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- 196 - VICENDE DELLA CHIESA E DEL CAMPANILE DI GROTTAFERRATA. N monaco calabrese di nome Nilo, rampollo cii cospicua famiglia (I) di Rossano, per sottrarsi alla gloria procac- ciatagli dalla dottrina e clalle precIari virtll, fugge dalla sua patria, e dopo varie peregrinazioni sosta nel mo- nastero greco di S. Ag'ata in quel di Tuscolo. II conte Gregorio 1, signore ciel luogo, lo visita e, trovatolo amabilissimo, per trattenerlo nelle terre, gli clona una vasta zona ciel Tuscolano, fornita d'acqua e santificata da un'antica chiesa, clove nel 1004 Nilo foncla la Badia; ma la morte lo coglie quasi subito. Gli succedono gli abati Paolo, Cirillo e Bartolomeo che clànno novello incre- mento allo sviluppo della Badia; presto infatti sorge in quel luogo una chiesa ricchissima ed ampia che viene tosto consacrata eia Papa Giovanni XIX. La primitiva cappella, o santuario, preesistente, presso la quale fu edificata la Badia, e che tuttora conservasi, formando la base ciel campanile, è una costru- zione che per lo meno rimonta al V o VI secolo d. Cr., se anche non è resto di pill ampia costruzione romana, e fu questo infatti il primitivo santuario dei monaci greci, essa è la Vetus aedicltù[" come è chiamata in antichi documenti. Questo sacello era prima in diretta comunicazione con la chiesa ed adi- bito al culto. Da una memoria elel 1300 risulta che in seguito servÌ come sacrestia (2). In quell'epoca però la sacrestia includeva l'idea di cosa più sacra di quel che non sia ai nostri tempi, essendo ad essa connesso piuttosto il con- cetto di tesoro della chiesa che non eli semplice deposito o luogo di vestizione. Essa consta di due . ambienti di mediocre e uguale ampiezza, di forma qua- drata, e coperti con volta a croce impostata su pilastri posti agli angoli e coronati da rozzi capiteIJi. I due ambienti sono divisi eia un arco robusto in peperino; grossi blocchi squadrati di detta pietra, formano le pareti, nelle quali vi sono tracce eli into- naco con scarsi accenni a decorazione pittorica. Prima dei recenti lavori una sola finestra illuminava questi ambienti, ma recentemente, per la costruzione della scala che serve eli accesso al campanile, (1) Si ritiene che fosse quella dei Maleino, assai celebre negli Annali bizantini per i per- sonaggi che uscirono dal suo seno. (2) La notizia è data dal T)'pù:olf. oss,ia Ordinarinm del Monastero, descritto nel 1300.

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VICENDE DELLA CHIESA

E DEL CAMPANILE DI GROTTAFERRATA.

N monaco calabrese di nome Nilo, rampollo cii cospicua famiglia (I) di Rossano, per sottrarsi alla gloria procac­ciatagli dalla dottrina e clalle precIari virtll, fugge dalla sua patria, e dopo varie peregrinazioni sosta nel mo­nastero greco di S. Ag'ata in quel di Tuscolo.

II conte Gregorio 1, signore ciel luogo, lo visita e, trovatolo amabilissimo, per trattenerlo nelle ~me terre, gli clona una vasta zona ciel Tuscolano, fornita d'acqua e santificata da un'antica chiesa, clove nel 1004 Nilo foncla la Badia; ma la morte lo coglie quasi subito.

Gli succedono gli abati Paolo, Cirillo e Bartolomeo che clànno novello incre­mento allo sviluppo della Badia; presto infatti sorge in quel luogo una chiesa ricchissima ed ampia che viene tosto consacrata eia Papa Giovanni XIX.

La primitiva cappella, o santuario, preesistente, presso la quale fu edificata la Badia, e che tuttora conservasi, formando la base ciel campanile, è una costru­zione che per lo meno rimonta al V o VI secolo d. Cr., se anche non è resto di pill ampia costruzione romana, e fu questo infatti il primitivo santuario dei monaci greci, essa è la Vetus aedicltù[" come è chiamata in antichi documenti.

Questo sacello era prima in diretta comunicazione con la chiesa ed adi­bito al culto. Da una memoria elel 1300 risulta che in seguito servÌ come sacrestia (2). In quell'epoca però la sacrestia includeva l'idea di cosa più sacra di quel che non sia ai nostri tempi, essendo ad essa connesso piuttosto il con­cetto di tesoro della chiesa che non eli semplice deposito o luogo di vestizione. Essa consta di due . ambienti di mediocre e uguale ampiezza, di forma qua­drata, e coperti con volta a croce impostata su pilastri posti agli angoli e coronati da rozzi capiteIJi.

I due ambienti sono divisi eia un arco robusto in peperino; grossi blocchi squadrati di detta pietra, formano le pareti, nelle quali vi sono tracce eli into­naco con scarsi accenni a decorazione pittorica.

Prima dei recenti lavori una sola finestra illuminava questi ambienti, ma recentemente, per la costruzione della scala che serve eli accesso al campanile,

(1) Si ritiene che fosse quella dei Maleino, assai celebre negli Annali bizantini per i per­sonaggi che uscirono dal suo seno.

(2) La notizia è data dal T)'pù:olf. oss,ia Ordinarinm del Monastero, descritto nel 1300.

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ne venne 111 luce una seconda, in corrispondellza della quale dovrà certamente cli~copri rsi la terza.

In quest'ultima, nella grossezza del muro, si sono rinvenute tracce eli into­naco con primitive pitture ornamentali, ed integra si è pure ritrovata la doppia inferriata, quasi in perfetto stato cii con 'ervazione ed appartenente alla mede­sima epoca della cappella.

Ammettendo, come logica vuole, che anche le altre fin estre fossero difese da uguali inferriate, e che a tutto il piccolo edificio (osse dato il nome cii cripta, che appare giustificato dal pill alto livello del terreno circostante, ne viene , come conseguenza non improbabile, che appunto questo primitivo nucleo abbia dato a quella località il nome cii Crypta-Ferrata, titolo anteriore al monastero.

La chiesa di tipo bizantino che si addossò a questo primitivo nucl eo, comunicava con esso p e r una porta che ~i apriva nella navata di de;;tra. Gli stipiti della porta furono fatti togliere dal card. Guadagni, e la porta stessa fu poi chiusa al tempo elei barbari rimaneggiamenti del card. 'Mattei, dei quali ci resta a parlare.

La chiesa, dunque, clelia Badia fu consacrata, come fu detto, clal papa Giovanni XIX nel 1024 e preci­samen te ai '7 del mese di clicem bre. Nella vita di S. Bartolomeo parlan­closi ciel tempio si dice del S a nto che « benchè si ritrovasse egli in paese « fora~tiero, pure fabbricollo grande « e belli~simo , vaghissimo per le ,' e­«'nerahili immagini e provvisto cii

Fig-. T. - Inte rno dell'antico sflcello.

« vasi sacri, cii numerose vesti preziose e di sacri libri, cii cui non pochi scritti « cii propria mano dall'iste~so santo. Questo tempio da tutti i fore~tieri e pae­« sani viene ammirato per la ~ua sontuosità e bellezza» (1).

I.a chiesa, che in o rigine e ra qua si completamente isolata, associando alle linee romane, che predominavano, motivi bizantini, ehue fin elal principio carat­tere frammentario. L'elltrata maggiore del tempio era volta ve rso occidente: era dunque orientata eia levante a pon ente, cioè secondo le norme clella liturgia orien tale.

Lo Sciommari (2), che vide e studiò il monumento nel Ii 28, narra che l'in­gresso a l tempio era preceduto da un atrio composto di quattro colonne cii granito egiziano con pill gradini, dei quali alcuni apparivano interrati (i fram­menti ~ono al museo); dall'atrio ~i passava al nartece , e eia questo ili chiesa . In faccia veclevas i una fontana molto deteriorata dal tempo; nell'istesso luog'o

(I) Tolto dalla Vita di S. BadololJleo. :;critta in greco da Luca VU abate , circa l'anno I070. (2) GIACOMO SCIO:\!MARr, Brelle llotù:ia e raccolta della Vita di S. Bartolomeo, ecc:

Roma, 1728.

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anti camente , ve n' era un 'altra di bellissima fo rma ove appres tavas i, con solenne p ompa , la benedizion e d e ll' acqua il g iorno d ell'E pifa nia , g ius ta il rito g reco.

S ulla p orta ch e dall' a tri o me tteva al na r­tece - continua a na rrare lo Sciomm a ri - scorgevasi un ' immagine della S S. V e r­g ine, benchè p oco la s i pote se vedere p er essers i scrostato il muro, su cui e ra dipinta .

L e no tizie ch e ci dà lo S ciomma ri sono della piil g ra nde importan za, essendo COl11-

ple ta me n te scomparso qua n to egli vi ele negli albo ri ci e l secolo X V III.

La chi esa ne ll'inte rno e ra a tre navi , p reced uta, come apprendemmo, ela l p o rti co e dal na rtece, e q ues ta config urazi o ll e si de lineava all' es te rno e cl og ni nave termi­nava CO li un'abside ora scompa rse .

La nave centra le col t etto a due pi o­venti supe rava le minori, cope rt e da te tto a un 501 pi ovente. I fian chi es terni della nave principale, presentavano un a <lecora­zi on~ elegan tiss ima i Il la te rizi o e pietre squadra te , con archi pe nd uli, co rnici a de nti di sega e fin es tre a pien centro chiuse da la,,;t re traforate di t ra ve rtin o e di ma rmo ;

Fig. 2. - l':lrete esterna dell'antico sacello con tinestra e scala di accesso

al Campanile.

questa decorazione girava tutto l' edifi cio e ripe tevasi parime nti all 'es terno delle Il av a te mino ri ri corre ndo sull e curve delle tre a bs idi. L a fa cciata a veva tre fin e­

s tre il e i medesim o s tile ; alla SlI a d estra l' e leg a n­ti ss imo campanil e in la terizio e rgev~si supe rba­me nte con i suoi vari o rdini di visi da co rni ci a ma ttoni e m e nsolin e cii marmo e rii a ioliche vari o­pinte, con le sue b ifore e trifo r ~ e colonnine p o rtanti il ca ra tte risti co capitello a nilvetta, l'o r· ma ndo tutto un insi e me ch e pareva dicesse la san ti tà d el luogo.

A chi ripe nsa le fo rme e l e prop orzioni del­l' a rchite ttura re lig iosa b izantina in G recia e nel­l'ltali a me ri d iona le, può fo rse sembra re che il campa nil e sorga troppo g ra nde e a lto ri spetto a ll e d ime nsioni g razi osamente m odeste della chie­sa, e fo rse qualcun o po trebbe a nche p e nsare a lIna modificazione p os te ri ore . . Ma occorre ricor­da re, ch e la chiesa ci i G rottafe rra ta , g reca eli t~ po, so rgeva p e rò nel piil la tino dei territo ri, e

Fig. 3· - - Finestra cl ell'antico sace ll o ch e robll. te e p oderose e rano le to rri campanari e con tracce di affreschi.

delle co ntempo ra nee chiese roma ne , e , sopra tutto , c1!e il campa nil e d i Gro ttaferrata sorg eva

con un elemento obbli g ato , cl oe con il primitivo sacello che si e ra scelto a b ase , e che ri t hiedeva p erciò un 'a ltezza prop orziona ta a lla larg hezza d ei suo i la ti.

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Le navi all'interno erano clivi"e da otto colonne cii marmo bian co di pree­s isten ti m onumenti l"Omani, e le p areti d ecorate in affresco. Ai la ti del co ro erano effig'iati su pilastri S. Maria Egiziaca e S. Zosimo, s ulla parete sopra l'ingre."so i qu attro profeti maggiori ed i dodici profeti mino ri , e finalmente, ::;ull'a lto della na ve, in un fregio girante, s i a mmira van o le sto ri e della BilJbia e teo rie eli angeli osannanti.

Questa descrizione della primitiva chiesa ci è per fortuna conservata in un prezioso manoscritto del monaco basiliano Filippo Vitali che viele le glorie e assistè, addolorato, al de turpa me nto del tempi o, narrando, con scrupo losa minuzi a, quanto, giorno per giorno, i la vo ri, condotti d'orcline ele l ca rd. (Ì'ua­c1agni dall'architetto Fiore, distruggevano, nasconde va no o mutilavano (l). ] ::-;anti vene rati e ch e ebbero nella chi esa i primi altari, furon o i XL Martiri cii S ebaste, S. Nilo, S. Bartolomeo, ecc . ed il quadro clelia Vergine che di cevasi donato dal papa G regori o IX e attrilJuito a S. J .uca.

Documento assai importante di questa primitiva chiesa è la porta per la quale dal nartece s i entrava nel tempio.

Questa porta d 'ingresso, cui era dato il no me di «Speciosa» (2 ), è tutto ra be n conservata , ed ha gli stipiti eli marmo scolpiti variamente a viticci e fig ure cii uccelli e putti con a rchitrave sagomato e scolpito a fogliamj d'acanto, nella cui gola sono incisi due trimetri giambici con tale sentenza : « O voi che entrate « nella casa di Dio, lasciate a l di fuori l'ebri età d elle so llec itudini, affinchè là « dentro troviate propizio il G iudice eterno ». Questi ve rs i fin dalla fin e elel secolo V]11 leggevansi in analogo posto nella chiesa del Monastero di Studio, dedicata a S. Giovanni Battista a Cos ta ntinopoli (3).

Sopra l'arco della porta è rappresentato, in mosa ico, il Salvatore, seduto, tra la V ergine e il S. P recursore, in piedi, ed h a in m a no il libro aperto con la scritta in greco: « l o so n la porta, p e r me se alcuno entri .... » ; sul davanti la piccola figura di un monaco incappuccia to , la cui testa no n ha nimbo, sor­regge una candela accesa: è opinione ormai acco lta che rappresenti l'oblato re, ossia S. Bartolomeo fondato re clella chi esa.

A i due s tipiti serv ivano di base forse due leo ni, ma di questi non si h a pill memOrI a .

li fusto clella p orta, di cedro, è pur coevo, ed è lavoro pregevolissimo della scultura in legno di quell'età . Esso è costi tuito eia fasce giranti, ricche di o rnati geometrici, a poco rili evo, che forma no per ogni partita di eci sp azi rettango­lari con lo sfondo liscio.

* :;.: * Pare certo che la Badia di Grottaferrata suhisse un primo restauro verso

la fin e del XlI secolo, dopo che i m onaci, assenti per parecchi anni a causa delle lotte fra ro ma ni e tuscolani, ritornaro no a Grottaferrata (4).

( I) ~!enlUrie de lla restaurazione della Chiesa di S. :"[;Jria di G rottafe rrata ["tta per ordine della ch. Ille ll,!. il ca rd. Guadag ni, abate COlllmendatariu di questa insig ne Ahbazia, scritte dal MOIJ:lcO Iìasiliano, P. D. Filippo Vitali, 1754 (i\! a noseritto).

(2) « Spe~ios,l » in tlltte le chiese greche è chj,lIl1ata quella porta che dal nartece immette alla chiesa.

(3) A. ROCCHI, La Badia di Grottaferrata, Ro ma, 1904.

(4) A. RaCCHI, Comobio Cr)'ptoferratensi Comll/entaria. 'l'USCII/i, I893'

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Il massimo splendore p e rò d ella Badia fu certa me nte raggiunto verso la lì ne del secolo XlJl, epoca nella quale essa s i rives tÌ di nuove bellezze ascen­dendo a grandissima fama. Abate de l Cenobio e ra allora Ilario Hl, e sotto di lui fu compiuto un completo res tauro della chi esa, ciel campanile, e delle varie fabhri che del monas tero.

Fig. 4. - Il Campallile avanti i restauri (lato Sud).

Di ques to fa tto si ha una eloquente testimonianza in una postilla, di un o elei codici della Badia, confermata pure da altro ma noscritto.

Eccone il tes to, qua le vie ne riportato nei due manoscritti: A) « Questo « tempio elei Santi e beati paclri nostri Nilo e Bartolomeo, fu nuovamente eretto e « restaurato a tempo di llario Abate, cii Geremia prep os ito , di Biagio eccle­« si arca e di a ltri bene meriti fratelli, nell'anno 12 82 » (I). E) « Sotto l'abate « Dario il tempio fu rinnova to ed elevato più in alto nell'anno 121)2 » (2).

(I) Ms. - r. (I. I. (2) r. (I. I e Cataloghi barberiniani degli Abbati di G rottafe rrata.

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Di questo restauro si hanno tracce evidenti nella rlecorazione dei fianchi esterni della navata centrale, ove, come meglio vedremo in seguito, furono

".-.~ ~ .. ~~

Fig. 5. - Il Campanile ,Ivanti il re~tal\l'o (Iato Nord) e fianco della Chiesa con sopraelev<lzione.

aperte, una per Iato, due ampie renestre bifore di marmo dai vetri istoriati; allora fiorì, anche sl\lla facciata monocuspidale, la rosa di marmo a colonnine

'II - Boll. d·.~r! f .

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ùnite da archi acuti e trilobi, convergenti in un anello centrale, e il monumento s i rivestì di tutta una gloria di sfolgoranti opere cosmatesche, quali gli altari, il c iborio, la sd/o/a CfllttorulIl, l'Iconostasi ed il mirabile pavimento, del quale resta a posto solo una piccolissima parte nel centro della chiesa. l-i-li altri resti, de­moliti, sllaragliati da mani vandaliche nei secoli pos teri ori, trovano ora asiJo nel museo della Badia a t esti moniare ulla gloria passata e la suprema igno­ranza degli innovatori.

Appartiene circa il quest'epoca la chiusura delle hifore e trifore del cam­panile nei lati sud e nord, a giudicare dalle murature che chiudevano gli ar­chetti e dai molivi decorativi che queste chiusure ornavano.

Il campanile già minacciava; e, senza stucliarne uno statico rohustamento, si ricorse alla chiusura degli archi, un espediente questo che ·i ritrova anche in altri campanili coevi come pure si ritrovano nella loggia Papale cii Viterbo, e che è dovuto in parte alla poca consi lerazion e che si clava allora ai problel1li di statica, in parte a rag ioni di economia.

Le prime alterazioni e m od ificazioni che trasformarono gradatamente la chiesa, cominciarono sul declinare del secolo XV per opera ciel card. CTiuliano Della Rovere. Avendo il Della Rovere tolto ai monaci una parte ciel fabbri­cato de l monastero per formarne la rocca ed il palazzo abaziale, allo scopo eli procurare nuovi alloggi sopraelevò i muri laterali este rni delle piccole navate, intonacanc\o e coprendo i fianchi mirabili superiori d ella chiesa. E a questo s tesso espedient0, ricorse anche per elar luogo alla costruzione ciel progettato quadriportico del quale solo un lato venne eseguito (I), mentre che degli altri tre, non furono preparate che le sole fondazioni.

È probabile che anche in quest'epoca sparisse l'ab:ide clelia navatella setten­trionale che guarda il portico.

Il Castello che circonda la Badia l'LI pure opera del carcl. Della Rovere, e per · ciò appunto fu denom i na to Castello Roveriano.

Questo palazzo daìle robuste mura e dai caratteristici torrioni, è il ricordo principale che lasciò quel iJelliggero cardinale.

1\ castello doveva difendere la Badia dalle irruzioni cii esercìti, che scende­vano su Roma, non essendo venuta me no la memoria di Ladislao di Napoli, che, parecchi allni avanti, vi si era accampato aspirando alla corona imperiale, che Alessandro V non voleva concede rgli; nè quella cii ~icolò Fortebraccio e di Antonio eia Pontedera, che se ne e rano impadroniti ten e ndolo per lungo tempo sotto il loro d? 11l i n io .

La demolizion e delle altre absidi, la distruzion e d elle decorazioni mus ive che vi erano rappresentate, fu opera del successore de l Della Rovere, card. Gio­vanni Colonna, cui clevesi ancora l'abbattimento degli antichi altéu-i e ciel coro.

L'anno I Si7 l'Abate Commendatéuio cardinale 1\.le ·sandra Farnese fece eseguire l'attuale soffitto in legno a lacLlnari, tagliando brutalmente gli affreschi della maggiore navata, rifece nuovi altari cd il coro, demolendo probabilmente l'antica iconostasi (2).

( I ) Disputano i dotti se coi disegni dci Peruzzi o ciel I3r<l1ll ante. (2) In occasione delle feste cente narie del 1904 a cura del Ministero della Pubblica Istru­

zione fu segata la parte del sonitto a cassettuni sovrast,lIltc al mosaico dei xrr A postoli, per mettere in luce parte degli aRreschi rimasti al disopra di esso, restando gli altri sempre celati nel sottotetto.

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Odoardo Farnese, successogli, t~lceva ornare di pitture una cappella, che tutto ra s'intitola ai Santi fondatori della B adi n. Il la voro venne affidato a Do­menico Zampieri detto il Domcllichino, che e ra all o ra all'ct;\ di 29 anni. Tra gli affreschi del ])omenichino S O Il O ammiratissimi: S. :\ilo ch(; guarisce un bam­bino nss ()sso, il miracolo di S. l~artolol11eo e l'in colltro di S. ~ilo con l'impe ra­tore Ottone ]l 1.

L'iconostasi attuale con l'a ltare maggiore è op e ra del cardinal e Francesco Barbe ri ni che fece ('..;egu i re tal e lavoro nell 'anno 160.5 CUli la spesa di 12000 scudi romani ; al posto d ell'altare vedesi invece la porta ch e mette nel S a ntuari o, se­condo pr(;scrive il rito.

Siamo cosÌ giullti ai deturpame nti del 17 .14, d ovuti al cardinal e Gianantonio Guadagni, che tutto distmsse per ridurre la chiesa ad un volgare stile ha rocco . L e otto co lonne scanalat(; di alltico marmo furo llo scalpellate, le basi spezzate ricoperte di muro, di stucco (' ridotte a pilastri; ug'ual so rte, toccò ai capitelli, alla trabeazione ed al piano a tti co ch e fin sotto il soffitt o di l<'g'no si rivestÌ di stucchi, hasso rili e vi, festoni e t'e nestre , nella barlJara fo rma che tuttora pur­tropp o si vede. E fin a lm e nte il canI. M a ttei nel IH45, distrutto l'antico nartece e portico , costruÌ l'avancorpo attuale, volga rme nte conosciuto sotto il nome di chi esa latina, cd elevò In tilcciata di p essim o gusto che ogni medioc re inte n­dito re di arte anela a veder scomparire .

Questa attraverso i secoli fu la sorte toccata a lla Badia di Grottafe rra ta p e r colpa di Abati Co mmendatari che credendo in buona fede eli a bbe llire, se­gue ndo l'a ndazzo de i te mpi, non produssero invece che danni, alcuni dei quali irreparabili.

In tutto questo avvicendarsi di la vo ri e di de turpam e nti, unica me nte vo­luti dai vari Commendatari, che governarono la Badia, i monac i basiliani non ebbero alcuna parte, chè a nzi le lo ro fi e re proteste non furono tenute in conto venmo (I), ma se le loro proteste non valsero arI imped ire tan ti danni, se i loro consigli non furono ascoltati, furono invece tenuti in g rande conto p e r i loro studi. E ssi, inl~l tti, non solo contrihuirono a lla diffusione della greca cultura in Italia, m a ne furono , si può be n dire , i proclromi; 13arlaamo e L eonzio infatti, mo­naci has ilia ni, educarono nella letteratura greca il Petrarca e il Boccaccio; chè il maes tro di questi a nzi, ad insistenza dell'illustre discepolo , fu il primo a tra­durre nella rinascenza italiana l'Iliade e l' Odissea eli Omero.

E la S. Sede, gli alti preg'i riconoscendone, sempre rico rse ai mo nac i ed agli abati dell'insigne Badia nella trattazione degli affari o ri entali : Bartolomeo IV, abate, prese parte al Sinodo del patriarcato di Grado; Nicola l fu invi a to le­gato a pos tolico a Costantinopoli da U rbano 11; il cardinale Bessarione e il dotto Pietro Vitali presero viva parte nel Concili o fiore nti;~o.

Con l'assiduo lavoro e con lo s tudio indefesso, i dotti basiliani son venuti adornando, nel corso dei secoli , la loro Badia cii un g ran numero eli codi ci

(l) Il 1110 naco Vitali ne l g-iil citato ma noscritto riproduce Il testo di una lette ra cii protesta da lui indirizzata al ca rd. G uadagni in data 2S maggio 17S4, contro i deturpamenti della Chi esa che a llo ra stavano per commette rsi dall'architetto Fiore e dal mastro l3aldacci.

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biblici, patristici, storici, . liturgici, innlcl, melurgici e letterari; hanno traman­

dato fino a noi una scuola importantissima di miniatura e paleografia greca, ed hanno raccolta una quantità considerevole di cimelii d'arte romana e greca

in scultura e pittura nel museo locale, che accog·lie sempre numerosi visitatori.

Fig. 6. -- Il Campanile avanti lestauri (Iato Est).

LA RICOSTRUZIONE DEL CAMPANILE.

Lo stato del campanile destava viva inquietudine, il forte strapiombo del

lato nord-est era oggetto cii gravi preoccupazioni, e frattanto, nell'estate del­

l'anno 1909, il iVlinistro della P. J. nominava una commissione alla quale affi­

dava l'incarico cii studiare le conclizioni stati che del campanile e cii proporre

al tempo stesso i mezzi pe, ·assicurarne l'esistenza. Si recarono a questo fine a Grottaferrata l'on. Deputato :Manfredo E. Manfredi, architetto, il comm. ing. Al­

berto Rocco, Ispettore Superiore del Genio Civile e membro elel Consiglio

Superiore dei LL. P'ubblic'; l'ing. Domenico Marchetti, allora direttore dell'Ufficio

regionale di Roma, ora defunto, e lo scrivente.

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Dopo maturo esame la commissione ritenne che, pur non essendovi peri­colo imminente di rovina, non dovevasi piìl oltre indugiare nell'eseguire opere radicali di assicurazione, poichè, nello stato in cui trovavasi, una qualunque causa fortuita avrebbe procurata una catastrofe. La vecchia mole appariva ma­lamente costruita e, a giudicare dagli strapiombi, malamente fondata.

Fig. 7. - Castello in legname pel restauro del Campanile.

Nacque però, in seguito, vivace discussione sul modo eli eseguire il diffi­cile restauro, e prevalse finalmente il concetto del comm. Rocco, caldeggiato vivamente anche dal sottoscritto, eli non demolire per ricostruire, ma conser­vare ricostituendo.

Ed infatti, se si era potuta scomporre e poi ricomporre la log'getta sul portale el'ingresso della Radia di Casamari e, pill ancora, la magnifica loggia

de' Papi a Viterbo, opere tutte eseguite in pietra da taglio, altrettanto non poteva effettuarsi per una costruzione in laterizio, come il campanile in questione.

Infatti, se il nostro campanile fosse stato in questa guisa restaurato, ne sarebbe risultata una costruzione tutt'affatto nuova, una costruzione cioè ciel se­colo XX su clisegni cii altra preesistente del XII secolo.

Evidentemente con la demolizione si raggiungeva lo scopo di eliminare tutte le difficoltà statiche; infatti, a campanile demolito, era' ben facile la ri-

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presa delle fondazioni mancanti, men tre r.he, invece, era molto arc1uo ese "uire tale lavoro con il carico sovrincombellte della sconnessa costruzione.

"Ma , in un'opera che deve compiersi con vera coscienza e sentimento

d'arte, non sono le difficoltà che debbono impellsierire per raggiung'ere lo scopo. Ed ogg'i, a lavoro compiuto, se vi fu audacia nell'assumersi il grave com­

pito anche contro il parere <li alcuno, è grande la soddisfazi one nel veele re l'opera compiuta e superate tutte le difficoltà senza che ne l lungo ed immane

lavoro siasi ve rificato il be nch è minimo infortunil'. Approvato p e rtanto il concetto della conservazione del campanile, lo scri­

vente compilò il progetto, approvato dal Ministero d e lla Pubblica Jstruzione

pe r la parte artistica e da quello e1 ei Lavori Pubblici pe r la parte tecnica. Data l'indol e specialissima delle opere da eseguirsi e la difficoltà cii pote r enunciare con esattezza la spesa che effe ttivamente sarebbe occorsa, fu proposto ed ap­provato ch e il restauro sarebbesi condotto col sistema d etto « in economia », e scnz'altro si cliè principio ai lavori, il che avvenne il giorno 5 fe bbraio IglO.

Prima opera fu la cos truzione ciel grande ca:tello esterno, in legnam e , tessuto tutt'intorno alla mole, composto di dieci ordini di impalcature sorrette da dodici «candele» (fascio di abetelle); altro castello a quattro candele fu costruito ne ll'interno, collegato col primo con traverse cii hordonali, che attra­

versando il campanile all'intradosso degli archetti eleile fenestre, costituivano iI sostegno d eLla massa muraria neI periodo delle sottofondazioni; contempo­

raneamente elal fradicio e cadente castello di legno furono abbassate le quattro _ campane (due grandi e due piccole) che furono sistemate in un amlJiente pros­

simo alla base ciel campanile.

Compiuti questi lavori di assicurazione, si diè opera allo sterro, partendo elal piano della Vdus aedù;ola o antico sacello, del quale già si tenne parola,

giungendo ~lIa profondità eli 111. 5,go dal piano del cortile interno, a m. 3,30

elal pavime nto ciel sacello o cappella.

Ì'd.esse pe r tal modo allo scoperto le fondazioni, si viùe che queste, per tre lati, cessavano il circa m. 2 dal de tlu piano della cappella, nel quarto lato, invece, la fondazione aveva te rmine il meno di un me tro e riposava sopra uno strato di ceneri vulcaniche friabilissime, alto circa m. 0,50, e poi su argilla.

Essendo il piano del terreno compatto a m. 3.30 dal pavimento della cap­pell!l., fu eseguita l'intera fondazione per tutti i lati del campanile con mura­tura in laterizio (mattoni, zoccoli), colmando il fonclo ciel vano interno con una platea cii calcestruzzo.

È opportuno notare che il lato mancante cii fondazione era queLlo vl'lto a nord-est, dove appunto si verifica va lo strapiol11 ho della parte superiore. Ques te ·opere cii fondazione, eseguite con le maggiori cautele, furono compiute felicemente senza il minim o incidente ecl alcune biffe o spie, messe nei luoghi piLI danneggiati della muratura, restarono intatte.

* * * La compagine muraria costituente il campanile non clava davvero affida­

mento. Le mura fuori piombo, i vani dell e finestre circolari, quasi tutte chiuse eia

murature posteriori, non avevano l'arco a mattoni su tutta la grossezza del muro , ma solo due sconnessi anelli, uno interno, l'altro esterno, con il nucleo

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a sacco, malte pulvirolenti, les io ni agli él ng·oli, catene In tutte le direzioni, in tutti i piani, ma completamente inoffici ose. Dato quindi lo stato di quasi com­pleto s f:.celo dell'opera muraria, che doveva accura ta mente ripre ndersi in tutte le parti disg rega te, data l'assoluta necessità della compl eta ri cos truzion e di tutti gli a rchetti de lle finestre, si s tabilì cii ri eseg-uire , grado per grad o, le murature p e ri co la nti, lascia ndo scrupolosamente a p osto tutte le parti resistenti e rimet­tendo in opera, nelle mura ture nuove il pitl possillile material e antico, e ado­pe rando per il resto laterizio simile per misura e co lo re a quello p rees i­stente.

L 'ultimo o rdin e, perchè quasi tutto rif:,Uo posteriormente, doveva co mple­tamente demolirsi, per poi riprodursi fedelmente secondo le tracce dello stile primitivo. In un docume nto sto­rico ciel monaco A ustini , il IO novem­hre 177 8, festività di tutti i Santi, un furi oso temporale s i scate nò su Grotta­ferra ta, ed un fulmin e , investendo il campanile me ntre le campane suo na­vano a distesa, d e molì comp letamen te l'ultim o ordine, che in appresso ve nne rozzamente modifi cato me ttendovi a coronamento una cornice con modana­ture vignolesche.

Lungo sareblle l' e numerare le va­ri e fasi elel lavo ro , le quali ri chi ese ro prontezza e sangu e freddo per scongiu­rare disastri; ne lla parte superi o re del ca mpani le, specie s ul lato nord-es t le

Fig. 8. - Sezione di un o d egli archetti costruiti con Illllmtllra a sacco.

muralure, al minim o contatto, sgret.ola rono; nelle grossezze dei muri era terra vegetare, piante e radic i; una sconn essio ne completa.

* .j: "*

Come già fu eletto, il campan ile e ra avvolto p er ogni dove eia cate ne in ferro non pitl rispond e nti a llo scopo . Esse, perta nto, furo no man ma no tolte; in sos tituzi one s i immaginarono razion ali concatenamenti in ferro. compl eta­me nte invisibili all'esterno, i quali, accerchiando la compagine mura ria, ne ga­rantissero la più lunga esiste nza.

All'altezza della cornice ciel [" ordine, ahbastanza contrastato d'Ii muri della chiesa, è stata posta ve rso l'inte rn o una cerchiatura di fer ro pi at to, co n squad re lJollonate , oltre a due s is tem i di cate ne cii fer ro tondo, con tendito re per ogni lato . Alla seconda cornice che g ira il campanile è stata posta in opera una doppi a fasciatura in fer ro a doppio T (Sez. 0.1 6) , esterna una, l'altra interna, fermate da squadre boll onate agli a ngoli e collegate fra lo ro co n tiranti in felTo, due per ogni la to. Simili fasciature s i sono ripetute a l piano de ll a quarta cornice e sotto alla sesta, ch e è quella di coronamento. Ad og·ni s in-

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gola ordine poi, quattro robuste catene stringono la mol e. Le elue ultime fascia­ture sono state collegate fra loro con squadre verticali agli angoli, e con cro­ciate eli S. Andrea, una per ordine, fissate e bollonate ad altra t~lsciatura

orizznntale inte rmed ia di ferro piatto. j-\ questa gabbia è stato ti;;; , ato

il nuovo castello per le campan e, co­s truito completamente in ferro di sem­plice e solida s truttura. Tutte le chia· vanie, le fasciature, ecc., sono c0 11111e­tame nte nascoste nelle fron ti es te rne del paramcnto a cortina.

Il peso complessivo del ferro ado­perato per ques te ope re di raffo rza­mento , è stato cii chilogrammi 102 16.

Per ridonare al campanile la sem­plice, ma pur pittoresca, eleganza delle sue forme, furono necessa ri pazienti s t l.!cli e raffronti; e il ripri s tino è stato improntato alla pit! scrupolosa fede ltà facendo tesoro dei resti che rimane­vano a posto.

Fig. 9. - Bifora ricostruita.

Le hifore e le trifore, come appa­risce clalle fo tografie eseguite avanti i lavori, erano, p e r la massima parte, chiuse con murature in laterizio che furono e"eguite parte fin elal secolo XllJ, ed in seguito, man mano che s' imponeva la necessità di raff<?rzarn e la mole sconnessa; alcune cii queste murature erano molto pit! solide delle pareti stesse del campanile. Sopra que­ste erano state fissa te, nei tempi po­steriori, ciotole e sott ocoppe smaltate iriclescenti di maniera bizantina raris­sime, e colonnine a spira policrome di l11aiolica; gli uni e le altre sono o ra depositati nel Museo della Badia.

Delle cinque cornici costituenti i vari ordini, l11eno l'ultima che come già fu detto era poste riore a modana­ture vignolesche, pochi e rari membri res tavano in piedi. La caratteristica

Fig. IO. - Trifora dopo il restauro. struttura di queste cornici LI mattoni,

a denti eli sega, a denticoli e mensoline quasi informi cii marmo e fregi a maio liche colorati, è stata (eclelmentc riprodotta studia ndo, perchè mancavano elementi sul posto, le belle torri campanarie di

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Roma, come quelle di S. :Marirl in Cosmedin, S. Fral1ce;;ca Romana, S. Lorenzo, S. Croce in Gerusalemme, ecc., e su queste insigni opere d'arte fu pure studiata la cornice eli coronamento. Questa non è ,;tata che la riproluzione delle cor­nici intel'medie, solo aumentano le climen;;ioni del fregio maiolicato, e del sotto­posto listeUo che è a due, invece che a un sol filare eli mattoni.

Gli archetti delle trifore e delle bifore mancanti nel nucleo, come sopra si disse, furono n uovamen te esegui ti i n breccia con ma tton i ,;pecia l i, adopranclo, specie nelle fronti esterne, per quanto si è potuto, laterizio antico.

Delle 32 colonnine di mar­mo che una volta decoravano il campanile, molte mancavano, e quelle che si rinvennero ce late nelle m urature, apparvero i n gran parte scheggiate o sfaldate eia non poter essere conservate in opera, e pertanto se ne provvi­dero dodici nuove, oltre a ven ti nuovi capitelli a navetta, poichè, fra i molti rimasti in opera, al­cuni erano s faldati e non atti a ,;ostenere la spinta degli archetti delle tri fore.

Delle sette cornici del cam­panile, cinque hanno il fregio sotto la cornice laterizia, e questo fregio era rivestito di maioliche policrome e cioè: rosso bruno, verclastro e giallo-terra; pari-menti in maiolica erano alcuni

Fig'. I I. - Il tetto del Campanile restaurato.

dischi che dal quarto all'ultimo ordine si incastonavano frammezzo agli archetti. Di ques ra decorazione antica in maiolica re,;tavano integ-re alculle parti sul

lato volto verso ovest (Vedi fig. 5). Erano a posto poche mattonelle il e i fregio di una delle cornici 'e alcuni di­

schj e, for,;e per l'orientamento favorevole, alcune piastrelle e rano state rispar­miate su questo lato. Tali avanzi però e rano nella massima parte danneggiati e alcuni anche frantumati, per il che parve più savio consiglio non lasciarli a posto, ma sistemarli nel ì\1useo, sia per serbarne memoria, sia a testimonianza d ell'esattezza clelia riproduzione.

~on facile compito era poi la fabbricazione eli queste mattonelle maiolicate, ora che in quest'arte s i è giunti a tanta perfezione; non era facile di fabbri­C<lre maioliche rozze, dai colori confusi e sopratutto non era facile imitare l'in­tonazione delle an tiche tinte .

Fecero campioni alcune fornaci di ~apoli, si cercò in altre pro\rincie, ma invano; e finalmente qui in Roma un modestissimo industriale, il Giovannucci, dopo molti tentativi e cotture male riuscit e, seppe produrre un materiale che piLl si avvicinò all'antico, e che, effettivamente, posto in opera ha raggiunto l'effetto desiderato.

~~ - Hol l. d'.~"le.

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* * Il tetto, come nei campanili di Roma, è a quattro pendenze completa­

mente in legno con copertura di tegole romane ed è sormontato dalla croce greca a quattro braccia, come vuole il rito della storica Badia.

* * * Di più, per accedere alla sommità del campanile, eravi, prima dei lavori,

una rozza e pesante scala cii legno composta cii cosciali giranti su i quattro

lati e gradini di tavola . . Questa mole di legname ingombrante fu dovuta demolire all'inizio dei la­

vori per clar luogo alle armature ciel castello interno, ed ora si è invece ese­guita una leggerissima scala ad armatura di ferro, con g'raclini cii tavola di quercia e che sviluppasi sopra il solo lato che guarda l'interno della Badia, il meno visibile clelia parte esterna.

* * A memoria della cerimonia inaugurale che ebbe luogo a Grottaferrata il

giorno 26 settembre dell'anno decorso, fu murata una lapide commemorativa, la quale ricorda che il lavoro fu compiuto a spese del Ministero della Puhhlica istruzione, essendo Ministro Luigi Credaro, Direttore per le Belle A rti Corrado Ricci, ed Abate di Grottaferrata Arsenio Pellegrini.

La lapide ricorda inoltre il monaco Basiliano, ing. Macario Della Bitta, che assistette lo scrivente nella direzione dei lavori ed i vari capi d'arte che pre­starono la loro opera.

La spesa complessiva del restauro è ammontata a lire 64. I 28,65 cosÌ sud­divisa:

lo Provviste di legnami per il castello e ponti di servizio L. I 1.464,06 2. :Mano d'opel'a » 23.34 I ,;)8 3· Ferro » 8.049, 1.5 4· Mate riali diversi e trasporto » 17. 103,54 5· Parafulmini » 1.62 9 .--6. Attrezzi per il cantiere » 568 ,65 7· Lavori diversi » 1.97 2,67

Totale 1.. 64. I 28,65

Ed il vetusto campanile è risorto presso la basilica greca e quella mona­stica fortezza che seppe le armi di l'ec\erico II e dei Colonna, e le lotte seco­lari fratricide fra i signorotti romani.

E la torre campanaria è l'unica opera che con il suo restauro rievochi la gloria artistica della deturpata Badia.

Scomparso il pronao del tempio ed il nartece, che un ciclo cii affreschi ab­belliva ed a cui si ispirava la candida fede dei catecumeni, tutto ciò che ora vedes i all'esterno ed interno clelia chiesa, altro non è che un involucro di ele­menti barocchi e gotici, i piLl falsi che siano stati mai.

Ma a questa mistica sposa cii Cristo è stato ora ridato il campanile nella sua gloriosa veste primitiva; esso nuovamente si erge diritto e snello n el set­t emplice ordine delle sue trifore divise cla eleganti cornici di laterizi, di marmi e eli maioliche variopinte, col suo tetto piramidale sormontato dalla croce greca, ,che pare innalzi insieme alle torri di Roma inni religiosi lanciati a Dio nell'im­

peto clelia fede primitiva.

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Nel museo clelia Badia sono state depositate le terre-cotte smaltate che erano fissate nelle murature che chiudevano gli archetti, e tutti quegli altri avanzi rinvenuti fra le mura demolite, alcuni dei quaU erano stati impiegati come mate riale da costruzione.

Fig·. I2. - Stato del Campanile prima dei restauri (Iato Ovest).

Fra le terre-cotte a smalto primeggiano due colonnine con daclo crucigero, plinto e capitello a foglie lanceolate, l'una eli co lore rosso-porfido e scanalata a spirale, l'altra eli color verde marmorato decorata a rosette. Seguono i piatti quattrocenteschi pure rozzal1l ente decorati.

Fra i rottami delle mura cadenti, furono rinvenuti molti mattoni con bolli di fabbriche romane, terre-cotte , alcune delle quali finemente modellate. Ven-

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nero In luce anche framm en ti di marJ1l1 scolpiti e scritti, ulla corni ce cosma­tesca ed altri oggetti di minor conto.

Fig-. 1:1. - Il Campanile restaur;lto (Iato Nord-Ovest).

Fumllo pure depositate nella racco lta della Badia le colo llnine in porta santa della edicol a poste riormente eseguita, che figurava nell'ultimo ordin e del campanile a l posto di uno degli archetti ora riape rti.

(Il se/]"1f.ito iII 1!Il prossimo ItIl/llenJ).

PIETl<,O GUIDr.

Don .. -\RDVINO COL \S .-\.'liTI. Nrdallor c r p._rol/-,,,I>ilc.

I~oma. I ~)I- I - Tipografia Editrice I~ o man a. ,'ia della Frcz za. :\7-61.