tu chiamali, se vuoi, sentimenti

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Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www.inchiostronline.it 19 dicembre 2013 anno XIV n. 0 L’abete della galleria Umberto I raccoglie i desideri partenopei Tu chiamali, se vuoi, sentimenti A Napoli le letterine di Natale raccontano sogni di amore, lavoro e salute PAGINA 1 di Rita Murgese “Caro Babbo Natale facci trovare lavoro così potre- mo andare a vivere insieme”. Gli autori di questo bi- gliettino sono Carla e Francesco. Coppia da 5 anni, di cui 2 a distanza. Causa: il lavoro precario. “Speriamo di passare un anno meraviglioso come il precedente. Lidia e Romeo”. Due desideri, due speranze sospese sui rami dell’albero natalizio della Galleria Umberto I di Napoli. I verbi adatti per descrivere questo scorcio cittadino sono tutti riflessivi, come riflessivo è il contatto con il grande abete. Si narrano vite, momenti, desideri e si conosce e riconosce come in uno specchio. I biglietti natalizi sono il canovaccio di una storia tutta italiana, raccontata solo in parte sui giornali. La so- cietà è relegata negli stretti schemi della disoccupa- zione e della crisi, ma quello che si avverte leggendo questi pezzi di carta è che ciò che viene diffuso rap- presenta una parte verosimile della realtà. C’è un minimo comune denominatore all’interno dei foglietti, un tema che concerne la sfera dei sen- timenti: l’amore. Il desiderio di trovare una persona da amare, la voglia di rimanere insieme al proprio compagno/a indica come, nonostante la crisi ma- nifesta che viviamo quotidianamente, la gente trovi il suo equilibrio nel rapporto con un’altra persona. La voglia di completarsi insieme prevale su qualsia- si altra cosa, come del resto si nota dagli spettatori dell’albero: in mezzo alla folla spunta una coppia di sposi che si lasciano fotografare mentre appendono la loro promessa d’amore. Non passano inosservati i pensieri rivolti ai familiari, decine di persone affidano ai biglietti la speranza per una veloce guarigione e per ritrovare la serenità. Napoli è emblematica in questo caso perché, sfatan- do l’etichetta della Terra dei Fuochi, rivela una grande sensibilità e speranza per un futuro migliore, più pu- lito e meno malato. Non si può sottovalutare l’etero- geneità del pubblico presente: turisti che si lasciano catturare dalla magia dell’abete, giovani ragazzi con il cellulare in mano pronti a immortalarsi mentre de- corano l’albero, coppie adulte sospese tra i pensieri degli altri. La sensazione che si ha è quella di partecipare come protagonisti alla sceneggiatura della nostra storia. Si riconosce lo studente che vorrebbe passare gli esa- mi invernali, si riconosce il padre lontano da suoi figli, la figlia che ha la mamma malata. Si fortifica la nostra cultura sociale ma anche il modo di rapportarsi alla nostra storia, smentita dalle forti emozioni presenti. Intorno a questo rituale la galleria è piena di gente che passeggia, che compra, che si incontra. Il pensiero vola veloce al presepaio di San Gregorio Armeno che, proprio come l’autore di un bi- glietto, è costretto a vendere un suo bene prezioso per pagare le bollette, a tutte quelle famiglie che pur di passare le vacanze natalizie insieme partiranno per un fine settimana sulla neve e a Eduard, il clochard di Piazza Garibaldi che afferma di non sentirsi solo perché la sua compagnia sono i passanti. L’albero in sé è una trovata commerciale, un polo di attrazione turistica, ma per i napoletani raffigura una sorta di amuleto in cui la scrittura rivela la sua funzio- ne catartica. Di fronte a questo monumento del Na- tale napoletano potrebbero e dovrebbero ricredersi alcuni sociologi, forti sostenitori dell’individualismo della nostra epoca. Qui, in galleria, non c’è proprio niente di individuale, c’è solo il riconoscimento della nostra reale origine di animali sociali. di Nicola Lo Conte Eduard è uno dei tanti senzatetto di Napoli. E’ qui da trent’an- ni, ha perso la famiglia e i suoi migliori amici. Anche in una vita di privazioni, però, conserva il sorriso e la speranza: per andare avanti, gli bastano un foglio e una penna per scrivere le sue poesie, e la fede in Dio. Sono molte le storie come la sua, in città. Secondo la Ca- ritas, il numero dei clochard si aggira tra i 1200 e i 1500. Tanti si danno da fare per fornire cibo, abiti, coperte, assistenza medica, o anche solo una parola di conforto a chi ne ha bisogno. Il tema della solidarietà verso i meno fortunati è quanto mai attuale in prossimità del Na- tale. Sul territorio, alle realtà più note della Caritas e del- la comunità di Sant’Egidio si accompagnano quelle di altre piccole e grandi asso- ciazioni – stando ai dati della Regione sono circa 1400 in tutta la Campania. E’ un piccolo esercito silenzioso che divide le proprie attività per aree di competenza e per calendarizza- zione settimanale. La missione che deve affrontare è molto complessa, come spiega Nicola Gianniello, uno dei fondatori dell’associazione Siloe: “Si prova ad accontentare tutti, ma sappiamo bene che non ce la faremo”. INCHIOSTRO Un senzatetto ogni 1000 residenti L’esercito dei volontari non basta

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Page 1: Tu chiamali, se vuoi, sentimenti

Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoliwww.inchiostronline.it

19 dicembre2013anno

XIVn. 0

L’abete della galleria Umberto I raccoglie i desideri partenopeiTu chiamali, se vuoi, sentimentiA Napoli le letterine di Natale raccontano sogni di amore, lavoro e salute

PAGINA 1

di Rita Murgese

“Caro Babbo Natale facci trovare lavoro così potre-mo andare a vivere insieme”. Gli autori di questo bi-gliettino sono Carla e Francesco. Coppia da 5 anni, di cui 2 a distanza. Causa: il lavoro precario. “Speriamo di passare un anno meraviglioso come il precedente. Lidia e Romeo”. Due desideri, due speranze sospese sui rami dell’albero natalizio della Galleria Umberto I di Napoli.I verbi adatti per descrivere questo scorcio cittadino sono tutti riflessivi, come riflessivo è il contatto con il grande abete. Si narrano vite, momenti, desideri e si conosce e riconosce come in uno specchio.I biglietti natalizi sono il canovaccio di una storia tutta italiana, raccontata solo in parte sui giornali. La so-cietà è relegata negli stretti schemi della disoccupa-zione e della crisi, ma quello che si avverte leggendo questi pezzi di carta è che ciò che viene diffuso rap-presenta una parte verosimile della realtà.C’è un minimo comune denominatore all’interno dei foglietti, un tema che concerne la sfera dei sen-timenti: l’amore. Il desiderio di trovare una persona da amare, la voglia di rimanere insieme al proprio compagno/a indica come, nonostante la crisi ma-nifesta che viviamo quotidianamente, la gente trovi il suo equilibrio nel rapporto con un’altra persona. La voglia di completarsi insieme prevale su qualsia-si altra cosa, come del resto si nota dagli spettatori dell’albero: in mezzo alla folla spunta una coppia di sposi che si lasciano fotografare mentre appendono la loro promessa d’amore. Non passano inosservati i pensieri rivolti ai familiari, decine di persone affidano ai biglietti la speranza per una veloce guarigione e per ritrovare la serenità.

Napoli è emblematica in questo caso perché, sfatan-do l’etichetta della Terra dei Fuochi, rivela una grande sensibilità e speranza per un futuro migliore, più pu-lito e meno malato. Non si può sottovalutare l’etero-geneità del pubblico presente: turisti che si lasciano catturare dalla magia dell’abete, giovani ragazzi con il cellulare in mano pronti a immortalarsi mentre de-corano l’albero, coppie adulte sospese tra i pensieri degli altri.La sensazione che si ha è quella di partecipare come protagonisti alla sceneggiatura della nostra storia. Si riconosce lo studente che vorrebbe passare gli esa-mi invernali, si riconosce il padre lontano da suoi figli, la figlia che ha la mamma malata.Si fortifica la nostra cultura sociale ma anche il modo di rapportarsi alla nostra storia, smentita dalle forti emozioni presenti. Intorno a questo rituale la galleria è piena di gente che passeggia, che compra, che si incontra. Il pensiero vola veloce al presepaio di San Gregorio Armeno che, proprio come l’autore di un bi-glietto, è costretto a vendere un suo bene prezioso per pagare le bollette, a tutte quelle famiglie che pur di passare le vacanze natalizie insieme partiranno per un fine settimana sulla neve e a Eduard, il clochard di Piazza Garibaldi che afferma di non sentirsi solo perché la sua compagnia sono i passanti.L’albero in sé è una trovata commerciale, un polo di attrazione turistica, ma per i napoletani raffigura una sorta di amuleto in cui la scrittura rivela la sua funzio-ne catartica. Di fronte a questo monumento del Na-tale napoletano potrebbero e dovrebbero ricredersi alcuni sociologi, forti sostenitori dell’individualismo della nostra epoca. Qui, in galleria, non c’è proprio niente di individuale, c’è solo il riconoscimento della nostra reale origine di animali sociali.

di Nicola Lo Conte

Eduard è uno dei tanti senzatetto di Napoli. E’ qui da trent’an-ni, ha perso la famiglia e i suoi migliori amici. Anche in una vita di privazioni, però, conserva il sorriso e la speranza: per andare avanti, gli bastano un foglio e una penna per scrivere le sue poesie, e la fede in Dio. Sono molte le storie come la sua, in città. Secondo la Ca-ritas, il numero dei clochard si aggira tra i 1200 e i 1500. Tanti si danno da fare per fornire cibo, abiti, coperte, assistenza medica, o anche solo una parola di conforto a chi ne ha bisogno. Il tema della solidarietà verso i meno fortunati è quanto mai attuale in prossimità del Na-tale. Sul territorio, alle realtà più note della Caritas e del-la comunità di Sant’Egidio si accompagnano quelle di altre piccole e grandi asso-ciazioni – stando ai dati della Regione sono circa 1400 in tutta la Campania. E’ un piccolo esercito silenzioso che divide le proprie attività per aree di competenza e per calendarizza-zione settimanale. La missione che deve affrontare è molto complessa, come spiega Nicola Gianniello, uno dei fondatori dell’associazione Siloe: “Si prova ad accontentare tutti, ma sappiamo bene che non ce la faremo”.

INCHIOSTRO

Un senzatetto ogni 1000 residentiL’esercito dei volontari non basta

Page 2: Tu chiamali, se vuoi, sentimenti

di Lucia Francesca Trisolini

La crisi colpisce l’arte presepiale napoletana. Anche per i maestri del presepe è giunta l’ora di riesaminare le passate tradizioni e aprirsi al nuovo. Passeggiando a Napoli, nelle settimane che precedono il Natale, non si può far a meno di notare come tutta l’attenzione sia rivolta verso un’antica e storica via della città, nota per le tante botteghe artigia-ne che l’hanno resa famosa nel mondo: via San Gregorio Armeno. In questa celebre via, ormai da anni, i bottegai na-poletani lamentano, persino nel periodo natalizio, guadagni nettamente al di sotto delle aspettative. Poche statue, tutte ben ordinate sugli scaffali, mentre solo cinque o sei anni fa: “L’ jettavamm dint’e ceste a ggent s’è pijava a ddoje e a tre”- ricorda uno di loro. Ma a suonare il campanello d’al-larme di una crisi ben più profonda e radicata è la triste contrattazione di chi quest’anno a san Gregorio e dintorni è passato con lo scopo di vendere alle botteghe il proprio presepe, i pastori e i pezzi storici di famiglia, per pagare af-fitto e bollette. Un fenomeno drammatico e in costante cre-scita che ha convinto quasi tutti i presepiai di San Gregorio lanciarsi nell’e-commerce. D’altra parte, basta ricercare sui siti web più conosciuti, come E-bay, Amazon, Subito per notare come molti privati ci abbiano già provato. Su E-bay, vecchiolupo42 vende ad 80euro un presepe artigianale napoletano con ruscello. Sempre alla stessa cifra, su kijiji, Enzo consiglia l’affare: un presepe interamente realizzato a mano comprensivo di luci, fontana elettrica, forno con lam-

padina e pastori. Su Subito.it, Antonio di Casoria, invece, si scusa per la scarsa qualità del-le immagini pubblicate che non rendono la bellezza del presepe da lui realizzato “con tanta cura e passione” e che ora svende a 200 euro. Non solo priva-ti però, perché quest’anno in Rete vanno anche le storiche botteghe napoletane.Molte di queste preferiscono caricare una galleria dei prodotti da loro realizzati su siti specifici o che rimandano alla propria bottega artigiana, col fine di vendere statue e presepi,che altrimenti rimarrebbero sugli scaffali. A Napoli di necessità si fa spesso virtù e così c’è chi alla crisi risponde con piccole intuizioni e novità che possano attirare la gente non soltanto a Natale ma anche nei restanti mesi dell’anno. È il caso del maestro artigiano Genny Di Virgilio che, spiega: “E’ attraverso il sito www.divirgilioart.com che gli stranieri ci fanno visita durante l’anno e spesso via mail molti ci indicano persino quale stoffa usare per realizzare i vestiti”. Più commerciali le idee del maestro Marco Ferri-gno che propone un tour virtuale delle sue botteghe e dei suoi lavori sul sito www.arteferrigno.it, ma propone su e-bay

statue personalizzate come quella di Lucio dalla a 420euro. Sugli scaffali delle botteghe di Ferrigno e Di Virgilio spicca-no quest’anno la statua di Mandela, di Papa Francesco, di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi dietro le sbarre. “Perchè non si campa di solo presepe”- spiega Ferrigno. È la Rete, dunque, secondo i maestri di San Gregorio, ad essere una possibile risposta alla crisi. Internet offre una panoramica di tutti i tipi di presepe da quelli più tradizionali a quelli più moderni e permette di far conoscere non solo ai residenti ma anche ad un pubblico ben più vasto, aspetti importanti legati alla tradizione e alla storia del territorio napoletano.

INCHIOSTRO PAGINA 2

“Gesù?La copiadel dioMitra”

Gli studiosi smontanola tradizione evangelica

di Barbara Gigante

E’ nato il 25 Dicembre in una grotta, da madre vergine. Tre maghi lo omaggiarono con oro, incenso e mirra. Fece miracoli e fu considerato il “buon pastore” dai suoi 12 discepoli. Morì a 33 anni in una tomba e resuscitò il terzo giorno. Salì al cielo dopo aver consumato un pasto sacro e offrì le sue sofferenze all’umanità. Chi è? Ovviamen-te Mitra, divinità risalente a 3000 anni a. C., il cui culto si diffuse in Asia Minore per poi ar-rivare all’impero romano un secolo in anticipo sul celeberrimo Gesù. La parabola della sua adorazione è ben narrata da Joseph Cam-pbell nel suo “Mitologia Primitiva”, ma non meno eloquenti sono gli scritti di mitologia comparata di Timothy Freke e Peter Gandy. Già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Dies Natalis Solis Invicti, festa de-dicata alla nascita del Sole, cioè Mitra. Introdotta da Aureliano nel 273 d.C., fu soppiantata progressivamente durante il III

secolo dalla ricorrenza cristiana. In assenza di riferimenti bi-blici sulla vera data, festeggiare un compleanno divino risultò volgare ai primi cristiani. Neanche il presepe sarebbe così ori-ginale, se si considera la molteplicità di religioni antiche iden-tificanti la caverna - o grotta - come motivo di culto. Si leg-gano gli studi di Hans Blumenberg sul legame tra la caverna

e l’origine, si aggiunga la festività ebraica che celebra le capanne a far da sostrato culturale e si otterrà una combinazione persuasiva della provenienza di questo simbolo. L’albero decorato è invece mol-to più recente: le testimonianze riguardo al suo impiego natalizio sono riscontrabili in scritti del ‘600. Concordano nel localizzare la tradizione a Strasburgo e il suo espatrio americano intorno all’800. Abbiamo più

notizie storiche sul Dio Mitra che sull’epifania della tradizione legata al sempreverde. Conclude Campbell nel suo libro: “la mente umana,(…) è la zona mitogenetica ultima, la creatrice e la distruttrice, la schiava e la padrona, di tutti gli dei”.

di Germana Squillace e Gianmarco Altieri

Può Babbo Natale essere razzista? Secondo l’Onu, si. Come tradizione, in Olanda, San Nicola arriva dalla Spagna per portare doni ai bambini con l’ausilio di aiutanti neri. L’Onu ha deciso di intervenire reputando il Sinterklaas una festa razzista, e non importa se quegli uomini di colore siano tali in quanto sporchi di fuliggine dei camini o perché rappre-sentazioni di Pietro il Moro, così come due diverse tradizioni vogliono. Gli olandesi sono furiosi, firmano petizioni a favore della festività sostenendo che le Nazioni Unite non la comprendono. “Razzismo democratico”, così definisce la sociologa Stefania Ferraro, ricercatrice dell’Università Suor Orsola Benincasa, l’azione dell’Onu. Una forzatura, se-condo la studiosa, che da un lato stereotipizza e modella dall’alto le tradizioni omologandole, dall’altro allontana dalla realtà la problematica del razzismo. E, in effetti, gli ultimi scandali riguardanti i CIE di Lampedusa rendono paradossale tutta l’attenzione dedicata dall’Onu alla festa olandese. D’altronde, le tradizioni, proprio per il loro mescolarsi ai secoli e alle culture, rivelano spesso contraddittorietà e commistioni. Napoli è al riparo da giudizi su eventi natalizi razzisti. Quest’anno il Natale nel capoluogo campano è Black. In risposta alla caccia al clandestino organizzata nel bresciano dalla Lega Nord, è stato infatti organizzato nella sala Byte di Città della Scienza un evento a favore dell’integrazione multiculturale che ha riscosso notevole successo. Nonostante ciò, anche il capoluogo campano presenta immagini in-trise di contraddizioni. Una su tutte, unione tra sacro e profano, il venerato altare al centro storico dedicato a Maradona, con tanto di capello del calciatore incorniciato come una reliquia. Ma guai a definirlo sacrilego.

A Natale il presepe finisce in reteLa crisi colpisce anche la tradizione napoletana e gli artigiani corrono ai ripari

In vendita on line i cimeli di famiglia. La nuova frontiera dell’e-commerce

L’Onu boccia il San Nicola olandese

Page 3: Tu chiamali, se vuoi, sentimenti

PAGINA 3

Il turismodelle festeè mordi e fuggi

La vigilia dei campaniè lontano dall’Italia

Pienone in CostieraEmirati Arabi ed Europa dell’Est sono le nuovedestinazioni di chi quest’anno preferisce l’estero

Boom di viaggi per svago o per lavorodi Francesco Ungaro

Nonostante la crisi che attraversa il nostro paese, i napoletani non hanno perso la voglia di partire. Come ci testimoniano Giuliano Ceci e Nadia Buo-no, titolari di due importanti agenzie viaggi nel Na-poletano: ” Le destinazioni sono un po’ cambiate. I problemi politici nel Mar Rosso hanno generato un forte calo delle prenotazioni in Egitto. In molti hanno optato per gli Emirati Arabi Uniti, nello specifico Du-bay, Abu Dabi e un po’ a sorpresa l’Oman”. Riferisce Ceci.Per quanto riguarda le città d’arte si assiste alla ri-scoperta di Parigi e Budapest, una new entry nelle preferenze dei partenopei : “Si nota quest’anno un boom senza prece-denti dei viaggi verso l’est Europa in partico-lare verso Budapest”. Commenta Nadia Buono.Parlando con dei tour operator e analizzan-do dei dati Istat, ina-spettatamente non si registrano cali nelle prenotazioni rispetto all’anno precedente, a differenza di quest’estate in cui il calo si attestava intorno al 9%.Volendo indicare un budget di massima per quanto riguarda la spesa sul corto/medio raggio, il costo è pari mediamente a 1000 euro. Per il lungo raggio in-vece si parte dai 2000 euro.Interessante il dato,fornito dal Fiavet (associazione di categoria dei tour operator) secondo cui c’è stato un aumento del 5% dei viaggi costosi, verso mete esclusive come Caraibi, Mauritius e Maldive, altra testimonianza che si è allargata ulteriormente la for-bice del reddito tra la popolazione. Più ricchi, più poveri e sempre meno ceto medio.

Ci sono però napoletani che non trascorreranno le festività natalizie lontano da casa per vacanza. Sono i nuovi emigranti. Uomini e donne, ragazzi e ragaz-ze che rinunciano al calore di casa e della famiglia per prendersi quel futuro che a Napoli sembra ormai compromesso.C’è Veronica che vive a Sydney,in Australia, laureata in economia,fa la cameriera. Passerà il Natale con un po’ di amici in una cena informale, in pantalon-cino e maglietta. In Australia è estate . “Quì non si sente molto il clima natalizio , fa caldo , la gente va al mare”. Nonostante questo per lei quello natalizio è il periodo peggiore dell’anno per essere una migran-

te: “ Il Natale è una festa da vivere con la famiglia, e se ciò non è possibile , ci si sente soli’’. Emanuele è uno chef nato a Napoli ma da un po’ di anni si è tra-sferito a Mosca per inseguire il suo sogno. Anche per lui il Natale è un momento par-ticolare, in cui le luci della festa fanno stra-da al freddo dell’inver-no della capitale russa : “ E’ il prezzo da pa-gare. “Meglio passare

le feste senza famiglia che una vita senza possibilità di emergere “.Diversa infine la storia di Michele, detto Lello, che da più di quarant’anni vive a Los Angeles, in Califor-nia. “ L’Italia e Napoli non mi mancano né a Natale, né il resto dell’anno. Gli Stati uniti sono la mia casa, è qui che ho trovato fortuna, libertà e serenità. La sera della vigilia farò come da tradizione una video-chiamata con chi resta della mia famiglia e mi baste-rà per combattere ciò che resta della malinconia”.Napoletani che partono per svago e napoletani che sono partiti per non tornare dunque. Due facce della stessa medaglia.

di Ciriaco M. Viggiano

Boom di prenotazioni nelle località di montagna e negli ho-tel a cinque stelle: è quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio nazionale del turismo di Unioncamere-Isnart. Per Natale le località montane registrano prenotazioni per il 49% delle camere disponibili, con un aumento di quasi il 3% rispetto allo scorso anno. Tra le destinazioni preferite dagli italiani per Natale, for-te ripresa anche per il lago e per le località commerciali: in questo caso, l’aumento è rispettivamente del 5,6 e del 4%. Il boom della montagna fa la fortuna delle regioni del Nord, che fanno segnare prenotazioni superiori del 35% ri-spetto ai posti disponibili. In particolare, il Nord Ovest risulta in crescita del 5,2% rispetto allo stesso periodo del 2012. I dati diffusi da Unioncamere confermano il primato degli hotel a cinque stelle, che sfiorano il 60% delle prenotazioni con un incremento del 12% rispetto allo scorso anno. Notizie posi-tive anche per le tariffe praticate dagli operatori turistici: la crescita è di quasi il 7% rispetto allo scorso anno, sebbene i prezzi restino ancora distanti dai livelli medi registrati prima della crisi. Impennata degli arrivi e delle presenze anche a

Napoli e in penisola sorrentina. Per Natale si annuncia il tutto esaurito nelle principali località turistiche della Campania. I dati, però, confermano il leitmotiv degli ultimi anni: gli ospiti tendono a ridurre i giorni di permanenza, segno che la crisi si fa ancora sentire. Sullo sfondo restano i problemi che da tempo attanagliano la Regione: caos trasporti, sporcizia e microcriminalità. A Napoli migliaia di vacanzieri sono rimasti incantati dai monumenti e dalle tradizioni legate al Natale. Il pienone non si vedeva dal 2008, quando la crisi cominciò a pesare sui portafogli dei turisti. Merito degli eventi promossi dal Comune. A confermarlo, in un’intervista a «Il Mattino», è

il presidente di Federal-berghi Napoli Salvatore Naldi: «Stiamo facendo passi avanti, anche gra-zie all’apertura di nuovi tratti della metropoli-

tana», spiega il numero uno degli albergatori. Le previsioni restano positive anche per Sorrento e dintorni. Dopo un no-vembre nero, per Natale si annuncia il pienone. Il dato è in linea con lo scorso anno, quando la penisola sorrentina fu presa d’assalto da migliaia di turisti. Ma il mordi-e-fuggi pre-vale anche nella città del Tasso. I turisti optano per vacanze di uno o due giorni, quanto basta per godere delle meraviglie della penisola sorrentina. «Aspettiamo il solito boom di pre-notazioni last-minute per Capodanno», osserva il presidente di Federalberghi Costanzo Iaccarino. Ottimista anche il tour operator Paolo Durante: «I dati relativi al weekend dell’Imma-colata sono più che positivi e anche per le festività natalizie abbiamo già tantissime prenotazioni. All’hotel Michelangelo si registra un più 50% rispetto al 2012. L’appeal di Sorrento resta forte grazie alle attrazioni per i giovani e agli eventi cul-turali programmati da Comune e associazioni».

Previsioni positiveper Sorrentoe dintorni

Tutto esauritoin montagna

e hotel di lusso

Page 4: Tu chiamali, se vuoi, sentimenti

PAGINA 4INCHIOSTRO

di Claudio Pellecchia

«Lucariè… Lucariè… Scetate, song’ ‘e nove…». Il mio risveglio la mattina dell’8 di-cembre è traumatico proprio come quello di Luca Cupiello. Nella vita reale, però, il perio-do di Natale non coincide con la gioia di fare il “presebbio”. E’ una maratona estenuante e senza senso, con un buonismo di facciata che cela una realtà surreale: in giro si avverte una tale cappa di stress, che la si potrebbe impacchettare e mettere sotto l’albero. E co-mincia tutto proprio il giorno dell’Immacola-ta. Ecco come alcuni luoghi comuni natalizi si prestano ad una rilettura in chiave ironica. “A Natale si è tutti più buoni”. Avete mai os-servato le facce dei passanti sulle vie dello shopping? Al confronto il Jack Torrance di “Shining” sembra uscito da un racconto di Dickens. Sangue agli occhi e bava alla bocca, tutti alla disperata ricerca del regalo perfetto. Che non esiste. E, le rare volte che si palesa qualcosa che gli si avvicina, nessuna pietà. E via di spintoni, file saltate e furiose litigate condite da blasfemie assortite. Del resto, Cri-sto deve ancora nascere.“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. L’in-comparabile gioia di riunirti con parenti che vedi due volte l’anno e che, tendenzialmente, odi. Le trattative con mogli e fidanzate per negoziare il calendario delle visite. La mera-

vigliosa tombolata post cenone, con il solito burlone che esclama “ambo!” dopo il primo numero estratto. E, soprattutto, l’interminabi-le poesia del più piccolo di casa da ascoltare tutta, tutti. D’un tratto la prosa di Federico Moccia non sembra poi così male. “Il Natale è la festa dei bambini. I regali facciamoli solo a loro, tra di noi non serve”. Avete mai pro-vato a non far trovare anche solo un misero pacchettino al biscuginolateralediPescara? No? Allora sapete come evitare una denuncia per turbativa domestica. Bravi.“Quest’anno solo un assaggio di poche cose. Non bisogna esagerare”, per poi tro-varsi di fronte alle scene patetiche del dopo pranzo, fatte di pantaloni slacciati, dialoghi a gesti mentre si ansima e rigeneranti riposini digestivi di 4 ore. Un dejavù di ogni Natale che si rispetti. “Vediamo un po’ cosa danno in tv”. Non serve. Il palinsesto lo conoscete già a memoria. Sapete che Eddie Murphy travestito da clochard riesce a tirare fuori dai guai l’amico miliardario; sapete che il Grinch non riuscirà a fermare il Natale; sapete che la 34esima strada di New York da una pista a Medjugorje in fatto di miracoli accaduti; sa-pete che “a Natale puoi fare quello che non puoi fare mai”. Quanto mi manca Socrate con il suo “So di non sapere”. Coraggio Lu-carielli miei. Fatevi forza: il 7 gennaio non è poi così lontano. Forse.

di Valentina Trifiletti

Natale 2013 all’insegna della spending review. In una città come Napoli è facile trovare qualcosa che faccia al caso nostro e che consenta di diver-tirsi senza “stressare” troppo il portafogli. Insomma, eventi low cost. Soprattutto per i più giovani, che in tempo di crisi, sono costretti a fare i conti con il salvadanaio, il programma degli eventi natalizi napoletano diventa accattivante: musica classica, jazz e contemporanea, sagre e mostre, cori gospel, mercatini, percorsi storico-culturali. Il risultato è una città che pullula di iniziative adatte maggiormente a un pubblico molto giovane.Giulio è uno stu-dente fuori sede di architettura de l l ’Un ivers i tà Federico II e per le feste ha a di-sposizione un budget veramente limitato. Con soli 100 euro dovrà progettare le sue vacanze. Cosa gli offre la città? Passeggiando, si imbatte in una locandina con su scritto: “Concerto per un altro Natale”. Il teatro Mercadante di Napoli organizza due spettacoli, il 20 Dicembre e il 1 Gennaio, in cui J.Peter Schwalm e Ramin Bahrami si esibiranno in performances che avranno l’obiettivo di rendere contemporanea la musica classica, scardinando i rigidi confini in cui talvolta è relegata. Le poltrone della I e II fila costano 40, euro ma quelle della III e IV 20. Anche la prosa è per tutte le tasche, al teatro Au-gusteo, dal 13 Dicembre al 6 Gennaio, Alessandro

Siani, comico partenopeo, si esibirà nel suo spet-tacolo “Sono in zona show”. Il prezzo della poltro-na è di 35 euro, mentre la poltroncina 25.Alla fermata della metro legge su un volantino: “MetroArt Speciale Natale 2013: tour guidati con Legambiente”. Chissà quante volte si è trovato alla fermata chiedendosi cosa volessero rappre-sentare tutte quelle opere d’arte contemporanea, ma per la troppa fretta non se n’è mai curato. Le stazioni accolgono più di centottanta opere realiz-zate da novanta autori di fama internazionale e da alcuni giovani architetti locali, elemento distintivo dell’intervento urbanistico-funzionale che ha avuto la diretta conseguenza di combinare nelle stazio-

ni differenti stili artistici. Dopotutto costa solo un euro e trenta, il prezzo del biglietto. Per concludere col botto il 2013, Giulio vorrebbe pas-

sare la notte di San Silvestro in piazza. Ogni anno il comune di Napoli organizza un mega concerto in piazza del Plebiscito, una delle più belle del mon-do, ma quest’anno il sovrintendente Cozzolino, sostenuto dal ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, ha ritenuto che il concertone debba essere spostato sul lungo mare per tutelare il patrimonio architettonico della città. Perciò, il Comune offre una serie di microeventi gratuiti spalmati lungo via Caracciolo e via Partenope.Sono abbastanza economiche queste vacanze na-poletane, fino a questo momento, infatti, Giulio ha speso solo 46,30 euro. Con i restanti 53,70 porterà la fidanzata a cena fuori.

Festività low cost: si puòGli eventi a buon mercato nel periodo natalizio. Una panoramica su Napoli

Un programma molto accattivante per i giovani al tempo della crisi

“Te piace ‘o Natale?”Tutto quello che avete sempre pensatoma non avete mai osato dire ad alta voce

Il 20 concerto al MercadanteSiani di scena all’Augusteofino a lunedì 6 gennaio

InchiostroAnno XIV numero 019 Dicembre 2013www.unisob.na.it/inchiostro

Periodico a cura della Scuoladi giornalismo diretta da Paolo Mielinell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Direttore editorialeLucio d’Alessandro

Direttore responsabilePierluigi Camilli

Coordinamento scientificoArturo Lando

Coordinamento redazionaleAlfredo d’Agnese

Carla MannelliAlessandra OrigoGuido Pocobelli Ragosta

CaporedattoreVincenzo Nappo

Capi servizioRossella GrassoPaola MaranoRoberto Panetta

In redazioneGianmarco AltieriBarbara GiganteNicola Lo ConteRita MurgeseClaudio PellecchiaGermana SquillaceValentina TrifilettiLucia Francesca TrisoliniFrancesco UngaroCiricaco M. Viggiano

Eduardo De Filippoin una scena

di “Natale in casa Cupiello”