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ANALISI DEL CONTESTO Ident. Doc. All.08 MQ Rev. 00 Data 10-01-2018 SOMMARIO 1 Introduzione 1.1 Presentazione di Tecnologica 1.2 La ricerca a Tecnologica 2 Il contesto di riferimento 2.1 Il territorio 2.2 La struttura demografica 2.3 Lo Stato di Salute della Popolazione 2.4 Analisi della domanda sanitaria 2.5 Analisi dell’offerta Sanitaria dell’ASP di Crotone 2.6 Gli indirizzi Regionali 3 L’azienda che vorremmo 3.1 Missione e principi fondanti per la gestione dell’azienda 3.2 La “vision“ del Gruppo Marrelli

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ANALISI DEL CONTESTO

Ident. Doc. All.08 MQ Rev. 00 Data 10-01-2018

SOMMARIO

1 Introduzione1.1 Presentazione di Tecnologica1.2 La ricerca a Tecnologica

2 Il contesto di riferimento2.1 Il territorio2.2 La struttura demografica2.3 Lo Stato di Salute della Popolazione2.4 Analisi della domanda sanitaria2.5 Analisi dell’offerta Sanitaria dell’ASP di Crotone2.6 Gli indirizzi Regionali

3 L’azienda che vorremmo3.1 Missione e principi fondanti per la gestione dell’azienda 3.2 La “vision“ del Gruppo Marrelli

ANALISI DEL CONTESTO

Ident. Doc. All.08 MQ Rev. 00 Data 10-01-2018

1 Introduzione

1.1 Presentazione di Tecnologica

Tecnologica srl nasce nel 2006 ed è il primo centro di ricerca in Italia interamente dedicato al cavo orale. Il suo obiettivo è quello di essere riconosciuto sul piano nazionale ed internazionale come centro di riferimento per la produzione, la ricerca scientifica e per la valorizzazione professionale nel campo dell’ odontostomatologia. Si propone di erogare servizi che contribuiscono allo sviluppo del sistema sanitario del domani, attraverso l'innovazione clinica e gestionale, la ricerca e l'impegno nella formazione teorica e pratica. Un ramo d’azienda della società è il centro di ricerca Tecnologica Research Institute impegnata a garantire la crescita e lo sviluppo delle specialità di eccellenza in funzione delle risorse e dei bisogni della popolazione, con particolare cura al criterio di appropriatezza e qualità delle cure, allo sviluppo e alla valorizzazione del patrimonio culturale e professionale del proprio personale, alla innovazione tecnologica e formativa a tutti i livelli, alla sicurezza dell’ambiente di lavoro. Il centro di ricerca si avvale di una sezione applicativa ove siamo in grado di realizzare qualsiasi prodotto protesico con applicazione bio-medica mediante tecnologia Cad-Cam, possediamo un moderno centro di prototipazione rapida con tecnologie innovative quali Laser sinterizzazione, Stampanti 3D e realizzazione di modelli da immagini Dicom. La produzione è suddivisa in n.5 reparti specializzati a cui si aggiungono i laboratori di ricerca con una sottostruttura didascalizzata nelle diverse afferenze del comparto biotecnologico.Le strategie di produzione sono coordinate da un’efficiente Direzione Commerciale che, sulla base di indagini qualitative del mercato, fornisce gli orientamenti necessari per adeguare costantemente l’intera struttura alle esigenze del proprio mercato ed agli sviluppi del mercato internazionale, dirigendo ed indirizzando le operazioni al conseguimento degli obiettivi aziendali. La Direzione Scientifica e Commerciale sono costantemente in interazione anche sul fronte della gestione degli acquisti e del piano di spesa per ciascuno dei servizi offerti dal ramo Tecnologica Research Institute identificabile nei Laboratori di ricerca.Le attività di vendita e distribuzione delle protesi e di fornitura dei servizi biotecnologici fanno capo alla Direzione Commerciale che ha il compito prevalente di gestire e programmare la rete degli agenti e dei corrieri , oltreché di promuovere azioni di ricerca della pubblicità, promozione delle vendite e relazioni pubbliche in linea con gli obiettivi di marketing.Significativi punti di forza di TECNOLOGICA sono la ricerca scientifica approfondita e costante e l’impiego di materiali affidabili ed ampiamente collaudati. In più la capacità di amalgamare abilmente e rigorosamente i diversi processi di lavorazione: qualità indispensabile per ottenere un manufatto protesico perfetto. La branca del settore di ricerca non può soggiacere a schematismi di fattura aziendale, tuttavia, anche in questo ramo d’azienda non mancano delle linee-guida comportamentali ed operative che vengono costantemente implementate e condivise con il personale ed i consulenti i quali devono sempre soggiacere alle logiche della qualità e delle produttività finalizzata al raggiungimento degli obiettivi.

Tipologia dei prodottiLe linee di prodotto attualmente commercializzate dalla TECNOLOGICA , divisione protesi, sono divisibili in n.6 classi:

Protesi cad/cam Protesi mobile Protesi scheletrica Ortodonzia Ceramica Produzione industriale di Componenti Protesici

Le linee di prodotto attualmente commercializzate dalla TECNOLOGICA , Laboratori di ricerca, sono divisibili in n.6 classi:

Ricerca sperimentale, di base ed applicata Validazione di protocolli e di dispositivi biomedici Sperimentazione di terapie innovative Progetti di medicina rigenerativa Studi finalizzati all’ottenimento di brevetti

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Prodotti derivati da cellule staminali

Il reparto cad/cam realizza semilavorati utilizzando materiali innovativi (ossido di zirconio) e tecnologia avanzata (scanner 3D, centri di fresaggio a 5 assi, software cad, software cam, sistema di prototipazione rapida, laser sintering etc.). Tutti i processi garantiscono, a differenza di quelli tradizionali, precisione elevata (< 30 micron), predicibilità e ripetibilità.reparto di protesi mobile è attrezzato per soddisfare tutte le particolari esigenze di questo settore di lavorazione. I materiali della massima affidabilità ed i macchinari tecnologicamente all’avanguardia garantiscono, per ogni protesi, la massima resistenza possibile.Il reparto di protesi scheletrica conosce e migliora le varie metodiche con il contributo delle più avanzate esperienze internazionali.Il reparto di ortodonzia è in grado di realizzare apparecchi perfetti da tutti i punti di vista: progettati con le tecniche più avanzate, non solo per migliorare l’estetica, ma anche per garantire la massima funzionalità masticatoria.Il reparto ceramica dà risposte rapide e precise alle più diverse esigenze, con l’impiego di tecnologie all’avanguardia e di materiali abilmente composti, con il contributo di tecnici altamente qualificati e con tutta l’esperienza odontotecnica.Il reparto di produzione industriale di componenti protesici, realizza componenti implantari protesici in zirconio e titanio, con tecnologia cad/cam, grazie all’utilizzo di 2 centri di fresaggio (milling & turning) a 7 assi, a software di progettazione cad e simulazione cam altamente evoluti. Tutti i processi sono controllati e gestiti da un ingegnere meccanico con competenze cad/cam. I prodotti sono soggetti a controlli minuzioni per precisione, qualità e funzionalità (bordi, filettature, esagoni etc.). I Laboratori di ricerca sono costruiti ed attrezzati in modo tale da avere un ambiente funzionale ed in regola con le normative nazionali ed europee in materia di sicurezza, qualità del processo produttivo e tracciabilità delle operatività.

1.2 La ricerca a TecnologicaTecnologica ha da subito, deciso di investire ingenti risorse economiche e professionali sia nella “ricerca clinica” sia nella “ricerca di base”. Entrambe le ricerche della struttura vengono svolte presso l’istituto di ricerca che si avvale di tecnologie avanzate ed innovative, la Tecnologica Research Institute. Una struttura scienti ca, appartenente sempre al Gruppo Marrelli, guidata da esperti ricercatori nel settore della medicina, della biologia e biochimica medica e della farmacologia sperimentale. Il centro, al cui interno e totalmente all’avanguardia, sviluppa progetti di ricerca in collaborazione con i migliori

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istituti dell’ambito internazionali e prestigiose universita nazionale e internazionali quali: l’Universita “Marie Curie” di Parigi, l’Universita “La Sapienza” di Roma e l’Universita degli Studi di Bari. L’obiettivo del Marrelli Hospital e quello di essere un centro di riferimento sul piano nazionale e internazionale per la ricerca scienti ca di base ed applicata e per lo sviluppo tecnologico nel campo della medicina oncologica e della terapia cellulare che porti alla rigenerazione dei tessuti persi per patologia o per intervento chirurgico. La ricerca del Marrelli Hospital e suddivisa in due grandi aree: “P.R.I.M.A.” (Prevenzione, Ricerca Innovativa, Monitoraggio ed Approccio terapeutico) e l’area “M.H.E.DI.CY.NE” (Microscopy, Histological Early Diagnosis, Cytology and New technologies). La prima area fa riferimento alla prevenzione dei tumori, che in realta e un’area nuova dell’oncologia clinica dedicata allo sviluppo di nuove strategie per prevenire l’insorgenza della malattia. Nei laboratori dell’istituto di ricerca, e possibile sottoporsi a speci ci test genetici e molecolari che permettono di conoscere una “predisposizione” a sviluppare una determinata forma tumorale, oppure, permettono di conoscere se la forma tumorale sviluppata avra una maggior o minore “aggressivita”, inoltre, permettono di indirizzare il clinico verso la terapia piu e cace contro quel determinato tumore. L’altra area, invece, si occupa maggiormente di eseguire analisi complesse in ogni branca della indagine istologica e citologica. E, infatti, possibile analizzare pro li genici ed indagare le alterazioni strutturali di tessuti e cellule grazie ad una ricca sezione di microscopia, il cui ore all’occhiello e rappresentato dal moderno microscopio confocale a scansione laser. L’attivita di ricerca, di sviluppo e innovazione tecnologica rappresentano uno strumento essenziale per vincere le future s de nel campo medico ed in particolar modo nel settore dell’oncologia.

2 - Il contesto di riferimento

L’analisi del contesto parte dall’individuazione e descrizione del quadro di riferimento nell’ambito del quale opera il Gruppo Marrelli e quindi una delle sue società appunto Tecnologica srl (di seguito Marelli). In particolare descrive il contesto territoriale, demografico e sanitario nonché i principali indirizzi di politica e programmazione a livello nazionale e regionale. Tale analisi è finalizzata ad individuare le priorità e le azioni previste a livello nazionale e regionale ed il relativo ruolo richiesto alle aziende sanitarie da realizzare in relazione alle principali caratteristiche del proprio ambito di riferimento in termini di territorio e popolazione, compreso lo stato di salute.

2.1 – Il territorio

La legge regionale n. 9 del 22 Maggio 2007 che ha costituito le nuove Aziende Sanitarie calabresi su base provinciale, ha ridefinito i territori di competenza delle precedenti 11 Aziende Sanitarie Locali in coerenza con i nuovi confini delle circoscrizioni provinciali. La precedente ASL n° 5 di Crotone era stata costituita nel 1995, a seguito dell’entrata in vigore della Legge Regionale n° 26/94, dalla fusione delle ex USL di Crotone, Cirò Marina,

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Mesoraca e San Giovanni in Fiore. Il territorio della nuova Azienda Sanitaria Provinciale Magna Grecia di Crotone comprende i 27 Comuni della Provincia di Crotone, perdendone 2, quello di San Giovanni in Fiore e quello di Marcedusa, rispettivamente confluiti nelle ASP di Cosenza e Catanzaro. L’ambito territoriale in cui opera l’Azienda si estende per circa 1800 Kmq, pari al 1,2% dell’intera superficie della Calabria (Sup. 15.000 Kmq). La densità abitativa media del territorio aziendale è di 94 ab./kmq (media regionale 133 ab./kmq, media nazionale 189 ab./kmq), mentre la densità abitativa media del capoluogo di Provincia e del suo hinterland è pari a circa 163,3 ab./kmq. È importante rilevare che oltre il 30 % della popolazione della Provincia è residente nel Comune di Crotone e il 45% nei maggiori centri con oltre 5.000 abitanti (Cotronei, Petilia Policastro, Mesorarca, Cirò Marina, Strongoli, Rocca di Neto, Cutro e Isola Capo Rizzato), mentre la restante è distribuita in 21 Comuni.

Il territorio dell’Azienda si estende nella parte ionica della Calabria ed è caratterizzato da una zona costiera prevalentemente pianeggiante, dalla zona verso ovest in gran parte collinare e montuosa e dalla zona nord-ovest prevalentemente montuosa con escursione altimetrica pari oltre 1000 metri sul livello del mare verso il parco Ampollino e nel Comune di Savelli nella Sila.

Vi sono particolari difficoltà nei collegamenti veloci, soprattutto nella parte nord-ovest del territorio, stante la scarsità di vie di comunicazione. Tra le maggiori direttrici che collegano il capoluogo con i principali centri della provincia si possono citare la 106 Ionica, costiera, che collega verso sud con Catanzaro e Reggio Calabria ed a nord con Sibari e Taranto, e la 107 per la Sila,che collega con Cosenza. Il grafico sottostante riporta la collocazione della Azienda sanitaria provinciale di Crotone nell’ambito della Regione Calabria e la suddivisione della stessa ASP nei vari comuni dei quali è composta. A pochi chilometri dal capoluogo, la provincia di Crotone dispone di un aeroporto abile per voli nazionali e collegato con Roma ed alcune città italiane.

Tabella 1: Allocazione della Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone nell’ambito della Regione Calabria e suddivisine della suddetta ASP nei comuni dai quali è composta.

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2.2 – La struttura demografica

Sulla base delle rilevazioni dell’Osservatorio Provinciale delle Politiche sociali, al 31 dicembre 2005 la popolazione residente nei ventisette comuni compresi nel territorio dell’Azienda Sanitaria di Crotone risultava essere di 172.717 unità (84.628 maschi e 88.089 femmine). Rispetto al 2004 si registra un saldo passivo di 689 unità.

Tabella 2: Piramide dell’età della popolazione della Provincia di Crotone (Istat 1 gennaio 2001).

0-45-9

10-1415-1920-2425-2930-3435-3940-4445-4950-5455-5960-6465-6970-7475-7980-8485-8990-9495-99

100 e oltre

-10000 -8000 -6000 -4000 -2000 0 2000 4000 6000 8000 10000

La popolazione residente nell’Azienda, dall’esame dei dati rilevati negli ultimi anni, evidenzia una lieve ma costante riduzione del numero degli abitanti ed una tendenza migratoria verso il capoluogo di Provincia ed un lieve sbilanciamento verso la componente femminile.

La tabella 2 riporta il grafico della composizione demografica della popolazione della provincia. Relativamente alla struttura demografica la realtà regionale risulta in posizione intermedia tra le altre regioni del centro-sud. Facendo riferimento alla speranza di vita nelle diverse fasce di età, la Calabria presenta un quadro di longevità migliore, soprattutto nelle età avanzate, se confrontata col resto d’Italia. Tra le diverse province attuali si evidenziano consistenti differenze in termini di età medie della popolazione, in particolare si rileva come la provincia di Crotone presenti un’età media sensibilmente più bassa rispetto alle altre province calabresi.

MASCHI FEMMINE

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L’analisi della composizione della popolazione per fasce d’età mostra un indice di invecchiamento pari al 15,8% (rapporto tra gli ultra 65enni e la popolazione totale) e di vecchiaia pari al 92% (rapporto fra gli ultra65enni e gli 0-14 anni), a dimostrazione entrambi del processo di invecchiamento che sta caratterizzando la popolazione della Provincia. Oltre sei residenti ogni cento hanno superato la soglia dei 75 anni, mentre i grandi anziani ultraottantacinquenni rappresentano l’ 1,2% della popolazione (2.284 persone).

È ormai assodato che l’analisi dell’invecchiamento della popolazione si rivela un’utile strumento per riflettere sui cambiamenti futuri e per delineare le possibili azioni atte ad attenuarne gli effetti indesiderati.

In particolare sono interessanti soprattutto due aspetti: dove sono concentrati gli anziani e dove sono i comuni con una popolazione relativamente più vecchia. L’analisi approfondita di questo particolare aspetto delle caratteristiche target di popolazione consentirà un definizione più appropriata del bisogno e quindi una risposta più efficace.

Indice di vecchiaiaL’indice di vecchiaia rappresenta un indicatore dinamico che stima il grado di invecchiamento di una popolazione: valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi; viene considerato un indicatore di invecchiamento “grossolano” poiché nell’invecchiamento di una popolazione si ha generalmente un aumento del numero di anziani e contemporaneamente una diminuzione del numero dei soggetti più giovani cosicché il numeratore e il denominatore variano in senso opposto, esaltandone l’effetto. L’indice di vecchiaia complessivo (maschi e femmine) dell’ASP Magna Grecia nell’anno 2005 è stato pari a 92% (range 49,44 comune di Isola Capo Rizzuto, 432,14 Comune di San Nicola Dell’Alto), nel 2004 di 88,3, mostrando ancora una volta la tendenza all’invecchiamento della popolazione.Dei 27 comuni considerati appartenenti al territorio dell’ASL Magna Grecia, 21 presentano valori superiori a 100 con punte massime (I.V. > 200) nei Comuni di Pallagorio, Carfizzi ed il già citato San Nicola Dell’Alto e valori inferiori a 100 nei Comuni di Cirò Marina, Strongoli, Petilia Policastro, Rocca di Neto ed il citato Isola di Capo Rizzuto.

Indice di invecchiamentoL’indice di invecchiamento è un indicatore statico che fornisce un’indicazione sulle dimensioni relative della popolazione anziana. La sua capacità informativa è utile se valutata in termini temporali, fornendo indicazioni sulle dinamiche evolutive della composizione per età della popolazione. Facendo riferimento ai dati del 2005, il valore medio complessivo (maschi e femmine) dell’ASP Magna Grecia è pari al 16,4 % (range 10,43% comune di Isola Capo Rizzuto – 35,52% comune di San Nicola Dell’Alto; 13 comuni presentano valori oltre il 20% di quote di popolazione con più di 65 anni, in particolare nei comuni di Savelli, San Nicola Dell’Alto, Pallagorio, Castelsilano, Casabona, più del 25% della popolazione ha un’età maggiore di 65 anni; in nessun comune della Provincia, tale popolazione scende al di sotto del 10% del totale.

Può essere utile in quest’ambito considerare anche i valori dell’indice di invecchiamento calcolato come quota della popolazione con più di 75 anni; età oltre la quale il peggioramento dello stato di salute subisce un’accelerazione, rappresentando questa una quota di popolazione particolarmente “fragile”, come si può desumere dalla tabella 3.

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L’andamento demografico nazionale e la sua evoluzione futura confermano l’importanza e la necessità di mantenere un attenzione costante nella programmazione degli interventi rivolta a questa fascia di popolazione.

In linea con i più recenti aggiornamenti delle previsioni della popolazione italiana la situazione demografica della Provincia di Crotone conferma la presenza di un intenso processo di invecchiamento demografico destinato ad accentuarsi nel corso dei prossimi decenni. Ciò significa che diventa prioritario l’approfondimento di questo fenomeno demografico per programmare interventi mirati.

La densità della presenza di anzianiA seguito di quanto sopra rilevato diventa un interessante elemento di analisi lo studio della densità della presenza di anziani. La conoscenza della diversa concentrazione della popolazione anziana nel territorio dell’azienda permetterà di individuare azioni specifiche nell’allocazione dei servizi territoriali rivolti a questa fascia di popolazione. La densità della presenza di anziani, calcolata rapportando il numero degli ultra65enni residenti in un comune alla superficie territoriale di quest’ultimo, permette di evidenziare le aree a più alta concentrazione di anziani. Il numero di anziani presente sul territorio è di 27.878 residenti con più di 65 anni pari ad una densità di 16 abitanti per kmq. con un range che va da oltre 3000 ab. ≥ 65 anni del comune di Crotone ad 82 ab.≥ 65 anni del comune di Umbriatico. Sono ovviamente quelle più urbanizzate ad avere, in parallelo con le più alte densità di popolazione, anche le più elevate densità di popolazione anziana.

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Tabella 3: indice i invecchiamento ed indice di vecchia (riferimento ad anziani > 65 anni) per Comune della Provincia di Crotone.

COMUNE INDICE DI INVECCHIAMENTO INDICE DI VECCHIAIABelvedere spinello 22,11 156,72Caccuri 20,74 152,89Carfizzi 33,76 394,03Casabona 25,62 182,90Castelsilano 26,21 255,46Cerenzia 19,72 142,70Ciro' 20,34 145,31Ciro' marina 13,62 75,00Cotronei 18,30 122,36Crotone 13,70 77,50Crucoli 21,00 158,03Cutro 17,41 106,96Isola capo rizzuto 10,43 49,44Melissa 18,37 112,54Mesoraca 18,54 109,71Pallagorio 27,67 254,32Petilia policastro 16,78 95,21Rocca di neto 14,87 82,03Roccabernarda 17,31 100,98San mauro marchesato 21,07 122,50San nicola dell'alto 35,52 432,14Santa severina 19,25 129,50Savelli 30,46 257,06Scandale 17,90 103,28Strongoli 15,82 97,61Umbriatico 24,69 187,50Verzino 22,13 153,67Provincia 16,14 94,94

Fonte: Elaborazione Osservatorio su dati Comunali

La dimensione familiareOltre lo studio della concentrazione della popolazione anziana è importante l’analisi della dimensione familiare, la quale è certamente una delle vie per comprendere quali siano i punti di riferimento e le risorse su cui l’anziano può contare, non solo per mantenere in vita il sistema di relazioni personali ed intergenerazionali, ma anche come supporto per fronteggiare le quotidiane esigenze della vita e rispondere alle sollecitazioni del sistema sociale. La famiglia, cui sempre più si riconosce un ruolo da protagonista nell’organizzazione di un sistema di welfare moderno, è infatti chiamata a rispondere alla sfida dell’invecchiamento demografico adattandosi al cambiamento strutturale con la ricerca di nuovi equilibri al suo interno, ma anche attivandosi per sviluppare reti e iniziative volte a potenziarne le capacità di agire ed interagire per il benessere dei suoi membri più deboli.

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Senza entrare nel dettaglio delle diverse situazioni di convivenza, si descrive, con matrice a dispersione, la relazione tra indice di vecchiaia e numero medio di componenti per famiglia considerando il comune nel suo complesso come unità di osservazione. Il particolare andamento suggerisce una relazione inversa tra presenza di anziani e numerosità del nucleo familiare: comuni con più elevato indice di invecchiamento presentano nuclei familiari di più modeste dimensioni. Tale dato va tenuto in debito conto in considerazione dell’importante ruolo di “caregiver” rappresentato dal contesto familiare.La figura sottostante riporta i dati riferiti alla quantità di persone sole ultra65enni ed alle loro caratteristiche di importanza per l’organizzazione dell’assistenza.

Tabella 4 : sono riportati suddivisi per comune e per sesso il numero di anziani residentie la percentuale di anziani soli.

ComuneM 65+ANAGRAF.SOLI

F 65+ANAGRAF.SOLE

ANZIANIANAGRAF.SOLI

TOTALEANZIANI

% ANZIANI SOLI

Belvedere Spinello 38 158 196 525 37,33 Caccuri 29 128 157 370 42,43 Carfizzi 17 80 97 264 36,74 Casabona 57 218 275 770 35,71 Castelsilano 30 95 125 304 41,12 Cerenzia 15 85 100 254 39,37 Cirò 63 224 287 728 39,42 Cirò Marina 117 546 663 1.929 34,37 Cotronei 96 351 447 1.007 44,39 Crotone 525 2.621 3.146 8.303 37,89 Crucoli 60 185 245 689 35,56 Cutro 130 556 686 1.783 38,47 I. C. Rizzato 116 432 548 1.510 36,29 Melissa 52 149 201 655 30,69 Mesoraca 127 369 496 1.266 39,18 Pallagorio 29 117 146 412 35,44 Petilia Policastro 126 531 657 1.589 41,35 Rocca di Neto 54 237 291 831 35,02 Roccabernarda 74 140 214 616 34,74 S. M. Marchesato 43 117 160 490 32,65 S. Nicola dell'Alto 28 134 162 363 44,63 Santa Severina 28 133 161 439 36,67 Savelli 26 142 168 455 36,92 Scandale 39 167 206 567 36,33 Strangoli 73 311 384 1.023 37,54 Umbriatico 20 62 82 255 32,16

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Verzino 41 147 188 481 39,09 TOTALE 2.053 8.435 10.488 27.878 37,62

Realtà e prospettive dell’invecchiamento della popolazioneCome sopra evidenziato la tendenza relativamente all’evoluzione delle condizioni demografiche riferite alla popolazione italiana confermano la presenza di un intenso processo di invecchiamento demografico destinato ad accentuarsi nel corso dei prossimi decenni. Secondo stime recenti nell’immediato futuro l’invecchiamento della popolazione italiana non sarà dovuto, come è stato dagli anni ’70 in poi, all’effetto combinato della caduta delle leve giovanili e della maggior sopravvivenza di quelle in età anziana. Sino al 2011 il crescente peso relativo degli ultra65enni sarà prevalentemente dovuto all’aumento della componente anziana indotto dai guadagni sul piano della sopravvivenza. Dopo il 2011 ci sarà una diminuzione dei giovani e una riduzione della popolazione in età 20-59 anni. In parallelo, il popolo degli ultra65enni continuerà ad accrescersi sino a comprendere, attorno alla metà del secolo, il 35% degli abitanti. Un’ulteriore conferma offerta dai dati più recenti è quella di un universo di anziani che resta per lo più declinato al femminile. È comunque in atto un recupero (modesto ma significativo) da parte della componente maschile.

I cittadini stranieriLe fonti anagrafiche informano che negli ultimi tre anni i cittadini stranieri residenti nell’ambito territoriale dell’ASL sono pressoché raddoppiati passando da 1.571, quanti erano i residenti al 1.1.2003 a 3.122 del 1.1.2006.Nelle figure sottostanti sono riportate due tabelle, l’una, relativa al bilancio demografico della popolazione straniera residente nell’ASL e, l’altra, le 15 comunità più numerose.

Tabella 5: Cittadini Stranieri nella Provincia di Crotone ( Fonte ISTAT) e bilancio demografico anno 2005 e popolazione residente al 1/1/05 e al 31/12/05 per tutti i paesi di cittadinanza

Maschi Femmine Totale

Popolazione straniera residente al 1 Gennaio '05 1.430 1.520 2.950Iscritti per nascita 31 22 53Iscritti da altri comuni 47 67 114Iscritti dall'estero 161 216 377Altri iscritti 12 8 20Totale iscritti 251 313 564Totale cancellati 234 158 392di cui per Acquisizioni di cittadinanza italiana 11 13 24Popolazione straniera residente al 31 Dicembre '05 1.447 1.675 3.122di cui minorenni 313 271 584

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Tabella 6: Cittadini Stranieri nella Provincia di Crotone ( Fonte ISTAT) e cittadini stranieri popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31 Dicembre 2005 ASP di Crotone - Tutti i Paesi di provenienza

Maschi Femmine Totale1 Marocco 424 217 6412 Ucraina 179 412 5913 Albania 223 138 3614 Polonia 55 193 2485 Romania 62 122 1846 Serbia e Montenegro 83 71 1547 Cina Rep. Popolare 77 69 1468 Russia Federazione 9 73 829 Germania 14 51 6510 Algeria 45 11 5611 Bulgaria 14 31 4512 Bangladesh 34 11 4513 India 28 10 3814 Francia 13 15 2815 Bielorussia 2 25 27

L’occupazioneSecondo i dati Istat la Provincia di Crotone presenta il più alto tasso di disoccupazione d’Italia. I dati delle tabelle sottostanti confrontano la situazione della Provincia con quella del resto della penisola.

Tabella 7: dati sull’occupazione confrontati con il dato nazionale

Valori assoluti ( Migliaia ) ; media anno 2005

Comuni censiti

Popolazione 0- 14 anni Occupati

in cerca di occupazione

Forze di lavoro

Non forze di lavoro in età di 15 anni e più

Popolazione in età di 15 anni o più

Popolazione totale

Tasso di attività

Tasso di occupaszione

Tasso di disoccupaziomne

ASL Crotone 27 32,6 51,4 9,5 61 97,3 158,2 190,9 38,5 32,5 15,6Italia 8101 8272 22562 1888 24451 25410 49862 58134 49 45,3 7,7

Tabella 8: Dati relativi alle persone in stato di disoccupazione suddivisi per classi di età (Provincia di Crotone; dicembre 2005).

18-29 30-44 M: 45-65 F: 45-60 Totale

Uomini 7.793 6.492 3.887 18.172Donne 8.618 9.296 3.765 21.679Totale 16.411 15.788 7.652 39.851

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Tabella 9: Dati relativi alle persone in stato di disoccupazione suddivisi per sesso e titolo di studio (Provincia di Crotone; dicembre 2005).

M F TotaleCon istruzione di grado universitario 694 1.310 2.004Diploma scuola superiore   4.757 7.428 12.185Attestato di qualifica   266 290 556Licenza Elementare/Media   10.982 11.158 22.140Nessun titolo     682 640 1.322Non censiti     791 853 1.644    Totale 18.172 21.679 39.851

Tabella 10: Dati relativi alle persone di cittadinanza UE ed extra-UE in stato di disoccupazione suddivisi classi di età (Provincia di Crotone; dicembre 2005).

18-29 30-44 M: 45-65 F: 45-60 Totale

Uomini 165 182 33 380Donne 182 159 56 397Totale 347 341 89 777

(I dati delle tabelle 6-8, riferiti alla sola provincia di Crotone, sono stati rilevati consultando il sito del Coordinamento provinciale dei Centri per l’Impiego)

2.3 - Lo stato di salute della popolazione della provincia di CrotoneLe condizioni in cui versa il sistema informativo aziendale non consentono ancora allo stato attuale di usufruire di un set di indicatori che sistematicamente vengono forniti ed indichino le condizioni generali di salute della popolazione.Pur esistendo una struttura di epidemiologia e di programmazione sanitaria, i dati esistenti sono frammentari e disponibili in maniera puntuale, raccolti ed elaborati su domanda e non in maniera sistematica.Ciò nonostante, è stato possibile raggruppare alcuni dati significativi a nostro avviso che ci possono dare alcune informazioni sullo stato di salute della popolazione in generale.Prima di tutto occorre rilevare che nel 2005 il tasso di mortalità della popolazione è stato del 7,8%°, sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (7,9%°), quando invece risultava aumentato di 0,5 punti rispetto al 2003. Il confronto con il tasso di mortalità con la Regione Calabria e l’ Italia è possibile solo per il 2002 del quale esistono dati comparativi e questi sono riportati nella tabella sottostante. Si osservi come Crotone mostra un tasso di mortalità generale più basso sia della restante Regione che dell’intera Nazione.

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Non sono disponibili dati di analisi del tasso di mortalità per causa riferiti al 2005. I dati riferiti alle morti per causa nella provincia di Crotone raffrontate al dato regionale e nazionale sono disponibili riferite all’anno 2002 e sono riportate nella tabella sottostante.

Tabella 11: le morti per causa (Classe di malattia ICD 9) nella provincia di Crotone a confronto del dato regionale (fonte ISTAT) ed il dato Nazionale per l’anno 2002.

I dati contenuti nella tabella sovrastante riferiti all’anno 2002 ci danno informazioni anche sullo stato attuale non essendo dal 2002 intervenuti eventi sanitari di rilievo nel luogo.Sono dati di mortalità grezza per classi di malattia secondo la classificazione ICD9 e pertanto alcuni dettagli non sono valutabili. Tuttavia, poiché abbiamo visto dal punto di vista demografico come la popolazione di Crotone non sia molto diversa da quella calabrese, il confronto fra le varie proporzioni può considerarsi legittimo.La mortalità più elevata è dovuta alle malattie del sistema circolatorio (tra esse sono annoverate le malattie cardiache quali l’infarto e quelle vascolari quali l’ICTUS) e rappresenta il 46% della mortalità generale. Questo dato è in linea con la tendenza attuale della mortalità nelle popolazioni dei paesi occidentali. Rispetto alla Regione Calabria tuttavia a Crotone la mortalità per malattie circolatorie è più bassa di 4 punti percentuali, ma sia la Regione Calabria che Crotone hanno un tasso di mortalità per malattie cardiovascolari più elevato di quello nazionale. Più basso anche il valore della mortalità per malattie respiratorie, spesso correlate a quelle circolatorie.La seconda causa di morte sia a Crotone che nella Regione Calabria è dovuta alla classe “Tumori” e rappresenta il 23% delle morti in entrambe le popolazioni mentre in Italia risulta più elevata di ben 6 punti percentuali.Maggiore di un punto percentuale per ognuno è la mortalità per segni e sintomi mal definiti, classe di malattia all’interno della quale confluiscono anche casi mal diagnosticati e soprattutto la classe “Traumatismi ed avvelenamenti” all’interno della quale confluiscono le morti violente.Merita interesse il dato dell’1% di morti legate a condizioni morbose perinatali, riferito alle morti dei neonati nell’immediato periodo post-nascita o al parto (periodo perinatale

Classe malattia (ICD9) Crotone CalabriaCalabria ItaliaF M+ F % tot. M M + F % totale M + F %tot.

I Malattie infettive e parassitarie 8 1 134 1 4251 1II Tumori 294 23 3871 23 162201 29III Mal.ghiandole endocrine, metab, nutriz. 81 6 818 5 21255 4IV Mal. Sangue ed organi emopoietici 14 1 107 1 2466 0V Disturbi psichici 14 1 220 1 10046 2VI Mal.sistema nervoso e degli organi di senso 32 3 334 2 14150 3VII Mal. Sistema circolatorio 573 46 8349 50 235492 42VII Mal. Apparato respiratorio 57 5 1038 6 35736 6IX Mal. Apparato digerente 51 4 753 4 24531 4X Ma. Apparato genito-urinario 20 2 265 2 8069 1XI Complicazioni gravidanza, parto e puerperio 0 0 1 0 17 0XII Mal.pelle e tessuto sottocutaneo 1 0 13 0 668 0XIII Mal. Sist.osteomuscolare e connetttivo 3 0 53 0 2008 0XIV Malformazioni congenite 2 0 51 0 1352 0XV Alcune condizioni morbose perinatali 7 1 55 0 1219 0XVI Sintomi, segni e stati morbosi mal definiti 21 2 248 1 6528 1XVII Traumatismi ed avvelenamenti 75 6 830 5 25680 5

Totale 1253 16740 555669

Tasso mortalità generale ( x 1000 abitanti) 7,28 8,37 9,58

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appunto). Il valore percentuale è arrotondato in eccesso ma rimane comunque da tenere sotto controllo anche se al di sotto del valore soglia sentinella. Anche se di poco conto, importante rilevare la differenza costante di un punto percentuale della mortalità per malattie endocrine e metaboliche di Crotone sulla Regione Calabria e sul resto d’Italia: paragonato al dato dei consumi di ricovero che si vedrà nella sezione dedicata, ci indica in questo settore una “spina irritativi” che dal punto di vista sanitario deve essere ulteriormente approfondita.

I dati disponibili non permettono di addentrarci in analisi più dettagliate ma ci permettono comunque di concludere che la mortalità per causa a Crotone non si discosta significativamente dai restanti dati della Regione Calabria, mentre come per la restante regione dobbiamo osservare un più elevato tasso di mortalità per malattie cardiovascolari ed endocrino metaboliche rispetto al resto d’Italia e, di contro, un tasso di mortalità per tumori più basso.

Tabella 12: Indicatori di “performance” sanitaria della popolazione della provincia di Crotone Tasso di mortalità grezzo (anno 2005) 7,8%°Tasso mortalità standardizzato per l’età Tasso Target Effettivi

2006/05Standard

Natalità 10,3%°Mortalità perinatale (2002) 1% < 3,15 %Nati peso < 2,500 gr < 6%Nati deformi (tutte le cause)Copertura vaccinale morbillo (a 24 mesi) 84,68% 2136 1808 87%Copertura vaccinale poliomielite (a 24 mesi) 87,96% 2135 1878 94%Copertura vaccinale rosolia 95%Screening sordità neonatale 1200 900 100%Obesità fascia età 9-10 anni 12% 1141 117 34%Disabili età scolare (6-14 anni) 290IVG età < 18 anni 6,6%Consumo alcool età 11/17anni (dichiarazioni) 43% 26,3%Consumo sost. stupefacenti 11-18 anni (Sert) 421Screening tumori mammella 49, 5 10354 32 50%Screening tumori cervice uterina 45,7 19993 2 50%Screening tumori colon –retto 0 0 0Casi di TBC (incidenza anno) 6,84 Casi di TBC (prevalenza) 5,39Morti per incidenti sul lavoro (2005) 2Malattie professionali diagnosticate (2005) 85Morti per incidenti stradali (2005) 19Gravidanze seguite (2 visite consultoriali)Decessi x gravidanza, parto, puerperio 0% 5%Anziani fragili oltre 65 anni (solo anziani soli) 37,62% 27.878Disabili oltre 65 anni 19,3%Copertura vaccinale influenza oltre 65 anni 83,6 27.878 75%Fratture femore oltre 65 anni

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Casi Althzeimer (diagnosi certa) 1,5%DepressioneSuicidi

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Allontanandoci dall’analisi della mortalità ed a completamento dei dati sopra indicati, abbiamo voluto costruire altre informazioni che riteniamo necessaria per la conoscenza dello stato di salute della popolazione e sui rischi che la stessa corre in funzione non solo della presenza di malattie (e quindi della mortalità per causa), ma anche delle condizioni di esposizione (esempio obesità) e dei sistemi di prevenzione che risultano in essere (es. coperture vaccinale).I dati, seppure frammentari ed a volte incompleti, sono originali e ricavati dai registri di attività effettivi delle strutture sanitarie della ASP (per esempio sulle vaccinazioni e sugli screening) o da lavori specifici (per esempio sull’obesità). Il riferimento indicato come “standard” è il dato nazionale italiano dei programmi ministeriali. Gli indicatori scelti sono raggruppati per “fascia di età” nelle quali abbiamo voluto suddividere la popolazione in generale.La tabella sovrastante evidenzia i dati raccolti. Sono compresi anche indicatori di cui non è disponibile il dato ma che noi riterremmo utili per l’analisi del contesto dal punto di vista sanitario, a conferma della difficoltà nella ASP a disporre di informazioni sanitarie standardizzate da confrontare con l’esterno. La tabella è stata costruita in modo da raggruppare gli indicatori selezionati per “fasce di età”, è una elaborazione personale ed ha la presunzione di volere individuare pochi e semplici indicatori che con immediatezza diano un quadro per ogni “gruppo” di popolazione suddiviso per età, dello stato di salute o dei rischi per la salute (e non dell’uso dei servizi sanitari).Il nostro sistema non ci permette di procedere con una valutazione di indicatori come il QALYs od il DALYs, ma la costruzione di questi indicatori anche per la Provincia di Crotone rimane il nostro punto di arrivo.Ad ogni modo riteniamo che i semplici indicatori selezionati, uniti ai dati di mortalità sopra commentati, ci permettano di avere un quadro macroscopico sufficientemente esaustivo sullo stato di salute della nostra popolazione e sui rischi evitabili a cui è ancora esposta. Procedendo quindi ad una analisi per fasce, osserviamo che:

- Fascia di età infantile: oltre al già segnalato problema della mortalità perinatale, esiste anche un problema di presa in carico di questa fascia della popolazione dal punto di vista preventivo. Si può vedere come complessivamente la provincia non raggiunga il tasso di copertura vaccinale nei tempi corretti (entro 24 mesi) né per quanto riguarda il morbillo né per quel che riguarda la poliomielite. Gli standard sono quelli della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dei programmi nazionali e valgono per TUTTI i paesi del mondo. Per quanto riguarda l’obesità, il dato confrontato con il dato OMS nei paesi occidentali mostra una buona tenuta anche se la stessa indagine mostra un aumento di 1% di obesi nella stessa coorte analizzata due anni prima. Va aggiunto che problema oggi emergente è la diffusione dei casi di autismo nella popolazione infantile di cui non abbiamo alcun dato sistematico riferito alla nostra popolazione.

- Fascia di età adolescenziale: oggi i temi scottanti dell’adolescenza sono il consumo di alcool e sostanze stupefacenti, le gravidanze indesiderate legate al comportamento sessuale non sicuro, i disturbi della alimentazione (anoressia e bulimia). Su questo ultimo tema non abbiamo dati a disposizione che ci indichino almeno la dimensione del fenomeno. Sul consumo di alcoolici un’indagine condotta nel 2005 mostra come il 43% degli adolescenti ha dichiarato di consumare regolarmente alcolici. Per il consumo di sostanze stupefacenti, non esiste in loco un sistema di rilevazione in grado di dare effettivamente la dimensione del problema. I

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dati disponibili a livello provinciale e ASP sono provenienti dal Servizio sulle tossicodipendenze (Sert)e ci dicono semplicemente qual è l’uso che questi cittadini fanno del Sert. Non sono inoltre disponibili i dati esaustivi e sistematici delle interruzioni volontarie di gravidanza nelle giovani con meno di 18 anni.Non si ha invece percezione di atti di suicidio fra gli adolescenti residenti nella provincia

- Fascia età adulti 18-65 anni: i dati disponibili si distinguono fra le informazioni sulla copertura della popolazione in ambito di prevenzione (diagnosi precoce) di quei tumori per i quali è possibile erogare attività di screening, i dati inerenti le conseguenze della attività lavorativa, gli incidenti stradali, la diffusione della Tubercolosi nella popolazione e negli immigrati, la tutela della gravidanza. Con questi cinque indicatori ci possiamo fare comunque un quadro di come sta la popolazione adulta ed a cosa rimane esposta.Per quanto riguarda il controllo della popolazione femminile per i due tumori (Mammella e cervice uterina) per i quali esistono programmi validi di intervento, come si darà più avanti, la ASP nel corso del primo anno di attività di screening ha quasi raggiunto quelli che sono gli obiettivi previsti dai programmi nazionali e regionali. I dati di dettaglio della attività di screening già svolta nel primo anno di attivazione ed i relativi risultati è riportata nella sezione dedicata all’attività già intrapresa nel 2006.Va considerato invece che il terzo programma di screening valido (tumori del colon- retto) rivolto alla popolazione sia maschile che femminile, non è ancora partito rappresentando una grave lacuna nel sistema di prevenzione e pertanto non sono disponibili dati per il confronto regionale e nazionale.I morti per incidenti stradali come dato grezzo sono stati 19 nell’anno 2005. Occorre per una valutazione della situazione in questo ambito poter disporre di altre informazioni che si affiancano a quella sintetica della semplice mortalità, come quelle contenute nella tabella seguente elaborata dalla UO di Epidemiologia della ASP partendo da dati ISTAT ufficiali.

Tabella 13 – Incidenti stradali nella provincia di Crotone (periodo 2002-2005)

Anno 2002 2003 2004 2005- Numero di incidenti 314 411 268 221- Numero di morti 19 11 13 19- Numero di feriti 539 671 480 371

- ^Tasso di incidentualità181,6

238,0 155,0

128,1

- ^Tasso di mortalità 11,0 6,4 7,5 11,0

- ^Tasso di ferimento311,8

388,5 277,7

215,1

- ^ x 100.000 Abitanti residenti (n. medio/anno)

Anno 2004 2005var. %

- Incidenti mortali 11 14 +27,3

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- Numero di morti 13 19 +46,2- Numero di feriti 15 9 -40,0

Il quadro più complessivo ci permette di concludere che pur se nel trend annuale il numero di incidenti stradali è diminuito, negli ultimi due anni (2004 e 2005) di cui si dispongono i dati, è aumentato sia il numero dei morti che degli incidenti mortali, mostrando a nostro parere un peggioramento della situazione. Lo studio dei dati disponibili circa gli infortuni sul lavoro accaduti e denunciati all’INAIL mostrano che nel periodo 2002-2005 gli infortuni sul lavoro in provincia di Crotone sono rimasti, nel complesso, stabili (+ 2,7% nel 2003, - 3,8% nel 2004; + 1,5% nel 2005); le tabelle che seguono illustrano il dato assoluto e l’incidenza degli infortuni mortali verificatisi così come può essere desunto dalle pubblicazioni dell’Ente assicuratore (INAIL).

Tabella 14 - Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 2002 – 2005 Anno 2002 2003 2004 2005CROTONE 1.071 1.100 1.037 1.053CALABRIA 15.003 14.454 14.527 14.791ITALIA 992.656 977.310 966.729 939.956

Tabella 15 - Infortuni mortali sul lavoro avvenuti nel periodo 2002 - 2005

Anno  2002 2003 2004 2005

CROTONE 5 1 2 2

CALABRIA 44 44 45 41

ITALIA 1.481 1.430 1.328 1.255

Per una migliore analisi delle condizioni di lavoro e dei rischi di infortunio sui luoghi di lavoro tuttavia l’analisi dovrebbe essere condotta su dati che tengano conto della tipologia delle attività produttive dove l’infortunio è accaduto e rapportati alla occupazione della popolazione.Della stessa fonte INAIL sono le informazioni sulle malattie professionali denunciate. Nella tabella sono riportati i dati degli ultimi quattro anni.

Tabella 16 - Malattie professionali denunciate (periodo 2002-2005)

Anno 2002 2003 2004 2005-

-

CROTONE 68 55 72 85-

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CALABRIA 422 387 478 532-

ITALIA 25.454 23.827 24.997 24.853-

Non abbiamo a disposizione elaborazioni per settore ed il confronto con la popolazione occupata; pertanto non possiamo fare paragoni con la Calabria in generale e con la situazione nazionale.Quello che si può affermare è che l’andamento annuale vede una riduzione dal 2002 al 2003 per poi riprendere con incremento costante negli anni successivi.I dati sulla diffusione (incidenza e prevalenza) della tubercolosi nella nostra provincia non sono disponibili in maniera sistematica ed esaustiva, limitandosi a coloro che percepiscono indennità economiche ed al numero di ricoveri ospedalieri per casi acuti. A nostro parere queste informazioni non sono significative per poter esprimere indicatori confrontabili con quelli internazionali riportati. Non sono disponibili neppure dati significati sulla incidenza della tubercolosi negli immigrati o nei soggetti che soggiornano nel campo di accoglienza.La disponibilità futura di questo dato ci permetterà. di colmare una lacuna sulle condizioni di salute della popolazione legate alle condizioni di vita di cui la tubercolosi è un indicatore. Come ben si conosce infatti, al di fuori di condizioni patologiche particolari quali le immunodeficienze, la Tubercolosi è una malattia che ricompare nei soggetti denutriti e che vivono in ambienti malsani, umidi e sovraffollati.Questo indicatore è di notevole utilità per i motivi sopraddetti se disponibile riferito alla popolazione immigrata od ai residenti immigrati confinati nei campi di accoglienza.Non abbiamo in questo momento indicatori che ci diano un quadro delle condizioni di salute della popolazione immigrata accolta nel campo di prima accoglienza (CPA), se non a partenza dalle prestazioni sanitarie erogate presso il Presidio ospedaliero. Altro indicatore di interesse per i soggetti “confinati”, comprendendo quindi oltre al CPA anche il Carcere ed i campi nomadi, è la diffusione di malattie contagiose quali la scabbia e lo stato nutrizionale.La difficoltà nella raccolta di questi dati fa sì che non siano disponibili.Sempre per la fascia adulta della popolazione, di rilievo appaiono i dati di tutela della salute delle donne in gravidanza. Sia dai dati di mortalità del 2002 già analizzati che dai dati disponibili direttamente dal sistema ospedaliero regionale riferiti al 2005 non risultano decessi in gravidanza, parto o puerperio.Non sono disponibili tuttavia dati che indicano la reale presa in carico delle donne gravide nel corso della gravidanza (2 controlli ostetrici almeno come previsto dalla normativa).Nel 2004 i parti di residenti nella provincia di Crotone sono stati 2157, di cui 1600 nelle strutture ASL di residenza (ospedali pubblici + privato accreditato), 80 fuori regione e non si sono verificati decessi di gravide.

Fascia di età oltre i 65 anni: grande interesse oggi è rivolto a questa fascia di età che viene ulteriormente suddivisa fra coloro che hanno più di 75 anni ed ancora coloro che hanno più di 85 anni (1,2% della popolazione crotonese, pari a 2284 persone). Inoltre, una distinzione viene fatta fra coloro che sono inseriti in un nucleo familiare od assistenziale e fra coloro che vivono soli. Questo ad indicare immediatamente come in questa fascia l’età da sola non basta ad indicare elementi di precarietà per la salute. All’interno di quella che una volta era definita la “terza età” oggi è stata individuata una “quarta età”, e fra gli

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“anziani” sono stati individuati i “grandi vecchi”, ed ancora distinguiamo gli anziani dai “pazienti geriatrici” questi ultimi già malati e bisognosi di assistenza sanitaria, i disabili e negli ultimi tempi, gli “anziani fragili” ossia coloro che non sono ammalati, che stanno bene, che sono autonomi ancora ma che “presentano alcune condizioni” che “in particolari situazioni” possono farli immediatamente “cadere” in condizioni di malattia e persistente disabilità. E’ ad essi che oggi è rivolta con particolare attenzione l’attività di prevenzione al fine di individuare e prevenire quelle situazioni che trasformano un anziano in buona salute in un anziano ammalato e successivamente disabile. Una malattia influenzale diventa pertanto la porta d’ingresso di una grave polmonite; un colpo di calore causa una grave disidratazione fino al collasso cardiocircolatorio, una caduta accidentale per la non elasticità delle articolazioni può causare una frattura di femore o di spalla, l’ospedalizzazione, la conseguente immobilizzazione anche per lunghi periodi ed a volte anche una depressione conseguente, il difficile recupero della propria autonomia di movimento: una condizione di dipendenza che sempre più conduce ad una riduzione del movimento che a sua volta aumenta la condizione di dipendenza……. Da un evento che verificandosi in età giovanile si risolverebbe nell’arco di due settimane, nell’anziano conduce ad una condizione di precarietà sanitaria e di definitiva dipendenza e disabilità.Sono pochi i programmi di promozione della salute per gli anziani. Ne esistono per coloro che sono già incanalati in alcune patologie: per gli infartuati, per i diabetici, ecc. Ma non esistono realmente programmi che conducano la persona che è in buona salute a mantenere stili di vita che favoriscano il tono muscolare, l’elasticità delle articolazioni, il peso corporeo nella norma, la pressione sanguigna nei livelli di normalità o ad individuare precocemente condizioni che possono portare alla disabilità. Tra questi ricordiamo che non esistono screening per la sordità o la diagnosi precoce di glaucoma o patologia retinica che possono portare alla cecità. Nel nostro sistema non abbiamo programmi di screening della popolazione per identificare i soggetti ipertesi; non si prevedono formazioni all’attività sportiva sistematica nell’anziano (a nostra conoscenza, solo la ASL di Verona ha introdotto di recente nelle attività che eroga proprio dei programmi di attività sportiva guidata da operatori sanitari per soggetti con ipertensione arteriosa in collaborazione con alcune palestre della città che hanno aderito ad un programma salute).Il nostro sistema sanitario è più orientato a sviluppare attività con grossa connotazione “medica”, “interventistica”, piuttosto che educativa e di promozione degli stili di comportamento.Pertanto per gli ultrasessantacinquenni ha trovato maggiore sviluppo il programma di vaccinazione contro l’influenza. I dati disponibili mostrano che nella ASP nel 2006 è stata raggiunta la copertura dell’83,6 % a fronte di uno standard del 75%.Altri dati relativi alla incidenza dei casi di Althzeimer e delle fratture di femore non sono purtroppo disponibili ma grandi indicazioni ci darebbero sia sulle condizioni di precarietà che sulle necessità in servizi mirati da erogare.Depressione e suicidi sono altri due elementi che analizzati per le fasce di popolazione considerate ci forniscono uno spaccato in merito alla salute mentale dei soggetti non psichiatrici. Purtroppo non disponiamo di dati sistematici sulla popolazione provinciale. Per i suicidi occorre comunque aggiungere che dalla percezione esistente non sembra essere una azione particolarmente diffusa.

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2.4- Analisi della domanda sanitariaL’analisi delle condizioni di salute della popolazione è distinta dalla analisi della domanda sanitaria e non può essere da questa sostituita in quanto sappiamo che molti sono i fattori che influenzano la domanda sanitario, non sempre le reali condizione di salute della popolazione.Nella parte introduttiva sono già stati messi in evidenza alcuni elementi macroscopici che individuano la popolazione di Crotone quale forte consumatrice di prestazioni sanitarie. In primo luogo l’elevato Tasso di ospedalizzazione che si eleva a 244,65 ricoveri ospedalieri ogni mille abitanti nel 2002-2004, molto al di sopra del 180 %° atteso; segue poi il forte consumo di prestazioni ambulatoriali con una media a residente di 15,4 a fronte delle 14 della media nazionale ed ancora la spesa farmaceutica pro-capite di 226,33 €.Nell’anno 2004, la popolazione della ex ASL 5 di Crotone ha “consumato” 48.390 ricoveri. Per l’anno 2007 i ricoveri attesi per la stessa popolazione sono 34.559, ossia 13.831 in meno.Per la nuova ASL Provinciale vanno sottratti circa 5000 ricoveri effettuati dall’ospedale di San Giovanni in Fiore che appartiene ormai alla ASP di Cosenza.La riduzione stimata discende dalla analisi della forte inappropriatezza del regime di erogazione delle prestazioni che vede ancora nella ASP una non completa attivazione dei ricoveri di Day surgery, un uso improprio del day-hospital per erogazione di prestazioni ambulatoriali, una scarsa diffusione della assistenza domiciliare.La riduzione del 25% dei ricoveri implica una azione forte ed efficace di riordino delle modalità di erogazione delle prestazioni da parte delle strutture a gestione diretta ma anche del privato accreditato convenzionato ed un forte controllo sulle prestazioni di ricovero erogate fuori ASP e fuori Regione.La mobilità passiva è infatti un fenomeno grave e preoccupante della ASP di Crotone ma della Regione Calabria in generale. Di tutti i ricoveri del 2004 il 20% è stato effettuato presso strutture extraregionali (cosiddette “fughe extraregionali”), il 17 % presso strutture regionali fuori ASL, il 30% dal privato accreditato che insiste sul territorio. Solo il 33% dei ricoveri effettuati è stato effettuato presso i due ospedali a gestione diretta di Crotone e San Giovanni in Fiore! La tabella sottostante indica i dati relativi agli anni 2004-2005 in valori assoluti. I dati riferibili al 2006 non sono ancora disponibili definitivamente, ma la mobilità infraregionale sembra sovrapponibile al 2005.

Tabella 16: mobilità passiva ex ASL 5 Crotone.

Il fenomeno delle “fughe” assume una dimensione importante se non drammatica se consideriamo che avviene non solo per patologie importanti non trattabili in loco, ma anche per casi clinici per i quali esistono negli ospedali locali le professionalità e le strutture adatte al trattamento.In genere la mobilità passiva per attività di media e bassa complessità costituisce un problema poiché mostra una mancata risposta delle strutture aziendali rispetto alle necessità sanitarie della propria popolazione residente e comporta costi privati per i pazienti (trasporti, albergo per i familiari, etc.).

ASL 5 Crotone Anno 2004 Anno 2005n.ricoveri val. economico n.ricoveri val.economico

Mobilità passiva infraregionale 10.290 21.685.145 9.797 21.272.204Mobilità passiva extraegionale 9.698 21.335.899 9.960 21.911.372Totale mobilità passiva 19.988 43.021.044 19.757 43.183.576

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Per i casi riferibili all’anno 2004, la tabella sottostante riassume le classi di malattia per le quali si sono verificati le maggiori quantità di fughe.

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Tabella 17: Casi di ricovero ospedaliero trattati fuori ex ASL 5 nell’anno 2004. Sono illustrate le classi di malattia per le quali si è osservato il maggiore rapporto fra fughe e casi direttamente trattati nella ASL.

Si può osservare come le patologie neoplastiche rappresentino i casi che maggiormente si rivolgono fuori regione anche dal punto di vista della valorizzazione economica (oltre 4 milioni di euro), mentre per la malattie cardiocircolatorie lo stesso equivalente economico viene perso per pazienti trattati in strutture calabresi In assoluto tuttavia le malattie cardiocircolatorie hanno rappresentato per il 2004 i casi che maggiormente sono stati trattati extra Asl. Fra essi occorre ricordare che ricadono anche gli interventi di cardiochirurgia e di emodinamica per i quali l’ospedale di Crotone non è attrezzato.Di interesse anche osservare le forti fughe intraregionali per le malattie mentali (24 % della domanda di ricovero) a fronte di scarsa evasione extraregionale.Per le malattie dell’apparato muscoloscheletrico si osserva come le fughe intrerregionali ed extraregionali abbiano un valore economico superiore rispetto a quanto erogato in ASL indicando come si tratti di casi più complessi.Complessivamente ad ogni modo in tutte le classi sono compresi casi di alta complessità ma anche di grado medio e basso. Inoltre, occorre aggiungere come anche nelle fughe siano inclusi ricoveri inappropriati in particolare fra le malattie cardiocircolatorie e quelle dell’apparato digerente.Una analisi a parte meritano i ricoveri di urologia dove la degenza è assicurata dal solo privato accreditato ma dove anche in questo caso il 40% dei pazienti viene trattato fuori ASL (25% fuori regione), confermando un andamento come per i settori in cui esiste anche l’offerta pubblica.Nell’ambito delle prestazioni ambulatoriali, i dati esistenti sono riferiti a quanto erogato all’interno della ASL Magna Grecia e ci indicano una domanda di prestazioni di laboratori analisi di 1.737.348, di visite di specialistica ambulatoriale pari a 560.051, di prestazioni di radiologia pari a 117.825, di 117.997 prestazioni odontoiatriche e di 406.205 prestazioni di riabilitazione.Inoltre, i pazienti presi in carico in assistenza domiciliare nel corso dell’anno 2006 sono stati 350 su tutto il territorio.Su tutte le prestazioni elencate non esiste alcun controllo in merito alla appropriatezza ed alla regolarità di erogazione delle prestazioni.

Classi di Malattia Mobilità infraregionale Mobilità extraregionale Totale domandan.ricov. val. economico n.ricov. val.economico n.ricov. val.economico

Neoplasie 741 2.200.000,00 1076 4.462.000,00 3323 9.422.000,00% sul totale domanda 22 23 32 47

Endocrine, metaboliche,immunitarie 198 351.050,00 337 603.962,00 1628 2.738.991,00% sul totale domanda 12 13 21 22

Mentali 258 1.447.039,00 126 245.791,00 1085 3.404.069,00% sul totale domanda 24 43 12 7

Cardiocircolatorie 1254 4.267.676,00 888 3.312.678,00 6384 11.848.030,00% sul totale domanda 20 36 14 28

Muscolo scheletrico conettivo 347 1.040.646,00 470 1.742.935,00 2058 4.956.753,00% sul totale domanda 17 21 23 35

Apparato digerente 924 1.656.271,00 538 1.316.164,00 5073 8.366.043,00% sul totale domanda 18 20 11 16

Apparato urogenitale 618 948.096,00 443 1.302.941,00 4042 7.324.596,00% sul totale domanda 15 13 11 18

Apparato urinario 169 374.360,00 209 1.004.312,00 1164 3.067.367,00% sul totale domanda 15 12 18 33

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Non esiste inoltre alcun sistema che permetta di analizzare il consumo di prestazioni o di farmaci per patologia e per paziente o per medico prescrittore.

2.5– Analisi dell’offerta sanitaria dell’ASP di CrotoneAffronteremo questo capitolo da tre punti di vista diversi:

a. dalla descrizione delle strutture fisiche ed organizzative esistenti sul territorio della ASP

b. dalla descrizione delle risorse umane che operano sul territorioc. dalle tecnologie presentid. dal soddisfacimento dei Livelli essenziali di assistenza

a – L’ASP Magna Grecia di Crotone ha sul proprio territorio un ospedale a gestione diretta, 6 strutture ospedaliere private accreditate per un’offerta complessiva di 890 posti letto, di cui 419 pubblici e 471 del privato accreditato ed un’offerta di posti letto complessivi per abitanti di 5,09%°, al di sopra della media calabrese che è del 4,55% e molto al di sopra degli standard nazionali del 4,4%°. Sul territorio insistono 3 strutture poliambulatoriali a gestione diretta, tutte con la presenza di radiologia diagnostica e laboratorio analisi. Sono poi presenti 3 Centri di Salute Mentale oltre ad una struttura di diagnosi e cura situata dentro l’ospedale, una sede del Sert, servizio per le dipendenze, 3 sedi di consultorio familiare. Sempre sul territorio sono dislocati il servizio di fisioterapia che è solo ambulatoriale, le sedi delle attività di prevenzione, le sedi delle attività distrettuali nonché alcuni uffici amministrativi, il tutto per complessivamente 18 strutture fisiche nella sola città di Crotone ed altrettante distribuite nei vari comuni della provincia dove si erogano attività.I laboratori di analisi chimico cliniche privati accreditati sono 18, gli studi radiologici sono 6, i centri di fisioterapia e riabilitazione sono 5, gli studi odontoiatrici sono sono 9.Fra le cliniche con degenza accreditate due sono monospecialistiche per attività di riabilitazione ospedaliera e maxillo – facciale ed in una terza viene erogata tutta l’attività urologia di degenza della ASP.Queste scelte, effettuate dalle precedenti amministrazioni hanno portato ad una completa dismissione della attività sopra citate in ambito ospedaliero pubblico.Sul territorio insistono anche 12 Residenze Sanitarie Assistite (RSA) di cui 3 per assistiti con problemi di salute mentale. Mancano completamente nel settore Salute Mentale le case alloggio e le case famiglia, nonché i centri di salute mentale aperti sulle 24 ore.Sono presenti invece associazioni di volontariato e cooperative che gesticono comunità assistenziali soprattutto in ambito di presa in carico delle dipendenze.In ambito ospedaliero pubblico, sono offerte tutte le specialità di base e tutte con degenza secondo i documenti ufficiali e le autorizzazioni regionali nonché i documenti di programmazione annuali regolarmente prodotti dalla ex ASL 5. L’ospedale di Crotone disporrebbe anche di 16 posti letto per l’Urologia, in realtà tutti attivati presso il privato accreditato.Disporrebbe inoltre di 150 posti letto di Lungodenza Ospedaliera, di 20 di Chirurgia d’Urgenza, di 8 di Ematologia, di 10 di Pneuomologia e di 17 dedicati di Neurologia, nessuno di questi mai attivati.L’oncologia è attiva con soli posti letto di Day Hospital e la medicina D’Urgenza con 1/3 dei posti letto previsti.Risulta evidente da questa descrizione come l’offerta di servizi ospedalieri “sulla carta” sia molto diversa da quella effettivamente esistente. In ogni casi le prestazioni sanitarie di

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ricovero per le specialistiche citate vengono garantite dalle altre strutture di degenza esistenti.Questo determina però una non chiarezza nell’ambito delle competenze e delle responsabilità ed a nostro parere il rischio di uno scadente servizio erogato.Dal punto di vista organizzativo, nell’introduzione già si è detto della frammentazione delle responsabilità che si evince dalla grande presenza di strutture con autonomia professionale o gestionale.La tabella sottostante riassume i livelli di organizzazione sia ospedalieri che territoriali: il numero delle strutture semplici può essere sottostimato in quanto costruito a partire dai criteri dichiarati e dai documenti disponibili alla Direzione Strategica.

Tabella 18: livelli organizzativi e relative strutture con autonomia gestionale o professionale della ASP Magna Grecia di Crotone.

Già dalla descrizione della modalità di ricostruzione di detta tabella si evince il forte grado di disordine che esiste in questo ambito soprattutto per il livello di interazione fra strutture complesse e strutture semplici dipartimentali. Senza dilungarci oltre, ci preme solo sottolineare che la definizione delle strutture semplice è stata utilizzata nella pregressa ASL 5 non come strumento organizzativo ma come mero strumento di attribuzione delle posizioni (e di retribuzione) alla dirigenza peraltro con una interpretazione a nostro avviso arretrata delle norme contrattuali, attribuendo posizione di inferiorità ordinamentale agli incarichi professionali rispetto all’incarico di struttura semplice. Tutto questo ha portato ad un fiorire di incarichi di strutture semplici svuotati del loro significato di gestione di risorse ed attribuiti a professionisti gestori di sé stessi. Del resto gli incarichi di direzione di struttura sono in totale 284 a fronte di un numero di 410 dirigenti, mostrando come questa pletora non abbia alcun valore organizzativo ed, al contrario, porta alla creazione di un caos gestionale che si ripercuote sulla qualità delle prestazioni erogate.

B – Le risorse umane che operano all’interno della ASL rappresentano poco meno dell’1 % della popolazione locale e si può presumere che ogni famiglia abbia almeno un dipendente ASP.

Dipartimenti N° Unità operative complesse N° di strutture semplicio semplici dipartimentale intraunità operativa complessa

Emergenza Urgenza 3 10Chirurgico 4 20Medicina e specialità mediche 17 59Servizi ospedalieri + direzione di presidio 10 38Materno infantile 3 10

Salute mentale 4 11Prevenzione 7 21Cure primarie 4 23

Socio Assistenziale 1Programm.Ospedaliera 2 6Farmaceutico 3 9Amministrativo 5 14

Totale 63 221

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Ad ogni modo, degli attuale 1660 dipendenti, circa 300 sono medici e veterinari, una cinquantina appartenenti alla dirigenza sanitaria non medica, circa 250 personale tecnico, 700 personale di assistenza infermieristica ed i restanti 260 a personale amministrativo. Quest’ultimo rappresenta il 15,6% del totale dei dipendenti, ben oltre il 10% considerato massimo accettabile.Ad ogni modo, a fianco dei medici dipendenti operano anche 146 medici convenzionati quali medici di medicina generale e 26 pediatri di libera scelta.Inoltre la ASL garantisce i servizi di continuità assistenziale con i medici di Guardia Medica.Con tutti i professionisti elencati l’offerta sanitaria viene garantita per l’Urgenza ed Emergenza sulle 24 ore ed in maniera coordinata e programmata per la medicina specialistica, con le sole esclusioni dell’alta specialità (cardiochirurgia, neurochirurgia, trapianti,), della radioterapia e della chirurgia plastica

c – L’offerta tecnologica presente sul territorio della ASP è a nostro parere soddisfacente se si esclude il completamento del percorso oncologico per la mancanza di apparecchiature per Radioterapia. A nostro parere questo è l’unico effettivo anello mancante che potrebbe essere attivabile ed indispensabile sul territorio. Risulteranno utili sicuramente anche la camera iperbarica e l’emodinamica, ma queste ultime a corollario la prima del completamento assistenziale di casi non frequenti, la seconda ad ampliamento di prestazioni erogate in un percorso che non sarà mai completo a Crotone per la mancanza della Cardiochirurgia. Occorre infatti ricordare che trattasi di Azienda Sanitaria Provinciale al cui interno insiste un ospedale provinciale ma non con alta specialità. Il privato accreditato offre invece all’interno di una delle proprie strutture un ospedale ad alta specialità per la riabilitazione ospedaliera con attrezzato un “centro per il risveglio”.Le restanti strutture private e l’ospedale pubblico esistente nonché le strutture territoriali, risultano a nostro parere correttamente attrezzate per le attività che sono chiamate a svolgere, offrendo come grandi attrezzature 3 RMN e 4 TC, comprese quelle pubbliche.Per quanto riguarda le strutture pubbliche, una osservazione generale che si più fare è sicuramente che le acquisizioni sono state fatte “a macchia di leopardo” generando malumori diffusi dovuti anche al fatto che spesso si confonde il piano “attrezzature sanitarie” con il più vasto degli strumenti ad uso quotidiano (esempio ferri chirurgici) e degli arredi (letti ospedalieri fatiscenti ed arredi in generale).Tuttavia, rimando nell’ambito della tecnologia sanitaria occorre rilevare la presenza di una RMN di ultima generazione e di una TC multislides 1,5, la presenza di 30 apparecchi ecografici di cui 11 di recentissima acquisizione, quattro apparecchi per radiologia tradizionali di cui 2 acquistati lo scorso anno, rendono il parco macchine non obsoleto. Piuttosto occorre continuare nel processo di digitalizzazione e di messa in rete delle apparecchiature nonché i collegamenti in teleradiologia.Un ulteriore potenziamento tecnologico è stata l’installazione del telecomandato nel pronto soccorso del presidio ospedaliero ed il cambio della TAC della Medicina nucleare.Rimangono invece obsoleti i tre mammografi oggi esistenti. Inoltre, sono state dotate di defibrillatori semiautomatici tutte le strutture anche territoriali secondo quanto previsto dalla legge e sostituiti quelli manuali in rianimazione e cardiologia.Sempre in rianimazione sono stati rinnovati i cinque posti/colonne letto.

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Il blocco operatorio consiste in cinque sale, di cui l’ultima è stata lo scorso anno completata ed attualmente è funzionante. In esso si effettuano anche interventi in laparoscopia per chirurgia generale, ortopedia e ginecologia ostetricia.Le specialistiche di otorinolaringoiatria, audiologia, oculistica, endoscopia digestiva sono dotate di strumentazione recentemente acquisita e ben funzionante, comprese le apparecchiature laser e la capsula endoluminale per la scopia dell’intestino tenue!Curiosamente carente (ma già in programma di acquisto) il “contropulsatore” che dovrebbe essere indispensabile in una cardiologia con unità coronaria; presenti invece le apparecchiature per lo svolgimento di attività di elettrostimolazione.L’ASP è inoltre dotata di un laboratorio di Medicina Trasfusionale e di uno di Anatomia Patologica attrezzati ed in grado di svolgere tutte le attività di competenza, compresa la biologia molecolare. Meno sviluppato, ma per competenze professionali il laboratorio di Analisi chimico cliniche dove debole se non inesistente è lo sviluppo della microbiologia. Non di competenza invece è la presenza di un laboratorio di virologia, per cui parte dell’attività sierologie che può essere sviluppata è garantita dagli altri laboratori e per le restanti attività specifiche si provvede all’invio presso laboratori specializzati della Università di Catanzaro o dell’Istituto superiore di sanità.Sul territorio, gli investimenti più recenti hanno portato alla messa a punto di un servizio di odontoiatria sufficientemente commisurato al fabbisogno. Insistono inoltre sempre sul territorio tre servizi di cardiologia dotati delle attrezzature necessarie territoriali.Qualche carenza strumentale la si rileva invece per le attività di neurologia dove è ormai cronica la difficoltà di utilizzo di elettromiografi e di elettroencefalografi. Al di là delle particolarità, un continuo intervento di ricambio della strumentazione esistente e messa in funzione di quella acquisita e mai fatta funzionare (vedi strumenti per la neuropsichiatria infantile, ancora inutilizzati o del mammografo su camper di recente utilizzo per gli screening), di una completa dotazione degli ambulatori esterni di strumentazioni spicciole a completamente delle attività da svolgersi, si ritiene che il “parco macchine” sia sufficiente allo svolgimento delle attività previste.

D – l’analisi dell’offerta sanitaria a partire dal soddisfacimento dei livelli di assistenza risulta essere complessa ma ha il vantaggi di posizionarci in confronto al livello nazionale e regionale.Del resto si avvicina molto all’analisi dei bisogni effettuata a partire dagli indicatori di salute e di esposizione al rischio di malattia che abbiamo affrontato nel capitolo dedicato.

Prevenzione collettiva. Già si è indicato nella introduzione come risulti non soddisfacente i livelli essenziali l’attività svolta in questo campo.Del resto, anche l’organizzazione esistente indica il poco interesse che veniva attribuito a questo livello, dove strutture complesse sono solo quelle per la sanità veterinaria (3) e quella di recente istituzione della medicina legale. La struttura per la tutela della salute nei luoghi di lavoro è una struttura semplice. L’Igiene e sanità pubblica che altrove è la struttura principe della prevenzione qui continua ad essere frammentata in molteplici strutture semplici.Ma al di là degli aspetti organizzativi, occorre rimarcare come non esista a sufficienza una attività sistematica di prevenzione collettiva. Il “modus operandi” è ancora a domanda, privo di qualsiasi forma di programmazione degli interventi ed ancor meno di una visione

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territoriale complessiva del fabbisogno. Si rincorrono i problemi quando si presentano e non esistono forme di collaborazione fra strutture dello stesso dipartimento, ancor meno con quelle al di fuori. Si è ancora prevalentemente orientati ad effettuare una vigilanza “punitiva” e non una vigilanza propositiva ed educativa!Si è lontani dalla modalità di lavoro “per gruppi”, dallo sviluppare funzioni a supporto delle attività strategiche (analisi dei bisogni, prevenzione attraverso la comunicazione e l’informazione, gestione del rischio in generale e clinico in particolare, sviluppo di competenze di analisi della qualità delle prestazioni). Ci si focalizza su specifiche prestazioni di settore perdendo di vista il contesto.Il dipartimento della prevenzione in tutte le sue componenti non ha ancora ottemperato alla necessità di dichiarare sistematicamente quali e quante sono le prestazioni che vengono dallo stesso erogate.Ed ecco quindi le difficoltà nel conoscere cosa si fa, come, quando e perché, ed ecco il non ottemperare alle prestazioni obbligatorie per questo livello (eradicazione della brucellosi, copertura vaccinale in età infantile, sorveglianza delle malattie infettive e diffusive) oltre alla non attivazione in maniera autonoma di attività di importanza strategica per la salute quali gli screening dei tumori laddove esistenti (mammella, cervice uterina, colon retto), i progetti regionali specifici per la prevenzione degli incidenti stradali, degli incidenti domestici, degli incidenti sul lavoro, delle malattie cardiovascolari, dell’obesità infantile e del diabete, della sicurezza alimentare nonché quelli aziendali di prevenzione del bullismo nelle scuole, di prevenzione dell’abuso di alcool nei giovani e dei comportamenti sessuali a rischio di infezione e gravidanze indesiderate.L’autonomia propositiva ma anche operativa in questo livello assistenziale tarda a farsi avanti!

Assistenza territorialeQuesto livello di assistenza si sviluppa a livello distrettuale; include le attività di assistenza sanitaria di base, di specialistica ambulatoriale, di tutela della famiglia, delle donne, infanzia ed adolescenza, assistenza agli immigrati, di tutela degli anziani e dei disabili, di neuropsichiatria infantile, di assistenza sociale, di assistenza farmaceutica territoriale. Comprende anche la tutela della salute mentale degli adulti che, come vedremo dal punto di vista organizzativo la Regione Calabria situa come dipartimento a sé stante.Anche per questo livello consideriamo la modalità di erogazione dei servizi frammentaria, disomogenea sul territorio, prevalentemente orientata alla città di Crotone ed ai grossi centri abitati, con poco o nessun coordinamento che tenga conto del bisogno dei cittadini.Occorre rilevare che ognuno dei 27 paesi ha sul proprio territorio una struttura deputata alla erogazione di prestazioni sanitarie, tra cui la guardia medica notturna e festiva con una proporzione di medici della continuità assistenziale di 1 ogni 1500 abitanti a fronte dello standard calabrese di 1/3000 e di quello nazionale di 1/5000! E’ sufficiente il considerare il territorio molto disperso e con problemi di comunicazioni stradali per giustificare tutto ciò?Sul territorio abbiamo assegnazioni di orari di specialistica ambulatoriale che nella postazione coincidono prevalentemente con il luogo di abitazione del medico. Ed anche l’assegnazione di nuove ore spesso è apparsa scevra quantomeno da una analisi sommaria delle liste d’attesa!!Soddisfacente appare la copertura dei medici di medicina generale mentre comincia a farsi strada la carenza di pediatri territoriali.

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Il territorio provinciale presenta ancora due grossi punti critici dal punto di vista garanzia qualità delle prestazioni /costo di gestione. Essi sono la presenza sul territorio ancora di due laboratori analisi e di tre strutture di radiologia tradizionale. La forte opposizione dei sindaci e delle popolazioni locali alla chiusura di queste strutture fa sì che il loro mantenimento sia fonte di gravi disequilibri ma anche di difficoltà organizzative inerenti le carenze di personale.Si confonde ancora l’accessibilità ai servizi (possibilità di eseguire il prelievo in loco) con l’esecuzione delle prestazioni. Ma per un discorso più completo, qui andrebbe aggiunta la valutazione del forte tasso di disoccupazione esistente nel territorio e del ruolo di “ammortizzatore sociale” che la ASP continua a svolgere!L’assistenza domiciliare integrata trova il suo maggiore sviluppo nella presa in carico dei pazienti oncologici, geriatrici e di qualche paziente pediatrico con patologie degenerative.In aumento rispetto all’anno precedente è il numero complessivo dei pazienti presi in carico (350) e l’estensione anche sul territorio del comune di Crotone della presa in carico domiciliare dei pazienti con terapia cronica con ossigeno liquido (home care pneumologica).L’assistenza domiciliare ai pazienti terminali è in corso di sviluppo attraverso l’attivazione del Progetto regionale per le Cure palliative e del Gruppo per la Nutrizione artificiale domiciliare.Resta invece non attivato perché non formalmente previsto l’Hospice.Le maggiori carenze in ambito territoriale le riscontriamo nel settore tutela della famiglia, donne, infanzia ed adolescenza dove i consultori effettivi esistenti sono a Crotone 1 su 60000 abitanti (standard 1 ogni 20000) ed uno in periferia. Altri due periferici non svolgono vera e propria attività consultoriale, ma prevalentemente ambulatoriale ginecologica e la zona sud della provincia e completamente sprovvista di consultori. Lo stesso dicasi per la neuropsichiatria infantile dove esiste solo la sede in Crotone e solo sporadica attività ambulatoriale in alcune periferie, svolta da medici non coordinati con il centro. Le emergenti problematiche quali l’autismo e quelle riferibili all’adolescenza come i Disturbi del comportamento alimentare trovano oggi una risposta puntiforme al problema e non una copertura sistematica del territorio sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. Anche il SERT ha una sola collocazione sul territorio del capoluogo. L’attività svolta è sostanzialmente di sola assistenza ai tossicodipendenti. L’assistenza ad altre forme di dipendenza è svolta in maniera sporadica. Inesistenti sono i programmi volti alla prevenzione su larga scala della dipendenza. Come si vedrà, quelli attivati sono stati su input della direzione strategica. Il Sert svolge sotto forma di assistenza ambulatoriale, l’assistenza ai carcerati per le problematiche della dipendenza.All’assistenza territoriale confluisce anche l’assistenza ai carcerati ed agli immigrati residenti nei CPA, ma non esistono nella ASP programmi specifici di prevenzione, limitandosi l’intervento alla cura dei casi acuti.Il livello di diffusione delle Residenza sanitarie assistite è soddisfacente e soddisfa il fabbisogno individuato. Il coordinamento delle attività di assistenza socio-sanitaria pur esistente risulta ancora debole e poco evoluto verso i processi di presa in carico complessiva dell’utente (percorso assistenziale). Anche qui si lavora a compartimenti stagni, con difficoltà nella comunicazione fra servizi interni ed anche fra servizi esterni alla ASL (Comune, provincia, privato accreditato). Pur esistendo momenti di coordinamento, ogni istituzione tende ad operare singolarmente. Uno stimolo alla presa in carico coordinata deriva dai costanti programmi di sorveglianza degli anziani fragili nei momenti

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di picchi climatici di caldo eccessivo che obbliga le istituzioni citate ad una attività coordinata.

Rimane embrionale lo sviluppo sul territorio della tutela della salute mentale e del dipartimento in generale. Pur esistendo una struttura di ricovero e cura e negli ex- tre distretti i Centri di Salute Mentale, il funzionamento non è sinergico e quello che viene offerto è generalmente un trattamento di tipo ambulatoriale (in alcuni CSM esiste anche una “lista d’attesa”). Questo livello è ancora poco soddisfatto anche per la persistente commistione di attività territoriali all’interno della struttura di ricovero e per una non garanzia della presa in carico sulle 24 dei pazienti con problematiche di salute mentale. (Con esclusione da quanto detto dei pazienti assoggettati a trattamento sanitario obbligatorio).L’offerta assistenziale inoltre soprattutto a livello di ricovero ospedaliero è ancora di tipo coercitivo essendo facilmente praticata la contenzione fisica dei pazienti e l’isolamento della struttura di degenza dal resto dello stabilimento ospedaliero (“reparto a porte chiuse”). Il cammino verso lo sviluppo dei progetti obiettivo nazionali già intrapresi da oltre rentenni in altri ambiti territoriali sembra qui ancora distante e necessita di uno sforzo di implementazione consistente. Dell’assistenza farmaceutica, si è già accennato nell’introduzione che la spesa pro-capite per il 2006 è stata di 226,33€ mentre la spesa complessiva della farmaceutica in convenzione è stata di 45.344.000 con un aumento dell’11,50%;Negli anni precedenti la spesa farmaceutica stava “galoppando” nell’ASL Magna Grecia di Crotone in termini di aumento percentuale: dopo l’abolizione del ticket nel settembre 2005, l’aumento è arrivato a dicembre 2005 al 60% rispetto allo stesso periodo 2004! Reintroducendo da subito una serie di controlli e dopo una serie di incontri sistematici con i prescrittori (tra cui un convegno a inizio 2006 per la presentazione del manuale sulla nuova ricetta unificata realizzato dall’ASL Magna Grecia e diffusa e tutti i medici convenzionati e dipendenti) si è verificato una inversione di tendenza. Mentre appunto si riduce il valore assoluto degli scostamenti notevolmente dal 60% di dicembre 2005, nei primi 8 mesi dell’anno 2006 l’ASL si attesta sul +20% , successivamente ridimensionato nei 4 mesi finali per un’inversione di tendenza che, con una stabilizzazione su circa il -7%, ha permesso di raggiungere il già citato +11,50%. La Direzione Strategica ha attivato una collaborazione con i NAS di Cosenza per verificare l’ipotesi di reati di danno allo Stato, visto il notevole aumento della spesa a fine 2005.

Ciò premesso, è appena il caso di rilevare che il trend positivo dei primi 8 mesi, come per gli ultimi 4 mesi dell’anno 2005, deriva esclusivamente dalle manovre regionali di abolizione della quota di partecipazione da parte degli Assistiti adottate nel settembre 2005, per cui, quando nello stesso mese del 2006 si è potuto operare confronto tra dati omogenei per parità di condizioni (assenza del ticket) , si è di nuovo assistito ad una contrazione della spesa farmaceutica. D’altra parte, tale andamento negativo, rispetto ai dati omogenei dei primi 4 mesi del 2006, lo si è potuto constatare nei primi 3 mesi del 2007, nei quali, appunto, si è assistito ad una diminuzione del -3,82%.

In ogni caso bisogna evidenziare che per il 2006 la spesa farmaceutica netta di € 226,33 pro capite per gli assistiti dell’ASL Magna Grecia, come risulta dai dati regionali, è la più

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virtuosa della Regione, inferiore di quasi € 10 alla seconda classificata (Catanzaro con € 235,95) e del 10% rispetto al dato medio regionale (252,68) e ben lontano dai € 289,83 di Reggio Calabria.Come già in precedenza detto, non esistono dati sulla tipologia di consumi farmaceutici per classi o per prescrittore o per paziente e quindi l’analisi deve limitarsi ai dati di spesa.Va aggiunto che allo stato attuale non è attiva la modalità di distribuzione alla dimissione dei farmaci ai pazienti ricoverati.

Assistenza ospedaliera. Dell’eccesso di ricoveri e dei ricoveri erogati fuori ASP si è già detto nel paragrafo della domanda sanitaria e ad esso si rimanda. Per la tipologia di assistenza ospedaliera offerta, essa comprende tutte le specialità con esclusione della Alta specialità di cardiochirgia, neurochirurgia e trapianti e delle specialità di radioterapia, chirurgia plastica e ricostruttiva. Oltre alle specialità di base, nella ASP sono offerte anche specialità a valenza regionale, quali audiologia, malattie infettive (escluso microbiologia e virologia).Un cenno a parte necessita la valutazione se attivare o meno una neuropsichiatria ospedaliera, poiché il Piano Sanitario Regionale in corso di discussione ne prevede una sola a livello regionale e sicuramente non a Crotone.Come già detto in precedenza esiste una struttura del privato accreditato che eroga alta specialità nel settore della riabilitazione ospedaliera con un centro del risveglio.L’integrazione pubblico-privato permette di garantire le prestazioni indicate e l’erogazione di ricoveri specialistici in strutture di medicina e chirurgia generale permettono di supplire alla non attivazione di alcune degenze specialistiche.Nel complesso quindi le strutture esistenti nella ASP sono in grado di erogare tutte le prestazioni necessarie nella tipologia di ospedali prevista . Pertanto la causa della mobilità passiva descritta in precedenza non può essere addebitata alla mancanza di tipologia di prestazioni erogate, tipologia per la quale la ASP è completamente dotata.

2.6 - Gli indirizzi regionali

Lo scenario nazionale: federalismo e sanità L’applicazione delle modifiche al titolo quinto della Costituzione ha portato alla piena responsabilizzazione delle regioni nelle materie sanitarie. Allo stato nazionale restano infatti attribuite le competenze relative alla determinazione ed al controllo sulla erogazione dei livelli essenziali di assistenza.La responsabilità regionale si estrinseca in due versanti fondamentali: nel compito di assicurare i livelli di assistenza ai propri cittadini e nella piena responsabilità finanziaria. Intorno a tali argomenti il ruolo della Conferenza Stato-regioni è di primaria rilevanza, quale ambito di concertazione e di negoziazione interistituzionale. Tale organismo, che si riunisce con periodicità sempre più frequente e su materie sempre più ampie, è il luogo ove vengono sottoscritti accordi e patti fondamentali, affidati a strumenti e a tavoli di monitoraggio e valutazione pressoché permanenti. A proposito degli strumenti pattizi sottoscritti, grande rilievo riveste l’accordo del 3 agosto 2000, che inaugura il cosiddetto “patto di stabilità”, integrato e modificato con l’accordo dell’8 agosto 2001 e rinegoziato con l’accordo del 23 marzo 2005. Il 28 settembre 2006 lo

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Stato e le regioni hanno sottoscritto il nuovo “Patto per la salute”, riferito al triennio 2007-2009 nel quadro di un rinnovato patto di stabilità interno. Tutti questi accordi sono basati sull’assunzione della piena responsabilità finanziaria delle regioni nella garanzia dei livelli essenziali di assistenza e nel rispetto del quadro di risorse disponibili; ciò significa che la violazione dei vincoli finanziari determina conseguenze rilevanti: in primis l’obbligo di provvedere con proprie risorse alla copertura dei disavanzi. Il nuovo Patto per la salute è di particolare importanza poiché individua risorse certe per il triennio di riferimento ed attribuisce alle singole regioni l’obbligo di un’accurata pianificazione delle proprie attività, in relazione ai fondi assegnati. Il patto inoltre attribuisce un ruolo di grande importanza al tavolo di monitoraggio in materia di controllo dell’andamento dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza e di tutela dell’equilibrio finanziario del sistema. Fondamentale ai fini di un processo efficace di razionalizzazione della spesa, che non deve incidere sull’offerta di servizi, da ampliare e migliorare, è il contenimento dei costi organizzativi e gestionali. In tale direzione, occorre intervenire in maniera decisiva, attraverso scelte coraggiose, quali, ad esempio, la riduzione del numero delle Aziende e la centralizzazione degli acquisti, che trovano fondamento anche in ragioni di appropriatezza organizzativa e al tempo stesso non possono che portare alla riduzione degli oneri non direttamente collegati alla produzione di servizi sanitari.

Il piano sanitario regionale Per questi motivi e per il riordino della Sanità Calabrese il livello di Governo Regionale sta predisponendo il Nuovo Piano Sanitario Regionale (PSR ) del quale nel mese di marzo sono state diffuse le linee principali di indirizzo. Il nuovo PSR individua le scelte strategiche fondamentali per realizzare una profonda riforma del Servizio sanitario, con l’obiettivo di dare ai cittadini livelli essenziali di assistenza qualitativamente e quantitativamente paragonabili a quelli offerti nelle Regioni più avanzate del Paese. Molte soluzioni prospettate pongono il chiaro obiettivo di superare i ritardi accumulati e le diffuse deficienze, attraverso misure fortemente innovative che tendono a “saltare le fasi” che, in circostanze storiche diverse, hanno percorso altre regioni. In quest’ottica, la “riforma” delinea un asse strategico fondamentale, che è quello di utilizzare in ampia misura le opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche disponibili per realizzare un rapporto il più diretto o il più ravvicinato possibile fra operatori del Servizio e cittadini, limitando all’essenziale le stazioni di intermediazione organizzativo-burocratiche. Da qui la scelta di introdurre strumenti avanzati come la telemedicina, all’interno delle strutture ospedaliere in primo luogo e a livello domiciliare e di realizzare in forma diretta da parte dei medici di base le prenotazioni per le diverse prestazioni, evitando ai cittadini trafile burocratiche, disagi e perdite di tempo. Nella stessa direzione vanno le scelte per l’adozione delle moderne tecniche interventistiche mini-invasive, le cui pratiche si propone di estendere in grande misura anche attraverso robuste dosi di aggiornamento professionale degli operatori. Il piano opera scelte impegnative per il riordino della rete ospedaliera, la cui realizzazione è la sola condizione per un reale cambiamento di rotta per offrire servizi qualificati ai cittadini e invertire decisamente il grado di disaffezione e di sfiducia da essi avvertito e che alimenta le fughe extraregionali. Il riordino strutturale e organizzativo della rete ospedaliera è divenuto imprescindibile anche per rispettare gli obblighi derivanti dagli accordi contratti

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con lo Stato. Gli accordi hanno individuato standard precisi e non eludibili, cui tutte le Regioni, e quindi anche la Calabria, devono attenersi. Il programma della maggioranza che governa la Regione pone fra i suoi punti fondamentali la radicale riforma del Servizio sanitario. In esso, infatti, viene individuata la necessità di riordinare l’offerta pubblica e privata, ponendo mano a processi di riconversione delle strutture, in primis di quelle ospedaliere. Il piano individua un ulteriore asse strategico, che è quello di considerare la sanità come fattore e occasione di sviluppo. In tal senso, vengono avanzate precise indicazioni per lo sviluppo dell’alta specialità, per la realizzazione di iniziative (le piattaforme avanzate) che, anche attraverso modelli gestionali originali, offrano servizi di elevato livello sia all’utenza regionale che a quella del Mezzogiorno e dei paesi del Mediterraneo. In tale ambito vengono avanzate proposte di innovativi programmi di ricerca, prioritariamente sul tema delle scienze della vita (biotecnologie), che hanno lo scopo di mettere la Calabria al passo con il resto del Paese e dell’Europa. Le proposte indicate in tale contesto vogliono avere l’ambizione di dare un contributo non secondario per realizzare un nuovo modello di sviluppo della Regione, basato sul campo della conoscenza, secondo le più recenti indicazioni europee. La straordinaria occasione che deriva dalla disponibilità di risorse provenienti dai fondi europei per il periodo 2007-2013 deve essere colta appieno anche nel versante della sanità, contribuendo con ciò a dare un futuro alla Regione. La riforma del Servizio sanitario, così come delineata, pur assai impegnativa oltre che necessaria e improcrastinabile, è possibile. Esistono, cioè, condizioni favorevoli che si ha il dovere di cogliere. Esse sono almeno tre. La prima è rappresentata dalla disponibilità di una ragguardevole quantità di risorse colpevolmente non utilizzate da molti anni, in particolare quelle per l’edilizia sanitaria. La seconda è costituita da una grande quantità di inappropriatezze nella gestione dei servizi che, paradossalmente, costituiscono una “ricchezza” se si riesce, attraverso le scelte indicate nel presente piano, ad eliminarle progressivamente, liberando in tal modo risorse preziose per la qualificazione dell’offerta sanitaria. La terza condizione favorevole è quella derivante dal varo del “Patto per la salute”, sottoscritto dallo Stato e dalle Regioni, con il quale vengono messe a disposizione risorse certe per un triennio che consentono una programmazione di più ampio respiro. In esso sono contenute misure finanziarie che permetteranno lo sviluppo degli investimenti edilizi e delle tecnologie, con una attenzione particolare al superamento del gap tra Nord e Sud d’Italia. Assolutamente decisivo sarà l’apporto positivo delle autonomie locali, delle organizzazioni sociali, delle forze politiche e sindacali, degli operatori del Servizio sanitario e della pubblica opinione. Non vi è dubbio che se si riuscirà a realizzare questa grande riforma, facendone anche occasione di un nuovo sviluppo, si creerà uno spirito di alta responsabilità e di nuova e forte coesione delle istituzioni e della comunità calabrese intorno a tale obiettivo.

Costruire un sistema normale Obiettivo prioritario secondo la Giunta Regionale per nuova sanità è quello di costruire un “sistema normale”. Ciò potrà sembrare riduttivo, ma in realtà rappresenta la finalità fondamentale la cui realizzazione è già stata avviata in quest’ultimo anno ed è da perseguire nel corso della legislatura.

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Per “sistema normale” si intende un servizio che si organizzi, sia all’interno di ciascuna Azienda, che fra le diverse Aziende e, complessivamente, a livello regionale, come un “sistema coerente”, con carattere di equità nell’organizzazione ed articolazione nei diversi territori. Un sistema che garantisca un adeguato e facilitato diritto di accesso ai cittadini, di tutti i cittadini e in uguale misura; che collochi il cittadino-utente al centro di sé e lo consideri soggetto per il quale lavorare attraverso la presa in carico; che individui percorsi assistenziali definiti per le diverse esigenze; che garantisca la continuità assistenziale, l’armonizzazione dell’offerta e dell’accoglienza, la partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni. Fondamentali diventano, in tale contesto, l’umanizzazione delle cure e dei rapporti fra operatori e utenti e l’affermazione di comportamenti e metodologie operative tese al massimo rispetto della dignità del malato e dei suoi familiari. Un sistema normale significa anche rimodulare l’offerta sanitaria secondo criteri di appropriatezza organizzativa, funzionale e prescrittiva, orientando servizi e prestazioni alla qualità. Ciò consentirà anche di eliminare sprechi e di garantire il conseguente recupero di risorse da destinare al miglioramento dei livelli di assistenza. Per sistema normale si intende altresì la qualificazione dell’offerta che permetta una sostanziale riduzione della impropria mobilità dei cittadini all’interno e al di fuori della Regione. La riduzione dei “viaggi della speranza” deve essere obiettivo emblematico da realizzare nel più breve tempo possibile, per ridurre gli sprechi economici che ne derivano, ma, soprattutto, per alleviare i grandi sacrifici umani, sociali ed economici di chi vi è costretto; su questo obiettivo si è focalizzata l’attenzione della prima fase dell’attuale legislatura, con l’adozione di puntuali provvedimenti di profondo riordino delle Aziende, finalizzati al rilancio della sanità pubblica quale presupposto per sviluppare l’offerta di servizi di qualità ai cittadini.

Il percorso avviato L’adozione da parte della Giunta regionale dell’atto di indirizzo per la redazione degli atti aziendali è coerente con l’obiettivo strategico di anticipare il riordino e la razionalizzazione delle Aziende, che troverà la naturale conclusione nell’attuazione del nuovo Piano sanitario regionale. Di grande rilievo sono altresì i nuovi criteri adottati per il riparto del fondo sanitario 2006, con i quali da un lato si è inteso effettuare un rilancio della produttività del sistema pubblico attraverso il finanziamento a prestazione, e dall’altro si è voluto, con il progressivo abbandono del criterio di finanziamento a “spesa storica”, avviare il riequilibrio fra i diversi territori sulla attribuzione dei fondi. In questa direzione si collocano altre scelte importanti già operate attraverso provvedimenti specifici adottati, quali: • il forte impulso al perseguimento degli obiettivi di salute derivante dalla promozione della prevenzione oncologica, con la programmazione di adeguati screening per i tumori femminili e per il colon retto, e dall’iniziativa per la lotta alle malattie cardiovascolari; • la rimodulazione del programma regionale di investimenti in sanità, coerente con le priorità di riordino sopra richiamate, che sarà alla base del nuovo accordo di programma da stipulare con il Ministero della Salute per l’utilizzo dei fondi ex art. 20 della l. 67/88. In proposito occorre segnalare che la rimodulazione consente di riprogrammare quel monte complessivo di risorse, non utilizzate dalla Regione nella passata legislatura, nel merito del quale la Sezione regionale di controllo per la Calabria della Corte dei Conti aveva

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espresso un giudizio “complessivamente negativo”. L’impegno regionale si è incentrato sulla parte del referto della magistratura contabile proprio laddove recita “.. Il rilancio degli investimenti in sanità, correlato alla esecuzione degli accordi di programma, non può, infine, prescindere da un forte impegno, anche sul piano organizzativo, delle strutture regionali e aziendali, diretto a perseguire un reale miglioramento della capacità progettuale- esecutiva, una accelerazione dei programmi già avviati con l’utilizzo dei finanziamenti concessi, pena la perdita definitiva degli stessi. Il completamento delle opere già programmate consentirebbe l’inserimento ed il conseguente utilizzo delle somme nell’ambito dell’organizzazione sanitaria regionale per le finalità sono destinate, contribuendo a migliorare la qualità dell’offerta sanitaria complessiva; • l’approvazione di piani e progetti nel settore dell’assistenza domiciliare, della prevenzione della sicurezza nei luoghi di lavoro, della lotta agli incidenti domestici, della riduzione dell’obesità infantile, della riduzione degli infortuni stradali, della promozione della sicurezza alimentare, dell’attivazione della rete dei servizi per l’assistenza ai malati terminali, della prevenzione delle complicanze del diabete, della programmazione regionale delle vaccinazioni, del contenimento dei tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni, del riordino del sistema delle donazioni e dei trapianti di organi, tessuti e cellule; • l’approvazione del programma di rilancio delle attività nel campo della salute mentale e della lotta alle tossicodipendenze e di riordino organizzativo dei servizi relativi; • l’attuazione dell’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 in materia di razionalizzazione dell’offerta di ricovero ospedaliero e di adeguamento della dotazione di posti letto ospedalieri; • il perfezionamento dell’accordo con i medici di medicina generale, che delinea nuove modalità di organizzazione dei servizi territoriali, con particolare riferimento alla creazione delle unità territoriali di assistenza primaria, alla garanzia della continuità assistenziale h2 4, alla creazione delle unità di valutazione territoriali, tutte iniziative funzionali al riordino dei distretti; • l’avvio del sistema di accesso da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta ai centri unici di prenotazione (CUP), per il governo della domanda ed il miglioramento della fruizione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali e di ricovero ospedaliero, con acquisizione in rete dei referti clinici e diagnostici; • l’avvio della rete regionale di tele-patologia oncologica, che collega le anatomie patologiche del Servizio sanitario regionale e con centri di riferimento di livello nazionale; • la costituzione di un fondo regionale di rotazione, con l’obiettivo di finanziare il rinnovo delle dotazioni tecnologiche del Servizio sanitario regionale. Al riguardo, la previsione dell’art. 10 della legge regionale n. 7/2006 ha anticipato l’accordo Stato-regioni del 29.9.2006 denominato “Patto per la salute”, nel quale è contenuto l’impegno ad ampliare le risorse della legge 67/1988 da 17 a 20 miliardi di euro; tra gli scopi fondamentali dell’accordo vi è quello di favorire un forte processo di innovazione tecnologica nelle strutture del SSN, con particolare riferimento ai settori dell’oncologia, delle malattie rare e per il superamento del divario nord-sud; • l’approvazione del piano di formazione, che individua le iniziative di diretta promozione regionale e le linee delle iniziative che dovranno essere realizzate a livello delle Aziende. Nell’ambito di tale piano, assume particolare importanza la previsione della costituzione di un centro multimediale per la formazione e l’aggiornamento dei chirurghi della Regione sulle tecniche e le metodologie interventistiche più avanzate;

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• l’effettuazione di un accurato esame dei profili di salute delle popolazione calabrese, di prossima pubblicazione, che costituisce una novità ed al tempo stesso la base epidemiologica per le scelte del nuovo piano sanitario regionale. Lo stesso lavoro di regolamentazione dei rapporti con le strutture private accreditate attraverso l’approvazione dei nuovi schemi contrattuali pone le condizioni per favorire una migliore integrazione tra settore pubblico e privato e quindi per la crescita qualitativa del servizio.La regolamentazione dei rapporti con l’Università Magna Graecia di Catanzaro e l’attivazione delle attività assistenziali nelle moderne strutture del Campus universitario di Germaneto costituiscono ulteriori iniziative di elevata portata al fine di qualificare l’offerta dei servizi ai cittadini, e rappresentano soprattutto l’occasione per far decollare attività di alta specialità, di didattica qualificata e di ricerca in settori avanzati. Anche la eliminazione del ticket sulla farmaceutica, oggi messa a forte rischio dalle misure introdotte dalla finanziaria 2007, è nata dalla esigenza di garantire l’equità nella fruizione dei servizi sanitari da parte dei cittadini, peraltro appartenenti ad una Regione non certo ricca. Le iniziative di programmazione sopra indicate rappresentano elementi sostanziali e sostanziosi per l’indirizzo della attività finalizzate alla definizione del nuovo Piano sanitario regionale. Dovranno essere attuate adeguate politiche di gestione delle risorse umane che tendano a riequilibrare la distribuzione del personale e ad assicurare alle Aziende le figure professionali che allo stato risultano deficitarie. Un sistema normale richiede altresì la definizione di regole certe ed organiche per l’accreditamento istituzionale delle strutture pubbliche e private, da intendere come strumento obbligatorio e base di partenza per la messa a regime di un sistema di qualità, presupposto essenziale per lo sviluppo di un metodo di valutazione dei risultati conseguiti.

3 – L’Azienda che vorremmo

3.1- Missione e principi fondanti per la gestione dell’azienda

Punto di partenza per delineare la visione che il management ha di come si possano governare le direzioni di marcia di un complesso sistema aziendale quale il Marrelli è la definizione della missione dell’azienda e dei principi ispiratori il perseguimento di tale missione. La missione del Marrellil è la promozione e la tutela della salute, sia individuale che collettiva, della popolazione residente e comunque presente a qualsiasi titolo (immigrazione e turismo) nel proprio ambito territoriale, per consentire la migliore qualità di vita possibile, garantendo i livelli essenziali di assistenza come previsto dalla normativa nazionale e regionale. La filosofia di fondo è la presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini, espressi in forma individuale o collettiva, attraverso interventi appropriati di prevenzione, promozione della salute, cura e riabilitazione, garantendo i livelli essenziali di assistenza, consolidando l’integrazione fra assistenza territoriale ed ospedaliera, in una logica di corretto ed economico utilizzo delle risorse.Il Marrelli concorre, inoltre, alla realizzazione della più vasta missione del Servizio Sanitario della Regione Calabria, anche integrando i servizi sociali e socio-assistenziali degli enti locali di pertinenza attraverso un adeguato orientamento di tipo socio-sanitario dell’assistenza territoriale. L’erogazione dei servizi offerti ed erogati dal Marrelli Hospital avviene nel rispetto di alcuni principi fondamentali:

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Eguaglianza: i servizi sono erogati secondo regole uguali per tutti, senza distinzione di sesso, razza, lingua, ceto, religione ed opinioni politiche.

Continuità: i servizi sono erogati in maniera continuativa e senza interruzioni, nell'ambito delle modalità di funzionamento definite da norme e regolamenti nazionali, regionali ed aziendali. Nei casi di funzionamento irregolare o di sospensione dei servizi, il Marrelli si impegna ad adottare misure volte ad arrecare agli utenti il minor disagio possibile.

Partecipazione: è garantita la partecipazione del cittadino all’analisi della qualità delle prestazioni offerte dal Marrelli, anche attraverso le Associazioni di volontariato e gli Organismi di tutela. Ciò sia al fine di tutelare il diritto alla corretta erogazione del servizio, che per formulare suggerimenti di miglioramento delle attività.

Imparzialità: gli operatori che lavorano nell’ambito dei servizi sanitari (medici, operatori sanitari, personale amministrativo) hanno l’obbligo di tenere comportamenti, nei confronti dei cittadini, improntati a criteri di obiettività, equità ed imparzialità.

Diritto di scelta: il cittadino ha diritto di scegliere il soggetto erogatore del servizio. Efficienza ed Efficacia: il Marrelli è costantemente impegnato a garantire che le

prestazioni erogate rispondano a criteri di efficienza e di efficacia. Accanto a questi principi di comportamento rivolti al servizio che il Marrelli Hospital offre alla cittadinanza, vi sono principi che ispirano le regole gestionali interne all’azienda:

- le persone che lavorano in Azienda ne costituiscono l’elemento fondamentale e distintivo. L’Azienda offre un contesto organizzativo capace di riconoscere, utilizzare, ricompensare e valorizzare adeguatamente le competenze e le potenzialità dei propri collaboratori; al contempo chiede loro un contributo leale, pieno e responsabile nel perseguimento della missione aziendale, una reale assunzione delle responsabilità connesse al proprio ruolo, un impegno costante per migliorare i livelli di professionalità e la qualità dei contributi offerti;

- l’Azienda, per tutti i processi di pianificazione e programmazione, promuove l’interazione con gli Enti locali nell’ambito della programmazione sanitaria e socio sanitaria a livello locale;

- l’Azienda favorisce la collaborazione con le altre Aziende Sanitarie della Regione Calabria e gli altri soggetti preposti direttamente o indirettamente alla tutela della salute dei cittadini, in quanto appartenenti al medesimo sistema sanitario ed in relazione al ruolo e alle dimensioni che il Marrelli Hospital ha nel Servizio Sanitario Regionale (nuovo ruolo dell’ospedale secondo la rete ospedaliera prevista nel Piano Sanitario Regionale);

- l’Azienda promuove l’innovazione gestionale e tecnologica sulla base di una continua analisi e valutazione del sistema e dei suoi risultati, ricercando le soluzioni innovative più adeguate alle proprie specificità organizzative. Le innovazioni gestionali devono permettere di raggiungere obiettivi elevati in termini di salute, di aumentare la qualità del sistema e di garantirne la sostenibilità economica; l’adeguamento e l’aggiornamento continuo del patrimonio tecnologico è funzionale a migliorare la qualità dei servizi resi.

3.2 - La “vision” del Marrelli

Stante, da un lato, la missione ed i principi fondanti la gestione aziendale; dall’altro, il quadro di riferimento nell’ambito del quale si colloca il processo di sviluppo organizzativo

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che si intende perseguire in coerenza con le scelte strategiche indicate in questo piano strategico, la vision a medio termine dell’azienda espressa dall’attuale management si può articolare nel seguente modo:

Una rete di offerta centrata sul cittadinoL’azienda deve essere un sistema attento alla “salute” e non solo alla sanità, che rafforza la prevenzione e l’assistenza al bisogno cronico, che pratica la “presa in carico” come modus operandi nel senso del “ci prendiamo cura di te”, che favorisce il rafforzamento dell’integrazione tra l’assistenza sociale e l’assistenza sanitaria sul territorio, sulla base del riconoscimento delle identità e delle specificità delle comunità locali.

Risanamento e sviluppo sostenibileNon potendo identificare cause o aree di funzionamento cui sia singolarmente imputabile il disequilibrio economico pregresso, ma essendo esso generato da fattori molteplici e diffusi nell’azienda, non è possibile ricorrere a ricette “drastiche e presumibilmente risolutive”. Si dovrà mantenere una pressione elevata per periodi di tempo determinati su obiettivi concreti e specifici, ma al tempo stesso produrre uno sforzo di governo complessivo dei processi e delle decisioni aziendali esteso e continuo nel tempo. Tuttavia tale percorso non può essere orientato dalla sola logica del rientro economico e finanziario, onde evitare che l’esigenza di riduzione del tasso di crescita dei costi (rispetto al tasso di crescita dei ricavi) si traduca in un semplice deperimento delle attività e delle capacità dell’azienda cui corrisponde molto spesso una perdita di capacità di controllo complessivo dei fenomeni con livelli invariati se non peggiorati di disequilibrio economico. Pertanto, l’azienda promuoverà ogni razionalizzazione possibile, ricercando un piano di rientro, ma contemporaneamente perseguirà strategie di investimento ed innovazione che le consentano uno sviluppo al passo con le esigenze della popolazione servita e con gli sviluppi professionali e tecnologici delle risorse che gestisce.

Un ruolo centrale nel sistema socio-sanitario provincialeL’azienda si propone di sviluppare una funzione di promozione del dialogo, del confronto e della concertazione tra le Istituzioni e le aziende che operano nel settore sanitario della Provincia di Crotone. In particolare, l’azienda intende proporsi come referente per lo sviluppo di una rete integrata dei servizi socio-sanitari nella Provincia di Crotone che favorisca il rafforzamento e l’integrazione dell’aziende sanitaria con i Comuni in un’ottica di “sistema di assistenza” e la valorizzazione del ruolo dei soggetti privati in un’ottica di complementarietà e completamento dell’offerta pubblica.

Cultura aziendale di responsabilità, efficienza e efficaciaL’azienda e le persone che vi lavorano, i professionisti e tutto il personale di supporto, condividono una cultura organizzativa dell’assunzione di responsabilità rispetto ai propri compiti ed alla gestione delle risorse aziendali, un orientamento attivo alla risoluzione dei problemi, un’identificazione con gli obiettivi aziendali. Da questo processo di cambiamento culturale, accompagnato dalla ricerca di nuove modalità di gestione dei processi operativi ed amministrativi, potranno scaturire miglioramenti sensibili nell’efficienza ed efficacia delle attività.

Governo clinico per il governo economico

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La necessità di incrementare o mantenere nel tempo volumi di prestazioni significativi per dare risposta ai bisogni deve accompagnarsi alla capacità di saper calibrare tali volumi per qualità, appropriatezza, ed impatto economico, attraverso processi decisionali che integrino l’indicazione clinica con la valutazione delle risorse consumate. Da scelte cliniche meglio ponderate, dalla conoscenza più diffusa delle implicazioni economiche delle stesse scelte, potranno conseguire decisioni che oltre ad essere migliorative sotto il profilo clinico possono essere altrettanto migliorative sotto quello economico, liberando risorse che potranno essere reimpiegate per potenziare ulteriormente i servizi esistenti o svilupparne di nuovi.

Appropriatezza dell’assistenza sanitariaL’appropriatezza, nelle sue due accezioni principali considerate, appropriatezza clinica o specifica e appropriatezza organizzativa o generica, viene identificata dalla Direzione Strategica come la condizione necessaria nello sviluppo della pratica clinica (nei differenti livelli di assistenza), in uno scenario nell’ambito del quale i professionisti che, ai diversi livelli e ruoli, erogano assistenza sanitaria operano seguendo linee guida e protocolli diagnostico-terapeutici con rilevanti vantaggi in termini di efficacia clinica, economicità e soddisfazione dei pazienti/assistiti. Promuovere l’efficacia e l’appropriatezza degli interventi sanitari significa orientare la gestione aziendale verso lo sviluppo delle competenze degli operatori della sanità, l’adozione delle linee guida cliniche e organizzative, l’adozione dei percorsi clinico assistenziali, la sperimentazione di benchmark tra le strutture di erogazione ed il potenziamento del sistema di monitoraggio delle prestazioni assistenziali.

Una governance per gestire la complessitàLa crescita della complessità (organizzativa, gestionale e tecnologica) unita alle pressioni esterne ed al necessario obiettivo di migliorare le performance (sanitarie ed economiche) rispetto al passato rende necessaria l’implementazione di adeguati strumenti organizzativi (sistemi di responsabilità definiti e chiari e meccanismi operativi per il loro funzionamento) che consentano all’azienda di assumere una responsabilità diretta per il miglioramento continuo della qualità dell’assistenza e per mantenere elevati livelli di servizio, nonché nella realizzazione delle condizioni necessarie per favorire il recupero dell’equilibrio economico attraverso l’orientamento dei comportamenti dei differenti operatori verso obiettivi (intermedi e finali) comuni e condivisi.

Politica di investimenti per lo sviluppo dell’aziendaGli investimenti costituiscono un fattore abilitante per i necessari cambiamenti che l’azienda intende attuare in quanto consentono l’acquisizione di condizioni o fattori produttivi coerenti o necessari per le attività aziendali. L’azienda pertanto intende promuovere una politica di investimenti nell’area infrastrutturale, tecnologica, logistica e informatica, orientata in funzione degli obiettivi strategici contenuti nel piano, che garantisca e renda possibile l’evoluzione e lo sviluppo aziendale verso l’appropriatezza, l’efficienza e l’economicità della gestione.