tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

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E’ formidabile! Ma chi lo legge? «Finnegans Wake» Esce negli Oscar l’opera più ardua di Joyce: un’impresa insormontabile sviscerarlo e tradurlo, esempio massimo di capolavori tanto citati quanto sconosciuti MASOLINO D’AMICO Esistono grandi libri il- leggibili, e grandi libri non mol- to letti. Una sera da Rosati, nel- la via Veneto di Flaiano, primi Anni Cinquanta, due giovani giornalisti, uno calabrese uno toscano, fingevano di conoscere La recherche, e di averla trovata noiosa. «Si ripete...» dicevano. A un tavolo vicino il critico tea- trale Sandro De Feo, un prou- stiano doc, drizzò le orecchie. «Non sapete di cosa state par- lando»siinserì.Ecominciòafa- re loro domande. «Vediamo un po’, come si chiama la duchessa de Guermantes?», «Chi è la zia del baron de Charlus?». I due farfugliarono, si impappinaro- no. Alla fine il toscano, che era il più sincero, confessò: «O San- dro...’uns’ebbetempo!» Be’, non tutti hanno letto Proust,maogginonesisteletto- re acculturato che non abbia perlomeno gli strumenti onde fingere convincentemente di averlo fatto. Lo stesso si può di- re per il più famoso libro di Ja- mesJoyce,altropilastrodelrin- novo del romanzo nel Novecen- to. Quando Ulisse uscì con enor- me risonanza fu anche un suc- cesso di scandalo, e la sua pub- blicazione negli Stati Uniti (se è per questo, anche nell’Irlanda patria dell’autore) fu severa- mente proibita. Molti intellet- tuali protestarono, e in prima fi- la si distinse il giovane ma già celebre Hemingway, che ne im- portò personalmente di con- trabbando e diffuse molte co- pie. Peccato che la sua, ritrova- ta dopo la morte, fosse rimasta intonsa tranne le prime poche pagine. Anche Ulisse può essere una lettura ardua, e forse la mag- gior parte degli acquirenti del romanzo si arrende durante il percorso, salvo saltare al fatidi- co finale col monologo di Molly Bloom. Diverso il discorso per Finnegans Wake, alla stesura delqualeJoycededicòsedician- ni, dichiarando che sarebbe sta- ta l’ultima impresa della sua vi- ta artistica. Rispetto ai pur ar- dui libri appena citati - Ulisse per la tortuosità, la Recherche per la mole - Finnegans Wake presenta l’ostacolo ulteriore e pressoché insormontabile della lingua in cui fu scritto, lingua che pur partendo dall’inglese, sia pure con accento irlandese, è poi un impasto di neologismi inventati da Joyce attingendo Con le recensioni e le classifiche dei bestseller Oggi tuttoLIBRI iPad Edition L’alternativa A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ Preferiamo Svevo e Pirandello DIARIO DI LETTURA La Signora del Trio Anna Marchesini, esordio con gerani SERRI P.XI tutto LIBRI S ipotrebberodefinirel’Ulisse diJoyce, Allaricercadeltempo perduto diProuste L’uomo senza qualità diMusilitregrandi romanzidella letteratura sulla letteratura: volendo così significare cheessihannopertemalafinzione stessadellaletteraturaperl’uomodel lorotempo,mentreperstrutturaeper stilenerivoluzionanoicanoni tradizionali? Sequestaformulahaqualche validità,èobbligatorioperillettore comuneaffrontarliepossederliolaloro analisieinterpretazionepuòessere lasciata allo studioso? Melodomandoperessermitrovato intuttiquestiannidinanziatante personecolte,manonspecialiste,che sostenevano, mentendo palesemente, di averlilettio,conbendiversasincerità, ammettevanoconrossoredinonaverli maiterminatiodinonavermaiosato aprirliperiltimorereverenzialeche essiincutevanoloro. C’è,tral’altro,ilproblemadel tempodifruizione,chealgiornod’oggi sifasemprepiùassillante:l’Ulisse s’aggiraintornoalle1000pagine,la Ricerca constadisetteromanziper oltre3200pagine,conl’Uomo ci assestiamo intorno alle 1700 pagine. Quale insegnante, professionista, impiegatohamarginiditempolibero cosìlarghidapotervisidedicare? C’èpoiladifficoltàintrinsecadella comprensione: per limitarci all’Ulisse, dicertoilpiùimpervioperla«ricchezza eabbondanzadivariazionisullasintesi e la dissoluzione dell’oggetto» (Hermann Broch), ogni traduzione dovrebbeesserealtempostessoun commentoounapparatodinote (attendiamoconansia,perlavivida intelligenza dello scrittore, quella di GianniCelatiperEinaudi). Unconsiglio?Volgersiaduegrandi romanzi,chefannodagirodiboaal «nuovo» romanzo italiano del Novecento: LacoscienzadiZeno di Svevoe IlfuMattiaPascal di Pirandello:nonmenoimportantideitre succitatimamenocorposiedipiù immediata comprensione. GUIDO DAVICO BONINO Continuaapag.II NUMERO 1750 ANNO XXXV SABATO 29 GENNAIO 2011 SIMENON Un’altra vita al night Il signor Monde fugge e sogna BOSCO P. II CHIESA E POTERE Tra Cristo e Cesare Religione e politica nel Novecento GARELLI-BIANCHI P.VIII-IX TUTTOLIBRI LA STAMPA VIDEOINTERVISTA Barbero ci narra la Venezia del Cinquecento LA MEMORIA Quando Aron non credeva all’Europa DelrestoHemingway avevalasciatointonso anche l’ «Ulisse». E così fanno molti con Proust e Musil Joyce visto da Dariush Radpour per Tuttolibri p RISORGIMENTO La forza delle donne Cristina Belgiojoso e l’eroica Metilde TOGNOTTI-MARCENARO P.VI IL COMODINO Giorgia Meloni una ministra in versione Barney I

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Page 1: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: GIOVIA - Ora di stampa: 28/01/11 19.10

E’ formidabile!Ma chi lo legge?

«Finnegans Wake» Esce negli Oscar l’opera più arduadi Joyce: un’impresa insormontabile sviscerarlo e tradurlo,esempio massimo di capolavori tanto citati quanto sconosciuti

MASOLINOD’AMICO

Esistono grandi libri il-leggibili, e grandi libri non mol-to letti. Una sera da Rosati, nel-la via Veneto di Flaiano, primiAnni Cinquanta, due giovanigiornalisti, uno calabrese unotoscano, fingevano di conoscereLa recherche, e di averla trovatanoiosa. «Si ripete...» dicevano.A un tavolo vicino il critico tea-trale Sandro De Feo, un prou-stiano doc, drizzò le orecchie.«Non sapete di cosa state par-lando» si inserì. E cominciò a fa-re loro domande. «Vediamo unpo’, come si chiama la duchessade Guermantes?», «Chi è la ziadel baron de Charlus?». I duefarfugliarono, si impappinaro-no. Alla fine il toscano, che era ilpiù sincero, confessò: «O San-dro... ’un s’ebbe tempo!»

Be’, non tutti hanno lettoProust, ma oggi non esiste letto-re acculturato che non abbiaperlomeno gli strumenti ondefingere convincentemente diaverlo fatto. Lo stesso si può di-re per il più famoso libro di Ja-

mes Joyce, altro pilastro del rin-novo del romanzo nel Novecen-to. Quando Ulisse uscì con enor-me risonanza fu anche un suc-cesso di scandalo, e la sua pub-blicazione negli Stati Uniti (se èper questo, anche nell’Irlandapatria dell’autore) fu severa-mente proibita. Molti intellet-tuali protestarono, e in prima fi-la si distinse il giovane ma giàcelebre Hemingway, che ne im-portò personalmente di con-trabbando e diffuse molte co-pie. Peccato che la sua, ritrova-ta dopo la morte, fosse rimastaintonsa tranne le prime pochepagine.

Anche Ulisse può essere unalettura ardua, e forse la mag-gior parte degli acquirenti delromanzo si arrende durante ilpercorso, salvo saltare al fatidi-co finale col monologo di MollyBloom. Diverso il discorso perFinnegans Wake, alla stesuradel quale Joyce dedicò sedici an-ni, dichiarando che sarebbe sta-ta l’ultima impresa della sua vi-ta artistica. Rispetto ai pur ar-dui libri appena citati - Ulisseper la tortuosità, la Rechercheper la mole - Finnegans Wakepresenta l’ostacolo ulteriore epressoché insormontabile dellalingua in cui fu scritto, linguache pur partendo dall’inglese,sia pure con accento irlandese,è poi un impasto di neologismiinventati da Joyce attingendo

Con le recensioni e le classifiche dei bestseller

Oggi

tuttoLIBRIiPad Edition

L’alternativa

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

PreferiamoSvevoe Pirandello

DIARIO DI LETTURA

La Signoradel TrioAnna Marchesini,esordio con geraniSERRI P.XI

tuttoLIBRI

Si potrebbero definire l’Ulissedi Joyce, Alla ricerca del tempoperduto di Proust e L’uomo

senza qualità di Musil i tre grandiromanzi della letteratura sullaletteratura: volendo così significareche essi hanno per tema la finzionestessa della letteratura per l’uomo delloro tempo, mentre per struttura e perstile ne rivoluzionano i canonitradizionali?

Se questa formula ha qualchevalidità, è obbligatorio per il lettorecomune affrontarli e possederli o la loroanalisi e interpretazione può esserelasciata allo studioso?

Me lo domando per essermi trovatoin tutti questi anni dinanzi a tantepersone colte, ma non specialiste, chesostenevano, mentendo palesemente, diaverli letti o, con ben diversa sincerità,ammettevano con rossore di non averlimai terminati o di non aver mai osatoaprirli per il timore reverenziale cheessi incutevano loro.

C’è, tra l’altro, il problema deltempo di fruizione, che al giorno d’oggisi fa sempre più assillante: l’Ulisses’aggira intorno alle 1000 pagine, laRicerca consta di sette romanzi peroltre 3200 pagine, con l’Uomo ciassestiamo intorno alle 1700 pagine.

Quale insegnante, professionista,impiegato ha margini di tempo liberocosì larghi da potervisi dedicare?

C’è poi la difficoltà intrinseca dellacomprensione: per limitarci all’Ulisse,di certo il più impervio per la «ricchezzae abbondanza di variazioni sulla sintesie la dissoluzione dell’oggetto»(Hermann Broch), ogni traduzionedovrebbe essere al tempo stesso uncommento o un apparato di note(attendiamo con ansia, per la vividaintelligenza dello scrittore, quella diGianni Celati per Einaudi).

Un consiglio? Volgersi a due grandiromanzi, che fanno da giro di boa al«nuovo» romanzo italiano delNovecento: La coscienza di Zeno diSvevo e Il fu Mattia Pascal diPirandello: non meno importanti dei tresuccitati ma meno corposi e di piùimmediata comprensione. GUIDO DAVICO BONINO

Continua a pag. II

NUMERO 1750ANNO XXXVSABATO 29 GENNAIO 2011

SIMENON

Un’altravita al nightIl signor Mondefugge e sognaBOSCO P. II

CHIESA E POTERE

Tra Cristoe CesareReligione e politicanel NovecentoGARELLI-BIANCHI P.VIII-IX

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

VIDEOINTERVISTA

Barbero ci narrala Veneziadel Cinquecento

LA MEMORIA

Quando Aronnon credevaall’Europa

Del resto Hemingwayaveva lasciato intonsoanche l’ «Ulisse».E così fanno molticon Proust e Musil

Joyce vistoda Dariush Radpour

per Tuttolibrip

RISORGIMENTO

La forzadelle donneCristina Belgiojosoe l’eroica MetildeTOGNOTTI-MARCENARO P.VI

IL COMODINO

Giorgia Meloniuna ministra inversione Barney

I

Page 2: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: MAUDAG - Ora di stampa: 28/01/11 17.58

Simenon Contro la monotonia quotidiana,sul treno che corre verso la Costa Azzurra

FELICEPIEMONTESE

«Il mio unico e precisoobiettivo è quello di riusciremassimamente sgradevole… atutti quelli a cui posso pensa-re… o che siano semplicementesfiorati dal mio pensiero». Cosìscriveva Louis-Ferdinand Céli-ne in una lettera del 1937, di po-co successiva, cioè, a quello cheè con ogni probabilità il suo ca-polavoro assoluto, Morte a credi-to. E, si potrebbe commentare,non si può dire che non ci siariuscito, ad essere sgradevole,e si tratta evidentemente di uneufemismo.

La lettera, con un centinaiodi altre, è una scelta di quelle in-dirizzate, in più di venticinqueanni, a Marie Canavaggia, unadonna per molti aspetti straor-dinaria, che andrebbe meglioconosciuta. Di origine corsa, fi-glia di un magistrato, è nota co-me la «segretaria» di Céline.Ma fu molto di più, sia per luiche in assoluto. Traduceva be-nissimo dall’inglese e dall’italia-

no (Moravia ad esempio), si oc-cupava di editing, come si direb-be oggi, ed ebbe intensi rappor-ti letterari con un altro perso-naggio notevole, l'italo-france-se Gian Dauli, scrittore apprez-zatissimo negli Anni Trenta eoggi quasi dimenticato, tra i pri-mi ammiratori di Céline, di cuifece tradurre quasi subito in ita-liano il Voyage au bout de la nuit.

Per quel che riguarda Céli-ne, la Canavaggia si occupavadi tutte le incombenze lettera-rie, oltremodo gravose dato ilpersonaggio e il suo rapportoossessivo con la scrittura: rileg-geva i manoscritti, diceva lasua opinione sulle infinite modi-

fiche a cui venivano sottoposti, lifaceva dattilografare, teneva irapporti con gli editori (sempreburrascosi). E quando le sciagu-rate posizioni antisemite di Céli-ne lo costrinsero all'esilio e allaprigione - e ci fu il rischio tutt’al-tro che remoto di una condannaa morte - lo sostenne e non gli fe-ce mai mancare la propria inde-fettibile solidarietà, aiutandolo a

riemergere dall’abisso in cui eraprecipitato.

Le lettere ora pubblicate initaliano - un quinto circa dell'inte-ro epistolario con la Canavaggia -consentono di seguire dal vivo,per così dire, le traversie delloscrittore, soprattutto nella fase,durissima, dell'esilio danese, do-po la folle cavalcata (con la mo-glie Lucette e il gatto Bébert) nel-la Germania in fiamme, distruttadai bombardamenti e dall'avan-zata delle truppe alleate. Vicen-de note, che del resto hanno forni-to a Céline la materia per i grandiromanzi degli ultimi anni, ma chesi ripercorrono con interesse par-ticolare attraverso una scritturache non aveva nessuna pretesadi letterarietà, ma che reca pursempre tracce evidenti di quel-l’inventiva, di quella genialità, diquel gusto dell'iperbole e dell'ec-cesso che rendono unica, e imme-diatamente riconoscibile, la pro-sa céliniana.

Naturalmente la Canavaggiaera anche romanticamente e pu-dicamente innamorata delloscrittore. Che la maltratta con af-fettuosa durezza per le «ridicolebalordaggini» sentimentali allequale talvolta si lascia andare.Troppo impegnato com’era a in-veire contro il mondo, contro i«persecutori», a lamentarsi dellasalute malferma, a seguire conansia la propria vicenda giudizia-ria, e soprattutto a portare avan-ti la sua impresa letteraria («nonè facile dissuadermi dal rivoluzio-nare la letteratura francese»).

GIORGIAGRILLI

Se alla natura posso-no occorrere milioni di anniper subire una evidente tra-sformazione, secondo i princi-pi dell’evoluzione scoperti daDarwin, ad una ragazzina diquasi dodici può bastareun’estate per ritrovarsi un’al-tra persona. Così è L'evoluzionedi Calpurnia un bellissimo ro-manzo di Jacqueline Kelly, am-bientato in Texas negli ultimisei mesi del 1899, che precedo-no il passaggio epocale al ‘900e ne anticipano le inaudite mo-dernità - il telefono, l’automobi-le -: mesi in cui la giovane prota-gonista, Calpurnia Tate, dopoaver sentito parlare di un libroancora censurato come L'origi-ne della specie, scopre la passio-ne per la natura e diventa unascienziata in erba; e mesi in cui,proprio per questa sua nuovapassione, incomincia a chieder-si chi sia lei veramente, che co-sa vorrebbe fare e che personavorrebbe diventare da grande,in un contesto in cui per le ra-gazze la scelta non era né am-pia né veramente possibile, da-ti i ruoli prefissati, specie fem-minili, nella società.

L’evoluzione, con tempi edaccelerazioni diverse, è qualco-

sa che riguarda le cavallette,che crescono stranamente gial-le in quell’anno torrido, la sto-ria della civiltà, a cui certe in-venzioni danno una grandespinta, e la protagonista stes-sa, che cambia in fretta in quel-la particolare estate.

Unica femmina in una gran-de famiglia con sette figli, piùCalpurnia esce di casa, esploral’ambiente e torna la sera con

esemplari di anfibi, insetti, pian-te e nidi da conservare e studia-re, più la madre si preoccupa diporre fine alla sua infanzia consi-derata vagabonda per renderela bambina adatta a quanto ci siaspetterà da lei come donna.

E più Calpurnia incomincia atrascorrere tempo col nonno -un vecchio burbero e appartato,anche lui appassionato naturali-sta tutto il giorno impegnato inosservazioni e esperimenti nellasua biblioteca-laboratorio, non-ché l’unico che insegna alla ra-gazzina le cose che lei ha davve-ro brama di imparare -, più la fa-miglia tende a sottrarle questotempo impegnandola in lezionidi cucina, cucito ed altre faccen-de domestiche, viste e descritteanche come vere e proprie arti,che però Calpurnia non sente co-me proprie e gratificanti.

La sua passione, e il suo talen-

to, hanno a che fare con il suo oc-chio attento, con la sua menteportata a farsi incessanti doman-de e a cercare indizi per possibilirisposte, tanto intelligenti e raffi-nate da far capire al nonno, soli-tamente così distratto, che labambina è speciale e destinataforse ad altro. Il nonno la coinvol-ge in esperimenti ed esperienzeentusiasmanti, come la scopertadi una nuova specie di pianta, dicui insieme scriveranno alla co-munità scientifica e per cui at-tenderanno una risposta daWashington.

Mano nella mano, e con il mi-croscopio in spalla ed il retino, idue passano giornate memorabi-li all’aperto, attenti a tutto: le fo-glioline, i coleotteri e le radici inbasso come le costellazioni nelcielo più alto. E il nonno non si in-trometterà nelle questioni di fa-miglia che vedono i genitori pre-

occupati per quella figlia così po-co pronta ad essere introdotta insocietà, ma a Calpurnia dirà chepuò fare quello che vuole dellasua vita e che «l’unica domanda,in realtà, è come dovremmo pas-sare il poco tempo che ci è con-cesso». Lezione che si insinuadentro la bambina molto a fon-do, e che contribuisce a renderlairriducibilmente diversa dalleamiche premiate alla fiera di pae-se per i loro merletti.

Come accade in molti classicidella letteratura per l’infanzia, ilrapporto del giovane protagoni-sta con un nonno è provvidenzia-le per ampliare gli orizzonti delbambino, che i genitori tendereb-bero semplicemente a rendere«adatto» ad un certo contesto, eche i nonni riportano più vicinoal cosmo tutto. «Non mi restamolto tempo da vivere - diceva,mentre stavamo insieme in bi-blioteca -. Perché dovrei deside-rare di trascorrerlo pensando acanali di scarico e conti scaduti?Devo stare attento alle mie ore, espenderle tutte con saggezza...Calpurnia, usa con attenzioneognuna delle ore che ti sono sta-te concesse». Un insegnamentoimpagabile, filosoficamente pro-fondo e per la bambina compren-sibilissimo, che certi meraviglio-si romanzi regalano all’infanzia.

Natalia Ginzburg chiamavapiccole virtù quelle che tendia-mo ad insegnare, come genitorio educatori, ai nostri bambini.Non c'è niente di sbagliato in es-

se, se non che sono appunto pic-cole, ed oscurano e sottraggonoenergia e tempo a quelle che po-trebbero e dovrebbero esserevirtù più grandi, coltivando lequali possiamo sintonizzarci conl’universo più che con un precisocontesto. A queste più grandi vir-tù allude da sempre, la migliorletteratura, di cui L'evoluzione diCalpurnia, un libro non solo perl’infanzia, fa sicuramente parte.

sia alla sua insaziabilità di au-todidatta, sia al suo talento dipoliglotta. Joyce sapeva infat-ti moltissime lingue. Prima deivent’anni, per esempio, si erastudiato da solo il norvegeseallo scopo di comprendere me-glio Ibsen, e in quella linguaaveva scritto una lettera am-mirata al grande drammatur-go, il quale gli aveva rispostoscambiandolo per un vecchioaccademico. Nella Triesteasburgica si era trovato a con-tatto con un crogiolo di etniedal quale aveva appreso unamoltitudine di idiomi.

Ora, esistono in letteraturalibri scritti in lingue segrete, oaddirittura inventate. Al tem-po in cui nell’Iran regnava loscià e si promuovevano festi-val internazionali, il poeta TedHughes scrisse per PeterBrook un testo intitolato Or-

ghast da rappresentare sulle ro-vine di Persepoli, appunto inuna lingua fatta solo di sonorità;il pubblico doveva capire l’azio-ne come quando si va a teatro al-l’estero, riconoscendo i signifi-cati dalla musicalità dei fonemi.Non veniva fornita, né esisteva,una spiegazione.

Anche nella sua operazionematta e disperatissima Joycevuole che il lettore capisca; ma acosto di risalire all’origine di tut-te le sue invenzioni, parola perparola. Il primo a corredare dichiose puntuali anche se nonesaurienti quello che veniva scri-vendo, fu proprio lui. Dante -mettiamo - espone il suo siste-ma - la sua cultura, la sua cosmo-logia, la sua religione - per cosìdire, li porge. Va verso il lettore.Joyce fa il contrario. Il lettoredeve andare da lui, e sviscerarequanto lui gli fa solo balenare.

Intendiamoci, la sua creazio-ne non si esaurisce nella lingua.Nell’introduzione al primo volu-me della traduzione di LuigiSchenoni, uscito nell’ormai lon-tano 1982, Giorgio Melchiori sin-tetizzò mirabilmente le pazienti

esplorazioni di molti esegeti,mostrando la complicata eppurlimpida simmetria che organiz-za gli innumerevoli episodi dellavicenda (questa di per sé sareb-be semplice, la notte e i sogni delprotagonista H.C.Earwicker),con un fittissimo tessuto di sim-boli e allusioni e richiami.

Pesante come svago, pocoutile come oggetto di studio(quale allievo è in grado di leg-gerlo, quale docente di spiegar-lo adeguatamente?), FinnegansWake ha tuttavia sempre trova-to appassionati che non si sonostancati di interrogarlo. Traquesti in Italia spicca LuigiSchenoni, venuto purtroppo amancare senza terminare l’eroi-ca fatica di tradurlo, oggi giuntaa un quarto volume. Ma non ditradurlo in una lingua «norma-le», così da consentire di legger-lo come con una versione interli-neare. Schenoni ha voluto ripro-durre per il lettore italiano l’ef-fetto che Finnegans Wake produ-ce sul lettore anglofono. Lì l’in-glese, come si diceva sopra, è labase, ma ci sono richiami ad al-tre lingue (ne sono state indivi-duate 47), più innumerevoli pa-role composte, come la sempre

citata «meanderthale», doveconvivono i significati di mean-dro più «tale», storia - storia-la-birinto - ma anche di Neander-tal, con richiamo alle origini del-la lingua stessa. Schenoni dun-que reinventa, sulla traccia del-l’originale, arrivando a frasi co-me «Halloggio di chiamata è tut-to il loro evenpane, sebbene lasua cartomanza abbia un’hallu-cinazione come un’erezione dinotte...», che poi spiega in uncorpo di note lungo il triplo deltesto stesso.

Come Joyce, non pensa tan-to al fruitore, quanto a cimentar-si con la propria ossessione.Joyce ha eretto un monumentoall’impossibilità di procedere ol-tre nella strada del romanzo, co-struendo un romanzo totale edefinitivo, in cui tutto lo scibile ela stessa favella sono rielaboraticome in una nuova Babele diunione anziché di disgregazio-ne. Condividendo la sua orgo-gliosa solitudine, Schenoni la fasentire meno arrogante e piùumana.

GABRIELLABOSCO

Romanzo-romanzo,cioè di quelli senza Maigret (eraSimenon a chiamarli così, e aprediligerli), La fuga del signorMonde non è tra i più noti e me-rita invece attenzione per dueragioni apparentemente con-traddittorie. È infatti insiemeatipicoe paradigmatico.

A differenziarlo da titoli dimaggior richiamo e alla cui fa-ma hanno contribuito ancheadattamenti cinematografici al-tisonanti (come L'orologiaio diSaint-Paul), è il tono fortemen-te onirico. Tutto il romanzo puòessere letto come trascrizionedi un sogno, mantiene dall'ini-zio alla fine un registro acquati-co, come se le vicende narrateprovenissero da un serbatoioprofondo. Ma questa dimensio-ne, invece di rendere la scrittu-ra sfuggente o fantasmatica, laprecisa dal punto di vista dei te-mi. Il romanzo appare così co-me una sorta di paradigma del-le ossessioni dell'autore, sapien-temente costruite a formareuna trama senza sbavature, tra-sparente come un acquario.

Oltre al motivo della fugache gli dà titolo, oggettivamen-te centrale nell’opera di Sime-non, vi si articolano la paura del-la donna, quella del giudizio so-

ciale, la volontà d'incanaglimen-to, la tentazione dell'amoralità,così come, a parziale riscatto, ilricorso all'umana pietà e la ri-cerca di mete essenziali.

Scritto nel 1944, alla vigiliadell'avventura americana, Lafuga del signor Monde s'inqua-dra in anni in cui Simenon, at-tratto dall'autobiografia, erastato sconsigliato dal suo mae-stro Gide: «La smetta di scrive-re in prima persona», gli avevadetto, mettendolo in guardia an-che dai personaggi abulici.

Protagonista è un uomo di

quarantotto anni, parigino, ricco,che ha ereditato dal padre unaflorida impresa di intermediazio-ne ed esportazione, non bello (unpo' flaccido per l'età, biondastro,lo sguardo vagamente porcino)ma rispettato, abitudini regolari,una moglie, due figli avuti da unprimo matrimonio. Il romanzocomincia con la scena della de-nuncia, da parte della signora

Monde, della scomparsa del ma-rito. Avvenuta settantadue oreprima, il giorno del quarantano-vesimo compleanno di NorbertMonde. Senza alcuna premedita-zione, l'uomo ha deciso di puntoin bianco di andarsene. Invece diseguire il monotono ripetersi quo-tidiano di gesti e spostamenti, hainfranto lo schema andando dalbarbiere a farsi radere i baffi e

classicamente in banca, sia purecon forte senso di colpa nei con-fronti della famiglia e della ditta,a ritirare tutti i contanti. È salitosul treno per Marsiglia, ed è en-trato nella fuga come in un sognoappunto, osservando se stesso co-me in passato tante volte avevafatto con degli estranei che aveva-no attirato il suo sguardo per laloro diversità, modestamente ve-

stiti, gente comune, anonima perlui, palesemente libera però dalrigido programma che sin dabambino aveva incasellato la suaesistenza.

A condurre i suoi passi, e il pe-riplo che struttura il romanzo, so-no a partire da quel momentoeventi casuali, incontri. Innanzi-tutto quello con una giovane don-na, Julie, ch'egli salva accidental-mente da un tentativo di suicidioe che da quel momento condivideil suo allontanarsi. Insieme si re-cano a Nizza dove lei trova lavorocome entraîneuse in un locale not-turno e lui, che nel frattempo si èlasciato derubare senza neppuretroppo rammarico di tutti i soldi,come impiegato nello stesso loca-

le. L'uomo cambia nome e condu-ce una vita totalmente avulsa dalcontesto d'origine.

A varie riprese Simenon rac-conta i sogni di Désiré Clouet (co-sì ora il signor Monde si fa chia-mare): «...paesaggi che non ave-va mai visto..., con lagune verda-stre e colline di un azzurro viola-ceo come se ne vedono nei quadridei grandi maestri italiani» (effi-cace la traduzione di Federica DiLella e Maria Laura Vanorio). Sivede in una barca a fondo piatto,con remi troppo lunghi e pesantida usare. Oppure sogna una fon-tana, il getto d'acqua, la pietraumida e nera, in un luogo in cuimanca l'odore dell'aria. Diventaprogressivamente un uomo dellanotte,del buio.

Il caso porta poi al Gerly's, illocale dove lavorano Désiré e Ju-lie (che sono diventati amanti mamolto occasionali, stancamente,saltuariamente) la prima mogliedel signor Monde, la madre deisuoi figli, una donna bambina chelo aveva lasciato di colpo, vittimadella sua stessa fragilità. Da que-sto incontro, che si sviluppa coneventi drammatici, prende avviola risalita di Désiré verso l'identi-tàabbandonata, il suo ritorno.

Tornano gli inglesi. Dap-pertutto. Che sia l’iniziodi una nuova moda?

Una marea che si abbatte sullespiagge del giallo che ormaisembravano esclusivo dominioscandinavo o americano? Il fe-nomeno, in verità, ha inizio intv: vuoi con il Luther della Bbcche ha spopolato in Usa (e losta facendo anche da noi), vuoicon il nuovo Law and Ordermade in England, che mette incrisi la versione a stelle e stri-sce, assieme ai vari Csi e Ncis.

Ma sta prendendo piede an-che in libreria. Ecco infatti dueromanzi, usciti a distanza diuna settimana, a segnare - for-se - la svolta di inizio anno:Raccolto di sangue di SharonBolton e Topi di Gordon Reece.Entrambi nati nelle aule lette-rarie di Oxford anche se poi idue autori hanno preso direzio-ni differenti, Reece addiritturaquella australiana.

La Bolton si rifà vagamentealla tradizione religioso-miste-rica anglosassone ambientan-

do la sua storia in un piccolo vil-laggio dello Yorkshire appollaia-to all’ombra di una cupa abbaziadiroccata, di una inquietantechiesa costruitale accanto, diuna sanguinante cripta di fami-glia - i conturbanti Renshaw, si-gnorotti assoluti del luogo - e uncimitero le cui tombe si squarcia-no alle prime piogge. Protagoni-sti: il giovane parroco HarryLaycock, e un nugulo di bambine

uccise nel tempo. A tutta primal’autrice sembra giocare la cartagotica dei fantasmi e delle vociche si odono ovunque. Ma prestola trama si fa ben terrena e quelliche potevano apparire solo cometrucchi emotivi si trasformano inpresenze vere ed ossessive cheproducono morte e dolore e chehanno radici in un passato chetorna continuamente.

A farne le spese sono i

Fletcher appena trasferitisi ac-canto a quei terreni ecclesiasticicosì densi di maledizioni. Soprat-tutto i tre figlioletti: Tom, Joe eMillie. In particolare quest’ulti-ma, essendo femmina ed avendol’età giusta per essere sacrificatacome le altre in precedenza. Otti-ma la tensione ed il groviglio dipalpiti che si intrecciano come ro-vi fino all’ultima pagina.

Differenti, ma di identica for-

za, le emozioni suscitate da Ree-ce. Lui ha scelto un’altra via:quella delle donne-vittima che,tartassate dalla vita e dalla al-trui prepotenze, alla fine si ribel-lano e vendicano con violenzaquasi insensata anni ed anni disottomissione ed ingiustizie. Shel-ley è una studentessa goffa e brut-tina, ma i suoi voti sono ottimi.E’ cresciuta in una classe dovepensava di avere ottime amiche:

Teresa, Emma e Jane. Insiemeformavano le Jets, dalle inizialidei loro nomi. Questo però fino aitredici anni. Poi, l’evoluzione ver-so il male. Le tre si emancipano(ragazzi, feste, alcol) mentreShelley rimane quella con la «cic-cia» infantile. E parte la persecu-zione: piccole molestie che diven-tano sempre più atroci, fino altentativo (riuscito) di incendiar-le i capelli. Risultato: ustioni a se-gnarle un volto di per sè già bi-slacco. Identico destino per la ma-dre, Elisabeth: abbandonata dalmarito per una procace venten-ne; e mentalmente seviziata dalprincipale che sfrutta il suo pas-sato da ex avvocato per affibbiar-le tutte le pratiche dello studio.

Insomma: due topi che si riti-rano in una sperduta villetta dicampagna per sfuggire ai loroaguzzini. Non basta: vengonoassalite nel loro eremo da un gio-vane rapinatore e, allo stremodella resistenza, finalmente rea-giscono, l’uccidono e lo seppelli-scono in giardino. Ma questo èsolo l’inizio.

«LA SCUOLA DEGLI EGOISTI» DI SCHMITT

C’è un filosofo in biblioteca= Chi ama il silenzio e l'atmosfera rarefatta chealeggiano nelle gloriose, antiche bibliotecheprofumate di legno tirato a cera e ben conoscel'ansia della ricerca frenetica nei cataloghi,l'emozione della scoperta e l' ostinazione nel volercolmare i vuoti ad ogni costo, si divertirà nelriconoscersi nei «crani» o nel narratore de La scuoladegli egoisti di Eric Emmanuel Schmitt (trad. diAlberto Bracci Testasecca, ed. e/o, pp.123, € 6).E magari farà tesoro della lezione suggerita da unaappassionante favola morale costruita con ironia e

leggerezza su un paradosso o, meglio, su un sofisma:e se la vita fosse un sogno? Se il mondo fosse solouna nostra visione mentale, non sarei io l'unico adesistere poiché io solo percepisco il mondo?Insomma non sarei io Dio?Pubblicato in Francia nel 1994, questo romanzod'esordio che arriva in libreria a qualche mese daConcerto in memoria di un angelo (sempre per leedizioni e/o), racconta in prima persona leperegrinazioni di un ricercatore che per sfuggire allaclaustrazione della biblioteca si lancia sulle labilitracce di un misterioso personaggio autore di unaardita dottrina filosofica incentrata sulla nozione diegoismo. Ma la sua ricerca affannosa lo porta a

rinchiudersi in un' ossessione analoga a quella delsuo Gaspard Languenhaert, patito del «pensierofilosofico inglese».Pur riuscendo a completare la frammentariabiografia con l'ultimo tassello delle vicissitudinipatite dal «filosofo» nel tentativo di proselitismo,l'enigma resta. E il finale è tanto spiazzante quantoavvincente è il gioco di citazioni, allusioni einterrogativi che rendono La scuola degli egoisti unbrioso intelligente divertissement. Evocando il climadei salons del XVIII˚ secolo, la critica alla deriva atea ematerialista del sensismo di Condillac stigmatizzainfatti la deriva «egoista» e folle del solipsismo. Paola Décina Lombardi

Norbert sognauna vita nuovaal night di Nizza

MASOLINO D’AMICO

Una piccolaDarwincresce in Texas

GIALLI INGLESIPIERO SORIA

Misteri in abbaziae due donne topo

Sharon Bolton e Gordon Reece:buone alternative alla moda scandinava

L’autore del «Voyage»impegnato a inveirecontro il mondoe a rivoluzionarela letteratura francese

«Usa con attenzioneognuna delle ore cheti sono state concesse»:un insegnamento oltrele cautele dei genitori

“Ho un soloscopo: esseresgradevole”

«L’evoluzionedi Calpurnia» chedopo aver incontratol’«Origine delle specie»scopre la natura

MORDECAI RICHLER

Il ritorno di Barney= Barney, il formidabile protagonista del formidabileromanzo di Mordecai Richler La versione diBarney,riproposto nei tascabili (Adelphi, pp. 490,€ 12) faquello che tutti noi sogniamo di fare, ma che quasi maiabbiamo il coraggio o la possibilità di fare. Dicesfrontatamente ciò che pensa agli ipocriti, ai prepotenti, aivanesi e ai presuntuosi che si ritrova attorno: sul lavoro, albar, in camera da letto. L’ipocrisia, soprattutto, è l’oggettodelle sue sprezzanti e velenose battute, dettate da un’ironiatanto feroce quanto irresistibile. D’altronde, come spiegavaFielding nella prefazione al suo Joseph Andrews, uno dei

primi grandi romanzi inglesi, è proprio l’ipocrisia il vizio sucui meglio e soprattutto si esercita l’ironia del romanziere,che gli offre l’occasione di ritrarre realisticamente l’umanitànelle sue meschinità e debolezze.Il film tratto dal romanzo ha il merito di avere richiamatol’attenzione su di un libro di grande successo che ancoramerita di averne. Lasciamo perdere il discorso sulledifferenze tra film e romanzo; basti dire qui che il film ha unpo’ virato verso il sentimentale e ha un po’ frenato davantial sarcasmo.La storia che il romanzo racconta è la storia di una vita,raccontata dal suo protagonista in un alternarsi didigressioni e di avanti e indietro nel tempo che vanno dallasua infanzia nel quartiere ebreo di Montreal, alla giovinezza

«artistica» a Parigi negli Anni Cinquanta, al ritorno in Canadaper trovare il successo (economico) come creatore di sitcom.Il filo cronologico è contorto, anche perché Barney è affettoda Alzheimer e la memoria vacilla. Ma lui deve raccontare lasua vita, con i suoi tre matrimoni falliti, perché devecontrastare le calunnie che compariranno nel libro del suonemico McIver e perché deve provare la falsità dell’accusadi avere ucciso il suo amico Boogie.Il romanzo si conclude con il poscritto del figlio di Barney,che, nell’ultima pagina, con uno splendido colpo di scena(anticipato da un’osservazione casuale a poche righe dallafine), capirà perché il padre era davvero innocente.La versione di Barney rispondeva a verità. Paolo Bertinetti

pp James Joycep FINNEGANS WAKE

libro secondo (III-IV)p testo originale a frontep a cura di Luigi Schenonip Oscar Mondadorip pp. 532, € 11p L’ultima opera di Joyce, sintesi

di innumerevoli lingue, conside-rata a lungo intraducibile: un’im-presa tentata in italiano da Lui-gi Schenoni e rimasta incompiu-ta, per la sua scomparsa.

pp Georges Simenonp LA FUGA DEL SIGNOR MONDEp trad. di Federica Di Lella

e Maria Laura Vanoriop Adelphi, p. 154, € 16p in libreria dal 16 febbraiop Scritto nel 1944, il romanzo uscì

in Italia da Mondadori nel 1959

pp Jacqueline Kellyp L’EVOLUZIONE DI CALPURNIAp trad. di Luisa A. Dalla Fontanap Salani, pp.288, € 16,80

pp Sharon Boltonp RACCOLTO DI SANGUEp trad. di Manuela Faimanip Mondadori, pp. 451, € 19.50

pp Louis-Ferdinand Célinep LETTERE A MARIE CANAVAGGIAp a cura di Jean-Paul Louisp trad. e postfaz. di Elio Nasellip Archinto, pp. 172, € 17

pp Gordon Reecep TOPIp trad. di Silvia Rota Spertip Giunti, pp. 316, € 16

Céline L’epistolario con la segretariarischiara le traversie dello scrittore

Un romanzo del 1944,sintesi delle costantiossessioni dell’autore:dalla paura della donnaal fascino dell’amoralità

Per i ragazzi Un provvidenzialerapporto nonno-nipote in avvio di ’900

«La fuga del signorMonde»: addio allafamiglia e alla ditta,verso le bracciadi un’entraîneuse

Jacqueline Kelly

Scrittori stranieriIITuttolibri

SABATO 29 GENNAIO 2011LA STAMPA III

L’illeggibile Finnegans Wake

A sobbarcarsil’eroica faticadi tradurlo, o megliodi riprodurlo,fu Luigi Schenoni

Segue da pag. I

Mordecai Richler

Georges Simenon (il secondo da sinistra) tra la moglie Tigy e Josephine Baker(alla sua destra), nel 1928 al ristorante della cantante «Chez Josephine» a Parigi

Marie Canavaggia

Eric Emmanuel Schmitt

p

Page 3: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: MAUDAG - Ora di stampa: 28/01/11 17.58

Simenon Contro la monotonia quotidiana,sul treno che corre verso la Costa Azzurra

FELICEPIEMONTESE

«Il mio unico e precisoobiettivo è quello di riusciremassimamente sgradevole… atutti quelli a cui posso pensa-re… o che siano semplicementesfiorati dal mio pensiero». Cosìscriveva Louis-Ferdinand Céli-ne in una lettera del 1937, di po-co successiva, cioè, a quello cheè con ogni probabilità il suo ca-polavoro assoluto, Morte a credi-to. E, si potrebbe commentare,non si può dire che non ci siariuscito, ad essere sgradevole,e si tratta evidentemente di uneufemismo.

La lettera, con un centinaiodi altre, è una scelta di quelle in-dirizzate, in più di venticinqueanni, a Marie Canavaggia, unadonna per molti aspetti straor-dinaria, che andrebbe meglioconosciuta. Di origine corsa, fi-glia di un magistrato, è nota co-me la «segretaria» di Céline.Ma fu molto di più, sia per luiche in assoluto. Traduceva be-nissimo dall’inglese e dall’italia-

no (Moravia ad esempio), si oc-cupava di editing, come si direb-be oggi, ed ebbe intensi rappor-ti letterari con un altro perso-naggio notevole, l'italo-france-se Gian Dauli, scrittore apprez-zatissimo negli Anni Trenta eoggi quasi dimenticato, tra i pri-mi ammiratori di Céline, di cuifece tradurre quasi subito in ita-liano il Voyage au bout de la nuit.

Per quel che riguarda Céli-ne, la Canavaggia si occupavadi tutte le incombenze lettera-rie, oltremodo gravose dato ilpersonaggio e il suo rapportoossessivo con la scrittura: rileg-geva i manoscritti, diceva lasua opinione sulle infinite modi-

fiche a cui venivano sottoposti, lifaceva dattilografare, teneva irapporti con gli editori (sempreburrascosi). E quando le sciagu-rate posizioni antisemite di Céli-ne lo costrinsero all'esilio e allaprigione - e ci fu il rischio tutt’al-tro che remoto di una condannaa morte - lo sostenne e non gli fe-ce mai mancare la propria inde-fettibile solidarietà, aiutandolo a

riemergere dall’abisso in cui eraprecipitato.

Le lettere ora pubblicate initaliano - un quinto circa dell'inte-ro epistolario con la Canavaggia -consentono di seguire dal vivo,per così dire, le traversie delloscrittore, soprattutto nella fase,durissima, dell'esilio danese, do-po la folle cavalcata (con la mo-glie Lucette e il gatto Bébert) nel-la Germania in fiamme, distruttadai bombardamenti e dall'avan-zata delle truppe alleate. Vicen-de note, che del resto hanno forni-to a Céline la materia per i grandiromanzi degli ultimi anni, ma chesi ripercorrono con interesse par-ticolare attraverso una scritturache non aveva nessuna pretesadi letterarietà, ma che reca pursempre tracce evidenti di quel-l’inventiva, di quella genialità, diquel gusto dell'iperbole e dell'ec-cesso che rendono unica, e imme-diatamente riconoscibile, la pro-sa céliniana.

Naturalmente la Canavaggiaera anche romanticamente e pu-dicamente innamorata delloscrittore. Che la maltratta con af-fettuosa durezza per le «ridicolebalordaggini» sentimentali allequale talvolta si lascia andare.Troppo impegnato com’era a in-veire contro il mondo, contro i«persecutori», a lamentarsi dellasalute malferma, a seguire conansia la propria vicenda giudizia-ria, e soprattutto a portare avan-ti la sua impresa letteraria («nonè facile dissuadermi dal rivoluzio-nare la letteratura francese»).

GIORGIAGRILLI

Se alla natura posso-no occorrere milioni di anniper subire una evidente tra-sformazione, secondo i princi-pi dell’evoluzione scoperti daDarwin, ad una ragazzina diquasi dodici può bastareun’estate per ritrovarsi un’al-tra persona. Così è L'evoluzionedi Calpurnia un bellissimo ro-manzo di Jacqueline Kelly, am-bientato in Texas negli ultimisei mesi del 1899, che precedo-no il passaggio epocale al ‘900e ne anticipano le inaudite mo-dernità - il telefono, l’automobi-le -: mesi in cui la giovane prota-gonista, Calpurnia Tate, dopoaver sentito parlare di un libroancora censurato come L'origi-ne della specie, scopre la passio-ne per la natura e diventa unascienziata in erba; e mesi in cui,proprio per questa sua nuovapassione, incomincia a chieder-si chi sia lei veramente, che co-sa vorrebbe fare e che personavorrebbe diventare da grande,in un contesto in cui per le ra-gazze la scelta non era né am-pia né veramente possibile, da-ti i ruoli prefissati, specie fem-minili, nella società.

L’evoluzione, con tempi edaccelerazioni diverse, è qualco-

sa che riguarda le cavallette,che crescono stranamente gial-le in quell’anno torrido, la sto-ria della civiltà, a cui certe in-venzioni danno una grandespinta, e la protagonista stes-sa, che cambia in fretta in quel-la particolare estate.

Unica femmina in una gran-de famiglia con sette figli, piùCalpurnia esce di casa, esploral’ambiente e torna la sera con

esemplari di anfibi, insetti, pian-te e nidi da conservare e studia-re, più la madre si preoccupa diporre fine alla sua infanzia consi-derata vagabonda per renderela bambina adatta a quanto ci siaspetterà da lei come donna.

E più Calpurnia incomincia atrascorrere tempo col nonno -un vecchio burbero e appartato,anche lui appassionato naturali-sta tutto il giorno impegnato inosservazioni e esperimenti nellasua biblioteca-laboratorio, non-ché l’unico che insegna alla ra-gazzina le cose che lei ha davve-ro brama di imparare -, più la fa-miglia tende a sottrarle questotempo impegnandola in lezionidi cucina, cucito ed altre faccen-de domestiche, viste e descritteanche come vere e proprie arti,che però Calpurnia non sente co-me proprie e gratificanti.

La sua passione, e il suo talen-

to, hanno a che fare con il suo oc-chio attento, con la sua menteportata a farsi incessanti doman-de e a cercare indizi per possibilirisposte, tanto intelligenti e raffi-nate da far capire al nonno, soli-tamente così distratto, che labambina è speciale e destinataforse ad altro. Il nonno la coinvol-ge in esperimenti ed esperienzeentusiasmanti, come la scopertadi una nuova specie di pianta, dicui insieme scriveranno alla co-munità scientifica e per cui at-tenderanno una risposta daWashington.

Mano nella mano, e con il mi-croscopio in spalla ed il retino, idue passano giornate memorabi-li all’aperto, attenti a tutto: le fo-glioline, i coleotteri e le radici inbasso come le costellazioni nelcielo più alto. E il nonno non si in-trometterà nelle questioni di fa-miglia che vedono i genitori pre-

occupati per quella figlia così po-co pronta ad essere introdotta insocietà, ma a Calpurnia dirà chepuò fare quello che vuole dellasua vita e che «l’unica domanda,in realtà, è come dovremmo pas-sare il poco tempo che ci è con-cesso». Lezione che si insinuadentro la bambina molto a fon-do, e che contribuisce a renderlairriducibilmente diversa dalleamiche premiate alla fiera di pae-se per i loro merletti.

Come accade in molti classicidella letteratura per l’infanzia, ilrapporto del giovane protagoni-sta con un nonno è provvidenzia-le per ampliare gli orizzonti delbambino, che i genitori tendereb-bero semplicemente a rendere«adatto» ad un certo contesto, eche i nonni riportano più vicinoal cosmo tutto. «Non mi restamolto tempo da vivere - diceva,mentre stavamo insieme in bi-blioteca -. Perché dovrei deside-rare di trascorrerlo pensando acanali di scarico e conti scaduti?Devo stare attento alle mie ore, espenderle tutte con saggezza...Calpurnia, usa con attenzioneognuna delle ore che ti sono sta-te concesse». Un insegnamentoimpagabile, filosoficamente pro-fondo e per la bambina compren-sibilissimo, che certi meraviglio-si romanzi regalano all’infanzia.

Natalia Ginzburg chiamavapiccole virtù quelle che tendia-mo ad insegnare, come genitorio educatori, ai nostri bambini.Non c'è niente di sbagliato in es-

se, se non che sono appunto pic-cole, ed oscurano e sottraggonoenergia e tempo a quelle che po-trebbero e dovrebbero esserevirtù più grandi, coltivando lequali possiamo sintonizzarci conl’universo più che con un precisocontesto. A queste più grandi vir-tù allude da sempre, la migliorletteratura, di cui L'evoluzione diCalpurnia, un libro non solo perl’infanzia, fa sicuramente parte.

sia alla sua insaziabilità di au-todidatta, sia al suo talento dipoliglotta. Joyce sapeva infat-ti moltissime lingue. Prima deivent’anni, per esempio, si erastudiato da solo il norvegeseallo scopo di comprendere me-glio Ibsen, e in quella linguaaveva scritto una lettera am-mirata al grande drammatur-go, il quale gli aveva rispostoscambiandolo per un vecchioaccademico. Nella Triesteasburgica si era trovato a con-tatto con un crogiolo di etniedal quale aveva appreso unamoltitudine di idiomi.

Ora, esistono in letteraturalibri scritti in lingue segrete, oaddirittura inventate. Al tem-po in cui nell’Iran regnava loscià e si promuovevano festi-val internazionali, il poeta TedHughes scrisse per PeterBrook un testo intitolato Or-

ghast da rappresentare sulle ro-vine di Persepoli, appunto inuna lingua fatta solo di sonorità;il pubblico doveva capire l’azio-ne come quando si va a teatro al-l’estero, riconoscendo i signifi-cati dalla musicalità dei fonemi.Non veniva fornita, né esisteva,una spiegazione.

Anche nella sua operazionematta e disperatissima Joycevuole che il lettore capisca; ma acosto di risalire all’origine di tut-te le sue invenzioni, parola perparola. Il primo a corredare dichiose puntuali anche se nonesaurienti quello che veniva scri-vendo, fu proprio lui. Dante -mettiamo - espone il suo siste-ma - la sua cultura, la sua cosmo-logia, la sua religione - per cosìdire, li porge. Va verso il lettore.Joyce fa il contrario. Il lettoredeve andare da lui, e sviscerarequanto lui gli fa solo balenare.

Intendiamoci, la sua creazio-ne non si esaurisce nella lingua.Nell’introduzione al primo volu-me della traduzione di LuigiSchenoni, uscito nell’ormai lon-tano 1982, Giorgio Melchiori sin-tetizzò mirabilmente le pazienti

esplorazioni di molti esegeti,mostrando la complicata eppurlimpida simmetria che organiz-za gli innumerevoli episodi dellavicenda (questa di per sé sareb-be semplice, la notte e i sogni delprotagonista H.C.Earwicker),con un fittissimo tessuto di sim-boli e allusioni e richiami.

Pesante come svago, pocoutile come oggetto di studio(quale allievo è in grado di leg-gerlo, quale docente di spiegar-lo adeguatamente?), FinnegansWake ha tuttavia sempre trova-to appassionati che non si sonostancati di interrogarlo. Traquesti in Italia spicca LuigiSchenoni, venuto purtroppo amancare senza terminare l’eroi-ca fatica di tradurlo, oggi giuntaa un quarto volume. Ma non ditradurlo in una lingua «norma-le», così da consentire di legger-lo come con una versione interli-neare. Schenoni ha voluto ripro-durre per il lettore italiano l’ef-fetto che Finnegans Wake produ-ce sul lettore anglofono. Lì l’in-glese, come si diceva sopra, è labase, ma ci sono richiami ad al-tre lingue (ne sono state indivi-duate 47), più innumerevoli pa-role composte, come la sempre

citata «meanderthale», doveconvivono i significati di mean-dro più «tale», storia - storia-la-birinto - ma anche di Neander-tal, con richiamo alle origini del-la lingua stessa. Schenoni dun-que reinventa, sulla traccia del-l’originale, arrivando a frasi co-me «Halloggio di chiamata è tut-to il loro evenpane, sebbene lasua cartomanza abbia un’hallu-cinazione come un’erezione dinotte...», che poi spiega in uncorpo di note lungo il triplo deltesto stesso.

Come Joyce, non pensa tan-to al fruitore, quanto a cimentar-si con la propria ossessione.Joyce ha eretto un monumentoall’impossibilità di procedere ol-tre nella strada del romanzo, co-struendo un romanzo totale edefinitivo, in cui tutto lo scibile ela stessa favella sono rielaboraticome in una nuova Babele diunione anziché di disgregazio-ne. Condividendo la sua orgo-gliosa solitudine, Schenoni la fasentire meno arrogante e piùumana.

GABRIELLABOSCO

Romanzo-romanzo,cioè di quelli senza Maigret (eraSimenon a chiamarli così, e aprediligerli), La fuga del signorMonde non è tra i più noti e me-rita invece attenzione per dueragioni apparentemente con-traddittorie. È infatti insiemeatipicoe paradigmatico.

A differenziarlo da titoli dimaggior richiamo e alla cui fa-ma hanno contribuito ancheadattamenti cinematografici al-tisonanti (come L'orologiaio diSaint-Paul), è il tono fortemen-te onirico. Tutto il romanzo puòessere letto come trascrizionedi un sogno, mantiene dall'ini-zio alla fine un registro acquati-co, come se le vicende narrateprovenissero da un serbatoioprofondo. Ma questa dimensio-ne, invece di rendere la scrittu-ra sfuggente o fantasmatica, laprecisa dal punto di vista dei te-mi. Il romanzo appare così co-me una sorta di paradigma del-le ossessioni dell'autore, sapien-temente costruite a formareuna trama senza sbavature, tra-sparente come un acquario.

Oltre al motivo della fugache gli dà titolo, oggettivamen-te centrale nell’opera di Sime-non, vi si articolano la paura del-la donna, quella del giudizio so-

ciale, la volontà d'incanaglimen-to, la tentazione dell'amoralità,così come, a parziale riscatto, ilricorso all'umana pietà e la ri-cerca di mete essenziali.

Scritto nel 1944, alla vigiliadell'avventura americana, Lafuga del signor Monde s'inqua-dra in anni in cui Simenon, at-tratto dall'autobiografia, erastato sconsigliato dal suo mae-stro Gide: «La smetta di scrive-re in prima persona», gli avevadetto, mettendolo in guardia an-che dai personaggi abulici.

Protagonista è un uomo di

quarantotto anni, parigino, ricco,che ha ereditato dal padre unaflorida impresa di intermediazio-ne ed esportazione, non bello (unpo' flaccido per l'età, biondastro,lo sguardo vagamente porcino)ma rispettato, abitudini regolari,una moglie, due figli avuti da unprimo matrimonio. Il romanzocomincia con la scena della de-nuncia, da parte della signora

Monde, della scomparsa del ma-rito. Avvenuta settantadue oreprima, il giorno del quarantano-vesimo compleanno di NorbertMonde. Senza alcuna premedita-zione, l'uomo ha deciso di puntoin bianco di andarsene. Invece diseguire il monotono ripetersi quo-tidiano di gesti e spostamenti, hainfranto lo schema andando dalbarbiere a farsi radere i baffi e

classicamente in banca, sia purecon forte senso di colpa nei con-fronti della famiglia e della ditta,a ritirare tutti i contanti. È salitosul treno per Marsiglia, ed è en-trato nella fuga come in un sognoappunto, osservando se stesso co-me in passato tante volte avevafatto con degli estranei che aveva-no attirato il suo sguardo per laloro diversità, modestamente ve-

stiti, gente comune, anonima perlui, palesemente libera però dalrigido programma che sin dabambino aveva incasellato la suaesistenza.

A condurre i suoi passi, e il pe-riplo che struttura il romanzo, so-no a partire da quel momentoeventi casuali, incontri. Innanzi-tutto quello con una giovane don-na, Julie, ch'egli salva accidental-mente da un tentativo di suicidioe che da quel momento condivideil suo allontanarsi. Insieme si re-cano a Nizza dove lei trova lavorocome entraîneuse in un locale not-turno e lui, che nel frattempo si èlasciato derubare senza neppuretroppo rammarico di tutti i soldi,come impiegato nello stesso loca-

le. L'uomo cambia nome e condu-ce una vita totalmente avulsa dalcontesto d'origine.

A varie riprese Simenon rac-conta i sogni di Désiré Clouet (co-sì ora il signor Monde si fa chia-mare): «...paesaggi che non ave-va mai visto..., con lagune verda-stre e colline di un azzurro viola-ceo come se ne vedono nei quadridei grandi maestri italiani» (effi-cace la traduzione di Federica DiLella e Maria Laura Vanorio). Sivede in una barca a fondo piatto,con remi troppo lunghi e pesantida usare. Oppure sogna una fon-tana, il getto d'acqua, la pietraumida e nera, in un luogo in cuimanca l'odore dell'aria. Diventaprogressivamente un uomo dellanotte,del buio.

Il caso porta poi al Gerly's, illocale dove lavorano Désiré e Ju-lie (che sono diventati amanti mamolto occasionali, stancamente,saltuariamente) la prima mogliedel signor Monde, la madre deisuoi figli, una donna bambina chelo aveva lasciato di colpo, vittimadella sua stessa fragilità. Da que-sto incontro, che si sviluppa coneventi drammatici, prende avviola risalita di Désiré verso l'identi-tàabbandonata, il suo ritorno.

Tornano gli inglesi. Dap-pertutto. Che sia l’iniziodi una nuova moda?

Una marea che si abbatte sullespiagge del giallo che ormaisembravano esclusivo dominioscandinavo o americano? Il fe-nomeno, in verità, ha inizio intv: vuoi con il Luther della Bbcche ha spopolato in Usa (e losta facendo anche da noi), vuoicon il nuovo Law and Ordermade in England, che mette incrisi la versione a stelle e stri-sce, assieme ai vari Csi e Ncis.

Ma sta prendendo piede an-che in libreria. Ecco infatti dueromanzi, usciti a distanza diuna settimana, a segnare - for-se - la svolta di inizio anno:Raccolto di sangue di SharonBolton e Topi di Gordon Reece.Entrambi nati nelle aule lette-rarie di Oxford anche se poi idue autori hanno preso direzio-ni differenti, Reece addiritturaquella australiana.

La Bolton si rifà vagamentealla tradizione religioso-miste-rica anglosassone ambientan-

do la sua storia in un piccolo vil-laggio dello Yorkshire appollaia-to all’ombra di una cupa abbaziadiroccata, di una inquietantechiesa costruitale accanto, diuna sanguinante cripta di fami-glia - i conturbanti Renshaw, si-gnorotti assoluti del luogo - e uncimitero le cui tombe si squarcia-no alle prime piogge. Protagoni-sti: il giovane parroco HarryLaycock, e un nugulo di bambine

uccise nel tempo. A tutta primal’autrice sembra giocare la cartagotica dei fantasmi e delle vociche si odono ovunque. Ma prestola trama si fa ben terrena e quelliche potevano apparire solo cometrucchi emotivi si trasformano inpresenze vere ed ossessive cheproducono morte e dolore e chehanno radici in un passato chetorna continuamente.

A farne le spese sono i

Fletcher appena trasferitisi ac-canto a quei terreni ecclesiasticicosì densi di maledizioni. Soprat-tutto i tre figlioletti: Tom, Joe eMillie. In particolare quest’ulti-ma, essendo femmina ed avendol’età giusta per essere sacrificatacome le altre in precedenza. Otti-ma la tensione ed il groviglio dipalpiti che si intrecciano come ro-vi fino all’ultima pagina.

Differenti, ma di identica for-

za, le emozioni suscitate da Ree-ce. Lui ha scelto un’altra via:quella delle donne-vittima che,tartassate dalla vita e dalla al-trui prepotenze, alla fine si ribel-lano e vendicano con violenzaquasi insensata anni ed anni disottomissione ed ingiustizie. Shel-ley è una studentessa goffa e brut-tina, ma i suoi voti sono ottimi.E’ cresciuta in una classe dovepensava di avere ottime amiche:

Teresa, Emma e Jane. Insiemeformavano le Jets, dalle inizialidei loro nomi. Questo però fino aitredici anni. Poi, l’evoluzione ver-so il male. Le tre si emancipano(ragazzi, feste, alcol) mentreShelley rimane quella con la «cic-cia» infantile. E parte la persecu-zione: piccole molestie che diven-tano sempre più atroci, fino altentativo (riuscito) di incendiar-le i capelli. Risultato: ustioni a se-gnarle un volto di per sè già bi-slacco. Identico destino per la ma-dre, Elisabeth: abbandonata dalmarito per una procace venten-ne; e mentalmente seviziata dalprincipale che sfrutta il suo pas-sato da ex avvocato per affibbiar-le tutte le pratiche dello studio.

Insomma: due topi che si riti-rano in una sperduta villetta dicampagna per sfuggire ai loroaguzzini. Non basta: vengonoassalite nel loro eremo da un gio-vane rapinatore e, allo stremodella resistenza, finalmente rea-giscono, l’uccidono e lo seppelli-scono in giardino. Ma questo èsolo l’inizio.

«LA SCUOLA DEGLI EGOISTI» DI SCHMITT

C’è un filosofo in biblioteca= Chi ama il silenzio e l'atmosfera rarefatta chealeggiano nelle gloriose, antiche bibliotecheprofumate di legno tirato a cera e ben conoscel'ansia della ricerca frenetica nei cataloghi,l'emozione della scoperta e l' ostinazione nel volercolmare i vuoti ad ogni costo, si divertirà nelriconoscersi nei «crani» o nel narratore de La scuoladegli egoisti di Eric Emmanuel Schmitt (trad. diAlberto Bracci Testasecca, ed. e/o, pp.123, € 6).E magari farà tesoro della lezione suggerita da unaappassionante favola morale costruita con ironia e

leggerezza su un paradosso o, meglio, su un sofisma:e se la vita fosse un sogno? Se il mondo fosse solouna nostra visione mentale, non sarei io l'unico adesistere poiché io solo percepisco il mondo?Insomma non sarei io Dio?Pubblicato in Francia nel 1994, questo romanzod'esordio che arriva in libreria a qualche mese daConcerto in memoria di un angelo (sempre per leedizioni e/o), racconta in prima persona leperegrinazioni di un ricercatore che per sfuggire allaclaustrazione della biblioteca si lancia sulle labilitracce di un misterioso personaggio autore di unaardita dottrina filosofica incentrata sulla nozione diegoismo. Ma la sua ricerca affannosa lo porta a

rinchiudersi in un' ossessione analoga a quella delsuo Gaspard Languenhaert, patito del «pensierofilosofico inglese».Pur riuscendo a completare la frammentariabiografia con l'ultimo tassello delle vicissitudinipatite dal «filosofo» nel tentativo di proselitismo,l'enigma resta. E il finale è tanto spiazzante quantoavvincente è il gioco di citazioni, allusioni einterrogativi che rendono La scuola degli egoisti unbrioso intelligente divertissement. Evocando il climadei salons del XVIII˚ secolo, la critica alla deriva atea ematerialista del sensismo di Condillac stigmatizzainfatti la deriva «egoista» e folle del solipsismo. Paola Décina Lombardi

Norbert sognauna vita nuovaal night di Nizza

MASOLINO D’AMICO

Una piccolaDarwincresce in Texas

GIALLI INGLESIPIERO SORIA

Misteri in abbaziae due donne topo

Sharon Bolton e Gordon Reece:buone alternative alla moda scandinava

L’autore del «Voyage»impegnato a inveirecontro il mondoe a rivoluzionarela letteratura francese

«Usa con attenzioneognuna delle ore cheti sono state concesse»:un insegnamento oltrele cautele dei genitori

“Ho un soloscopo: esseresgradevole”

«L’evoluzionedi Calpurnia» chedopo aver incontratol’«Origine delle specie»scopre la natura

MORDECAI RICHLER

Il ritorno di Barney= Barney, il formidabile protagonista del formidabileromanzo di Mordecai Richler La versione diBarney,riproposto nei tascabili (Adelphi, pp. 490,€ 12) faquello che tutti noi sogniamo di fare, ma che quasi maiabbiamo il coraggio o la possibilità di fare. Dicesfrontatamente ciò che pensa agli ipocriti, ai prepotenti, aivanesi e ai presuntuosi che si ritrova attorno: sul lavoro, albar, in camera da letto. L’ipocrisia, soprattutto, è l’oggettodelle sue sprezzanti e velenose battute, dettate da un’ironiatanto feroce quanto irresistibile. D’altronde, come spiegavaFielding nella prefazione al suo Joseph Andrews, uno dei

primi grandi romanzi inglesi, è proprio l’ipocrisia il vizio sucui meglio e soprattutto si esercita l’ironia del romanziere,che gli offre l’occasione di ritrarre realisticamente l’umanitànelle sue meschinità e debolezze.Il film tratto dal romanzo ha il merito di avere richiamatol’attenzione su di un libro di grande successo che ancoramerita di averne. Lasciamo perdere il discorso sulledifferenze tra film e romanzo; basti dire qui che il film ha unpo’ virato verso il sentimentale e ha un po’ frenato davantial sarcasmo.La storia che il romanzo racconta è la storia di una vita,raccontata dal suo protagonista in un alternarsi didigressioni e di avanti e indietro nel tempo che vanno dallasua infanzia nel quartiere ebreo di Montreal, alla giovinezza

«artistica» a Parigi negli Anni Cinquanta, al ritorno in Canadaper trovare il successo (economico) come creatore di sitcom.Il filo cronologico è contorto, anche perché Barney è affettoda Alzheimer e la memoria vacilla. Ma lui deve raccontare lasua vita, con i suoi tre matrimoni falliti, perché devecontrastare le calunnie che compariranno nel libro del suonemico McIver e perché deve provare la falsità dell’accusadi avere ucciso il suo amico Boogie.Il romanzo si conclude con il poscritto del figlio di Barney,che, nell’ultima pagina, con uno splendido colpo di scena(anticipato da un’osservazione casuale a poche righe dallafine), capirà perché il padre era davvero innocente.La versione di Barney rispondeva a verità. Paolo Bertinetti

pp James Joycep FINNEGANS WAKE

libro secondo (III-IV)p testo originale a frontep a cura di Luigi Schenonip Oscar Mondadorip pp. 532, € 11p L’ultima opera di Joyce, sintesi

di innumerevoli lingue, conside-rata a lungo intraducibile: un’im-presa tentata in italiano da Lui-gi Schenoni e rimasta incompiu-ta, per la sua scomparsa.

pp Georges Simenonp LA FUGA DEL SIGNOR MONDEp trad. di Federica Di Lella

e Maria Laura Vanoriop Adelphi, p. 154, € 16p in libreria dal 16 febbraiop Scritto nel 1944, il romanzo uscì

in Italia da Mondadori nel 1959

pp Jacqueline Kellyp L’EVOLUZIONE DI CALPURNIAp trad. di Luisa A. Dalla Fontanap Salani, pp.288, € 16,80

pp Sharon Boltonp RACCOLTO DI SANGUEp trad. di Manuela Faimanip Mondadori, pp. 451, € 19.50

pp Louis-Ferdinand Célinep LETTERE A MARIE CANAVAGGIAp a cura di Jean-Paul Louisp trad. e postfaz. di Elio Nasellip Archinto, pp. 172, € 17

pp Gordon Reecep TOPIp trad. di Silvia Rota Spertip Giunti, pp. 316, € 16

Céline L’epistolario con la segretariarischiara le traversie dello scrittore

Un romanzo del 1944,sintesi delle costantiossessioni dell’autore:dalla paura della donnaal fascino dell’amoralità

Per i ragazzi Un provvidenzialerapporto nonno-nipote in avvio di ’900

«La fuga del signorMonde»: addio allafamiglia e alla ditta,verso le bracciadi un’entraîneuse

Jacqueline Kelly

Scrittori stranieriIITuttolibri

SABATO 29 GENNAIO 2011LA STAMPA III

L’illeggibile Finnegans Wake

A sobbarcarsil’eroica faticadi tradurlo, o megliodi riprodurlo,fu Luigi Schenoni

Segue da pag. I

Mordecai Richler

Georges Simenon (il secondo da sinistra) tra la moglie Tigy e Josephine Baker(alla sua destra), nel 1928 al ristorante della cantante «Chez Josephine» a Parigi

Marie Canavaggia

Eric Emmanuel Schmitt

p

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SERGIOPENT

La semplicità è spes-so un’arma di seduzione. Er-nesto Aloia riesce a dimo-strarlo, con una noncuranzaassai distante dal romanzoprecedente, I compagni del fuo-co, tanto generoso e appassio-nato quanto poco fortunatonell’attenzione pubblica. Pae-saggio con incendio ha dimen-sioni e problematiche ridotterispetto a quell’opera, quasiun rito di passaggio verso im-prese più ardue, ma il «senti-to dire» dell’assunto riescegradualmente a elevarsi alpiano di un nobile intratteni-mento in cui viene tuttavia agalla - quasi tacitamente, conla sordina di una quotidianitàdisturbata - la tentazione diun testamento di vita definiti-vo, tra dolore e speranza.

Niente di nuovo nell’abitu-dine vacanziera di Vittorio eCarla, che ogni estate partonoda Torino per trascorrere unpaio di silenziose settimane

nella rustica casa dei nonni dilui sull’Appennino. Una consue-tudine che ristabilisce equilibrie allontana dai furori metropoli-tani, consente a Vittorio di por-tare avanti i suoi lavori di stori-co e a Carla di godersi la figlio-letta Giulia e tentare il ritornoall’antico amore della pittura.Ma questa è un’estate diversa,anomala, percorsa da irosi ran-cori e memorie scolpite nel pas-

sato: Vittorio stenta a concen-trarsi sulle sue ricerche relati-ve alla Linea Gotica, ancorapreso dal dolore per la crudelemorte della madre, e Carla -che anelerebbe a una secondamaternità - cerca invano ditracciare sulla tela i contornidel paesaggio ameno e boscosoche scorge dalla finestra dellacasa di Castagneto.

L’estate è calda, i conflitti fa-

miliari tra Carla e Vittorio sifanno pesanti, in un'impassedalla quale la coppia stenta auscire. Ci penseranno altrieventi, altre persone, a colora-re di rosso - anche in senso leta-le - quest’ultima stagione di inu-tile rincorsa verso il passato.Gli amici Augusto e Stefania so-no perseguitati dall’ex fidanza-to violento e beone di lei, il ric-castro di provincia Pietro Aba-

te; il down quarantenne Neviosi perde nell’amichevole finzio-ne sentimentale che gli regalala conturbante Sandra, in ungioco in cui lei è la prima a ri-schiare; in paese sta per arriva-re la festa di Ferragosto, ormaiquasi unico lampo di luce inuna borgata sempre più esilia-ta dalla corsa del progresso. Eproprio in questo Ferragostoinfuocato dallo scirocco matu-

ra la tragedia, mentre il passa-to con le sue bugie e le sue illu-sioni compie un tuffo nell’abis-so della dimenticanza, annulla-to per sempre da un incidenteche ha atteso decenni per arri-vare a spezzare tutto, amiciziee memorie.

Nella sua pacata escalationverso un finale atteso ma co-munque ben dosato nel suo vol-taggio emotivo, il romanzo trac-cia il percorso di una speranzaquasi collettiva, là dove le remo-te illusioni di amicizia eterna siscontrano con la grettezza ran-corosa delle invidie e delle rival-se, in un gioco semplice ma leta-le, in cui le vie di mezzo del con-fronto e dell’indifferenza nonsono contemplate. Da tutto que-sto nasceranno «un nuovo tem-po e un nuovo spazio», soprat-tutto per Vittorio e Carla, chetroveranno il modo di ripartiresenza più ritornare, di archivia-re il dolore e restare consape-volmente diversi, magari nonlontani - il figlio desiderato è in-fine in arrivo - ma più estranei.

Esser brutti non èun vicolo cieco

«La vita accanto» Maturo e sapiente esordiodi Mariapia Veladiano, fra tragedia e miracolo

RENATOBARILLI

È uscita, abbastanzainosservata, una raccolta di rac-conti di Antonio Porta, a cura diRosemary Liedl, principale cura-trice della memoria di questo au-tore, ahimè precocemente scom-parso (1935-1989). Quasi nessu-no tra loro è inedito, apparso pe-rò su riviste varie, e dunque bendiverso è l'effetto che viene dalvederli ora riuniti. Insieme, costi-tuiscono una bella prova, dimo-strano che Porta sarebbe statoperfettamente in grado di darciulteriori apporti narrativi, daporre in stretta vicinanza di quel-li poetici, ribaditi anche di recen-te da una loro edizione al comple-to presso Garzanti.

La chiave di accesso a questouniverso è data senza dubbio dal-l’onirismo, quasi che il Nostro vo-lesse allinearsi a Luigi Malerbache poco prima se ne era uscitocol Diario di un sognatore. Ebbe-ne, anche questi sono frammen-ti, scampoli di un intenso lavoroonirico, il che consente loro di

dribblare il fastidioso compito di ri-spondere a una trama, di approda-re a un qualche finale. Si aprono,brillano di luci intense ed arcane, esi dileguano nel nulla, secondo ildetto ben noto secondo cui «i so-gni muoiono all’alba». Ma la tra-scrizione che l’autore ne effettua èlucida, scorrevole, funzionale, e be-ninteso evita tutto il ciarpame mi-sticheggiante con cui talvolta i so-gni vengono presentati.

Qui siamo nel più attento ri-spetto dell’insegnamento freudia-no, nell’onirismo parla il corpo, so-prattutto attraverso il sesso. Edunque, se una riserva si deve fa-re, questa deve andare al titolo diuno dei racconti, assunto anche co-me eponimo della raccolta, nellaquale non si tratta della Scomparsadel corpo, ma piuttosto di una sua li-berazione, per cui gli organi geni-tali si svincolano da un normale or-

dine gerarchico e si compiaccionodi fornire ardite e sfrontate esibi-zioni, rendendosi autonomi daltronco e dalla mente. L’intera se-rie di queste registrazioni è rettadall’alternarsi di incavi e sporgen-ze, ovviamente rispondenti ai dueorgani, maschile e femminile, chesi ritrovano ovunque. Per esem-pio, nel Viaggio, il narratore si affe-ziona a un burattino, a un Pinoc-chio, che però esibisce nel pube

una vistosa fenditura, tanto chequesto turista eccentrico viene vi-sto dai normali con sospetto e ap-prensione. In un altro incubo, LaBomba, egli si immagina che unaestrosa fanciulla gli chieda di com-piere come prova d’amore un at-tentato al Campidoglio, e purtrop-po all’alba il malcapitato deve an-dare a constatare che in effetti nel-la notte il Municipio di Roma ha su-bito un’esplosione.

La possibilità dello scoppio diuna bomba aleggia ovunque inqueste pagine, con un potenzialeambiguo, tra il distruttivo e inveceil procreativo. Forse il raccontocentrale della raccolta è quello cheporta il titolo Tu partorirai unabomba, dove una povera fanciullaviene sfruttata, nella sua materni-tà imminente, proprio per nutrirein sé un ordigno esplosivo. Leimuore, col frutto naturale in seno,ma gli esterrefatti abitanti accorsisul luogo devono constatare chesotto il cadavere giace una bombadi proporzioni smisurate, qualesenza dubbio non è mai stata sgan-ciatada nessun aereo.

E in definitiva è un ordignoesplosivo anche quello che nel rac-conto di apertura viene piazzato,ma non per portare morte, bensìper diffondere un Gas esilarante,nel rispetto della massima «nonuna bomba vi seppellirà, ma una ri-sata». Ovvero, mortali, non diffida-te di un sesso che se ne va in liberauscita, come attestano le sorgentiveritiere e vivificanti del lavoroonirico.

FERDINANDOCAMON

La bruttezza è unatara esistenziale: quando laprotagonista nasce i medicievitano che madre e padrela vedano, quando cresce igenitori la chiudono in ca-sa, non vogliono mandarla ascuola o al conservatorio.Nella famiglia dove c’è unafiglia brutta è difficile vive-re, parlare, mangiare. Perfi-no trovare una domestica ouna tata. La più saggia diqueste se ne va dichiaran-do: «C’è troppo dolore inquesta casa».

La figlia brutta imbrutti-sce la madre, che si lasciaandare e non parla più. Labruttezza è un tossico, co-me la bellezza è un lievito.La madre non allatta una fi-glia brutta, non ce la fa.

L’angoscia della bruttez-za tracima fuori della fami-glia, invade il lavoro dei ge-nitori, lo sabota: il padre fail ginecologo, ma un po’ alla

volta perde le pazienti incin-te, perché «vedevano nellemie (il romanzo è in primapersona, parla Rebecca)forme belluine la rappresen-tazione crudele delle loropaure».

Tutto questo è condensa-to già nelle primissime pagi-ne; visto il problema, tu let-tore pensi: adesso lavora al-la soluzione. No, non è così.Perché quel problema gene-ra (o è generato da) tanti al-tri problemi, e il raccontolavora all’impostazione e,per quanto possibile, alla so-luzione di tutti.

C’è il problema dellabambina nata brutta, cherinvia a chi c’è prima dellanascita, dio o Dio o come sichiama; c’è il problema delpadre, che non regge il pro-

prio ruolo, non accompagnala figlia a scuola; della madre,che si chiude in un silenzio incui la piccola si sente annega-re (ma alla fine troverà il dia-rio della madre, e sarà comericominciare da capo il rap-porto con lei, soffocato stavol-ta da un eccesso di intimità edi rivelazioni); il problemadella zia Erminia, che nonama la madre, perché?, men-

tre ama troppo il padre, suofratello, perché?; il problemadell’amica di scuola, Lucilla,che (unica fra tutti) la salutae le parla fin dal primo gior-no, forse perché è grassa, egrassa con brutta unisce taracon tara…

Lavorando alla soluzionedi tanti problemi, di tante vi-te, il libro acquista una strut-tura a delta, terminando si ra-

mifica. È qui la sua sapienza.Non so quanti anni abbia

l’autrice, Mariapia Veladia-no, che con quest’opera, Lavita accanto, ha vinto il pre-mio Calvino (non sarà maiesecrato abbastanza il tabùdelle donne, di dire la propriaetà), ma anche se ne ha po-chi, questa è un’opera matu-ra, sapiente, memorabile perla sagacia che ostenta nel tro-

vare uno sbocco coerente atante biografie intrecciate, eper l’altezza che attinge nelnarrare la catastrofe, la tra-gedia e il miracolo.

La catastrofe della nasci-ta sventurata, la protestacontro (che cosa? I Greci di-rebbero: il Fato); il miracolodi introdurre lo splendoredella bellezza, una bellezza«che migliora l’umanità», làdove sembrava che l’umanitàtoccasse il vertice della suanon-riuscita. E la tragedia:l’autrice introduce alcune so-luzioni tragiche (un suicidio,un omicidio) con la mossa ful-minea di un narratore di gial-li, sbatti sul suicidio o sul-l’omicidio e non ti opponi, ba-stano due righe perché tu ca-pisca che non poteva finire senon così.

Quando la brutta svela lapropria genialità non nel suo-nare musiche altrui ma nelcreare musiche proprie, viendefinita «un-miracolo-della-natura», e la sua amica la

chiama «stra-or-di-na-ria-men-te bella»: siamo a pagi-na 162, la penultima, mentrela prima riga della prima pa-gina diceva «una donna brut-ta». Ma il libro non è la storiadi una donna brutta che di-venta bella. Bensì di una don-na che, dal mondo dove tutti,compresa lei, la sentono co-me brutta, si costruisce unmondo su misura, dove tuttoviene ricalibrato. Perfino lacoppia. Perfino la maternità.

È l’ultima sorpresa dell’ul-tima pagina. Nei ringrazia-menti l’autrice avverte: «Re-becca vive nel quartiere delleBarche, ai piedi del colle sucui sorge il santuario dellaMadonna di Monte Berico»:vien voglia di cercarla, quan-do si va lì.

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DIALOGHI IN VERSIMAURIZIO CUCCHI

Tra ragni pazzie zucchero filato

Prove di lettori, ora sinuose ora di seccaenergia, e una collana di voci straniere

L’amor coniugalesi colora di rossosulla linea gotica

E’ una bombail sesso che vain libera uscita

LORENZOMONDO

Leggendo L’energiadel vuoto, mi sono incuriosito acogliere in filigrana, nell’ordi-to della narrazione, l’atteggia-mento, quasi la confessione, ri-lasciata da Bruno Arpaia suun romanzo così nuovo per lui.

Il personaggio Pietro, du-rante la misteriosa fuga con ilfiglio Nico verso la Spagna, ca-pita a Port Bou. Rammenta alragazzo che molti anni fa, inquella cittadina dei Pirenei,uno scrittore solo e disperato,braccato da nemici spietati, sitolse la vita. Nico, disinteressa-to, alza le spalle e il padre netrae la conclusione che il rac-contare sia «una battaglia amorte contro il tempo, che poi,gira e rigira, finisce semprecon una sconfitta». E noi sap-piamo che Arpaia allude qui alsuo romanzo L’angelo della sto-ria, incentrato sulla figura diWalter Benjamin. In un altrocapitolo, la giornalista Nuria,che ha scritto romanzi ispiratialla storia e alla politica, spie-

ga il suo desiderio di cercarenuove strade: «La Storia, sonosecoli che la interroghiamo, enon ci ha dato nemmeno unarisposta (...) Almeno fino a og-gi. Ci serve qualcos’altro, ciservono pensieri un po’ piùlunghi, più lunghi perfino dellaStoria. Per me, serve la scien-za». Mi sembra un buon viati-co per capire le ragioni di Ar-paia e il senso del suo lavoro.

Lo scenario del romanzo èrappresentato dal Cern di Gi-nevra (l’Organizzazione Euro-pea per la Ricerca Nucleare),che gestisce gli esperimenti fi-sici sull’anello di 27 chilometriche corre sotto terra tra Sviz-zera e Francia. Scienziati diogni Paese si preparano al-l’inaugurazione di un potentis-simo acceleratore di particelle

nucleari che dovrebbe avvicina-re come non mai alla compren-sione del Big Bang. L’impresa faaffiorare le più ardite e contra-stanti ipotesi di teorici in odoredi Nobel, inquina di sospetti lepiù generose passioni intellet-tuali, incide sui comportamentiprivati - gli amori e le crisi fami-liari - delle persone coinvolte.

Attraverso la giornalista Nu-ria, che deve realizzare un servi-zio sulle nuove frontiere della fi-sica intervistando una serie discienziati, siamo introdotti -muovendo da Einstein alla «teo-ria delle stringhe» - in un mondoaffascinante e complesso, cheesige una stoica volontà di ricer-ca: quando si pensi che il 96 percento di ciò che ci circonda è ter-ra incognita.

Questa parte è viziata dal di-

dascalismo, in qualche misurainevitabile, che rallenta il movi-mento del romanzo, in cui si sus-seguono fughe e inseguimenti,l’intervento di spie e agenti se-greti, boicottaggi che investonoil cuore stesso del Cern. Basti di-re che un gruppo di fondamen-talisti islamici, dopo essersi an-nunciato facendo saltare laTour Eiffel, cerca di impedire ilfamoso esperimento, giudicatoblasfemo perchè pretende di so-stituirsi al Corano nella spiega-zione delle Origini.

Più che le risultanze di unatrama rimasta tutto sommatosospesa, appare singolare il mo-do tenuto da Arpaia nel raccon-tarla. Quasi in ossequio a certeteorie enunciate, i diversi pianidella storia si alternano e si ri-congiungono con una circolari-tà che sembra suggerire, se nonl’abolizione, una debole incisivi-tà del tempo e dello spazio. Tut-to sembra cioè avvenire in con-temporanea. Per altro verso, Ar-paia si discosta dalle suggestio-ni del mondo nuovo che intendefrequentare. Con tanto discorre-re di neutroni e bosoni, di parti-celle elementari che hanno unaconsistenza fugace e si lascianospiare per frazioni infinitesima-li, ama poi cimentarsi con acutasensibilità nella rappresentazio-ne delle cose che si vedono sen-za acceleratori, cedendo al fasci-no delle parvenze naturali, inparticolare delle albe e dei tra-monti restituiti con inesauste,dense pennellate. Le due cultu-re continuano a divaricarsi e adaffermare le proprie ragionimentre si danno la mano.

Aloia «Paesaggio con incendio»:un gioco letale in una calda estate

Porta Il poeta e i suoi racconti,scampoli di un intenso lavoro onirico

«IL RIPORTO»DI ADRIÁNN. BRAVI

Il pelato che bel mattocchio= Un capolavoro è troppo (anche se il troppo è di granmoda),ma una buona narrazione lo è senza dubbio.Romanzobrevedi Adrián N. Bravi, Il riporto (nottetempo,(pp. 156, € 13), viene da un'ideaoriginale che si converte inossessione. L'autoreè un argentinoche vive a Recanati,lavora come bibliotecarioa Macerata e come scrittoreèpassatodallo spagnoloall'italiano con ottimi risultatiespressivi. Il suo protagonistaè un antieroe: un padreamatissimo,un fratelloodiato,un gatto ronfante,unamogliedepressa, una suocera invadente,una professionedignitosa (è ricercatore all'Universitàdi Bari, ancorché di

unamateria recondita come «Formati di scambio dei datibibliografici»),una sintomaticapassione per l'Ethica diSpinoza,una fantasia di fuga in Lapponia. Subito lotroviamoa teorizzare sull'umananudità, sulla «naturanascostadelle cose» che può essere rivelatada un fattocasualee magari beffardo. Nello specifico, il «ceffone»rivelatoreè interpretatoda uno studente argentinoche nelbel mezzo di una lezione gli sposta il riportoall'indietro e gliscoperchia«la testa davanti all'aula piena». Gesto inopinatoche innesca tutta una trafiladi conseguenze imprevedibili:una fuoriuscita nei boschi di Cingoli, un'avventurache nondico perchéè il punto più consistente (e anchepiùdivertente)della vicenda,un ritorno interlocutorio,unanuovae (forse) definitivapartenza. La storia è di quelle che

mettono in scena un disagio esistenzialeattraverso i modiparadossalidi un umorismoche s'annida nelle cose. Fintroppo facile fare appelloalla latinoamericanapropensioneper il «fantastico»,mentre preferirei sottolinearne unelementopiù trascurato. Senzapretendere di stabilirefragili categorie«locali», voglio dire che la linea della«mattocchieria»esemplareattinge nellaMarche a ungiacimentoben attestato: dal Volponi appenapost-industrialeal minorema ben avvertito Paolo Teobaldi(némi sembrerebbe inopportuno leggerci le tracce di unCalvinoprima maniera). Nell'insiemeuna storia di scritturaagile che a tratti s'inarca in dettimemorabili. Come questo:«Un pelato è sempreun eletto». Giovanni Tesio

Francesco De Napoli, diCervaro (FR), ragionanella sintesi del verso su

residui delle ideologie, ma an-che introduce circostanze dinormale realtà quotidiana conbuona attenzione alla veritàsemplice del dettaglio concreto:«In questa stanza buia /ricono-sco appena/le pieghe d'un lettosmosso. /Nella solitudine deimiei ricordi /respiro l'aria umi-da /del mattino». Gli converreb-be una versificazione più com-patta; certe uscite, poi, sono unpoco ovvie o pronunciate con ac-cento «poetico»: «La luce m'av-volge /e m'assale / la paurad'un nuovo giorno».

«Il mio ragno è pazzo em'ha preso /metà del cielo /ilmio ragno è maschio e non tra-ma /tele discreto /il mio ragnoè iracondo ed esplode /la suagomma a perdere // il mio ra-gno /m'imbarazza / con gliospiti //il mio ragno se ne fotte/ del vento compiacente, sem-pre più / avido di queste nuvoleveloci /che gli sfuggono sotto».E' una poesia senz'altro insoli-ta, dunque originale, di Raffae-le Pellicani, pugliese residentea Zurigo, che ha in genere unascrittura sinuosa, complessa,che forse potrebbe a volte un po-co sciogliere.

Alessio Vailati ha sicura-mente letto i grandi nel Nove-cento e mostra un buon ritmo,un buon decoro di pronuncia.Un po' di aggiornamento nel to-no non gli nuocerebbe: «Ricor-

dami - quando si farà rado /ilgroviglio di strade e quando il no-do /giungerà all'usuale strettadel pettine- /che tutto è qui comein un gioco /vicenda di luci e om-bre. Ma tu /dalla penombra anti-ca delle cose, /ignara d'ogni tuarivelazione, /non ti voltare quan-do poi la luce /ti mostrerà il mioviso così vecchio».

Di Francesca Donazzan stu-pisce la lucidità efficace ed impec-cabile del procedere, la seccaenergia a volte feroce. Leggeròvolentieri altri suoi testi. Unesempio: «Dentro mia mamma/non mangiavo con la bocca, ep-pure /nessuno ha dovuto illu-strarmi /una volta nata l'entra-ta giusta. /Piacevole ma nonistintivo /ascoltare il mondo at-traverso /dieci grammi di zucche-ro filato, /o fiutarlo col rosmari-no nel naso».

Voglio infine segnalare un'ini-ziativa editoriale, una collanautile per la diffusione della poe-sia, soprattutto straniera, e cioèKolibris Edizioni (Bologna), cu-rate da Chiara De Luca (autrice,tra l'altro, della raccolta Anima-li prima del diluvio). Recentiuscite: I centomila luoghi delloscozzese Thomas A. Clark, La la-titudine di Napoli di Eva Bou-rke (tedesca vissuta in Irlanda),Ritratto con Orfeo e Euridicedel danese Morten Søndergaard,Danza del ventrea Tel Aviv dell'inglese residente in Israele KarenAlkalay-Gut e Della vita lentadel francese Jean-Claude Tardif.

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GABRIELLA SICA

Per Emily= Smisuratamente nelsegno (nel verso) dellaDickinson. Gabriella Sica,con Emily e le altre (Cooper,pp. 190, € 12) ha compostoun «libro di sole donnemadri di poesia e madri di sestesse, quasi involontario e“dal sen fuggito”». EmilyDickinson, e Charlotte edEmily Brontë, ElizabethBarrett Browning, ElizabethBishop, Sylvia Plath,Margherita Guidacci,Cristina Campo, NadiaCampana e Amalia Rosselli.«Sono antenne issatesull’epoca per captare le vocie lo spirito del tempo. Le loropoesie tracciano, fosse pureattraverso un eventocontingente e concreto,figure per il futuro: sonoistantanee di immortalità,per dirlo con Emily».

LETTA DA GAZZOLO

La Commedia= La Divina Commedialetta da Nando Gazzolo,attore e doppiatore, fra lenostre voci storiche. Libro(pp. 136, prefazione diGiulio Andreotti,un’antologia di Canti,quindici, tra Inferno,Purgatorio e Paradiso,postfazione di AntonioSaccà) e due cd (€ 18). Per itipi di Lettera «a» edizioni.

RETTIFICA

Casa Mauri= Si sono conclusi ieri aVenezia i corsi della Scuolaper librai intitolata adUmberto e Elisabetta Mauri.Elisabetta era figlia diLuciano e dunque nipote,non sorella, di Achille Mauri,come erroneamente scrittonell’intervista al presidentedelle Messaggerie, sabatoscorso su Tuttolibri.

I RACCONTI DI CAMPANI «NEL PAESE DEL MAGNANO»

Un serpente in Appennino= Il magnano è un serpente. Non è velenoso enemmeno morde, semmai ti si avvoltola addosso e tibastona con la coda. Un po’ fa paura e certo ha un alonedi mistero, nero com’è e con queste sue strambetecniche di difesa. Paura e mistero che circondanoanche il giovanotto di cui «il Magnano» è ilsoprannome. Così lo chiamano per la sua singolarecapacità di ammaestrare lo strano serpente ed usarlo,nientemeno, come arma di difesa. Il Magnano spacciamarijuana. La vende a ragazzi e ragazzini del posto,come Riccardo e Giovanni, età da scuola media,

biciclette come unico mezzo per muoversi su e giù per lesalite dell’Appennino tra Modena e Reggio Emilia.I due, cugini con genitori casari, prendono la stessacorriera per andare a scuola. Su questa viaggia ancheuna ragazza più grande, Irene, magra e silenziosa,enigmatica, sempre vestita con camicie da uomo, tutteabbottonate anche d’estate. Irene, il Magnano,Riccardo, Giovanni, non sono che i protagonisti di unracconto, quello che da il titolo a questa bella raccolta,Nel paese del Magnano (italic, pp. 164, € 14), secondauscita del trentaseienne Sandro Campani (l’esordio, nel2005, con il romanzo È dolcissimo non appartenertipiù). Anche gli altri nove racconti sono ambientati lì, trale pieghe dell’Appennino emiliano, e simili sono i

protagonisti, quasi sempre ragazzini, che si muovonodentro storie semplici, senza avvenimenti eclatanti, il cuifascino è però dilatato dall’età, dallo sguardo, dalbatticuore di chi le vive. Ci si muove tra dighe, campi efossi, piazze di paese, baretti e sagre, coriste d’orchestradi liscio, guardie giurate e nonni infermi. Un mondo aparte, che però è qui, a pochi chilometri dalle città di cuisole ci sembra consistere l’Italia di oggi. Un mondoverosimilmente non inventato da Campani, ma solomesso in scena. In racconti che, ecco qualcosa che illettore scopre con sorpresa, non sono collocati neglianni lontani del dopoguerra, ma nell’ultimo decenniodel secolo scorso, insomma appena ieri. Piersandro Pallavicini

«L’energia del vuoto»:ricercatori, spiee fondamentalistiin una storia viziataun po’ dal didascalismo

Arpaia Tra gli scienziati del Cern di Ginevra:un’impresa che inquina amicizie e famiglie

pp Bruno Arpaiap L’ENERGIA DEL VUOTOp Guanda, pp. 262, € 16,50p Bruno Arpaia, nato a Napoli nel

1957, è traduttore e critico, ispa-nista. Con il romanzo I forestieriha vinto il premio Bagutta Ope-ra Prima nel 1991. Con L’angelodella storia, protagonista il filo-sofo Walter Benjamin, fu finali-sta al Campiello nel 2001.

pp Mariapia Veladianop LA VITA ACCANTOp Einaudi, pp.170, € 16

Questo Big Bangsconvolge la vita

In breve

Mariapia Veladiano

pp Antonio Portap LA SCOMPARSA DEL CORPOp Mannip pp. 185, € 16

Bruno Arpaia,napoletano,non manca,

nel nuovo,scientificoromanzo,

di ritornarea Walter

Benjamin,il filosofo

tedescoprotagonista

del precedente«L’angelo

della storia»

pp Ernesto Aloiap PAESAGGIO CON INCENDIOp minimum faxp pp. 149, € 13Antonio Porta, scomparso nell’89 Ernesto Aloia

Adrian Bravi

Scrittori italianiIVTuttolibri

SABATO 29 GENNAIO 2011LA STAMPA V

Sandro Campani

Superare la catastrofedi una nascita, svelarela propria genialità,scoprire la bellezza che«migliora l’umanità»

La felice ricerca di unosbocco coerente per tantebiografie intrecciate,una storia di famigliacostruita come un giallo

Page 5: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: MAUDAG - Ora di stampa: 28/01/11 17.58

SERGIOPENT

La semplicità è spes-so un’arma di seduzione. Er-nesto Aloia riesce a dimo-strarlo, con una noncuranzaassai distante dal romanzoprecedente, I compagni del fuo-co, tanto generoso e appassio-nato quanto poco fortunatonell’attenzione pubblica. Pae-saggio con incendio ha dimen-sioni e problematiche ridotterispetto a quell’opera, quasiun rito di passaggio verso im-prese più ardue, ma il «senti-to dire» dell’assunto riescegradualmente a elevarsi alpiano di un nobile intratteni-mento in cui viene tuttavia agalla - quasi tacitamente, conla sordina di una quotidianitàdisturbata - la tentazione diun testamento di vita definiti-vo, tra dolore e speranza.

Niente di nuovo nell’abitu-dine vacanziera di Vittorio eCarla, che ogni estate partonoda Torino per trascorrere unpaio di silenziose settimane

nella rustica casa dei nonni dilui sull’Appennino. Una consue-tudine che ristabilisce equilibrie allontana dai furori metropoli-tani, consente a Vittorio di por-tare avanti i suoi lavori di stori-co e a Carla di godersi la figlio-letta Giulia e tentare il ritornoall’antico amore della pittura.Ma questa è un’estate diversa,anomala, percorsa da irosi ran-cori e memorie scolpite nel pas-

sato: Vittorio stenta a concen-trarsi sulle sue ricerche relati-ve alla Linea Gotica, ancorapreso dal dolore per la crudelemorte della madre, e Carla -che anelerebbe a una secondamaternità - cerca invano ditracciare sulla tela i contornidel paesaggio ameno e boscosoche scorge dalla finestra dellacasa di Castagneto.

L’estate è calda, i conflitti fa-

miliari tra Carla e Vittorio sifanno pesanti, in un'impassedalla quale la coppia stenta auscire. Ci penseranno altrieventi, altre persone, a colora-re di rosso - anche in senso leta-le - quest’ultima stagione di inu-tile rincorsa verso il passato.Gli amici Augusto e Stefania so-no perseguitati dall’ex fidanza-to violento e beone di lei, il ric-castro di provincia Pietro Aba-

te; il down quarantenne Neviosi perde nell’amichevole finzio-ne sentimentale che gli regalala conturbante Sandra, in ungioco in cui lei è la prima a ri-schiare; in paese sta per arriva-re la festa di Ferragosto, ormaiquasi unico lampo di luce inuna borgata sempre più esilia-ta dalla corsa del progresso. Eproprio in questo Ferragostoinfuocato dallo scirocco matu-

ra la tragedia, mentre il passa-to con le sue bugie e le sue illu-sioni compie un tuffo nell’abis-so della dimenticanza, annulla-to per sempre da un incidenteche ha atteso decenni per arri-vare a spezzare tutto, amiciziee memorie.

Nella sua pacata escalationverso un finale atteso ma co-munque ben dosato nel suo vol-taggio emotivo, il romanzo trac-cia il percorso di una speranzaquasi collettiva, là dove le remo-te illusioni di amicizia eterna siscontrano con la grettezza ran-corosa delle invidie e delle rival-se, in un gioco semplice ma leta-le, in cui le vie di mezzo del con-fronto e dell’indifferenza nonsono contemplate. Da tutto que-sto nasceranno «un nuovo tem-po e un nuovo spazio», soprat-tutto per Vittorio e Carla, chetroveranno il modo di ripartiresenza più ritornare, di archivia-re il dolore e restare consape-volmente diversi, magari nonlontani - il figlio desiderato è in-fine in arrivo - ma più estranei.

Esser brutti non èun vicolo cieco

«La vita accanto» Maturo e sapiente esordiodi Mariapia Veladiano, fra tragedia e miracolo

RENATOBARILLI

È uscita, abbastanzainosservata, una raccolta di rac-conti di Antonio Porta, a cura diRosemary Liedl, principale cura-trice della memoria di questo au-tore, ahimè precocemente scom-parso (1935-1989). Quasi nessu-no tra loro è inedito, apparso pe-rò su riviste varie, e dunque bendiverso è l'effetto che viene dalvederli ora riuniti. Insieme, costi-tuiscono una bella prova, dimo-strano che Porta sarebbe statoperfettamente in grado di darciulteriori apporti narrativi, daporre in stretta vicinanza di quel-li poetici, ribaditi anche di recen-te da una loro edizione al comple-to presso Garzanti.

La chiave di accesso a questouniverso è data senza dubbio dal-l’onirismo, quasi che il Nostro vo-lesse allinearsi a Luigi Malerbache poco prima se ne era uscitocol Diario di un sognatore. Ebbe-ne, anche questi sono frammen-ti, scampoli di un intenso lavoroonirico, il che consente loro di

dribblare il fastidioso compito di ri-spondere a una trama, di approda-re a un qualche finale. Si aprono,brillano di luci intense ed arcane, esi dileguano nel nulla, secondo ildetto ben noto secondo cui «i so-gni muoiono all’alba». Ma la tra-scrizione che l’autore ne effettua èlucida, scorrevole, funzionale, e be-ninteso evita tutto il ciarpame mi-sticheggiante con cui talvolta i so-gni vengono presentati.

Qui siamo nel più attento ri-spetto dell’insegnamento freudia-no, nell’onirismo parla il corpo, so-prattutto attraverso il sesso. Edunque, se una riserva si deve fa-re, questa deve andare al titolo diuno dei racconti, assunto anche co-me eponimo della raccolta, nellaquale non si tratta della Scomparsadel corpo, ma piuttosto di una sua li-berazione, per cui gli organi geni-tali si svincolano da un normale or-

dine gerarchico e si compiaccionodi fornire ardite e sfrontate esibi-zioni, rendendosi autonomi daltronco e dalla mente. L’intera se-rie di queste registrazioni è rettadall’alternarsi di incavi e sporgen-ze, ovviamente rispondenti ai dueorgani, maschile e femminile, chesi ritrovano ovunque. Per esem-pio, nel Viaggio, il narratore si affe-ziona a un burattino, a un Pinoc-chio, che però esibisce nel pube

una vistosa fenditura, tanto chequesto turista eccentrico viene vi-sto dai normali con sospetto e ap-prensione. In un altro incubo, LaBomba, egli si immagina che unaestrosa fanciulla gli chieda di com-piere come prova d’amore un at-tentato al Campidoglio, e purtrop-po all’alba il malcapitato deve an-dare a constatare che in effetti nel-la notte il Municipio di Roma ha su-bito un’esplosione.

La possibilità dello scoppio diuna bomba aleggia ovunque inqueste pagine, con un potenzialeambiguo, tra il distruttivo e inveceil procreativo. Forse il raccontocentrale della raccolta è quello cheporta il titolo Tu partorirai unabomba, dove una povera fanciullaviene sfruttata, nella sua materni-tà imminente, proprio per nutrirein sé un ordigno esplosivo. Leimuore, col frutto naturale in seno,ma gli esterrefatti abitanti accorsisul luogo devono constatare chesotto il cadavere giace una bombadi proporzioni smisurate, qualesenza dubbio non è mai stata sgan-ciatada nessun aereo.

E in definitiva è un ordignoesplosivo anche quello che nel rac-conto di apertura viene piazzato,ma non per portare morte, bensìper diffondere un Gas esilarante,nel rispetto della massima «nonuna bomba vi seppellirà, ma una ri-sata». Ovvero, mortali, non diffida-te di un sesso che se ne va in liberauscita, come attestano le sorgentiveritiere e vivificanti del lavoroonirico.

FERDINANDOCAMON

La bruttezza è unatara esistenziale: quando laprotagonista nasce i medicievitano che madre e padrela vedano, quando cresce igenitori la chiudono in ca-sa, non vogliono mandarla ascuola o al conservatorio.Nella famiglia dove c’è unafiglia brutta è difficile vive-re, parlare, mangiare. Perfi-no trovare una domestica ouna tata. La più saggia diqueste se ne va dichiaran-do: «C’è troppo dolore inquesta casa».

La figlia brutta imbrutti-sce la madre, che si lasciaandare e non parla più. Labruttezza è un tossico, co-me la bellezza è un lievito.La madre non allatta una fi-glia brutta, non ce la fa.

L’angoscia della bruttez-za tracima fuori della fami-glia, invade il lavoro dei ge-nitori, lo sabota: il padre fail ginecologo, ma un po’ alla

volta perde le pazienti incin-te, perché «vedevano nellemie (il romanzo è in primapersona, parla Rebecca)forme belluine la rappresen-tazione crudele delle loropaure».

Tutto questo è condensa-to già nelle primissime pagi-ne; visto il problema, tu let-tore pensi: adesso lavora al-la soluzione. No, non è così.Perché quel problema gene-ra (o è generato da) tanti al-tri problemi, e il raccontolavora all’impostazione e,per quanto possibile, alla so-luzione di tutti.

C’è il problema dellabambina nata brutta, cherinvia a chi c’è prima dellanascita, dio o Dio o come sichiama; c’è il problema delpadre, che non regge il pro-

prio ruolo, non accompagnala figlia a scuola; della madre,che si chiude in un silenzio incui la piccola si sente annega-re (ma alla fine troverà il dia-rio della madre, e sarà comericominciare da capo il rap-porto con lei, soffocato stavol-ta da un eccesso di intimità edi rivelazioni); il problemadella zia Erminia, che nonama la madre, perché?, men-

tre ama troppo il padre, suofratello, perché?; il problemadell’amica di scuola, Lucilla,che (unica fra tutti) la salutae le parla fin dal primo gior-no, forse perché è grassa, egrassa con brutta unisce taracon tara…

Lavorando alla soluzionedi tanti problemi, di tante vi-te, il libro acquista una strut-tura a delta, terminando si ra-

mifica. È qui la sua sapienza.Non so quanti anni abbia

l’autrice, Mariapia Veladia-no, che con quest’opera, Lavita accanto, ha vinto il pre-mio Calvino (non sarà maiesecrato abbastanza il tabùdelle donne, di dire la propriaetà), ma anche se ne ha po-chi, questa è un’opera matu-ra, sapiente, memorabile perla sagacia che ostenta nel tro-

vare uno sbocco coerente atante biografie intrecciate, eper l’altezza che attinge nelnarrare la catastrofe, la tra-gedia e il miracolo.

La catastrofe della nasci-ta sventurata, la protestacontro (che cosa? I Greci di-rebbero: il Fato); il miracolodi introdurre lo splendoredella bellezza, una bellezza«che migliora l’umanità», làdove sembrava che l’umanitàtoccasse il vertice della suanon-riuscita. E la tragedia:l’autrice introduce alcune so-luzioni tragiche (un suicidio,un omicidio) con la mossa ful-minea di un narratore di gial-li, sbatti sul suicidio o sul-l’omicidio e non ti opponi, ba-stano due righe perché tu ca-pisca che non poteva finire senon così.

Quando la brutta svela lapropria genialità non nel suo-nare musiche altrui ma nelcreare musiche proprie, viendefinita «un-miracolo-della-natura», e la sua amica la

chiama «stra-or-di-na-ria-men-te bella»: siamo a pagi-na 162, la penultima, mentrela prima riga della prima pa-gina diceva «una donna brut-ta». Ma il libro non è la storiadi una donna brutta che di-venta bella. Bensì di una don-na che, dal mondo dove tutti,compresa lei, la sentono co-me brutta, si costruisce unmondo su misura, dove tuttoviene ricalibrato. Perfino lacoppia. Perfino la maternità.

È l’ultima sorpresa dell’ul-tima pagina. Nei ringrazia-menti l’autrice avverte: «Re-becca vive nel quartiere delleBarche, ai piedi del colle sucui sorge il santuario dellaMadonna di Monte Berico»:vien voglia di cercarla, quan-do si va lì.

([email protected])

DIALOGHI IN VERSIMAURIZIO CUCCHI

Tra ragni pazzie zucchero filato

Prove di lettori, ora sinuose ora di seccaenergia, e una collana di voci straniere

L’amor coniugalesi colora di rossosulla linea gotica

E’ una bombail sesso che vain libera uscita

LORENZOMONDO

Leggendo L’energiadel vuoto, mi sono incuriosito acogliere in filigrana, nell’ordi-to della narrazione, l’atteggia-mento, quasi la confessione, ri-lasciata da Bruno Arpaia suun romanzo così nuovo per lui.

Il personaggio Pietro, du-rante la misteriosa fuga con ilfiglio Nico verso la Spagna, ca-pita a Port Bou. Rammenta alragazzo che molti anni fa, inquella cittadina dei Pirenei,uno scrittore solo e disperato,braccato da nemici spietati, sitolse la vita. Nico, disinteressa-to, alza le spalle e il padre netrae la conclusione che il rac-contare sia «una battaglia amorte contro il tempo, che poi,gira e rigira, finisce semprecon una sconfitta». E noi sap-piamo che Arpaia allude qui alsuo romanzo L’angelo della sto-ria, incentrato sulla figura diWalter Benjamin. In un altrocapitolo, la giornalista Nuria,che ha scritto romanzi ispiratialla storia e alla politica, spie-

ga il suo desiderio di cercarenuove strade: «La Storia, sonosecoli che la interroghiamo, enon ci ha dato nemmeno unarisposta (...) Almeno fino a og-gi. Ci serve qualcos’altro, ciservono pensieri un po’ piùlunghi, più lunghi perfino dellaStoria. Per me, serve la scien-za». Mi sembra un buon viati-co per capire le ragioni di Ar-paia e il senso del suo lavoro.

Lo scenario del romanzo èrappresentato dal Cern di Gi-nevra (l’Organizzazione Euro-pea per la Ricerca Nucleare),che gestisce gli esperimenti fi-sici sull’anello di 27 chilometriche corre sotto terra tra Sviz-zera e Francia. Scienziati diogni Paese si preparano al-l’inaugurazione di un potentis-simo acceleratore di particelle

nucleari che dovrebbe avvicina-re come non mai alla compren-sione del Big Bang. L’impresa faaffiorare le più ardite e contra-stanti ipotesi di teorici in odoredi Nobel, inquina di sospetti lepiù generose passioni intellet-tuali, incide sui comportamentiprivati - gli amori e le crisi fami-liari - delle persone coinvolte.

Attraverso la giornalista Nu-ria, che deve realizzare un servi-zio sulle nuove frontiere della fi-sica intervistando una serie discienziati, siamo introdotti -muovendo da Einstein alla «teo-ria delle stringhe» - in un mondoaffascinante e complesso, cheesige una stoica volontà di ricer-ca: quando si pensi che il 96 percento di ciò che ci circonda è ter-ra incognita.

Questa parte è viziata dal di-

dascalismo, in qualche misurainevitabile, che rallenta il movi-mento del romanzo, in cui si sus-seguono fughe e inseguimenti,l’intervento di spie e agenti se-greti, boicottaggi che investonoil cuore stesso del Cern. Basti di-re che un gruppo di fondamen-talisti islamici, dopo essersi an-nunciato facendo saltare laTour Eiffel, cerca di impedire ilfamoso esperimento, giudicatoblasfemo perchè pretende di so-stituirsi al Corano nella spiega-zione delle Origini.

Più che le risultanze di unatrama rimasta tutto sommatosospesa, appare singolare il mo-do tenuto da Arpaia nel raccon-tarla. Quasi in ossequio a certeteorie enunciate, i diversi pianidella storia si alternano e si ri-congiungono con una circolari-tà che sembra suggerire, se nonl’abolizione, una debole incisivi-tà del tempo e dello spazio. Tut-to sembra cioè avvenire in con-temporanea. Per altro verso, Ar-paia si discosta dalle suggestio-ni del mondo nuovo che intendefrequentare. Con tanto discorre-re di neutroni e bosoni, di parti-celle elementari che hanno unaconsistenza fugace e si lascianospiare per frazioni infinitesima-li, ama poi cimentarsi con acutasensibilità nella rappresentazio-ne delle cose che si vedono sen-za acceleratori, cedendo al fasci-no delle parvenze naturali, inparticolare delle albe e dei tra-monti restituiti con inesauste,dense pennellate. Le due cultu-re continuano a divaricarsi e adaffermare le proprie ragionimentre si danno la mano.

Aloia «Paesaggio con incendio»:un gioco letale in una calda estate

Porta Il poeta e i suoi racconti,scampoli di un intenso lavoro onirico

«IL RIPORTO»DI ADRIÁNN. BRAVI

Il pelato che bel mattocchio= Un capolavoro è troppo (anche se il troppo è di granmoda),ma una buona narrazione lo è senza dubbio.Romanzobrevedi Adrián N. Bravi, Il riporto (nottetempo,(pp. 156, € 13), viene da un'ideaoriginale che si converte inossessione. L'autoreè un argentinoche vive a Recanati,lavora come bibliotecarioa Macerata e come scrittoreèpassatodallo spagnoloall'italiano con ottimi risultatiespressivi. Il suo protagonistaè un antieroe: un padreamatissimo,un fratelloodiato,un gatto ronfante,unamogliedepressa, una suocera invadente,una professionedignitosa (è ricercatore all'Universitàdi Bari, ancorché di

unamateria recondita come «Formati di scambio dei datibibliografici»),una sintomaticapassione per l'Ethica diSpinoza,una fantasia di fuga in Lapponia. Subito lotroviamoa teorizzare sull'umananudità, sulla «naturanascostadelle cose» che può essere rivelatada un fattocasualee magari beffardo. Nello specifico, il «ceffone»rivelatoreè interpretatoda uno studente argentinoche nelbel mezzo di una lezione gli sposta il riportoall'indietro e gliscoperchia«la testa davanti all'aula piena». Gesto inopinatoche innesca tutta una trafiladi conseguenze imprevedibili:una fuoriuscita nei boschi di Cingoli, un'avventurache nondico perchéè il punto più consistente (e anchepiùdivertente)della vicenda,un ritorno interlocutorio,unanuovae (forse) definitivapartenza. La storia è di quelle che

mettono in scena un disagio esistenzialeattraverso i modiparadossalidi un umorismoche s'annida nelle cose. Fintroppo facile fare appelloalla latinoamericanapropensioneper il «fantastico»,mentre preferirei sottolinearne unelementopiù trascurato. Senzapretendere di stabilirefragili categorie«locali», voglio dire che la linea della«mattocchieria»esemplareattinge nellaMarche a ungiacimentoben attestato: dal Volponi appenapost-industrialeal minorema ben avvertito Paolo Teobaldi(némi sembrerebbe inopportuno leggerci le tracce di unCalvinoprima maniera). Nell'insiemeuna storia di scritturaagile che a tratti s'inarca in dettimemorabili. Come questo:«Un pelato è sempreun eletto». Giovanni Tesio

Francesco De Napoli, diCervaro (FR), ragionanella sintesi del verso su

residui delle ideologie, ma an-che introduce circostanze dinormale realtà quotidiana conbuona attenzione alla veritàsemplice del dettaglio concreto:«In questa stanza buia /ricono-sco appena/le pieghe d'un lettosmosso. /Nella solitudine deimiei ricordi /respiro l'aria umi-da /del mattino». Gli converreb-be una versificazione più com-patta; certe uscite, poi, sono unpoco ovvie o pronunciate con ac-cento «poetico»: «La luce m'av-volge /e m'assale / la paurad'un nuovo giorno».

«Il mio ragno è pazzo em'ha preso /metà del cielo /ilmio ragno è maschio e non tra-ma /tele discreto /il mio ragnoè iracondo ed esplode /la suagomma a perdere // il mio ra-gno /m'imbarazza / con gliospiti //il mio ragno se ne fotte/ del vento compiacente, sem-pre più / avido di queste nuvoleveloci /che gli sfuggono sotto».E' una poesia senz'altro insoli-ta, dunque originale, di Raffae-le Pellicani, pugliese residentea Zurigo, che ha in genere unascrittura sinuosa, complessa,che forse potrebbe a volte un po-co sciogliere.

Alessio Vailati ha sicura-mente letto i grandi nel Nove-cento e mostra un buon ritmo,un buon decoro di pronuncia.Un po' di aggiornamento nel to-no non gli nuocerebbe: «Ricor-

dami - quando si farà rado /ilgroviglio di strade e quando il no-do /giungerà all'usuale strettadel pettine- /che tutto è qui comein un gioco /vicenda di luci e om-bre. Ma tu /dalla penombra anti-ca delle cose, /ignara d'ogni tuarivelazione, /non ti voltare quan-do poi la luce /ti mostrerà il mioviso così vecchio».

Di Francesca Donazzan stu-pisce la lucidità efficace ed impec-cabile del procedere, la seccaenergia a volte feroce. Leggeròvolentieri altri suoi testi. Unesempio: «Dentro mia mamma/non mangiavo con la bocca, ep-pure /nessuno ha dovuto illu-strarmi /una volta nata l'entra-ta giusta. /Piacevole ma nonistintivo /ascoltare il mondo at-traverso /dieci grammi di zucche-ro filato, /o fiutarlo col rosmari-no nel naso».

Voglio infine segnalare un'ini-ziativa editoriale, una collanautile per la diffusione della poe-sia, soprattutto straniera, e cioèKolibris Edizioni (Bologna), cu-rate da Chiara De Luca (autrice,tra l'altro, della raccolta Anima-li prima del diluvio). Recentiuscite: I centomila luoghi delloscozzese Thomas A. Clark, La la-titudine di Napoli di Eva Bou-rke (tedesca vissuta in Irlanda),Ritratto con Orfeo e Euridicedel danese Morten Søndergaard,Danza del ventrea Tel Aviv dell'inglese residente in Israele KarenAlkalay-Gut e Della vita lentadel francese Jean-Claude Tardif.

[email protected]

GABRIELLA SICA

Per Emily= Smisuratamente nelsegno (nel verso) dellaDickinson. Gabriella Sica,con Emily e le altre (Cooper,pp. 190, € 12) ha compostoun «libro di sole donnemadri di poesia e madri di sestesse, quasi involontario e“dal sen fuggito”». EmilyDickinson, e Charlotte edEmily Brontë, ElizabethBarrett Browning, ElizabethBishop, Sylvia Plath,Margherita Guidacci,Cristina Campo, NadiaCampana e Amalia Rosselli.«Sono antenne issatesull’epoca per captare le vocie lo spirito del tempo. Le loropoesie tracciano, fosse pureattraverso un eventocontingente e concreto,figure per il futuro: sonoistantanee di immortalità,per dirlo con Emily».

LETTA DA GAZZOLO

La Commedia= La Divina Commedialetta da Nando Gazzolo,attore e doppiatore, fra lenostre voci storiche. Libro(pp. 136, prefazione diGiulio Andreotti,un’antologia di Canti,quindici, tra Inferno,Purgatorio e Paradiso,postfazione di AntonioSaccà) e due cd (€ 18). Per itipi di Lettera «a» edizioni.

RETTIFICA

Casa Mauri= Si sono conclusi ieri aVenezia i corsi della Scuolaper librai intitolata adUmberto e Elisabetta Mauri.Elisabetta era figlia diLuciano e dunque nipote,non sorella, di Achille Mauri,come erroneamente scrittonell’intervista al presidentedelle Messaggerie, sabatoscorso su Tuttolibri.

I RACCONTI DI CAMPANI «NEL PAESE DEL MAGNANO»

Un serpente in Appennino= Il magnano è un serpente. Non è velenoso enemmeno morde, semmai ti si avvoltola addosso e tibastona con la coda. Un po’ fa paura e certo ha un alonedi mistero, nero com’è e con queste sue strambetecniche di difesa. Paura e mistero che circondanoanche il giovanotto di cui «il Magnano» è ilsoprannome. Così lo chiamano per la sua singolarecapacità di ammaestrare lo strano serpente ed usarlo,nientemeno, come arma di difesa. Il Magnano spacciamarijuana. La vende a ragazzi e ragazzini del posto,come Riccardo e Giovanni, età da scuola media,

biciclette come unico mezzo per muoversi su e giù per lesalite dell’Appennino tra Modena e Reggio Emilia.I due, cugini con genitori casari, prendono la stessacorriera per andare a scuola. Su questa viaggia ancheuna ragazza più grande, Irene, magra e silenziosa,enigmatica, sempre vestita con camicie da uomo, tutteabbottonate anche d’estate. Irene, il Magnano,Riccardo, Giovanni, non sono che i protagonisti di unracconto, quello che da il titolo a questa bella raccolta,Nel paese del Magnano (italic, pp. 164, € 14), secondauscita del trentaseienne Sandro Campani (l’esordio, nel2005, con il romanzo È dolcissimo non appartenertipiù). Anche gli altri nove racconti sono ambientati lì, trale pieghe dell’Appennino emiliano, e simili sono i

protagonisti, quasi sempre ragazzini, che si muovonodentro storie semplici, senza avvenimenti eclatanti, il cuifascino è però dilatato dall’età, dallo sguardo, dalbatticuore di chi le vive. Ci si muove tra dighe, campi efossi, piazze di paese, baretti e sagre, coriste d’orchestradi liscio, guardie giurate e nonni infermi. Un mondo aparte, che però è qui, a pochi chilometri dalle città di cuisole ci sembra consistere l’Italia di oggi. Un mondoverosimilmente non inventato da Campani, ma solomesso in scena. In racconti che, ecco qualcosa che illettore scopre con sorpresa, non sono collocati neglianni lontani del dopoguerra, ma nell’ultimo decenniodel secolo scorso, insomma appena ieri. Piersandro Pallavicini

«L’energia del vuoto»:ricercatori, spiee fondamentalistiin una storia viziataun po’ dal didascalismo

Arpaia Tra gli scienziati del Cern di Ginevra:un’impresa che inquina amicizie e famiglie

pp Bruno Arpaiap L’ENERGIA DEL VUOTOp Guanda, pp. 262, € 16,50p Bruno Arpaia, nato a Napoli nel

1957, è traduttore e critico, ispa-nista. Con il romanzo I forestieriha vinto il premio Bagutta Ope-ra Prima nel 1991. Con L’angelodella storia, protagonista il filo-sofo Walter Benjamin, fu finali-sta al Campiello nel 2001.

pp Mariapia Veladianop LA VITA ACCANTOp Einaudi, pp.170, € 16

Questo Big Bangsconvolge la vita

In breve

Mariapia Veladiano

pp Antonio Portap LA SCOMPARSA DEL CORPOp Mannip pp. 185, € 16

Bruno Arpaia,napoletano,non manca,

nel nuovo,scientificoromanzo,

di ritornarea Walter

Benjamin,il filosofo

tedescoprotagonista

del precedente«L’angelo

della storia»

pp Ernesto Aloiap PAESAGGIO CON INCENDIOp minimum faxp pp. 149, € 13Antonio Porta, scomparso nell’89 Ernesto Aloia

Adrian Bravi

Scrittori italianiIVTuttolibri

SABATO 29 GENNAIO 2011LA STAMPA V

Sandro Campani

Superare la catastrofedi una nascita, svelarela propria genialità,scoprire la bellezza che«migliora l’umanità»

La felice ricerca di unosbocco coerente per tantebiografie intrecciate,una storia di famigliacostruita come un giallo

Page 6: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: MAUDAG - Ora di stampa: 28/01/11 17.58

FRANCESCOTROIANO

«La parola glamour èusata in maniera così diffusae vaga al giorno d’oggi, chepotremmo dedurre che ab-bia perso forza e significato.Eppure mantiene il suo pote-re di suggestione, il legamecon i sogni del passato, un’in-tera storia di rimandi e di de-sideri»: così parlò CarolDyhouse, docente di storia al-la University of Sussex, nelsuo Glamour, ricognizione sumode e stili di vita che hannoseguito la trasformazionedel fenomeno da eccentricoad elemento pervasivo delnostro immaginario, segnata-mente in relazione alla figu-ra muliebre.

Dalla prima definizione

della glamour girl chel’Oxford English Dictionaryregistrò, citando un rivistapubblicata nel 1940 («unanuova ragazza glamour, co-me viene chiamata oggi, sot-tile e leggera come una fo-glia d’argento, sbiancata co-me una mandorla, patinatacome un anello nuziale»), al-la contemporaneità, sono,ovviamente, cambiate parec-chie cose: occupandosi inmodo preponderante delmondo anglosassone, il librocompie uno straordinariopercorso attraverso il ’900,da Sarah Bernhardt fasciatadi seta, di pizzo e cincillà, aGreta Garbo ricoperta dalunghe pellicce preziose inGrand Hotel, da MarilynMonroe («una che ha sem-

pre avuto troppa fantasia peressere solo una casalinga») aCourtney Love, «con quel lookda puttana dell’asilo» fatto dipizzo stracciato, jeans scolori-ti ed anfibi Doc Martens.

Evitando di limitarsi al jetset, la saggista esamina, pure, imutamenti del costume pres-so le operaie inglesi dopo il se-condo conflitto mondiale: co-smetici, profumi, biancheriaintima divengono generi nonpiù confinati al mercato dellusso bensì alla portata di tut-te, acquistabili ai grandi ma-gazzini. Se nella seconda metàdel secolo breve il glamour sidemocratizza, nel decenniodei ’60 pare diventare obsole-to, sull’onda del femminismo:non a caso, nel Secondo sessoSimone de Beauvoir stigmatiz-za l’ossessione femminile perl’apparenza come «una formadi narcisismo che conduce allapassività: a rendersi oggetto,anziché agire». Ma, incoercibi-le, esso rivive negli Anni 80sulla scorta del «ritorno al pri-vato», sorta di mantra per don-ne approdate a un neomateria-lismo la cui più efficace iconaè, giustappunto, la materialgirl, Madonna.

A un viaggio c’invita purel’antropologa Alessandra Ca-stellani con il suo saggio Vesti-re degenere: fin dal titolo vieneintrodotta una riflessione sulsignificato del doppel o, peradoprar le parole dell’autrice,

del codice binario: de genere,complemento d’argomento adusar la grammatica latina, e/odegenere, aggettivo s-qualifica-tivo, dacché definisce in dire-zione negativa, deteriore.

Su questa fertile ambigui-tà, il volume gioca le sue cartemigliori, proponendo una scor-reria su e giù per il secolo scor-so: si va da scrittori e perso-naggi di romanzi capaci d’inci-dere sul costume - Proust, Wil-de, Mann; il barone di Charlus,Dorian Gray, Gustav VonAshenbach - e di promuovereuna serie di trasgressioni, finoai mutamenti che ne derive-ranno. Si va, così, dal ribelli-smo dei mods all’androginia diDavid Bowie, dalla pop art diAndy Warhol - con il fenome-no delle drag queen - al ribol-lente punk dei Sex Pistols, finoalle Gothic Lolite nipponicheispirate dal cartone animatoLady Oscar e dalla moda di Hel-lo Kitty.

Insomma, c’è tutto quantoè avvenuto tra il 1926, anno incui Coco Chanel idea il tailleurpantalone per le donne e il1984, quando Jean Paul Gaul-tier fa sfilare per la prima vol-ta un uomo con la gonna. Tan-to di bello, e gioioso, tranne lapiega ultima delle cose: «Si èfatta avanti una rinaturalizza-zione ossessiva del genere fem-minile, tramite una sorta diipertrofica interpretazionedella donna muliebre», lamen-ta la Castellani.

E’ la deriva, un poco depri-mente, dell’estetica delleescort, di un nuovo servaggiofemminile a gusti deteriori eretrivi, sull’altare della fama edel danaro. Per dirla con Al-berto Arbasino: tanto agitarsi,per risultati così scarsi?

Attilio Micheluzzi è sta-to un maestro schivo,appartato, dallo stile

signorile che l'ha tenuto aimargini della mitologia fumet-tistica, al contrario del trasci-nante Hugo Pratt del qualeperò è stato gemello nella ge-nialità narrativa. E la ripro-va viene da questa attenta eaffettuosa monografia curatada Santo Alligo - Micheluzzi(Little Nemo editore, pp. 146,€ 25) - con tavole e illustrazio-ni, in bianco nero e a colori,che danno la misura del rigo-re artistico di quest'architettopittore approdato purtroppotardi alla letteratura disegna-ta: un peccato, davvero, per-ché Micheluzzi avrebbe potutodare moltissima linfa ai no-stri sogni di lettori.

Nato in Istria, a Umago,nel 1930, figlio di un marinaioche diverrà generale di divisio-ne dell'Aeronautica, AttilioMicheluzzi è «immerso in un'atmosfera mitteleuropea chene formerà il carattere e mette-rà in risalto l'innata signorili-tà»: i continui trasferimentidel padre portano la famiglia

in giro per l'Italia (da Roma aNapoli) e poi, dopo la laurea inarchitettura, c'è la scelta dell'Africa che abbina il desideriodell'avventura all'esigenza di fa-re, costruire. La prima dei tre fi-gli, Agnese, nasce così a Dakarin Senegal, poi ci saranno Nige-ria, Tunisia e Libia da dove do-vrà tornare in Italia per l'espul-sione imposta dal colonnelloGheddafi nel 1970.

In Italia progetta stazioni diservizio e altre opere, ma si sen-te messo ai margini perché non«organico» alle varie forme dipotere e così coltiva professional-mente la passione per l'illustra-zione e il fumetto che da ragazzoera nata sulle pagine di Alberta-relli, Molino, Caesar, Caprioli,Raymond, Caniff. Nel 1972 c'èl'esordio sul Corriere dei Ra-gazzi disegnando una storiascritta da Mino Milani, Il pilotache morì due volte, firmata conlo pseudonimo di Igor ArtzBajeff.

E' l'inizio di un intenso per-corso, umano e artistico, segna-to dai personaggi Johnny Focus,Capitan Erik, Rosso Stenton,Clarence Babel Man, Marcel La-

brume e la splendida PetraChérie così come Molly Mander-ling, Carole Gibson, Ariane…

Quindi le belle storie per lacollana «Un uomo un'avventu-ra» della Cepim, L'uomo delTanganyka e L'uomo del Khy-ber, le illustrazioni per Il Gior-nalino e altre riviste. Per arriva-re all'ultimo racconto, Afghani-stan, amaro e triste, nel quale sidisegna anziano e stanco con ladidascalia: «Ed io ancora qui araccontare queste orribili storiefino a quando qualcuno tra voisi stancherà e mitraglierà, final-mente, anche me!».

Poco dopo, il 20 settembredel 1990, Attilio Micheluzzi vie-ne stroncato da un infarto aNapoli. A vent'anni dalla suamorte, dunque, la monografiadi Santo Alligo gli rende dove-rosamente omaggio, così comela grande mostra antologicaaperta fino al 12 febbraio nellagalleria «Little Nemo» di viaOzanam a Torino. Un ritornopienamente meritato per un au-tore che Vincenzo Mollica defi-nisce «un genio del fumetto, unmaestro della letteratura dise-gnata».

GIUSEPPEMARCENARO

L’unico ritratto chela mostrava al tempo dellafiorente bellezza lo vollechiuso nella bara con lei.Andandosene portò viacon sé la memoria del suovolto. Nessun postero hacosì potuto, né può, vederei tratti di Metilde Dem-bowski Viscontini, una del-le celebrate figure femmini-li del risorgimento italiano,amata e idealizzata da pa-trioti e scrittori, da Pellicoa Foscolo, compreso Sten-dhal che, elemosinandocon ostinazione l'amore dilei, metabolizzò nella suaopera letteraria la dolorosae non corrisposta passione.

Metilde ci è raccontataoggi da Marta Boneschi inuna biografia di quelle cheusano ai nostri tempi, tranotizie storiche e tanta fic-tion. È questa una maniera,ma non l’unica, di farcelavedere attraverso sventu-re e pulsioni che furono ilcontrappunto della sua vi-ta: volitiva e romantica,

«pioniera della dignità e del-l’indipendenza femminile».Altrimenti è evocabile trami-te Stendhal, rinvenendolatra le pagine di un innamora-tissimo signor Henri Beyle.Quando però l'ardore di Bey-le arrivava al livello di guar-dia, Metilde, per fargli sbolli-re le appassionate profferte,lo invitava a farsi un giro at-torno al Duomo.

Nata nel 1790, Metilde po-teva vantare una famiglia difemminili celebrità: la nonna,Elena Milesi, era la decantata«sciura Lenin» nei versi diCarlo Porta; la bisnonna,

Bianca Ferrari, aveva anima-to un celebre salotto illumini-sta; la cugina, Bianca Milesi,pittrice, impegnata nei motirisorgimentali.

Abitava nella milanesissi-ma via San Maurilio e, a di-ciassette anni, contro voglia,aveva sposato Jan Dem-bowski, ufficiale napoleoni-co della Legione polacca, dacui ebbe due figli, Carlo e Er-cole. Pochi anni dopo l’infeli-ce matrimonio, Metilde fug-gì in Svizzera. Ritornò a Mi-lano soltanto per difendere ilproprio status di madre e didonna. Il marito le riconob-

be il diritto sui figli e di vive-re «separata di letto e d’ap-partamento» con la condizio-ne di stabilire il domicilio incasa Dembowski. Il polaccovoleva salvare le apparenze.Arrestata con l’accusa d’es-sere un’animatrice dei motiindipendentisti del 1821, Me-tilde si oppose fieramente al-l’inquisitore austriaco chevoleva svelasse i nomi di al-tri patrioti. Morì a trentacin-que anni.

Stendhal diceva rassomi-gliasse - fors’anche simboli-camente - «à la charmanteHérodiade de Léonard de

Vinci» (opera attribuita poia Bernardino Luini). Le scris-se appassionate lettere, ri-sultato di una intensa e medi-tata preparazione. Progres-sivi appunti in un continuoideale avvicinamento, lamessa a fuoco dei sentimen-ti. Una esercitazione aggro-vigliata con cui si prefiggevadi confessarle il suo amore.

Nei brouillons lasciati daStendhal si rinvengono anco-ra le attenzioni per lei: «De-v’essere amata ardentemen-te. Provare il mio amore. Iltutto in stile appassionato.Mi accorgo d’averla offesa.Non posso sopportare que-st’idea. La mia lettera deveessere dunque rispettosa.Sottolineare che tutte le pas-sioni rendono arditi...».

Il sentimental vagheggia-

mento trovò il suo esito in Del'amour in cui Stendhal esa-mina la natura dell’amoreche è tanta parte della felici-tà e dell’infelicità umana.Scritto in gran parte a Mila-no durante il carnevale del1820 De l'amour «cristalliz-za» l’iridescenza dei pensieriardenti, delicati e dolenti perMetilde, il cui profilo si ritro-verà indimenticato, in so-vrapposizione con altri amo-ri mancati, nei personaggifemminili della Chartreuse deParme.

Risorgimento La fiera principessadi Belgiojoso, disprezzata da Cavour

Metilde, la bellezzache infiammò Stendhal

Cristina,la politicaè donna

Prerisorgimento Donna “ideale” per patrioti e scrittori,da Pellico e Foscolo all’ardente autore della “Chartreuse”

EUGENIATOGNOTTI

Occupa ben poco spa-zio nella storia e nella vulgatadel Risorgimento italiano laprincipessa Cristina Trivul-zio di Belgiojoso, a confermadella rappresentazione tuttamaschile nell’immaginario.Tra i volti baffuti dei protago-nisti, che riempiono antolo-gie e libri di testo, non è datoimbattersi in una sua immagi-ne, in cui cogliere «il lungosuo sguardo» che affascinòNiccolò Tommaseo, uno de-gli adoranti frequentatori, ne-gli Anni Trenta, del suo cele-bre salotto parigino. Né brillaper presenza nella debordan-te toponomastica risorgimen-tale, dominata, naturalmen-te, da Mazzini, Garibaldi, Ca-vour. Persino la sua Milano,dove era nata nel 1808, dauna famiglia di antica nobiltàe di idee liberali, le ha dedica-to una strada qualunque.

Un’invisibilità che pesa,considerati la sua infaticabileazione politica e cospirativa,il generoso sostegno a esuli efuorusciti, le energie speseper la causa dell’unità nazio-

nale. Del resto, non sorpren-de l’esclusione dalla mitolo-gia risorgimentale dell’irre-quieta principessa lombarda,saggista, giornalista e fonda-trice di giornali, seguace deigrandi movimenti per le rifor-me sociali, protagonista diprimo piano del dibattito cul-turale e politico del suo tem-po, durante e dopo la ventatarivoluzionaria del ‘48 euro-

peo, capace di azioni avventu-rose come quella che la portòdopo le Cinque Giornate di Mi-lano a guidare un gruppo di du-ecento volontari, trasportati inpiroscafo da Genova a Milano.

Lotte d’indipendenza nazio-nale e guerre, si sa, sono fac-cende da uomini, esigono unrafforzamento della disciplinae tendono a consolidare i ruolitradizionali: gli uomini al fron-te, le donne - anch’esse mobili-tate al servizio della patria -nelle retrovie, a preparare ben-de, cucinare, curare: proiezio-ni, tutte, del lavoro familiare dicura. Padrona di sé, e non biso-gnevole di protezione maschi-le, la principessa, separata dalmarito che le aveva trasmessola sifilide, era troppo lontanadall’immagine della donnad’élite, educata alla modestia eal controllo dei sentimenti, lon-tana dai luoghi istituzionali edalla nuova sfera pubblica.

Il suo spirito d’indipenden-za, l’attività politica e giornali-stica, le sue scelte di vita (ave-va avuto in Francia una figliadi cui non aveva mai rivelato lapaternità), le attiravano antipa-tie e malevolenze. Isolata an-che negli ambienti aristocrati-

ci meno retrivi, odiata dagli au-striaci che le avevano seque-strato i beni, dopo gli sfortuna-ti moti del ‘31, non era accetta-ta neppure negli ambienti a leipiù vicini.

Ne parlano male Cavour e ilpatriota e giornalista GiuseppeMassari. La considera «un’esal-tata» Terenzio Mamiani, unadelle figure di primo piano delRisorgimento. Mazzini, che neimesi della Repubblica romana,nel 1849, le affida il compito di

organizzare gli ospedali roma-ni e l’assistenza ai feriti ricorde-rà «il tormento» che gli infligge-va «pel continuo litigare che fa-ceva con i chirurgi, medici e in-fermieri». Un giudizio ingene-roso: anni prima che FlorenceNightingale, la fondatrice delnursing, divenisse un’eroina na-zionale in Gran Bretagna, perl’organizzazione dell’assisten-za negli ospedali militari in

Crimea (1855), Cristina era riu-scita a formare un corpo di in-fermiere «laiche» che assiste-vano giorno e notte i feriti du-rante l’assedio della città.

Avendo alle spalle una com-plicata storia di malattia e unanon comune conoscenza dellafarmacopea del suo tempo edell’organizzazione degli avan-zati ospedali milanesi, vantavauna certa esperienza. E di cer-to dovette affermare le sueidee con un certo vigore, con ilgoverno e con i medici. Cosache le attirò critiche e «ingiu-

riose mormorazioni», provoca-te anche dalla presenza tra levolontarie di alcune prostituteche esibivano peccaminose«braccia nude». «Svergognate,che tenean luogo del demoniotentatore al capezzale di quegliinfelici», secondo il gesuita Pa-dre Bresciani, che giudicava laprincipessa una «femminasfacciata ed impudente». Cadu-ta della Repubblica, nell’estatedel 1849, Cristina deve lasciareRoma in tutta fretta e fuggire aMalta e, quindi, in Grecia e inTurchia.

La vita avventurosa e trava-gliata della principessa di Bel-giojoso ha ispirato numerosebiografie. Mancava tuttaviauno studio mirato sui suoi scrit-ti, un vuoto ora colmato da que-sta raccolta di saggi - La primadonna d’Italia - che confluisco-no, da versanti diversi, a mette-re in luce l’attitudine per lo stu-dio e la ricerca storica, il meto-do nella raccolta di dati e docu-menti, ma soprattutto l’inesau-ribile passione per il giornali-smo politico, fino alle ultimebattaglie di idee nell’Italia or-

mai unita, ma con tante crepe.Al filone giornalistico si affian-ca quello saggistico: dal Saggiosulla formazione del dogma cat-tolico che riempì d’ammirazio-ne intellettuali come Tocquevil-le, alla traduzione e allo studiosu Giovan Battista Vico, a quel-lo Sulle condizioni delle donneitaliane e sul loro avvenire pub-blicato dalla Nuova Antologia.

Vi si sofferma una delle au-trici, Daniela Maldini Chiarito,attirando l’attenzione su un da-to meritevole di nuova atten-zione: quel rapporto con il pote-re della cultura e della parolache Cristina di Belgiojoso hasaputo esercitare nell’Ottocen-to italiano, invadendo, con co-raggio, lo spazio tradizional-mente maschile della «parolapubblica», rompendo quel si-lenzio che nella società roma-na delle origini aveva persinouna divinità, naturalmentefemminile, di riferimento, «Ta-cita Muta».

MAESTRI DEL FUMETTOALBERTO GEDDA

L’architettodi belle avventure

Attilio Micheluzzi, gemello di HugoPratt: una monografia e una mostra

DA ABBA A BIAMONTI E ORENGO

I liguri che fecero l’Unità= Partì da Quarto la spedizione dei Mille. Da Quarto alVolturno, come Giuseppe Cesare Abba da CairoMontenotte titolerà le sue noterelle risorgimentali.La camicia rossa è fra le penne adunate da Maria TeresaCaprile e Francesco De Nicola in «... Italia chiamò» (DeFerrari, pp. 239, € 15), centocinquant’anni di storiapatria nelle pagine degli scrittori liguri. Una galleriadove si avvicendano figure come Giovanni Ruffini (Ildottor Antonio) e De Amicis (Sull’Oceano), Montale eCalvino, Gian Carlo Fusco e Edoardo Sanguineti, NicoOrengo e Francesco Biamonti,

Dal barone di Charlusall’androgino Bowie,dal tailleur pantaloneall’uomo con la gonna,dalla lady alla escort

Ieri nella setaoggi drag queen

Da sinistra,in senso orario3 illustrazionidi Micheluzzi:

«Ariane»,1980;

«Autoritrattosecentesco»,

1985;«Air Mail »,

1984

PRIMONOVECENTO

Tutte le donne di Torino= Piccole e grandi donne crebbero sotto la Mole, nelprimo Novecento. Rosellina Piano ha ricostruito La cittàdelle donne (Umberto Soletti editore, pp. 155, € 20), qualesi manifestò nell’età Belle Epoque e un poco oltre, fino al1920, ancora in fiore Ada Gobetti. Il catalogo è questo:donne fuori dal comune (come Amalia Guglielminetti),donne dell’occulto (come la «celebre F. Lina»), donnegiornaliste e conferenziere (Barbara Allason), sportive (laprima donna a conseguire la patente automobilistica,Ernestina Macchia Prola) e imprenditrici... Donna, misterosenza fine bello. Curata, anche, l’iconografia.

PADRI DELLA PATRIA IN ESILIO

I cospiratori di Londra= A Londra, lungo il Tamigi tessendo l’Unità d’Italia,Enrico Verdecchia, giornalista, racconta l’esiliooltremanica dei padri risorgimentali in Londra deicospiratori (Tropea ed., pp. 695, € 32). Un autenticoparterre de rois, dove il tricolore nascente sventola conaltri vessilli. E così, accanto a Garibaldi e a GiuseppeMazzini, ai fratelli Ruffini e al romantico Prati, e a UgoFoscolo, ecco elevarsi Marx e Bakunin, Chateaubriand eJohn Stuart Mill, ovvero il teorico della libertà. Una lungastagione di frontiere aperte che tramonterà nel 1905.Da allora il diritto d’asilo non sarà più automatico.

I GRANDISARTI INGLESI

Lo stile maschile è Savile row= Se Vogue, come dimostra Il diavolo veste Prada, dettalamoda femminilee influenza i suoi stilisti, quellamaschileè forgiata per sempre in Savile row: l’indirizzo dello stile chesopravviveal tempo, il cui spirito ingessa i designer con ideedi fratturanelle righe dei gessati, li avvolge in doppiopetti, liabbottonanei gilet e, sì ancora, li imbriglia con le cravatte.Questaè l’eleganza inglese, questaessenzialmenteèl’eleganza.Come nel Saper vivere, il galateo di DonnaLetizia,Colette Rosselli, compagnadi Indro Montanelli:portareun abito nuovo come fosse vecchioe unousatoquale fosse nuovo. «Understatement»,Oltremanica.Che

nonsignifica sminuire, quantoconsapevolezza,non averbisogno di affermarsi. Semplicementeperché già si è.«Never complain,never explain» (mai lamentarsi, maispiegarsi) secondoBenjamin Disraeli, non a caso cliente diHenryPoole (15, Savile row), il negozio fondatoredell’areanel 1846. Con la Rivoluzione francese finisce infatti l’abitodi corte e si guarda a quelloper l’equitazione.ProprioPooletrasforma le scuderie sulla via posteriore - non una «street»ma una «row» - nella sartoriaper sovrani e celebritàdimezzomondo.Con lo stile cui ora s’inchina, chissà quantoopportunisticamente, lo stilista Tom Ford nella prefazioneal lussuoso libro fotograficodel giornalistadi moda JamesSherwoodEleganza inglese. I grandi sartidi Savile row(MondadoriElecta, pp. 255, € 59): «Se non disegnassi io la

mia collezione, avrei sicuramenteun guardarobaconfezionato in Savile row!».Ma la verità è che non tutte lesartorie resistonoalla moda. Basti pensare che a fronte diEde & Ravencroft, all’angolodella via, ha aperto la catenaAbercrombie& Fitch, che tra commessi ammiccanti eprofuminauseabondi vende t-shirt e camicetteda fintoboscaiolo.E Gieves & Hawkes, lì di fianco, ha rinunciato alsuocharme per commercializzarsi. Simboli di nicchia oltreaPooleci sono ancora, ma come Anderson & Sheppard,purmantenendonel marchio l’indirizzooriginale, si sonotrasferiti nella parallela Old Burlingtonstreet. D’altra parteSavile row nonè mai stata solo un luogo, ma uno stile, unospiritoda indossaredovunque lo si porti. FrancescoRigatelli

pp Alessandra Castellanip VESTIRE DEGENEREp Donzellip pp.212, € 24

Arrestata per i motidel 1821, si opposeall’inquisitore austriacoche la sollecitavaa tradire i patrioti

pp LA PRIMA DONNA D'ITALIACristina Trivulzio di Belgiojosotra politica e giornalismop a cura di M. Fugazza e K. Rörigp Franco Angeli, pp. 254, € 30

Dalla Milanodelle Cinque giornatea Roma con Mazzini,una «riformista»tra giornali e ospedali

Mode e stili Due percorsi attraverso gli abiti del ’900:la leggerezza “glamour” e la trasgressione “degenere”

F. Astaire, cliente di Savile rowDisegno liberty di A. Moucha

pp Carol Dyhousep GLAMOURp trad. di Emiliano Morrealep Donzelli,pp.185, € 26

150O

Libri d’ItaliaPer il 2011

La principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso in un ritratto di Hayez

Stendhal paragonava Metilde alla «Hérodiade de Léonardde Vinci» (opera attribuita poi a Bernardino Luini)

Alla scoperta dei suoiscritti, tra cui un saggiosul dogma ammiratoda Tocquevillee una traduzione di Vico

pp Marta Boneschip LA DONNA SEGRETA. Storia di

Metilde Viscontini Dembowskip Marsilio, p. 340, € 18

Da Sarah Bernhardt,la Garbo e la Monroeal look di Madonnaicona mediaticadella «material girl»

Storie e costumiVITuttolibri

SABATO 29 GENNAIO 2011LA STAMPA VII

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FRANCESCOTROIANO

«La parola glamour èusata in maniera così diffusae vaga al giorno d’oggi, chepotremmo dedurre che ab-bia perso forza e significato.Eppure mantiene il suo pote-re di suggestione, il legamecon i sogni del passato, un’in-tera storia di rimandi e di de-sideri»: così parlò CarolDyhouse, docente di storia al-la University of Sussex, nelsuo Glamour, ricognizione sumode e stili di vita che hannoseguito la trasformazionedel fenomeno da eccentricoad elemento pervasivo delnostro immaginario, segnata-mente in relazione alla figu-ra muliebre.

Dalla prima definizione

della glamour girl chel’Oxford English Dictionaryregistrò, citando un rivistapubblicata nel 1940 («unanuova ragazza glamour, co-me viene chiamata oggi, sot-tile e leggera come una fo-glia d’argento, sbiancata co-me una mandorla, patinatacome un anello nuziale»), al-la contemporaneità, sono,ovviamente, cambiate parec-chie cose: occupandosi inmodo preponderante delmondo anglosassone, il librocompie uno straordinariopercorso attraverso il ’900,da Sarah Bernhardt fasciatadi seta, di pizzo e cincillà, aGreta Garbo ricoperta dalunghe pellicce preziose inGrand Hotel, da MarilynMonroe («una che ha sem-

pre avuto troppa fantasia peressere solo una casalinga») aCourtney Love, «con quel lookda puttana dell’asilo» fatto dipizzo stracciato, jeans scolori-ti ed anfibi Doc Martens.

Evitando di limitarsi al jetset, la saggista esamina, pure, imutamenti del costume pres-so le operaie inglesi dopo il se-condo conflitto mondiale: co-smetici, profumi, biancheriaintima divengono generi nonpiù confinati al mercato dellusso bensì alla portata di tut-te, acquistabili ai grandi ma-gazzini. Se nella seconda metàdel secolo breve il glamour sidemocratizza, nel decenniodei ’60 pare diventare obsole-to, sull’onda del femminismo:non a caso, nel Secondo sessoSimone de Beauvoir stigmatiz-za l’ossessione femminile perl’apparenza come «una formadi narcisismo che conduce allapassività: a rendersi oggetto,anziché agire». Ma, incoercibi-le, esso rivive negli Anni 80sulla scorta del «ritorno al pri-vato», sorta di mantra per don-ne approdate a un neomateria-lismo la cui più efficace iconaè, giustappunto, la materialgirl, Madonna.

A un viaggio c’invita purel’antropologa Alessandra Ca-stellani con il suo saggio Vesti-re degenere: fin dal titolo vieneintrodotta una riflessione sulsignificato del doppel o, peradoprar le parole dell’autrice,

del codice binario: de genere,complemento d’argomento adusar la grammatica latina, e/odegenere, aggettivo s-qualifica-tivo, dacché definisce in dire-zione negativa, deteriore.

Su questa fertile ambigui-tà, il volume gioca le sue cartemigliori, proponendo una scor-reria su e giù per il secolo scor-so: si va da scrittori e perso-naggi di romanzi capaci d’inci-dere sul costume - Proust, Wil-de, Mann; il barone di Charlus,Dorian Gray, Gustav VonAshenbach - e di promuovereuna serie di trasgressioni, finoai mutamenti che ne derive-ranno. Si va, così, dal ribelli-smo dei mods all’androginia diDavid Bowie, dalla pop art diAndy Warhol - con il fenome-no delle drag queen - al ribol-lente punk dei Sex Pistols, finoalle Gothic Lolite nipponicheispirate dal cartone animatoLady Oscar e dalla moda di Hel-lo Kitty.

Insomma, c’è tutto quantoè avvenuto tra il 1926, anno incui Coco Chanel idea il tailleurpantalone per le donne e il1984, quando Jean Paul Gaul-tier fa sfilare per la prima vol-ta un uomo con la gonna. Tan-to di bello, e gioioso, tranne lapiega ultima delle cose: «Si èfatta avanti una rinaturalizza-zione ossessiva del genere fem-minile, tramite una sorta diipertrofica interpretazionedella donna muliebre», lamen-ta la Castellani.

E’ la deriva, un poco depri-mente, dell’estetica delleescort, di un nuovo servaggiofemminile a gusti deteriori eretrivi, sull’altare della fama edel danaro. Per dirla con Al-berto Arbasino: tanto agitarsi,per risultati così scarsi?

Attilio Micheluzzi è sta-to un maestro schivo,appartato, dallo stile

signorile che l'ha tenuto aimargini della mitologia fumet-tistica, al contrario del trasci-nante Hugo Pratt del qualeperò è stato gemello nella ge-nialità narrativa. E la ripro-va viene da questa attenta eaffettuosa monografia curatada Santo Alligo - Micheluzzi(Little Nemo editore, pp. 146,€ 25) - con tavole e illustrazio-ni, in bianco nero e a colori,che danno la misura del rigo-re artistico di quest'architettopittore approdato purtroppotardi alla letteratura disegna-ta: un peccato, davvero, per-ché Micheluzzi avrebbe potutodare moltissima linfa ai no-stri sogni di lettori.

Nato in Istria, a Umago,nel 1930, figlio di un marinaioche diverrà generale di divisio-ne dell'Aeronautica, AttilioMicheluzzi è «immerso in un'atmosfera mitteleuropea chene formerà il carattere e mette-rà in risalto l'innata signorili-tà»: i continui trasferimentidel padre portano la famiglia

in giro per l'Italia (da Roma aNapoli) e poi, dopo la laurea inarchitettura, c'è la scelta dell'Africa che abbina il desideriodell'avventura all'esigenza di fa-re, costruire. La prima dei tre fi-gli, Agnese, nasce così a Dakarin Senegal, poi ci saranno Nige-ria, Tunisia e Libia da dove do-vrà tornare in Italia per l'espul-sione imposta dal colonnelloGheddafi nel 1970.

In Italia progetta stazioni diservizio e altre opere, ma si sen-te messo ai margini perché non«organico» alle varie forme dipotere e così coltiva professional-mente la passione per l'illustra-zione e il fumetto che da ragazzoera nata sulle pagine di Alberta-relli, Molino, Caesar, Caprioli,Raymond, Caniff. Nel 1972 c'èl'esordio sul Corriere dei Ra-gazzi disegnando una storiascritta da Mino Milani, Il pilotache morì due volte, firmata conlo pseudonimo di Igor ArtzBajeff.

E' l'inizio di un intenso per-corso, umano e artistico, segna-to dai personaggi Johnny Focus,Capitan Erik, Rosso Stenton,Clarence Babel Man, Marcel La-

brume e la splendida PetraChérie così come Molly Mander-ling, Carole Gibson, Ariane…

Quindi le belle storie per lacollana «Un uomo un'avventu-ra» della Cepim, L'uomo delTanganyka e L'uomo del Khy-ber, le illustrazioni per Il Gior-nalino e altre riviste. Per arriva-re all'ultimo racconto, Afghani-stan, amaro e triste, nel quale sidisegna anziano e stanco con ladidascalia: «Ed io ancora qui araccontare queste orribili storiefino a quando qualcuno tra voisi stancherà e mitraglierà, final-mente, anche me!».

Poco dopo, il 20 settembredel 1990, Attilio Micheluzzi vie-ne stroncato da un infarto aNapoli. A vent'anni dalla suamorte, dunque, la monografiadi Santo Alligo gli rende dove-rosamente omaggio, così comela grande mostra antologicaaperta fino al 12 febbraio nellagalleria «Little Nemo» di viaOzanam a Torino. Un ritornopienamente meritato per un au-tore che Vincenzo Mollica defi-nisce «un genio del fumetto, unmaestro della letteratura dise-gnata».

GIUSEPPEMARCENARO

L’unico ritratto chela mostrava al tempo dellafiorente bellezza lo vollechiuso nella bara con lei.Andandosene portò viacon sé la memoria del suovolto. Nessun postero hacosì potuto, né può, vederei tratti di Metilde Dem-bowski Viscontini, una del-le celebrate figure femmini-li del risorgimento italiano,amata e idealizzata da pa-trioti e scrittori, da Pellicoa Foscolo, compreso Sten-dhal che, elemosinandocon ostinazione l'amore dilei, metabolizzò nella suaopera letteraria la dolorosae non corrisposta passione.

Metilde ci è raccontataoggi da Marta Boneschi inuna biografia di quelle cheusano ai nostri tempi, tranotizie storiche e tanta fic-tion. È questa una maniera,ma non l’unica, di farcelavedere attraverso sventu-re e pulsioni che furono ilcontrappunto della sua vi-ta: volitiva e romantica,

«pioniera della dignità e del-l’indipendenza femminile».Altrimenti è evocabile trami-te Stendhal, rinvenendolatra le pagine di un innamora-tissimo signor Henri Beyle.Quando però l'ardore di Bey-le arrivava al livello di guar-dia, Metilde, per fargli sbolli-re le appassionate profferte,lo invitava a farsi un giro at-torno al Duomo.

Nata nel 1790, Metilde po-teva vantare una famiglia difemminili celebrità: la nonna,Elena Milesi, era la decantata«sciura Lenin» nei versi diCarlo Porta; la bisnonna,

Bianca Ferrari, aveva anima-to un celebre salotto illumini-sta; la cugina, Bianca Milesi,pittrice, impegnata nei motirisorgimentali.

Abitava nella milanesissi-ma via San Maurilio e, a di-ciassette anni, contro voglia,aveva sposato Jan Dem-bowski, ufficiale napoleoni-co della Legione polacca, dacui ebbe due figli, Carlo e Er-cole. Pochi anni dopo l’infeli-ce matrimonio, Metilde fug-gì in Svizzera. Ritornò a Mi-lano soltanto per difendere ilproprio status di madre e didonna. Il marito le riconob-

be il diritto sui figli e di vive-re «separata di letto e d’ap-partamento» con la condizio-ne di stabilire il domicilio incasa Dembowski. Il polaccovoleva salvare le apparenze.Arrestata con l’accusa d’es-sere un’animatrice dei motiindipendentisti del 1821, Me-tilde si oppose fieramente al-l’inquisitore austriaco chevoleva svelasse i nomi di al-tri patrioti. Morì a trentacin-que anni.

Stendhal diceva rassomi-gliasse - fors’anche simboli-camente - «à la charmanteHérodiade de Léonard de

Vinci» (opera attribuita poia Bernardino Luini). Le scris-se appassionate lettere, ri-sultato di una intensa e medi-tata preparazione. Progres-sivi appunti in un continuoideale avvicinamento, lamessa a fuoco dei sentimen-ti. Una esercitazione aggro-vigliata con cui si prefiggevadi confessarle il suo amore.

Nei brouillons lasciati daStendhal si rinvengono anco-ra le attenzioni per lei: «De-v’essere amata ardentemen-te. Provare il mio amore. Iltutto in stile appassionato.Mi accorgo d’averla offesa.Non posso sopportare que-st’idea. La mia lettera deveessere dunque rispettosa.Sottolineare che tutte le pas-sioni rendono arditi...».

Il sentimental vagheggia-

mento trovò il suo esito in Del'amour in cui Stendhal esa-mina la natura dell’amoreche è tanta parte della felici-tà e dell’infelicità umana.Scritto in gran parte a Mila-no durante il carnevale del1820 De l'amour «cristalliz-za» l’iridescenza dei pensieriardenti, delicati e dolenti perMetilde, il cui profilo si ritro-verà indimenticato, in so-vrapposizione con altri amo-ri mancati, nei personaggifemminili della Chartreuse deParme.

Risorgimento La fiera principessadi Belgiojoso, disprezzata da Cavour

Metilde, la bellezzache infiammò Stendhal

Cristina,la politicaè donna

Prerisorgimento Donna “ideale” per patrioti e scrittori,da Pellico e Foscolo all’ardente autore della “Chartreuse”

EUGENIATOGNOTTI

Occupa ben poco spa-zio nella storia e nella vulgatadel Risorgimento italiano laprincipessa Cristina Trivul-zio di Belgiojoso, a confermadella rappresentazione tuttamaschile nell’immaginario.Tra i volti baffuti dei protago-nisti, che riempiono antolo-gie e libri di testo, non è datoimbattersi in una sua immagi-ne, in cui cogliere «il lungosuo sguardo» che affascinòNiccolò Tommaseo, uno de-gli adoranti frequentatori, ne-gli Anni Trenta, del suo cele-bre salotto parigino. Né brillaper presenza nella debordan-te toponomastica risorgimen-tale, dominata, naturalmen-te, da Mazzini, Garibaldi, Ca-vour. Persino la sua Milano,dove era nata nel 1808, dauna famiglia di antica nobiltàe di idee liberali, le ha dedica-to una strada qualunque.

Un’invisibilità che pesa,considerati la sua infaticabileazione politica e cospirativa,il generoso sostegno a esuli efuorusciti, le energie speseper la causa dell’unità nazio-

nale. Del resto, non sorpren-de l’esclusione dalla mitolo-gia risorgimentale dell’irre-quieta principessa lombarda,saggista, giornalista e fonda-trice di giornali, seguace deigrandi movimenti per le rifor-me sociali, protagonista diprimo piano del dibattito cul-turale e politico del suo tem-po, durante e dopo la ventatarivoluzionaria del ‘48 euro-

peo, capace di azioni avventu-rose come quella che la portòdopo le Cinque Giornate di Mi-lano a guidare un gruppo di du-ecento volontari, trasportati inpiroscafo da Genova a Milano.

Lotte d’indipendenza nazio-nale e guerre, si sa, sono fac-cende da uomini, esigono unrafforzamento della disciplinae tendono a consolidare i ruolitradizionali: gli uomini al fron-te, le donne - anch’esse mobili-tate al servizio della patria -nelle retrovie, a preparare ben-de, cucinare, curare: proiezio-ni, tutte, del lavoro familiare dicura. Padrona di sé, e non biso-gnevole di protezione maschi-le, la principessa, separata dalmarito che le aveva trasmessola sifilide, era troppo lontanadall’immagine della donnad’élite, educata alla modestia eal controllo dei sentimenti, lon-tana dai luoghi istituzionali edalla nuova sfera pubblica.

Il suo spirito d’indipenden-za, l’attività politica e giornali-stica, le sue scelte di vita (ave-va avuto in Francia una figliadi cui non aveva mai rivelato lapaternità), le attiravano antipa-tie e malevolenze. Isolata an-che negli ambienti aristocrati-

ci meno retrivi, odiata dagli au-striaci che le avevano seque-strato i beni, dopo gli sfortuna-ti moti del ‘31, non era accetta-ta neppure negli ambienti a leipiù vicini.

Ne parlano male Cavour e ilpatriota e giornalista GiuseppeMassari. La considera «un’esal-tata» Terenzio Mamiani, unadelle figure di primo piano delRisorgimento. Mazzini, che neimesi della Repubblica romana,nel 1849, le affida il compito di

organizzare gli ospedali roma-ni e l’assistenza ai feriti ricorde-rà «il tormento» che gli infligge-va «pel continuo litigare che fa-ceva con i chirurgi, medici e in-fermieri». Un giudizio ingene-roso: anni prima che FlorenceNightingale, la fondatrice delnursing, divenisse un’eroina na-zionale in Gran Bretagna, perl’organizzazione dell’assisten-za negli ospedali militari in

Crimea (1855), Cristina era riu-scita a formare un corpo di in-fermiere «laiche» che assiste-vano giorno e notte i feriti du-rante l’assedio della città.

Avendo alle spalle una com-plicata storia di malattia e unanon comune conoscenza dellafarmacopea del suo tempo edell’organizzazione degli avan-zati ospedali milanesi, vantavauna certa esperienza. E di cer-to dovette affermare le sueidee con un certo vigore, con ilgoverno e con i medici. Cosache le attirò critiche e «ingiu-

riose mormorazioni», provoca-te anche dalla presenza tra levolontarie di alcune prostituteche esibivano peccaminose«braccia nude». «Svergognate,che tenean luogo del demoniotentatore al capezzale di quegliinfelici», secondo il gesuita Pa-dre Bresciani, che giudicava laprincipessa una «femminasfacciata ed impudente». Cadu-ta della Repubblica, nell’estatedel 1849, Cristina deve lasciareRoma in tutta fretta e fuggire aMalta e, quindi, in Grecia e inTurchia.

La vita avventurosa e trava-gliata della principessa di Bel-giojoso ha ispirato numerosebiografie. Mancava tuttaviauno studio mirato sui suoi scrit-ti, un vuoto ora colmato da que-sta raccolta di saggi - La primadonna d’Italia - che confluisco-no, da versanti diversi, a mette-re in luce l’attitudine per lo stu-dio e la ricerca storica, il meto-do nella raccolta di dati e docu-menti, ma soprattutto l’inesau-ribile passione per il giornali-smo politico, fino alle ultimebattaglie di idee nell’Italia or-

mai unita, ma con tante crepe.Al filone giornalistico si affian-ca quello saggistico: dal Saggiosulla formazione del dogma cat-tolico che riempì d’ammirazio-ne intellettuali come Tocquevil-le, alla traduzione e allo studiosu Giovan Battista Vico, a quel-lo Sulle condizioni delle donneitaliane e sul loro avvenire pub-blicato dalla Nuova Antologia.

Vi si sofferma una delle au-trici, Daniela Maldini Chiarito,attirando l’attenzione su un da-to meritevole di nuova atten-zione: quel rapporto con il pote-re della cultura e della parolache Cristina di Belgiojoso hasaputo esercitare nell’Ottocen-to italiano, invadendo, con co-raggio, lo spazio tradizional-mente maschile della «parolapubblica», rompendo quel si-lenzio che nella società roma-na delle origini aveva persinouna divinità, naturalmentefemminile, di riferimento, «Ta-cita Muta».

MAESTRI DEL FUMETTOALBERTO GEDDA

L’architettodi belle avventure

Attilio Micheluzzi, gemello di HugoPratt: una monografia e una mostra

DA ABBA A BIAMONTI E ORENGO

I liguri che fecero l’Unità= Partì da Quarto la spedizione dei Mille. Da Quarto alVolturno, come Giuseppe Cesare Abba da CairoMontenotte titolerà le sue noterelle risorgimentali.La camicia rossa è fra le penne adunate da Maria TeresaCaprile e Francesco De Nicola in «... Italia chiamò» (DeFerrari, pp. 239, € 15), centocinquant’anni di storiapatria nelle pagine degli scrittori liguri. Una galleriadove si avvicendano figure come Giovanni Ruffini (Ildottor Antonio) e De Amicis (Sull’Oceano), Montale eCalvino, Gian Carlo Fusco e Edoardo Sanguineti, NicoOrengo e Francesco Biamonti,

Dal barone di Charlusall’androgino Bowie,dal tailleur pantaloneall’uomo con la gonna,dalla lady alla escort

Ieri nella setaoggi drag queen

Da sinistra,in senso orario3 illustrazionidi Micheluzzi:

«Ariane»,1980;

«Autoritrattosecentesco»,

1985;«Air Mail »,

1984

PRIMONOVECENTO

Tutte le donne di Torino= Piccole e grandi donne crebbero sotto la Mole, nelprimo Novecento. Rosellina Piano ha ricostruito La cittàdelle donne (Umberto Soletti editore, pp. 155, € 20), qualesi manifestò nell’età Belle Epoque e un poco oltre, fino al1920, ancora in fiore Ada Gobetti. Il catalogo è questo:donne fuori dal comune (come Amalia Guglielminetti),donne dell’occulto (come la «celebre F. Lina»), donnegiornaliste e conferenziere (Barbara Allason), sportive (laprima donna a conseguire la patente automobilistica,Ernestina Macchia Prola) e imprenditrici... Donna, misterosenza fine bello. Curata, anche, l’iconografia.

PADRI DELLA PATRIA IN ESILIO

I cospiratori di Londra= A Londra, lungo il Tamigi tessendo l’Unità d’Italia,Enrico Verdecchia, giornalista, racconta l’esiliooltremanica dei padri risorgimentali in Londra deicospiratori (Tropea ed., pp. 695, € 32). Un autenticoparterre de rois, dove il tricolore nascente sventola conaltri vessilli. E così, accanto a Garibaldi e a GiuseppeMazzini, ai fratelli Ruffini e al romantico Prati, e a UgoFoscolo, ecco elevarsi Marx e Bakunin, Chateaubriand eJohn Stuart Mill, ovvero il teorico della libertà. Una lungastagione di frontiere aperte che tramonterà nel 1905.Da allora il diritto d’asilo non sarà più automatico.

I GRANDISARTI INGLESI

Lo stile maschile è Savile row= Se Vogue, come dimostra Il diavolo veste Prada, dettalamoda femminilee influenza i suoi stilisti, quellamaschileè forgiata per sempre in Savile row: l’indirizzo dello stile chesopravviveal tempo, il cui spirito ingessa i designer con ideedi fratturanelle righe dei gessati, li avvolge in doppiopetti, liabbottonanei gilet e, sì ancora, li imbriglia con le cravatte.Questaè l’eleganza inglese, questaessenzialmenteèl’eleganza.Come nel Saper vivere, il galateo di DonnaLetizia,Colette Rosselli, compagnadi Indro Montanelli:portareun abito nuovo come fosse vecchioe unousatoquale fosse nuovo. «Understatement»,Oltremanica.Che

nonsignifica sminuire, quantoconsapevolezza,non averbisogno di affermarsi. Semplicementeperché già si è.«Never complain,never explain» (mai lamentarsi, maispiegarsi) secondoBenjamin Disraeli, non a caso cliente diHenryPoole (15, Savile row), il negozio fondatoredell’areanel 1846. Con la Rivoluzione francese finisce infatti l’abitodi corte e si guarda a quelloper l’equitazione.ProprioPooletrasforma le scuderie sulla via posteriore - non una «street»ma una «row» - nella sartoriaper sovrani e celebritàdimezzomondo.Con lo stile cui ora s’inchina, chissà quantoopportunisticamente, lo stilista Tom Ford nella prefazioneal lussuoso libro fotograficodel giornalistadi moda JamesSherwoodEleganza inglese. I grandi sartidi Savile row(MondadoriElecta, pp. 255, € 59): «Se non disegnassi io la

mia collezione, avrei sicuramenteun guardarobaconfezionato in Savile row!».Ma la verità è che non tutte lesartorie resistonoalla moda. Basti pensare che a fronte diEde & Ravencroft, all’angolodella via, ha aperto la catenaAbercrombie& Fitch, che tra commessi ammiccanti eprofuminauseabondi vende t-shirt e camicetteda fintoboscaiolo.E Gieves & Hawkes, lì di fianco, ha rinunciato alsuocharme per commercializzarsi. Simboli di nicchia oltreaPooleci sono ancora, ma come Anderson & Sheppard,purmantenendonel marchio l’indirizzooriginale, si sonotrasferiti nella parallela Old Burlingtonstreet. D’altra parteSavile row nonè mai stata solo un luogo, ma uno stile, unospiritoda indossaredovunque lo si porti. FrancescoRigatelli

pp Alessandra Castellanip VESTIRE DEGENEREp Donzellip pp.212, € 24

Arrestata per i motidel 1821, si opposeall’inquisitore austriacoche la sollecitavaa tradire i patrioti

pp LA PRIMA DONNA D'ITALIACristina Trivulzio di Belgiojosotra politica e giornalismop a cura di M. Fugazza e K. Rörigp Franco Angeli, pp. 254, € 30

Dalla Milanodelle Cinque giornatea Roma con Mazzini,una «riformista»tra giornali e ospedali

Mode e stili Due percorsi attraverso gli abiti del ’900:la leggerezza “glamour” e la trasgressione “degenere”

F. Astaire, cliente di Savile rowDisegno liberty di A. Moucha

pp Carol Dyhousep GLAMOURp trad. di Emiliano Morrealep Donzelli,pp.185, € 26

150O

Libri d’ItaliaPer il 2011

La principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso in un ritratto di Hayez

Stendhal paragonava Metilde alla «Hérodiade de Léonardde Vinci» (opera attribuita poi a Bernardino Luini)

Alla scoperta dei suoiscritti, tra cui un saggiosul dogma ammiratoda Tocquevillee una traduzione di Vico

pp Marta Boneschip LA DONNA SEGRETA. Storia di

Metilde Viscontini Dembowskip Marsilio, p. 340, € 18

Da Sarah Bernhardt,la Garbo e la Monroeal look di Madonnaicona mediaticadella «material girl»

Storie e costumiVITuttolibri

SABATO 29 GENNAIO 2011LA STAMPA VII

Page 8: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: MAUDAG - Ora di stampa: 28/01/11 17.58

LONTANO E VICINOENZO BIANCHI

Non c’è politicasenza spiritualitàPaul Valadier, filosofo e teologo gesuita

non si rassegna alla contrapposizione

FRANCOGARELLI

«Con tutto ciò che dapenne cattoliche è stato scrittocontro il fascismo si riempireb-be a stento uno scaffaletto di li-breria; con quanto è stato scrit-to nello stesso periodo controil comunismo, una biblioteca».Questa frase di Jemolo, riferi-ta al ventennio italiano dopo laGrande Guerra, ben illustra unparadosso del rapporto tra re-ligione e totalitarismi nell’epo-ca dei fascismi.

Verso i regimi totalitari chein quel periodo conquistavanoil potere in Europa, la posizio-ne dei credenti e delle chiesecristiane è stata assai diversa.Di ferma e unanime condannaper il bolscevismo, per la suafuria di estirpare la religionedalla coscienza del popolo; dirapporti più alterni e ambiva-lenti verso il fascismo e il nazio-nalsocialismo. Questi ultimi, in-fatti, hanno spesso blandito lareligione cristiana a fini politi-ci, presentandosi a molti cre-denti come un baluardo controquelli che le chiese di allora (lacattolica soprattutto) conside-ravano i veri nemici: da un latoappunto il comunismo sovieti-co, dall’altro la modernità libe-rale e la democrazia laica.

Proprio il problema dellacompatibilità tra totalitarismoe cristianesimo è l'oggetto del-l’approfondita ricerca di Emi-lio Gentile, storico del fasci-smo e delle religioni della politi-ca: il suo Contro Cesare riper-corre il dramma vissuto dallecoscienze cristiane nel conflit-to tra il primato di Cristo equello di Cesare, prima nellaRussia sovietica e poi nell’Ita-lia fascista e nella Germania diHitler.

I tre totalitarismi avevanoin comune molti tratti, tra cuil'idea di una radicale trasfor-mazione della società, un'inter-pretazione «religiosa» e sacra

della politica (con tanto di simbo-li, riti, metafore, culto del capo),una nuova fede mitica nell’uomoe nella storia, l'elaborazione dicredenze «per le quali milioni dipersone erano pronte a soffriree a morire»; e inoltre una leader-ship capace di mobilitare le mas-se e che sapeva di dover fare iconti con le chiese e le religioniper conquistare il popolo.

Per espandere il suo dise-gno, anche il bolscevismo fu all'inizio duttile verso la chiesa or-

todossa, consapevole che la reli-gione è come un chiodo: se lo col-pisci sulla testa non fa altro checonficcarsi più a fondo. Tutta-via, la politica rivoluzionaria di-venne presto anticlericale, confi-scando i beni della chiesa, pri-vandola dei diritti giuridici, con-trastando la resistenza del cleroe del popolo credente con spieta-te repressioni; rimandando almittente gli appelli lanciati dalVaticano a sostegno dei fratelliortodossi.

Per contro, in Italia e in Ger-mania, gran parte del clero e dei

credenti non riconobbe la natu-ra anticristiana del fascismo edel nazionalsocialismo, ritenen-doli congruenti con gli interessie gli scopi delle chiese cristiane.Così solo dopo un lungo periododi appoggi e riconoscimenti, dipatti e sostegni reciproci - maanche di silenzi e conflitti - ap-parve evidente che i Cesari tota-litari intendevano di fatto soppri-mere le Chiese e sostituire la mi-stica del Vangelo con quelle del-la Razza, del Sangue, della Na-zione, della Forza, della Guerra.

In quegli anni non mancaro-

no - da parte del Papa e di prelativaticani, come di alti esponentidelle chiese protestanti - forti de-nunce e condanne di principi delfascismo e del nazionalsociali-smo che erano in aperto contra-sto con la dottrina e l'etica cri-stiana, soprattutto il totalitari-smo e il razzismo; anche se «nonsi giunse mai alla condanna inte-grale dei due regimi».

Solo una minoranza di cre-denti, sia di fede protestante checattolica, avvertì da subito di es-

sere di fronte alla barbarie, percui combatté i due regimi senzatentennamenti e ambiguità, pa-gando di persona (con l'esilio, lapersecuzione, la tortura, anchecon la morte) la scelta antitotali-taria e l'idea che la libertà religio-sa è la premessa e la condizionedella libertà politica.

Il saggio di Emilio Gentile èimportante anche perché ci ri-corda che sovente la storia si ri-pete, e che molte vicende di oggi- pur assai meno drammatichedi quelle del periodo qui analizza-to - hanno antiche radici. La pru-

denza è per la chiesa cattolicauna virtù perenne, praticata an-che nel ventennio fascista. Quan-do nel 1922 l'«uomo formidabi-le» (Mussolini) assunse il gover-no dello Stato italiano col con-senso del sovrano, la Santa Sedesalutò l'evento come «necessa-rio» per il paese o come il maleminore. A padre Gemelli, fonda-tore dell'Università Cattolica diMilano, che chiedeva come com-portarsi verso il nuovo governo,Pio XI rispondeva: «Lodare no.Fare opposizione aperta nonconviene, essendo molti gli inte-

ressi da tutelare. Occhi aperti».In effetti l'albero del duce

non fu avaro di doni per la chiesadel tempo, appagando desideri erivendicazioni frustrati per mol-ti decenni dai governi liberali,anticlericali e massonici: intro-ducendo l'insegnamento dellareligione cattolica nelle scuoleelementari, parificando le scuo-le cattoliche alle pubbliche, fa-cendo esporre il crocifisso nelleaule scolastiche, istituendo la fi-gura dei cappellani nei corpi«militari», dando più risorse eco-nomiche al clero e alle opere del-

la religione, difendendo la mora-lità pubblica e la sacralità delmatrimonio, sino a risolvere laquestione romana e giungere al-la Conciliazione tra lo Stato ita-liano e la Chiesa di Roma.

Scambi come questi ricorro-no nel corso della storia, offren-do alla chiesa un ruolo di rilievonella società a difesa e promozio-ne degli interessi e dei valori reli-giosi, anche se a lungo andarepossono invischiarla in un rap-porto ambiguo col potere politi-co che ne condiziona la missioneprofetica.

IdeeVIIITuttolibri

SABATO 29 GENNAIO 2011LA STAMPA IX

Il crollo delle ideologie e l’af-fermarsi della legge delmercato come unico regola-

tore dei rapporti sociali hannoaccentuato il progressivo scol-lamento tra gli ideali e la poli-tica, spingendo le due entitàverso i loro estremi di «uto-pia» e «realpolitik». Ma que-sta disillusione che ha colpitola speranza - il sogno? - di faredella gestione della polis lostrumento con cui si traduconoin norme condivise le atteseper un mondo ricco di senso,ha provocato anche il distaccotra l'opinione pubblica e la po-litica, lo scollamento tra la so-cietà civile e quanti dovrebbe-ro essere i «ministri», i servito-ri del res publica, del bene co-mune.

Ma davvero dimensione spi-rituale dell’esistenza e politicasono inconciliabili? Davveropassioni civili e ideali sono in-compatibili con la concretezzadell’agire nella storia e conl’ostico mestiere di mediare in-teressi contrastanti? Davverola vita contemplativa e la vitaactiva - per usare termini del-la tradizione monastica ripre-si in chiave antropologica dapensatori come Hannah Aren-dt - sono tra loro alternative ereciprocamente escludentisi?

Paul Valadier, filosofo e te-

ologo gesuita, non si rassegna al-la marcata dicotomia che segnail nostro tempo e nel suo Lo spi-rituale e la politica (Lindau,pp. 96, € 12,50) percorre l’imper-vio cammino dall’interiorità al-la concretezza dell’azione: uncammino fatto di costanti anda-te e ritorni, di scambi e comple-mentarietà. E l’aspetto più inte-ressante del suo scritto, agile eprofondo, è che non tratta l’argo-mento dal punto di vista del sin-golo, bensì da quello della collet-

tività. Ciascuno infatti potrebbe- e dovrebbe - trovare il proprioequilibrio personale tra vita in-teriore e presenza nella società,tra tempi e spazi di vita raccoltae di attività sociali. Ma la postain gioco è ancora più alta e deci-siva quando si vuole perseguirequesto equilibrio dinamico tradimensione spirituale e attivitàpolitica a livello di società civile.

In questo senso, la spiritualità- se vuole realizzarsi e non resta-re confinata nel non luogo del-l’utopia o nel segreto dei cuori -

dovrà non solo accettare ma an-che desiderare di «farsi carne»nella vita pubblica e comunita-ria; così come, reciprocamente, lapolitica dovrà sollevarsi dalla ri-petitiva amministrazione dell’esi-stente per ricercare un «governodegli uomini» degno di tal nome.Governo che non è dominio suglialtri, né affermazione dei propriinteressi, ma efficacia dell’autori-tà, capacità di «far agire», di pro-muovere cambiamenti, di suscita-re attese e di confortarle con risul-tati concreti.

In un mondo in cui si fa tantoparlare di «valori» e si fa così fa-tica a ritrovarli nel quotidiano,saper coniugare comunitaria-mente spiritualità e politica di-venta allora un’esigenza ineludi-bile: le giovani generazioni pre-senti e future non ci chiederannoconto dei progressi di un mercatosvuotato di senso né di una nobil-tà d’animo nascosta nella nostraintimità, ma piuttosto di comeavremo saputo tradurre i princi-pi etici che ci abitano in realtàconcrete, in politiche a beneficiodell’umanità, a cominciare daipiù poveri. In fondo, l’interrogati-vo che Valadier pone come fraseconclusiva del suo testo rimanedecisivo: «E se la vita spiritualefosse una delle condizioni fonda-mentali di un'intensa vita socialee politica?».

CAMILLA CEDERNA

Quel Novecento= Una maestra del ritrattogiornalistico. Di CamillaCederna, nel centenario dellanascita, Bur Rizzoli presentauna straordinaria antologia,elegantemente efferata: Il mioNovecento (pp. 446, € 11,50,prefazione di Oreste Pivetta).Si apra a caso, un incedere cheFlaubert detestava, ma che nelsalotto mai polveroso diquesto segugio del costumeitalico è una somma festamobile. Berlusconi? Nulla dinuovo. Già nel ‘77 la Signoralo aveva soppesato, svelato:«Mentre il suo aspetto curato,i suoi modini gentili, la suacontinua esplosione di ideepiacerebbero a unorganizzatore di festini econgressi, il suo nome sarebbepiaciuto molto a Carlo EmilioGadda».Una vita in diretta, quella diCamilla Cederna. Sempre làdove si faceva o si manifestavala Storia, grande e piccola,tragica e civettuola, da piazzaFontana al Quirinale sotto ilsegno di Leone, da GiorgioStrehler che al telefono,camuffando la voce, annunciadi essersene andato non si dadove, «né quando sarà diritorno», a Fabiola, futuraregina del Belgio, che tubavacon Baldovino attraverso lagrata del suo confessoregesuita.Voci poco fa. Un altro mondodi ieri. Da quando si andava«verso la catastrofe dandocidel voi» alla Signorina GrandiFirme, dalla «moda nera» alleultime e alle penultime dive.Una Montanelli in gonnella,Camilla Cederna? Potrebbeessere, no?

FRANCO CORDERO

Questi italiani= Giacomo Leopardi, com’ènoto, è magna pars nellariflessione di Giulio Bollatisull’Italiano, sul caratterenazionale come storia einvenzione. Non pare dunquecasuale che la casa editriceBollati Boringhieri accolga incatalogo il dialogo fra il Contedi Recanati e la penna-rasoioFranco Cordero. In Discorsosopra lo stato presente deicostumi degl’italiani, alleconsiderazioni del poetafanno seguito i «pensieri d’unitaliano d’oggi» (pp. 276,€ 15). Cordero scrive unulteriore capitolo delclimaterio peninsulare,rischiarandone le radici neltempo. Eccolo ripercorrere«Gli ultimi due secoli dellamalata», al lume di unavastissima bibliografia, di unaestravagante fiaccolainterdisciplinare. Leopardi,beninteso, come fil rouge,bussola, specchio, mentore:«Torniamo a Leopardi, nei cuiPensieri il mondo è societàmalavitosa; gl’interessati amantenerla lanciano invettive,ridono o sogghignano, e iTartufi compatisconol’opinione pessimista: rabbia,riso, mistificazionisantimoniose stanno alquadro». Farisaica, serva Italia,probabilmente irredimibile,unica consolazioneanatomizzarla. Tra Leopardi eCordero i ferri del mestierenon difettano, anzi,acuminati, oliati, inesorabili, aprova di ogni ruggine.Il Discorso di GiacomoLeopardi è riproposto ancheda Piano B Edizioni (a cura diA. Miliotti, pp. 107, € 5).

La prudenza comecostante: una virtùperenne, quindianche praticata oggi,con rischiosa ambiguità

Emilio Gentile analizzail rapporto con i tretotalitarismi: Russiasovietica, Italia fascista,Germania di Hitler

Le nuove generazionici chiederanno contodi come abbiamosaputo tradurre i valoriin realtà concrete

Storia Le gerarchie, i fedeli e il potere politico:conflitti e scambi di interessi, denunce e silenzi

pp Emilio Gentilep CONTRO CESARE.

Cristianesimo e totalitarismonell'epoca dei fascismip Feltrinelli, pp. 441, € 25p L’autore insegna alla Sapienza di

Roma Storia contemporanea. Trai suoi titoli, per Laterza, Le religio-ni della politica, La democrazia diDio, La religione americana.

La Chiesa sottol’albero di Cesare

Letture Letture

Paul Valadier

Hitlerraffiguratocome un re

Erode assetatodel sanguedegli ebrei,

in una vetratadella chiesa

di St Jacquesa Montgeron,

a Sud diParigi, nel 1941

In Italia ein Germania,

gran partedel clero

e dei credentinon riconobbe

la naturaanticristiana

del fascismoe del nazismo,

ritenendolicongruenti con

gli interessie gli scopi

delle chiesecristiane

lucazanini.it

www.lastampa.it

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La tregua, seguito di Se questo è un uomo, è considerato da molti il capolavoro di Levi: diario del viaggio verso la libertà dopo l’internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografi ca, è uno straordinario romanzo picaresco. L’avventura movimentata e struggente tra le rovine dell’Europa liberata- da Auschwitz attraverso la Russia, la Romania, l’Ungheria, l’Austria fi no a Torino - si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. L’epopea di un’umanità ritrovata dopo il limite estremo dell’orrore e della miseria.

La Stampa pubblica in occasione del Giorno della Memoriail capolavoro di Primo Levi.

La treguaPRIMO LEVI

In edicola al prezzo speciale di 8,90 euro in più

Page 9: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: MAUDAG - Ora di stampa: 28/01/11 17.58

LONTANO E VICINOENZO BIANCHI

Non c’è politicasenza spiritualitàPaul Valadier, filosofo e teologo gesuita

non si rassegna alla contrapposizione

FRANCOGARELLI

«Con tutto ciò che dapenne cattoliche è stato scrittocontro il fascismo si riempireb-be a stento uno scaffaletto di li-breria; con quanto è stato scrit-to nello stesso periodo controil comunismo, una biblioteca».Questa frase di Jemolo, riferi-ta al ventennio italiano dopo laGrande Guerra, ben illustra unparadosso del rapporto tra re-ligione e totalitarismi nell’epo-ca dei fascismi.

Verso i regimi totalitari chein quel periodo conquistavanoil potere in Europa, la posizio-ne dei credenti e delle chiesecristiane è stata assai diversa.Di ferma e unanime condannaper il bolscevismo, per la suafuria di estirpare la religionedalla coscienza del popolo; dirapporti più alterni e ambiva-lenti verso il fascismo e il nazio-nalsocialismo. Questi ultimi, in-fatti, hanno spesso blandito lareligione cristiana a fini politi-ci, presentandosi a molti cre-denti come un baluardo controquelli che le chiese di allora (lacattolica soprattutto) conside-ravano i veri nemici: da un latoappunto il comunismo sovieti-co, dall’altro la modernità libe-rale e la democrazia laica.

Proprio il problema dellacompatibilità tra totalitarismoe cristianesimo è l'oggetto del-l’approfondita ricerca di Emi-lio Gentile, storico del fasci-smo e delle religioni della politi-ca: il suo Contro Cesare riper-corre il dramma vissuto dallecoscienze cristiane nel conflit-to tra il primato di Cristo equello di Cesare, prima nellaRussia sovietica e poi nell’Ita-lia fascista e nella Germania diHitler.

I tre totalitarismi avevanoin comune molti tratti, tra cuil'idea di una radicale trasfor-mazione della società, un'inter-pretazione «religiosa» e sacra

della politica (con tanto di simbo-li, riti, metafore, culto del capo),una nuova fede mitica nell’uomoe nella storia, l'elaborazione dicredenze «per le quali milioni dipersone erano pronte a soffriree a morire»; e inoltre una leader-ship capace di mobilitare le mas-se e che sapeva di dover fare iconti con le chiese e le religioniper conquistare il popolo.

Per espandere il suo dise-gno, anche il bolscevismo fu all'inizio duttile verso la chiesa or-

todossa, consapevole che la reli-gione è come un chiodo: se lo col-pisci sulla testa non fa altro checonficcarsi più a fondo. Tutta-via, la politica rivoluzionaria di-venne presto anticlericale, confi-scando i beni della chiesa, pri-vandola dei diritti giuridici, con-trastando la resistenza del cleroe del popolo credente con spieta-te repressioni; rimandando almittente gli appelli lanciati dalVaticano a sostegno dei fratelliortodossi.

Per contro, in Italia e in Ger-mania, gran parte del clero e dei

credenti non riconobbe la natu-ra anticristiana del fascismo edel nazionalsocialismo, ritenen-doli congruenti con gli interessie gli scopi delle chiese cristiane.Così solo dopo un lungo periododi appoggi e riconoscimenti, dipatti e sostegni reciproci - maanche di silenzi e conflitti - ap-parve evidente che i Cesari tota-litari intendevano di fatto soppri-mere le Chiese e sostituire la mi-stica del Vangelo con quelle del-la Razza, del Sangue, della Na-zione, della Forza, della Guerra.

In quegli anni non mancaro-

no - da parte del Papa e di prelativaticani, come di alti esponentidelle chiese protestanti - forti de-nunce e condanne di principi delfascismo e del nazionalsociali-smo che erano in aperto contra-sto con la dottrina e l'etica cri-stiana, soprattutto il totalitari-smo e il razzismo; anche se «nonsi giunse mai alla condanna inte-grale dei due regimi».

Solo una minoranza di cre-denti, sia di fede protestante checattolica, avvertì da subito di es-

sere di fronte alla barbarie, percui combatté i due regimi senzatentennamenti e ambiguità, pa-gando di persona (con l'esilio, lapersecuzione, la tortura, anchecon la morte) la scelta antitotali-taria e l'idea che la libertà religio-sa è la premessa e la condizionedella libertà politica.

Il saggio di Emilio Gentile èimportante anche perché ci ri-corda che sovente la storia si ri-pete, e che molte vicende di oggi- pur assai meno drammatichedi quelle del periodo qui analizza-to - hanno antiche radici. La pru-

denza è per la chiesa cattolicauna virtù perenne, praticata an-che nel ventennio fascista. Quan-do nel 1922 l'«uomo formidabi-le» (Mussolini) assunse il gover-no dello Stato italiano col con-senso del sovrano, la Santa Sedesalutò l'evento come «necessa-rio» per il paese o come il maleminore. A padre Gemelli, fonda-tore dell'Università Cattolica diMilano, che chiedeva come com-portarsi verso il nuovo governo,Pio XI rispondeva: «Lodare no.Fare opposizione aperta nonconviene, essendo molti gli inte-

ressi da tutelare. Occhi aperti».In effetti l'albero del duce

non fu avaro di doni per la chiesadel tempo, appagando desideri erivendicazioni frustrati per mol-ti decenni dai governi liberali,anticlericali e massonici: intro-ducendo l'insegnamento dellareligione cattolica nelle scuoleelementari, parificando le scuo-le cattoliche alle pubbliche, fa-cendo esporre il crocifisso nelleaule scolastiche, istituendo la fi-gura dei cappellani nei corpi«militari», dando più risorse eco-nomiche al clero e alle opere del-

la religione, difendendo la mora-lità pubblica e la sacralità delmatrimonio, sino a risolvere laquestione romana e giungere al-la Conciliazione tra lo Stato ita-liano e la Chiesa di Roma.

Scambi come questi ricorro-no nel corso della storia, offren-do alla chiesa un ruolo di rilievonella società a difesa e promozio-ne degli interessi e dei valori reli-giosi, anche se a lungo andarepossono invischiarla in un rap-porto ambiguo col potere politi-co che ne condiziona la missioneprofetica.

IdeeVIIITuttolibri

SABATO 29 GENNAIO 2011LA STAMPA IX

Il crollo delle ideologie e l’af-fermarsi della legge delmercato come unico regola-

tore dei rapporti sociali hannoaccentuato il progressivo scol-lamento tra gli ideali e la poli-tica, spingendo le due entitàverso i loro estremi di «uto-pia» e «realpolitik». Ma que-sta disillusione che ha colpitola speranza - il sogno? - di faredella gestione della polis lostrumento con cui si traduconoin norme condivise le atteseper un mondo ricco di senso,ha provocato anche il distaccotra l'opinione pubblica e la po-litica, lo scollamento tra la so-cietà civile e quanti dovrebbe-ro essere i «ministri», i servito-ri del res publica, del bene co-mune.

Ma davvero dimensione spi-rituale dell’esistenza e politicasono inconciliabili? Davveropassioni civili e ideali sono in-compatibili con la concretezzadell’agire nella storia e conl’ostico mestiere di mediare in-teressi contrastanti? Davverola vita contemplativa e la vitaactiva - per usare termini del-la tradizione monastica ripre-si in chiave antropologica dapensatori come Hannah Aren-dt - sono tra loro alternative ereciprocamente escludentisi?

Paul Valadier, filosofo e te-

ologo gesuita, non si rassegna al-la marcata dicotomia che segnail nostro tempo e nel suo Lo spi-rituale e la politica (Lindau,pp. 96, € 12,50) percorre l’imper-vio cammino dall’interiorità al-la concretezza dell’azione: uncammino fatto di costanti anda-te e ritorni, di scambi e comple-mentarietà. E l’aspetto più inte-ressante del suo scritto, agile eprofondo, è che non tratta l’argo-mento dal punto di vista del sin-golo, bensì da quello della collet-

tività. Ciascuno infatti potrebbe- e dovrebbe - trovare il proprioequilibrio personale tra vita in-teriore e presenza nella società,tra tempi e spazi di vita raccoltae di attività sociali. Ma la postain gioco è ancora più alta e deci-siva quando si vuole perseguirequesto equilibrio dinamico tradimensione spirituale e attivitàpolitica a livello di società civile.

In questo senso, la spiritualità- se vuole realizzarsi e non resta-re confinata nel non luogo del-l’utopia o nel segreto dei cuori -

dovrà non solo accettare ma an-che desiderare di «farsi carne»nella vita pubblica e comunita-ria; così come, reciprocamente, lapolitica dovrà sollevarsi dalla ri-petitiva amministrazione dell’esi-stente per ricercare un «governodegli uomini» degno di tal nome.Governo che non è dominio suglialtri, né affermazione dei propriinteressi, ma efficacia dell’autori-tà, capacità di «far agire», di pro-muovere cambiamenti, di suscita-re attese e di confortarle con risul-tati concreti.

In un mondo in cui si fa tantoparlare di «valori» e si fa così fa-tica a ritrovarli nel quotidiano,saper coniugare comunitaria-mente spiritualità e politica di-venta allora un’esigenza ineludi-bile: le giovani generazioni pre-senti e future non ci chiederannoconto dei progressi di un mercatosvuotato di senso né di una nobil-tà d’animo nascosta nella nostraintimità, ma piuttosto di comeavremo saputo tradurre i princi-pi etici che ci abitano in realtàconcrete, in politiche a beneficiodell’umanità, a cominciare daipiù poveri. In fondo, l’interrogati-vo che Valadier pone come fraseconclusiva del suo testo rimanedecisivo: «E se la vita spiritualefosse una delle condizioni fonda-mentali di un'intensa vita socialee politica?».

CAMILLA CEDERNA

Quel Novecento= Una maestra del ritrattogiornalistico. Di CamillaCederna, nel centenario dellanascita, Bur Rizzoli presentauna straordinaria antologia,elegantemente efferata: Il mioNovecento (pp. 446, € 11,50,prefazione di Oreste Pivetta).Si apra a caso, un incedere cheFlaubert detestava, ma che nelsalotto mai polveroso diquesto segugio del costumeitalico è una somma festamobile. Berlusconi? Nulla dinuovo. Già nel ‘77 la Signoralo aveva soppesato, svelato:«Mentre il suo aspetto curato,i suoi modini gentili, la suacontinua esplosione di ideepiacerebbero a unorganizzatore di festini econgressi, il suo nome sarebbepiaciuto molto a Carlo EmilioGadda».Una vita in diretta, quella diCamilla Cederna. Sempre làdove si faceva o si manifestavala Storia, grande e piccola,tragica e civettuola, da piazzaFontana al Quirinale sotto ilsegno di Leone, da GiorgioStrehler che al telefono,camuffando la voce, annunciadi essersene andato non si dadove, «né quando sarà diritorno», a Fabiola, futuraregina del Belgio, che tubavacon Baldovino attraverso lagrata del suo confessoregesuita.Voci poco fa. Un altro mondodi ieri. Da quando si andava«verso la catastrofe dandocidel voi» alla Signorina GrandiFirme, dalla «moda nera» alleultime e alle penultime dive.Una Montanelli in gonnella,Camilla Cederna? Potrebbeessere, no?

FRANCO CORDERO

Questi italiani= Giacomo Leopardi, com’ènoto, è magna pars nellariflessione di Giulio Bollatisull’Italiano, sul caratterenazionale come storia einvenzione. Non pare dunquecasuale che la casa editriceBollati Boringhieri accolga incatalogo il dialogo fra il Contedi Recanati e la penna-rasoioFranco Cordero. In Discorsosopra lo stato presente deicostumi degl’italiani, alleconsiderazioni del poetafanno seguito i «pensieri d’unitaliano d’oggi» (pp. 276,€ 15). Cordero scrive unulteriore capitolo delclimaterio peninsulare,rischiarandone le radici neltempo. Eccolo ripercorrere«Gli ultimi due secoli dellamalata», al lume di unavastissima bibliografia, di unaestravagante fiaccolainterdisciplinare. Leopardi,beninteso, come fil rouge,bussola, specchio, mentore:«Torniamo a Leopardi, nei cuiPensieri il mondo è societàmalavitosa; gl’interessati amantenerla lanciano invettive,ridono o sogghignano, e iTartufi compatisconol’opinione pessimista: rabbia,riso, mistificazionisantimoniose stanno alquadro». Farisaica, serva Italia,probabilmente irredimibile,unica consolazioneanatomizzarla. Tra Leopardi eCordero i ferri del mestierenon difettano, anzi,acuminati, oliati, inesorabili, aprova di ogni ruggine.Il Discorso di GiacomoLeopardi è riproposto ancheda Piano B Edizioni (a cura diA. Miliotti, pp. 107, € 5).

La prudenza comecostante: una virtùperenne, quindianche praticata oggi,con rischiosa ambiguità

Emilio Gentile analizzail rapporto con i tretotalitarismi: Russiasovietica, Italia fascista,Germania di Hitler

Le nuove generazionici chiederanno contodi come abbiamosaputo tradurre i valoriin realtà concrete

Storia Le gerarchie, i fedeli e il potere politico:conflitti e scambi di interessi, denunce e silenzi

pp Emilio Gentilep CONTRO CESARE.

Cristianesimo e totalitarismonell'epoca dei fascismip Feltrinelli, pp. 441, € 25p L’autore insegna alla Sapienza di

Roma Storia contemporanea. Trai suoi titoli, per Laterza, Le religio-ni della politica, La democrazia diDio, La religione americana.

La Chiesa sottol’albero di Cesare

Letture Letture

Paul Valadier

Hitlerraffiguratocome un re

Erode assetatodel sanguedegli ebrei,

in una vetratadella chiesa

di St Jacquesa Montgeron,

a Sud diParigi, nel 1941

In Italia ein Germania,

gran partedel clero

e dei credentinon riconobbe

la naturaanticristiana

del fascismoe del nazismo,

ritenendolicongruenti con

gli interessie gli scopi

delle chiesecristiane

Page 10: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: MAUDAG - Ora di stampa: 28/01/11 17.58

5

Appunti diun venditoredi donneFALETTIB.C.DALAI

4867 7

3 84100

Saggistica TascabiliNarrativaitaliana

75

10

Narrativastraniera Varia Ragazzi

1. La versione di Barney 100RICHLER 12,00 ADELPHI

2. La solitudine dei numeri primi 31GIORDANO 13,00 MONDADORI

3. La biblioteca dei morti 31COOPER 13,00 TEA

4. Troppu trafficu ppi nenti 31CAMILLERI; DIPASQUALE 11,00 MONDADORI

5. Il piccolo principe 28SAINT-EXUPERY 7,50 BOMPIANI

6. Se questo è un uomo 20LEVI 10,50 EINAUDI

7. Il giorno prima della felicità 20DE LUCA 7,00 FELTRINELLI

8. L’amico ritrovato 19UHLMAN 5,50 FELTRINELLI

9. E’ una vita che ti aspetto 19VOLO 12,00 MONDADORI

10.Il giorno in più 19VOLO 13,00 MONDADORI

Benvenutinella miacucinaPARODIVALLARDI

2

La mappadel destino

COOPERNORD

CanaleMussolini

PENNACCHIMONDADORI

50

90

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 900 LIBRERIE.SI ASSEGNANO I 100 PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LARILEVAZIONESIRIFERISCEAIGIORNIDAL16AL22GENNAIO.

9Io e te

AMMANITIEINAUDI

6Il cimiterodi Praga

ECOBOMPIANI

4I doloridel giovaneWalterLITTIZZETTOMONDADORI

La versionedi Barney

RICHLERADELPHI

1

1. L’abbraccio 23GROSSMAN; ROVNER 10,00 MONDADORI

2. Hourglass 22GRAY 17,00 MONDADORI

3. Gli ultimi eroi 16TROISI 18,00 MONDADORI

4. PercyJackson e il mare dei mostri 11RIORDAN 17,00 MONDADORI

5. Ruti vuole dormiree altre storie 10GROSSMAN 15,00 MONDADORI

6. Sesto viaggio nel regno della fantasia 8STILTON 23,50 PIEMME

7. Rapunzel.L’intrecciodella torre 8- 3,50 WALT DISNEY ITALIA

8. Il mio primo dizionario 8- 9,90 GIUNTI JUNIOR

9. Cucciolidel mondo 7TONY; CASALIS 9,90 DAMI

10.C’è poco da ridere, Stilton! 7STILTON 8,50 PIEMME

96

Cottoe mangiato

PARODIVALLARDI

54

Federico Moccia è statol’autore più venduto inSpagna nel 2010, dice

gongolando la sua editoraBerta Noy, a dire il vero inter-vistata in un articolo del Mun-do sul romanzo rosa. Ma «elvery bestseller Moccia» è al-tra cosa dal rosa, spiega. Nonrientra in quel 7 per cento (7per cento!) del mercato edito-riale occupato dalla letteratu-ra romantica, e non sfioratodalla crisi.

Pare che i romanzi rosavengano acquistati molto viaInternet o come ebook, ma nonperché le lettrici si vergogni-no, precisa Esther Escorizache con la sigla Esencia domi-na l’editoria del settore: sareb-bero acquisti d’impulso, shop-ping consolatorio, e questo sì èmolto femminile.

La mostra «La novelaromántica», fino a metà feb-braio alla Biblioteca Central diCornellá, in Catalogna, riper-corre la storia del genere, da

Pamela di Richardson fino a Bri-dget Jones & emule. Conclusio-ne: è sempre la stessa storia (laprincipessa, il principe azzurro euna mela avvelenata, ossia osta-coli e traversie, fino al lieto fine),raccontata in tante maniere di-verse. Ma se il come prevale sulche cosa, ne consegue che il rosa èla forma più sperimentale, più

avanguardista, del romanzo.Olé!

Questa fra letteratura tradi-zionale e sperimentale è un po’come la differenza fra destra e si-nistra, che in politica non ha piùsenso, dicono Sua Maestà JavierMarías e il Duca Umberto Eco(così si appellano giocosamentel’un l’altro): dialogando sul te-ma e su molto altro, per parados-si e affondi e lampi di curiosità,nel numero speciale con il qualel’inserto culturale del País, «Ba-belia», celebra il proprio venten-nale. Nessun catastrofismo e nes-suna lamentazione aleggianofra i due scrittori, grazie al cielo:al contrario. Internet è la riscos-sa di Gutenberg, dicono, una civi-lizzazione alfabetica, i padriguardavano la televisione men-tre i figli leggono. Male, veloce-mente, al computer, ma leggono.E allora non vi riassumiamo que-sta notevole conversazione (laparte sulla scomparsa dell’ipo-crisia è bellissima). Leggetela,appunto, anche voi, in rete.

1. Il profumodelle foglie di limone 90SANCHEZ 18,60 GARZANTI

2. La mappa del destino 54COOPER 19,60 NORD

3. Io confesso 45GRISHAM 20,00 MONDADORI

4. La caduta dei giganti 44FOLLETT 25,00 MONDADORI

5. India mon amour 43LAPIERRE 16,50 IL SAGGIATORE

6. Tempted. La casa dellanotte 36CAST; CAST 16,50 NORD

7. Lagenesi. Ildiariodelvampiro 33SMITH 12,90 NEWTON COMPTON

8. La stella di Strindberg 28WALLENTIN 19,00 MARSILIO

9. I diari dell’angelo custode 28JESS-COOKE 18,60 LONGANESI

10.Il bacio del risveglio 22ADRIAN 10,00 LEGGEREDITORE

I PRIMI DIECI INDAGINE NIELSEN BOOKSCAN

Per una volta, la buona, amata letteratura tornain vetta alla classifica con La versione di Bar-ney. Non c’è da illudersi. Il valore in copie vendute

dei 100 punti, nel nostro campione di sole librerie, è in di-scesa, poco sotto le 7 mila copie. Come sempre la ripresadi gennaio è fiacca. E c’è da considerare l’effetto trainodel film con Giamatti e Dustin Hoffman. Comunque, giàal terzo posto, fra gli ingressi dei primi 10, c’è un altroonesto romanzo, Il profumo delle foglie di limone diClara Sánchez, una ragazza di fronte a due anziani si-gnori perbene che si rivelano implacabili esecutori dellaShoah, un tassello sincero per tramandare Memoria.

Poi, con l’altra unica novità della settimana, La mappadel destino, fantamistery di Glenn Cooper, già autoredella Biblioteca dei morti, si ricade nel minestrone dei«generi». Considerando la lista dei primi 20, troviamoin fondo, dal 17˚ al 20˚, altri 4 titoli 2011: il Lapierre in-namorato dell’India; don Gallo prete di strada per pove-re anime perse, perché ben sa che dai diamanti non nasceniente; Camilleri fra dialetto e diletto, con una storiellaarcheologica nella sua Vigata (e , nei tascabili, una rivi-sitazione della leggendaria identità sicula di Shakespea-re); Malvaldi, cuoco arguto di un giallo imbandito conl’Artusi. Cercando ancora novità nelle tabelle, emergono

solo manufatti seriali, dal Divoratore della Ghinelli,thriller paratattico in stile sms, ai vampiri di mamma efiglia Cast, agli angeli custodi di Jess-Cooke. «Chhiù me-lassa pe’ tutti» direbbe il Cetto di Albanese, 10˚ nella«varia». Chissà cosa si direbbero dei casi nostri, lui eBarney, così speculari: il faccendiere e il voluttuario, ilputtaniere e il libertino, il cattolico e l’ebreo, il cafone e losfrontato. Però mai ipocriti: potrebbero trovarsi d’accor-do su chi e cosa è davvero «turpe e ripugnante» in questaItalia, «nave sanza nocchiere in gran tempesta/non don-na di province, ma bordello!», interminabile Purgatorio,tra una casa a Montecarlo e un casino ad Arcore.

AI PUNTILUCIANO GENTA

Cosa direbbeBarney

dei casi nostri

Meglio i “padri padroni”di ieri che i servi e i ca-merieri incattiviti di og-

gi»: i protagonisti della tragicom-media in scena nel nostro Paesehanno convinto addirittura Gavi-no Ledda, dopo 30 anni di batta-glie, a (quasi) rinnegare la sua«rivoluzione»: come ha testimo-niato Giampaolo Visetti nel pam-phlet Ex Italia (BCD editore),giudizio che Mauro Novelli ripor-ta nelle sue «Cronache del decli-no», uno dei capitoli centrali diTirature 11, annuale indaginesullo stato della nostra editoria,promossa e curata, per il Saggia-tore-FondazioneMondadori, daVittorio Spinazzola il quale dasempre lavora con gruppi di stu-diosi a esaminare i nuovi percorsiletterari e/o sociali. Pertinente iltema delle 300 pagine in uscita:L’Italia del dopo benessere, ac-curatamente esplorata attraver-so testi e autori.

Tocca ai saggi, da Il mondodeve sapere della Murgia allaScommessa della decrescita di

Latouche, aprire, come raccontaGiuseppe Strazzeri, la serie dei «Li-bri dello sboom», una parte dei qua-li, ripiegando sul self help, conduco-no alla riproposta della Letterasulla felicità di Epicuro «l’epitomemigliore dei nostri incerti tempi»;mentre Giovannetti nella «Fenome-nologia dell’immigrato» individuain Moresco e Pincio autori «cinici

capaci di spremere e dislocare glistereotipi, anche razzisti» e Tur-chetta entra nell’angosciante uni-verso dei precari, con le storie «diaspra efficacia» di Dezio, Aldo No-ve, Accardo, Platania, Celestini si-no a Prove di felicità a Roma Estdi Roan Johnson. Naturalmente Ti-rature 11 dedica spazio a Web, fic-tion & videodogame analizzati daCardone, alla Webletteratura del-la nuova Italia secondo Pischedda,curiosa poi l’indagine di Salis tra i«bestseller invisibili» (esempi: Thesecret dal 2007 quinto nella Variaper Macro; la serie Gol! con 1 milio-ne di copie per Piemme).

Nonostante la situazione Spi-nazzola non è catastrofista: nelladura analisi del suo saggio Figlisenza padri, apre alla speranzaschierandosi con i primi (il padredi Caos calmo proprio non gli vagiù): quei «nativi digitali» che for-se faranno la fortuna degli ebookma che, contro lo sfascio, «menopoliticizzati, molto volontarizza-ti, stanno producendo forti anti-corpi».

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Il profumodelle fogliedi limoneSÁNCHEZGARZANTI

1. Benvenuti nella mia cucina 96PARODI 14,90 VALLARDI

2. I dolori del giovane Walter 84LITTIZZETTO 18,00 MONDADORI

3. Cotto e mangiato 75PARODI 14,90 VALLARDI

4. Le ricette di Casa Clerici 43CLERICI 15,90 RIZZOLI

5. L’oroscopo 2011 22FOX 10,00 CAIRO

6. Instant English 21SLOAN 16,90 GRIBAUDO

7. È facilesmettere di fumare... 19CARR 10,00 EWI

8. The secret 17BYRNE 18,60 MACRO ED.

9. L’unica cosa che conta 13MORELLI 17,50 MONDADORI

10.Cchiú pilu pe’ tutti. I comizi... 12ALBANESE; GUERRERA 12,50 EINAUDI

CHE LIBRO FA...IN SPAGNA

GIOVANNA ZUCCONI

È Mocciail matadorromantico

1. Io e te 67AMMANITI 10,00 EINAUDI

2. Il cimitero di Praga 64ECO 19,50 BOMPIANI

3. Canale Mussolini 50PENNACCHI 20,00 MONDADORI

4. Appuntidi unvenditore... 48FALETTI 20,00 B.C. DALAI

5. Momentidi trascurabile felicità 47PICCOLO 12,50 EINAUDI

6. La moneta di Akragas 42CAMILLERI 15,00 SKIRA

7. Odore di chiuso 40MALVALDI 13,00 SELLERIO

8. Il divoratore 36GHINELLI 9,90 NEWTON COMPTON

9. Le luci nelle case degli altri 32GAMBERALE 20,00 MONDADORI

10.Bianca come il latte... 32D’AVENIA 19,00 MONDADORI

1. Impero. Viaggio nell’Impero di Roma 46ANGELA 21,00 MONDADORI

2. I segreti del Vaticano 43AUGIAS 19,50 MONDADORI

3. Sono venuto per servire 43GALLO; MAZZETTI 17,00 ALIBERTI

4. C’è un’Italia migliore 37VENDOLA 10,00 FANDANGO

5. Luce del mondo... 29BENEDETTO XVI 19,50 LIBRERIA EDITRICE VATICANA

6. La manomissione delle parole 25CAROFIGLIO 13,00 RIZZOLI

7. Il cuore e la spada 23VESPA 22,00 MONDADORI

8. Lapatria, beneo male 22FRUTTERO & GRAMELLINI 18,00 MONDADORI

9. Terroni 22APRILE 17,50 PIEMME

10.Il sangue del Sud 20GUERRI 20,00 MONDADORI

Classifica TuttolibriSABATO 29 GENNAIO 2011

LA STAMPAX

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PROSSIMAMENTE

MIRELLA APPIOTTI

Tirature 11:gli anticorpisono digitali

Page 11: Tuttolibri n. 1750 (29-01-2011)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 29/01/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: MAUDAG - Ora di stampa: 28/01/11 17.58

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MARCEL PROUST

Alla ricercadel tempo perdutoRizzoli Bur, pp. 4524, € 45

«Certo, richiede impegno,ma è un’opera chesuggerisce l’impressione discorrere in contemporaneacon la vita»

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VIRGINIA WOOLF

Notte e giornoEinaudi, pp. 404, € 16,30

«Meravigliosa scrittura. Lavita di due amiche, Katharinee Mary. Amore, matrimonio,felicità e successo. Cosa dipiù attuale?»

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SAMUEL BECKETT

TeatroEinaudi, pp. XLVIII-346, € 13

«In particolare “Giornifelici”: un monologoininterrotto fatto di gestifrivoli, chiacchiericcio, frasisussurrate. Un drammasulla solitudine»

L’attrice, che da sempre mescola sacro e profano,teatro elitario e grandi numeri-tivù, esordiscenella narrativa con un’educazione sentimentale

MIRELLASERRI

«Gli uomini sono tut-ti sporcaccioni... poco atten-ti alla “sua” manutenzio-ne...»: ma poi si ingarbugliae si intruglia la timidissimasessuologa Merope Genero-sa che, a fianco di un ancorricciuto e capelluto FabioFazio, dal palcoscenico del-l’Ariston di San Remo di al-cuni anni fa discettava dei vi-zi e delle virtù di un moravia-no «lui». Ed eccola, ancora esempre lei, l’orvietana AnnaMarchesini colonna del fan-tasioso trio con Lopez e So-lenghi, pronta a mettere inscena la parodia del cecho-

viano Giardino dei ciliegi e aportare in palcoscenico uncrudele monologo di SamuelBeckett o di Tommaso Lan-dolfi. Sulfurea e stralunata,comica e surreale ma ancherealistica nei panni della si-gnorina Carlo con gli occhia-loni, di Merope con i capellicotonati, della Sora Flora odella cameriera secca dei si-gnori Montagné - tanto perricordare alcuni dei suoi per-sonaggi più famosi -, l’attri-ce da sempre mescola sacroe profano, teatro elitario egrandi numeri-tivù, oltre ainsegnare all’Accademiad’arte drammatica. E lo fasenza soluzione di continui-tà: passando da Shakespea-re a Molière, da Goldoni a Io-nesco a Pippo Baudo e Lorel-la Cuccarini.

Adesso la Marchesini ap-plica il suo talento poliedri-co pure al romanzo: è inuscita da Rizzoli Il terrazzi-no dei gerani timidi, raccon-to ricco di sfumature psico-logiche, diario interiore di

un’infanzia, un’educazionesentimentale che terminacon la visione di velluti,marmi e specchi di unfoyer sbirciato da una por-ta socchiusa.

E’ il suo sogno di attricecoltivato fin da ragazzina?

«L’ambizione l’ho avuta finda quando ero alle elemen-tari. Mio padre era un im-piegato, mia madre unamaestra ricca di verve in-tellettuale. Scriveva libri ecompilò una versione del-l’Inferno in dialetto orvieta-no. Io ero molto studiosa edivoravo i classici, Do-stojevskij, Proust, VirginiaWoolf. Adoravo anche gliitaliani, in particolare Va-sco Pratolini e Italo Calvi-no. Vivevo a Orvieto, cittàbellissima che però non of-friva molto, quanto a deglistimoli culturali. Quandosono approdata a Romaper fare l’esame all’Acca-demia, pensi, ero stata a te-atro una sola volta. Il mioera proprio un sogno...».

Subito promossa?«Macché. Ero ritrosa e im-pacciata. Avevo conseguitoda poco una laurea in psico-logia che mi rendeva consa-pevole di mille lacci menta-li e dunque molto autocriti-ca e trattenuta. Comunquenon ci ho pensato due volte

e mi sono presentata a viaQuattro Fontane, dove c’erala vecchia sede dell’Accade-mia. Arrivata al portone nonosavo entrare. Salivo e scen-devo con l’ascensore e tuttomi piaceva, ero deliziata per-sino dall’odore dei pavimentilucidati a cera».

Alla fine?«Mi presento con il testo piùsbagliato, i Dialoghi delle Car-melitane del cattolicissimoGeorges Bernanos... Il seve-ro Orazio Costa mi incalza“Canti, canti” e visto che nongorgheggio mi intima di ar-rampicarmi su un albero per

lanciare delle mele alle altresuore... Impacciata dalla gon-nona nera al polpaccio e dabraccia e gambe troppo lun-ghe, cerco di inerpicarmi.“Sembra un giocatore di pal-lacanestro”, commenta aci-do Costa. Un disastro. Maquesta sconfitta, come mi èspesso accaduto, è foriera diuna nuova consapevolezza.Mi sono intestardita. E ho ri-provato».

Un grande successo?«Bocciata per la seconda vol-ta ma alla fine ce l’ho fatta».

Bernanos sarà stato l’auto-re che ha più detestato. E

il più amato? Pirandello?Nelle ultime pagine delsuo romanzo la piccolaprotagonista riceve in do-no «L’uomo dal fiore inbocca». Oppure è statoManzoni di cui decretò iltrionfo sul piccolo scher-mo con la parodia dei«Promessi sposi?».

«Entrambi sono stati autori diculto per me. Lo scrittore delFu Mattia Pascal ha teorizzatoil sentimento del contrarioper esprimere la comicità. Lamia Merope è una sessuologaimbarazzata dal fatto di doverparlare di attributi genitali edunque proprio il contrario diquello che dovrebbe essere.Però, per me, la comicità èqualcosa di molto soggettivo,uno sguardo speciale sulla re-altà. Mi passi l’espressione:mettere in scena un personag-gio è come fare la pipì, mi vie-ne naturale. E il dono di osser-vazione c’è chi lo possiede echi non ce l’ha».

Un terzo occhio?«Lo condivido con MassimoLopez che ho conosciuto men-tre doppiavamo i cartoni ani-mati, era uno scherzo conti-nuo, eravamo anche un po’pazzi. Con Massimo ci capia-mo al volo, siamo animali dellastessa razza. Ma anche le gaf-fes sul palcoscenico sono sta-te inesauribile fonte di diverti-mento».

Un assaggio?«Lo scrittore con cui parados-salmente è venuto fuori tuttoil mio spirito più ilare è stato

Aristofane con Le donne al par-lamento. Nella messa in scenaio e altre quattro colleghe do-vevamo sbucare urlando incontemporanea da quattroporte laterali e poi pronuncia-re frasi che indicavano la no-stra sottomissione ai maschi.E’ capitato che per errore unadi noi uscisse prima del previ-sto e si trovasse al centro del-la scena gridando da sola...per quindici giorni non sonopiù riuscita a pronunciare labattuta successiva, mi venivaun fou rire incontenibile».

Una vita di risate?«Leggendo e facendo teatro. Ilmio genere preferito? Il vau-deville, a cominciare da Eugè-ne Scribe che a Parigi allesti-sce al Théatre du Gymnase LeDiplomate. Tra gli scrittoricon un posto di spicco nei mieiscaffali ci sono Arthur Schni-tzler, Cechov e Goldoni».

A volte anche la comicitàporta guai.

«Se si riferisce allo sketch incui Lopez faceva il presidenteRonald Reagan, Solenghi

l’ayatollah Khomeini e io lasua mamma, la “Sora Khomei-ni”, noi non volevamo offende-re nessuno. Però per protestal’Iran-Air chiude i voli perl’Italia e a Teheran l’ambascia-ta italiana se la vede brutta.Per molto tempo ci siamo sen-titi sotto tiro, poi è passato tut-to. Avrei voluto comunqueche la rivista Variety si occu-passe del trio non solo per que-sto incidente internazionale.Gli Anni Novanta sono statimolto prolifici sia dal punto divista della nostra affermazio-ne che delle scoperte lettera-rie. Moltissime case editrici inquel decennio cominciano adar risalto a tanta meraviglio-sa narrativa femminile, nonsolo la Woolf ma anche IvyCompton-Burnett, Iris Murdo-ch, Vita Sackville-West, EdnaO’Brien, Karen Blixen, Kathe-rine Mansfield».

L’autore che ha portato inteatro con più soddisfazio-ne?

«Beckett e i Giorni felici, untesto feroce, comico e dram-

matico al contempo, con Win-nie cinquantenne bionda egrassottella che vive affonda-ta nella sabbia fino alla vita econ Willie, il marito, che ve-geta dietro di lei in un buconel terreno, come un verme.Lo chiamano teatro dell’as-surdo ma per me è vita reale.Appena l’ho letto sono statafolgorata».

E per non smentire proprioil suo talento più grottescoindica, ridendo, un vaso divetro verdolino nell’ampiasala dei prof dell’Accade-mia...

«Lo vede? Sono tanto affezio-nata a questo posto e all’inse-gnamento che ho chiesto di ri-servarmelo, per le mie ceneri.Però poi mi viene qualche dub-bio. Se l’Accademia trasloca?E se il vaso viene dimenticatoda qualche parte? Magari inmezzo alla strada? O se si rom-pe? Per me sarebbe come es-sere bocciata una terza vol-ta... lasciamo stare».

I PREFERITI

«Pirandello, autoredi culto: ha teorizzatoil sentimentodel contrario peresprimere la comicità»

pp Anna Marchesinip IL TERRAZZINO

DEI GERANI TIMIDIp Rizzolip pp. 232, € 17.50

«Che flop l’esameall’Accademia, mipresento col testo piùsbagliato, i Dialoghidelle Carmelitane»

“I miei giornifelici e assurdicome Beckett”

«Lo scrittore con cuiparadossalmenteè venuto fuori tuttoil mio spirito più ilareè stato Aristofane»

«Da piccola vivevoa Orvieto, cittàbellissima, divoravoProust, Virginia Woolf,Calvino, Pratolini»

Diario di lettura TuttolibriSABATO 29 GENNAIO 2011

LA STAMPA XI

La vita. Anna Marchesini (qui sopra in una foto del suo spettacolo «Giorni felici»di Beckett) è nata a Orvieto nel 1953. Attrice e doppiatrice. Dopo il liceo classico,nel 1976 è entrata all'Accademia d'Arte drammatica Silvio d'Amico (dove orainsegna), terminato nel 1979 con il diploma di Attrice di Prosa. Il debutto nel1976 con Tino Buazzelli nel «Borghese gentiluomo». Nel 1982 avvia il sodaliziocon Tullio Solenghi e Massimo Lopez. Nel 1988, il trio realizza una parodia dei«Promessi sposi». Nel 1985 gira con Montesano l’unico film: «A me mi piace».

Le opere. Esce il suo primo romanzo, «Il terrazzino dei gerani timidi», Rizzoli.

Anna Marchesini

La

sig

nora

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