corrispondenze e altre testimonianze, individuati e raccoltifra gli eredi, gli amici e gli archivi del Mambo ripercorreranno le diversetappe del suo lavoro. Accanto alla selezione, un video di Veronico Santiche documenta testimonianze recenti di diverse personalità dell'arte,tuttora attive a New York, con le quali Francesca Alinovi intrattennerapporti di lavoro e di amicizia. Fino al 17 novembre.

Al Mambo di Bologna viene ricordata la figura di FrancescaAlinovi, critica militante e «animatrice» cosmopolita degli anniOttanta, la cui vita venne spezzata da un brutale assassinio

FILMSTUDIO●●●Riapre dopo la pausa estiva lo storico cineclub romano di via degliOrti d’Alibert 1/c (Trastevere) con un programma dedicato al cinemaclassico (ore 17 e ore 20): Citizen Kane (Quinto Potere) il film d’esordio delventicinquenne Orson Welles (1941) in versione originale con sottotitoli,ispirato alla vita del magnate dell’editoria William R. Hearst. Alle ore 22.10lo stile contemporaneo, l’esperienza ritmica e visionaria di La leggenda diKaspar Hauser di Davide Manuli (2012) con Vincent Gallo, Silvia Calderoni,Fabrizio Gifuni, Claudia Gerini, un film che ha girato più di cinquanta festvalinternazionali. Fino al 29 ottobre, lunedì 28 chiuso per riposo settimanale.

Francesca Alinovi con i suoi artisti,le performance musicali e la copertinadi «East Village»

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misteriosamente in Messico,precursore riconosciuto di ognistrategia dello scandalo eprecocissimo nell’arte di creareopere smaterializzate e irreperibili.La locandina del suo incontro diboxe con il professionista JackJohnson figura sulla copertina dellibro Dada-Antiarte e Post Arte,libro storico a cui Francesca avevadedicato le sue ultime ricerche eche ucì nel 1980. Ecco l’intenso emeditato gioco di rimandi esimulazioni tra un percorsoaccademico e il tracciato del suopersonale e originale approccio alcontemporaneo. Mondi chevenivano a completarsi, culturaalta, artisti cult, movimentid’avanguardia si intrecciavano, inun orizzonte per l’arte cheFrancesca Alinovi delineava comein uno spartito aperto fatto di

incontri e felici coincidenze. Tantele procedure messe in atto daAlinovi, ma conviene restare ancoraun momento su una poesia e untesto che lo chiudevano quelcatalogo di David Rattray (graffitikids…). Rattray, oltre a essere unpoeta conosciuto, è uno dei miglioritraduttori americani di AntoninArtaud. L’Artaud che scriveva nel’47 un testo importante su VanGogh e la sua follia, quello perinterderci sull’«artista suicidatodella società». Dunque con Artaud,l’automatismo, lo sfiorare l’idea dimalattia (L’enfatia è come unamalattia) si riempie un’altra dellecaselle nel gioco selettivo diFrancesca, fatto di scelte personali erimandi. Si tesse la trama di unacouture ultima, molto preziosa permettere a punto un linguaggio fattodi referenze nel solco Dada e

Surrealista, che percorre tutto queltesto febbrile e convalescente che èil manifesto enfatista. È su questastoria elettiva che bisognaapprocciare il testo crudo, cheesordisce così: «L’Enfatia è comeuna malattia, è l’estasi del mettersiin mostra». La scelta di un disegnoubuesco larvale, di suo pugno,chiosa i contorni del manifesto edevolve in una spirale che ricordaautomatismo e psichedeliasurrealisti. Dunque Jarry, Cravan,Artaud, Schwitters. Il manifesto èscritto di getto ed è venato deldisagio esistenziale, generazionalema soprattutto personale cheFrancesca stava vivendo, anchenella sua relazione con un artistadel nostro gruppo, FrancescoCiancabilla, riconosciuto poi dallagiustizia italiana responsabile delsuo omicidio.

Street lifeLa Settimana della performance fusenza dubbio il primo terreno disperimentazione di ciò chediventerà l’Enfatismo. La quasitotalità dei suoi artisti si formarono,all’interno di questa manifestazioneinternazionalmente nota (a partiredal 1977 portò con sé il meglio dellascena artistica mondiale da MarinaAbramovic a Laurie Anderson, daPeter Gordon a Luigi Ontani). Gliartisti dell’Enfatismo, che delleprimissime edizioni erano statisemplici spettatori, a partire dal1980, grazie a Francesca Alinovi, siritrovarono in cartellone. La scenasi era ribaltata come in una favola.Ma per capire per quale ragione ungruppo di studenti che partecipavaai seminari teorici di Alinovi sulDada e l’arte moderna si ritrova alcentro di un suo disegno artistico epersonale, occorre riferirsiall’energia di una città. Pensare allascena musicale di Bologna, alla suaincredibile street life chel’accomunavano a un’altra capitaledel contemporaneo, New York.Occorre il coraggio teorico dichiudere il cerchio e operare per vietangenziali con gli altri eventiinternazionali da lei organizzati.New York e la sua mostra Italianwave da Holly Solomon, l’amiciziae i testi scritti per Luigi Ontanispesso in performance a TheKitchen e non ultimi, tutti i viaggi ela sua attività di ricerca nei quartierisensibili di NY così come nelleuniversità americane. In quesi testiseminali Francesca parla dellaburocratizzazione dei no-profitspace e la sua attenzione si rivolgesempre di più verso lapubblicizzazione della nascentescena dell’East Village. Era unibrido di culture (tra cui quellablack) di cui si stava impregnando.C´è bisogno di luoghi dovesviluppare questa sensibilità, unavolta tornati a casa e Neon di GinoGiannuizzi, e Valeria Medica (a cuiassocerei Maurizio Vetrugno) con illoro spazio e lavoro fornirono quelsupporto che fece somigliare i localidi via Solferino a un club di NewYork. Ecco allora riapparire piùdefinita se non la frontiera, il suoconfine liquido. Il quartomondoenfatista era allo stato gassoso e siespandeva e consolidava di qua e dilà dall’oceano.

di NATASHA CECIBERLINO

●●●Fino al 3 novembre lo spazionGbK di Berlino ospita la mostraSelf Made Urbanism Rome.Informal Common Grounds of aMetropolitan Area. Un percorsostorico e inevitabilmenteframmentato attraverso la viaCasilina, rimodellando i confini diuno spazio urbano su una ineditaarte del contemporaneo, sulle ormedi una città «auto-organizzata».Roma come simbolo archetipo dialtre metropoli percorse damigrazioni, interne ed esterne, dovel’abusivismo non è meramente unfatto legale, e dove l’idea di benecomune, di spazio pubblico, è ametà strada tra le contraddizioni ele possibili chimere di nuovimodelli sostenibili.

L’esposizione fa parte di unprogetto di ricerca interdisciplinaree internazionale sull’informalitàeuropea iniziato nel 2009(www.SMUR.eu) e «l’intentoiniziale era quello di produrre lamostra a Roma e poi di portarla inaltre città europee», dice AntonellaPerin, co-fondatrice del Self-MadeUrbanity project, «molti elementiparalleli si possono tracciare anchein contesti diversi. Purtroppo aRoma non siamo riusciti a trovareun reale interesse per questetematiche e per questo motivoabbiamo proposto la mostra aBerlino. La curiosità è stata dasubito molto alta: alcune delleproblematiche storiche romanecome la gentrificazione haraggiunto livelli notevoli anche aBerlino, ma sembra che nonci siano concrete strategieper affrontarle, o ancorapoche pratichecollettive».

La ricerca si sviluppalungo l’idea diinformalità e autoorganizzazione non

solo di una «città costruita», maanche di fenomeni sociali epratiche politiche (e di costruzione)dal basso, in un serrato confrontotra fenomeni diversi nello spazio enel tempo e che rimbalza da Romaad altre città europee.

Tuttavia, per Susanna Perin,fondatrice del Self-Made Urbanityproject «per l'Italia e per Roma,concretamente, i fenomenidell'informalità appartengono allaquotidianità e vengono connotatinegativamente. Non si leggono ifenomeni dell'auto organizzazionecome un pregio, uno sforzocollettivo e un'attività politicapartecipativa (dal basso!).L'informalità è una realtà che vienedenigrata perché non corrispondeall’ideale della ’città europea’.Vorrei spingermi oltre e aggiungereche il tema sembra tabù e vorreianche aggiungere che nell’ambito

di Roma non abbiamo trovato unavera comprensione per il nostroapproccio (artistico e di ricerca) eper la nostra pratica transdisciplinare, cioè quella di fondareuna mostra su due pilastri: quellodella ricerca urbana, urbanistica,sociologica, etnologica e quellodella ricerca nell'artecontemporanea. Quest’ultimaspiega anche la presenza di moltiartisti non italiani nella nostraesposizione. Possiamo dire anchesemplicemente che Berlino econcretamente la nGbK ci ha datol'opportunità di produrre unamostra trans disciplinare con benotto produzioni artistiche fatteappositamente per questaesposizione, comunque vorremmoportare la mostra a Roma edentrare in discussione e inconfronto con un contesto locale».

L’immaginario dell’esposizione sisnoda attraverso i lotti, le borgate,le occupazioni, i conflitti sociali chedefiniscono i margini di unquartiere, attraverso l’incontro dimovimenti, e lo scontro conl’anticolonialismo di ritorno. Amarcare questo tracciato ci sonovideo, foto, piantine, installazioni.Dalla Pantanella dell’inizio deglianni Novanta, ritratta da StefanoMontesi nel suo reportage ShishMahal, passando per il Pigneto, ilMandrione, i «bambinidell’acquedotto» nel film diGiuseppe Ferrara del 1959, ilCasilino 700/900, Tor Bella Monaca,la Borghesiana.

Lo sguardo scorre sui documentid’archivio del movimento operaio,il Parco di Centocelle e la sua Festainterculturale Roma, le foto di JoelSternfeld per la campagna romanache evocano l’eterno gioco diRoma con le sue rovine, una cittàmatrigna dal seno sformato sucui non può che posarsi, allafine, la voce definitiva diPasolini per le strade di

Sabaudia e per le mura di Sana’a.

MOSTRA ■ SELF MADE URBANISM ROME

Roma a Berlino:gli strati informalidi una metropoli

Per la studiosa,la vita erauna performance.«Non sonoio che ho raccoltoqueste opere,loro sonoprecipitareaddosso a me»

A destra: foto di Stefano Montesi, sottofoto di Joel Sternfeld

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INTERVISTA

David Cageun autoreche amala personalitàdei giochiindipendenti

di FRANCESCO MAZZETTA

●●●Federico Ercole,intervistando Willem Dafoe,protagonista del nuovo gioco diDavid Cage/Quantic DreamBeyond: Two Souls (o Beyond: DueAnime), parla di questa opera, sulManifesto del 15 ottobre scorso,come di un «non-videogioco» e diun «non-film». La nonappartenenza ad un medium inqualche modo codificato (pure sequello videoludico è tutt'oratumultuosamente in fieri) è la cifradi quest'opera in cui David Cage facompiere un passo avanti alla suapersonale - e sicuramenteaffascinante - idea di «OperaMultimediale Interattiva» (perusare la definizione «alternativa» e«dotta» proposta da Marco AccordiRickards). Le sue opere precedenti- Fahrenheit (2005) e Heavy Rain(2010) - erano funestate da unsistema d'interazione, il cosiddetto«Quick Time Event» in cuidovevamo muovere il pad, ijoystick analogici, premere ipulsanti in corrette sequenzecoordinate alle indicazioni presentisullo schermo, solo in qualchemisura riferite a quantoeffettivamente accade nel gioco,trasformando i giochi stessi in unasorta di Guitar Hero narrativo. Manon per questo chi scrive avevainserito quell'anno Heavy Rain trai «perché no» dell'annata: perquanto il gameplay fosse scollegatodal fluire della storia, non era ilproblema maggiore dell'opera,superato di gran lunga dal finale inuna storia dal potente ecoinvolgente pathos cheindividuava il colpevole di una

trama da giallo d'impianto tuttosommato classico in unpersonaggio che pure avevamodirettamente controllato e conesso contribuito a salvare vittimeed a svelare il mistero. L'effetto è lostesso della conclusione delfamoso romanzo di AgathaChristie L'assassinio di RogerAckroyd (pubblicato anche coltitolo Dalle nove alle dieci) dove siscopre che l'assassino è lo stesso ionarrante che fino alla fine ci hacondotto nei meandridell'indagine assieme all'ineffabileHercule Poirot. Ma l'effettospiazzamento è ricercato dallaChristie e trovato in manierascientifica e narrativamenteaccurata, mentre Cage ci lascia allafine del suo Heavy Rainesclusivamente con domandesenza risposta. Per questo èinnegabile che con Beyond: TwoSouls Cage giochi meglio le suecarte. Intanto il sistema dicontrollo è semplificato e perquanto le performance delgiocatore influenzino losvolgimento del gioco non gli è piùrichiesto di prodursi in acrobazievideoludiche in cui il minimosbaglio può portare alla morte diuno dei protagonisti. Poi la storiadi Jodie - che Beyond ci propone diseguire dalla primissima infanziaalle soglie dell'età adulta - collegataad un entità eterea di nome Aidenviene sconvolta in un intreccio chesalta da un punto all'altro dell'arcotemporale apparentemente inmaniera causale: dalla vita nellafamiglia adottiva, alla permanenzanel centro di ricerca dove il dottorNathan Dawkins (impersonato daDafoe) studia il suo legame con

Aiden e con la dimensione da cuiproviene, all'ingaggio da partedella C.I.A. con missioni dispionaggio e di esecuzione dinemici politici, alla sua fuga ed allasua vita di strada, fino al ritorno daNathan e dalla C.I.A. per un'ultimamissione che consenta di arginarel'invasione del nostro mondo daparte delle forze della dimensionealternativa.

Fin dall'inizio ci accorgiamo chel'aver fatto interpretare a degliattori in carne ed ossa - di più: adei bravi attori - i personaggi delgioco non è stato un vezzo perrichiamare il pubblicocinematografico ma riesceveramente, in particolare per Jodie,interpretata da Ellen Page, aimprimere un profondo pathos alpersonaggio. Ellen Page riesceperfettamente a ricreare il disagio ele lacerazioni dibambina/ragazzina/adolescenteche si confronta con persone checostantemente la considerano

qualcosa a metà strada tra unastrega ed una cavia da laboratorio.Senza questa intensainterpretazione non sarebbe statocredibile in un videogioco il«livello» in cui una Jodie in fugadalla C.I.A. si ritrova a vivere instrada tra gli homeless, amendicare un tozzo di pane, arubare in un supermercatol'indispensabile per sopravvivere, afar nascere, in un casermoneabbandonato la figlia di una donnaridottasi a vivere in strada persfuggire al fidanzato che lapicchiava una volta venuto aconoscenza della gravidanza. Maquello che colpisce maggiormentein Beyond è chefondamentalmente tutto ilvideogioco è una riflessione sulgioco stesso. Tutti noi -videogiocatori - siamo Aiden:l'entità soprannaturale (non a casogestita in prima persona) chesegue Jodie, la protagonista delvideogioco, e la protegge

consentendole d'arrivare allaconclusione. Aiden è collegato aJodie da una sorta di cavo di lucecome il cavo - materiale oimmateriale nel caso del wireless -che collega il pad con cui locontrolliamo alla consolle. Aiden adifferenza degli altri personaggi - especialmente di Jodie - non ècaratterizzato da un avatar maanzi, nei disegni che ne fa Jodiebambina, è una sorta di blobinforme perché non è un individuosolo ma l'insieme sfocato di tutti ivideogiocatori che l'impersonano.Aiden arriva da una dimensionediversa che si teme possa invadereil mondo: il mondo dei videogiochicome li vede David Cage,avventure sempre più proiettate ariscrivere in senso interattivo ilmedium cinematografico, invasoda alieni che portano terrore escompiglio. Questi videogiocatorialieni sono i creatori di videogiochiindipendenti? i «modder»? igiocatori dei titoli «massivemultiplayer»? (Tra l'altro occorresottolineare en passant che Beyondpuò essere giocato in modalitàcooperativa da due giocatori).L'unico elemento certo è cheBeyond, ludicamente emetaludicamente, c'indirizza versoun'orizzonte videoludico diverso altrend odierno in cui a prevaleresembrano essere i «casual game»ed il multiplayer attraversoun'opera che riscrive il mediumvideoludico «come se» le avventuregrafiche non fossero ormai ungenere residuale ma al contrario sifossero attestate come genereguida di tutto il medium.

di FEDERICO ERCOLE

●●●È destino delle grandi operequello di dividere il pubblico e lacritica, di essere amate o odiatepoiché, come l’amante della poesiadi Catullo, suscitano sentimenticontroversi e inafferrabili chesfociano drammaticamente nellapassione e nel rifiuto. Se si leggonole recensioni di Beyond sui sitispecializzati si trovano voti chevanno dalla grave insufficienzaall’eccellenza. Una cosa è certa,Beyond di David Cage va premiatoper il coraggio con cui è realizzato,per come sfugge ai luoghi comunidi un modo di pensare i videogiochiche va dal becero machismo adun’accademica noia, per essereprima di tutto un’esperienza nuovae emozionante. Abbiamo incontratoa Roma David Cage, lo scrittore e ilregista di Beyond Due Anime.

●Come ti senti adesso che il lungoviaggio di Beyond è finito, èsoddisfatto dei risulatati ottenuti?Mi sento sollevato perché durantegli anni che sono occorsi persviluppare Beyond spesso ho avutopaura di non farcela. È stata unavera sfida per noi. Abbiamo puntatocosì in alto che talvolta temevamo

Beyond: Two Soulsil non-videogioco

LUDOTECA

Un sistema di controllosemplificato, un orizzontevideoludico differente,bravissimi attori protagonistiWillem Dafoe ed Ellen Page

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(9)ALIAS26 OTTOBRE 2013

di F.E.

●●●«Beyond presenta situazioni eambienti eterogenei per emulare lanaturale diversità in quindici annidi vita del personaggio. Il gioco èun viaggio emozionale e naturaleintorno al mondo», così scriveDavid Cage per commentarel’immagine del sole che statramontando sui profili montuosi,sabbiosi e fordiani dellaMonument Valley, uno dei tantiscenari della sua opera. Lacontinua variazione di generi epanorami trasforma la storia diJodie in una riflessione sullanarrazione attraverso le immaginie sul rapporto dialettico che lavisione di una storia intrattienecon la memoria di chi la stavivendo. Attraverso la messa inscena dei ricordi dellaprotagonista, rappresentatiattraverso toni e coloridell’immaginario semprecangianti, Cage ha inventato unsinfonismo ludico delle emozioniin cui non è solo il racconto el’empatia con i personaggi giocatia stimolare i sentimenti delgiocatore ma le suggestionisoggettive e lo shock emotivocausati dalla variazione dei registridella storia e dello scenario.Sebbene a qualcuno possasembrare scarna e ripetitiva, forseperché gioca solo con le dita, lagiocabilità di Beyond è invecestratificata, sofisticata e metafisicaperché ci fa giocare con gli occhi econ la memoria. È proprio inquesto contrappunto ludico tracorpo e cervello, tra senso eintelletto, tra ricordo eimmaginazione, tra emozione eazione che Beyond (esclusiva perPlaystation 3) rivela la sua unicità ela sua grandezza divenendo lacronaca interattiva di una vita chesi fa cornice di quella di tutti e ungenere nuovo, che deriva dallasomma di tanti. C’è ilmelodramma verista e insiemefantastico del segmento intitolatoHomeless, in cui Jodie vive comesenzatetto per le strade innevate diun’algida metropoli; la rilettura inchiave soprannaturale dellegeografie western quando laragazza in fuga viene ospitata dauna famiglia di indiani Navajo;l’horror ultradimensionale conreminescenze lovecraftiane dicreature dall’altrove che invadonola realtà; la commedia domesticadi una cena e della sua

preparazione; la tragedia intimistadi un tentativo di stupro nellosquallore macho di un bar; ilfanta-thriller adolescenziale allaStephen King; l’azione avventurosatra James Bond e Indiana Jones; lafantascienza dickiana che speculasullo spazio che non è galattico mainteriore; la lotta allasopravvivenza di un Rambodonna, esile e disperata, contro ilsistema; la cronaca agonistica esportiva di una corsad’allenamento e deicombattimenti in palestra.

Si trascorre da un ricordoall’altro di Jodie come se si stessepasseggiando in un museointerattivo dei generi dellaletteratura, del cinema e delvideogioco che hanno contribuitoper secoli a raccontare l’umanitàche li ha concepiti. Beyond non èsolo l’opera di David Cage ma di

tutti coloro che lo giocano esoprattutto dei membri deiQuantic Dream che hannocontribuito alla sua realizzazionecon il lavoro, la perizia tecnica e ipropri sogni. Lo stesso Cage havoluto ribadire l’importanzafondamentale dei membri deiQuantic Dream facendoli salire -più di centocinquanta - sul palcodel Grand Rex Theatre di Parigi, ilcinema colossale e magnifico, nelsuo titanico anacronismo, in cui siè svolto il lancio di Beyond: in unmondo dove anche gli sviluppatoridei videogiochi stanno assumendole pose e i peggiori vizi diprotagonismo delle star piùegocentriche del cinema, dellosport e della musica è stato ungesto bello e memorabile.

Beyond non sarebbe ciò che èsenza l’interpretazione di EllenPage e Willem Dafoe, attori chehanno lavorato con tutto il talento,la sensibilità e l’intelligenza che hacontraddistinto le lorointerpretazioni cinematografiche;essi sono strumenti, in manieranon diversa da come lo è DavidCage e tutti i Quantic Dream,strumenti al servizio di una grandestoria che deve essere raccontata, omeglio che è necessarioraccontare. E se amiamo le bellestorie, in qualsiasi forma sianonarrate, è necessario giocare aBeyond. Scrive David Cage: «ConBeyond, il mio obiettivo è statoindurre i giocatori a credere cheJodie Holmes esista, che loro laconoscano nel profondo, perchésanno che cosa ha passato... Sareifelice se, dopo avere finito il giocoe spento la console, in loronascesse la sensazione di avereperduto qualcuno checonoscevano e amavano, qualcunodi cui avvertiranno la mancanzauna volta concluso il gioco». Èvero, terminare Beyond rendesubito nostalgici e tristi, come allafine di una bella vacanza in terrelontane in cui si lascia un amoreche non vedremo più. Ma altripersonaggi prenderanno il posto diJodie nel cuore dei giocatori. Ilvero vuoto, quello più tragico estraziante, lo proveremo se ilmondo dei videogame, assuefattoalle ragioni più beceredell’industria e al cattivo gusto dipubblico e critica, perdesse unautore come Davide Cage per unameschina media numerica diMetacritic.

di non riuscire ad arrivare alla fine erealizzare il nostro obiettivo. Sonoimpaziente di ascoltare i pareridelle persone che giocheranno aBeyond e sono orgoglioso di quelloche siamo riusciti a realizzare. Ciònon significa che ritenga perfetto ilnostro gioco ma siamo riusciti afare ciò che ci eravamo proposti.Non sono solo fiero del lavoro dellamia squadra ma anche di ciò cheEllen Page e Willem Dafoe hannofatto, perché la loro interpretazioneè meravigliosa e ha davverocontribuito a rendere Beyondancora più valido.

●In Heavy Rain c’erano momentie scene che ricordavano il cinemadi Hitchcock, di Lang, diPreminger e di Fincher. C’èqualche regista che ti ha ispiratoper Beyond?Penso che ci siano menosuggestioni dal cinema di altriregisti in Beyond che in Heavy Raino in Farenheit. È un’opera checonsidero più personale e originale.Sono certo che la gente vi vedràtributi e riferimenti a quel film o aquel regista e va bene, perchéqualche volta lo facciointenzionalmente e qualche voltanon ne sono neanche consapevole,ma ritengo che Beyond siasoprattutto un’opera personale.

●Hai letto il racconto «FromBeyond» di Lovecraft?Mi piacciono molto alcuni film horrordegli anni settanta e ottanta e ho vistoil film di Stuart Gordon ispirato aFrom Beyond. Ma non credo che cisia nessun legame diretto con ilvideogioco. Mi ricordo un film che homolto apprezzato intitolato Entity, diSidney Furie, è strano e spaventosoma tratta di una storia che sipresuppone sia davvero accaduta.Inoltre sono un appassionato dei filmdi John Carpenter, tuttavia Beyondnon è assolutamente un horror e laconsidero un’opera ancorata allarealtà. Ci sono solo due scene nelgioco che possono rimandare al

genere horror ma tutto il resto haun registro completamente diverso.Ciò che amo di Beyond è proprio ilfatto che ogni scena abbia il suotono diverso e tutte insiemeraccontino la vita di Jodie Holmes.

●Pensi che sia possibile fareridere le persone con unvideogioco?Abbiamo realizzato un cortointitolato The Dark Sorcerer e misono davvero divertito durante ilsuo sviluppo. Dopo questaesperienza sono convinto chepossiamo creare una commedia,dipende solo dalla scrittura e dallinguaggio.

●E i giochi per bambini,realizzarne uno con la profonditàdi Beyond?Sono assolutamente convinto che sipossano creare videogiochi per ognipersona e per ogni età. Si puòcreare una storia d’amore, unasoap-opera, un musical o un thrillere anche qualcosa per i bambini. Ciòche conta è volerlo realizzare, farlo,perché tutto è pronto, dallatecnologia alla teoria.

●La situazione dell’industriaeuropea dei videogiochi?L’Europa sta soffrendo, adesso. Perquello che riguarda i videogiochi lasituazione è migliore in Francia mamolti studi che sviluppanovideogame sono scomparsi ostanno lottando per lasopravvivenza. Poi c’è il problemadei tanti talenti che lascianol’Europa e questo mi preoccupamolto. Ad esempio noi di QuanticDream siamo costretti ad assumeremolti americani o giapponesi e farlivenire in Francia perché i francesipartono per il Canada o gli StatiUniti. È una situazione inquietantee frustrante e vorrei vedere l’Europareagire, fare qualcosa perché,almeno nel mondo dei videogiochi,stiamo perdendo alcune dellenostre menti migliori.

●Ci sono cose di «Beyond» chericordano «L’Incendiaria» diStephen King.Sì c’è una scena che è un tributo aquesto romanzo. Amo molto i primiromanzi di Stephen King.

●Quali sono i videogiochi cheama di più?Ci sono molti giochi che hoapprezzato e sono soprattuttoproduzioni indipendenti. Tuttavia, equesto non è assolutamente ungioco indie, apprezzo tantissimo laserie di Tekken. Sono un vero fan diTekken. Continuo a giocarci, anchecon i mie figli! Ma gioco e amosoprattutto opere indipendenti comeBrothers, Gone Home, UnfinishedSwan. Amo la creatività dei giochiindie. Penso siano il futuro.

QUANTIC DREAM ■ PLAYSTATION 3

Attraversare i generilungo i quindici annidella vita di Jodie

Si passada un ricordoall’altro comese si stessepasseggiandoin un museointerattivodei generidella letteratura,del cinemae del videogame

Immagini tratte da «Beyond: Two Souls»

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SHOAH ■ RAFFAELE JAFFE

Il prof di scienzeche portò lo scudettoad Auschwitz

di PASQUALE COCCIA

●●●Lo scudetto conquistatocento anni fa, come presidentedel Casale Monferrato, nelprimo vero e propriocampionato di calcio, quello del1913-14, che coinvolse tutte lesquadre del nord Italia, RaffaeleJaffe se lo portò fino adAuschwitz, dove giunse il 2 diagosto del 1944 e fu fucilato dainazisti. Cinque anni prima dellaconquista dello scudetto, nel1909, aveva fondato il FootballClub Casale, la squadra dellacittà dove insegnava. Fu proprioal termine di una passeggiatapomeridiana, che Raffaele Jaffeincontrò alcuni suoi studentidell'istituto tecnico Leardi, iquali si apprestavano araggiungere Caresana, uncomune vicino a Casale, perassistere a un incontro di calcio,e tale fu l'entusiasmo di queiragazzi che il prof. Jaffe nonesitò ad accettare l'invito diunirsi a loro. Di ritorno daquella trasferta, Raffaele Jaffeorganizzò una riunione a scuolaalla quale parteciparono anchegli studenti e il preside, altermine della quale fu sancita lafondazione del Football ClubCasale e fu eletto presidente,mentre la carica di presidenteonorario fu conferita aGerolamo Occoferri, presidedell'istituto Leardi. Il professorJaffe insegnava scienze echimica, e con quei ragazzi fecetutt’uno in nome della comunepassione scoppiata per il calcio,tanto che due anni dopo lafondazione del Football ClubCasale, Raffaele Jaffe funominato consigliere dellaFederazione italiana giococalcio (Figc).

Qualche tentativo diorganizzare una squadraintorno al pallone si ebbe alcunianni prima, nel 1905, quando aCasale Monferrato fu costituitoil Robur Football, ma il tentativonaufragò a seguitodell'indifferenza totalemanifestata da parte dellapopolazione della cittàpiemontese verso il calcionascente casalese di iniziosecolo, quando il football eraagli albori e intriso di regole chenon tutti capivano. Sulle ceneridel Robur, nacque il nuovo clubfondato da Jaffe, che decise ditenere gli stessi colori socialidella squadra precedente. Nellasquadra del presidente Jaffe simisero subito in evidenzaragazzi come Barbesino,Gallina, Rosa, Bertinetti, nomiche costituiranno l'ossatura deifuturi campioni del calcioitaliano negli anni a venire. Queiragazzi del Casale si allenavanosu un campo di piccoledimensioni 46x90, ma ciò nonimpedì alla squadra nerostellatadi conseguire risultati discreti. Ilcampionato 1912-13, consentì alCasale di acquisire laconsapevolezza della propriaforza, infatti al termine diquell'annata calcistica, il 14maggio 1913, sconfigge per 2 a 0

il Reading, una squadra di calcioinglese costituita interamente daprofessionisti, grazie alle reti diVarese e Garasso. Inquell'occasione al CasaleMonferrato venne assegnata la«Targa d’oro del secolo».

Nel campionato 1913-14,grazie anche a un nuovo campodalle dimensioni regolamentari,65 metri per 105, il CasaleMonferrato si inserisce nelle topten delle squadre di calcionazionale. Insieme al Genoa siclassifica prima nel gironeLigure-Piemontese, lasciandosialle spalle la Pro Vercelli,squadra antagonista pereccellenza. Al girone finale,quello che riguarda le squadredi calcio del nord Italiapartecipano sei squadre, tra lequali i nerostellati primeggiano,prevalendo sul Genoa, sull’Intere sulla Juventus, mentre nelledue partite che sanciranno irisultati finali il CasaleMonferrato supera

abbondantemente la Lazio,infliggendole un sonoro 9 a 1,laureandosi campione d'Italia.La squadra campione schieracome portiere Gallina I˚,Maggiani e Scrivano terzini,Parodi, Barbesino e Rosamediani, Caire, Mattea, GallinaII˚, Varese e Bertinottiattaccanti. I giocatori più fortidel Casale Monferrato, risultanoessere il mediano Barbesino e gliattaccanti Mattea, Gallina II˚ eVarese, che nel corso di quelcampionato segnano con unacerta continuità. Il trio delCasale Monferrato costituiràl'attacco della Nazionale dicalcio in occasione della partita

dell’11 gennaio 1914, che sidisputa all’Arena Civica diMilano contro l’Austria, e inquella successiva del 17 maggiocontro la Svizzera, nel corsodella quale sarà Barbesino adandare a rete, battendo ilportiere elvetico. Cinque annidopo la conquista delloscudetto, nel 1919, Raffaele Jaffeabbandonò la dirigenza delCasale Monferrato e passò lamano ad altri, seguendocomunque le sorti della squadramonferrina.

Nato ad Asti da Leone Jaffe eDebora Foa, due ebrei, RaffaeleJaffe in virtù delle leggi razziali,fu arrestato il 16 febbraio del1944, anche se a seguito delmatrimonio contratto con unaragazza di religione cattolica, siconvertì e fu battezzato. Conl'avvio delle deportazioninell'autunno del 1943, lapersecuzione coinvolse tutti gliebrei delle regioni occupate dainazisti, senza eccezioni di sorta.Quella di Raffaele Jaffe fu unaposizione controversa, tanto cherimase a lungo, circa cinquemesi, internato nel campo diprigionia di Fossoli, in attesa chela situazione si chiarisse. Itedeschi, però, il 2 agosto del1944 lo deportarono adAuschwitz- Birkenau, dove vieneucciso quattro giorni dopo il suoarrivo, mentre il medianoBarbesino, ardito delle miliziefasciste viene abbattuto nel cielodi Malta, alla guida di un aereo,durante la seconda guerramondiale. Sotto la guida diRaffaele Jaffe, la squadra dicalcio del Casale Monferratovinse il suo primo e unicoscudetto della sua storia.

TREKKING URBANO●●●Si festeggia il 31 ottobre in 35 città italiane ildecimo anniversario di «Trekking Urbano». Durerà per dieci giorni (dal 25 ottobre al3 novembre) a Siena, città capofila dove è nata l’idea della manifestazione. I percorsiuniscono l’attività all’aria aperta, la scoperta dell’arte e dei centri storici con percorsi avario livello di difficoltà accessibili a tutte le età. Ad Ascoli Piceno il percorso siconcentrerà sui due fiumi della città, a Bologna per le piazze del centro storico, aChieti attraverso le storie delle donne protagoniste della città, a Lucca per riscoprirela storia della città nell’Ottocento, si scenderà nelle viscere di Pistoia, Spoleto eNapoli. A Trento si viaggia nel futuro, al Museo scientifico (il programma dettagliato diogni città con le informazioni per partecipare si trovano su www.trekkingurbano.info.

di FEDERICO CARTELLI

●●●La scriminatura è la riga sulcapo che divide i capelli pettinati. Laparola è desueta, ma non per ivocabolari. Desueto, se mai, è trovarequalcuno che pettina i capelli con lariga. Ammesso che i capelli venganoancora pettinati. Lo strumento unavolta principe delle sale da barba, ilpettine, tende a fare da accessorio. Inuovi tagli quasi lo escludono. Serve apoco infatti per un’acconciatura conla cresta. Lo sport, che è anchespettacolo, oggi come ieri detta lamoda dei capelli. I calciatorispecialmente, quelli che vanno per lamaggiore, rivaleggiano per la cresta:ce l’ha più alta El Shaarawy del Milano Hamsik del Napoli? Centimetro piùo centimetro meno, la cosa certa èche entrambi gli attaccanti,sfoggiando i capelli irrigiditi versol’alto, si ritrovano il capo pieno di gel.Col rischio che il pallone stacchiqualche ciuffetto se tentano in area latestata di potenza. I barbieri deigiocatori si contendono laprimogenitura, rivendicanol’invenzione di quel tipo di taglio: c’èchi coltiva l’idea di brevettarlo.Dimenticando che in principio, nelcalcio, è stato il talentoso DavidBekham a rendere celebre la crestaMohawk, ovvero il taglio allamoicana. Poi l’ex calciatore inglese èandato oltre (la moda è uncomportamento contingente), ossia ètornato al punto di partenza, con uncomunissimo taglio uniforme. Davero gentleman. I calciatori sono statidei precursori nel modo di acconciarei capelli. Pensiamo all’ala Gigi Meronidel Genoa e del Torino, all’altrobritannico George Best per più didieci anni fra i Red devils delManchester United: le lorocapigliature alla fratina o a caschetto,sull’onda dei cantanti degli anni ’60,hanno fatto epoca. Nel decennioprecedente era stato Omar Sivori,antesignano di tutti i capelloni cheverranno, a calcare con la zazzera icampi da gioco di serie A. Ma nel casodell’estrosa mezzala della Juventussoprannominata «el cabezon» (estrosae bizzosa in campo, non neicomportamenti extra-sportivi)mancava la consapevolezza d’imporreuna moda con la chioma folta. Poi èarrivata la testa rasata che, oltre aessere modaiola, è un’efficace trovataper mascherare la calvizie incipiente.Fra i primi calciatori a esibire la testaa palla di biliardo c’è il Gianluca Vialliin casacca bianconera di metà anni’90. Nello stesso periodo giàimperversavano trecce e codini. Che,caduti successivamente in disgrazia,hanno lasciato campo libero a crestee ciocche.

Ma il culmine dell’eccentricità - è diciò che stiamo parlando - pare siastato toccato ormai da un pezzo.C’era un tempo, qualche anno primadi quel fenomeno di costume cherappresentò Meroni, nel quale perapparire con una capigliaturastravagante a tutti i costi bastavasemplicemente la scriminatura, che diregola stava a sinistra. Invece, se colpettine (allora usatissimo, infilato neltaschino della giacca) si tracciava sulcapo la riga a destra… voilà, il giocoera fatto: appena fuori di casa siveniva subito additati comeesibizionisti. Che colpo!

La squadra del Casale che nel 1913vinse il campionato, sotto Raffaele Jaffee la squadra dei suoi studenti fondatanel 1909. A sinistra le foto del trio innazionale: Barbesino, Mattea, Varese

CALCIO & CRESTE

Da Omar Sivori«el cabezon»,alle arditetrasgressioni,come la rigaa destra

La storiadel presidentedel Casale,squadra da luifondatacon gli studentidel suo liceo,futuricampioni

SPORTCALCIO E STORIA

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IL FESTIVAL

IL CLASSICO

SPERIMENTAZIONE

THE AUDIENCEDI STEPHEN DALDRY, PETER MORGAN, CONHELEN MIRREN. UK 2013

0Helen Mirrern torna aimpersonare Elisabetta IId'Inghilterra al National

Theatre di Londra nella pièce di PeterMorgan e per un unico spettacolocinematografico. La sovrana concedeuna volta a settimana, da sessant’anni,un incontro con il primo ministro peravere un rapporto sugli affari dellanazione. Un momento assai riservato.(il 29 ottobre)

UN CASTELLO IN ITALIADI E CON VALERIA BRUNI TEDESCHI, CONLOUIS GARREL, FILIPPO TIMI. FRANCIA 2013

0Tra Francia e Italia, la storia diuna grande famiglia dellaborghesia industriale italiana,

una famiglia che si sta decomponendo,un mondo che finisce. La registaritrova la prima persona e ne è laprotagonista. (dal 31 ottobre)

ENDER'S GAMEDI GAVIN HOOD, DI HARRISON FORD, BENKINGSLEY. USA 2013

0Una forza aliena ostile haattaccato la Terra. I leggendarieroi resistenti della Flotta

Internazionale riescono a fronteggiarel’attacco e ad Harrison Ford , ilcolonnello Glaff è dato il compito ditrovare tra i giovani migliori il futuroleader in grado di sconfiggeredefinitivamente il nemico. Dalromanzo di fantascienza Il gioco diEnder (1985) di Orson Scott Cardche ha infine realizzato il film con lasua casa di produzione, scrivendoanche la sceneggiatura. (dal 30ottobre)

BEFORE MIDNIGHTDI RICHARD LINKLATER, CON ETHAN HAWKE,JULIE DELPY. USA 2013

0Jesse e Celine, lo scrittorenewyorkese e l’attivistafrancese li vediamo in Grecia,

sposati e con due bambine: sonopassati quasi due decenni dal loroprimo incontro su un treno perVienna e nove anni dal secondo aParigi. (dal 31 ottobre)

BLANCANIEVESDI PABLO BERGER, CON MACARENA GARCÍA,MARIBEL VERDÙ. SPAGNA 2012

0Rappresenta la nueva olaspagnola e rilegge parecchimiti andalusi, film muto e in

bianco e nero, tratto dalla novella deifratelli Grimm. Andalusia, anni venti:Carmen, figlia di un ex toreroparalitico e di una cantante mortadandola alla luce, viene allevata dallanonna (Angela Molina) danzatrice diflamenco. Ci sono poi la perfidamatrigna (Marinel Verdù, era nelLabirinto del fauno) che la vuole morte,dotata di mela avvelenata, e settenanitos (sette toreri) che laproteggono. (dal 31 ottobre)

CAPTAIN PHILLIPS -ATTACCO IN MARE APERTODI PAUL GREENGRASS, CON TOM HANKS,CATHERINE KEENER. USA 2013

0Il Capitano Richard Phillips,comandante della Mv MaerskAlabama, catturato dai pirati

somali insieme con la sua nave nel2009, si offre come ostaggio perproteggere i suoi uomini.Dall’autobiografia di Richard Phillips.(dal 31 ottobre)

IL PASTICCIEREDI LUIGI SARDIELLO, CON ANTONIO CATANIA,ROSARIA RUSSO. ITALIA 2013

0Seguendo le orme paterne,Achille fa il pasticciere. Ma ungiorno il caso lo strappa via da

quella tranquilla routine e, suomalgrado, inizia un viaggio checambierà tutta la sua vita. Per

sopravvivere, Achille dovrà affrontareprove pericolose, scortato ma ancheintralciato da una femme fatale, da unturpe avvocato (Ennio Fantastichini) eda una scrupolosissima sbirra. EmilioSolfrizzi, in un cameo, è il padre delpasticciere. (dal 31 ottobre)

MISS VIOLENCEDI ALEXANDROS AVRANAS, CON THEMISPANOU, ELENI ROUSSINOU. GRECIA 2013

0Nel giorno del suo undicesimocompleanno Angeliki cade dalbalcone e muore sul selciato.

Mentre la polizia e i servizi socialicercano di capire le ragioni di questoapparente suicidio, la famiglia continuaa vivere la sua «normalità». (dal 31ottobre)

SOLE A CATINELLEDI GENNARO NUNZIANTE, CON CHECCOZALONE, AURORE ERGUY. ITALIA 2013

0Checco, venditore diaspirapolvere in piena crisieconomica e familiare, non

può permettersi di regalare al figlionemmeno un giorno al mare. Ma ildestino le fa incontrare Zoe e la suavita cambia in modo inaspettato. (dal31 ottobre)

ACT OF KILLINGDI JOSHUA OPPENHEIMER, CON HAJI ANIF,SYAMSUL ARIFIN. NOR/GB/SVEZIA/FIN 2012

7La tragedia vissutadall'Indonesia in seguito alcolpo di stato militare del

1965 è nota, così come sonoconosciuti i colpevoli, i complici, levittime. L'estrema destra e la fazionemusulmana del paese, col benestaredell'Occidente hanno perpetrato ungenocidio ai danni dei membri e deisimpatizzanti del partito comunistaindonesiano filocinese, con unastrategia che ricalca per molti versiquello dei nazisti, in seguitoall'incendio del Reichstag. Con ladifferenza che i partiti che hannoconcepito il genocidio sono ancora algoverno e lo sterminio non vienecondannato ma esaltato e trasformatoin culto nazionale. Da alcuni anni ilcinema asiatico non esita a dare unvolto al boia. Qui gli autori delgenocidio evocano i propri atti conbonomia spavalda, enfatizzano ilcrimine senza fine, in tutti i modipossibili. (e.r.)

APACHEDI THIERRY DE PERETTI, CONFRANÇOIS-JOSEPH CULLIOLI,AZIZ EL HADACHI. FRANCIA 2013

7Chi non è riuscito a vedere ilnotevole film corso che erastato presentato a Cannes alla

Quinzaine, uscito nelle nostre sale adagosto, può recuperarlo oggi edomani a Roma (Kino, ore 22.30), il15 e 16 novembre a Venezia alla Casadel cinema, il 4 dicembre al Rosebuddi Reggio Emilia. Come in una riservaindiana vivono gli adolescenti di PortoVecchio, separati e invisibili agli occhidei turisti. Uno sguardo per la primavolta non romanzesco sull’isola, macon una sua poetica decisa. (s.s.)

CANI SCIOLTIDI BALTASAR KORMAKUR, CON DENZELWASHINGTON, MARK WAHLBERG. USA 2013

7Due personaggi tosti rapinanouna banca. Il motivo è quellodi incastrare un trafficante

messicano con una doppia vita e unadoppia famiglia. Anche i due rapinatorisono doppi, uno è un agenteantidroga, l’altro agisce per conto deiservizi della marina, solo che ognunodi loro pensa di aver fatto squadracon con un delinquente comune. Dauna graphic novel scritta da StevenGrant e illustrata da MateusSantoluco, con Washington eWahlberg irresistibile coppia comica.Il regista islandese risucchiato dagli

States racconta una storia di confinemolto meno superficiale di quello cheappare, con un omaggio diretto daDon Siegel. (a.ca.)

OH, BOYDI JAN-OLE GERSTER, CONTOM SCHILLINGFRIEDERIKE KEMPTER. GERMANIA 2013

7Esordio che ha vinto ben seipremi della German Academy,un attraversamento dei

quartieri di Berlino con ironiamescolata a grazia malinconica daparte di Niko, universitario che hapreso una pausa di riflessione eintanto cerca di orizzontarsi nelmondo. I punti cardinali del regista liritroviamo nelle immagini in bianco enero, nella colonna jazz, nelprotagonista flaneur. Il nuovo cinematedesco con gli strumenti dellanouvelle vague fa i conti con i luoghicomuni del presente. (s.s.)

UNA PICCOLA IMPRESAMERIDIONALEDI E CON ROCCO PAPALEO, E CON RICCARDOSCAMARCIO E BARBARA BOBULOVA, ITALIA2013

7Rocco Papaleo pensa e sognauna commedia, di solitoambientata nel meridione, che

tratti con leggerezza e ironiaargomenti anche importanti per ilpaese, come l'omosessualità,l'integrazione, il superamento dellediversità. Ma non c’è niente di gridato,niente di aggressivo, tutto scivola nellarealtà con una leggerezza invidiabileper questi anni così pesanti e indigesti.Se il viaggio e la musica erano ilcollante del precedente film diPapaleo, qua la musica resta, perchéScamarcio suona il piano, ma dietrodi lui c’è Rita Marcotulli, e laBobulova canta, ma il viaggio nonesiste più. C’è solo il piacere di stareinsieme, capirsi e lasciarsi scorrere lavita addosso. L’idea del prendere lavita con leggerezza seguendo i nostridesideri riempie i personaggi di unaallegria contagiosa, che ci fa scordarele debolezze strutturali del raccontoe della messa in scena. E Papaleo faun ottimo lavoro sugli attori. (m.g.)

IL QUINTO POTEREDI BILL CONDON, CON BENEDICTCUMBERBATCH, DANIEL BRUHL. USA 2013

5L’hacker australiano nonesercita negli Usa il fascino e lapassione politica che incontra

in Europa. Il film è stato stroncatodalla critica e disertato dal pubblico,un esito incomprensibile: il film ha unsoggetto di attualità, attori bravissimie un regista di «cassetta impegnata»(due Twilight), una casa di produzioneprogressista, fatto in collaborazionecon Occupy Wall Street. Stranoquindi che sia uscito un oggetto cosìblando, sonnolento e, suo malgradocosì reazionario. Parlatissimo,intrappolato nell’ossessione di dareragione a tutti. La parabola diWikileaks merita una riflessionemolto migliore di questa. (g.d.v.)

ZORAN - IL MIO NIPOTESCEMODI MATTEO OLEOTTO, CON GIUSEPPEBATTISTON, ROK PRAŠNIKAR. ITALIA 2013

7Paolo votato alla religione delbere, fa dell’osmica, latradizionale osteria friuolana,

la sua residenza. Burbero e ancorainnamorato della moglie che si èsistemata con un tranquillo e affidabileindividuo, continua a corteggiarla. Lasorpresa è che riceve in eredità dallazia slovena, non la casa, ma un nipoteche sembra un po’ scemo, ma sirivelerà un campione di freccette.Film realizzato tra Italia e Slovenia,con un tocco di leggerezza inusuale,vincitore alla Settimana della criticadel premio Rarovideo del pubblico.(s.s.)

A CURA DISILVANA SILVESTRICON ANTONELLO CATACCHIO,ARIANNA DI GENOVA, GIULIAD’AGNOLO VALLAN, MARCOGIUSTI, GIONA A. NAZZARO,CRISTINA PICCINO

I FILM

IL GATTOPARDODI LUCHINO VISCONTI, CON BURTLANCASTER, CLAUDIA CARDINALE, ALAINDELON. ITALIA 1963La difesa del potere feudale al tempodel Risorgimento, la strategia delladifesa dei privilegi: un film che più deitrattati di storia ha dato qualcheelemento in più per rendere piùcomprensibile la politica italiana alresto del mondo. Oltre ad essere unagrandiosa lezione di cinema. In questaoccasione restituisce al pubblico lescene tagliate delle rivolte contadine.La Cineteca di Bologna con il suoprogetto Il Cinema Ritrovato riporta in 70 sale da lunedì 28 ottobre ilcapolavoro di Luchino Visconti nel restauro del laboratorio «L’ImmagineRitrovata» realizzato assieme a Martin Scorsese. Il film sarà accompagnato daldocumentario I due Gattopardi di Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice, chetorna a mostrare dopo 50 anni i minuti tagliati dal regista. Palma d'oro a Cannes(ex aequo con il giapponese Seppuku di Masaki Kobayashi) e tre Nastrid'argento (fotografia, scene, costumi). Dal romanzo (1958) del principeGiuseppe Tomasi di Lampedusa, un film che è obbligatorio vedere al cinemapiuttosto che sul piccolo schermo. (s.s.)

L’ANIMA VOLAItalia, 2013, 4’13”, musica: Elisa, regia: LatinoPellegrini, Mauro Simionato, fonte: Mtv

7In abito bianco su fondo neroElisa canta il suo brano.Sembrerebbe un clip di una

semplicità disarmante. Ma dopoquasi un minuto e mezzo dall’inizio,ecco la musicista-vocalist alzare ledue braccia lasciando una sorta discia. L’effetto di sdoppiamentocorporeo continua, diventandocoreografico e sempre piùspettacolare, in alcuni punti anchecon specularizzazioni. L’anima vola èun dichiarato omaggio al film Pas dedeux (1967) di Norman McLaren,basato sul procedimento della slowmotion animation messo a puntodallo stesso animatorescozzese-canadese; l’unica differenzaè che lì c’erano due performer adisegnare una danza in cui il corpotraccia le varie fasi del moto, mentrequi c’è solo la Toffoli. Nel campodella sperimentazione, si sa, ormaipoco si inventa e molto si replica,con le debite varianti, il risultatocomunque funziona.

HANDSAustralia, 2011, 3’30”, musica: Alpine, regia:Luci Schroder, fonte: Youtube

7Un college femminile?Probabilmente, anche sedall’atmosfera piuttosto

surreale, popolato da una ventina difanciulle che, molto eroticamente, sileccano le mani o leccano i vetridelle finestre, si baciano allospecchio, si fanno la doccia o sibuttano in piscina vestite, oppurecon un’ascia aprono cocomeri chepoi mangiano con avidità. Tutto alralenti naturalmente, mentre icomponenti della band diMelbourne compaiono in alcunipunti del clip all’interno di unoschermo Led. Come in Villages e inaltri video degli Alpine, a farla dapadrona è la location e l’atmosferache la permea, visionaria ma«raffredata», qualcosa tra Pin-nic adHanging Rock e le asettiche modelledi Vanessa Beecroft. Trattodall’album d’esordio A is for Alpine.

MAGRABrasile, 2008, 3’17”, musica: Lenine, regia:autore ignoto, fonte: Youtube

6In un notturno e magicopaesaggio notturno Lelinesuona la sua chitarra. Il

polline si spande nell’aria e tra lepiante e i bellissimi fiori vediamoanche una donna dai capelli lunghimuoversi sinuosa. I lampi illuminanoquesto scenario sospeso, ricostruitoin parte in teatro di posa, in partecon l’ausilio del computer. Breve masuggestivo clip (caratterizzato dauna superba fotografia) delcantautore brasiliano, in cui nonsuccede praticamente nulla, ma lanatura «elettrica» si mostra in tuttala sua spettacolare purezza.

IL CORODEGLI ALPINE

MAGICO

IL FILMLA VITA DI ADELEDI ABDEL KECHICHE, CON LÉA SEYDOUX, ADÈLE EXARCHOPOULOS. FRANCIA 2013Palma d'oro, definito a Cannes «una bomba filmica», è un romanzo diformazione, il racconto di un amore incollato alla sua protagonista AdeleExarchopoulos che Kechiche la segue, scruta, quasi «possiede» nelle zone piùsegrete, intime, coi primi piani, un'ossessione che la risucchia, entra negli occhi,le mani, i capelli, nella bocca adolescente sempre aperta, sulla faccia paffuta dellaragazzina. Accade tutto e non accade nulla, Emma e Adèle parlano di filosofia, siguardano, passeggiano nel parco, si amano, fanno sesso. Adèle è concreta,famiglia piccolo borghese che mangia la pasta al ragù davanti alla televisioneaccesa, nel futuro vede un lavoro, fare la maestra. Emma combatte per unamostra, per la sua libertà d'artista, in famiglia mangiano ostriche e sulle pareti dicasa della madre non ci sono poster ma quadri concettuali. E siccome in unacoppia c'è sempre chi soffre e chi si annoia, l'amore esclusivo di Adèle finirà neltempo per stancare Emma, che cerca anche altre complicità e il sesso da sé nonle basta. Che ad amarsi siano due donne non cambia, i movimenti sono glistessi, ci si innamora e ci si lascia, è sole e tempesta, solitudine e rabbia. Adèleama Picasso ma il regista evidentemente no, non destruttura, al contrario habisogno di linearità. L'amore come lotta di classe: ma a patto che tuttirimangano al proprio posto. Kechiche l'ha scrutata, l'ha messa nuda la suaAdele, ma è capace di amarla? (c.pi.)

TRIESTE SCIENCE+FICTIONSALA TRIPCOVICH, TEATRO MIELA30 OTTOBRE - 3 NOVEMBREIl festival di fantascienza di Triestetredicesima edizione, manifestazionededicata all’esplorazione dei mondidel fantastico e alla sperimentazione,organizzato da Cappella Undergroundavrà come ospite d’onore GabrieleSalvatores che riceverà il premio allacarriera Urano d’argento. Il registaincontrerà il pubblico della kermessee sarà al centro di un programmaspeciale realizzato in collaborazionecon il Centro Sperimentale diCinematografia – Cineteca Nazionale. Salvatores è attualmente impegnato aTrieste, sul set del suo nuovo lungometraggio The Invisible Boy (Il ragazzoinvisibile), romanzo di formazione in chiave fantasy prodotto dalla Indigo Film.Due i concorsi internazionali: filmakers indipendenti e competizione europea. Inselezione ufficiale ci sarà Byzantium di Neil Jordan, The Colony di Jeff Renfroe(Canada), L'Étrange couleur des larmes de ton corps di Hélène Cattet e BrunoForzani e Upstream Color di Shane Carruth. Al Magazzino delle Idee si terrà unamostra per celebrare i 50 anni della prima edizione del festival di fantascienzanata nel 1963. Manifesto di Mario Alberti.

INVIDEOMILANO, SPAZIO OBERDAN, SALA ALDAMERINI, 30 OTTOBRE - 4 NOVEMBRELa 23a edizione di Invideo, mostrainternazionale di video e cinema«oltre» diretto da Romano Fattorossie Sandra Lischi è dedicata ad AntonioCaronia e Paolo Rosa amici ed artistiscomparsi nel 2013. Riccoprogramma di incontri con gli autori,performance, anteprime e lectiomagistralis per studenti universitari edappassionati. Nella selezioneinternazionale trentacinque opere daquindici paesi. Riflessioni su temi diattualità quali la paradossale e crescente incomunicabilità nell’epoca dellaconnessione globale, l’ecologia e le questioni di genere. Inaugura GiacomoVerde con la performance Tv Crashing - distruzione di televisori che coinvolgeattivamente gli spettatori - in omaggio al pioniere della video arte Nam JunePaik a cui è dedica una retrospettiva e un incontro con lo studioso Marco MariaGazzano. Il Sipario americano con Jem Cohen, Bill Viola e Woody Vasulka. Tragli ospiti il francese Michaël Gaumnitz con Seuls contre Hitler, video-ritratto:Caterina Klusemann con la trilogia sulla famiglia, Michele Di Salle serie di artistiche si raccontano, video musicale con lo studioso Giacomo Ravesi. Focus suilavori d’animazione dell’Ensad di Parigi. Ingresso libero.

SINTONIE

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(12) ALIAS26 OTTOBRE 2013

Caro amicoti ho scritto

STORIE ■ LE CANZONI TRIBUTO AI COMPAGNI DI BAND SCOMPARSI

I lutti all’interno dei gruppisollecitano pezzi non sempreriusciti. A volte sembranoun obbligo anziché un omaggio.Da «Back on a Chain Gang» a «I’llBe Missing You» di Puff Daddy

di ROBERTO PECIOLA

Si è scritto e detto molto sullemorti eccellenti nel rock. Si èparlato della maledizione delventisettesimo anno che si èportato con sé alcuni dei nomi piùimportanti, proprio all'apice delloro successo e della loro creatività,e si è raccontato di dipartite, più omeno tragiche, di altri. Mentremolte sono passate in secondopiano, anche se i personaggi inquestione, spesso, non avevanonulla da invidiare in quanto aestro, ai più celebrati «miti».

Per ricordare questi sfortunatisignori e signore del pop, non sonomancate canzoni scritte all'uopodai loro «bandmate», ossia daimembri dei gruppi in cuimilitavano, brani che a voler essereun po' maligni, a volte sonosembrati più che «sentiti» o«doverosi» solo un rapido veicoloper un successo annunciato. Maaltre volte sono stati un verotributo e un amorevole ricordo diun amico e compagno di viaggio edi avventure che non c'è più e delquale la mancanza si fa sentire. Inqueste pagine proviamo aricordare alcuni di questi artistiscomparsi prematuramenteattraverso le canzoni a lorodedicate, senza seguire ordini,cronologici, di gusto personale o difama.

Come è noto gli Who hannoperduto, negli anni, due deiquattro membri originali. Il primoad andarsene fu Keith Moon,batterista grande tanto quantofolle e eccessivo in ogni suoaspetto. Dopo qualche anno, nel2002, il bassista John Entwistle,noto per il suo amore per il vinorosso (e non solo), morì nellastanza di un albergo di Las Vegasstroncato, pare, da un'overdose dicocaina. A lui Roger Daltrey e PeteTownshend, i superstiti dellaprima formazione, due anni dopodedicarono un brano dal titolochiaramente allusivo alla suapassione enologica, Old Red Wine,canzone che si chiude con unrefrain, «let it breathe (fallorespirare)», un invito esplicito a farprendere ossigeno al vino, in attesadi un ricongiungimento nell'aldilàdove un giorno lo potranno dinuovo gustare insieme.

La droga è una delle cause didecesso maggiormente «gettonate»tra i musicisti. Un altro caduto trale spire mortali della dipendenzafu Gram Parsons. Ex membro diByrds prima e Flying BurritoBrothers poi, Parsons, il cui veronome era Cecil Ingram Connor III,è considerato ancora oggi uno deipiù influenti musicisti countryrock. La morte, per abuso didroghe, lo prese nel 1973, inCalifornia, quando ormai da unpaio d'anni aveva instaurato unrapporto professionale e affettivocon la cantautrice statunitenseEmmylou Harris. Fu lei a ricordare emettere in risalto la prematurascomparsa qualche tempo dopo(nel 1975) con la canzone Boulderto Birmingham: «Camminereisenza sosta da Boulder aBirmingham, se pensassi di potervedere di nuovo il suo viso».

Jason Thirsk, bassista della punk

band californiana Pennywise, nel1997 scrisse un brano, Bro Hymn(Tribute), per ricordare lascomparsa di tre suoi amici mortiin un incidente stradale, brano cheappare sul loro disco d'esordioomonimo. Cinque anni più tardi,all'apice del loro successocommerciale, Thirsk si suicidò, e ilgruppo registrò una nuovaversione del pezzo rivedendone inparte il testo: «Jason MatthewThirsk, this one's for you» (JasonMatthew Thirsk, questa è per te).

Sempre a proposito di canzoninate con un proposito e alle qualivenne poi modificato il senso acausa della scomparsa di qualcunonon si può non ricordare ilsuccesso dei Pretenders Back on aChain Gang, uscito come singolonel 1982 e poi apparso sul terzoalbum della band inglese, Learningto Crawl. I Pretenders registraronotra la fine degli anni Settanta e iprimi Ottanta due album(comunente conosciuti comePretenders I e II) con unaformazione che vedeva, oltre allaleader e cantante/chitarristaChrissie Hynde, il batterista MartinChambers, il chitarrista JamesHoneyman-Scott e il bassista Pete

Farndon, ma poco dopo l'uscitadel secondo lavoro gli ultimi duemembri persero la vita. Il primo fustroncato da un attacco di cuoredovuto a un'overdose dastupefacenti, appena due giornidopo che Chrissie Hynde avevadato il benservito all'amico ebassista Pete Farndon, il quale futrovato qualche mese dopo in unavasca da bagno, annegato dopoaver assunto eroina. Ma se per lascomparsa di Farndon glistrascichi furono solo legali e diaccuse reciproche tra la madre del

bassista e la cantante di originiamericane, a Honeyman-Scott lastessa Hynde decise di dedicare ilbrano in questione, brano inorigine composto per il suo excompagno di vita - e padre di unodei suoi figli -, il frontman deiKinks Ray Davies.

Non sono mai stati nella stessaband, ma il loro rapporto andavaoltre quello strettamenteprofessionale. Legato da una forteamicizia a Notorious B.I.G., SeanCombs, in arte conosciuto comePuff Daddy, P. Diddy ecc., quando,nel 1997, il mastodontico rapper fuucciso a colpi di pistola, decise ditrasformare un celeberrimosuccesso dei Police, Every BreathYou Take, in un omaggio all'amico.Il brano, intitolato I'll Be MissingYou e che vedeva anche lapresenza vocale della vedova diNotorious, Faith Evans, fu a suavolta un grandissimo successo ed ètutt'oggi uno dei singoli piùvenduti di tutti i tempi.

Quando la morte colpì JohnLennon, e molti anni dopo GeorgeHarrison, i Beatles erano ormai soloun ricordo, bellissimo a volte, altremolto, troppo, doloroso per iquattro ragazzi del Merseyside, ecanzoni da dedicare ai vecchicompagni come band in sé nonerano più possibili. Ma le carrieredei singoli sono andate avanti peranni e non ci volle molto perchéprima Harrison e poi PaulMcCartney omaggiassero il ricordoe la figura di Lennon dopo il suoomicidio davanti alla sua residenzaal Central Park di New York.George Harrison fu il più solerte,riadattando le liriche di un suopezzo registrato nel novembre del1980, pochi giorni prima deltragico evento. Il brano, All Those

Years Ago, non è certo tra quelliche più si ricordano, ma nel testoHarrison ribadisce l'importanzanella sua vita, professionale e non,dell'amico e bandmate. Niente diepocale anche la canzone che unpaio di anni dopo scrisseMcCartney - presente sull'albumdel 1982 Tug of War - intitolataHere Today. Ringo Starr noncelebrò Lennon ma volle invecericordare a suo modo GeorgeHarrison, nel 2003, con la canzoneNever Without You, dall'albumRingo Rama, alla registrazionedella quale partecipò un altro

amico di vecchia data di Harrison(nonostante qualche problema acausa di una donna...), EricClapton. Nel pezzo Starr cita titolidi canzoni scritte da Harrisoncome All Things Must Pass oWithin You, Without You e canta,con la sua inconfondibile voce,una strofa che ne fotografa bene ilsentire: «La tua canzonecontinuerà a suonare senza di te, eil mondo non ti dimenticherà».

Dai Beatles ai Rolling Stones ilpasso è quasi obbligato. La mortedel chitarrista Brian Jones -annegato in una piscina la nottetra il 2 e il 3 luglio 1968, stroncatoanch'egli dall'abuso di droghe ealcol - fu un vero shock per tutti gliappassionati di rock, e molti artistidel tempo gli dedicarono canzoni epoesie (Jimi Hendrix, Jim Morrisondei Doors - entrambi morti comeJones a 27 anni - e PeteTownshend). E le sue PietreRotolanti? Nulla fino al 1972,l'anno di Exile on Main Street,album in cui appare il brano Shinea Light, originariamente scritto daMick Jagger quando Jones eraancora in vita e poi registrato, conle liriche riviste e corrette proprioin ricordo del chitarristascomparso, tre anni dopo: «Possa ilsignore far risplendere una luce sudi te, e fare di ogni canzone la tuapreferita».

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(13)ALIAS26 OTTOBRE 2013

Altra dipartita celebre è senzaalcun dubbio quella avvenuta il 24novembre 1991 in una casa delquartiere Kensington, a Londra,del cantante dei Queen, FreddieMercury, ucciso dallecomplicazioni dovute all'Aids.L'ultimo lavoro della band inglesefu Innuendo, vero e proprio cantodel cigno, con Mercury ai suoimassimi nonostante giàgravemente debilitato dallamalattia. I tre Queen rimastidapprima decisero di sciogliere ilgruppo ma dopo qualche tempo si

ripresentarono al pubblico con unnuovo lavoro, Made in Heaven, checomprendeva brani registratiquando Mercury era ancora in vita,e che in copertina portava ladicitura «Dedicated to theimmortal spirit of FreddieMercury», per chiudere di nuovol'esperienza Queen subito dopo.Ma nel 1998, in occasionedell'uscita della raccolta QueenRocks, pubblicarono No-One butYou (Only the Good Die Young),brano dedicato tanto al lorofrontman quanto alla principessaDiana, da poco scomparsa neltragico incidente parigino. Permolti anni è rimasto l'unico pezzoscritto dai Queen superstiti dopo lamorte di Mercury; almeno fino alladiscutibile reunion voluta da BrianMay e Roger Taylor (ma non daJohn Deacon) con Paul Rodgers (exFree e Bad Company) alla voce.

Ci sono tributi poi checoinvolgono addirittura lo stessoartista a cui sono dedicati. È il casoad esempio di Eric Carr, batteristadella rock band americana Kiss dal1980, anno in cui Peter Criss lasciòil gruppo, fino al 1991, anno dellasua morte avvenuta per un tumoreal cuore. God Gave Rock and Rollto You fu scritta dagli inglesi Argentma Gene Simmons e Paul Stanley,bassista e chitarrista/cantante deiKiss, la fecero loro, con il titolo GodGave Rock and Roll to You II,proprio come reazione allamalattia, e successivamente allascomparsa, che aveva colpito illoro compagno. La cosa che rendesingolare il brano come tributesong è il fatto che lo stesso Carr(vero nome Paul Charles Caravello)

partecipò alle registrazioni comebacking vocalist, giacché troppodebilitato per potersi sedere dietroai suoi tamburi, e in particolare losi può ascoltare cantare la frase «toeveryone, he gave his song to besung» (ha dato la sua canzone peressere cantata, da tutti).

I Red Hot Chili Peppers sononoti, oltre che per il loro stilemusicale, anche per essere unband sempre ai limiti dell'eccesso.E certamente il cantante AnthonyKiedis e il chitarrista JohnFrusciante hanno contribuito nonpoco a questa fama, con i loroproblemi legati all'uso di sostanzestupefacenti, in particolare dieroina. E fu proprio l'eroina aportarsi via il primo chitarristadella formazione californiana, HillelSlovak, nel giugno del 1988, a soli26 anni. A lui Kiedis e compagnihanno dedicato un paio di canzoninel corso degli anni, ma qualcunoasserisce che i brani siano in realtàtre, e che proprio il terzo - e ultimoin ordine di tempo - sia il verotributo alla figura di Slovak. Per lacronaca i pezzi in questione sono,in rigoroso ordine cronologico,Knock Me Down, dall'albumMother's Milk del 1989, My LovelyMan da Blood Sugar Sex Magik(1991) e il discusso Dosed, da Bythe Way (2002).

Uno dei più ispirati artisti dellascena punk anni Ottantaamericana D. Boon, chitarrista efrontman dei Minutemen, morì nel1985 a causa di un incidentestradale, lasciando in ereditàliriche intense e poetiche. Ilbassista di quella band era MikeWatt, che qualche anno più tardiintraprese una buona carrierasolista. Nel 1997 sul suo albumContemplating the Engine Room,Watt registra il brano TheBoilerman, un'ode dedicata al suoamico fraterno Boon, del qualericorda, nei versi iniziali, ilmomento del loro primo incontro,molti anni prima, quando eranoancora dei teenager, a San Diego,California: «'Member you meetin'me?/Jumped right out thattree/Had the carlin wired/Boy,how that spiel inspired” (Ti ricordiquando mi incontrasti?/Saltai giùda quell'albero/Fu una scossaelettrica/Ragazzo, che storia).

Artista cardine della scena diSeattle, nonché personaggiodecisamente border line, LayneStaley, cantante degli Alice inChains, ha contribuito non poco alsuccesso di un genere, il grunge,portato in auge da band comeNirvana, Pearl Jam, Mudhoney ecc.ecc. Staley fu stroncato daun'overdose il 5 aprile 2002, anchese il corpo non fu rinvenuto fino aun paio di settimane più tardi,quando la madre, non avendonotizie del figlio, decise di avvertirele autorità. Le condizioni critichedi Staley avevano avuto effetto sullavoro della band già dal 1996,anno in cui, anche se maiufficialmente, gli Alice in Chainscessarono di essere un gruppo,almeno fino al 2005 quando ilco-leader Jerry Cantrell riprese inmano la situazione assoldando un

nuovo vocalist, William DuVall. Èperò solo nel 2009, nel disco BlackGives Way to Blue, che gli Alice inChains tributeranno un omaggioallo sfortunato cantante, conliriche che lo ricordano sparse unpo' lungo l'intero lavoro e, inparticolare, nella title track (chevede la presenza al pianoforte diSir Elton John): «Lay down, blackgives way to blue/Lay down, I'llremember you» (Riposa, il nerolascia spazio al blu/Riposa, tiricorderò).

La frase «You touch me in thedarkness/I send you a sign» (Tu mitocchi nel buio/Io ti mando unsegno) è solo una parte del testoche Ian Gillan ha voluto dedicare,nel loro ultimo lavoro Now What!,al vecchio tastierista dei DeepPurple, Jon Lord, scomparso nel2012 a causa di un tumore alpancreas. Lord aveva lasciato laband di Smoke on the Water già damolti anni, ma questo non haimpedito al cantante di scrivere leparole di Above and Beyond inonore di uno dei più grandiorganisti della storia del rock.

Da qualche tempo si sonoriformati anche The Replacements,seminale band alt rockstatunitense i cui membri, senzaeccezioni, sono noti per le lorotrasgressioni in fatto di alcol. Mauno di loro, il chitarrista Bob

Stinson, raggiunse un livello tale didipendenza (non solo dall'alcol)che fu cacciato dal gruppo nel1986. Da lì in poi per Stenson seguìun'escalation che lo portò allamorte nel 1995. Percommemorarne in qualche modola figura, e chissà, forse anche perun sottile senso di colpa, ilfrontman dei Replacements, PaulWesterberg, ha scritto e inciso,undici anni dopo, la ballata GoodDay, nella quale si lancia in quelloche potremmo quasi definire unpossibile dialogo da film western:«Un buon giorno è ogni giorno incui sei vivo».

Ricordate il famoso incipit diuna altrettanto nota canzone diLucio Dalla, «Caro amico ti scrivo»?Ebbene, una canzone in forma dilettera è anche quella che TommyShaw, cantante e chitarrista degliStyx, una delle band più eccessivee trasgressive apparse nelpanorama rock americano neglianni Settanta, dedicò nel 1997 albatterista John Panozzo, morto unanno prima per una malattiadovuta all'abuso di alcol. DearJohn, questo il semplicissimo titolodel brano, è un tributo a un amicodi vecchia data, il cui testo,altrettanto semplice ma toccante edecisamente lontano daglistandard della band, recitava più omeno così: «Giuro che ti ho vistooggi, in mezzo alla folla, e ti hochiamato (...) Ripenso a tutti quegliieri, il cielo mi aiuti, come mimanchi, amico mio».

Probabilmente non moltiricorderanno Sandy Denny, masicuramente molti avranno ancoranella mente un nome, FairportConvention. Denny fu, oltre chevalida artista solista, la cantantedella formazione inglese - tra le piùinfluenti in ambito folk rock - dal

1968 fino al loro scioglimento, unanno dopo, giusto il tempo diregistrare un paio di seminalilavori. Prima del suo ingresso nellaformazione capitanata da SimonNicol, Sandy aveva militato inun'altra band folk britannica, gliStrawbs, e proprio il leader delgruppo, riformatosi anni più tardi,Dave Cousins, nel 1991 dedicò unbrano alla vocalist morta nell'aprile1978 per un'emorragia cerebrale,conseguenza di una caduta dallescale avvenuta qualche settimanaprima. Il testo della canzoneRinging Down the Years recita piùo meno così: «Ci siamo incontratiquando eri ancora una ragazza,nel 1968/Portavi un vestito biancoe un cappello/Fu la mia fortuna».Sandy Denny è ricordata poianche in un brano di Kate Bush,Blow Away (For Bill) da Never forever del 1980, dedicato al direttoredelle luci dei suoi spettacoli, in cuioltre alla vocalist, vengonomenzionati altri musicistiscomparsi come Sid Vicious,Minnie Riperton, Keith Moon eBuddy Holly.

In queste pagine: a sinistra, al centrodella pagina 14, i Kiss e Eric Carr;accanto al titolo Roger Taylor e BrianMay dei Queen con Freddie Mercury; inbasso Notorious B.I.G. e Puff Daddy; ingrande i Beatles; in alto in pagina 15 iPennywise e Jason Thirsk; a destra,sempre in alto, i Deep Purple e Jon Lord,appena sotto Brian Jones e Mick Jaggercon Keith Richards; qui sotto, a sinistraMike Watt (sopra) e D. Boon (sotto);Hillel Slovak (sopra) e i suoi ex comapgnidei Red Hot Chili Peppers (sotto)

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(14) ALIAS26 OTTOBRE 2013

di MERI LAO*

Il sette ha cominciato a cantarmi(incantarmi) nel 1978, durante unviaggio in Iraq, una «prima» diAvventure nel mondo in ventunolocalità dell’antica Mesopotamia. Ilpaese non era preparato per ilturismo e noi, un gruppoeterogeneo di persone, adottammoil numero sette come motivo diconversazione e di gioco: l’albero diAdamo sulle rive dell’Eufrate (7ºgiorno della Creazione), lecittà-stato dei sumeri che sparserola cultura del settenario (7 pianeti, 7strati di bitume a legare i mattoni),gli scavi a Babilonia per ritrovareuna delle 7 meraviglie del mondo(giardini pensili di Semiramide), ilminareto elicoidale di Samarra (7giri di rampa), le ziggurat (sacriedifici a gradoni di 7 piani), lecupole celesti di Bagdadrichiamanti le Mille e una notte (7viaggi di Sinbad il marinaio, i filmhollywoodiani) e, nelle nostre notti,la stella polare (una delle 7 stelledell’Orsa minore) e le altre 7dell’Orsa maggiore.

Mai più si sarebbero fatti viaggiin Iraq come quello. Schegge dellasua geografia rimbalzeranno in ogniangolo della terra, i bollettini diguerra spargeranno tutt’altrinumeri e irreversibili scenari didevastazione. Io, in questitrentacinque anni, ho continuato araccogliere materiale sul sette,obbedendo a un impulsotassonomico, a memorie di lettricecompulsiva relative alla miainfanzia e adolescenza vissute aBuenos Aires e a Montevideo, inuna contingenza sociale e culturaleirripetibile, tra i dizionari e i libriantimilitaristici di mio padre(J’accuse, Remarque, Zweig), el’esoterismo, che mi è rimastoimpresso a livello favolistico, laBibbia studiata al liceo comeletteratura ebraica, insieme alleavanguardie artistiche. In questoDizionario maniacale del sette cheracconto (conto) e dedico allacreatura che mi ha dischiuso ilsettimo cielo della nonnità, sonopresenti tutti i miei temi: dallamusica all’America Latina, dallebattaglie civili al femminilescomodo e ironico: non per nulla ilsette in copertina esibisce una codadi sirena. Ecco qualche esempio trale 707 voci e le 360 foto a colori.

AmmazzasetteAppellativo dato a un personaggioimmaginario che in un sol colpoaveva ammazzato sette moscheguadagnandosi la fama di poteruccidere con la stessa facilità settenemici. Per estensione, bravacciodall’ostentata brutalità.(...)

Angeli nelle canzoniSette angeli nelle canzoni. Latradizione musicale sarda tramandauna ninna-nanna che allude ai setteangeli. Il brano proveniente daAlghero è cantato in un dialetto conforte influenza catalana: Al llit mecalgui set angels trobi: tres aes peusy quatre al cap, la Verge Maria amon costat. «Sette angeli spagnoli»(Seven Spanish Angels) s’intitolauna canzone di Ray Charles(1930-2004), pianista e cantante,

pioniere della musica soul,innovatore del rhythm & blues,gospel, blues, jazz e country, ciecodall’età di sette anni per unglaucoma: «There were sevenSpanish angels, at the altar of thesun (...). And seven spanish angels,took another angel home». SetteAngeli del Seventh Angel (Settimoangelo), gruppo prog trash inglesediretto dal chitarrista e vocalist IanArkley. La canzone figura in unacompilation del 2005: Heed theWarning (Bombworks): «Sevenangels got my number (...)». (...)

Capi contro TebeNella tragedia di Eschilo I settecontro Tebe, sette eroi difendono lesette porte di Tebe. Siamo alla terzagenerazione tebana, nella qualegrava ancora la maledizione suEdipo che ha ucciso suo padre Laioe si è unito a sua madre Giocasta(sebbene fosse all’oscuro della loroidentità), generando Eteocle,Polinice, Antigone e Ismene. Allamorte di Edipo, sul trono di Tebe èassiso Eteocle, che si rifiuta dilasciare il potere alternativamenteal fratello gemello Polinice, comeconvenuto. Con Polinice sono settei mitici capi che accerchiano Tebe,ognuno davanti a ciascuna dellesette porte della città. I fratelli siuccidono l’un l’altro: in scena icadaveri di entrambi. A Poliniceviene negata la sepoltura edovrebbe restare fuori dallefrontiere tebane, in preda ai cani eai rapaci; sua sorella Antigone siribellerà a tale sorte e saràcondanata? Euripide, Stazio, Alfierie Racine (La Thébaïde ou les frèresennemis) si sono ispirati a questitragici personaggi. (...). Sette sono icampioni argivi all’assalto, sette glieroi tebani alla difesa, sette le portedi Tebe assegnate. (...)

Colli di RomaSette sono i colli di Roma, cittàchiamata, per antonomasia, «I settecolli». È stato il re Numa Pompilio aistituire la cerimonia delSeptimontium, che si celebrava l’11

dicembre presso i sepolcri degliArgivi, gli eroi che strapparono aiSiculi e ai Liguri alcuni colli dellafutura Roma. (vedi) Re di Roma. Laprima descrizione risale all’epoca diCostantino, agli inizi del secolo IV.1. Aventino 2. Celio 3. Campidoglio4. Esquilino 5. Palatino 6. Quirinale,il più alto, associato al concettolatino di auctoritas 7. Viminale. DaMonte Mario, che gli antichiromani chiamavano Clivus Cinnaee Mons Gaudii, si può ammirare lospettacolo più maestoso della cittàeterna, come dice Marziale nelquarto dei suoi epigrammi: «Hincseptem dominos videre montes/Ettotam licet aestimare Romam».(vedi anche) I sette colli, 1948,rivista musicale di Alfredo Polacci,con Mario Riva e Riccardo Billi.Arrivederci Roma («The Seven Hillsof Rome», Usa 1957), film diretto daRoy Rowland, con Mario Lanza,Renato Rascel, Marisa Allasio. (...)

DadoSette è il risultato della somma didue facce opposte del dado. Cioè, ildado ha sei facce, ciascuna dellequali reca un numero, indicato da

punti che vanno dall’uno al sei; lasomma dei punti sulle facceopposte fa sette: 1+6 = 2+5 = 3+4 =7. (...)

Feste biblicheSette per sette settimane, sette persette anni. I calcoli dei giorni difesta delle Settimane e del Giubileosono basati sul quadrato di sette:«Conterai sette settimane; daquando si metterà la falce nellamesse comincerai a contare settesettimane; poi celebrerai la festadelle Settimane in onore di Jahvè»(Deut. 16, 9). «Conterai pure settesettimane di anni: sette volte setteanni; e queste settimane di anni tifaranno un periodo diquarantanove anni. Poi il decimogiorno del settimo mese faraisquillare la trombadell’acclamazione; il giornodell’Espiazione farete squillare latromba per tutto il paese. Esantificherete il cinquantesimoanno, e proclamerete la liberazionedel paese per tutti i suoi abitanti.Sarà per voi un giubileo; ognuno divoi tornerà nella sua proprietà, eognuno di voi tornerà nella suafamiglia» (Lev. 25, 8-10). Il vocaboloGiubileo probabilmente deriva dayobel, corno di capro cheannunciava l’inizio dellacelebrazione. (...)

Meditazionisul sadomasochismo politicoSette le Meditazioni sulsadomasochismo politico propostedal Living Theatre, il gruppo diteatro sperimentale e d’avanguardia

inteso come creazione di unacollettività, fondato nel 1947 daJulian Beck e Judith Malina. Gliautori spiegano che SevenMeditations on PoliticalSadomasochism (1971) èun’indagine sui propri legami conun sistema politico basato sulladominazione: attaccamentomorboso al denaro, alla proprietà,agli oggetti; acquiescenza neiconfronti del potere dello stato,della violenza, della guerra e dellacompetizione; l’amore come giocodi potere, possessione e controllo. Èil desiderio di un cambiamentorivoluzionario capace di rovesciarequeste forme sadomasochiste inogni campo. È un rituale peraccrescere la comunicazione,esorcizzare il male e sperimentarel’estasi collettiva. Lo spettacoloutilizza diverse tecniche, dai ritidelle tribù Gnaua del Marocco equelli dei monaci za-zen, allamacumba e al candomblé delBrasile: corpi nudi richiamanti lapratica della tortura delle dittaturelatinoamericane, il tristementefamoso «pau de arara» (trespolo dipappagallo, nella foto), per unimpegno politico di stampopacifista e anarchico. (...)

Settetti o settimini (opere)Bruno Maderna (1920-1973),Serenata per un satellite (1969), persette strumenti, come prescrivel’autore nella partitura: «Violino,flauto (anche ottavino), oboe(anche oboe d’amore, anchemusette), clarinetto (trasportandonaturalmente la parte), marimba,

arpa, chitarra (o mandolino) tuttiinsieme o separati o a gruppi,improvvisando insomma, ma conle note scritte». Maderna dedicaquesta Serenata al fisico torineseUmberto Montalenti, direttoredello European Space OperationCentre con sede a Darmstadt, che il1˚ ottobre 1969 aveva progettato illancio, dall’isola di Vandembergnell’oceano Pacifico, del satelliteeuropeo Estro I per lo studio deifenomeni connessi alle auroreboreali.

Luigi Nono (1924-1990), No haycaminos, hay que caminar...dedicato a Andrei Tarkovski persette gruppi strumentali (1987), èl’opera centrale di un tritticoispirato a un verso di AntonioMachado che Nono lesse sul murodi un chiostro di Toledo:«Caminantes, no hay caminos, hayque caminar» (Voi che camminate,non ci sono cammini, bisognacamminare), ossia la strada dellaricerca perpetua, in un continuoscoprire e inventare. (...)

07/07/07 Terra in direttaIl 7 luglio del 2007 ha avuto luogoin otto città diverse di cinquecontinenti un mega concertodenominato Live Earth (Terra indiretta), con lo scopo disensibilizzare l’opinione pubblicamondiale sul tema delsurriscaldamento globale, cherischia di provocare eventi naturalisempre più disastrosi. (...)

*Un estratto dal «Dizionariomaniacale del sette» (DigiSet, Roma,p 360, illustr. colori, euro 23) di MeriLao. Si acquista on line(www.sirenalatina.com). Prezzospeciale (19 euro, inclusaspedizione) per i lettori del«manifesto».

PAGINE ■ È USCITO IL «DIZIONARIO MANIACALE DEL SETTE»

La regola del sette.Come un numerocambia la storia

Un’operaavvincenteche rintracciala presenzadel 7 in tuttigli ambitidel sapere umano.Tra miti, sport,canzoni, film, fiabe

RITMI

Sopra la copertina del libro; BrunoMaderna (a sinistra) e Luigi Nono; i settecolli; lo spettacolo del Living Theatre;Sette contro Tebe di Alfred J. Church; RayCharles; Meri Lao; Nino Rota, RiccardoBacchelli e Bruno Maderna. I dadi

Page 15: Alias supplemento del Manifesto - 26.10.2013

(15)ALIAS26 OTTOBRE 2013

PiL-Public Image Ltd..Il ritorno della storica band inglesecapitanata da John Lydon.Bologna SABATO 26 OTTOBRE (ESTRAGON)Roma DOMENICA 27 OTTOBRE (ATLANTICOLIVE)

Miles KaneDopo il tour estivo con gli ArcticMonkeys torna, per una sola data, ilpop del cantante e musicista inglese.Milano SABATO 2 NOVEMBRE (MAGAZZINIGENERALI)

Kim GordonLa bassista e vocalist dei Sonic Youthtorna in veste solista.Foligno (Pg) SABATO 26 OTTOBRE(SERENDIPITY)Mezzago (Mb) DOMENICA 27 OTTOBRE(BLOOM)

Scott MatthewIl cantautore australiano ha da pocopublicato un album di cover, Unlearned,con brani di Raiohead, Rod Stewart,Bee Gees, Neil Young...Roma DOMENICA 27 OTTOBRE (ANGELO MAI)Bologna LUNEDI' 28 OTTOBRE (LOCOMOTIV)

Simon PhillipsL'ex batterista, tra gli altri, di Toto eThe Who nel progetto Protocol II, conil chitarristaAndy Timmons.Roma SABATO 26 OTTOBRE (ATLANTICO LIVE)Prato DOMENICA 27 OTTOBRE (KELLER PLATZ)

Milano LUNEDI' 28 OTTOBRE (MAGAZZINIGENERALI)Montebelluna (Tv) MARTEDI' 29OTTOBRE (ESSE MUSIC STORE)Udine GIOVEDI' 31 OTTOBRE (TEATROPALAMOSTRE)

AnathemaLa band inglese, tra metal melodico eprog.Bologna LUNEDI' 28 OTTOBRE (ZONAROVERI)Moncalieri (To) MARTEDI' 29 OTTOBRE(AUDIODROME)

HologramsDi nuovo in Italia la synth punk bandsvedese.Milano VENERDI' 1 NOVEMBRE (OHIBO')Padova SABATO 2 NOVEMBRE (BASTIONEALICORNO)

Arcane RootsIl trio inglese al debutto, tra Mars Volta,Tool e Rush.Mezzago (Mb) LUNEDI' 28 OTTOBRE(BLOOM)

A Place to BuryStrangersDa New York, sulla scia di Jesus andMary Chain.Verona SABATO 26 OTTOBRE (INTERZONA)

Pere UbuDa Cleveland, Ohio, l’undergrounddegli anni Settanta.

Torino VENERDI' 1 NOVEMBRE (SPAZIO 211)

Franc CinelliUn tour nei club per il bluesmanitaloinglese.Forlì MERCOLEDI' 30 OTTOBRE (DEMODE')Trento VENERDI' 1 NOVEMBRE (BOOKIQUE)Brà (Cn) SABATO 2 NOVEMBRE (CAFFE'BOGLIONE)

The Feeling of LoveIl trio psych blues garage francese.Firenze SABATO 26 OTTOBRE (TENDER)

Karma to BurnLo stoner rock della formazione Usa.Torino MERCOLEDI' 30 OTTOBRE (UNITED)

ContinentalLa nuova band dell'ex DropkickMurphys Rick Barton, tra rock'n'roll,punk, folk e blues. In apertura il punksurf degli Yikes Country Club.Roma SABATO 26 OTTOBRE (TRAFFIC)Bologna DOMENICA 27 OTTOBRE(FREAKOUT)Milano LUNEDI' 28 OTTOBRE (LIGERA)

Chris BrokawRitorna solista il leader dei Codeine.Vecchiano (Pi) SABATO 26 OTTOBRE(REDROOM)Agliana (Pt) DOMENICA 27 OTTOBRE (ILMODERNO)Milano LUNEDI' 28 OTTOBRE (GATTO')Ravenna MARTEDI' 29 OTTOBRE (MOOG)Imola (Bo) MERCOLEDI' 30 OTTOBRE

(CIRCOSFORZA)

Steve GunnDal vivo il chitarrista sperimentale.Torino SABATO 26 OTTOBRE (BLAH BLAH)Bologna LUNEDI' 28 OTTOBRE (MODOINFOSHOP)Rimini MARTEDI' 29 OTTOBRE (NEON)

The IrrepressiblesUnica data per il pop barocco dellaband-orchestra inglese.Bologna MERCOLEDI' 30 OTTOBRE (TEATRI DIVITA)

Bob DylanTorna in Italia il vecchio menestrello diDuluth.Milano SABATO 2 NOVEMBRE (TEATRO DEGLIARCIMBOLDI)

Charles BradleyDue date per il sessantatreenne vocalistsoul funk americano.Mezzago (Mb) VENERDI' 1 NOVEMBRE(BLOOM)Roma SABATO 2 NOVEMBRE (ANGELO MAI)

Adam GreenUn capostipite della nuova scenaanti-folk newyorkese.Bologna GIOVEDI' 31 OTTOBRE (IL COVO)Parma VENERDI' 1 NOVEMBRE (PULP)Ancona SABATO 2 NOVEMBRE (DECIBEL)

KarnivoolUna data per il metal prog della band

australiana.Milano MARTEDI' 29 OTTOBRE (TUNNEL)

Joseph ArthurIl cantautore di Akron, Ohio, scopertoda Peter Gabriel.Fontanellato (Pr) GIOVEDI' 31OTTOBRE (TEATRO COMUNALE SAN VITALE)Brescia VENERDI' 1 NOVEMBRE (LATTERIAMOLLOY)

The DarknessTorna la glamrock band inglese.Trezzo d'Adda (Mi) VENERDI' 1NOVEMBRE (LIVE)Ciampino (Rm) SABATO 2 NOVEMBRE(ORION)

Thirty Seconds toMarsLa emo rock band statunitense inconcerto.Assago (Mi) SABATO 2 NOVEMBRE(MEDIOLANUMFORUM)

Virginiana MillerIl ritorno dal vivo della band livornesecoincide con la pubblicazione del lorosesto album, Venga il regno.Bologna VENERDI' 1 NOVEMBRE(LOCOMOTIV)

MovementOttava edizione per il TorinoElectronic Music Festival, con il megliodel panorama elettronico italiano einternazionale. Tra gli ospiti, per il

Circoloco Party, System Of Survival,Matthias Tanzmann e The MartinezBrothers (stasera) e molti altri nelleserate del 27 e dal 29 ottobre al 2novembre.Torino DA SABATO 26 OTTOBRE (A SABATO 2NOVEMBRE LINGOTTO FIERE)

Black Belt!Un Halloween Party a ritmo di bluesorganizzato da Mojo Station. Sul palcodue nomi italiani, Dead Srhimp eTurchi.Roma GIOVEDI’ 31 OTTOBRE (INIT)

Jazz & Wine of PeaceXVI edizione della rassegna friulana cheunisce la musica jazz al buon vino, tradegustazioni e concerti. Il programmadelle ultime due giornate di eventi: sicomincia oggi alle ore 11 (KulturniDom di Nova Gorica in Slovenia) conThe Fonda/Sevens Group, e poi HeiriKanzig 4tet (ore 16, Tenuta di Angoris),Armando Battiston e Caludio Mazzer(ore 18.30, Az. Agricola Gradnik), RimBerne Snakeoil (ore 21.30, TeatroComunale), Luna e Un Quarto (ore23.30, In taberna), GiampaoloMrach/Giulio Scaramella Duo (ore23.30, Jazz & Wine Le Bar);domaniKlaus Gesing Solo (ore 11, TenutaVillanova, Farra d’Isonzo), Atomic (ore16, Cantina R. KEber), Joshua RedmanQuartet (ore 20, Teatro Comunale).Cormòns (Go) SABATO 26 E DOMENICA27 OTTOBRE (VARIE SEDI)

FOLK ITALIA

Sancto Ianne,incroci e radici

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI ■ SEGNALAZIONI: [email protected] ■ EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONTÀ

ULTRASUONATI DAGIAMPIERO CANESTEFANO CRIPPAJESSICA DAINESELUCIANO DEL SETTEGIANLUCA DIANAGUIDO FESTINESEGUIDO MICHELONEROBERTO PECIOLA

Ancora una volta viene da pensare:quanta ricchezza contraddittoria e vitale,quante declinazioni possibili e cangianti sinascondono sotto il termine «folkrevival», o folk progressivo? Comunquepiù di quante ne riusciamo a immaginare.E anche in porzioni di territorio limitate.In Campania, ad esempio. Lì i sannitiSacto Ianne operano proponendo unincrocio calibrato e riuscito tra radici ecanzone d'autore, con testi d'eccellenza:il risultato è pienamente gustabile inTrase (Folkclub Ethnosuoni), sei annidopo il magnifico Mò siente. Di incroci episte convergenti è notoriamentemaestro anche Enzo Avitabile: chi haamato Black Tarantella trova un corpososupplemento in Music Life (Cni),cofanetto che riporta la colonna sonoradel bel film a lui dedicato da JonathanDemme. Duetti strepitosi con gentecome Eliades Ochoa, Toumani Diabate,Mario Brunello, Trilok Gurtu. Lapulsazione atavica della tammorra equella dei beat sintetici, il passatoremoto e il futuro in piacevole agguatoin Intraterrae (Marocco Music) diPierpaolo Polcari, degliAlmamegretta: che stile! (Guido Festinese)

Andiamo a percorrere stradepolverose. Iniziamo da AndersOsborne e il suo Peace (Alligator).New Orleans la casa, gli Stati Uniti ilmondo: coordinate geografiche che benspiegano la sua miscela di Americana,cantautorato da strada alla Neil Younge una innata capacità nello scriverecanzoni. Una chitarra straziante e liricacome solo chi ha percorso un'infinità dimiglia. Zero scontatezze, tanta classe.Citazione per Peace, Windows e Let ItGo. Avanti con Sparrow & TheWorkshop: Murderopolis (ToadRecords) passa dalle trasognateevanescenze californiane di Valley ofDeath a inquietudini degne di una NewYork notturna in Avalanche of Lust conconsapevolezza e dimestichezza. Non ècapacità data a molti: bravi. Chiudiamo ilcapitolo supportando l'uscita dei TheThermals, trio condotto dal cantantee chitarrista Hutch Harris. Dieci i branidi Desperate Ground (Saddle CreekRecord) che pescano in un post punknon troppo convincente.Rammenteremo solo un paio di branicome Born to Kill e The Sunset: troppoomogeneo il resto. (Gianluca Diana)

FOLK POP

Sonniferiacustici

INDIE ROCK

Sulle stradedi «Murderopolis»

FRANCIA

Ritornoa Marsiglia

SILVIA BOLOGNESIALMOND TREE (Fonterossa records)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Lei, la leader del quintetto, è lacontrabbassista, ma anche autrice dellamaggior parte delle pagine. Glistrumentisti hanno tuttiun’impostazione be-bop, ma evitano imanierismi del genere, con lasimulazione dell’improvvisazione e gliassolo a turno. L’articolazione èd’insieme per merito di arrangiamentiche compattano le parti distinguendotra quella che primeggia e quelle cheaccompagnano. La musica è il risultatodi questa dedizione cameristica. (g.ca.)

DI MARCO/ARVANITAS/MELLILOONE NIGHT FOR 3 PIANOS (Crocus)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Bologna, Sala Bolognini, 10marzo 1989. Tre pianisti di scuola bebop-mainstream danno vita, ciascuno insolo, a un’eccitante perfomance che oravede la luce su cd: mentre il franceseArvanitas preferisce rileggere in swingcinque grandi standard, l’americanoMelillo e il bolognese Di Marco siconcentrano su proprie composizioni, esfoggiano un piano style intenso. Poi itre si uniscono per i bis in Glowing eBlaze in una divertente gara arincorrersi. (g.mic.)

THE JULIE RUINRUN FAST (TJR/ Dischord)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Guarita dalla malattia che l'hatenuta lontana per anni, torna la riotgrrrl par excellence Kathleen Hanna,che rispolvera il nome del suo progettosolista del 1997, Julie Ruin, per unanuova band che include anche KathiWilcox (già nelle Bikini Kill). Le primedue tracce, Oh Come On e Ha Ha Ha,chiassose e impertinenti, confermanoche Hanna non ha perso un'unghia dellasua verve. È la sua voce, ora tuttasmorfie e ululati, ora zuccherina (in JustMy Kind), che fa brillare questi brani.Una voce, e dei testi, che non mancanodi suscitare emozioni. Musica pop percuori punk. Ci sei mancata. (j.da.)

KINGS OF LEONMECHANICAL BULL (Columbia/Sony)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Dieci anni di attività per la banddi Caleb Followill e soci, celebrati conun disco giunto proprio quando la bandsembrava sull'orlo dello scioglimento.Non siamo ai livelli di Only by the Night,ma le canzoni di Mechanical Bullsuonano decisamente come i fanvogliono: un classic rock molto Usasenza cadere nelle tentazioni ruffiane dicerte produzioni recenti. Supersoaker, ilsingolone, è trascinante e decisamenteda stadio, come si è effettivamentetrasformato nel tempo l'ex piccologruppo del Tennessee. (s.cr.)

LATIN JAZZ

Cambiamentiper definizioneI jazzmen latinoamericani sono i piùesposti a cambiamenti, per quantoriguarda i contesti in cui suonano: quindinon esiste un latin jazz per definizione, maforse tanti stili quanti i dischi di volta involta realizzati da gruppi o solisti. In talsenso, per la portoricana Orquesta ElMacabeo in Salsa bestial (Vampisoul) valeanzitutto un discorso di coerenza erispetto verso le moderne tradizioni deivivaci suoni caraibici che qui vengonointensificati con sostanziale divertimentoritmico. Gli argentini NatalioMangalavite (pianoforte) e MartinBruhn (percussioni), attivi in Italia e inSpagna, con Juego (Camilla) si divertonoanch’essi, ma in altro modo, ossiarielaborando vecchie canzoni criolle,esaltandone i profili melodici grazie adarrangiamenti minimali. Chi invecesembra esente da richiami etnici è ilbatterista messicano Antonio Sanchez:in New Life (Cam jazz) si conferma leadere musicista a tutto tondo (suoi gli ottobrani in scaletta) con un sestetto post-bop newyorkese, in cui le ascendenzelatine restano forse simboleggiate dalforte imprinting ritmico nei temi e nelleimprovvisazioni. (Guido Michelone)

DAVIDE SOLFRINIMUDA (New Model Label)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Muda, in giapponese, significa«spreco», una bestemmia nellaproduzione industriale. E Solfrini, exoperaio, la muda la conosce bene. Larisposta musicale al frastuono dellecatene di montaggio è una sequenza dibrani che mettono al centrocontraddizioni e sentimenti, regni diun benefico caos. Il respiro di note eparole, sottile e intimo, assecondachitarre, percussioni e tastiere, in unesordio convincente. (l.d.s.)

BARRENCE WHITFIELDAND THE SAVAGESDIG THE SAVAGE SOUL (Bloodshot/Ird)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Sano robusto rock'n'roll. Chediventa ancor più ruffiano quandoentra una sferzata di sporco blues.Barrence & soci ci sanno fare, e siconfermano una macchina da guerra.Consigliato praticamente sempre: lamattina nel traffico (Hey Little Girl),post pranzo in ufficio (Sugar) e ilsabato notte per danzare (The CornerMan). E non manca una sferzata alcuore (I'm Sad About It). (g.di.)

JONATHAN WILSONFANFARE (Bella Union/Pias-Coop/Self)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Dopo l’ottimo esordio, GentleSpirit, lo si attendeva a una riprova. Lepremesse ci dicevano di un albumambizioso che avrebbe dovutosuperare il precedente. Allo scopo hacooptato alcuni miti, da Crosby eNash a Jackson Browne, e posto ilfulcro in un piano Steinway. Grandispendio orchestrale e attenzione agliarrangiamenti per un disco dal moodSeventies, che alterna momentisublimi a cose «dimenticabili». (r.pe.)

YELLOWJACKETSA RISE IN THE ROAD (Mack Avenue/Ird)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Gli anni non passano invanoper nessuno, è chiaro: quindi anche leesplosioni vitalistiche di energia fusiondegli Yellowjackets non possonoessere quelle di sei lustri fa. Peròquesto nuovo disco, in cui compareFelix Pastorius al basso elettrico, figliodel compianto Jaco (il basso tra lemani è quello del padre!), si faascoltare con piacere, merito anchedelle comparsate dell'ottimo AmbroseAkinmusire alla tromba. (g.fe.)

Un tempo Marsiglia suonava in Europaquasi soltanto grazie ai Massilia SoundSystem. Da allora, ne è passatod’inchiostro sugli spartiti, disegnando unascena sempre più ricca, refrattaria aomologarsi, pur senza rifiutare, anzi, diassorbire e trasformare le esperienzealtrui. Le voci femminili costituisconouna presenza fondamentale. L’ultimolavoro del duo Belladonna 9ch, Le baldes loups garous (autoprodotto/Artifco)vede Agnés Royon al sax e fiati vari piùvoce, Michèle Coudriou chitarre eaccordeon più voce, accavallare laguenguette electronique a klez e jazzmelodico. Risultati trascinanti. Altro duo,altro regalo: le Isaya Dead or Alive inI’ll Get You Back (Make me/Musicast), duegemelle che sfoderano timbriche quasimetalliche come le chitarre e lepercussioni. Riferimenti stralunati al folkdi frontiera americano anni Settanta, masolo citazioni, per un disco che ipnotizza.Les Poulettes, ironiche pollastrelle,sfoderano Coup de lune (autoprodotto).Ed è arma vincente, leggera, maneggiatacon sapienza e freschezza di idee.Sorridete, ad esempio, ascoltandoPutains d’hormones. (Luciano Del Sette)

Tre uscite per One Little Indian (distr.Audioglobe). Se soffrite di insonnia ecercate qualcosa che vi aiuti a prendersonno e non volete affidarvi ad artificichimici ecco ciò che fa per voi! L’albumche segna ufficialmente la reunion degliScud Mountain Boys. Il disco, Do YouLove the Sun, un disco che si rifà allatradizione folk country americana, quindichitarre acustiche e lap steel in bellaevidenza. E fin qui, nulla di male, se nonfosse che non si percepisce un minimo diverve, idee compositive che latitanopesantemente e rilasciano un senso dinoia tale da ritrovarti addormentatosenza neanche volerlo. Su coordinatequasi simili, ma con un deciso salto digusto, ritroviamo la cantautrice britannicaKathryn Williams con Crown Electric.Niente di cui ci ricorderemo da qui aqualche mese, ma c’è qualche spuntointeressante. Sarà perché viene dalla coolIslanda ma di Ásgeir si fa un gran parlare.Il cantautore scandinavo con In the Silencepubblica il suo primo album in inglese,remake del disco uscito in patria nellalingua madre lo scorso anno. E se lecoordinate sono più o meno le stesse, ilrisultato è di altro livello. (Roberto Peciola)

ON THE ROAD

Page 16: Alias supplemento del Manifesto - 26.10.2013