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V NEBU L UNA PLA VA LITERARNI VEER - SERATA bI POESIA Liesc (Gormak) Liesso (Grimacco) 10.09.2005 LUIGI MAIERON BARBARA FLOREANCIG GABRIELLA TOMASETIG Kulturno brutvo REAN Circolo Culturale

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Page 1: V NEBU L UNA PLA VA - kries.it · Ascolta il vento/nel suo canto eterno/ le foglie cadono morte/in questo grigio autunno/come il nostro paese/muto, solo, spazzato via/anna dopo anno/senza

V NEBU L UNA PLA VA

LITERARNI VEER - SERATA bI POESIALiesc (Gormak) Liesso (Grimacco)

10.09.2005

LUIGI MAIERON

BARBARA FLOREANCIG

GABRIELLA TOMASETIG

Kulturno brutvo REAN Circolo Culturale

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brII Tonstg

Zbuogam, aIost

Kar ponoc luna me zbudipri ti, alost velika,previc pogostu mi diela dru±boprevic na duzim me deri objeto.Kuo morem pozibat tuo le sercek’terpi tu tami kar stelcesvetijo ko moje size, kar spomini Joejoari napunjo vae prazne kandreje.Bon nimer tle, vas akalako nuoc, ki aka tekuo jutro.5amuo cajt, parjatelj,mi bo pomagau se veselitod stuo ari stuo lepih spominau.Pa zdej, ka nardimod tele nove zotnadetakuo teke, ki zaperjajousako lu...

Addio tristezzaQuando di notte/la luna mi sveglio/arrivi tu/nostalgia/che troppo spesso/mi faicompagnia/troppo o lungo/mi tieni abbracciata/come posso cullare questo cuore in peno/che soffre nel buio/mentre le stelle/brillano/come le mie lacrime/I ricordipiangono/riempiono /le vostre sedie vuote/5arò sempre qui/ad aspettarvi/come lanotte/che attende paziente il mattino/il tempo amico mi permetterò di gioire/dei millericordi,/ma adesso/cosa ford/dei miei nuovi giorni/così pesanti/grigi/che spengono ognicolore?

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C,,ig, ?Mron

I RICORDI CON LE RUGHELa nonna diceva che Crist al vi& e al proviòt. Crist era una presenza sicura, vedevae aiutava. Bisognava aver fiducia in Cristo. Il nonno con Crist aveva delle questioniaperte e quando esagerava Io riprendeva con qualche imprecazione. Gli alzavacontro il pugno da uomo a uomo.A quelle credenze antiche io contrapponevo i testi poetici, la protesta, le storie tristiraccontate dalla musica, e tutto questo entrava dentro di noi e apriva finestre. Illinguaggio delle canzoni arrivava al cuore della nostra adolescenza. Una vitacontadina, di montagna, dove le lacrime servivano a pulire gli occhi per vedercimeglio.

I BAMBINICi sono ricordi che non scelgono la memoria per ritornare. Sono sempre presenticome una seconda pelle, con qualche ruga da subito.Da piccoli con i tic raccontavamo al mondo quanto difficile fosse per noi spiegarequanto soffrivamo.Eravamo figli di persone che avevano dovuto essere grandi presto. Che eranocresciute in fretta, dopo infanzie trascurate e adolescenze eluse come formalità.

L’EMIGRAZIONELa musica era un modo popolare di trasferire la tristezza nell’allegria, era il loromodo di spiegare le anime emigranti, spesso in bilico fra il sorriso perun’occupazione ed il pianto per la lontananza da casa. C’era anche la loro terradentro a quelle note, e le montagne e il loro vino e c’era il cielo del loro paese,nascosto dalle nuvole di quell’emigrazione.

LE DONNELe donne non dovevano occuparsi di situazioni molto importanti. L’autorità era dataal maschio, che esercitava una presunta superiorità, a volte con modi bruschi estringati dialoghi.

LE STREGHELe streghe esistevano. Queste in virtù dei loro poteri facevano i striaments, cheerano delle fatture malefiche.Bastava uno sguardo perché un raccolto marcisse, bastava toccassero una personaper farla ammalare. Le fatture si scioglievano ricorrendo al prete.

LA MIA MUSICAI testi poetici, la protesta, le storie tristi, entravano dentro di noi e aprivanofinestre. Il linguaggio delle canzoni arrivava al cuore della nostra adolescenza.Capiva i nostri vuoti, rimarcava i nostri dubbi, rispondeva a tante domande e altrene muoveva. I suoni duri, i ritmi veloci, incontravano i nostri disagi e facevano lorocompagnia.

(da “La neve di Anna’)

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6brII To,stìg

Vas moja

Posluam vieterpieje te narbuj stare piesmi,perje padajo mertveu telim arnin Jesenuko naa vasmutasta, samause se je zgubilolieto za lietamtiho tiho btez rononja...Zbuogam,njive in planinezbuogam,prijatel]i btez nasmiehaan brez glasu.5e popuzajo spomini,kamani ostrigauore od velike ±alostnam pravjo ±ivljenje naih judiki so dieloli j okali, terpielitu telim tiho umeranje.l<uo pofarbamo tel Eas, dan za dnevom,tistin ki ne morejo e rec“zbuogam, vas moja”...

Paese mioAscolta il vento/nel suo canto eterno/ le foglie cadono morte/in questo grigioautunno/come il nostro paese/muto, solo, spazzato via/anna dopo anno/senzarumore/Addio campi/addio prati/addio amici/senza sorriso/senza voce/scivolano iricordi/pietre spigolose di tempo/parlano il loro dolore/appartengono alla vita/della nostragente/che ha lavorato/pianto/lottato/E in questo lento morire/come dipingere ilpresente/giorno dopo giorno a chi ancora non riesce a dire/addio paese mio.

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C,,ìgi Mrron

I scarpèts

Mansa cusina pontinun scarpètdi seredopola lOs e il lav6rdopoi f?s e prime da l’am6run par voltepar ducj,j domandavitros cha ‘n vevefats e dropats jeiche a ere famèefemine e mascjos’a coventave“a contaju” mi diseve“no ti vanzares timppar durm’

I ScarpètsMani/cuciono/ confezionano/uno scarpèt/di sera/dopo/la luce e il lavoro/dopo/i figli eprima dellamore/uno alla volta/per tutti/gli chiedevo/quanti ne avesse/fatti e adoperatilei/che era famiglia/ donna e uomo/se serviva/ “a contarli” mi rispondeva/non ti

resterebbe tempo/per dormire’.

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GbrII TorStig

Zbuogam, zemja naa

GIas je blu mutasttu aieri je plesounam je pravu zbuogam, beside te±ke.Ne iene ne Eice, kartonovo vaIio,an smo se zbudile ta pod druzim svietam.Vsako jutro je perIa onà,tiha sizica odpuena tu aIosttakuo ustavjena tu serc,je potamiela usako zornado.Ti si bila nimer ta per nas, zemja naa.Kadar aIost prevelikanas je potresla, si bila na oginjde smo se pogriele kadar vietatje previc pihau tu nae serce.Pa te nismo zgubleti si bila nimer tamsi nas akaIa, ziata zemja naa...

Addio, terra nostraLa voce era muta/danzava nell’aria/ci diceva addio./Parole decise, pesanticome pie tre/né donne né bambine/con la valigia di cartone/ci siamo svegliatesotto un cielo straniero/Ogni mattina arrivava lei, lacrinia silenziosa/scioltanel dolore/così adagiata nell’anima/da scolorire ogni giornata./Tu eri semprecon noi/terra nostra/mentre la nostalgia ci sommergeva/riempivi i silenzi/eriil fuoco con cui scaldarci/quando il freddo soffiava troppo sui nastricuori/Ma nulla era perduto/tu eri sempre lò/ad aspettarci/per dare voce airicordi/ne 11 attesa di ritornare sotto il tuo cielo/amata terra nostra.

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L,,i, M,,,ron

La t6 vous

I viout la mont i viout il prat i ti viout te cu mei daìri tU S Iassat sierat in cjase alc da tC vite fate a manintal seglar lo massarie e i tiei pinsirs pleats in ordinpar une armoniche ch’a toube cualchi note a ogni estat.

Ere la gjite ere la fieste ere la t6 ore di arieere la vite che sudade a vistive il to colarjo ti calavi cui voi di un frut chal è gjelous di ce ch’al oe tu no tu lassaves mai, cun mei tu sares stade simpri.

J ai la t6 vous denti di me l’ombre da fan ch’a ti comandeil to cjant che adalt al lave, al lave a pierdisi e al si dave.

E mi ven ve di cjacaroti ma vores veilu fat prinma o ‘nd’ è moments ch’a no si à timp o almancul no si sa di veilua no si sa ce ch’a finis e a ‘nd’è un doman ch’a noi ven maitu che tu bales e ator la fieste a è memorie par chei ch’ai cjale.

E la sunade ch’a ti plas che tu sietaves di sintida cualchi bande a è comencade jo ti domandi di boIajo ti domandi ce ch’ol è ch’al fas dal timp une ocasionere domenie ere d’estat un’ate dì da comenca.

La tua voceVedo la montagna, vedo il prato, io assieme o te/hai lasciato a casa qualcosa della tua vitafatta a mano/in cucina i lavori da sbrigare e i tuoi pensieri piegati in ordine/per unafisarmonica che ruba qualche nota ad ogni estate/Era la gita, era la festa, era la tua ora diaria, era la vita che sudata vestiva i tuoi panni/io ti guardavo con gli occhi di un bambinoche geloso di quello che ha/non mi avresti mai lasciato saresti rimasta per sempre/Ho latuo voce dentro di me l’ombra della fame che comando/il tuo canto che in alto andava aperdersi e o darsi/Ho bisogno di parlarti, vorrei averlo fatto primo/ma ci sono momenti incui non si ha tempo o almeno non si sa di averne/non si sa ciò che finisce e c’è un domani chenon ritorna/tu bolli e attorno la festa è memoria per chi guarda./E la musica che ti piaceche aspettavi di ascoltare è iniziata/ti chiedo di ballare/ti chiedo cos’è che fa del tempoun’occasione/era domenica era d’estate un altro giorno da iniziare.

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La spina

la spina che ho nel ditonon fa malela sentomi ricordache è di quel fioreancora là fuorie che presto arriverà l’inverno

Barbaro floreanrng

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Barbara Flareancig

bebito damore

Ti ricordo battere la falcedestate, allombra del fienileRicordo le maniere rudi e schiettela passione per le tue ideeche credevi infallibiliMi rivedo sulle tue ginocchiaad ascoltarti raccontarestorie inventate al momentoper stupire, tu bambino più di mee le tue braccia grandiche a torto o a ragionemi proteggevano sempreCosa posso fare ora io per te?Nulla che possa ripagartiora da madre lo so,il mio debito lo pagheràa mio figlio.

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Bo,bor FIornig

Falco e ciliegia

Era del colore dellamore:ciliegio maturo di maggiosenza occhial di là del suo ramo

lui falco superboche nello stesso cielo,dall’alto dominava

nutrito da quella polpase ne era andato

quel che restòsi secco al sole..

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Kulturno Drutvo ReanLiesa-Garmak (UD)

September 2005(Pripr. Margherita Trusgnach)

Si ringraziano gli autori

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Luigi Maieron

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GbrIIo Tontig

Zivljenje

Sim bila ko din mikin matilferien, nadIoinmoje size so bie uodaza zalit puelcek’so rastii tu mojim serc.Upanje, trot, lubezimso enkaIe mojim omi Iuza in dan nimer nuouta per svietu od ivIjenja,ki je takuo lepuokar sonce se perkaeon kar tama je previc duga.Puno nam uzome aripuno nam da,dan za dnevom je nimervesela melodijaari nae veseje se zbudikadar se navadmose ustavt an posIuatnote od lubezni.Tel far ksveti tole veliko nuock’nam oberne use ivIjenje.

La vitaEro una piccola farfalla ferita/dalle fragili ali./ Le mie lacrime erano lacqua/ per i fiori/che crescevano nel mio cuore/ Fiducia /speranza/ainore/hanno donato ai miei occhi/laluce/di un giorno/sempre nuovo/davanti al cielo/della vita/che è stupenda/coi suoi lampi disole/col buio della notte/tanto ci prende/e tanto ci dona/giorno dopo giorno/è sempre /unamusica divina] La gioia/nasce in quell’istante/in cui impariamo a fermarci/e ascoltare lenote /dellamore/questo faro che brilla /grande forza che cambia/la nostra vita.

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Lig Moeron

Am?s di asilo

A corini amts di asiloda gleise a pratla muiniemaridal cOr forestla messeprime dal giQcun mot8r pa stradetal durm? dal dopomis&lavC,’ di oms in segherieomscence unate ocasionam?s di asilopar doi in filevistuis da fiesteplui indavantin file par unda grancj

Amici d asiloCorrono/gli amici d asilo/da chiesa a prato/la suora madre/dal cuore straniero/lamessa/prima del gioco/un motore per strada/nel dormire del pomeriggio/lavoro di uomini insegheria/uomini/senza un altra occasione/amici d’asilo/in fila per due/vestiti a festa/piùavanti/in fila per uno/da adulti.

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Gbc,I Tarst,9

Bambulca

Vsako zimokar snieh je plesaugor P0 luhticaje akalabambulco.

Ne noice zo ble zmarzljenepobrane tu lesenovih Eeriaujah.

Je tiala tu serc lu an trotkar ,je podala nje elje snegu...

Pa bambulcaje ostala nimer tamtu nje otroih senjah.

Nebuo jo je gledalobtez trota, lieto za lietamso se potamjele vse ±elje.

Mraz se je ustavutu nje mikeno sercean je pomrozu te zodnji trot...

BambalinaOgni inverno quando la neve danzava nell’aria/la bambina era lò/aspettava la bambolina./Cani suoi piedini ghiacciati/raccolti negli scarponcini di legno/conservava nel cuore/luce esperanza/mentre affidava i suoi desideri/ai fiacchi di neve./Ma la bambalina rimanevasempre k/nei suoi sogni di bambina./Il cielo la guardava/senza conforto/anno dapa annoscoloriva /1 sogni/Il freddo si adagiava nel suo piccolo cuore/spegnendo ogni speranza.

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Cg Mron

Il manoval

aghesimeritsavalonun jetune feminela sCil frutil vin chal testeom-lnvarmanovalnassrJt om

11 manovaleAcqua/cementa/sabbia/un letta/una donna/la sua/il bambino/il vino non ancora bevuto/uomo lavoro/manovale/nato uomo

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Gabriella Tomasetig

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Barbara Floreancig

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Brbrn’o FIorng

Radici

occhi incertitra orgoglio e pauraguardano avantiluoghi nuovinel tempo che sarà migliore

radici recisesanguinano, su terre ricchepovere di umanità

per le di lucei ricordidi quel che lasciaronoe ai figli la domanda“chi siamo?”

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Pensieri in bilico

Pensieri in bilicocome neri uccelli sui filifermisu possati dolorie angosce futureincapaci di volare altisul vivere di oro

Borbaro Floreonng

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Kulturno Drutvo ReanUesa-Garmak (UD)

September 2005(Pripr. Margherita Tmsgnach)

Si ringraziano gli autori